aquariophylia 5 giugno 2011

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Cibi vivi: Le Dafnie Malaysia: viaggio in cerca di biotopi Ossigeno disciolto Il laghetto, un acquario in giardino Le sorgenti del Rio Teuchitlan Le novitĂ di Zoomark 2011 Un acquario in soggiorno Lo scalare filmato

Le rubriche del mese


LA RIVISTA È…

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AQUARIOPHYLIA European Aquarium Hobbyist Magazine www.aquariophylia.it Mensile di informazione per acquariofili e negozianti Autorizzazione del Tribunale di Napoli nr. 7 del 7 – 1 - 2011 Edito dall’Associazione Acquariodiffusione COMITATO DI REDAZIONE Valerio Zupo (Direttore Responsabile) Alessandro Palomba (Organizzazione editoriale & Struttura web) Mariagiulia Peduzzi (Grafica & Impaginazione) Rita Colognola (Segreteria di Redazione) Ettore Peyrot (Web Marketing) Massimo Fabbri (Consulenza Editoriale) Cristina Mandaglio (Consulenza Editoriale) Pasquale Ambrosini (Diffusione multimedia) Emanuele Taverna (Allegati Software) Monica Zuccarini (Diffusione & Divulgazione) Francesco Denitto (Consigliere di Redazione) RESPONSABILI DI SEZIONE Paolo Busonera (Discus) Luca Colutta (Test & Tecnologie) Luciano Di Tizio (Acqua dolce) Alessandro Falco (Cibi Vivi) Mario Loffredo (Link & argomenti strutturanti) Lorenzo Luchetta (NonSoloAcquari) Antonio Piccolo (Come si fa) Stefano Rossi (Acquario Marino Mediterraneo) Franco Savastano (Spunti di immersione e di viaggio) HANNO CONTRIBUITO A QUESTO NUMERO Alessio Arbuatti Carassio Aurato Rita Colognola Francesco Denitto Luciano Di Tizio Alessandro Falco Antonio Gioia Mario Loffredo Lorenzo Luchetta Antonio Piccolo Andrea Prodan Isaia Rosica Franco Savastano Luigi Storoni REDAZIONE: aquariophylia@gmail.com Pubblicità e redazione: Vimax srl - Via Rezzonico 23 – Como tel. 031301059, e-mail: vimaxcomo@gmail.com Per abbonarsi gratuitamente alla rivista e riceverla ogni mese: http://www.aquariophylia.it/home/index.php?option=com_comprofiler&task=registers&Itemid=84 Gli autori sono responsabili dei pareri espressi nei singoli articoli e questi non riflettono necessariamente l’opinione della redazione. È vietata la riproduzione, anche parziale, di contenuti, testi, foto o filmati pubblicati in questa rivista, salvo specifica approvazione scritta da parte della redazione.

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AQUARIOPHYLIA

EUROPEAN AQUARIUM HOBBYIST MAGAZINE

Anno I - n째 5 giugno 2011

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Editoriale Tante cose interessanti in questo numero… Lettere in redazione Un acquario biotopo di Andrea Prodan Il laghetto, un acquario in giardino di Luciano di Tizio Link: ossigeno a cura di Mario Loffredo Il metodo del tubo seconda parte di Antonio Gioia Dalle Associazioni Cibi vivi: le dafnie di Alessandro Falco CITES: convegno sulla normativa Oltre il vetro: un acquario in soggiorno di Luigi Storoni Gli abitanti unici delle sorgenti del Rio Teuchitlàn di Alessio Arbuatti Recensioni & Novità a cura della Redazione 86 Anubias barteri var. nana marina 88 Askoll Thermo Activ Mirror 90 BiOrb 105 92 Juwell Rock 600 94 Ocean Nutrition Formula one 96 SHG Snow Reef 98 Tetra Marine Test

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La rubrica del Carassio Zoomark 2011 prima parte Malaysia: viaggio in cerca di biotopi seconda parte di Francesco Denitto NonSoloAcquari: Il terrario per i piccoli roditori esotici prima parte di Lorenzo Luchetta Stimoli di viaggio: Epinephelus summana di Franco Savastano Pillole: La temperatura a cura di Isaia Rosica Come si fa: Lo scalare filmato e testo di Antonio Piccolo Agenda: gli eventi dei prossimi mesi Nel prossimo numero


I NOSTRI COLLABORATORI E RESPONSABILI DI SEZIONE Questa rivista si basa sul lavoro di un gruppo multidisciplinare di volenterosi che desiderano accrescere la diffusione degli acquari nel nostro paese. Possiamo affermare anzi che, in base alla struttura che abbiamo voluto imporre a questa pubblicazione, ogni responsabile di sezione abbia realizzato una sua propria rivista dedicata ad un singolo argomento. Speriamo che i loro sforzi vi siano graditi, ma attendiamo comunque da voi critiche e suggerimenti, per rendere la nostra famiglia sempre più efficiente e produttiva. Vi presentiamo dunque la squadra! (Direttore Responsabile) biologo, laureato a Napoli con lode. Ha frequentato l'Università Livre di Bruxelles per un PhD sulle reti trofiche in fanerogame marine ed ha ricevuto un Fullbright award nel 1994. È stato coordinatore di vari progetti di ricerca e tutt'ora svolge la propria attività di ricercatore della Stazione Zoologica di Napoli, presso il laboratorio di Ecologia del Benthos di Ischia (Napoli). Da molti decenni è appassionato di acquari ed ha scritto per numerose riviste nazionali, oltre a collaborare con varie riviste divulgative internazionali. I suoi interessi di ricerca sono focalizzati all'ecofisiologia dei crostacei decapodi, le reti trofiche ed i rapporti tra piante ed animali. Ha scritto 12 libri divulgativi sugli acquari, le malattie dei pesci, la fauna e la flora del mediterraneo. Nel campo degli acquari è particolarmente interessato agli aspetti ambientali, la gestione dei sistemi complessi, il filtraggio e la qualità dell'acqua, nonchè le malattie dei pesci e gli acquari marini mediterranei. Ha inoltre pubblicato alcuni testi sui Discus ed alcuni CD multimediali sulle malattie dei Discus e sulla gestione degli acquari marini e d'acqua dolce.

Valerio Zupo

(Assistant Editor) appassionato da sempre di acquariofilia mediterranea, crea nel 2000 il sito Acquario Marino Mediterraneo con il gruppo “Amici del Med” che riunisce tutti gli appassionati di acquario marino mediterraneo e non solo, con l'idea di dare un’informazione libera da profitti commerciali. Nel 2003 fonda con alcuni appassionati l'Associazione Italiana Acquario Mediterraneo e ne è presidente fino al 2009. Sempre nel 2003 scrive il disciplinare per un acquario mediterraneo ecosostenibile, che trova appoggio nella stessa A.I.A.M e viene presentato in diverse occasioni patrocinate da enti ed istituzioni. Nel 2010 fonda con alcuni amici l'Associazione EcoAcquario che ha come scopo prioritario la realizzazione di un acquario mediterraneo “tipo”, realizzato con i soli scarti della pesca professionale o con il recupero di organismi da manufatti destinati alla distruzione. Collabora con diverse scuole per portare avanti progetti di EcoAcquario e Gestisce diversi siti tra cui www.aiam.info, www.acquariomediterraneo.it e www.aquariophylia.it.

Alessandro Palomba

(Responsabile sezione Discus) nasce a Genova il 30 maggio 1964. Da sempre appassionato del mare, degli animali e di acquari. Appassionato di fotografia naturalistica pubblica, insieme ad un amico, alcuni articoli sugli uccelli rapaci e non. Negli anni ‘90 allestisce un piccolo acquario da salotto, in seguito scopre che i Discus sono la sua passione e li alleva ormai da dieci anni.

Paolo Busonera

(Responsabile sezione Test & Tecnologie) laureato a Napoli in Scienze Naturali, si è specializzato sull'impatto ambientale delle attività umane sugli ecosistemi marini, in particolare sul Golfo di Napoli. Ha frequentato l'Università di Benevento per un PhD sulle conseguenze dell'erosione costiera sulle popolazioni di animali e vegetali della Basilicata. È stato collaboratore di numerosi progetti di ricerca ed in particolare si è occupato per lungo tempo presso il Dipartimento di Igiene Ambientale (Università degli studi di Napoli Federico II) del monitoraggio fisico-chimico e biologico delle acque del Golfo di Napoli. Ha insegnato in scuole di ogni grado e tenuto corsi universitari di Geologia Marina e Ambienti Sedimentari Sottomarini. Si è occupato per anni di Impianti di Depurazione e Qualità delle Acque Potabili presso grosse aziende campane. Attualmente collabora con un laboratorio di analisi ambientali. Appassionato da sempre di subacquea e di fauna mediterranea è stato co-fondatore di alcune associazioni come A.I.A.M. e G.A.P. Nel campo acquariofilo è particolarmente interessato agli acquari marini mediterranei ed in generale alla flora e fauna italiana anche dulciacquicola; si interessa inoltre ai sistemi di filtraggio ed al corretto mantenimento dell’equilibrio ecosistemico in vasca.

Luca Colutta

(Autore e Consigliere di Redazione) Biologo Marino, svolge attualmente la sua attività di ricerca a Lecce presso l’Università del Salento, dove ha conseguito la laurea in Scienze Biologiche ed il dottorato di ricerca in Ecologia Fondamentale. Subacqueo per diletto e professione, sta attualmente compiendo studi sulla biologia delle grotte marine sommerse e sull’ecologia degli organismi planctonici, in particolare delle meduse. È autore di svariate pubblicazioni scientifiche inerenti la biologia marina. Appassionato di lungo corso, è inoltre autore di numerosi articoli di acquariofilia che spaziano a 360°, gran parte dei quali dedicati all’allevamento del Discus. Dopo aver scritto in passato per diverse riviste italiane del settore, oggi i suoi apprezzati lavori vengono pubblicati prevalentemente all’estero. Attualmente, infatti, collabora regolarmente con le più importanti testate internazionali tra cui lo storico Diskus Brief (Germania), la prestigiosa rivista americana Tropical Fish Hobbyist (TFH) ed alcuni magazine asiatici. È co-autore del libro “Trophy Discus” edito dall’americana Cichlid Press. Relatore di conferenze sul “mondo acquatico”, Francesco è anche giudice di gara nei concorsi internazionali del Discus tra cui alcuni prestigiosi campionati in Europa ed in Asia. È fondatore del Gruppo Acquariofilo Salentino (G.A.S.) dove riveste attualmente la carica di segretario.

Francesco Denitto

(Responsabile sezione Acqua Dolce & Laghetto) giornalista professionista, si occupa di acquari da oltre 40 anni. Ha spaziato in tutti i settori di questo hobby, con una particolare attenzione al dolce nostrano ed all’acquario mediterraneo. È stato tra i fondatori dell’Associazione Acquariofili Abruzzese, della quale è attualmente il presidente, ed è stato per sette anni presidente dalla FIAAE, la Federazione che negli anni ‘90 del secolo scorso raggruppò tutte le allora numerose associazioni italiane di acquariofilia e di terrariofilia. Ha allevato e riprodotto pesci, anfibi e rettili ed ha condotto, da solo o con altri esperti, numerosi studi sul campo sulla piccola fauna italiana. Ha scritto oltre 1000 articoli per riviste specializzate, in Italia ed all’estero, oltre ad una dozzina di libri divulgativi. È stato a lungo membro del comitato di redazione e direttore responsabile della rivista Aquarium. Come erpetologo ha partecipato e partecipa a congressi scientifici con propri lavori ed è coautore di diverse pubblicazioni.

Luciano Di Tizio

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(Responsabile sezione Cibi Vivi) giovane acquarista e vicepresidente della Associazione Acquariofili Abruzzese, ha collaborato con importanti ditte del settore nella realizzazione di alcune mostre di acquari. Laureando in Acquacoltura e Ittiopatologia, Alessandro gestisce una fishroom di oltre 4000 litri dove alleva e studia gli animali oggetto dei suoi articoli. Le sue esperienze sono raccolte nel suo sito personale www.aquariumculture.com.

Alessandro Falco

(Responsabile sezione Link) è nato a Napoli il 9 marzo 1967 ed è cresciuto a Ischia, dove è impegnato nel settore turistico. Ama profondamente il mare e i suoi abitanti: avvicinatosi all’acquariofilia all’età di 14 anni non se ne è mai più allontanato. Per alcuni anni i suoi acquari sono stati i classici “da salotto”, ma in breve si è accorto che il suo vero interesse era rivolto più al comportamento e alla biologia delle specie allevate, piuttosto che al colore e alla bellezza. Da diversi anni ha concentrato i suoi sforzi nella riproduzione di specie marine mediterranee.

Mario Loffredo

(Responsabile rubrica NonSoloAcquari) divulgatore naturalistico appassionato di piccoli mammiferi da compagnia, fauna montana, ed altri argomenti legati ad animali e piante. In merito a tali tematiche collabora con diverse riviste di settore ed ha scritto testi di cui è autore anche delle immagini. Si interessa da diversi anni come amatore di stagni naturali, acquari d’acqua dolce fredda e conchiglie. Per contatti diretti e informazioni: noceto1991@gmail.com

Lorenzo Luchetta

(Responsabile sezione Come si fa) nasce a Napoli nel 1960. I suoi interessi sono: le arti, le scienze e la tecnologia. Opera nel campo della fotografia, video e musica. Dopo numerose mostre, concerti e performance, nel 1984 termina il corso di studi laureandosi in Scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Si trasferisce a Londra dove lavora con il regista americano Chatt Hall. Negli anni novanta si è occupato di fotografia naturalistica, ha lavorato nel campo della pubblicità, e-commerce e documentaristica. Attualmente è docente nella scuola secondaria, collabora con varie riviste on line e continua a produrre documentari e fotografie.

Antonio Piccolo

(Responsabile sezione Acquario Marino Mediterraneo) geologo professionista, nato a Milano nel 1962, è cresciuto circondato da acquari domestici. Dopo una pausa post-universitaria ha messo i ramponi nel cassetto, ha ripreso ad immergersi con l’autorespiratore e infine ad allestire acquari, con vasche di acqua dolce, di sole piante e, finalmente, ancora marine mediterranee, grazie ai gruppi incontrati sul web fino alla mailing list che evolverà in AIAM (Associazione italiana Acquario Mediterraneo, www.aiamitalia.it) di cui attualmente è presidente. L’impegno all’indipendenza, alla divulgazione e alla didattica, l’apertura al confronto e i contatti con il mondo della ricerca sono tra gli obiettivi che considera prioritari per un’associazione di appassionati, così che un semplice hobby possa divenire anche strumento di crescita personale per tutti.

Stefano Carlo Andrea Rossi

(Responsabile sezione Stimoli di Viaggio) napoletano, da molti anni residente ad Ischia, dove svolge attività subacquea come consulente, responsabile locale ed istruttore (in diverse specialità tecniche) della Federazione Italiana Attività Subacquee FIAS. È laureato in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, scrittore specializzato nei settori Nautica, Mare, Subacquea. È conduttore di programmi televisivi per emittenti locali, corrispondente di riviste nazionali ed internazionali. È stato inviato speciale all’estero per importanti testate nazionali del settore subacqueo. È autore di rubriche periodiche di biologia marina su testate europee, scrittore di manuali tecnici subacquei per testate estere, vincitore di innumerevoli prestigiosi premi ed attestazioni internazionali in concorsi foto-video, tra i quali i massimi riconoscimenti mondiali Plongeur d’or Diaporama 1984, Plongeur Argent 1982, Diaporama e Plongeur de Bronze 1983, Diapositive al Festival Mondial de l’Image Sous-marine di Antibes JuanLes-Pins. È stato presidente e più volte membro di giurie nazionali ed internazionali di fotografia e film.

Franco Savastano

(Autore) nasce nel 1964 a Castrovillari, cittadina calabrese della provincia di Cosenza, ove attualmente risiede. Allestisce il suo primo acquario nel 1985 e, dopo la parentesi universitaria, si dedica all’allevamento e riproduzione di varie specie di acqua dolce. Dal 2005 le sue vasche sono essenzialmente dedicate all’allevamento e alla riproduzione di discus. In questi anni la crescente passione per il Sympsodon discus ha portato alla realizzazione, in un’apposito locale, di un impianto amatoriale di circa 5000 litri, specificatamente attrezzato a questo scopo. Condivide questa passione con l’amico Francesco Barletta, insieme al quale si diletta a sperimentare tecniche di riproduzione ed allevamento. Collabora con vari siti e forum dedicati al discus.

Antonio Gioia

(Responsabile sezione Neofita) nato a Guardiagrele (CH) il 12/06/1979, è dottore in Acquacoltura ed Ittiopatologia, laureatosi all’Università di Bologna, sede di Cesenatico. È stato per due anni tecnico addetto alla serra presso un noto importatore di pesci tropicali. Ha avuto contatti e rapporti lavorativi con molte importanti ditte del settore. Acquariofilo appassionato è socio dell'Associazione Acquariofili Abruzzesi da quasi vent'anni.

Isaia Rosica

(Autore) l’architetto Luigi Storoni, nato a Napoli nel 1957, si è laureato con una tesi sul recupero architettonico di Pozzuoli. I suoi interessi spaziano nel campo dell’arte dalla pittura alla fotografia, dalla computer grafica alla progettazione architettonica, con particolare attenzione all’impatto ambientale e all’ ecosostenibilità. Attualmente è docente di Liceo Artistico a Napoli.

Luigi Storoni

(Autore) si laurea presso la Facoltà di Medicina Veterinaria a Teramo nel 2010 e si abilita alla professione veterinaria nello stesso anno. Acquariofilo da 15 anni, si occupa principalmente dell’allevamento di pesci vivipari ed ovovivipari in via d’estinzione. Autore di varie pubblicazioni in convegni veterinari e riviste scientifiche nazionali ed internazionali, collabora da tempo con alcune delle principali riviste del settore. È stato relatore in convegni scientifici e programmi radiofonici, gestisce un allevamento privato ed ha collaborato nel tempo con negozi ed importatori di pesci ornamentali. È responsabile per l’Italia del gruppo internazionale “Goodeid Working Group”, che si occupa della conservazione delle specie facenti parte della Famiglia dei Goodeidi.

Alessio Arbuatti

(Autore) ha 36 anni, è nato a Trieste e vive a Muggia (TS). Laureato in Giurisprudenza, ha coltivato da sempre una grande passione per il mare, che fin da piccolo ha imparato ad esplorare in immersione. La passione per l’acquario è nata più di recente, quando ha scoperto AIAM (Associazione Italiana Acquario Mediterraneo) e, grazie al forum ed all’aiuto di soci e simpatizzanti, ha allestito il primo “med”. Nel frattempo ha cercato di approfondire le proprie nozioni sulla biologia degli organismi mediterranei ed è passato alla costruzione ed all’avvio della seconda vasca. Fa parte del consiglio direttivo di AIAM, e collabora alla gestione del sito e del forum sociale visitabili su www.aiamitalia.it.

Andrea Prodan

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ECOLOGIA, ECOLOGISMO, ECOGRAFIA È imbarazzante scoprire che in alcuni siti web (oramai aquariophylia è citata in più di 10.000 pagine!) si parla di noi in termini negativi, come “imprigionatori” di poveri pesci o sadici manipolatori di ambienti naturali. Abbiamo ricevuto messaggi “preoccupati” persino da parte di acquari pubblici e gruppi ecologisti. Vogliamo quindi chiarire immediatamente la nostra posizione, per evitare qualsiasi tipo di coinvolgimento errato. Lo facciamo con forza, orgoglio e determinazione, essendo titolari di tutte le “patenti” necessarie per fugare ogni dubbio. Sino ad una ventina d’anni fa, parlare di ecologia era difficile. Ci si scontrava con la mentalità di coloro che, non avendo mai avuto alcun contatto con la natura e con la disciplina che la studia, non riuscivano a comprendere la portata ed il significato delle scienze ecologiche. Col tempo la situazione è cambiata e quelli che più osteggiavano i discorsi concernenti l’ecologia sono passati all’altra sponda! Ne abbiamo gioito. Pareva un successo senza precedenti. Ora però, alcune di quelle stesse persone, non avendo ancora avuto il tempo di studiare la materia, si legano a correnti di potere per criticare a destra e a manca, diffondendo messaggi errati e fuorvianti. Se esaminiamo l’immaginario comune scopriremo che esistono tante specie da proteggere: delfini, balene, foche, gatti, alcuni pesci. In genere, la maggior parte degli insetti e dei batteri è classificata nella categoria “pesti da distruggere”, con l’esclusione di farfalle e alcune coccinelle. Vermi oligocheti e la maggior parte degli invertebrati con scheletro molle non hanno diritto di vivere. Le gazzelle sì! In generale piante ed alghe hanno poco valore, a parte quelle specie per le quali sia stato fatto un gran battage pubblicitario. Tra i pesci, quelli belli ed esotici sono preziosi amici da difendere. Quelli grigi e poco appariscenti… buoni per la tavola, anche se a rischio di estinzione. Vogliamo allora fare la guerra alle associazioni ecologiste? Ci mancherebbe anche questa! Ovviamente non abbiamo nulla contro gli ecologisti, anzi, ci pregiamo di considerarci tali. Ma attenzione a dare patenti di stregone a chi cerca doverosamente di difendere il culto! …E viceversa! Parliamo di acquari. Parliamone riferendoci ad una persona che ha dedicato la sua vita al tentativo di comprendere la natura e le sue funzioni. Konrad Lorenz, tanti anni fa, mi parlava di “armonie” con un esempio di sconvolgente chiarezza, come suo solito, ed oggi voglio riproporlo, perché ancora molto attuale.

Lorenz aveva un amico, che si era trasferito in Cina per lavoro. Il suo amico, da giovane, viveva in Austria e come lui amava Strauss, Wagner ed altri autori tipici della cultura musicale occidentale. Dopo vent’anni di vita in Cina, però, si era adeguato alle armonie autoctone e proponeva a Konrad strane melodie fatte di note traballanti e curiose. E gli chiedeva: “non ti piace neppure questa?”. Lorenz, imbarazzato, non sapeva come riuscire a fargli intendere che per lui quella musica era solo… rumore! Il suo amico invece amava e comprendeva quelle armonie, essendo stato a lungo “educato” ad ascoltarle, avendole di fatto assimilate. Discorsi simili potrebbero valere per il culto del caffè, della birra o dell’arte astratta. Solo una vicinanza assidua, una consuetudine familiare, permette di comprendere delle armonie, siano esse naturali o meno. Per questo Lorenz affermava di comprendere perfettamente quegli amministratori del territorio che, essendo vissuti da sempre in ambienti invasi dal cemento armato, non riuscivano proprio a comprendere l’armonia e l’importanza di una folta foresta, con tanto di letame e foglie morte nel sottobosco. Gli stessi, preferivano ovviamente un bel prato all’inglese, con corredo di mattonelle policrome di definizione dei confini, considerandolo come il prototipo e l’eccellenza per un ambiente naturale. Per questo stesso motivo, io personalmente diffido di tutti quegli ecologisti che conoscono la natura solo attraverso i documentari di National Geographics e la visita nei parchi naturali. Ovviamente vanno benissimo anche questi approcci (indispensabili, per approfondire alcuni aspetti del naturalismo e degni di ogni rispetto) ma non si può pilotare un aereo avendo solo letto un manuale d’uso, né andare in bicicletta dopo aver visto in televisione… come si fa. È necessaria,

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ancora una volta, consuetudine ed esercizio diretto, per entrare in contatto con le armonie naturali, comprenderle ed amarle veramente. Chi ha avuto un acquario ha imparato a conoscere dappresso le armonie naturali. Sa bene quali siano gli effetti dell’inquinamento ed ha conosciuto l’importanza dei rapporti tra organismi diversi, il ruolo unico e indispensabile giocato da ciascuno di essi, la meraviglia di una riproduzione… di vermi! Può procedere a testa alta per insegnare al prossimo il rispetto per la natura, l’ambiente, la vita in tutte le sue forme. Potrei andare oltre ed affermare (ancora seguendo il pensiero di Lorenz) che solo chi ha avuto un acquario può vantare un bagaglio di conoscenze infinitamente più grande di quello che si può ricavare dalla semplice lettura dei libri. Dunque, ecologisti sì, ma veri e sinceri. Non persone che ritengono che i pesci siano abbagliati dalla luce del flash (non conoscono la fisiologia di questi organismi!) o falsi protettori della natura, che aborriscono l’allevamento di un pesce pagliaccio (il quale anche in natura si muove quanto in un qualsiasi acquario da 30 litri: infatti vive in un anemone!) ma ordinano datteri di mare al ristorante… tanto non potrà fare molto male all’ambiente! Ovviamente è indispensabile sapere cosa e come allevare. Per questo leggiamo e ci informiamo. Per questo pretendiamo informazioni scientificamente corrette. Per questo il massimo rispetto e la nostra stima vanno a tutti gli ecologisti veri, ma non a quelli che fanno guerre sante agli acquari senza sapere di cosa stiano parlando. Per questo consideriamo tutti i pareri, ma approviamo solo quelli dimostrabili. Per questo aquariophylia si propone ogni mese come mezzo per diffondere conoscenze e passioni. Poi ci sarà qualcuno che sbaglia… che alleva scalari in vasche troppo piccole o ritiene che le piante vive siano solo una terribile seccatura. Ma in questo caso, il problema è costituito dall’acquario o dalla scarsa conoscenza? Il problema è nella superficialità di coloro che allevano Betta in un barattolo di birra, e di quelli che considerano gli acquari come pericolosi attrezzi di tortura, senza riuscire a coglierne l’importanza per la protezione e la conservazione. Per questo è giusto che lavoriamo in questo settore. Per questo è fondamentale diffondere gli acquari domestici: permettono di costruire persone migliori, in grado, un giorno, di difendere con cognizione di causa gli ambienti naturali. In caso contrario, ci saranno sempre più persone che confondono l’ecologia con l’ecologismo e, talvolta, con l’ecografia! Andate orgogliosi di essere acquariofili, ma fatelo con cautela, delicatezza, sensibilità, avendo prima di tutto assimilato le giuste conoscenze. Noi saremo al vostro fianco per garantirvi un percorso sano, equilibrato e ricco di soddisfazioni.


QUESTO NUMERO...

in breve Torniamo al MEDITERRANEO insieme ad Andrea Prodan, che ci introduce ad un acquario biotopo molto particolare, nato assieme alla sua passione per il marino. Sono interessanti le soluzioni tecnologiche ideate per la realizzazione di un filtraggio efficiente, per la circolazione dell’acqua e per l’illuminazione, passando dai neon T8 ai nuovissimi LED in una vasca di forma cubica. E cosa dire del metodo BroGri per ottenere la produzione di plancton in vasca? Bisogna assolutamente provarlo anche nel nostro acquario! Gli ospiti principali, oltre alle Protule, sono rappresentati da Anemonia viridis, Cereus pedunculatus, Labridi, Serranidi, Blennidi e Gobidi. L’articolo però riporta vita, miracoli (fortunatamente non morte!) e dettagli piccanti circa le altre specie allevate. È da godere parola per parola, anche perché molte delle soluzioni applicate sono interessanti per qualsiasi tipo di acquari. OSSIGENO DISCIOLTO. Si tratta di un argomento di base ma… di quale importanza per la biosfera! La maggior parte degli organismi, tutti quelli macroscopici, almeno, non potrebbe vivere in assenza di questo magico gas. Il contenuto in ossigeno disciolto non è solo indispensabile per capire se nell’ambiente acquatico siano realizzate le condizioni minime per garantire la vita degli animali allevati e dei batteri aerobi presenti nel filtro, ma anche per stabilire se l’ambiente sia in equilibrio. Peraltro il contenuto di ossigeno influenza ed è a sua volta influenzato da molti altri parametri chimico-fisici e processi, come ad esempio la concentrazione di nitriti (ed il processo di nitrificazione), il potenziale Redox, il BOD, per citarne solo alcuni. Questo mese la sezione “Link” vi offre una magnifica panoramica dei siti web più interessanti a questo proposito. Non mancate di cliccare sui link perché in questo modo potrete godere di una “seconda” rivista, fatta da voi stessi, e per giunta di un “numero speciale” creato da Mario Loffredo, tutto dedicato all’ossigeno in acquario! L’ACQUARIO IN GIARDINO. Partendo dalla mail di un lettore che ci invita ad offrire maggiori informazioni sul laghetto, abbiamo interpellato uno dei maggiori esperti nazionali, il Dott. Luciano Di Tizio, chiedendogli di fornire delle informazioni chiare, adatte per chiunque voglia iniziare con questa disciplina, interessante, ma ancora troppo poco diffusa nel nostro paese. Ci insegna che la prima “regola” per chi voglia realizzare un laghetto in giardino (come per qualsiasi acquario!) è quella di progettare adeguatamente l’intervento, prima 10



di cominciare ad attuarlo. Ci sono diverse possibili soluzioni per realizzare una vasca da esterni. Oggi però restano principalmente due le strade seguite dagli appassionati: le scocche termoformate e i teli in PVC. Il laghetto dovrebbe avere un impianto di filtraggio, ma visto che all’aperto e con una certa quantità d’acqua è molto facile raggiungere un equilibrio stabile, in alcuni casi se ne può fare a meno; lo stesso vale per altre attrezzature tecniche. L’autore ci guida quindi nella scelta degli accessori, delle piante, dei pesci. Insomma, voi metteteci solo la forza bruta delle braccia perché al resto ha pensato aquariophylia! ASSOCIAZIONI. Come sempre nutrita la sezione delle associazioni, che vi riporta le notizie da parte dei gruppi acquariofili più attivi nel nostro Paese. …E poiché questa sezione dovrebbe, a nostro parere, essere quella che più di altre vi spinge a viaggiare, a partecipare, a divertirvi con altri appassionati, abbiamo voluto completare questa sezione con l’aiuto di un’agenzia di viaggi che potrà da oggi proporvi offerte esclusive, facilitando così i vostri spostamenti, per assecondare la vostra voglia di partecipazione! Inoltre, abbiamo ritenuto opportuno per lo stesso motivo iniziare ad offrire informazioni da parte di associazioni ecologiste ed acquari pubblici. Tutto questo servirà ad offrire nuovi stimoli all’appassionato ecologista, per migliorare anche la nostra presenza sul territorio. Serve altro per divertirsi? Fateci sapere, e saremo pronti a soddisfare ogni esigenza tecnica! METODO DEL TUBO. Nel numero precedente abbiamo iniziato la descrizione di questo rivoluzionario metodo di riproduzione proposto da alcuni nostri autori. Continuiamo in questo numero per descrivere nel dettaglio la pratica del metodo che, pur essendo stato elaborato per facilitare la riproduzione dei discus, sembra funzionare meglio con gli scalari. Così come questa tecnica è stata applicata e sviluppata è lecito ritenere che, se da un lato l’abbattimento della carica batterica favorisce la schiusa, dall’altro essa sembra indurre una incapacità dei piccoli a contrastare le più comuni patologie presenti in acquario. Insomma, a voi tentare di perfezionarlo: non dimenticate però di scriverci nel caso in cui otteniate dei risultati degni di nota. Anche risultati negativi saranno preziosi, eventualmente, per aiutare altri acquariofili a progredire. Così la pratica acquariofila diventa… metodo scientifico! CIBI VIVI. La sezione cibi vivi questo mese si arricchisce di una nuova leccornia: dafnie vive per i vostri pesci. “Viene l’acquolina in bocca al solo pensarci”, ci suggerisce Carassio. Infatti si tratta di un alimento eccellente per contenuto in principi alimentari e fibre, ideale per numerose specie di pesci. La dafnia in natura si nutre di detriti, alghe e batteri. Non sono animali selettivi, mangiano tutto quello che entra nella loro piccola bocca. Il sottile equilibrio tra necessità di alimentare e sensibilità all'inquinamento ha portato gli acquariofili ad improvvisare le più disparate ricette. I pionieri dell'acquariofilia usavano addirittura escrementi di canarini, ricchi di batteri e materia organica. Tale pratica non dovrebbe stupire poiché, fin dai 12



tempi dei Romani, si usava “concimare” i laghetti con dello sterco animale. Oggi c'è chi le alleva con soddisfazione utilizzando del lievito o del latte: tutti i metodi sono buoni, il trucco sta nel non inquinare! Ma non possiamo dirvi tutto qui. Andate subito all’articolo e… godetevi almeno l’idea. Poi, se siete temerari, provate a svolgere tutto come descritto, magari riservandovi di comunicarci com’è andata a finire! OLTRE IL VETRO. La luce solare illumina il soggiorno solo la mattina e ciò ha consentito di posizionare la vasca vicino alla finestra. Ebbene sì, stiamo parlando di una nuova creazione del nostro architetto, che questo mese inserisce un acquario marino in un comune soggiorno, trasformando così l’ambiente domestico in qualcosa di diverso e più vivo. Volete provare una simile realizzazione nel vostro salone? Seguite le istruzioni dell’esperto. Gli abitanti unici delle sorgenti del Rio Teuchitlàn. Questo mese vi proponiamo un’esperienza di ACQUARIO BIOTOPO unica nel suo genere, non solo per la precisione della realizzazione proposta, ma anche per la peculiarità della specie suggerita, in grado di produrre emozioni anche nell’acquariofilo più esigente del mondo. Risultato garantito! L’introduzione di specie alloctone tra le quali Poecilia reticulata Peters, 1852), Oreochromis mossambicus (Peters, 1952), Oreochromis aureus (Steindachner, 1894), Ictalurus nebulosus (Lesueur, 1819), unitamente ad altri fattori, può essere una delle cause che ha comportato una modificazione dell’ittiofauna alle sorgenti del Rio Teuchitlàn, affluente del fiume Ameca. Da qui è nata la voglia dell’autore di confrontarsi con una specie poco conosciuta: Zoogoneticus tequila, che peraltro è una specie in via d’estinzione. Ciò che rende unico questo pesce, come tutti i Goodeidi, è l’aspetto riproduttivo. Infatti questa specie è vivipara matrotrofica. La viviparità nelle pesci d’acqua dolce si riscontra solo nelle Famiglie dei Goodeidi, Anablepibi ed Emiranfidi. Nei Goodeidi si può affermare che l’uovo fecondato nel corpo materno consuma nel breve tempo il vitellino e di conseguenza l’embrione, non avrebbe alcun supporto nutrizionale per accrescersi. L’evoluzione ha permesso a tali specie di trovare la soluzione a ciò mediante le trofotenie, strutture tubulari connettivali che consentono all’embrione di ottenere il supporto nutrizionale necessario. Leggendo l’articolo sarete certamente tentati di iniziare l’allevamento di pesci Goodeidi, perché si tratta veramente di un mondo a parte, tutto da esplorare. Potreste rimanere delusi dall’assortimento del vostro negoziante specializzato ma… niente paura: cooperando riusciremo insieme a fargli accrescere la varietà dei suoi ospiti vivi. TEST. Molto ricca la sezione test che, come sempre, comprende anche un’interessante pianta acquatica: Anubias barteri. Ma non finisce qui perché da questo mese iniziamo una lunga visita agli stand Zoomark, che continuerà nei prossimi numeri, per avvicinare i principali produttori nazionali ed internazionali e per presentarvi in anteprima le cose interessanti che hanno sviluppato. 14


Con la nuova linea di acquari DUBAI Ferplast unisce design e tecnologia in un prodotto perfettamente integrabile ai diversi stili di arredo. Disponibili in quattro dimensioni e differenti colorazioni, dal classico noce al pi첫 moderno bianco, gli acquari DUBAI sono il prodotto ideale per tutti gli acquariofili. Forniti di filtro interno BLUWAVE e di plafoniera bilampada completa di timer, sono arricchiti da accorgimenti tecnici che li rendono unici e irresistibili.


Viaggio alla ricerca di BIOTOPI E PESCI D’ACQUARIO. Continua la nostra avventura in Malaysia in compagnia di Francesco Denitto ed Heiko Bleher. La prima tappa è stata costituita da uno specchio d’acqua scorto oltre la fitta vegetazione che costeggia la strada, in località Kampung Mela, a circa 28 km prima di Jerantut, capitale dello Stato di Pahang. Ma continuiamo poi attraverso altri biotopi, in cui troveremo gamberi d’acqua dolce e tantissime specie di pesci. Insomma, una montagna di idee per realizzare acquari biotopo. Il viaggio però si concluderà nel prossimo numero, con altri colpi di scena ed un finale a sorpresa! NONSOLOACQUARI. Non sappiamo se vi sia piaciuta l’idea di inserire ospiti “non acquatici” nella nostra rivista. Abbiamo iniziato nel numero scorso ed è presto probabilmente per conoscere le vostre reazioni. Ma restiamo in attesa di commenti, positivi o negativi che siano. A noi pare una buona idea guardare ogni tanto oltre il vetro. E a voi? Beh, nel frattempo vi offriamo una bella scena familiare riguardante un terrario per piccoli roditori esotici. Lorenzo Luchetta è un maestro ed uno dei maggiori esperti internazionali in questo campo. Riuscirà a farvi trovare in casa uno spazio adatto ad ospitare “roba” che non sia riempibile con acqua? A voi l’ardua sentenza! PILLOLE. Questo mese le pillole per il principiante prendono in considerazione il riscaldamento dell’acqua. Poiché nelle nostre abitazioni raggiungiamo spesso temperature superiori a 20 °C, risulta chiaro che gli organismi provenienti da zone subtropicali, che rappresentano la maggior parte di quelli che alleviamo, raramente hanno la necessità di un ulteriore apporto di calore! Questo probabilmente è ovvio per tutti! Esistono due tipi di termostato: l’economico bimetallico (due lamine, che alla temperatura impostata, si flettono e interrompono il contatto) e quello elettronico, generalmente molto preciso. Nello scegliere l’accessorio ideale, va considerato che, come nel caso dell’illuminazione, si tratta di un’apparecchiatura elettrica a contatto con l’acqua ed è quindi necessario affidarsi solo a prodotti garantiti e di qualità (che, fortunatamente, oggi sono piuttosto economici). Sapevate anche questo? Beh, ma allora siete tutt’altro che principianti: potete anche passare al prossimo articolo! COME SI FA. Avevamo anticipato sin dal primo numero che lo scalare sarebbe stato un ospite frequente delle nostre pagine. Così come Carassio ci intrattiene ogni mese con argomenti “ludici” e Ippo Campo tiene banco con le sue dotte disquisizioni libresche, lo scalare è un beniamino di tutti gli acquariofili che non potrebbe essere trascurato troppo a lungo. Ne abbiamo parlato in un articolo. Lo approfondiremo coi Link in un prossimo numero. Oggi continuiamo col filmato del comesi-fa, per mostrare in pratica i dettagli dell’allevamento, della riproduzione e della cura degli avannotti. 16



In questa sezione riceviamo le vostre lettere e rispondiamo sia sulla rivista sia per e-mail. Potete scrivere semplicemente collegandovi al nostro sito web (www.aquariophylia.it) ed utilizzando l’apposito spazio lettere. Ovviamente sono accettate anche lettere ricevute per posta normale, ma in questo caso i tempi di risposta sono molto più lunghi. Nei primi numeri la rubrica avrà l’aspetto che osservate, semplice e classico. In futuro, anche grazie ai vostri contributi, cercheremo di rendere le risposte sempre più “interattive” in modo che possiate contare sul parere di vari esperti per la risoluzione dei problemi sottoposti alla redazione.

www.aquariophylia.it LA SOLITA MINESTRA Gentile redazione, prima di tutto voglio farvi tanti complimenti per la bella rivista: altro che le copie di carta di tanti anni fa! Ora passo ad una mia idea fissa, che è anche il problema. Il mio problema ha un nome e un cognome: il signor Negoziante (nome) Di Fiducia (cognome), e devo dirvi che ne ho già cambiati quattro, non si decide a ordinare pesci un po’ inconsueti: solo scalari, guppy e compagnia bella, e poi qualche costosissimo Discus, ma di novità, pesci diversi, magari un poco strani, mai niente. Possibile che non capisce che così si stuferanno tutti e metteremo l’acquario in soffitta. Invece al nord, mi dicono, i negozi sono tutta un’altra cosa. Basta già spostarsi a Roma per vedere cose interessanti e particolari. E noi? Basta “minestre riscaldate”, non ne posso più! Gino Appone – Benevento Lungi da noi il desiderio di ergerci a difensori d’ufficio dei negozianti (non dimentichiamo mai, però, che senza di loro il nostro hobby non potrebbe neppure esistere), ma in questo caso spezzare una lancia in loro favore è indispensabile. Ci permettiamo di farle noi una domanda: come mai continua a frequentare il suo salumiere che da anni le propone i soliti ottimi prosciutti ed eccellenti formaggi invece di cercare l’inebriante novità di un bel piatto di cavallette? Oppure, perché compera sempre jeans blu, azzurri o avana e non viola con pois gialli e arancio? Il commerciante, che la sua attività la svolge per vivere e non come missionario pronto a sacrificare anche se stesso per soddisfare i suoi clien18


circa 300 litri d’acqua) che il vecchio proprietario usava per allevare pesci rossi e che mi ha lasciato pulita in maniera ottima e perfettamente funzionante. Ha solo portato via i pesci rossi (lui si è trasferito in una casa più grande e adesso ha un vero laghetto da oltre 5000 litri), a cui era affezionato. Nella fontana, profonda al massimo 40 cm, non ci sono piante né oggetti ornamentali e non c’è alcun impianto di filtraggio, solo una pompa a fontana che solleva l’acqua per qualche decina di centimetri e la lascia ricadere centralmente, con un bell’effetto estetico e con un discreto movimento dell’acqua. La mia domanda è questa: poiché ai pesci rossi non sono interessato affatto, che cosa potrei allevare in quella vasca? Tenete conto che da noi il clima non è rigidissimo, ma d’inverno comunque un po’ di freddo lo fa… Mario Cioffi – Frosinone

ti, acquista (e vende) quel che richiede il mercato: guppy et similia (che non sono affatto da disprezzare, perché hanno molto da insegnare anche al più esperto degli appassionati) sono i pesci più richiesti e, per una ovvia legge di mercato, sono anche quelli più comunemente disponibili. Perché mai un negoziante dovrebbe acquistare un pesce “strano” che nessuno comprerebbe e tenerlo per anni in negozio? Il discorso va rovesciato: se lei è interessato a qualche specie particolare deve ordinarla. Meglio se lo fa insieme ad altri appassionati, perché l’acquisto di un solo o pochi esemplari spesso non è possibile e comunque farebbe lievitare i costi. C’è internet per cercare altri acquariofili che condividano la passione per questo o quel pesce non comune e… uniti si vince, anche soltanto per soddisfare la propria passione. Altro discorso se lei vuole soltanto dare uno sguardo di tanto in tanto in negozio e non desidera affatto comprare davvero i pesci “strani” di cui parla: in questo caso possiamo solo consigliarle di visitare un acquario pubblico, dove troverà animali inconsueti a profusione. Ma facciamo un’altra cosa: ci scriva ancora, allegando l’elenco di quelli che sono i pesci “strani” che vorrebbe acquistare. Magari possiamo darle una mano noi, mettendola in contatto con altri appassionati o indicandole qualche negozio che quei pesci li ha già. Insomma non si limiti a lamentarsi, ma si dia da fare. Vedrà che riusciremo a risolvere il suo problema, insieme.

In un clima temperato e senza impianti di riscaldamento (improponibili all’aperto) si possono allevare solo pesci di clima temperato e, nel suo caso, unicamente di piccola taglia: gobioni, alborelle, gambusie, qualche giovane persico sole… Tra quelli non nostrani sono adatti alle temperature medio-basse (20-22 °C), ad esempio, Tanichthys albonubes e Macropodus, ma abbiamo qualche dubbio sulla possibilità che ce la facciano a superare l’inverno: in redazione non abbiamo mai tentato esperimenti del genere, né mai metteremmo a rischio “congelamento” i nostri amati beniamini. Se, come ci sembra di capire, lei ha un acquario in casa, potrebbe optare per un’altra soluzione: usare la fontana per tenerci d’estate i pesci tropicali che

PESCI TROPICALI IN GIARDINO Sono entrato in possesso da pochi mesi di un’abitazione con annesso giardino e c’è una fontana-laghetto (se ho calcolato bene sono 19


d’inverno ha in vasca. Se non alleva specie particolarmente delicate e bisognose di temperature molto stabili (di notte, anche in estate, la temperatura all’aperto scende), vedrà che i risultati saranno spettacolari. Si preoccupi soltanto di aggiungere qualche pianta galleggiante per creare zone d’ombra e, se necessario, qualche elemento decorativo che possa aiutare a individuare territori. Ci faccia sapere poi se i suoi pesci abbiano approfittato delle vacanze estive per riprodursi!

t’altro!) ma devo dire che mi avete fatto innamorare. Voi che siete degli esperti, mi dite qual è la ditta migliore nella produzione di acquari? Mi sto avvicinando solo ora a questo mondo, anzi, non sono ancora neppure vicino, e vorrei partire con il piede giusto. Antonello Rossi – Latina Non c’è una ditta “migliore” in assoluto, ovviamente. Ce ne sono tante ottime che producono eccellenti vasche, pompe, mangimi… Non può affidarsi al marchio, come se fosse una garanzia assoluta. In realtà ogni azienda ha prodotti di punta che possono risultare interessanti per un neo-acquariofilo ed, allo stesso modo, ogni azienda può produrre materiali poco funzionali nel corso degli anni (nessuno è perfetto!). Nel dettaglio, si faccia consigliare da un amico esperto o da una associazione di appassionati. Ancora meglio… legga: la nostra rivi-

LA DITTA MIGLIORE Ho letto il numero uno e due e sono strafelice di averli scaricati. Noto solo un poco la mancanza di una versione per smartfone ma ho visto sul forum che è in arrivo. Quindi non posso che farvi i miei complimenti. Per la verità sono capitato sul sito per puro caso (stavo cercando tut-

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sta, certamente, e anche qualche buon libro (nei negozi specializzati più forniti le sapranno consigliare testi appositamente scritti per i neofiti). Quando avrà cominciato a orientarsi sarà lei stesso a decidere qual è non la vasca “migliore” in assoluto, che probabilmente non esiste, ma è la più idonea alle sue esigenze. Lo stesso concetto vale per gli accessori, le piante, i pesci. Si informi prima di spendere e certamente spenderà bene. D’altra parte noi cerchiamo di offrire ogni mese una panoramica dei prodotti più interessanti che compaiono sul mercato e questo potrà certamente essere di aiuto per orientarsi in un mondo complesso qual è quello dell’acquariofilia. Insomma, la sua richiesta è certamente motivata, perché non è facile identificare il prodotto giusto nella messe di acquari ed accessori disponibili in negozio ed in rete, ma comprenderà anche che non è possibile identificare una singola azienda da consigliare per tutte le esigenze. Se così fosse, tutte le altre risulterebbero “inutili” e… non è così! Dunque, non prenda la nostra risposta come indicazione di una scarsa volontà di metterci in gioco. Al contrario! Su sin-

goli prodotti siamo felici di offrire un parere tecnico e, dunque, se le servirà un acquario completo, un termoriscaldatore di ultima generazione, un alimento per pesci, un biocondizionatore, un timer o un filtro, non esiti a consultare questo ed i precedenti numeri di aquariophylia: si sorprenderà scoprendo che i nostri test coprono tutte queste esigenze, indicando prodotti moderni, funzionali, performanti, che sono formalmente consigliati dalla redazione.

PRECIPITAZIONE DI CALCIO NEL MARINO Ciao a tutti! Intorno alla metà di gennaio ho cominciato a far gocciolare KW in vasca, in misura di (approssimativamente) tre quarti di litro come rabbocco. Nei periodi più freddi integravo anche con acqua di osmosi perché arrivavo a quasi un litro e mezzo di evaporazione al giorno e integrare tutto con KW mi sembrava troppo. In questi tre mesi ho misurato il calcio un paio di volte e il risultato era a 500 mg/l. Oggi, con mia grande sorpresa, ho misurato il 22


Ca e l'ho trovato a 340. Devo dedurre che in questi giorni devo aver avuto una precipitazione del Ca in vasca. Probabilmente la KW ha portato troppo calcio in soluzione e qualche fattore (mi piacerebbe sapere quali sono i fattori che possono scatenare l'episodio) ha causato la precipitazione. Domani - era già previsto effettuerò un sostanzioso cambio d'acqua, poi proverò di nuovo a misurare. Nel frattempo cosa ne pensate? Ciao Aldo Davvero difficile rispondere, perché la complessità della soluzione nell'acquario marino e la totale interdipendenza di tutti i parametri chimici e fisici rendono il processo difficilmente prevedibile. Ovviamente possiamo fare delle ipotesi, pur senza pretendere che siano corrette! In primo luogo la KW! Aggiungere calcio all'acqua non sempre serve a farne aumentare la concentrazione. Talvolta, secondo il potenziale redox ed il pH dell'acqua, l'aggiunta di calcio può produrre precipitazione.

Ma non è detto che questo sia realmente accaduto. Notevoli quantità di calcio possono precipitare in una sola notte in occasione di un abbassamento del pH. Se il pH scende la solubilità di molti ioni decresce e si osservano precipitazioni di calcio, che producono un processo a catena. A questo punto dovremmo chiedere: si è osservata anche una riduzione del pH? Qual è stato l'andamento del potenziale O-R nelle ultime settimane? La temperatura è rimasta stabile? Alcuni soluti, come i fosfati, possono improvvisamente precipitare a causa di vari equilibri, e trascinare con sé calcio ed altri ioni. Si è osservato un aumento o una diminuzione di fosfati, silicati, nitrati? Insomma, non è sempre facile fare previsioni ma conoscendo qualche dettaglio in più sull'evoluzione di parametri collegati, si potrebbero formulare delle ipotesi più accurate. In generale, per mantenere stabile il livello di calcio ottenuto mediante KW sarà opportuno: a) aerare tantissimo per assicurare che la CO2 non prevalga neppure momentanea-


mente; b) mantenere elevato il potenziale redox; c) effettuare parziali sostituzioni per ripristinare gli equilibri ionici originali dell'acqua di mare; d) evitare l'accumulo di composti della decomposizione.

zione nutriente. Partiamo dalla prima soluzione. Basta raccogliere (o preparare) dell'acqua di mare ed arricchirla con circa 0.5 cc di un comune fertilizzante NPK (reperibile dal fioraio sotto casa). Si inocula con una specie comune (es. Chlorella, Isochrisis o altro, facilmente reperibile in internet o presso associazioni acquariofile) e dopo una decina di giorni l'acqua è verde. Si ripete questo trattamento una volta ogni 10 gg, tenendo la bottiglia sul davanzale in modo che riceva molta luce. Con lo stesso intervallo temporale, si diluisce al 50% la coltura di rotiferi con l'acqua verde preparata. Tutto qua! Se prepariamo una coltura da 1 litro di rotiferi, una volta la settimana potremo prelevare mezzo litro di sospensione (contenente un enorme numero di rotiferi) ed aggiungere mezzo litro di fitoplancton per perpetuare la coltura. Più difficile a dirsi che da farsi. Nel caso delle soluzioni nutrienti commerciali, basterà dosarle giornalmente come da istruzioni dei produttori. Detto ciò, bisogna proprio che prepariamo un articolo sull'argomento.Lo faremo in uno dei prossimi numeri. Abbiamo già incaricato uno dei nostri esperti di prepararlo. Grazie mille dei complimenti, sempre graditissimi. Continuate a seguirci con lo stesso affetto!

CIBO VIVO Ciao a tutti. Spiego subito il mio problema. Da ormai 5 anni riproduco con successo: Colisa lalia, Betta, Barbus in genere, Tanycthis e scalari. Il problema sta nel fatto che nonostante io usi una vasca adeguata e dunque non ho problemi di inquinamento eccessivo ecc., l'accrescimento si porta avanti per 50 60 giorni fino alla morte dell'80% dei piccoli. Il perché lo imputo alle eccessive dimensioni dei naupli d'artemia. Dunque esiste del cibo vivo di dimensioni più piccole? Gli allevatori cosa usano? Ps. Rivista fantastica! Alex Suggeriamo senza dubbio i rotiferi. Allevare rotiferi non è difficile come si pensa. Anzi è più facile che allevare Artemia. Certo, bisogna prima allevare il fitoplancton, oppure fare uso di un’apposita solu-

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Un acquario biotopo

il Golfo di Trie 26


o:

este

di Andrea Prodan Il mio avvicinamento all’acquariologia “seria” (uso questo termine solo per distinguerla dagli esperimenti fatti negli anni ’80, quand’ero poco più che un bambino), passa innanzitutto attraverso il canale di una grandissima passione per il “mio” mare e i “miei” fondali. Un mare e dei fondali un po’ particolari, in quanto mi riferisco al Golfo di Trieste e cioè all’estrema appendice settentrionale del Mare Adriatico. Se il Mediterraneo è già un biotopo a sé rispetto al resto dei mari e oceani del mondo e l’Adriatico può essere considerato differente (sotto molti aspetti) dal resto del Mediterraneo, il Golfo di Trieste presenta, a sua volta, caratteristiche peculiari rispetto al resto dell’Adriatico. Si tratta infatti di un bacino relativamente chiuso, dove l’apporto d’acqua dolce di alcuni fiumi, come l’Isonzo e il Timavo, conferisce generalmente al mare una salinità minore rispetto al resto dell’Adriatico. Molto forte è l’effetto delle maree, che portano a dislivelli talvolta superiori al metro e mezzo tra le punte di minima e di massima. L’escursione termica tra estate e inverno è particolarmente pronunciata (d’inverno è normale che il mare arrivi ai 6-7 °C, mentre d’estate, tralasciando certi litorali sabbiosi dove in acque basse si superano abbondantemente i 30 °C, è facile riscontrare temperature di 26-27 °C). Caratteristiche particolari, quindi, che assieme alla presenza di un fondale in gran parte sabbioso/melmoso si ripercuotono direttamente sullo sviluppo della vita animale e vegetale. Nel golfo di Trieste, soprattutto durante la stagione balneare, l’acqua è molto spesso torbida ma tale caratteristica, dovuta in parte anche alla presenza di sedimento in sospensione, è provocata per lo più da una grandissima presenza di plancton, che rende questo ambiente estremamente “fertile” e ricchissimo di vita. Per questi motivi, nel momento stesso in cui, per la prima volta, ho pensato di allestire una vasca mediterranea, il mio intento è stato quello di ricreare un pezzettino di questo mare, conscio delle limitazioni alle quali sarei andato incontro per quanto riguarda la scelta degli organismi da inserire, ma anche delle enormi soddisfazioni che avrei potuto ottenere cercando di rimanere fedele (quanto più possibile) alla ricostruzione di quegli ambienti marini che ero abituato a vedere e che conosco abbastanza bene. La mia prima vasca, nata come ibrido con uno dei primi DSB e un filtro biologico, è stata perciò dedicata al biotopo del Golfo di Trieste, con la sola eccezione di due organismi (la spugna Petrosia ficiformis e la stella Echinaster sepositus), frutto di raccolte nei vicini porticcioli della costa istriana, quindi pur sempre dell’Alto Adriatico. 27


Vasca tecnica utilizzata anche per il funzionamento del potente schiumatoio, situata in prossimità del quadro elettrico

sfazione dal punto di vista visivo per la qualità della luce, soprattutto quella blu che esalta le fluorescenze e la possibilità di ricreare un gioco di ombre in movimento sul fondale, molto simile a quello che si può apprezzare facendo snorkeling in mare, è stata un po’ stemperata dalla delusione per una certa fragilità dei led stessi nei confronti della salsedine (mi riferisco a moduli con grado di protezione IP68 e quindi, in teoria, completamente impermeabili). Per quanto riguarda la “conduzione”, avendo finalmente la possibilità di contare su uno schiumatoio efficace ho provato da alcuni mesi l’applicazione del cosiddetto metodo Bro-Gri, che consiste nell’aggiunta in vasca di fonti di carbonio organico (in questo caso ho usato zucchero da cucina e tintura di iodio in soluzione alcolica), inserendo contemporaneamente un pezzo di sarda in una retina nei pressi di una pompa di movimento. Le fonti di carbonio stimolano la proliferazione di batterioplancton, che contribuisce al consumo della sarda (che libera sostanze

La svolta è stata rappresentata dalla nuova vasca che ho costruito, a base quadrata, larga 83 cm ed alta 66 cm, alla quale ho aggiunto uno scarico con sifone “tipo Durso” e sump. L’impianto è caratterizzato da DSB sul fondo (questa volta un DSB “vero”), refrigeratore nell’adiacente garage (e quindi meno problemi di rumore e di caldo prodotto dal refrigeratore stesso), pompa di risalita Aquabee 2000/1 che alimenta anche il refrigeratore. Come pompe di movimento ho inserito due Tunze 6045, sempre accese e dirette verso la superficie, e due Maxi-jet 900 l/h, alternate con mezz’ora di funzionamento ogni 4 ore circa. Lo skimmer, senza compromessi, è un LGs 600 sp con pompa di schiumazione Aquabee, mentre il suo input è alimentato da una pompa che garantisce un passaggio di circa 7-800 l/h. Sul fronte luci ho abbandonato i neon T8 per passare alla sperimentazione dei led. Dapprima ho provato delle strisce di led adesive, poi sono passato a moduli da 3 led ciascuno, sia bianchi (7.000 °K) sia blu. La grandissima soddiPanoramica dell’acquario realizzato che permette anche di identificare la struttura della rocciata e l’atmosfera particolare creata dalle luci 28


Cladocora caespitosa forma popolamenti stabili in acquario grazie alla generosa dotazione tecnica descritta nell’articolo

nutritive in vasca); la sarda sparisce completamente nel giro di una settimana circa, senza emanare cattivo odore. Con l’applicazione di questo metodo ho potuto ridurre l’inserimento quotidiano di cibo e “papponi” vari, ed ho riscontrato un’ottima risposta da parte di alcuni invertebrati filtratori. Finora ho parlato della “cornice” ed è tempo quindi, di passare al “quadro”. Il mio acquario cerca di ricreare, in modo piuttosto rigoroso, il biotopo del Golfo di Trieste e in particolare dell’area che va dalla zona di marea ai 10/15 metri di profondità circa. Un ambiente, quindi, caratterizzato da fondo sabbioso/melmoso, formazioni rocciose per lo più isolate e circondate da praterie di fanerogame: ricchissima presenza di crostacei, di spugne, di anellidi (soprattutto del genere Protula sp.), di Anemonia viridis e Cereus pedunculatus, e per quanto riguarda i pesci, prevalenza di Labridi e Serranidi, oltre agli onnipresenti Blennidi e Gobidi.

Non avendo “a disposizione” un fondale coralligeno e non potendo perciò attingere agli scarti della pesca professionale, la mia rocciata è interamente costituita da scheletri calcarei di Cladocora caespitosa e di Schizoporella errata, dalle forme ramificate e circonvolute. Approfittando della forma “cubica” della mia vasca, ho così realizzato due distinte rocciate colonnari, poste una nell’angolo posteriore sinistro e una al centro della vasca, che si alzano fino a pochi centimetri sotto il livello dell’acqua. Tra le alghe, non essendoci caulerpe, avevo provato invece ad allevare Codium (C. bursa e C. fragile); appena possibile ne riproverò l’inserimento, assieme ad Halimeda tuna. È ancora da verificare, tuttavia, la possibilità di coltivare macroalghe con un’illuminazione a led come quella che uso attualmente. Pur non essendo presenti gli organismi che più comunemente portano colore in una vasca mediterranea (mi riferisco in particolare alle gor29


Actinia equina. Tra i due esemplari sulla destra si intravede un’oloturia. Il tutto poggia su una parete costituita da substrati organogeni

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Cerianthus messi in evidenza dalla particolare illuminazione descritta nel testo, che offre numerosi vantaggi e qualche problema tecnico

quelli con le maggiori varietà di colore: si va dal nero al giallo, dal bianco al marroncino, passando per tutte le sfumature e combinazioni intermedie. Al momento sono anche gli unici organismi che sono riuscito a riprodurre con successo in vasca. Ad uno in particolare sono molto affezionato, sia perché ha una colorazione inusuale (rosa fluorescente), sia perché lo allevo ormai da quasi cinque anni. Sul fronte “madrepore”, con il nuovo metodo di conduzione sto ottenendo ottimi risultati con Cladocora caespitosa, che sotto la luce blu dei led assume una meravigliosa fluorescenza verde. Non volendo rinunciare al colore delle Actinia equina, ma volendo comunque rispettare il mio

gonie, ma anche, ad esempio, agli Astroides calycularis) nel Golfo di Trieste non mancano i cerianti (Cerianthus membranaceus, ma anche Pachycerianthus solitarius), che sono il pezzo forte della mia vasca; la maggior parte degli esemplari presenti nel “mio” mare ha una colorazione di base bianca, decisamente affascinante, ma non mancano tonalità viola scuro e verde fluorescente. Accanto a questi, sul fondale, ho inserito alcune Aulactinia verrucosa (precedentemente conosciute come Bunodactis verrucosa): un altro cnidario molto interessante, anche se meno appariscente. Non possono poi mancare i Cereus pedunculatus, che da queste parti sono forse i celenterati più comuni, e sicuramente 32


biotopo anche nel suo sviluppo “batimetrico”, ho approfittato della conformazione particolare della mia rocciata (a forma di colonna) per inserirne alcuni esemplari sulla sommità, poco al di sotto della superficie dell’acqua. Per quanto riguarda i crostacei, nel Golfo di Trieste mancano alcuni “classici” ospiti delle vasche quali Gnathophyllum elegans e gli Stenopus spinosus, ma in compenso sono presenti Inachus sp., Macropodia sp. e Ilia nucleus (citati non a caso, in quanto secondo me tra i pochi granchi compatibili con la maggior parte degli altri invertebrati). Di pari sono presenti Palaemon elegans e serratus, Lysmata seticaudata, Galathea squamifera (ottimo ospite, molto tranquillo) e numerose specie di paguri (Paguristes oculatus e Pagurus anachoretus, Pagurus prideaux, Diogenes pugilator ed altri ancora). Sul fronte degli echinodermi, invece, la parte del leone la fanno le Ophioderma longicauda (utilissime per la pulizia del fondale e delle rocce da tutti i residui di cibo), con la possibilità inoltre di inserire delle Astropecten (presenti con 4 specie differenti). Mancano invece nel Golfo di Trieste le classiche Echinaster sepositus, che comunque sono incompatibili con il mantenimento in vasca di molti poriferi, tra i quali due spugne tipiche del golfo ed estremamente decorative per una vasca mediterranea: la Suberites domuncula (al momento ne sto mantenendo in vasca due esemplari con risultati molto buoni) e l’Haliclona mediterranea (che nella vecchia vasca avevo allevato con un certo successo), rispettivamente dal bellissimo colore arancione e viola. Bellissime sono anche le Protula, sia tubularia (bianca), sia intestinum (rossa), che nella vecchia vasca ho mantenuto a lungo e che sono molto comuni in mare. Non possono inoltre mancare le Sabella spallanzanii (conosciute sino a poco tempo fa sotto il nome di Spirographis spallanzanii) e volendosi dedicare ad altri anellidi “piumati” c’è la possibilità di reperire abbastanza facilmente varie specie di Branchiomma. Per quanto riguarda i molluschi, mi sono limitato all’inserimento di alcune Bolma rugosa, Monodonta sp (e affini), con altri gasteropodi del genere Nassarius che contribuiscono a mantenere pulito il fondo sabbioso. Molto interessante è inoltre la possibilità di inserire bivalvi dei generi Chlamys e Lima, che si adattano abbastanza bene alla vita in acquario. Concludo con i pesci, che sono un altro ambito nel quale un acquario dedicato al Golfo di Trieste soffre di evidenti limitazioni rispetto alla generalità di questo tipo di vasche: mancano ad esempio Apogon imberbis, Anthias anthias e Thalassoma pavo. Coris julis, benché presente nel Golfo, è molto raro, così come altre specie di Labridi dai colori vistosi. In compenso non è raro il bellissimo Simphodus ocellatus in livrea completamente arancione. Serranus hepatus e Serranus scriba sono tra le specie più comuni lungo le coste ma (soprattutto il secondo) incompatibili con l’allevamento di piccoli Blennidi o di Palaemon. Tra i Blennidi meritano una segnalazione le Lipophrys nigriceps e canevae, tra le specie di indole più tranquilla e più adatte alla vita in un acquario di comunità. Le Chromis chromis, benché presenti nel Golfo di Trieste, non sono molto comuni (attualmente in vasca ne ospito quattro). Il fondale sabbioso/fangoso che si estende verso il largo, però, ospita Chelidonichthys lucernus e Trigloporus lastoviza: esemplari giovani di queste specie si trovano di tanto in tanto anche a bassissime profondità (2/4 metri), e rimangono uno dei miei “sogni nel cassetto”, per la particolarità delle forme e per gli splendidi colori delle enormi pinne pettorali. Un vantaggio che caratterizza questo tipo di acquari è il fatto di rappresentare anche alla vista un sistema armonico, che ricorda da vicino ciò che effettivamente posso ammirare quando mi tuffo in mare con maschera e pinne. Era questo, in fin dei conti, l’obiettivo che mi prefiggevo all’atto di allestire la mia prima vasca. 33


uno stagno si rivela nella gran parte dei casi del tutto impossibile! Progettare, allora! Il primo punto da tenere ben presente è l’armonia: una tinozza piena d’acqua potrà rappresentare un’eccellente soluzione in un piccolissimo spazio verde urbano, in un terrazzo e persino in un balcone, ma apparirà del tutto insignificante in un giardino da un ettaro o più. Al contrario un invaso 3 x 2 m è certamente eccessivo in un cortile di pochi metri quadrati. La giusta misura: questo è il segreto per far bene e avere risultati estetici apprezzabili. Per la progettazione è ovviamente possibile affidarsi ad un professionista, oppure fare da sé. In questo secondo caso la strada è quella di prendere le misure dello spazio disponibile, riportarle in scala su carta millimetrata e qui lavorare di matita e di fantasia, fino a trovare la soluzione più idonea per le nostre esigenze.

“Leggo che avete un responsabile per acqua dolce e laghetto, ma del laghetto su Aquariophylia sinora non avete scritto proprio nulla”: un anonimo lettore (per inciso: non firmate solo le lettere e le mail di elogio, a noi fanno piacere anche le critiche, perché ci aiutano a migliorare) ci ha decisamente colti in fallo. Siamo colpevoli di “omissione di laghetto” e, vista la buona stagione, a questo inconsueto reato si applicano anche le dovute aggravanti… Cercheremo di farci perdonare… Non foss’altro per cercare di trovare una risposta a una domanda che ci assilla da anni e per la quale sinora non abbiamo trovato una risposta convincente: perché mai la passione per il laghetto (pond se si usa il termine inglese) stenta ad affermarsi in Italia, mentre è diffusissima nel Nord Europa, dove il clima è sicuramente meno favorevole?

di Luciano Di Tizio

Il laghetto, un acquario in giardino Prima di passare al lavoro vero e proprio ci sono però ancora alcune cose da tenere presenti.

In attesa di chiarire questo mistero noi di Aquariophylia cominciamo da oggi a occuparci anche di questo settore della passione acquariofila. Questo primo articolo darà una serie di informazioni generiche, per forza di cose poco approfondite: un primo sguardo, a volo d’angelo, sul pond. Seguiranno altri interventi, speriamo anche su indicazione dei lettori, per approfondire di volta in volta i vari argomenti.

Sicurezza e altre avvertenze Una fondamentale avvertenza: se in casa o nelle vicinanze ci sono bambini il laghetto dovrà essere protetto, per evitare che si trasformi in una insidiosa trappola. Questo spesso vale anche per gli animali domestici. In molti testi si raccomanda anche di evitare di costruire l’invaso nei pressi di alberi caducifoglie, che imbrattano l’acqua ad ogni autunno: è un buon consiglio ma, poiché non sempre è possibile rispettarlo, si tenga comunque presente che una rete leggera di copertura temporanea, messa in opera nel periodo in cui cadono le foglie e/o un guadino e

Progettare prima di agire La prima “regola” per chi voglia realizzare un laghetto in giardino è quella di progettare adeguatamente l’intervento, prima di cominciare ad attuarlo. Se spostare un acquario una volta sistemato e riempito è impresa improba, farlo con 34


Attrazione Laghetto. Un laghetto nel quale la ninfea bianca e i pesci rossi rappresentano formidabili punti di attrazione


Classico ma bello. Il pesce rosso, qui fotografato in acquario, è normalmente sottovalutato: in realtà è un pesce di notevole bellezza

un pizzico di buona volontà, basteranno comunque a risolvere il problema.

optare per un telo impermeabile in PVC. Anche in questo caso ce ne sono di varie grandezze, adatti a stagni di qualsiasi forma e dimensione. I prodotti migliori, offerti da qualificate ditte del nostro settore, sono forniti di pluriennale garanzia e converrà scegliere proprio questi, per non trovarci costretti a ricominciare da capo quando neppure abbiamo ammortizzato la fatica necessaria per realizzare il nostro angolo acquatico in giardino. La realizzazione pratica: bisogna in primo luogo scavare (o far scavare) una fossa appena un po’ più profonda rispetto alla profondità prevista per il nostro stagno e della forma voluta. Una livella da muratore ci garantirà che sia in piano; quindi dovremo rimuovere sassi, legni e ogni altro eventuale materiale dalla fossa e infine spargere sul fondo alcuni centimetri di sabbia. Se abbiamo scelto una scocca basterà a questo punto calarla nella fossa e riempire gli spazi laterali con sabbia, bagnandola di tanto in tanto per farla scendere più in profondità. Gli ultimi centimetri, quelli accanto ai bordi, li riempiremo inve-

Quale laghetto? Due soluzioni principali Ci sono diverse possibili soluzioni per realizzare una vasca da esterni. Oggi però restano principalmente due le strade seguite dagli appassionati: le scocche termoformate e i teli in PVC. Le scocche sono laghetti già pronti, di norma garantiti per un buon numero di anni dal produttore, offerti nelle forme e le dimensioni più disparate. Per metterli a dimora si deve soltanto scavare una fossa di dimensioni adeguate e interrarli. Semplice e funzionale, con ottimi risultati estetici, grazie anche alle decine di modelli, con materiali e forme diverse, più o meno larghi, più o meno lunghi e più o meno profondi, che offre oggi il mercato. Chi abbia bisogno di realizzare un invaso particolarmente grande o relativamente profondo, al di fuori della pur vasta gamma delle scocche, o chi voglia semplicemente risparmiare un po’, deve 36


Il filtraggio costituisce certamente uno degli “optional” più importanti nel laghetto. Sono disponibili magnifici filtri commerciali di facile installazione e massima semplicità di manutenzione, che offrono grande sicurezza per l’uso in esterno

Come in acquario anche in laghetto dovremo prevedere un programma di misurazioni dei principali valori chimico-fisici. In questo caso potremo fare uso di appositi stick multi-test che permettono di ottenere informazioni sufficientemente dettagliate in pochi secondi ce con terra fertile: quello spazio è infatti riservato a piante e fiori. Se lavoriamo invece con un telo in PVC vi consigliamo, tra le tante possibili tecniche, di stendere il telo sul solito strato di sabbia e di riempire subito l’invaso d’acqua, salvo poi girare intorno al laghetto e tirare qua e là il telo per evitare pieghe, fermando man mano il bordo con sassi e mattoni fino ad ottenere un insieme liscio ed esteticamente gradevole. Bisogna tener presente che il telo va steso solo con temperatura esterna superiore ai 10 °C, perché nelle giornate troppo fredde si irrigidisce. Ma chi è che si mette al lavoro in giardino quando l’aria è gelida? Qualche consiglio anche per calcolare al meglio le dimensioni del telo: dobbiamo misurare la superficie dello specchio che abbiamo progettato e poi aggiungere la profondità e qualche decina di centimetri (non meno di 20) per ciascun lato, per il risvolto. In concreto: una vasca quadrata di 2 metri per 2, profonda 70 cm avrà bisogno di un telo da circa 4x4 m (cm 200 + 70 + 70 + 20 + 20 = 380 cm).

Anche per il laghetto esistono linee complete di biocondizionatori e correttori che potranno essere utilizzati per scopi diversi, dalla maturazione biologica del filtro alla correzione delle caratteristiche dell’acqua, sino all’eliminazione delle alghe in eccesso e la cura delle malattie dei pesci nei volumi d’acqua tipici di questi ambienti

tità d’acqua (anche i piccoli laghetti sono di norma più capienti di un acquario medio-grande) è molto più facile raggiungere un equilibrio stabile tra piante e pesci e anche delle altre attrezzature si può, volendo, fare a meno. Però un buon impianto di filtraggio, lampada germicida, giochi d’acqua e faretti (normali o colorati, da esterno o sommergibili) possono aiutarci nella gestione e/o

L’attrezzatura tecnica Il laghetto può anche non avere un impianto di filtraggio, poichè all’aperto e con una certa quan37



Bianco & Verede! Una rana verde sorpresa mentre prende il sole sul fiore aperto di una Nymphaea alba. La foto è stata scattata dal nostro Luciano Di Tizio in un laghetto privato in località Vallemare di Cepagatti, in provincia di Pescara


…E se non ho un giardino? Alcune aziende commercializzano micro-laghetti da appartamenti. Certamente sono molto più piccoli di un laghetto vero, ma basati su principi simili a quelli descritti nell’articolo

allevare soltanto pesci d’acqua temperata, nostrani o meno. …Una condizione apparentemente penalizzante ma che in realtà non lo è, in particolare per i vegetali, visto che le specie e le varietà disponibili sono comunque tante.

Le piante Di norma, quando si parla di laghetto, le piante vengono suddivise in tre “tipi biologici”: galleggianti, sommerse e palustri o da ripa. Qui di seguito diamo qualche sommaria indicazione sulle principali specie riconducibili a questi tre tipi. Le “piante galleggianti” sono quelle che vivono sulla superficie e che hanno le radici sospese nell’acqua, senza alcun contatto con il substrato. Citiamo le più diffuse: Eichhornia crassipes, ad esempio, che in natura diventa a volte tanto infestante da rappresentare un ostacolo per la navigazione. Nel laghetto vive bene e si moltiplica, ma qui da noi difficilmente regge agli inverni più rigidi. Con Hydrocharis morsus-ranae, con le “lenticchie d’acqua” Lemna minor e L. polyrhiza, con Salvinia natans e con la “castagna d’acqua” Trapa natans, tutte presenti in natura anche in Italia, il problema dell’adattabilità al nostro clima non si pone; potrà essere invece necessario sfoltire queste piante con una certa regolarità per evitare che diventino anche loro infestanti. La “lattuga d’acqua” Pistia stratiotes è invece una specie tropicale ma si adatta bene al nostro clima; ha solo bisogno di essere ricoverata al coperto durante l’inverno. Le “piante sommerse” sono quelle propriamente acquatiche. Le radici sono infisse nel substrato, mentre fusto e foglie possono anche parzialmente emergere. Per nutrirsi esse utilizzano sia la terra sia l’acqua, in misura diversa secondo le varie specie. Le piante sommerse rappresentano quasi sempre il gruppo più importante

al considerevole abbellimento del nostro impianto. Vale insomma certamente la pena almeno di pensarci. In questa sede (come suddetto è essenzialmente una chiacchierata introduttiva all’argomento) ci limitiamo a qualche considerazione su quello che certamente è l’optional più utile in assoluto: l’impianto di filtraggio. Questo può essere interno o, meglio, esterno. In questo secondo caso ci sarà bisogno di un piccolo scavo supplementare: ricordiamoci che il filtro dev’essere agevolmente accessibile per consentire l’ordinaria manutenzione e nel contempo “invisibile” per non guastare l’estetica dell’insieme, ma basterà, ad esempio, coprirlo con una lastra di roccia.

L’acqua Nel laghetto da giardino, ovviamente, non abbiamo alcuna seria possibilità di modificare i parametri chimico-fisici, come siamo soliti fare in acquario. Durezza e pH saranno quelli dell’acqua (d’acquedotto, di pozzo, di sorgente) che avremo usata per riempire il nostro invaso e la temperatura sarà quella ambientale. Ne consegue che potremo coltivare nello stagno in giardino e nelle sue immediate vicinanze soltanto piante autoctone o comunque provenienti da areali con analoghe condizioni climatiche e che potremo 40


per la coltivazione nel laghetto. Una vasta scelta che comprende specie note anche in acquariofilia (Ceratophyllum demersum, Egeria (Elodea) densa, Fontinalis antipyretica), piante presenti nei luoghi umidi pure in Italia (Hippuris vulgaris, Isoetes echinospora, Marsilea quadrifolia, Potamogeton natans, Ranunculus aquatilis, Sagittaria sagittifolia, Vallisneria spiralis) e specie importati specificamente per il laghetto da giardino, ad esempio Sagittaria japonica o Nuphar lutea. Quelle più comunemente coltivate nei laghetti sono il fior di loto Nelumbo nucifera e le varie specie ascritte al genere Nymphaea (N. alba è quella italiana), con numerose varietà. Piante, queste ultime due, cui dovremo necessariamente dedicare prima o poi degli articoli a parte. Le “piante da ripa”, o palustri, sono infine quelle che vivono parzialmente immerse o comunque nelle immediate vicinanze di un bacino idrico. Una scelta immensa: intorno al laghetto potremo piantare quasi ogni specie che ci venga in mente, purché non abbia esigenze veramente incompatibili con la vicinanza dell’acqua. Impossibile elencarle, sono troppe! Ne citiamo solo alcune tra quella più frequentemente coltivate: Acorus calamus o calamo aromatico, Alisma plantago-acquatica o piantaggine d’acqua, le bellissime Calla palustris e Caltha palustris, e ancora le Carex, il papiro Cyperus papyrus, gli Iris con vistosi e inodori fiori gialli, il giun-

co Juncus spp., l’odorosa Mentha aquatica, il “non ti scordar di me” Myosotis palustris, il finocchio d’acqua Oenanthe aquatica, la cannuccia o canna di palude Phragmites communis, le Tipha e in particolare Typha minima e via di seguito in un elenco che potrebbe continuare per pagine e pagine.

I pesci Tra i pesci, gli ospiti classici sono i pesci rossi e le carpe giapponesi, o “koi”. I primi si adattano a qualsiasi tipo di invaso e proliferano senza troppe difficoltà. Le seconde hanno bisogno, per dare il meglio di sé e per raggiungere taglierecord, di vasche ampie e, soprattutto, profonde, meglio se almeno un metro. Ci sono diverse alternative tra i pesci oggi diffusi nelle acque interne italiane, spesso alloctoni, e persino tra i pesci che normalmente consideriamo “tropicali”. Senza dimenticare che è anche possibile concedere una “vacanza estiva” in giardino alla gran parte delle specie da acquario. Questi però saranno argomenti per interventi che pubblicheremo man meno nei prossimi mesi, cercando di seguire, nella scelta degli argomenti, le priorità che ci saranno indicate dai lettori. Questa è la nostra rivista, non dimentichiamolo, e cerchiamo di farla crescere al meglio impegnandoci tutti insieme in un progetto che in Italia non ha precedenti e che si sta ogni mese di più dimostrando un’idea vincente.

Brachionus quadridentatus e B. plicatilis sono stati studiati, attraverso esperimenti di laboratorio, per determinare le loro richieste alimentari e la loro abilità a selezionare particelle alimentari di diverso calibro. Gli esperimenti hanno dimostrato che le cloroficee Nannochloris sp. e Chlorella vulgaris possiedono un buon valore nutritivo per questi rotiferi, indispensabili in molte riproduzioni di pesci d’acqua dolce e marina. Invece, B. quadridentatus mostra elevata mortalità in colture con Microcystis firma, detrito di Enteromorpha e Pseudomonas (batteri) quale fonte di cibo. Sono anche stati effettuati esperimenti con mangimi microincapsulati (microsfere Latex, della Polysciences Ltd., St. Goar) che hanno permesso di stabilire il calibro ideale delle particelle di cibo utilizzate da queste specie; B. quadridentatus seleziona particelle di calibro compreso tra 3 e 5 µm, mentre B. plicatilis predilige particelle attorno ai 2 µm di diametro. 41


vai col...

ww w

link! a cura di Mario Loffredo In questa rubrica prendiamo in considerazione ogni mese un argomento di base, per guidarvi nella perfetta

comprensione dei

principi e

delle tecniche che ogni buon acquariofilo dovrebbe conoscere. Oramai la

rete offre una vasta gamma di notizie in proposito e non è necessario, dunque, che Aquariophylia predisponga articoli specifici in merito. La rete, però, contiene anche tante notizie errate, non essendo verificate in alcun

esperto della rivista si prenderà cura di leggere ed esplorare suggerendo solo pagine corrette o, perlomeno… non totalmente scorrette! In tal modo potrete godere di una navigazione “sicura”, sfruttando le recensioni proposte ogni mese. Vi modo. Per questo motivo un

proporremo pagine in varie lingue, per assecondare le vostre preferenze, indicate dalle

bandierine

al fianco di ogni link, per assecondare le

vostre preferenze. Accetteremo ovviamente con grande piacere anche i vostri

suggerimenti:

se avete trovato una pagina particolarmente

interessante, inviateci un riferimento e saremo felici di valutarla ed eventualmente recensirla. 42


Oggi parliamo di…

OSSIGENO DISCIOLTO È, insieme all’idrogeno, un componente essenziale dell’acqua ed è un elemento indispensabile per la vita sulla terra. Non che tutti gli organismi necessitino di ossigeno per respirare. Esistono anche gli anaerobi, che utilizzano altri elementi come accettori finali di elettroni. Eppure, senza dubbio, non potremmo immaginare la vita, così come la vediamo sulla terra, in assenza di questo indispensabile (per noi, almeno!) elemento. In qualsiasi ambiente naturale, acquatico o subaereo, si verifica un ciclo dell’ossigeno che segue alcune leggi generali. Gli autotrofi (piante, alghe e batteri fotosintetizzanti) prelevano dall’ambiente anidride carbonica ed acqua. Utilizzando sali minerali CO2 e H2O costruiscono nuova materia organica, i carboidrati (ad esempio C6H12O6), ed emettono nell’ambiente alcuni atomi… di scarto, sotto forma di O2, cioè ossigeno gassoso. Gli eterotrofi invece (animali e microorganismi non fotosintetizzanti) si nutrono di materia organica e la ossidano, utilizzando l’ossigeno prelevato dall’ambiente, per produrre acqua e anidride carbonica. Quindi autotrofi ed eterotrofi cooperano per riciclare ossigeno, acqua e anidride carbonica, realizzando così i processi fondamentali per la vita. Il contenuto di ossigeno disciolto, pertanto, non solo è indispensabile per capire se nell’ambiente acquatico siano realizzate le condizioni minime per garantire la vita degli animali allevati e dei batteri aerobi presenti nel filtro, ma anche per comprendere se l’ambiente sia in equilibrio. Peraltro il contenuto di ossigeno influenza ed è a sua volta influenzato da molti altri parametri chimico-fisici e processi, come ad esempio la concentrazione di nitriti (ed il processo di nitrificazione), il potenziale Redox, il BOD, per citarne solo alcuni. La concentrazione di ossigeno disciolto, infine, è dipendente da numerosi parametri fisici, come la temperatura e la salinità. Sono disponibili, anzi, tabelle che definiscono con precisione la concentrazione massima (detta di saturazione) di ossigeno che si può misurare in acqua in rapporto alla salinità ed alla temperatura. In generale, all’aumentare della salinità diminuisce la solubilità dell’ossigeno. Pertanto, negli acquari marini si potranno verificare più spesso carenze di ossigeno rispetto a quelli d’acqua dolce, se la circolazione dell’acqua non è sufficiente. Di pari, la concentrazione

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massima di ossigeno diminuisce all’aumentare della temperatura. Quindi negli acquari tropicali potremo verificare, in generale, valori di saturazione più bassi rispetto a quelli d’acqua fredda. Esiste però un equilibrio tra la concentrazione di ossigeno nell’acqua e quello atmosferico. Quando la concentrazione dell’ossigeno disciolto è inferiore a quella di saturazione (per ogni determinata coppia salinità/temperatura) una certa quantità di gas passa dall’aria all’acqua. Viceversa, quando i valori sono molto elevati (ad esempio a causa di una intensa attività di fotosintesi) del gas passa dall’acqua all’aria. Pertanto, per accertarsi che i valori di ossigeno disciolto siano sempre prossimi a quelli di saturazione, è sufficiente promuovere un’intensa circolazione dell’acqua, che aumenti virtualmente la superficie di contatto aria-acqua. Naturalmente sono possibili anche valori di soprassaturazione, che possono essere prodotti ad esempio dall’aggiunta di ossigeno gassoso. Si tratta di una condizione pericolosa che può produrre danni a pesci ed invertebrati. Se controllata opportunamente, però, questa condizione permette di eliminare la flora batterica in eccesso, risolvere problemi di lattiginosità dell’acqua ecc. Allo scopo si possono utilizzare appositi “ossidatori” chimici, oppure si può ricorrere a somministrazioni controllate di perossido d’idrogeno. Ma la storia dell’ossigeno è lunga e complessa. Per saperne di più si potrà viaggiare in rete, utilizzando i link che seguono, su una bolla di gas, alla ricerca dei segreti dell’elemento più affascinante del globo. Buona navigazione!

A QUESTO PUNTO NON VI RESTA CHE CLICCARE SUI LINK E… BUONA LETTURA! http://www.acquariofiliaitalia.it/pubblicazioni/spazio.html http://www.vergari.info/varie_ulteriori_considerazioni_ossigeno http://www.acquariando.info/fai-da-te-diy/aeratore-acquario-ossidatore-pastiglie-ossigeno-pasticche/2132/ http://acquarioacquadolce.it.gg/Areazione.htm http://www.discusfriends.org/ossi.html http://www.h2oacquariofilia.it/altrivalorichimici.asp http://www.liceoagnoletti.it/attivita/attivita_professori/fisicafacile/Acqua/Ossigeno%20disciolto.htm http://saltaquarium.about.com/cs/waterquality/a/aa122997air.htm http://www.ratemyfishtank.com/articles/104 http://www.algone.com/aquarium-articles/technical-aquarium-information/oxygen-in-the-aquarium http://www.bioconlabs.com/oxy.html http://www.loaches.com/articles/oxygen-in-the-aquarium http://aquadaily.com/2009/01/06/oxygen-levels-for-fish-and-plants-in-a-tropical-aquarium/ http://users.vcnet.com/rrenshaw/do.html http://www.alltropicalfish.com/content/view/89/101/ http://www.geiv-aquarium-ratgeber.de/Sauerstoff.html http://aquaristik-artikel.com/archiv/Sauerstoff-im-Aquarium http://www.aquarium-forum.at/showthread.php?t=922 http://www.zajac.de/$WS/zoo-zajac/websale7_shop-zoo-zajac/benutzer/templates/ws-customer/$ws customer-data/ratgeber/seiten_ratgeber/01_aqua/rat_01_aqua_16_sauerstoff.htm

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Il metodo del tubo di Antonio Gioia, seconda parte numero precedente abbiamo definito le caratteristiche “minime” indispensabili per ottenere riproduzioni di successo con alcuni ciclidi, osservando che l’abbattimento della carica batterica rappresenta un elemento fondamentale e determinante. Oggi passiamo alla pratica del discorso introdotto un mese fa, per definire per filo e per segno come procedere con questa tecnica innovativa.

Ribadisco che in questa sede non vengono riportati risultati scientifici ma considerazioni basate meramente su dati empirici, dati che nascono solo dall’osservazione dei fatti che si sono verificati davanti ai nostri occhi, senza nessuna pretesa di rigore scientifico. Per quanto riguarda i discus, secondo la nostra esperienza, le osservazioni successive alla schiusa indicano sviluppo anormale. I piccoli in genere intorno al quindicesimo

Nel

1. Tubo in plexiglas (altezza 55 cm; diametro 15 cm) con base in teflon (spessore 4 cm; diametro 14,6 cm)

2. Prima deposizione degli scalari

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3. Posizionamento del tubo dopo la deposizione


4. Inserimento della pietra porosa

5. La colorazione gialla è dovuta alla presenza dell’antibatterico

6. Particolare: uova e intensità dell’aerazione

7. Prima deposizione degli scalari: valore conduttività µS 219

8. Prima deposizione degli scalari. Rilevazione della temperatura dell’acqua di coltura: 25,3 °C

giorno di vita iniziano a scurirsi e ben presto muoiono affetti da patologie di probabile origine batterica. Sta di fatto che, nonostante i trattamenti, la stragrande maggioranza non arriva al mese di età e comunque, anche quando la crisi viene superata, si ottengono individui notevolmente sotto-taglia (ma questo è normale, considerati i problemi che hanno avuto e contro i quali hanno combattuto nelle fasi più importanti della crescita). Secondo quanto abbiamo potuto constatare, il vero inconveniente sta nella particolare predisposizione ad altre patologie. In altre parole, così come questa tecnica è stata applicata e sviluppata è lecito ritenere che, se da un lato l’abbattimento della carica batterica favorisce la schiusa, come contropartita essa comporta un’incapacità dei piccoli a

contrastare le più comuni patologie in acquario. Certamente lo sviluppo pre-larvale, nelle condizioni descritte, influenza notevolmente le fasi successive; probabilmente si determina un deficit formativo del sistema immunitario: queste uova schiudono davvero in una campana di vetro …o meglio, di plexiglass. Negli scalari invece questo problema non si è manifestato: con questi pesci il risultato è eccezionale. Il perché di questa sostanziale differenza ci sfugge. Possiamo azzardare delle teorie più o meno verificabili ma restano comunque considerazioni prive di supporto, anche se è certo che fra le due specie esistono differenze tali da influenzare il risultato. Del resto appare evidente che la riproduzione degli scalari è notevolmente più semplice di quella dei discus. 47


9. Terzo giorno dopo la deposizione: la schiusa

10. I riproduttori continuano a vigilare le larve

ILLUSTRAZIONE DEL METODO CON GLI SCALARI Preferisco descrivervi il metodo in questione utilizzando le foto che ho scattato ultimamente per riprodurre gli scalari. Come potrete vedere con ben due covate, nonostante le coppie non siano ‘’freschissime’’, (un maschio a turno con due femmine) in meno di 10 giorni ho visto crescere ben 600/700 scalari. Ma andiamo al sodo! Nella foto 1 si può vedere il fatidico tubo e la base in teflon sulla quale abbiamo messo la guarnizione O’ring. Il tubo ha un diametro interno di circa 15 cm e il tappo è stato ritagliato al tornio in una misura leggermente minore. La base andrà sistemata sotto il cono anzitempo, in modo da non disturbare i riproduttori (foto 2). Una volta avvenuta la deposizione, si dovrà procedere entro il più breve tempo possibile. Il tubo andrà inserito dall’alto, senza tirare fuori il cono, e s’incastrerà perfettamente sulla base (foto 3).

11. Seconda fase: tubo ad ‘’U’’ per il rabbocco dell’acqua

Nel contempo stiamo continuando a sperimentare alcune varianti con i discus. Se dovessero comparire novità ve ne renderemo partecipi. Allo stesso modo, mi auguro 12. Cambio dell’acqua

che chi vorrà cimentarsi in questa esperienza ci porterà a conoscenza di eventuali miglioramenti.

13. Distacco del tubo dalla base

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14. Con estrema delicatezza e attenzione il tubo viene rimosso


Dopo la schiusa (foto 9-10) è necessario cambiare il prima possibile l’acqua. L’operazione va compiuta con cautela, sia per evitare danni alle fragili larve, sia per evitare che l’antibatterico finisca in vasca, costringendoci ad una serie di operazioni per eliminarlo. Il cambio si effettua utilizzando un tubo ad “U”, che in virtù del principio dei vasi comunicanti ci permetterà di immettere nel tubo la medesima quantità d’acqua (della vasca) che noi svuoteremo nel secchio. Affinché il tubo ad 17. La vasca di primo accrescimento “U” svolga il suo compito, esso andrà riempito completamente, senza far entrare aria e successivamente le due estremità andranno immerse in acqua (foto 11-12). Come potete vedere, per lo scarico nel secchio ho utilizzato lo stesso tubo per l’aria, così il cambio avviene lentamente e senza trauma per le larve. Una volta che l’acqua nel tubo sia stata quasi completamente sostituita, si procede a togliere il tubo (Foto 19. Seconda deposizione, si ricomincia… 13-14). Sin qui la procedura, sia che si tratti di discus che di scalari, è la medesima. Successivamente, per questi ultimi, non essendo necessario che le larve restino con i genitori, ho proceduto a togliere il cono e a inserirlo 18. Seconda deposizione. I valori sono notevolmente in una vaschetta di 30 litri differenti dalla prima: µS 486 nella quale l’accrescimento è più facile (foto 15-16-17). In seguito inseriremo una pietra porosa nel I valori di schiusa della seconda covata (foto tubo, regoleremo l’aria in modo da creare 18 e 19) sono: µS 486; pH 7,8; KH 12; GH 21 solo un leggero movimento dell’acqua e poi (in pratica è acqua della rete). Non ho avuto doseremo l’antibatterico a base di argento problemi di schiusa, anzi la percentuale è colloidale (foto 4, 5 e 6). Come potrete vedestata leggermente migliore. Nelle foto 20 e re nelle foto 7 e 8, la prima schiusa è avvenu21 si vedono i giovani scalari (di entrambe le ta con una conduttività di 219 µS pH 7,1; KH covate) vispi e ormai cresciuti. 5; GH 11 e ad una temperatura di 25,3 °C. 15. Il cono con le larve viene prelevato dalla vasca di schiusa

16. Le larve sono spostate in un’altra vasca

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20. I giovani scalari a 10 giorni dalla schiusa

22. Terza deposizione, senza l’utilizzo del tubo e nella stessa acqua. Sarà un caso?

21. Vasca di accrescimento

Infine, ho effettuato un’altra prova: dopo qualche giorno ho rimesso la coppia nel cubo che avevo riempito con la stessa acqua della seconda schiusa (486 µS) e, come si vede nella foto 22, si sono schiuse solo 4-5 larve. Sarà un caso? Per dovere di cronaca bisogna rilevare che, onde ridurre al massimo ogni variabile, tutte le riproduzioni sono state effettuate con il medesimo maschio, alternando sempre le due medesime femmine.


In questa sezione diamo voce a tutte le associazioni acquariofile che vorranno partecipare alla vita della rivista. Non ci sono regole (a parte la legislazione vigente!) perché si tratta di spazi autogestiti. Ogni associazione dunque è libera di inviare ogni mese “la propria rivista”, fatta proprio come vorrebbe. Potrà servire alla campagna associativa, a pubblicizzare la prossima mostra di acquari, a tenere piccoli corsi di acquariofilia o semplicemente a mostrare la foto del socio del mese. Per noi l’importante è dare voce alle associazioni acquariofile, per creare una rete fitta di contatti tra gli acquariofili italiani. E saremo dunque fieri di partecipare a questa missione, anche semplicemente facendo da tramite tra associazioni e lettori. Per ora il numero di associazioni acquariofile che partecipano all’iniziativa potrà essere ancora piccolo. Ma contiamo sul vostro spirito “imprenditoriale” per invadere la rivista con una valanga di notizie dalle associazioni. Forza: è giunto il momento di partecipare, di espandersi, di cooperare!

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GLI ACQUARIOFILI ABRUZZESI E LA “NOTTE DEI MUSEI” Questa volta l’Associazione Acquariofili Abruzzese l’ha fatta davvero grossa, la sua ennesima iniziativa intendiamo. “Grossa” non per le dimensioni (una mostra-concorso con appena 12 vasche per poco più di mille litri complessivi d’acqua: lo spazio a disposizione non permetteva di più) ma per la prestigiosa collocazione, all’interno del Museo Universitario dell’ateneo “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, e per l’inaugurazione avvenuta nell’ambito de “La Notte europea dei musei”. A questa manifestazione hanno partecipato, lo diciamo per far ben capire la portata dell’evento, complessivamente oltre 3200 musei di arte, etnografia, storia o scienza, in una quarantina di paesi europei. Il Museo Universitario della “d’Annunzio”, che ha sede in un prestigioso palazzo del centro storico di Chieti, ha aderito con un evento dal titolo "Luci, ombre e colori: tra passato e futuro". Tre diverse postazioni, da visitare in ordine: la mostra di acquari, un’eccezionale esposizione storica di strumenti scientifici e una serie di esperimenti interattivi, tra l’altro, con luce laser. Alla cerimonia di inaugurazione, nel corso della quale gli organizzatori hanno illustrato i vari momenti proposti, hanno preso parte ben un centinaio di studenti del locale liceo classico “G.B. Vico”. Quel che ci riguarda più da vicino è la mostra “Luci ed ombre nel mondo sommerso. Dal buio alla luce, dall’evoluzione dell’occhio all’evoluzione dei colori”, allestita dalla nostra associazione. La spiegazione veniva data nel sottotitolo: Esposizione di organismi acquatici: pesci con particolari adattamenti in un confronto tra la vita al buio e in piena luce, altri in grado di generare elettricità o di correggere la rifrazione per guardare da sott’acqua il 52


mondo esterno, invertebrati luminescenti e altro ancora. Viene esaltata l’importanza della luce e dei suoi “messaggi” per la vita e per l’evoluzione. Una mostra a tema, insomma, organizzata con la formula dell’esposizioneconcorso: è stato chiesto a soci e simpatizzanti (i dodici che si sono prenotati per primi) di preparare ognuno una vasca, con l’aiuto e la guida del direttivo. Adesione entusiastica, anche perché c’erano ricchi premi in palio: vasche complete messe a disposizione da Aquarialand per i due primi classificati (giuria tecnica e voto dei visitatori) e prodotti per acquari offerti da SHG per i migliori piazzamenti. In pratica sono stati premiati i quattro acquari ritenuti migliori dalla giuria tecnica e quello in assoluto più votato dai visitatori durante la prima delle due settimane di esposizione. Per questioni organizzative si è preferito infatti limitare la raccolta delle preferenze ad alcuni giorni. Sino alla conclusione della mostra (dal 14 al 28 maggio scorsi) sono stati raccolti invece commenti, richieste di maggiori informazioni e adesioni al club abruzzese. Nelle valutazioni dei visitatori l’ha fatta da padrone il marino: ha vinto una vasca con invertebrati e pesci realizzata da Alessandro Falco con ben 89 preferenze, seguita a poca distanza da quella (con solo pesci) allestita da Giorgio Santacroce, votata da 63 persone. Al terzo posto il mirabile olandese di Giuseppe Flacco (44 consensi). A seguire due vasche di discus con varia compagnia: Roberto Iezzi con 35 voti al quarto posto; Francesco Toto e Christian Bellia con 29 consensi in quinta posizione. Via via gli altri: pesci ciechi, scalari, un pesce gatto elettrico, gli immancabili guppy nella vasca proposta da Roberto Baldassarre, i rari Cetopsis coecutiens e una vasca nostrana con dei persici sole, che è stata in assoluto la meno gettonata dal pubblico. In totale i visitatori che hanno espresso la propria preferenza sono stati 362 sui circa 600 che hanno affollato le sale nella prima settimana di mostra (986 il conto esatto durante l’intero arco della mostra, certificabile dal numero di biglietti staccati dalla reception del Museo). La giuria tecnica (composta dai soci di lungo corso Lorenzo Marcucci e Amedeo Pardi, con l’assistenza del presidente AAA Luciano Di Tizio, che ha svolto le funzioni di segretario) ha invece deci-

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so in tutt’altro modo, non premiando affatto le due vasche marine (“Nemo”, presente in entrambe, aveva affascinato tutti i più giovani tra i visitatori) e valutando invece assai di più la salute dei pesci ospitati, le condizioni delle piante, l’armonia dell’allestimento e l’attrezzatura tecnica impiegata. Un giudizio insomma da esperti, che è proprio quel che si chiedeva a Marcucci e Pardi. Risultato: primo premio alla vasca con piante (alla olandese) e pesci di branco realizzata da Giuseppe Flacco; secondo ai discus riprodotti in cattività da Roberto Iezzi; terzo a un insieme di discus e vari pesci amazzonici nell’allestimento curato in tandem da Francesco Toto e Christian Bellia; quarto agli scalari “koi” di Giuseppe Nardini, pure loro frutto di riproduzione in cattività, come del resto la gran parte dei pesci d’acqua dolce esposti. La premiazione si è tenuta nell’ultimo giorno di esposizione e insieme sono stati distribuiti alcuni gadget del club, estratti a sorte tra i visitatori che hanno partecipato al referendum sulla vasca più bella. A metà esposizione, domenica 22, si è tenuta invece, sempre presso il Museo, un’assemblea generale dei soci che ha approvato il nuovo statuto dell’associazione (quello in vigore sinora, varato nel 1982 all’atto della fondazione, era ormai decisamente datato e aveva bisogno di essere aggiornato). Il sì è stato unanime e del resto il nuovo statuto era stato presentato sin da gennaio ed era stato discusso e… sviscerato già in assemblea e sul web. Dopo il voto favorevole al nuovo statuto, il direttivo in carica ha annunciato le proprie dimissioni per consentire l’elezione di un esecutivo in linea con quanto disposto dal rinnovato documento di gestione del club. Le votazioni sono imminenti, ma ci sarà modo di riparlarne. Intanto nel forum del sito dell’associazione www.acquariofiliabruzzesi.it è già tempo di campagna elettorale, ma di questo ci sarà modo di riparlare nei prossimi numeri di Aquariophyilia… Associazione Acquariofili Abruzzese Nelle foto (di Amedeo Pardi), alcuni momenti della mostra degli Acquariofili Abruzzesi, la ventiduesima organizzata dal club nei suoi primi ventinove anni di vita!

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NASCE AIAM LIGURIA Previste dallo statuto dell’associazione fin dalle origini, le sezioni regionali di AIAM non erano mai decollate, a causa soprattutto della bassa densità dei soci rispetto al territorio. Ora finalmente in Liguria si è raggiunta la “massa critica” grazie all’iniezione di entusiasmo da parte di nuove e giovani leve, ed è stato istituito il gruppo regionale, per ora a livello informale, tramite la creazione di un gruppo sul social network Facebook: aiamliguria@groups.facebook.com. Il gruppo ha tenuto la sua prima riunione ad Alassio nei giorni sabato 4 e domenica 5 giugno 2011 presso il laboratorio di vetri artistici del socio Aldo Giannone. Sono previsti scambi e sessioni di ecoraccolta al porto. Le numerose manifestazioni AIAM organizzate negli anni passati (www.aiamitalia.it) sono state legate a preesistenti manifestazioni di più ampio respiro organizzate da altre realtà associative. Da quest’anno, la forte partecipazione dei giovani soci ha spinto un’organizzazione autonoma degli eventi che, pur con un minore dispendio di mezzi, favorisce i contatti reali tra membri di una associazione “virtuale”, nonché attività di scambio e distribuzione di quanto recuperato tra gli scarti della pesca professionale. La riunione di AIAM Liguria sottoscrive il successo di tale approccio e, data la convergenza di soci dalle regioni confinanti, fa sperare nella nascita di più nuclei locali che possano organizzarsi autonomamente.

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CONVEGNO AIK: RELAZIONI A CONFRONTO! Alberto Solenne Nei giorni 21 e 22 maggio si è svolto presso il CEA (Centro Educazionale Ambientale di Albinea) il consueto congresso dell’AIK (Associazione Italiana Killifish). Nel corso della manifestazione si sono svolte due conferenze tenute da Wolfang Eberl e dal Dr. Günter Gerlach, curatore del giardino Botanico di Monaco di Baviera, che ci hanno entusiasmati e allietati con la loro presenza e con le loro relazioni. Da sinistra a destra il dott. Günter Gerlach, Allessandro Celerino al centro stremato La prima relazione a cura di Wolfang Eberl: dopo aver tradotto due relazioni dal tedesco “Viaggio nel cuore dell’Africa: Repubblica del e Wolfang Eberl Congo” è stato un resoconto molto dettagliato del suo ultimo viaggio, tenutosi nel 2010. L’amico Wolfang, esperto di viaggi nell’africa occidentale, ci ha intrattenuti mostrandoci immagini sbalorditive dei luoghi e dei pesci pescati durante il viaggio siglato “COFE 2010”. Per i più esperti si è addentrato nelle problematiche della classificazione di alcune specie di killi non annuali parlando della posizione sistematica particolare dell’Aphyosemion thisi all’interno del gruppo ogoense, al quale, a suo giudizio, non apparterrebbe e della forte variabilità di A. sibiti all’interno del medesimo gruppo. Grazie alla sua presenza è stato possibile Scorcio della cena sociale avere a disposizione dei soci tre specie da lui pescate e riprodotte dall’allevatore tedesco Grell: A. sp. COFE 2010/22, A. sp. COFE 2010/23 (http://www.acquariforum.com/forum/showthread.php?p=334476) e A. coeleste COFE 2010/12. Le prime due sono specie nuove ancora da classificare e non vanno quindi ascritte ad altre specie già note, come invece si legge già erroneamente su qualche forum. Il Dott Gunter invece ci ha allietati a sorpresa Eberl e Celerino durante la chiacchierata in cui sono state esposte interessanti teorie 56


Tutto è pronto per la tradizionale asta. Soci italiani e stranieri donano loro esemplari all’associazione. I pesci vengono esposti, giudicati e valutati (http://www.aik.it/test/menualto/convention-aik/convention-aik-2011/risultati-2011.html); la domenica vengono battuti all’asta al miglior offerente ed il ricavato viene utilizzato per mantenere le attività dell’associazione con le immagini e le descrizioni del suo ultimo viaggio in Perù, effettuato in marzo. È stato possibile per gli amanti della natura vedere piante, rettili, insetti e molte particolarità della stazione da lui visitata. In serata si è svolta la consueta cena sociale. Molto interessante la discussione svoltasi tra me, Alessandro Celerino e Wolfang Eberl, entrambi protagonisti di viaggi in Africa: il primo alla ricerca di Nothobranchius, mentre il secondo sempre e solo alla ricerca di Aphyosemion. Si sono trattati diversi argomenti, con esposizione di varie teorie, tra le quali riporto la più interessante di Eberl (a detta di Alessandro se venisse dimostrata scientificamente sarebbe rivoluzionaria non solo per l’evoluzione e la differenziazione dei killi). In pratica Wolfang sostiene che quando in un tratto di ruscello si trovano due specie simili (le quali possono ibridarsi) potrebbe capitare che il maschio di una specie assuma la colorazione del maschio della seconda specie attirando le Il segretario AIK al lavoro mentre pesca i pesci e li prepara per l’asta

Dieter Oberle mentre riceve uno dei premi vinti per i pesci portati alla manifestazione

sue femmine. In questo modo si accoppierebbe con loro facendo produrre uova sterili, ma entrando in competizione con l’altro maschio nel contendersi le femmine. Così facendo una specie prenderebbe il sopravvento sull’altra. Questa sua teoria spiegherebbe uno dei motivi delle variabilità morfologiche all’interno di alcune delle specie da lui studiate e pescate negli anni e presenti tra gli hobbysti. A questo riguardo ha portato anche ad esempio la specie RPC 33, che ritiene dovrebbe essere clas-

sificata come specie a parte. Il giorno seguente la giornata è continuata con la consueta asta dei pesci e con l’estrazione della lotteria. Successivo appuntamento per i killofili in Germania dal 2 al 5 giugno per la convention del DKG a Dortmund (http://www.killi.org/2011_dortmund/2011_dortmund_ort.php?lang=it&lang=it).

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IL C.A.E.B. CLUB ACQUARIOLOGICO ERPETOLOGICO BARESE ONLUS Agli inizi degli anni ‘90, grazie alla passione di un piccolo gruppo di persone, è sorto a Bari il CAEB, Club Acquariologico Erpetologico Barese, con lo scopo di favorire lo studio e lo sviluppo dell’acquariologia e dell’erpetologia nel massimo rispetto della vita degli organismi allevati. Dopo un periodo di assestamento, la registrazione dell’atto costitutivo, come libera associazione culturale, è avvenuta il 30 maggio 1992. Dal giugno 2000 il CAEB si costituisce in ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale), divenendo così CAEB ONLUS, al fine di coniugare l’opera di diffusione della cultura ambientale con l’impegno sociale. • L’impegno sociale del CAEB per la tutela e la salvaguardia della natura e dell’ambiente è reale e concreto: proprio per questo, quotidiani quali "La Gazzetta del Mezzogiorno", "Puglia", "Bari Sera" e le riviste specializzate "Aquarium", "Il Mio Acquario", “Reptilia” e “Aquariophylia” Fondazione dell’associazione hanno dedicato più volte articoli illustranti le molteplici attività del Club. • L’obiettivo principale dell’associazione è sempre stato quello di promuovere lo sviluppo culturale e, in quest’ottica, numerosissime sono le iniziative intraprese: l’associazione organizza mensilmente serate a tema con proiezione di diapositive, escursioni in natura e visite presso Enti pubblici e privati, incontri con le scolaresche, esercitazioni pratiche presso l’Università degli Studi di Bari, esposizioni e mostre: fiori all’occhiello dell’associazione, in quanto di grande rilievo nel panorama culturale della città di Bari, le manifestazioni: - “Dagli Oceani ai Deserti: lo straordinario mondo degli Anfibi e dei Rettili”, promossa dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Bari e tenutasi per oltre un mese presso il suggestivo Atrio Colonnato della Provincia di Bari in occasione della "Settimana della Cultura Scientifica" - la prima giornata Barese di Acquariologia, nell’ambito di Expolevante 2000 Articolo pubblicato su Aquarium relativo alla mostra tenutasi nel 1993 58


“Dagli Oceani ai Deserti”, 1997

“Prima Giornata Barese di Acquariologia”, 2000

- la prima giornata Barese di Terraristica, durante l’Expolevante 2002, con illustri relatori provenienti da tutta l’Italia - l’esposizione “La Natura in Mostra: conosci, rispetta, proteggi” patrocinata dal WWF (24 aprile – 16 maggio 2004). In collaborazione con altre associazioni, il CAEB è stato promotore di iniziative a livello nazionale, come la prima mostra-scambio italiana di animali e attrezzature per terrario denominata “Reptillia Day”, presso il prestigioso FilaForum di Assago (Milano, 2001) alla quale hanno fatto seguito, nel 2002, il “Reptillia Day” di Roma, presso il Centro Congressi Hotel Ergife e il quinto “Mini Reptilia & Amphibia Day tenutosi” a Cesena nel 2004. • Degni di menzione sono i Corsi annuali di introduzione all’acquariologia e all’erpetologia, aperti al pubblico, a partire dal lontano 1995 e, dal 2010, persino accreditati dalla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari: gli studenti iscritti, infatti, usufruiscono di ben 2 crediti formativi (PRIMO CASO a livello regionale e, per quanto a nostra conoscenza, nazionale per un corso di

Locandina della “Prima Giornata Barese di Acquariologia”, 2000

Locandina della “Prima Giornata Barese di Terraristica”, 2002

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Locandina de “La Natura in Mostra”, 2004


Locandina del Corso di Acquariologia, 2007 acquariologia non regolarmente inserito in un Corso di Laurea e non tenuto da docenti della Facoltà!). • Oggi il CAEB è ospite dell’ABAP (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi) presso la sede di Via L. Milella 59/61 a Bari e, ancor di più, si rivela un’associazione aperta alla partecipazione di tutti coloro che sono accomunati dalla stessa passione per la Natura e dalla convinzione che partecipazione e coinvolgimento nell’attività associativa siano un efficace investimento per crescere anche nel proprio hobby. Molti progetti si sono già concretizzati, altri sono in via di definizione e potranno divenire i prossimi traguardi anche grazie al Tuo aiuto: non esitate, quindi, a contattarci (www.caebonlus.it; caebonlusfanpage su FB, forum www.acquariofiliapugliese.it) … sarete i benvenuti!!! Responsabile CAEB: Alessandro Vlora (e-mail: alexvlo@libero.it) Seminario del CAEB all’università

Attestato di partecipazione al Corso di Acquariologia e Terraristica, 2010

Partecipanti al Corso di Acquariologia

Mostra “Rettili dal mondo”

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AGENDA DEI PROSSIMI APPUNTAMENTI DI DISCUSCLUB 2.0 - A NapoliAquatica, oltre alle novità già segnalate, verrà aggiunta una tappa di grande rilievo, ossia Andrew Soh che terrà un seminario (da prenotare) sulla produzione di discus privi di parassiti. - È prevista la pubblicazionedi una piccola guida relativa alla preparazione dei pesci per i concorsi. - Vengono inoltre segnalati i seguenti articoli: Lepidogalaxias salamandroides: l’unico pesce che torce il collo! - testi e foto di Heiko Bleher Gennaro Nuzzo – DM Farm: la cultura, la passione, l’attività -una vera rivelazione, un appuntamento che non voleva essere niente di particolare ma che si è rivelato di grande impatto per noi e il coltissimo Gennaro Nuzzo I Crazy Reefers della riviera ligure, per avvicinarci con la mente all'idea del mare, che per molti per fortuna è prossima ventura come tappa. Grazie al lavoro di censimento di Fabio Anelli, Astro nel forum. LINK UTILI Forum: http://www.discusclub.net/forum/index.php LOG IN http://www.discusclub.net/forum/index.php?app=core&module=global&section=login

Lettera aperta a Carassio Gentile Carassio, Questo è l'ultimo degli appuntamenti listati prima delle meritate vacanze estive, che segnano sempre l'effettiva chiusura dell'anno lavorativo e virtuale, sia per il DiscusClub2.0 che per la nostra vita effettiva fatta di impegni, corri-corri ecc. Oltre a NapoliAquatica, che a parte le novità già segnalate, aggiunge una tappa di grande rilievo, ossia Andrew Soh che terrà un seminario (da prenotare) sulla produzione di discus privi di parassiti, tra non molto pubblicheremo anche una piccola guida di come preparare un pesce per farlo concorrere. Volevamo inoltre segnalarti alcuni articoli: Lepidogalaxias salamandroides: l’unico pesce che torce il collo! - testi e foto di Heiko Bleher Gennaro Nuzzo – DM Farm: la cultura, la passione, l’attività - una vera rivelazione, un appuntamento che non voleva essere niente di particolare ma che si è rivelato di grande impatto per noi e il coltissimo Gennaro Nuzzo I Crazy Reefers della riviera ligure, per avvicinarci con la mente all'idea del mare, che per molti per fortuna è prossima ventura come tappa. Grazie al lavoro di censimento di Fabio Anelli, Astro nel forum. Questo è “abbastanza” per poter avere la tua attenzione...altrimenti perdonaci, se è stato per te un motivo di scocciatura. La prossima newsletter la riceverai dopo ferragosto. Buone vacanze!! Non dimenticare che abbiamo un grande dovere morale: (ri)lanciare l'hobby più bello del mondo. Diventa fan e seguici su Facebook! Ti auguriamo uno splendido maggio!! Sincerely Lo staff DiscusClub 2.0

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GRUPPO ACQUARIOFILO SALENTINO (G.A.S.) Il Gruppo Acquariofilo Salentino (G.A.S.) è un’associazione culturale non a scopo di lucro fondata il 6 gennaio 2000. Riunisce numerosi soci e simpatizzanti, tutti appassionati di acquari e Natura, che periodicamente si incontrano a Lecce per partecipare alle attività sociali e culturali di cui l’associazione si fa promotrice, quali ad esempio conferenze tematiche tenute da esperti del settore, dibattiti e riunioni di informazione. L’associazione inoltre organizza la manifestazione “Salento Acquari” (ed i concorsi ad essa annessi), ormai indiscusso appuntamento per tutti gli appassionati italiani. Anche per il 2011 il G.A.S. apre la campagna associativa. La quota d'iscrizione per gli acquariofili pugliesi è fissata in: 15.00 Euro per i "Soci Ordinari" 5.00 Euro per i "Soci Studenti" 25,00 Euro per i "Soci Negozianti" Il Direttivo, per l'occasione, promuove una campagna di sottoscrizione anche per gli acquariofili del resto d’Italia che credono nell'associazionismo e nelle iniziative di questo tipo. Per i "Soci Sostenitori" non pugliesi che volessero iscriversi al G.A.S., la quota è di soli 5,00 Euro (negozianti esclusi, per i quali vale l’importo stabilito per i soci nego-

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zianti pugliesi). L'iscrizione dà diritto a ricevere la tessera e i gadgets del G.A.S. e inoltre ad usufruire di particolari vantaggi presso negozi del settore con i quali l'Associazione ha instaurato rapporti di collaborazione. I motivi per diventare soci G.A.S.? 1) Per il puro piacere di condividere le proprie esperienze acquariofile con altri amici. 2) Per sostenere economicamente l’associazione. 3) Per usufruire di sconti presso i negozi "Amici del GAS" 4) Per ricevere in omaggio, quando disponibili, calendari, gadget ecc. dell’associazione. Per aderire al Gruppo Acquariofilo Salentino, è possibile richiedere la scheda d’adesione per e-mail all’indirizzo info@gas-online.org Per la corrispondenza: Gruppo Acquariofilo Salentino (G.A.S.) c/o Dott. Fernando Donno, via L. Mariano 24, 73100 Lecce

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ASSOCIAZIONE HOBBY DISCUS Con questo numero parte una nuova iniziativa curata dall’associazione Hobby Discus. Si tratta di un vero e proprio vademecum per principianti ed hobbisti esperti, utile per rammentare concetti fondamentali sull’allevamento dei discus. Li intercaleremo con notizie dall’associazione stessa, nei prossimi numeri, per tenervi sempre informati sul fronte “re dell’acquario”. Per contatti diretti, iscrizioni e per partecipare al forum potrete accedere al sito web: www.HobbyDiscus.com Acquariofilia e allevamento discus le F.A.Q. di Hobby Discus Vorresti avere un acquario, magari con dei discus? Oppure gradiresti approfondire alcune cognizioni di acquariologia? Ecco un veloce ma utilissimo vademecum in formato F.A.Q. (Frequently Asked Questions) che il Team di HOBBYDISCUS.COM ha preparato per tutti gli appassionati e che verrà integrato di volta in volta su indicazione dei lettori. Per tutti: dai neofiti ai più esperti! Questo mese vi proponiamo:

Allestimento e gestione degli acquari parte prima Come faccio a sapere quanti pesci posso tenere nel mio acquario? Per ogni discus adulto occorrono circa 50 litri di acqua. Di fatto un discus adulto significa 13-16 cm di lunghezza di solo corpo, pertanto esclusa la coda, quindi se si possiedono discus più piccoli va bene anche un numero maggiore; ad es per discus di 7-8 cm si può considerare un volume necessario di 30 litri. Aiutano un filtro ben dimensionato, grande ed avviato, e frequenti cambi d’acqua con accurate pulizie (sifonature) del fondo. Che differenza c’è tra un filtro interno ed uno esterno? Il procedimento di filtrazione è lo stesso, meccanico, chimico e biologico. Quello esterno è più pratico per effettuare gli interventi di manutenzione, inoltre non sottrae spazio all’interno della vasca. Un’altra differenza è nei costi, quello interno è più economico. Di fatto un filtro esterno spesso lo si sceglie con un volume maggiore rispetto a quello interno per cui dal punto di vista prestazionale è migliore; in generale per un filtro interno si consiglia un volume pari ad 1/10 del volume della vasca mentre per uno esterno vale lo stesso discorso di quello interno. Nel filtro esterno inoltre la velocità di contatto tra l’acqua e i materiali di supporto batteri è più lenta e questo favorisce lo sviluppo nei batteri depuratori. Qual è il miglior punto dove posizionare il riscaldatore? Per i filtri interni c’è l’apposito scomparto (da dove entra l’acqua) altrimenti si può posizionare all’esterno. Ricordatevi di alloggiare il termometro in posizione opposta a quella del riscaldatore per avere un’indicazione della temperatura il più possibile corrispondente alla realtà.

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Quando e come effettuare i cambi d’acqua? È bene effettuare un cambio d’acqua con frequenza settimanale, normalmente del 10% del volume dell’acqua. Il cambio diventa più sostanzioso nel caso di acquari maggiormente affollati (fino al 30% a settimana) e specifico a seguito trattamento con medicinali (anche del 50%). L’acqua nuova da aggiungere dovrà essere lasciata riposare almeno 1 giorno, meglio se 3 o 4, prima del cambio, muovendola con l’ausilio di una porosa. Il cambio si rende necessario anche in vasche dedicate all’accrescimento dove il numero di somministrazioni di pasti è abbondante. È inoltre preferibile precondizionare l’acqua per il cambio attraverso l’immissione di batteri tramite un bicchiere di acqua dell’acquario o di probiotici; per cambi voluminosi è meglio anche preriscaldarla. Il cambio d’acqua è occasione per la pulizia del fondo vasca con l’utilizzo di un sifone. Per chi non avesse spazio per la stabulazione è consigliato almeno prefiltrare l’acqua con carboni attivi. Quando e come pulire il fondo vasca? È bene pulire in fondo vasca con frequenza settimanale o superiore in caso di residui abbondanti di cibo e feci. In occasione dei cambi bisogna aspirare la sporcizia depositata a fondo vasca attraverso il cosiddetto sifone dotato di campana (aspira rifiuti); per pulizie isolate dai cambi d’acqua è possibile filtrare con una rete a maglia finissima e riversare l’acqua in vasca. Entrambe gli attrezzi, sifone con campana e aspira rifiuti con pompa, si vendono nei negozi di acquariofilia. Quando è maturo il filtro biologico? Una maturazione vera è propria del filtro richiede da qualche settimana a qualche mese. Per chi deve allestire una nuova vasca si suggerisce di introdurre i batteri (probiotici), qualche pizzico di mangime e far girare il filtro per due settimane e solo dopo aver accertato che si sia completato il ciclo dell’azoto (NHx, NO2, NO3) introdurre i primi pesci. Una vera maturazione del filtro si ha con l’inserimento dei pesci all’interno della vasca, questa operazione va fatta gradatamente per non appesantire il filtro del carico biologico da smaltire e far sì che il ciclo dell’azoto si completi perfettamente. In commercio esistono colture di batteri vivi così come probiotici molto concentrati, i cosiddetti starter per filtri. Un produzione Hobby Discus - Italy Discus Club in www.hobbydiscus.com A cura di Francesco D'Agostino e Giuseppe Liberti. Con la collaborazione di Claudio Visalli ed Ernesto Lamensa. All rights reserved – tutti i diritti riservati.

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ASSOCIAZIONE MAREVIVO Un’agenda ricca e impegnativa per Marevivo Cominciamo con un’iniziativa particolarmente spettacolare, quella che vede all’opera i “Delfini Guardiani” di Marevivo, quei ragazzi cioè, che hanno partecipato all’omonimo progetto di educazione ambientale e che hanno accompagnato nel maggio scorso la Settima Edizione della “Rolex Capri Sailing Week”. I ragazzi - che in questi mesi hanno intrapreso l’innovativo percorso didattico, promosso dall’associazione ambientalista - si sono avvicinati per la prima volta alla vela, grazie ad incontri teorici in classe e, soprattutto, alle attività pratiche sul mare. A giugno, al termine del percorso, i protagonisti del progetto riceveranno il distintivo di “guardiani dell’isola”, che darà loro il diritto di presentarsi, senza accompagnatori adulti, alla Capitaneria di Porto o ai Comuni per segnalare eventuali problemi di carattere ambientale. Ad alcuni di loro, che quest’anno hanno seguito la seconda edizione del percorso didattico, sarà assegnato il diploma di guardiani senior. Alla realizzazione del progetto collaborano Federazione Italiana Vela, Associazione Capri Outdoor, Associazione Sub Capri e Yacht Club Capri. Marevivo continua il suo impegno nei confronti delle nuove generazioni, questa volta supportata economicamente dai Comuni di Capri e Anacapri e col patrocinio della Guardia Costiera, della Capitaneria di porto, della Società Caremar e del Corpo Forestale dello Stato. Il 7 giugno scorso è stato presentato a Napoli, presso la Stazione Zoologica “Anton Dohrn” il plastico “Il Golfo di

Napoli nella morsa degli scarichi killer”; il modello tridimensionale, realizzato dal Liceo Artistico di Sorrento “Francesco Grandi”, riproduce - dai Regi Lagni a Punta Campanella, comprese le isole di Ischia, Capri e Procida – lo stato della depurazione e degli scarichi del Golfo di Napoli. (I Regi Lagni sono un reticolo di canali rettilinei, perlopiù artificiali, il cui bacino si estende per un'area di

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Breve informativa sulla situazione dell’inquinamento del Golfo di Napoli La cronistoria….. 1973: Colera a Napoli 1974: La Cassa per il Mezzogiorno lancia il Progetto Speciale 3 (PS3) per il disinquinamento del Golfo di Napoli con la realizzazione di un sistema di grandi impianti di depurazione al servizio di vasti territori intorno al Golfo 1976: la CASMEZ procede all’affidamento dei lavori del PS3 1980: tutti gli impianti di depurazione progettati entrano in esercizio (tranne quello di Foce Sarno) Fine ’80: le competenze del disinquinamento passano alla Regione Campania (da questo momento non si effettua nessuna manutenzione o adeguamento agli impianti costruiti dalla CASMEZ) 1995: Dichiarazione dello stato di Emergenza del Bacino Idrografico del fiume Sarno (Commissario di Governo il Prefetto di Napoli) 1996: Dichiarazione dello stato di Emergenza Penisola Sorrentina e Isole a sud di Napoli – Nomina del Commissario per la Bonifica e tutela delle acque: Presidente regione Campania (Rastrelli, Losco, Bassolino) poi Menegozzi ed infine De Biase: ad oggi (2011) nessun risultato utile di rilievo 2003: Il generale Iucci subentra al Prefetto come Commissario di Governo per il risanamento del fiume Sarno: ad oggi, dopo altri 8 anni di Commissario Iucci, nessun risultato utile al disinquinamento del fiume Sarno e del mare in cui esso versa. L’impianto di depurazione di Foce Sarno, come tutti gli altri impianti del PS3 2009: l’associazione MAREVIVO istituisce un coordinamento con tutti i Comuni che si affacciano sul Golfo di Napoli per il controllo dello stato del disinquinamento e per il richiamo alle responsabilità e denuncia delle negligenze ed inadempienze dei responsabili a tutti i livelli del mancato disinquinamento del nostro mare. 2010 e 2011: continua l’attività di MAREVIVO e dei Comuni del Golfo di Napoli di richiamo alle responsabilità degli aventi competenza nel disinquinamento del mare

circa 1.095 km? attraversando le province di Caserta, Napoli e Benevento e 99 comuni. n.d.r.) Durante la conferenza stampa, esperti del Tavolo Tecnico, già istituito da Marevivo per seguire l’annoso e non risolto problema della salute del mare di Napoli, hanno illustrato e spiegato nei dettagli il plastico, di due metri per due, che riporta - segnati in rosso, come se fossero ferite inferte al Golfo - gli scarichi che si riversano in mare. Rendere comprensibile anche ai non addetti ai lavori lo stato di attuazione della depurazione del mare di Napoli è stato il fine dell’incontro, oltre che mettere in luce le responsabilità dei Comuni in merito agli allacciamenti delle reti fognarie, della Regione, che ha la competenza sul sistema depurativo e dei Commissari straordinari per il fiume Sarno e penisola Sorrentina e isole. 67


NOTE DI MAREVIVO RELATIVE ALLA SITUAZIONE DEGLI IMPIANTI DEL GOLFO DI NAPOLIA FEBBRAIO 2010

A oggi, giugno 2011 cosa è stato fatto rispetto a questi fatti? - CUMA: 2010 - I soldi, stanziati per gli interventi previsti, sono quelli annunciati a gran voce nell’estate 2009 e non ancora impiegati. Pertanto chiediamo tempi certi (giorni, mesi) per terminare gli interventi. Il Tavolo tecnico di Marevivo ritiene possibile entro il mese di luglio 2010 ed anche il Dirigente Regionale ing. Fontana conferma entro l’estate 2010. A giugno 2011 a Cuma sono in corso lavori di rifunzionalizzazione in alcune vasche del processo biologico e nelle vasche di sedimentazione. - FOCE REGI LAGNI: sostanzialmente come Cuma. A giugno 2011 a Foce Regi Lagni sono in corso lavori di rifunzionalizzazione in alcune vasche del processo biologico e nelle vasche di sedimentazione. - ACERRA E NAPOLI NORD: è necessario un crono programma per il 2010. A giugno 2011 ad Acerra i lavori risultano programmati ed appena iniziati, mentre a Napoli Nord sono in corso lavori di rifunzionalizzazione in alcune vasche del processo biologico e nelle vasche di sedimentazione. - ANACAPRI: 2010 - Per la rete fognaria Grotta Azzurra, c’è un progetto trasmesso dal tavolo tecnico di Marevivo. L’ing. Fontana afferma di avere bisogno di un benestare politico per procedere. A giugno 2011 l’impianto di sollevamento non è stato realizzato. - PROCIDA: 2010 - La Regione dovrebbe avviare una mediazione sul contenzioso tra Comune e l’impresa appaltatrice dei lavori, al fine di poter riprendere quanto prima il cantiere del depuratore. A giugno 2011 a Procida i lavori sono fermi. - ISCHIA: 2010 - Sicuramente la situazione più drammatica nella realizzazione del nuovo impianto di depurazione, i cui lavori sono sospesi a causa di rinvenimento di reperti archeologici. Il Tavolo Tecnico di Marevivo ritiene che si possa collegare l’effluente dell’impianto in esercizio alla nuova e più lunga condotta sottomarina per mitigare e migliorare l’effetto sull’ecosistema marino. L’ing. Fontana dice che ha preso in considerazione una proposta avanzata dall’Area Marina Protetta Regno di Nettuno su interventi provvisionali per il filtraggio al mare, in corrispondenza degli sbocchi delle condotte sottomarine. Per procedere rapidamente, ha bisogno di un benestare politico. A giugno 2011 i lavori dell’impianto di depurazione di Ischia Porto sono fermi. - NAPOLI EST: 2010 - Il Tavolo Tecnico di Marevivo ritiene possibile un’immediata attivazione delle condotte sottomarine esistenti, al fine di portare al largo le acque depurate, anziché scaricarle in battigia. Per il progetto sono necessari 500.000,00 euro. Noi chiediamo: è possibile prima dell’estate 2010? Sicuramente se nell’immediato ci fosse la possibilità di scaricare sotto la linea di termoclino sarebbe un grande “palliativo”. A giugno 2011 la situazione è completamente ferma. - FOCE SARNO: 2010 - Secondo l’ing. Orrico del Tavolo Tecnico di Marevivo, è possibile allacciare 10 comuni, destra e sinistra del Sarno, prima dell’estate 2010. Vorremo conoscere i tempi effettivi di realizzazione e le notizie sul funzionamento della grigliatura a valle del Sarno. L’ing. Fontana ci dice che le opere devono completarsi entro quest’estate: un funzionamento completo e a regime si ritiene possa ipotizzarsi entro la primavera 2011! A giugno 2011 i lavori di adeguamento dell’impianto (trattamento biologico) risultano completati, nonostante ciò l’impianto serve esclusivamente 30mila abitanti – parte di Castellammare – a fronte di 500mila abitanti e 10 Comuni. A Medio Sarno i tre impianti sono completati ma funzionano a scartamento ridotto, in particolare quello di Scafati, che non riceve liquami dai Comuni in assenza del colletta mento Alto Sarno: i due impianti sono in esercizio in particolare a servizio del comparto conciario di Solofra. - IMPIANTI AREE ASI NAPOLI: 2010, la situazione è ancora molto complessa e la soluzione della depurazione di questa zona necessita di un finanziamento ulteriore ammontante a 5 milioni di euro. A giugno 2011 gli impianti risultano completati da svariati anni ma mai attivati.

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Sono intervenuti Rocco Galgano, Bruno Orrico, Gualtiero Parisio (ingegneri ambientali, esperti ciclo integrato delle acque), prof. Enzo Saggiomo (biologo Anton Dohrn), comandante di vascello Cuomo (rappresentante Capitaneria di Porto di Napoli), l’ammiraglio Luciano Dassatti (presidente autorità portuale di Napoli), prof.ssa Patrizia Fiorentino (dirigente scolastico dell’istituto artistico di Sorrento “Francesco Grandi”). Il 9 giugno si è svolta a Roma, a bordo della sede galleggiante di Marevivo, la manifestazione dal titolo “Back to the Future”, un evento dedicato alla Settimana europea della pesca 2011, con immagini, musica, testimonianze e ricette della tradizione italiana persa o ormai dimenticata. Il 15 giugno si è svolta l’operazione “Giubileo del Mare”, nel corso della quale la divisione subacquea di Marevivo è partita dal molo 5 del porto di Napoli per andare a recuperare le batterie esauste abbandonate nei fondali del porticciolo di Mergellina. L’operazione si è avvalsa della collaborazione preziosa di Castalia Ecolmar (Società Italiana per l’Ecologia Marina, che ha messo a disposizione per il trasferimento dei subacquei un mezzo navale), Cobat (Consorzio Nazionale Batterie Esauste) e del decisivo supporto della Divisione Sub di Marevivo, Nuclei Sommozzatori del Centro Sub Sant’Erasmo, Polizia Penitenziaria, Carabinieri, VVFF, Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto – Guardia Costiera. Le infinite richieste rivolte da Marevivo al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, al Commissario Delegato per l'emergenza del fiume Sarno, generale Roberto Jucci, al sindaco di Castellammare Luigi Bobbio - i quali avrebbero potuto in occasione del Giubileo mobilitarsi per l’attivazione dell’impianto di depurazione Foce Sarno - sono rimaste tutte inascoltate. L’associazione ambientalista continua il suo impegno per il Golfo di Napoli e coglie con gioia l’occasione di poter partecipare ad una giornata dedicata al mare, risorsa fondamentale della città partenopea. Durante tutta la Giornata del Giubileo, presso la Stazione Marittima, polo della manifestazione, è rimasto in esposizione il plastico “Il Golfo di Napoli nella morsa degli scarichi killer”, mostrato per la prima volta in conferenza stampa il 7 giugno presso la Stazione Zoologica di Napoli. http://www.marevivo.it/home.php

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GIOIA PER I NOSTRI AMICI ACQUATICI: I CIBI VIVI

Le dafnie testo e foto di Alessandro Falco numero di Aquariophylia vogliamo dedicarlo ad un piccolo e tozzo crostaceo, storico alleato degli acquariofili di inizio secolo. Le dafnie erano infatti presenti in abbondanza nei corsi d'acqua del nostro Paese. Lo confermano riviste antiche in mio possesso, che suggeriscono di maceri e stagni nei quali era possibile raccogliere quelle che venivano anche dette “pulci d'acqua”. Oggi tale pratica, a causa dell'estrema sensibilità all'inquinamento delle dafnie, è divenuta privilegio di pochissimi: tocca allevarle in casa! Fortunatamente è facile procurare un inoculo di dafnie, acquistandole via Internet per un paio di euro o rivolgendosi alle associazioni di acquariofili. Precisiamo innanzitutto che dire dafnie equivale a Allevamento outdoor di Daphnia generalizzare: ne esistono decine di specie, più o meno comuni. Esistono anche le Moine, e ne parleremo più avanti. Sono in ogni caso caratterizzate da una piccola testa ad elmetto, che poggia su un corpo arrotondato e dotato di 5 o 6 appendici. I sessi sono separati, ma la produzione di maschi non è costante e si limita a periodi di digiuno o di temperature critiche. Infatti in condizioni normali le dafnie si riproducono per partenogenesi, facendo volentieri a meno dei maschi. Le piccole dafnie sfiorano il millimetro e sono delle copie in miniatura delle loro mamme, che nella comunissima Daphnia magna raggiungono i 5 mm. Raggiungeranno tali dimensioni attraverso una serie di mute, senza quindi passare per stadi larvali come abbiamo visto in Artemia salina. Tali mute sono favorite da un’acqua dura, preferibilmente con un pH di 7.0-8.0. Alcuni autori suggeriscono l'aggiunta di una componente calcarea sul fondo della vasca di allevamento, quale può essere la sabbia corallina. A discrezione del vostro acquedotto, un'acqua di rubinetto “invecchiata” è sufficiente per riuscire nell'allevamento. Occhio al termine “invecchiata” piuttosto che “bio-

Questo

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Cliccate sul filmato per una breve carrellata delle principali caratteristiche di questo fenomenale organismo: quasi un delitto chiamarlo… alimento vivo.

condizionata”: ricorderete che le dafnie sono sensibili all'inquinamento e ai composti chimici ed è quindi meglio lasciar riposare un paio di giorni l'acqua di rubinetto piuttosto che trattarla con prodotti, seppur specifici. L'acqua di un cambio parziale può rivelarsi un’alternativa valida e intelligente. Qualunque sia la vostra scelta,, necessiterete di un conte-

Daphnia magna al microscopio (40 X)

Piccolo allevamento casalingo, semplice e funzionale

nitore, e più sarà grande più facile sarà gestire il vostro allevamento. Vecchi acquari o contenitori di almeno 10-20 litri vanno bene e vi consiglio di partire in duplicato per tutelarvi in caso di crollo della coltura, almeno fino a che non avrete preso dimestichezza con l'alimentazione. 71


Riproduzione di Daphnia: partenogenesi e produzione di resting eggs a confronto

Ebbene si! Come ormai avrete capito l'alimentazione è il punto cruciale nell'allevamento della maggior parte dei cibi vivi. La Dafnia, in natura, si nutre di detriti, alghe e batteri. Non sono animali selettivi, mangiano tutto quello che entra nella loro piccola bocca. Il sottile equilibrio tra necessità di alimentare e sensibilità all'inquinamento, ha portato gli

acquariofili ad improvvisare le più disparate ricette. I pionieri dell'acquariofilia usavano addirittura escrementi di canarini, ricchi di batteri e becchime. E non vi stupisca tale pratica, poiché fin dai tempi degli antichi romani si usava “concimare” i laghetti con dello sterco animale. Oggi c'è chi alleva con soddisfazione le dafnie utilizzando il lievito, chi ver-

Daphnia “al chiaro di luna”

Giovane Daphnia

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sando del latte... tutti i metodi sono buoni: il trucco sta nel non inquinare! Le microalghe rappresentano anche in questo caso il miglior alimento, essendo in grado di fornire acidi grassi poli-insaturi fondamentali per lo sviluppo delle larve di pesce. Il valore nutrizionale delle dafnie, infatti, come per Artemia, è direttamente proporzionale all'alimento che viene loro somministrato. Spendo due righe per chi decidesse di allestire una coltura outdoor, lasciando i contenitori all'aperto e limitando la frequenza di interventi sulla coltura. Allevare dafnie all'aperto è molto semplice e consente di produrne quantità maggiori. È un allevamento naturale, che segue l'andamento delle stagioni, come in natura. Ne segue che la produzione crolla a temperature critiche (inverno-estate), per poi esplodere a temperature più miti. Durante l'inverno si assiste, infatti, alla produzione di resting eggs, che schiuderanno in tempi migliori. Ecco spiegata la magica ricomparsa di dafnie in allevamenti ritenuti ormai persi! Un’annosa questione riguarda l'areazione della coltura, unita a un eventuale filtraggio. Si tende spesso a ricercare una verità assoluta, non prendendo in considerazione il singolo caso. In un allevamento di poche pretese, il filtraggio diventa obsoleto se garantiamo cambi parziali, alleggerendo il carico organico di tanto in tanto. Diversamente, un allevamento intensivo potrebbe trarre numerosi benefici da un’adeguata areazione e filtraggio, permettendo di raggiungere densità elevate. Diventa così sensato pensare di inserire nella coltura un filtro ad aria, che ossigena e filtra l'acqua senza aspirare le dafnie. Spendiamo ora ancora due parole sulla “piccola cugina” della Dafnia, la Moina. Moina macrocopa, solo di poco più grande dei nauplii di Artemia, tollera meglio densità e temperature elevate. Si rivela quindi un ottimo cibo vivo, anche se meno comune. A voi la scelta, quel che avevate da conoscere ora lo sapete! Buon appetito!

teco?????


CITES:

Un convegno sulla normative più discussa dagli addetti al settore di Rita Colognola Domenica 15 maggio si è tenuto a Bologna, nel corso della quattordicesima edizione di Zoomark, il convegno dal titolo “Aggiornamenti sulla CITES in Italia: Norme, controlli, Sanzioni Tracciabilità ed Affidabilità degli Allevatori e delle Imprese del Commercio”. Tra gli altri è intervenuta la delegata AIPA (Associazione Italiana Pesci e Acquari), Teresa Baraldi, che ha attirato l’attenzione sui problemi posti all’applicazione della normativa CITES dai tempi necessari all’ottenimento dei permessi previsti.

Un momento della conferenza sui problemi di importazione che rendono complesso il commercio di organismi esotici nel nostro paese

Nell’esempio citato, riguardante l’importazione di coralli dall’Indonesia, è stato messo in evidenza come la procedura richieda un primo permesso dal paese di origine (ottenuto in genere in circa una settimana e valido, salvo eccezioni, 30 giorni) e successivamente un permesso da parte del paese importatore. L’ottenimento di questo permesso richiede, in Italia, un periodo che si estende fino ad un mese e mezzo, rendendo i tempi tecnici per il perfezionamento dell’ordine eccessivamente ristretti e quindi i clienti italiani non particolarmente “desiderabili” per i fornitori indonesiani che, avendo a disposizione una quota limitata di coralli per l’esportazione, preferiranno utilizzarli per clienti di altri paesi europei. Questi ultimi, infatti, sono generalmente in grado di ottenere il permesso necessario all’importazione nel termine di una settimana circa. La conseguenza è che gli importatori italiani, sui quali gravano i costi necessari alla richiesta dei permessi anche quando questi vengono rilasciati in tempi che nei fatti rendono impossibile l’importazione, si rivolgono ad importatori di altri paesi CEE, dai quali non è prevista la richiesta di permessi. Questa procedura rende difficile rintracciare il percorso seguito dagli organismi importati, con tutte le conseguenze che questo comporta. L’AIPA auspica quindi uno snellimento della procedura, in modo da garantire l’importazione diretta nel rispetto delle normative CITES. 74



OLTRE A CURA DI

Luigi Storoni

il vetro

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mese è un acquario marino ad essere inserito

Questo

in un intervento di restyling. Un soggiorno, che si apre su un cortile porticato rinascimen-

tale, subisce piccoli interventi volti a dare nuova vitalità all’ambiente e un segno più deciso e più aderente alle richieste del committente. Così il motivo grafico del divano è ripreso alla parete, con maggiore forza, grazie all’applicazione di mosaici Bisazza, mentre il tavolino di vetro è sostituito da un mobiletto d’epoca totalmente restaurato, più stabile per ospitare un acquario di medie dimensioni. Ecco quindi che la forza evocativa di tale scenario di fondali marini conferisce un effetto rilassante e gradevole all’insieme e i giochi di luci, di colori, e le tonalità si integrano bene col cromatismo dell’ambiente. Inoltre la luce solare illumina il soggiorno solo per poche ore la mattina e questo ha consentito di posizionare la vasca vicino alla finestra. Le dimensioni del soggiorno sono:

SCHEDA TECNICA

5,00 x 4,00 m; le dimensioni della vasca sono: 0,90 x 0,70 x 0,40 m.

Acquario da 250 litri lordi. Vasca in tutto vetro con bordi vivi riempita sino all’orlo. Illuminazione: plafoniera CEAB Seasky contenente 8 lampade T5 ad alta efficienza, inserita in una costruzione in legno coperta da stoffe policrome. In alternativa, si potrebbero utilizzare con buoni risultati prevedibili 2 parabole Diamond con lampade EVC da 400W 10000K e ballast elettronici IceCup. Filtro: Askoll Kubo disposto nel mobile, posteriormente (i cassetti anteriori sono finti) mediante un tubo che fora il fondo, mettendo direttamente in contatto l’aspirazione ed il ritorno con l’interno della vasca. I tubi confluiscono prima in una sump contenente uno schiumatoio e passano poi nel filtro esterno, in un reattore di Kalkwasser Deltec KM500 ed infine attraverso una lampada UV. Questo garantisce estetica “pulita” dell’acquario e massima efficienza filtrante. Termoriscaldatore: Hydor ETH Heather da 300 watt disposto sul tubo di ritorno in vasca, direttamente nel vano tecnico. In questo modo si elimina dalla vista anche questo accessorio lasciando la vasca libera per animali e vegetali. Movimento dell’acqua: due pompe Tunze Stream 6100 di nuova generazione. Fondo: sabbia corallina. Strato da 6-7 centimetri per favorire un certo effetto DSB. Acqua marina preparata con sali Aquaristica Royal Nature alla densità di 1022 a 26 °C, pH 8,2-8,3; Calcio 450-500; Magnesio 1500; Stronzio 25- 30; Kh 9-10. Arredamento: rocce naturali scure e scheletri di madrepore. Fauna sessile: abbondante fauna di coralli duri e molli con varie specie di Zoanthus che si alternano ad organismi più appariscenti per creare un ambiente variopinto ma di aspetto naturale. Altri invertebrati: Tridacna gigas, Lysmata amboinensis, lumache “turbo”. Pesci: 3 Chromis Virdis; 1 Paracheilinus Carpenteri; 1 Synchiropus Splendidus; 1 Centropyge Flavissimus; 4 Zebrasoma Flavescens; 1 Zebrasoma Xanthurus. 77


Gli abitanti unici delle sorgenti del Rio Teuchitlan

Salviamo

Zoogoneticus tequila

una specie in via d’estinzione di Alessio Arbuatti foto di Kees De Jong e Alessio Arbuatti le (De la Vega-Salazar, 2006). A causa della pressione antropica che ha ridotto la distribuzione sul territorio rispetto agli areali originali, la maggior parte di queste è classificata: “in pericolo d’estinzione - minacciata o estinta” (DominguezDominguez et al., 2005). Studi condotti dal Prof. Jack Layden (nel 1994) hanno evidenziato che il Messico centrale è cronicamente soggetto a mutazioni geologiche. Le attività geologiche e

ambienti d’acqua dolce messicani sono eccezionalmente ricchi di fauna ittica: ben 506 specie riunite in 56 Famiglie, pari al 6% di tutte le specie dulciacquicole del pianeta (De La Vega-Salazar, 2006). La Mesa Central, ampio altopiano situato nelle zone interne del Messico, ospita ben 11 Famiglie, tra le quali quella dei Goodeidi, composta da circa 36 specie, pari al 32% degli osteoitti autoctoni del Messico centra-

Gli

Maschio adulto, da notare la tipica banda gialla sulla pinna caudale

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A valle della sorgente, il fiume si continua con un canale lungo circa 1 km

vulcaniche che interessano le tre catene montuose della Sierra Madre occidentale, orientale e del sud, hanno portato alla frammentazione della regione del Messico centrale in ambienti estremamente diversi tra di loro. Tra i territori maggiormente ricchi di fauna ittica della Mesa Central va ricordato lo stato di Jalisco, che ospita uno dei fiumi più importanti del Messico centrale, il Rio Ameca. La forte frammentazione geologica si riflette anche in un’estrema differenziazione degli ambienti acquatici, che spesso ospitano specie

Un’immagine delle sorgenti del Rio Teuchitlan laddove le acque emergono dal sottosuolo. Da notare la presenza di animali al pascolo

MASCHI I soggetti di sesso maschile (Fig. 5) sono lunghi fino a 5 cm e mostrano delle modificazioni a carico dei primi raggi della pinna anale (andropodio) che, come già evidenziato in una ricerca del 1962 condotta su altre specie di Goodeidi (Turner et al., 1962), facilitano la copula permettendo l’allineamento con gli orifici urogenitali. Nei maschi adulti si mostra più scura a carico delle facce laterali del corpo, del dorso, della parte superiore della testa e della nuca, che si presenta olivacea. Sulla parte laterale del corpo sono presenti delle chiazze verdognole e molte scaglie si presentano particolarmente iridescenti. Le pinne impari sono scure, i margini della pinna dorsale ed anale mostrano una sottile banda color crema. La pinna caudale ha un’ampia banda sub terminale rosso-arancione e la regione prossimale di questa è fortemente metallizzata (Webb & Miller, 1998). La bocca presenta denti unicuspidali, ben coesi con i piani ossei mandibolari e mascellari, con dimensioni maggiori per quelli posti nei pressi delle sinfisi. I denti che emergono da ciascuna arcata variano in numero da 10 a 14 e sono posti su un’unica fila; quelli più interni da 24 a 30 sono localizzati dietro quelli emersi e fuoriescono distintamente dall’epitelio boccale.

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Avannotti ospitati temporaneamente in una sala parto galleggiante in plastica rigida

aureus (Steindachner, 1894) e Ictalurus nebulosus (Lesueur, 1819); - la presenza nei pressi della sorgente di animali da allevamento, tra i quali bovini e cavalli, lasciati allo stato brado; - la presenza, non ultima in ordine d’importanza, di un piccolo parco acquatico (Balneario El Rincon) che sorge proprio dove emergono le acque sotterranee ed utilizza l’acqua di risorgiva che alimenta anche la sorgente del Rio Teuchitlan (John Lyons, Professore presso la University of Wisconsin-Madison, comunicazione personale). Questi tre elementi possono essere alla base della scomparsa di Skiffia francesae e della forte diminuzione numerica di Ameca splendens e di Zoogoneticus tequila. Da qui è nata la voglia di confrontarmi con una specie poco conosciuta e, nel contempo, unica sotto il profilo biologico riproduttivo. Purtroppo, benché siano ben note le condizioni nelle quali versano le popolazioni naturali residue, non vi è alcuna protezione legislativa della specie. Infatti non è inclusa in nessuna appendice CITES (Convenzione di Washington su animali e piante in estinzione), mentre è presente nella Lista Rossa delle specie in estinzione (IUCN Red List), che però non ha alcun valore legislativo. La ricerca dei primi esemplari è stata lunga e solamente nel 2008 grazie all’amico Diego Montanari sono riuscito a trovare un piccolo gruppo proveniente da un’asta tenutasi ad Amboise, in Francia, durante una tappa europea del circuito dei “Guppy show”. I soggetti iniziali sono stati dapprima ospitati in una schiera da quarantena al fine di valutare possibili patologie in atto ed intervenire, qualora necessario. Successivamente i pesci sono stati introdotti in una vasca appositamente dedicata, della capacità di 240 litri (120 x 40 x 50 cm) dotata di filtro meccanico-biologico-chimico interno, preventivamente arricchito con batteri per acquacoltura concentrati. L’acquario è stato riempito con acqua biocondizionata (temperatura media 24 °C). Non esistono informazioni ufficiali riguardanti le caratteristiche chimico-fisiche

uniche con areali di diffusione estremamente limitati. È proprio questo il caso delle sorgenti del Rio Teuchitlan, affluente del fiume Ameca. L’area della sorgente principale ha le dimensioni di 50 x 50 m e una profondità di 1-2 m, mentre le altre, più piccole, misurano 5 x 5 m con una profondità di 30 cm. Le acque confluiscono in un corso principale lungo appena 1 km, largo 10-15 m e profondo circa 1 m, con flusso lento. Questo biotopo d’acqua dolce è unico e particolarmente ricco di specie ittiche, alcune delle quali esclusive; le specie che originariamente componevano la ricca fauna acquatica sono riportate in tabella 1 (John Lyons, Università del Michigan, comunicazione personale). Vari fattori possono essere all’origine della modificazione osservata nell’ittiofauna: - l’introduzione di specie alloctone tra le quali Poecilia reticulata Peters, 1852), Oreochromis mossambicus (Peters, 1952), Oreochromis

FEMMINE La prima descrizione scientifica (Webb Miller, 1998), indica le femmine come caratterizzate da una colorazione olivastra; si riscontrano da 2 a 4 larghe macchie maggiormente pigmentate nella metà ventrale del corpo. Queste chiazze possono sbiadire negli individui più anziani. A volte alcuni soggetti adulti mostrano una sottile banda sub-terminale color rosso-arancione sulla pinna caudale, dotata comunque di una colorazione meno intensa di quella riscontrabile nei soggetti di sesso maschile.

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Tab.1 Elenco delle specie originariamente presenti presso le sorgenti del Rio Teuchitlan secondo il Prof.John Lyions, curatore del Mueo di Zoologia dell’Università del Michigan

AVANNOTTI Alla nascita sono lunghi circa 0,7 cm ed Il colore di base è più chiaro rispetto a quello presente negli adulti mentre l’iridescenza è più evidente; sono presenti piccole macchie scure presenti su tutto il corpo. Ciò che li caratterizza è la presenza delle trofotenie pendule sotto il ventre. Tali strutture, funzionalmente paragonabili al cordone ombelicale dei mammiferi, si distaccheranno da pochi minuti a poche ore dopo la nascita.

Ciprinidi Ciprinidi Ciprinidi Catostomidi Poecilidi Ictaluridi Atherinidae Goodeidi Goodeidi Goodeidi Goodeidi Goodeidi

dell’acqua nelle sorgenti del Rio Teuchitlan e nelle poche pubblicazioni esistenti vengono semplicemente indicati pH neutro o leggermente alcalino e media durezza (John Lyons). L’acqua utilizzata ha mostrato, al momento del prelievo, le seguenti caratteristiche-chimico fisiche: pH 7.3, GH 8, KH 6. Il fondo è stato allestito con terra akadama, originariamente utilizzata per i bonsai, in quanto tale substrato, oltre ad essere naturale, si presta all’attecchimento delle piante. La sua origine geologica la rende ricca di sali minerali: Al2O3 0.334, Fe2O3 0.157, CaO 0.0022, MgO 0.0144, K2O 0.0096, SiO2 0.47, TiO2 0.0129 (Asaoka S., Aono M., 2006). Ogni filtro, inoltre, necessita di una preventiva “maturazione”, al fine di avere una popolazione batterica idonea a trattare i prodotti catabolici fin

Genere Algansea Notropis Yuriria Scartomizon Poeciliopsis Ictalurus Chirsotoma Allotoca Skiffia Zoogoneticus Zoogoneticus Ameca

Specie ameca ameca amatlana mascotae infans dugesi jordani maculate bilineata purhepechus tequila splendens

da prima dell’introduzione della fauna ospite. Una corretta flora batterica filtrante è necessaria non solo al momento dell’immissione dei pesci, ma anche in caso di trattamenti farmacologici, o della necessità di massicce pulizie del sistema di filtraggio, tutti eventi che portano ad un’involontaria riduzione della carica batterica. Per la strutturazione dell’ambiente sono state utilizzate piante a rapida crescita: Cladophora aegagropila (Hanyuda et al., 2002) nota semplicemente come “Cladophora” o “marimo”, dal nome

L’acquario da 240 litri che ha ospitato i soggetti adulti

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NOTA DELLA REDAZIONE Come si sarà compreso i dati riportati in questo articolo derivano da una vera ricerca scientifica, essendo l’autore un esperto studioso della materia. Potrà apparire inconsueto allevare una specie definita “in via di estinzione”. Infatti, in generale, sconsigliamo questa pratica. D’altra parte quando l’estinzione di una specie è prodotta dalla riduzione degli ambienti naturali che caratterizzano il suo stesso areale di distribuzione (cosa sempre più frequente, purtroppo) allevare gli esemplari residui per ottenerne una progenie da riportare in natura, a scopo di ripopolamento, può costituire un’operazione importante e meritoria. Dunque cosa dire? Cosa è giusto? Come sempre è necessario considerare con amore e sapienza tutti gli elementi in gioco, eventualmente consultando degli esperti. Se la coppia in questione è stata importata legalmente ed è destinata comunque a perire, allora consultare associazioni internazionali ed istituti scientifici per ripopolare dei corsi d’acqua nella stessa zona di origine può costituire un contributo eccellente che l’acquariofilo offre alla salvaguardia della natura. Al contrario, qualsiasi azione che, anche indirettamente, incrementi il depauperamento delle zone di origine ed acceleri la riduzione del numero di individui presenti in natura, deve essere considerata inopportuna, anzi, vietata per l’acquariofilo, in quanto contraria al suo codice deontologico.

comune giapponese, e Criptocorine sp. Ben presto i soggetti ospitati (4 femmine e 4 maschi) hanno cominciato i rituali di corteggiamento, poco descritti in letteratura. Vi sono notevoli differenze anche tra gli stessi membri della famiglia dei Goodeidi. In Zoogoneticus tequila il rituale può essere particolarmente lungo e complesso, con il maschio che insegue la femmina, senza mostrare però quella frenesia ben nota, ad esempio, nei Poecilidi; inoltre l’accoppiamento vero e proprio non sempre conclude il corteggiamento. Infatti la scarsa mobilità dell’andropodio maschile non aiuta sicuramente la penetrazione ed il rilascio

Il certificato rilasciato al momento dell’acquisizione del primo gruppo di Zoogoneticus tequila

degli spermatozeugmata (masserelle di spermatozoi). Ciò che rende unici i Goodeidi è l’aspetto riproduttivo. Infatti queste specie sono vivipare matrotrofiche. La viviparità nelle specie d’acqua dolce si riscontra solo nelle famiglie dei Goodeidi, Anablepibi ed Emiranfidi. Nei Goodeidi si può affermare, infatti, che l’uovo fecondato nel corpo materno consuma nel breve tempo il vitellino e, di conseguenza, l’embrione non avrebbe alcun supporto nutrizionale per accrescersi. L’evoluzione ha permesso a tali specie di trovare la soluzione mediante le trofotenie. Queste sono strutture tubulari connettivali che consentono all’embrione di ottenere il supporto nutrizionale necessario in quanto si fondono, da un lato, con le pareti ovariche e dall’altro con il ventre dell’avannotto, formando una struttura molto simile funzionalmente al cordone ombelicale dei mammiferi. Tale somiglianza può essere definita con il termine di convergenza adattativa. Gli esemplari ospitati sono stati alimentati una

Una femmina adulta durante le fasi di immissione in vasca

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L’idea di allevare una specie come Zoogoneticus tequila è sicuramente una sfida attraente per i più esperti. Non bisogna però dimenticare che si tratta di una specie a rischio di estinzione e che l’assenza di regolamentazione indica una svista legale, non uno stato rassicurante della specie in questione: qualunque programma di allevamento deve quindi essere finalizzato alla salvaguardia della specie. Prima di intraprendere un’impresa del genere consigliamo dunque di procedere come segue: - raccogliete il massimo dell’informazione possibile; l’articolo qui presentato è un buon inizio - mettetevi in contatto con il Goodeid Working Group (http://www.goodeidworkinggroup.com/) - informatevi sulla possibilità di ottenere esemplari riprodotti in cattività Se non riuscite a ottenere le informazioni necessarie scriveteci e faremo del nostro meglio per informarvi adeguatamente: siamo qui per questo.

momento della nascita, sono stati ospitati prima, per un breve periodo, in sale parto galleggianti, per poi essere spostati in avannotteria ed, infine, nella vasca principale, dove è stato possibile determinarne il sesso dopo circa 8 settimane. La gestione dei Goodeidi in cattività è fondamentale, come dimostrato dalla nascita di un gruppo internazionale che si occupa della conservazione di tali specie, il Goodeid Working Group, che riunisce hobbisti privati, università, zoo ed acquari al fine di mantenere in cattività un numero sufficiente di esemplari e di stimolare lo studio di questa affascinante, ma poco conosciuta, famiglia ittica d’acqua dolce.

volta al giorno con alimenti vari comprendenti cibi commerciali granulari di alta qualità micro incapsulati ed arricchiti con vitamina C, mangime surgelato, vermi grindal (Enchytraeus buchholzi Vejdovsky 1879) ed integrazioni vegetali di alga Spirulina. Purtroppo non sono note in bibliografie informazioni riguardanti il comportamento alimentare di Z. tequila in natura; per tale motivo mi sono basato su quanto noto per il congenere Zoogoneticus quitzeoensis e sulle caratteristiche del tratto digerente, che ne dimostrano un’attitudine onnivora. Nonostante una blanda territorialità dimostrata dai maschi, che ogni tanto si sono fronteggiati ponendosi tra loro di fianco, mostrando la torsione del corpo, non ho registrato alcun incidente o, peggio ancora, lesione sui soggetti. Quelli dominanti dimostravano una maggior intensità della banda gialla caudale. In un anno di allevamento sono stati ottenuti circa 20 avannotti che, dal

Ringraziamenti: l’autore ringrazia il Goodeid Working Group (http://www.goodeidworkinggroup.com/) ed in particolare Kees De Jong per aver fornito alcune delle foto pubblicate in questo articolo.

Asaoka S., Aono M., Desalination of sea water by Akadama soil and Akadama soil inorganic adsorbent mixtures. In: Japanese Journal of Soil Science and Plant Nutrition 2006, vol. 77, 33-39. De la Vega-Salazar M.Y., Estado de conservación de los peces de la familia Goodeidae (Cyprinodontiformes) en la mesa central de México.In: Revista de Biologica Tropical 2006, vol. 54, 163–177. Dominguez-Dominguez O., Marcado-Silva N., Lyons J., Conservation Status of Mexican Goodeids: Problems, Perspectives and Solutions New Life publication, 2005, Homestead, Florida 515-523. Hanyuda, T., Wakana, I., Arai, S., Miyaji, K., Watano, Y. & Ueda, K., Phylogenetic relationships within Cladophorales (Ulvophyceae, Chlorophyta) inferred from 18S rRNA gene sequences with special reference to Aegagropila linnaei. In: Journal of Phycology 2002, vol. 38, 564-571. Layden J., The geology and geography of Lake Chapala and western Mexico.Mexico Living and travel update. Ed. Mexico retirement & travel 1994, 3: 25-28.

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?

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piante acquatiche

Info: http://www.inseparabile.com/pesci/anubias_barteri.htm

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA

Anubias barteri var. nana marina: grande pedigree, poche pretese, piccole dimensioni 86


nubias barteri nana marina è una bellissima pianta sommersa, a crescita molto lenta, con picciolo e lamina fogliare ben distinti, di un bel colore verde intenso. Il rizoma è abbastanza spesso e le attraenti foglie ovali possono raggiungere lunghezze dai 4 agli 8 cm. Il rizoma deve essere solo parzialmente coperto dal substrato di fondo, se non si vuole rallentare ulteriormente la crescita. Al contrario, una buona fertilizzazione con anidride carbonica la fa prosperare più rapidamente. Le foglie possono essere leggermente ondulate ai bordi. Sono coriacee e robuste. Se coltivata in modo opportuno emetterà fiori sopra la superficie dell'acqua. Questa pianta è una cultivar e deriva quindi da selezioni accurate fatte dall’uomo allo scopo di conferire particolari caratteristiche per l’uso in acquario. L'areale di distribuzione dei capostipiti della pianta, in origine, era il continente africano ed in particolare l’Africa Centrale. Per crescere bene e non ricoprirsi di alghe epifite questa pianta necessita di media illuminazione e di un fondo costituito da ghiaia, sabbia e sassi. Per la sua coltivazione è ideale un’acqua con pH compreso tra 6 e 8. La durezza totale dell’acqua (GH) può essere compresa tra 2 e 30 °d e si può quindi affermare che si tratta di una specie di facile coltivazione, essendo adattabile ad un ampio range di caratteristiche ambientali. La temperatura ideale dell’acqua, per questa specie, è compresa tra 20 e 30 °C. Può essere coltivata con successo in acquari da almeno 30 litri essendo caratterizzata da dimensioni contenute. Unico neo: si ricopre rapidamente di alghe se coltivata sotto una luce troppo intensa e perde così la caratteristica lucidità della superficie fogliare. Per questo motivo sarà opportuno coltivarla in zone in ombra, presso pareti rocciose o sotto legni di torbiera, dove potrà lentamente espandersi conservando l’aspetto florido. In teoria può essere coltivata anche nelle aree di primo piano dell’acquario ma in questo caso occorrerà illuminare in maniera moderata (es. acquari con acque umiche per alcuni ciclidi) ed evitare l’uso di riflettori, che convoglierebbero gran parte delle radiazioni luminose sul fondo. È una pianta eccellente, però, anche

A

molto adattabile, crescita facile, vive in qualsiasi acqua, anche dura, si ancora a qualsiasi superficie e vive persino galleggiante, è utilizzata per la deposizione di uova da molte specie di pesci; adatta sia alla parte anteriore che agli anfratti

si ricopre di alghe se troppo illuminata. La crescita potrebbe essere lentissima in mancanza di CO2, con corrente nulla e con i rizomi troppo coperti di sabbia

per essere sistemata direttamente su rocce naturali o sintetiche, o su legni di torbiera. Ad esempio potrà essere ancorata a sfondi artificiali in polistirolo o in resina utilizzando piccoli ganci in acciaio, che potranno poi essere eliminati dopo la completa radicazione. In questo caso la pianta potrà prosperare in piccoli anfratti poco illuminati conferendo alla costruzione un aspetto naturale. Può costituire substrato per la riproduzione di molte specie di pesci. Nel caso di pesci che scavano il fondo e strappano le piante potrà essere disposta tra le rocce, direttamente in vaso, e resistere bene grazie alla consistenza coriacea delle sue foglie. Vive meglio in acque mosse che in un ambiente totalmente calmo. 87


Info: http://www.askoll.com/askolluno/askolluno_scheda_acq.aspx?prd_cat_id=32&clg_id=1&bus_ id=2&Name=Termoriscaldatori&prd_id=371

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA termoregolatori

Askoll Thermo Activ Mirror:

invisibile magia per tiepide bellezze esotiche

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osa si può chiedere ad un termoriscaldatore? Siamo certi che tutti gli appassionati concorderanno su una serie di caratteristiche fondamentali che, talvolta, sono curate in modo insufficiente dai professionisti del settore. Deve essere preciso, facile da programmare, perfettamente stagno e durevole nella sua affidabilità elettrica e meccanica. Queste sono, in fondo, le caratteristiche che contraddistinguono la serie ThermoActiv di Askoll. Questi riscaldatori sono abbastanza precisi grazie ad una sonda bimetallica disposta in prossimità della parete di vetro. Sono il risultato di una lunga e laboriosa evoluzione tecnologica che ha condotto alla realizzazione di una provetta perfettamente sigillata, non certo eterna, ma robusta e di lunga durata. Hanno in testa un perno che permette una facile regolazione e la temperatura ottenuta corrisponde bene a quella impostata. Pertanto rispondono alle attese di qualsiasi acquariofilo, essendo peraltro caratterizzati da dimensioni contenute, adatti quindi ad essere disposti sia in vasca, sia nel filtro biologico o nella sump. ThermoActive Mirror aggiunge a queste caratteristiche, che contraddistinguono la linea, il suo particolare aspetto riflettente, grazie ad una particolare vernice atossica e resistente al calore che ricopre la sua superficie esterna. In pratica, si confonde con l’ambiente dell’acquario perché riflette il paesaggio circostante. Non si può parlare di totale invisibilità, naturalmente, ma la sua presenza risulta effettivamente discreta se confrontata con quella di altri modelli dalla struttura classica. Basta disporlo in un angolo dell’acquario, in mezzo alla vegetazione acquatica, per rendersene conto: è necessario fare molta attenzione per notarne la presenza. Si tratta dunque di un modello ideale per tutti coloro che vorranno disporlo direttamente in vasca, preferibilmente in prossimità di una pietra porosa o dell’uscita del filtro, per favorire la circolazione dell’acqua intorno ad esso. Noi però lo abbiamo scelto e provato per l’uso in un filtro biologico. Nel nostro caso, infatti, non era particolarmente importante l’estetica, ma la precisione della regolazione e le dimensioni contenute, tali da poterlo alloggiare comodamente nello scompartimento di aspirazione di un filtro industriale. Abbiamo potuto confermare mediante termometro elettronico che lo scarto di temperatura è ampiamente accettabile considerando che il modello è gestito da un termostato bimetallico, e che la temperatura impostata viene raggiunta in tempi molto ridotti. Questo accessorio è garantito per lunghi anni e, date le caratteristiche costruttive ampiamente sperimentate si può ritenere che possa offrire perfor-

C

economico, affidabile, abbastanza preciso, quasi invisibile, molto rapido nelle fasi di riscaldamento, facile da regolare grazie all’indicatore in testa; dimensioni contenute

potrebbe generare comportamenti aggressivi nel caso si allevino pesci territoriali come i Betta splendens

mances elevate per decenni. D’altra parte, qualsiasi oggetto immerso in acqua (dolce o marina che sia) è sottoposto ad un’azione di lento deterioramento. Il processo è fisicamente amplificato, nel caso dei termoriscaldatori, dalle continue variazioni di temperatura generate dalla resistenza elettrica al loro interno. Suggeriamo pertanto, a scopo preventivo, di sostituire qualsiasi termoriscaldatore ad intervalli di almeno 3-4 anni, in modo da prevenire incidenti che potrebbero dimostrarsi letali per i nostri beniamini. Un apparecchio di questo tipo, moderno, nuovo ed affidabile, costa quanto una coppia di scalari: vogliamo veramente rischiare la vita dei nostri pesci per evitarne l’acquisto? Dunque, anche se il vostro termoriscaldatore acquistato dieci anni fa appare ancora perfettamente integro e ben funzionante, vi suggeriamo di ammodernarlo concedendovi uno “specchio riscaldante” come quello descritto. Sarà come rinnovare la polizza vita per i vostri amici acquatici!

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Info: http://www.biorbaquariumshop.co.uk/BiOrb_105_Aquariums/

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RECENSIONI

CATEGORIA acquari completi

BiOrb 105:

altro che le solite bocce!

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mmaginate una gigantesca boccia per pesci rossi! “Che orrore”, urleranno coloro che credono che i pesci “impazziscano” quando si trovano dentro un recipiente con vetri curvi. Ma noi sappiamo che si tratta di convinzioni prive di ogni fondamento, paragonabili alle storie di UFO ed alla credenza popolare secondo la quale indicare un arcobaleno farebbe nascere porri sulle dita! Dunque una boccia. …Ma avrà le condizioni minime per essere considerata un acquario? Conosciamo bene l’estro creativo della BiOrb, nota per l’insolito aspetto di tutte le sue creazioni, ma anche per la qualità dei componenti e degli acquari. Anche questa creazione, dunque, ha probabilmente tutti i numeri per assicurare a pesci e piante una vita confortevole ed un ambiente sano. Partiamo quindi con le caratteristiche. BiOrb 105 è una boccia dal diametro di 61 centimetri, alta 63. Il suo volume, 105 litri (da cui deriva il nome commerciale) è paragonabile a quello di una vasca nella classica forma a parallelepipedo, di dimensioni 90 x 34 x 34! Peraltro questo è il nuovo modello di punta dell’azienda, che aveva già in catalogo “bocce” per tutti i gusti, con volumi variabili tra 15, 30 e 60 litri. Le bocce sono in acrilico molto resistente e chiaro e permettono una perfetta visibilità da ogni lato. Il filtro è posizionato alla base ed utilizza un sistema innovativo di cartucce “usa e getta” che vanno cambiate dopo lunghi intervalli di tempo, almeno secondo le raccomandazioni del produttore. La sfera ha la tipica apertura in alto, che può essere abbellita con anelli di colore diverso (otto diversi colori, per gli acquari di dimensioni minori) secondo il tipo di arredamento ed il modello prescelto. Sono disponibili due modelli 105 di base: silver e black, e sono disponibili anelli in vari colori per adornarne l’apertura. L’acquario è munito di un proprio stand (anche questo nei colori argento e nero) alto 47 cm, resistente e in grado di sopportare il notevole peso della boccia piena d’acqua. All’interno della base corrono tutti i cavi elettrici, in modo che la boccia appaia libera da qualsiasi annesso tecnico che possa distrarre l’attenzione dell’osservatore. In definitiva, non si tratta di un acquario da naturalista in erba ma… il mondo è bello perché è vario e, se il vostro scopo è quello di stupire il

I

ampio, ben accessoriato, si avvantaggia di una linea molto robusta di accessori pratici e divertenti. Aspetto sbarazzino ma struttura ben progettata e pratica manutenzione

se riempito sino all’orlo ha una superficie insufficiente per gli scambi gassosi. Non si tratta di un acquario dalle performances professionali, ma permette un comodo allevamento di specie non troppo esigenti, come alcuni ciprinidi, anabantidi e poecilidi

visitatore del vostro salotto (o, perché no, della cucina!) con una creazione estetica pulita e stravagante, garantendo nel contempo discrete condizioni di vita ai vostri ospiti acquatici, questo acquario fa al caso vostro, permettendo di divertirvi con un pizzico di estro. Suggeriamo di non riempirlo sino all’orlo, in modo da evitare la riduzione della superficie acqua/aria che caratterizza le bocce (questa sì, una caratteristica negativa delle stesse). Riempiendo la vasca sino a circa 2/3 dall’orlo, al contrario, si otterrà una superficie di scambio gassoso prossima a quella di un acquario convenzionale. Per il riscaldamento e per gli altri interessanti accessori si potrà consultare il fornitissimo e vario listino BiOrb cliccando sui riferimenti web presenti in questa pagina. 91


sfondi e materiali da arredamento

Info: http://www.juwel-aquarium.de/en/dekoration43.htm

e novità

RECENSIONI

CATEGORIA

Juwell Rock 600: tutti matti per l’aquascaping! 92


apevate che Juwell produce una serie completa di materiali da arredamento sintetici, in grado di ricostruire ambienti naturali? Dai “Filter cover cliff”, utili per occultare alla vista la parete del filtro interno, ai “Background cliff” a rilievo, in grado di trasformare la vostra parete posteriore in un magnifico costone roccioso prima che possiate pronunciare “Guppy”! …E poi terrazze, rocce decorative, posters con sfondi naturali, ecc. I temi fondamentali sono tre: cliff (sbalzi chiari), rock (rocce brune) e root (radici), per offrire a tutti l’arredamento desiderato. Abbiamo voluto provare questo mese le rocce Rock 600, adatte per produrre un arredamento roccioso “su misura” e, con un po’ di fantasia, rendere l’acquario un vero e proprio pezzo di fondale ritagliato e trasportato nel salotto di casa. Si tratta di pannelli di polistirolo verniciati mediante composti atossici, facilmente ritagliabili utilizzando semplici taglierine, per essere incollati tra loro e posizionati in acquario, preferibilmente a vasca vuota. Sono disponibili in due misure: 45 x 45 cm (Cliff o Rock 450) e 60 x 60 cm (Cliff, Rock o Root 600). Hanno uno spessore di 5-6 cm (a rilievo) e permettono quindi di creare un ambiente tridimensionale complesso e naturale. Abbiamo preferito il modello da 600 mm perché ritagliarlo e posizionarlo in acquario era più facile avendo a disposizione dimensioni generose. Un paio di pannelli, dopo vari ritagli, sono sufficienti per arredare completamente una vasca di media grandezza. Il colore bruno scuro, con tonalità ocra, si adatta perfettamente a qualsiasi ambiente e crea un magnifico contrasto con le piante acquatiche. In caso di incrostazione con alghe epifite l’aspetto diviene ancora più naturale. È possibile peraltro ancorare piante come Anubias o Microsorium utilizzando frammenti di filo di nylon o gancetti di acciaio che potranno essere rimossi dopo il completo attecchimento delle piante. In definitiva, si tratta di un prodotto economico e facile da usare per trasformare tutti noi in patiti dell’aquascaping. Garantiscono risultati soddisfacenti in pochi minuti: amici e parenti saranno sorpresi del cambiamento di aspetto del nostro acquario! In teoria è possibile inserire questi elementi

S

economico, facile da lavorare e da posizionare, di aspetto eccellente, ottimo riparo per piccoli pesci, permette risultati professionali anche al neofita

preferibile lavorarlo a vasca vuota

anche ad acquario pieno, provando ad inserirli tra rocce e pareti di vetro, ad incastro, in modo da evitarne il galleggiamento. Gli effetti migliori però si ottengono lavorando a vasca vuota. In questo caso si potranno tagliare frammenti di sfondo nelle misure desiderate ed incollarli insieme utilizzando del mastice bicomponente o piccole gocce di silicone. Gli spigoli e le superfici rimaste scoperte potranno essere verniciate, successivamente, con una vernice bicomponente atossica (marrone, verde o ocra) per acquari. Quando il mastice sarà asciutto si potrà riempire la vasca, ottenendo immediatamente un ambiente di aspetto naturale e di grande attrattiva estetica. Perché limitarsi ad allestire un acquario? Proviamo a diventare maestri dell’aquascaping! 93


alimenti

Info: http://www.oceannutrition.com/index.php?lang=en

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA

Ocean Nutrition Formula one: da gustare senza moderazione 94


cean Nutrition è senza dubbio una delle aziende leader nel campo degli alimenti surgelati, benchè produca anche ottimi alimenti liofilizzati e in fiocchi. Le vaschette dei congelati Ocean Nutrition si distinguono per la taglia delle porzioni, non eccessiva e tale, dunque, da garantire il consumo in uno-due pasti per un acquario di medie dimensioni. Si distinguono anche per la qualità dei componenti. Effettivamente, dopo aver scongelato lentamente (è importante evitare lo scongelamento troppo rapido per non produrre danni alle caratteristiche organolettiche del prodotto) una porzione di Artemia si noterà che sono presenti individui ben conservati, ancora abbastanza solidi e tali da essere immediatamente riconosciuti come cibo anche dai pesci più schizzinosi. Prodotti di qualità inferiore producono un’abbondanza di esoscheletri vuoti, parti di individui, corpi di consistenza molliccia o mucillaginosa. Qualità e perfetta conservazione, dunque, ammesso che il negoziante specializzato sia attrezzato per garantire la continuità della catena del freddo. L’intera linea di congelati è molto interessante e comprende varie specie, ma anche numerosi alimenti formulati, come quelli per discus o per varie categorie di pesci marini tropicali. Abbiamo provato di recente quello chiamato “Formula One” e lo abbiamo trovato particolarmente interessante, tanto da suggerire in coscienza “l’assaggio” anche ai nostri lettori. Tutti gli alimenti formulati “ONE” sono costituiti da una miscela sofisticata di organismi animali e vegetali provenienti da varie parti del mondo, “assemblati” con lo scopo di imitare la dieta naturale di determinate specie di pesci. Ad esempio i pesci corallini, in una normale “giornata” di reef incontrano certamente del plancton, polipi di coralli, gamberetti, uova di pesci ed invertebrati, alghe. Il produttore cerca dunque di miscelare in ogni porzione tutti questi alimenti così da offrire ai nostri ospiti una dieta molto prossima a quella naturale. Sviluppata da una equipe di biologi marini per somigliare alla dieta naturale dei pesci corallini, Formula One contiene sia alghe sia animali e citare tutti gli ingredienti sarebbe impossibile qui

O

completo, altamente proteico, alta qualità dei componenti, perfetto bilanciamento del contenuto, imita la dieta naturale dei pesci, rinforza le difese organiche e accentua i colori della livrea

se il negoziante non garantisce la catena del freddo, come tutti i congelati, può comportare danni alla salute

(basterà cliccare sul link di questa pagina per approfondire l’argomento sul sito del produttore) ma ricorderemo almeno i gamberetti, il krill, molluschi, pesci, plancton, acidi grassi essenziali, astaxantina, vitamine ed elementi in tracce. È in grado di stimolare la naturale colorazione dei pesci ed irrobustire le loro difese organiche e viene considerato un alimento eccellente per pesci pagliaccio, Chromis, Anthias ed altri piccoli pesci da acquario di barriera, ma anche per vari invertebrati come anemoni, gamberi e granchi. Si tratta di un alimento altamente proteico (85% di proteine, in peso secco) in grado quindi di stimolare la crescita di giovani pesci ed invertebrati carnivori e onnivori. Senza dubbio un bel regalo da fare ai propri pesci marini, alternato ai quotidiani mix secchi, liofilizzati o in fiocchi. 95


alimenti & integratori

Info: http://www.superhigroup.com/integratori/snow-reef.html

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RECENSIONI

CATEGORIA

SHG Snow Reef: delizioso alimento per invertebrati grandi e piccoli 96


ifficile da classificare questo prodotto, che potremmo definire “oro vivo” per molti filtratori marini e d’acqua dolce. È certamente un “alimento”, nel senso che permette di allevare invertebrati di diversa tipologia facendoli crescere e maturare. È anche un integratore però, perché costituito da microcapsule (di taglia compresa tra 5 e 10 µ) contenenti una miscela ricca, tale da colmare eventuali lacune dietetiche di larve ed adulti. La sua formulazione comprende lievito di Torula, HUFA, spirulina, vari amminoacidi, vitamine. Ma vediamo innanzitutto com’è fatto, perché anche la presentazione merceologica appare abbastanza innovativa. Il flacone di vetro del prodotto ha un tappo contenitore, da premere prima dell’uso (ricordate le classiche confezioni di vitamine?). Ciò fa mescolare il contenuto del tappo (microcapsule) con il liquido nutritivo presente nel flacone. Agitando bene si ottiene subito una sospensione omogenea, che può essere somministrata in dosi piccolissime. Questo è un punto essenziale. Il prodotto è molto ricco e concentrato, per cui non sarà necessario osservare lattiginosità dell’acqua o chiara evidenza di materiale in sospensione. Infatti basta un millilitro della sospensione per ogni 20 litri d’acqua per nutrire coralli ed altri invertebrati sessili. Un flacone è sufficiente per dare nutrimento ad un acquario di barriera da 1000 litri mediamente popolato. Una o due somministrazioni per settimana sono sufficienti per una normale crescita degli invertebrati. Abbiamo provato questo prodotto anche per altri scopi. Ad esempio lo abbiamo testato su larve filtratrici di invertebrati (es. trocofore e veliger di policheti e molluschi, rispettivamente) riuscendo ad ottenere risultati eccezionali, attestati da pubblicazioni scientifiche. Si tenga presente che le nostre conoscenze sullo sviluppo larvale di molti molluschi sono limitate proprio dalla necessità di alimentarli correttamente. Il comune fitoplancton, spesso, non è sufficiente per le loro esigenze e, dopo un primo periodo di sviluppo, le larve rallentano le loro attività e muoiono. Alimentandole con Snow Reef si riesce ad osservare il loro completo sviluppo sino al giovane adulto. Con lo stesso prodotto (utilizzato in dosi doppie rispetto a quelle consigliate per l’alimentazione dei coralli) siamo riusciti a mettere a punto per la prima volta una tecnica di allevamento industriale per policheti. Si tratta, in definitiva, di un prodotto “magico” che se ben utilizzato potrà garantire grandi successi all’allevatore. Una sola raccomandazione, da parte nostra. Le istruzioni consigliano di riutilizzarlo, dopo aver prodotto la sospensione, conservandolo in frigo sino

D

eccellente composizione in grado di soddisfare le esigenze di coralli ed altri invertebrati filtratori, ma anche larve di invertebrati marini come molluschi e policheti

le confezioni sono generose, dato il basso dosaggio necessario e in caso di consumo non completo, conviene congelare piccole dosi da utilizzare successivamente

ad un mese. Noi sconsigliamo questa pratica perché, in base alla nostra esperienza, le caratteristiche chimiche ed organolettiche del prodotto decrescono rapidamente. Pertanto suggeriamo di partizionare il prodotto immediatamente dopo l’uso, depositandolo in piccoli contenitori di plastica (un millilitro ciascuno) che potranno quindi essere congelati. Dopo lo scongelamento il prodotto potrà essere somministrato normalmente, come se fosse stato appena preparato. Se invece il vostro scopo è semplicemente quello di alimentare gli invertebrati di un grosso acquario di barriera allora sarà sufficiente somministrare subito una prima dose, consumando una metà del flacone, e congelare la restante quantità per il successivo uso. In questo modo il prodotto mantiene inalterata la sua fragranza e le proprietà nutritive che lo distinguono da qualsiasi altro alimento in commercio.

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Info: http://www.tetraitalia.it/tetra/go/7B4FA824079E3BE3B2540904EC 663F1D/?seite=5&group_id=470896&group_2_id=34&lang_id=19

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RECENSIONI

CATEGORIA misuratori

Tetra Marine Test:

un solo minuto per cinque

misurazioni fondamentali

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a posizione della redazione sulla necessità delle misurazioni in acquario è nota, oramai, al nostro pubblico. È fondamentale misurare spesso tutti i valori essenziali perché questo eviterà brutte sorprese che, prima o poi, potrebbero produrre problemi gravi. Quando si allestisce un acquario è fondamentale misurare spesso i principali valori dell’acqua (durezza, temperatura, conduttività, pH, concentrazioni di sostanze azotate) per comprendere se l’acqua si conservi stabile e se si possano aggiungere i primi pesci, oltre che per seguire l’evoluzione della maturazione del filtro. Nei periodi successivi è importante misurare spesso i valori dell’acqua per accertarsi che la popolazione che via via andremo ad arricchire sia bilanciata e non produca, ad esempio, variazioni significative di pH o superi le capacità depurative del filtro. Quando l’acquario è maturo diviene fondamentale misurare spesso i valori dell’acqua, per essere certi che i nostri cambi parziali (e l’arredamento) non influenzino negativamente la durezza o la salinità, che le concentrazioni dei nutrienti e dei composti azotati si mantengano entro i limiti di guardia. Questo significa che l’acquariofilo dovrà misurare almeno una volta ogni settimana (in alcuni periodi critici anche giornalmente), oltre alla temperatura, almeno il pH, la durezza, il tasso di nitriti, nitrati e, nel caso degli acquari marini, anche quello di ioni calcio. Considerando però che ogni misurazione, utilizzando i classici test liquidi, richiede in media 3-4 minuti, questo significa dedicare alla chimica dell’acqua più di venti minuti. I nostri ritmi di vita sempre più frenetici non sempre ci consentono tale lusso e questo è probabilmente il motivo principale per cui, dopo un primo periodo di buona volontà, le misurazioni vengono un po’ messe da parte (“in fondo… basta guardare l’acquario per capire che va tutto benissimo!”). Il secondo motivo è nel costo, non sempre contenuto, dei singoli test, che possono avere poi una scadenza in tempi tali da impedire un completo utilizzo del loro contenuto: acquistare cinque test singoli potrebbe rivelarsi un piccolo investimento per alcuni appassionati. Eppure gli acquari marini sono ambienti sensibili e delicati, in cui accorgersi troppo tardi di un eccesso di nitriti o di una riduzione del pH può significare perdere in una sola notte gran parte degli organismi allevati. La soluzione è Tetra Marine Test “5 in 1”! Si tratta di un prodotto studiato per gli acquari marini (anche le strisce per il pH sono calibrate per que-

L

rapido, completo, affidabile, economico, perfettamente studiato per l’acquario marino mediterraneo o tropicale

manca la misura dell’ammoniaca, che dovrà essere effettuata con test ad hoc

sto tipo di acqua) che consente di garantire con una sola semplicissima operazione che il pH si mantenga stabile, che il filtro stia funzionando perfettamente (nitriti e nitrati) e che l’alcalinità dell’acqua sia adeguata a conservare stabili gli equilibri acido-basici. In aggiunta, la misura del calcio permette di confermare che gli invertebrati con scheletro duro godono di condizioni ambientali adeguate. Si immerge la striscia nell’acqua per un secondo, si attende ancora un minuto e si confrontano i colori con quelli della scala colorimetrica. Tutto OK? Bene, potremo dormire sonni tranquilli ancora per una settimana, sapendo che il tutto è costato un minuto e… pochi centesimi. Ben poco, in cambio della vita dei nostri ospiti. Peraltro l’operazione è anche divertente e può essere effettuata persino da un bambino, senza pericoli ed in modo accurato ed educativo. 99


di Carassio Aurato Forse alcuni di voi non mi conoscono... Ebbene sì! Sono proprio un pesce, e allora?

Gli acquariofili sono come le stelle. Se ne vedono mille e mille. È una sensazione tenerissima che prova chiunque stia da questa parte del vetro. Seguirvi nelle vostre giornate intense di studio o di lavoro e poi a casa, al ritorno, prima fare capolino rapidamente nell’angolo in alto a destra per dare un’occhiata al termometro. Dopo, con calma, vedervi accomodare di fronte alla vasca per rimuginare i vostri pensieri. Mi riempie di gioia vedere come i vostri occhi e l’espressione del vostro viso riflettano il contenuto della vasca. Sono persi e scialbi di fronte a quegli acquari spogli con un paio di pesciolini che nuotano dondolanti tra le piante di plastica. Sono espressivi, attenti e soddisfatti di fronte ad un bell’ambiente erborato e variegato. Sì, l’acquario siete voi… e me ne compiaccio. Così com’è tenerissima la lettera che ricevo oggi e che vi passo immediatamente.

Caro Carassio non ti farò perdere tempo perché ho capito che sei molto occupato. Voglio solo essere la prima ad esprimere il mio disappunto nei confronti di quello che si fa chiamare El Piranha e che ha scritto una lettera nella rubrica che ho appena letto. Ho letto e ti sto scrivendo per dirti che semmai sono i Piranha che si vendo100


no un euro al pezzo. Ammesso che si venda-

di Roccapipetta, non hanno un computer, e

no. Io non li vedo più in negozio da anni. Tu

non ci hanno neppure mai sentiti nominare.

invece sei sempre presente, nei nostri nego-

Quindi non ci scaricano. Bene, quello è il

zi e nei nostri cuori. Quindi scusami se ti ho

nostro target. Noi dobbiamo avvicinare

interrotto, ma voglio solo dire a quel pesce

quelle signore, regalare loro un computer,

azzannatore matto che se non vuole legger-

un abbonamento a internet, e fare in modo

ti può anche fare a meno di scaricare la rivi-

che scarichino la rivista! Perché? …E me lo

sta. Noi ti vogliamo bene e ci fa piacere leg-

chiedete? Ma allora siete proprio rincitrul-

gerti. Anzi la tua rubrica è la prima che

luliti!

leggo quando apro la rivista. Continua così.

Allora vi spiego in dettaglio, perché altri-

Anna

menti rischiamo di non capirci. Non dite nulla al Capo però, perché lui si arrabbia

sempre quando io offro troppe spiegazioni. Anzi, lui si arrabbia sempre. Punto. Dunque comincio dall’inizio, per chi si fosse messo in ascolto solo di recente. Aquariophylia è una rivista gratuita di acquari. È gratuita perché tutti noi crediamo che sia giusto e corretto offrire informazioni agli appassionati e farne crescere il numero, pian pianino anche nel nostro paese, in modo da diventare come i tedeschi, gli olandesi e gli americani (no, non dico che dovremo mettere i pantaloncini corti a fiori Hawaiiani, mangiare wurstel con le patate e regalare tulipani alle nostre ragazze. Parlavo della diffusione dell’hobby, sciocconi). Se cresce il numero degli appassionati calano i prezzi, troviamo più varietà nei negozi, diventa più facile scambiare notizie e troviamo meno rompiscatole che dicono che siamo matti o roba del genere. Fin qui tutto chiaro, no? OK allora la rivista gratis ci piace e ci pare cosa buona e giusta. Ma come si fa a fare una rivista gratis? Ci sono due sistemi fondamentali. O si fa una cosa alla buona, senza troppe pretese, basata sulla buona volontà di alcuni matti, finché ce la fanno, oppure si trovano dei fondi. A noi non andava tanto l’idea di fare una cosa senza pretese. E per giunta non abbiamo trovato neppure abbastanza matti di buona volontà.

Anna, mia dolce Anna. Cosa dire. Io ti vedo e già ti amo. Sei giovane, sono certo, e anche carina. Ti sposerei, se non fossi già impegnato con una ventina di grasse pinnute Carassiette. Condivido il tuo punto di vista ma dissento su un argomento: lasciamo che la rivista la scarichino e le leggano tutti. El

Piranha compreso. Innanzitutto perché questa rivista è di tutti, antipatici e simpatici… belli e brutti… bianchi e rossi… giovani e anziani… aerobi ed anaerobi… e potrei continuare a lungo. Poi perché ogni lettore perso ci conduce verso il baratro. Intendiamoci, negli ultimi mesi siete aumentati tantissimo. Ho sbirciato un pochino nelle statistiche del Capo (inchino) e mi sono reso conto che c’è praticamente un raddoppio del numero dei lettori ogni quindici giorni. Infatti (te lo dico in anteprima ma credo vogliano festeggiare in qualche modo il traguardo), questa settimana abbiamo raggiunto il lettore numero diecimila del numero uno. Non male. …E non c’è da meravigliarsi! La rivista è carina, accurata, completa e divertente. Per giunta è gratis. Se uno non la scarica, o non è un acquariofilo o deve essere proprio scemo (e non sto parlando di El Piranha)! Però è anche vero che sono in tanti ancora a non conoscerci. So, infatti, di tre anziane signore acquariofile che vivono in provincia 101


Cioè, per la verità di matti in redazione ce

finalmente quali fini oscuri conducevano

n’è a iosa, ma di buona volontà... Mmhhh,

alla perdizione i componenti del consiglio di

mica tanti! Per giunta, quando fai una cosa

redazione. In realtà mi pare giusto e lecito

del genere, a parte che spesso viene brutti-

che se uno spende dei soldi ritenga di otte-

na e non interessa tanta gente, sai già in

nerne almeno un piccolo vantaggio. Quando

partenza che appena i tre matti di buona

andate in salumeria, pagate e pretendete di

volontà trovano una fidanzata non dico

avere del prosciutto cotto in cambio. Se il

carina, ma almeno piacente e disponibile:

salumaio prende i soldi e dice “grazie,

fine delle trasmissioni! No, non ci pareva

andranno tutti in opere buone” probabil-

una buona idea.

mente sarete tentati di randellarlo selvag-

Allora bisognava trovare dei fondi. E chi li

giamente. O perlomeno di evitare di fre-

mette ‘sti fondi? Uno della redazione ebbe

quentarlo in futuro. Invece io non trovo pro-

un’idea: “Gli acquariofili!” urlò dopo aver

prio alcunché di male se un produttore di

sollevato il dito indice. Il capo lo ha defene-

pompe vuole che voi conosciate il suo pro-

strato immediatamente e non ne abbiamo

dotto. Lo produce apposta! E se voi lo cono-

saputo più nulla, perché è ovvio che se uno

scerete potrete divertirvi di più. O magari

vuole fare una rivista gratis poi non può

non vi piacerà e non lo comprerete affatto.

pretendere di farla pagare ai lettori. Era

Ma questo che c’entra? Di certo è bene che

una contraddizione in termini e qui il capo,

le informazioni circolino, comprese quelle

almeno per una volta, ebbe ragione.

commerciali. Quindi ringraziamo il produt-

Allora la rivista devono pagarla gli spon-

tore di pompe che paga le pagine di questa

sors. Già, ma come fai a dire a uno “sai, da

rivista. È un benefattore ed aiuta a diffonde-

oggi sei diventato sponsor e quindi devi

re la passione per gli acquari. Poi, se non vi

tirar fuori dei dindini per pagare una rivista

piacciono le sue pompe non siete mica

che io regalo”? Quello come minimo ti guar-

costretti a comprarle, no?

da in cagnesco, poi chiama la polizia, il

Però, ‘sto benedetto produttore di pompe

manicomio e l’associazione consumatori.

vuole vedere dei numeri. Non pretende che

Bisogna che abbia una sua controparte, è

parliamo bene di lui (tanto lo sa che non lo

ovvio. E quale può essere la controparte?

facciamo su commissione!) né che si faccia

Bene, evidentemente il fatto di far conosce-

pubblicità occulta, redazionali a pagamento

re il suo prodotto ad un sacco di gente. Così

o altre robe antipatiche di questo genere

lo sponsor dice “OK, io ci metto dei soldi che

(c’è troppa gente che ci rimetterebbe la fac-

serviranno a pagare il grafico, la segretaria

cia, in redazione: escluso!). Ma vuole dei

di redazione ed il mangime per il Carassio,

numeri. Insomma, se il suo messaggio pub-

ed in cambio ne ottengo che i lettori cono-

blicitario lo leggono solo trenta persone, che

scono meglio le meravigliose pompe che

spenderà a fare cento milioni di pubblicità

produco”.

per pagare il mio mangime (magari: caviale

“Che scandalo!”, direte voi. Qualcuno si

tutti i giorni!)? Egli pretende quindi che la

starà già strappando i vestiti di dosso (e se

rivista sia letta da almeno cento milioni di

si tratta di quella fidanzata carina e dispo-

persone, così spende un euro a lettore e l’in-

nibile di cui sopra, in fondo, non è neppure

vestimento ha senso. Quindi, in conclusio-

un gran male). Qualcun altro avrà dato alle

ne, è fondamentale che siamo in tanti. È fon-

fiamme il pdf ritenendo di avere scoperto

damentale che andiamo a visitare i siti web 102



dei produttori (tanto anche quello è gratis:

dentro: bisogna farla conoscere in modo che

basta cliccare sulle pubblicità) per appro-

il numero dei lettori aumenti rapidamente.

fondire tutti gli argomenti tecnici, scrivere,

Lo so che lo state già facendo. Non siete

informarci, partecipare, ecc.

mica scemi. Ma dovete farlo ancora di più se

Se riusciamo ad incrementare il numero di

vogliamo andare avanti dritti e spediti.

componenti della nostra famiglia (tanto

Io voglio che domani ognuno di voi inviti

non costa nulla!) certamente riusciremo ad

cinque suoi conoscenti ad iscriversi al sito e

avere anche in futuro, per tanti anni, la

scaricare la rivista. Quelli saranno contenti

nostra copia della rivista gratuita. E sarà

(tanto avranno una rivista in più e non

sempre più bella e completa. Perché quelli

spenderanno il becco di un quattrino) ed il

che la producono vogliono che il numero

numero dei lettori raddoppierà una volta in

aumenti ancora, quindi saranno costretti a

più. Gli sponsor saranno contenti e paghe-

farla sempre più carina, autorevole ed indi-

ranno lo stipendio della segretaria. Il capo

pendente. Ma se continuiamo semplicemen-

sarà contento e spingerà gli autori a scrive-

te a raddoppiare ogni quindici giorni, non

re roba più interessante. E voi sarete con-

convinceremo gli sponsor e, alla fine, quelli

tenti perché riceverete a casa vostra, rego-

della redazione dovranno buttare la spu-

larmente, la rivista migliorata, autorevole e

gna, perché non avranno abbastanza soldi-

aggiornata.

ni per pagare la bolletta della luce.

Tutti contenti insomma? Non direi. Ci sono

Dunque, in conclusione, è evidente che il

quelli… come chi? Gli invidiosi! Beh lascia-

vostro ruolo, il ruolo di tutti i lettori (sì

mo che deperiscano in case tristi e prive di

parlo proprio con te, mammalucco, cosa

acquari.

credi? Inutile che ti guardi intorno spaesato!) per questa rivista è più importante di

Vostro, machiavellico

quello di qualsiasi scienziato che ci lavori

Carassio

Tutte e cinque le specie di tartarughe marine viventi negli Stati Uniti sono considerate a rischio di estinzione. Una delle maggiori cause di mortalità è rappresentata dalle reti da gamberi. Infatti il 70-80% dei resti di tartarughe morte trovati sulle spiagge sono da mettere in relazione con questo tipo di pesca. Negli ultimi anni ‘80 il governo federale cominciò a richiedere strutture di esclusione per tartarughe collegate alle reti a strascico. Questo tipo di strutture permette alle tartarughe di sfuggire alla rete prima che lo strascico giunga a catturarle. Fino ad oggi, però, l’effettiva efficienza di queste strutture non era stata mai dimostrata. Uno studio dimostra che le reti hanno lavorato nel corso di questo periodo su una popolazione in costante diminuzione, ma il tasso di cattura è comunque diminuito nel tempo. Si è potuto così dimostrare che questo tipo di pesca effettivamente influisce negativamente sulle popolazioni naturali di tartarughe marine, ma l’uso di strutture di esclusione permette comunque di ridurre i danni e, col tempo, potrà favorire il ricostituirsi di popolazioni naturali abbastanza numerose. Tali studi sarebbero di notevole interesse anche nel Mediterraneo, ove la pesca costiera sta portando all’estinzione la nostra tartaruga Caretta caretta. 104



Zoomark International 2011: interessante, divertente, entusiasmante! a cura della redazione Forse non tutti lo sanno ma ogni due anni si tiene a Bologna il salone Zoomark, dedicato agli operatori del settore nel mondo pet. Purtroppo l’ingresso è interdetto al pubblico, ma è un peccato, perché la manifestazione è un’autentica festa per acquariofili! Vi si espongono tutti i nuovi prodotti in tutti i campi, dagli acquari completi ai biocondizionatori, dai mangimi ai generatori di onde, dai materiali da arredamento ai filtri esterni… e tutto il resto del mondo! Non c’è altro da fare che raccontarvela! Perché dirvi delle meraviglie che vi erano esposte servirà senza dubbio a render conto dell’infinito lavoro di ricerca che le nostre aziende specializzate svolgono giorno dopo giorno e potrà permettervi di sapere cosa potete pretendere dal vostro negoziante specializzato. Altro che i soliti fertilizzanti! Ovviamente si è trattato di un evento ciclopico, con centinaia di espositori da ogni parte del mondo, ognuno dei quali esponeva almeno una novità interessante da descrivere. Come faremo per mostrarvi comunque le cose più importanti? Poco male! Abbiamo tempo! Iniziamo con questo numero una visita guidata attraverso gli stand ed esaurito lo spazio a disposizione, continueremo nei prossimi numeri. Siamo certi che vi farà piacere seguirci in questo appassionante viaggio nelle tecnologie acquariofile. Giusto? E allora partiamo! Entriamo subito dall’ingresso nord, che ci porta dritti al padiglione 16. Il padiglione 16 in realtà non contiene moltissime aziende di acquari. Anzi ne contiene solo tre

1

ma… di che calibro! La prima che incontriamo è Zolux (Foto 1), un’azienda che riunisce vari marchi prestigiosi. Ci avviciniamo per vedere cosa bolle in pentola. Ci sono gli acquari Juwell della serie Rio (belli!) con tutti gli accessori di serie ed una prima novità: lo schiumatoio Juwell (Foto 2). In effetti somiglia molto al filtro interno della stessa azienda: nero, alto, da sistemare in un angolo dell’acquario. L’idea è carina perché immaginiamo un acquario marino con questi due pilastrini neri nei due angoli posteriori: estetica pulita, carattere deciso. Ma funzionerà bene? Assicurano di sì. Sarà bene provarlo però. Noi promettiamo di tentare delle prove in futuro. Ma 106


vasche sono chiari con disegni verdi molto gradevoli. Insomma il tutto è veramente piacevole e lascia ampio spazio alla fantasia ed alla creatività. In base a quanto ci dicono, questi piccoli acquari (inizialmente destinati ad ospitare dei Betta) hanno anche un costo contenuto. Sarebbe bello provare a giocare con uno di essi. …E non è escluso che lo faremo, appena il nostro negoziante di fiducia ne procurerà qualcuno! Proseguendo nella visita dello stand troviamo un interessante settore che ospita prodotti Prodibio. Rammentate quelle fialette di vetro che contengono fertilizzanti, oligoelementi ecc.? Ci spiegano che sono state ulteriormente migliorate per offrire il massimo della qualità. In pratica, ogni volta che rompete la punta di una fialetta è come se apriste un fertilizzante appena prodotto, o degli oligoelementi appena usciti dall’impianto. Hanno sviluppato prodotti nuovi ma di questi intendiamo parlarvi in un’apposita prova, nei prossimi mesi. Pertanto andiamo ancora avanti nell’area Zolux ed incontriamo gli esperti della Ocean Nutrition (Foto 4), che espongono tantissimi prodotti inte-

2

se qualcuno di voi avrà occasione di usare questo simpatico schiumatoio sarà bello poter ricevere vostri pareri. Allora… possiamo contarci? Andiamo avanti nella visita dello stand e la nostra attenzione è immediatamente catturata da una novità interessante (Foto 3). Si tratta di una “bettiera”, disponibile in vasca singola o doppia. Ma che carattere! Le vaschette sono molto curate

3

4

nei dettagli estetici e qualitativi e sono disposte sopra un supporto in legno scuro. Si può acquistare la vasca singola, con il suo supporto. Oppure la vasca doppia, con supporto a due scompartimenti. Oppure scegliere un supporto doppio per una vasca singola, e riempire la seconda cavità con ghiaietto, per creare un effetto “zen”. Se volete potete mettere un bonsai nel secondo supporto. Oppure dei sassi lisci, o dei vetri, come quelli che l’azienda stessa commercializza in simpatiche bottiglie trasparenti. Il tutto è molto attraente. Immaginiamo quanto potremmo divertirci giocando con legni, sassi, vetri e ghiaia. Peraltro i separatori e gli sfondi delle

ressanti, tutti da provare, dai pellets per pesci marini ai fiocchi, ai congelati riformulati. Però andiamo subito alle due novità più interessanti: un micropellet che imita la forma ed il colore (il sapore? Non ci è dato saperlo!) delle larve di Chironomus (Foto 5). Ci mostrano come vengono immediatamente graditi dai pesci. Abbiamo 107


In realtà in questo stand ci sarebbero tante altre cose interessanti ma non possiamo rischiare di rimanere qui per tutto il giorno! Ci spostiamo di poco e troviamo l’area Ferplast. Da dove potremmo iniziare? Ci mostrano le enormi potenzialità dei filtri BluWave, in grado di eliminare dall’acqua non solo tutti gli inquinanti “soliti” ma anche nitrati e fosfati. Questo filtro, a quanto pare non nuovo (ma ancora modernissimo nella concezione) effettua un vero e proprio trattamento sequenziale dell’acqua, trattenendo prima il particellato organico, poi ammonica e nitriti, poi nitrati e fosfati, infine coloranti e sostanze aromatiche. In pratica, l’acqua all’uscita è totalmente rinnovata. Ma non finisce qui… Introducendo nel filtro un particolare materiale ad azione chimica (BluResin) si riesce ad estrarre dall’acqua tutti i soluti ottenendo un liquido molto simile all’acqua distillata. Pertanto, anche in acquari già arredati e contenenti acqua “vecchia” si riesce ad effettuare un virtuale cambio d’acqua semplicemente introducendo nel filtro un sacchetto di BluResin. Non si tratta delle “solite” resine a scambio ionico, evidentemente. Quelle provocano spostamenti di pH ed eliminano solo parte dei sali disciolti, creando poi squilibri pericolosissimi. Queste, al contrario, eliminano dall’acqua tutti i soluti, conducendo il pH sempre verso il valore di neutralità (7.0). L’effetto ottenuto dipende dalla quantità di resine utilizzata. E poi schiumatoi, filtri esterni, mangiatoie che non fanno inumidire gli alimenti, acquari in alluminio, sistemi di illuminazione, pompe, aeratori, piccoli accessori. La nostra attenzione è stata però attratta dall’eleganza dei nuovi acquari Dubai (Foto 7). La

5

intenzione di provare anche questo! Ma poi notiamo una cosa ancora più interessante. Apparentemente si tratta di nauplii di Artemia, ma sono conservati. Insomma, non c’è più bisogno di schiuderli (Foto 6): si apre la confezione, si preleva una piccola quantità di nauplii con una pipetta e si versano alcune gocce nell’acquario. Immediatamente i nauplii iniziano a flottare nel-

6

l’acqua, proprio come se fossero vivi. Pare che coralli ed altri invertebrati non facciano differenza rispetto a quelli vivi. Chissà se le larve dei pesci marini la pensano allo stesso modo. In ogni caso è un prodotto da provare perché potrebbe avere infinite applicazioni. Noi promettiamo di farlo in uno dei prossimi numeri, per darvi informazioni più approfondite. Ma voi farete lo stesso? Se lo fate, per favore, inviateci le vostre prime impressioni, in modo che si possa condividerle con gli altri lettori: facciamo parte dello stesso club e dobbiamo evidentemente aiutarci reciprocamente, anche scambiandoci dritte su prodotti interessanti.

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linea è essenziale, l’estetica è eccellente. Acquario e supporto hanno i medesimi colori (bianco, nero, rosso, ecc.) con una superficie laccata che può integrarsi bene in ogni arredamento. L’attrezzatura tecnica è di prima qualità: filtro BluWave, neon T5, coperchio robusto. Questi acquari sono veramente belli e solidi e per comprendere il valore dei loro standard qualitativi non dovremo fare altro che passare una mano sulla loro superficie: qualità che si percepisce al tatto! Molto carini anche gli acquari Capri in versione per bambini (Foto 8). In questo caso l’at-

linee di prodotti diversi da apparire molto più giovane ed agile. Una volta c’era… il Tetra Min. Oggi anch’esso si è moltiplicato in innumerevoli formati, per pesci giovani, grandi, coriacei, vegetariani, ecc. (Foto 9). Ma la nuova linea di alimenti secchi Tetra è veramente infinita e sarebbe bello,

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per una volta, vederla tutta rappresentata in un unico negozio di acquari. Comprende mangimi speciali per Betta, per Guppy, per pesci fitofagi, per discus, per accrescere i colori, rinforzare le difese organiche, accelerare la crescita, stimolare la riproduzione. E poi ci sono gli alimenti umidi, troppo spesso sottovalutati dall’acquariofilo. Si tratta di un vero e proprio premio per i nostri pesci e bisognerebbe alternarli più spesso ai secchi, anche in sostituzione dei congelati. Oramai esistono ricette per acqua dolce e marina, adeguate a varie tipologie di pesci ed invertebrati. Bisognerebbe proprio provarli (non nel senso di “assaggiarli” personalmente, è ovvio!) per comprendere tutti i vantaggi di una dieta varia e ricca. Ma Tetra ovviamente non è solo alimenti. La sua produzione va dai biocondizionatori agli acquari completi. Pensiamo ad esempio all’allevatore di Betta. Tetra fornisce biocondizionatori appositi per gli amici degli anabantidi (Foto 10), oltre ad una speciale vaschetta Betta, munita di led a batteria per l’illuminazione e due diversi alimenti specifici formulati per la salute di questi pesci (Foto 11). Lo stesso vale per tante altre specie, marine e

trezzatura tecnica è minima, ma si fa presto a crescere, scegliendo in negozio tra i mille possibili accessori tecnici, nuovi filtri, aeratori, ecc. I colori di questi acquari sono smaglianti e non c’è dubbio che arredati in modo appropriato possano rappresentare un regalo simpatico ed educativo per il figliolo o il fratellino. È importante osservare come anche il prezzo di questi acquari sia relativamente basso, specialmente se comparato con i notevoli standard tecnologici e qualitativi proposti. Insomma, la produzione Ferplast si espande e si completa e sarà bene dare un’occhiata agli acquari e agli accessori nel negozio sotto casa, almeno per poter pianificare il nostro prossimo regalo… di Natale! Ma sarà bene allontanarci anche da questo stand perché potremmo rimanere giorni interi ad ascoltare le spiegazioni sulle caratteristiche dei tanti prodotti esposti. Non potremmo lasciare il padiglione, però, senza visitare il magnifico stand Tetra. L’azienda non ha bisogno di presentazioni, anche se negli ultimi anni ha tanto allargato le 109


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d’acqua dolce, che potranno grazie a Tetra godere di programmi specializzati di cura, comprendenti biocondizionatori, acquari, alimenti. Ovviamente anche in questo caso ci sarebbe tantissimo ancora da descrivere ma… lo spazio a disposizione è veramente finito per oggi. D’altra parte, consideriamo di aver iniziato qui un viaggio tra gli stand di Zoomark che potremo completare tra molti mesi, esaminando migliaia di prodotti interessanti. Dunque abbiate la pazienza di attendere il prossimo numero: la rivista non può contenere tutta la fiera in un solo fascicolo!

Usciamo allora dal padiglione 16 e ci concediamo un riposante caffè. Ci rivediamo tra un mese esatto, all’ingresso dell’enorme padiglione 19, quello quasi totalmente dedicato al mondo degli acquari!

È stato osservato che nell’allevamento di animali in cattività non solo debbono essere rispettate le loro necessità di spazio, ma anche quelle che potremmo definire più generalmente “ecologiche”. Lo spazio in cattività è, ovviamente, limitato da pareti e limiti di vario tipo: ciò può influenzare notevolmente il comportamento degli animali. Per ovviare parzialmente a questo problema, è possibile utilizzare artifici diversi, allo scopo di occultare alla vista i limiti fisici dell’area disponibile. Allo scopo è utile disporre barriere, aree a diversa elevazione, territori con caratteristiche dissimili, che gli animali possano utilizzare per varie attività durante la giornata. Inoltre le barriere di vegetazione potranno servire ad occultare alla vista altri conspecifici, evitando eccessi di aggressività. Infine, la dieta dovrà essere variata temporalmente sia nella qualità che nella quantità e nei siti di deposizione delle prede, per simulare quanto avviene in natura. Anche la semplice deposizione dei pasti sempre nello stesso punto, infatti, può indurre in questi animali stress e comportamenti anormali. Gli animali in natura sono sottoposti ad una estrema diversità di ambienti ed eventi, che è necessario riproporre in cattività se si desidera mantenerli in buona salute. Al contrario, siamo spesso portati ad offrire loro una vita monotona, benché comoda, che innesca meccanismi stressanti e produce comportamenti ripetitivi. 110



MALAYSIA:

viaggio alla ricerca di biotopi e pesci d’acquario Francesco Denitto, seconda parte Primo biotopo

Il mese scorso abbiamo percorso con voi le prime tappe di un viaggio alla scoperta dei biotopi della Malaysia. Si tratta di un viaggio vero, non immaginario (come talvolta proposto da alcune riviste del settore), e comporta quindi alcune piccole vicissitudini ed un po’ di spirito di adattamento. Ma ne vale la pena, perché i luoghi che stiamo per scoprire sono autentici, ricchi, veramente paradisiaci. Tra breve avremo il piacere di incontrare Betta, Notopterus, e Puntius nel loro ambiente naturale, invece che nel solito negozio specializzato, e potremo dunque definire le caratteristiche ideali di un acquario biotopo destinato a contenere queste e tante altre specie. In questo e nel prossimo numero cercheremo dunque, anche grazie ad un ricco corredo fotografico, di rendervi parte della nostra spedizione e di farvi percepire, se possibile, gli odori ed i sapori di questa incredibile avventura acquariofila.

La prima tappa fu un ampio specchio d’acqua scorto al di là della fitta vegetazione che costeggiava la strada, in località Kampung Mela, a circa 28 Km prima di Jerantut, capitale dello Stato di Pahang. La distesa d’acqua stagnante che appariva di fronte a noi, rappresentava evidentemente una fonte di approvvigionamento per le mandrie di bufali che scorrazzavano pigramente alla ricerca di vegetazione acquatica da ingerire e ruminare. Heiko entrò in acqua col suo inseparabile retino da pesca e iniziò a setacciare ogni angolo di riva, in prossimità di tronchi semisommersi e all’ombra di vegetazione terrestre rasente la superficie dell’acqua. Le sorprese non tardarono ad arrivare. Dopo un paio di “calate”, ecco emergere i primi pesci. Nel giro di pochi minuti, il carniere era costituito, oltre che da gamberetti e molluschi gasteropodi, anche da una stu112


La prima tappa fu un ampio specchio d’acqua scorto al di là della fitta vegetazione che costeggiava la strada

Betta cf. coccina

Heiko entrò in acqua col suo inseparabile retino da pesca e iniziò a setacciare ogni angolo di riva

Trichopsis vittatus

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Notopterus notopterus

Flora locale

Flora locale

bufali che si tenevano a debita distanza, riprendemmo il nostro cammino, alla ricerca di un altro posto dove pescare altri pesci.

Secondo biotopo

La strada asfaltata costeggiava da diversi chilometri piccoli villaggi e la presenza umana non invogliava a pescare nei fiumiciattoli che lambivano le case di legno e lamiera che spuntavano in mezzo agli alberi della foresta. Decidemmo di lasciare momentaneamente la strada principale e ci inoltrammo, sempre in località Kampung Mela, facendo un po’ di Camel Trophy, per una stradina sterrata che dopo pochi chilometri ci condusse sulle sponde del principale corso d’acqua della zona. Le abbondanti piogge della stagione

penda coppia di Betta cf. coccina, alcuni esemplari giovanili di pesci coltello dalla livrea zebrata (probabilmente Notopterus notopterus) ed alcuni adulti di Trichopsis vittatus. La presenza di queste due ultime specie non ci meravigliò più di tanto. Questo era il classico ambiente acquatico in cui l’ossigeno disciolto è molto scarso e i pesci che possiedono l’organo del labirinto sono sicuramente avvantaggiati in habitat simili. Tra gli sguardi incuriositi dei 114


Una stradina sterrata dopo pochi chilometri ci condusse sulle sponde del principale corso d’acqua della zona

lo avevano “gonfiato” e l’acqua che scorreva veloce nel suo letto principale rompeva di tanto in tanto gli argini e si insinuava lateralmente tra gli alberi andando a formare dei piccoli ruscelli, dove si acquietava sino a stagnare in più punti. La situazione sembrava ottimale per tentare la cattura di altri animali acquatici. In men

Granchio indeterminato

Gambero indeterminato

Ompok bimaculatus - primo piano

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che non si dica, Heiko entrò nuovamente in acqua per uscirne poco dopo con un bottino costituito da specie assenti nel primo biotopo: granchi di fiume indeterminati, piccoli gamberi d’acqua dolce e alcuni pesci, tra cui Puntius sp., un giovanile di Hampala macrolepidota e un esemplare di pesce gatto di circa 20 cm di lunghezza ascrivibile, con buona probabilità, alla specie Ompok bimaculatus. In acquario, questi pesci sono abbastanza tranquilli se allevati con specie di pari o superiore taglia, mentre è sconsigliato tenerli in compagnia di specie più piccole che potrebbero presto finire nella loro grossa bocca! Anche qui, comunque, l’uomo aveva iniziato a modif icare l’ambiente. Poco distante dal punto in cui ci eravamo fermati, enormi camion erano pronti a par-

Imbarcazione indigena

tire con il loro carico di grossi tronchi d’albero. Il disboscamento era iniziato da un pezzo e la fitta foresta primaria stava velocemente scomparendo per sempre anche da quei luoghi. Facciamo una sosta insieme a voi, in modo da lasciarvi tempo per meditare su quanto osservato nel nostro reportage fotografico ed immergervi psicologicamente negli ambienti descritti. Servirà certamente per aiutarvi a realizzare acquari biotopo dal carattere più autentico e dall’aspetto genuino. Nel prossimo numero completeremo il nostro viaggio esaminando altri due biotopi molto interessanti, non senza qualche colpo di scena: la vita in questi luoghi espone a numerosi rischi sia gli abitanti, sia i visitatori occasionali.

Enormi camion erano pronti a partire con il loro carico di grossi tronchi d’albero: il disboscamento era iniziato da un pezzo

116


23 litri da arredare secondo il tuo gusto

19 o 25 litri incorniciati da solo vetro

Struttura in vetro per una visione totale

Fontanella superiore per rilassarsi col suono dell’acqua

Filtro a tripla azione per un’acqua cristallina

Luci LED per un’atmosfera zen.


Non solo acquari...

IL TERRARIO per i piccoli roditori esotici Quali sono le principali regole per allestirne uno e quali gli “ospiti” più indicati di Lorenzo Luchetta prima parte

Il terrario per i piccoli mammiferi Criceto di Campbell beige

Negli ultimi anni la passione per i terracquari e per i terrari secchi ha affiancato sempre più la passione per gli acquari “classici”; i terrari secchi sono stati sempre apprezzati dagli appassionati di rettili, che sono i principali “cultori” di questo tipo di struttura, anche se non sono gli unici. Anche gli appassionati di altri animali hanno trovato nel terrario secco (o asciutto) la dimora ideale per i pro-

Topo striato

pri beniamini. Tra questi possiamo ricordare chi ama ospitare specie di insetti o di piccoli mammiferi. In questo spazio vogliamo fare il punto su quest’ultimo gruppo, nel quale non mancano appassionati, neofiti ed esperti. Il terrario può essere una soluzione azzeccata per diverse specie di piccoli mammi118


feri, e si può prestare a sostituire egregiamente le dimore in maglie di rete, anche se le differenze fra i due tipi di struttura sono svariate: per esempio il terrario (sia esso in vetro o plexiglas) permette l’osservazione dell’animale che, essendo al riparo da agenti di disturbo comuni quali il rumore, gli odori esterni, gli sbalzi di temperatura e le correnti d’aria, facilmente si sentirà a suo agio e si dedicherà tranquillamente alle sue atti-

Criceti white winter

vità giornaliere come arrampicarsi, scavare, “sistemare” il suo cibo, ecc. Naturalmente esistono anche dei “conGhiro africano

tro” quali, per esempio, la necessità di operazioni periodiche di pulizia da parte di chi lo gestisce. Sicuramente le strutture in rete, magari con fondo distaccabile, sono più comode, ma comunque una buona manualità e l’abitudine permettono di eseguire le “pulizie” senza disturbare l’animale. Fra gli altri fattori da tenere in conto c’è il microclima del terrario, e

bisogna fare attenzione a non alterarlo bruscamente nei suoi parametri più importanti che sono la temperatura e l’umidità. La temperatura può essere regolata in tante maniere: con “finti sassi” riscaldati da una serpentina elettrica, cavi riscaldanti esterni, meccanismi ad acqua calda (come minuscoli termosifoni), ecc. L’umidità potrà essere regolata

semplicemente

grazie

Lemming delle steppe

all’evaporazione progressiva di fonti di acqua interne, mista alla dispersione dalle prese d’aria. Come vedremo per ogni animale, o perlomeno per ogni gruppo con caratteristiche simili, bisognerà rispettare dei parametri diversi. Infine ricordiamo che i terrari possono essere dotati di diversi tipi di coperchi, e bisogna sempre presta119


re attenzione alle loro modalità di chiusura, che solitamente sono relativamente poco sicure. Arredi adeguati Gli arredi principali di un terrario secco, esclusi gli accessori già nominati per scaldare, devono essere studiati in maniera da riprodurre un habitat ideale, quindi potranno essere “personalizzati” per ogni singola specie, anche se i punti fondamentali restano: una casetta o comunque un rifugio, un beverino a goccia di capienza adeguata e una mangiatoia. Il tutto posto sopra uno strato di lettiera che può variare di spessore in base alla specie che si intende Topolino pigmeo

ospitare. Per ciò che riguarda gli accessori per rilevare temperatura e umidità possiamo dire che un termometro è

sempre consigliabile, mentre l’igrometro costituisce spesso un “di più”. Per determinare empiricamente se l’umidità sia eccessiva basterà controllare che non si formi condensa sulle pareti, mentre la presenza costante di acqua nel beverino eviterà il problema opposto. Ospiti idonei I piccoli mammiferi che occupano un posto come pets sono diversi. Parlando dei terrari a loro destinati è utile fare una distinzione fra le specie cosiddette “desertiche” e le specie originarie di altri ambienti. La gestione delle prime comporta qualche attenzione diversa. Infatti ne parleremo diffusamente nel prossimo numero, mentre qui ci occuperemo di tutte le altre specie. I criceti sono senza dubbio i piccoli mammiferi più diffusi (considerato anche che si possono reperire facilmente il criceto dorato, il criceto white winter, il criceto di Campbell, il criceto cinese ed il criceto Roborowskji) ma raramente viene adottata per essi la soluzione terrario, non tanto perché inadatta, quanto perché il mercato offre innumerevoli strutture alternative di ogni prezzo. Per specie più rare è invece una solu-

Ratto nudo

zione adottata abbastanza frequentemente. Fra questi animali meno diffusi ricordiamo il Lemming delle steppe, un piccolo roditore scientificamente classificato come Lagurus lagurus; il topo pigmeo africano (Mus minutoides), topolino di minuscole dimensioni assai interessante; il topo striato (Lemniscomys barbarus), dal caratteristico manto a strisce; il topo spinoso 120


(Acomys cahirinus), caratterizzato da curiose setole simili ad aghi che crescono sul dorso ed il topo ghiro (Graphiurus murinus), piccolo rappresentante africano della famiglia dei gliridi impropriamente chiamato “topo”. Non bisogna dimenticare che nel terrario si possono ospitare topolini colorati, topolini ballerini, i curiosi topi “mucca” (Praomys natalensis), e tutte le varietà Topo spinoso

di ratto, compresi i ratti nudi, che si trovano particolarmente a loro agio in un

ambiente esente da correnti d’aria. La temperatura ideale interna dovrà essere di 12 - 18 °C per tutti i criceti, i ratti ed i topi mucca, mentre andrà elevata di 4-5 °C per tutti gli altri, tenendo conto che se si utilizzano serpentine riscaldanti la temperatura dell’aria potrà essere lievemente inferiore ai valori citati, e in ogni caso criceti e ratti non necessitano di questi dispositivi.

PER VOI NEGOZIANTI! Aquariophylia nasce con lo scopo di diffondere l’hobby degli acquari in Italia. Con questo proposito, sin dal primo momento ha cercato di mettere in contatto hobbisti e produttori, anche attraverso un accesso diretto ai siti web delle aziende, critiche, approfondimenti, test. Ovviamente questo scopo lo raggiungeremo solo riuscendo a conquistare la fiducia di tutti gli appassionati presenti nel nostro Paese e, anzi, promuovendo l’arrivo di nuovi adepti. I negozianti sono senza dubbio un anello fondamentale di questo processo: senza di loro non sarebbe neppure possibile immaginare una diffusione degli acquari. Per questo motivo saremo felici di renderli parte di questo processo, teso a creare una grande comunità nazionale. In cambio chiediamo solo che ci aiutino a diffondere la buona novella: Aquariophylia esiste ed ha già superato l’esame dei lettori, ma per diventare una rivista di successo, per poter continuare ad essere distribuita gratuitamente a tutti gli acquariofili, dovrà espandersi continuamente a nuovi utenti. I negozianti possono fare molto in questo senso. A tutti i negozianti che faranno il log-in nel nostro sito e ci presenteranno dieci loro clienti (ai quali, dunque, contribuiranno a regalare un abbonamento gratuito alla rivista) offriamo un piccolo spazio pubblicitario sulle nostre pagine per 6 mesi. In definitiva, la rivista potrà contare su un numero maggiore di lettori. I lettori potranno continuare a leggerla gratuitamente. I clienti del negozio riceveranno in dono un abbonamento annuale al magazine. I negozianti godranno di maggiore visibilità, essendo presenti sulle pagine di un periodico nazionale. Se possiamo fare di più… chiedete pure e sarete esauditi! … E voi acquariofili: stampate questa pagina e mostratela al vostro negoziante di fiducia, nel caso in cui non ci conosca ancora. Contribuirete alla diffusione della rivista e dell’hobby in Italia, con evidenti vantaggi per tutti. Passate all’azione: divulgate Aquariophylia!


Stimoli di viaggio e di immersione

di Franco Savastano

Un pesce per amico,

Epinephelus summana (Forsskal 1775)

la maggior parte dei Serranidi, questa cernia tropicale dal comportamento molto simile a quello delle specie mediterranee si dimostra socievole e può essere facilmente ammirata in immersione. Epinephelus summana si lascia infatti avvicinare dal subacqueo e manifesta comportamenti a dir poco straordinari, quasi assimilabili a quelli di un cagnolino, lasciandosi talvolta gradevolmente accarezzare. Questo pesce è ermafrodita proteroginico. In sostanza, tutti gli individui nascono e si sviluppano come femmine, diventando maschi quando raggiungono un’età più avanzata. Gli adulti hanno un comportamento territoriale associativo. Parlando di cernie e spostandoci in aree più vicine a noi, è abbastanza noto il fenomeno che si è verificato nei pressi dell’Isola di Lavezzi, nelle cui secche si è stabilita una comunità numerosa di cernie brune (Epinephelus guaza). Per questo motivo la località è stata soprannominata “MerouVille” (Città delle Cernie), divenendo così una grande attrazione turistica utile per i Diving locali. Tornando alla specie tropicale, E. summana, anche a me è capitato di poterne accarezzare alcune in immersione, riuscendo a guadagnare la loro attenzione con lo schiocco delle dita e la loro fiducia mostrando qualcosa di commestibile che ne catalizzava la curiosità, tipica della specie.

Come

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Questa cernia ha uno spiccato senso di fiducia nell’uomo. Nel filmato dimostra una particolare predisposizione a farsi riprendere, apparentemente indisturbata e persino incuriosita dalla stoffa strappata del guanto; si può vedere inoltre quanto si lasci avvicinare dall’autore, facendosi persino toccare. Anche in acquario il suo comportamento è peculiare. Le cernie osservano attentamente la vita dell’essere umano nel suo ambiente domestico, attraverso il vetro. Inoltre si abituano a riconoscere la persona che porta il cibo, accettandolo direttamente dalle sue mani, comportamenti che ho potuto constatare anche di persona. Circa venticinque anni fa un piccolo esemplare di cernia bruna (Epinephelus guaza) fu casualmente pescato con un retino da mio figlio Luca, allora bambino, lungo la banchina di Porto d’Ischia e subito consegnato al locale Laboratorio di Ecologia del Benthos, sede distaccata della famosa Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. Qui questo minuscolo

L’OBIETTIVO DEL NOSTRO VIAGGIO In lingua anglosassone il termine Summan grouper indica una cernia tropicale, appartenente alla Classe Actinopterygii (Perciformes, Serranidae, Epinephelinae). Di corporatura robusta, presenta un mantello di colorazione mutevole, in genere caratterizzato da un color marrone scuro, ampiamente macchiettato in grigio chiaro. In natura raggiunge dimensioni notevoli, ed anche in acquario può raggiungere e superare i 50 centimetri di lunghezza nell’arco di pochi anni. Possiede larghe pinne pettorali ed anali, ed una sorta di criniera di spine dorsali rigide unite da altrettante più soffici, a raggiera. In natura si trova in acque relativamente basse dei reefs, ad est dell’Oceano Indiano ed in ampie zone del Mar Rosso, fino al Golfo di Aden, nonché in ambienti lagunari protetti. 123


esemplare di cernia mediterranea ha potuto completare il suo accrescimento in una vasca termostatata, grazie alle amorevoli cure dell’allora direttrice, la compianta dottoressa Lucia Mazzella, confermando l’adattabilità di questa specie ad ambienti ridotti. Esistono peraltro numerose specie di cernie tropicali che sono regolarmente importate per l’allevamento in acquario. Naturalmente sono consigliabili solo per vasche di dimensioni generose. Infatti, pur trattandosi di pesci con scarsa volontà di movimento (anche in natura restano solitamente rintanate a lungo in anfrat-

ti rocciosi o stazionano sotto oggetti galleggianti) sono comunque specie in grado di raggiungere dimensioni notevoli e soffrirebbero in vasche sotto i 250 litri di volume. Per questo motivo, prima di acquistare una giovane cernia tropicale, vi consigliamo di accertarvi delle sue dimensioni da adulta e di compararle con le dimensioni del vostro acquario. Se la vasca è sufficiente e l’impianto di filtraggio è molto efficiente però, questi animali possono veramente insegnarci molto sul mare e sull’amicizia che può realizzarsi tra uomini e pesci.

Ermafroditismo: aggiunte e approfondimenti

Il sesso variabile dei pesci: ermafroditismo proterandrico e proteroginico Corinne Van Keulen Questo mese Franco Savastano ci introduce al mondo affascinante delle cernie. Conosciutissimi e amati dai subacquei per la facilità con cui si lasciano avvicinare e fotografare, questi pesci sono interessanti anche dal punto di vista della biologia riproduttiva: sono infatti organismi ermafroditi proterogini. Benché l’ermafroditismo sia un fenomeno tutt’altro che raro tra gli invertebrati, tra i vertebrati si riscontra molto meno frequentemente. Si tratta di un fenomeno in genere ben noto agli acquariofili ma, nonostante questo, può essere interessante soffermarci un attimo a studiarlo meglio. Si definisce ermafroditismo la presenza nello stesso individuo degli organi riproduttivi maschili e femminili. Questi possono essere sviluppati e funzionanti contemporaneamente (ermafroditismo sincrono e contemporaneo) oppure possono svilupparsi in tempi diversi. In quest’ultimo caso si può avere prima lo sviluppo degli organi femminili e, dopo un certo tempo, lo sviluppo degli organi maschili. In questo caso si osserva il cessato funzionamento e la regressione morfologica e funzionale di quelli femminili (si parla in questo caso di ermafroditismo proterogino) o, al contrario, l’individuo può essere prima funzionalmente maschio ed in seguito femmina (ermafroditismo proterandrico). La terminologia usata deriva dal greco e significa, rispettivamente “prima femmina” e “prima maschio”. La maturazione non contemporanea delle gonadi è uno dei meccanismi possibili per evitare l’autofecondazione (un meccanismo simile si riscontra anche in numerose piante superiori, per evitare l’autoimpollinazione del fiore). In organismi ermafroditi nei quali le gonadi maschili e femminili sono mature contemporaneamente, altre strategie sono adottate allo stesso scopo: in molti gasteropodi, ad esempio, si assiste ad uno scambio di sperma tra due individui, in seguito al quale ognuno deporrà le uova così fecondate dall’altro. 124


L’ermafroditismo sincrono si rivela particolarmente vantaggioso in condizioni di bassa densità di popolazione (ad esempio nelle zone abissali), nelle quali gli incontri con altri individui della stessa specie sono rari: viene così garantito che ogni incontro intraspecifico è con un possibile partner. Inoltre, nei casi in cui gli incontri tra adulti della stessa specie siano particolarmente rari, è possibile l’autofecondazione che, benché rara, si rivela vantaggiosa in questi casi estremi. Alcuni salmoniformi e serranidi sono ermafroditi sincroni. Un esempio di proterandria è costituito dai notissimi ed amatissimi pesci pagliaccio. Le cernie descritte si sviluppano inizialmente come femmine e come tali si riproducono. In seguito, in età più avanzata, maturano le gonadi maschili e regrediscono quelle femminili. Si può esemplificare il fenomeno dicendo che gli esemplari giovani sono femmine e quelli più vecchi sono maschi. L’inversione sessuale si accompagna in molti casi a vistosi cambiamenti di livrea; un ben noto esempio di estremo dimorfismo sessuale è rappresentato dal labride mediterraneo Coris julis, anch’esso, come le nostre cernie, ermafrodita proterogino. Sia negli ermafroditi proterandrici, sia in quelli proterogini, il momento in cui la trasformazione si verifica può essere influenzato da numerosi fattori ambientali. Cinque diversi meccanismi determinanti il cambiamento di sesso, basati su caratteristiche socio-ecologiche, sono stati identificati da R. M. Ross, in una ricerca pubblicata nel 1990. In questo lavoro l’autore afferma che i fattori determinanti più importanti sono l’organizzazione sociale ed il sistema di riproduzione, che a loro volta dipendono dalla distribuzione spazio-temporale delle risorse disponibili. Inoltre Sadovy e Shapiro, nel 1987, hanno descritto i criteri da utilizzare per diagnosticare l’ermafroditismo nei pesci. Numerosi altri studi sono stati condotti sull’ermafroditismo dei pesci e il numero di specie per le quali il fenomeno viene descritto è in costante aumento. Bibliografia Robert M. Ross The evolution of sex-change mechanisms in fishes In: Environmental Biology of Fishes, 1990, Vol. 29, n. 2, pp. 81-93 Yvonne Sadovy e Douglas Y. Shapiro Criteria for the Diagnosis of Hermaphroditism in Fishes. In: Copeia, 1987 n. 1, pp. 136-156

La presenza di alcuni sali in soluzione è spesso influenzata da una complessa serie di reazioni chimiche. Infatti, in condizioni anossiche (ovvero nei sedimenti del fondo) alcuni batteri possono ridurre dei sali di metalli, utili alla crescita delle piante, solubilizzandoli. Al contrario, nella colonna d’acqua, in condizioni fortemente ossidanti, questi sali possono essere ossidati e precipitare quindi nei sedimenti. Il risultato di questi continui processi, influenzati dal pH, dal potenziale redox e dalla presenza di vegetali, determina la disponibilità di nutrienti per i vegetali coltivati in acquario. 125


Pillole per il principiante In questa sezione accompagniamo ogni mese il neofita, praticamente per mano, introducendolo alle basi dell’acquariofilia. Niente di difficile né roba che necessiti di basi precedenti. Vogliamo mostrare a tutti com’è facile allestire e tenere un acquario. Chi ci segue attraverso questo percorso avrà già sviluppato muscoli abbastanza forti da stare in piedi da solo (!) e poter seguire così gli argomenti presentati nelle altre sezioni. D’altra parte questo “luogo” della nostra rivista può servire anche l’esperto, per ripassare concetti trascurati da anni, oppure per aprire discussioni colte sul sesso degli angeli: in fondo, sono divertenti anche quelle e noi siamo qui per divertirci e null’altro!

La temperatura dell’acqua il calore tropicale è sempre necessario?

di Isaia Rosica Raramente, nei nostri acquari ospitiamo specie d’acqua fredda (come il pesce rosso comune Carassius auratus). Più spesso ospitiamo animali e piante di origine tropicale o subtropicale ed è quindi necessario provvedere ad un riscaldamento dell’ambiente a loro dedicato. Secondo la zona di provenienza, possiamo fare le seguenti distinzioni: - le specie d’acqua fredda hanno bisogno di temperature fino a circa 20 °C; - le specie subtropicali o d’acqua temperata preferiscono temperature di circa 20-24 °C; - le specie tropicali o termofile hanno bisogno di 24-26 °C o più. 126


Alcune specie necessitano di acque particolarmente calde, come nel caso dei discus e di altri pesci di origine amazzonica. La maggior parte delle specie tropicali si adatta bene a temperature di 25-26 °C

Talvolta invece che riscaldare è necessario raffreddare. In questo caso si possono acquistare appositi refrigeratori (alquanto costosi) o, nel caso di scarti di pochi gradi centigradi, ventole come questa, che permettono di evitare il surriscaldamento dell’acqua dovuto alle lampade nella stagione estiva

Considerato che nelle nostre abitazioni raggiungiamo spesso temperature superiori ai 20 °C, risulta chiaro che gli organismi provenienti da zone subtropicali, che rappresentano la maggior parte di quelli che alleviamo, raramente hanno la necessità di un ulteriore apporto di calore! Va inoltre ricordato che l’impianto di illuminazione e la pompa del filtro (di quest’ultimo accessorio riparleremo), contribuiscono ad aumentare ancora di qualche grado la temperatura in vasca. Quindi saremo ben felici di sapere che spesso, se alleviamo guppy (Poecilia reticulata), platy (Xiphophorus maculatus), diversi barbi (Barbus spp.) e zebra (Danio spp.) non avremo bisogno di installare apparecchi per il riscaldamento dell’acqua. D’altro canto, soprattutto d’estate ed in acquari molto piccoli, si potranno verificare aumenti indesiderati della temperatura.

Ogni produttore identifica soluzioni estetiche adeguate ad occultare il termoriscaldatore alla vista. Particolarmente interessante ed innovativa è questa di Askoll, che offre termoriscaldatori che si mimetizzano tra la vegetazione

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battente Betta splendens). Invece i discus (Symphysodon spp.) hanno bisogno di almeno 27-28 °C per vivere. Fra le piante citiamo l’Egeria densa, che necessita di acqua fredda (peraltro molto adatta agli acquari dei pesci rossi) e l’Aponogeton crispus, che ama temperature a partire da 25 °C. Da quanto detto sin qui, possiamo considerare una temperatura di 24 °C quale miglior compromesso per allevare il più gran numero di specie, fatta eccezione per gli organismi d’acqua fredda e per quelli molto termofili. Come possiamo alzare di qualche grado la temperatura in acquario? Nei negozi specializzati è ormai facile trovare “termoriscaldatori“ di diverse marche e potenze. Il termoriscaldatore è una resistenza elettrica riscaldante accoppiata ad un termostato, il tutto posto in una provetta di vetro a tenuta stagna. Esistono due tipi di termostato: l’economico bimetallo (due lamine, che alla temperatura impostata si flettono e inter-

In genere gli acquari completi sono muniti di filtro e termoriscaldatore adeguati alla loro capienza

Per esempio, il piccolo barbo cinese Tanichthys albonubes, già soffre a temperature superiori a 22 °C, mentre il già citato guppy vive bene e prolifica a 18 °C come a 28 °C! Pochi pesci hanno bisogno di temperature superiori a 24-25 °C (es. lo scalare Pterophyllum scalare ed il pesce com-

Nello stesso acquario si possono allevare solo specie che hanno esigenze compatibili in fatto di temperatura dell’acqua

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Ovviamente nel caso dei pesci d’acqua fredda, dolce o marina, non è necessario l’uso di un termoriscaldatore

rompono il contatto) e quello elettronico, molto preciso in genere. Nello scegliere l’accessorio, va considerato che, come nel caso dell’illuminazione, si tratta di un’apparecchiatura elettrica a contatto con l’acqua ed è quindi necessario affidarsi solo a prodotti garantiti e di qualità (che, fortunata-

mente, oggi sono piuttosto economici). Per quel che riguarda la precisione, invece, nella pratica si sono rivelati del tutto sufficienti i termostati bimetallici, i quali hanno spesso uno scarto di circa 1 °C. È importante osservare che i termoriscaldatori vanno necessariamente posti in una posi-

IL CAVETTO RISCALDANTE Il cavetto riscaldante sistemato sotto la ghiaia dovrebbe avere la funzione di riscaldare il materiale di fondo ed aumentare la circolazione nello stesso: l’acqua riscaldata si muove attraverso il fondo dal basso verso l’alto a causa delle correnti convettive ed il suo posto viene preso dall’acqua sovrastante più fredda. Da molti anni si discute dell’opportunità del suo utilizzo ed oggi possiamo affermare che non si tratta sempre di un accessorio indispensabile. Nel caso di acquari tropicali situati in ambienti freddi, può rivelarsi utile, dato che le piante acquatiche non gradiscono l’alta differenza di temperatura tra acqua e substrato che verrebbe a formarsi riscaldando solo l’acqua (il cosiddetto fenomeno dei “piedi freddi”). Volendo utilizzarlo, vanno considerati alcuni aspetti per evitare un nocivo surriscaldamento e/o ristagno di calore nel fondo: - non usare sabbia fine (minore di mm 1 di granulometria); - la potenza in watt del cavetto non deve superare il 10% circa del contenuto in litri della vasca (es., cavetto da 10 watt in un acquario da 100 litri). - il cavetto può essere collegato ad un termostato separato, oppure, data la bassa potenza, rimanere sempre in funzione ed essere scollegato in estate. 129


Nel periodo riproduttivo molte specie necessitano di temperature diverse (in genere piĂš elevate). SarĂ bene tenerne conto, consultando le schede relative alla loro biologia



Gli invertebrati tropicali necessitano in genere di temperature molto stabili e quindi l’uso di un termostato elettronico è consigliabile

(scantinati ecc.), arriveremo ad un Watt o più per litro. Esempio: -Acquario da 100 litri situato in un salotto riscaldato; -temperatura ambiente: 21 °C; -temperatura desiderata: 24 °C; Delta-T: 3°C È sufficiente un termo riscaldatore da 50 Watt! Naturalmente le esigenze possono essere diverse ed è necessario garantire sempre temperature stabili perché anche momentanei abbassamenti di temperatura possono indurre indebolimento e malattie nei pesci. Pertanto è fondamentale che la potenza del termoriscaldatore sia adeguata alle effettive differenze di temperatura (Delta-T) che si devono superare.

zione libera e sottoposta ad una buona circolazione dell’acqua (es. vicino all’uscita del filtro), per evitare che si formino zone con diverse temperature. Inoltre bisogna evitare di estrarre dall’acqua il riscaldatore mentre è collegato alla presa, in quanto la provetta calda, a contatto con l’aria fredda potrebbe rompersi! Fate attenzione anche quando cambiate parte dell’acqua: eventualmente scollegate l’apparecchio se notate che esso fuoriesce dall’acqua. In caso contrario le conseguenze sarebbero facilmente immaginabili. Adesso discutiamo brevemente di come scegliere la potenza del riscaldatore. Negli appartamenti normalmente si è rivelata valida la seguente regola di massima: 1 watt di potenza del riscaldatore ogni 2 litri d’acqua dell’acquario. Contrariamente a quello che indicano alcuni produttori, non è quasi mai necessario arrivare ad un watt per ogni litro se i Delta-T (ovvero lo scarto di temperatura tra quella ambiente e quella impostata sul termoriscaldatore) sono contenuti. Solo negli ambienti più freddi

Presso il vostro negoziante specializzato potrete reperire termoriscaldatori adeguati a qualsiasi acquario, dai più grandi ai più piccoli

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Come di Antonio Piccolo

In questa sezione verranno proposti ogni mese FILMATI tesi a dimostrare attività di particolare rilevanza, oppure a illustrare argomenti e concetti che non potrebbero essere facilmente fruibili attraverso le classiche presentazioni con testo e foto. Preghiamo i lettori stessi di volerci proporre argomenti di loro interesse, in modo da permetterci di soddisfare le loro reali aspettative. Meravigliosi scalari, non smettono di stupirci con il loro carattere forte e deciso, con la loro forma incredibilmente naturale ed allo stesso tempo insolita. Per vedere “dal vivo” come allevarli e riprodurli NON VI RESTA CHE CLICCARE SULLA FOTO per essere trasferiti direttamente nel loro acquario mediante un particolare tipo di… teletrasporto

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si fa... lo scalare Questo filmato, mai pubblicato, è stato prodotto nell’ormai lontano 1992 ed è rimasto inedito per la poca lungimiranza di chi non ha creduto nelle sue potenzialità. Girato con tecniche all’avanguardia per il periodo, è un documentario che illustra come allevare, riprodurre ed accrescere gli scalari (Pterophyllum scalare), uno dei pesci più allevati ed amati dagli aquariofili. Il filmato è stato diviso in tre parti. La prima, l’allevamento, descrive le tre specie di Pterophyllum conosciute, la guida all’acquisto e come allestire un acquario per farli vivere al meglio. La seconda parte, la riproduzione, spiega come favorire la formazione di una coppia e con quali tecniche riprodurli. La terza ed ultima, invece, racconta di come accrescere al meglio gli avannotti, garantendogli un sano e completo sviluppo. Non aggiungiamo altre parole perché il filmato spiega nei dettagli queste fasi permettendo di vedere… come si fa. Iniziamo dunque con la prima puntata, per proseguire nei prossimi numeri con i relativi capitoli secondo lo schema concettuale appena descritto. Tutto ciò potrà rappresentare un eccellente completamento pratico di quanto già detto a proposito dello scalare nei precedenti numeri di aquariophylia. 135


AGENDA EVENTI Genova: Calendario attività ed eventi Acquariovillage Estate 2011 CrocierAcquario – Acquario di Genova e Santuario dei Cetacei: proposta per tutti Dal 2 aprile 2011 fino a fine settembre partono nuovamente le escursioni in battello di mezza giornata alla scoperta dei Cetacei dei nostri mari organizzate in collaborazione tra l’Acquario di Genova, nell’ambito del progetto di ricerca Delfini Metropolitani, e il WWF. Ad accompagnare il pubblico in ogni escursione, un biologo marino dell’Acquario di Genova e del WWF sveleranno tutti i segreti degli animali che si incontrano e illustreranno il codice di comportamento corretto per l’avvistamento Cetacei. La partenza è prevista ogni sabato alle ore 13 dal molo sotto l’Acquario (condizioni meteo permettendo) con rientro alle ore 18 circa. L’escursione di avvistamento cetacei è disponibile ogni sabato, mentre dal lunedì al venerdì si effettuano escursioni solo per le scuole o i gruppi, su prenotazione. Nei mesi di luglio e agosto, doppia partenza settimanale ogni martedì e ogni sabato, stesso orario. Il percorso CrocierAcquario (Acquario di Genova + escursione in battello sulle rotte dei Cetacei) ha un costo di 42 Euro per gli adulti e 21 Euro per i ragazzi (4-12 anni). L’escursione in battello sulle rotte dei Cetacei è acquistabile anche singolarmente, al prezzo di 32 Euro per gli adulti e 15 Euro per i ragazzi (4-12 anni) contattando Incoming Liguria. Per informazioni e prenotazioni, contattare Incoming Liguria, tel. 010/2345.666 Il percorso CrocierAcquario è acquistabile sul sito www.acquariodigenova.it nella sezione “Prenota e acquista”. Notte con gli squali – Acquario di Genova Continua con un calendario ricco di date, l’appuntamento con Notte con gli squali, l’emozionante esperienza che consente a bambini e ragazzi dai 7 ai 13 anni di conoscere la vita notturna dell’Acquario di Genova e di provare l’emozione di addormentarsi davanti alla grande vasca degli squali. L’esperienza comprende anche la cena e inizia alle ore 19.30. Sono previsti appuntamenti tutto l’anno, almeno una volta al mese, per un numero massimo di 35 partecipanti a serata. Precisamente nel 2011: 1 e 25 giugno; 3 settembre; 31 ottobre; 12 e 26 novembre; 7 e 26 dicembre. Il prezzo di Notte con gli squali è di 80 euro per bambino. Per partecipare è indispensabile la prenotazione presso Incoming Liguria, tour operator dell’edutainment, al n. telefonico 0102345666. Notte con gli squali è acquistabile anche dal sito www.acquariodigenova.it. Campus Estivo AcquarioVillage – Tutte le strutture AcquarioVillage È la speciale proposta riservata ai ragazzi tra i 6 e i 13 anni per vivere in un’esperienza coinvolgente il mondo AcquarioVillage in una o più giornate. Attività, giochi ed esperienze per sperimentare spirito di avventura e di gioco all’insegna della scoperta e del divertimento. I campus si svolgono nelle seguenti date 2011: dal 16 al 17 giugno; dal 20 al 24 giugno, dal 27 giugno al 1° luglio, dal 4 all’8 luglio. Il costo per ogni settimana è di 195 Euro a bambino. Attività su prenotazione, tel. Incoming Liguria 010/2345.666. La scienza per i più piccoli - La città dei bambini e dei ragazzi Studiate per sollecitare il senso critico e incoraggiare a formulare ipotesi che spiegano il perché dei fenomeni osservati. Le animazioni propongono tematiche quali scienza, fisica, elettricità e biologia affrontate sempre in maniera istruttiva e divertente. Sono rivolte ai bambini di tutte le età, dai più piccoli (2-3 anni), alla fascia dai 3 ai 5 anni fino ai ragazzi dai 6 ai 12 anni e sono comprese nel biglietto di ingresso. Luglio: animazione dedicata alle bolle di sapone; solo nel secondo fine settimana “Sull’onda di Guglielmo Marconi!” (6-12 anni); “Il bruco Maisazio” (2-3 anni). Agosto: animazione dedicata alla parete d’arrampicata Digiwall (6-12 anni); solo nel secondo fine settimana “Sull’onda di Guglielmo Marconi!” (6-12 anni); “Il bruco Maisazio” (2-3 anni). Settembre: animazione dedicata all’energia (6-12 anni); solo nel secondo fine settimana “Sull’onda di Guglielmo Marconi!” (6-12 anni); “Il bruco Maisazio” (2-3 anni). Le novità del mondo AcquarioVillage – nuovi exhibit Il mondo AcquarioVillage ha recentemente arricchito la propria offerta con nuovi exhibit in tutte le strutture. Sui temi di natura e ambiente, ad attendere il pubblico, ci sono i nuovi ospiti dell’Acquario di Genova: gli storioni, i pesci ossei viventi più antichi del pianeta e le creature degli abissi marini grazie alla nuova installazione interattiva Abissi Luci nel buio.

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La scienza e la tecnologia attendono i ragazzi a La città dei bambini e dei ragazzi dove il nuovo exhibit Energia in gioco consente loro di conoscere e approfondire il tema dell’energia con particolare riferimento alle energie rinnovabili. Infine, a completare le esperienze con un’immersione nella storia della navigazione, il sommergibile Nazario Sauro, la prima nave museo visitabile in acqua davanti al Galata Museo del Mare. “Biodiversità lavori in corso” – Acquario di Genova e La città dei bambini e dei ragazzi Sul tema della conservazione della biodiversità, da sempre al centro dell’azione di sensibilizzazione in cui Costa Edutainment è impegnata, l’AcquarioVillage proporrà alle famiglie, a partire dalla primavera, “Biodiversità lavori in corso”, speciali animazioni edutainment per imparare insieme come l’Uomo si debba comportare per garantire un futuro al nostro Pianeta. Le attività si svolgeranno ogni quarto fine settimana del mese sotto la guida di un esperto, sia lungo il percorso dell’Acquario di Genova, con un focus sull’equilibrio tra foreste e scogliere coralline, sia a “La città dei bambini e dei ragazzi”, con un laboratorio che permetterà di scoprire come crescono le piante e qual è la loro importanza per il Pianeta.

Napoli - Conferenza Mediterranea sulle tartarughe marine Dal 7 al 10 novembre prossimo si terrà a Napoli la quarta conferenza mediterranea sulle tartarughe marine. Le informazioni necessarie per l’iscrizione e la partecipazioni sono disponibili nel sito: http://medturtleconf.rac-spa.org/ L’evento vedrà riuniti i paesi mediterranei nello sforzo comune di studiare e salvaguardare le tararughe marine. Le quattro sessioni del convegno sono state poeticamente ispirate a quattro temi tratti dall’Odissea e verranno così ripartite: - Il ritorno a casa: sinonimo del comportamento fillopatrico degli organismi studiati, questa sessione si occuperà dei diversi aspetti biologici e comportamentali della riproduzione delle tartarughe marine (Biologia Riproduttiva e spostamenti); - L’inganno: come Ulisse e i suoi marinai anche le tartarughe compiono il loro viaggio in un mare ricco di pericoli nascosti. In questa sessione vengono trattati tutti i fenomeni che rappresentano una minaccia alla loro sopravvivenza; - L’identità celata: come Ulisse non rivela la sua identità, anche molti aspetti della biologia delle tartarughe sono ancora poco noti. Questa sessione sarà dedicata all’analisi dell’Anatomia, Fisiologia, Comportamento e Genetica, aspetti che richiedono ancora studi approfonditi; - Ospitalità: tema ricorrente nell’Odissea, che ci ricorda che anche le tartarughe dipendono dall’uomo per poter trovare un ambiente salubre, accogliente e sicuro. Le due parti in cui è divisa questa sessione saranno rispettivamente dedicate ai temi Misure di Gestione e Conservazione Ambientale e Medicina Veterinaria e Salute delle Tartarughe. Per maggiori informazioni: http://medturtleconf.rac-spa.org/

Cesena - Acqua Beach Il 3 e 4 settembre si terrà alla fiera di Cesena la Mostra Mercato di acquariofilia “Acqua Beach”. Per maggiori informazioni: http://www.acquaportal.it/acquabeach/

Napoli - NapoliAquatica Dal 23 al 25 settembre si terrà a Napoli, presso il centro commerciale Jambo 1, la mostra mercato “NapoliAquatica”. Per magiori informazioni: http://www.napoliaquatica.com/

Norimberga - Interzoo Dal 17 al 20 maggio 2012 si terrà a Norimberga il consueto appuntamento biennale dedicato agli animali domestici. La fiera di Norimberga, che si alterna con Zoomark, manifestazione che si tiene ogni due anni a Bologna, è anch’essa rivolta agli operatori del settore Pet. Per maggiori informazioni: http://www.interzoo.com/en/

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NEL PROSSIMO NUMERO...

in breve Nel prossimo numero vi proporremo:

Vi è piaciuto questo numero? Lo speriamo vivamente! Del resto, il prossimo sarà ancora più interessante. Si tratta infatti del numero estivo, che potrete leggere utilizzando un iPad (o un iPod se preferite) o altri tipi di tablet o netbook, comodamente seduti sotto l’ombrellone. Il prossimo numero peraltro sarà doppio, rappresentando i due mesi estivi per eccellenza: abbiamo bisogno di un po’ di riposo anche noi! Abbiamo preparato però una serie di sorprese per rendere questo appuntamento ancora più interessante, vario e profondo di quello che avete appena letto.

BETTA. come ottenere pesci da presentare ad una mostra di combattenti siamesi. Esistono degli standard ufficiali ormai consolidati, delineati a partire dalle forme di base. Un esperto dell’Associazione Italiana Betta vi guiderà nei primi passi di questa materia a metà strada tra scienza ed arte. LINK. ve lo avevamo promesso all’inizio del numero e lo faremo! Nel prossimo numero riparleremo di scalari, utilizzando la tecnica dei link. Potrete così

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stante per il maschio non sia insolito scavare sul fondo, è raro che possa arrecare danno alle piante, soprattutto se nella vasca ci sono a disposizione adeguati nascondigli. Un articolo fondamentale per tutti i ciclidofili: da non perdere. L’autore, per giunta, sarà una new entry per la nostra redazione. Occorrerà dargli un caloroso benvenuto!

viaggiare in rete, seguendo gli itinerari tracciati da Mario Loffredo, per approfondire le vostre conoscenze sul… pesce Angelo d’acqua dolce. NANO-MED. Immaginate un acquario marino mediterraneo. Ora immaginate di restringerlo in una immaginaria macchina in grado di fargli assumere dimensioni microscopiche! Beh, magari senza esagerare, è possibile realizzare un magnifico acquario marino mediterraneo in poco spazio se si rispettano alcune regole e si scelgono accuratamente delle specie che possono produrre una microscopica comunità di pozza. Tra un mese scoprirete come e, se lo vorrete, potrete immergervi in questa nuova appassionante esperienza.

CARASSIO. Poteva mancare il pesce brontolone? Nel prossimo numero il nostro pesce collaboratore ci condurrà attraverso un complesso ragionamento (in redazione non tutti l’hanno ancora compreso… ma abbiamo un mese di tempo per digerirlo) comparando l’acquariofilia alla musica. O meglio, verificando se sia meglio suonare o saper ascoltare. Insomma, è difficile spiegarlo. Se siete interessati alle sue divagazioni da ombrellone, non perdetevi il numero 6/7!

PTERAPOGON KAUDERNI. Il pesce Cardinale delle Molucche è considerato essere in serio rischio di estinzione per il prelievo effettuato in natura ai fini di soddisfare la sempre crescente richiesta acquariologica. La cura delle uova avviene da parte del maschio, che le tiene per l’intero periodo di incubazione all’interno della bocca. Una grande esperta nella riproduzione di varie specie marine tropicali ci spiegherà come allevarlo e riprodurlo. Riusciremo così a rendere facile una riproduzione da molti ritenuta complessa.

TEST: la sezione test è come sempre molto ricca, ma sarà rinforzata dalla continuazione delle nostre escursioni Zoomark, alla ricerca di produttori e grossisti. Ci sarà molto materiale nuovo ed interessante. COME SI FA: la sezione della pratica mediante film continuerà il discorso dedicato allo scalare. Il prossimo numero, in fondo, sarà una grande festa dedicata a questo ciclide dai mille volti.

IL PICO-ACQUARIO. Parlare di nano-med è una cosa… altra cosa è allestire un acquario nel bulbo di una lampadina. Impossibile? Nulla è impossibile per il nostro esperto dell’infinitamente piccolo! Ci divertiremo, a partire dal prossimo numero, con composizioni stravaganti ed estremamente eleganti. Certo non si tratta di un acquario biotopo… ma scegliendo bene specie e materiali è possibile costruire un ambiente equilibrato, sorta di microcosmo perfettamente bilanciato. Per dimostrare che la vita può esplodere dappertutto. Anche in una lampadina!

I BIOTOPI DELLA MALAYSIA. Si concluderà il reportage del nostro cronista viaggiatore con interessantissimi biotopi da visitare, studiare, replicare in acquario. Ma quanta fatica per percorrere il tragitto attraverso la foresta… … E POI LE “SOLITE RUBRICHE” per stimolare la vostra fantasia, proporre nuove esperienze, lasciarvi meditare sui segreti della natura…

UN GIORNO PER UNA VITA. Tra scalari e discus il nostro autore ci porta in viaggio per esplorare nel profondo della coscienza. Discus, scalari o altro? Passando da un acquario per Piranha alla cura della malattia del buco, esamineremo pregi e difetti di specie diverse. Ma si può davvero dare giudizi di valore. Insomma, seguiamolo per scandagliare nella sua e… nella nostra coscienza di acquariofili.

Ovviamente questo è quanto abbiamo già… in forno. Se desiderate un menu “a la carte”, come sempre, non esitate a scriverci, inviando le vostre richieste tramite le apposite finestre del nostro sito web: www.aquariophylia.it o inviando una mail ad aquariophylia@gmail.com. Saremo felici di accontentarvi

CICLIDI AFRICANI. Il nome è complesso, Astatotilapia aeneocolor, ma il suo allevamento non pone particolari difficoltà a quanto pare. Si tratta di un magnifico ciclide che proviene dall’Africa Orientale, più precisamente dal Lago Edward. Data la sua adattabilità, l’acquario che ospita questo ciclide non deve per forza seguire lo schema tipico dell’acquario del rift africano. Questo anche perché, nono-

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I VOSTRI COMMENTI Si conclude così anche il quinto numero della vostra rivista. Vi è piaciuta? Avete commenti utili a renderla più vicina alle vostre esigenze? Tenete presente che critiche e suggerimenti non solo sono benvenuti, ma promuovono il nostro lavoro, consentendoci di migliorarci. Pertanto scrivete sul nostro forum (www.aquariophylia.it), o alle lettere in redazione (aquariophylia@gmail.it) o a Carassio (carassio2@tiscali.it) o a chi vi pare (info@aquariophylia.it) per darci il vostro contributo concreto. In futuro promuoveremo anche dei piccoli sondaggi per sapere quali autori vi sono piaciuti di più, quali argomenti vorreste che si approfondissero. Ma fate in modo che si possa comunicare, perché una rivista che comunica in una sola direzione non è un buon prodotto! … E poi, se vogliamo divertirci, è proprio necessario che ci si aiuti a vicenda. Infine, non dimenticate di diffondere la notizia della pubblicazione presso i vostri amici e conoscenti: farete loro un magnifico regalo e permetterete ad aquariophylia di diventare più forte, perché maggiormente diffusa. La rivista è anche vostra: contribuite a renderla forte e bella!


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