Aquariophylia 2 marzo 2011

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Blennius rouxi: i segreti della riproduzione Acquario marino tropicale: funghi che camminano

Lectio magistralis: convivere con gli Amphiprion Acqua dolce: vita e miracoli del Betta splendens Viaggiare: immergiamoci per osservare Pterois Evoluzione tecnica degli acquari marini


LA RIVISTA È…

CLICCABILE!

Questo è il secondo numero ed alcuni lettori, ancora abituati all’antica carta stampata, potrebbero sentirsi disorientati. Niente paura: lo siamo anche noi! Senza dubbio, però, questa pubblicazione multimediale potrà offrirvi numerosi vantaggi rispetto ad una rivista tradizionale. Ad esempio troverete filmati veri: cliccando su alcune foto queste prenderanno vita, proprio come nei giornali… di Harry Potter! Inoltre troverete delle pagine di link, che vi permetteranno di divertirvi in rete, guidati dagli autori della rivista. Molte pagine pubblicitarie sono interattive: cliccateci sopra e sarete invitati a casa delle aziende produttrici. Infine, noterete che tutti i link citati nelle pagine successive sono cliccabili: premete sul mouse, e potrete ottenere innumerevoli vantaggi riservati ai nostri lettori. Provare per credere! Ogni volta che vedete un indirizzo internet o un bottone, provate a passarci sopra col mouse: se prende la forma di un dito, fate subito click e… ammirate i risultati!


AQUARIOPHYLIA European Aquarium Hobbyist Magazine www.aquariophylia.it Mensile di informazione per acquariofili e negozianti Autorizzazione del Tribunale di Napoli nr. 7 del 7 – 1 – 2011 Edito dall’Associazione Acquariodiffusione COMITATO DI REDAZIONE: Valerio Zupo (Direttore Responsabile) Alessandro Palomba (Organizzazione editoriale & Struttura web) Mariagiulia Peduzzi (Grafica & Impaginazione) Rita Colognola (Segreteria di Redazione) Ettore Peyrot (Web Marketing) Massimo Fabbri (Consulenza Editoriale) Cristina Mandaglio (Consulenza Editoriale) Pasquale Ambrosini (Diffusione multimedia) Emanuele Taverna (Allegati Software) Monica Zuccarini (Diffusione & Divulgazione) RESPONSABILI DI SEZIONE: Luca Colutta (Test & Tecnologie) Luciano Di Tizio (Acqua dolce) Mario Loffredo (Link & argomenti strutturanti) Antonio Piccolo (Come si fa) Stefano Rossi (Acquario Marino Mediterraneo) Franco Savastano (Spunti di immersione e di viaggio) HANNO CONTRIBUITO A QUESTO NUMERO: Carassio Aurato Francesco Denitto Luciano Di Tizio Alessandro Falco Pietro Grassi Alessandra La Rotonda Mario Loffredo Antonio Piccolo Isaia Rosica PUBBLICITÀ E REDAZIONE: Vimax srl Via Rezzonico 23, Como, tel. 031301059 / e-mail: vimaxcomo@gmail.com Per abbonarsi gratuitamente alla rivista e riceverla ogni mese: http://www.aquariophylia.it/home/index.php?option=com_comprofiler&task=registers&Itemid=84 Gli autori sono responsabili dei pareri espressi nei singoli articoli e questi non riflettono necessariamente l’opinione della redazione. È vietata la riproduzione, anche parziale, di contenuti, testi, foto o filmati pubblicati in questa rivista, salvo specifica approvazione scritta da parte della redazione. Per citare gli articoli contenuti in questa rivista usare il formato seguente: Nome dell’autore e titolo dell’articolo In: Aquariophylia n. e anno (www.aquariophylia.it)


AQUARIOPHYLIA

EUROPEAN AQUARIUM HOBBYIST MAGAZINE

Anno I - n째 2 marzo 2011


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Editoriale Tante cose interessanti in questo numero… Lettere in redazione Lectio magistralis: Alessandra La Rotonda e i suoi “pagliaccio” Blennius rouxi: amore senza fine di Mario Loffredo Viva l’Italia! Il primo acquario: seconda parte di Francesco Denitto Fungia: funghi che camminano di Alessandro Falco Carassio Betta splendens: i soliti noti di Luciano Di Tizio Recensioni & Novità a cura della Redazione: 84 Amtra Multi-stick 86 Cabomba caroliniana 88 Ferplast Mangiatoia Chef Pro 90 Prodibio Reef Booster 92 Sea-view gel 94 SHG Artemia 96 Sochting Mini oxidator 98 Soll Ammoniak alarm

Evoluzione delle tecnologie per il Mediterraneo: seconda parte di Pietro Grassi Link: ciclo dell’azoto a cura di Mario Loffredo Stimoli di viaggio di Franco Savastano Pillole per il principiante: l’acquario d’acqua dolce

di Isaia Rosica

Questo mi è piaciuto a cura della redazione Questo non mi convince a cura della redazione Dalle Associazioni Pagine autogestite delle associazioni acquariofile Come si fa… Un Pacco dalla Thailandia: filmato e testo di Antonio Piccolo Nel prossimo numero


I NOSTRI COLLABORATORI E RESPONSABILI DI SEZIONE Questa rivista si basa sul lavoro di un gruppo multidisciplinare di volenterosi che desiderano accrescere la diffusione degli acquari nel nostro paese. Possiamo affermare anzi che, in base alla struttura che abbiamo voluto imporre a questa pubblicazione, ogni responsabile di sezione abbia realizzato una sua propria rivista dedicata ad un singolo argomento. Speriamo che i loro sforzi vi siano graditi, ma attendiamo comunque da voi critiche e suggerimenti, per rendere la nostra famiglia sempre più efficiente e produttiva. Vi presentiamo dunque la squadra!

Valerio Zupo

(Direttore Responsabile) è un biologo, laureato a Napoli con lode. Ha frequentato l’Università Livre di Bruxelles per un PhD sulle reti trofiche in fanerogame marine ed ha ricevuto un Fullbright award nel 1994. È stato coordinatore di vari progetti di ricerca e tutt’ora svolge la propria attività, quale ricercatore della Stazione Zoologica di Napoli, presso il laboratorio di Ecologia del Benthos di Ischia (Napoli). Da molti decenni è appassionato di acquari ed ha scritto per numerose riviste nazionali, oltre a collaborare con varie riviste divulgative internazionali. I suoi interessi di ricerca sono focalizzati all’ecofisiologia dei crostacei decapodi, le reti trofiche ed i rapporti tra piante ed animali. Ha scritto 12 libri divulgativi sugli acquari, le malattie dei pesci, la fauna e la flora del mediterraneo. Nel campo degli acquari è particolarmente interessato agli aspetti ambientali, la gestione dei sistemi complessi, il filtraggio e la qualità dell’acqua, nonché le malattie dei pesci e gli acquari marini mediterranei. Ha inoltre pubblicato alcuni testi sui Discus ed alcuni CD multimediali sulle malattie dei Discus e sulla gestione degli acquari marini e d’acqua dolce.

Alessandro Palomba

(Assistant Editor) appassionato da sempre di acquariofilia mediterranea crea nel 2000 il sito Acquario Marino Mediterraneo con il gruppo “Amici del Med” che riunisce tutti gli appassionati di acquario marino mediterraneo e non solo, con l’idea di dare una informazione libera da profitti commerciali. Nel 2003 fonda con alcuni appassionati l’Associazione Italiana Acquario Mediterraneo e ne è presidente fino al 2009. Nello stesso 2003 scrive il disciplinare per un acquario mediterraneo ecosostenibile, che trova appoggio nella stessa A.I.A.M e viene portato e mostrato in diverse occasioni patrocinate da enti ed istituzioni. Nel 2010 fonda con alcuni amici l’Associazione EcoAcquario che ha come scopo prioritario la realizzazione di un acquario mediterraneo “tipo”, realizzato con i soli scarti della pesca professionale o con il recupero di organismi da manufatti destinati alla distruzione. Gestisce e collabora con diverse scuole per portare avanti progetti di EcoAcquario e diversi siti tra cui www.aiam.info, www.acquariomediterraneo.it e www.aquariophylia.it.

Luca Colutta

(Responsabile sezione Test & Recensioni) laureato a Napoli in Scienze Naturali, si è specializzato sull’impatto ambientale delle attività umane sugli ecosistemi marini, in particolare del Golfo di Napoli. Ha frequentato l’Università di Benevento per un PhD sulle conseguenze dell’erosione costiera sulle popolazioni di animali e vegetali della Basilicata. È stato collaboratore in numerosi progetti di ricerca ed in particolare si è occupato per lungo tempo presso il Dipartimento di Igiene Ambientale della Federico II del monitoraggio fisico-chimico e biologico delle acque prospicienti la Provincia di Napoli. Ha insegnato in scuole di ogni grado e tenuto corsi universitari di Geologia Marina e Ambienti Sedimentari Sottomarini. Si è occupato per anni di Impianti di Depurazione e Qualità delle Acque Potabili presso grosse aziende Campane. Attualmente collabora con un laboratorio di analisi ambientali. Appassionato da sempre di subacquea e di fauna mediterranea è stato co-fondatore di alcune associazioni come A.I.A.M. e G.A.P. Nel campo acquariofilo è particolarmente interessato agli acquari marini mediterranei ed in generale alla flora e fauna italiana anche dulciacquicola, si interessa anche di sistemi di filtraggio ed al corretto mantenimento dell’equilibrio ecosistemico in vasca.

Francesco Denitto

(Autore caratterizzante) biologo Marino, svolge attualmente la sua attività di ricerca presso l’Università del Salento di Lecce dove ha conseguito la laurea in Scienze Biologiche ed il suo dottorato di ricerca in Ecologia Fondamentale. Subacqueo per diletto e professione, sta attualmente compiendo studi sulla biologia delle grotte marine sommerse e sull’ecologia degli organismi planctonici, ed in particolare le meduse. È autore di svariate pubblicazioni scientifiche inerenti la biologia marina. Appassionato di lungo corso, è inoltre autore di numerosi articoli di acquariofilia che spaziano a 360°, gran parte dei quali dedicati all’allevamento del Discus. Dopo aver scritto in passato per diverse riviste italiane del settore, oggi i suoi apprezzati lavori vengono pubblicati prevalentemente all’estero. Attualmente, infatti, collabora regolarmente con le più importanti testate internazionali tra cui lo storico Diskus Brief (Germania), la prestigiosa rivista americana Tropical Fish Hobbyist (TFH) ed alcuni magazine asiatici. È co-autore del libro “Trophy Discus” edito dall’americana Cichlid Press. Relatore di conferenze sul “mondo acquatico”, Francesco è anche giudice di gara nei concorsi internazionali del Discus tra cui alcuni prestigiosi campionati in Europa ed in Asia. È fondatore del Gruppo Acquariofilo Salentino (G.A.S.) dove riveste attualmente la carica di segretario.

Stefano Carlo Andrea Rossi

(Responsabile sezione “Marino Mediterraneo”) geologo professionista, nato a Milano nel 1962, è cresciuto circondato da acquari domestici. Dopo una pausa post-universitaria ha messo i ramponi nel cassetto, ha ripreso ad immergersi con l’autorespiratore e infine ad allestire acquari, con vasche di acqua dolce, acquari di sole piante e, finalmente, ancora marine mediterranee, grazie ai gruppi incontrati sul web fino alla mailing list che evolverà in AIAM (Associazione italiana Acquario Mediterraneo, www.aiamitalia.it) di cui attualmente è presidente. L’impegno all’indipendenza, alla divulgazione e alla didattica, l’apertura al confronto e i contatti con il mondo della ricerca sono tra gli obiettivi che considera prioritari per un’associazione di appassionati, così che un semplice hobby possa divenire anche strumento di crescita personale per tutti.

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Luciano Di Tizio

(Responsabile sezione “Acqua dolce & laghetto”) giornalista professionista, si occupa di acquari da oltre 40 anni. Ha spaziato in tutti i settori di questo hobby, con una particolare attenzione al dolce nostrano ed all’acquario mediterraneo. È stato tra i fondatori dell’Associazione Acquariofili Abruzzese, della quale è attualmente il presidente, ed è stato per sette anni presidente dalla FIAAE, la Federazione che negli anni 90 del secolo scorso raggruppò tutte le allora numerose associazioni italiane di acquariofilia e di terrariofilia. Ha allevato e riprodotto pesci, anfibi e rettili ed ha condotto, da solo o con altri esperti, numerosi studi sul campo sulla piccola fauna italiana. Ha scritto oltre 1000 articoli per riviste specializzate, in Italia e all’estero, oltre ad una dozzina di libri divulgativi. È stato a lungo membro del comitato di redazione e direttore responsabile della rivista aquarium. Come erpetologo ha partecipato e partecipa a congressi scientifici con propri lavori ed è coautore di diverse pubblicazioni.

Mario Loffredo

(Responsabile sezione “Link”) è nato a Napoli il 9 marzo 1967 ed è cresciuto a Ischia, dove è impegnato nel settore turistico. Ama profondamente il mare e i suoi abitanti: avvicinatosi all’acquariofilia all’età di 14 anni non se n’è mai più allontanato. Per alcuni anni i suoi acquari sono stati i classici “da salotto”, ma in breve si è accorto che il suo vero interesse era rivolto al comportamento e alla biologia delle specie allevate, piuttosto che al colore e alla bellezza. Da diversi anni ha concentrato i suoi sforzi nella riproduzione di specie marine mediterranee.

Isaia Rosica

(Responsabile sezione “Neofita”) nato a Guardiagrele (CH) il 12/06/1979, è dottore in Acquacoltura ed Ittiopatologia, laureatosi all’Università di Bologna, sede di Cesenatico. È stato tecnico addetto alla serra presso un noto importatore di pesci tropicali per due anni. Ha avuto contatti e rapporti lavorativi con molte importanti ditte del settore. Acquariofilo appassionato è socio dell’Associazione Acquariofili Abruzzesi da quasi vent’anni.

Alessandro Falco

(Autore) giovane acquarista e vicepresidente della Associazione Acquariofili Abruzzese, ha collaborato con importanti ditte del settore nella realizzazione di alcune mostre di acquari. Laureato in Acquacoltura e Ittiopatologia, il Dott. Falco gestisce una fishroom di oltre 4000 litri dove alleva e studia gli animali oggetto dei suoi articoli. Le sue esperienze sono raccolte nel suo sito personale www.aquariumculture.com.

Pietro A. Grassi

(Autore) nato nel 1978, vive a Catania, ove sta completando gli studi di Biologia. Fin da piccolo era interessato agli animali in genere, per poi concentrarsi finalmente sugli acquari. Ha allestito acquari di vario genere, da quelli di sole piante a quelli marini, con una passione in particolare per gli invertebrati marini del Mediterraneo. Ha accumulato esperienze sulla tecnica e sul comportamento di pesci ed invertebrati durante una collaborazione come tecnico presso l’acquario mediterraneo di Giarre, gestito dall’Università di Catania. Fa parte dell’Associazione Italiana Acquario Mediterraneo (www.aiamitalia.it) fin dalla sua nascita ed è membro del direttivo da molti anni.

Franco Savastano

(Responsabile sezione “Stimoli di Viaggio”) napoletano, da molti anni residente ad Ischia, dove svolge attività subacquea come consulente, responsabile locale ed istruttore (in diverse specialità tecniche) della Federazione Italiana Attività Subacquee FIAS. È laureato in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, scrittore specializzato nei settori Nautica, Mare, Subacquea. È conduttore di programmi televisivi per emittenti locali, corrispondente di riviste nazionali ed internazionali. È stato inviato speciale all’estero per importanti testate nazionali del settore subacqueo. È autore di rubriche periodiche di biologia marina su testate europee, scrittore di manuali tecnici subacquei per testate estere, vincitore di innumerevoli prestigiosi premi ed attestazioni internazionali in concorsi foto-video, tra i quali i massimi riconoscimenti mondiali Plongeur d’or Diaporama 1984, Plongeur Argent 1982, Diaporama e Plongeur de Bronze 1983, Diapositive al Festival Mondial de l’Image Sous-marine di Antibes Juan-Les-Pins. È stato presidente e più volte membro di giurie nazionali ed internazionali di fotografia e film.

Antonio Piccolo

(Responsabile sezione “Come si fa”) nasce a Napoli nel 1960. I suoi interessi sono: le arti, le scienze e la tecnologia. Opera nel campo della fotografia, video e musica. Dopo numerose mostre, concerti e performance, nel 1984 termina il corso di studi laureandosi in Scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Si trasferisce a Londra dove lavora con il regista americano Chatt Hall. Negli anni novanta si è occupato di fotografia naturalistica, lavorato nel campo della pubblicità, e-commerce e documentaristica. Attualmente è docente nella scuola secondaria, collabora con varie riviste on line e continua a produrre documentari e fotografie.

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PRIMA

di tutto un brindisi! Abbiamo fondato la rivista e superato il numero uno con tanti segni di apprezzamento da parte dei lettori: chi ben comincia è a metà dell’opera! Brindiamo con la Coca Cola, naturalmente, perché siamo ancora piccoli ma abbiamo… tanta voglia di crescere. Ma siamo certi che con il contributo dei lettori che già ci dimostrano tanta solidarietà ed affetto e… con qualche bollicina di frizzante fantasia, riusciremo ad arrivare lontano. Almeno lo speriamo! Tutto ciò per confermare che Aquariophylia è una rivista semplice, fatta da gente entusiasta di lavorare per voi. Seriamente! Avete avuto un assaggio del nostro carattere col primo numero ed il bello deve ancora venire, perché con il completamento della nostra organizzazione redazionale e con l’arrivo di autori sempre più bravi e volenterosi, potremo regalarvi tante emozioni in più. Il nostro obiettivo è quello di ricostruire un’acquariofilia degna di questo nome nel nostro Paese ed il primo esame vogliamo sostenerlo da qui a dodici mesi. Tra un anno esatto tireremo le somme, insieme a voi, per capire se stiamo andando per la strada giusta o ci conviene… cambiar mestiere. La sfida è alta, perché decine di collaboratori seri e volenterosi stanno mettendo in gioco sé stessi per contribuire al rag-

giungimento di questo ambizioso obiettivo. A voi sta non solo l’onere del giudizio, ma anche la possibilità di aiutare, con i vostri contributi scritti, con le vostre critiche e, se vi pare, con i vostri apprezzamenti (perché no?). Agli sponsor chiediamo invece di analizzare con fermezza e serietà i nostri numeri: se saremo riusciti a centrare gli obiettivi, sarà loro interesse, ovviamente, continuare a sostenerci. Se avremo fallito, al contrario, sarà opportuno bocciarci senza mezze misure. Siamo pronti al confronto! Ed ora lasciate che vada: c’è tanto lavoro ancora da fare, per completare il numero tre e sarà bene mettersi subito all’opera! Buona lettura. 8



QUESTO NUMERO...

in breve LECTIO MAGISTRALIS: ALESSANDRA LA ROTONDA E I SUOI “PAGLIACCIO” Torniamo all’acquario marino tropicale con un delizioso articolo-biografia di Alessandra La Rotonda. Alessandra ha dedicato lunghi anni alla cura di questi pesci ed alla loro riproduzione, trasformando l’iniziale passione in qualcosa di più grande e più intenso. È dunque di esempio per tutti coloro che amano gli acquari, con la sua tenacia, la passione infinita, la dedizione senza compromessi. La Rotonda ci racconta la sua storia personale con questi pesci, che hanno costituito e rappresentano ancora un elemento fondamentale della sua vita professionale e familiare. In modo pratico e semplice ci riporta i dettagli della riproduzione, dalla deposizione alla schiusa, sino all’allevamento dei giovani. Più che una descrizione Alessandra fornisce, per la prima volta su una rivista di acquari, una “ricetta” da seguire pedissequamente, dall’allevamento dei rotiferi alla somministrazione dei nauplii di Artemia. A questo punto non siete più giustificati se sbagliate: la riproduzione degli Amphiprion con questa lezione, diventa di dominio pubblico. BLENNIUS ROUXI: AMORE SENZA FINE Se Guglielmo non avesse regalato alcuni esemplari di Blennius al suo amico Mario, non avremmo mai potuto goderci questo piacevolissimo pezzo, nato da esperienze personali ed amore purissimo per il mondo acquatico. Infatti, a quanto pare, questi pesci stanno divenendo sempre meno frequenti nelle nostre acque costiere: motivo in più per cercare di riprodurli e, perché no, riportare in 10


mare i giovani ottenuti. Questi pesci si riproducono in natura da aprile ad ottobre, ma in acquario possono essere riprodotti in qualsiasi mese: basta dosare opportunamente temperatura e fotoperiodo, come Mario Loffredo ci insegna. Le pratiche dell’accoppiamento sono molto interessanti e la deposizione è stata copiosa. Ma… andate a vedere com’è finita! FUNGHI CHE… CAMMINANO Per gli appassionati dell’acquario marino tropicale questo mese offriamo una chicca da gustare lentamente, proprio come un bel piatto di funghi trifolati! Prediligono i fondi sabbiosi, le aree calme e poco illuminate. Hanno un muco fortemente urticante che può danneggiare persino altri coralli, per contatto. Sbalzi di salinità, eccessiva turbolenza o semplice inedia possono indurre la comparsa di sintomi caratteristici di malattia, ben descritti nell’articolo. La riproduzione non è facile, ma se ci si accontenta di quella asessuale, potremmo ottenere interessanti successi seguendo le indicazioni dell’autore, specialmente se intendiamo… stimolare la riproduzione convincendo anche i coralli meno intraprendenti. La caratteristica più stupefacente di questi coralli, però, è la loro incredibile capacità di “camminare” spostandosi anche di vari metri sul fondo. Vi pare impossibile? Leggete l’articolo e osservate le foto! ACQUARIO MEDITERRANEO: L’EVOLUZIONE DELLA TECNICA ISPIRATA DAGLI ACQUARI DI BARRIERA (Parte seconda). Continuiamo con passione e dedizione la lettura dell’articolo di Pietro Grassi che va nel vivo delle

tecniche

utilizzate

dagli

acquariofili mediterranei, già introdotte nella precedente puntata, offrendoci meravigliosi spunti di ricerca e divertimento. 11


PRIMO ACQUARIO Francesco Denitto ci conduce nuovamente alla scoperta del primo acquario, un argomento iniziato con lo scorso numero. Questo mese ci offre spiegazioni chimiche e fisiche per dimostrare che la quantità d’acqua utilizzata può fare la differenza. Propone esempi chiari e facilmente comprensibili a supporto della tesi già definita nel numero scorso: allestire e gestire un acquario grande è più facile che curare un mini-, micro- o un nano-acquario. PILLOLE In questo articolo destinato al principiante Isaia Rosica ci accompagna nella definizione dei principali concetti che determinano il successo di un acquario, dal posizionamento al supporto, dalla vasca agli accessori. Offre inoltre consigli al neofita nella scelta della vasca e del tipo di acquario, completo o fai-da-te. Si tratta di argomenti di base che potranno risultare fondamentali per chi abbia voglia di cominciare bene. Abbiamo intenzione di continuare su questa strada, per seguire i progressi dei nostri lettori più giovani, pur senza abbandonare chi è già… cresciutello! Si tratta in ogni caso di argomenti che potranno essere fruiti anche dall’acquariofilo esperto, se non altro per ripensare alle proprie scelte e, perché no, per criticare quelle altrui! TEST La sezione test di questo mese è ricca, come sempre, e vi propone un mini-ossidatore adatto per mille applicazioni eccellenti, un particolare sistema di ancoraggio degli sfondi, un biocondizionatore per acquari marini tropicali, un allarme per gli aumenti di ammonio, un test economico e pratico per tutti i valori dell’acqua, delle eccellenti cisti di Artemia ed un cibo vario e fresco per pesci marini. La mangiatoia Chef, infine, è stata migliorata ulteriormente, divenendo ora a prova di umidità. Il nostro test ha permesso di verificare l’effettiva utilità delle modifiche apportate, grazie ad uno sportellino che si apre solo al momento della somministrazione e previene il passaggio di acqua nel mangime. Siamo certi che qualcuno almeno, tra questi prodotti, potrà risolvere un vostro specifico problema. 12


UN PACCO DALLA THAILANDIA Un filmato ci fa sorridere questo mese, riproponendoci un “pacco”, nel senso partenopeo del termine. L’autore è evidentemente insoddisfatto per avere acquistato un kit contenente uova di killifish con tutto l’occorrente per allevarle, dalla schiusa in poi. In realtà il pacco era più complesso da gestire di quanto si potesse immaginare inizialmente. Alcuni pesci però sono nati e potrebbero rappresentare una soddisfazione per l’allevatore. Insomma, questo filmato potrebbe servire per evitarvi brutte sorprese, oppure per spingervi a ripetere le stesse esperienze: è solo questione di punti di vista! BETTA: IL SOLITO NOTO! Torniamo all’acquario d’acqua dolce con Luciano Di Tizio, che ci accompagna con grande professionalità a scandagliare la vita e gli amori dei Betta. È ancora possibile offrire notizie “di prima mano” su questo pesce? Di Tizio ci prova, seguendo i canoni di questa rivista, per guardare con occhi nuovi un ospite tradizionale dei nostri acquari. Dopo una breve descrizione di questi pesci e delle loro caratteristiche anatomiche, ci spiega i dettagli della loro vita in acquario. I Betta ovviamente non sono grandi nuotatori ma non possono neppure essere allevati… in un barattolo. Hanno bisogno di acque alquanto acide ma possono essere addirittura allevati all’aperto, come dimostra un esperimento citato nell’articolo. I Betta cacciano soprattutto insetti ma in acquario accettano cibi molto diversi. Luciano ci spiega quindi i dettagli della riproduzione, fornendo dati utili alla standardizzazione delle forme e dei colori. Ora non abbiamo più scuse per non partecipare ad un concorso di bellezza per Betta di allevamento! 13


QUESTO NON MI CONVINCE In questa sezione trattiamo prodotti che purtroppo non hanno “convinto” un acquariofilo, il quale ci descrive le sue disavventure. In questo numero un lettore ci scrive delle sue esperienze con un filtro esterno, apparentemente negative. In realtà aveva commesso degli errori dovuti all’inesperienza ed è utile rivedere insieme le norme di base per utilizzare simili accessori. VAI COL LINK! L’azoto è uno degli elementi più importanti per l’acquariofilo. Si devono conoscere molte informazioni di base per tenere sotto controllo tutti i composti azotati presenti in acquario. I link di questo mese ci rimandano ad una serie di pagine internet dedicate all’argomento. Al termine della ricerca e della lettura sarete espertissimi in ammoniaca, nitriti e nitrati! QUESTO MI È PIACIUTO! È una sezione della rivista dedicata ad accessori particolarmente efficaci che vi sono piaciuti. In questo numero un lettore ci parla delle sue prime esperienze con uno schiuditoio per Artemia. Non ci è sembrata una grossa novità per la verità, ma costituisce comunque un’occasione per riparlare di un accessorio classico e molto diffuso. CARASSIO Carassio questo mese si traveste da Indiana Jones e ci conduce in un viaggio guidato in redazione, invitandoci ad una cooperazione più attiva con la rivista. Divertiamoci ad inseguirlo col retino. 14



E-mail e dintorni: i vostri dubbi, i nostri pareri In questa sezione riceviamo le vostre lettere e rispondiamo sia sulla rivista sia per e-mail. Potete scrivere semplicemente collegandovi al nostro sito web (www.aquariophylia.it) e utilizzando l’apposito spazio lettere. Ovviamente sono accettate anche lettere ricevute per posta normale, ma in questo caso i tempi di risposta si prevedono molto più lunghi. Nei primi numeri la rubrica avrà l’aspetto che osservate, semplice e classico. In futuro, anche grazie ai vostri contributi, cercheremo di rendere le risposte sempre più “interattive” in modo che possiate contare sul parere di vari esperti per la risoluzione dei problemi sottoposti alla redazione.

www.aquariophylia.it FERTILIZZAZIONE E PIANTE INGIALLITE Ho un acquario da circa 200 l, le piante complessivamente stanno bene nel senso che crescono, ma il problema principale sta nel rapido deperimento delle foglie vecchie, soprattutto delle piante verdi a crescita rapida. Ho allegato alcune foto per far vedere meglio di cosa si tratta.I valori dell’acqua sono Gh 2,Kh 2,la CO2 è nella concetrazione giusta per quel tipo di durezza carbonatica, con un ph di circa 6.8. La luce è di 155 watt, sono assenti nitriti. Non ho fatto altre misure di altri elementi. Non ho grossi problemi di alghe. Ho iniziato da poco a fertilizzare l’acqua con Ferropol 24 e Ferropol della JBL dopo più di un mese di acclimatazione. Chiedo se mi si possa indirizzare su quale potrebbe essere la causa del problema.In attesa di risposta ringrazio cordialmente. Carlo Gualtieri Ovviamente è sempre difficile dare pareri a distanza. La nostra impressione (ma si tratta di impressione) è che possano esserci due cause, eventualmente concomitanti: presenza di pesci erbivori (o lumache o altri brucatori) e assenza di materiali nutritivi sotto il fondo. Infatti, i danni maggiori sono osservabili a carico delle piante che producono radici sotto la sabbia ed inoltre si nota la presenza di radici epigee. Si notano però anche segni sulle foglie, sorta di “morsicature”prodotti evidentemente da brucatori, anche se ci è difficile immaginare chi possa essere il “colpevole” nel suo acquario. Sarebbe opportuno aggiungere 16


delle pastiglie di fertilizzante (es. Hilena Chrypto) e fertilizzanti ferrosi sotto il fondo. Il colore delle foglie più vecchie lascia immaginare un fenomeno di clorosi (che può dipendere da carenza di magnesio e di ferro). Questa colorazione delle foglie, in alcuni casi, può essere anche prodotta da illuminazione insufficiente. Le rammentiamo che i tubi al neon, anche se di spettro e potenza adeguati all’acquario (nel suo caso la potenza ci pare sufficiente, se trattasi di lampade fitostimolanti, ovvero aventi uno spettro con picchi nelle aree del blu e del rosso) devono essere sostituiti almeno una volta ogni 8-12 mesi. In caso contrario la loro luce cambia e potrebbero non essere più adeguati a soddisfare le richieste delle piante acquatiche. Un programma di fertilizzazione dell’acqua, infine, è assolutamente necessario per assicurare alle piante tutti gli elementi ridotti (molti elementi, in forma ossidata, precipitano al fondo) indispensabili. Lei ha già provveduto in tal senso, a quanto pare. L’utilizzo di una “falda freatica” però potrebbe aiutare a mantenere in soluzione i preziosi oligoelementi nella loro forma assimilabile.

ERRORI DI FILTRAGGIO Ho un acquario Cayman da 80 litri nel quale ho sostituito il suo filtro esterno con un altro modello, mentre il resto dell’attrezzatura è quella a corredo, di fabbrica. Nell’acquario d’acqua dolce allevo un centinaio di Lebistes perché ho allestito questa vasca proprio per loro. Infatti continuavano a riprodursi e nel precedente acquario da 50 litri oramai non riuscivano a starci. Nei primi tempi è andato tutto bene ma poi l’acqua ha cominciato a presentare una colorazione biancastra lattiginosa e vedo spesso delle patine in superficie che non vanno via neppure con i cambi parziali. Somministro ai pesci dei pastoni preparati da me stessa, contenenti rosso d’uovo, fegato bovino, farina di latte, vitamine e scaglie per pesci e forse questa può essere una delle cause della torbidità, ma negli anni ho scoperto che usando questo pastone riesco ad ottenere una crescita rapida e pesci sani. Ora però i pesci stanno cominciando a mostrare malattie batteriche (corrosioni e patine) a causa, credo, dell’acqua sporca. 17


to, si può pregiudicare la qualità del sistema. Inoltre, il filtro esterno dei Cayman ha eccellenti caratteristiche meccaniche e biologiche e potrebbe dunque risolvere, almeno in parte, il suo problema. D’altra parte, considerando qualità (e quantità?) dei cibi somministrati, sarà opportuno mettere in pratica una serie di stratagemmi operativi che potremmo così riassumere: a) sifonare il fondo spesso, possibilmente ogni giorno a due ore dopo la somministrazione del cibo (in questo modo si evita il ristagno di alimenti non consumati, destinati ad andare in decomposizione); b) effettuare di tanto in tanto (es. una volta al mese) sostituzioni copiose dell’acqua (es. 50%) che funzionano meglio di cambi parziali più frequenti; c) ripristinare il filtraggio originale, perché un filtro esterno molto efficiente è indispensabile nelle sue condizioni; d) aggiungere batteri starter ed un prodotto a base di batteri decompositori (Microbe-Lift ha un prodotto eccellente in questo campo, ad esempio) in grado di eliminare la materia organica presente sul fondo; e) aggiungere un filtro interno veloce, di tipo meccanico-adsorbente, da

Cosa posso fare? Vi prego di rispondere subito e mi complimento per la grande chiarezza e professionalità dimostrate nel primo numero. Continuate così e rimarrò una vostra fedele lettrice. Lisa Lojacono Ringraziamo per i graditi complimenti e promettiamo che faremo in modo da non deludere le sue aspettative. Il suo caso è abbastanza chiaro e lei stessa ha delineato cause e possibili soluzioni! In effetti il pastone utilizzato, benché adeguato alla crescita dei pesci, è molto ricco e se somministrato in dosi generose (come ci pare di capire dalla sua mail) può produrre un rapido sviluppo di batteri opportunisti. Per offrire ai pesci questo tipo di alimenti serve un filtraggio impeccabile e, da quanto ci pare di capire, non è questo il suo caso, anche a causa della sostituzione del filtro a corredo. I filtri esterni a corredo di molti acquari industriali (com’è il caso dei Cayman ) sono perfettamente adeguati alle loro esigenze, studiati ad hoc per quei sistemi in base a volumi, dimensioni ecc. Sostituendoli, pertan-

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che posso fare per rimediare. Ho un filtro biologico autocostruito riempito con cannolicchi e lana di perlon. L’acqua ha pH 6,6, durezza totale 4, conduttività 950, nitriti assenti, nitrati molto alti, forse anche perché io sono un sostenitore dell’acqua vecchia e non faccio cambi parziali. Luca Montella

pulire una volta ogni 3-4 giorni, in modo da eliminare all’origine la fonte di inquinanti; f ) aggiungere ove necessario un prodotto in grado di chiarificare l’acqua e ridurre l’inquinamento organico (es. Sera Toxivec). Utilizzando queste strategie, tutte o in parte, dovrebbe essere possibile risolvere il problema. In caso, consideri anche la possibilità di incrementare la vegetazione presente in vasca (non ha fornito notizie in merito ma dalla foto ci pare di comprendere che sia molto scarsa) e di aggiungere una lampada UV per ridurre la quantità di batteri opportunisti presenti nella colonna d’acqua.

Evidentemente il suo scalare è sotto l’attacco di batteri molto aggressivi, in grado di produrre opacità della cornea e corrosione delle pinne. Se il fenomeno, come ci pare di capire, si è in qualche modo cronicizzato (la pinna non guarisce, l’occhio resta opaco a lungo) è evidente che qualcosa in vasca non va per il verso giusto. Un problema potrebbe essere proprio la qualità dell’acqua. Utilizzare acqua “vecchia” può avere dei vantaggi, ma si deve tenere presente che un ristagno di tossine induce prima o poi danni nei pesci e stimola lo sviluppo di batteri opportunisti. È indispensabile inoltre promuovere una migliore dissoluzione di ossigeno, perché i batteri di cui stiamo parlando vivono meglio in condizioni di basso tenore di ossigeno e, tenendo presente che il suo acquario ospita anche un filtro biologico (il quale al pari dei pesci, respira), si potrebbero sviluppare nelle ore notturne condizioni adeguate alla loro moltiplicazione. Queste condizioni (basso tenore di ossigeno, accumulo di nutrienti nell’acqua vecchia, probabilmente temperatura elevata, come richiesto dalla specie allevata) producono spesso sintomi iniziali quali quelli descritti, spesso dopo una notte, nel corso della quale il contenuto in ossigeno disciolto è ulteriormente diminuito. Questo potrebbe essere in linea con i sintomi osservati da un solo lato del corpo: spesso gli scalari “dormono” con un lato appoggiato ad una parete o una foglia e, se i batteri opportunisti aumentano mentre il tasso di ossigeno cala, quel lato può essere attaccato più facilmente. Per risolvere il problema sarà necessario effettuare un copioso cambio d’acqua, tale da eliminare gran parte dei nutrienti accumulati, come dimostrato dagli elevati livelli

SCALARE ALTUM E BATTERI Vorrei ringraziarvi per gli sforzi che state facendo per tenere in piedi una rivista seria dedicata a noi acquariofili. Era ora! Sono felicissimo di leggervi e continuerò a farlo perché i vostri contenuti sono veramente eccezionali. Approfitto dell’occasione per farvi una domanda a proposito di un pesce al quale tengo molto e spero che scrivendo con la posta elettronica io riesca ad avere una risposta in tempo utile. Ho una coppia di Scalare altum da vari anni ed i due partner hanno raggiunto una dimensione molto grande. Vivono benissimo in un acquario da 200 litri costruito apposta, alto e stretto per assecondare le loro esigenze. Da circa un mese però il maschio ha cominciato a mostrare un comportamento più riservato. In passato era sempre in compagnia della sua compagna e si muovevano di concerto anche quando esploravano l’acquario, allontanandosi solo per brevi periodi. Hanno anche pulito varie foglie e fatto delle prove di riproduzione, anche se non hanno mai deposto per quanto ne so io. Ora noto anche che il maschio ha un occhio leggermente opaco (il destro) e la pinna dello stesso lato appare corrosa, forse perché ha subito un morso o altro. Prima che queste manifestazioni si possano espandere vorrei sapere se c’è qualcosa 20


di nitrati in soluzione. Le consigliamo anzi di verificare anche le concentrazioni di fosfati, che potrebbero essere elevate (e così spiegare il pH basso e la elevata conduttività, in concomitanza a bassa durezza). Quando tutti i valori dell’acqua saranno tornati entro livelli accettabili (basse concentrazioni di nitrati e fosfati), potrà aggiungere eventualmente degli acidi umici, che avranno due scopi principali: mantenere basso il pH (in modo da non produrre sbalzi, in assenza di fosfati) e proteggere le mucose dei pesci, riducendo nel contempo le possibilità di vita per i batteri opportunisti. Sarebbe opportuno anche incrementare la quantità di ossigeno disciolto, eventualmente aggiungendo pompe di movimento o pietre porose, specialmente nel corso delle ore notturne. Questi suggerimenti dovrebbero permettere di osservare una rapida ripresa delle condizioni di salute dei pesci. Se non bastasse, potrà utilizzare un blando antibatterico per produrre la dismissione dei sintomi osser-

vati. Al termine del trattamento, però, non dimentichi di somministrare un attivatore batterico, per ripristinare la qualità del filtraggio biologico. Potrebbe essere consigliabile, anzi, prendere in considerazione l’acquisto di un filtro biologico industriale, in grado di eliminare anche nitrati e fosfati in maniera efficiente, così da ridurre la necessità di cambi parziali. Questo le consentirebbe di utilizzare “acqua vecchia”come lei desidera, senza sottoporre i pesci allo stress prodotto dalla vita in acqua inquinata.

TROPPI FOSFATI PER I DISCUS Allevo discus da anni e possiedo vari acquari, nei quali pratico regolari cambi parziali, tutti muniti di filtri efficienti. Nella vasca più grande, quasi 1400 litri, allevo vari discus che offrono uno spettacolo magnifico nel mio salone. Tutto procede per il meglio, i pesci si sono riprodotti varie volte e non ho problemi 21


di piante o malattie. Il mio problema è costituito dai fosfati. Infatti, nonostante i cambi parziali ed il filtraggio, il mio misuratore mi dà sempre valori oltre il fondo scala. Ho provato a cambiare misuratore e questo risultato è confermato. Infatti ho anche un pH molto basso (qualche volta scende sotto 5.5) ed il mio negoziante dice che potrebbe dipendere proprio dai fosfati troppo elevati. Io però ho provato anche a cambiare la metà dell’acqua un paio di volte ma, dopo qualche giorno, i fosfati sono alti nuovamente. I cambi li faccio utilizzando acqua deminineralizzata ed ho controllato, non ci sono fosfati misurabili nell’acqua dei cambi. Da dove derivano allora questi fosfati? E soprattutto, come faccio per eliminarli? Colgo l’occasione per congratularmi per il bellissimo primo numero. Continuate così. Anzi, ad majora! Marco Filiberti

zioni forniteci) il problema potrebbe divenire ancora più eclatante. Non riteniamo che i fosfati derivino dall’acqua demineralizzata (presumibilmente mediante osmosi inversa). È più probabile che siano contenuti negli alimenti ricchi di proteine e grassi che normalmente vengono somministrati ai discus in crescita. Spesso i cambi parziali non sono in grado di eliminare questo problema, perché sottraggono solo una piccola parte dei soluti (es. il 20-25%) e la quantità di inquinanti/acidificanti aumenta progressivamente. Pertanto sarebbe necessario effettuare un cambio totale di acqua, assicurandosi ovviamente che i valori di arrivo siano identici a quelli di partenza, per evitare stress ai pesci. Si può procedere nel seguente modo. Si sposta parte dell’acqua in una piccola vasca (es. 50 litri) e si introducono i pesci, che resteranno dunque nella stessa acqua di origine. Si svuota quindi totalmente l’acquario e lo si riempie con acqua demineralizzata di identiche caratteristiche (ad esclusione degli inquinanti, ovviamente). Si prelevano dall’acquario da 50 i primi 20 litri d’acqua e li si sostituisce, molto lentamente, con la stessa acqua usata per riempire, in modo da non produrre sbalzi ai pesci. Si ripete questa operazione altre 2 volte, finché l’acqua nella vaschetta da quarantena sia stata pressoché completamente sostituita. Al termine dell’operazione, i pesci potranno essere trasferiti nel nuovo acquario, contenente acqua pulita, di identiche caratteristiche. Questo permette di eliminare totalmente i fosfati presenti in soluzione, evitando così che piccole quantità di acqua contenenti enormi quantità di inquinanti possano comunque creare una situazione di disagio. In alternativa, si possono praticare cambi parziali ed utilizzare resine a scambio ionico ad eliminazione globale (es. BluResin) per eliminare tutti i composti che influiscono sulla conduttività, così da riportare l’acquario in condizioni ecologiche adeguate alla vita dei delicati pesci allevati.

Ringraziamo per i graditissimi complimenti e, promettiamo, cercheremo di meritarli sempre più. Il suo caso è abbastanza chiaro, anche se non sempre le soluzioni sono facili da applicare. Il pH basso dell’acqua potrebbe effettivamente essere influenzato dalla presenza di fosfati, perché questi producono dei tamponi molto potenti, tendenti ad acidificare l’acqua. Ovviamente se il suo acquario contiene anche anidride carbonica (non sappiamo se siano presenti diffusori di questo gas, in base alle informa22



Amphiprion,

Lectio magistralis

LA RIPRODUZIONE DEI PESCI PIÙ AMATI

di Alessandra La Rotonda

In questa rubrica, come sapete, ospitiamo quando possibile delle personalità in grado di insegnarci cose concrete con cognizione di causa… persone che abbiano dedicato una parte importante della loro vita agli acquari o ad argomenti scientifici ad essi collegati. Questo mese siamo onorati di ospitare Alessandra La Rotonda, una “ricercatrice in proprio” che ha fatto degli Amphiprion un motivo di orgoglio. La sua storia è avvincente. I suoi consigli eccellenti. Ha davvero tanto da insegnarci su questo argomento e lo fa generosamente, per la prima volta su aquariophylia.

I miei

primi successi nella riproduzione di Amphiprion ocellaris risalgono al 1992, quando trovandomi con una coppia di questi pagliaccio che deponevano le uova regolarmente nel mio acquario ebbi il desiderio di vedere crescere almeno un avannotto fra le centinaia che nascevano ad ogni schiusa. Gli studi fatti, ed il successivo interesse nel campo dell’acquacoltura con esperienza di spigole ed orate ha certamente reso meno difficile il raggiungimento dei primi successi. Da quei

Giovani pesci nati in acquario 24


La colorazione degli adulti dipende in gran parte dalla dieta delle prime fasi larvali

primi tentativi sono cambiate tantissime cose nel mondo dell’acquariofilia; le nuove tecniche per il funzionamento degli acquari marini ed una sempre più raffinata proposta nel campo della mangimistica rendono possibile oggi il successo riproduttivo in cattività di un numero sempre maggiore di specie di pesci. Guardando il lavoro degli acquariofili che, come me, si impegnano nella riproduzione degli Amphiprion, ho notato che la differenza nelle dimensioni dell’acquario e della sua gestione determina anche la necessità di personalizzare i consigli ed i suggerimenti per ottenere il meglio dalle risorse a disposizione.

Alessandra La Rotonda (Autore magistrale), nata a Napoli, vive a Cintoia, in Toscana, con i suoi due magnifici figli. Si è laureata in Scienze Naturali con lode, poi ha intrapreso una serie di attività che l’hanno portata a contatto con varie realtà produttive. La sua casa si riconosce per la presenza delle vasche marine tropicali (sue) e per le innumerevoli altre bestiole (allevate dai suoi figli). La sua specialità sono i pesci pagliaccio, che alleva amorevolmente da decenni e sui quali ha sperimentato varie tecniche divenendo una delle maggiori esperte nazionali nella loro riproduzione. Recentemente ha allargato i suoi orizzonti ad altre specie ittiche ed alcuni decapodi. Ma il primo amore non si dimentica…

La schiusa Dopo essere riusciti ad ottenere la deposizione delle uova da parte della nostra coppia di Amphiprion, cosa che comunque richiede una certa esperienza nella gestione dell’acquario marino, inizieremo ad attendere il tempo necessario alla maturazione ed alla schiusa delle uova, che varia, a seconda della 25


I giovani in assenza di anemoni si riparano anche tra coralli ed altri organismi che possano offrire protezione dai predatori


temperatura dell’acqua, da 6 a 9 giorni. Per non farci trovare impreparati all’evento atteso, ci servirà essere già pronti con una buona quantità di rotiferi Brachionus plicatilis, cibo vivo indispensabile nei primi giorni di vita dei giovani Amphiprion. La schiusa avviene circa 45 minuti dopo lo spegnimento delle luci. Facciamo quindi l’ipotesi di essere davanti all’acquario nel momento giusto della schiusa: ci servirà una torcia elettrica con un fascio di luce puntiforme, che non si diffonda in tutto l’acquario, ma serva da irresistibile richiamo agli avannotti appena usciti dall’uovo. Per non disturbare i riproduttori è consigliabile non illuminare troppo intensamente l’acquario in prossimità delle uova, perchè così facendo si potrebbe correre il rischio di perdere l’intera covata. Infatti non solo i genitori sentendosi minacciati potrebbero eliminare le uova divorandole, ma anche i pesciolini che stanno per nascere, essendo sensibili alla luce, potrebbero rimanere disorientati dal fascio della torcia rimandando tutto al giorno dopo e consumando preziosa energia per rimanere nell’uovo ancora 24 ore. Come la maggior parte degli organismi planctonici, gli avannotti di Amphiprion sono attratti dalla luce, e questo ci permette di catturarli con un piccolo recipiente trasparente dopo averli radunati in un angolo illuminato della vasca. Questa operazione non è semplicissima, molti pesciolini riusciranno comunque a scappare, e presto sul nostro pavimento si formeranno inevitabili chiazze di acqua salata. Saranno comunque tanti gli avannotti che verranno catturati, per essere immediatamente trasferiti in un altro acquario appositamente allestito per loro. Parliamo quindi di questo….

L’allevamento L’acquario che avremo predisposto per la nostra schiusa ovviamente avrà dimensioni variabili a seconda dello spazio a nostra disposizione, ma sicuramente mi sento di sconsigliare la “vaschetta immersa nell’acquario grande”. Questa infatti sarebbe di difficilissima gestione, non prestandosi a sistemi di filtraggio e pompe per controllare i flussi in entrata e uscita per il necessario ricambio di acqua. I pesci di mare nascono in un ambiente estremamente “violento”; vengono inesorabilmente trascinati in balia delle onde e delle correnti oceaniche a distanze anche molto grandi rispetto ai luoghi nei quali sono nati. Per loro, un ambiente di acqua stagnante che è invece determinante per il successo di pesci di acqua dolce, risulta assolutamente inadatto. Dopo aver scelto la vasca che meglio si adatta allo spazio a nostra disposizione (potranno essere 30, 50 o 100 litri, dimensioni maggiori presentano problemi legati alla concentrazione di cibo necessario ai pesci), dovremo proteggere gli avannotti dalla possibilità di essere risucchiati nel filtro, ponendo davanti alle bocchette di uscita dell’acqua delle retine a maglia molto fitta, e dovremo altresì regolare il flusso di entrata dell’acqua in modo da fornire un buon movimento, senza però esagerare, altrimenti i pesciolini consumeranno troppa energia per cercare di resistere alla corrente, ed inoltre il cibo verrebbe portato via troppo velocemente.

I cibi vivi I rotiferi, primo cibo per i nostri pesci, sono organismi planctonici molto semplici e, soprattutto, molto piccoli. Il loro movimento in acqua stimola l’istinto predatorio delle larve di Amphiprion, che se ne cibano praticamente da subito dopo la nascita, avendo a loro disposizione un sacco vitellino estremamente ridotto. Per ottenere i 27


La formazione di una coppia è semplicissima, trattandosi di ermafroditi proterandrici. Quando due individui sono introdotti in acquario, quello dominante, che cresce di più, si sviluppa come femmina. Quello meno sviluppato diventa maschio. Tutti gli altri individui eventualmente presenti non potranno riprodursi almeno finchè la coppia dominante è presente



no un bassissimo apporto di sostanze nutritive. Possiamo usare il lievito di birra per accrescere le nostre colture, ma almeno dalle 24 ore precedenti la schiusa i rotiferi vanno arricchiti con nutrimenti adatti, ricchi di vitamine, acidi grassi ecc. Questo processo è di fondamentale importanza non solo per la sopravvivenza dei pesci, ma anche per permettere un corretto sviluppo dei colori della livrea. Ho notato che pesci nutriti con rotiferi poveri delle sostanze elencate precedentemente non sviluppano correttamente la banda bianca centrale, che può essere presente su un solo lato, o su tutti e due ma non chiudersi al centro, oppure mancare completamente. Comunque questo non pregiudica la salute di questi esemplari, e nemmeno la colorazione della loro futura discendenza. È noto che per conoscere la giusta densità di rotiferi si può, dopo averli immessi nella vasca con gli avannotti, prelevare 1 ml di acqua e contare quanti ce ne sono; il loro numero dovrebbe variare da 4 ad 8. Personalmente non ho mai fatto questa conta, limitandomi ad osservare ad occhio nudo, o con l’aiuto di una lente, i pesciolini neonati nutrirsi mentre nuotano in mezzo alle loro prede. Empiricamente bisogna considerare che i rotiferi devono essere “tanti”,

Il maschio attende alla cura delle uova da vicino. La femmina, più grande, si occupa in genere della difesa del nido da predatori eventuali (assenti in acquario!), effettuando ronde intorno alla zona di deposizione

primi ceppi da coltivare, possiamo rivolgerci ad un amico che ne abbia a disposizione, oppure ad un allevamento di pesci che abbia anche un’avannotteria, o si possono cercare in internet. Coltivare i rotiferi è relativamente semplice, per nutrirli basta anche solo il comunissimo lievito di birra usato in casa per preparare le pizze. I rotiferi così allevati però si presentano assolutamente inadatti per nutrire gli Amphiprion, in quanto fornisco-

È fondamentale per la riproduzione riuscire ad acquistare degli esemplari in buona salute. I migliori sono quelli ottenuti da riproduzione in acquario perché quelli importati dopo la cattura possono trasportare vari patogeni

30


Ogni specie di Amphiprion ha una sua anemone preferita

di Amphiprion completano una fase importante del loro sviluppo, diventando bentoniche. Se si mette a loro disposizione un anemone della specie con la quale convivono in natura, cercheranno rifugio fra i suoi tentacoli, altrimenti si avvicineranno ad altri cnidari, come coralli di loro gradimento eventualmente presenti nella vasca, o anche ad oggetti non viventi, che metteremo a loro disposizione. In una vasca nuda, priva di qualsiasi arredamento, i giovani pesci si ammasseranno in un angolo rimanendo vicini l’uno con l’altro, o si distribuiranno lungo gli spigoli interni dell’acquario in corrispondenza dei punti di incollaggio del silicone nero.

in modo da limitare al massimo il consumo di energia dei pesci per compiere lo sforzo predatorio. Ho provato ad usare, al posto dei rotiferi vivi, sostituti artificiali. I risultati sarebbero interessanti in un ambiente nel quale sia possibile un continuo ricambio di acqua nuova proveniente dall’esterno (come avviene ad esempio negli allevamenti di spigole e orate), ma in una vasca chiusa l’inquinamento raggiunge livelli davvero insostenibili.

Lo svezzamento La sequenza rotiferi – Artemia è quanto di meglio io abbia potuto sperimentare fino ad oggi. Fino al quinto giorno di vita delle larve distribuisco rotiferi in abbondanza, quindi inizio con piccole quantità di Artemia, senza mai far mancare anche i rotiferi fino almeno all’ottavo – nono giorno. Proseguo quindi esclusivamente con Artemia fino al passaggio al cibo secco (personalmente preferisco il granulare), che va integrato gradualmente, per permettere agli avannotti di imparare a nutrirsene in sostituzione delle prede vive. A partire dal dodicesimo giorno le larve pelagiche

La ricerca del substrato Durante la fase in cui i giovani pagliaccio ricercano il substrato giusto nel quale iniziare la loro vita bentonica, ho provato a mettere a loro disposizione l’anemone mediterranea Anemonia sulcata, comunemente presente nei nostri mari e di semplicissima reperibilità, che ben si adatta alle temperature più elevate di cui necessitano i pesci della barriera corallina, ma purtroppo ho dovuto riscontrare che 31


Questi pesci regolano la loro vita in base al fotoperiodo ed alla temperatura



all’interno della vasca, quelli di dimensioni immediatamente inferiori inizieranno ad accrescersi velocemente, diventando a loro volta dominanti rispetto agli altri. Utilizzando questi semplici consigli dovrebbe essere possibile per chiunque ottenere la crescita di un certo numero di individui, dal momento che la formazione delle coppie non rappresenta un problema nei pagliaccio, essendo essi ermafroditi proterandrici. L’esperienza permetterà poi di ottenere successi sempre maggiori, con minimi livelli di mortalità. Indubbiamente però, sin dal primo momento, questi pesci potranno regalare a tutti gli appassionati indimenticabili momenti di grande emozione.

Una coppia di Amphiprion percula in un acquario ricco di Caulerpa prolifera (specie mediterranea che ben si adatta anche nei tropicali)

Giovani di 45 giorni

nessun pesce vi si è mai avvicinato per trovare dimora. Avevo infatti ipotizzato che pesci nati in acquario potessero essere indirizzati verso altre specie di anemoni, con le quali convivere, adattandosi a loro così come si adattano alla convivenza con oggetti o coralli, ma questo mio tentativo non ha avuto il minimo successo con gli ocellaris, con i clarckii e con i frenatus, che sono le tre specie di Amphiprion che ho avuto l’opportunità di riprodurre più frequentemente.

ELETTRODI E MISURAZIONI È stato studiato un metodo semplice per il controllo automatico dell’idrogeno solforato, dell’ossigeno e del pH, attraverso esperimenti di esposizione di invertebrati a concentrazioni diverse di composti tossici. Le condizioni sperimentali sono state controllate mediante un computer. In esperimenti di 24 ore il computer controllava il livello di solfati, il tasso di ossigeno ed il pH. L’elettrodo può essere costruito facilmente, sigillando un filamento di rame in un tubicino di pyrex.

Lo sviluppo Il fattore principale che determina la velocità di accrescimento dei nostri pesci è rappresentato dal volume delle vasca in cui vivono, poi dal numero di esemplari presenti, dai cambi d’acqua effettuati, dalla qualità dell’alimentazione e così via. Come tempo indicativo per ottenere pesci della taglia di 3 centimetri consideriamo circa 5 – 6 mesi. All’interno di una stessa schiusa sono presenti sempre pesci che crescono prima, e fin dai primi giorni di vita del gruppo si nota una differenza di dimensioni fra i “fratelli”. Il tempo indicato si riferisce agli esemplari più grandi. Allontanati questi dall’acquario, dato che già esercitano una certa dominanza 34



Blennius R un amore senza fine

La femmina in una tana, nell’acquario di comunità 36


di Mario Loffredo

Rouxi:

L’inizio I blennidi sono sicuramente tra i pesci che più spesso ospitiamo nei nostri acquari, sia per la loro livrea, ricca di colori brillanti, sia per il comportamento simpatico e vivace. Un altro aspetto del loro comportamento, di cui non tutti tengono conto, è la loro “disponibilità” (se allevati in condizioni idonee) a riprodursi in acquario. Normalmente ci si accorge solo per caso che i nostri amici hanno deciso di mettere su famiglia e, una volta scoperte le uova, siamo assaliti da mille dubbi del tipo: “I genitori mangiano le uova?”. “Devo trasferire la pietra o il pezzo di tubo, dove sono state deposte le uova?”. “…E fra quanto tempo nasceranno le larve?”. “Con cosa posso nutrire le larve?”. …E chi più ne ha più ne metta. Con la speranza che le informazioni che seguono possano aiutare a chiarire i principali dubbi, riportiamo le esperienze di allevamento e riproduzione di Blennius rouxi (Risso 1810). Blennius rouxi, conosciuto anche come “bavosa bianca”, è forse un po’ meno comune di altre specie congeneriche. La sua distribuzione è irregolare lungo le coste della nostra penisola. La specie si distingue per una colorazione bianca perlacea su cui spicca una fascia nera longitudinale, la quale parte dalla punta della bocca e termina all’inizio della pinna caudale. Il carattere vivace ma pacifico ed una taglia massima di 8 cm lo rendono un ospite ideale sia per vasche miste sia per acquari dedicati. 37


Cliccate sull’immagine per vedere alcune delle scene “familiari” descritte nell’articolo L’allevamento non presenta problemi, perché i

coppie. Infatti questa specie non è territoriale

nostri amici si adattano velocemente al nuovo

quanto, ad esempio, Blennius pavo (Risso

ambiente, dimostrandosi subito di buon appeti-

1810) o Blennius gattorugine (Linnaeus, 1758),

to. Accettano qualsiasi cibo di origine animale,

nemmeno nel periodo riproduttivo.

abituandosi velocemente anche ai mangimi sec-

In vasche con le caratteristiche sopra descritte

chi in granuli, ma accettando meno volentieri

sono stati osservati due maschi intenti ad

quelli in fiocchi ed i “crisp”. Prediligono ambien-

accudire ognuno le proprie uova, a 20-30 cm

tazioni rocciose con molti anfratti e nascondigli;

di distanza l’uno dall’altro, e nessuno dei due

amano dare la caccia ai piccoli animaletti che

mostrava segni d’insofferenza. Tuttavia, è pre-

vivono sulle rocce, catturandoli con scatti fulmi-

feribile scegliere la combinazione di un

nei. Blennius rouxi è un ottimo ospite per acqua-

maschio e tre femmine, perchè in questo

ri di comunità, ma se si vuole tentare la sua ripro-

modo il numero di larve ottenuto ad ogni

duzione è preferibile allestire una vasca dedicata.

schiusa sarà maggiore rispetto a quello ottenu-

Un acquario da 80-100 litri è sufficiente per ospi-

to da due coppie.

tare un maschio e 3 femmine.

Esistono molti fattori che possono influenzare,

Se la vasca è bene arredata e munita di ripari

in modo negativo o positivo, la riproduzione.

rocciosi si possono ospitare addirittura due

Uno dei più importanti è senz’altro l’alimenta38


zione (in particolare per la femmina) che deve

primo caso ed al 40%-50% nel secondo caso.

essere abbondante, varia e ricca di tutti i prin-

In natura il periodo riproduttivo di Blennius

cipi nutritivi fondamentali: proteine (e relativi

rouxi va da aprile ad ottobre, ma in cattività si

aminoacidi essenziali), vitamine e, soprattutto,

possono ottenere deposizioni in qualsiasi

acidi grassi. Solo con un’alimentazione corret-

periodo dell’anno agendo in modo mirato su

ta dei genitori si otterranno larve sane e vitali. È

temperatura e fotoperiodo. Diversi test effet-

stato più volte osservato che larve nate da

tuati su vasche aventi gli stessi parametri fisi-

genitori nutriti in modo scorretto, anche quan-

co-chimici hanno dimostrato che il fotoperiodo

do questi deponevano regolarmente, erano

influenza la maturazione delle gonadi più della

molto meno vitali e meno resistenti agli stress

temperatura, la quale ha invece un effetto

rispetto alle larve nate da genitori la cui alimen-

diretto sullo sviluppo delle uova.

tazione non presentava carenze. Infatti la per-

Pertanto è più probabile ottenere una deposi-

centuale di mortalità dovuta alla cattura per il

zione applicando un fotoperiodo “lungo” ed a

trasferimento in vasche d’allevamento e al

temperatura bassa, che non con temperatura

cambio d’ambiente era pari al 70%-75% nel

alta e fotoperiodo “breve”. Un altro fattore cui

L’individuo descritto, poco prima della deposizione. Si notano i tentacoli sopraorbitali tipici del sesso femminile

39


Il maschio di B. rouxi descritto nell’articolo



Questa piccola attenzione è di fondamentale

Uova Blennius rouxi ottenute nella vasca descritta nell’articolo

importanza, se le uova sono state già deposte.

Le uova Per ottenere delle uova di Blennius rouxi bisogna trovare una coppia di riproduttori. Già in questa fase abbiamo sperimentato alcune difficoltà poiché, come già detto, questa specie ha una distribuzione “a macchia di leopardo” lungo le nostre coste. Possiamo dare per certa la sua

bisogna prestare attenzione è la “tranquillità”: la vasca dovrebbe essere disposta in un luogo tranquillo e gli interventi in vasca ridotti al minimo, limitandosi ad effettuare solo gli indispensabili cambi d’acqua. Anche i regolari cambi, infatti, contribuiscono a stimolare la deposizione, apportando ai riproduttori importanti oligoelementi e micronutrienti. Naturalmente ci riferiamo ad acqua naturale prelevata in mare, anche se molti acquariofili sono contrari all’uso dell’acqua naturale per motivi diversi. Noi abbiamo sempre preferito l’acqua naturale a quella sintetica, sia per le vasche d’allevamento sia per quelle da riproduzione. Ovviamente il sito di prelievo dev’essere “sicuro”: i test dei principali parametri fisico-chimici, effettuati su un campione, possono fornire un primo quadro della qualità dell’acqua. Per le vasche da riproduzione è stato effettuato un cambio del 10% del volume della vasca ogni settimana. È molto importante che il cambio venga fatto con molta attenzione, usando il sistema “goccia a goccia”, per evitare bruschi cambiamenti dei parametri chimici principali. 42


assenza lungo le coste dell’isola d’Ischia (ove

passo è quello di scoprire il sesso dei nostri

vive l’autore dell’articolo. N.d.R.) e, sembra,

“amici”. Per nostra fortuna, in quasi tutte le

addirittura in tutto il golfo di Napoli. Gli esempla-

specie di blennidi il dimorfismo sessuale è

ri qui descritti ci sono stati donati dall’amico

molto marcato e Blennius rouxi non fa eccezio-

Guglielmo, il quale li ha catturati nello stretto di

ne. Il maschio si distingue per il corpo massic-

Messina, dove la specie è abbastanza comune.

cio ma slanciato, il profilo del capo più obliquo, alla cui sommità svettano due tentacoli sopra-

La riproduzione

orbitali ramificati e molto lunghi e la presenza,

A questo punto passiamo a descrivere le fasi

tra il 1° ed il 2° raggio della pinna dorsale, di

della riproduzione vera e propria. Il primo

una macchia di forma più o meno circolare e di

Maschio presso il nido, poco dopo la riproduzione

43


Il maschio sosta nel tubo usato per la deposizione

colore verde-marrone pallido, che durante il

nibili. In base alle nostre esperienze sembra

periodo riproduttivo diventa nera, bordata di

preferire dei tubi in PVC di 2 – 4 cm di diame-

rosso. La femmina è più piccola del maschio,

tro aventi entrambe le aperture libere: quando

col corpo più esile e tentacoli sopraorbitali

disponibili, sono scelti nel 100% dei casi.

molto piccoli. La livrea è identica in entrambi i

Tuttavia sono state ottenute deposizioni anche

sessi. Il maschio di questa specie non pratica

in tubi di PVC con una sola apertura libera. In

una vera e propria danza nuziale per attirare la

assenza di tubi, le uova sono sistematicamen-

femmina, ma si sporge per circa la metà del

te deposte in luoghi molto riparati, come le

corpo dal luogo che ha scelto come nido e con

intercapedini del filtro biologico, pompe di

dei movimenti ritmici del corpo e del capo

movimento, vetro posteriore.

cerca di farsi notare da qualche compagna

Quello che ci ha molto sorpreso nel comporta-

(vedi video presente in queste pagine).

mento di questo blennide è la mancanza di “grinta” nella difesa delle uova. Basta infatti

La cura dei nati

avvicinarsi un po’ velocemente alla vasca, o

Blennius rouxi per accudire la sua futura prole

fare un movimento brusco, per provocare la

presta molta attenzione ai potenziali siti dispo-

fuga del nostro amico. Di fronte a questa 44


scena non possiamo non pensare ad un vec-

po. In questo modo abbiamo cominciato a

chio maschio di Blennius pavo, ospite di un’al-

raccogliere i nostri dati. Nel frattempo notava-

tra vasca, che aveva fecondato le sue uova

mo che il maschio girava nervosamente

sotto un’anforetta spezzata; quando si cerca-

intorno al luogo in cui era precedentemente

va di sollevare l’anforetta per controllare lo

collocato il suo nido e, resosi conto della sua

stato e la quantità delle uova, puntualmente e

scomparsa, iniziava ad ispezionare la vasca.

con grande coraggio, il blennide infliggeva

Trovato il pezzo di tubo e assicuratosi che le

alcuni morsi (molto dolorosi) alla mano del mal-

sue uova erano intatte, ha ripreso a curarle,

capitato di turno.

ispezionandole ed ossigenandole. Abbiamo

Il comportamento di Blennius rouxi cambia se

ripetuto questo test per tre volte, con una fre-

si tratta di difendere le uova da conspecifici o

quenza di alcune ore tra uno spostamento e

da altri ospiti della vasca: in questo caso il nos-

l’altro, ed il maschio ha sempre ripreso ad

tro amico non esita a scacciare violentemente

accudire le uova, anche se ad ogni sposta-

chiunque tenti di avvicinarsi al nido. Poiché il

mento risultava sempre più nervoso ed agitato.

sito scelto per la deposizione si trovava in un

È quindi preferibile non manomettere il nido per

punto riparato, siamo stati costretti a spostare

evitare stress al povero maschio. Noi abbiamo

delicatamente il pezzo di tubo in prossimità del

proceduto in questo modo per esigenze

vetro frontale per controllare la quantità di uova

fotografiche e per ottenere informazioni sulle

deposte, le loro dimensioni e lo stato di svilup-

uova, ma non lo ripeteremo in futuro.

La vasca dei riproduttori 45


Zoomark International 2011 consolida il proprio ruolo primario nel panorama fieristico europeo, confermandosi come validissimo strumento di marketing collettivo per l’aggiornamento e per la scoperta di nuovi mercati del settore Pet. L’imminente quattordicesimo appuntamento con il Salone internazionale dei prodotti e delle attrezzature per gli animali da compagnia si presenta con il tutto esaurito per numero di espositori e presenze estere: oltre 600 le aziende presenti, il 60% delle quali estere, da circa 40 Paesi del mondo con la riconferma degli espositori da mercati tradizionali e l’affacciarsi di nuovi volti da aree emergenti, quali l’Est Europa e l’Estremo Oriente. A due mesi dall’inaugurazione di Zoomark International 2011, in programma dal 12 al 15 maggio a BolognaFiere, l’atmosfera è frizzante e promettente per il mercato degli acquari.

L’imminente quattordicesimo appuntamento con il Salone internazionale dei prodotti e delle attrezzature per gli animali da compagnia si presenta con il tutto esaurito per numero di espositori e presenze estere: oltre 600 le aziende presenti, il 60% delle quali estere, da circa 40 Paesi del mondo con la riconferma degli espositori da mercati tradizionali e l’affacciarsi di nuovi volti da aree emergenti, quali l’Est Europa e l’Estremo Oriente. Ci sarà una nuova collettiva, che viene dalla Malesia, mentre sono confermate le altre rappresentative estere di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Cina e Brasile; inoltre esporranno direttamente aziende che finora erano solo rappresentate dai loro distributori, arriveranno espositori dalla Russia, dall’Europa del Nord e dell’Est, dall’Estremo Oriente e anche dalle Barbados. Insomma, il mercato internazionale riconosce l’altissimo livello della fiera come punto di riferimento del settore. L’aspettativa è elevatissima. La fiducia degli espositori e la palpabile atte-

46


Gli acquari costituiranno una sezione importante della fiera di Bologna. Si prevede la presenza di numerosi allestimenti interessanti

sa da parte dei buyer rappresentano carte importanti per una manifestazione che presenta a tutto tondo il settore degli animali da compagnia. Si percepisce un clima di entusiasmo da parte delle aziende che dimostrano forte interesse e vogliono investire nella fiera in quanto strumento che permette di dialogare direttamente con il cliente. Fitto il calendario degli appuntamenti: i veterinari si incontreranno sabato e domenica per il seminario scientifico di medicina interna felina organizzato da Scivac. Il calendario prevede anche un secondo workshop organizzato da Adem Lab–Università di Parma, una conferenza a cura di ANMVI, un convegno promosso da AISAD, incontri sulla pet therapy e la premiazione del Concorso Fotografico Oasis. Previsti anche una serie di incontri formativi organizzati da diverse aziende per sensibilizzare, fornire informazioni di tipo tecnico e scientifico e dare suggerimenti riguardanti il miglioramento dell’offerta di servizi al cliente. Proprio in questi giorni gli espositori stanno inviando alla clientela gli inviti che consentono di richiedere il biglietto d’ingresso omaggio. Inoltre, sono già moltissime le richieste di preregistrazione pervenute all’organizzazione attraverso il sito www.zoomark.it per gli operatori del settore. Zoomark International è organizzata da BolognaFiere con la segreteria operativa ecommerciale di Piesse srl. Per informazioni e contatti: Piesse srl - Segreteria Operativa, via Monte Rosa 11, 20149 Milano tel. 0243911502, fax 02436763, piesse@zoomark.it ; info@promofieresrl.it Promozione e Vendita, via Rezzonico 23, 22100 Como tel. 031301059, fax 031301418, www.zoomark.it, vimax@zoomark.it 47


Q

Acquariofili d’Italia!

uesto numero esce in corrispondenza dei festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Ovviamente non abbiamo alcuna intenzione di entrare in discussioni politiche o in dispute sterili. Vogliamo solo sostenere con forza

di essere orgogliosi di appartenere al Paese più bello del mondo (non per nulla lo chiamano… Belpaese!) e dichiarare ancora una volta il nostro punto di vista “patriottico”, che è anche il nostro obiettivo ideale: portare un acquario nella casa di ogni italiano. Riteniamo, infatti, che una maggiore diffusione degli acquari possa condurre a più sereni rapporti di convivenza, maggiore attenzione agli equilibri naturali, migliore comprensione delle Leggi che determinano la vita e la convivenza di individui, razze, specie. Il nostro obiettivo, dunque, non è banale, né solo ludico. Siamo consci dell’importanza della nostra missione e la porteremo avanti con serietà e dedizione. Lo faremo divertendoci, e provando a farvi divertire, facendovi vivere esperienze indimenticabili, rilassanti, stimolanti, educative. Non è un delitto godere delle proprie azioni, specialmente quando siano… buone! Siamo convinti che gli acquari potranno contribuire al futuro di un grande popolo: il nostro. E allora buona lettura, buoni acquari a tutti e oggi, soprattutto, BUON COMPLEANNO ITALIA! La redazione di aquariophylia

Una specie marina tropicale che potrebbe assumere la titolarità di italianus, dati i peculiari colori della livrea che richiamano quelli della nostra bandiera! 48


Con la nuova linea di acquari DUBAI Ferplast unisce design e tecnologia in un prodotto perfettamente integrabile ai diversi stili di arredo. Disponibili in quattro dimensioni e differenti colorazioni, dal classico noce al pi첫 moderno bianco, gli acquari DUBAI sono il prodotto ideale per tutti gli acquariofili. Forniti di filtro interno BLUWAVE e di plafoniera bilampada completa di timer, sono arricchiti da accorgimenti tecnici che li rendono unici e irresistibili.


Non è vero che le DIME non contano 50


NSIONI o!

di Francesco Denitto - seconda parte 51


I Guppy sono adatti anche per vasche di piccole dimensioni (e per acquariofili esperti) e possono offrire all’appassionato grandi soddisfazioni, potendo essere allevati con “pretese” da neofita come da “professionista”, nel qual caso si inizieranno pratiche selettive tese ad ottenere individui adeguati a gare e concorsi. Non sempre però “vasca piccola” fa rima con “pochi problemi”

Nel

numero precedente abbia-

potremmo dire che “la quantità d’acqua condi-

mo riportato vari concetti

ziona la qualità della stessa”!

atti a dimostrare quanto

Per spiegarci meglio riportiamo due esempi

siano importanti le dimensioni per realizzare il

che chiunque può replicare in casa per provar-

primo acquario e per sfatare alcune false con-

ne la veridicità.

vinzioni, basate su presupposti non sempre

Pensiamo ad un paio di imprevisti abbastanza

dimostrabili. Se non avete ancora letto quelle

comuni:

premesse vi invitiamo a scaricare subito una

ROTTURA DEL RISCALDATORE. Qual è

copia del numero precedente di Aquariophylia.

l’effetto su due acquari di diverse dimensioni?

Se invece avete ben chiare le considerazioni

Sicuramente, in entrambi i casi, l’abbassamen-

presentate un mese fa, passate subito alla let-

to della temperatura. Questo importante fatto-

tura della…

re fisico è vitale per la sopravvivenza dei nostri ospiti pinnuti che, come ben sappiamo, sono a

Spiegazione fisico-chimica

sangue freddo e dipendono integralmente dalla temperatura dell’acqua, che deve essere

In questo caso le ragioni sono da ricercarsi nei

sempre adeguata alle loro specifiche esigenze.

fattori abiotici che caratterizzano l’ambiente

Nel caso di tale imprevisto, la velocità di raf-

acquatico della nostra vasca. Se noi volessimo

freddamento dell’acqua è strettamente dipen-

racchiudere l’intero concetto in poche parole,

dente dal volume d’acqua contenuto nell’ac52


quario. Due acquari di diverse dimensioni posti ERRATA CORRIGE

nella stessa stanza (medesima temperatura

Nel primo numero di aquariophylia, alle pagine

esterna), subiranno un raffreddamento dell’ac-

34 e 36, nell’ambito dell’articolo Non è vero

qua che, nel tempo, andrà ad eguagliare la

che le dimensioni non contano, si sono verifi-

temperatura (più fredda) dell’aria esterna. La

cate alcune confusioni, per cui non tutte le

dispersione di calore sarà più rapida nell’ac-

didascalie corrispondono all’immagine, inoltre

quario più piccolo rispetto a ciò che si verifi-

sono state inserite foto che in realtà illustrano la seconda parte dell’articolo, pubblicata in

cherà in quello con un volume d’acqua mag-

questo numero. Ce ne scusiamo con i lettori,

giore. Questo fenomeno è da imputarsi all’alta

sperando vogliano comprendere l’atmosfera

capacità termica dell’acqua. Il calore specifico

frenetica che caratterizza una Première.

(si definisce calore specifico la capacità termi-

Ovviamente faremo in modo di evitare errori di questo tipo in futuro, anche se è possibile che

ca per unità di massa) dell’acqua, pari a 1

per qualche tempo ancora si debba lavorare in

Cal/g °C a 14.5 °C e pressione normale (1

un regime di “rodaggio” dell’intera redazione.

atm), è superiore a quello della maggior parte delle altre sostanze. É a causa dell’alta capacità termica dell’acqua che i mari e i grandi laghi

circostante. L’acquario più grande, in questo

stabilizzano la temperatura dell’ambiente,

caso, si allontanerà dalla situazione ottimale

cedendo lentamente il calore immagazzinato

più lentamente rispetto all’acquario più picco-

per irradiazione solare nei periodi più caldi,

lo, in quanto il calore contenuto in una massa

mitigando di fatto le temperature dell’ambiente

d’acqua maggiore verrà disperso più lenta-

Persino un mini-acquario marino tropicale è possibile per i più esperti se si tengono in mente i concetti di base indispensabili. Il neofita però sottovaluta spesso le difficoltà insite in questo tipo di realizzazioni 53


Due dei magnifici Discus heckel ospitati in questo acquario. Questi Discus di cattura, si sono cattività e lo lasciano trasparire manifestando colori accesi e brillanti ed un comportament numerosi “spettatori” dall’altra parte del vetro 54


o perfettamente adattati alla vita in to tranquillo anche in presenza di

mente. In sostanza, i nostri ospiti non si troveranno in breve tempo - per così dire - all’addiaccio e noi avremo più tempo per intervenire e risolvere il problema. ARRESTO DELLA POMPA DEL FILTRO. Questo è un altro imprevisto che può avere serie conseguenze per le forme di vita presenti nel nostro acquario. Il filtro è il cuore del nostro acquario. Esso, grazie alla circolazione d’acqua al suo interno, viene colonizzato da comunità batteriche (aerobiche ed anaerobiche) che svolgono il delicato compito di trasformazione della sostanza organica in eccesso (dannosa per i nostri ospiti) in sostanza inorganica, meno dannosa. Nei laghi, fiumi e mari, questi batteri “utili” si trovano ovunque ci sia un substrato adatto (rocce, sabbia, legni). Inoltre le grandi masse d’acqua tendono a diluire la sostanza organica in eccesso, impedendo che essa arrechi danni agli organismi viventi. Lo stesso movimento delle masse d’acqua (maree, correnti, tempeste) facilita questo processo di purificazione. Quando, al contrario, l’acqua per qualche motivo ristagna più del dovuto, allora si possono innescare fenomeni molto pericolosi che, in breve tempo, creeranno scompensi nel sistema naturale. Si pensi alle fioriture algali nell’alto Adriatico che si verificano di frequente in seguito a lunghi periodi di scarsa circolazione delle masse d’acqua, spesso ricche di nutrienti, provenienti dai grandi fiumi che sfociano nel mare. Questo fenomeno naturale potrebbe essere paragonato alla rottura di un filtro nell’acquario. L’acqua non circola più, i batteri nel filtro non riescono più a compiere il loro lavoro di demolitori, l’ossigeno in vasca comincia a scarseggiare, la sostanza organica si accumula o, peggio, si trasforma in pericolosa ammoniaca ed i nostri ospiti ne subiscono le conseguenze. Torniamo ai nostri due acquari di diverse dimensioni. La chimica dell’acqua tenderà a cambiare più velocemente nel piccolo acquario. Nel grande acquario, invece, il volume d’acqua maggiore rallenterà tale processo e, dunque, consentirà all’acquariofilo di intervenire in tempo per risolvere a 55


monte il problema, ripristinando il funzionamento della pompa del filtro, “rivitalizzando” la flora batterica con l’aggiunta di specifici biocondizionatori ed effettuando un cambio parziale dell’acqua per rimuovere le scorie azotate e gli altri nutrienti in eccesso. Ovviamente non si pensi che in acquari grandi non possa avvenire l’irreparabile. La trascuratezza prolungata, anche in questi casi arreca un danno irreversibile al sistema ma la resilienza (in ecologia e biologia la resilienza è la capacità di autoripararsi dopo un danno, ovvero la capacità di recupero del sistema) sarà in questi casi molto elevata.

In conclusione Dunque, il concetto dovrebbe ormai essere chiaro a tutti. Gestire un acquario domestico di grandi dimensioni è certamente più facile che gestire un piccolo acquario. Oggi, molte ditte del settore propongono sempre più frequentemente i “nano-acquari”, piccole vasche da pochi litri che hanno il vantaggio di costare relativamente poco e di essere facilmente collocabili in qualsiasi angolo, anche il più angusto, della propria domus. Molti rivenditori, trovandosi di fronte ad un neofita che si affaccia timidamente per la prima volta nel loro negozio, offrono spesso queste soluzioni… “per iniziare”. Nulla di più sbagliato. Quel potenziale appassionato nonché futuro cliente affezionato, molto probabilmente si troverà a gestire un “contenitore di problemi” che in breve tempo lo porterà a pensare che l’acquariofilia non sia un hobby adatto a lui. Invitiamo invece i clienti ad iniziare con una vasca più grande, anche se apparentemente più costosa! Acquari da 100200 litri, opportunamente progettati e ben 56


Il branco di scalari altum è sicuramente uno dei “fiori all’occhiello” di questa comunità. Il proprietario, a giusta ragione, ne va fiero

57


accessoriati, sono l’ideale per iniziare questa

Scorcio dell’acquario di comunità da 7000 litri pesci, nonché la vegetazione rigogliosa, sono cui gode l’intera comunità

fantastica avventura. Avremo la possibilità, così, di creare una comunità armonica, ben diversificata, in un volume d’acqua adeguato alla biomassa introdotta. I volumi adeguati determineranno condizioni chimico-fisiche costanti nel tempo e facilmente gestibili dall’esterno con regolari e minimi interventi da parte dell’acquariofilo. In tal caso, l’hobby dell’acquario in casa non verrà vissuto come un continuo stress, bensì come un piacevole momento da vivere e da scoprire gradualmente.

Un esempio Prima di salutarci, voglio proporvi, con l’aiuto di alcune foto, un chiaro esempio che condensa tutte le parole che avete avuto la pazienza di leggere fino a questo momento, partendo dal numero precedente. L’acquario che mi accingo a descrivere brevemente è, come direbbeSecondo alcuni autori (e con la giusta esperienza) si può allestire un acquario in qualsiasi spazio, purché l’attrezzatura tecnica e le dimensioni siano adeguate alle esigenze degli organismi allevati. In questo articolo si spiegano i pro- ed i contro- di vasche “pico” e “mega”

ro gli anglosassoni, over-size. Diciamo che è un acquario non alla portata di tutte le tasche e… di tutte le case, date le sue dimensioni appunto… over-size. Si tratta di una vasca progettata e realizzata dal proprietario. È situa58


i descritto dall’autore. I colori e la vivacità dei o testimonianza del perfetto stato di salute di

ta in una lussuosa villetta di un paesino dal

cibo o di un partner tra rocce, tronchi sommer-

nome impronunciabile, situato nel cuore della

si ed imponenti e lussureggianti piante quali

Repubblica Ceca. Questo acquario, dal volu-

Vallisneria, Microsorium ed Echinodorus. Tra le

me di 7000 (settemila!) litri d’acqua dolce,

Cryptocoryne di piccola taglia si muovono

ospita una comunità numerosa e diversificata

decine di pesci di fondo, tra cui splendidi

(circa 500 pesci) tra cui 10 magnifici Discus

Panaque

heckel “cabeza azul” selvatici (Symphysodon

Corydoras spp., Farlowella e granchi di fiume.

discus), 2 Discus marroni (Symphysodon

Dalla colorazione e dal comportamento dei

aequifasciatus) ed una decina di grandi Scalari

pesci, si percepisce chiaramente lo stato di

selvatici (Pterophyllum scalare). Centinaia di

benessere in cui si trova l’intera comunità. Lo

pesci di dimensioni medio-piccole animano

stesso dicasi per la vegetazione, rigogliosa e

l’acquario, nuotando frenetici alla ricerca di

ben adattata all’ambiente. Il proprietario gode 59

nigrolineatus,

Ancistrus

spp.,


di questo spettacolo in casa, effettuando inter-

batteriche nitrificanti e denitrificanti sono inse-

venti minimi che consistono principalmente

diate ovunque e contribuiscono attivamente al

nell’alimentare i pesci e nell’effettuare periodi-

funzionamento dell’intero sistema biologico. In

camente modici cambi parziali d’acqua. Da

definitiva, la comunità si autoregola.

anni non si registrano decessi per malattie né,

Periodicamente nascono nuovi pesci che da

tanto meno, a causa di scompensi chimico-

subito devono fare i conti con i predatori. La

fisici dell’acqua.

maggior parte di essi è catturata e mangiata,

In un piccolo acquario d’acqua dolce si possono allevare i Poecilidi, veri gioielli per il neofita, oggi troppo spesso sottovalutati: Questi pesci sono dotati di un fascino unico e possono generare passioni sconfinate se allevati in modo opportuno. Necessitano però come tutti i pesci d’acquario di un ambiente stabile, più facile da ottenere in vasche grandi

Qualcuno potrà chiedersi quale complessità

ma i più scaltri e veloci riescono a sfuggire alle

debba avere il filtro di una vasca come questa:

fauci dei più grandi fino a diventare adulti. In

un semplice contenitore, in cui una piccola

questo caso, ci troviamo davvero di fronte ad

pompa ricicla lentamente l’acqua dell’acqua-

un ambiente quasi naturale!

rio, facendola passare attraverso un semplice substrato (spugna sintetica) ed in cui è posta

Con questo esempio non vogliamo assoluta-

“a bagno” una pianta ornamentale d’apparta-

mente spaventare nessuno. L’hobby dell’ac-

mento che contribuisce a ridurre le sostanze

quario può essere gratificante anche attraver-

inorganiche derivanti dai processi chimici in

so la conduzione di una vasca dalle dimensio-

acquario. Il flusso che rimanda l’acqua filtrata

ni decisamente più contenute… ma non trop-

nell’acquario è talmente lento che in superficie

po. Tuttavia, i vari nano-reef, pico-med e

non si nota alcuna corrente. In realtà, in una

“microcosmi” lasciamoli ai più esperti e naviga-

vasca di queste dimensioni, che lentamente ha

ti. Sicuramente anche loro, prima di avventu-

raggiunto evidentemente il suo “climax” (in

rarsi con le minivasche, saranno diventati

ecologia il climax è lo stadio finale del proces-

acquariofili facendosi le ossa con acquari più

so evolutivo di un ecosistema che denota il

grandi e più facili da gestire… Perché, almeno

massimo grado di equilibrio), le popolazioni

in questo caso, le dimensioni contano! 60


Note dalla redazione Il lettore noterà che in questo stesso numero ospitiamo opinioni autorevoli, da parte di due diversi collaboratori alla rivista, aventi segno opposto. Infatti, nell’articolo precedente avete potuto leggere argomentazioni forti a sostegno della vasca “grande” quale ausilio per l’acquariofilo principiante e non. Tra poche pagine, nell’articolo per il neofita, troverete pareri di segno opposto. Come si giustifica questa discrepanza? Qualcuno è in errore? Ci piace ospitare questo contrasto nella nostra rivista. L’acquariofilia non è una scienza esatta ed in alcuni campi, proprio come in questo caso, si possono osservare sostenitori di teorie contrastanti. Possiamo anzi affermare che la biologia tutta non è una scienza esatta e, se in matematica uno più uno fa sempre due, in biologia lo stesso calcolo può condurre ad uno (predazione) o persino a tre (riproduzione)! Insomma, fare previsioni in biologia è sempre un compito arduo e questo giustifica in alcuni casi disparità di opinioni. Il consiglio di redazione è attivissimo nel selezionare articoli di elevata qualità scientifica ed evitare la presenza di opinioni non supportate da cognizioni scientifiche. Ovviamente non è il caso di alcuno di questi due articoli! Per questo motivo abbiamo ritenuto utile pubblicarli entrambi, proprio nello stesso numero, in modo da permettere al lettore di orientarsi tra le due posizioni estreme rappresentate da due autorevoli collaboratori. Saremo felici, anzi, di ospitare vostri pareri su questo argomento. Nei prossimi numeri, se lo vorrete, potremo ospitare i vostri contributi e le vostre esperienze, a supporto della prima o della seconda teoria. In questo modo, speriamo, potremo fare un ulteriore passo avanti nella conoscenza dei trend che governano il nostro hobby.


FUNGIA IN ACQUARIO

FUNGHI

che camminano!

62


Fungia in acquario

di Alessandro Falco

I coralli

In acquario, come in natura, le Fungia preferiscono vivere adagiate su un fondo sabbioso, in una

LPS della famiglia Fungiidae

zona poco turbolenta e mediamente illuminata.

sono un must dell’acquario

Ponendole sul fondo e senza corrente diretta,

marino tropicale. Graditi dai neofiti come buon

eviteremo il facile danneggiamento del mantello.

compromesso tra facilità di mantenimento e bel-

La convivenza con altri coralli è possibile, ma

lezza ed affascinanti per i più esperti, che li

occhio ai contatti! Fungia tende a danneggiare i

apprezzano nelle tonalità più disparate, sono

coralli di specie differenti in quanto il suo muco

invertebrati che raramente mancano nelle

contiene potenti nematocisti: utilizzate per para-

vasche degli appassionati.

lizzare lo zooplancton e per rimuovere i sedimen-

La famiglia Fungidae raccoglie una trentina di

ti dal proprio corpo, arrivano a bruciare il tessuto

specie, distinguibili per lo più esaminando la

di altri coralli a difesa del proprio spazio vitale. Il

struttura dello scheletro. Sono animali a bocca

contatto intra-specifico è ben tollerato se non

singola e solitari, di forma tipicamente circolare,

addirittura “gradito”.

con eccezioni come Polyphillia talpina, che si sviluppa a “lingua di mucca”. Attualmente sono

Le malattie

inseriti in appendice II C.I.T.E.S.: il loro commer-

Si tratta di un corallo, tutto sommato, resistente

cio è quindi regolato.

alle comuni patologie ma esso richiede alcune

La convivenza con altri coralli è possibile, ma occhio ai contatti! Fungia tende a danneggiare i coralli di specie differenti in quanto il suo muco contiene potenti nematocisti

63


Ponendo le Fungia sul fondo e senza corrente diretta, eviteremo il facile danneggiamento del mantello

piccole attenzioni per evitare la regressione del

asessuata. La prima modalità prevede la produ-

tessuto, il cosiddetto “tiraggio”. Tale regressione

zione di uova e spermi e lo sviluppo di una larva,

dei tessuti è conseguenza di sbalzi di salinità,

detta planula. Questo tipo di riproduzione è

elevate turbolenze o più semplicemente… fame!

meno frequente negli acquari casalinghi, ma è

Provvedete quindi a nutrire il vostro “funghetto”

possibile ritrovarsi delle rocce “vive” colonizzate

di tanto in tanto, soprattutto se la vostra è una

per l’appunto da queste larve!

vasca oligotrofica. Prendete della polpa di mer-

La riproduzione asessuata è invece più frequen-

luzzo o code di gamberi sgusciate, lasciandole

te e porta alla formazione di diversi antocauli. Gli

cadere sopra l’animale. In poco tempo la preda

antocauli altro non sono che adulti in miniatura,

verrà trascinata con i tentacoli verso la grande

attaccati però ad un substrato, fino al raggiungi-

bocca centrale e l’animale si gonfierà in segno di

mento di un paio di centimetri di diametro. A

gradimento. In bibliografia viene riportato un

questo punto il gambo che li lega si dissolve ed

parassita specifico di questi animali, Fungiacava

ha inizio la fase di vita libera. Nella mia esperien-

eilatensis. Tuttavia la sua comparsa in acquario è

za ho ottenuto 5 antocauli, sviluppati da un pic-

un’eventualità rara e ben identificabile, avendo

colo scheletro di Fungia arrivato morente da una

tale parassita l’aspetto simile a un balano inseri-

spedizione. Una volta deceduta, ho lasciato in

to nella cavità boccale.

acquario la piccola roccia con il gambo. Dopo un mese, qualcosa era nato; altri due mesi ed avevo

La riproduzione

ottenuto 5 piccoli antocauli di un bel colore gial-

La riproduzione di un corallo duro LPS in acqua-

lo-verde. Oggi sono alla seconda riproduzione:

rio non è cosa di tutti i giorni. Ad ogni modo

infatti, una volta staccatisi i primi cinque anto-

Fungia sp. può riprodursi per via sessuata o

cauli, si è sviluppata dalla mia piccola roccia 64


Gli antocauli altro non sono che adulti in miniatura, attaccati però ad un substrato, fino al raggiungimento di un paio di centimetri di diametro


Primo piano di alcuni antocauli allevati in acquario come descritto nell’articolo

Tanto per dargli una collocazione… REGNO Animale PHYLUM Cnidaria CLASSE Anthozoa ORDINE Scleractinia FAMIGLIA Fungiidae GENERE Fungia (simile a Cycloseris, Heliofungia, Polyphyllia)

“dalle uova d’oro” una nuova generazione anco-

naturale, e potreste ritrovarvi con 1-20 antocauli

ra in crescita.

pronti a rimpiazzare l’esemplare appena deceduto!

La riproduzione “forzata”

Coralli che camminano

È possibile indurre questi coralli alla riproduzione

È difficile da credere, ma le Fungia sono anima-

con alcune tecniche invasive, estremamente deli-

li mobili, capaci di spostamenti laterali dell’ordine

cate e riservate agli acquariofili più esperti. Tecniche

di qualche metro al giorno. Questa loro intra-

come la frammentazione o la produzione di fori

prendenza è alla base dello sviluppo dei reef. È

sullo scheletro appartengono ancora ad una

infatti una prerogativa unica tra i coralli, che con-

acquariofilia d’avanguardia. Ci tengo a ricordare,

sente la colonizzazione di nuovi reef. Lo schele-

però, che in caso di Fungia morte, magari inspiega-

tro di questi coralli avventurieri, una volta morti,

bilmente, è consigliabile lasciarle in vasca. Anche

fungerà (scusate il gioco di parole) da base per

questa è una strategia riproduttiva, in questo caso

l’attecchimento di nuovi organismi sessili. 66



di Carassio Aurato Forse alcuni di voi non mi conoscono... Ebbene sì! Sono proprio un pesce, e allora?

Avete presente Indiana Jones, quando dall’alto osserva la cerimonia di iniziazione in quella grotta piena di mostri e fuochi, al suono dei tamburi? Bene, la redazione in questo momento ha proprio quell’aspetto ed io mi sento tanto… Indiana. Diciamoci la verità: fino all’uscita del primo numero qui c’è stata una confusione terribile, con gente che correva da ogni parte per rendere perfetta ogni parte della rivista. I responsabili di sezione sono dei veri maniaci della perfezione e non tollerano neppure il più piccolo errore. Pertanto la segretaria di redazione è stata frustata più volte, sotto i miei stessi occhi, solo perché un paio di nomi di specie avevano le “i” invece delle “y”. Ma dico io: si possono infliggere quindici frustate solo a causa di una stupidissima “i”? O.K, da oggi in poi chiamatemi pure Carassyo, io non me la prenderò. 68


Ma a voi come pare questa rivista? Dai,

farmi ridere raccontandomi delle bar-

fatemi sapere le vostre impressioni. Lo

zellette sugli acquari dei Carabinieri, ma

so che è presto per cominciare a pubbli-

io ho altro a cui pensare in questo

care lettere, visto che siamo usciti per la

momento. Uno dei redattori è invece alle

prima volta solo un mese fa. Ma non

prese con un articolo sulle piante acqua-

fatevi desiderare troppo… Io come ben

tiche e sta dunque elencando i nomi di

sapete vivo delle vostre lettere e se vor-

varie insalatine al proprio computer, il

rete degnarvi di scrivermi (sto parlando

quale pare abbastanza annoiato di inge-

ai miei tre beneamati lettori, ovviamen-

rire tanti nomi latini, tutti verdi e tutti

te) ne sarò strafelice. …E non datevi

insieme. Un altro tizio sta effettuando

pena per me, perché qui nella nuova

dei test su vari prodotti, ma da molti

redazione mi hanno destinato un can-

giorni tenta invano di selezionare l’ora

tuccio con tutti i comfort: vasca da ben

della pappa su una mangiatoia automa-

trenta litri, munita di filtro meccanico

tica. Sapete, si tratta di uno di quei

(realizzato con una pompa centrifuga ed

modelli che pretendono che si prema il

una bottiglia di plastica piena di lana di

tastino esattamente all’ora del pasto, e

perlon usata) e termoriscaldatore revi-

continuano poi a somministrare tutti i

sionato, modello 1938. Il fondo è meravi-

giorni alla stessa ora. Solo che il nostro

glioso, costituito da tantissime perline

redattore, avendo ricevuto vari incari-

multicolori che, purtroppo, ne cedono

chi, si distrae puntualmente all’ora pre-

un po’ anche all’acqua (di colore, inten-

stabilita, e deve dunque attendere il

do). Ma non si può avere tutto, nella

giorno successivo per iniziare la prova.

vita. Non c’è impianto di illuminazione,

Se lo vedeste mentre sacramenta, ogni

ma tanto dalle finestre penetra tantissi-

giorno alla stessa ora, cinque minuti

ma luce. Insomma, sto benone, e mi godo

dopo essersi dimenticato ancora una

lo spettacolo dei disastrati di redazione,

volta di premere il tastino rosso…

che si affannano dietro all’ultimo nume-

Infine ci sono quelli che si occupano del

ro da comporre… e litigano… e sudano…

sito web e dell’impaginazione della rivi-

e siamo appena a dicembre!

sta. Sono praticamente stesi con la testa

Torniamo dunque in redazione. In que-

dentro un monitor, più o meno per 24

sto momento un paio di loro sta usando

ore al giorno. Nel rimanente tempo, sino

un test di gravidanza per determinare il

al termine della giornata lavorativa

giorno esatto in cui le uova di pesci

(ebbene sì, qui si lavora davvero come

pagliaccio si schiuderanno. I pesci

schiavi), versano gocce di collirio negli

pagliaccio, dal canto loro, cercano di

occhi arrossati e sacramentano come 69


somari perché il risultato non è ancora

to interessantissimo in grado di farmi

esattamente quello desiderato.

piangere di gioia per ore. Dunque

Insomma, qui siamo in una gabbia di

all’opera! Accendete il vostro computer

matti, ma c’è veramente tanto da fare

e rammentate il mio indirizzo (che non è

per salvare l’acquariofilia in Italia. Io mi

mai cambiato): carassio2@tiscali.it. Se

ci sono messo d’impegno ed ho promesso

preferite, potete anche scrivermi trami-

che farò la mia parte, sbugiardando tutti

te il forum di aquariophylia, sul quale io

i bugiardi e sbeffeggiando tutti gli imbro-

sono sempre presente. Non è importante

glioni che tentano di farvi allontanare

l’indirizzo che userete, in fondo, ma le

dal vostro hobby preferito. Però ho biso-

cose che vorrete regalarmi. Sarò strafe-

gno del vostro aiuto.

lice di venire a sapere che la vostra

Allora ditemi, mi aiuterete? Se volete

sorellina dispettosa ha rigato il vetro

farlo scrivetemi subito. Come, cosa mi

della vasca usando calamite di pessima

scrivete? Ma allora siete rincitrulliti

qualità, o che avete iniziato con una cop-

davvero. Dovete scrivermi di voi, del

pia di Guppy ammalata di Ichthyo (e

vostro acquario, delle vostre esperienze,

quando mai?). Piangerò di gioia nell’ap-

di come avete cominciato ed eventual-

prendere che per voi l’acquario è più

mente di come non volete finire.

importante della Playstation (vabbè,

Insomma, scrivetemi quello che vi passa

non esageriamo ora…) o che avete speri-

per la mente. Basta che non si tratti di

mentato l’acqua dei cambi per far ricre-

argomenti tecnici, perché di quelli è già

scere i capelli. E magari ha funzionato.

strapiena la rivista.

Mi divertirò infinitamente leggendo che

Volete parlare del filtro che ha funziona-

nel vostro acquario i Guppy hanno impa-

to? OK, è vero, per quello c’è già la rubri-

rato a chiedere il cibo scrivendolo sulla

ca del “questo mi è piaciuto”. Dunque,

tastiera di una vecchia Olivetta Lettera

volete parlare del mangime che ha ucci-

32. Insomma, invitatemi per una volta a

so tutti i vostri pesci? No, in quel caso

casa vostra a prendere un caffé, ed io

effettivamente occorre indirizzare la

prometto di ospitarvi nel mio salotto per

vostra missiva alla rubrica “Questo non

un intero numero della rivista. Allora,

mi ha convinto”. Insomma, non so bene

posso contarci? Ci conto? Davvero?

di cosa potreste volermi parlare, ma è

Bene, non ho pensato neppure per un

mai possibile, porcaccia mangiatoia

istante che mi avreste deluso. Allora

ribollita, che non abbiate nulla da rac-

attendo senza meno i vostri deliziosi

contare? No, lo so bene che scavando nel

contributi scritti.

vostro cuoricino troverete un argomen-

Vostro, fiducioso Carassio 70


23 litri da arredare secondo il tuo gusto

19 o 25 litri incorniciati da solo vetro

Struttura in vetro per una visione totale

Fontanella superiore per rilassarsi col suono dell’acqua

Filtro a tripla azione per un’acqua cristallina

Luci LED per un’atmosfera zen.


I... soliti noti

ALLEVAMENTO E CURA DI

Betta splend

72


O

biettivo primario di questa rivista è quello di offrire informazioni, diciamo così, “di prima mano”, frutto di espe-

rienza personale, e non collage di notizie tratte da pubblicazioni altrui o pescate nell’insidioso mare di citazioni più o meno attendibili che inondano Internet. Ciò vale anche quando ci si occupa di specie sulle quali è francamente difficile scrivere qualcosa di nuovo. È il caso di

dens

Betta splendens, quel “pesce combattente” importato in Europa dalla seconda metà dell’Ottocento (secondo le varie fonti dal 1874 o dal 1892) e sul quale sono stati consumati fiumi di inchiostro.

di Luciano Di Tizio Qui di seguito cercherò di parlarvene sulla base delle

esperienze

accumulate

nell’ambito

dell’Associazione Acquariofili Abruzzese, il club del quale mi onoro di far parte sin dalla fondazione, nel lontano 1982, ma non potrò evitare di ripercorrere almeno in parte una mia non più recente pubblicazione sull’argomento (Di Tizio L., 2000. I Betta. Primaris, Milano, 72 pp.). Così vi ho avvertiti... Ometterò la descrizione dettagliata di un pesce universalmente noto agli appassionati (qualcosa diremo più avanti parlando delle livree), limitandomi ad una singola avvertenza: i Betta che noi conosciamo, con pinne imponenti e colorazione vistosa, sono esemplari di allevamento che hanno ormai soppiantato anche in natura la forma originaria, il cui aspetto è decisamente più dimesso. Quel che il progresso e l’accresciuta sensibilità naturalistica non sono invece ancora riusciti ad 73


Betta splendens è stato a lungo individuato con il nome volgare di “pesce combattente del Siam”

ottenere è cancellare l’abitudine, in diminuzio-

In natura

ne ma tuttora diffusa nel sud-est asiatico, di

Vi dicevo che anche in natura le forme di alle-

utilizzare questi pesci per scommesse sul tipo

vamento hanno ormai sostituito quella origina-

di quelle tra galli da combattimento. Una

ria rendendo ancora più difficile definire quale

maniera decisamente infelice, oltre che (in

sia l’aerale di provenienza della specie. Betta

molte regioni) illegale, per sfruttare l’aggressivi-

splendens infatti colonizza oggi una vasta area

tà intraspecifica tipica dei maschi della specie

del sud-est asiatico racchiusa tra la Thailandia

(le femmine possono invece tranquillamente

(ex Siam), il Vietnam e Singapore. L’antica con-

convivere) e da sempre ben nota. Non a caso,

vinzione della provenienza tailandese (il pesce

oltre al nome comune (“combattente”), anche

è stato a lungo individuato con il nome volgare

la denominazione scientifica fa un esplicito rife-

di “pesce combattente del Siam”) sembra frut-

rimento all’aggressività: “Betta” deriva infatti da

to di un errore: studi di qualche anno fa, basa-

“ikan wader bettah” (=“combattente”), il nome

ti su alcune caratteristiche anatomiche, lascia-

attribuito a Giava al Betta picta.

no ipotizzare che il Betta provenga invece dalla 74


Cambogia. Del resto in Thailandia la specie è

to”, struttura respiratoria supplementare adibi-

chiamata “pla kat khmer”, espressione da tra-

ta ad assumere aria atmosferica e che si svi-

durre con “pesce combattente del paese dei

luppa già dopo 3-5 settimane di vita. Si tratta,

Khmer”, cioè appunto la Cambogia. L’habitat

in sostanza, di una cavità posta al di sopra

preferenziale è rappresentato dai ruscelli non

delle camere branchiali, nella quale sono con-

impetuosi e dalle acque stagnanti, in particola-

tenute formazioni ossee a forma di rosetta,

re le risaie, dove temperature elevate, estrema

rivestite di una membrana riccamente vasco-

variabilità delle condizioni dell’acqua e povertà

larizzata, collegata con la cavità orale attraver-

di ossigeno mettono a dura prova la resistenza

so una piccola fessura. Il pesce “abboccando”

della specie, facendone già in partenza un

in superficie inala aria, che viene spinta dentro

pesce ideale per adattarsi alle condizioni - pur-

la camera del labirinto (“camera epibranchia-

troppo non sempre ottimali - degli acquari

le”), dove la membrana, grazie a numerosissi-

domestici.

mi capillari, assorbe l’ossigeno. L’aria sfruttata è poi espulsa attraverso le branchie, ma sol-

Il labirinto

tanto dopo un nuovo atto respiratorio: la

Il segreto della grande resistenza di Betta

camera del labirinto è infatti costantemente

splendens è in buona parte legato ad un par-

piena d’aria. Fatto curioso è che un

ticolarissimo organo che il combattente ha in

Anabantide al quale venisse impedito di respi-

comune con tutti i pesci del sottordine

rare in superficie morirebbe per asfissia. In

Anabantoidei, al quale appartiene: il “labirin-

pratica per annegamento!

Quella “rossa” è una colorazione uniformemente rossa su tutto il corpo e sulle pinne. 10 Tollerata, ma è comunque un difetto, unicamente un’eventuale punta bianca sulle ventrali 75


Il Betta può essere allevato senza problemi in una vasca di comunità, un maschio con più femmine

In acquario

Valori consigliati: pH tra 6 e 8, durezza sino a 25

I Betta, in particolare gli esemplari con le pinne

°dGH, temperatura tra 24 e 30 °C (per la ripro-

particolarmente sviluppate, non sono nuotato-

duzione 28-30 °C). La specie non gradisce tem-

ri particolarmente abili e resistenti. In linea di

perature basse, tuttavia un esperimento con-

massima anche in natura si muovono relativa-

dotto da Amedeo Pardi, dell’Associazione

mente poco, quasi sempre in acque calde e

Acquariofili

superficiali ricche di vegetazione. Questa

all’aperto anche in mesi non favorevoli, ha dato

informazione dà precise indicazioni sulle sue

risultati interessanti: la specie sopravvive

esigenze in cattività, che vanno ben oltre –

all’esterno, quanto meno in stagioni e in località

diciamolo subito – quegli assurdi contenitori

con clima non troppo rigido, apparentemente

cilindrici da un litro o poco più nel quale trop-

senza conseguenze negative. Una certa variabi-

pi costringono immotivatamente i maschi. La

lità termica stagionale sembra anzi favorire la

soluzione barattolo è talora inevitabile in nego-

riproduzione con il ritorno della bella stagione.

zio o in allevamento, nella fase di accresci-

Illuminazione media, filtraggio blando con

mento, ma va considerata una scelta provvi-

acqua mai troppo mossa: come già osservato

soria, da tenere in atto per il minor tempo pos-

le situazioni di carenza di ossigeno non rappre-

sibile.

sentano un problema. 76

Abruzzese,

per

l’allevamento


Il Betta può essere allevato senza problemi in

Va necessariamente ricordato il fatto che il

una vasca di comunità, un maschio con più fem-

Betta è l’unico pesce ornamentale per il quale

mine. Va soltanto evitata la coabitazione con

sia stata studiata una vasca “ad hoc”, la “bet-

pesci troppo piccoli o troppo grandi e/o aggres-

tiera”. Si tratta di un acquario a più scomparti,

sivi. È problematica invece la convivenza tra

di solito di piccole dimensioni, appositamente

maschi adulti che si combattono ferocemente, in

studiato per l’allevamento di più maschi in

acquario, spesso sino alla morte del più debole.

poco spazio. Lo spazio a disposizione di cia-

Qualche esperimento positivo è segnalato in let-

scun pesce è limitato; l’acqua però circola tra

teratura ma solo in vasche veramente spaziose

uno scompartimento e l’altro e di solito è pre-

(vedere a proposito l’articolo “Le dimensioni con-

visto anche un piccolo filtro. La bettiera, sia di

tano” in questo stesso numero. N.d.R.).

produzione industriale che artigianale, a molti

Possibile naturalmente anche l’allestimento di

scomparti, è un indispensabile supporto per

un acquario monospecifico di almeno 30 litri,

chi abbia impostato un vero e proprio alleva-

nel quale potremo ospitare un maschio con

mento. Non serve invece a chi - la gran parte

una o più femmine purché la vasca sia ricca di

di noi - alleva pochi Betta. Un altro problema,

piante, anche galleggianti, e offra nascondigli

nelle bettiere e nei barattoli, è lo stress: ogni

(grotte, angoli densamente piantati, ecc.) alle

maschio ha costantemente di fronte uno o due

femmine per ripararsi dalle troppo focose

potenziali avversari e non è mai tranquillo. La

attenzioni del maschio.

soluzione è quella di sistemare tra uno scom-

Betta splendens è un pesce di semplice riproduzione, sessualmente maturo già a circa 8-10 mesi di età 77


La colorazione “pastello” prevede solo colore iridescente su corpo e pinne

parto e l’altro dei fogli in plastica atossica non

di sopra della superficie, a livelli analoghi a quel-

trasparenti. Una scelta obbligata, poiché lo

li dell’acqua, per scongiurare problemi alle vie

stress influisce negativamente sulla sopravvi-

respiratorie (sono possibili veri e propri raffreddo-

venza: un combattente tenuto in acquario vive

ri con conseguenze anche gravi). Questo si ottie-

mediamente più di uno allevato in barattolo. Un

ne semplicemente garantendo una buona chiu-

dato sul quale sarà bene riflettere...

sura. Niente vasche aperte, insomma!

Si tenga tuttavia conto anche del contrario:

Un’ultima accortezza: nelle vasche da riprodu-

maschi eccessivamente tranquilli, che non

zione occorre fare in modo che il coperchio sia

hanno mai bisogno di spiegare le pinne nel

non perfettamente parallelo al vetro di fondo ma

classico atteggiamento di minaccia, a volte

leggermente inclinato verso una delle pareti

crescono meno bene di coloro che invece

maggiori, in modo che le gocce di condensa non

fanno un po’ di esercizio per tenersi in forma.

cadano sulla superficie ma “scivolino” verso la

Sta a noi individuare la scelta equilibrata:

parte più bassa. Questo per evitare possibili

mostrare potenziali avversari (sempre al di là di

danni al nido di schiuma, di cui diremo più avan-

un vetro, naturalmente!) di tanto in tanto, per

ti, dovuti ad una “pioggia” di gocce di condensa.

favorire un sano sviluppo delle pinne, ma non così spesso da ingenerare situazioni di stress.

L’alimentazione

Infine il coperchio: la respirazione aerea integrati-

In natura Betta splendens caccia soprattutto

va rende necessario mantenere la temperatura al

insetti e le loro larve sul pelo dell’acqua, ma si 78


nutre anche di qualsiasi altra piccola preda

CENNI DI TASSONOMIA

reperibile nel suo ambiente. In cattività accetta

Il nome scientifico corretto del “combattente” è Betta splendens REGAN, 1910. La prima descrizione in verità venne effettuata da Cantor nel 1850 (lo stesso anno nel quale Bleeker istituì il genere Betta) che battezzò quel pesciolino allora sconosciuto alla scienza, come Macropodus pugnax. Nome invalidato da Regan nel 1910 che sottopose il lavoro di Cantor a una revisione ritenuta valida dal consesso scientifico internazionale e poi universalmente accettato. La denominazione di Cantor va oggi considerata un sinonimo così come le altre proposte tassonomiche che si sono succedute negli anni: Betta pugnax BAUSE, 1897; Betta trifasciata MATTHA, 1909; Betta rubra KRÛGER, 1912; Betta pugnax varietà trifasciata (KOHELER, 1906); Betta pugnax varietà rubra (KOHELER, 1906). Una curiosità: negli anni immediatamente successivi al 1900 il combattente veniva commercializzato con il nome Betta pugnax.

di tutto. Per garantirgli buona salute è importante alternare una ricca gamma di mangimi di produzione industriale (in fiocchi, in granuli, secchi e liofilizzati) a cibo vivo (Artemia, Tubifex, enchitrei) o almeno ad alimenti surgelati.

La riproduzione Betta splendens è un pesce di semplice riproduzione, sessualmente maturo già a circa 8-10 mesi di età. I maschi pronti ad accoppiarsi realizzano in superficie (tra la vegetazione, accanto a un oggetto affiorante o anche nell’angolo tra due vetri della vasca) un “nido” di schiuma, con bollicine d’aria che gli stessi emettono dalla bocca. La struttura viene ultimata in uno

anche frammenti di piante. Una volta ultimato il

o due giorni e copre in media 2 o 3 centimetri

suo nido, ciascun maschio - in questa fase più

quadri di superficie con uno spessore di 3 o 4

aggressivo che mai - cerca una femmina già

cm. Talvolta tra le bolle d’aria sono presenti

pregna di uova e la induce a seguirlo sin sotto

La soluzione barattolo è talora inevitabile in negozio o in allevamento, nella fase di accrescimento, ma va considerata una scelta provvisoria, da tenere in atto per il minor tempo possibile

79


La respirazione aerea integrativa rende necessario mantenere la temperatura al di sopra della superficie, a livelli analoghi a quelli dell’acqua, per scongiurare problemi alle vie respiratorie

le bolle con una spettacolare danza di corteg-

sicuro. In ogni caso gli accoppiamenti si sus-

giamento. Se non è pronta per l’ovodeposizio-

seguono, con brevi pause, sino a quando la

ne, la femmina si darà ad una rapida fuga. Se,

femmina non si sarà liberata da tutte le uova e

al contrario, è ben disposta, si avvicinerà in

a questo punto si allontanerà in fretta per sfug-

posizione leggermente obliqua, con la testa

gire alle, ora sgradite, “attenzioni”, chiamiamo-

verso il basso e spesso con le due bande oriz-

le così, del suo compagno. Il maschio, d’ora in

zontali su ciascun fianco, tipiche della sua

avanti, si dedicherà con grande impegno alla

livrea, che diventano particolarmente evidenti.

cura delle uova, mangiando quelle ammuffite,

L’accoppiamento avviene sotto il nido: il

rinforzando continuamente il nido con altre bol-

maschio con il suo corpo circonda ad anello

licine e difendendolo accanitamente contro

quello della femmina che quasi subito comin-

chiunque osi avvicinarsi, comprese le mani del-

cia ad emettere le uova. Il maschio si slaccia

l’appassionato. La schiusa ha luogo dopo 18-

dall’abbraccio e le recupera man mano con la

30 ore, secondo la temperatura dell’acqua. Le

bocca, per sputarle (facendole aderire) delica-

larve restano inizialmente appese alle bolle, per

tamente nella parte inferiore del nido.

consumare il loro sacco vitellino. Ciò ha luogo

La femmina di norma si limita a deporre e non

in 2-5 giorni, quindi iniziano a nuotare libera-

fa null’altro. In letteratura specializzata si trova-

mente, sempre sorvegliate dal maschio, che

no tuttavia segnalazioni di segno opposto: può

comincerà invece a disinteressarsi della sua

capitare che aiuti il maschio nella raccolta,

prole dopo un paio di settimane.

oppure che divori le uova non ancora messe al

Quanto qui descritto avviene sia in natura sia in 80


cattività. In acquario l’appassionato può limitarsi a restare a guardare, sino a quando sarà il maschio a preoccuparsi della prole. Quando però il papà avrà deciso di non andare oltre con le cure parentali, occorrerà allontanarlo e cominciare e nutrire gli avannotti, prima con infusori, mangime liquido e nauplii di Cyclops; dopo qualche giorno anche con nauplii di Artemia appena schiusi, micro-vermi (leggete a proposito gli articoli sui cibi vivi, che proporremo a partire dal prossimo numero. N.d.R.) e poi con gli stessi alimenti degli adulti, adeguatamente sminuzzati. In acquario i migliori risultati si ottengono allestendo una vaschetta da riproduzione da una ventina di litri, con molte piante, alcune delle quali devono raggiungere la superficie. Temperatura tra 28 e 30 °C, durezza tra 5 e 10 °dGH (ma anche di più), pH tra 7 e 7,5. Conviene tenere maschio e femmina separati (ad esempio in una vaschetta a due scomparti), facendo però in modo che possano vedersi, sin quando il nido sarà pronto e la femmina risponderà alle avances del maschio cercando di seguirlo e non fuggendo. A quel punto i due possono essere messi insieme, salvo poi allontanare la femmina appena dopo la deposizione delle ultime uova.

Le varietà di colore Sono tante negli anni le varietà di colore ottenute da allevatori professionisti o dilettanti e altre se ne aggiungono continuamente. In questa sede ci limitiamo a un breve accenno alle principali: ANCESTRALE. È la livrea oggi considerata “classica”, la più diffusa negli allevamenti e ormai anche la più facilmente reperibile in natura. Prevede corpo blu scuro con punti


verdi iridescenti sulla parte superiore e delle sca-

stato impossibile ottenere una linea perdurante

glie frangiate di nero; pinna dorsale verde e

nel tempo perché al nero è legato un gene sub-

rossa con raggi neri e fasce irregolari incrociate;

letale, perciò questa varietà resta in buona

ventrali rosse con del nero e con le estremità

sostanza il sogno proibito di qualsiasi allevatore.

bianche, ben evidenti; pettorali incolori con raggi

PASTELLO. Un solo colore iridescente su

neri vicini al corpo. La femmina “tipo” è invece

corpo e pinne.

bruna, con fasce orizzontali scure e qualche sfu-

OPACO. Livrea uniforme con colorazione

matura di colore sull’estremità delle pinne.

verde-menta opaco, blu-pastello opaco, o

ROSSA. Colorazione uniformemente rossa su

bianco opaco.

tutto il corpo e sulle pinne. Tollerata, ma è

SCURA BICOLORE. Corpo scuro e pinne di un

comunque un difetto, unicamente un’eventua-

altro colore.

le punta bianca sulle ventrali.

ancestrale ma con MULTICOLORE. Uguale all’a

VERDE. Livrea interamente verde erba o verde

una maculatura scura.

foresta. Tollerate pinne ventrali rosse, gialle o nere.

Il futuro del Betta

BLU. Colorazione totalmente blu, senza tolle-

In Italia è oggi ben attiva l’Associazione Italiana

ranze. Varietà tra le più difficili da ottenere, in

Betta (AIB), presieduta da Roberto Silverii, un

particolare sulla testa. La variante BLU ACCIA-

grande appassionato che a suo tempo ha

IO prevede colorazione di base blu con iridi-

mosso i suoi primi passi associativi proprio tra

scenza argentata su tutto il corpo.

gli acquariofili abruzzesi. Altri tentativi si erano

GIALLA. Livrea giallo uniforme.

compiuti in passato. L’obiettivo è quello di

PAPILLON. Colorazione screziata con un moti-

importare qui da noi l’abitudine, ben diffusa in

vo a fascia sulle pinne. Va bene qualsiasi colore,

altri Paesi, di organizzare concorsi sul Betta,

purché sulle pinne ne siano presenti almeno

del tutto analoghi a quelli che vengono regolar-

due. È importante che i colori siano divisi nitida-

mente effettuati all’estero, dei veri e propri

mente senza sfrangiature. Una avvertenza “tec-

campionati a livello locale, regionale, nazionale

nica”: i colori del papillon si indicano con un ben

e internazionale. Se si riuscisse in un tale inten-

preciso ordine, prima quello del corpo, poi quel-

to il “combattente del Siam” non potrebbe che

lo di base e infine quello della sommità delle

averne vantaggi. Le varietà di colore sono già

pinne. Ad esempio: rosso/blu-rosso.

presenti nelle vasche degli acquariofili italiani.

MARMORIZZATA. È una varietà sfumata, con il

Gli appassionati sono già abbastanza numero-

corpo coperto da un motivo chiaro-scuro,

si per poter almeno cominciare il percorso; esi-

“marmorizzato”.

stono persino degli “standard” per il giudizio,

SPERIMENTALE. A questa generica denomina-

già belli e pronti, a suo tempo elaborati dalla

zione sono ascritte variazioni di colore e muta-

Associazione Acquariofili Abruzzese e che si

zioni strutturali non ancora ben definite: in prati-

possono eventualmente aggiornare. Serve

ca tutti i Betta non riconducibili alle altre varietà.

solo chi creda in un tale progetto e abbia voglia

NERO. Colorazione di un nero denso e opaco

di darsi da fare. Noi siamo fiduciosi e pronti,

simile a quello del black molly. Sino ad oggi è

con l’intera redazione, a dare una mano... 82


?


misuratori d’acqua

Info: http://www.amtra.de/english/indexgb.html

e novità

RECENSIONI

CATEGORIA

AMTRA

Amtra Multi Stick: com’è facile misurare! 84


M

isurare i valori dell’acqua è un’operazione tediosa e, talvolta, dispendiosa. Si tratta però di un’attività assoluta-

mente indispensabile se si vuole tenere seriamente in vita un acquario. Per ovviare a questo inconveniente è inutile sottoporsi a “cilici” e sacrifici: con Amtra multi-stick avere un quadro completo di tutti i valori chimici

preciso in acqua dolce, accurato, facile da usare, rapido, economico

del proprio acquario diviene facile, rapido, divertente ed economico. È sufficiente immergere per un paio di secondi lo stick nell’acquario e poi confrontare la colorazione ottenuta dai

le misure di pH sono poco accurate in acqua marina ed in questo tipo di acquari ha poco senso misurare la durezza totale (GH)

vari tamponcini con quella della scatola, per ottenere un set completo di dati chimici sul proprio acquario: pH, GH, KH, NO2 ed NO3 in un solo colpo! Qualcuno afferma che questo tipo di misurazione è meno accurata rispetto a quelle liquide. È possibile! In alcuni casi l’errore ottenuto con queste cartine è superiore a quello prevedibile con un misuratore liquido o elettronico. Dunque, se ritenete che sia fondamentale ottenere con una sufficiente frequenza (almeno settimanale) tutti i valori dell’acqua in modo molto preciso, acquistate tutti i misuratori relativi e, soprattutto, usateli! Se però non riuscite a

pari a 20 ppm può indicare la necessità di chie-

dedicarvi con tanta regolarità alle misurazioni,

dere al proprio negoziante di fiducia una misura

piuttosto che saltarle a pie’ pari, accontentatevi

più accurata di questi inquinanti, per accertare

di una indicazione abbastanza accurata, da

l’entità del problema con maggiore dettaglio. In

poter confermare, in caso di problemi, con altri

definitiva, questo misuratore ci appare adeguato

sistemi. In definitiva, misurare livelli di nitriti pari a

alle esigenze dell’acquariofilo medio essendosi

80 o 120 ppm è relativamente poco importante:

dimostrato economico e abbastanza preciso.

sono comunque valori mortali! Se però misurate

Inoltre, le misurazioni effettuate con strumenti di

ogni sera livelli di nitriti pari a zero e di nitrati infe-

precisione hanno confermato una buona corri-

riori a 20 ppm, potrete dormire sonni tranquilli ed

spondenza dei valori ottenuti in acqua dolce. Al

avere la certezza che il vostro acquario sta pro-

contrario, i valori di pH ottenuti in acqua marina

cedendo per il meglio. Misurare valori di nitriti

apparivano poco precisi. 85


piante acquatiche

Info: http://www.aquahobby.com/garden/e_cabomba.php

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA

Cabomba caroliniana: vecchia conoscenza per nuove esperienze 86


C

abomba caroliniana è una pianta a fusto alto, che vive radicata nel fango. La specie é originaria dell’America settentrio-

nale e necessita di moltissima luce per crescere bene. Quando la luce è scarsa, comincia a perdere le foglie più basse sullo stelo, sino a ridursi ad un ciuffetto apicale, che infine marcisce. Al contrario, se la luce è intensa si accresce bene e

economica, bel colore verde, di grande effetto estetico e crescita rapida. Utile per la sopravvivenza degli avannotti

folta, e produce spesso un ciuffo di colore rossastro, per difendersi dalla foto-ossidazione. Necessita anche di un fondo costituito da sabbia, argilla e torba, ma vive altrettanto bene in substrati costituiti da sola sabbia silicea, specialmente quando si ha la cura di aggiungere in basso uno strato di ghiaietto fertilizzato o pastiglie di fertilizzante. Anche fondi torbosi possono essere utilizzati con successo. In questo caso in

necessita di luce, vasche non troppo basse e acqua ben fertilizzata per mostrarsi in tutta la sua bellezza

genere si osserva una enorme proliferazione delle radici, ma questi materiali possono condurre ad inquinamento dell’acqua e la pianta in acque inquinate spesso marcisce. Predilige un’acqua leggermente acida, con pH compreso tra 6,5 e 7. La durezza totale dell’acqua (GH) dovrà essere compresa tra 3 e 6 gradi tedeschi (d). La temperatura ideale dell’acqua, per questa specie, é è compresa tra i 18 ed i 25 °C. Può essere coltivata in acquari dai 30 litri di volume in su, preferibilmente in vasche alte, perché raggiunge un’altezza considerevole e si ramifica solo quando la colonna d’acqua sia profonda

dono poi a marcire sul fondo o ad intasare le gri-

almeno 30-40 centimetri. Costituisce un eccel-

glie di entrata del filtro.

lente riparo per avannotti di poecilidi e permette

È importante iniziare bene: acquistate solo pian-

agli anabantidi di costruire nidi di uova tra le sue

te accestite, verdi, prive di alghe, con ciuffi sani e

foglie più alte.

steli integri, possibilmente provviste di radici

Se l’acqua non è troppo calda e se si provvede

nuove (di colore bianco). In caso contrario sarà

ad effettuare frequenti fertilizzazioni a base di

più difficile ottenere successi con la sua coltiva-

ferro, cresce velocemente e rappresenta un otti-

zione. Si tratta però di una specie in grado di

mo elemento decorativo per la parte posteriore

garantirvi grandi soddisfazioni, migliorando nel

della vasca o per terrazzamenti a centro vasca.

contempo l’ecologia del vostro acquario d’ac-

Se, al contrario, le condizioni ecologiche non

qua dolce. Provate dunque a disporne alcuni

sono ideali, comincia a perdere le foglie che ten-

individui nelle aree più illuminate della vasca. 87


distributori automatici di cibo

Info: http://www.ferplast.com/chef_pro_ita.php

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA

FERPLAST

Nuova mangiatoia Chef Pro citata anche sul... gambero rosso! 88


F

ancora

questo strumento particolar-

centro con la nuova

mente affidabile rispetto a

versione della man-

quelli presenti in commercio.

giatoia Chef. Questa azien-

Se a questo aggiungiamo il

da, che si distingue per la

costo contenuto, l’assoluta

qualità della sua ricerca

sicurezza d’uso (in caso di

specifica riesce spesso a

batterie scariche il meccani-

portare sul mercato pro-

smo va in allarme e si blocca),

dotti assolutamente origi-

la bassa rumorosità e la gran-

erplast

fa

nali. In realtà anche la prima versione di questo

de facilità di programmazione (grazie ad un soft-

distributore automatico di cibo appariva molto

ware proprietario molto semplice da gestire),

innovativa. Rispetto ad altri congegni simili si

appare evidente che questa mangiatoia costitui-

distingue per la presenza di una coclea interna

sce il più bel regalo che potremo fare al nostro

che spinge in avanti il cibo secco. In questo

acquario prima delle ferie estive.

modo si evitano intasamenti dovuti all’umidità e si riesce ad ottenere un disegno pulito, molto compatto. Infatti la mangiatoia si inserisce perfettamente nei piccoli vani posteriori delle vasche industriali. Purtroppo proprio questi vani sono spesso caratterizzati da elevati livelli di umidità, essendo in contatto diretto, in basso, con la superficie dell’acqua ed i vapori che si sprigionasilenzioso, prezzo contenuto, unica nel suo genere, doppia protezione dall’umidità

no. In genere il flusso di cibo non si interrompe, grazie al particolare meccanismo che fa funzionare la mangiatoia Chef. Però la presenza di umidità all’interno può rendere il cibo meno sano. Per questo motivo la versione “pro” della mangiatoia è stata munita di un particolare sportellino frontale. Al momento della somministrazione lo sportellino si solleva, scoprendo così una sot-

regolazione della quantità di cibo erogata non sempre facile, funziona solo a batterie

tile apertura. Quest’ultima, a sua volta, è protetta da una paratia rotante. La paratia si sposta ed una dose di alimento viene erogata. Poi il foro si richiude e lo sportellino torna in posizione chiusa. La presenza di una doppia chiusura rende molto efficiente la protezione dal vapore ed infatti nel corso delle nostre prove non abbiamo assistito ad accumuli di vapore. Non possiamo escludere ovviamente che in condizioni estreme passino comunque piccole quantità di umidità all’interno. Però è evidente che tante precauzioni rendono 89


PRODIBIO

90

http://www.prodibio.fr/index.php?file=faq&PHPSESSID=830bc524186fdfae219 cee72140fdb35&lng=en&PHPSESSID=830bc524186fdfae219cee72140fdb35

Info:

e novità

RECENSIONI

CATEGORIA alimenti

REEF BOOSTER

supplemento “quasi vivo” per invertebrati


S

e si vogliono allevare con successo degli invertebrati marini i segreti sono pochi e… ben noti! Occorre un’acqua eccel-

lente, un filtraggio efficiente, luce adeguata e cibo sano. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, senza dubbio l’uso di alimenti vivi può rappresentare una soluzione ottimale, anche se poco praticabile per lunghi periodi, a causa dei tempi richiesti. Inoltre, una dieta basata solo su

eccellente composizione, in grado di integrare qualsiasi dieta animale e vegetale.

pochi alimenti vivi sarebbe monotona e rischierebbe di produrre carenze di alcuni principi alimentari essenziali. Reef booster rappresenta un supplemento nutritivo completo. Esso infatti contiene tutti i principi alimentari essenziali per la crescita e la proliferazione degli invertebrati tipi-

le fiale, predisposte per acquari da 400 litri, sono difficilmente partizionabili a meno di congelarle

ci del reef tropicale. La maggior parte di questi animali si nutre di micro-zooplancton, anche se in genere dispongono di alghe simbionti (zooxantelle) quale ulteriore fonte di sostentamento. Per questo motivo una illuminazione corretta e l’uso regolare di Reef-booster possono condurre a risultati eccellenti, se si dispone di acqua adeguata alle loro esigenze e, naturalmente, priva di inquinanti organici. Le fiale di vetro, tipiche dell’intera produzione Prodibio, contengono una sospensione giallognola costituita da un mix di fosfolipidi, amminoacidi, acidi grassi essenziali, vitamine e caro-

congelarla per usi futuri. Ad esempio, si potreb-

tenoidi e possono essere somministrate una

be disciogliere una fiala in 200 ml di acqua,

volta la settimana, ad integrazione della “solita”

somministrarne subito 100 ml per un acquario

dieta naturale o artificiale. Sarà sufficiente diluire

da 200 litri, e congelare la restante parte per una

una fiala in una tazza di acqua prelevata diretta-

successiva somministrazione, anche dopo

mente dall’acquario. Con l’aiuto di una pipetta si

pochi giorni.

riuscirà a sospendere perfettamente il prodotto,

Al momento della somministrazione è consiglia-

dopodichè lo si potrà somministrare spargendo-

bile spegnere il filtro e lo schiumatoio lasciando

lo sulla superficie dell’acqua. Si tenga presente

in funzione solo la pietra porosa. Dopo una quin-

che una fiala è sufficiente per un acquario da

dicina di minuti gli invertebrati avranno filtrato

400 litri. Pertanto, se la vasca è più piccola, si

gran parte del composto e si potrà riattivare il fil-

potrà partizionare la sospensione ottenuta e

traggio. 91


e novità

RECENSIONI

sfondi e materiali da arredamento

SEA VIEW

Gel per sfondi:

nuovi orizzonti per l’aquascaping

92

Info: http://www.fosterandsmithaquatics.com/product/prod_display.cfm?pcatid=18280

CATEGORIA


C

osa si poteva inventare ancora nel campo degli sfondi? Esistono già quelli da attaccare dietro l’acquario (in genere

utilizzando quattro pezzetti di nastro adesivo!), quelli da attaccare dentro la vasca e quelli a rilievo! La scelta dei paesaggi e dei materiali è praticamente infinita. Eppure Sea-view rappresenta una novità geniale in questo campo. Si tratta di economico, semplice da usare, sicuro, di grande effetto scenico

è necessario spalmarlo bene ed in seguito lisciare bene la parte posteriore dello sfondo contro il vetro, per eliminare tutte le bolle d’aria, per ottenere l’effetto desiderato

un olio che può essere spalmato facilmente (magari utilizzando una vecchia carta di credito) sullo sfondo prescelto. Dopodichè lo sfondo aderirà al vetro come un tutt’uno, avendo eliminato tutte le bolle d’aria e le impurità presenti nel mezzo. L’effetto allora sarà straordinario: lo sfondo all’improvviso prende luce, appare realistico e diviene una cosa sola con l’acqua dell’acquario. È come trovarsi davvero sott’acqua, perché non c’è alcuna differenza di densità tra noi, il conte-

za e luminosità: pare proprio di essere sott’ac-

nuto dell’acquario e lo sfondo. Difficile riuscire a

qua! Ma il prodotto può essere utilizzato con

far comprendere l’effetto realistico senza

qualsiasi tipo di sfondo plastificato, modificando-

mostrarlo. Di fatto, provando ad utilizzare questo

ne totalmente l’effetto. Provare per credere!

materiale, potrete osservare una brillantezza

In alcuni paesi europei è invalso l’uso di olio di

eccezionale del vostro sfondo ed un effetto

lino per attaccare lo sfondo agli acquari. L’effetto

assolutamente realistico.

ottenuto è simile, ma questo particolare olio rie-

Il prodotto è totalmente innocuo e garantito per

sce in alcuni casi a sciogliere il mastice al silico-

ogni tipo di mastice al silicone; ne bastano poche

ne, provocando danni irreparabili alla vasca. Con

gocce per sistemare qualsiasi sfondo, non unge,

Sea-view si ottiene invece questo effetto di gran-

non sporca, permette una adesione perfetta dello

de luminosità senza rischi, in modo semplice,

sfondo senza utilizzare alcun tipo di nastro adesi-

sicuro ed economico. Pochi euro per cambiare

vo. La stessa ditta produttrice offre anche parti-

radicalmente l’aspetto dell’acquario in salotto.

colari sfondi che massimizzano le potenzialità del

Inutile avvertire che il prodotto è da utilizzare

prodotto, offrendo un effetto di grande brillantez-

esclusivamente all’esterno della vasca. 93


SHG

94

Info: http://www.superhigroup.com/mangimi/liofilizzati/artemia-liofilizzata-arricchita.html

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA alimenti


D

ire “nauplii di Artemia” significa specificare molto male quanto si voglia intendere: esistono varie specie di Artemia, ceppi

diversi raccolti in diverse parti del mondo e singole varietà ottenibili solo in determinate condizioni. Ogni tipo di cisti produce nauplii con caratteristiche molto diverse in quanto a dimensioni,

ottima percentuale di schiusa, dimensioni adeguate alla maggior parte delle specie marine e d’acqua dolce, ottimo contenuto energetico

contenuto proteico, caratteristiche organolettiche, aspetto fisico e forma del corpo.

Artemia

piccole perle per giovani in crescita Alcuni ceppi producono nauplii troppo grossi per la bocca di qualsiasi avannotto. Altri ceppi

il prodotto può avere un costo leggermente superiore alla media. Verificare bene la data di scadenza, dopo la quale la percentuale di schiusa si riduce drasticamente

garantiscono individui di dimensioni comprese tra 200 e 300 micron, adeguati anche a piccole larve di pesci. Alcuni ceppi hanno un elevatissimo contenuto proteico ed energetico, mentre altri hanno caratteristiche nutritive molto limitate. Infine, alcuni ceppi osservati al microscopio sono veramente “orribili”, muniti di spine craniali e di un esoscheletro degno dell’armatura di un cavaliere medioevale! Altri, al contrario, sono soffici e

po delle specie che intendete riprodurre o alleva-

tenerelli, adeguati al palato della maggior parte

re, ma le premesse sono ottime, trattandosi di un

delle specie di pesci ed invertebrati. Scegliere il

prodotto selezionato e destinato ad allevatori

giusto ceppo di Artemia, dunque, non è banale,

professionisti. È molto probabile dunque che

perché perchè da questo può dipendere il suc-

costituiscano la soluzione che cercavate per riu-

cesso di una riproduzione. Le cisti di Artemia

scire finalmente nella riproduzione di quel pesce, o

SHG sono vendute in confezioni da 10 grammi e

per alimentare in modo corretto i vostri invertebra-

producono nauplii relativamente piccoli, con ele-

ti marini. Il prezzo è relativamente elevato rispetto

vato contenuto energetico e di aspetto gradevo-

a quello di prodotti di minore qualità, ma qualche

le, tale da non “spaventare” i bimbi dei vostri

cent in più varrà bene la pena di essere speso, se

beniamini! Ovviamente per sceglierle bisognerà

ciò ci permetterà finalmente di portare a compi-

testare la loro efficacia nel promuovere lo svilup-

mento la riproduzione dei nostri sogni! 95


SOCHTING

Mini Oxydator: life booster per l’acquario

96

Info: http://www.oxydator.de/english/soechting_oxydators.html

e novità

RECENSIONI

CATEGORIA accessori filtraggio


T

utti (o quasi) conoscono l’Oxydator, un

nata per uso medico. Il vantaggio è evidente,

semplice accessorio che permette di dif-

essendo possibile posizionarlo ed occultarlo

fondere ossigeno gassoso in acquario.

dappertutto. L’unico svantaggio è costituito dai

Questo piccolo congegno diffonde ossigeno

costi di gestione, leggermene superiori, dal

puro, non aria, ed è in grado dunque di influenza-

momento che è necessario acquistare la specia-

re una serie di parametri fondamentali in acqua-

le acqua ossigenata “concentrata”. D’altra parte

rio: il potenziale Redox aumenta, l’equilibrio nitri-

è possibile anche utilizzare acqua ossigenata

ti-nitrati si sposta verso i secondi, il tasso di ossi-

comune, nel caso in cui lo si utilizzi in acquari di

geno raggiunge valori di saturazione mentre quel-

piccole dimensioni, oppure lo si inserisca nelle

lo degli altri gas resta inalterato. È un accessorio

buste destinate al trasporto dei pesci. In que-

molto importante perchè può servire a risolvere

st’ultimo caso, garantirà molte ore di autonomia

problemi di varia natura: acqua lattiginosa (ossi-

e pesci perfettamente in forma all’arrivo. Fate

dazione della sostanza organica ed azione batte-

solo attenzione ad evitare sovra-dosaggi: una

riostatica), alghe azzurre e diatomee (ritarda la

quantità eccessiva di ossigeno può divenire dan-

crescita), temperatura troppo elevata (permette di

nosa per pesci ed invertebrati.

raggiungere persino valori di soprassaturazione dell’ossigeno risolvendo parzialmente, nel breve termine, i danni di un picco di temperatura), malattie batteriche. Il modello classico però è molto ingombrante e non tutti sono disposti ad esporlo in acquario, specialmente se si tratta di una vasca di dimensioni medio-piccole. Per questo motivo la Sochting propone il modello

piccolo, efficiente, economico, versatile, adatto anche per il trasporto dei pesci

“mini”, costituito da una piccola base in materiale catalizzatore, sulla quale è montata una provetta contenente un minuscolo elemento di catalizzatore (materiale bruno simile alla terracotta). Il frammento di catalizzatore presente nella provetta induce la produzione di bollicine di ossigeno, le quali fanno aumentare la pressione interna. Esigue

costi di gestione superiori rispetto a quelli del fratello maggiore, se si utilizza l’acqua ossigenata concentrata

quantità di perossido d’idrogeno, dunque, vengono spinte all’esterno, ove incontrano il “coperchio” catalizzante, che le trasforma in acqua ed ossigeno puro (visibile sotto forma di sottili bollicine). Come funziona questo piccolo congegno, avendo dimensioni molto più ridotte del suo predecessore? In realtà il segreto è nella qualità del perossido d’idrogeno da aggiungere, molto più concentrato. In questo modo, in un volume ridotto, si concentra l’attività di una quantità decisamente maggiore di comune acqua ossige97


e novità

RECENSIONI

CATEGORIA

Info: http://www.soelltec.eu/ammoniakalarm.198.html

misuratori

SOLL

Ammoniak Alarm: superfluo, si spera… talvolta prezioso 98


M

isurare i valori dell’acqua è un’opera-

maggiore precisione per determinare l’origine e

zione essenziale per seguire il buon

la gravità effettiva del problema.

andamento di un acquario e prevede-

Il misuratore in continuo resta attivo per lunghi

re eventuali problemi. Tra i composti inquinanti

periodi e può dunque rappresentare una garan-

più pericolosi per l’acquario marino e d’acqua

zia nei confronti di repentini aumenti degli inqui-

dolce annoveriamo l’ammoniaca (ed il corrispon-

nanti azotati, senza costringerci a noiose misura-

dente ammonio) perché improvvisi aumenti

zioni che, prima o poi, smetteremmo di effettua-

dovuti a problemi di filtraggio possono produrre

re. Si tratta dunque di un prodotto utilissimo,

danni irreparabili. D’altra parte si tratta di un

facile da usare, economico (fa risparmiare peral-

composto che, dopo la naturale maturazione

tro sul costo dei misuratori classici), duraturo. È

dell’acquario, non dovrebbe ripresentarsi affatto,

una garanzia sulla vita dell’acquario, stipulata

a meno di cataclismi biologici difficili da prevede-

pagando un premio irrisorio!

re. Insomma, mentre misurare costantemente il valore, ad esempio, dei nitrati o dei fosfati, ci fornisce un grafico interessante ed utile per comprendere il funzionamento del piccolo ecosistema, le misurazioni di ammoniaca dopo le prime settimane dall’installazione sono banali e monotone, riportando costantemente valori inferiori a quelli misurabili, in condizioni normali. Eppure è necessario effettuarle, per venire a conoscenza

facile da montare e di agevolissima lettura. Rende le misurazioni immediate e fa risparmiare tempo e denaro

in tempo di eventuali danni al filtro. Esiste per fortuna un sistema meno noioso e più economico. Si chiama Ammoniak Alarm ed è costituito da una placchetta da fissare alla parete frontale della vasca. Al centro della stessa è disposto un cerchio di colore chiaro, che contiene un indica-

è necessario rammentare di sostituirlo regolarmente (si tende a dimenticarlo). Non permette misurazioni accurate dei livelli di ammoniaca, ma rappresenta solo un’indicazione di eventuali pericoli.

tore di ammoniaca a diretto contatto con l’acqua. Ai lati dello stesso sono disposti altri quattro cerchi di colore diverso. A questo punto basta guardare l’acquario per comprendere se il colore assunto dal cerchio centrale sia identico a quello normale (corrispondente alla faccina sorridente), di base, oppure se l’aumento dell’ammoniaca induca una colorazione bluastra più o meno intensa (corrispondente a quella delle faccine preoccupate o… molto tristi!). In caso di colorazione “preoccupante” si potrà dunque raccogliere un campione d’acqua da analizzare con 99


ACQUARIO MEDITER

l’evoluzione della tecn

ispirata dagli acquari di b

Vasca refrigerata con fondo grossolano, filtro biologico interno e schiumatoio

di Pietro Grassi - seconda parte

I

l mese scorso abbiamo esaminato, in genera-

zionava nell’acquario tropicale poteva essere tra-

le, alcuni aspetti evolutivi delle tecnologie

sferito in quello mediterraneo, è cominciata

applicate all’acquario marino mediterraneo,

l’esplorazione di un mondo vasto, focalizzata

osservando che numerose tecniche possono

principalmente su due obiettivi: controllo dei

essere state mutuate da sviluppi ottenuti indu-

nutrienti (principalmente nitrati e fosfati) con

strialmente o da singoli acquariofili per l’acquario

metodi naturali e alimentazione degli organismi

di barriera. Una volta assodato che ciò che fun-

filtratori e predatori del plancton. I metodi di con100


RRANEO:

nica

barriera duzione da poter sperimentare nelle vasche mediterranee erano, a questo punto, numerosi: per tali obiettivi (riduzione degli inquinanti e corretta alimentazione) la fantasia e la tecnica hanno contribuito a proporre nel tempo sistemi diversi, basati su fondi di sabbia alti con strutture complesse (metodo Jaubert, messo a punto da Jean Jaubert dell’Acquario di Monaco), fondi alti di sabbia fine (DSB, Deep Sand Bed), fondi molto bassi o addirittura acquari privi di sabbia (BB, Bare Bottom), con o senza schiumatoio. Mentre il metodo Jaubert continua a essere controverso, non c’è dubbio che le ultime due modalità di gestione mostrano negli acquari tropicali casalinghi risultati eccellenti a livello generalizzato. Dunque esse costituiscono una possibile via da seguire, per migliorare ulteriormente la qualità dell’acqua. Passando alle basse temperature delle vasche mediterranee si è cercato di mettere alla prova gli stessi metodi, con risultati sostanzialmente analoghi: il metodo Jaubert si è rivelato poco efficace e poco convincente nelle piccole vasche. Il BB non rientra nei gusti del

NOTE DELLA REDAZIONE Questo articolo fornisce una serie di possibili stimoli, estremamente interessanti, per qualsiasi acquariofilo dedito al marino. Infatti, benché l’articolo sia indirizzato all’appassionato di marino Mediterraneo, è indubbio che molte delle tecniche descritte dettagliatamente dall’autore potranno interessare anche l’appassionato di marino tropicale, il quale spesso ignora la vasta gamma di possibilità nell’ambito dei sistemi filtranti. Osserviamo anche che alcune delle considerazioni fatte, in merito alle temperature di esercizio, appaiono inusuali tenendo conto dei trends osservati dalla maggior parte degli autori. Infatti è noto che la maggior parte degli studi di microbiologia dedicati ai batteri nitrificanti e denitrificanti hanno dimostrato come questi organismi (almeno la maggior parte dei ceppi noti) siano caratterizzati da temperature ideali per il loro metabolismo abbastanza basse (inferiori ai 24° C). Infatti si ritiene che un filtro biologico standard possa funzionare molto meglio in un acquario d’acqua temperata, rispetto ad uno tropicale. È anche noto che negli acquari tropicali i batteri nitrificanti e denitrificanti hanno una maggiore tendenza a tornare mobili, spostandosi dal filtro alla colonna d’acqua. D’altra parte è anche evidente che tutti i processi fisiologici divengono più attivi a temperature superiori, a causa di inevitabili equilibri enzimatici. Dunque dovremmo aspettarci che nell’ambito di un range ottimale di lavoro per i batteri filtranti, compreso in genere tra 16 e 24° C, alle temperature più elevate (comunque inferiori a 24° C) si ottengano le maggiori efficienze, con una caduta più o meno netta di efficienza alle temperature esterne al range (dai 24° C ai 30° C). Insomma, sarebbe interessante effettuare sperimentazioni accurate per definire se le osservazioni dell’autore di questo articolo, certamente autorevoli e veritiere, possano essere generalizzabili, oppure dovute a particolari ceppi batterici selezionati in ambienti tropicali. Infatti è evidente che lo scopo della maggior parte delle applicazioni qui descritte è quello di massimizzare l’attività dei batteri degradatori e di quelli attivi nell’ossidazione di composti derivanti dal catabolismo animale e vegetale. Dunque le considerazioni in merito alla minore efficienza dei ceppi batterici in ambiente mediterraneo, rispetto a quello tropicale, meriterebbero approfondimenti, utili per comprendere i fattori che determinano tali singolari osservazioni.

mediterraneista, perchè limita fortemen101


Piccola vasca non refrigerata con fondo grossolano e filtro biologico interno te la tipologia di animali ospitabili e, per giunta,

quella osservata nelle vasche tropicali. Poichè

non sembra corretto per chi è abituato, magari

l’attività batterica dipende fortemente dalla tem-

fin da bambino, ad osservare i nostri fondali

peratura, lavorando tra i 18 °C e i 20 °C un DSB

costieri. Il DSB, infine, sembra essere il più pro-

mediterraneo ospiterà una flora batterica meno

mettente, anche se i tempi ridotti di uso (attual-

attiva di quella che lavora in una vasca tropicale

mente inferiori ai 5 anni) e alcuni risultati contra-

ad una temperatura di 26-27 °C.

stanti, mostrano un’efficacia non equiparabile a

Infatti in alcune vasche di tipo mediterraneo il 102


vasche. Quindi si sono cercate altre soluzioni: ad esempio si è cominciato a prestare più attenzione al tipo di rocce impiegate. Le rocce naturali, che normalmente si riesce a trovare per allestire un mediterraneo, sono di due tipi: 1) pietre prelevate a bassa profondità, ben rivestite da alghe e concrezioni ma con una bassa porosità rispetto alle rocce utilizzate nel metodo berlinese (che sono biocostruite) e 2) rocce che i pescatori buttano via quando puliscono le reti, che non sono vere e proprie rocce, bensì delle bio-concrezioni nate dalla sovrapposizione nel corso del tempo di organismi costruttori e di alghe calcaree. Queste “rocce” biocostruite presentano una porosità elevatissima. Le prime non permettono una degradazione degli inquinanti organici come avviene in una vasca di barriera, mentre le seconde consentono lo sviluppo nel profondo di zone anaerobiche, e portano una ricchezza incomparabile di flora e fauna. L’uso di questo tipo di rocce negli acquari ha contribuito fortemente alle buone condizioni delle vasche stesse, grazie anche ad una più alta biodiversità presente in vasca. Possiamo dare come risultato acquisito che più è elevata la biodiversità della vasca, migliore è il suo equilibrio interno (ed è anche molto più bella!). Anche in queste condizioni si arriva tuttavia a constatare un accumulo di inquinanti organici, estremamente più lento e meno massiccio che con altri metodi di conduzione, ma rilevabile. Si è pensato allora di cominciare ad applicare un DSB impiega quasi un anno per andare a regime.

ulteriore accorgimento mediato dal mondo degli

La classica “soluzione ottimale” è quella che

appassionati di vasche di barriera: l’inserimento

consiglia di limitare il carico organico della vasca:

di fonti di carbonio organico. Una fonte di carbo-

possiamo considerarla una vera e propria regola

nio organico incrementa la crescita batterica e su

aurea dell’acquariofilia, ma si sa che la modera-

questo elementare concetto è fiorito un mercato

zione è sempre una virtù rara, anche se andreb-

sofisticato di prodotti. Tale principio è anche alla

be esercitata con pazienza per la salute delle

base dell’utilizzo più classico del filtro denitrato103


Vasca con fondo grossolano, filtro percolatore in sump e schiumatoio 104


105


Vasca tecnica dell’acquario mostrato a pagina 104-105 re. Ma il mediterraneista è, per sua indole, refrat-

L’integrazione alimentare legata al batterioplan-

tario all’uso di costosi e misteriosi flaconcini e

cton comporta molti benefici, oltre a contribuire

quindi si è cominciato a sperimentare varie fonti di

all’abbattimento dei nutrienti. Alcune ricerche

carbonio organico per favorire la crescita batteri-

indicano che molti organismi assumono il neces-

ca. Si tratta di fruttosio, saccarosio (cioè il comu-

sario apporto di alcuni microelementi (ad esem-

ne zucchero), alcool etilico, acido acetico, ecc.

pio stronzio e molibdeno nel Corallium rubrum)

La disponibilità di questa fonte addizionale sti-

nutrendosi di batteri presenti nell’acqua. Altri ne

mola senza dubbio una forte crescita batterica,

traggono direttamente una fonte alimentare e

che conduce ad un’elevata disponibilità di batte-

non solo integrativa: in un esperimento, la gorgo-

rioplancton. Se non si esagera generando neb-

nia Eunicella singularis è cresciuta perfettamente

bie in vasca, il batterioplancton è un’ottima fonte

in una vasca in cui veniva favorita la produzione

di nutrimento per spugne, lamellibranchi, spiro-

del batterioplancton, ma non veniva fornita altra

grafi, ecc. I batteri utilizzano in modo consisten-

forma di alimento.

te i nutrienti disponibili, abbattendo i valori sia dei

Ovviamente non si tratta di un sistema comple-

nitrati che dei fosfati, particolare questo molto

to, dato che molti organismi necessitano di ali-

importante per non dover ricorrere a resine spe-

mentazione ben più consistente, ma da qui

cifiche. I batteri non utilizzati come cibo sono poi

hanno preso spunto, a livello ancora “artigiana-

facilmente asportati dallo schiumatoio.

le”, altri metodi già collaudati dai reefers, come il 106


cosiddetto “Bro-Gri”, dal nome di due appassionati italiani. Detto metodo prevede la presenza di

MEDICINE NATURALI

un pezzetto di pesce in vasca, di fronte ad una

Esistono numerose piante che contengono composti da sempre utilizzati a scopo terapeutico. Alcuni di questi composti potrebbero essere utilizzati con successo anche in campo veterinario, avendo pochi effetti collaterali e nessuna controindicazione. E’ il caso di Herniaria fontanesii, le cui parti aeree (foglie e fusto) sono state da sempre utilizzate nella medicina popolare marocchina per il trattamento di litiasi e quale diuretico. Una maggiore attenzione a questi composti potrebbe servire a produrre specialità terapeutiche per pesci, efficaci e non dannose.

pompa di movimento, in modo tale da permettere la diffusione di particelle di pesce insieme al biofilm batterico che si forma sui tessuti, fornendo un particolato organico adatto all’alimentazione di vari organismi filtratori, spugne e ascidie innanzitutto, ma anche di spirografi e vari celenterati che necessitano di alimentazione integrativa. A questo punto possiamo dire che la tecnica nell’acquario mediterraneo si è rapidamente evoluta e messa alla pari con quella applicata negli acquari di barriera, ma servirà ancora qualche anno di consolidamento delle esperienze per poter comprendere in modo più approfondito le dinamiche delle nostre vasche e mettere a punto un metodo di conduzione codificato e facilmente applicabile.

Il classico filtro biologico presenta vantaggi e svantaggi che andrebbero discussi a fondo. Nell’articolo vengono dati suggerimenti concreti in base alle convinzioni dell’autore, basate su dati scientifici

107


Per voi negozianti! Aquariophylia nasce con lo scopo di diffondere l’hobby degli acquari in Italia. Con questo proposito, sin dal primo momento ha cercato di mettere in contatto hobbisti e produttori, anche attraverso un accesso diretto ai siti web delle aziende, critiche, approfondimenti, test. Ovviamente questo scopo lo raggiungeremo solo riuscendo a conquistare la fiducia di tutti gli appassionati presenti nel nostro Paese e, anzi, promuovendo l’arrivo di nuovi adepti. I negozianti sono senza dubbio un anello fondamentale di questo processo: senza di loro non sarebbe neppure possibile immaginare una diffusione degli acquari. Per questo motivo saremo felici di renderli parte di questo processo, teso a creare una grande comunità nazionale. In cambio chiediamo solo che ci aiutino a diffondere la buona novella: aquariophylia esiste ed ha già superato l’esame dei lettori, ma per diventare una rivista di successo, per poter continuare ad essere distribuita gratuitamente a tutti gli acquariofili, dovrà espandersi continuamente a nuovi utenti. I negozianti possono fare molto in questo senso. A tutti i negozianti che faranno il log-in nel nostro sito e ci presenteranno dieci loro clienti (ai quali, dunque, contribuiranno a regalare un abbonamento gratuito alla rivista) offriamo un piccolo spazio pubblicitario sulle nostre pagine per 6 mesi. In definitiva, la rivista potrà contare su un numero maggiore di lettori. I lettori potranno continuare a leggerla gratuitamente. I clienti del negozio riceveranno in dono un abbonamento annuale al magazine. I negozianti godranno di maggiore visibilità, essendo presenti sulle pagine di un periodico nazionale. Se possiamo fare di più… chiedete pure e sarete esauditi!

… E voi acquariofili: stampate questa pagina e mostratela al vostro negoziante di fiducia, nel caso in cui non ci conosca ancora. Contribuirete alla diffusione della rivista e dell’hobby in Italia, con evidenti vantaggi per tutti.

Passate all’azione: DIVULGATE AQUARIOPHYLIA! 108


vai col...

ww w

link!

a cura di Mario Loffredo

In questa

rubrica

prendiamo in considerazione ogni mese un argo-

mento di base, per guidarvi nella perfetta comprensione dei principi e delle tecniche che ogni buon acquariofilo dovrebbe conoscere. Oramai la

rete offre una vasta gamma di notizie in proposito e non è

necessario, dunque, che aquariophylia predisponga articoli specifici in merito. La rete, però, contiene anche tante notizie errate, non essendo

esperto della rivista si prenderà cura di leggere ed esplorare suggerendo solo pagine correfertate in alcun modo. Per questo motivo un

rette o, perlomeno… non totalmente scorrette! In tal modo potrete godere di una navigazione

“sicura”, sfruttando le recensioni proposte ogni mese. Vi proporremo pagine in varie lingue, indicate dalle bandierine al fianco di ogni link per assecondare le vostre preferenze. Accetteremo ovviamente con grande piacere anche i vostri suggerimenti: se avete trovato una pagina particolarmente interessante, inviateci un riferimento e saremo felici di valutarla ed eventualmente recensirla. 109


Oggi parliamo di… CICLO DELL’AZOTO Tra i vari parametri dell’acqua che possono determinare la qualità chimica ed ecologica del nostro acquario vi sono senza dubbio le misure della concentrazione di sostanze azotate. Ammoniaca, nitriti e nitrati sono composti derivanti dal catabolismo animale e vegetale ed in particolare, dal metabolismo delle proteine. Gli organismi acquatici, con pochissime eccezioni, sono ammoniotelici e l’ammoniaca escreta, molto tossica, subisce una serie di ossidazioni prima di essere resa innocua (nitrati) o uscire dal sistema per via chimica (riduzione ad azoto gassoso) o biologica (assorbimento da parte degli autotrofi). Il ciclo dell’azoto gioca un ruolo centrale, dunque, per qualsiasi acquario e rappresenta, in ultima analisi, il motivo per cui abbiamo bisogno di filtri biologici. Il discorso è molto complesso, dal momento che i singoli intermedi chimici, più o meno ossidati, influenzano e sono influenzati da vari parametri chimici e fisici (temperatura, potenziale Redox, pH, tasso di ossigeno disciolto, conduttività, tra i principali). Dunque non potremmo affrontarlo in modo appro-

Ma seguendo i link che vi proponiamo nella pagina a fianco, in varie lingue, riuscirete a diventare totalmente padroni dell’argomento dopo poche ore di navigazione. fondito in poche pagine.

BUONA LETTURA!

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A QUESTO PUNTO NON VI RESTA CHE CLICCARE SUI LINK E… BUONA LETTURA! http://www.pianetablu.info/educational/approfondimenti/filtraggio/ciclazacquario.htm http://www.acquaportal.it/_ARCHIVIO/ARTICOLI/ciclo_azoto.asp http://www.pagurus.it/Articoli/Ciclo_dell’azoto.htm http://www.aiam.info/index.php?option=com_content&view=article&id=254:chimica-del-ciclo-dellazoto-in-natura-enell-acquario-marino&catid=60:dentro-lacquario&Itemid=82 http://www.ciclidiepiranha.net/modules.php?name=News&file=article&sid=25 http://www.acquariofilia.biz/printview.php?t=222037&start=0&sid=a946b9dd7721723f5a31402a2b71f3e1 http://www.saturatore.it/Acquario/L’acqua%20Dell’acquario%20Marino.pdf http://www.walterperis.it/chimica/elementi/ciclo_dellazoto.htm http://www.gaem.it/pubblico/articoli/consiglitecnici/progettodiundenitratore.shtml http://www.acquariologia.com/testo/chimicadolce.asp http://www.onlineearnings.net/it/hobbies/the-nitrogen-cycle-and-your-aquarium.html http://www.algone.com/index.php?option=com_content&view=article&id=144:the-nitrogen-cycle-and-theaquarium&catid=34:aquariums-basics&Itemid=54 http://www.aquahobby.com/articles/e_ciclo.php http://www.firsttankguide.net/cycle.php http://animal-world.com/encyclo/fresh/information/CycleAquarium.php http://theaquariumwiki.com/The_Nitrogen_Cycle http://www.thetropicaltank.co.uk/cycling2.htm http://www.aquaristsonline.com/blog/general/aquarium-filtration/the-bacteria%E2%80%99s-role-in-the-nitrogen-cycle/ http://www.ocreef.com/nitrogen_cycle http://badmanstropicalfish.com/start_up/start_up4.html http://www.aquariacentral.com/forums/showthread.php?t=140843 http://www.aquapages.info/Page21aa.html http://www.aquariumdomain.com/viewArticle.php?article_id=2 http://www.reefcorner.com/Manual/nitrogen_cycle.htm http://www.fl-seafood.com/consumers/aquarium/aquarium_nitrogen_cycle.htm http://www.aqua-fish.net/show.php?h=nitrogencycle http://www.mittelameriquarium.de/aquarienchemie/stickstoffkreislauf.html http://www.aquarienclub.de/ozon/ http://www.aquaristik.de/algen/stickst.htm http://www.aqua-spider.de/technik/stickstoff.htm http://www.aquarienfreunde-koblenz.de/9.html http://www.scalare-online.de/aquaristik/filter/filterung.html http://www.firstfish.de/cms/front_content.php?idcat=29&idart=111 http://www.koi-friesoythe.de/koi/index.php?option=com_content&view=article&id=43&Itemid=27

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Stimoli di viaggio e di immersione

di Franco Savastano

Viaggiamo alla ricerca dei...

Pesci farfalla IL

pesce di cui trattiamo questo mese potrebbe essere definito un killer abituale... Sì, proprio un serial killer del mare, munito di spine molto velenose. Esso vive in mari tropicali ma si adatta molto bene a vivere in cattività. In acquario manifesterà la sua aggressività soltanto se gliene daremo l’occasione.

La gastronomia Lo scorfano mediterraneo, per quanto brutto a vedersi (tanto che, quando un essere appare sgradevole, si suole dire “è brutto come uno scorfano”), è di sapore decisamente gustoso, particolarmente richiesto e prelibato nelle zuppe al pomodoro. Non altrettanto piacevole è la puntura, molto dolorosa, delle sue spine velenose. Imparentate con lo scorfano del Mediterraneo sono alcune specie tropicali, i cosidetti pteroidi o pesci farfalla. Questi comprendono specie svariate e sono frequenti nel Mar Rosso, lungo le coste del Sud Africa e in Polinesia, dove si trovano in grande abbondanza. Potremmo definirli lontani cugini del nostro scorfano mediterraneo, ma sono molto più appariscenti e variopinti, anche se, ahimè, più velenosi: provocano infatti punture molto dolorose che a volte possono essere mortali anche per l’essere umano.

Nell’habitat naturale... Per poter osservare degli Pterois in acque libere, dovremo allontanarci dall’Italia. Come arrivarci? Se non vogliamo arrivare fino alle Coste del Sud Africa o in Polinesia, possiamo accontentarci di poche ore di volo, destinazione Mar Rosso (dove questo genere è particolarmente abbondante soprattutto in Sudan o nelle più vicine località della costa egiziana di Sharm el Sheik o Hurghada), per ammirare il meraviglioso spettacolo di questi pesci che volteggiano elegantemente nell’acqua. 112


Da questo mese anche questa rubrica ha un suo filmato. CLICCA SULLA FOTO per immergerti nei tiepidi biotopi dei pesci farfalla!

Come osservarlo Per avvicinare questi pesci non è consigliabile immergersi dalla spiaggia, è invece più prudente servirsi di una qualsiasi imbarcazione, anche un comune pedalò, per raggiungere il loro habitat naturale, che si trova in prossimità della costa in acque poco profonde. In alcune località egiziane, come ad esempio Coral Bay, un complesso alberghiero a breve distanza da Bahama Bay, esistono delle ampie terrazze a pelo d’acqua, con una sorta di piscina al centro, poste al limite della barriera corallina e raggiungibili a piedi per mezzo di una piattaforma galleggiante. Tuffandoci nella piscina troveremo un basso fondale ricchissimo di fauna tropicale, tra cui i nostri scorpenidi. Immergendoci dunque da una qualsiasi barca fornita dai locali Diving Center, o dal nostro galleggiante o da una delle terrazze appena descritte, potremo assistere al magnifico spettacolo offerto da questi scorpenidi, che nel loro incedere svolazzante potremmo assimilare a tante variopinte farfalle. Apparentemente sonnacchiosi, si lasceranno avvicinare, mostrandosi di coda e con le pinne aperte per non essere disturbati. Poichè non amano essere toccati, non correremo alcun pericolo. 113


Consigli di viaggio Le rotte aeree più brevi e convenienti sono Roma-Sharm el Sheik o Milano-Hurghada, ma innumerevoli sono anche i voli verso le altre località di interesse, con partenze talvolta da Bergamo. I mari delle due località citate sul Mar Rosso ospitano un’ampia varietà di pesci farfalla. I Centri diving delle località suddette vietano l’uso dei guanti, per evitare che i subacquei possano poggiarsi sui coralli danneggiandoli, ma non si corre nessun pericolo se non si tenta di toccare questi pesci che aggrediscono solo se si sentono minacciati.

L’acquario Questi pesci possono fare gran bella mostra anche in acquario, dove possono adattarsi bene e vivere a lungo. È interessante ammirare in acquario il loro incedere lento ed elegante, nonché osservare la loro voracità e la peculiare tecnica di predazione che li contraddistingue. Molte sono le specie degne di nota di questo cugino tropicale dello scorfano mediterraneo: tra i più diffusi Pterois volitans, dalle lunghe pinne piumate, Pterois radiata che osserviamo nel filmato e che ha le pinne a raggiera, Pterois antennata, dalle pinne paragonabili ad antenne, e Pterois lunulata. Spettacolare è il loro comportamento in vasca, per la voracità e l’attacco fulmineo non appena venga localizzata una preda. Tale caratteristica rende quindi necessario l’isolamento degli Pterois da specie di piccole dimensioni in quanto prede potenziali. Questi divoratori si muovono con apparente indolenza, senza far minimamente presagire la rapidità con cui viene individuata la preda e la fulmineità dell’aggressione.

L’osservazione L’avvicinamento alla preda adocchiata è lento e apparentemente distratto, mentre la futura vittima è stata già “fiutata” e, appena questi straordinari predatori giungono a distanza utile, la preda viene aspirata da un forte risucchio d’acqua che la fa istantaneamente scomparire tra le fauci dell’aggressore. Soltanto filmando la scena al rallentatore si può osservare l’azione che, per la sua straordinaria velocità, non è percepibile dall’occhio umano.

L’ambientazione A tanta aggressività fa da contraltare l’incedere maestoso, mentre nuotano tra gli anfratti di una vasca arredata. Straordinaria è anche la livrea, mutevole anche nel tempo, degli pteroidi, estremamente variabile anche nell’ambito della stessa specie e che presenta colori dal pastello fino al rosso purpureo o al nero assoluto.

I pericoli Occorre fare attenzione e tenere i bambini lontano dalla vasca in quanto una manina, inavvertitamente immersa in acqua, potrebbe ricevere una puntura, se non fatale, davvero molto dolorosa. Essendo il veleno termolabile il malcapitato può essere curato (o quanto meno il dolore lancinante lenito) applicando sulla parte colpita impacchi di un liquido molto caldo, al limite della temperatura sopportabile. Un palliativo, benché non molto efficace, è la classica ammoniaca. 114


Pillole per il principiante In questa sezione accompagneremo ogni mese il neofita, praticamente per mano, introducendolo alle basi dell’acquariofilia. Niente di difficile né roba che necessiti di basi precedenti. Vogliamo mostrare a tutti com’è facile allestire e tenere un acquario. Chi ci segue attraverso questo percorso, dopo pochi numeri, avrà ottenuto muscoli abbastanza forti da stare in piedi da solo (!) e poter seguire così gli argomenti presentati nelle altre sezioni. D’altra parte questo “luogo” virtuale della nostra rivista potrà servire anche all’esperto, per ripassare concetti non più considerati da anni, oppure per aprire discussioni colte sul sesso degli angeli: in fondo, sono divertenti anche quelle e noi siamo qui per divertirci e null’altro!

L’acquario d’acqua dolce di Isaia Rosica

L’acquario:

quale miglior mezzo per avvicinare i ragazzi al rispetto della natura? E quale miglior modo per il moderno cittadino, che torna stanco (se non stressato) dal lavoro, per rilassarsi? Sul divano, magari con un sigaro o un bicchiere di Montepulciano, potremmo riscoprire davanti al nostro acquario quel senso di “natura” che molti abitanti delle città hanno purtroppo perso. Di seguito troverete una breve guida, che ha lo scopo 115


Un mini acquario da pochissimi litri venduto in versione completa

(o forse la presunzione) di orientare il neofita nella giungla dei negozi di acquari, petshop, e siti web… allora, si parte! Dove metto l’acquario? Ecco qualche piccolo accorgimento dettato dall’esperienza, che potrà rivelarsi molto utile: - Non mettiamo l’acquario di fronte alla finestra, di sicuro rifletterà i (fastidiosi) raggi del sole quando vorremo osservarlo. - nelle vicinanze sarà molto utile una presa di corrente, per gli accessori di cui parleremo in seguito: eviteremo di avere prolunghe in giro per casa! - Infine, non mettiamo l’acquario tra lo stereo o la TV o ancora “incastrato” tra tavolo e comò: diamogli il posto di rilievo che sicuramente merita. Il supporto Un acquario può essere molto pesante, dato che un litro d’acqua pesa un chilo e sabbia e rocce quasi il doppio. Perciò il supporto deve essere sufficientemente robusto: per esempio un acquario di 100 litri pesa quasi 150 chili! Se quindi decidiamo di non utilizzare un supporto specifico (negozi del settore), nel caso di acquari contenenti più di 50/60 litri, conviene affidarsi ad uno specialista (fabbro, fale116


gname). Per una piacevole visione dalla poltrona, il supporto può essere alto solo 50 o 60 cm, ma anche un metro e più se l’acquario lo guarderemo in piedi (ad esempio in corridoio). Per finire, un mobiletto con una o più ante sarà utile a celare qualche accessorio, come i cavi elettrici e le relative prese. La vasca Qualsiasi contenitore atossico potrebbe essere adatto a diventare il nostro acquario, persino una tinozza, se ci accontentassimo di vedere il nostro mondo sommerso solo dall’alto! Tuttavia l’acquario, oltre a permettere la visione da uno o più lati (parallelepipedo) deve essere il nostro gioiello in sog-

Un micro-acquario allestibile in una vaschetta di cristallo


Un magnifico acquario completo con allestimento in colore ciliegio

giorno ed integrarsi con l’arredamento circostante: questi requisiti possono essere perfettamente rispettati dalle moderne vasche, formate da lastre di vetro incollate con silicone. Le vasche in acrilico, Una vasca aperta di medie dimensiolegno, ed altri materiali particolari non ni munita di sistema di illuminazione verranno qui trattate dato il loro scarso (o autonomo scarsissimo) utilizzo in Italia. Set completo o vasca artigianale? Oggi per il principiante, che non ha l’esigenza di attrezzature sofisticate o costose, è sicuramente più conveniente acquistare un set completo composto da vasca, impianto luci, filtro, riscaldatore (non sempre indispensabile) e magari un mobiletto in tono con la cornice ed il coperchio dell’acquario. Quasi sempre questa soluzione si rivela più economica rispetto all’acquisto della vasca più i vari accessori separatamente. 118


Tuttavia, data la tendenza recente di utilizzare vasche in tutto vetro senza cornici (vedi i bellissimi naturacquari del giapponese Amano), volendo, possiamo acquistare dal nostro negoziante una vasca artigianale composta dai soli 5 vetri (soluzione più cara). L’unica accortezza in quest’ultimo caso, è quella di interporre fra vasca e supporto una lastra di materiale cedevole quale polistirolo espanso, gommapiuma o appositi supporti per acquari, per evitare che il vetro di fondo si rompa (anche un semplice granello di ghiaia può essere fatale sotto il peso dell’acquario pieno!). Infine, ci sarebbe anche la possibilità di autocostruire la vasca, ma lo sconsiglio vivamente dato l’elevato prezzo delle lastre di vetro e la manualità richiesta. Se siete veramente appassionati di bricolage, su internet trovate delle tabelle sullo spessore dei vetri e le procedure di incollaggio. Come scelgo la vasca? Innanzitutto, vorrei far notare che tutti gli organismi acquatici necessitano di ossigeno e tale gas in acqua si trova in forma disciolta ed in equilibrio con l’aria: sono quindi da preferire acquari che abbiano un rapporto tra superficie e volume il più elevato possibile (vasche basse e larghe). Tali vasche hanno anche un maggiore effetto di profondità, sono però oggi poco diffuse, date le esigenze di spazio nei moderni appartamenti, purtroppo! Piccoli poecilidi possono vivere in un acquario di minime dimensioni soddisfacendo le esigenze del neofita

119


Un acquario completo di tipo industriale, da 80 cm di lunghezza. Questo acquario con vetro curvo è perfettamente adeguato al neofita

Una vasca di medie dimensioni pronta per essere riempita d’acqua

120


Contrariamente a molti autorevoli esperti, credo che non sia assolutamente indispensabile cominciare con un acquario grande anche più di 100 litri. Un piccolo acquario sarà sicuramente un’ottima “scuola”, a patto che siate coscienziosi nel popolamento (ne riparleremo)! Come limiti - inferiore e superiore - suggerirei ad un neofita circa 20 litri (es. vasca per Tanichthys albonubes) e circa 200 litri (vasca con scalari). Infine, consideriamo l’altezza della vasca: acquari alti più di 60 cm sono difficili da gestire (immaginate di dover raccogliere una lumachina sul fondo o di sistemare una piantina in un acquario alto 70 cm!) e da illuminare, infatti l’intensità luminosa diminuisce mano a mano Il negoziante specializzato potrà offrire che ci avviciniamo al fondo (per esempio le una vasta gamma di filtri ed accessori sostanze umiche derivanti dal degrado delle sostanze organiche – mangime assorbono molta luce). Inoltre acquari alti necessitano vetri più spessi e costosi. In fin dei conti, un’altezza non eccedente i 40 o 50 cm. risulta ottimale.

Un piccolissimo acquario d’acqua dolce da scrivania 121


QUESTO MI È PIACIUTO

"

QUESTO MI È PIACIUTO

QUESTO MI È PIACIUTO

Questo mi è piaciuto! Questa sezione della rivista è dedicata ad accessori particolarmente efficaci, che abbiano perfettamente soddisfatto le aspettative dell’appassionato. Scriveteci i vostri commenti sul nuovo filtro appena acquistato, sull’aeratore, il mangime secco, il retino, le calamite o anche su un pesce appena introdotto in acquario che vi abbia stupiti per la docilità e la facilità di allevamento. In questa sezione raccontiamo le vostre esperienze positive, affinché anche altri acquariofili possano condividerle con voi. Bastano poche righe per esprimere la vostra soddisfazione e per descrivere i pregi ed eventualmente anche i difetti del vostro ultimo acquisto. La redazione proverà lo stesso prodotto e potrà così confermare (o meno) le vostre impressioni. Vi invitiamo a partecipare subito, inviando un messaggio email in redazione, o direttamente dal sito www.aquariophylia.it, perché le vostre esperienze potranno essere utili a tanti altri e meritare spazio sulla rivista.

Schiuditoio Hobby per Artemia a cura della redazione Approfitto subito di questa rubrica, se ho ben compreso lo spirito, per fare le mie considerazioni su un prodotto forse poco noto, che però può dare grandi soddisfazioni. Si tratta dello schiuditoio per Artemia Hobby, che ho avuto la fortuna di comprare poche settimane fa e ne sono rimasto veramente affascinato. Vi spiego in breve. Si tratta di un cerchio di plastica nero, una specie di piatto, che contiene alcuni anelli bianchi ed un filtrino al centro.Basta inserire le cisti di Artemia ai bordi,chiudere la camera e attendere un paio di giorni. Si poggia sul coperchio dell’acquario (la temperatura più alta fa schiudere le cisti anche in un giorno solo) e il giorno dopo si raccolgono le Artemie nel filtro, pronte per essere somministrate agli invertebrati.Con questo sistema ho eliminato tutte le bottiglie,le luci,gli aeratori e gli altri accessori che usavo prima per separare le cisti dai naupli. Semplicemente geniale. Ho trovato questo prodotto molto interessante e voglio suggerirlo a tutti gli acquariofili lettori di Aquariophylia. Rosario Ilosi – Genova 122


QUESTO MI È PIACIUTO

QUESTO MI È PIACIUTO

S

QUESTO MI È PIACIUTO

iamo ovviamente felici quando un lettore

riposta, anche se in questo caso non si può par-

riesce ad identificare una “novità” che

lare proprio di… novità degli ultimi giorni!

abbia avuto successo nel proprio acqua-

Cogliamo l’occasione per rammentare che negli

rio. In realtà in questo caso non è neppure stret-

ultimi anni sono state sviluppare innumerevoli

tamente necessario testare il prodotto, trattan-

tecnologie allo scopo di rendere semplice il pro-

dosi di un accessorio presente sul mercato da

cesso di produzione di nauplii di Artemia. Senza

tempo immemorabile. Ma gli acquariofili di

nulla voler togliere alla genialità dell’accessorio

tanto in tanto riscoprono vecchi cimeli ed anche

qui descritto (la quale è attestata proprio dal

questo segno di continuità non può che gonfiar-

lunghissimo periodo di commercializzazione di

ci il cuore di gioia. Ci siamo procurati uno schiu-

questo accessorio, senza dubbio tra i più longe-

ditoio Hobby, tanto per essere certi che non

vi tra quelli presenti nei negozi specializzati),

avessero modificato il modello… negli ultimi 20

decisamente tra i più facili da utilizzare, ricordia-

anni. Niente paura: tutto costante. Dunque, per coloro che si fossero messi in ascolto solo in questo momento (!) confermiamo che si tratta di un accessorio valido e semplice da utilizzare, ideale per schiudere piccole quantità di cisti. In pratica, si dispongono le cisti nel settore più esterno (proprio come descritto dal lettore) in modo che queste

Lo schiuditoio descritto dal lettore e considerato in questo test

vengano tenute lontane dal centro dagli appositi anelli scuri. Quando i primi nauplii fuoriescono dalle uova, essi seguono la

mo che alcuni schiuditoi di moderna concezione

luce e si spostano quindi verso il centro, racco-

sono dotati di aeratore, o sono collegabili all’ae-

gliendosi proprio sul retino che servirà per som-

ratore dell’acquario, che assume così una doppia

ministrarli. Disponendo il contenitore sul coper-

funzione. Altri schiuditoi sono collegati diretta-

chio dell’acquario effettivamente si ottiene un

mente all’acquario ed i nauplii sono attratti in

certo riscaldamento dell’acqua, tale da ridurre i

vasca dalla luce, rendendo inutile qualsiasi ope-

tempi di schiusa. Il congegno funziona bene per

razione di manutenzione da parte dell’acquario-

produrre giornalmente piccole quantità di nau-

filo. Esistono infine schiuditoi professionali di

plii. Non è sufficiente, da solo, per una intera

medio volume, decisamente meno semplici da

nidiata di discus o di scalari, a meno di utilizzare

utilizzare, ma in grado di produrre giornalmente

un certo numero di schiuditoi impilati.

enormi quantità di nauplii freschi, pronti per la

Dunque la soddisfazione del lettore era ben

somministrazione. 123


QUESTO NON MI CONVINCE

#

$

QUESTO NON MI CONVINCE

QUESTO NON

Questo non mi convince... In questa sezione della rivista tratteremo di prodotti che hanno, per un motivo o per l’altro, riscosso poco successo presso singoli acquariofili. Avete acquistato una pompa centrifuga che vi è esplosa tra le mani? Avete usato un mangime che ha ucciso tutti i pesci in poche ore? Avete utilizzato un medicinale che non ha risparmiato neppure i pesci in ottima salute? Scriveteci una lettera con le vostre impressioni e cercheremo di chiarire l’accaduto. Innanzitutto effettueremo noi stessi una prova del materiale incriminato, per accertare che le vostre prime impressioni non siano state dettate da un uso sconsiderato o da errori di utilizzo. Successivamente cercheremo di offrire pareri e possibili soluzioni, che potrebbero rivelarsi utili per gli stessi produttori. Ma cercheremo soprattutto di offrire un servizio agli appassionati tutti, per evitare che subiscano le stesse catastrofiche conseguenze. Nel caso di errori di utilizzo, ovviamente, potremo informare i lettori per evitare di inciampare negli stessi ostacoli. Questo potrà servire a “salvare” prodotti ed accessori che potrebbero essere caratterizzati da ottima qualità, ma essere utilizzati erroneamente, a causa di scarsa informazione o errata comunicazione da parte del fabbricante. Fatevi avanti, dunque: siamo qui per accettare e discutere le vostre critiche! Le vostre sdegnate lettere potranno essere inviate direttamente al sito web o per posta, in redazione. Vi saremo grati per la vostra collaborazione.

BLUEXTREME:

estremamente rumoroso? a cura della redazione Ho comprato un acquario completo da 80 centimetri di lunghezza e mi è stato consegnato insieme al suo filtro esterno, che si chiama BluExtreme 03, da quanto ho potuto comprendere dal manuale. Ho installato tutto secondo le istruzioni, ho consultato anche un CD che mi è stato consegnato in dotazione all’acquario e poi ho iniziato l’allestimento e l’arredamento dopo aver riempito la vasca. L’acquario è stato arredato per acqua dolce e contiene varie specie di cui non ricordo il nome scientifico ma non credo che questo abbia importanza per chiarire i miei dubbi. Quello di cui mi sono accorto subito è che il filtro esterno faceva moltissimo rumore. Il mio negoziante di fiducia mi ha detto che poteva trattarsi di bolle d’aria presenti all’interno del filtro e mi ha consigliato di scuoterlo per facilitare l’uscita delle 124


MI CONVINCE

QUESTO NON MI CONVINCE

QUESTO NON MI CONVINCE

bolle. Ho provato ma senza alcun risultato. Siccome nella stanza dov’è l’acquario io ci dormo (è per questo che ho scelto un acquario con un filtro esterno perché mi hanno detto che quelli interni erano rumorosi) ho dovuto sostituirlo con un altro modello, più silenzioso. Mi chiedo: ma possibile che i fabbricanti non si rendono conto della estrema rumorosità di questi accessori? Grazie per la vostra comprensione Mario Iamunno – Aversa

C

ome di prassi abbiamo procurato un esemplare dell’oggetto “incriminato”, un filtro BluExtreme, e lo abbiamo provato

per poter rispondere correttamente al quesito del lettore, o meglio, per poter confermare il suo giudizio negativo, ove possibile.Teniamo a precisare che dev’esserci un errore nella descrizione del lettore perché, da quanto ci è dato sapere, non esiste un BluExtreme 03. Probabilmente il lettore si riferisce al modello più potente, dunque al BE1100. È a quest’ultimo che si riferisce il test da noi eseguito. Abbiamo inoltre procurato due filtri esterni di marche diverse e potenza simile, da utilizzare come confronto. A questo punto bisognava agire con molta cautela perché non è facile, con strumenti semplici, determinare differenze di rumorosità, che peraltro possono Il filtro oggetto del nostro test

essere legate a vari fattori (livello di intasamento, condizioni d’uso, posizione, ecc). Stabiliamo subito che non avevamo a disposi-

livello sonoro. I test sono stati effettuati su una

zione un sistema professionale di rilevazione dei

mensola disposta presso l’acquario, in una

rumori, il quale avrebbe permesso di ottenere

camera “vera” (non abbiamo utilizzato locali

dati scientifici assolutamente oggettivi. D’altra

insonorizzati) avente una rumorosità di fondo di

parte lo scopo finale non era quello di determi-

poco inferiore a 30 db.

nare variazioni impercettibili per scopi industria-

Dunque abbiamo caricato i tre filtri secondo le

li, ma di definire se veramente la rumorosità del

istruzioni dei fabbricanti. Il BluExtreme era già

filtro in questione fosse eccessiva rispetto ad

caricato con spugne di varia permeabilità e can-

altri modelli. Dati i modesti mezzi della nostra

nolicchi di ceramica. Lo abbiamo lasciato così

redazione (in fondo, siamo ancora agli inizi!),

com’era. Gli altri filtri sono stati caricati con spu-

abbiamo deciso infine di utilizzare un db meter

gne e materiali simili, come da relative istruzioni.

di media qualità (benché il produttore dichiari

I tre filtri sono stati quindi innescati, poggiando-

una accuratezza di ±2 decibel), in grado di defi-

li tutti in posizione verticale, su una stessa men-

nire almeno macroscopicamente variazioni di

sola disposta sotto l’acquario (il supporto utiliz125


1

foto 1) Il risultato ottenuto misurando la rumorosità di BluExtreme in condizioni standard di funzionamento foto 2) Il risultato ottenuto con il primo filtro a confronto, in condizioni standard foto 3) Il risultato ottenuto con il secondo filtro a confronto, in condizioni standard

zato può influenzare la rumorosità fungendo da “camera di risonanza”). Sono infine stati fatti partire, uno alla volta, poggiando direttamente sul corpo del bicchiere il misuratore di decibel per

2

definire il livello di rumore. I risultati sono stati molto chiari: la rumorosità del BluExtreme era pari a circa 39 db (Foto 1), mentre gli altri due modelli producevano una leggerissima vibrazione che faceva spostare in avanti l’ago rispetto al livello di fondo del locale: il primo di poco sotto i 35 db (Foto 2), il secondo a quasi 45 (Foto 3). In pratica, tutti e tre i modelli apparivano silenziosissimi, ma il BluExtreme appariva “intermedio”.

3

Questo dato appare in contrasto con le descrizioni del lettore, anche se è ovvio che altri prodotti in commercio potranno produrre un range ampio di rumorosità (noi non potevamo provarli “tutti”e ci siamo limitati ad esaminare le performances di diretti concorrenti). Dobbiamo anche notare, per completezza, che lo strumento di misura utilizzato non è perfetto per questo scopo. Infatti, ascoltando “ad orec-

dipendere i problemi riscontrati dal lettore. Che

chio” le tre pompe nelle ore notturne, nel silen-

il suo filtro fosse individualmente difettoso? È

zio totale, un leggerissimo fruscio era effettiva-

sempre possibile, perché no? In questo caso,

mente percepibile. Possiamo però affermare che

prima di spostare il filtro prematuramente in

il fruscio emesso dai tre filtri di marche diverse

cantina, sarebbe stato utile fare presente il pro-

era simile, appena percepibile, non tale da poter

blema al fabbricante e pretendere una soluzio-

disturbare

leggero.

ne. In genere i produttori sono molto sensibili e

Registriamo anche, ad onor del vero, che il

pronti a correre ai ripari per evitare “brutte figu-

BluExtreme era il più efficiente dei tre, in termini

re”con i clienti. Dunque, come regola generale, vi

di qualità meccanica ed adsorbente, ed era l’uni-

consigliamo di contattarli in caso di problemi,

co che dopo 20 giorni d’uso ha dimostrato atti-

piuttosto che giungere a conclusioni affrettate.

vità nitrificante (questa sì, facilmente misurabile

In questo caso, una semplice telefonata avrebbe

coi nostri mezzi e perfettamente confrontabile).

probabilmente permesso di utilizzare un filtro

Ci chiediamo a questo punto da cosa possano

eccellente, perfettamente adeguato alle necessi-

neppure

un

sonno

126


tà dell’acquario completo. Abbiamo voluto fare

parte del produttore del filtro potrebbe fare chia-

di più, però, cercando di mettere il filtro in condi-

rezza, perché senza dubbio chi ha progettato l’ac-

zioni estreme (dato il nome…!) fino a fargli pro-

cessorio conoscerà altri elementi o condizioni che

durre rumore. In che condizioni il BluExtreme

possano determinarne la rumorosità. Saremo

1100 produce rumore?

dunque felici di considerare e pubblicare risposte

a) Lo produce se viene disposto orizzontalmen-

in merito da parte di Ferplast.

te. Il filtro, poggiato su un fianco, lavora lo stesso

Abbiamo considerato anche il fatto che, nel caso

(il flusso d’acqua è continuo ed intenso) ma si

del lettore, utilizzando un filtro diverso la rumoro-

percepisce un ronzio (superiore a 65 db), forse

sità si sia di fatto attutita, per cercare di identifica-

anche dovuto alla mancanza di gommini sui lati.

re il problema. Riteniamo che il secondo filtro sia

Il ronzio viene notevolmente attutito da un

stato disposto nella stessa posizione. Dunque le

panno di stoffa ripiegato più volte, disposto

ipotesi A e C dovrebbero essere scartate (giusto?).

sotto il filtro coricato.

Ci resta l’ipotesi B ed eventualmente la D. Infatti,

b) Lo produce se è molto intasato. Abbiamo pro-

alcuni filtri in commercio contengono dei passag-

vato a disporre direttamente nel tubo di entrata

gi preferenziali, che permettono lo spostamento

un batuffolo di lana di perlon pressato. In queste

“a vuoto” dell’acqua quando il filtro è intasato.

condizioni il flusso veniva ridotto almeno del

Pertanto, se l’acquario contiene molto sporco

70% ed il filtro produceva un ronzio facilmente

grossolano, oppure i materiali filtranti vengono

percepibile. Un fenomeno simile, anche se di

impaccati troppo, un BluExtreme può intasarsi

minore entità, si verifica quando i materiali fil-

facilmente e produrre rumore: da questo dipende

tranti vengano fortemente compressi nel bic-

però la sua migliore efficienza filtrante di tipo

chiere, disponendo resine a scambio ionico e

meccanico. I filtri con passaggi preferenziali, al

lana di perlon densamente impaccata.

contrario, smetteranno semplicemente di filtrare

c) Lo produce in minore quantità se disposto al di

(l’acqua passa quasi tutta lateralmente ai materia-

sopra dell’acquario. Il motivo di questa differenza

li filtranti e torna in vasca non filtrata) ma grazie a

non lo conosciamo, ma sistemando il filtro sul

questo stratagemma… non vibreranno!

coperchio della vasca, invece che sulla mensola

Chiediamo allora: la presunta rumorosità

sotto l’acquario, si riesce a percepire una sorta di

potrebbe dipendere da un uso improprio del fil-

vibrazione, che sparisce man mano che il filtro

tro, ovvero da scarsa manutenzione o eccessivo

viene abbassato. Gli stessi sintomi però sono

impaccamento delle spugne? Anche in questo

osservati utilizzando gli altri due modelli testati.

caso, solo il lettore potrà fornirci dettagli utili alla

d) Cattivo assemblaggio delle parti (mancanza

comprensione del problema. Lo invitiamo in

di gommini sull’albero in ceramica; errato posi-

ogni caso a verificare accuratamente la nostra

zionamento dello stesso in asse; errato collega-

ipotesi D prima di inviarci una risposta.

mento dei tubi, ecc).

La nostra conclusione, in questo caso, è che non possiamo essere d’accordo con il giudizio del

Ora ci chiediamo se il lettore abbia commesso

lettore… e ce ne rallegriamo! Ma invitiamo tutti

uno dei quattro errori sopra riportati, perché que-

coloro che abbiano dati (positivi o negativi) sullo

sto potrebbe spiegare l’accaduto.Un suo messag-

stesso prodotto, da aggiungere a queste pagine,

gio e-mail in merito potrebbe chiarire meglio il

di voler condividere con noi le loro esperienze

fenomeno.Tutto sommato anche una risposta da

relative all’accessorio sin qui descritto. 127


In questa sezione diamo voce a tutte le associazioni acquariofile che vorranno partecipare alla vita della rivista. Non ci sono regole (a parte la legislazione vigente!) perché si tratta di spazi autogestiti. Ogni associazione dunque è libera di inviare ogni mese “la propria rivista”, fatta proprio come vorrebbe. Potrà servire alla campagna associativa, a pubblicizzare la prossima mostra di acquari, a tenere piccoli corsi di acquariofilia o semplicemente a mostrare la foto del socio del mese. Per noi l’importante è dare voce alle associazioni acquariofile, per creare una rete fitta di contatti tra gli acquariofili italiani. E saremo dunque fieri di partecipare a questa missione, anche semplicemente facendo da tramite tra associazioni e lettori. Nei primi numeri della rivista la quantità di associazioni acquariofile che partecipano all’iniziativa potrà essere ancora piccolo. Ma contiamo sul vostro spirito “imprenditoriale” per invadere la rivista con una valanga di notizie dalle associazioni. Forza, è giunto il momento di partecipare!

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Il mediterraneo a Salento Acquari 2010 A cura del G.A.S. Continua il nostro racconto sulla manifestazione del G.A.S svoltasi lo scorso Aprile a Lecce. Tra gli stand più apprezzati nell’ultima edizione di Salento Acquari (Lecce, 16-18 Aprile 2010), c’era sicuramente quello dedicato alla biodiversità locale. Un gruppo di studenti in Scienze Biologiche dell’Università del Salento di Lecce, aiutati da alcuni soci del G.A.S., hanno realizzato un angolo dedicato alle bellezze del nostro mare. Diversi acquari mediterranei, con volumi oscillanti tra i 20 ed i 250 litri, hanno ospitato per i tre giorni dell’evento una moltitudine di specie animali e vegetali che hanno suscitato non poca ammirazione da parte del numeroso pubblico. Oltre agli acquari di comunità ricreanti scorci di fondali salentini ricchi di spugne, madreporari, ascidie, ecc., alcuni acquari sono stati concepiti in stile tematico. La piccola vasca a Posidonia oceanica che ospitava i bizzarri pesci ago ben mimetizzati tra le foglie della pianta marina; l’acquario con le seppie (Sepia officinalis) dove alcuni soci, il giorno prima dell’inaugurazione, hanno potuto osservare increduli ad una inattesa deposi129


zione in acquario; l’acquario delle meduse (Aurelia aurita) in cui, anche in questo caso, è stata osservata l’emissione di una nuvola di planule (larve ottenute dalla fecondazione interna, tipica di questa specie) da parte di alcune femmine adulte introdotte nella vasca. Tutti gli organismi introdotti nelle vasche sono stati il frutto di una divertente pesca con retino nel porticciolo di Porto Cesareo (LE) che ha permesso il loro recupero sotto le barche utilizzate per la piccola pesca con rete. Le reti dei pescatori, infatti, vengono ripulite in porto al termine di ogni battuta di pesca. Tutti gli organismi non commerciabili che accidentalmente rimangono intrappolati nelle maglie vengono gettati, molto spesso ancora vivi ed in buone condizioni, in acqua. Con un po’ di pazienza e con uno sforzo minimo c’è dunque la possibilità di intercettare un gran numero di organismi,

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abitualmente reperibili solo in mare aperto e ad alte profondità, che si adattano bene alla vita in acquario. Al termine della mostra, sono stati per la maggior parte riportati in mare. Un doveroso ringraziamento ed i nostri complimenti al gruppo di lavoro che si è dedicato con passione e professionalità all’allestimento di questo importante angolo della mostra e che non si è mai sottratto alle tante domande dei visitatori incuriositi che si fermavano ad ammirare le vasche con le bellezze del nostro mare. Per maggiori informazioni sulle attività dell’associazione: email: info@gas-online.org sito: www.gas-online.org blog: http://blog.libero.it/salentoacquari 131


Associazione Acquariofili Abruzzese Ottimo riscontro per la 3a edizione del concorso “A casa mia, l’acquario più bello”, organizzato dalla Associazione Acquariofili Abruzzese lo scorso 4 Luglio. La giornata è iniziata con una interessante relazione del socio Lorenzo Marcucci, che ha svelato agli intervenuti la sua esperienza trentennale nel campo delle riproduzioni in acquario. La relazione è risultata molto interessante, segno che l’acquariofilia in Abruzzo sta crescendo grazie anche al sostegno e alle iniziative che da anni proponiamo sul territorio. I magnifici premi esposti, offerti da generosissime aziende del settore, ci hanno ricordato che era il momento di passare alle premiazioni. Premettendo il livello notevole delle vasche presentate quest’anno, la giuria del concorso ha deciso di premiare innanzitutto due giovani promesse dell’acquariologia. Parliamo di Alessandro Di Monte e Simone Ferrara, due undicenni in gamba e appassionati, che vincono un libro sui Ciclidi Africani e tanti prodotti per le loro vasche offerti dalla Tetra Italia.

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Segue la classifica ufficiale del concorso: Al 5° posto si aggiudica un filtro esterno Tetratech ex 400 l’amico Massimo d’Anastasio, oltre a Tetra Aquasafe, mangimi e un libro offerti da Tetra Italia. Al 4° posto Carlo Chiaversoli porta a casa un filtro esterno Tetratech ex 600, Tetra Aquasafe, mangimi e un libro offerti da Tetra Italia. Al 3° posto Giulio Cerasa si aggiudica una bella vasca da 50 litri, gentilmente offerta da Aquarialand, oltre ai prodotti Tetra. Al 2° posto Giuseppe Flacco vince un acquario TetraArt da 60 litri e prodotti Tetra. Al 1° posto, con un bellissimo acquario marino mediterraneo, vince Giovanni Placentile che porta a casa un acquario completo offerto da Acquario di Bologna. A loro sono andati gli auguri e gli applausi di decine di appassionati, giunti a Chieti per assistere alla cerimonia di premiazione. Ne approfittiamo per ringraziare di cuore le aziende intervenute all’iniziativa: Tetra Italia, Acquario di Bologna e Aquarialand. Per quanto ci riguarda l’Associazione Acquariofili Abruzzese vi dà appuntamento al prossimo anno con la 4° edizione del concorso “A casa mia, l’acquario più bello”. Alessandro Falco

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Due giornate dedicate al Principe Alberto I di Monaco Presso il Museo Ittico di San Benedetto del Tronto si è svolto nelle giornate di venerdì 24 e sabato 25 settembre 2010 il convegno “Meraviglie di un Museo”, nell’ambito dell’anno Internazionale della Biodiversità e per festeggiare il centenario del Museo Oceanografico di Monaco. Le giornate sono state dedicate al Principe Alberto I di Monaco, uno dei padri fondatori della moderna oceanografia. Nei suoi scritti esaltava la completezza della ricerca scientifica e della vita sportiva rispetto alla vacuità della vita mondana tra ricevimenti e balli di corte. A corredo delle due giornate un’apertura preliminare della sezione acquari, allestita con la collaborazione di AIAM grazie all’intensa attività di alcuni soci guidati da Leonardo Cherici. Gli acquari presenti all’ingresso del Museo Ittico, allestiti con il contributo di AIAM, hanno riscosso un enorme successo. Molti degli ospiti delle due giornate sono rimasti piacevolmente colpiti dall’apprendere che quello che fino a quel momento consideravano solamente cinque vetri con un po’ di acqua, rocce e pesci, risultasse essere in realtà una “quasi” perfetta riproduzione di un ecosistema marino specifico. In particolare sono rimasti affascinati dall’utilizzo del DSB come filtro batterico e non solo come fondo coreografico delle vasche. I cinque acquari presenti (due allestiti temporaneamente per le sole giornate del convegno a titolo dimostrativo) hanno dato modo di dare un’occhiata sotto il pelo dell’acqua a chi fisicamente non lo ha mai fatto; in questo modo è stato possibi134


le ammirare diversi biotopi tra cui il coralligeno della “Vasca Invertebrati”, la “Vasca di Scogliera” con predominanza di pesci, la “Vasca Anguilliformi” che contiene un’Anguilla che ci fa compagnia oramai da due anni e altre due vasche contenenti echinodermi, scorpenidi e crostacei. Tra tutte, grande successo ha riscosso la “Vasca Invertebrati” (con i suoi Gorgonacei, Poriferi e Cnidari) e la “Vasca di Scogliera” con la moltitudine di pesci che hanno dato una nota di vivacità inaspettata. Nella giornata di Giovedì 21 Ottobre 2010 si terrà l’evento gemello presso il Museo Oceanografico di Monaco nell’Auditorium Ranieri III. Un resoconto più dettagliato su www.aiamitalia.it, il sito dell’Associazione Italiana Acquario Mediterraneo.

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Club Acquariologico Erpetologico Barese CORSO DI ACQUARIOLOGIA E TERRARISTICA E MOSTRA “RETTILI DAL MONDO”

a cura del C.A.E.B. (Club Acquariologico Erpetologico Barese) e dall’A.B.A.P. (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi) A partire da sabato 12 marzo e fino a tutto giugno si terrà il Corso di Acquariologia e Terraristica 2011 presso l’Università degli Studi di Bari, organizzato dal C.A.E.B. (Club Acquariologico Erpetologico Barese) e dall’A.B.A.P. (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi). Il corso, ospitato presso le aule della Facoltà di Medicina Veterinaria, è gratuito ed aperto a tutto il pubblico interessato.

Anche quest’anno è stato accreditato dalla Facoltà, per cui gli studenti iscritti potranno usufruire di 2 crediti formativi (2 CFU). Domenica 17 aprile è prevista la Mostra di rettili ed attrezzature da terrario denominata “Rettili dal Mondo” presso l’Orto Botanico “Il Giardino dei Tempi” a Bari (www.rettilidalmondo.it). Ulteriori informazioni sul corso e sulle attività delle associazioni si possono ottenere visitando il sito www.caebonlus.it o il Forum www.acquariofiliapugliese.it, ritrovo degli appassionati del nostro territorio, esperti e neofiti. 136


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Goodeidi Working Group

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Come di Antonio Piccolo

In questa sezione verranno proposti ogni mese FILMATI tesi a dimostrare attività di particolare rilevanza, oppure a illustrare argomenti e concetti che non potrebbero essere facilmente fruibili attraverso le classiche presentazioni con testo e foto. Preghiamo i lettori stessi di volerci proporre argomenti di loro interesse, in modo da permetterci di soddisfare le loro reali aspettative. E ora CLICCATE SULL’IMMAGINE qui sotto per vedere il filmato e...

buona visione!

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si fa... Un pacco... dalla Thailandia!

La mia predilezione per i killifish, specie per quelli Sud-americani, a volte mi spinge a ricercare allevatori e raccoglitori in giro per il mondo. Così sono venuto a conoscenza di uno di essi, che opera in Thailandia. Ottenuto il catalogo, ho subito ordinato le uova delle due specie sudamericane che mi interessavano di più, ovvero Ranchovia pyropunctata e Simpsonichthys carlettoi. Dopo circa 15 giorni è giunto a casa mia un pacchetto che conteneva non solo le uova, ma anche il necessario per la buona riuscita dell’operazione: due contenitori con della torba (che avrebbero dovuto contenere anche le 30 uova per specie che avevo ordinato), una pipetta, cisti di Artemia salina e uova di “fairy shrimps“ (Eubranchipus vernalis). Quest’ultimo è una sorta di Artemia d’acqua dolce, tipica del sud-est asiatico. Ho immediatamente preparato i due contenitori per far schiudere le uova. Ho preferito utilizzare dei contenitori in policarbonato trasparente, utilizzando recipienti recuperati dal settore arredo bagno, acquistati in un negozio di arredamento. Fatto ciò, ho inserito nei contenitori la torba che “conteneva” (o almeno avrebbe dovuto contenere) le uova - uno per ciascuna specie - ed ho versato acqua demineralizzata ad una temperatura di 25 °C. Precedentemente avevo preparato due vasche da circa 15 litri, dotate di filtro a spugna azionato da un aeratore, da utilizzare per il loro accrescimento dopo la schiusa. Dopo 24 ore il primo piccolo era nato! Era una Ranchovia pyropunctata. Immediatamente ho afferrato un cucchiaio bianco in plastica opportunamente piegato, ed ho raccolto l’avannotto per trasferirlo in una delle vasche di accrescimento. Purtroppo però, anche attendendo vari giorni, non ho assistito ad altre nascite: quello è stato l’unico avannotto nato. Poi, ad una attenta analisi del substrato che l’allevatore tailandese mi aveva inviato, ho compreso che apparentemente l’unico uovo che la torba conteneva inizialmente era quello che si era schiuso! Morale: bei gadgets, belle confezioni, ma le uova? In ogni caso, la gioia di veder nascere quel singolo individuo ha giustificato comunque l’impresa! 141


NEL PROSSIMO NUMERO...

in breve Com’è stato questo numero? Migliore del primo? Lo speriamo! Di certo il prossimo sarà ancora più interessante. Abbiamo preparato per voi una serie di sorprese per rendere ogni appuntamento più interessante, vario e profondo del precedente. Ci stiamo lavorando proprio ora.

tanto decantato per gli acquari tropicali? E, soprattutto, come si realizza questo particolare tipo di “filtraggio”? Ne parlerà un esperto della materia, per mettere tutti in grado di operare immediatamente. Un articolo che potrà interessare per i suoi contenuti anche i non amanti del mediterraneo.

Nel prossimo numero vi proporremo: DBS nel mediterraneo. Si può allestire un marino mediterraneo utilizzando il sistema del “fondo alto”

La riproduzione dei poecilidi. Può ancora appassionare al giorno d’oggi? Più che mai a nostro parere. Niente come i poecilidi è in grado

Ovviamente questo è quanto abbiamo già… in forno. Se desiderate un menu “a la carte” non esitate a scriverci, inviando le vostre richieste tramite le apposite finestre del nostro sito web:

www.aquariophylia.it

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di stimolare grande interesse da parte di acquariofili di ogni età. Il nostro esperto vi guiderà in una visita “protetta” ai siti web che meglio spiegano i dettagli di questo argomento.

Non tutti sanno bene com’è regolata l’importazione di specie tropicali. Eppure, basta poco per essere aggiornati su un argomento che interessa qualsiasi allevatore e semplice acquariofilo.

Test. Anche questo mese scopriremo le caratteristiche di acquari, biocondizionatori, pesci, per decidere quale acquistare. Cominciate a conservare i soldini perché… le novità interessanti sono tante.

Dalle associazioni. Nel prossimo numero ospiteremo le consuete notizie dalle principali associazioni acquariofile operanti sul territorio nazionale. Lo scalare. Un pesce in grado di generare amori imperituri, trattato con rispetto da un autorevole collaboratore della rivista. Da non perdere…

CITES. La sigla CITES sta ad indicare la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora a rischio di estinzione, questo lo sanno in molti.

Questo non mi convince. Abbiamo ricevuto un contributo da parte vostra per la rubrica delle “critiche” e stiamo già lavorando alla risposta. Sarà interessante discutere anche su questo argomento, dopo la lettura della rivista, sul nostro sito web. Ma attendete di leggere il prossimo numero per partecipare alla discussione! Cibi vivi. tra le cose più divertenti per un acquariofilo è la coltivazione e la successiva somministrazione di alimenti vivi. Spesso non si sa da dove cominciare. Un nostro collaboratore fedele vi guiderà a partire dal prossimo numero in questo magico mondo degli alimenti che si muovono! Pillole… di luce. continua la rubrica per il principiante. Nel prossimo numero parleremo di sistemi di illuminazione per illustrare le basi teoriche e tecnologiche delle luci per acquari e… condurvi a rimirar le stelle! Come si fa. nel prossimo numero il nostro collaboratore cinemaniaco vi illustrerà la pratica degli acquari mediante un filmato inserito nella rivista. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa però: scaricate appena possibile il numero 3 per sapere di cosa si tratta e godere la visione del film. Rubriche. accessori che vi sono piaciuti… altri che non vi hanno convinto. E poi mangimi, misuratori, biocondizionatori. Vi mostreremo cosa bolle in pentola, anche con l’aiuto del nostro amico Carassio, ma vi porteremo anche sotto la superficie del mare, per esplorare nuovi mondi ed ottenere stimolanti suggerimenti per l’arredamento del vostro acquario. Non perdete il prossimo numero, perché contiene senza dubbio le informazioni ed i segreti che stavate aspettando da sempre.

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I VOSTRI COMMENTI. Anche il secondo numero di acquariophylia è

concluso e siamo certi che vi sia piaciuto ancor più del primo. Questa è la vostra rivista e, come un neonato, necessita di essere accudita ed “educata” per poter crescere grande e forte. A questo proposito abbiamo bisogno della vostra collaborazione e dei vostri feedback: se riusciamo a regalarvi una rivista così è perché contiamo sul vostro pieno appoggio morale e sui vostri contributi. Costruiamo una comunità viva ed attiva! Quali sono le cose che vi hanno soddisfatto di più? Ci sono cose che potrebbero essere migliorate? Fateci ricevere i vostri commenti, utilizzando il sito web (www.aquariophylia.it) o inviandoci un messaggio mail. Faremo in modo da rendere la rivista sempre più vicina alle vostre attese, più divertente e completa per i vostri scopi. Vi chiediamo anche e soprattutto di diffondere la notizia della pubblicazione presso i vostri amici e conoscenti: farete loro un magnifico regalo e permetterete ad aquariophylia di diventare più forte, perché maggiormente diffusa. La rivista è anche vostra: contribuite a renderla forte e bella. Se ogni lettore riuscirà a promuovere l’iscrizione gratuita di almeno dieci amici sul sito web, allora siamo certi che potremo riuscire a regalarvi questo prodotto anche per il futuro.


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