Optima salute gold maggio 2014

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IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA

N. 225 ANNO XXIII Maggio 2014

Bambini

La prima volta dal dentista

Benessere I 4 passi della salute

Viaggi

I segreti di Malta

Dossier

Pelle da amare

In questo numero

IPERTENSIONE E FIBRILLAZIONE ATRIALE PREVENZIONE E SERVIZI IN FARMACIA



Sommario Anno XXIII N.225 Maggio 2014

Zelig Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Jeffrey Allan Bodan, Stefano Borgognoni, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini, Gian Marco Tomassini, Mario Tomassini, Gianluca Tuteri Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie Tipsimages - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa Officine Grafiche D.A. - 28100 Novara Prezzo per copia euro 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 copie 100 copie 150 copie 200 copie 300 copie 500

€ 250,00 € 365,00 € 505,00 € 655,00 € 950,00 € 1.545,00

Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

omaggio del tuo farmacista

di Claudio Sampaolo

W LA CAMPAGNA Ogni tanto facciamo dei pensieri apparentemente stravaganti. Riavvolgiamo il film della nostra vita e vediamo ricomparire le immagini di bisnonni, nonni, zii, cugine più grandi, conoscenti. La pellicola è ambientata in campa- Bambini La prima volta dentista gna, nel pieno degli dal Benessere I 4 passi anni ’60 e la cosa della salute Viaggi sorprendente è che Idisegreti Malta non ci sono persone obese, né tantomeno pallide o tristi. Certo, l’età media è più bassa, perché la medicina non ha compiuto ancora tutti i suoi progressi, ma nessuno sta a dieta, anzi si mangia spesso il doppio di oggi. Chi ha avuto la fortuna di vivere in campagna ricorderà la sveglia all’alba, la colazione alle 7 con

uova, salumi e spesso un bicchiere di vino. Poi di nuovo nei campi, la pasta a pranzo, la merenda (pane e mortadella?), cena abbondante, due chiacchiere senza l’intrusione dei nuovi mostri (tv, pc, tablet, cellulare…) e poi a letto. Stanchi, cotti dal sole, ma sereni. Insomma, una strana strategia alimentare, ma Dossier nessuno ingrasPelle da amare sava. Perché, come ci spiegherebbero oggi fior di nutrizionisti, si mangiava sano (senza additivi, conservanti, coloranti e porcherie varie) e ci si muoveva, soprattutto a piedi, consumando calorie. Anche se i nostri vecchi non lo sapevano…

IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA

N. 225 ANNO XXIII Maggio 2014

Rubriche

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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità

9 Post-it Pro-memoria della salute Medicina 13 Flash News dal Mondo

di Francesca Aquino

di Gelsomina Sampaolo

House 64 Hobby Cinema, musica e libri

di Gelsomina Sampaolo

Testata associata

66 Oroscopo del mese

di Rolando Rossi

www.optimasalute.it OPTIMASALUTE

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Sommario Anno XXIII N.225 Maggio 2014

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Dossier Pelle da amare Come si può avere un viso curato e perfetto in vista dell’estate? Ecco i consigli giusti degli esperti per l’uso di creme, sieri, emulsioni, cosmetici. Tutti gli alleati numero uno per un volto da primo piano. E occhio alle etichette! a cura di Maria Mazzoli

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Rubrica dei perché La cultura del benessere

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Aria di primavera Gli oli essenziali contro cattivi odori, batteri e acari

di Pompeo D’Ambrosio

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I 4 passi della salute Camminare libera la mente e combatte una lunga serie di patologie di Claudio Sampaolo

di Maria Mazzoli

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Il “senso” del dolore Sofferenza e sopportazione facce della stessa medaglia

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Anni 6, appuntamento col dentista A questa età bisogna programmare la prima visita ortodontica di Gianluca Tuteri

di Andrea Giordano

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Licenziati e depressi Le conseguenze psicologiche della disoccupazione di Francesco Fioroni

bambini

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Malta, baciata dal sole Spiagge color oro o rossastre e un arcipelago ricco di storia e paesaggi mozzafiato di Maria Pia Pezzali

57 viaggi

4 OPTIMASALUTE

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Il cane bastonato I nostri “amici” sanno come reagire quando li sgridiamo di Chiara Baldetti



Attualità in farmacia INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

Punture d’insetto, eritemi, prurito: c’è Reactifargan Reactifargan è un farmaco antistaminico OTC, a base di prometazina. È una crema a uso topico, indicata per il trattamento sintomatico locale di punture d’insetto e dei fenomeni irritativi cutanei localizzati quali rossore, bruciore, prurito ed eritema solare. Può essere applicato 3-4 volte al giorno. È un medicinale a base di prometazina, leggere attentamente il foglio illustrativo. Aut. Min. Del 26/04/2013

Kilocal donna “di Giorno e di Notte” E sei di nuovo tu! Kilocal donna “di Giorno e di Notte” è costituito da una sapiente miscela di sostanze naturali che forniscono ciascuna un contributo specifico per contrastare i disturbi tipici dei “momenti critici” femminili, combattere l’aumento di peso e sostenere il benessere della donna nelle delicate fasi del “cambiamento”. La Cimicifuga e.s. e gli Isoflavoni della Soia aiutano a contrastare i disturbi della menopausa, come vampate e irritabilità; la Melissa e.s. favorisce il rilassamento, il Tè Verde e.s. l’equilibrio del peso corporeo, mentre il Cromo è utile per mantenere sotto controllo il livello del glucosio nel sangue; Ortosifonide e Tè Verde e.s. contribuiscono, inoltre, al drenaggio dei liquidi corporei; infine gli estratti secchi di Senna, Cassia, Frangula, Tamarindo e Magnolia aiutano a mantenere una buona motilità intestinale. Kilocal donna “di Giorno e di Notte” deve essere impiegato nell’ambito di una dieta ipocalorica seguendo uno stile di vita sano.

Novità Lierac Sensorielle

Lierac propone un itinerario sensoriale e olfattivo in due inedite declinazioni: Fleurs Blanches & Fleurs d’Agrumes. Fleurs d’Agrumes è una nuova linea agli estratti di 3 fiori di agrumi selezionati accuratamente per le loro proprietà rinfrescanti, tonificanti ed energizzanti. Fleurs Blanches, universo bianco che richiama la purezza e la dolcezza è a base di estratti di 3 fiori bianchi profumati scelti per le loro proprietà reidratanti e rilassanti. Una fragranza fiorita e sensuale, avvolgente ed elegante, che evoca il sogno e l’evasione verso paradisi esotici. Completano la linea aux 3 Fleurs Blanches: Eau de Soin, Lait, Gel Douche e Gommage.

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XL-S brucia grassi Le giornate si stanno allungando e finalmente si può tornare a fare attività all’aperto, guadagnando in salute, fisica e mentale, smaltendo i chili in eccesso grazie alle calorie bruciate. In questo senso un valido aiuto è anche offerto dai principi attivi combinati nello Xanitrol®, la formula brevettata contenuta in XL-S Brucia Grassi, che unisce i vantaggi offerti da Garcinia, tè verde, caffè verde e dalla pianta di Banaba. I quattro elementi presenti in natura e conosciuti già per le loro proprietà, agiscono in maniera combinata e complementare. Il tè verde accelera il metabolismo e aiuta a bruciare i grassi, la Garcinia ne riduce l’accumulo e insieme agli altri due principi contribuisce a controllare il senso di fame. Con XLS Brucia Grassi tornare in forma sarà facile e veloce, e la prova costume non sarà più qualcosa da temere, ma un modo per sfoggiare la propria forma smagliante!

Notte10. Snellisce in sole 10 notti* mentre dormi Hai adiposità localizzata su fianchi e cosce e desideri un trattamento cosmetico d’urto con risultati rapidi? Conduci uno stile di vita sedentario? Somatoline Cosmetic Intensivo Notte 10, grazie al BioSlim10-complex™, sfruttando la particolare ricettività della pelle nelle ore notturne, aiuta a combattere gli accumuli adiposi e favorisce il drenaggio cutaneo per un’efficacia snellente già in 10 notti*. Inoltre, grazie ad un “effetto impacco”, aiuta a trattenere i principi attivi cosmetici potenziando la loro attività. E lo scopri, risveglio dopo risveglio. *Test clinico strumentale condotto su 44 soggetti con adiposità superficiale localizzata su fianchi, cosce e vita. L’ef-

ficacia del prodotto è stata valutata comparando i risultati ottenuti dopo 10 notti di trattamento con i valori iniziali. Lo snellimento consiste in un’azione cosmetica di rimodellamento durante l’uso che non comporta perdita di peso.

Scienza e natura contro le cistiti Le cistiti sono tre le infezioni più ricorrenti, si calcola che interessino almeno una volta nella vita il 10% della popolazione. Colpisce con maggiore frequenza le donne, circa il 25% ne soffre almeno una volta l’anno. Per contrastare queste problematiche, Vemedia Pharma propone Roter Cistiberry: un dispositivo medico classe IIa a base di mirtillo rosso che tratta e previene le cistiti. Contiene Cranberry-ActiveTM, un estratto brevettato derivante dall’intero frutto, che crea una barriera attorno ai batteri e, con un’azione anti-adesiva, impedisce loro di attaccarsi alla parete della vescica, combattendo così l’infezione e prevenendo il presentarsi delle recidive. In base alle informazioni ad oggi disponibili può essere utilizzato dai diabetici. Roter Cistiberry® non contiene glutine, conservanti, colori artificiali o aromi, zucchero o lattosio. Il colore rosso delle capsule è un colore vegetale. Vemedia Pharma - Torino - Tel. 011/3997792.

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Post-it salute di Francesca Aquino

Più sport meno tumore al seno

L’attività fisica regolare aiuta a prevenire il cancro al seno a qualunque età si inizi e indipendentemente dal proprio peso, sia che parliamo di donne magre sia in sovrappeso (più a rischio di malattia). È quanto emerso da una ricerca su oltre 4 milioni di donne presentata al 9th European Breast Cancer Conference di Glasgow (Scozia). Rispetto alle donne sedentarie, quelle più attive hanno un rischio di ammalarsi di cancro al seno inferiore del 12%.

Emergenza smart drugs

Le ‘smart drugs’ (ovvero “droghe furbe”) sono preparati di origine naturale o sintetica usati per aumentare l’attenzione, la memoria, la concentrazione, la motivazione, l’autostima e la capacità di prendere decisioni. Molto spesso sono legali e non perseguibili a norma di legge, ma l’Agenzia Italiana del Farmaco avverte: ‘‘causano danni al pari delle vere droghe’’.

Vitamina E per anziani smemorati

Gli anziani che hanno alti livelli di vitamina E nel sangue hanno una probabilità più bassa di soffrire di problemi di memoria. Lo afferma uno studio di diverse università, pubblicato dalla rivista Experimental Gerontology, svoltosi in otto anni, esaminando un gruppo di 140 persone sopra i 65 anni, tutte senza problemi di memoria all’inizio della ricerca. Analizzando il tasso nel sangue di tutte e otto le vitamine del gruppo E, i ricercatori hanno verificato che l’intera famiglia sembra avere un ruolo nella protezione della memoria, e non solo l’alfa-tocoferolo che è quella più studiata e contenuta nei supplementi.

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Post-it salute di Francesca Aquino

Medicinali per vegetariani

Secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal in 3 farmaci su 4 sono contenuti principi attivi di origine animale. Un bel problema per vegani e vegetariani, ma anche per chi soffre di intolleranze o allergie alimentari. In Inghilterra si propone di ovviare con etichette trasparenti, contenenti informazioni più comprensibili a medici, farmacisti e utenti. Tra gli ingredienti “incriminati” troviamo: lattosio, gelatine e magnesio stearato (estratto dal grasso di mucche, maiali e pecore). Molti di questi elementi, per fortuna, sono sostituibili con altri di origine vegetale. Il lattosio, ad esempio, viene già prodotto da alcune aziende senza l’utilizzo di caglio e lo stearato di magnesio può essere ottenuto per via chimica.

Solitudine letale per anziani

La solitudine può essere letale per gli anziani, il doppio dell’obesità, secondo uno studio durato 6 anni, condotto dall’Università di Chicago. Gli ‘over 50’ più soli hanno mostrato il doppio delle probabilità di morire rispetto alla persona media e il 14% di rischio in più di morte prematura.

Musicisti con deficit uditivi

Più della metà dei musicisti adulti ha un deficit uditivo e circa 1 adolescente su 5 è affetto da ipoacusia, +30% negli ultimi 5 anni, per l’uso massiccio di mp3. È quanto emerge da uno studio condotto in Nuova Zelanda. I consigli per preservare l’udito sono mantenere le giuste distanze dagli strumenti musicali più rumorosi, sottoporsi a controlli audiologici costanti, indossare protettori per musicisti e non avvicinarsi troppo agli altoparlanti.

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Flash Medicina di Gelsomina Sampaolo

“Cioccolato e avena salva-cuore”

Sono in sperimentazione delle “pillole di cioccolato” per verificare se questo dolce ingrediente è in grado di difendere la salute del cuore. Lo studio è coordinato da JoAnn Manson, del prestigioso ospedale Brigham and Women’s Hospital di Boston, insieme a ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle. Nel frattempo un gruppo di ricercatori americani del Center for Excellence in Post-Harvest Technologies della North Carolina Agricultural e della Technical State University, ha stabilito che mangiare cereali integrali, soprattutto avena, riduce il rischio di malattie cardiache.

“L’ipertensione si legge dagli occhi”

Ricercatori dell’Università di Valencia hanno sviluppato un nuovo software in grado di diagnosticare il rischio cardiovascolare sulla base di una scansione oculare. In particolare: “Il calibro e l’angolo di ramificazione dei vasi retinici riescono a fornire informazioni sulla circolazione del sangue. Un angolo maggiore o minore può dire se un bambino subirà un aumento della pressione sanguigna nel corso degli anni”. Chi allo stato fetale aveva un ritardo di crescita è risultato maggiormente a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2 o ipertensione.

“Helicobacter e gravidanza”

La nausea e altre complicazioni della gravidanza potrebbero avere un colpevole in comune: il batterio dell’ulcera, l’Helicobacter pylori. Lo dimostra uno studio dell’ospedale Sant’Anna e dell’Università di Torino pubblicato sul World Journal of Gastroenterology che potrebbe far breccia anche su altri disturbi gravi come carenza di ferro, malformazioni fetali, aborto spontaneo, restrizione della crescita fetale e preeclampsia. Per quest’ultima sindrome in Francia è stato messo a punto un controllo mediante ultrasuoni dei polmoni che potrebbe individuare rischi per problemi respiratori.

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La cultura del benessere

DOMANDA DEL MESE Chi ottiene maggiori vantaggi dall’attività fisica, l’atleta della domenica o lo sportivo professionista? di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

Definire con precisione cosa s’intenda per benessere fisico, stato di forma, buona condizione atletica, allenamento e via dicendo è abbastanza complicato. Parecchie centinaia di anni prima dell’adozione di termini come fit-

ness e wellness, i romani avevano coniato l’inossidabile “mens sana in corpore sano”: questo a testimonianza che da tempo si sono messi in relazione movimento e attività fisica con il concetto di salute, intesa come condizione

ideale di benessere fisico e mentale. Credo sia comprensibile a tutti come non sia possibile paragonare un impiegato che va al lavoro a piedi con un ciclista professionista il quale si allena quotidiana-

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mente molte ore; del resto, sempre rimanendo in ambito medico, è chiaro come goda di una salute migliore un quarantenne che si è sempre cimentato con trekking e passeggiate bi o trisettimanali rispetto a un maratoneta che per anni ha macinato chilometri in quantità tale da percorrere più volte il giro del mondo. Dove sta la verità? Chi si è divertito di più? E per venire alla domanda del mese, chi ha tratto maggiori vantaggi e benessere dall’attività fisica, l’atleta della domenica o lo sportivo professionista?

L’organismo si modifica

È difficile dare una risposta univoca: in termini generali possiamo definire stato di buona salute una condizione in cui l’individuo non è affetto da malattie, indipendentemente dalla propria attività fisica, dal sesso e dall’età. Svolgere un’attività fisica con regolarità comporta delle modificazioni nell’organismo, inizialmente di tipo transitorio (aggiustamenti), successivamente stabili nel tempo (adattamenti), più o meno durature a seconda dell’intensità dell’esercizio e del suo protrarsi nel tempo (mesi o anni): naturalmente gli effetti sono diversi a seconda del tipo di attività praticata. In questo caso sono l’intensità e la frequenza dello stimolo a fare la differenza: se questo è somministrato sempre con le stesse caratteristiche, senza variazione alcuna, si parla di attività fisica in senso generico. Questa è una condizione senza dubbio benefica, ma priva, salvo un breve periodo iniziale, di miglioramenti in termine di prestazione: l’individuo sta bene ed è in grado di sopportare un certo grado di lavoro fisico, e si presume non abbia pretese di partecipare a competizioni. Se, viceversa, le sedute seguono una

graduale crescita del carico, intervallato a fasi di recupero, è già possibile parlare di allenamento, volto al miglioramento delle prestazioni: si ha in questo caso un tentativo di spostare sempre più avanti nel tempo i limiti di sopportazione dell’organismo, grazie ad un’adeguata programmazione.

I guai fisici degli ex sportivi professionisti riguarderanno tendini, spalle e schiena

I carichi di lavoro

Proprio la modulazione del lavoro costituisce il punto di passaggio (le colonne d’Ercole) tra una condizione di completo benessere psicofisico e l’inizio di quella che può diventare un’avventura non necessariamente a lieto fine per l’organismo. Senza drammatizzare la situazione, facciamo un piccolo esperimento: provate a spiare, di mattina presto, un ex sportivo professionista quando si alza dal proprio letto. Nella maggior parte dei casi, se si è guadagnato da vivere grazie alla forza delle proprie gambe, prima di mettere un passo dietro l’altro impiegherà vari secondi, e non perché abbia bevuto troppo alcol la sera precedente. Semplicemente, per aver sottoposto il proprio fisico a stress imponenti, le sue articolazioni sono un po’ consumate e i tendini sfilacciati, per cui, dopo l’immobilità notturna, tardano ad entrare in

azione; inoltre, se quello praticato era uno sport “di contatto” (tipo calcio, basket), allora i problemi aumentano, perché gli innegabili micro e macrotraumi riportati nel corso della carriera hanno allentato capsule articolari, deformato ossa per artrosi localizzata precocemente, e così via. Si fosse trattato invece di un tennista, di un pallavolista o di un lanciatore? Per prendere la scatola dei biscotti, su in alto, avrebbe sentito dentro la spalla o nel gomito dei cigolii sinistri, e, alla nascita del primo figlio, sarebbe riuscito a prenderlo in braccio senza problemi solo se nato prematuro, e solo fino al quarto-quinto mese di vita: poi solo ed innegabilmente… dolori. Se solo la schiena, cavallo di battaglia di tutti gli sportivi, potesse parlare, ne sentiremmo delle belle: se non ci si è presa cura in tempo (da bambini) della colonna vertebrale, questa, dopo i trenta anni, a volte anche prima, farà rimpiangere il tempo perduto, sotto forma di lombalgie, sciatalgie, “colpi della strega”: i mezzi a sua disposizione per vendicarsi sono pressoché infiniti.

Benedette (maledette) endorfine

Torniamo indietro, a quando ci si era spinti alle colonne d’Ercole: se un tempo rappresentavano il confine tra la sicurezza e l’ignoto, proiettate nello sport sono il segno di demarcazione tra l’attività ludica nel vero senso della parola e lo sport organizzato. Nel primo caso si parla solo di benefici, nel secondo il discorso è più ampio: il benessere derivante dal percepire il miglioramento della propria resistenza, velocità, destrezza, forza è innegabile, a volte insostituibile. Le endorfine prodotte dall’organismo, sostanze in grado di aumentare la soglia di sopportazione del


dolore fisico e di produrre degli effetti euforizzanti nell’individuo dopo una prestazione, sono la dimostrazione tangibile dell’assunto secondo cui più si fatica, maggiore è la gratificazione; rovesciando la medaglia, però, si può anche sostenere che senza l’ausilio di questo “oppio” endogeno, il corpo non sarebbe in grado di lavorare. Dov’è la verità? Saggiamente, in mezzo. È, in parte, anche una questione di carattere, di personalità: un soggetto con uno spirito competitivo innato, sin da bambino non si accontenta di “fare” sport; vuole gareggiare, provare a primeggiare. Se invece è psicolo-

gicamente instabile, non accetta la sconfitta o non è in grado di sopportare lo stress di una sana competizione. Di contro, esistono anche individui sereni, che traggono benessere solo dal fatto stesso di giocare, indipendentemente dalla competizione, a dimostrare che, tra gli estremi, sono presenti tanti altri con caratteristiche intermedie. Ciò che è importante, in questi casi, è modulare gli istinti e fornire i mezzi per una sana educazione sportiva.

Il boom delle palestre

Da bambini tutti devono apprendere (e mettere in pratica) il con-

cetto di attività fisica intesa come divertimento, movimento, socializzazione. Anche in questa fase naturalmente sono previste competizioni e allenamenti: per una sorta di naturale selezione, i più bravi o i più determinati proseguiranno nel loro percorso agonistico, di livello più o meno elevato a seconda del valore e delle motivazioni. Ci si è mai chiesti il perché del proliferare di tante palestre, di tante riviste più o meno specializzate, di tanti personal trainer? Probabilmente nel tentativo, da parte della generazione degli attuali cinquantenni, di recupero del tempo perduto dopo l’adolescenza. Un tempo si smetteva la pratica sportiva dopo i vent’anni, salvo i casi di professionismo; di attività amatoriale in senso stretto neanche a parlarne. Poi, in seguito agli studi sulla prevenzione delle malattie e sull’importanza del movimento per mantenersi efficienti più a lungo e meglio, progressivamente sono stati coinvolti, in questa benefica spirale, sempre più persone, impegnate soprattutto a correre e a frequentare palestre. In base a questo cambiamento, chi aveva spirito agonistico, indipendentemente dal valore, si dedicava alla maratona o alla corsa lunga in genere; chi aveva meno tempo o meno ardore competitivo, entrava in una palestra, anche solo per sentirsi “meglio”. Probabilmente, negli altri paesi europei palestre belle e attrezzate come in Italia non ce ne sono, perlomeno in numero così elevato; però, a testimoniare una tradizione e un’educazione sportiva ben più radicata che da noi, in questi paesi, anche decine di anni fa, era possibile incontrare ciclisti, corridori, marciatori, e, a seconda della geografia locale, sciatori di fondo, nuotatori, arrampicatori, canoisti, vogatori, eccetera. Prima che la parola venisse codificata, era già presente il concetto di wellness, inteso come godimento del proprio benessere

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fisico, indipendentemente dal valore atletico, dai metodi più o meno esasperati per migliorarlo e dal confrontarsi con sé e con gli altri attraverso le competizioni. Trasportato in un concetto italiano, non sbaglieremmo se parlassimo di “buona forma fisica “.

Mens sana…

Il fitness rappresenta l’evoluzione del concetto precedente: attraverso il lavoro fisico si cerca di migliorare il livello di performance che

l’organismo è in grado di fornire, non con un allenamento organizzato, ma comunque seguendo il concetto della progressione del carico; in questo caso si arriva a un determinato livello prestativo, che in genere viene standardizzato nel tempo. Anche nel fitness subentra un certo grado di esasperazione per cercare comunque di migliorare, e perciò non si gode appieno dei vantaggi derivanti dal miglioramento. Di certo però non va invece trascurato il fatto che, a

partire dai primi anni ‘80, il fenomeno ha coinvolto un numero enorme di individui strappati in molti casi alla malattia del benessere, l’ipocinesia. La diffusione sistematica dello sport anche dopo l’adolescenza ha portato a un numero molto maggiore di soggetti su cui effettuare uno screening di massa per scegliere i più adatti a proseguire ad un livello elevato; gli altri, a differenza che nell’antichità, non saranno gettati dalla rupe Tarpea, ma avranno la loro dignità sportiva, anche agonistica se lo vorranno, con la certezza di non essere fenomeni isolati, ma parte integrante di una condizione che coinvolge sempre più praticanti.

45 minuti tre volte alla settimana rappresentano la condizione ideale

Una frequenza trisettimanale della durata di almeno 45 minuti rappresenta la condizione ideale: una cadenza minore consente comunque miglioramenti, ma non permette la stabilizzazione degli adattamenti visti in precedenza. Non vogliamo spingerci oltre, in quanto parlare di allenamento specifico ci porterebbe troppo lontano; però, a ben vedere, speriamo di aver dato un piccolo contributo per iniziare a comprendere il significato di parole spesso usate non a proposito, anche perché legate a concetti simili ma non sovrapponibili tra loro. In ogni caso, per dare una volta di più ragione ai nostri padri latini, sosteniamo la teoria che “mens sana in corpore sano” è forse l’espressione più adeguata per descrivere quella ideale condizione psicofisica cui tutti dovremmo fare riferimento. ■

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Aria di primavera È ora di aprire le finestre e far uscire da casa batteri e acari che vi hanno soggiornato negli ultimi mesi. Puntando sull’efficacia degli oli essenziali di Maria Mazzoli

Ormai da un mese abbiamo cominciato a riaprire le finestre, per dare aria agli ambienti di casa che per mesi hanno accumulato un

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vero e proprio cocktail di odori e microrganismi, sommando i residui del fumo (sigarette e caminetti) con gli “ospiti” introdotti dagli ani-

mali domestici, i batteri, gli acari. Un inquinamento silenzioso, quello prodotto dai microscopici parassiti, che può colpire in modo


brucia normalmente attorno a voi: dall’incenso alle candele profumate, soprattutto se i prodotti sono di qualità mediocre, possono diffondere sostanze nocive e inquinanti.

Le essenze aromatiche

subdolo e diventare il principale responsabile di allergie respiratorie, pruriti, irritazioni e disturbi connessi. Forse anche per questo le nostre nonne utilizzavano le cosiddette “pulizie di Pasqua” per arieggiare la casa e lavare ogni cosa: dagli oggetti agli indumenti, con particolare attenzione a cuscini, coperte e lenzuola. Loro già sapevano, evidentemente, quello che gli scienziati avrebbero scoperto molto più tardi, e cioè che secondo uno studio di un’equipe di ricercatori nel Regno Unito, i cuscini su cui ci appoggiamo comodamente possono ospitare microrganismi come lo stafilococco, il virus della varicella e perfino l’E.coli, responsabile di malattie intestinali. Il tutto è dovuto all’effetto spugna esercitato dal tessuto dei cuscini, ma esiste un modo per contrastare il fenomeno: far prendere aria ai propri guanciali, lavarli in lavatrice ad alta temperatura una volta al mese. Oggi, per fortuna, oltre ai rimedi empirici della nonna esistono in commercio anche prodotti come gli oli essenziali, le cui proprietà virucide sono state dimostrate, adatti perfettamente a purificare gli ambienti con una semplice spruzzata. Per alcuni di questi prodotti di qualità, reperibili in

farmacia, recenti studi hanno dimostrato che un utilizzo quotidiano nelle camere (dai 4 a 5 spruzzi sufficienti per una stanza) distrugge il 100% degli acari in meno di un’ora. Scendendo più nel dettaglio, gli oli essenziali associano alle virtù antibatteriche, fungicide, disinfettanti e purificanti, un profumo gradevole ed anche terapeutico (aromaterapia) perché una volta liberati nell’ambiente, hanno un effetto lenificante sulle vie respiratorie. Chiaramente noi tutti siamo un po’ condizionati dalla pubblicità e tendenzialmente vorremmo arraffare sugli scaffali gli spray “profumati”, quelli che negli spot fanno volteggiare in aria essenze miracolose. Ma occorre fare attenzione, perché possono emettere contestualmente anche micro-goccioline irritanti che penetrano nei bronchi. Andrete sul sicuro, invece, con gli spray senza gas propulsore, non nocivi per voi stessi e per l’ambiente, che contengano oli essenziali naturali, dall’efficacia provata: grazie alle loro proprietà antinfiammatorie, respiratorie, antiallergiche e antistaminiche fluidificano le secrezioni, purificano le mucose di orecchie-naso-gola, favoriscono l’espettoramento, “liberano” e danno sollievo alla testa. Sempre come prevenzione, fate molta attenzione a tutto ciò che

L’essenza aromatica (o olio essenziale) è il nucleo della pianta e contiene la sua forza vitale, la sua energia. Il suo utilizzo per la cura del benessere, della bellezza e della salute è considerevole. Gli oli essenziali sono estratti in maniera al 100% naturale, attraverso semplice estrazione meccanica (in particolare per gli agrumi) o distillazione a vapore acqueo, di una parte specifica della pianta (fiore, frutto, radice, foglia, corteccia…). Esistono circa 800.000 specie vegetali, ma solamente dal 10% di esse si possono ottenere delle sostanze che risultano molto volatili e lipofile (cioè si dissolvono facilmente tra di loro), hanno una estrema diffusibilità attraverso la pelle ed i tessuti, oltre ad una perfetta capacità di penetrazione che può essere cutanea, orale o respiratoria. L’associazione di differenti oli essenziali, scelti in funzione di obiettivi precisi, permette di agire sinergicamente. Queste formule, chiamate “pronte all’uso”, costituiscono una tipologia di prodotti che permette di beneficiare dell’azione congiunta di più oli essenziali, senza incorrere nel rischio di effetti secondari o errori di dosaggio, grazie alla facilità di utilizzo e alla perfetta formulazione galenico olfattiva. Nel mix sono associati: aneto, anice, basilico, bay st thomas, legno di rosa, cajeput, cannella cinese, cedro dell’atlante, limone, citronella, cumino, cipresso, eucalipto, finocchio, ginepro, geranio, zenzero, chiodo di garofano, lavanda officinale, lavandino grosso, macis, mandarino, maggiorana, melissa, menta romana, menta piperita, mirra, niaouli, arancio, ori-

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gano, prezzemolo, arancio amaro, pino silvestre, rosmarino, santoreggia, salvia officinale, timo serpillo, albero del tè, timo, verbena, wintergreen.

Le giuste precauzioni

Gli oli essenziali devono essere utilizzati nel rispetto delle precauzioni d’uso consigliate. 1) Evitare ogni contatto con occhi, mucose e ferite cutanee; 2) Lavarsi bene le mani se sono state a contatto diretto con gli oli essenziali; 3) In caso di irritazione, risciacquare con un olio vegetale; 4) Tenere fuori dalla portata dei bambini; 5) Evitare di spruzzare in presenza di bambini di età inferiore ad 1 anno. Attendere 30 minuti prima di far entrare i bambini nella stanza; 6) Non ingerire; 7) Tenere lontano da fonti di luce e calore; 8) Sconsigliati a bambini di età inferiore ai 7 anni, alle donne incinte e in allattamento, tranne se diversamente specificato; 9) Non vaporizzare su fonti di calore o su tessuti delicati (per gli spray);

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10) Per i prodotti ad applicazione

cutanea, non esporsi al sole in maniera prolungata subito dopo l’applicazione.

Come usarli

Grazie alla loro grande diffusibilità, gli oli essenziali possono essere utilizzati secondo 3 differenti modalità, in funzione della loro natura, del loro dosaggio e dei loro effetti. Per via orale Seguire sempre un consiglio medico. Non somministrare ai bambini di età inferiore ai 7 anni, alle persone che seguono trattamenti medici, alle persone anziane senza consiglio medico. Non ingerire alcun olio essenziale senza supporto. Il metodo classico di somministrazione per via orale è quello di mescolare qualche goccia di olio essenziale ad un cucchiaio da caffè di miele, dell’olio d’oliva o dello zucchero. Alcuni oli essenziali diluiti in un olio vegetale alimentare, possono essere utilizzati in cucina come aromatizzanti.

Applicazione cutanea Non applicare mai gli oli essenziali puri sulla pelle, tranne che per casi eccezionali e per alcune particolari essenze. • Per il bagno: non utilizzare mai un olio essenziale puro nell’acqua. Non essendo solubile, non si dissolve, rimanendo sulla superficie e rischiando di irritare la pelle. Il consiglio è di diluirlo in una base neutra da bagno. • Per i massaggi di cura e bellezza: diluire l’olio essenziale in un olio vegetale (come mandorla dolce, jojoba, arancio...) o un corpo grasso (crema di bellezza, shampoo...). Per via esterna • Dispersione: con vaporizzazione dell’olio essenziale nell’ambiente con l’aiuto di uno spray. • Diffusione: con l’aiuto di un diffusore per nebulizzazione a freddo o capillare: tessuti, coppe di argilla, umidificatore. Non fare mai bruciare gli oli essenziali. • Inalazione: qualche goccia di olio essenziale (6 gocce massimo) in un catino di acqua calda (60° massimo). Inalare per 10 minuti. Ripetere massimo per 3 volte al giorno (evitare di uscire subito dopo). ■




Il “senso” del dolore

Non è percepito da un organo preciso come orecchio, naso, occhio, lingua, ma è “segnalato” dalla sofferenza, cioè il diverso modo che ognuno di noi ha di sopportarlo di Andrea Giordano medico internista

Nonostante l’uomo e il dolore appartengano l’uno all’altro, non c’è mai stata una piena e consapevole accettazione della sofferenza. Del resto il dolore è uno dei tanti toni di colore della vita emotiva che caratterizza ogni situazione ostile o sfavorevole in cui l’essere vivente si trova. È proprio la sofferenza, insita nel dolore stesso, che ha condizionato, limitandolo fortemente, il rapporto dell’uomo con la perce-

zione del dolore. Il problema origina appunto da un dato di fatto molto rilevante al fine di comprendere al pieno l’argomento: il dolore non ha mai avuto il giusto riconoscimento come senso, con una sua funzione, utilità e fisiologico motivo d’essere. Il tema del dolore, pur diversamente configurato come sofferenza fisica, psicologica o spirituale o come dolore totale cioè omnicomprensivo (dolore

globale) è stato argomento d’interesse non solo medico ma anche filosofico e teologico-religioso generando, negli anni, un dibattito anche vivace se ci fosse, e se sì quale fosse, la finalità della sofferenza. Elemento di rilievo ed emblematico per l’ interpretazione e la comprensione del perché esistono il dolore e la sofferenza ad esso associata, è la stessa “anatomia del dolore”: a differenza infatti di altri

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organi di senso che hanno una collocazione anatomica ben precisa (orecchio, naso, occhio, lingua...) i recettori del dolore (chiamati nocicettori o noxicettori dal latino noxa che significa danno, quindi “sensori di danno”) sono terminazioni nervose ubiquitarie nel corpo umano e con la peculiare caratteristica di essere polimodali. Questa capacità conferisce ai nocicettori l’abilità di riconoscere stimoli di diversa natura, termica, meccanica e chimica, che se particolarmente intensi sono in grado di generare dolore; infatti, qualunque stimolo particolarmente intenso è potenzialmente in grado di arrecare danno fisico. Fin qui tutto risulta essere molto chiaro lineare e comprensibile. La storia della medicina però, nell’antichità, non colloca il centro ultimo di raccolta delle sensazioni dolorose nel cervello, ma nel cuore, e questo agli studi di Cartesio (1596-1650), fino all’alba quindi della filosofia moderna. La vecchia concezione anatomofisiologica che disegnava le vie del dolore terminanti al cuore, sebbene scientificamente non corretta, poneva, comunque, subito l’attenzione sull’aspetto emotivo del dolore (cuore infatti come centro delle emozioni) e di conseguenza sul modo di vivere questa spiacevole sensazione. Quella che infatti noi chiamiamo sofferenza non è sinonimo di dolore ma è il modo che ognuno di noi ha di sopportare il dolore (dal verbo latino sufferre cioè portare su di sé). E la sofferenza è fortemente influenzata dal contesto storico, culturale e religioso in cui vive la persona che avverte dolore. Parlando di sofferenza sembra quindi che ci si allontani da riflessioni più strettamente cliniche e mediche e ci si proietti sulla sfera emotiva emozionale. In realtà anche il comportamento medico e

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l’atteggiamento terapeutico per contrastare il dolore possono (e così è stato) risentire del comune senso di sofferenza. Nei paesi orientali e occidentali, ma anche nello stesso paese tra medici di differenti religioni, è talmente varia l’interpretazione della sofferenza, che ne conseguono diversità di approccio assistenziale al dolore patologico. L’attenzione riservata dai filosofi di tutti i tempi all’identità del dolore ha risentito profondamente del tema della sofferenza a cui il dolore è fortemente connesso.

La sofferenza è influenzata da storia, cultura e religione locali

Nel pensiero antico il dolore era una fatalità, frutto di una perdita dell’armonia vitale per Platone (427 a.C. - 347 a.C.) o come elemento antagonista della felicità dell’uomo per Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.). Per Seneca (4 a.C. 65 d.C.) e gli stoici il dolore è lo strumento fondamentale dell’uomo per ergersi al pari della divinità, da cui la necessità di sopportare, stoicamente appunto, la sofferenza. Nel pensiero cristiano tardoantico e medievale il dolore acquisisce nuove interpretazioni che ne tracciano l’origine dal peccato, con un percorso poi, cristiano, di accettazione e sopportazione (quindi sofferenza), che in Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274) diventa mezzo di espiazione. Il pensiero moderno tende a desacralizzare il dolore e quindi a farlo diventare una sensazione da combattere, nonostante qualche rigur-

gito nella filosofia esistenzialista (da Kierkegaard 1813-1855), che valuta il dolore come mezzo di perfezione morale, e quindi da tollerare. La storia del pensiero dell’uomo è quindi piena di interpretazioni contraddistinte e spesso anche in contraddizione sul tema del dolore e della sofferenza. Ogni interpretazione ha comunque condizionato la coscienza prima dell’uomo del suo tempo e poi dell’umanità futura. Il dolore del resto è tanto più sentito quanto più si ha una coscienza del dolore, pertanto lo stimolo che genera dolore si muove e si sviluppa tra corpo e cervello ma è tradotto dalla nostra coscienza che è a sua volta condizionata dal reticolo culturale, sociale e religioso che ci circonda. Per semplificare con un paragone potremmo dire che il dolore è la singola parola che pronunciamo, mentre la sofferenza è la nostra abilità oratoria e il nostro peculiare modo di parlare compreso il tono di voce e l’inflessione dialettale. I filosofi, in tema di filosofia del dolore, si sono occupati della sofferenza perché è quanto origina nella coscienza dell’uomo e genera domande e riflessioni sull’esistenza. La medicina necessariamente si dedica non solo alla sofferenza ma anche al dolore come sensazione pura, non metabolizzata dalla coscienza, per cui spesso i pazienti non trovano parole, perché non ci sono parole che lo possano narrare o esprimere, ma solo un grido come espressione istintiva e primordiale che attraversa i tempi e supera ogni forma di pensiero e credenza. Nei prossimi mesi continueremo a trattare il tema del dolore dal punto di vista della valutazione, delle terapie antalgiche, dell’integrazione tra medicina convenzionale e alternativa, e del dolore muscoloscheletrico. ■




I 4 passi della salute Basta davvero poco per stare bene: anche solo camminare svolgendo le normali attività aiuta a combattere una lunga serie di malanni. Un potente ipertensivo che libera la mente di Claudio Sampaolo

Camminare fa bene: al corpo, al cuore, al cervello, all’anima, allo spirito. Lo hanno sempre saputo i nostri avi, un po’ costretti dalle contingenze dell’epoca (niente motore a scoppio, niente calesse o cavalli riservati ai ricchi) un po’

coscienti del fatto che muoversi li rendeva quasi immuni da una serie sterminata di problemi (colesterolo, ipertensione, obesità...) che poi ci saremmo cuciti addosso noi bipedi del Terzo Millennio.

Già, ma quanto bisogna camminare? Negli ultimi tempi molti studiosi, anche in modo autorevole, si sono buttati su questo argomento, contribuendo, se vogliamo, a creare un po’ di confusione.

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Camminare equivale ad una forma di prevenzione a costo zero

Per cui, se l’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciò lo slogan dei “10.000 passi al giorno” per stare bene (circa 7 km), da poco l’Università di Leicester (Gran Bretagna) ha abbassato questo target, sostenendo che in effetti “per allungarsi la vita e ridurre il rischio di infarto o ictus bastano duemila passi al giorno. Un chilometro e mezzo, più o meno 20 minuti”. Ma non basta: l’American College of Sports Medicine, cioè la massima autorità mondiale in fatto di fisiologia e clinica dell’esercizio fisico, per non essere da meno, ha dettato le sue rigorose lineeguida, suddivise per età, allargando il concetto all’attività fisica

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in generale. Secondo i medici sportivi dell’American College of Sports Medicine per restare sani agli adulti servono almeno 150 minuti alla settimana (suddivisi in 30 minuti al giorno per 5 giorni) di attività fisica, moderata o energica. Se si deve dimagrire i minuti diventano il doppio, almeno 300 (cioè 5 ore) ogni settimana. Ai bambini invece sono necessari quantomeno 60 minuti al giorno, da suddividere fra attività aerobica (con sforzo vigoroso, almeno tre volte alla settimana) e sport che aiutino il rafforzamento di muscoli e ossa. Reso omaggio a medici e scienziati, a noi molto più prosaica-

mente restano considerazioni forse più banali, che si rifanno essenzialmente al concetto di mettere un piede davanti all’altro, senza tanti schemi e senza contabilità da tenere. Basta muoversi. Per esempio, quanto pensate di camminare, normalmente, in una giornata qualunque? È stato calcolato che soltanto svolgendo normali mansioni, come passeggiare per guardare le vetrine, uscire per gettare la spazzatura, comprare il pane al negozio all’angolo, portare fuori il cane, fare le faccende in casa, si fanno mediamente 5.000 passi, più o meno tre km e mezzo. I sedentari si fermano a 2000-2500. Se questo trend fosse regolare e non una media, basterebbe poco per aumentarlo, a colpi di 10’ al giorno, ma l’importante è essere coscienti dei vantaggi che una semplice passeggiata può portare al nostro organismo, agendo in effetti come un farmaco vero e proprio. Camminare aiuta chi sta bene già di suo ad attuare una forma di prevenzione a costo zero, inoltre aumenta il buonumore ed abbatte lo stress fungendo da potente ipertensivo. Chi ha piccoli-grandi problemi, invece, mandi a memoria tutti i “bonus” indotti dal camminare, che aiuta a ridurre il livello di colesterolo “cattivo” (LDL, lipoproteine a bassa densità che trasportano il colesterolo dal fegato alle cellule di tutto l’organismo) e alzare quello “buono” (o HDL, lipoproteine ad alta densità, che portano il colesterolo in eccesso dai tessuti corporei verso il fegato che ha il compito di smaltirlo), contribuisce ad abbassare la pressione arteriosa, a controllare il rischio di diabete di tipo2 e mantenere il peso nei limiti. Parlando di dispendio calorico, una passeggiata di un’ora a 4 chilometri orari (cioè abbastanza lenta) fa bruciare circa 150 calorie e 6 grammi di grasso. Aumentando gradatamente l’intensità si ottengono risultati migliori.


SCRITTORI, NOMADI E CAMMINATORI Camminare aiuta la concentrazione. Lo sanno benissimo scrittori, filosofi e studiosi di ogni epoca e di ogni nazione, ma anche manager e dirigenti che per far muovere le idee spesso si fanno lunghe camminate durante la pausa-pranzo, coinvolgendo anche i colleghi. Un brainstorming all’aria aperta che spesso vale più di chilometrici confronti attorno al tavolo ovale della sala riunioni. Dicevamo dei “grandi” della storia. La scuola filosofica vicina ad Aristotele, per esempio, venne definita dei “peripatetici”, nome derivato dal fatto che le dispute, anche le più accese e complicate, venivano fatte camminando. Charles Dickens sosteneva di camminare in modo “onirico”, riuscendo a trasformare la strada, quasi a trasfigurarla in una specie di libro dei sogni al quale abbandonarsi. L’autore di Oliver Twist e David Copperfield, racconta in “Passeggiate notturne”, storia autobiografica ambientata a Londra, come guarì (ecco la terapia!) da “una momentanea incapacità di prender sonno, imputabile ad un’idea angosciante, che mi fece camminare per le strade tutta la notte, per diverse notti di seguito. Il disturbo avrebbe potuto richiedere molto tempo per essere vinto, fosse stato languidamente patito a letto; invece, fu presto sconfitto dall’energico trattamento di alzarmi subito dopo essermi coricato, uscire e ritornare stanco all’alba”. Baudelaire, altro scrittore-camminatore scrisse invece che camminando “come in sassi incespico in parole per imbattermi, a volte, in un verso sognato”. Venendo ai giorni nostri, sono un vero piccolo esercito scrittori e giornalisti che s’ispirano camminando, anzi dalle loro “imprese” traggono spesso libri e reportage. Da Mirella Tenderini a Irene Cabiati, Enrico Brizzi, Paolo Rumiz, Italo Bertolasi, Tiziano Fratus, Erri De

Luca, il belga Sébastien de Fooz, che ha compiuto un viaggio a piedi dalle Fiandre a Gerusalemme e lo ha raccontato in un libro, fino ad Antonio Moresco, che si è avviato sulla scia di Dickens. “Ho iniziato istintivamente perché non riuscivo a dormire, avevo delle grandi tensioni dentro che mi facevano stare male. All’inizio uscivo nel mio quartiere di sera. Presto mi sono accorto che non solo stavo meglio fisicamente, ma mi regalava un vuoto creativo per la mente. I miei libri li ho scritti con i piedi...”. Maresco ha persino messo in piedi un’associazione, “Cammina cammina”, che fa di questo “gesto automatico e naturale per la nostra specie” un impegno civile, organizzando pellegrinaggi di denuncia su temi sociali.

Enrico Brizzi (foto da facebook)

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PROGRAMMA BASE, DA 800 A 4800 METRI Primo livello Prima settimana Lunedì 800 metri Martedì riposo Mercoledì 800 metri Giovedì riposo Venerdì 800 metri Sabato riposo Domenica 800 metri Seconda settimana Lunedì riposo Martedì 1 Km Mercoledì riposo Giovedì 1,2 Km Venerdì riposo Sabato 1,4 Km Domenica riposo Terza settimana Lunedì 1,6 Km Martedì 1,6 Km Mercoledì riposo Giovedì 1,6 Km Venerdì riposo Sabato 1,6 Km Domenica riposo L’intensità da tenere è graduale. Continuate a accelerare il passo finché non riuscirete a percorrere comodamente 1600 metri in 20

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riposo minuti o meno. A questo Martedì 3,4 km punto potete passare al se- Mercoledì Giovedì 3,6 Km condo livello. Venerdì riposo Secondo livello Sabato 3,6 Km Prima settimana Domenica riposo Lunedì 1,8 Km Quinta settimana Martedì 1,8 Km Lunedì 3,8 Km Mercoledì riposo Martedì 3,8 Km Giovedì 2 Km Mercoledì 4 Km Venerdì 2 Km Giovedì riposo Sabato riposo Venerdì 4,2 Km Domenica 2,2 Km Sabato 4,2 Km Seconda settimana Domenica riposo Lunedì riposo Sesta settimana Martedì 2,2 Km Lunedì 4,4 Km Mercoledì 2,4 Km Martedì 4,4 Km Giovedì riposo Mercoledì 4,6 Km Venerdì 2,4 Km Giovedì riposo Sabato 2,6 Km Venerdì 4,6 Km Domenica riposo Sabato 4,8 Km Terza settimana Domenica riposo Lunedì 2,6 Km Da qui in avanti provate con Martedì 2,8 Km 4-6 sessioni a settimana di 4Mercoledì riposo Giovedì 2,8 Km 5 Km ognuna. Se volete poVenerdì 3 Km tete aggiungere dei pesi alle Sabato riposo caviglie, oppure lasciate la Domenica 3,2 Km pianura per provare ad arrampicarvi e magari a pratiQuarta settimana care trekking! ■ Lunedì 3,4 Km




INSERTO GOLD MAGGIO 2014

I SERVIZI DELLA FARMACIA: LA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI E DELL’ICTUS DALL’EDUCAZIONE

ALLO SCREENING FINO AGLI ESAMI PIÙ SPECIALISTICI

In questo numero Optima Salute Gold dedica il suo speciale ai servizi della Farmacia per la prevenzione delle Malattie Cardiovascolari e dell’ICTUS. La Farmacia è un presidio fondamentale per la Salute sul territorio dove si possono trovare informazioni, tecnologie, servizi e professionalità adeguate alle crescenti esigenze di prevenzione. I nuovi servizi disponibili in Farmacia, come la misurazione professionale della Pressione Arteriosa, abbinata allo screening della Fibrillazione Atriale (fattore di rischio ICTUS), o il monitoraggio della Pressione Arteriosa nelle 24 ore (Holter Pressorio) sono “sotto casa”, convenienti e fanno risparmiare il Sistema Sanitario Nazionale che potrà impiegare tali risorse per fornire un’assistenza migliore a tutti i cittadini. Un inserto esaustivo e di facile lettura da leggere e conservare per consultarlo all’occorrenza, pensato per te dalla tua Farmacia Valore Salute.

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gio 2014 O XXIII Mag N. 225 ANN

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Benessere I 4 passi te della salu

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numero In questo

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Ipertensione e Fibrillazione Atriale Domande e risposte sulla prevenzione delle Malattie Cardiovascolari e dell’ICTUS con il contributo incondizionato di Microlife

Cos’è l’Ipertensione Arteriosa? Quando durante la visita medica la pressione massima è uguale a, o supera, i 140 mmHg o la minima i 90 mmHg la pressione è alta e potrebbe essere Ipertensione Arteriosa. Le malattie causate dall’Ipertensione Arteriosa sono: • Infarto cardiaco

• Scompenso cardiocircolatorio • Fibrillazione Atriale • ICTUS cerebrale • Insufficienza renale • Sfiancamento/rottura dell’aorta • Occlusione delle arterie degli arti inferiori.


Nella maggioranza dei pazienti la causa dell’innalzamento della pressione è sconosciuta (Ipertensione essenziale o primitiva), mentre sono noti alcuni fattori, oltre all’età, che aumentano le probabilità di essere Ipertesi o di diventarlo: • Uno o entrambi i genitori Ipertesi • Eccessivo consumo di sale • Sovrappeso od obesità • Sedentarietà • Uso di farmaci o sostanze che possono aumentare la pressione (pillola contraccettiva, farmaci antinfiammatori, cortisonici, vasocostrittori nasali, anfetamine, cocaina, etc.). Più alta è la pressione, maggiore è il rischio di Malattie Cardiovascolari.

Perché controllare la Pressione Arteriosa? La pressione è la forza esercitata dal sangue sulle pareti arteriose durante la circolazione. La pressione “MASSIMA” o sistolica corrisponde al momento della contrazione cardiaca. La pressione “MINIMA” o diastolica corrisponde al momento di riposo del cuore. Nel mondo gli Ipertesi sono circa 1 miliardo e mezzo mentre in Italia sono oltre 15 milioni. Ogni anno muoiono per Malattie Cardiovascolari dovute alla pressione alta: 280.000 persone in Italia / 8-8,5 milioni di persone nel mondo. Nella maggioranza dei casi l’Ipertensione arteriosa non dà disturbi e spesso i sintomi si presentano solo dopo molti anni, quando l’Ipertensione ha già provocato danni all’organismo. Solo la misurazione regolare della Pressione Arteriosa permette di diagnosticare l’Ipertensione e di verificare l’efficacia della terapia nella prevenzione delle complicanze cardiovascolari. In Italia solo 1 persona su 4 ha la pressione ben curata.

Cos’è la Fibrillazione Atriale? La Fibrillazione Atriale è un disturbo del battito cardiaco: il cuore batte in modo irregolare e, oltre a ciò, due delle quattro camere cardiache (gli atri) perdono la capacità di contrarsi in modo coordinato, causando un “ristagno” di sangue al loro interno, con il rischio di formazione di coaguli (grumi solidificati di sangue). I coaguli possono immettersi nella circolazione sanguigna e arrivare al cervello causando un ICTUS Ischemico. La Fibrillazione Atriale è l’anomalia del ritmo cardiaco più comune nella popolazione adulta.

Perché controllare la Fibrillazione Atriale? La Fibrillazione Atriale colpisce mediamente il 2% degli adulti. Le caratteristiche associate ad elevato rischio di Fibrillazione Atriale sono: • Età oltre 65 anni • Ipertensione • Obesità • Diabete • Problemi cardiaci • Disfunzione tiroidea • Apnee notturne • Broncopatie croniche ostruttive • Insufficienza renale • Abuso di bevande alcoliche e cocaina.

I sintomi più comuni della Fibrillazione Atriale sono: • Senso di battito cardiaco “strano”, irregolare e/o veloce • Difficoltà nel respirare sotto sforzo (dispnea) • Facile affaticamento (astenia). Molte persone affette da Fibrillazione Atriale non presentano sintomi (Asintomatica), specialmente quando la frequenza cardiaca non è eccessiva.

Come misurare la Pressione Arteriosa e la Fibrillazione Atriale? L’Ipertensione Arteriosa e la Fibrillazione Atriale sono tra i maggiori fattori di rischio delle Malattie Cardiovascolari e dell’ICTUS: sono spesso asintomatiche e non vengono diagnosticate in tempo, esponendo il paziente ad inutili rischi, per questo vanno controllate con regolarità dal Medico, in Farmacia e a casa.


del cuore • Avvolgere il bracciale in modo corretto intorno al braccio (vedere le istruzioni dell’apparecchio) facendo attenzione che questo sia della dimensione adeguata • Misurare una prima volta la pressione dopo essere stato seduto col braccio appoggiato al tavolo da almeno un minuto • Effettuare almeno una seconda misurazione con una pausa non inferiore ai 15 secondi tra una misurazione e l’altra • Se l’apparecchio non memorizza i risultati o viene utilizzato da più persone in famiglia registrarli subito su un foglio é possibile controllare la presenza o meno di Fibrillazione Atriale verificando il battito cardiaco attraverso la palpazione del polso o misurandosi la Pressione Arteriosa con apparecchi automatici in grado di indicare la possibile presenza di questa aritmia. Come deve avvenire la misurazione • Essere a riposo da almeno cinque minuti • Non bere caffè o fumare per almeno mezz’ora • Non indossare indumenti stretti alla vita e al braccio • Sedere comodamente, ben appoggiati allo schienale • Non incrociare in alcun modo le gambe o i piedi • Misurare la pressione sul braccio dove la pressione è più alta. Se possibile effettuare, dal Medico o in Farmacia, la misurazione contemporanea della Pressione Arteriosa ad entrambe le braccia per determinare il proprio “braccio dominante” • Appoggiare il braccio sul tavolo, circa all’altezza

Per avere dei dati attendibili bisogna fare le medie di più valori e seguire le seguenti indicazioni: • Fare le misurazioni al mattino e alla sera prima di assumere i farmaci per la pressione e prima di mangiare • Effettuare le misurazioni per sette giorni di seguito. La misurazione della pressione arteriosa deve essere eseguita nell’ambito del controllo del Medico. In base ai valori medi dell’ultima serie di misurazioni il Medico indicherà quando eseguire il prossimo controllo. In caso di disturbi di vario tipo (debolezza, testa leggera, capogiri, ecc.) se si teme dipendano dalla pressione, effettuare la misurazione mentre è presente il disturbo e comunicare poi i valori al Medico. In caso di rilevazione della Fibrillazione Atriale durante la misurazione della Pressione Arteriosa comportarsi come segue:


• Se non si avverte alcun disturbo effettuare il controllo della regolarità del polso attraverso la palpazione dell’arteria radiale e un’altra misurazione dopo 1 ora. Se confermata la Fibrillazione Atriale comunicare subito l’accaduto al Medico o farlo con calma se questa non venisse confermata • Se si avvertono disturbi (lieve mancanza di respiro, stanchezza inusuale, senso di cuore che batte troppo rapidamente, ecc.) avvisare subito il Medico. L’automisurazione della Pressione Arteriosa e lo screening della Fibrillazione Atriale sono importanti per generare il sospetto della patologia ma non rappresentano una diagnosi. Solo il Medico, in base al profilo del paziente potrà richiedere ulteriori accertamenti (come l’holter pressorio, l’elettrocardiogramma, ecc.), diagnosticare la patologia e prescrivere un idoneo percorso terapeutico.

Perché monitorare la Pressione Arteriosa nelle 24 ore (Holter Pressorio)? Il monitoraggio della pressione arteriosa delle 24 ore è una metodica ormai ampiamente diffusa ed accessibile anche in Farmacia, che permette di monitorare la pressione in maniera accurata e dettagliata durante tutta la giornata. Il paziente Iperteso, o sospettato di esserlo, deve essere sottoposto ad un monitoraggio della pressione arteriosa delle 24 ore, per valutare con precisione la variazione pressoria nelle diverse attività della giornata: mentre lavora, nei momenti di relax casalingo, e soprattutto di notte, quando sono maggiori i rischi di eventi cardiovascolari. Ciò permette al Medico di migliorare la diagnosi di Ipertensione arteriosa, di rendere più efficace il trattamento antiipertensivo e quindi di meglio prevenire le Malattie Cardiovascolari da essa conseguenti. Il monitoraggio della pressione delle 24 ore (Holter Pressorio) è indicato: • Per confermare la diagnosi di Ipertensione • Quando si vuole valutare l’efficacia del trattamento antiipertensivo, in termini di copertura delle 24 ore • In casi di significativa discrepanza tra la pressione misurata nell’ambulatorio Medico, in Farmacia o a casa • In casi di Ipertensione resistente al trattamento farmacologico assunto regolarmente • In casi di sospetta Ipertensione durante il sonno notturno • In casi di sospetta Ipertensione arteriosa in gravidanza • In episodi di Ipotensione Arteriosa. La Pressione Arteriosa che sembra normale in alcuni


momenti della giornata, può non esserlo per tutte le 24 ore, ed esporre quindi al rischio di Malattie Cardiovascolari.

Perchè effettuare l’Holter Pressorio in Farmacia? L’importanza della Farmacia nell’erogare servizi, come il monitoraggio della Pressione delle 24 ore, è riconosciuto dal punto di vista legislativo dal Ministero della Salute con il decreto del 16 dicembre 2010. La Farmacia è infatti il presidio della Salute sul territorio dove poter effettuare sia prestazioni analitiche di prima istanza, rientranti nell’area dell’autocontrollo (test di glicemia, colesterolo, trigliceridi, emoglobina, ecc.), che esami strumentali specialistici, come l’Holter Pressorio. L’obiettivo per il Servizio Sanitario Nazionale è quello di migliorare il servizio al paziente, sgravare le strutture ospedaliere di attività erogabili sul territorio e ridurre i costi. Il servizio Holter Pressorio in Farmacia è effettuato: • Con apparecchi di nuova generazione accurati e validati da Società Scientifiche • In conformità a quanto previsto dalle Linee Guida • Nel rispetto della legge sulla privacy e per il trattamento dei dati sensibili del Paziente • Con personale qualificato a svolgere tale attività • Con un altissimo livello qualitativo grazie alla telemedicina che garantisce la supervisione e la diagnosi dell’esame del Medico. I Vantaggi del servizio Holter Pressorio in Farmacia sono: • L’esame è praticamente sotto casa, ma in un ambito sanitario e professionale • Tempi di attesa brevi, in Farmacia non si fanno lunghe code per prenotare o effettuare l’esame • Tempi rapidissimi di rilascio del referto (c.a. 2 ore) e possibilità di invio anche per e-mail a paziente e Medico • Prezzi contenuti, allineati o inferiori, al ticket sanitario previsto. Al tuo Farmacista Valore Salute puoi sempre rivolgerti con fiducia!

Cosa fare per prevenire l’Ipertensione Arteriosa e la Fibrillazione Atriale? Con una vita sana e evitando comportamenti dannosi: • Alimentarsi correttamente • Fare attività fisica regolare; camminare a passo svelto o andare in bicicletta per almeno 30 minuti al giorno, per almeno 4 volte la settimana • Fare attenzione a non ingrassare; in caso di sovrappeso ridurre il peso con una dieta equilibrata e facendo attività fisica • Ridurre l’assunzione di sale evitando i cibi salati e


l’uso di sale a tavola • Non fumare • Non abusare di alcol e droghe.

Come curare l’Ipertensione Arteriosa e la Fibrillazione Atriale? L’Ipertensione Arteriosa e la Fibrillazione Atriale e le conseguenze ad esse correlate possono essere curate o tenute sotto controllo soprattutto se diagnosticate in tempo. L’aderenza alla terapia, ovvero l’assunzione continuativa e regolare del farmaco prescritto dal Medico, è un fattore fondamentale per il successo del trattamento. Non variare mai la cura, il farmaco, la posologia, la frequenza d’assunzione, ecc. al di fuori della prescrizione del Medico. Per maggiori informazioni in merito alle opzioni di trattamento chiedi al tuo Medico Curante.

Movimento, movimento... L’ipertensione non costituisce, salvo casi particolari e molto rari, un’emergenza, per cui, una volta rilevati valori anomali, la prima cosa da fare, come accennato all’inizio, è cambiare stile di vita. E se siete già riusciti a buttare il pacchetto di sigarette, il passo successivo sarà iniziare un’attività fisica. Di che tipo? Chiaramente meglio muoversi poco che niente, ma se intendiamo davvero imboccare la strada giusta, allora, sarebbe molto meglio affidarsi ad attività di resistenza piuttosto che ad una attività in palestra, dove solitamente si effettuano esercizi di tipo anaerobico, cioè di potenza. È invece opportuno cercare di diminuire le resistenze periferiche (con conseguente calo pressorio), e questo lo si ottiene con esercizi di tipo aerobico, come correre, camminare, andare in bicicletta, nuotare. Se proprio si preferisce stare al chiuso, l’ambiente della


5. Quanta attività fisica? “Il più possibile” sarebbe la

risposta immediata, ma 3-4 volte la settimana costituisce la frequenza ottimale, anche per consentire all’apparato cardiovascolare di mettere in atto quegli adattamenti che potrebbero evitare il ricorso ai farmaci, e che in ogni caso agiscono in perfetta sincronia con essi.

6. Attualmente è a disposizione del medico una vasta

gamma di farmaci antipertensivi, però è importante partire dal presupposto che la terapia costituisce non il punto di partenza, ma il traguardo di un percorso che ha come tappe intermedie quei meccanismi visti in precedenza (calo ponderale, alimentazione corretta, attività fisica, ecc.).

palestra può essere valido solo a patto di frequentare, come detto, l’area “aerobica”, dedicata al cardiofitness, quindi per capirci tutto il mondo che ruota, è il caso di dirlo, attorno a biciclette orizzontali, verticali, tappeti, vogatori e simulatori di sci di fondo. Grazie all’attività fisica si consumano calorie, si abbassano le resistenze periferiche, aumentano le fibre muscolari lente (S.T. = slow twich) e si innesca un circolo virtuoso che conduce, anche abbastanza rapidamente, a diminuire, di poco ma significativamente, i valori della pressione.

I consigli all’iperteso 1. L’ipertensione è uno dei più importanti fattori di ri-

schio per malattie cardiovascolari, pertanto, combattendo questa patologia, si riducono le possibilità di ammalarsi delle altre.

2. Spesso la causa va ricercata nel rapporto diretto

tra peso corporeo ed elevati valori pressori; letto all’inverso, però, questo è un dato confortante: è sufficiente difatti perdere il 10% del peso corporeo per ottenere, nel soggetto iperteso, un abbassamento di 10 mm/Hg della pressione arteriosa.

3. Il calo ponderale, oltre che con una ridotta intro-

duzione delle calorie, può essere ottenuto anche con un maggior dispendio, cioè con un aumento dell’attività fisica; il comportamento ideale è quello di abbinare un minor introito ad un aumento dei consumi. Così facendo il vantaggio non sarà doppio, ma esponenziale, perché con l’attività fisica si elimina un altro fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.

4. Lo sport è certo una pratica sana ed utilissima, ma, nel caso specifico, devono essere privilegiate le attività aerobiche, cioè di resistenza, come la corsa, la camminata veloce, il ciclismo, il nuoto; vanno invece assolutamente evitate quelle di potenza, come il sollevamento pesi, e comunque tutte le discipline in cui il meccanismo lattacido è preponderante.

7. Solo dopo che, trascorsi almeno 6 mesi, non si

sono normalizzati i valori pressori, si inizia un percorso terapeutico includente anche i farmaci.

8. Impariamo a misurare la pressione arteriosa da

soli, senza il condizionamento psicologico esterno, nella tranquillità della propria abitazione, dopo almeno 10’ di riposo: saranno rilevati valori più corrispondenti alla realtà.


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Pelle da amare

Come si può avere un viso curato e perfetto in vista dell’estate? Ecco i consigli giusti degli esperti per l’uso di creme, sieri, emulsioni. Tutti gli alleati numero uno per un volto da primo piano A cura di Maria Mazzoli

Pelle liscia, idratata, elastica, setosa. Luminosissima. È la parola d’ordine per il look super femminile di questa primavera-estate, che mette al primo posto un make-up sensuale e raffinato, tipico degli anni ‘50:

labbra rosso-arancio che spiccano su un incarnato di porcellana. Il focus è dunque sulla pelle del viso, che deve essere molto curata, perfetta. Vellutata, sana e non troppo

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Dossier niente fumo e zero alcolici, per mantenere la freschezza e l’elasticità della pelle occorre rispettare alcune regole base, indipendentemente dall’età:

1. Proteggersi sempre dal sole

Sia d’estate che d’inverno. Mai esporsi ai raggi solari senza protezione. La pelle va sempre “schermata” per evitare danni a volte irreversibili.

2. Puntare sugli anti-ossidanti

Utili per contrastare il naturale invecchiamento cutaneo. Buone fonti ne sono frutta e verdure. Ma anche creme e sieri contenti vitamina C, vitamina E, tè verde o il coenzima Q10.

3. Via libera a maschere ed esfolianti

carica di trucco. Lo stile per l’estate non inizia con l’abito e gli accessori più in voga, ma da sieri, emulsioni, creme e prodotti “pre-fondotinta” come primer e BB cream. Prodotti che diventano alleati numero uno per un viso da primo piano. Ma quali sono i segreti per ottenere l’effetto pesca? Nessuno. Dai rimedi della nonna alle azioni quotidiane più efficaci li conosciamo già tutti. Occorre solo mettere insieme costanza e buone regole. Seguire quei consigli che da sempre vengono dispensati, ma spesso sottovalutati pensando che la pelle bella sia solo un dono di natura. Perché se è indubbio che per una grana compatta e un colore uniforme la genetica gioca un ruolo importante, è anche dimostrato che ci si può sempre lavorare sopra per migliorarli. Oltre ad un’alimentazione sana ed equilibrata (fondamentale), a

Le cellule morte si accumulano sulla superficie della pelle e la rendono opaca. Scrub, esfolianti e maschere aiutano a rimuoverle e facilitare l’assorbimento della crema. Ora ci sono anche i peeling chimici a base di acidi (come l’acido glicolico o l’acido salicilico), che hanno una funzione esfoliante più profonda, per questo vanno eseguiti solo da un medico specialista.

4. Struccarsi tutte le sere

La pulizia del viso è fondamentale per avere una bella pelle: latte detergente e tonico o struccanti a risciacquo facilitano il compito. È il primo e tra i più importanti passi per contrastare i pori ostruiti non solo dal trucco, ma anche dallo smog. Basta soltanto farci l’abitudine e il gesto diventa automatico.

5. Creme idratanti

Emulsioni che migliorano l’aspetto delle pelle, la proteggono da agenti esterni come freddo, vento e smog e (se la crema possiede filtri UV) anche sole, uno dei principali artefici dell’invecchiamento cutaneo precoce. Riequilibranti del film idrolipidico, sono una buona base per il make-up.

6. Il tocco in più

Dopodichè, per ottenere il massimo della luminosità, si può sempre far ricorso all’aiuto di un chirurgo estetico: se è vero che in questo periodo molti trattamenti dermoestetici ambulatoriali vengono sospesi (tipo laser frazionati, peeling, laser per lentigo e couperose) è altrettanto vero che “punturine” come fillers, botox e iniezioni rivitalizzanti possono essere continuate tranquillamente (seguendo sempre alcune accortezze). Anzi, questi ultimi trattamenti costituiscono un rimedio per nutrire la cute in condizioni di “stress ossidativo” nel periodo in cui maggiormente si concentra l’esposizione al sole. Un viso radioso e senza imperfezioni non è più un sogno, né un vanto che possono sfoggiare solo le star. Basta volerlo, scegliendo i prodotti giusti.

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L’efficacia dei cosmetici e il “peso” della qualità Intervista con il professor Lucio Andreassi, pioniere della dermatologia cosmetologica Nel vasto ventaglio di prodotti disponibili in commercio per la pelle del viso, facciamo ora un po’ di chiarezza fra crema e crema, ma soprattutto tra farmaci e creme. Partendo da una novità dello scorso anno che riguarda direttamente i cosmetici, ora non più definiti “diversi dai medicinali”. In pratica ne è stata riconosciuta l’efficacia, a patto che venga dimostrata con una sperimentazione clinica. Per questo abbiamo interpellato un esperto di dermatologia cosmetologica, uno dei pionieri di questa particolare “specializzazione” nata negli anni Ottanta (e oggi riconosciuta con un Master organizzato dall’Università di Siena), il professore emerito di dermatologia Lucio Andreassi. Avendo ricoperto anche il ruolo di direttore dell’Istituto di scienze dermatologiche che diede avvio a questa figura professionale, chi meglio di lui può dirci se una lozione o un siero funzionano o meno? Professore, dunque un cosmetico può essere efficace? «Sì, secondo la nuova direttiva europea del 2013, esattamente la numero 1223/2009. Ma prima di tutto va fatta una premessa. La legge che regolava fino al luglio scorso la produzione dei cosmetici (la n. 713 del 1986), al primo comma riportava che “ai fini della presente legge si intendono per prodotti cosmetici le sostanze e le preparazioni, diverse dai medicinali, destinate ad essere applicate sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo, esclusivo o prevalente, di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, correggere gli odori corporei, proteggerli o mantenerli in buono stato”; al secondo comma si sanciva invece che “i prodotti cosmetici non hanno finalità terapeutica e non possono vantare attività terapeutiche”». La legge evidenziava, quindi, una netta linea di confine tra cosmetico e farmaco, cosa che ora non compare più... «Esatto. La direttiva europea, infatti, ha cancellato sia la dizione “diverse dai medicinali”, sia il secondo comma sulle attività e finalità terapeutiche. Questo significa che invece anche il prodotto cosmetico può vantare proprietà di efficacia. Nasce quindi l’idea di una cosmetica funzionale, che deve dire cosa fa esattamente, ovvero dimostrare un’efficacia attraverso una sperimentazione clinica (tipo se schiarisce la pelle, etc.). Ci si avvicina, per capirci, a ciò che si sta facendo nei prodotti solari, che devono essere in grado di bloccare i raggi ultravioletti secondo l’Spf (il fattore di protezione), altrimenti ci si scotta». Se anche un cosmetico ha la sua efficacia, quanto

il prezzo determina la qualità del prodotto? «Nel costo incidono le spese pubblicitarie, il fatto se viene introdotto in una linea di mercato elevato, le confezioni, e tanto altro. Ovvio che per avere la qualità occorrono anche delle materie prime selezionate, che già all’origine determinano il loro peso». Quindi un prodotto che costa poco vale poco? «Credo che la qualità sia data dall’entità delle aziende produttrici, marchi consolidati nel tempo che possono vantare non solo una grande esperienza nel settore, ma anche un loro centro di ricerca. Risultati importanti che vengono poi pubblicati su autorevoli riviste scientifiche mondiali». Ci consiglia di entrare in farmacia? «Sì, li si trova un farmacista, quindi un professionista che se anche vende un prodotto di cosmesi è comunque responsabile, dà una garanzia». Prima di scegliere la crema più adatta al proprio viso, ci si deve rivolgere ad un dermatologo? «Lo si può anche interpellare, per un consiglio più appropriato».

UN MASTER IN COSMETOLOGIA “Dermatologia cosmetologica” è nata negli anni Ottanta, quando il professor Lucio Andreassi era direttore della sezione di Scienze Dermatologiche del dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche dell’Università di Siena. L’idea iniziale era quella di una scuola a fini professionali, per tecnici di cosmetica. Per questo, docenti delle facoltà di Farmacia e di Medicina hanno unito le competenze, per creare la figura di un esperto di tecniche e metodologie per lavorare nell’industria cosmetologica, partendo dalla perfetta conoscenza delle componenti e degli effetti reali di un cosmetico. Oggi il Master in dermatologia cosmetologica si propone di creare una figura di laureato (medico o farmacista) in possesso di conoscenze di fisiologia della pelle, e di patologie come acne, dermatiti seborroiche, secchezza cutanea, ecc., cioè situazioni di confine tra la dermatologia e la cosmetologia.

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I principi attivi: ecco gli alleati della nostra pelle Crema crema delle mie brame, qual è la migliore del reame? Già, le creme non sono tutte uguali, anche perché contengono principi attivi differenti con diverse azioni specifiche. Dunque un prodotto non vale l’altro, e allora diamo uno sguardo ai principi attivi più comunemente utilizzati, in modo tale che la prossima volta che andremo a comprare una crema, al di là della tipologia che più ci sembra adatta alle nostre esigenze, e alla confezione accattivante, avremo almeno la curiosità di leggere cosa contiene.

temente emollienti, lenitivi, elasticizzanti e idratanti, sono molto utilizzati nella composizione delle creme.

Acido ialuronico: molto usato nell’industria co-

Miele: ottimo ingrediente naturale, dalle proprietà

Aloe vera: le creme a base di aloe sfruttano le

proprietà di questa pianta, idratanti, lenitive e antibatteriche.

Bardana: per i suoi poteri lenitivi, viene utilizzata nelle creme idratanti indicate per le infezioni cutanee (es. acne giovanile).

Olio di jojoba, burro di karitè, mandorla: for-

smetica, è un potente idratante e ricostituente. È uno dei componenti fondamentali dei tessuti connettivi, che conferisce alla pelle quelle sue particolari proprietà di resistenza e mantenimento della forma. Se manca, si determina un indebolimento della pelle e la formazione di rughe e inestetismi. In commercio, per uso cosmetico, viene venduto col nome di sodio ialuronato poiché viene maggiormente tollerato dal pH della pelle.

tinile, è un potente antiossidante usato nelle creme idratanti e antirughe. Ha un’azione profonda grazie alla sua capacità di penetrazione nel derma, ma per essere efficace davvero deve essere contenuta in concentrazioni elevate e usata sotto controllo diretto dello specialista.

Acido lattico: la sua funzione nel mondo della cosmesi è simile a quella dell’acido glicolico, ma più delicata. Oltre a svolgere un’azione di rinnovo cellulare, ha anche proprietà idratanti che migliorano la grana della pelle rendendola morbida e liscia.

Vitamine C ed E: la loro peculiarità è quella di avere una potente azione antiossidante. La vitamina C ha anche la proprietà di produrre uno schermo solare nella pelle (ma queste creme non costituiscono una protezione).

antibatteriche e antimicotiche.

Vitamina A: più nota come retinolo o acetato di re-

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Le età della pelle, da 20 a 60 anni

A vent’anni neppure ci si pensa. Si sta lì le ore a “strizzare” il brufoletto con lo specchio ingranditore, a metterci sopra l’impacco della nonna sperando che per sabato sera se ne sia andato, ma della pelle poco ci si preoccupa. Le rughe non ci sono, di solito neppure le macchie, il viso non rappresenta certo un problema. Eppure la cura della pelle dovrebbe iniziare presto: gli effetti di smog, agenti atmosferici, sole e trucco non conoscono età. Dai primi segni d’imperfezione alle rughe, ecco le cure e le creme su misura per tutte.

A 20 anni A 20 anni la pelle è elastica, tonica e distesa. Non serve l’antirughe, ma la crema idratante sì. E soprattutto (sempre) lo schermo contro i raggi solari dannosi UV. Mai rinunciare all’idratante: anche la pelle più “impura” ha bisogno di essere idratata per mantenersi morbida ed elastica. Se è molto lucida e grassa, ci si deve orientare verso un prodotto opacizzante e che regoli la produzione di sebo, non aggressivo, da applicare di giorno. Prima di andare a dormire è bene spalmare sul viso una crema dall’azione purificante. Tutti prodotti che devono essere consigliati dal dermatologo o dal farmacista.

Cosa mettere: un’emulsione leggera è la più indicata per questa età. Un fluido leggero non lascia la pelle unta ed è una buona base per l’eventuale trucco. Se la pelle è grassa meglio orientarsi su un fresco gel idratante oil free, cioè privo di oli.

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Le mosse: la pelle va pulita tutte le sere, anche

se non si usa il trucco. Cellule morte, polvere e tossine che si accumulano durante la giornata, oltre a renderla opaca, ostruiscono i pori.

Dopo i 30 anni Da questa età la pelle inizia a subire un rallentamento progressivo del ricambio delle cellule che la compongono e cala la produzione di collagene. Risultato? Compaiono i primi segni di espressione. Il derma, ovvero lo strato più profondo della pelle, si fa più sottile, facendo perdere gradualmente alla pelle tono e luminosità. È l’ora di iniziare a puntare su creme rivitalizzanti, che stimolano l’attività cellulare con principi attivi efficaci. Oltre all’azione idratante, la crema deve



Non dimenticare lo scrub una volta alla settimana, e maschere di pulizia profonda ogni 3 mesi

dovranno essere quelli rivitalizzanti, rigeneranti, stimolanti e regolarizzanti del funzionamento delle cellule epiteliali. Per questo i prodotti giusti sono quelli che contengono principi attivi come acido ialuronico (idrata e ricompatta), collagene (per l’elasticità), ceramidi (rinforzano lo strato più superficiale della pelle), vitamina A (stimola il turn-over cellulare), vitamina C (combatte i radicali liberi), vitamina E (antiossidante) e flavonoidi (proteggono i capillari). stimolare il ricambio cellulare (vitamina A), combattere i radicali liberi che causano l’invecchiamento (vitamina C), avere potere antiossidante (vitamina E), proteggere dai raggi nocivi del sole. Che sia in crema, in fluido o in gel, l’idratante da giorno dovrebbe contenere un fattore di protezione (Spf) compreso fra 10 e 15, anche in inverno.

Cosa mettere:

se la pelle non presenta particolari problemi, si può utilizzare una buona crema da giorno dall’azione esfoliante. Nel beauty non devono più mancare il contorno occhi e labbra, formulazioni che prevengono la formazione di segni di espressione, e contribuiscono a distendere le prime rughe e “riempire” i solchi.

Le mosse: lo scrub, in base al tipo di pelle, va

fatto una volta a settimana. La pulizia professionale, con peeling chimico, una volta l’anno. Lo stile di vita mostra i suoi effetti: chi dorme almeno otto ore, segue un’alimentazione equilibrata e non ha vizi (alcol e fumo) godrà di maggiori benefici.

A 40 anni È questa una soglia importante perché dopo gli “anta” la pelle diventa più delicata, maggiormente sensibile al clima, ed i piccoli vasi sanguigni che irrorano il viso perdono elasticità rendendo meno efficace l’ossigenazione cutanea. L’epidermide comincia a diventare più spessa, i pori iniziano a dilatarsi, le macchie scure a comparire. I prodotti sui quali puntare

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Cosa mettere: la crema ideale da applicare

ogni mattina, è quella a base di acido ialuronico, vitamina C ed E. È il momento di iniziare ad usarne una specifica, da notte. Il suo compito è quello di nutrire la pelle nel momento in cui è più ricettiva, da mezzanotte all’alba. Non dimenticare lo scrub una volta alla settimana, e maschere di pulizia profonda ogni 3 mesi in grado di risvegliare il colorito.

Le mosse: come sempre inserire nella dieta an-

tiossidanti (frutta, verdura, olio extravergine di oliva) per combattere i radicali liberi.


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Ritrovare freschezza e sorriso con l'acido ialuronico

peptidi, che stimolano la sintesi di nuovo collagene e danno un aspetto più fresco al volto, e i fitoestratti, che proteggono i vasi sanguigni riducendo occhiaie e gonfiori. Peeling settimanale, semestrale dall’estetista, annuale dal dermatologo o dal chirurgo estetico per quello più profondo.

Le mosse: se le rughe di espressione sono diventate marcate, regalando quell’odiosa aria sempre stanca, le “punturine” di acido ialuronico e collagene, infiltrazioni di botox, rappresentano la soluzione soft per far ritrovare freschezza al volto.

Dopo i 60 anni La pelle diventa sempre più sottile e fragile; appare più secca, opaca e stanca. Ma non disperate: i rimedi che permettono di non trascurarla, nel suo inesorabile corso, per fortuna ci sono. Oggi si può restare giovani dentro, ma anche fuori.

Cosa mettere: sieri con acido ialuronico, colla-

A 50 anni Gli effetti della menopausa si fanno sentire: con il calo della produzione degli estrogeni si riducono anche la densità e la compattezza del derma, lo strato più profondo della pelle, che da questi ormoni trae elasticità. La pelle diventa quindi più sottile, mostrando i primi cedimenti, diventa più secca, assume un aspetto più opaco.

gene o ceramidi, sono le nuove formulazioni per contrastare le ossidazioni del tempo. Le proteine del lievito aiutano a ricompattare, mentre elementi vegetali come pappa reale, olii, burri e cere naturali nutrono la pelle intensamente. La crema da notte deve contenere grandi quantità di ceramidi, molecole in grado di ricostruire lo strato corneo. Ottime (e consigliate) tutte le formule che stimolano la produzione di collagene.

Le mosse: infiltrazioni biorivitalizzanti, fotoringiovanimento laser e mini lifting senza bisturi sono i trattamenti mirati per prendere con più filosofia il tempo che passa.

Cosa mettere: i sieri, formulazioni più concen-

trate contenenti principi attivi come l’acido ialuronico, le vitamine (A, C, E), vari estratti vegetali e gli aminoacidi, vanno applicati prima della crema da giorno. Si assorbono immediatamente e, in caso di pelle particolarmente sofferente, possono essere riapplicati più volte durante il giorno. La crema da giorno deve essere a base di fitoestratti (fitoestrogeni come quelli ricavati dalla soia o altri estratti naturali), che abbia l’azione di ridensificare il derma e rimodellare il viso, mentre quella da notte deve contenere oligopeptidi, sostanze formate da aminoacidi che agiscono a livello del derma, ridensificandone la struttura, e apportando idratazione e volume dove mancano. Essendo zone piuttosto segnate, il contorno occhi e labbra sono fondamentali: prodotti, da mettere mattino e sera, con principi attivi ad azione antiaging e liftante, come i

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Occhio all’etichetta Dalla crema idratante al siero illuminante, dal fondotinta allo struccante, i prodotti alleati di bellezza sono entrati a far parte della vita quotidiana. Una categoria di emulsioni di largo consumo e di ampia diffusione, legati a comportamenti abituali: nel corso della stessa giornata se ne utilizzano svariati, anche inconsapevolmente. Ma non per questo senza effetti collaterali. La qualità diventa quindi l’elemento primario da garantire. Dato che si tratta di merci che circolano liberamente nel mercato interno, l’Unione Europea ha varato un Regolamento, “operativo” dallo scorso anno che mira a uniformare le procedure in tutti gli Stati membri. Si tratta di norme che hanno riordinato l’intero settore della cosmesi, introducendo anche nuovi obblighi a tutela, prima di tutto, della salute: sulla composizione dei prodotti e sulla loro etichettatura, sui controlli nei processi di produzione e distribuzione, sulla vigilanza degli effetti avversi. Le informazioni relative agli ingredienti contenuti in ogni prodotto si trovano sull’etichetta, che va letta attentamente per evitare di usare cosmetici che, per esempio, potrebbero contenere sostanze alle quali si è allergici. In particolare, con le nuove norme, i contenitori e gli imballaggi dei prodotti devono riportare sia chiare informazioni inerenti il produttore, sia

l’elenco degli ingredienti contenuti e le precauzioni per l’impiego (anche per i cosmetici di uso professionale). Altra novità che è stata inserita è l’indicazione in etichetta dell’eventuale presenza di nanomateriali, ovvero particelle di dimensioni piccolissime, utilizzate per esempio in conservanti o coloranti. Per quanto concerne la presenza nei cosmetici di “tracce” di sostanze vietate, quali i metalli pesanti (tipo piombo o cromo) è tollerata a condizione che sia “involontaria”, “tecnicamente inevitabile”, che si verifichi nonostante “l’osservanza di buone pratiche di fabbricazione” e che il prodotto risulti sicuro “nelle condizioni d’uso ragionevolmente prevedibili”. Si è creato, quindi, un sistema di cosmetovigilanza a livello europeo, anche per porre un freno alla produzione di cosmetici con sostanze nocive o poco sicure, e contrastare la contraffazione. Di fatto, il Regolamento introduce in tutti i Paesi Ue l’obbligo della tracciabilità del cosmetico. Si possono così ottenere maggiori controlli in tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione. Identificando il lotto, è possibile risalire al prodotto che ha provocato una reazione avversa e, se non conforme alle regole, adottare le misure per renderlo conforme o ritirarlo dal mercato in tutti i Paesi membri.

Contraffazioni e conservazione: guida online del Ministero Dover acquistare i cosmetici, come reagire agli eventuali effetti collaterali di ciprie e ombretti, come utilizzarli in modo da non danneggiare la pelle? E quali informazioni cercare quando si leggono le etichette che riportano le sostanze di cui sono composti? A questi e tanti altri dubbi risponde la guida online pubblicata sul sito del Ministero della Salute, utile per tutta la categoria dei cosmetici, dai prodotti per l’igiene e la cura della persona (saponi, deodoranti, shampoo, bagnoschiuma, etc) a quelli per la bellezza (trucco, profumi, maschere e saponi di bellezza, prodotti per l’acconciatura e la tintura dei capelli, etc.). Il primo e più importante consiglio è di scegliere sempre canali di vendita regolarmente autorizzati, ricordando che i cosmetici possono essere commercializzati solo se il recipiente e l’imballaggio del prodotto riportano indicazioni sul contenuto, la scadenza, gli ingredienti usati. Il Ministero della Salute ha anche predisposto una scheda di segnalazione per la comunicazione di “effetti indesiderabili”, potenzialmente legati all’utilizzo di un prodotto cosmetico e che si manifestino in Italia. La scheda

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compilata può essere inoltrata tramite fax al numero 06.59943776 o tramite posta certificata dgfdm@postacert.it. Un capitolo a parte viene dedicato ai cosmetici contraffatti, che oltre a violare i diritti di proprietà industriale con l’utilizzo non autorizzato di formule non brevettate, l’impiego illecito di modelli e disegni industriali registrati (confezioni, packaging, contenitori) e la falsificazione di marchi depositati, contengono in genere sostanze di bassa qualità, che possono presentare un’elevata carica batterica a causa di processi produttivi svolti in ambienti non idonei dal punto di vista igienico sanitario. Ne consegue che il cosmetico risulta meno efficace e spesso in grado di danneggiare la salute, provocando disturbi più o meno gravi quali reazioni cutanee, allergie, arrossamenti, etc. Un cosmetico contraffatto non è sempre facilmente riconoscibile. Solitamente presenta un prezzo di vendita inferiore rispetto al prodotto originale, viene venduto attraverso canali diversi (come per esempio commercio ambulante non autorizzato o internet) e presenta un’etichettatura non conforme. ■




Anni 6, appuntamento dal dentista

È a questa età che bisogna programmare una visita ortodontica, per la salute della bocca, della masticazione e la prevenzione di alcune patologie quali cefalee, difetti di postura, respirazione di Gianluca Tuteri, pediatra illustrazioni di Sabrina Ferrero

Ognuno di noi ha un ricordo, più o meno nitido, della famosa foto ricordo scattata a scuola prima delle vacanze estive o al termine di un ciclo di studi e del fotografo che dopo averci disposti in fila, al momento dello scatto ci fa pronunciare la parola “cheese”, perché il movimento che le labbra

hanno nell’emettere questa parola simula il sorriso. Si dice, infatti, che l’immagine di una persona che rimane più impressa nella memoria di chi la guarda è quella in cui il sorriso è protagonista, suggerendone la personalità. Se la linguistica identifica e interpreta un messaggio, celato da un codice,

da parte del destinatario che è a conoscenza del codice, la fotografia allora ne codifica il linguaggio e ce ne “svela la storia”. E chissà quanti eventi, quale cura e attenzione sono nascosti in un bel sorriso: questo aspetto ha ancora più valore se le foto che immortaliamo sono alla ricerca

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dell’attimo in cui sorride un bambino. Tale espressione del volto è il risultato di un meccanismo certosino che interessa muscoli, ossa e masticazione. Se poi riflettiamo su quanto impegno e finezza dei movimenti sono richiesti per aprire la bocca, affinché la smorfia che facciamo risulti uno smagliante sorriso, capiamo l’importanza di controllare adeguatamente e periodicamente che questi eventi si svolgano correttamente e che ci siano le premesse perché ciò avvenga. Ecco che qui entra in gioco l’ortodonzia, una specializzazione della odontoiatria che si prefigge come principale obiettivo la salute della bocca, della masticazione e di conseguenza la prevenzione di alcune patologie quali cefalee, difetti di postura, respirazione orale. Meglio sono allineati i denti e più è facile pulirli e meno facilmente sopravverrà la carie, migliore è la giustapposizione tra le due arcate dentarie, minore sarà l’incidenza delle “paradontosi”, che sono la causa principale della caduta precoce dei denti. L’altro obiettivo è di natura estetica, da non sottovalutare e da non considerare come del tutto frivolo, né limitato alla qualità del sorriso: i denti supportano tutta la forma del viso; migliorano l’aspetto fisico e rafforzano la sicurezza in sé. La qualità dell’“occlusione dentaria” dipende molto dalla razza. In quella bianca la percentuale di soggetti con un’occlusione ottimale, detta di I° classe, è

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di poco superiore al 50%; le malocclusioni dentarie, distinte in II° e III° classe, sono disturbi che interessano il resto della popolazione caucasica. Queste classi rappresentano l’oggetto principale dell’attenzione dell’ortodonzia, e dettano anche, in linea di massima, i tempi dell’intervento. Possiamo facilmente dividere il profilo del volto in tre parti: la fronte, la parte intermedia e la mandibola. La prima è quella che cresce più lentamente (non cresce quasi); la seconda cresce più velocemente, mentre è la terza quella che cresce di più: queste diverse velocità segnano il passaggio tra la fisionomia del bambino e quella dell’adulto. Le malocclusioni di seconda classe sono caratterizzate da un’arcata superiore troppo avanti rispetto all’inferiore anche se spesso è l’inferiore ad essere troppo indietro, ne era affetto, in modo evidente, il noto cantante Freddie Mercury dei Queen. Le malocclusioni di terza classe sono caratterizzate, invece, da un’arcata inferiore troppo in avanti rispetto alla superiore: i denti inferiori stanno davanti ai superiori, ne sono un esempio importante molti regnanti della Casa d’Asburgo (Carlo II e Filippo IV di Spagna). Per le malocclusioni della seconda classe possiamo (e dobbiamo) aspettare per intervenire; per quelli della terza, dobbiamo affrettarci. In realtà, mai

...quando sorride non riuscite a vedere i denti inferiori perché totalmente nascosti da quelli superiori

nella sua storia l’uomo bianco ha masticato così male e ha avuto un “apparecchio masticatorio” così scadente come ai giorni nostri, infatti, i denti dei neri, anche quelli che vivono in condizioni di povertà estrema, sono perfetti. Le cause? Noi occidentali mastichiamo poco, da piccoli mangiamo omogeneizzati, polpette, purea e da grandi cibi morbidi: la masticazione è dunque breve e poco efficace. La grandezza dei denti è definita geneticamente, ma le dimensioni e la forza della mandibola dipendono dall’esercizio. Se questo non produce uno sviluppo adeguato della mascella e della mandibola, ne deriva l’affollamento dei denti, che è il problema più comune di fronte al quale si trova l’ortodontista: denti più grandi rispetto all’osso in cui sono alloggiati. Poi, anzi prima, ci sono le abitudini viziate riguardanti il succhiamento, durante la suzione del capezzolo la lingua schiaccia il capezzolo contro il palato duro e fa vigorosamente da sigillo alla cavità orale. Nell’alimentazione artificiale l’assunzione del latte è molto più facile e la lingua si colloca più in basso e si contrae con meno vigore. Ma c’è ancora una cosa: la sostituzione del biberon di vetro con un biberon di plastica, leggero e infrangibile, ha favorito la diffusione del “biberon autogestito”. Vedete quanti bambini, di 2, 3, anche 4 anni, passeggiando in carrozzina, tengono tra le mani e

...quando chiude i denti superiori sono all’interno di quelli inferiori da tutti e due i lati


in bocca biberon con succhi o liquidi dolci, dai quali succhiano quasi in continuazione. Questo, assieme al succhiotto e alla suzione del dito, un fenomeno molto europeo, porta all’abitudine della suzione infantile, allo spostamento in avanti dell’arcata dentaria superiore e allo sventagliamento dei denti di sopra in avanti. Le popolazioni africane succhiano il seno fino a 2-3 anni, non usano il biberon, mangiano cibi più duri, bevono l’acqua, magari non pulita, ma molto più ricca di sali. Ecco quindi che di fronte alla mancanza di spazio, al succhiamento del pollice, all’uso anomalo della lingua, alla perdita precoce dei denti da latte, cosi come ad una respirazione orale causata dall’ipertrofia adenoidea e/o tonsillare, condizioni che determinano uno scorretto posizionamento dei denti, l’intervento dell’ortodontista, al fine di stabilire l’origine precisa dell’anomalia e orientare correttamente la crescita dell’osso mascellare, della mandibola e dei denti stessi, è necessario. Cari genitori vi chiederete, però, a che età è consigliabile portare il bambino dall’ortodontista; in realtà l’invio avviene da parte del pediatra, oppure, non è raro che sia la famiglia stessa che percependo l’esistenza del problema, magari preoccupata per l’aspetto del volto del piccolo, lo consulta o addirittura anticipa l’intervento. La maggior parte della letteratura

...quando chiude i denti superiori di un lato sono all’interno di quelli inferiori

in materia ritiene che l’età migliore sia intorno ai sei o sette anni: è più semplice intervenire su un osso più tenero, modellabile, per di più in quest’epoca potrebbero essere scoperte condizioni che, se trattate subito, sono facilmente correggibili; ciò minimizza o elimina del tutto la necessità, in un secondo momento di un trattamento ortodontico più complesso e può inoltre rappresentare un notevole risparmio nel costo totale del trattamento. Ogni tipo di mal-occlusione comporta un diverso approccio terapeutico, qualche volta è necessario rimuovere alcuni denti per lasciare lo spazio adeguato agli altri; altre volte si utilizzano, come noto, gli “apparecchi” che hanno caratteristiche diverse per correggere le diverse anomalie, per esempio allargare il palato con stimolazioni meccaniche artificiali, che sostituiscono la stimolazione di una vigorosa masticazione. Qualunque tipo di apparecchio si utilizzi è necessario mantenere elevata l’attenzione sulla pulizia della bocca perché tutti i ferri, elastici, viti ed altri materiali “estranei” possono favorire la presenza di batteri con il rischio di infezioni, talvolta gravi. Ci sono, comunque, dei tempi consigliati per le diverse situazioni. Per una “seconda classe” è doveroso aspettare, anche perché, questo difetto tende a correggersi; se non è mantenuto da abitudini

viziate, si interviene, perciò, nella maggior parte dei casi, quando la seconda dentizione è completa, o almeno abbastanza avanzata, tra i 10 e i 14 anni. Ci sono poi, naturalmente, due altre variabili di cui tener conto, che sono la gravità del difetto e il sesso (le femmine maturano, anche la dentatura, almeno un anno prima dei maschi). Invece per le terze classi conviene intervenire già a 4, 5 anni, altrimenti la mandibola continua a crescere. Anche per le asimmetrie di sviluppo, il cosiddetto “morso incrociato”, dove in genere il combaciamento delle due arcate dentali non è corretto da un lato perché il palato è stretto, conviene intervenire presto per non lasciar peggiorare la deformità: stesso tempo di intervento che per la terza classe. Ma ci sono condizioni per le quali si interviene e basta, a qualunque età, quando ce n’è bisogno: per esempio i disturbi importanti della respirazione nel sonno, con le apnee notturne. Iniziare prima non vuol dire necessariamente anche finire prima, dato che l’intervento ortodontico, o almeno il controllo costante, deve essere mantenuto fino a dentizione matura. In fin dei conti da un sorriso nasce sempre un altro sorriso, capacità innata e contagiosa. E quale regalo più bello possono donare i genitori al proprio figlio se non un sorriso... in perfetta forma?! ■

...quando sorride i denti superiori sono molto più sporgenti di quelli inferiori

...quando sorride gli incisivi inferiori sporgono in avanti oltre gli incisivi superiori

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Licenziati e depressi In Italia aumenta sempre più il tasso di disoccupazione, ma il dato non è solo di natura economica, perché le conseguenze psicologiche possono portare ad un vero e proprio disadattamento ed essere anche drammatiche di Francesco Fioroni medico psichiatra, psicoterapeuta

Il tasso di disoccupazione in Italia ha superato quota 3 milioni, un livello mai toccato sino ad ora. Un dato allarmante se si pensa che ri-

guarda in gran parte i giovani, ma che pesa anche su chi ha una famiglia a carico ed un mutuo da pagare, perché “reinventarsi” in età

avanzata, in un Paese che di possibilità di reinserimento ne dà poche, se non nessuna, è ancora più difficile. Se poi si considera che

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le poche occasioni che si aprono riservano assunzioni con contratti a termine e altre forme atipiche, il panorama diventa davvero critico. Affrontiamo l’argomento col consueto alternarsi di domande e risposte sui temi specifici.

venta la primissima causa dello strutturarsi di uno stato depressivo. Una tale sofferenza interiore che spesso può portare a gesti estremi di disperazione, come la cronaca degli ultimi tempi conferma sempre più spesso.

Dal punto di vista psicologico, perché è così importante avere un lavoro?

Quali le conseguenze?

Perché rappresenta, prima di tutto, una fonte di reddito sicura per poter gestire la propria sussistenza, quindi il pagamento dell’affitto o della rata del mutuo, delle utenze, delle tasse, dell’assicurazione auto, del bollo, della spesa per mangiare e vestirsi, etc. E se ci sono i figli, di pagare la retta dell’asilo o dell’Università. In base al reddito si regolano le proprie finanze per mantenere anche il senso d’identità e dignità, pur se lo stipendio è “risicato” e si ha paura di non arrivare a fine mese. Avere un impegno di lavoro permette poi di scandire i propri tempi (alzarsi, affrontare le giornate, dedicarsi allo svago, andare in ferie): altrimenti si avverte una giornata infinita e le ore che intercorrono dalla mattina alla sera diventano interminabili, si comincia a soffrire di un forte senso di solitudine e isolamento, ci si sente amorfi, inutili e inadeguati nei confronti della società. Il lavoro consente di instaurare relazioni sociali, quindi di entrare in contatto con altre persone, di socializzare sia dentro che fuori l’ufficio (o magazzino o studio che sia) e apre prospettive future. Ci rende parte attiva di un sistema, permette di esercitare e potenziare le proprie qualità, le proprie attitudini e competenze. Chi lo ha perso arriva a negare tutto ciò con conseguente attacco alla propria autostima e al senso di valore personale. Un impiego sul quale si è investito per anni rimanda inevitabilmente al proprio futuro, a quello che si vuol fare e si vorrebbe essere a breve e a lungo termine. Ecco perché la perdita di speranza per il futuro di-

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Si va incontro a quello che viene definito disadattamento lavorativo, che viene spesso attribuito a fattori che riguardano il contratto (sovente precario), una dirigenza incompetente, relazioni disfunzionali nella struttura gerarchica e relazioni distorte fra colleghi. Si inizia a provare una grande tristezza, un forte disinteresse per le attività quotidiane. L’ansia si alterna alla depressione in un vortice senza fine che alimenta l’impotenza e suscita sfiducia.

Chi resta senza lavora spesso si incolpa di mancanza di personalità

Perché il lavoro è strettamente connesso al concetto d’identità sociale, ovvero l’insieme di caratteristiche e di sentimenti che l’individuo prova e si attribuisce nel considerare la propria appartenenza a uno o più gruppi, in pratica un biglietto da visita con cui presentarsi, con cui ricevere una approvazione sociale, sentirsi capace di fare qualcosa che trova senso e dimensione. Fare qualcosa che gli altri apprezzano permette alla persona di avere considerazione di sé e induce a mettere in atto dei comportamenti responsabili ed equilibrati. Ecco allora perché i senza lavoro,

che si ritrovano senza più un ruolo nella società, si sentono degli incompetenti, dei “falliti”.

Quindi cosa succede?

È a questo punto che sopraggiunge un’emozione molto importante sul fallimento della conduzione lavorativa: la vergogna. Non si tratta di un sentimento deleterio, come quello del senso di colpa, ma di un sentimento “sociale” che consente la presa di consapevolezza del fallimento lavorativo e la modifica del rapporto tra individuo e contesto lavorativo. Chi resta senza lavoro si domanda il “perché” di questa situazione. E non è raro che la causa la imputi a comportamenti assunti o a tratti della propria personalità: “non sono stato capace di adattarmi e non mi hanno voluto o era meglio se quello che pensavo non lo dicevo”. In questo modo si attribuisce un’influenza su quanto avvenuto ben maggiore della realtà, reagendo al senso d’impotenza di fronte a quanto sta avvenendo. Con il rischio, appunto, della perdita dell’autostima e del sopravvento della vergogna, dalla quale ci si può salvare ricorrendo ad un po’ d’ironia, che permette di attenuarla, rendendo accettabile, ma anche modificabile, un sentimento utile seppure doloroso.

Cosa fare allora?

Sul fronte della prevenzione primaria sono fondamentali l’informazione e la comunicazione, che possono essere effettuate seguendo un modello presente in tutti i Paesi europei, che prende il nome di Osservatorio permanente sul disadattamento lavorativo. In Italia, pur esistendo da anni leggi ad hoc che tutelano il lavoratore, la maggior parte gli interventi riguardano il “mobbing”, che seppure importante è l’ultimo anello del progressivo disadattamento del lavoratore. Per quanto riguarda la preven-



zione secondaria, è fondamentale il coinvolgimento del medico di fiducia e del medico competente (che in questi casi è il medico del lavoro dell’azienda). Spesso, tra queste due figure istituzionali non si eccelle nella diagnosi precoce dei primi sintomi disadattivi, attribuiti soprattutto a stress, e si configurano percorsi difettosi, sia nella diagnosi che nella terapia. Per quanto riguarda la prevenzione terziaria, ovvero della cronicizzazione del disadattamento, va ricordato che anche se il lavoratore dimostrerà in sede medico-legale che la sua patologia è attribuibile al disadattamento lavo-

rativo, non potrà avere quella tutela giuridica (quindi richiesta della causa di servizio, di equo inden-

nizzo o di invalidità) che, invece, viene riconosciuta a tutta la patologia traumatica.

L’IMPORTANZA DEL SUPPORTO PSICOLOGICO Dopo aver investito per anni in quel settore, dal momento in cui una persona si ritrova senza lavoro passa tre fasi: 1) Incredulità - Sembra impossibile che possa essergli successa una cosa del genere e dice a se stesso che comunque ne verrà fuori. 2) Pessimismo - Dopo vari tentativi che non portano a trovare un altro lavoro arriva a pensare che forse non ci riuscirà più. 3) Rassegnazione - Iniziano a comparire sintomi depressivi, quali ripiegamento su sè stessi e perdita di speranza, per cui si pensa che non se ne verrà mai fuori. Le conseguenze psicologiche sul piano della perdita del lavoro sono innumerevoli, amplificate dalle caratteristiche di personalità e dai tratti nevrotici del soggetto. Generalmente si osservano alterazioni del ritmo sonno-veglia, insonnia, modifiche dell’appetito, mancanza di autostima, senso di fallimento. Il decorso della sintomatologia è fluttuante: inizialmente la persona che perde il lavoro è motivata dalla ricerca di un altro posto, mano a mano che prende consapevolezza che questa possibilità viene meno, subentrano sentimenti di pessimismo e abbattimento. La persona tende ad isolarsi

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dagli amici, dal contesto sociale, perché prova vergogna, avverte un senso di inadeguatezza, di perdita delle proprie sicurezze. Si evidenziano, inoltre, ansia e preoccupazione legate alla situazione d’instabilità, rafforzate dall’attuale crisi economica che può costringere una persona a periodi di inattività lavorativa anche di lunga durata. L’obiettivo da raggiungere è l’accettazione di questo momento di vita, senza negarlo o evitarlo, ma ricorrendo a strategie comportamentali di coping, messe in atto per fronteggiare una situazione difficile e adattarsi emotivamente. Dunque “fronteggiamento”, “gestione attiva”, “risposta efficace”, “capacità di risolvere i problemi”. Più lo stato di “senza lavoro” si prolunga, più gli effetti negativi sull’autostima e sull’autoefficacia aumentano, incentivando i comportamenti disfunzionali e riducendo i tentativi di uscire dalla propria condizione. Per questo è fondamentale richiederne un sostegno. Rivolgersi ad uno specialista, non equivale a commiserarsi: rappresenta un modo ed una risorsa per riattivare le capacità di reazione personali. O di potenziarle. ■




Malta, baciata dal sole Spiagge color oro o rossastre fanno da perimetro ad un arcipelago ricco di storia e di paesaggi mozzafiato. A solo un’ora di aereo dall’Italia… Testo e foto di MARIA PIA PEZZALI giornalista, scrittrice e viaggiatrice

Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha letto le avventure di Corto Maltese. Un personaggio “cult” della migliore graphic novel europea, ma anche un vero e proprio mito letterario del Novecento. È un viaggiatore, un ironico marinaio che unisce aspetto e carattere mediterraneo a una cultura anglosassone. Corto, che in spagnolo significa “svelto”, fu creato dal grande disegnatore veneziano Hugo Pratt nel 1967. Le sue avventure si ambientano nel corso dei primi trent’anni del ‘900, fra Vene-

zia, le steppe della Manciuria, le isole dei Caraibi, i deserti Dancali in Etiopia, le foreste amazzoniche, le onde del Pacifico. Corto è un antieroe che alla ricchezza preferisce libertà e fantasia, è un moderno Ulisse in grado di farci viaggiare nei luoghi più affascinanti del mondo. Il “Corto” più celebre della letteratura del Novecento nasce - secondo la sua storia - il 10 luglio del 1887 a La Valletta, in uno degli arcipelaghi più belli e meno affollati del nostro Mediterraneo: quello Maltese.

E così è nato il mio viaggio. Incuriosita dai natali di Corto Maltese ma ancor di più dal desiderio di conoscere quelle terre in mezzo al mare così vicine a casa nostra; di Malta, inoltre, avevo solo un’immagine amara, quella storica della Seconda guerra mondiale che ha visto la Flotta Italiana - a seguito dell’Armistizio - arrivare nell’Arcipelago per consegnarsi al nemico. E così ero decisa a rimuovere (almeno in parte) quelle parole dolorose che mi continuavano a risuonare in testa e che venivano

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dalla voce dell’Ammiraglio Cunningham dirette, nel 1943, all’Ammiragliato a Londra: “Ho il piacere di comunicare alle Signorie Vostre che la Flotta da battaglia italiana è all’ancora sotto i cannoni della fortezza di Malta”. Malta, mi dicevo, deve essere qualche cosa di più: sopra e sotto l’acqua. Da Pozzallo, in Sicilia, e a bordo di un aliscafo, l’arcipelago maltese si raggiunge con un’ora e trenta di traversata. In alternativa con una sola ora di volo, partendo da Roma. Un arcipelago di tre terre soltanto, baciate dal sole e abbracciate dal mare. Blu, cristallino, fresco e limpido come una sorgente alpina. Le terre, selvagge e aride ma fortemente intrise di passato e sorprendentemente proiettate verso il futuro. Sott’acqua, immancabile per me, la natura semplice e intensa del Mediterraneo. Un miraggio? Tutt’altro: l’arcipelago con Malta, Gozo e Comino è tutto fuorché un sogno. Meta preferita più dagli anglosassoni che dagli italiani, complici le vicende storiche, la guida a destra e, fino a poco tempo fa, la sterlina

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quale moneta locale, oggi Malta sente di voler tornare vicina all’Italia, alla quale appartiene se non altro geologicamente. Un grande aiuto in questo desiderio, prevalentemente turistico, è sicuramente l’introduzione dell’euro, quale moneta unica, dal 1 gennaio 2008.

Un “giovane” arcipelago con più di 7.000 anni di storia

Malta, in realtà, è molto più diffusa nel nostro tessuto sociale di quanto si possa immaginare ed è la terra natia di quell’ordine di Cavalieri tanto celebri quanto discreti, quest’ultima una caratteristica tipica di tutti gli abitanti maltesi. Riservati, attivi, solerti. Dalla gentilezza innata, dal sorriso aperto, dalla disponibilità sincera.

A dispetto di coloro che lo considerano un arcipelago “giovane”, quello maltese vanta oltre settemila anni di storia. Soltanto il Militare Sovrano Ordine Ospedaliero ha alle sue spalle 960 anni di storia, facendo risalire la sua nascita al lontano 1048. E se giovane lo è per certi aspetti (è entrata a far parte dell’Unione Europea nel 2004), la vera età di Malta è testimoniata dal suo ultramillenario e articolato passato. Oggi il paese è il risultato di tutti i suoi settemila anni di storia, della quale i maltesi vanno assolutamente orgogliosi. Ma il passato dell’arcipelago è anche quello più recente, proprio quello della Seconda guerra mondiale, che l’ha vista una protagonista strategica nello scenario della guerra sul mare, e non senza sofferenze. Recentemente, un ristoratore maltese durante i lavori di restauro del proprio locale, ha scoperto casualmente una vera e propria città sotterranea. Un intricato dedalo di cunicoli, gallerie e stanze adibito a rifugio antiaereo durante i pesanti bombardamenti. Sottoterra c’era tutto quanto po-



UN SET PER GRANDI FILM Malta è uno dei set cinematografici preferiti dai grandi registi, che nelle isole riescono a trovare le condizioni ideali per i set più strepitosi. Basta ricordare “Troy” di Petersen con Brad Pitt, il “Gladiatore” di Scott (vincitore di ben 5 Oscar) ma anche “Alexander” del regista Oliver Stone, il mitico “Popeye” (la città del cartoon la potrete trovare ancora abbarbicata sulle scogliere di Anchor Bay, vicino a Mellieha a nord-ovest di Malta www.popeyemalta.com/) e poi tanti, tantissimi spot pubblicitari, remake ed altro ancora. Malta è considerata in assoluto uno dei migliori luoghi al mondo per le riprese subacquee e per la ricostruzione di battaglie navali. teva servire per resistere giorni senza vedere la luce del sole: stanze attrezzate a pronto soccorso per curare i malati ma anche per far nascere i bambini, cucine, infermerie, dormitori, luoghi di preghiera e istruzione per donne e bambini. Malta è un Paese proiettato verso il domani, che punta sui giovani, sul turismo ma attento alla tutela del proprio inestimabile patrimonio storico e ambientale. Le isole hanno ancora quel sapore di scoperta che spesso contrasta, ma non entra in conflitto, con l’animo moderno del Paese. Il suo clima dolce, la sua posizione strategica al centro del bacino Mediterraneo, la costruzione (non distruttiva) di nuovi alberghi di elevato standard qualitativo, la vicinanza con l’Italia e quella voglia di rendere il Paese un “moderno-antico” punto di riferimento, sta andando verso un futuro fatto di incontri di rappresentanza e molto, molto di più. Malta e le sue sorelle sono la destinazione per una vacanza ideale. Per scoprire città antiche ricche di arte, paesaggi mozzafiato, ristoranti tipici ma anche per tuffarsi nelle sue acque pulite e limpide e per stendersi poi al sole delle tante spiagge che le isole mettono a vostra disposizione. Quelle più conosciute sono la Golden Bay, che prende il nome dal colore dorato della sua rena, e la Mellieha Bay,

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entrambe situate nella parte settentrionale dell’isola principale. Le spiagge sono dotate di centri sportivi acquatici attrezzati con la possibilità di noleggiare piccole imbarcazioni. Ideali per le famiglie con i bambini anche se è sempre bene prestare attenzione alle correnti che spesso interessano questi versanti dell’isola. Da non perdere però anche la Ramla lHamra Bay a Gozo, la più grande dell’isola. Nella lingua maltese “Hamra” significa “rosso”, nome con il quale è stata battezzata questa spiaggia proprio a causa della sua colorazione rossastra. Il mare trasparente e la sabbia rosata la rendono uno degli angoli più caratteristici di Gozo. Questa, se siete amanti della natura incontaminata e dei paesaggi solitari, è

l’isola che fa per voi, un frammento di terra di soli 67 km² di superficie, con 14 km di lunghezza e 7,25 km nel punto di massima larghezza. Pareti vertiginose, terre dalle tinte del deserto addolcite dal verde della macchia mediterranea; i paesaggi sono intensi e selvaggi mitigati dalla bellezza dei panorami. Ovunque il blu, limpido, intenso, profondo del Mare nostrum. A ricordarcelo è la “Finestra Azzurra”, a nord-est dell’isola, un’arcata naturale, rocciosa, massiccia che si apre sul blu carico del mare, oggi agitato e spumoso sotto le folate del vento. Siamo in prossimità della baia di Dwejra, un’insenatura tondeggiante alla cui imboccatura s’innalza massiccio e tozzo Il Gebla-Tal-General, più noto con il nome di Fungus Rock. Poco lontano si erge un torrione medievale da cui i Cavalieri di San Giovanni sorvegliavano a vista il monolito, per impedire che qualcuno raccogliesse il rarissimo fungo che cresce sopra di esso, cui erano attribuite prodigiose virtù medicamentose. Sotto di noi a due passi da Ras id-Dwejra, lo sperone della Finestra Azzurra, si apre il Blue Hole, uno degli angoli più visitati dell’isola di Gozo. E per gli amanti delle immersioni subacquee, tutto l’arcipelago è un autentico paradiso fatto di relitti e vita marina, avvolti da un mare straordinariamente limpido e luminoso.

NOTIZIE & CONSIGLI Come arrivare: in aereo da Roma, con volo diretto (1’h 5’), ma anche da molti altri aeroporti italiani. In aliscafo da Pozzallo (Ragusa) in 1h 30’. Moneta: euro Lingua: maltese, inglese, italiano Elettricità: serve un adattatore “inglese” Documenti: carta d’identità Traghetti: da Malta per Gozo (25’) e viceversa: prezzo a persona A/R è di 4,65 euro. Info: http://www.visitmalta.com/it/ ■



Il cane bastonato A quanto pare i nostri amici scodinzolanti non provano sensi di colpa, ma sanno come reagire quando li sgridiamo di Chiara Baldetti

Avete presente il classico sguardo da “cane bastonato”? Se esiste questa espressione nella nostra lingua è proprio perché solo i nostri amici a quattro zampe riescono a fare quegli occhioni colpevoli e farci tanta pena, ma è molto probabile che non si sentano davvero in colpa quando lo fanno. Ci spieghiamo meglio: lo sguardo basso, le rughe sulla fronte, gli occhi lucidi fanno parte di una posa che i cani imparano ad “eseguire” perché sembra placare i padroni apparentemente arrabbiati per qualcosa. Secondo la Professoressa Bonnie Beaver dell’A&M University’s College of Veterinary Medicine del Texas e direttore esecutivo dell’American College di comportamentistica veterinaria: “Cercano di accon-

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tentarci, ci osservano e sanno come calmarci. Bisogna imparare a prenderne atto”.

Questa loro espressione altro non è che una reazione agli atteggiamenti umani che imparano a rico-

“HO FATTO LA PUPÙ NELLE SCARPE PREFERITE DELLA MIA MAMMA...” Come sempre il web è salito in corsa su un evento così fotografico e foriero di fantasie illimitate. Sono nate delle pagine seguitissime come Dogshaming.com e Shameyourpet.com o il canale youtube.com/crackrockcandy, che raccolgono immagini dei cani “colpevoli” di aver mangiato, sporcato o distrutto qualcosa, con accanto tanto di cartello che spiega cos’hanno combinato.


noscere. Quando rientriamo in casa e troviamo una malefatta del nostro cucciolo (una scarpa masticata, un rotolo di carta a brandelli, il tappeto sporco…) chiaramente non lo salutiamo con l’affetto al quale è abituato, ma, anzi, gli urliamo “Cos’hai combinato! Cattivo!”. E lui reagisce di conseguenza. Col tempo impara, però, che abbassare le orecchie e fare gli occhi lacrimosi funziona per placare i nostri animi e lo adotta come atteggiamento di difesa, più che di scusa. Lo ha provato per prima Alexandra

Horowitz, con il suo studio del 2009 sul “guilty dog look” (lo sguardo colpevole dei cani). Nel suo libro “Inside of a Dog: What Dogs See, Smell, and Know”, questa assistente di psicologia al Barnard College di New York ha analizzato 14 esemplari filmandoli durante una serie di prove e studiando le loro reazioni quando il padrone lasciava la stanza dopo avergli detto di non mangiare un bocconcino. Al suo ritorno a volte il bocconcino era stato mangiato, a volte no, ma “la cosa più importante è stato

scoprire che i cani facevano lo sguardo colpevole a seconda del tono usato dal padrone. Sia se avevano disubbidito, sia se non avevano toccato il boccone. Non dico che non provino senso di colpa in assoluto, ma certo lo sguardo pentito non vuol dire che la stiano provando in quel momento. C’è differenza tra senso di colpa e vergogna”. Perciò a fare la differenza, fondamentalmente, non sono i sentimenti del cane, ma il linguaggio del corpo e il tono di voce del padrone.

6 MOSSE PER INSEGNARE LE BUONE MANIERE Ecco qualche regola del dog-trainer e psicologo per cani Cesar Milan, per insegnare fin da cuccioli ai nostri amici a non masticare scarpe o altri oggetti proibiti. 1. Escludete i problemi medici. Il primo passo è assicurarsi che il cucciolo non abbia problemi medici seri. Carenze nutrizionali causate da una dieta povera e/o parassiti intestinali possono indurre alla pica (nutrirsi di oggetti non commestibili) che può essere scambiata per un problema comportamentale. Perciò prendete subito appuntamento col veterinario per escludere malattie o disturbi medici prima di procedere. 2. Appartamento a prova di cucciolo. Guardatevi intorno e cercate di togliere di mezzo tutto ciò che può attirare l’attenzione di un cucciolo ed essere potenzialmente pericoloso: agenti chimici, saponi, piante tossiche, fili della corrente… proprio come fareste con un bambino piccolo. Chiudete sempre le porte delle stanze che non volete rendergli accessibili, come lo studio o la camera dei bambini. 3. Incoraggiatelo a masticare le cose giuste. Prendete dei giocattoli che possano piacere al vostro cane, ognuno ha i suoi preferiti da masticare a volontà. Attenzione agli ossi perché un cane determinato potrebbe anche ridurli in brandelli e inghiottire i pezzi più

piccoli, rischiando di farsi male. Evitate gli ossicini di pollo, più facili da rompere, e prediligete quelli vegetali o gli stick dentali fatti apposta per cani. Per i giocattoli come le palline e i pupazzi sceglieteli di una misura adatta, abbastanza piccoli da riuscire a metterli in bocca e abbastanza grandi da non rischiare di inghiottirli. Non scegliete oggetti vecchi per farli giocare, come una ciabatta perché poi non capirà la differenza tra quella e una scarpa nuova. 4. Scoraggiate il masticamento inappropriato. Se trovate il vostro cane alle prese con un oggetto che non dovrebbe masticare, toglieteglielo e rimproveratelo. Dirigete la sua attenzione verso un oggetto che può masticare e premiatelo quando morde questo oggetto. Gradualmente il cane capirà quali oggetti sono “masticabili” e quali no. Se non ci riuscite potete usare dei deterrenti come delle sostanze amare o dal sapore cattivo (ma non tossico!) sugli oggetti che non deve mangiare. 5. Giocate con il vostro cane. Un cane stanco è un cane bravo! Imparate a trascorrere del tempo a giocare e fare esercizio col vostro cane, non solo per rafforzare il vostro legame ma anche per incanalare le sue energie in qualcosa di costruttivo invece che… distruttivo. ■

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Hobby House di Gelsomina Sampaolo

Libreria BAMBINI Topolini ciechi e altri numeri In questo volume, pubblicato per la prima volta nel 1961, il grande designer americano Ivan Chermayeff si misura con il mondo dei bambini. Con leggerezza e gusto del nonsense, ci accompagna in un conto da 0 a 10 pieno di divertenti giochi di parole. Chermayeff I.; Corraini; Euro 20,00

Come curare un’ala spezzata Nella frenesia indifferente della grande metropoli, nessuno sembra accorgersi di un colombo precipitato a terra, ferito. Nessuno, tranne un bambino: Bill. Una piccola e intensa storia sull’importanza di aprire lo sguardo al mondo e alla vita. Graham B.; Il Castoro; Euro 13,50

IN SALUTE Le nostre nonne si curavano così Ormai l’arte antica di curarsi con le erbe medicinali di campagna incontra nuovi e convinti estimatori. Il fitoterapeuta Gabriele Peroni con questa pubblicazione ne ravviva la memoria e, dove è necessario, la corregge, assieme ai suoi collaboratori. Peroni A. e G., Bonalberti C.; Macchione; Euro 20,00

Salute e bugie Scienza o pseudoscienza? Con la passione dello scienziato e l’esperienza del medico che da anni lavora sul campo, in questo libro Salvo Di Grazia rivela i trucchi e gli affari degli stregoni di oggi. Di Grazia S.; Chiare Lettere; Euro 13,60

BEST SELLER Non è più come prima Un libro sugli amori che lasciano il segno, che non vogliono morire nemmeno di fronte all’esperienza traumatica del tradimento e dell’abbandono. Un elogio al perdono, lavoro lento e faticoso per chi non rinuncia alla promessa di eternità. Recalcati M.; Cortina Raffaello; Euro 13,00

Cinema Saving mr. Banks Regia: J.L. Hancock con E. Thompson, T. Hanks, C. Farrell Trama: la vera storia della faticosa battaglia tra Disney e l’autrice P.L. Travers per la nascita del film “Mary Poppins”. Giudizio: sentimentale ma gradevole per tutta la famiglia.

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Non buttiamoci giù Su di un alto grattacielo londinese la notte Capodanno si ritrovano 4 sconosciuti con in comune il desiderio di farla finita. Cercheranno di aiutarsi a vicenda e di salvarsi la vita l’uno con l’altro. Dal libro è stato tratto recentemente il film omonimo. Hornby N.; Guanda; Euro 17,00

Musica AVICII True Dietro questo nome si cela un giovane dj svedese. Ogni singolo è un successo, a partire da "Hey Brother", un abile mix tra basi dance e voci folk/blues.



Oroscopo di Rolando Rossi giornalista e scrittore, studioso di astrologia

ARIETE dal 21/03 al 20/04

Salute e vita: presenze e opposizioni importanti nel vostro segno movimenteranno il mondo con terapie da aggiustare e con la ricomparsa di personaggi dimenticati, tornati attuali con proposte innovative. Sentimenti: siete come tenere foglie di primavera, ancora immobili come un cuore solitario, in attesa di un fremito d’amore. Studio e lavoro: nuvole fantasiose vi faranno pensare ad altre alternative, insieme a nuove proposte ritenute impossibili.

BILANCIA

dal 23/09 al 22/10 Salute e vita: Venere e Marte in disaccordo rispecchiano le vostre contraddizioni, facendovi sentire l’esaltazione di alcuni problemi irrisolti senza lasciarvi la possibilità di cadere fra le braccia dell’oblio, perché mossi solo da esigenze altrui. Sentimenti: vi sembrerà di essere entrati nell’infinito impossibile, invece siete semplicemente innamorati. Studio e lavoro: è probabile che vi risveglierete come una freccia appena scoccata da un arco dopo aver fatto centro, anche se non era quello il mirato.

SCORPIONE

Salute e vita: festeggerete con le rose in fiore e il sole tiepido per far germogliare il desiderato e per non perdervi nei grigiori delle terapie, mentre tutto potrà diventare possibile dalle guarigioni sperate ai successi attesi. Sentimenti: sarete in preda di quella collera del genere proibito, perché ironica, che vi sta logorando i rapporti sentimentali. Studio e lavoro: tutto diventerà possibile, ora che avete compreso la compagine della vostra costituzione.

dal 23/10 al 22/11 Salute e vita: galleggerete sull’umore positivo delle vostre conquistate realizzazioni, oppure con la soddisfazione davanti ai responsi di un esame o check-up clinico. Sentimenti: ve ne starete incantati di fronte a paesaggi primaverili traboccanti di energia vitale, dove la sinfonia dei volatili in amore sembrerà incoraggiarvi, attratti da tanto splendore. Studio e lavoro: paure estreme causate da notizie internazionali non faranno ben sperare, vi renderanno orfani di certezze ma ancor più avidi di affermazioni.

GEMELLI

SAGITTARIO

TORO dal 21/04 al 20/05

dal 21/05 al 21/06 Salute e vita: il successo si svilupperà attraverso gli scambi culturali, sostenuti da combinazioni astrali e orientati a migliorare le vostre condizioni sociali, ma dovete assumere una maggiore incisività nel ruolo dei maestri di vita. Sentimenti: per gestire bene anche i rapporti sentimentali dovete imparare ad usare sempre una maggior diplomazia. Studio e lavoro: in questo trascendere dell’esistere, ogni rinvio è tempo perso, occorre più determinazione e più fermezza, fino a rasentare i margini del lecito.

CANCRO

dal 22/06 al 22/07 Salute e vita: il vostro sistema nervoso sta assumendo una tensione bellicosa, che se liberata può diventare una pericolosa macchina da guerra. Conviene meditare per trovare importanti punti d’intesa per gestire la situazione in maniera più accomodante. Sentimenti: sussurrate alla vostra anima, assetata di giustizia, qualcosa che arrivi nel profondo per addolcire il vostro agire. Studio e lavoro: avventuratevi con i sogni nella realtà incantata dei vostri desideri, per esplorare il possibile con l’intento di trovare qualcosa di nuovo e per realizzarli.

LEONE

dal 23/07 al 23/08 Salute e vita: le dissonanze in atto sono in contrasto fra di loro, occorre profonda meditazione. Provate, almeno mentalmente, a ritirarvi soli in cima a una montagna, per immergervi nella gioia chiarificatrice con voi stessi, perché vi giunga più chiarezza e convinzione. Sentimenti: forse la divina Saffo ha esagerato nell’affidare ai secoli il suo solitario amore, perché voi dovete accelerare se volete regalare gioie al vostro cuore. Studio e lavoro: è il momento di sviluppare il vostro grado artistico, anche nella semplicità manuale del quotidiano.

VERGINE

dal 24/08 al 22/09 Salute e vita: non vi dovete spaventare se sarete costretti ad interessarvi dei misteri della vita, perché compariranno i dubbi sulle terapie e sui personaggi del vostro mondo, ma con molta precauzione perché vi conviene usare pazienza e molta intuizione. Sentimenti: rifugiatevi fra le braccia di amicizie sincere, quelle oramai diventate vostre sostenitrici integrali. Studio e lavoro: accettate pure consigli da menti fiduciose, che nel frattempo hanno mutato aspetto con i capelli imbiancati dalla vita.

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dal 23/11 al 21/12 Salute e vita: stanno arrivando quei giorni attesi dal desiderio rinnovatore già marcato sul calendario della speranza, ma saranno innovativi per i responsi delle terapie e molto impegnativi per ottenere le realizzazioni desiderate. Sentimenti: non dovete fuggire per solitarie accuse apparentemente prive di verità, ma affrontare i problemi per una giusta soluzione da ambo le parti. Studio e lavoro: permarrà quel sottile dolore che accomuna tutti per i soliti problemi collettivi, ma ognuno ha le proprie esigenze che dovrà risolvere soltanto in proprio.

CAPRICORNO

dal 22/12 al 20/01 Salute e vita: sarete costretti a percorrere strade in salita, come coloro che vagano per vicoli oscuri dove le case alte ed incombenti oscurano la via scoscesa, che esalta ancor più il lezzo della povertà che esce dai bassi e rende più triste l’andare. Ma voi dovete marciare perché in cima alla salita c’è il castello pieno di tesori. Sentimenti: ascoltate il sussurro del vostro spirito che vi dovrebbe spronare ad amare con più convinzione. Studio e lavoro: provate a percorrere strade campestri o sentieri boschivi dove l’odore puro della natura infonde coraggio ed obbiettivi sicuri.

ACQUARIO

dal 21/01 al 19/02 Salute e vita: quando ci sono dissonanze come adesso, dovete cercare il vostro orizzonte che riflette i cristalli colorati dell’universo, da dove voi dovrete intuire il vostro modo di operare, che deve essere sempre pronto a sostenere non soltanto i vostri pesi, ma anche quelli di altri a voi noti. Sentimenti: altri personaggi vorranno entrare nel vostro serraglio intimo, lasciamo a voi se accettare o no perché noi abbiamo fiducia nelle vostre selezioni. Studio e lavoro: ci saranno possibili passaggi per andare in altre soluzioni, ma saranno passaggi angusti marcati da paletti sacrificali.

PESCI

dal 20/02 al 20/03 Salute e vita: sarete costretti a guardare attraverso finestre adombrate che vorranno introdurvi fuori dal vostro mondo reale, con dimensioni austere imposte dal mondo poco autentico degli imbonitori, ma attraverso le buone terapie ed una buona riflessione dovreste trovare, anche questa volta, la giusta intuizione per aggirare gli ostacoli. Sentimenti: nelle notti frastornate dai sentimenti sarete scagliati contro i giacigli scomodi delle paure, interrogate il vostro cuore e agite con fermezza. Studio e lavoro: una certa libertà la dovete conquistare, perché l’uccello in gabbia non canta per amore ma per rabbia.




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