DSB: sabbia alta, acqua limpida Poecilidi: scopriamoli in internet Lo scalare, primo amore Cibi vivi: le anguillole dell’aceto Come si fa: il pico-acquario
Aldrovandia vesiculosa: una carnivora acquatica
Le rubriche del mese
LA RIVISTA È…
CLICCABILE!
Siamo ancora al terzo numero ed alcuni lettori, ancora abituati all’antica carta stampata, potrebbero sentirsi disorientati. Niente paura: lo siamo anche noi! Senza dubbio, però, questa pubblicazione multimediale potrà offrirvi numerosi vantaggi rispetto ad una rivista tradizionale. Ad esempio troverete filmati veri: cliccando su alcune foto queste prenderanno vita, proprio come nei giornali… di Harry Potter! Inoltre troverete delle pagine di link, che vi permetteranno di divertirvi in rete, guidati dagli autori della rivista. Molte pagine pubblicitarie sono interattive: cliccateci sopra e sarete invitati a casa delle aziende produttrici. Infine, noterete che tutti i link citati nelle pagine successive sono cliccabili: premete sul mouse, e potrete ottenere innumerevoli vantaggi riservati ai nostri lettori. Provare per credere! Ogni volta che vedete un indirizzo internet o un bottone, provate a passarci sopra col mouse: se prende la forma di un dito, fate subito click e… ammirate i risultati!
AQUARIOPHYLIA European Aquarium Hobbyist Magazine www.aquariophylia.it Mensile di informazione per acquariofili e negozianti Autorizzazione del Tribunale di Napoli nr. 7 del 7 – 1 - 2011 Edito dall’Associazione Aquapress COMITATO DI REDAZIONE Valerio Zupo (Direttore Responsabile) Alessandro Palomba (Organizzazione editoriale & Struttura web) Giulia Peduzzi (Grafica & Impaginazione) Rita Colognola (Segreteria di Redazione) Ettore Peyrot (Web Marketing) Massimo Fabbri (Consulenza Editoriale) Cristina Mandaglio (Consulenza Editoriale) Pasquale Ambrosini (Diffusione multimedia) Emanuele Taverna (Allegati Software) Monica Zuccarini (Diffusione & Divulgazione) RESPONSABILI DI SEZIONE Luca Colutta (Test & Tecnologie) Francesco Denitto (Autore e Consigliere di Redazione) Luciano Di Tizio (Acqua dolce) Mario Loffredo (Link & argomenti strutturanti) Antonio Piccolo (Come si fa) Stefano Rossi (Acquario Marino Mediterraneo) Franco Savastano (Spunti di immersione e di viaggio) Lorenzo Luchetta (NonSoloAcquari) HANNO CONTRIBUITO A QUESTO NUMERO Carassio Aurato Luciano Di Tizio Alessandro Falco Mario Loffredo Lorenzo Luchetta Antonio Piccolo Isaia Rosica Bruno B. Rossi Franco Savastano PUBBLICITÀ E REDAZIONE Vimax srl - Via Rezzonico 23 – Como - Tel. 031301059 e-mail: vimaxcomo@gmail.com Per abbonarsi gratuitamente alla rivista e riceverla ogni mese: http://www.aquariophylia.it/home/index.php?option=com_comprofiler&task=registers&Itemid=84 Gli autori sono responsabili dei pareri espressi nei singoli articoli e questi non riflettono necessariamente l’opinione della redazione. È vietata la riproduzione, anche parziale, di contenuti, testi, foto o filmati pubblicati in questa rivista, salvo specifica approvazione scritta da parte della redazione. Per citare gli articoli contenuti in questa rivista usare il formato seguente: Nome dell’autore e titolo dell’articolo In: Aquariophylia n., anno (www.aquariophylia.it)
AQUARIOPHYLIA
EUROPEAN AQUARIUM HOBBYIST MAGAZINE
Anno I - n째 3 aprile 2011
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Editoriale Tante cose interessanti in questo numero… Lettere in redazione L’ineguagliabile successo dello scalare CITES: specie protette e legislazione Pillole per il principiante: la luce
di Luciano Di Tizio
di Lorenzo Luchetta
di Isaia Rosica
La rubrica del Carassio Recensioni & Novità a cura della Redazione: 60 - Aldrovandia vesiculosa 62 - Aquafimm Sorgente Nutritiva 64 - Aquarium Münster MediMor 66 - Argent Cyclopeeze 68 - Hydor Decò 70 - Tetra Natura 72 - Tropic Marine Bio 74 - Tunze Turbelle Il DSB applicato all’acquario marino mediterraneo di Bruno B. Rossi I cibi vivi: le anguillole dell’aceto Link: Poecilidi
di Alessandro Falco
a cura di Mario Loffredo
Incontri a sorpresa Stimoli di viaggio
a cura di Ippo Campo
di Franco Savastano
Dalle Associazioni: notizie dalle associazioni acquariofile Come si fa: Il pico-acquario Nel prossimo numero
filmato e testo di Antonio Piccolo
I NOSTRI COLLABORATORI E RESPONSABILI DI SEZIONE Questa rivista si basa sul lavoro di un gruppo multidisciplinare di volenterosi, che desiderano accrescere la diffusione degli acquari nel nostro paese. Possiamo affermare anzi che, in base alla struttura che abbiamo voluto imporre a questa pubblicazione, ogni responsabile di sezione abbia realizzato una sua propria rivista dedicata ad un singolo argomento. Speriamo che i loro sforzi vi siano graditi, ma attendiamo comunque da voi critiche e suggerimenti, per rendere la nostra famiglia sempre più efficiente e produttiva. Vi presentiamo dunque la squadra!
Valerio Zupo
(Direttore Responsabile) biologo, laureato a Napoli con lode. Ha frequentato l’Università Livre di Bruxelles per un PhD sulle reti trofiche in fanerogame marine ed ha ricevuto un Fullbright award nel 1994. È stato coordinatore di vari progetti di ricerca e tutt’ora svolge la propria attività di ricercatore della Stazione Zoologica di Napoli, presso il laboratorio di Ecologia del Benthos di Ischia (Napoli). Da molti decenni è appassionato di acquari ed ha scritto per numerose riviste nazionali, oltre a collaborare con varie riviste divulgative internazionali. I suoi interessi di ricerca sono focalizzati all’ecofisiologia dei crostacei decapodi, le reti trofiche ed i rapporti tra piante ed animali. Ha scritto 12 libri divulgativi sugli acquari, le malattie dei pesci, la fauna e la flora del mediterraneo. Nel campo degli acquari è particolarmente interessato agli aspetti ambientali, la gestione dei sistemi complessi, il filtraggio e la qualità dell’acqua, nonché le malattie dei pesci e gli acquari marini mediterranei. Ha inoltre pubblicato alcuni testi sui Discus ed alcuni CD multimediali sulle malattie dei Discus e sulla gestione degli acquari marini e d’acqua dolce.
Alessandro Palomba
(Assistant Editor) appassionato da sempre di acquariofilia mediterranea, crea nel 2000 il sito Acquario Marino Mediterraneo con il gruppo “Amici del Med” che riunisce tutti gli appassionati di acquario marino mediterraneo e non solo, con l’idea di dare un’informazione libera da profitti commerciali. Nel 2003 fonda con alcuni appassionati l’Associazione Italiana Acquario Mediterraneo e ne è presidente fino al 2009. Sempre nel 2003 scrive il disciplinare per un acquario mediterraneo ecosostenibile, che trova appoggio nella stessa A.I.A.M e viene presentato in diverse occasioni patrocinate da enti ed istituzioni. Nel 2010 fonda con alcuni amici l’Associazione EcoAcquario che ha come scopo prioritario la realizzazione di un acquario mediterraneo “tipo”, realizzato con i soli scarti della pesca professionale o con il recupero di organismi da manufatti destinati alla distruzione. Collabora con diverse scuole per portare avanti progetti di EcoAcquario e gestisce diversi siti tra cui www.aiam.info, www.acquariomediterraneo.it e www.aquariophylia.it.
Luca Colutta
(Responsabile sezione Test & Recensioni) laureato a Napoli in Scienze Naturali, si è specializzato sull’impatto ambientale delle attività umane sugli ecosistemi marini, in particolare sul Golfo di Napoli. Ha frequentato l’Università di Benevento per un PhD sulle conseguenze dell’erosione costiera sulle popolazioni di animali e vegetali della Basilicata. È stato collaboratore di numerosi progetti di ricerca ed in particolare si è occupato per lungo tempo presso il Dipartimento di Igiene Ambientale (Università degli studi di Napoli Federico II) del monitoraggio fisico-chimico e biologico delle acque del Golfo di Napoli. Ha insegnato in scuole di ogni grado e tenuto corsi universitari di Geologia Marina e Ambienti Sedimentari Sottomarini. Si è occupato per anni di Impianti di Depurazione e Qualità delle Acque Potabili presso grosse aziende campane. Attualmente collabora con un laboratorio di analisi ambientali. Appassionato da sempre di subacquea e di fauna mediterranea è stato co-fondatore di alcune associazioni come A.I.A.M. e G.A.P. Nel campo acquariofilo è particolarmente interessato agli acquari marini mediterranei ed in generale alla flora e fauna italiana anche dulcacquicola; si interessa inoltre ai sistemi di filtraggio ed al corretto mantenimento dell’equilibrio ecosistemico in vasca.
Luciano Di Tizio
(Responsabile sezione acqua dolce & laghetto) giornalista professionista, si occupa di acquari da oltre 40 anni. Ha spaziato in tutti i settori di questo hobby, con una particolare attenzione al dolce nostrano ed all’acquario mediterraneo. È stato tra i fondatori dell’Associazione Acquariofili Abruzzese, della quale è attualmente il presidente, ed è stato per sette anni presidente dalla FIAAE, la Federazione che negli anni ‘90 del secolo scorso raggruppò tutte le allora numerose associazioni italiane di acquariofilia e di terrariofilia. Ha allevato e riprodotto pesci, anfibi e rettili ed ha condotto, da solo o con altri esperti, numerosi studi sul campo sulla piccola fauna italiana. Ha scritto oltre 1000 articoli per riviste specializzate, in Italia ed all’estero, oltre ad una dozzina di libri divulgativi. È stato a lungo membro del comitato di redazione e direttore responsabile della rivista Aquarium. Come erpetologo ha partecipato e partecipa a congressi scientifici con propri lavori ed è coautore di diverse pubblicazioni.
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Mario Loffredo
(Responsabile sezione Link”) è nato a Napoli il 9 marzo 1967 ed è cresciuto a Ischia, dove è impegnato nel settore turistico. Ama profondamente il mare e i suoi abitanti: avvicinatosi all’acquariofilia all’età di 14 anni non se ne è mai più allontanato. Per alcuni anni i suoi acquari sono stati i classici “da salotto”, ma in breve si è accorto che il suo vero interesse era rivolto più al comportamento e alla biologia delle specie allevate, piuttosto che al colore e alla bellezza. Da diversi anni ha concentrato i suoi sforzi nella riproduzione di specie marine mediterranee.
Lorenzo Luchetta
(Responsabile rubrica NonSoloAcquari) divulgatore naturalistico appassionato di piccoli mammiferi da compagnia, fauna montana, ed altri argomenti legati ad animali e piante. In merito a tali tematiche collabora con diverse riviste di settore ed ha scritto testi di cui è autore anche delle immagini. Si interessa da diversi anni, come amatore, di stagni naturali, acquari d’acqua dolce fredda e conchiglie.
Isaia Rosica
(Responsabile Sezione Neofita) nato a Guardiagrele (CH) il 12/06/1979, è dottore in Acquacoltura ed Ittiopatologia, laureatosi all’Università di Bologna, sede di Cesenatico. È stato per due anni tecnico addetto alla serra presso un noto importatore di pesci tropicali. Ha avuto contatti e rapporti lavorativi con molte importanti ditte del settore. Acquariofilo appassionato è socio dell’Associazione Acquariofili Abruzzesi da quasi vent’anni.
Antonio Piccolo
(Responsabile Sezione Come si fa) nasce a Napoli nel 1960. I suoi interessi sono: le arti, le scienze e la tecnologia. Opera nel campo della fotografia, video e musica. Dopo numerose mostre, concerti e performance, nel 1984 termina il corso di studi laureandosi in Scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Si trasferisce a Londra dove lavora con il regista americano Chatt Hall. Negli anni novanta si è occupato di fotografia naturalistica, ha lavorato nel campo della pubblicità, e-commerce e documentaristica. Attualmente è docente nella scuola secondaria, collabora con varie riviste on line e continua a produrre documentari e fotografie.
Franco Savastano
(Responsabile Sezione Stimoli di Viaggio) napoletano, da molti anni residente ad Ischia, dove svolge attività subacquea come consulente, responsabile locale ed istruttore (in diverse specialità tecniche) della Federazione Italiana Attività Subacquee FIAS. È laureato in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, scrittore specializzato nei settori Nautica, Mare, Subacquea. È conduttore di programmi televisivi per emittenti locali, corrispondente di riviste nazionali ed internazionali. È stato inviato speciale all’estero per importanti testate nazionali del settore subacqueo. È autore di rubriche periodiche di biologia marina su testate europee, scrittore di manuali tecnici subacquei per testate estere, vincitore di innumerevoli prestigiosi premi ed attestazioni internazionali in concorsi foto-video, tra i quali i massimi riconoscimenti mondiali Plongeur d’or Diaporama 1984, Plongeur Argent 1982, Diaporama e Plongeur de Bronze 1983, Diapositive al Festival Mondial de l’Image Sous-marine di Antibes Juan-Les-Pins. È stato presidente e più volte membro di giurie nazionali ed internazionali di fotografia e film.
Alessandro Falco
(Autore) giovane acquarista e vicepresidente della Associazione Acquariofili Abruzzese, ha collaborato con importanti ditte del settore nella realizzazione di alcune mostre di acquari. Laureato in Acquacoltura e Ittiopatologia, il Dott. Falco gestisce una fishroom di oltre 4000 litri dove alleva e studia gli animali oggetto dei suoi articoli. Le sue esperienze sono raccolte nel suo sito personale www.aquariumculture.com.
Bruno B.Rossi
(Autore) è nato a Genova nel 1956. Si è laureato in medicina e specializzato in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso a Genova, dove ha trascorso anche i primi anni della sua carriera lavorativa. La passione per le scienze e per il mare ha caratterizzato la sua vita. La sua prima esperienza di acquariofilo risale al 1967 (aveva 11 anni) quando allestisce una vaschetta da 10 (dieci !) litri. Dopo alcuni mesi di ‘messa a punto’ e di studio su testi, anche universitari, è riuscito a cavarsela più che egregiamente. Ha condotto con successo svariati acquari, marini mediterranei, d’acqua dolce tropicale con pesci impegnativi, compresi i Discus, e d’acqua dolce fredda con pesci pescati nei nostri fiumi. Scrive quotidianamente sul forum AIAM.
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Aquariophylia si evolve: siamo solo al terzo
numero e già pare di aver fatto passi da gigante rispetto a qualche mese fa. Lo abbiamo fatto anche grazie a voi, ai vostri consigli ed alle vostre critiche. A dire il vero, dovessimo fare un bilancio di questo primo periodo di gestazione della rivista, i complimenti supererebbero di gran lunga le critiche. Ci compiacciamo di ciò, anche perché in questo particolare momento tutti noi viviamo dei vostri complimenti e, forse, non riusciremmo a resistere se non continuaste a sostenerci col vostro enorme affetto. Ci siamo posti l’obiettivo di divenire da subito un punto di riferimento per gli acquariofili, un supporto credibile per le loro attività, un sostegno autorevole per risolvere i loro problemi. Sarebbe senza dubbio prematuro tentare dei bilanci già da ora, ma sappiamo di essere sulla strada giusta, anche grazie al vostro sostegno. A giudicare dalle vostre “critiche”, anzi, si nota una certa sorpresa per il fatto di aver migliorato la qualità dei contenuti numero dopo numero: a noi pare del tutto normale! Il nostro gruppo di esperti si allarga di mese in mese, per offrirvi un prodotto sempre più diversificato, di ampio respiro, facile da assimilare ma profondo nei contenuti. I nostri pareri, giusti o sbagliati che siano (ebbene sì, mettiamo in conto di non essere infallibili… neppure noi!) sono onesti ed obiettivi. I nostri rapporti con gli sponsor sono assolutamente trasparenti. Il sito web rappresenta una porta sempre aperta di comunicazione, tra gli esperti della redazione, i lettori e gli operatori commerciali. Se dovessimo tracciare un primo mini-consuntivo, proprio il sito internet, forse, meriterebbe maggiore attenzione. Attenzione da parte nostra, per renderlo sempre meglio fruibile. ...Ma attenzione anche da parte dei lettori, che lo usano ancora troppo poco. Probabilmente non tutti sono pronti a sfruttare la potenza delle nuove tecnologie, ma tenete presente che attraverso il sito potrete divenire protagonisti della rivista, avere una equipe di esperti sempre pronta a soddisfare le vostre esigenze, contare sui suggerimenti dei maggiori esperti nazionali, per risolvere i vostri problemi in poche ore. Al contrario di quanto accade sulle riviste cartacee, infatti, le vostre lettere sono lette in diretta e la risposta potrà arrivare in tempo reale, anche prima che venga stampato il prossimo numero di
Aquariophylia. In più, attraverso i blog ed i forum, è possibile discutere con altri acquariofili di qualsiasi questione, di carattere tecnico, biologico, commerciale. Consigliamo di approfittarne più spesso, perché una maggiore partecipazione alla vita del sito web potrà creare un fermento che investirà senza dubbio anche i contenuti della rivista, migliorandoli. Dunque, diamoci un appuntamento: ci incontriamo nei prossimi giorni sul sito www.aquariophylia.it per discutere insieme, conoscerci, incontrare gli autori della rivista e, perché no, divertirci sfruttando appieno i vantaggi esclusivi riservati agli abbonati. D’altra parte esistono oramai tantissimi siti web che si occupano di acquari, e noi abbiamo bisogno di far crescere rapidamente il numero dei lettori, per non vanificare la difficile opera dei nostri collaboratori. Per questo motivo chiediamo ancora una volta il vostro contributo concreto. Molti di voi sono certamente parte di altri forum, di altri portali. Diffondete la novella! Fate sapere in tutti i forum e tutti i portali che aquariophylia esiste ed è una realtà italiana di cui andare orgogliosi. Un semplice post, da parte di tutti voi, con l’indicazione del sito web e dei contenuti, ci permetterà di farvi godere anche in futuro dell’appuntamento mensile con la scienza in acquario!
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Con la nuova linea di acquari DUBAI Ferplast unisce design e tecnologia in un prodotto perfettamente integrabile ai diversi stili di arredo. Disponibili in quattro dimensioni e differenti colorazioni, dal classico noce al pi첫 moderno bianco, gli acquari DUBAI sono il prodotto ideale per tutti gli acquariofili. Forniti di filtro interno BLUWAVE e di plafoniera bilampada completa di timer, sono arricchiti da accorgimenti tecnici che li rendono unici e irresistibili.
QUESTO NUMERO...
in breve IL DSB NEL MARINO MEDITERRANEO Gli autori anglosassoni ne parlano oramai da decenni: il letto di sabbia profonda (Deep Sand Bed), abbreviato in DSB, è in grado di produrre miracoli negli acquari marini tropicali, eliminando i nitrati ed altri nutrienti dannosi per pesci ed invertebrati. Si può applicare anche al marino Mediterraneo? …E soprattutto, com’è fatto e come funziona? Il DSB è nato per gli acquari marini tropicali, con salinità e temperature diverse da quelle presenti nel Mar Mediterraneo, ma fondamentalmente si tratta di un fondo alto di sabbia fine abitato da un’endofauna importantissima per il suo funzionamento, che provvede a far circolare l’acqua all’interno del substrato ed inoltre partecipa allo smaltimento di molti nutrienti. Può servire anche per integrare l’acquario con una fonte alternativa di carbonati, anche se esistono sistemi più efficaci per ottenere questo risultato. Le sostanze disciolte possono arrivare all’interno del DSB tramite diffusione, ma tale fenomeno è talmente lento da essere sostanzialmente inutile ai fini del funzionamento. I movimenti dell’acqua all’interno del DSB vengono mediati dagli organismi viventi. Il lento movimento dell’acqua, causato dall’azione degli invertebrati sugli strati superficiali, pompa acqua lentamente attraverso le più basse regioni anossiche del DSB. Una vasca mediterranea con DSB necessita di uno skimmer, alcune pompe di movimento, un impianto di illuminazione ed ovviamente un refrigeratore. Sono da evitare, nel modo più assoluto, i filtri biologici ed anche i filtri meccanici se permanenti. Insomma, si tratta di un sistema semplice nella concezione, ma da realizzare con tutti i crismi, allo scopo di ottenere i vantaggi promessi. L’autore di questo articolo vi guida passo per passo nella sua realizzazione, spiegandovi anche le motivazioni di ogni singola scelta tecnologica. Un articolo da gustare lentamente... Questo mese, nella prima puntata, vengono presentate le basi teoriche. DALLE ASSOCIAZIONI Continua la nostra opera a favore delle associazioni acquariofile. Si tratta di gruppi di volenterosi che certamente contribuiscono alla diffusione dell’acquariofilia nel nostro Paese. Provate a contattarne alcune (nelle pagine di questa rivista sono riportati anche i loro siti web) per allacciare relazioni, partecipare ai loro forum on-line, eventualmente iscrivervi per unirvi alle loro attività. Non occorre essere “salentini” per iscriversi al GAS, nè abruzzesi per iscriversi all’AAA (riteniamo!) ed il 10
contatto con appassionati veri permetterà a tutti di divertirsi, crescere e scambiare notizie e materiali. Le pagine che proponiamo questo mese sono relative alle associazioni più attive ed efficienti nel nostro Paese, ma siamo certi che in seguito altri gruppi vorranno rendersi visibili attraverso la nostra rivista. LO SCALARE Da cento anni sulla cresta dell’onda, questo pesce è ancora caratterizzato da un fascino profondo, quello tipico dei ciclidi, ma ancora più intenso, a causa delle linee insolite, della straordinaria eleganza, del carattere forte, da dominatore dell’acquario. Luciano Di Tizio ce ne dà un profilo insolito, provando a mettere in luce il suo carattere in natura ed in acquario, sino ad accompagnarci nelle fasi della riproduzione. PILLOLE… DI LUCE La sezione di referenze di base, questo mese, si arricchisce di un nuovo argomento fondamentale: la luce. Isaia Rosica ci dimostra l’importanza e la tecnologia degli impianti di illuminazione. I pesci non hanno bisogno di molta luce, che anzi li disturberebbe facendoli apparire timidi e sbiaditi; invece, per quel che riguarda le piante, affinché svolgano efficacemente la fotosintesi, la quantità di luce necessaria dovrebbe essere compresa in un determinato intervallo. La sua regola per l’illuminazione in acquario recita: all’incirca 1 watt di luce fluorescente per ogni 2 – 4 litri effettivi d’acqua. Con l’aiuto di tabelle e schemi ci mostra le corrispondenze tra wattaggi e misure dei neon, per rendere facile l’opera di allestimento dell’impianto ideale. Un pezzo dedicato al neofita, che potrà interessare anche molti esperti acquariofili. RECENSIONI & NOVITÀ Anche questo mese la sezione recensioni è ricca e succulenta. Parliamo di un nuovo sistema per concimare le piante acquatiche, che imita l’azione di una pompa peristaltica senza condurci alle complicazioni tecnologiche di questi accessori, ma anche di un nuovo alimento Argent, purtroppo reperibile solo in rete, così come il medicamento Medi-Mor, adatto per le più comuni e diffuse malattie dei pesci e dotato di uno spettro di azione eccezionalmente ampio. Parleremo inoltre di una magnifica linea di materiali da arredamento (Hydor decò), di un nuovo tipo di alimento che imita le caratteristiche del fresco (Tetra Natura) addirittura migliorandole grazie a composti che attivano 11
il sistema immunitario dei pesci, di un sale marino (Tropic Marin) addizionato con composti che veicolano i nutrienti in eccesso nella rete trofica dei consumatori, di una magnifica pompa di movimento per acquari di ogni genere (Tunze Turbelle) che è possibile inserire in un sistema complesso di circolazione a controllo elettronico. Non siete ancora soddisfatti? Allora aggiungiamo una pianta acquatica carnivora, dai movimenti fulminei, che potrà garantirvi ore di divertimento e anni di passione. Se non vi basta ancora... beh, allora siete proprio insaziabili: attendete il prossimo numero per altri stimoli affascinanti! COME SI FA Per la sezione Come si fa il filmato di questo mese è dedicato al pico-acquario. Antonio Piccolo lavora con materiali di fortuna, reperiti in supermercati o in casa, per ottenere un effetto magico in poco spazio. Come sempre, basta cliccare sulla foto per entrare nella scena! CITES La CITES (sigla che indica la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora a rischio di estinzione) è nata dall’esigenza di controllare il commercio degli animali e delle piante, perché lo sfruttamento commerciale, oltre alla progressiva distruzione degli habitat naturali, rappresenta causa di estinzione delle specie. Nella lista le specie sono classificate in base alla valutazione del loro rischio di estinzione, e contraddistinte da sigle che ne fissano il maggiore o minore rischio. E’ attualmente applicata da oltre 130 Stati e in Italia, dove è in vigore dal 1980; la sua gestione e attuazione sono affidate a diversi Ministeri, tra cui il Ministero delle Politiche Agricole. LE ANGUILLOLE DELL’ACETO Il nostro esperto di cibi vivi ci conduce questo mese alla scoperta di una nuova rubrica. Allevare e somministrare cibi vivi, un’attività che un tempo è stata estremamente diffusa tra gli acquariofili, è divenuta meno comune oggi, grazie anche all’enorme disponibilità e varietà di alimenti commerciali. D’altra parte, l’allevamento degli alimenti vivi è uno stimolo a fare meglio ed è certamente un modo per assicurarci la gratitudine dei nostri beneamati, spingendoli a ripro12
dursi. Cominciamo dunque con le anguillole dell’aceto, più difficili da pronunciarsi che da allevare. Continueremo nei prossimi mesi con tanti altri alimenti interessanti e... gustosi per pesci ed invertebrati. LINK La sezione “link” come ricorderete, contiene riferimenti a siti web che potranno aiutarvi a condurre esperienze in campi “classici” dell’acquariofilia. In realtà intendiamo offrire una navigazione “protetta” in pagine web di buona qualità, così da sollevare questa rivista dal carico di articoli introduttivi su argomenti che sono molto ben rappresentati in rete. Questo mese vi accompagniamo nel mondo dei Poecilidi, grazie al dito esperto (click!) del nostro collaboratore Mario Loffredo. LA RUBRICA DEL CARASSIO Cosa avrà mai da borbottare il nostro collaboratore più simpatico, questo mese? Se anticipassimo i contenuti della sua rubrica ci attireremmo le sue ire e allora... sarebbero dolori! Possiamo solo dirvi che egli stesso prova ad anticipare la recensione di un nuovo accessorio, proponendovi alcune scene rubate nella nostra redazione. Passando attraverso i commenti di Pinco e Pallo, riesce a compromettersi senza pudore. Però questo mese il nostro ha ricevuto anche la sua prima letterina (era ora!). Non si può dire che sia di un lettore “gentile” nei suoi confronti, ma Carassio sa come difendersi, quando occorre, a mandibole spalancate e pinne dritte! STIMOLI DI VIAGGIO Come di consueto, Franco Savastano ci accompagna sott’acqua per vedere come sono fatti davvero gli habitat dei nostri ospiti domestici. Questo mese ci conduce... no, non ve lo diremo, come di prassi! Vi diciamo però che seguendo i suoi suggerimenti riuscirete senza dubbio a ripetere la sua esperienza: un modo divertente ed utile per pianificare le prossime vacanze estive!
INCONTRI A SORPRESA Non bastava Carassio! Questo mese si è introdotto in vasca un nuovo ospite invadente dal carattere decisamente diverso, ma non per questo meno interessante. Ippo Campo vorrebbe darci a bere di essere un tipo stravagante e spensierato. In realtà si tratta di un vero “topo” da biblioteca che saprà accompagnarci anche in futuro alla ricerca di piccole perle di conoscenza, spulciando tra libri antichi e testi scientifici. Una conoscenza che vale la pena approfondire… 14
In questa sezione riceviamo le vostre lettere e rispondiamo sia sulla rivista sia per e-mail. Potete scrivere semplicemente collegandovi al nostro sito web (www.aquariophylia.it) ed utilizzando l’apposito spazio lettere. Ovviamente sono accettate anche lettere ricevute per posta normale, ma in questo caso i tempi di risposta sono molto più lunghi. Nei primi numeri la rubrica avrà l’aspetto che osservate, semplice e classico. In futuro, anche grazie ai vostri contributi, cercheremo di rendere le risposte sempre più “interattive” in modo che possiate contare sul parere di vari esperti per la risoluzione dei problemi sottoposti alla redazione.
www.aquariophylia.it PIANTE:“POLLICE VERDE” E “POLLICE LILLA” Gentile redazione, ho comperato già due volte Alternanthera reineckii “a foglie lilla” perché sono affascinato dall’appariscente colorazione delle foglie, marroncine-rossastre sopra e belle di rosso intenso di sotto. Nel mio acquario però la pianta deperisce e dopo pochi mesi muore. La vasca è da 100 litri netti, il pH è a 7,5, l’illuminazione media, il filtraggio poco potente proprio per non dare fastidio alle piante. Come pesci allevo solo una dozzina di cardinali. Mi dicono che con le piante ho il “pollice verde”, ma con questa proprio non vado d’accordo. Dove sbaglio? Gennaro Rispoli Cominciamo col dire che i dati forniti dal lettore sono insufficienti: termini come “illuminazione media” o “filtraggio poco potente” non significano praticamente nulla se non spiegati con dati precisi (quanti watt, quale tipo di pompa, quale sistema di illuminazione e per quante ore?...). In più non ci si dice quali sono le altre piante coltivate nè qual è il valore della durezza, se è in funzione o meno un diffusore di CO2 e così di seguito. Nel caso di Alternanthera reineckii possiamo tuttavia tentare egualmente di dare una risposta: questa pianta è considerata dagli esperti poco adattabile e per riuscire a coltivarla è praticamente indispensabile fornire anidride carbonica e un’illuminazione molto intensa. In più vanno evitate assolutamente zone d’ombra (ad esempio 16
mai tenerla insieme a piante galleggianti) e bisogna che la luce raggiunga anche le foglie più in basso. Il lettore provi a seguire questi consigli e ci faccia sapere. Fatto è che in questo caso il pollice dovrebbe essere non solo verde ma anche almeno un po’ lilla...
nel Medio Evo con lo scopo di servirsene come barometro vivente per via della sua abitudine di agitarsi oltre misura poco prima dei temporali. Per quanto riguarda i pesci provenienti da altri continenti (che chiamiamo genericamente “tropicali”), importati per l’acquario, la gran parte delle specie tuttora più diffuse è arrivata per la prima volta tra fine ottocento e i primi anni del Novecento. Circa la vostra scommessa lo scalare è stato importato a partire dal 1909, il guppy l’anno prima. Ci dispiace per lei ma ha ragione suo cugino.
PESCI D’ACQUARIO: CHI È STATO IL PRIMO? Buongiorno, pongo agli esperti della vostra redazione una domanda inconsueta: qual è stato il primo pesce d’acquario allevato in Europa? Io e mio cugino abbiamo scommesso: io dico lo scalare, lui il guppy. Chi ha ragione? Aldo Giusti Escludiamo il pesce rosso, che ci porterebbe indietro di svariati secoli e che resta in assoluto il primo pesce allevato a scopi ornamentali, prima in Oriente e poi in Europa. Escluso il carassio dorato, nel Vecchio Continente il primato spetta a un pesce abbastanza “insospettabile”: Misgurnus fossilis, un Cobibitae che veniva allevato in vasca già 17
altro substrato sono quasi certamente una coppia che si avvia alla deposizione. Attenzione, però. analoga certezza non c’è se alleviamo soltanto due soli scalari, perché sono segnalate finte riproduzioni che si spingono sino alla deposizione delle uova, ovviamente sterili, nel caso vengano tenute insieme due femmine e non una vera coppia. Ovviamente ringraziamo dei complimenti e, in quanto alla domanda finale, citiamo: ai posteri l’ardua sentenza!
IL SESSO DEGLI… ANGELI Come posso riconoscere maschi e femmine nei miei scalari? Mi hanno detto che le pinne del maschio sono più lunghe e che spesso i maschi adulti hanno una gobba sulla testa? Posso crederci? Colgo l’occasione per farvi i miei più sinceri complimenti per la rivista. Mi sono abbonato sin dal primo numero e non mi pento certo di averlo fatto. Anzi, a giudicare dai primi articoli letti, credo proprio di aver fatto un’ottima scelta. Riuscirete a continuare così? Antonio Zuccaro
I PESCI DEL NONNO Ciao, sono un acquariofilo iniziato a questo magnifico hobby da mio nonno, che è stato un convinto allevatore da giovane e si accinge a ricominciare tra qualche mese, quando “finalmente” come dice lui, compirà 65 anni e andrà in pensione. Mi racconta sempre che lui ha iniziato, negli anni ’60 del secolo scorso, allevando e riproducendo due pesci che dal vivo io non ho mai visto: Heterandria formosa e Elassoma evergladei. Vorrei sapere
Negli scalari non c’è un vero e proprio dimorfismo sessuale: al di là di quel che si sente dire o si legge, soltanto la presenza della papilla genitale (conica nei maschi, a cono tronco nelle femmine), che compare in epoca riproduttiva, potrà darci certezze assolute nella determinazione del sesso. Le coppie tuttavia si possono identificare in base al comportamento: in un branco di giovani quando due esemplari tendono a isolarsi e si dedicano insieme alla pulizia di una foglia o
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23 litri da arredare secondo il tuo gusto
19 o 25 litri incorniciati da solo vetro
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qualcosa in più su questi pesci, magari per preparargli una bella sorpresa. Mi aiutate? Andrea Longhi (15 anni)
decisamente la più naturale. Condividete la mia scelta? Vi ringrazio in anticipo per le vostre attese risposte. Ottavio Depretis
Ti accontentiamo con piacere. I pesci che cita tuo nonno erano in effetti tra quelli comunemente allevati una cinquantina di anni fa, anche se neppure allora era facilissimo procurarseli. Heterandria formosa è un Poecilidae di piccolissima taglia (i maschi raggiungono appena i 2 cm mentre le femmine toccano i 4,5 cm), pacifico e di non difficile allevamento che da’ il meglio di sé in una piccola vasca fittamente piantata e che si riproduce agevolmente. Proviene dagli USA, più precisamente dalla Carolina del Sud e dalla Florida. Temperatura ideale tra i 20 e i 26 °C. Elassoma evergladei, detto anche “persico nano” raggiunge invece i 3,5 cm ed è pacifico e timido, ma pure abbastanza territoriale. Viene normalmente considerato un pesce d’acqua fredda anche se tollera livelli termici tra i 10 e i 30 °C. Acquario anche piccolo con folta vegetazione ma pure con abbondanti spazi liberi per il nuoto, fondo con sabbia fine e qualche roccia sistemata in modo da delimitare i vari territori. Ideali acqua stagionata con pH 7-7,5 e GH intorno ai 10° d o poco più. Si tratta come vedi di pesciolini non difficili da accontentare. Il problema è trovarli in commercio, impresa difficilissima per Elassoma, negli ultimi decenni importato in Italia solo occasionalmente, molto meno per Heterandria che compare nei listini dei grossisti più forniti e che il tuo negoziante di fiducia prima o poi riuscirà senz’altro a procurarti.
Vasca e condizioni di allevamento ok. Per la convivenza eccellente quella, in verità in acquario di solito poco praticata, con Mesonauta festivus, che ne condivide anche l’habitat in natura. Per il resto la gran parte dei piccoli e tranquilli pesci di branco, purché allevati nella stessa vasca nella quale gli scalari sono stati accresciuti (altrimenti saranno scambiati per cibo vivo), i Microgeophagus e gli stessi Discus saranno ottimi coinquilini, insieme ai Corydoras e ad altri pesci di fondo non aggressivi e non eccessivamente vivaci. Si tratta solo di scegliere. Basterà invece consultare un buon libro che indichi gli areali di provenienza delle varie specie se si vogliono allevare insieme solo pesci teoricamente delle stesse zone geografiche, ma che in realtà – lo si tenga presente sono stati riprodotti in tutt’altre parti del mondo. Circa la seconda domanda non possiamo che plaudire alla scelta, che condividiamo in pieno.
ALCUNE IMPRESSIONI, DAL FORUM… AL VOLO! Scaricata e consultata velocemente (per ora); prima impressione: grande! …E che dire dell’interattività? Pensiamo ai “vecchi”cari numeri di aquarium del secolo scorso... Continuate così - grazie ! Mbuna 57
CONVIVERE CON GLI SCALARI Quali pesci posso allevare insieme ai miei scalari? Preciso che la vasca è 120x50x50 cm, che le condizioni fisico-chimiche sono temperatura intorno a 26 °C, pH 6,8, durezza 10° d GH e che immetterò i pesci che voi mi consiglierete tutti insieme, con il branchetto di 8 giovani scalari che ho già prenotato in negozio. Ho scelto la livrea “selvatica” m che mi sembra
Grazie dei complimenti, ma si tenga presente che siamo solo all’inizio: sosteneteci con il vostro affetto e fate conoscere la rivista a tutti gli amici e conoscenti. Il futuro offre infatti infinite potenzialità ancora neppure sbocciate. Basti pensare ai nostri progetti di forum con i produttori, visite guidate ai negozianti, sconti su prodotti ed acquari, viaggi di gruppo in aree di interesse 20
comune, possibilità di scambi e cooperazione tra acquariofili, software gratuito in omaggio, schede dei pesci, degli invertebrati e delle piante e… tanto altro.
esaurire tutti gli argomenti in un numero solo! Grazie infinite per il suggerimento, ma anche dei complimenti, che rappresentano il giudizio di tanti di voi! Il vostro affetto ci dà la forza di continuare un’opera che, con pochi mezzi, è veramente complessa e basata sulla passione di tutti noi. Restiamo… in sintonia!
Ho scaricato la rivista appena uscita, l’ho letta e secondo me è un ottimo lavoro, molto dettagliata ed esaustiva! Solo una cosa mi ha “colpito” nessuno ha pensato al “fai da te”? Complimenti ancora a tutti per il lavoro che avete svolto!!! Bravissimi! Valerio
Grazie per la bellissima rivista che ci avete regalato e complimenti a tutti gli autori. Mi permetto di segnalare un possibile errore a pagina 98, ma solo un refuso. Sergio64
Il fai da te è non solo pensato, ma addirittura compreso “in teoria” in tutti gli articoli di questa rivista. La redazione infatti raccomanda a tutti i collaboratori di includere esperienze personali e stimoli per il bricolage in ogni articolo sottoposto per la pubblicazione. Ovviamente la domanda è diretta, però, e la risposta lo sarà altrettanto: ci saranno articoli specificamente dedicati al bricolage e ne abbiamo già diversi in programma. Solo un po’ di pazienza perché… non si possono
Grazie a te per essere dei nostri! L’acquariofiia è una grande risorsa per il nostro Paese, ne siamo certi. Questo ci spinge ad impegnarci per coinvolgere tutti i lettori in esperienze appassionanti. Grazie anche per la segnalazione, che provvederemo ad indicare in una errata corrige. Che magnifica attenzione, però! Continuate così e non avremo bisogno dei correttori di bozze! 21
DA CENTO ANNI SULLA CRESTA DELL’ON
L’ineguag succes
22
Sca
di Luciano Di Tizio
NDA
Ha
“carica” a quattro zampe made in
Walt Disney e sta felicemente vivendo i primi anni del suo secondo secolo in Europa. Lo scalare, perché è di lui che stiamo parlando, è stato importato per la prima volta in Europa nel 1909 e da allora è sempre stato presente nel cuore e nelle vasche degli appassionati del Vecchio Continente, all’inizio come una specie problematica e di non facile allevamento, poi via via come uno dei beniamini alla portata anche del neofita. Un pesce universalmente noto, al quale anche la nostra rivista deve pagare un giusto tributo dedicandogli un “pezzo” già nei primi numeri. Del resto le lettere sino ad oggi giunte ad Acquariophylia testi-
moniano che la passione per lo scalare non è mai tramontata e non può essere un caso se due tra i nostri autori hanno dedicato un intero
gliabile sso dello
lare
superato anche i 101 della famosa
libro a questa specie (vedi bibliografia). Cerchiamo dunque di conoscerlo meglio, cominciando con il dire che la corretta denominazione scientifica è Pterophyllum scalare (Lichtestein, 1823). Alle questioni tassonomiche abbiamo tuttavia dedicato un box e nel corpo dell’articolo ci limiteremo, il più delle volte, a usare il nome comune, che in Italia è semplicemente “scalare” o anche, per chi ha più fantasia, “pesce angelo”, “pesce paradiso” e “pesce vela”. Angelfish è invece la denominazione più diffusa nei paesi anglofoni.
In natura Il nostro è un ciclide diffuso in natura nell’America del Sud, più esattamente nel Rio 23
Le “pinne a velo” esistono da moltissimi anni: sono state tra le prime varietà selezionate dagli allevatori
delle Amazzoni centrale con i suoi affluenti sino
primi pesci che, già nelle seconda metà del
al Perù e all’Ecuador orientale, dove è segna-
secolo scorso, veniva “prodotto in casa” in
lato in compagnia di Mesonauta festivus. Gli
quantità sufficienti a coprire almeno una parte
esemplari importati per l’acquario sono però
del mercato.
pressoché esclusivamente di allevamento: provengono da aziende del sud-est asiatico
Com’è fatto
ma anche da allevatori dell’ex Europa dell’est
Una dettagliata descrizione è probabilmente
e, lo diciamo con orgoglio, da eccellenti pro-
inutile (basta guardare le foto e, forse, anche
fessionisti italiani. Lo scalare anzi è uno dei
quelle sono superflue!) ma un accenno biso-
Cenni di tassonomia Lo scalare è noto alla scienza del 1823 quando Lichtenstein descrisse un pesce catturato in Brasile e conservato nel Museo di Berlino, attribuendogli il nome di Zeus scalaris. Tale denominazione è stata revisionata nel 1840 da Heckel che istituì il nuovo genere Pterophyllum inserendovi, come specie tipo proprio Pterophyllum scalaris, il pesce descritto qualche decennio prima da Lichtenstein, al quale cambiò genere. Il nome attuale venne completato con una correzione grammaticale (scalare invece di scalaris per concordanza con la parola Pterophyllum che in latino è neutra) operata da Gunther nel 1862. Le varie altre proposte tassonomiche avanzate negli anni sono state via via invalidate dalla comunità scientifica internazionale per cui la corretta denominazione resta Pterophyllum scalare (Lichtenstein, 1823). Il nome dell’autore e l’anno sono posti tra parentesi per indicare che c’è stata una revisione, quella di Heckel appunto, che non ha tuttavia modificato l’attribuzione specifica (“scalaris”) proposta dallo scienziato che aveva operato la prima descrizione.
24
gna pur farlo: corpo discoidale, appena più
Colorazione: la livrea selvatica prevede fondo
lungo che alto, fortemente schiacciato sui fian-
grigio argenteo con sfumature più scure sul
chi, con pinne dorsale e anale particolarmente
dorso, marrone e/o verdastre. Sul corpo sono
sviluppate e in posizione opposta che danno al
presenti quattro fasce verticali marrone scuro
pesce un aspetto d’insieme quasi triangolare,
o, più spesso, nere, ben visibili quando il pesce
“alto” e imponente. Anche la pinna caudale è
è a suo agio ma che tendono a sbiadire e per-
grande e vistosa mentre le ventrali sono tra-
sino a scomparire in condizioni di malessere:
sformate in due caratteristici lunghi raggi filifor-
paura, malattia, condizioni ambientali inadat-
mi. Le pinne pettorali sono invece piccole, ma
te… La prima fascia attraversa l’occhio, la
decisamente possenti, dovendo sobbarcarsi
seconda inizia appena dopo i primi raggi della
quasi da sole la fatica di far nuotare il pesce.
pinna dorsale e si spinge sino all’apertura
Gli esemplari di cattura raggiungono una lun-
anale, la terza, quasi sempre la più grande,
ghezza massima intorno ai 15 cm (dalla picco-
attraversa il corpo in posizione un po’ arretrata
la bocca alla coda) e un’altezza di poco supe-
e raggiunge anche le pinne dorsale ed anale, la
riore ai 20 cm. Gli esemplari riprodotti in cattivi-
quarta è nei pressi del peduncolo caudale.
tà, e in particolare le varietà “pinne a velo” pos-
Partendo da questa livrea di base (ma anche
sono essere anche notevolmente più grandi.
da esemplari punteggiati di rosso scoperti non
Talvolta gli scalari mostrano un comportamento territoriale in acquario
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La varietà “koi” è attualmente una delle più apprezzate tra gli appassionati di scalari
moltissimi anni or sono in natura) pazienti allevatori hanno creato negli anni tantissime varietà. Citiamo quelle argentata, grigia, bianca,
Gli altri scalari
dorata, marmorizzata, tigrata, nera, fumè,
Oltre allo scalare, al genere Pterophyllum sono attribuite alcune altre specie (in totale da 2 a 5 secondo gli autori). Tra queste solo Pterophyllum altum Pellegrin, 1903, gode di una certa recente popolarità, ma nulla di paragonabile allo scalare, presente in migliaia di vasche e praticamente in tutti i negozi italiani che si occupino anche marginalmente di acquariofilia.
verde, “panda” e rossa. Un elenco destinato probabilmente a diventare sempre più lungo.
In acquario All’epoca delle prime importazioni e per diversi decenni, la specie, come abbiamo accennato, ha posto delle difficoltà all’allevatore. Oggi, grazie al lavoro svolto da allevatori professionisti e da privati appassionati, ma grazie anche alla plasticità della specie, può essere considerata robusta: lo scalare è capace di tollerare persino qualche sbaglio da parte dell’appassionato e propenso a riprodursi in cattività anche senza particolari accorgimenti. Un pesce, insomma, decisamente alla portata del principiante, sia per l’allevamento (anche in acqua di rubinetto, purché stagionata) sia per la riproduzione, ma insieme capace, per la dinamica riproduttiva e per il vivace comportamento (si tratta pur sempre di un ciclide) di affascinare anche l’esperto. Condizioni ottimali sono: temperatura 26-30 °C; pH 6,5-7; durezza 5-15° d GH, con tolleranza sino a 20°. In una vasca con questi valo-
Questa immagine mette bene in evidenza l
ri, ed è questo il primo consiglio, dobbiamo allevare un gruppetto di 6-8 esemplari e mai uno scalare da solo, anche perché in questa
Prima di occuparci della riproduzione va sotto-
maniera si rende più probabile la formazione di
lineato che l’allevamento in cattività, effettuato
una coppia. Gli scalari amano “scegliersi” ed è
ormai da moltissime generazioni, se da una
possibile che una coppia imposta dall’appas-
parte ha “rusticizzato” una specie un tempo
sionato non accetti di riprodursi. Ma procedia-
problematica, l’ha pure un po’ degenerata:
mo con ordine...
attualmente non sono rari gli esemplari rachi28
l’aspetto “a foglia” dello scalare
tici e, soprattutto, sono piuttosto frequenti le
pie complessivamente stabili ed è, in fase
coppie incapaci di allevare la loro prole.
riproduttiva, piuttosto territoriale. Vasche gran-
Abbiamo detto un gruppetto e non un esem-
di con un certo numero di esemplari rappre-
plare isolato, che mal si adatterebbe all’ac-
sentano comunque la soluzione più “naturale”,
quario.
obbligata con i giovani che sono “di branco”
Da adulto questo pesce vive di norma in cop-
anche in natura. 29
Per ottenere pinne alte e dritte sono utili le vasche molto profonde
Gli scalari giovani si accrescono rapidamente in acquario se dispongono di alimenti freschi e vivi 32
importante che il contenitore sia pure piuttosto
Comportamento e riproduzione
alto, visto il notevole sviluppo che possono
Parliamo anche di comportamento e di ripro-
raggiungere le pinne. Sul fondo, ghiaietto di
duzione. In vasca e forse anche in natura (non
granulometria media. Arredamento con legni di
siamo a conoscenza di studi in tal senso) nel
torbiera o di savana e piante robuste, qualcu-
branco degli scalari si forma, attraverso parate
na a foglia larga. È importante che vi sia alme-
di minaccia e prove di forza, una vera e propria
no una zona più riccamente piantata utile
gerarchia instabile, continuamente messa in
anche per offrire rifugio ad esemplari eventual-
discussione. Quando si formano le coppie,
mente in difficoltà. Illuminazione media. Buon
maschio e femmina si battono invece in tan-
impianto di filtraggio. Si tenga conto che, al di
dem con i compagni di vasca, per avere il ter-
là della cattiva fama di cui godono in genere i
ritorio migliore. La coppia più forte può far suo
ciclidi, lo scalare non danneggia affatto le pian-
l’intero acquario e sarà l’appassionato a dover
te, e questo è un altro elemento a favore della
intervenire spostando altrove gli altri pesci che
sua popolarità.
altrimenti avranno difficoltà ad alimentarsi e
Come compagni di vasca abbiamo già detto
deperiranno.
del Mesonauta festivus, che convive con lui in
Per stabilire con certezza il sesso, in assenza
alcuni aerali anche in natura. Sono consigliabi-
di un dimorfismo esterno, si dovrà attendere
li pure la gran parte dei piccoli e tranquilli pesci
l’epoca degli amori, quando si formerà la papil-
di branco, purché allevati insieme sin da gio-
la genitale che è conica nei maschi, a cono
vani; se immessi in una vasca nella quale ci
tronco nelle femmine. Significativi indizi posso-
sono scalari già adulti saranno invece inevita-
no arrivare anche dal comportamento: in un
bilmente scambiati per cibo vivo. Ottimi coin-
branco di giovani due esemplari che tendono a
quilini anche Microgeophagus, Corydoras e
isolarsi e si dedicano insieme alla pulizia di una
altri pesci di fondo non aggressivi e non
foglia sono con ogni probabilità una coppia.
eccessivamente vivaci. Anche i Discus, anche
Anzi proprio quando si osservano questi
se questa convivenza è spesso sconsigliata,
“segnali” tra un gruppetto di giovani l’appas-
possono essere proficuamente allevati nella
sionato può intervenire e isolare la coppia in
stessa vasca.
una vasca da riproduzione, lasciando in loro
L’alimentazione, infine. Sino a poco più di
compagnia solo qualche Corydoras a fungere
mezzo secolo or sono era indispensabile il
da “fattore nemico”, cioè nel poco simpatico
cibo vivo; oggi vengono accettati con voracità
ruolo di possibile minaccia per la prole, in
praticamente tutti i cibi di produzione indu-
modo da indurre mamma e papà a difendere le
striale, ma se riusciamo anche ad offrire del
proprie uova.
buon vivo certamente gli scalari ce ne saran-
Per la riproduzione consigliamo una vasca da
no grati.
almeno 60x40x45 cm. ma francamente si pos-
Di solito si consiglia un acquario da almeno 100x40x40 cm, meglio se più grande. È
33
ceranno a muoversi liberamente, controllati dai
La “voce” dello scalare
genitori. Sarà a questo punto necessario nutrir-
Lo scalare, tra i suoi tanti meriti, ha quello di contraddire l’antico detto del “muto come un pesce”. Esso è capace infatti in qualche modo persino di “parlare” visto che i maschi (sembra che lo faccia solo il sesso forte, ma non ci sono certezze in tal senso) sono in grado di emettere suoni simili a schiocchi di dita. Lo fanno quando sono eccitati, e in particolare durante le lotte territoriali o nella fase degli amori.
li con infusori, rotiferi, Artemia appena schiusa e cibo in polvere per avannotti, il tutto da servire, più volte al giorno, con l’aiuto di una pipetta o di un tubetto di plastica, direttamente nei pressi del branco dei piccoli, preoccupandosi di non innervosire i genitori che, di fronte a un pericolo cui non sono in grado di far fronte, potrebbero infatti reagire mangiando loro stessi gli avannot-
sono ottenere buoni risultati anche in un impian-
ti. Comportamento solo perfettamente naturale:
to più piccolo. Arredamento come in un norma-
se il predatore è troppo forte per essere allonta-
le acquario oppure anche una vasca “nuda”,
nato: è più proficuo per i genitori nutrirsi essi
soltanto con una pianta a foglia larga coltivata in
stessi dei propri figli piuttosto che lasciarli ad
vaso. Se tutto va bene la coppia pulirà una
altri. Ne guadagneranno in energia per una
foglia o un altro qualsiasi substrato, a volte per-
nuova riproduzione, con ovvi vantaggi per la
sino un angoletto su uno dei vetri del contenito-
sopravvivenza della specie, che è il fine ultimo di
re, e lo difenderà da chiunque provi ad avvici-
tutti gli esseri viventi sulla Terra.
narsi, spesso anche dalla mano dell’acquariofi-
Se invece siamo di fronte a pesci che sembra-
lo. Intorno al sito prescelto maschio e femmina
no incapaci di allevare e che dopo qualche ora
si esibiranno in vivaci danze al culmine delle
o qualche giorno invariabilmente predano la
quali nuoteranno freneticamente uno accanto
prole, l’appassionato dovrà ricorrere ad un
all’altra, sino a quando lei non comincerà a
metodo alternativo prelevando la foglia con il
deporre le sue uova in filari ravvicinati che il
suo prezioso carico e trasferendola, senza farla
maschio feconderà immediatamente. Si va
uscire dall’acqua, in un nido parto schermato
avanti così per un tempo variabile da pochi
con una fitta rete, all’interno dello stesso acqua-
minuti sino ad un’ora a mezza nel corso dei
rio. Dopo la schiusa sarà l’acquariofilo a sosti-
quali verranno deposte da poche decine sino a
tuire i genitori togliendo le uova eventualmente
un migliaio di uova, secondo la stazza, l’affiata-
non fecondate (diventano bianco latte) e venti-
mento e l’esperienza dei riproduttori. Pulizia,
landole con l’aiuto di un aeratore. Una soluzio-
ventilazione e difesa delle uova sono svolte in
ne meno avvincente di quella ottenuta con l’aiu-
tandem. La schiusa avviene in circa trenta ore a
to di mamme e papà, ma egualmente affasci-
30 °C, in tre giorni a 27 °C.
nante. Ve lo garantiamo!
Gli avannotti alla nascita sono piccolissimi (si
Bibliografia
scrive di solito “grandi più o meno come una vir-
Di Tizio, L., 1993. Gli scalari. Primaris, Milano, 72 pp.
gola in un testo stampato”). Consumato il sacco
Zupo, V., 1991. Lo scalare in acquario. Editoriale Olimpia, Firenze, 102 pp.
vitellino, dopo 4 o 5 giorni gli avannotti comin34
CITES:
Acquari e leggi
Il concetto di esseri viventi acquatici protetti e alcune applicazioni legislative
di Lorenzo Luchetta
L’
acquario, com’è ben noto, è un universo che pullula di vita e se si può dire che nella maggior parte dei casi i pesci sono la forma vivente “principale”, di certo non sono l’unica. All’interno del mondo “acquario” infatti esiste solitamente una varietà di esseri viventi
vastissima, tanto da farne uno dei microambienti più vari dal punto di vista dei suoi abitanti “vivi”. Basti pensare che in questo ambiente, sia esso marino, salmastro o d’acqua dolce, spesso convivono microrganismi di tantissimi tipi, pesci, piante, invertebrati, etc. Per tutti gli esseri viventi detenuti in regime di cattività deve essere osservata una serie di norme di vario genere. In questa trattazione vorremmo approfondire l’aspetto inerente i legami che le creature d’acquario hanno con la CITES e con le altre norme riguardanti la loro conservazione.
Cos’è la CITES? La CITES (sigla che indica la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora a rischio di estinzione) è stata creata in risposta all’esigenza di controllare il commercio degli animali e delle piante, in quanto lo sfruttamento commerciale effettuato per vari scopi, aggiungendosi alla progressiva distruzione degli habitat naturali, rappresenta una causa fondamentale di estinzione e/o rarefazione delle specie. La CITES stabilisce normative non solo riguardanti animali e piante vivi, ma anche conservati e parti e prodotti derivati. Tale normativa, attualmente applicata da oltre 130 Stati, è in vigore in Le madrepore sono comunemente usate in acquario come elementi decorativi. Alcune specie sono però considerate in diminuzione e il loro commercio è perciò regolamentato
36
I bivalvi appartenenti al genere Tridacna sono classificati in appendice II CITES
Italia dal 1980 e la sua gestione e attuazione sono affidate a diversi Ministeri, tra i quali quello che ha il ruolo prioritario è il Ministero delle Politiche Agricole. E’ tramite il Servizio CITES del Corpo Forestale dello Stato che viene curata la gestione amministrativa ai fini della certificazione e del controllo tecnico-specialistico riguardo la Convenzione stessa. Dal punto di vista pratico, la CITES è strutturata in tre appendici, nella prima delle quali sono elencate le specie più minacciate e quindi sottoposte a regime di controllo più severo. Salendo nella numerazione si trovano via via animali e piante che sono meno a rischio di quelle che troviamo nella prima Appendice, ma necessitano comunque di un monitoraggio adeguato.
Il gasteropode Paustyla pulcherrima è classificato in appendice II CITES
Cos’è la lista rossa IUCN? La lista rossa IUCN è un documento internazionale che viene
stilato
dall’Unione
Internazionale
per
la
Conservazione della Natura. Per la stesura dei suoi contenuti è coinvolto un gruppo multidisciplinare di esperti delle materie attinenti, fra cui figurano i nomi di diversi italiani. Nella lista, le specie animali e vegetali sono classificate in base alla valutazione del loro rischio di estinzione e sono contraddistinte da nove sigle, che ne fissano il maggiore o minore rischio. Logicamente l’evolvere delle situazioni ambientali può far cambiare la sigla attribuita ad ogni singola specie, in base al miglioramento o al peggioramento delle condizioni delle popolazione che la rappresentano. Grazie all’elevata qualità scientifica e tecnica dei dati che la compongono, è considerata come il più attendibile sistema di classificazione delle specie a rischio di estinzione. Nei prossimi numeri di questa rubrica, aquariophylia si occuperà ancora della lista IUCN e delle applicazioni della CITES in Italia. I coralli, sia mediterranei sia tropicali, sono oggetto di una stretta regolamentazione CITES. Pertanto prima di acquistarli bisogna assicurarsi che siano stati importati in modo regolare, per non essere soggetti a possibili sanzioni
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LISTA UFFICIALE CITES CONCENRNENTE ANFIBI, PESCI ED INVERTEBRATI ACQUATICI APPENDICE I
APPENDICE II
APPENDICE III
CLASSE AMPHIBIA (ANFIBI) Anura Bufonidae (rospi)
Altiphrynoides spp. Atelopus zeteki Bufo periglenes Bufo superciliaris Nectophrynoides spp. Nimbaphrynoides spp. Spinophrynoides spp. Dendrobatidae (rane da veleno per frecce) Allobates femoralis Cryptophyllobates azureiventris Allobates Zaparo Dendrobates spp. Epipedobates spp. Phyllobates spp. Hylidae (rane arboree) Agalychnis spp. Mantellidae Mantella spp. Microhylidae Dyscophus antongilii Scaphiophryne gottlebei Rheobatrachidae (rana gastrico-cova) Rheobatrachus spp. Ranidae Euphlyctis hexadactylus Hoplobatrachus tigerinus Caudata Ambystomatidae (Axolotl) Ambystoma dumerilii Ambystoma mexicanum Cryptobranchidae (salamandre giganti) Andrias Gen. spp. Salamandridae (tritoni e salamandre) Neurergus kaiseri
CLASSE ELASMOBRANCHI (SQUALI)
Pristidae Gen. spp. (ad eccezione delle specie incluse nell’appendice II)
Lamniformes Cetorhinidae (squalo elefante ) Cetorhinus maximus Lamnidae (grande squalo bianco) Carcharodon carcharias Orectolobiformes Rhincodontidae (squalo balena) Typus typus Rajiformes Pristidae (pesci sega)
Pristis microdon (al fine esclusivo di permettere il commercio internazionale di animali vivi per acquari adeguati e accettabili, essenzialmente a fini di conservazione)
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APPENDICE I
APPENDICE II
APPENDICE III
CLASSE ACTINOPTERIGI (PESCI) Acipenseriformes (storioni) Acipenseriformes Gen. spp. (ad eccezione delle specie incluse in Appendice I) Acipenseridae Acipenser brevirostrum Acipenser sturio Anguilliformes Anguillidae (anguille d’acqua dolce) Anguilla anguilla Cypriniformes Catostomidae (Cui-ui) Chasmistes cujus Cyprinidae (carpe) Caecobarbus geertsi Probarbus jullieni Osteoglossiformes Osteoglossidae (Arapaima) Arapaima gigas Scleropages formoso Perciformes Labridae (labridi) Cheilinus undulatus Sciaenidae (totoaba) Totoaba macdonaldi Siluriformes Pangasiidae (pesce gatto) Pangasianodon gigas Singnatiformi Syngnathidae (pesci ago, cavallucci marini) Hippocampus spp.
CLASSE SARCOPTERIGI (PESCI POLMONATI) Ceratodiformes (dipnoi) Ceratodontidae dipnoo australiano Neoceratodus forsteri Coelacanthiformes Latimeriidae (celacanti) Latimeria Gen. spp.
PHYLUM ECHINODERMATA CLASSE HOLOTHUROIDEA Aspidochirotida Stichopodidae (oloturie o cetrioli di mare) Isostichopus fuscus (Ecuador)
PHYLUM ANNELIDA CLASSE HIRUDINOIDEA (SANGUISUGHE) Arhynchobdellida Hirudinidae (sanguisughe medicinali) Hirudo medicinalis Hirudo verbania
PHYLUM MOLLUSCA CLASSE BIVALVIA Mytiloida Mytilidae (cozze) Lithophaga lithophaga Unionoida Unionidae (cozze d’acqua dolce) Conradilla caelata Cyprogenia aberti Dromus dromas Epioblasma curtisi Epioblasma florentina Epioblasma sampsonii Epioblasma sulcata perobliqua Epioblasma torulosa gubernaculum
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APPENDICE I
APPENDICE II
APPENDICE III
Epioblasma torulosa rangiana Epioblasma torulosa torulosa Epioblasma turgidula Epioblasma walkeri Fusconaia cuneolus Fusconaia edgariana Lampsilis higginsii Lampsilis orbiculata orbiculata Lampsilis satur Lampsilis virescens Plethobasus cicatricosus Plethobasus cooperianus Pleurobema clava Pleurobema plenum Potamilus capax Quadrula intermedia Quadrula sparsa Toxolasma cylindrella Unio nickliniana Unio tampicoensis tecomatensis Villosa trabalis Veneroida Tridacnidae (tridacna gigante o acquasantiera, vongole) Tridacnidae Gen. spp.
CLASSE GASTROPODA (LUMACHE E CHIOCCIOLE) Mesogastropoda Strombidae (strombo gigante) Strombus gigas Stylommatophora Achatinellidae (lumache dell’agata)
Achatinella spp. Camaenidae Papustyla pulcherrima
PHYLUM CNIDARIA CLASSE ANTHOZOA (CORALLI E ANEMONI DI MARE) Antipatharia (corallo nero) Antipatharia Gen. spp. Gorgonaceae Coralliidae
Corallium elatius (Cina) Corallium japonicum (Cina) Corallium konjoi (Cina) Corallium secundum (Cina) Helioporacea Helioporidae (coralli blu) Helioporidae Gen. spp. (include solo le specie Heliopora coerulea fossili non sono soggetti alle disposizioni della Convenzione) Scleractinia (madrepore) Scleractinia Gen. spp. (fossili non sono soggetti alle disposizioni della Convenzione) Stolonifera Tubiporidae (coralli a canne d’organo) Tubiporidae Gen. spp. (fossili non sono soggetti alle disposizioni della Convenzione)
CLASSE HYDROZOA (FELCI DI MARE, CORALLI DI FUOCO, MEDUSE URTICANTI) Milleporina Milleporidae (corallo di fuoco) Milleporidae Gen. spp. (fossili non sono soggetti alle disposizioni della Convenzione) Stylasterina Stylasteridae Stylasteridae Gen. spp. (fossili non sono soggetti alle disposizioni della Convenzione)
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Pillole per il principiante In questa sezione accompagneremo ogni mese il neofita, praticamente per mano, introducendolo alle basi dell’acquariofilia. Niente di difficile né roba che necessiti di basi precedenti. Vogliamo mostrare a tutti com’è facile allestire e tenere un acquario. Chi ci segue attraverso questo percorso, dopo pochi numeri, avrà sviluppato muscoli abbastanza forti da stare in piedi da solo (!) e poter seguire così gli argomenti presentati nelle altre sezioni. D’altra parte questo “luogo” della nostra rivista potrà servire anche l’esperto, per ripassare concetti trascurati da anni, oppure per aprire discussioni colte sul sesso degli angeli: in fondo, sono divertenti anche quelle e noi siamo qui per divertirci e null’altro!
Luce in acquario di Isaia Rosica
L’illuminazione
dell’acquario è uno degli aspetti più importanti e di seguito offriamo alcune considerazioni che aiuteranno a comprenderne il motivo. Se vogliamo che le piante, tramite la fotosintesi, assorbano i prodotti di rifiuto dei pesci (anidride carbonica, ammonio, nitriti, nitrati e fosfati) e nel contempo cedano ossigeno (formula chimica O2), fondamenta42
le per la vita di tutti gli organismi1, non possiamo fare a meno di fornire la giusta luce al nostro acquario. Come ci riusciamo? Innanzitutto, consideriamo che per motivi di economicità, praticità ed efficienza, nei nostri acquari si è potuta affermare l’illuminazione a tubi fluorescenti o “neon” (dal nome di uno dei gas di riempimento che appunto ne produce la fluorescenza, fenomeno che amplifica di molto la quantità di luce prodotta). Oggi, del resto, la maggior parte degli acquari completi è corredata di tubi fluorescenti con i relativi impianti. Di quanta luce ho bisogno? I pesci non hanno bisogno di molta luce che, anzi, li disturberebbe facendoli apparire timidi e sbiaditi; invece, per quel che riguarda le piante, affinché svolgano efficacemente la fotosintesi la quantità di luce necessaria dovrebbe essere compresa (all’incirca) in un determinato intervallo. Infatti, se la luce presente non è sufficiente le piante non crescono e non riescono a svolgere le loro utili funzioni; all’opposto, se la luce è eccessiva le piante mostrano un’assimilazione troppo veloce e si instaurano in acquario carenze di alcune sostanze nutritive 1 non sono solo pesci, gamberetti e lumache ad aver bisogno dell’ossigeno: sono soprattutto gli utili batteri che ci aiutano a degradare le sotanze organiche (deiezioni dei pesci, resti di cibo ecc. ecc.) rendendole innocue per gli animali ed assimilabili dalle piante (!) ad averne necessità. Del resto, di notte, anche le piante respirano questo prezioso gas.
Si possono facilmente reperire plafoniere adatte anche a micro-acquari 43
Una magnifica soluzione LED per acquari di piccole dimensioni
L’illuminazione è indispensabile per garantire una vegetazione sana e rigogliosa
Per gli acquari aperti sono disponibili piccole plafoniere di grande eleganza
soprattutto carbonio, il componente principale delle piante. Questa situazione di carenza provoca squilibri nella composizione chimica dell’acqua, portando spesso ad un arresto della crescita delle piante ed una conseguente proliferazione di alghe (patine verdastre), le quali sono molto adattabili alle condizioni avverse. Regola per l’illuminazione in acquario: all’incirca 1 watt di luce fluorescente per ogni 2 – 4 litri effettivi d’acqua (senza contare il materiale di fondo, il filtro e lo spazio destinato alle lampade). Esempio: per illuminare il mio acquario da 80 litri netti, utilizzerò all’incirca da 20 a 40 watt, ovvero uno o due tubi luminosi da 18 Watt. 44
Quanto è lunga la giornata in acquario? La risposta è semplice. Mediante un timer, acquistabile a pochi euro, regoleremo la durata dell’illuminazione a 12 ore, similmente a quanto accade ai tropici (dove c’è luce all’incirca dalle 6.00 alle 18.00, con piccole variazioni stagionali e di distanza dall’Equatore), da cui proviene la maggior parte delle nostre piante e dei nostri pesci. Se notassimo un’eccessiva proliferazione algale, sotto forma di patine verdi/azzurre e ciuffi verdastri, potremmo diminuire l’illuminazione a 10 ore continue, o ancora lasciare spente le luci per poche ore a mezzogiorno. Cenni di “illuminotecnica” Per far funzionare i tubi luminosi sono necessari un gruppo di accensione e (aspetto molto importante!) dei portalampada a tenuta stagna. Impianti non idonei possono essere pericolosi, dato che l’acqua è un ottimo conduttore di elettricità (scossa!!!), di conseguenza, a meno che non siate elettricisti, niente fai-da-te! Un altro aspetto da considerare è che per via della loro forma particolare, i tubi fluorescenti irradiano luce su tutta la loro superficie, quindi è assolutamente necessario uno schermo riflettente, a meno che non vogliate illuminare anche il soffitto. In commercio si trovano buoni riflettori di alluminio lucidato. Inoltre, spesso l’interno dei coperchi degli acquari completi è bianco, colore che non assorbe radiazioni luminose.
Oramai anche con gli impianti basati su LED si possono ottenere elevate irradianze e grande luminosità 45
I coralli e molti invertebrati tropicali richiedono lampade ad elevata temperatura di colore per conservare le loro zooxantelle simbionti
Con un singolo tubo luminoso dotato di riflettore, otteniamo la stessa quantità di luce che avremmo utilizzando due tubi senza riflettori e, al contempo, riduciamo il consumo di corrente elettrica! Tabella 1: Basi per calcolare la potenza dei tubi luminosi in base alla lunghezza dell’acquario Lunghezza della vasca Minore di cm 50 cm 50 - 60 cm 70 - 80 cm 100
Tubo luminoso adatto Lampadina a risparmio energetico da 5 - 15 Watt2 15 Watt - lunghezza cm 43 18 Watt - lunghezza cm 59 30 Watt - lunghezza cm 90
2
la lampada a risparmio energetico, non è altro che un neon ripiegato su se stesso più volte, con gruppo di accensione integrato nella lampadina stessa.
La tabella 1 riporta le misure dei neon più diffusi in acquariofilia, particolarmente adatti agli acquari normalmente in commercio alti fino a 50 centimetri. È importante osservare che negli acquari standard da un metro, alti 50 centimetri e profondi 40 centimetri, sono necessari almeno 2 neon. Quali aspetti considerare nella scelta dei “neon”? Resa cromatica Per il nostro piccolo ecosistema (comunità di animali, piante e microrganismi), dovremmo scegliere una luce che faccia risaltare in modo più naturale possibile i colori di pesci Ogni tubo al neon ha un proprio spettro caratteristico e l’acquariofilo potrà identificare quello più adatto alle proprie esigenze solo provando
Le plafoniere professionali contengono lampade di piccole dimensioni in grado di garantire elevate temperature di colore ed enorme potere di penetrazione
48
Per ottenere un acquario così è fondamentale utilizzare una luce intensa, di spettro adeguato. Si tratta di un acquario misure standard (100x40x50 illuminato con 2 neon da 30w + riflettori - temperatura di colore media circa 3500K)
e piante: un tubo fluorescente del tipo Sylvania Gro-Lux fa risaltare moltissimo i colori rosso e blu, perciò i pesci ci appariranno di una innaturale tonalità violetta, del tutto diversa da quella che i pesci assumerebbero se fossero esposti alla luce del sole! Quindi è consigliabile a mio avviso usare moderni neon con elevata resa cromatica, quali quelli della serie 80 e 90 di Osram e Philips (per esempio 840, 865, 950),oppure i tipi corrispondenti disponibili nei negozi di animali (JBL Solar Tropic, Dennerle Trocal, Ferplast Aquasky). Tali tipologie di lampade hanno anche un’alta intensità luminosa ed una lunghissima durata. Un buon negozio specializzato potrà garantirvi ricambi di ogni tipo permettendovi di sostituire le lampade ogni 8 mesi, prima che il loro spettro cambi 49
In genere si usa abbinare almeno due lampade di spettro diverso per assicurare una illuminazione adeguata ai vegetali ed in grado di mostrare bene i colori dei pesci
Intensità e durata Le lampade sopra menzionate, a differenza di altri modelli di concezione più datata (Gro-Lux, Aqua-Glo, ecc.) ma ancora molto diffuse, si contraddistinguono per l’elevata intensità luminosa (a parità di consumo in Watt) e la lunga durata. Per “intensità luminosa” non intendo solo quella apparente (all’occhio umano), ma soprattutto quella efficace nello stimolare la fotosintesi delle piante (irradianza). 10000 Kelvin? Per concludere vorrei fare un brevissimo accenno alla temperatura di colore (che si misura in gradi Kelvin o abbreviando °K). Più bassi sono i valori di °K, più la luce è “calda”, ossia tendente all’arancio-rosso; valori alti danno una luce di spettro completo tendente al blu. La luce del sole ha una temperatura di circa 5000/6000 °K. Solo nei giorni piovosi e nelle profondità marine si hanno valori più elevati, quindi non è necessario, come sostengono in molti, che i valori di gradi Kelvin siano molto elevati, a partire da 10000K. Bellissimi acquari illuminati con bassi valori in gradi Kelvin (circa 3000 °K), dimostrano che non è sempre meglio utilizzare sorgenti luminose con temperature di colore elevate. La scelta dipende anche dal tipo di acquari, marini o d’acqua dolce, che si intende allestire. 50
di Carassio Aurato Forse alcuni di voi non mi conoscono... Ebbene sì! Sono proprio un pesce, e allora?
Sembriamo una squadra di pompieri pronti a scappare al primo allarme. Già, perché il Capo (inchino) sta preparando un pezzo leggermente critico (è un eufemismo, rincitrulliti che non siete altro. Possibile che non mi comprendiate mai al volo?) e tutti i redattori, qui nella nostra sede, temono che l’azienda produttrice ci fucili senza processo. Gli autori hanno sistemato i loro laptop ed i portacolori sul bordo della scrivania, in modo da poter fuggire al primo segnale di pericolo. È stata persino preparata una dettagliata mappa di evacuazione della redazione, con tanto di frecce verdi, punti di riunione e consigli per il traffico. Insomma, a me paiono tutti matti. Il motivo, come vi dicevo, è da ricercare in quello sconvolgente articolo “bomba” del Capo, che potrete probabilmente leggere in uno dei prossimi numeri. Se non ci chiudono prima… Volete delle anticipazioni? Posso darvele, sapete? Perché ho sbirciato proprio pochi minuti fa nel 52
computer del Capo, durante una delle sue frequenti visite alla toilette. Bene, dunque un’anticipazione, ma solo per i miei tre lettori affezionati (non è che gli altri siano meno affezionati… è che proprio non ci sono!) perché si tratta di un’attività di spionaggio molto pericolosa. Dunque, la storia comincia con un nuovissimo termoriscaldatore per acquari. Hanno inventato un congegno che, a quanto assicurano, riesce a mantenere stabile la temperatura dell’acqua pur costando solo pochi centesimi. È fatto in Cina, è ovvio, ma questo cosa c’entra? Il problema evidenziato dal capo è che ha uno scarto attorno ai cinque gradi, tra un ciclo di riscaldamento e l’altro. Lui afferma che sono troppi anche per un rinoceronte… figuriamoci per scalari e Betta. A quanto pare, però, il congegno ha anche qualche altro problemino tecnico, come il fatto che si riempie d’acqua se immerso sotto i 10 centimetri, che di tanto in tanto le puntine si attaccano e la temperatura arriva a 90 gradi, che il vetro si spacca anche per una semplice capocciata ittica (insomma, se un pesce urta contro la sua superficie) e che si prendono terribili scosse elettriche quando è in funzione. A parte questo, però, apparentemente tutto funziona perfettamente. Ora, secondo Pinco (nome di fantasia inventato per evitare di darvi il nome
vero del collaboratore della rivista:
la legge. Insomma, dopo ore di discussio-
quando mi ci metto sono un vero drago
ni, cerotti sulla fronte, sganassoni sul
di furbizia), che è molto apprensivo, que-
naso, pare che il consiglio di redazione
sti difetti non sono tali da pregiudicare il
abbia preso una decisione, perché il
buon funzionamento dell’apparecchio. Si
Capo ha iniziato a scrivere come un
tratta, a suo parere, di minime imperfe-
treno (lo so che i treni non scrivono.
zioni che nulla tolgono al grande prestigio
Sciocchini! Ma corrono, no? Era questo
del marchio. Dunque non ci sarebbe nulla
che intendevo dire).
di negativo da scrivere in proposito.
Ora però non posso dirvi altro, perché
Secondo Pallo (altro nome di fantasia,
rischio il licenziamento in tronco. D’altra
inventato per gli stessi motivi poco sopra
parte saprete tutto nei prossimi numeri.
citati… non starò qui a menare il can per
Credo… Insomma, lo saprete se tutto con-
l’aia) invece si tratta di una vera schifez-
tinua com’è adesso. Ma non escludo che
za che non può neppure essere chiamata
la fazione 2 possa fare un colpo di mano e
“termoriscaldatore” in termini stretti, la
tappare definitivamente la bocca alla
cui imperfezione va immediatamente
fazione 1. La situazione è fluida. Beh,
denunciata per evitare danni agli acqua-
saprete comunque, non vi pare?
riofili. Anzi, secondo quest’ultimo, sareb-
Per giunta devo dare la linea ad un letto-
be criminale non informare il pubblico,
re. Già, perché finalmente ho ricevuto
perché è nelle finalità di una buona rivi-
una deliziosa letterina. Insomma, se sia
sta di acquari quella di informare i lettori
deliziosa io non lo so perché non l’ho
di eventuali difetti.
aperta ancora. Non profuma neppure,
Il Capo ha riunito una decina di consigli
per cui c’è il rischio che sia stata scritta
di redazione per mettere insieme le
da un individuo di sesso maschile (puah,
varie opinioni, poi si è messo a scrivere
che schifo!). Vabbè dai, con un po’ di
battendo sui tasti come una mitragliatri-
coraggio e il naso tappato… apriamo!
ce. Nel corso delle riunioni si sono prodotte due fazioni distinte. La prima
Sono un lettore della rivista sin dal
affermava che, anche se i difetti fossero
primo numero e voglio citare gli articoli
reali, sarebbe pericoloso denunciarli
del Carassio, visto che avete tante volte
perché questo ci esporrebbe a denunce
richiesto i nostri pareri. A mio parere
ed inimicizie. La seconda fazione, inve-
sono del tutto fuori dell’interesse dei let-
ce, affermava che si dovrebbero denun-
tori, proprio come il personaggio in que-
ciare proprio quelle riviste che, pur
stione. Prima di tutto mi pare poco
sapendo, non fanno presenti gli eventua-
opportuna la scelta di affidare ad un
li difetti ai lettori, perché se uno sa e non
pesce da quattro soldi una rubrica di
parla allora è connivente anche secondo
discussione. Fosse un Discus a parlare, 54
uno potrebbe pensare che è autorevole.
Vuoi che io non lo sappia? Da ciò deduco
Ma un Carassio, andiamo… un pesce da
anche che tu hai passato gli “anta”, a
un euro a pezzo (se va bene) non può
meno che la corrispondenza di nome
certo fare bella figura in un acquario.
non sia del tutto casuale… ma mi parreb-
Immaginiamo ora in una rivista che si
be molto improbabile. Coraggio, vecchio
rispetti. Inoltre fino ad oggi non ho tro-
mio, non ho ancora finito di esaminarti.
vato nessuna informazione utile in que-
Puoi starne certo, prima che finisca tu
sti articoli. Si dice che dobbiamo parlare
sarai bello fritto!
di noi e non dei problemi tecnici. Ma qui
Però io sono un buono. E sono pure
non si parla proprio di niente. No, secon-
furbo. Ed ho capito perfettamente che il
do me Carassio dovrebbe darsi a mestie-
tuo intento era quello di provocare. E se
ri diversi e cercare di ricavare il suo
tu provochi, cosa vuoi ottenere? Proprio
mangime senza dare fastidio a noi affe-
una mia reazione scomposta. Per questo
zionati lettori della rivista.
motivo io resto composto, non ti azzan-
El Piranha
no (anzi, porgo l’altra guancia). Eh no, questo non è un eufemismo. È un siste-
Grazie mio caro. I tuoi complimenti mi
ma di vita, ragazzi. Ma allora non capite
danno proprio la carica per continuare
mai il senso, voi!
(anche questo è un eufemismo: possibile
Però alcune precisazioni lasciamele
che non riusciate ancora a comprender-
fare. Innanzitutto è da stabilire per
lo? Uno dice così perché vuole dire il
quale motivo un Discus debba essere
contrario. Chiaro?).
considerato migliore di me. Per il prez-
Insomma, leggendo la tua lettera il
zo, come tu citi? Ma allora non hai capi-
primo istinto è stato quello di tirarti uno
to nulla della vita (con tutto il rispetto,
sganassone, o mio caro amico El Piranha
altrimenti appaio scomposto. …E questo
(ma come perché “caro”? Ma allora siete
non va bene in base a quanto detto
proprio di coccio eh? È un eufemismo!).
sopra). Il “valore” di un pesce non è
Anzi, pensavo, prima uno sganassone,
certo quello economico. Altrimenti uno
poi una serie di improperi brutti, ma
dovrebbe giudicare con la stessa misura
proprio brutti. Di quelli che fanno rizza-
anche la moglie, la suocera (beh, quella
re i capelli in testa ai bimbi e pure ai
in fondo…), la cugina… No, il valore di un
grandi. Infine, di darti una bella morsi-
pesce-amico è nel piacere che sa infon-
cata proprio sulla branchia sinistra. Poi
dere in chi gli sta vicino. E sin dal tempo
provati pure a girarti per azzannarmi di
dei cinesi antichi (come quanto antichi?
nuovo! E poi mi chiedo: ma non hai pro-
Antichissimi, no?) il Carassio è sempre
prio fantasia? El Piranha era un magni-
stato l’amico dei piccoli e dei grandi.
fico personaggio di una vecchia rivista.
Discus? Beh, quelli magari potrebbero 56
essere pesati in base al loro valore eco-
Dunque, fai ancora in tempo ad unirti
nomico.
alla nostra grande famiglia. Facci sogna-
Lo consideri migliore di me perché si
re: dicci cosa fai col tuo acquario, perché
adatta meno ad ambienti ostili? E lo trovi
lo ami… persino perché odii tanto alcuni
un vantaggio? Oppure perché i discus
pesci invece di altri (ammesso che sia
provengono dall’Amazzonia mentre io
vero). Parlaci di te e te ne saremo grati.
oramai sono semplicemente “il re di ogni
Ora devo proprio andare. Spero di rice-
boccia domestica”? Insomma, dammi
vere nei prossimi numeri delle letterine
una sola motivazione per cui dovrei sen-
un pochino più incoraggianti (e, sincera-
tirmi inferiore a Chicche & Sia, ed io me
mente, più interessanti), perché non
ne vado in pensione come mi consigli. Ma
vorrei che il Capo mi sostituisse con… un
se non hai argomenti in merito, allora
pesce zebra. Attendo dunque vostre
fatti da parte, e lasciaci lavorare, bimbo.
comunicazioni. Sto parlando in partico-
Effettivamente vi avevo chiesto di par-
lare ai miei tre lettori affezionati, che
larmi di voi. E tu lo hai fatto. Ti sei dimo-
continuano a tacere pericolosamente.
strato un pochino antipatico per la veri-
A presto, Vostro eufemista
tà. Ma noi ti vogliamo bene lo stesso.
Carassio
?
59
piante acquatiche
Aldrovandia vesiculosa terribili predatori... verdi
Q
Info: http://en.wikipedia.org/wiki/Aldrovanda_vesiculosa
e novità
RECENSIONI
CATEGORIA
ual è lo scopo di un acquario domestico? Simpatico oggetto d’arredamento, o mezzo per esplorare nuove realtà, scoprire misteri naturali, vedere cose altrimenti impossibili persino nei più spettacolari documentari televisivi? Noi propendiamo per la seconda ipotesi e vi suggeriamo pertanto di volervi divertire – ma divertire per davvero – con le piante acquatiche. Basta con le solite Elodea (non che abbiamo nulla contro le Elodea, se non ne avete mai coltivata una!): andiamo ad esplorare il misterioso mondo delle piante che si muovono! Aldrovandia è una pianta carnivora e potrà attrarre lo stupore di grandi e bambini con i suoi rapidi movimenti, apparendo come un interessante e misterioso mostro subacqueo. Tale appare, probabilmente, a piccoli insetti e microorganismi che si trovino all’improvviso di fronte alle sue fauci fameliche! La troverete in letteratura citata anche come Aldrovanda, ma essendo stata dedicata dal primo descrittore (Monti, 1722-1760) ad Aldrovandi, si ritiene che questo sia il nome generico corretto. Pare che l’errore di “battitura” che ha prodotto il nome Aldrovanda sia da attribuire nientepopodimeno che a Linneo! Questo ci fa sentire meno colpevoli per gli errori che troverete in questo stesso numero della rivista! …Ma torniamo alla pianta. Aldrovandia è una pianta acquatica ma, appartenendo alla famiglia Droseraceae, condivide con queste la pessima abitudine di essere... carnivora! È diffusa in Europa, Asia, Africa ed Australia e vive bene sia nelle zone tem-
60
perate, sia in quelle tropicali. È infatti considerata la pianta carnivora con la più ampia diffusione geografica. Galleggia, solitamente, in acque tranquille, essendo priva di radici. Si sviluppa invece in forma di filamenti e mentre cresce da un lato, comincia a degenerare dall’altro. Non dovremo preoccuparcene, visto che in genere ha una crescita molto veloce. Le foglie hanno una caratteristica mirabile: sono munite di “denti”. Avete presente la classica Dionaea muscipula (altra Droseracea)? Bene, le “bocche” di Aldrovandia sono molto simili a quelle della classica pianta carnivora terrestre (la classica “pigliamosche”). Anche la tecnica di cattura è identica a quella di Dionaea ma Aldrovandia è molto più rapida ed impiega solo un quarto di secondo per chiudere le due valve, catturando così larve di zanzara e piccoli crostacei (es. Daphnia pulex) che sono immediatamente veicolati al centro della “bocca”, dove vengono digeriti grazie a secrezioni acide. Ovviamente il pericolo esiste anche per piccoli avannotti e larve di invertebrati per cui, nel caso alleviate organismi di questo tipo, la pianta non farà al caso vostro. È adatta invece per vasche contenenti pesci di taglia media, che non saranno affatto disturbati dalla sua presenza. Le valve, una volta chiuse, si riaprono solo dopo molte ore (anche giorni), pronte a catturare una nuova preda. Le Aldrovandia che vivono nelle zone temperate necessitano di un periodo di riposo invernale, durante il quale si richiudono in piccoli ibernacoli dai quali, a primavera, usciranno nuovi germogli. Questa specie produce fiori di colori bianco-verdastro con cinque petali. Nel caso non possiate aggiungerla nell’acquario di comunità perchè temete per l’incolumità dei vostri avannotti di Guppy, provate comunque a disporne alcuni individui nella vasca in giardino o semplicemente in una zuppiera di cristallo, al centro del tavolo. Sarà una gioia vederla crescere ed alimentarla con piccole prede. Inutile rammentare che il posizionamento nella vasca da giardino o nel laghetto servirà anche a limitare la quantità di larve di zanzara ed altri insetti che potrebbero svilupparsi nei periodi estivi. Gli esemplari in vendita sono generalmente disposti come nella foto, in vasetti di plastica. Una volta introdotti in acquario, però, tenderanno a galleggiare, proprio come in natura. Non dovrete preoccuparvi di ciò, ma rallegrarvi del fatto che, coltivate nell’acquario aperto, provvederanno anche ad eliminare larve di zanzara ed altri insetti che eventualmente nuotino sotto la luce dei neon.
facile da coltivare, si adatta a varie situazioni ambientali, aiuta a tenere sgombra dagli insetti la superficie dell’acquario aperto, è straordinariamente interessante e bizzarra nei suoi... comportamenti
può divenire pericolosa per piccoli avannotti e larve di pesci
Si tratta di una pianta rara in natura, ma non difficile da reperire per l’uso in acquario. Gli esemplari da noi qui recensiti e fotografati erano contrassegnati dal cartellino TF (piante italiane da micropropagazione), ma altri produttori italiani ed europei hanno questa magnifica pianta in catalogo. Chiedete dunque al vostro negoziante specializzato di approvvigionarne qualche esemplare, perchè vale proprio la pena di essere coltivata. È continua fonte di gioia e di divertimento e non potrà che arricchire il vostro patrimonio di esperienze acquariofile. Ovviamente lascia spazio all’immaginazione per realizzazioni di vario tipo, come piccole vasche basse, ad ampia superficie, destinate unicamente alla sua coltivazione. In questo caso asseconda anche il gusto dell’arredatore più estroverso. Insomma, si tratta di un’esperienza che non potete proprio perdervi: correte ad ordinarla al negoziante di fiducia!
61
biocondizionatori
Info: http://www.aquafim.eu/
e novità
RECENSIONI
CATEGORIA
Aquafim Sorgente Nutritiva
quando il dosaggio è costante
A
quafimm è classificato come un… vettore. Vettore in che senso? Si tratta di una nuovissima tecnologia, ancora purtroppo poco nota agli acquariofili, in grado di risolvere facilmente problemi che in passato venivano gestiti da com-
plesse apparecchiature. Sappiamo bene che tante sostanze andrebbero aggiunte in continuo, in piccole dosi, per ottenere gli effetti desiderati. Prendiamo il caso degli oligoelementi. Se ne aggiungono piccole dosi di tanto in tanto, ma non si può non considerare che al momento dell’aggiunta si produce un picco di concentrazione, mentre 62
dopo qualche tempo si giunge ad un minimo. Queste continue variazioni non sono favorevoli alla vita di molti organismi. Allo stesso modo, sappiamo che il ferro ridotto ed altri fertilizzanti in soluzione dovrebbero essere somministrati in continuo, perché costantemente precipitano in forma ossidata, non più disponibile per le piante acquati-
estrema semplicità d’uso, efficace, innovativo
che. Per ovviare a questi inconvenienti si fa uso talvolta di costose pompe peristaltiche, in grado di aggiungere piccole quantità in continuo, in dosi controllate. Oggi però esistono prodotti in grado di risolvere questo problema brillantemente. È il caso di
nel caso del fertilizzante, un leggero sovradosaggio può indurre crescita algale. Conviene eventualmente sottodosare, specialmente nel caso della soluzione nutritiva iniziale
Aquafimm, un vettore sintetico sul quale si possono caricare elementi diversi, in modo che vengano poi rilasciati lentamente nell’acqua. Il sistema di dosaggio, protetto da brevetto, rende possibile il lento e controllato rilascio delle sostanze, completamente automatico, a contatto con l’acqua, per un tempo prolungato. Il vettore Aquafimm è venduto precaricato con sostanze nutritive, che saranno rilasciate in modo continuo per un lungo periodo a contatto con l’acqua. Abbiamo provato il fertilizzante Aquafimm, una delle tante possibilità offerte da questo
potendo contare su un’aggiunta costante,
nuovo vettore. L’uso è semplicissimo. Si
operata dal prodotto. I risultati sono stati
dispone un sacchetto adeguato alle dimen-
interessanti: pochissime alghe, ottima cresci-
sioni del proprio acquario. Prima di iniziare si
ta delle piante. Senza dubbio si tratta di un
versano alcune gocce della soluzione iniziale,
prodotto molto interessante: da provare.
in modo da portare subito la concentrazione
Ovviamente altrettanto interessanti sono gli
di fertilizzante ai livelli ideali. Dopodichè, per
altri “formati” di Aquafimm, per la distribuzio-
molte settimane, le piante potranno crescere
ne di varie sostanze ed oligoelementi sia nel-
senza aggiunte ulteriori di fertilizzanti, anzi,
l’acquario d’acqua dolce sia nel marino. 63
medicamenti Info: http://www.aquarium-munster.com/index.php?con_cat=167&con_lang=2
e novità
RECENSIONI
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Aquarium Munster Medimor formulazione complessa, rimedio semplice
I
l trattamento delle malattie dei pesci costituisce una parte integrante dell’acquariofilia, che lo vogliamo o no! Prima o poi, in qualsiasi acquario, compare una malattia, a causa di disattenzioni dell’acquariofilo, per motivi legati alla scarsa manutenzione o all’errata funzionalità di un accessorio, o anche a causa di parassiti trasportati col cibo o con ospiti di recente importazio-
ne. Di fatto, la quantità di medicamenti presenti nei negozi specializzati è drammaticamente calata a causa di problemi legislativi ancora irrisolti e molti acquariofili sono dunque costretti ad approv64
vigionarsi delle medicine adatte attraverso vie
ecc. Insomma, si tratta di una soluzione ad
indirette (spedizioni dall’estero, acquisti in rete,
ampio spettro, facilmente utilizzabile dal neofi-
medicinali per uso umano venduti in farmacia,
ta anche quando non sia perfettamente in
ecc). In effetti basta digitare il nome di un medi-
grado di riconoscere i sintomi: cura le malattie
camento in un motore di ricerca internet per
più comuni e frequenti in acquario. Il medicina-
vedere apparire innumerevoli offerte. Ci si chie-
le è tossico per gli invertebrati, quindi se alleva-
de dunque cosa cambierebbe se il commercio
te molluschi o crostacei, rammentate che
di questi prodotti venisse legalizzato e regola-
saranno uccisi da questo rimedio. Ha una
mentato liberandolo dai tanti limiti dovuti, fon-
certa tossicità anche nei confronti delle piante
damentalmente, alla peculiare equiparazione
più delicate. In definitiva, molto attivo, ad
dei medicinali per pesci d’acquario con quelli
ampio spettro, facile da usare, ma di non sem-
usati per la salute dell’uomo o del bestiame
plice reperibilità in Italia e da utilizzare con le
destinato alla sua alimentazione. Una legge di
opportune cautele.
questo tipo, auspicabile benché ancora lontana, permetterebbe di rilanciare il mercato specializzato e consentirebbe a migliaia di hobbisti, anche nel nostro paesePaese, di salvare la vita ai loro amici acquatici senza dover ricorrere a rischiosi stratagemmi. Auspichiamo, dunque, che il legislatore si rammenti di noi e dei
l’ampio spettro di azione permette di usarlo per la maggior parte delle parassitosi, anche quando i sintomi non siano chiaramente riconoscibili
nostri beneamati, quanto prima. La formulazione di Medimor è complessa, ma efficace. Contiene etacridina, acriflavina ed altri composti potenzialmente dannosi per la salute dell’uomo. Quindi, anche nel caso in cui disponiate di questo prodotto, è consigliabile evitare sovradosaggi ed attendere alcuni giorni (o filtrare attraverso carbone attivo) prima di effet-
tossico per invertebrati ed alcune piante, non facile da reperire
tuare cambi parziali. Il medicinale è attivo nei confronti di vari protozoi, come Costia, Chilodonella e Ichthyophthirius: in pratica, cura i ben noti puntini bianchi e le relative reazioni dei pesci (sfregamento, respirazione accelerata, ecc). È attivo anche nei confronti di molti funghi (Saprolegnya, ad esempio) e batteri terribilmente virulenti, come Columnaris, ma anche esoftalmia, idropisia, chiazze chiare, 65
alimenti
Info: http://www.cyclop-eeze.com/product_info.php
e novitĂ
RECENSIONI
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Argent Cyclopeeze microorganismi ingegnerizzati per acquariofili futuristi 66
Q
uesto alimento artificiale, prodotto dalla Argent, è costituito da piccoli decapodi (gamberetti) derivanti da
un processo di ingegneria genetica ed allevati in condizioni controllate in un lago artico. Il loro corpo ha un colore rosso intenso dovuto alla sovrabbondanza di astaxantina.
contenuto molto interessante, aiuta a mantenere la colorazione dei pesci adulti e sostiene la crescita dei giovani anche grazie alla presenza di astaxantina
Contiene inoltre grandi quantità di HUFA e omega 3, quaranta volte in più rispetto a quelli presenti nei nauplii di Artemia. Infine la sua composizione comprende alcuni “attrattivi” come la betaina, che rendono questo
le confezioni sono molto generose, forse eccessive per un totale consumo in acquario. Il prodotto andrebbe utilizzato entro alcuni mesi dopo l’apertura, per conservare le proprie caratteristiche nutritive ed organolettiche. Rispetto ad un cibo vivo come Artemia produce un più rapido inquinamento dell’acqua
cibo molto interessante per pesci ed invertebrati. I test effettuati in varie università dimostrano che questo alimenti stimola il sistema immunitario dei pesci ed accresce la sopravvivenza dei giovani. Viene utilizzato anche in impianti di acquacoltura. Infatti le confezioni che abbiamo potuto esaminare sono molto generose, forse eccessive per un uso in acquario. Effettivamente viene rapidamente consumato sia dai pesci, sia dagli invertebrati marini. Il suo contenuto in acidi grassi ed astaxantina può effettivamente rispondere
è necessario progettare sistemi filtranti efficien-
alle necessità di tantissime specie marine e
ti, spesso assenti negli impianti destinati alle
d’acqua dolce. Se utilizzato negli acquari mari-
prime fasi postlarvali.
ni per l’alimentazione di giovani pesci, però,
Si tratta però di un alimento di grande pregio,
può rapidamente sporcare l’acqua, rispetto ai
estremamente moderno e molto bilanciato,
nauplii di Artemia ed altri alimenti vivi. Per que-
che potrà risolvere vari problemi dell’acqua-
sto motivo si può osservare una aumentata
riofilo comune ed in particolare dell’allevato-
mortalità, se non si utilizza un sistema di filtrag-
re. La distribuzione in Italia non è ancora
gio adeguato. In definitiva, il contenuto di que-
capillare, ma in diverse aree del Paese è pos-
sto alimento è estremamente interessante, ma
sibile reperire il prodotto. Vale la pena effet-
se lo si utilizza per l’alimentazione di avannotti
tuare piccole ricerche all’uopo. 67
sfondi e materiali da arredamento
Hydor Decò Line
http://www.hydor.it/en/products/show/3
e novità
RECENSIONI
CATEGORIA
quando l’arredamento è dinamico!
L’
arredamento è uno degli aspetti fondamentali dell’acquario: da esso dipende non solo l’aspetto finale del nostro piccolo mondo sommerso, ma anche la funzionalità del microcosmo per la vita di animali e vegetali. Un arredamento realizzato con materiali inadeguati produce deterio-
ramento delle caratteristiche dell’acqua e possibili danni agli organismi allevati. Per questo motivo è fondamentale fare uso di prodotti affidabili. D’altra parte, non sempre l’acquariofilo si accontenta degli effetti ottenibili con i classici sassi e con legni di torbiera. Possiamo anzi affermare che esiste una linea di tendenza, sostenuta da innumerevoli appassionati, che conduce ad un arredamento “insolito”, ele68
gante… talvolta stravagante, ma senza dubbio destinato a stupire e a far sognare. In questo trend, a nostro parere, si inquadra la linea Hydor Decò, nata per accentuare gli effetti prodotti dalle bolle di Ario Color, si è evoluta negli ultimi anni con lo sviluppo di linee tematiche molto caratterizzanti. Nascono così i tronchi, i geiser, ma anche i teschi illuminati e gli scenari Maya,
atossici, dinamici, coloratissimi, permettono di realizzare sogni creativi estremi e stupefacenti
destinati a condurci con la fantasia in un mondo subacqueo totalmente personale, se volete artificiale, senza dubbio affascinante. Tutti i materiali
sono materiali in resina e non possono assecondare, dunque, gli obiettivi di una categoria di acquariofili “puristi” o degli amanti dell’aquascaping a tema naturale
di questa linea sono stati realizzati in resine totalmente atossiche e la finitura è effettuata a mano, in modo da conferire ad ogni pezzo un aspetto
collezionarli facendone accrescere il valore è
totalmente unico e naturale. Possiamo così spa-
concreta.
ziare tra le “ossa” di animali, la collezione di
In ogni caso si tratta di prodotti divertenti, che vi
monumenti classici ed innumerevoli altri acces-
potranno consentire attività creative, sino a farvi
sori destinati a rendere il vostro acquario total-
ottenere risultati stupefacenti. Ovviamente si trat-
mente “unico”.
ta di realizzazioni concepite per gli amanti di que-
Apparentemente alcune di queste linee sono
sto tipo di allestimenti. Non abbiamo dubbi sul
state messe fuori produzione. Motivo in più per
fatto che la seconda categoria di acquariofili,
frequentare il negozio specializzato e cercare di
quelli sostenitori dell’acquario “totalmente natu-
accaparrarsi uno degli ultimi pezzi! Nel caso di
rale”, non apprezzerà affatto questo tipo di alle-
linee non più distribuite, infatti, potreste cogliere
stimenti, giudicati troppo estroversi e lontani
l’occasione di essere gli unici possessori di pezzi
dalla realtà. Il mondo è bello perché è vario e, for-
di questo tipo che, tra pochi anni, potrebbero
tunatamente, esiste un produttore per ogni
assumere un elevato valore per i collezionisti.
sogno dell’acquariofilo. Basta conoscerli tutti
Trattandosi, peraltro, di manufatti, la possibilità di
(anche grazie ad aquariophylia)! 69
alimenti
Tetra Natura
umide coccole “à la carte” per i nostri beniamini
N
Info: http://www.tetraitalia.it/tetra/go/2FC15E6FA1C248AAF26F50E50E0A9AAA/?lang_id=19
e novità
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oi tutti alimentiamo pesci ed invertebrati, nella maggior parte dei casi, utilizzando cibi secchi, liofilizzati o pellettati. Si tratta di un sistema semplice che garantisce perfetta conservabilità, ottima galleggiabilità, buone caratteristiche organolettiche... almeno per i pesci! Esiste una diversa linea
di tendenza, che prende in considerazione alimenti umidi, perfettamente conservati grazie ad un rivoluzionario sistema di preparazione. Gli alimenti così prodotti sono sani, privi di conservanti e coloranti, arricchiti con composti che attivano il sistema immunitario dei pesci (brevetto Tetra BioActive), basso potere
70
inquinante e di consistenza morbida, simile a quella degli alimenti che pesci ed invertebrati trovano in natura. La linea è composta da vari alimenti “umidi”, tutti impacchettati in pratiche porzioni singole che si mantengono così sempre fresche. Dovendo trovare un “difetto” a questo prodotto potremmo citare proprio l’apertura delle fresco, morbido, gustoso, altamente nutritivo, pratico, stimola il sistema immunitario
confezioni, che non è sempre perfetta se non si praticano le dovute attenzioni: nel caso di utenti “sbadati” o frettolosi, ci si potrà trovare le dita imbrattate dalla gelatina nutritiva a causa di un’apertura imperfetta tra due porzioni attigue. Per evitarlo, ovviamente, basta inserire delicatamente l’unghia presso il segno di taglio, o utilizzare delle forbici per staccare due confezioni vicine. Per il resto, invece, il prodotto è molto convincen-
apertura non sempre perfetta delle singole confezioni
te. Probabilmente non soppianterà mai gli alimenti in fiocchi o quelli liofilizzati, ma rappresenta senza dubbio un “premio” per i nostri pesci, da somministrare due-tre volte la settimana ad integrazione della dieta di base. Esistono varie specialità già disponibili, quali: Bloodworm mix, Brine Shrimp mix, Algae mix, Cyclops block, Algae block. Noi abbiamo provato il cibo denominato “Bloodworm mix” composto da Chironomus e krill arricchiti con sostanze nutrienti e vitamine ed abbiamo osservato le reazioni dei pesci. Si registra che alla prima somministrazione i pesci non
più piccoli, per non dover condividere la prelibata
hanno dimostrato i “salti di gioia” che ci saremmo
preda. Anche in molte somministrazioni successi-
attesi! Anzi, la maggior parte dei pesci d’acqua
ve abbiamo osservato simili comportamenti, a
dolce che hanno ricevuto questo mangime sono
dimostrazione che... le cattive abitudini non si per-
rimasti attoniti, in attesa di comprendere “cosa
dono facilmente! Di fatto, comunque, anche i
fosse”! Questa reazione è abbastanza comune in
pesci più piccoli riuscivano ad ottenere la loro por-
pesci che da anni sono alimentati con il “solito”
zione, sfruttando peraltro i frammenti di gelatina
cibo in fiocchi, essendo restii a considerare quale
nutritiva che vengono scagliati intorno mentre i
cibo qualsiasi altro materiale aggiunto in vasca.
pesci più grandi mordevano le prede principali.
Abbiamo notato però che dopo pochi secondi di
In definitiva ci è parso un modo molto “naturale” di
esitazione tutti i pesci hanno percepito il profumo
nutrirsi e continueremo dunque ad offrire ai nostri
del materiale caduto al fondo e, incuriositi, sono
pesci questi alimenti “morbidi”, magari sperimen-
andati a scandagliare. Poco dopo, i pesci più
tando nuove specialità gastronomiche per un
grandi scacciavano con grande aggressività quelli
menù vario e... à la carte!
71
sali marini
Tropic Marin Bio-Actif system sali, polimeri e... acqua limpidissima
S
Info: http://www.acquariodibologna.it/Sito/Home/7B89BCF2-6FF8-4F45-A5DA-CF9DD424F01D.html
e novità
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i può ancora inventare qualcosa nel campo dei sali marini? A quanto pare sì, dal momento che tanti produttori presentano prodotti innovativi di elevata qualità, derivanti dagli ultimi progressi della ricerca scientifica. Perché mai dovrei cambiare il mio “solito” sale? In generale potremmo suggerire
“squadra vincente non si cambia!” e questo vale certamente anche per i sali marini. Dunque, se il vostro acquario marino tropicale procede in maniera perfetta, non vi pone grattacapi, tutte le specie allevate godono di ottima salute e gli invertebrati si riproducono a gogò, potrebbe essere opportuno evitare qualsiasi cambiamento profondo. Se, però, qualcosa non vi convince... se quel magnifico corallo pare soffrire nono-
72
stante il tutto sia perfettamente progettato e con-
dei coralli, lo stato di salute degli invertebrati, ecc.
trollato, potrebbe essere una buona idea, in occa-
Data la scarsità di dati concreti prodotti da acqua-
sione del prossimo cambio totale, testare un nuovo
riofili esperti su questo nuovo prodotto (basato, lo
sale. Tropic Marin (distribuito da Acquario di
ripetiamo, su importanti scoperte scientifiche),
Bologna) è un’azienda ben nota per la qualità dei
sarebbe interessante ricevere informazioni da parte
suoi prodotti e sta utilizzando dati recenti derivanti
di tutti coloro che lo abbiano provato, per com-
dalla ricerca scientifica, che indicano l’importanza
prendere meglio i reali obiettivi raggiungibili con
di una famiglia di composti chimici presenti in tutti
questa nuova tecnologia e gli eventuali suoi limiti.
gli ambienti naturali. Si tratta di biopolimeri a lunga
Invitiamo dunque tutti quanti lo abbiano usato
catena che in natura sono prodotti in risposta ad
abbastanza a lungo, a scrivere a questa rivista
alcuni eventi da molti organismi marini. Il sale Bio-
(info@aquariophylia.it), o postare un contributo sul
activ, oltre ad essere caratterizzato da una compo-
nostro forum (www.aquariophylia.it) per fornire i
sizione bilanciata di vari ioni che simulano perfetta-
loro feedback. Sarà un modo per condividere
mente quella dell’acqua marina naturale, contiene
importanti informazioni e scoprire insieme, come
anche un set di questi biopolimeri, destinati a legar-
comunità di utenti esperti, le possibilità di un pro-
si chimicamente con vari contaminanti, rendendoli
dotto dalle enormi potenzialità.
così disponibili per batteri ed altri microorganismi. Questi composti, dunque, permetteranno di ottenere un’acqua più pura e stabile nel tempo, costituendo peraltro un trait-d’union tra i nutrienti disciolti e gli ospiti tutti dell’acquario. In pratica, i biopolimeri presenti in questi sali contribuiscono a produrre una rete trofica complessa e completa, tale da facilitare lo smaltimento dei nutrienti in eccesso. Lo stesso ruolo può essere svolto da “Reef Actif”,
sale purissimo di composizione bilanciata
il prodotto base di questa linea, che ha capacità adsorbente e nutriente per i batteri simbionti dei coralli. Può essere aggiunto periodicamente all’acqua di qualsiasi acquario marino e, nel caso di risultati positivi, indicare la necessità di utilizzare gli appositi sali qui recensiti. In definitiva si tratta di un prodotto di recente com-
troppo presto per tracciare conclusioni operative, necessario il contributo e l’esperienza di tutti gli acquariofili
parsa sul mercato, certamente interessante, che merita
l’attenzione
dell’acquariofilo
evoluto.
Dobbiamo anche osservare, per completezza, che non è possibile definire con certezza la qualità di un sale in base a prove a breve termine. I sali marini in commercio sono quasi tutti di ottima qualità ed hanno una composizione bilanciata, tale da garantire una buona sopravvivenza della maggior parte delle specie. Le differenze si manifestano in genere nel lungo periodo, osservando le pratiche riproduttive di alcune specie, la diffusione e la crescita
73
pompe e filtri
Tunze Turbelle Stream potenza silenziosa
L
Info: http://www.tunze.com/149.html?&L=1&C=US&user_tunzeprod_pi1[predid]=-infoxunter025
e novità
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a circolazione dell’acqua è uno degli elementi fondamentali per un acquario, eppure ancora oggi molti acquariofili non la tengono nel dovuto conto. Troppo spesso si ritiene che la pompa utilizzata per il filtraggio sia sufficiente anche per produrre un’adeguata circolazione in vasca.
Nulla di più errato! La pompa del filtro è dimensionata per produrre un movimento d’acqua ideale all’interno del vano filtrante. Non deve essere troppo potente, pena la perdita delle capacità biologiche del sistema filtrante. Bisogna anche considerare che ogni invertebrato, ogni alga, ha un suo preciso range di idrodinamismo. Un anemone di mare appena introdotto in acquario comincia a girovagare finché trova un 74
punto preciso della vasca, caratterizzato dal giusto
esterni da 24 volt, totalmente isolati e protetti
idrodinamismo (e dalla giusta illuminazione… ma
dagli spruzzi d’acqua, ma il loro motore elettroni-
questo è un altro argomento). Se non trova il punto
co può essere alimentato persino a batteria o
adatto, continua a spostarsi sino a morire. Anche
mediante celle solari. In effetti l’idea di collegare
in mare, le comunità bentoniche sono strutturate in
una cella alla finestra non è peregrina; si otterrà la
livelli batimetrici, anche (e soprattutto) a causa dei
massima circolazione dell’acqua nelle ore più
diversi livelli di idrodinamismo che si sperimentano
calde della giornata, quando le intense radiazioni
a varie profondità. Insomma, il movimento dell’ac-
solari caricheranno le celle. Anche la manutenzio-
qua è fondamentale in acquario, e Turbelle Stream
ne è estremamente semplice e ridotta al minimo.
serve proprio a produrlo in modo perfetto, silenzio-
In pratica queste pompe sono parte di un siste-
samente, con grande potenza e nella massima
ma di circolazione dell’acqua, da aggiornare e
sicurezza, com’è tradizionalmente noto per tutti i
completare nel tempo con l’aggiunta di nuovi
prodotti della nota casa produttrice.
accessori. Un bel regalo per il vostro acquario,
La pompa è molto potente (sono disponibili in
soprattutto per quello marino!
commercio vari modelli, adeguati a qualsiasi acquario) ma anche molto silenziosa, grazie ad un design ad elica molto compatto ed alla presenza di un sistema di aggancio innovativo, mediante calamite munite di appositi gommini destinati ad attutire ogni vibrazione. Le calamite sono potentissime e permettono l’aggancio a vetri di vari spessori (sino a circa 2 cm). Per spessori superio-
robusta, affidabile, controllata elettronicamente, facile da montare e da gestire
ri bisognerà utilizzare appositi agganci, perché la potenza della pompa è notevole e non si può rischiare che si stacchi inavvertitamente. La potenza della pompa è tale che piccoli pesci ed invertebrati potrebbero essere aspirati: per questo motivo è presente una griglia che la avvolge e protegge da intrusioni accidentali.
il prezzo è proporzionato alla qualità del prodotto. È necessario fare molta attenzione alla stretta delle potenti calamite, specialmente se maneggiate da bambini
Esiste peraltro un accessorio chiamato “stream rock” che può avvolgere la pompa completamente, nascondendola così alla vista. La sicurezza d’uso è massima ed è possibile collegare più pompe ad appositi controllers elettronici, per creare particolari effetti di circolazione o produrre onde. In caso di intrusioni accidentali di oggetti od organismi la pompa si blocca grazie ad un sistema elettronico di controllo e riparte poi, dopo l’eliminazione dell’inceppamento, con un ritardo di 20 secondi, per facilitare le operazioni di manutenzione. Sono disponibili alimentatori 75
Il fondo alto nell’acquario marino Mediterraneo di Bruno B. Rossi - prima puntata
Oramai
da molti anni, negli acquari marini mediterranei, viene usato il fondo alto come metodo di gestione. Da quasi un lustro questo sistema è stato codi-
ficato per i soci AIAM (Associazione Italiana Acquario Mediterraneo) nella guida al DSB. Ma di cosa si tratta? È un metodo inventato dai reefers americani nei primi anni ‘90 noto sotto il nome di DSB, l’acronimo per “Deep Sand Bed”, la cui traduzione italiana è “letto di sabbia profondo”. Non è altro che un fondo costituito da sabbia molto fine alto almeno 12 cm. Il fondo viene popolato da batte76
ri che esplicano un’azione nitratante negli strati più superficiali del letto di sabbia ed un’azione denitratante in quelli più profondi. Il DSB è inoltre abitato da un’endofauna importantissima per il suo funzionamento, che provvede a far circolare l’acqua all’interno del substrato ed inoltre partecipa allo smaltimento di molti nutrienti. Dunque il DSB è nato per gli acquari marini tropicali, con salinità e temperature diverse da quelle presenti nel Mar Mediterraneo; perciò non si era del tutto sicuri del suo funzionamento anche in una vasca mediterranea.
Da cosa è formato Il DSB è formato semplicemente da sabbia fine popolata da batteri e da endofauna. Esistono però delle regole ben precise che garantiscono il suo funzionamento, non rispettarle significa andare incontro a delusioni e ritrovarsi con acquari poco stabili. I parametri fondamentali da rispettare sono: lo spessore dello strato di sabbia e la granulometria della stessa. La sabbia deve formare uno strato compreso fra i 12 ed i 15 centimetri di spessore: 12 cm è il minimo indispensabile, non bisogna scendere sotto tale valore, mentre salire sopra i 15 centimetri è inutile. La granulometria deve essere la più fine possibile e rientrare nel range compreso tra 0,050 mm e 2 mm, con una distribuzione media di circa 0,125 mm. Quindi sabbia fine, tra cui è compresa quella che commercialmente viene definita sugar size. La granulometria non dovrebbe essere perfettamente uniforme
Anche la presenza di filtratori contribuisce a mantenere perfetta la qualità dell’acqua, eliminando il particellato organico sospeso
77
Il DSB è costituito da un fondo di sabbia molto fine alto almeno 12 cm
Numerosi invertebrati di piccola taglia rendono complesso e vivo l’acquario marino mediterraneo
78
(cioè tutti i granelli della stessa identica misura), è meglio se vi compaiono granuli di dimensioni diverse purché contenute nei valori indicati e con la percentuale maggiore dei granelli di sabbia con dimensioni di circa 0,125. Altra caratteristica importante della sabbia è che i granelli non devono avere spigoli taglienti ma solo spigoli arrotondati. Quindi le sabbie così dette di frantoio non vanno bene, mentre va benissimo, ovviamente, la sabbia marina i cui granuli sono stati smussati dall’azione del mare. Qui si esauriscono le regole basilari riguardanti lo strato sabbioso per un buon DSB. Le altre caratteristiche chimico fisiche della sabbia sono infatti ininfluenti per il buon funzionamento del Fondo Alto. La cosa importante è che la sabbia non contenga metalli pesanti o altri inquinanti velenosi. Dal punto di vista del funzionamento il colore è del tutto insignificante. La maggior parte degli acquariofili preferisce le sabbie chiare, meglio se bianche. Si tratta solo di un problema estetico. Ho visto degli acquari con fondo costituito da sabbia lavica, nera, e li ho trovati piacevolissimi. Molti pensano che la sabbia debba essere calcarea, ma ciò non è del tutto vero. Shimek sostiene che la composizione chimica della sabbia del DSB è assolutamente irrilevante sia per il funzionamento del fondo sia per l’acquario. Le sabbie di origine corallina vengono categoricamente sconsigliate dai guru americani del DSB (aumento di fosfati). Quelle aragonitiche, che sarebbero ottime per gli scambi di calcio ed il colore bianco gradevolissimo, hanno da noi un costo proibitivo.
La divisione in strati si ha solo se nella sabbia sono presenti organismi viventi e batteri 79
Il DSB è utilizzato da molti decenni negli acquari marini tropicali
La presenza di organismi viventi, grazie ai movimenti degli stessi, pompa acqua attraverso il sedimento e determina un aumento di spessore degli strati aerobico ed anaerobico
Basti pensare a quanti chilogrammi di aragonite servono per formare un DSB e moltiplicare per il costo unitario. Altri tipi di sabbia calcarea difficilmente cedono calcio se non a pH molto bassi. Certamente per integrare il calcio nei nostri acquari è più conveniente sotto tutti i punti di vista utilizzare altri sistemi, uno per tutti la Kalkwasser.
La popolazione del DSB Come detto prima, lo strato sabbioso è popolato da batteri ed endofauna. È questa popolazione che fa funzionare il DSB. Senza batteri ed endofauna sarebbe solo uno strato di sabbia del tutto inerte. È quindi importante usare “sabbia viva” nell’allestimento del nostro fondo alto. Nel raccogliere la sabbia viva non bisogna fermarsi ai centimetri più superficiali, ma bisogna scavare prelevando uno spessore di 15 centimetri: solo così abbiamo la garanzia di avere a disposizione tutta l’endofauna utile. La zona di prelevamento è ovviamente il così detto bagnasciuga, scegliendo il momento della bassa marea. Se abbiamo allestito il fondo con sabbia morta comperata in negozio, sarà indispensabile aggiungere una percentuale di sabbia viva prelevata in natura al fine di inoculare il DSB. Gli esseri viventi che vivono nel fondo sabbioso sono rappresentati da batteri, microalghe, protozoi e piccoli animali. Il primo anello della catena alimentare è quindi formato dai batteri e dalle microalghe costituite essenzialmente da cianobatteri e diatomee. Il loro nutrimento è costituito dai nutrienti disciolti nell’acqua, inoltre possono secernere enzimi in grado di disciogliere la 82
Gli esseri viventi che vivono nel fondo sabbioso sono rappresentati da batteri, microalghe, protozoi ed altri piccoli animali
materia organica presente nelle loro vicinanze in modo da poterla assorbire. La quantità di luce sufficiente a queste microalghe per effettuare la fotosintesi clorofilliana riesce a penetrare attraverso la sabbia anche per diversi centimetri (alcuni pollici1 secondo R. Shimek). Queste sostanze assorbite
vengono
trasformate
in
massa organica a costituire nuovi batteri e microalghe. Una grossa quantità viene bruciata dal metabolismo ed espulsa sotto forma di anidride carbonica. Ovviamente le diatomee, i cianobatteri ed i batteri aerobi vivono negli strati superficiali, aerobi, del DSB. In quello più profondo sono presenti solo batteri anaerobi. Batteri e microalghe sono quindi gli utilizzatori primari dei nutrienti disciolti e rappresentano il cuore del DSB, che tuttavia non avrebbe le stesse caratteristiche se non esistessero gli altri organismi dell’endofauna. Questi sono rappresentati da vermi (nematodi, policheti, ecc), copepodi, molluschi e crostacei; si cibano dei batteri, delle microalghe e delle sostanze organiche reperibili sulla superficie della sabbia. Inoltre con i loro movimenti pompano l’acqua attraverso i canali fra i granelli della sabbia consentendo l’apporto di ossigeno e di nutrienti anche a parecchi centimetri di profondità, garantendo la vita dei batteri e delle microalghe. Ci fermiamo qui, a questo punto, per lasciarvi “digerire” le prime nozioni introdotte. Tenete da parte questo numero di Aquariophylia, perchè continueremo nel prossimo con la pratica del DBS: il movimento dell’acqua al suo interno, la sua stratificazione, l’allestimento della vasca. 1
un pollice è pari a 2.54 cm. N.d.R.
Bibliografia Calfo Antony, Tutto sta nell’acqua, Aquarium 7/8 2005, pag 52 Calfo Antony, Il refugium, Aquarium 5 2005, pag 32 Borneman Eric, The Need to Breathe in Reef Tanks: Is it a Given Right?, Reefkeeping 6 2005, www.reefkeeping.com Goemans Bob & Sam Gamble, Sandbeds-part1 & part2, www.saltcorner.com Shimek Ronald L., Ph.D., L’importanza di un fondo alto, traduzione di Stefano C.A.Rossi e Gianni Abrignani, www.aiam.info Shimek Ronald L., Ph.D., How sand beds really work, Reefkeeping 6 2003, www.reefkeeping.com Shimek Ronald L., Ph.D., The importance of deep sand, www.rshimek.com/reef/sediment.htm 84
GIOIA PER I NOSTRI AMICI ACQUATICI: I CIBI VIVI Con questo numero iniziamo una rubrica dedicata ai cibi vivi e partiremo con il più semplice ed economico degli organismi allevati a tale scopo. Nei numeri successivi contiamo però di offrirvi una carrellata di alimenti diversi, così da rendervi edotti delle varie tecniche di allevamento degli organismi da utilizzare a scopo alimentare. Ovviamente faremo in modo di rendere queste operazioni semplici, efficaci e divertenti. In modo economico riusciremo così a regalare ai nostri pesci piccole gioie riuscendo nel contempo a trastullarci con piccole colture domestiche.
Le anguillole dell’aceto testo e foto di Alessandro Falco
Parliamo
di Turbatrix acetii, piccoli nematodi meglio conosciuti come “Anguillole dell’aceto” poiché in tale noto “condimento” prosperano e si riproducono con gran-
de facilità. Sono essenzialmente dei vermetti, che acquariofili di altri tempi si procuravano dalle botti di aceto domestico. Ora questo genere di prodotto subisce filtraggi e pastorizzazioni per garantire standard igienici al passo coi tempi. Non si disperi chi, preso dalla foga, fosse già andato a controllare l’aceto da tavola; tenetelo da parte, vi servirà tra poco. Inoculi di anguillole sono molto facili da reperire via internet e con 2-3 euro ci si assicura uno “starter” sufficiente per allestire un allevamento di Vinegar eels (come dicono gli anglosassoni!).
Una volta entrati in possesso di quei pochi millilitri necessari, andiamo ad osservare i protagonisti di questo articolo. Ponendo il liquido controluce, migliaia di vermetti bianchi di circa 2 mm e dal movimento frenetico saranno ora visibili agli occhi del futuro wormbreeder! Al microscopio è sufficiente osservarli a basso ingrandimento (40x nella foto ) per distinguere i riproduttori con uova dalle giovani larve. Un particolare visibile ad occhio nudo è che essi tendono a concentrarsi verso la superficie, tendenza naturale dettata dal loro geotropismo negativo e non da carenze di ossigeno o sofferenza. Far soffrire questi Le anguillole tendono a nuotare verso la superficie (geotropismo negativo) 86
animali è infatti veramente difficile, essendo adattabili ad ampi range di temperatura e pH. In bibliografia si parla di oscillazioni tollerate da 0 a 40 °C e sbalzi di pH nell’ordine di 10 punti, da cui deriva l’estrema facilità di allevamento. Si potrebbe pensare quindi di allevarli in semplice acqua dolce, ma solo perché abbiamo trascurato l’aspetto dell’alimentazione. Le anguillole si nutrono prevalentemente di Mycoderma acetii, microrganismi responsabili della cosiddetta “mamma” o “posa” dell’aceto. Per farla breve si tratta di acetobatteri responsabili della fermentazione dell’aceto, che si depositano a formare una sostanza gelatinosa, essenziale per produrre del nuovo aceto (da qui l’appellativo materno). Iniziamo quindi col preparare il nostro allevamento. Abbiamo bisogno di un barattolo di vetro o plastica (possibilmente trasparente) della capacità di almeno un litro, all’interno del quale inseriremo 50% di acqua e 50% di aceto di mele o di vino. Guarniamo il tutto con uno spicchio di mela per far produrre rapidamente la famosa “mamma”. Non mi sento di imporre, come leggo altrove, l’utilizzo di acqua di osmosi, non avendo mai avuto problemi con la mia acqua di rubinetto (parliamo comunque di Il “filtro di perlon”: le anguillole si sposteranno in alto verso l’acqua dolce 87
assaggiare ai nostri pesci questa nuova leccornia. Per prelevare le anguillole, e liberarle dall’aceto, sfrutteremo il loro geotropismo negativo che, come vi ho già detto, le porta a nuotare sempre verso l’alto. Versiamo una parte della coltura all’interno di una beuta o di una semplice caraffa da osteria, qualsiasi recipiente con il collo strozzato. Procuriamoci un batuffolo di lana di perlon, comunissimo materiale filtrante per acquari, che utilizzeremo come “filtro” per le anguillole. Aggiungiamo ora acqua dolce fino all’orlo della caraffa e dedichiamoci ad altro. In poco tempo migliaia di impavide anguillole avranno attraversato la lana di perlon per continuare a nuotare in superficie, lasciando l’aceto al di
Turbatrix acetii al microscopio (40x); distinguibili i riproduttori con uova dalle giovani larve
sotto del filtro. Basterà ora prelevare le anguillole con una siringa privata dell’ago, per poi somministrarle direttamente ai pesci. Alcuni preferiscono
vermi e tutt’altro che delicati). In medio stat virtus,
“lavare” le anguillole utilizzando un setaccino per
quindi lasciate almeno decantare l’acqua di rubinet-
Artemia, ma non la ritengo sicuramente un’opera-
to prima di utilizzarla. Le nostre anguillole piuttosto
zione essenziale.
apprezzeranno una brodaglia già matura di qualche
Le anguillole sono un alimento altamente nutriente,
giorno, all’interno della quale si moltiplicheranno in
ideale per larve di pesci d’acquario e di anfibi. Sono
pochi giorni. In poco più di una settimana l’incre-
uno spuntino gradito anche per i pesci adulti, che
mento diverrà visibile ad occhio nudo, aiutati dalla
reagiranno positivamente se viziati di tanto in tanto
solita visione controluce. Questo vuol dire che è
con del cibo vivo alternato al solito mangime confe-
possibile iniziare a “spillare” la coltura, per far
zionato. Sconsiglio una somministrazione giornaliera, per via della natura fortemente lipidica dei nema-
Inoculo in controluce
todi in genere. La coltura, una volta partita, va da sola! In molti consigliano di aggiungere ogni tanto dello zucchero, alcuni del succo di mela, per apportare nutrimento alla coltura e mantenerla vitale per parecchio tempo. Io preferisco far ripartire ogni 6 mesi la coltura, d’altronde basta un litro d’aceto per farlo. Sarebbe buona norma tenere sotto controllo l’evaporazione, ma sono arrivato ad avere abbondanti quantità di anguillole anche in recipienti abbandonati al loro destino per mesi. Se si nota una diminuzione della proliferazione, si può sempre far ripartire l’allevamento inoculandone qualche ml in un nuovo recipiente con la solita acqua e aceto. Durante la vostra esperienza con questi vermi, potrebbe capitarvi di osservare una massi88
stabilizzi la situazione lasciando fare alla natura, magari rimuovendo meccanicamente lo strato superficiale. Riepiloghiamo quindi i vantaggi del possedere un allevamento di anguillole in casa: - Sono un alimento nutriente e molto appetibile, poiché vitale per molto tempo in acqua dolce. - Sono vermi relativamente piccoli (1-2 mm), ideali quindi per alimentare larve di pesci. - Richiedono costi di partenza irrisori e una manutenzione pressochè inesistente. Per tutti questi motivi ne consiglio l’allevamento, che peraltro è facile e divertente. Nei prossimi numeri riprenderemo l’argomento, per mostrarvi le L’occorrente per iniziare un allevamento di Anguillole
delizie dell’allevamento di cibi vivi in casa. Allevare cibo vivo è interessante ed utile, oltre che fondamentale in molte riproduzioni. Correte dunque a
va proliferazione batterica riconoscibile da un film
procurarvi delle anguillole, i pesci vi ringrazieranno
biancastro in superficie. Niente panico: basta dilui-
a loro modo!
re la coltura con della nuova acqua o aspettare che si
Buon appetito!
vai col...
ww w
link!
a cura di Mario Loffredo
In questa rubrica prendiamo in considerazione ogni mese un argomento di base, per guidarvi nella perfetta
comprensione dei
principi e
delle tecniche che ogni buon acquariofilo dovrebbe conoscere. Oramai la
rete offre una vasta gamma di notizie in proposito e non è necessario, dunque, che Aquariophylia predisponga articoli specifici in merito. La rete, però, contiene anche tante notizie errate, non essendo refertate in alcun modo. Per questo motivo un esperto della rivista si prende cura di leg-
suggerendo solo pagine corrette o, perlomeno… non totalmente scorrette! In tal modo potrete godere di una navigazione “sicura”, sfruttando le recensioni proposte ogni mese. Vi propo-
gere ed esplorare
niamo pagine in varie lingue, per assecondare le vostre preferenze, indicate dalle bandierine al fianco di ogni link . Accetteremo ovviamente con grande piacere anche i vostri
suggerimenti:
se avete trovato una
pagina particolarmente interessante, inviateci un riferimento e saremo felici di valutarla ed eventualmente recensirla. 90
Oggi parliamo di… RIPRODUZIONE DEI POECILIDI Riprodurre organismi è la cosa più divertente che si possa immaginare per un appassionato di acquari: vedere la vita che si replica, ammirare lotte e comportamenti amorosi, studiare il cambiamento delle livree, commuoversi di fronte alla nascita di una nuova vita… cosa potrebbe mai esserci di più appassionante? Esistono vari “livelli” di riproduzioni ed ogni acquariofilo, nel corso della propria vita… professionale, segue generalmente un’evoluzione tipica, partendo dai pesci che si riproducono più facilmente, per giungere a quelli complicatissimi, che richiedono acque particolari per deporre le uova, cibi vivi introvabili per l’allevamento delle larve, ecc. Altri fanno percorsi diversi e si fermano, ad esempio, alla riproduzione di pesci “facili”, che offrono però garanzie di grandi gioie. È il caso dei Poecilidi, pesci ovovivipari (non depongono uova, ma emettono piccoli già capaci di nuotare e sfuggire i predatori). Si tratta di pesci adatti al neofita. Si riproducono una volta al mese, in media. Non necessitano di acque particolarmente difficili da preparare. Si accontentano di un acquario medio-piccolo, in genere. L’allevamento dei giovani non richiede alimenti particolari o vasche speciali. Possono rappresentare una grande passione, però, anche per l’acquariofilo esperto, perché permettono di tentare selezioni molto complesse che conducono a forme e comportamenti nuovi. Per questo motivo vengono organizzate ogni anno in ogni parte del mondo mostre e gare aventi come tema particolari varietà o specie di poecilidi. Peraltro la riproduzione dei poecilidi è molto varia, andando da forme “semplici” come quelle dei Guppy (sì, ma che spasso tentare la selezione di “code” particolari) sino a specie che producono un piccolo al giorno, cambiano sesso, conservano i gameti in sacche particolari. Insomma, tutto un mondo da scoprire. Basta cliccare sui link che seguono. Fatelo con fiducia: non ve ne pentirete! 91
A QUESTO PUNTO NON VI RESTA CHE CLICCARE SUI LINK E… BUONA LETTURA! http://www.afae.it/pages/tematica/poecilidi/schedepoecilidi/poecilia_reticulata.htm http://www.acquaportal.it/Articoli/Dolce/Pesci/livebearers/poecilidi.asp http://endler.altervista.org/Riproduzione.htm http://www.vergari.info/pesci_poecilia_riproduzione http://www.gaem.it/content/view/178/143/ http://www.platuppia.altervista.org/pesci.htm http://www.tropicalfish.it/guppy/html/poecilia.html http://www.aquaexperience.it/index.php?option=com_content&view=article&id=163:poecilia-reticulata&catid=54: poeciliidae&Itemid=10 http://www.afae.it/pages/tematicashowguppy/versioneitaliana/articoli/guppy_di_alessandro_cellerino.htm http://www.abcguppyshow.com/Versione%20Italiana/genetica_guppy_show.htm http://acquarioacquadolce.it.gg/Xiphophorus-Helleri—k1-portaspada-k2-.htm http://whttp://www.gaem.it/pubblico/articoli/esperienzedolce/comportamentoeriproduzione/comportamentoeriproduzione4.shtmlww.mondoacquario.net/joomla15/index.php?option=com_content&task=view&id=25&Itemid=55 http://www.acquariolife.it/acquario-dolce/schede-pesci/poecilidi.html http://www.ilgrandeblu.it/curiosita.htm http://neptunalia.net/rivista/index.php?lang=it&page=articolo&id=16&npag=5&pagina=5 http://www.acquaportal.it/Articoli/Dolce/Pesci/speciale_guppy/gestazione/default.asp http://acquariomio.altervista.org/index.php/guppy-e-riproduzione http://www.adiabatico.it/mondopesci/pesci/guppy/guppy_riproduzione.htm http://www.gaem.it/content/view/178/143/ http://tuttoacquario.altervista.org/Guppy.htm http://www.ittiofauna.org/webmuseum/pesciossei/cyprinodontes/poecilidae/poecilia/poecilia_reticulata/poecilia_ reticulata.htm http://www.pagurus.it/dolce/schede/Pesci/Guppy.htm http://web.tiscalinet.it/pesci_ng/guppy/breeding.html http://badmanstropicalfish.com/profiles/profile24.html http://www.aquaticcommunity.com/livebearer/breedingguppy.php http://www.fishdeals.com/livebearers/mollies/sailfin_mollies/ http://exotic-aquariums.com/guppy.html http://fish.mongabay.com/species/Poecilia_reticulata.html
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http://www.seriouslyfish.com/profile.php?id=139 http://www.fishandtips.com/displaydb.php?ID=67 http://www.tropicalfishandaquariums.com/Livebearers/Molly.asp http://aqualimul.blogspot.com/2009/05/guppy-fish-poecilia-reticulata.html http://fishprofiles.com/profiles/marine/Livebearers/Poecilia_sphenops/ http://aquarium-fishtalk.com/genetics-german-blue-diamond-guppies-poecilia-reticulata-american-rare-color-gene/ http://goliadfarms.com/pages/products/fish/livebear/mollies/goldwag_sailfin.htm http://www.tropicalfishtanksonline.com/guppy-poecilia-reticulata/ http://www.flmnh.ufl.edu/fish/gallery/descript/sailfinmolly/sailfinmolly.html http://www.seriouslyfish.com/profile.php?genus=Poecilia&species=velifera&id=137 http://theaquariumwiki.com/Poecilia_sphenops http://aquaworld.netfirms.com/Livebearers/Poecilia_velifera.htm http://guppies.ornamental-fishes.com/2010/02/wild-guppies.html http://www.informaworld.com/smpp/content~db=all~content=a713856089 http://www.minifische.de/miniextern/PoecWing.html http://www.spiegel.de/wissenschaft/natur/0,1518,411327,00.html http://www.zierfischverzeichnis.de/klassen/pisces/cyprinodontiformes/poeciliidae/index.htm http://www.ig-poeciliidae-deutschland.org/ http://habitatnews.nus.edu.sg/guidebooks/freshfish/text/224.htm http://animal-world.com/encyclo/fresh/Killifish/VariableLampeyeKillifish.php http://www.biologische-gesellschaft-linne-hannover.de/Guppyseite.html http://www.guppy-aktuell.com/haltung.html http://www.marin.de/suesswasser/deutsch/nachzucht_suess/Zuchtberichte/oemer/oemer_guppy.htm http://www.guppy-aktuell.com/ http://www.zuchtguppys.de/ http://www.guppy-infos.de/guppy_aufzuchtbecken.htm http://www.aqua-fish.net/show.php?h=derguppy http://www.nymphaea-leipzig.de/html/zucht_lebendgebarende.html http://www.mein-aquarium.com/zierfische/lebendgebaernde-zahnkaerpflinge/fisch/guppy/ http://www.biologische-gesellschaft-linne-hannover.de/nachzucht.html http://www.guppy.info/?q=de/node/17 http://www.thedinosaurs.de/html/guppy.html
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INCONTRI A SORPRESA
Credevo fosse un cavallo… invece era un teleosteo erudito! ALTRO CHE “INCONTRI A SORPRESA”, “COSE DA PAZZI” BISOGNAVA CHIAMARLA ‘STA RUBRICA! COME, “CHE TITOLO È?” E CHE ALTRO VI ASPETTATE? NON BASTAVA IL PESCE D’ACQUA DOLCE, CI MANCAVA ANCHE QUELLO MARINO! TRA POCO ANCHE CROSTACEI, MOLLUSCHI E ALTRI INVERTEBRATI ASSORTITI VORRANNO DIRE LA LORO, LA REDAZIONE DIVENTERÀ UN ENORME ACQUARIO E A NOI, POCHI E POVERI UMANI SUPERSTITI, TOCCHERÀ VENIRE A LAVORARE CON BOMBOLE E AUTORESPIRATORI… MAH! COSE DA PAZZI!
Ehm!
Ehi! C’è nessuno? Scusate ma aggirarsi tra le maglie della rete informatica è peggio che perdersi in una prateria di Posidonia… Dunque, c’è qualcuno che
legge una rivista di acquariofilia on-line? Sì? Bene. Allora posso presentarmi: Ippolito Maria del Campo, per gli amici (quindi anche per voi lettori) Ippo-Campo (meglio senza trattino, altrimenti sembra un attacco di singhiozzo). Sono, naturalmente, un ippocampo, sì, proprio uno di quei curiosi cavallucci di mare che sicuramente conoscete (a questo proposito, mi sembra di ricordare che c’era un ottimo articolo riguardante noi ippocampi nel primo numero di questa rivista). Vi chiederete che cosa ci faccio qui. La spiegazione è semplice: il mio vecchio amico Carassio scrive da anni su riviste dedicate agli acquariofili e mi ha confessato che si diverte un mondo. Allora ho pensato: “se un pesce d’acqua dolce può scrivere, perchè non potrebbe farlo anche 94
un pesce marino?”. Come? Vi chiedete come facciamo ad essere amici Carassio ed io vivendo in ambienti così diversi? Ma è chiaro! “Chattiamo” un sacco e ci possiamo vedere grazie a Skype. Certo, non possiamo farci reciprocamente visita … peccato! Dunque, la vita in mare è estremamente interessante e permette di trovare gli oggetti più disparati (a parte i tesori sommersi di cui si favoleggia da sempre, non avete idea di che cosa venga continuamente dimenticato, perso o abbandonato
REGNO Anomalia PHYLUM (Ri)Chordata SUBPHYLUM Vertebrata CLASSE Osteichthyes SOTTOCLASSE Actinopterygii SUPERORDINE Teleostei ORDINE Syngnathiformes FAMIGLIA Syngnathidae SOTTOFAMIGLIA Hippocampinae GENERE Hippocampus SPECIE Hippocampus eruditus Specie nuova per la scienza, descrizione non ancora completa, si basa sull’unico (per fortuna!) esemplare noto fino ad oggi (non ancora descritto in letteratura scientifica). Presenta una caratteristica straordinaria per i pesci: ha evoluto pinne pettorali con pollice (pardon, raggio) opponibile, il che gli consente, tra l’altro, di sfogliare libri e (ohimè) di scrivere. Habitat: ubiquitario, adattabilissimo (si dichiara, di volta in volta, biologo marino, immunologo, genetista di popolazioni, libraio antiquario, docente di lingua, musicologo, esperto di autografi, collezionista di fermacarte e segnalibri, illustratore e non so cos’altro; ama ripetere che se fosse un mammifero sarebbe un topo di biblioteca), vive ovunque ci sia da curiosare, leggere, imparare e pontificare. Hobby (ebbene sì, anche i pesci hanno degli hobby): crede di essere capace di scrivere.
sulle spiagge e di che cosa venga gettato, intenzionalmente o accidentalmente, in mare) e di incontrare personaggi di tutti i tipi. Per esempio, qualche tempo fa, mi è capitato di ascoltare una conversazione molto interessante (beh, non è colpa mia se le persone parlano a voce alta quando sono in barca… Non vado mica ad origliare alla porta di casa loro) riguardante un acquario che qualcuno aveva visitato durante le vacanze. Incuriosito, mi sono subito messo in viaggio per vedere se davvero meritava una visita e in effetti… Ma di questo vi parlerò in un’altra occasione. Insomma, mi è venuta l’idea di condividere con voi, di tanto in tanto, qui sulla rivista, incontri e ritrovamenti che mi hanno particolarmente incu95
riosito, interessato o stupito. Se poi non dovessi trovare proprio nulla, potrò sempre immergermi nella biblioteca più vicina, fonte inesauribile di tesori sommersi, e lasciarmi ispirare… c’è solo l’imbarazzo della scelta. Allora, il primo incontro di cui vi voglio parlare è quello con un libro… sui cavallucci di mare; prima di accusarmi di imparzialità, leggete per favore, giudicherete poi. L’autore, per sua stessa ammissione nè ittiologo nè biologo marino, si è fatto trascinare da due grandi passioni per scrivere questo libro: l’amore per i libri antichi e il fascino per i cavallucci di mare. Il risultato è un libro estremamente interessante, ben documentato in tutti gli argomenti trattati e di piacevole lettura. L’autore ci accompagna in un viaggio fantastico attraverso il tempo, portati per mano (dovrei dire per pinna?) dal signatide più famoso di tutti i tempi. Scopriamo così l’origine del suo nome, la sua prima comparsa nei testi scientifici, la storia delle Wunderkammer dei secoli passati (gabinetti delle meraviglie, antenati dei moderni musei) delle quali era ospite immancabile, la sua presenza nell’arte, nell’araldica, nella letteratura, nella numismatica e persino nella farmacologia. Non manca, naturalmente, un capitolo relativo alla sistematica, anatomia e biologia del cavalluccio di mare. Il tutto è completato da un apparato iconografico di tutto rispetto. Molte illustrazioni sono tratte da libri pubblicati tra il XV e il XX secolo, provenienti dalla collezione dell’autore e ci mostrano il simpatico pescio96
lino nelle sue diverse incarnazioni: mostro marino, essere mitologico, creatura fantastica, oggetto di studio. Tra le tante, trovo particolarmente affascinante un’illustrazione tratta da un libro pubblicato a Napoli nel 1697 (Sarnelli, Guida de’ forestieri curiosi di vedere, e d’intendere le cose più notabili di Pozzoli, Baja, Miseno, Cuma, ed altri luoghi convicini. Napoli, Roselli, 1697) che mostra un cavalluccio di mare, rappresentato con tutto il rigore scientifico possibile all’epoca (credo che uno specialista potrebbe agevolmente riconoscere la specie) sullo sfondo del Vesuvio, naturalmente completo dell’immancabile pennacchio di fumo. Tornando alle illustrazioni del nostro libro, le altre tavole rappresentano oggetti (gioielli, orologi, vasi, ex-libris, monete, eccetera) nei quali è riprodotto un ippocampo; infine sono illustrate le diverse specie di cavallucci di mare attualmente note. Una particolarità delle illustrazioni aggiunge un nuovo fascino all’opera: con l’unica eccezione di una foto di Man Ray, nessuna delle immagini riprodotte è una foto; tutte le illustrazioni non provenienti da libri antichi (generalmente xilografie, incisioni in rame o litografie) sono state realizzate a mano (dipinti, acquarelli, tecnica mista acquarello-china, disegni a matita e a colori). Nelle parole dell’autore (dall’introduzione): “è un modo di rendere omaggio e di ratificare la mia fede nella capacità dell’uomo di meravigliarsi, una volta di più, di fronte agli esseri e ai fenomeni della Natura”. Certamente in grado di meravigliare e fare sognare è anche questo libro, capace di farci vedere il cavalluccio di mare non solo dal punto di vista scientifico ma nella storia, nell’arte e nella letteratura, di volta in volta oggetto di stupore, curiosità, collezionismo e fonte di ispirazione. Un’ultima, importante informazione è data alla fine e riguarda un progetto (Project Seahorse) per la salvaguardia e la tutela dei cavallucci di mare; per maggiori informazioni http://www.projectseahorse.org. (http://seahorse.fisheries.ubc.ca/Seahorses/FAQs.html). È giunto il momento di passare la penna (lo so, la tastiera, ma “la penna” è più poetico) all’autore della prossima rubrica. Tornerò il mese prossimo (se non vengo cacciato prima a furor di popolo per aver fatto abbassare l’indice di gradimento della rivista con le mie divagazioni) per accompagnarvi alla scoperta di… ma non anticipiamo. Vi dico solo che non si tratterà di un libro. Augurandovi tutti i possibili successi, acquariofili e non… Vostro IppoCampo
P.S. Scusate, la segretaria di redazione ha minacciato di disidratarmi, inserirmi in un globo di vetro e usarmi come fermacarte se ripeto l’errore: ho dimenticato di dirvi di che libro si tratta. Carassio mi aveva avvertito che in Redazione non perdonano! Rimedio subito, sperando di farla franca: Ivano Comi, Breve scritto sull’Ippocampo Milano. Hoepli, 2003. 97
Stimoli di viaggio e di immersione
di Franco Savastano
Immersione nel Mar Rosso a caccia di...
Cassiopeia andromeda Forskäl 1775
IO
e la modella subacquea Jos, mia amata compagna di vita, siamo in immersione su un fondale di circa 20 m, quando avviene un’incontro straordinario con un organismo marino entusiasmante: la Cassiopea andromeda. La località è nella zona di Abu Nuas, nei pressi dell’Isola di Shadwan (Stretto di Gubal, Mar Rosso egiziano) in un tratto di mare tristemente noto per la moltitudine di naufragi avvenuti nei secoli a causa di reefs semiemergenti e, di conseguenza, fondali ricercati da subacquei amanti dell’esplorazione di vecchi relitti di navi. Nonostante la nostra lunga esperienza di immersioni finalizzate alla ricerca biologica, per la prima volta ci è data l’occasione di osservare de visu una medusa così poco comune. La peculiarità di questo Cnidario, che può raggiungere un diametro di circa 30 cm, è di vivere capovolto, con l’ombrello rivolto verso il basso, tanto che prende proprio il soprannome di “medusa capovolta” (in inglese “Upside-down jellyfish”). La Cassiopeia appartiene al Philum Cnidaria, classe Scyphozoa, ordine Rhizostomeae, famiglia Cassiopeidae. Come dicevamo, è un organismo non molto comune che attrae fortemente il nostro interesse per il suo nuoto pulsante che gli imprime lenti spostamenti a profondità variabili, ma sempre tendenti verso il fondo, dove va ad adagiarsi, continuando a pulsare. Come tutti gli appartenenti a questo genere è dotata di cellule urticanti e Jos, solitamente dotata di guanti, riesce ad osservarla nei particolari, sollevandola con la dovuta delicatezza. 98
Cliccando sulla foto ti troverai immerso in men che non si dica nell'ambiente naturale di Cassiopeia andromeda, per vedere come vive, e ricostruire il suo habitat in acquario
Foto e video partono a volontà, perché lo spettaLE MEDUSE IN ACQUARIO colo è davvero interessante, quasi da assimilare ad Moltissime meduse sono allevabili in acquaun immaginario volteggiare in cielo di esseri extrario, benché non siano organismi “facili” da tenere in cattività. Funzionano bene gli terrestri. Apprenderemo in seguito che questo acquari a colonna, circolari, che permettoinsolito e straordinario essere vivente, sta migranno movimenti in verticale. L’acqua dovrà do rapidamente dai suoi siti naturali. Dall’originario essere molto pulita (filtraggio eccellente) habitat delle Hawaii e dall’Oceano Indiano è apparma possibilmente arricchita con fitoplancton. Una corrente circolare, prodotta da sa in Mar Rosso e di recente, per migrazione lespompe centrifughe disposte in cima ed alla sepsiana, è stata notata in Mediterraneo, a Malta e, base, in direzione opposta, permetterà di con tutta probabilità, tenderà ad estendersi verso ricreare condizioni di vita ideali. la Sicilia e il Tirreno Meridionale. Per la sua spettacolarità viene ospitata in vasche di vetro o perspex, dove vive agevolmente e fa bella mostra di sé. In occasione di un fiera un gran numero di visitatori è stato attratto da questo organismo, che poteva agevolmente essere osservata in una grande vasca cilindrica. La riproduzione di questo Cnidario è alternata: talvolta asessuata si alterna con quella sessuata. In questo caso la femmina adulta produce uova che conserva, fino all’incontro con un maschio intento a diffondere in acqua lo sperma che essa, con l’uso dei tentacoli, cattura per fertilizzare le proprie uova. 99
TASSONOMIA
Phylum Cnidaria Classe Scyphozoa Ordine Rhizostomeae Famiglia Cassiopeidae Genere Cassiopeia Cassiopea andromeda Forsk채l, 1775
notizie utili per l’immersione naturalistica L’esperienza di viaggio proposta questo mese ha come meta l’isola di Shadwan, nel Mar Rosso. L’area è senza dubbio una tra le più battute dai circuiti di crociere in Egitto ed è facile trovare in rete agenzie di viaggio che propongono viaggi in loco. Gli amanti delle immersioni sui relitti potranno rimanere pienamente soddisfatti prenotando un tour che comincia tra le Isole di Gubal e Shadwan, poi in direzione della punta del Sinai nella riserva del Ras Mohamed. Quella descritta è considerata una delle più belle immersioni al mondo, per la presenza di pareti a picco che scendono fino a 800 metri. Nel corso dello stesso viaggio si potranno anche visitare i mitici relitti di Thistlegorm, Rosalie Moeller, Gianis D. Ovviamente serve un brevetto (almeno di tipo Open Water). Il viaggio descritto in questo articolo ha come obiettivo Hurghada, con partenza da Roma. Purtroppo in questo periodo l’area è ancora ritenuta poco sicura per attività di questo tipo, a causa dei noti sommovimenti popolari. Per questo motivo è possibile pianificare un viaggio a Sharm El Sheikh. In questo caso, con una spesa relativamente bassa (5-700 euro a persona per 7 giorni, mediamente) è possibile fare incontri ravvicinati del tipo di quelli mostrati nel filmato. In genere si riesce a partire dalle maggiori città italiane (Ancona, Bari, Bergamo, Bologna, Napoli, Pisa, Roma Fiumicino, Torino, Venezia) con voli diretti operati da grandi compagnie di linea. All’arrivo si viene ospitati in strutture di grande lusso, in piena sicurezza, potendo usufruire dell’appoggio di diving locali, reperibili direttamente in albergo.
PER VOI NEGOZIANTI! Aquariophylia nasce con lo scopo di diffondere l’hobby degli acquari in Italia. Con questo proposito, sin dal primo momento ha cercato di mettere in contatto hobbisti e produttori, anche attraverso un accesso diretto ai siti web delle aziende, critiche, approfondimenti, test. Ovviamente questo scopo lo raggiungeremo solo riuscendo a conquistare la fiducia di tutti gli appassionati presenti nel nostro Paese e, anzi, promuovendo l’arrivo di nuovi adepti. I negozianti sono senza dubbio un anello fondamentale di questo processo: senza di loro non sarebbe neppure possibile immaginare una diffusione degli acquari. Per questo motivo saremo felici di renderli parte di questo processo, teso a creare una grande comunità nazionale. In cambio chiediamo solo che ci aiutino a diffondere la buona novella: aquariophylia esiste ed ha già superato l’esame dei lettori, ma per diventare una rivista di successo, per poter continuare ad essere distribuita gratuitamente a tutti gli acquariofili, dovrà espandersi continuamente a nuovi utenti. I negozianti possono fare molto in questo senso. A tutti i negozianti che faranno il log-in nel nostro sito e ci presenteranno dieci loro clienti (ai quali, dunque, contribuiranno a regalare un abbonamento gratuito alla rivista) offriamo un piccolo spazio pubblicitario sulle nostre pagine per 6 mesi. In definitiva, la rivista potrà contare su un numero maggiore di lettori. I lettori potranno continuare a leggerla gratuitamente. I clienti del negozio riceveranno in dono un abbonamento annuale al magazine. I negozianti godranno di maggiore visibilità, essendo presenti sulle pagine di un periodico nazionale. Se possiamo fare di più… chiedete pure e sarete esauditi! … E voi acquariofili: stampate questa pagina e mostratela al vostro negoziante di fiducia, nel caso in cui non ci conosca ancora. Contribuirete alla diffusione della rivista e dell’hobby in Italia, con evidenti vantaggi per tutti. Passate all’azione: divulgate aquariophylia!
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di Corinne van Keulen CASSIOPEIA: AGGIUNTE & APPROFONDIMENTI Come sempre, gli spunti di viaggio offerti da Franco Savastano fanno venire voglia di partire immediatamente, senza nemmeno perdere tempo a preparare i bagagli … tanto per nuotare non serve molto! Per parecchi di noi, però, il sospirato momento di andare in vacanza non è ancora arrivato e dobbiamo accontentarci di un viaggio virtuale, in attesa di quello reale. L’organismo che incontriamo in questa escursione è non solo stupefacente per le sue abitudini di vita, ma sfoggia anche un nome doppiamente poetico, che richiama le due costellazioni di Andromeda e Cassiopeia. In realtà vedere una distesa di queste meduse (non sono animali solitari, di solito se ne trovano numerose insieme) è in effetti uno spettacolo affascinante che può far pensare ad un cielo a rovescio, fittamente stellato e delicatamente pulsante. La singolare posizione capovolta e il continuo movimento pulsante di queste meduse sono da collegarsi alla presenza di zooxantelle (dinoflagellati fotosintetizzanti) simbionti nei tentacoli di Cassiopeia. I tentacoli sono rivolti verso l’alto per ottenere le condizioni di illuminazioni necessarie alle zooxantelle (cosa che sarebbe meno efficace se la medusa adottasse la posizione “classica” con i tentacoli rivolti verso il basso) mentre il costante movimento pulsante consente un flusso d’acqua continuo, anch’esso necessario al benessere dei dinoflagellati. Sono questi microorganismi a dare ai tentacoli che li ospitano la caratteristica colorazione verdeazzurra. La colorazione del resto del corpo della Cassiopeia presenta una notevole varietà individuale. Le zooxantelle sono ospiti tutt’altro che infrequenti di invertebrati marini: numerose spugne e celenterati hanno sviluppato relazioni simbiontiche con questi organismi. Anche i bivalvi del genere Tridacna (alcune specie sono soprannominate “acquasantiere” perchè in effetti a questo scopo venivano usati gli esemplari più grandi) ospitano le zooxantelle nel bordo del mantello, così come numerosi coralli, anemoni, ecc. Tornando alla Cassiopeia, non “soddisfatta” dei soli organismi fotosintetizzanti, ha sviluppato rapporti simbiontici anche con due crostacei: un granchio, Dorippe frascone (Herbst), detto anche “granchio dei ricci” e un gamberetto, Periclimenes holthuisi Bruce 1969. Il primo trasporta la medusa sul dorso, con l’ovvio vantaggio per la Cassiopeia di spostarsi senza fatica e … senza pagare il biglietto. Il Periclimenes invece, vive tra i tentacoli nutrendosi dei parassiti qui presenti. Entrambi i crostacei si avvantaggiano dell’ambiente “sicuro”, protetti da eventuali predatori grazie alle temibili nematocisti della medusa. Le Cassiopeia sono predatori e si nutrono di minuscoli crostacei ed altri organismi zooplanctonici; la fonte principale di nutrimento è però rappresentata dai nutrienti forniti dalle zooxantelle che, come abbiamo già visto, ricevono in cambio la necessaria esposizione ai raggi solari, un costante flusso di acqua e protezione dai raggi UV. Entrambi gli organismi sono sensibili a sbalzi di temperatura, pH e salinità. In acquario è necessario fornire, tra l’altro, prede adatte per la Cassiopeia (Artemia, Cyclops, copepodi e rotiferi) ed illuminazione adeguata alle zooxantelle. Tutto ciò rende questa medusa una specie senz’altro possibile da ospitare in acquario, ma che richiede una certa esperienza. La riproduzione è quella tipica delle meduse: una fase sessuata origina larve, dette planule, che metamorfosano in scifistomi, o polipi sessili, che si fissano al substrato e si riproducono asessualmente, per strobilazione, originando delle meduse in miniatura, le efire, che si svilupperanno nella forma adulta, nuovamente sessuata. Le zooxantelle vengono “incorporate” durante la fase sessile dagli scifistomi. La Cassiopeia è recentemente entrata nel Mediterraneo (le prime segnalazioni sono state registrate a Malta nel 2010) dal Mar Rosso, probabilmente grazie al trasporto di scifistomi attaccati alla chiglia delle navi. La migrazione di organismi dal Mar Rosso verso il Mediterraneo ha assunto proporzioni importanti dopo l’apertura del Canale di Suez. Queste migrazioni, rese possibili dalla creazione di un passaggio prima inesistente, prendono il nome di lessepsiane dal nome dell’ingegnere responsabile del progetto del canale stesso, che sicuramente non prevedeva di creare anche un’”autostrada” per organismi marini. Per ulteriori informazioni, soprattutto relative all’allevamento in acquario di queste meduse, si consiglia la consultazione dei siti: http://brackishwateraquarium.splinder.com/post/18274193/cassiopea-spp http://www.peteducation.com/article.cfm?c=16+2158+2215&aid=2119 Per questa volta concludiamo il nostro viaggio nel mondo delle Cassiopeia. Grazie Franco! Dove ci porti la prossima volta?
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Gli incontri a Zoomark International Un importante programma di eventi offrirà occasioni di aggiornamento professionale e approfondimento culturale La 14esima edizione di Zoomark International 2011, a BolognaFiere da giovedì 12 a domenica 15 maggio, si presenta come un evento di grande richiamo non solo per numero di espositori (oltre 600) ed elevata internazionalità (provenienti da più di 30 Paesi del mondo), ma anche per l’importante programma di eventi, convegni e incontri specialistici di alto livello che rendono il Salone punto di riferimento internazionale delle prospettive di mercato e delle tendenze relative a tutto l’universo che ruota attorno al rapporto fra l’uomo e i suoi amici animali. Tra gli altri appuntamenti vogliamo ricordare il seminario di aggiornamento per negozianti promosso da AIPA (Associazione Italiana Pesci ed Acquari 12 maggio), la relazione “Come curare i pesci in assenza di farmaci? I rimedi alternativi e la prevenzione di malattie” (12 maggio, Promosso da AIPA; Relatore: dott. Giuseppe Mosconi, docente presso la Facoltà di Medicina Veterinaria), Live Work Shop by Oliver Knott (13 maggio, Oliver Knott, il campione del mondo di Aquascaping allestirà in diretta un acquario di piante utilizzando le regole di composizione giapponese. L’allestimento prevede l’utilizzo delle piante in CUP, nuova concezione per la vendita di piante da primo piano) e gli aggiornamenti sul Cites (offerti da Aisad – Confesercenti il 15 maggio) La partecipazione è gratuita e – salvo diversa indicazione - aperta a tutti i visitatori di Zoomark International 2011.
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In questa sezione diamo voce a tutte le associazioni acquariofile che vorranno partecipare alla vita della rivista. Non ci sono regole (a parte la legislazione vigente!) perché si tratta di spazi autogestiti. Ogni associazione dunque è libera di inviare ogni mese “la propria rivista”, fatta proprio come vorrebbe. Potrà servire alla campagna associativa, a pubblicizzare la prossima mostra di acquari, a tenere piccoli corsi di acquariofilia o semplicemente a mostrare la foto del socio del mese. Per noi l’importante è dare spazio alle associazioni acquariofile, per creare una rete fitta di contatti tra gli acquariofili italiani. E saremo dunque fieri di partecipare a questa missione, anche semplicemente facendo da tramite tra associazioni e lettori. Nei primi numeri della rivista la quantità di associazioni acquariofile che partecipano all’iniziativa potrà essere ancora piccolo. Ma contiamo sul vostro spirito “imprenditoriale” per invadere la rivista con una valanga di notizie dalle associazioni. Forza: è giunto il momento di partecipare!
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I servizi di AIAM: le Schede Organismi, l’evoluzione di una specie Fino dalla nascita del primo sito web di AIAM si era sentita la necessità di fornire agli appassionati d’acquariofilia mediterranea informazioni sugli organismi potenzialmente ospitabili nelle vasche, con un taglio acquariofilo e non solo biologico, etologico o di allevamento a scopo alimentare. Nacque così il primo embrione delle schede degli organismi allestite da singoli soci, inizialmente in formato word; si era negli anni tra il 2002 e il 2004. Fu un’ottima idea, arricchita dalle osservazioni personali del comportamento in vasca, ma mancava quell’esposizione schematica ed uniforme che caratterizza uno schedario facilmente usufruibile. Fu grazie alla proposta di un socio volonteroso che si decise di ristrutturare dalle fondamenta questo archivio, arricchendolo con nuove informazioni e fotografie. Nacquero così le schede versione 2.0 (operative nel 2005), organizzate secondo la classificazione scientifica (tassonomia), contenenti in modo organico le informazioni dell’organismo in natura ed in cattività. La scheda era composta, come adesso, da due parti: la pagina contenitore riempita dinamicamente ed i dati sull’organismo, contenuti in un database, più un link alle immagini. La pagina (scritta in linguaggio php) è come un modulo vuoto da compilare e il suo scopo è di presentare tutte le informazioni in maniera omogenea per tutte le schede. I dati sono contenuti in un archivio (database) e vengono letti solo quando si carica una scheda specifica: il modulo viene riempito automaticamente dando forma alla nostra scheda. Oltre a questa struttura tecnica tre soci si impegnarono a fondo per chiarire gli aspetti normativi sulle specie protette e regolamentate, che furono così segnalate su ogni scheda grazie al logo animato creato da un socio e scelto tra molte proposte. Ed è proseguita la raccolta di immagini. L’ultima evoluzione, con la migrazione al nuovo dominio www.aiamitalia.it, è stata l’integrazione in uno dei pacchetti più conosciuti per la costruzione di siti web, ovvero joomla, costruendo un componente su misura ed aggiungendone altri per esporre l’elenco delle schede raggruppate non solo per phylum, ma anche in ordine alfabetico e con le sole foto (www.aiamitalia.it). Inoltre sul nostro nuovo sito è ancora in atto una profonda revisione delle attribuzioni specifiche delle fotografie ad opera di esperti, nonché dei testi. In questo modo le immagini di riferimento potranno essere il più sicure possibile, pur nei limiti di un riconoscimento specifico basato su immagine e non su esame dell’esemplare in laboratorio! Ma l’evoluzione non è ancora conclusa, nuovi sviluppi arriveranno. Chiunque volesse contribuire con immagini e osservazioni non ha che da contattare il direttivo all’indirizzo direttivo.aiam@gmail.com. 107
I numeri della Associazione Acquariofili Abruzzesi 1,13,82 sulla ruota di Chieti. 13 sono i soci che il 13 maggio dell’82 fondano a Chieti la 1° Associazione acquariofili d’Italia. In poco tempo il club realizza una mostra di acquariologia per presentarsi a livello regionale con qualcosa di mai visto in quegli anni. È il 1983 ed in soli 8 giorni viene registrata un’affluenza di oltre 20.000 visitatori! Da allora la tradizione prosegue con 16 mostre all’attivo, concorsi, incontri con eccellenze italiane ed estere quali Giorgio Celli e Konrad Lorenz, oltre ovviamente alle consuete assemblee mensili dove affrontiamo l’acquariofilia a 360 gradi. Nel 2007 abbiamo festeggiato i 25 anni di frenetica attività presentando il libro “Sotto il segno dei pesci”, scritto dal Presidente A.A.A. Luciano di Tizio, che racconta le nozze d’argento dell’acquariofilia in Abruzzo.
1998- Luciano di Tizio con Werther Paccagnella nella mostra “Natura in Abruzzo”
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1982-Successo di folla per la prima mostra
Nel 2009 abbiamo celebrato i 200 anni dalla nascita di Charles Darwin con una mostra d’acquari dal tema “evolutivo”, per poi dedicarci alla terza edizione di un concorso che proponiamo da anni e che è stato trattato nel precedente numero di Aquariophylia.Ogni nostra iniziativa mira alla divulgazione di un’acquariofilia responsabile, rivolta al benessere dei nostri animali ed alla soddisfazione dei nostri sostenitori. La nostra ricompensa sta nelle vasche sempre più belle che partecipano ai nostri concorsi e nell’aver creato negli anni una rete di amici ed appassionati che oggi supera i 200 iscritti all’attivo. Ci teniamo infatti a precisare che la nostra attività non ha fini di lucro, anzi! Promuoviamo e sosteniamo con orgoglio diverse iniziative di solidarietà, gesti nei quali racchiudiamo le nostre speranze ed i nostri valori. Solo nel 2009 abbiamo effettuato una donazione di gruppo presso il centro trasfusionale AVIS di Chieti e allestito un acquario nella sezione femminile del carcere di Chieti. Oggi cerchiamo nuovi amici, spinti dalla comune passione per l’acquariologia, per godere assieme delle nuovissime iniziative A.A.A. in vista del prossimo grande traguardo: i 30 anni di attività! Se vuoi saperne di piu’ e per tenerti sempre informato sulle nostre iniziative, visita il nostro nuovo sito www.acquariofiliabruzzesi.it . A presto! Alessandro Falco Vicepresidente A.A.A. 109
Vi presentiamo l’Associazione Italiana Betta Matteo Grassi Da oltre cinquant’anni i Betta splendens si sono ritagliati un posto nel cuore degli appassionati di acquari d’Europa e d’America. Già dai primi anni del dopoguerra il pesce combattente del Siam era reperibile negli Stati Uniti e nelle principali Il logo dell’Associazione Italiana Betta (AIB) città Europee ed alla fine degli anni sessanta la sua diffusione in America era tale da giustificare la nascita di una vera e propria associazione di appassionati, l’International Betta Congress (IBC) che dal 1967 è l’organizzazione internazionale di riferimento che affilia allevatori e simpatizzanti di tutto il mondo. Nell’ultimo decennio questa passione ha avuto un impulso ancor più straordinario grazie al quale allevatori di vari paesi – dalla Thailandia agli Stati Uniti, dall’Indonesia all’Europa – hanno saputo sviluppare esemplari sempre più straordinari sia per colori che per forme delle pinne o riscoprendo, come sta avvenendo di recente, il fascino delle specie originali a pinne corte e selvatiche. Negli stessi anni anche in Italia ci sono stati esempi di vera passione per i Betta splendens, come quello di Gian Piero Cannata, il decano degli allevatori italiani di Betta, che già vent’anni fa pubblicava celebri articoli sulle principali riviste di acquariologia facendo conoscere a tanti appassionati i segreti e la bellezza di questi pesci. Ma fino a poco tempo fa non si era ancora sviluppato un vero e proprio movimento associativo capace di organizzare eventi, prendere contatto con altri club di appassionati stranieri e, in una parola, creare qualcosa di simile ai club che esistono per altre specie di pesci tropicali e che abbondano anche per i Betta tra i nostri vicini Francesi, Tedeschi e Svizzeri. Complice internet, negli ultimi cinque o sei anni gli appassionati Italiani si sono raccolti e moltiplicati attorno a dei forum on-line scambiandosi esperienze, conoscenze e anche esemplari di Betta da riprodurre nelle loro vasche. Da questa crescente passione nel 2010 è nata l’Associazione Italiana Betta. Ranco, Varese, Maggio 2010. Un grande stand accoglie gli esemplari della prima mostra di Betta Un’associazione senza fini di lucro, affiliata varietà show in Italia all’International Betta Congres, che ha lo scopo di promuovere l’interesse per i Betta splendens e organizzare iniziative ed occasioni di incontro tra tutti coloro che vogliono allevare o semplicemente conoscere meglio il pesce combattente del Siam. L’Associazione si è costituita nell’ Aprile del 2010 grazie all’impegno di alcuni soci che 110
Uno splendido esemplare di Betta dal pinnaggio noto come Halfmoon - per via della pinna caudale aperta a mezzaluna – riprodotto in Italia e presentato a Ranco 2010
Uno degli esemplari “italiani” di Betta dal pinnaggio noto come Asymmetrical Plakat – caratterizzato da pinne corte e coda a mezzaluna – premiato all’Holland Betta Show di Agosto 2010
da almeno quattro o cinque anni allevavano Betta splenends con continuità, riproducendo varietà importate dall’estero e tenendosi in contatto su vari forum di aquariofilia. La nascita dell’associazione ha coinciso con l’organizzazione di una prima vera e propria mostra dedicata alle varietà cosiddette “show” di Betta splendens, che si è tenuta a Ranco (Varese) a fine Maggio dello stesso anno. In meno di un anno l’associazione, oltre ad aver superato la soglia dei 50 iscritti, ha raggiunto alcuni primi traguardi come patrocinare la pubblicazione di un magazine trimestrale on-line “Betta Magazine”, partecipare con propri rappresentanti alle principali manifestazioni europee, piazzando anche dei Betta riprodotti e allevati in Italia tra gli esemplari premiati all’Holland Betta Show 2010 e, naturalmente, tenere viva l’attenzione sul web, parlando di Betta splendens nei principali forum internet e sul suo stesso sito (www.aibetta.it). Per festeggiare il primo anno di vita dell’Associazione, nel secondo week-end del prossimo Giugno, sempre a Ranco sul Lago Maggiore, si terrà una seconda mostra, questa volta arricchita da uno show riconosciuto dall’IBC – il primo in assoluto in Italia - con la presenza di giudici internazionali e, si spera, di un sempre più nutrito numero di “bettofili” e di sostenitori pronti ad aiutare l’AIB a raggiungere altri traguardi. 111
AIK KILLI SHOW 2011 21 E 22 MAGGIO 19° CONGRESSO NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA KILLIFISH Centro Educazione Ambientale dei Gessi Messiniani Reggiani Via Chierici 2 – 42020 Borzano di Albinea (RE) PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE SABATO 21 MAGGIO Ore 09.00 Apertura ricevimento pesci AIK Ore 11.00 Chiusura ricevimento pesci AIK Ore 11.00 - 12.00 Valutazione dei giudici AIK Ore 12.30 Apertura sala esposizione Killi Ore 15.00- 16.30 “Viaggio nel cuore dell’Africa: Repubblica del Congo” relazione di Wolfgang Eberl, traduzione in consecutiva Ore 18.00 Chiusura sala esposizione Killi Ore 20.30 Cena sociale. Durante la serata Premiazione “Killi Show” DOMENICA 22 MAGGIO Ore 09.00 Apertura sala esposizione Killi Ore 10.00-11.00 Assemblea soci AIK Ore 11.30 Chiusura sala esposizione Killi Ore 13.30-15.00 Asta Killi Ore 15.00-16.00 Estrazione dei premi della Lotteria Ore 16.30 Chiusura del Congresso AIK Nota: L’accesso alla sala esposizione del concorso killi sarà aperta il sabato dalle 12:30 alle 18.30 e la domenica dalle 09.00 alle 11.30. Il programma può subire variazioni e/o modifiche di orario senza nessun preavviso.
CONCORSO E ASTA KILLI 2011 Importante: In seguito al numero sempre crescente di killi partecipanti al Concorso, il ricevimento pesci terminerà il SABATO alle 11.00. Non saranno più accettati per il concorso i pesci arrivati il sabato pomeriggio o la domenica mattina! Come ogni anno invitiamo tutti gli amici killofili, italiani e stranieri, ad inviare i loro killi per una buona riuscita della manifestazione. I pesci saranno raggruppati in 8 gruppi: (l’organizzazione si riserva il diritto di cambiare, cancellare o aggiungere gruppi a seconda del numero di pesci iscritti in ciascuna categoria). 1) Specie europee asiatiche e nordamericane. 2) Annuali sudamericani e Rivulus. 3) Annuali africani. 4) Fundolopanchax e Ex-Roloffia. 5) Chromaphyosemion. 6) Aphyosemion. 7) Epiplatys, Aplocheilus, Pachypanchax, Lamp-eye. 8) Gruppi di allevamento. Per ogni gruppo verranno premiati il 1°, 2° e 3° classificato nei gruppi con almeno 10 coppie in concorso. Nelle categorie con meno di dieci coppie verrà assegnato solamente il 1° premio. Inoltre verrà assegnato il premio di “Miglior pesce dell’esposizione”; a questi premi vanno aggiunti quelli che verranno messi a disposizione dalle associazioni straniere. I pesci verranno giudicati da una o più giurie di esperti designata dagli organizzatori della con112
vention. Anche quest’anno i giudici verranno scelti in base alle loro capacità non tenendo più conto se avranno pesci in gara nella categoria da giudicare. Sarà il responsabile del concorso a raccogliere le votazioni di ogni giudice. I risultati del concorso verranno resi pubblici durante la premiazione di Sabato sera. La lista pesci verrà distribuita a partire da sabato sera. Alla fine dell’esposizione tutti i pesci saranno venduti all’asta.
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L’acquario dei Ryukin A cura del GAS Uno degli acquari che ha suscitato maggiore curiosità tra i tanti visitatori di Salento Acquari 2010, è stato sicuramente quello che ospitava tre magnifici esemplari di Ryukin. Per chi non lo sapesse, i Ryukin sono una varietà di carassio selezionati per mano nipponica e che negli ultimi anni godono di particolare interesse, oltre che in estremo oriente e negli Stati Uniti, anche nella nostra Europa. L’acquario esposto alla mostra salentina è stato realizzato dai due soci del G.A.S. Alessandro Bianco e Maurizio Quarta. Il primo si è occupato di fornire la vasca, arredarla con materiale di fondo, tronchi e piante acquatiche gentilmente offerte, così come tutte le piante che hanno arredato gli acquari dell’associazione, dall’azienda italiana T. F. Italian Aquarium Plants, dell’amico Carmine Mazzei di Portici (NA). Maurizio, invece, ha provveduto a mettere a disposizione tre dei suoi esemplari che alleva già da tempo nel suo acquario domestico; ha inoltre fornito tutte le indicazioni necessarie per rendere il più possibile ospitale l’acquario da esposizione che, per tre giorni, avrebbe accolto i suoi pregiati pesci. I tre ospiti pinnuti appartenevano alla varietà “bicolor” che contraddistingue gli esemplari dalla colorazione bianco-rossa. Segnaliamo inoltre che nel corso della mattinata della domenica 18 Aprile, questi bellissimi Ryukin, davanti a tanti visitatori, hanno deposto centinaia di uova che si sono depositate sul fondo, tra i granelli di sabbia argillosa. Il nostro socio Maurizio Quarta ci ha promesso un dettagliato articolo sull’allevamento di questi splendidi pesci ornamentali. Certamente aquariophylia sarà ben lieta di pubblicarlo per i suoi lettori. Per maggiori informazioni sulle attività dell’associazione: email: info@gas-online.org sito: www.gas-online.org blog: http://blog.libero.it/salentoacquari
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Hobby Discus Claudio Visalli Hobby Discus (in www.hobbydiscus.com) è l’unica associazione culturale acquariofila specialistica per gli amanti del Discus che, quale Italy Discus Club, ha lo scopo di divulgare passione e cognizioni sull’affascinante ciclide amazzonico Symphysodon/Aequifasciatus Discus e sull’acquariofilia in generale, attraverso il visitatissimo forum, tantissimi articoli di approfondimento, migliaia di foto e video, numerose iniziative, concorsi, incontri e reportage. L’ambiente si contraddistingue per il ruolo centrale attribuito all’amatorialità, supportando gli utenti attraverso un’elevata interazione tra gli appassionati ed eliminando le distanze tra esperto e neofita, in una virtual location ove ognuno contribuisca alle conoscenze collettive condividendo le esperienze personali e le nozioni acquisite nel tempo. Tale approccio innovativo ha riscontrato un elevato gradimento da parte degli utenti inducendo ad affrontare argomenti a tutto tondo dell’acquariofilo sviluppando anche tematiche trasversali agli acquariofili di generi differenti. Questa realtà, nata nel febbraio 2010, si è subito affermata quale portavoce dei numerosi appassionati e allevatori amatoriali, ponendo le basi dalle quali possa nascere l’auspicato affiatamento tra i cultori del discus in tutta Italia, cercando di coordinare gli intenti selettivi del nostro amato discus, sostenendone l’affermazione in campo nazionale ed internazionale, aiutandoli a presentare i loro prodotti ed incentivandone le attività (così come consentito nel rispetto della legge: cfr. l’articolo “Oneri fiscali dell’allevatore amatoriale” in www.hobbydiscus.com). Dopo aver dedicato questo primo anno di vita alla realizzazione e pubblicazione di un gran numero di articoli di approfondimento di acquariologia e di discusofilia, l’associazione sta già lavorando per organizzare, per i prossimi mesi, numerosi incontri e la presenza in forma ufficiale ai maggiori eventi acquariofili nazionali ed esteri (leggasi congresso di Tivoli dell’A.I.C.; Acquabeach di Cesena, Mediterranea Discus di Lecce, Duisburg Discus Contest in Germania). Con la speranza di potervi accogliere presto nella nostra community! 115
Come di Antonio Piccolo
In questa sezione verranno proposti ogni mese FILMATI tesi a dimostrare attività di particolare rilevanza, oppure a illustrare argomenti e concetti che non potrebbero essere facilmente fruibili attraverso le classiche presentazioni con testo e foto. Preghiamo i lettori stessi di volerci proporre argomenti di loro interesse, in modo da permetterci di soddisfare le loro reali aspettative. E ora CLICCATE SULL’IMMAGINE qui sotto per vedere il filmato e...
buona visione!
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si fa... IL PICO-ACQUARIO
Un giorno, girando per negozi, scorsi una piccola vaschetta in vetro nella vetrina di un negozietto di animali, settore dove l’improvvisazione regna sovrana; incuriosito per l’articolo ed invogliato dal prezzo contenuto, l’acquistai. Una volta a casa cominciai a progettare come dovesse essere allestito questo pico-acquario, delle dimensioni di 19 cm di lunghezza, 19 cm di altezza e 10 cm di profondità, quali attrezzature potevo abbinarci e come farlo funzionare al meglio date le sue piccole dimensioni, appena 3,61 litri. Pensa e ripensa giunsi ad una soluzione: per l’illuminazione mi ricordai di un porta-lampade visto all’Ikea, fornito di una pinza regolabile da una vite (che avrebbe fatto al mio caso perché si poteva agganciare al bordo della vaschetta) e corredato da una piccola lampadina a risparmio energetico da 9 W, fatta a mo’ di spot, con un piccolo “neon” ricurvo al suo interno - certo un po’ pericoloso per la vicinanza tra l’acqua e l’elettricità. Per il filtro, invece, uno qualsiasi dotato di pompa sarebbe stato troppo potente, quindi optai per un filtro ad aria con spugna filtrante; quelli in commercio sono però troppo grandi, allora mi rimboccai le maniche e ne costruii uno. Mi procurai un tubicino di PVC di 5 mm di diametro, e, adeguatamente prese le misure che mi occorrevano, cominciai a lavorarlo. Per prima cosa lo piegai, in modo da ottenere il lato del sifone e quello dell’entrata dell’acqua filtrata, stando bene attento a non strozzare quest’ultimo nella curva (basta riempirlo di sabbia e poi procedere alla piegatura con il calore). Il lato dove entrava l’acqua lo forai e con la colla a caldo, invece, formai un tappo nell’apertura inferiore del tubicino. A questo punto serviva la spugna filtrante. Scelsi una di quelle economicissime che si vendono per pulire le auto a cui tagliai il pezzo che mi serviva e forandolo al centro gli infilai il tubicino dal lato dei fori; inserii una ventosa sul sifone che manteneva il tutto e infilai un altro tubicino del diametro di qualche millimetro, collegato ad un comune piccolo compressore per pietre porose, all’interno del sifone, ed ecco che il pico-acquario aveva un filtro. Presi una manciata di akadama per il fondo ed un sasso scuro per dare un po’ di contrasto, per la vegetazione scelsi Monosolenium tenerum, usata come una sorta di prato ed una piantina di Pogostemon helferi. Avendo usato dell’acqua relativamente dura e neutra, per la fauna scelsi degli esemplari microscopici di Brachygobius nunus. Siccome nell’articolo si fa riferimento all’utilizzo di energia elettrica nei pressi di acqua e all’utilizzo di macchinari come trapani o quant’altro, l’autore del progetto stesso non si assume in alcun modo responsabilità in caso di incidenti o guasti di qualsiasi tipo essi siano, procurati da inesperienza o poca abilità pratica. 117
NEL PROSSIMO NUMERO...
in breve NEL PROSSIMO NUMERO Siamo certi che la lettura sia stata di vostro gradimento. Il numero tre però non finisce qui! Avete un mese per rileggere gli articoli più interessanti, riguardare foto e filmati alla ricerca di particolari che vi erano sfuggiti, navigare seguendo i link suggeriti nelle pagine precedenti, visitare i siti web dei produttori riportati nelle pagine pubblicitarie, per scoprire cosa
bolle in pentola. Sarà facile, così, arrivare al numero quattro, che vi verrà proposto tra un mese esatto. Vi anticipiamo alcuni dei contenuti più… bollenti! Nel prossimo numero vi proporremo: Toxtotes. Uno dei pesci d’acqua dolce più strani che la natura abbia potuto ideare.
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Sputano come dromedari per catturare le loro prede e in natura si nutrono di insetti. È possibile allevarli in acquario divertendosi più che mai.
come fare esattamente e fin dove possiamo spingerci alla ricerca dell’acqua cristallina. Carassio. Inutile dire che il nostro amico brontolone continua con le sue invettive nei confronti degli acquariofili meno attivi. Non fatelo innervosire: scrivetegli subito una lettera, per leggerla nel prossimo numero.
Cibi vivi: A r t e m i a. Artemia salina è uno degli alimenti più diffusi e meglio disponibili per l’acquariofilo. Eppure molti ancora non sanno bene come gestire questo crostaceo. Il nostro chef dei pesci vi spiega come agire, in pratica!
Pillole: fondali. Le pillole per il principiante vi porteranno in giro a caccia di fondali e decorazioni per acquari. Potrete trarne spunto per rinnovare l’arredamento e rendere il vostro mondo subacqueo più ospitale per i pesci e più attraente per i vostri ospiti.
Test. La nostra sezione test è sempre molto ricca e nel prossimo numero vi proporremo degli alimenti per pesci rossi, un filtro di nuovissima concezione, un mangime per pesci con mille possibili applicazioni, un nuovo sistema per distribuire piante acquatiche, un timer molto particolare, delle nuove luci led per piccoli acquari e le suggestioni di una nuova pianta acquatica da provare. Tutto ciò, ne siamo certi, servirà a rendere più divertente, vario ed entusiasmante il vostro meraviglioso hobby. Vai col link: cibo vivo. Questo numero è proprio dedicato agli alimenti vivi. Anche i link, infatti, seguono questo argomento per darvi la possibilità di approfondire vari sistemi di allevamento e somministrazione. Basta qualche click qua e là…
NonSoloAcquari. Abbiamo voluto fare di più: un acquariofilo non è semplicemente un amante dei pesci, ma un appassionato di natura in genere. E allora, perché non provare ad offrire piccoli stimoli, per divertirci su vari fronti? Non si tratta ovviamente di un “riempitivo” ma di qualcosa che si aggiunge alle pagine classiche della rivista. Stavolta parliamo di coniglietti nani, ma in seguito vi presenteremo altri amici. A nostro parere si tratta di un diversivo interessante, anche per chi non ha intenzione di intraprendere altri tipi di allevamento ma… attendiamo anche i vostri commenti in merito.
Il metodo del tubo. Non è un metodo di irruzione per scassinatori incalliti! Serve invece per riprodurre scalari (ed altri pesci) in modo facile e divertente. Dovrete attendere qualche settimana, però, per sapere come si fa…
Come si fa… a coltivare del muschio. La rubrica col filmato vi spiegherà con dovizia di particolari i segreti della coltivazione di muschi acquatici. Basta cliccare sulla foto per assistere al filmato!
Biotopi della Malaysia. Viaggiare in regioni tropicali alla ricerca di ambienti nuovi da ricostruire, pesci da scoprire, ecosistemi da studiare. È il sogno di ogni acquariofilo e vi accompagneremo in questo viaggio virtuale per procurarvi piccole, grandi soddisfazioni. Non preoccupatevi: il biglietto aereo lo paga aquariophylia!
… e poi associazioni, stimoli di viaggio, recensioni, lettere. Insomma, state in campana, perché l’appuntamento non può proprio essere saltato! Ovviamente questo è quanto abbiamo già… in forno. Se desiderate un menu “a la carte” non esitate a scriverci, inviando le vostre richieste tramite le apposite finestre del nostro sito web: www.aquariophylia.it
DBS nel mediterraneo. Nel prossimo numero continua lo studio degli acquari a fondo alto, iniziato nelle pagine precedenti. Scopriremo 119
I VOSTRI COMMENTI. Il terzo numero di acquariophylia si conclude qui
e speriamo di avervi ancora una volta coinvolto positivamente. Come sempre vi ricordiamo, però, che la vostra cooperazione è fondamentale per continuare a crescere. Vi è piaciuto il terzo numero? Quali sono le cose che vi hanno soddisfatto di più? Ci sono cose che potrebbero essere migliorate? Fateci ricevere i vostri commenti, utilizzando il sito web (www.aquariophylia.it) o inviandoci un messaggio mail. Faremo in modo da rendere la rivista sempre più vicina alle vostre attese, più divertente e completa per i vostri scopi. Soprattutto, però, vi chiediamo di diffondere la notizia della pubblicazione presso i vostri amici e conoscenti: farete loro un magnifico regalo e permetterete ad aquariophylia di diventare più forte, perché maggiormente diffusa. Per ottenere il sostegno degli sponsor dobbiamo essere forti e numerosi e molti di voi stanno già cooperando attivamente: li ringraziamo qui, pubblicamente! Se così non fosse, non potremmo regalarvi un prodotto come questo, ogni mese. È fondamentale, dunque, che ogni lettore informi della rivista i propri amici e conoscenti e li faccia iscrivere sul sito web. Riuscirete a trovare cinque amici da presentarci anche questo mese? Certamente sì, se cominciate subito. È l’unica contropartita che vi chiediamo per poter continuare a farvi questo regalo, con regolarità. La rivista è anche vostra: contribuite a renderla forte e bella!