Aquariophylia Marzo 3012

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Piante per tutti! Sensazionale reportage: Il delta del’Okavango Palaemon elegans Pesci rossi Conchiglie Dragoncelli Miracle-mud Flavobacterium columnare Life acquari

Le rubriche del mese


LA RIVISTA È CLICCABILE Siamo tornati, dopo un numero doppio, a riempire le giornate degli appassionati con stimoli e colori. Naturalmente Aquariophylia può essere tante cose diverse, secondo il modo in cui la usate. Può essere un semplice passatempo da sfogliare, per guardare le foto. Fanno così i superesperti e chi ritiene a torto di esserlo. Può essere un eccellente ausilio didattico se leggete con curiosità tutte le pagine e provate a ripetere qualcuna delle esperienze suggerite. Fa così la maggior parte dei nostri lettori e questo senza dubbio ci riempie di gioia, ma ci riporta indietro di anni, quando le riviste si facevano di carta, tagliando alberi e imbrattandoli d’inchiostri tossici. Oppure può essere… cliccata. In questo modo diviene quello che è: una pubblicazione moderna, al passo coi tempi, che può fornirvi un’esperienza di lettura travolgente. Provare per credere! Basta che proviate a cliccare sui link, sulle pagine delle associazioni, sulle pubblicità e su tutto quanto è “vivo” in essa. In questo caso, realizzare le stesse esperienze in acquario, sarà solo il giusto compimento di questa esperienza, di per se stessa appagante. Ve lo consigliamo senza esitazione: tanto non rischiate nulla… è gratis!


AQUARIOPHYLIA European Aquarium Hobbyist Magazine www.aquariophylia.it Mensile di informazione per acquariofili e negozianti Autorizzazione del Tribunale di Napoli nr. 7 del 7 - 1 - 2011 Anno III numero 3 marzo 2013 Edito da Papyrus Publishing COMITATO DI REDAZIONE Valerio Zupo (Direttore Responsabile) Alessandro Palomba (Struttura web) Mariagiulia Peduzzi (Grafica & Impaginazione) Rita Colognola (Segreteria di Redazione) Ettore Peyrot (Web Marketing) Massimo Pagni (Revisione testi) CONSIGLIO SCIENTIFICO Dott. Rita Colognola, Dott. Francesco Denitto, Dott. Luciano Di Tizio Dott. Matteo Grassi, Mirko Mutalipassi, Dott. Valerio Zupo RESPONSABILI DI SEZIONE Mariella Bettarini (L’Acquario in Poesia) Tony Di Meglio (Mini-acquari) Luciano Di Tizio (Acqua dolce) Gennaro Iovino (Discus) Mario Loffredo (Link & Argomenti Strutturanti) Lorenzo Luchetta (NonSoloAcquari) Mirko Mutalipassi (Test & Recensioni) Antonio Piccolo (Come si fa) Stefano Rossi (Acquario Marino Mediterraneo) Roberto Silverii (Anabantidi) Franco Savastano (Spunti di immersione e di viaggio) Luigi Storoni (Oltre il Vetro) HANNO CONTRIBUITO A QUESTO NUMERO Silvio Arnone Carassio Aurato Francesco De Rosa Ettore Gavrone Livia Giovannoli Mario Leonardi Mario Loffredo Lorenzo Luchetta Cesare Mariani Roberto Mosi Mirko Mutalipassi Maurizio Quarta Fabio Russo Luigi Storoni Pubblicità e Redazione: Papyrus Wezelweide 15 - NL 2727 DK Zoetermeer - The Netherlands Tel. 0031-(0)6-48154024 e-mail: aquariophylia@gmail.com Per abbonarsi gratuitamente alla rivista e riceverla ogni mese: http://www.aquariophylia.it Gli autori sono responsabili dei pareri espressi nei singoli articoli e questi non riflettono necessariamente l’opinione della redazione. È vietata la riproduzione, anche parziale, di contenuti, testi, foto o filmati pubblicati in questa rivista, salvo specifica approvazione scritta da parte della redazione. Per citare gli articoli contenuti in questa rivista usare il formato seguente: Nome dell’autore e titolo dell’articolo In: aquariophylia n., anno, pag. (www.aquariophylia.it)


AQUARIOPHYLIA

EUROPEAN AQUARIUM HOBBYIST MAGAZINE

Anno III - n째 3 marzo 2013

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28

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Editoriale

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Questo numero in breve

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Lettere in redazione

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Le piante d’acquario - Seconda parte di Livia Giovannoli

40

Spedizione nel delta dell’Okavango (Botswana) - di Silvio Arnone

50

La scheda del mese Palaemon elegans - di Fabio Russo e Francesco De Rosa

52

Gli amici del Pesce Rosso - di Maurizio Quarta

64

L’acquario in poesia Acquari - di Roberto Mosi

67

Recensioni e novità Aqup tergivetro galleggiante Ecotech Coral glu Ferplast Cayman 60 Prodac Test pH Seachem Reef Advantage Strontium SHG Super Hi food

80

NonSoloAcquari Conchiglie da collezione: le conchiglie ferma-carte - di Lorenzo Luchetta

86

La rubrica del Carassio

90

Vai col link Questo mese parliamo di... dragoncelli - a cura di Mario Loffredo

96

Dalle associazioni

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Sistemi di gestione “skimmer-less” e Miracle Mud - di Cesare Mariani e Mirko Mutalipassi

130

La morte giunge in fretta: Flevobacterium columnare - di Ettore Gavrone

134

Oltre il vetro Acquari in salotto - di Luigi Storoni

136

Acquariofilia: i primi saranno gli ultimi? - di Mario Leonardi

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NEL PROSSIMO NUMERO


I NOSTRI COLLABORATORI E RESPONSABILI DI SEZIONE Questa rivista si basa sul lavoro di un gruppo multidisciplinare di volenterosi che desiderano accrescere la diffusione degli acquari nel nostro paese. Possiamo affermare anzi che, in base alla struttura che abbiamo voluto imporre a questa pubblicazione, ogni responsabile di sezione abbia realizzato una sua propria rivista dedicata ad un singolo argomento. Speriamo che i loro sforzi vi siano graditi, ma attendiamo comunque da voi critiche e suggerimenti, per rendere la nostra famiglia sempre più efficiente e produttiva. Vi presentiamo dunque la squadra!

VALERIO ZUPO (Direttore Responsabile) biologo, laureato a Napoli con lode. Ha frequentato l'Università Livre di Bruxelles per un PhD sulle reti trofiche in fanerogame marine ed ha ricevuto un Fullbright award nel 1994. È stato coordinatore di vari progetti di ricerca e tutt'ora svolge la propria attività di ricercatore della Stazione Zoologica di Napoli, presso il laboratorio di Ecologia del Benthos di Ischia (Napoli). Da molti decenni è appassionato di acquari ed ha scritto per numerose riviste nazionali, oltre a collaborare con varie riviste divulgative internazionali. I suoi interessi di ricerca sono focalizzati all'ecofisiologia dei crostacei decapodi, le reti trofiche ed i rapporti tra piante ed animali. Ha scritto 12 libri divulgativi sugli acquari, le malattie dei pesci, la fauna e la flora del mediterraneo. Nel campo degli acquari è particolarmente interessato agli aspetti ambientali, la gestione dei sistemi complessi, il filtraggio e la qualità dell'acqua, nonché le malattie dei pesci e gli acquari marini mediterranei. Ha inoltre pubblicato alcuni testi sui discus ed alcuni CD multimediali sulle malattie dei discus e sulla gestione degli acquari marini e d'acqua dolce. ALESSANDRO PALOMBA (Organizzazione editoriale e Struttura Web) appassionato da sempre di acquariofilia mediterranea, crea nel 2000 il sito Acquario Marino Mediterraneo con il gruppo “Amici del Med” che riunisce tutti gli appassionati di acquario marino mediterraneo e non solo, con l'idea di dare un’informazione libera da profitti commerciali. Nel 2003 fonda con alcuni appassionati l'Associazione Italiana Acquario Mediterraneo e ne è presidente fino al 2009. Sempre nel 2003 scrive il disciplinare per un acquario mediterraneo ecosostenibile, che trova appoggio nella stessa AIAM e viene presentato in diverse occasioni patrocinate da enti ed istituzioni. Nel 2010 fonda con alcuni amici l'Associazione EcoAcquario che ha come scopo prioritario la realizzazione di un acquario mediterraneo “tipo”, realizzato con i soli scarti della pesca professionale o con il recupero di organismi da manufatti destinati alla distruzione. Collabora con diverse scuole per portare avanti progetti di EcoAcquario e gestisce diversi siti tra cui www.aiam.info, www.acquariomediterraneo.it e www.aquariophylia.it. FRANCESCO DENITTO (Autore e Consigliere di Redazione) biologo Marino, Francesco Denitto svolge attualmente attività di ricerca presso l’Università del Salento, ove ha conseguito la laurea in Scienze Biologiche ed il suo dottorato di ricerca in Ecologia Fondamentale. Subacqueo per diletto e professione, effettua studi sulla biologia delle grotte marine sommerse e sull’ecologia degli organismi planctonici, in particolare le meduse. È autore di svariate pubblicazioni scientifiche di biologia marina. Appassionato di lungo corso, è autore di numerosi articoli di acquariofilia e dedicati all’allevamento del discus. Collaboratore di riviste italiane del settore, oggi i suoi lavori sono pubblicati prevalentemente all’estero. Infatti, collabora regolarmente con le più importanti testate internazionali, tra cui lo storico Diskus Brief (Germania), la prestigiosa rivista americana Tropical Fish Hobbyist (TFH) ed alcuni magazine asiatici. È co-autore del libro “Trophy Discus” edito dall’americana Cichlid Press. Relatore per conferenze sul “mondo acquatico”, Francesco è anche giudice di gara nei concorsi internazionali di discus, tra cui alcuni prestigiosi campionati in Europa ed in Asia. È stato fondatore del Gruppo Acquariofilo Salentino (GAS), ove riveste la carica di segretario.

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TONY DI MEGLIO (Responsabile sezione mini-acquari) nato ad Ischia nel 1975 si è diplomato odontotecnico. Da sempre appassionato di natura e di animali domestici (..e non!) ha allevato vari insetti tra i quali compaiono cavallette, scorpioni mediterranei e insetti stecco thailandesi, di cui ha ottenuto varie riproduzioni. È naturalmente appassionato di acquari, e si è dedicato negli ultimi anni alla realizzazione di mini-vasche caratterizzate da grande fascino in poco spazio. Si interessa unicamente di acqua dolce ed è particolarmente interessato alle diverse varietà di Caridina. Ha allevato Betta ed altri pesci d’acqua dolce e riproduce Planorbis e vari altri organismi insoliti. LUCIANO DI TIZIO (Responsabile sezione acqua dolce & laghetto) giornalista professionista, si occupa di acquari da oltre 40 anni. Ha spaziato in tutti i settori di questo hobby, con una particolare attenzione al dolce nostrano ed all’acquario mediterraneo. È stato tra i fondatori dell’Associazione Acquariofili Abruzzese, della quale è attualmente il presidente, ed è stato per sette anni presidente dalla FIAAE, la Federazione che negli anni ‘90 del secolo scorso raggruppò tutte le allora numerose associazioni italiane di acquariofilia e di terrariofilia. Ha allevato e riprodotto pesci, anfibi e rettili ed ha condotto, da solo o con altri esperti, numerosi studi sul campo sulla piccola fauna italiana. Ha scritto oltre 1000 articoli per riviste specializzate, in Italia ed all’estero, oltre ad una dozzina di libri divulgativi. È stato a lungo membro del comitato di redazione e direttore responsabile della rivista Aquarium. Come erpetologo ha partecipato e partecipa a congressi scientifici con propri lavori ed è coautore di diverse pubblicazioni. GENNARO IOVINO (Responsabile sezione Discus) napoletano, commercialista di professione, coltiva da 15 anni la sua immensa passione per i discus. Ha tradotto in italiano e curato la pubblicazione del libro di Andrew Soh “Discus the naked Truth” (“Discus, la Nuda Verità” nella versione italiana). Ha contribuito ad organizzare l'edizione 2010 di Napoli Aquatica e a rendere quell'evento un grande successo internazionale. Ha inoltre partecipato come osservatore a tutte le edizioni della fiera internazionale di Duisburg, evento di risonanza mondiale per tutti gli appassionati di discus e di acquariofilia. Come selezionatore di discus ha partecipato a vari campionati internazionali ottenendo risultati salienti a Duisburg, Stoccolma e Lecce. Infine ha contribuito a portare in Italia i magnifici discus dei fratelli Tan e dei migliori allevatori europei. MARIO LOFFREDO (Responsabile sezione Link) è nato a Napoli il 9 marzo 1967 ed è cresciuto ad Ischia, dove è impegnato nel settore turistico. Ama profondamente il mare ed i suoi abitanti: avvicinatosi all’acquariofilia all’età di 14 anni non se ne è mai più allontanato. Per alcuni anni i suoi acquari sono stati i classici “da salotto”, ma in breve si è accorto che il suo vero interesse era rivolto più al comportamento ed alla biologia delle specie allevate, piuttosto che al colore e alla bellezza. Da diversi anni ha concentrato i suoi sforzi nella riproduzione di specie marine mediterranee. LORENZO LUCHETTA (Responsabile rubrica NonSoloAcquari) divulgatore naturalistico appassionato di piccoli mammiferi da compagnia, fauna montana, ed altri argomenti legati ad animali e piante. In merito a tali tematiche collabora con diverse riviste di settore ed ha scritto testi di cui è autore anche delle immagini. Si interessa da diversi anni come amatore di stagni naturali, acquari d’acqua dolce fredda e conchiglie. MIRKO MUTALIPASSI (Responsabile sezione Test & Recensioni) nato a Napoli nel 1983, da sempre ha coltivato la passione per il mare, la subacquea e gli acquari. Dopo una parentesi di studi presso la facoltà di Medicina e Chirurgia, si è laureato in Biologia delle Produzioni marine. Vanta numerose esperienze lavorative presso serre di importazione di pesci e invertebrati tropicali e collaborazioni con aziende del settore nella realizzazione di sistemi di filtraggio per acquari marini. Ha organizzato e presenziato a numerosi convegni di acquariofilia diretti principalmente ai negozianti del settore.

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ANTONIO PICCOLO (Responsabile sezione Come si fa) nasce a Napoli nel 1960. I suoi interessi sono: le arti, le scienze e la tecnologia. Opera nel campo della fotografia, video e musica. Dopo numerose mostre, concerti e performance, nel 1984 termina il corso di studi laureandosi in Scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Si trasferisce a Londra dove lavora con il regista americano Chatt Hall. Negli anni novanta si è occupato di fotografia naturalistica, ha lavorato nel campo della pubblicità, e-commerce e documentaristica. Attualmente è docente nella scuola secondaria, collabora con varie riviste on line e continua a produrre documentari e fotografie. STEFANO CARLO ANDREA ROSSI (Responsabile sezione Acquario Marino Mediterraneo) geologo professionista, nato a Milano nel 1962, è cresciuto circondato da acquari domestici. Dopo una pausa post-universitaria ha messo i ramponi nel cassetto, ha ripreso ad immergersi con l’autorespiratore ed infine ad allestire acquari, con vasche di acqua dolce, di sole piante e, finalmente, ancora marine mediterranee, grazie ai gruppi incontrati sul web fino alla mailing list che evolverà in AIAM (Associazione italiana Acquario Mediterraneo, www.aiamitalia.it) di cui attualmente è presidente. L’impegno all’indipendenza, alla divulgazione e alla didattica, l’apertura al confronto ed i contatti con il mondo della ricerca sono tra gli obiettivi che considera prioritari per un’associazione di appassionati, così che un semplice hobby possa divenire anche strumento di crescita personale per tutti. FRANCO SAVASTANO (Responsabile Spunti di Immersione e di Viaggio) napoletano, da molti anni residente ad Ischia, dove svolge attività subacquea come consulente, responsabile locale ed istruttore (in diverse specialità tecniche) della Federazione Italiana Attività Subacquee FIAS. È laureato in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, scrittore specializzato nei settori Nautica, Mare, Subacquea. È conduttore di programmi televisivi per emittenti locali, corrispondente di riviste nazionali ed internazionali. È stato inviato speciale all’estero per importanti testate nazionali del settore subacqueo. È autore di rubriche periodiche di biologia marina su testate europee, scrittore di manuali tecnici subacquei per testate estere, vincitore di innumerevoli prestigiosi premi ed attestazioni internazionali in concorsi foto-video, tra i quali i massimi riconoscimenti mondiali Plongeur d’or Diaporama 1984, Plongeur Argent 1982, Diaporama e Plongeur de Bronze 1983, Diapositive al Festival Mondial de l’Image Sous-marine di Antibes Juan-Les-Pins. È stato presidente e più volte membro di giurie nazionali ed internazionali di fotografia e film. ROBERTO SILVERII (Responsabile Sezione Anabantidi) abruzzese, è nato nel 1984 a Roma e vive da alcuni anni a Bologna, ove studia Medicina Veterinaria. La passione per l'acquariofilia nasce sin da bambino dall'amore per gli animali e matura poi con l'iscrizione all'Associazione Acquariofili Abruzzese. Grazie a Luciano Di Tizio ed Amedeo Pardi si concentra nell'allevamento di Betta splendens, e dal 2005 si dedica alle varietà di selezione. È co-fondatore e presidente dell'Associazione Italiana Betta, che ha raggiunto proprio nell'ultimo anno traguardi importanti nella diffusione dell'allevamento delle varietà "show" di Betta splendens. SILVIO ARNONE (Autore) è un africanista ed appassionato acquariofilo. Vanta pluridecennale esperienza in ogni ambito afferente la conduzione dell’acquario, sia d’acqua dolce che marino; si è infine specializzato sulle specie africane, con particolare riguardo per i killifish. Ha soggiornato in diversi Paesi africani e nel 2009 si è trasferito definitivamente in Botswana, impegnando molto del suo tempo nell’esplorazione dei biotopi locali. FABIO RUSSO (Autore) nasce a Sorrento nel 1978. Appassionato di fotografia subacquea e naturalistica, collabora con il sito www.mondomarino.net e partecipa alla progettazione e realizzazione di documentari naturalistici sul mare. Per l’associazione AMM “Acquario Marino Mediterraneo” cura la rubrica “strani e poco conosciuti” oltre a collaborare alla stesura di schede di organismi marini mediterranei.

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LIVIA GIOVANNOLI (Autore) è nata a Venezia nel 1968 ed è uno dei pochi volti femminili dell’acquariofilia italiana. Appassionata Acquariofila con la A maiuscola dall’anno 2000 quando ha ‘scoperto’ l’acquario. Una vera passione per il discus la porta a collaborare attivamente con i portali nternet Discusfriends, DiscusPortal e Mondodiscus. La curiosità per l’acquario dolce tropicale e l’acquabotanica fa si che in casa ci siano sempre diverse centinaia di litri d’acqua allestiti secondo la curiosità del momento: Discus, Ciclidi sudamericani, Loricaridi, Caridine, piante acquatiche, palustri e muschi. Ha collaborato con diverse case editrici (Aquaedì, Aquapress, Primaris) e si impegna nella divulgazione dell’acquariofilia in Italia organizzando e partecipando attivamente alla creazione di manifestazioni legate all’acquariofilia (Discus Day, Aquascaping workshop). Attualmente oltre ad una consolidata collaborazione con Mondodiscus fa parte del Team project di Napoliaquatica. LUIGI STORONI (Autore) L’architetto Luigi Storoni, nato a Napoli nel 1957, si è laureato con una tesi sul recupero architettonico di Pozzuoli. I suoi interessi spaziano nel campo dell’arte dalla pittura alla fotografia, dalla computer grafica alla progettazione architettonica, con particolare attenzione all’impatto ambientale e all’ ecosostenibilità. Attualmente è docente di Liceo Artistico a Napoli. MARIELLA BETTARINI (Responsabile Sezione L’Acquario in Poesia) è nata nel 1942 a Firenze, dove vive. Dagli anni Sessanta ha collaborato a più di 150 riviste e ha pubblicato una trentina di libri di poesia, alcuni di narrativa e di saggistica. Nel 1973 ha fondato il periodico letterario “Salvo imprevisti”, che nel 1993 ha preso il titolo de “L’area di Broca”. Con Gabriella Maleti cura la Gazebo Libri. Ha tradotto scritti di Simone Weil e curato Il libro di Alice. Nel 2008 è uscita l’antologia poetica A parole – in immagini (1963-2007) e nel 2010 l’e-book Poesie per mia madre, Elda Zupo. Sulla sua poesia sono state discusse due tesi di laurea. Sito personale: www.mariellabettarini.it Sito della rivista “L’area di Broca”: www.emt.it/broca Link all’e-book: http://www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=43 CESARE MARIANI (Autore) è nato a Napoli nel 1976. Appassionato di fotografia e subacquea da sempre ha visto l’acquariofilia come naturale evoluzione della propria passione. Dopo aver sperimentato vari sistemi di gestione tra cui Miracle Mud, metodi naturali e DSB, oggi gestisce un acquario tropicale marino di 300 litri in cui alleva principalmente SPS grazie all’utilizzo di vari tipi di cibo vivo. È attualmente vicepresidente dell’associazione Goccia Blu Campania. ROBERTO MOSI (Autore) vive a Firenze. È stato dirigente per la cultura della Regione Toscana. Ha pubblicato vari libri ed e-book di poesia, tra i quali Florentia (2008) e L’invasione degli storni (2012) editi da Gazebo Libri. Ha curato alcune mostre dedicate al rapporto fra testi poetici e immagini, fotografiche e pittoriche. È tra i redattori della rivista fiorentina “Testimonianze”, fondata da Ernesto Balducci, ed è impegnato nell’educazione degli adulti con l’Associazione Auser. http://www.robertomosi.it, http://www.poesia3002.blogspot.it MAURIZIO QUARTA (Autore) salentino verace, nasce a Lecce nel 1976 ed è laureato in Tecnologie per i Beni Culturali. L’acquariofilo che è in lui emerge da ragazzino, con un piccolo acquario di pesci rossi, per arrivare con successo al marino tropicale. Ma il primo amore non si scorda mai!. Così da alcuni anni dedica la sua vasca di oltre 600 litri all’allevamento di varietà pregiate di carassio. I suoi interessi abbracciano anche la fotografia e la collezione di piante grasse rare. Per diversi anni membro dello storico G.A.S. (Gruppo Acquariofilo Salentino), è tra i soci fondatori del neonato Salento Aquarium Club.

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L’ACQUARIO RICHIEDE CURE

ogni litro d’acqua” oppure “le cartine multi-test per la misurazione dei valori dell’acqua non servono a nulla” o ancora

La gente ama le grandi generalizzazioni:

“per un acquario è necessaria una vasca

gli americani sono superficiali, i politici sono ladri, i gelati fanno male… gli acquari richiedono tante cure! Facciamoci caso, è difficile spiegare che esiste tutta una serie di variazioni possibili e che alcuni politici possono essere (quasi) onesti, che non tutti gli americani mangiano hamburger e patatine. Figuriamoci, poi, spiegare alla gente comune che un acquario può essere tante cose, dal barattolo in vetro con una piantina ed un gamberetto di fiume, alla vasca da settemila litri che riproduce fedelmente un ambiente naturale… oramai estinto. Devo dire che noi professionisti del settore, così come gli acquariofili e le relative associazioni, non facciamo molto per cambiare questa situazione. La gente pensa, a torto, che per portare un acquario a casa dovrà rinunciare ad una fetta significativa del suo tempo libero e troppo spesso le nostre discussioni accrescono questo convincimento. Ho assistito recentemente ad alcuni incontri con membri di associazioni acquariofile ed i concetti che “giravano” erano categorici ed imperativi, come ad esempio “è necessario 1 watt di luce per 10


da almeno 150 litri”. È ovvio, a questo

tempo libero al collezionismo di francobol-

punto, che se uno non ama spendere tre-

li sud-americani o agli acquisti di orologi

cento euro di energia elettrica ogni mese,

antichi su e-Bay. Questo appare ovvio a

oppure non desidera spendere tre ore al

tutti, credo. Ma non viene quasi mai consi-

giorno dedicandosi alla misurazione dei

derato.

valori dell’acqua, o ancora, non ha abba-

Diverso è il caso negli altri settori. Quando

stanza spazio in casa per ospitare una

acquisti un cane o un gatto… quando ti

vasca da novanta centimetri di lunghez-

fermi davanti alla voliera dei canarini o

za, riterrà opportuno dedicare il suo

presso il settore dei pappagalli, non ti

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dicono affatto che “richiede molte cure”.

dience. Quando noti che l’allevatore di

Eppure è esattamente il contrario. Se

pesci rossi ti guarda stralunato, dovresti

acquistiamo un cane dovremmo sapere

evitare di dare la stoccata finale parlando

che poi toccherà accompagnarlo due volte

di… pressione osmotica. Meglio limitarsi

al giorno, indipendentemente dal tempo

al minimo, essere clementi, risparmiare

atmosferico, per le consuete passeggiati-

le forze per coloro con cui vale la pena

ne. Piacevole? Certo, esattamente come

“battersi”.

offrire qualche scaglia di cibo ai pesci. Ma

Pensiamo ad esempio ai cambi d’acqua.

non ci dicono neppure che bisognerà pro-

Gli acquariofili Fedayyin asseriscono

cedere alle vaccinazioni obbligatorie,

“almeno il 20 per cento ogni settimana”.

all’installazione di chip ed altri ammenni-

Bisognerebbe dire “dipende!”. Se hai un

coli di sicurezza… che bisognerà praticare

filtro che funziona male e pesci molto sen-

il bagnetto almeno una volta ogni due set-

sibili, bisognerebbe cambiare tutta l’acqua

timane. Insomma, apparentemente cani e

ogni giorno! Se invece hai un filtro eccel-

gatti non richiedono “molte cure” come gli

lente e pesci di stagno, puoi virtualmente

acquari!

evitare di sostituire l’acqua… a vita.

Perché dunque gli acquariofili appaiono

Insomma, diamo delle alternative ai

così propensi a fustigarsi, dimostrando

nostri interlocutori. Diamo delle chances

che per avere un acquario devi essere

alla gente e vedrete che il numero di

necessariamente un pazzo masochista?

acquariofili crescerà.

In parte (scusate, ma a pensar male non

Possiamo passare alle misure dei valori

si sbaglia mai!) potrebbe dipendere dalla

dell’acqua. Se ne parla sempre con tanta

volontà di dimostrare la propria perizia e

pomposità, come se avessimo la proprietà

professionalità nella materia. Io li vedo

privata del “verbo”. Provate a farli ad un

questi acquariofili volontari. Sono tutti

chimico professionista quei discorsi e

meravigliosi, volenterosi, eccellenti, sim-

vedrete quante “vongole” vi farà notare. Il

patici e preparati. Ma è ovvio, un po’ di

povero acquariofilo in erba, sprovveduto,

naturale orgoglio non guasta. Ed ecco allo-

tende a svenire di fronte all’interlocutore

ra che l’acquariofilo divenuto “professore” comincia a declinare nomi di specie in

che lo subissa di KH, GH, NO2, NO3 e… KOH! E poi giunge la declamazione perse-

latino, parlare usando sigle comuni, ma di

cutoria: niente misuratori in stick. Solo

aspetto esotico per l’ascoltatore. E poi il

misuratori liquidi, e bisogna misurare

pH, la durezza e, soprattutto, il potenziale

spesso almeno pH, GH, KH, nitriti ed

redox, che fa tanto intellettuale!

ammoniaca. Di tanto in tanto i nitrati.

Intendiamoci, non sto mica dicendo che

Così il povero sprovveduto, che però sa far

sia sbagliato parlare di pH ed RH. Solo

di conto, chiede il prezzo di un misuratore

bisognerebbe dosare il tiro in base all’au-

medio e scopre che costa in media dieci 12


euro. Poi fa una semplice somma ed apprende che prima di acquistare il suo primo pesce dovrà sborsare almeno sessanta euro solo per sapere se la sua acqua è tenera e pulita. Ancora una volta la tentazione è fortissima: darsi alla raccolta di francobolli! Eppure lui voleva allevare solo Guppy e pesci palla. L’acqua dei nostri rubinetti è bella dura in genere ed il pH tende a salire. Ma perché mai allora dovrebbe effettuare tutte quelle misurazioni? Non servirà a dimostrare che l’esperto è bravissimo? Insomma, è proprio necessario che qualcuno in grado di fare divulgazione possa spiegare alla gente come stanno veramente le cose, per evitare che trenta discus possano essere disposti in uno stesso acquario da trenta litri (sì, lo so, anche noi di tanto in tanto spariamo qualche sciocchezza senza accorgercene in tempo, ma almeno… lasciamo poi lo spazio per la discussione!) e, allo stesso tempo, che migliaia di acquariofili in erba si sentano oppressi dall’eccesso di cure, tanto da decidere di abbandonare l’hobby, senza sapere che l’acquario più semplice può essere allestito e lasciato per mesi senza alcun intervento, grazie alle numerose tecnologie che si occupano della sua omeostasi.


QUESTO NUMERO...

in breve Reportage: Spedizione a Okavango. Dopo aver fatto colazione e il pieno di carburante, abbiamo lasciato Ghanzi. La strada, sempre scorrevole e ben tenuta, si addentra in un’area ancor più selvaggia; incontriamo degli gnù e un branco di struzzi che si allontanano correndo. Sono quasi le undici e ci sono 36 °C. Circa 160 km dopo giungiamo a Sehithwa, dove ci attende una sgradita sorpresa: l’unico distributore del villaggio è a secco. Abbiamo quasi mezzo serbatoio ma non basta per arrivare a destinazione e il prossimo distributore (sempre che non sia pure a secco), si trova a Gumare. Cioè circa 140 km più a Nord. Rimanere in attesa della cisterna non ha senso; l’addetto al distributore non sa dirci quando arriverà. Decidiamo di ripartire: viaggeremo a velocità ridotta, per risparmiare carburante. Il resto della storia, però, dovrete leggerla nell’articolo del nostro mitico inviato speciale!

La scheda del Mediterraneo. Gamberetto di scogliera Si tratta di un piccolo gambero dal corpo semitrasparente, con diverse striature di colore bruno scuro sul corpo e macchie di colore giallo e blu-violaceo sugli arti. molto comune nelle acque superficiali, nelle scogliere frangiflutti e nelle pozze di marea, dove si trovano facilmente i giovani esemplari. In genere preferisce le zone a basso idrodinamismo. L’ambiente di raccolta aiuta a dirigerci nell’identificazione, infatti, altri Palemonidi hanno abitudini di vita molto differenti. La scheda di questo mese ci informa in breve sul loro allevamento e ci insegna a riconoscerli.

Le piante d’acquario: i nutrienti. Siamo già al secondo numero di questa interessante serie sulla coltura delle piante in acquario, destinata a rendere tutti i nostri lettori… felici possessori di vasche “olandesi”. Parleremo di nutrienti. Per produrre i pigmenti fotosintetici (es. la clorofilla) infatti, le piante hanno bisogno di molti nutrienti come il magnesio (Mg), il potassio (K), ferro (Fe) e azoto (N). Questi elementi, come anche altri in modo indiretto, sono essenziali per produrre e utilizzare i pigmenti fotosintetici. La loro mancanza porta generalmente a uno sbiadimento delle foglie, come conseguenza del cambiamento dei pigmenti di clorofilla. 14


Gli amici del pesce rosso. Una delle più belle esperienze che l’acquariofilia ci permette di fare, è quella di “crescere” come acquariofili di pari passo col microcosmo da noi creato all’interno del nostro acquario. Partire con poche nozioni di base, per poi diventare man mano più esperti e, contemporaneamente, veder crescere anno dopo anno i nostri beniamini, fino al punto di vederli riprodursi. Questo rappresenta, probabilmente, il principale motore che spinge tanti acquariofili ad appassionarsi a questo fantastico hobby. Malgrado sia un pacifico compagno con i suoi simili, il pesce rosso non è particolarmente attratto dall’idea di dividere la sua vasca con pesci di altre specie. Solitamente è preferibile ospitare i carassi in acquari a essi dedicati. Ma se volessimo dargli comunque un po’ di compagnia??? Allora dovremmo proprio leggere quest’articolo!

Rubrica poesie. La rubrica di Mariella Bettarini questo mese ci conduce dritti all’argomento della nostra passione, senza mezze misure. Si comincia con un rapido allestimento, con la disposizione dei materiali da arredamento. Poi il tutto diviene sogno, forse incubo. Capita anche a voi? Speriamo non in modo tanto drammatico. In ogni caso, non possiamo non condividere le emozioni di una poesia che tratta proprio di acquari.

NonSoloAcquari. Conchiglie da collezionare. Come abbiamo raccontato nei precedenti articoli di questa rubrica, le conchiglie hanno da sempre avuto svariati ruoli, come moneta, per collezioni, per fabbricare monili, ecc. Un altro uso che è degno di nota ai giorni nostri, è quello di ornamento per scrivanie e mensole, anche se logicamente non tutte le conchiglie sono adatte a questo scopo, ma anzi solo un numero ristretto. Continuiamo, con quest’articolo, la descrizione delle famiglie più belle da collezionare, magari utilizzando dei gusci di animali allevati per anni in acquario e infine… passati a miglior vita!

Carassio. Il nostro pesciolino scrittore, questo mese, ha ricevuto un incarico molto complesso dal suo capo e sta cercando di portarlo a termine nel migliore dei modi. Tuttavia, non è che si sia montato la testa? Ora addirittura prova a fondare un “movimento” e a mettere tutti gli acquariofili seri da una parte e i perditempo ignoranti dall’altra. Beh, chissà che non abbia ragione. Tutto sommato, almeno alcune delle sue teorie, sono certamente condivisibili!

La rubrica dei Link. Callionimidi. Il nostro approfondimento mensile via web, questo mese, prende in considerazione una famiglia molto interessante di pesci marini. Tra i suoi rappresentanti, 15


Synchiropus splendidus è un pesce davvero splendido (come dice il nome), dalle forme e dai colori che paiono realizzati dalla mente fantasiosa di un artista. Come mai alcuni pesci tropicali riescono a raggiungere tali livelli di stravaganza morfologica? Sarebbe molto complesso dilungarci qui su questi argomenti ma di certo possiamo consigliare le tante opere di Konrad Lorenz, nelle quali si offrono possibili spiegazioni. Nell’articolo, ci limitiamo a ricordare che questo pesce di barriera corallina, della famiglia dei Callionimidi, è probabilmente tra quelli che più stupiscono per forme e colori. Ma ve ne sono molti altri. Come scoprirli tutti? Cliccando sui nostri link, è ovvio, per goderci un mese intero di navigazione guidata. Meglio che andare alla biblioteca Nazionale!

Il test. Miracle Mud. Uno dei nostri lettori ci aveva richiesto informazioni su questo prodotto che, in effetti, non aveva ancora trovato posto tra le nostre pagine. Detto fatto, il mese scorso abbiamo fornito le prime impressioni nella rubrica delle recensioni e siamo ora pronti per un vero testo di banco. Non sapremmo come fare per esaudire in modo più completo le vostre richieste. Ci rechiamo a casa di ognuno dei lettori e spieghiamo bene i concetti vis à vis?

Malattie. C o l u m n a r i s e la morte rapida. La cosiddetta “malattia colonnare” è caratterizzata da una progressione rapidissima dei sintomi e ha un decorso tanto rapido, da renderne difficile la cura: spesso dall’osservazione dei primi sintomi a carico di alcuni pesci, alla morte di tutti gli abitanti della vasca, trascorrono solo poche ore. Questo è uno dei motivi che impone di attivarsi immediatamente in caso di dubbi, perché anche poche ore di ritardo possono risultare fatali. Ecco perché conviene studiare bene le istruzioni contenute nell’articolo, memorizzare i sintomi e, in caso, correre ai ripari il più presto possibile. 16


Oltre il vetro. Questo mese torniamo in un tipico ambiente domestico, per renderlo vivo con un magnifico acquario… anzi, due! Il salotto che vediamo nella prima foto è senza dubbio poco ospitale e la drammatizzazione grafica, serve a rendere meglio l’idea. In definitiva si tratta di un vecchio salotto da ristrutturare e che presenta una serie di caratteristiche obsolete che lo rendono poco ospitale e in definitiva poco vivo. Il nostro architetto, come sempre, ci suggerirà soluzioni innovative per sistemare degli acquari nell’ambiente domestico e… altrove.

Acquariofilia: i primi saranno gli ultimi? No, non stiamo parlando di Aquariophylia (la nostra rivista) ma dell’intero mondo degli acquari. Almeno nel nostro paese… nel campo degli acquari, apparentemente, tutto tace! Quelli che un tempo erano considerati “i grandi produttori”, si limitano a sviluppare piccole cose, spesso prive di utilità e di certo non fanno un gran baccano per mostrarle al pubblico: basti guardare le pagine pubblicitarie di questa e di altre riviste e scoprire i grandi… assenti! Siamo dunque destinati alla perdizione? Gli acquari lasceranno definitivamente le nostre case per essere sostituiti da gatti e computer? Prendiamo spunto da un’interessante presentazione di acquari marini, per offrire un possibile punto di vista.


In questa sezione riceviamo le vostre lettere e rispondiamo sia sulla rivista sia per e-mail. Potete scrivere semplicemente collegandovi al nostro sito web (www.aquariophylia.it) ed utilizzando l’apposito spazio lettere. Ovviamente sono accettate anche lettere ricevute per posta normale, ma in questo caso i tempi di risposta sono molto più lunghi. Nei primi numeri la rubrica avrà l’aspetto che osservate, semplice e classico. In futuro, anche grazie ai vostri contributi, cercheremo di rendere le risposte sempre più “interattive” in modo che possiate contare sul parere di vari esperti per la risoluzione dei problemi sottoposti alla redazione.

www.aquariophylia.it Inizio facendovi i dovuti complimenti per il vostro quasi utopistico ma fantastico progetto che avete avviato. Purtroppo vi ho conosciuto solo durante le scorse vacanze di Natale e quasi per caso, ma approfittando dei giorni di riposo dal lavoro, ho provveduto a recuperare i 2 anni gap leggendo i numeri della vostra rivista tutti di un fiato... Mi sarebbe piaciuto presentarmi al forum e descrivere la mia nuova vasca allestita per ospitare dei magnifici Discus, ma purtroppo un triste evento ha preceduto il tutto. Nella vasca di circa 700 l netti, avviata da 14 mesi, vi erano stati inseriti un po’ alla volta, 11 Discus ma improvvisamente ne sono morti 6 negli ultimi 2 giorni, senza dare precedentemente nessun segno di malessere o di sofferenza, con la colorazione praticamente inalterata!!! Già dopo il primo sospetto decesso ho provveduto a controllare i valori chimici dell’acqua, ma erano gli stessi che ho da un anno a questa parte: T 27 °C di notte e 28 °C di giorno, KH 4, pH 6.75 (avendo la vasca abbastanza piantumata, di giorno somministro un po’ di CO2 controllata da una centralina Aquatronica), NO2 0, NO3 0 (da quando ho inserito la photos, i nitrati non esistono più!!), NH3/NH4 0. Vi faccio una breve storia dell’acquario che può essere utile. Dopo 20 anni di passioni per gli acquari, in cui ho ammirato i Discus solo in negozio, ho preso casa e deciso di dedicarne una parte a loro: 18


Nella vasca ho inserito alcuni legni e tutte piante poco esigenti ma che danno grandi soddisfazioni (una Echinodorus è alta quasi 1.5m!!!), grazie ad un fondo fertile e un po’ di CO2; come compagni dei Discus vi sono una trentina di cardinali e caridine e una cinquantina di piccoli Ancistrus, nati da un paio di covate. Dopo alcuni mesi, si è formata una coppia di Discus e ha iniziato a riprodursi in acquario, obbligandomi all’acquisto di un ulteriore acquario per poter godere del fascino della riproduzione di questo pesce... purtroppo un buco nel filtro, che mi era sfuggito, ha aspirato tutti i piccoli, lasciando solo un superstite incastrato nello scomparto del riscaldatore e trovato per caso dopo 2 giorni ancora vivo!!! Sta crescendo un po’ deforme ma per me è il più bello di tutti!!! (Lui è salvo perché in un acquarietto di 30 litri...). I genitori, reinseriti in vasca dopo un paio di mesi, probabilmente erano un po’ debilitati e uno dei due è stato colpito da flagellati e vermi bianchi che uscivano dalla pelle e posto in quarantena con altri 2 che

sembravano avere qualcosa d’incipiente... Il mio negoziante di fiducia mi ha consigliato una cura col Vagilen, ma apparentemente non dava effetti, così ha deciso di venire a dare un’occhiata e ha notato un acquario con degli scalari di fronte a quello dei Discus, consigliandomi di smantellarlo (mi è spiaciuto ma in effetti andava fatto) e che i Discus (allora 7) erano un po’ deperiti e poco cresciuti, perché gli davo troppo poco da mangiare; dopo avere ripetuto la cura, le cose sembravano migliorate e ho reintrodotto i Discus in acquario, inserendo anche un ozonizzatore Philips (sottodimensionato, per 400 l), sotto suo consiglio, per ridurre la possibilità che l’acqua veicolasse virus e batteri non del tutto debellati... A questo punto (siamo a dicembre scorso), ho aumentato le dosi di cibo e inserito un Discus regalatomi dal negoziante, al fine di verificare la crescita di quelli rimasti un po’ indietro, confrontandola con quella del neoentrato. Aumentando la quantità di cibo, ho notato un’accelerazione della respirazione in tutti i

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pesci dell’acquario, che ho collegato a un aumento del metabolismo e il negoziante ha confermato la mia ipotesi; oltre alla respirazione dei pesci, sono ovviamente aumentate anche le lumachine.... Effettivamente, nel giro di un mese, si è potuta notare una crescita dei dischetti, che ora erano decisamente più grassi e in salute, così per la Befana mi sono regalato 3 stupendi Leopard. A quel punto lo spettacolo offerto dalla lotta per il territorio e per il loro ruolo sociale, era immenso: il risultato di tutto ciò, è stata una nuova coppia che ha deposto (senza successo), per 2 volte in vasca, l’ultima una settimana fa... Molte uova erano ammuffite e ho pensato che la causa potesse essere l’elevato potere ossidante dell’acqua dato dall’ozonizzatore, lasciandolo acceso sempre come areatore ma con la scintilla in funzione solo la notte. Improvvisamente questo spettacolo tanto bello quanto fragile, è stato stroncato da 6

decessi, a mio avviso inspiegabili, ed è per questo che chiedo lumi a voi!!! Sono morti tutti senza alcun segnale di malessere, in ordine: 2 Leopard, 1 checkerboard mamma del piccolino, il Red Melon regalatomi dal negoziante, 1 RT papà del piccolino e l’ultimo Leopard rimasto, che ieri sera vedevo boccheggiare a tratti... Dopo il primo decesso, ho sostituito il 50% dell’acqua, poi un altro 50% ieri sera e facendo quest’ultima operazione, ho notato che la pompa di aspirazione della lampada UV era ostruita e la portata era pressoché nulla. Può essere stata questa la causa di un aumento repentino della carica batterica, assieme allo spegnimento per 12 ore dell’ozonizzatore, tale da causare tale strage di Discus? (nessun altro pesce è morto). Lo sconforto per tale avvenimento è enorme e mi chiedo se tutti gli sforzi fatti per allestire e mantenere una vasca con cura maniacale, siano valsi la pena... ma la coppia è ancora in vita ed è composta dai 2 20


discus più grandi e voraci (e immagino anche più robusti) e se riuscirà a sopravvivere, potrà darmi una grossa soddisfazione per permettermi di lenire il dolore che mi affligge: aiutatemi!!!! Nel frattempo ho disinfettato l’altro acquario e oggi pomeriggio provvederò a spostarvi i Discus in via precauzionale, per poi eventualmente poter procedere con qualche cura... Fatto ciò, porterò i “cadaveri” da un mio amico veterinario per provare a vedere al microscopio se avevano qualcosa nello stomaco... Spero possiate aiutarmi. In ogni caso vi ringrazio anticipatamente, vi rifaccio i complimenti per la rivista e vi prometto che, nel mio piccolo, proverò ad aiutarvi nella realizzazione del vostro sogno... Oscar Palladino

sogno è vostro: aiutateci a realizzarlo con i vostri mezzi, le vostre idee, i vostri contributi! Grazie, dunque, al simpaticissimo appassionato, di cuore. Abbiamo letto con attenzione la sua e le confessiamo che non è facile rispondere con certezza, dato l’estremo azzardo delle diagnosi… a distanza! In ogni caso ci proveremo, come sempre, sperando di procurarle soluzioni, non ulteriori problemi! Lei, dal canto suo, potrà riscriverci per confermare o meno quanto da noi supposto. In primis, lei non ci fornisce alcun dato sul sistema filtrante del suo acquario e questo è un punto essenziale. Da quanto ci racconta, è possibile che sia leggermente sottodimensionato e questo spiegherebbe alcuni dei problemi iniziali. Ci pare poi che i suoi pesci abbiano mostrato alcuni sintomi “importanti” di malattia, che a nostro avviso non sono stati sufficientemente presi in considerazione: flagellati? Vermi della pelle? Bisognerebbe indagare, isolare i pesci, curarli bene, prima di introdurre altri ospiti. Dunque, il punto di partenza essenziale, a

Non solo ringraziamo per i complimenti, ma ci complimentiamo a nostra volta per la passione e per aver compreso (non sono in molti!), il vero senso di questa pubblicazione. Il nostro

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siano tracce di umidità nelle parti che dovrebbero rimanere a secco. Questo è un primo punto essenziale che le consigliamo di verificare. Ancora più importante ci pare l’esame del secondo accessorio tecnico: l’ozonizzatore. Si tratta di un accessorio molto potente ma potenzialmente pericolosissimo. L’ozono somministrato, deve essere continuamente monitorato mediante una sonda redox e, in caso di sovradosaggio, immediatamente sospeso. Per sovradosaggio, intendiamo qualsiasi incremento redox rispetto ai valori dell’acqua dell’acquario, in assenza di somministrazioni di ozono che vadano oltre i 7-10 mv in acqua dolce. In pratica, lei dovrebbe spegnere l’ozonizzatore per almeno un paio di giorni, poi misurare il potenziale redox. Supponiamo che legga un valore di 50 mv. Ora accenda il suo ozonizzatore e misuri il redox ogni giorno. Se il valore supera 57 mv è molto probabile che i suoi pesci siano sottoposti all’azione del gas tossico. L’ozono è molto tossico e non deve

nostro avviso, è “pesce sano in acquario sano”! In definitiva, se l’acquario è ben tenuto e i pesci introdotti sono sani, eviterà di dover ricorrere a tanti stratagemmi tecnici potenzialmente pericolosi. Detto ciò, siamo convinti che la mortalità da lei osservata, possa essere dovuta proprio a questi accessori tecnologici. Partiamo dalla lampada UV. Ci dice che è rimasta con flusso molto basso per varie ore. Questo in alcune lampare può comportare un surriscaldamento, che porta, oltre al deterioramento delle radiazioni prodotte (non è un grosso problema: basta sostituire la lampada), anche possibili perdite d’acqua sui contatti elettrici, per dilatazione delle guarnizioni. Se ciò è accaduto, lei potrebbe aver pompato in vasca, dell’acqua inquinata da metalli pesanti e questo potrebbe spiegare l’improvvisa mortalità. Per sincerarsene, non ha che da smontare la lampada e controllare che le guarnizioni che proteggono i contatti elettrici siano integre e che non vi 24


mai venire a contatto con i pesci. Le quantità di ozono somministrate devono servire solo per ossidare sostanze organiche e batteri. La parte non immediatamente consumata, deve essere eliminata con carbone attivo o altri ausili. Insomma, si tratta di una pratica potenzialmente pericolosa. In caso di sovradosaggio, osserverà i pesci respirare a galla (si bruciano le branchie e vanno in anossia), poi nuotare in modo irregolare. In genere muoiono sul fondo. Dati i sintomi da lei riportati, non ci meraviglieremmo se questa fosse la causa dei decessi. L’uso dell’ozono, soprattutto in acqua dolce, dovrebbe essere limitato ai casi di effettiva necessità, somministrato mediante colonne di contatto protette da un filtro a carbone attivo e continuamente monitorato mediante elettrodi redox. Da quanto comprendiamo questo non è stato fatto, probabilmente, nel suo caso. Ciò potrebbe condurre a ulteriori problemi di mortalità improvvisa, durante le ore di somministrazione del gas tossico. Restiamo in attesa di sue conferme o, nel caso, di specifiche che permettano una migliore definizione del problema. Le auguriamo i migliori successi e le chiediamo, la prossima volta, di scrivere prima che i problemi divengano così gravi!

vi a una generale tossicità, come quella tipica dell’ozono. Diviene molto probabile la conferma della nostra ipotesi. Misuri il potenziale redox nella sua vasca e lo confronti con quello dell’acquario più piccolo. Non è un dato assoluto ma probabilmente misurerà valori di 50-60 punti superiori. Ciò dimostrerebbe che nell’acquario dei discus sono presenti quantità enormi del gas tossico. Se è così, ci spiace comunicarlo, ma lei sta avvelenando i pesci! Nel dubbio, stacchi subito la spina dell’ozonizzatore, prima di definire meglio la causa del problema. Tenga anche presente, che l’ozono è un gas tossico anche per l’uomo. Se ne percepisce l’odore (un odore dolciastro e nauseabondo), sappia che la sua presenza non è salutare neppure per lei! Non abbiamo compreso, peraltro, per quale motivo, ha dovuto eliminare l’acquario degli scalari. Speriamo che possa spiegarlo meglio in un prossimo contatto.

LA FRETTA FA SBAGLIARE! Gentili autori della rivista. Vorrei segnalare che l’articolo sul numero di Gennaio/ Febbraio 2013 sui “Botia”, è una collezione di informazioni errate ed errori grossolani. Per tutto l’articolo non si capisce se l’autore voglia parlare dei “Botia” in genere o dei Chromobotia macracantus, confondendo più volte il concetto di specie e genere (anche se qui i gemeri sono diversi). Le esigenze dei vari Botia sono ben diverse da specie a specie, soprattutto riguardo allo spazio che necessitano e l’autore qui sembra suggerire di tenere un bel gruppetto di Chromobotia macracantus in 120!!!! Ne servirebbero almeno 500 per un gruppetto ma siamo davvero al minimo. Questi pesci devono e possono raggiungere i 30 anni di vita e superare i 30 cm, cosa possibile in cattività solo se tenuti adeguatamente. Addirittura l’articolo è accompagnato da una foto di una vaschetta a malapena adatta a contenere qualche invertebrato con la didascalia: “Anche un piccolo acquario può

IL LETTORE RISCRIVE IL GIORNO SUCCESSIVO A quanto scritto ieri, volevo solo aggiungere che durante la notte sono morti il discus che boccheggiava e un altro... Controllando l’attrezzatura dell’acquario, ho notato che la pompa di aspirazione della lampada UV era molto intasata e aveva una portata quasi nulla, può essere questa la causa di un repentino aumento della carica batterica e che questa abbia provocato la strage? (6 discus in 2 giorni!!!!) Questo, purtroppo, conferma la nostra seconda ipotesi. I decessi si susseguono proprio nelle ore notturne, quando è in funzione l’ozonizzatore. I sintomi osservati sono quelli relati25


ospitare un piccolo gruppo di Botia, ma non bisogna esagerare”. Certo, non bisogna esagerare a cercare di piegarli in 2 per farli entrare in vasca!!! L’articolo conclude con le solite stupidaggini sull’uso dei Botia, come mangialumache e con la perla “Speriamo di essere riusciti a rivalutare questo Cobitidae, che a nostro parere è preso troppo poco in considerazione”. NO, i Chromobotia sono pesci da evitare nel 99% dei casi. Pochissimi hanno una vasca decente per ospitarli per tutta la loro lunga vita. Andrebbe strettamente regolamentata la vendita e l’importazione (sono quasi tutti selvatici quelli in commercio), non incentivato l’acquisto da parte di acquariofili principianti con articoli cretini come questo. Ci vorrebbe un articolo serio di informazione sulle esigenze reali di questi pesci! Distinti saluti, Filippo Del Bene

quasi mezzo chilo di trito di Botia, condito con prezzemolo e aglio. Vabbè siamo seri. È una parola... e da dove comincio io? Cominciamo dalla realtà: quell’articolo è arrivato all’ultimo momento, al capo è parso che l’argomento fosse adeguato a quel numero e, assumendosi tutta la responsabilità ma senza leggerlo bene nei dettagli, né inviarlo ai consiglieri di redazione, lo ha spedito alla segreteria per la pubblicazione. Certamente ha sbagliato. Colpa la fretta, l’assenza e il ritardo accumulato dal numero. Ma queste cose non dovrebbero accadere, certo. E ovviamente ci scusiamo in primis con l’autore, perché avrebbe avuto il diritto, come tutti gli altri nostri autori, a una revisione corretta e approfondita del suo pezzo, tassonomica, acquariofila ecc. cosa che gli è stata negata dalla pubblicazione in fretta e furia. Oramai il danno è fatto e la colpa è solo nostra. Speriamo non succeda ancora, ma per essere certi di ciò, avremmo bisogno di maggiori risorse. Non si può fare una rivista perfetta con pochi collaboratori, poco tempo, niente soldi, nessuna risorsa. La colpa, diciamolo pure fuori dai denti, è dei “non-sponsor” ovvero di tutte quelle aziende che non vedete sulla rivista, perché se ne fregano della presenza di una pubblicazione divulgativa seria. Allora, noi promettiamo di stare più attenti. Voi promettete di continuare a stare attenti a quello che pubblichiamo. E se c’è qualcuno di voi che si sente pronto a ritentare l’impresa, scrivendo tutto quanto è corretto sui Botia, che si faccia avanti e avrà spazio. La prossima volta, però, ci assicureremo di inviare l’articolo a tutti i consiglieri scientifici, a scanso di equivoci.

Caro Filippo, rispondo io perché il capo, dopo aver letto la tua, si è dato alla macchia, per la vergogna. No, in realtà è fuori sede e mi ha dato carta bianca per la risposta. Allora, ti dico subito che ti sbagli. In effetti in quella vaschetta ci va

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Ma in futuro vogliamo poterci vantare di cose migliori. Di più non potremmo fare, in questo momento. Ma le intenzioni sono buone, come sempre. Carassio

utile misurare i valori dell’acqua e verificare che siano adeguati alle esigenze delle specie allevate. Se invece, dopo un primo periodo, le piante prendono a prosperare, si potrà sperare che il tutto stia procedendo per il meglio.

PIANTE Buongiorno a tutto lo staff di Aquariophylia e a tutti i lettori di questa stupenda rivista. Essendo un nuovo neofita, quindi ignorante in materia, non riesco a capire perché dopo 3 settimane che ho avviato il mio primo acquario, dove tutto sembrava procedere per il meglio, è da un paio di giorni che noto nelle mie piante, un assottigliamento delle foglie e di conseguenza la morte delle stesse. Non ho in acquario nessun impianto di CO2, l’acqua sta ancora maturando quindi non ci sono ancora pesci. Non so se tale fenomeno sia causato dalla prima fertilizzazione che ho fatto circa 2 settimane fa. Non so cosa fare e sono seriamente preoccupato. Qualcuno sa darmi qualche consiglio?

POCHI GIORNI DOPO… TORNA IL LETTORE Ho scaricato immediatamente la rivista n°12 2013 e ho trovato, con molto piacere, un nuovo argomento “coltivare le piante d’acquario: una guida per tutti”. Visti i problemi che sto avendo con le mie piante: a tutta la redazione grazie grazie grazie!!! Il mio negoziante di fiducia, dove ho acquistato tutto l’allestimento, comprese le piante, riguardo ai problemi che ho già citato nel blog in alto, mi ha detto di non preoccuparmi, perché la morte di alcune foglie è dovuta al radicamento della pianta stessa che si sta adattando al nuovo habitat. Devo fidarmi? Questo problema lo sto avendo con tutte le piante, tranne che con la Cabomba caroliniana. Fatemi sapere vi prego!!!! Se volete posso girarvi alcune foto.

Grazie per i complimenti! Ne abbiamo veramente bisogno per sostenere il nostro morale abbastanza in alto da… far uscire il prossimo numero! Le informazioni fornite, in realtà, non sono sufficienti per dare risposte concrete. Le piante, proprio come i pesci, necessitano di acqua dalle giuste caratteristiche, di luce adeguata, di fondo ideale, secondo la zona di provenienza, la specie, ecc. Il nostro lettore purtroppo non fornisce alcun dato sui valori dell’acqua, né sulle specie di piante acquistate, sulla quantità di luce fornita, ecc. Potrebbe dunque trattarsi di sofferenza dovuta a caratteristiche ambientali inadeguate. In questo caso le piante periranno presto. Oppure potrebbe trattarsi di un normale meccanismo di acclimatazione: saranno perse alcune foglie e rimpiazzate da altre in futuro. Chi può dirlo? Senza dubbio ci sentiamo di escludere delle carenze nutrizionali, perché queste si manifestano molte settimane dopo l’ingresso delle piante. Quindi, se il fenomeno persiste, potrà essere

Qualche volta Aquariophylia risponde prontamente alle richieste dei lettori, su particolari argomenti. Altre volte le precede! Siamo felici quindi di aver soddisfatto le necessità sue e, speriamo, di tanti altri lettori, con questa nuova serie di articoli specialistici. Il suo negoziante ha ragione: talvolta, quando le piante sono introdotte in un nuovo acquario, perdono le foglie vecchie per produrne di nuove. In alcuni casi si consiglia addirittura di tagliare da subito le foglie presenti, in modo da lasciare spazio per la crescita delle nuove, adeguate alle nuove condizioni ambientali. Come abbiamo già detto, però, non possiamo esserne certi. Se tutte le piante perdono le foglie non ci pare un buon sintomo. Ma finché non conosceremo le specie coltivate e le caratteristiche dell’acquario, potremo solo fare delle generiche supposizioni. 27


LE PIANTE D’ACQUARIO di Livia Giovannoli (seconda parte) nutrienti come magnesio (Mg), potassio (K), ferro (Fe) e azoto (N). Questi elementi, come anche altri in modo indiretto, sono essenziali per produrre ed utilizzare i pigmenti fotosintetici. La loro mancanza, porta generalmente a uno sbiadimento delle foglie, come conseguenza del cambiamento dei pigmenti fotosintetici e di quelli accessori.

I NUTRIENTI Continuiamo il discorso sulle piante acquatiche iniziato nel numero precedente, prendendo in esame un argomento centrale: i nutrienti e le manifestazioni di sofferenza delle piante in assenza di alcuni di essi. Per produrre i pigmenti fotosintetici (ad esempio, la clorofilla) le piante hanno bisogno di

Al momento dell’acquisto, le piante mostrano solitamente un colore verde intenso, segno di buon assorbimento di tutti i nutrienti essenziali

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PRINCIPALI SINTOMI DI CARENZE NUTRIZIONALI NELLE PIANTE D’ACQUARIO

In natura le piante assorbono il potassio dal substrato, ma non è ancora chiaro perché in acquario viene invece prevalentemente assorbito dall’acqua. Poiché l’acqua di rubinetto contiene poco potassio, è importante introdurlo artificialmente tramite fertilizzanti liquidi. In alcuni fondi fertilizzati, viene aggiunta polvere di potassa per fornire potassio.

MACRONUTRIENTI FOSFORO: per le piante ha una funzione fondamentale per il trasferimento di energia. Viene prelevato dalle radici sotto forma di fosfato (PO4) dal substrato, dove è presente in concentrazione molto superiore rispetto all’acqua. Le alghe, al contrario, possono utilizzare solo il fosfato presente in acqua, che in acquario proviene generalmente dal cibo utilizzato per i pesci. Il fosfato in soluzione va quindi tenuto sotto controllo con cambi d’acqua parziali, per evitare un’esplosione di alghe.

AZOTO: L’azoto è un elemento nutritivo altrettanto importante, poiché è utilizzato dalle piante per effettuare la sintesi delle proteine e degli acidi nucleici. Solitamente è prelevato nelle diverse forme in cui è presente in acquario, ovvero ammoniaca, ammonio, nitriti e nitrati. Di tutte queste forme, quella preferita dalle piante è sicuramente l’ammonio, in quanto utilizzano l’azoto proprio in questa forma per sintetizzare le proteine; utilizzare i nitrati equivale a uno “spre-

POTASSIO: il potassio è un nutriente estremamente importante per le piante e non si dovrebbe mai trascurare, perché ricopre un ruolo chiave nel loro metabolismo. La carenza di potassio, infatti, causa la generale debolezza dello sviluppo e dell’aspetto, oltre a impedire la fotosintesi. 29


di soddisfare le piante ma mantenersi su valori di nitrati inferiori a 25 mg per litro. Questi valori sono di norma largamente superati in acquari con normali cambi d’acqua ed un impianto filtrante di media qualità (N.d.R.).

co” di energia, perché devono essere ridotti ad ammonio. Lo stesso ammonio viene convertito grazie all’attività dei batteri nel filtro, prima in nitriti e successivamente in nitrati. È per questo che molte piante cercano di assorbire grandi quantità di ammonio “prima che entri nel filtro” per essere “lavorato” dai batteri. È come se ci fosse una sorta di sana competizione per l’acquisizione di questo elemento. Ma non fatevi ingannare, nel senso che non bisogna mai depotenziare il proprio sistema filtrante per consentire alle piante maggiore disponibilità di ammonio. Anche perché i pesci, con i loro rifiuti, saranno in grado di produrre livelli di azoto sufficienti per lo sviluppo delle piante. Quindi se proprio volete avere la coscienza tranquilla, misurate la concentrazione di questo elemento con gli appositi test e solo successivamente, in caso di valori davvero esigui, pensate a un fertilizzante che contenga piccolissime dosi di nitrati. Calcolate che la condizione migliore è quella

CARBONIO: il carbonio è senza dubbio il nutriente più importante. È ottenuto utilizzando l’anidride carbonica, che viene scissa in ossigeno e carbonio. Sebbene il primo venga utilizzato in maniera poco preponderante e quindi spesso rilasciato nell’acqua, il secondo è richiesto in grandi quantità per la crescita dei tessuti. Sappiamo che l’anidride carbonica è un gas e, in quanto tale, tende a volatilizzarsi abbastanza presto, anche in acquario. Sicuramente ridurre il movimento in superficie può aiutare a ridurre questo scambio gassoso, ma in generale è necessario aggiungere ulteriori fonti di CO2 in acquario. Infatti la CO2 è introdotta nell’acqua grazie al metabolismo dei rifiuti organici da parte di batteri e piante e alla respirazione degli animali. Ma questo come detto, non basta. Ecco, quindi, che la tecnica viene incontro alle esigenze di ogni acquariofilo, fornendo diversi strumenti capaci di immettere anidride carbonica dosandola in giuste quantità.

Sceglieremo nel negozio di acquari, le piante che richiedono condizioni ambientali compatibili con quelle da noi create in vasca

CALCIO: Il calcio è un elemento utilizzato dalle piante per sviluppare la parete cellulare e attivare alcuni enzimi particolarmente importanti per lo svolgimento delle loro attività. In genere è presente in quantità sufficiente o anche eccessiva, nell’acqua che utilizziamo. Per questo non è quasi mai necessario aggiungere artificialmente del calcio nella vasca, salvo che non si utilizzi acqua piovana o da osmosi inversa. In quel caso, l’aggiunta di opportune dosi di sali in generale e di calcio in particolare, risulta indispensabile per lo svolgimento della vita di piante ed esseri viventi. Tuttavia, tagliando anche in questi casi i composti con dell’acqua di rubinet30


Un eccesso di nutrienti azotati e fosfati, al contrario, può condurre a scarsa crescita delle foglie e proliferazione di alghe epifite sulla loro superficie

nutriente, cercate di non esagerare perché, se presente in dosi elevate, il magnesio inibisce l’acquisizione di altri nutrienti, come il potassio ad esempio. Non a caso la carenza di potassio viene originata proprio da un eccesso di magnesio.

to, si riesce a creare un giusto equilibrio tra la presenza di calcio e acqua pura. MAGNESIO: Il magnesio è un nutriente strettamente collegato con la presenza di calcio nell’acqua. Non a caso si trova in quantità proporzionali a quelle del calcio. È utilizzato come elemento fondamentale e costituente della clorofilla e già questo basta di per sé a descriverne l’importanza. Di solito nell’acqua del nostro rubinetto questo elemento è presente in quantità diverse rispetto alla zona geografica che prendiamo in considerazione. Ma in generale non è necessario determinare aggiunte in acquario: verificatene la presenza e tenete conto che la situazione migliore è quella di mantenersi in un range di 5-25 mg/lt. Se, proprio in casi eccezionali, ovvero in presenza di acqua molto tenera, ritenete che sia necessaria una fertilizzazione a base di questo

OSSIGENO E ZOLFO: Sono due macronutrienti molto importanti, dei quali però non è necessario preoccuparsi, perché sempre presenti in acquario in quantità sufficienti per la crescita e il benessere delle piante. MICRONUTRIENTI Sono nutrienti necessari in dosi estremamente ridotte. Assumono ruoli importanti nei processi biochimici e sono fondamentali per la salute delle piante. BORO, CLORO, NICHEL di solito sono già 31


Sviluppo stentato e colorazioni scure possono indicare una carenza di fosforo 32


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Acqua tenera e alte concentrazioni di ferro permettono di ottenere un acquario intensamente erborato

Piante coltivate in un ambiente con completo supporto di nutrienti 34


SINTOMI E SEGNALI DI CARENZE NUTRIZIONALI AZOTO - clorosi (ingiallimento delle foglie) prima nelle foglie vecchie e poi in quelle giovani. - caduta delle foglie (dopo la clorosi) - afflosciamento foglie in maniera significativa - perdita di colore nelle foglie a partire da quelle vecchie. - steli molto sottili FOSFORO - sviluppo stentato - perdita delle foglie più vecchie - pigmenti rossastri - clorosi lungo le nervature fogliari (prima nelle foglie più giovani) - perdite delle foglie vecchie - perdita di lucidità fogliare - colorazioni marcate e/o tinte bronzee - arrossamento lungo le nervature POTASSIO - indebolimento del fusto - clorosi a chiazze e seguenti zone necrotiche sui margini - zone fogliari annerite - ingiallimento dei bordi marcato nelle foglie più vecchie - imbrunimento - necrosi dei margini fogliaria

presenti in acquario in quantità sufficienti perché sono contenuti nell’acqua di rubinetto.

disponibile. Se è troppo abbondante risulta tossico, si formano delle macchie marroni e si sfalda la pianta. Il rame viene spesso utilizzato per controllare parassiti e alghe, per cui va usato con cautela, perché è tossico per i pesci e gli invertebrati presenti in acquario.

Anche MANGANESE, MOLIBDENO e ZINCO sono contenuti nell’acqua, ma tutti i fertilizzanti liquidi ne contengono per evitare carenze: non è necessario preoccuparsi di eventuali carenze, ma sono comunque oligoelementi molto importanti.

Il FERRO: è un micronutriente molto importante, che è assorbito sia tramite le radici, sia tramite le foglie. Come nutriente è più utile per le piante come ferro chelato (è una forma di ferro che non subisce il processo di ossidazione, che lo renderebbe inutilizzabile dalle piante). Il ferro chelato viene sempre inserito nei substrati a base di terra, per un abbondante apporto che avviene a lento rilascio. Il ferro chelato liquido va però usato quando non abbiamo un substrato fertile o

Il RAME è un componente essenziale, anche se è richiesto dalle piante solo in quantità modiche. Non è necessaria una fertilizzazione aggiuntiva, anzi, di solito l’acqua di rubinetto ne contiene molto di più del necessario e poiché le piante non hanno alcun controllo sulla quantità di rame che assorbono, prelevavano quanto è 35


Foglie cresciute in acqua con eccesso di fosfati, si ricoprono di alghe epifite

maniera ottimale, ma almeno efficiente. Cercate di non esagerare nei dosaggi e di non mischiare più prodotti che avranno quindi logiche e tempistiche completamente differenti. Gli stessi quantitativi contenuti nei prodotti, rispondono a logiche completamente diverse e solo seguendo un intero protocollo di fertilizzazione, si riesce ad avere una somministrazione bilanciata. In ogni caso, la chiave di volta di tutto è sempre generata dalla vostra capacità di osservazione: solo voi saprete dire se il vostro acquario ha bisogno di alcuni elementi piuttosto che altri, in quanto è unico e irripetibile il miscuglio di esseri e piante che avete realizzato, tanto da generare l’incontro di esigenze altrettanto uniche nella loro combinazione. Ad esempio, foglie ingiallite sono il segno di grave carenza di ferro, così come macchie marroni sulle foglie, testimo-

abbiamo molte piante che prendono il nutrimento dalle foglie. Dopo di questa veloce panoramica sui macro e micronutrienti in acquario, appare chiaro come sia particolarmente difficile, fornire il giusto equilibrio di elementi idonei alla salute delle vostre piante. A volte si rischia di esagerare con alcuni nutrienti, altre volte invece si verifica un difetto di somministrazione. Altre volte ancora è l’eccesso di un elemento a determinare la carenza di un altro. Senza contare che i sintomi possono colpire gruppi di piante che per la loro struttura o natura possono avere reazioni diverse o addirittura non evidenti. Il problema quindi è piuttosto complesso. Quello che vi posso dire è che di solito, affidandosi a una linea specializzata di fertilizzazione, si riesce tranquillamente a bilanciare i nutrienti, magari non in 36


nutriente più scarsa, causava un miglioramento nel fattore di crescita delle piante o dei raccolti. In acquario questa legge dimostra appieno la sua veridicità; se la disponibilità di nutrienti e le altre condizioni ambientali sono corrette, tre sono i fattori che influenzano la velocità di fotosintesi: temperatura, anidride carbonica (CO2) e luce. Se un fattore è fornito in modo parziale, la fotosintesi è limitata. Aumentando la temperatura e il contenuto di CO2, non si aumenta la fotosintesi se le piante non ricevono abbastanza luce. Nella maggior parte degli acquari, il fattore limitante è rappresentato dalla CO2 nell’acqua. Anche con una temperatura giusta e una buona illuminazione, le piante non crescono appieno alla presenza di scarsa CO2. Quando i livelli di CO2 e di luce sono abbastanza alti e la temperatura è corretta, il ritmo di fotosintesi aumenta rapidamente. Questo generalmente garantisce piante più sane. (Continua nel prossimo numero)

niano l’esatto contrario. Spetta a voi, quindi imparare a conoscere il vostro acquario e capirne le esigenze. In attesa che questo avvenga, ecco per voi una piccola lista dei principali segni di carenze/eccessi, che possono verificarsi in acquario in base ai nutrienti considerati. I FATTORI LIMITANTI DELLA CRESCITA DELLE PIANTE La Legge di Liebig o Legge del minimum, è un principio di agronomia sviluppato da Carl Sprengel nel 1828 e reso popolare in seguito da Justus von Liebig. Esso afferma che la crescita è controllata non dall’ammontare totale delle risorse naturali disponibili, ma dalla disponibilità di quella più scarsa. Questo concetto venne applicato originariamente alla coltivazione delle piante o dei raccolti, dove si scoprì che l’aumento delle sostanze nutrienti già abbondantemente disponibili, non migliorava la crescita. Solo l’aumento della somministrazione della sostanza

Piante cresciute in un fondo povero di nutrienti emettono abbondanti radici epigee

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Ingiallimento dei bordi fogliari e deformazione delle foglie possono essere sintomi di carenza di potassio 38


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Spedizione nel delta dell’Okavango (Botswana) di Silvio Arnone ad esempio in Italia (N.d.R.), preciso che la prima settimana di ottobre, teatro dell’evento, è da considerarsi come inizio della Primavera; il che significa più di 30 °C di giorno e non meno di 18 °C la notte. A questa latitudine i mesi più freddi sono giu-

Il fiume Okavango dopo esser nato in Angola, evento raro, si perde nella sabbia del deserto del Kalahari, nel Nord-Ovest del Botswana (Ngamiland District). Ricordando che nell’emisfero australe le stagioni sono invertite rispetto a quanto avviene

Localizzazione Guma Lagoon (Google Earth) 40


Acquario del campo

Trapa natans presenta un’evidente colorazione rossa

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gno e luglio, con sensibile escursione termica fra il giorno e la notte; nel Delta, è anche il periodo di maggior livello dell’acqua (nel senso che ne arriva di più dall’Angola, non perché sia stagione delle piogge); come tutto il Botswana, il Delta si trova a circa 1.000 mt. d’altitudine. L’acqua è ricca di sali (pH superiore a 7), trasparente e perfino potabile, avendo cura di evitare le zone particolarmente frequentate dagli ippopotami; le piante palustri più diffuse sono il papiro (Cyperus papirus) e la ninfea (Nymphaea sp.). La fauna ittica è dettagliatamente descritta nel libro “A Complete Guide to the Freshwater Fishes of Southern Africa” del Prof. Paul Skelton. A proposito di killifish, nel Delta sono segnalati: Aplocheilichthys johnstoni, Aplocheilichthys hutereaui, Aplocheilichthys katangae, Aplocheilichthys macrurus (presenza incerta), Aplocheilichthys sp. (Pigmy topminnow).

Il soggetto misterioso (femmina)

Il soggetto misterioso (maschio)

Synodontis nigromaculatus nell’acquario del campo

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La pista (questo tratto è facile...)

Bambini pescano nella pozza dei barbi e delle tilapie

Essendo l’area molto vasta, occorre essere fortunati per trovarli tutti; personalmente, nei luoghi esplorati, ho trovato unicamente soggetti genericamente classificabili quali Aplocheilichthys sp. (Lacustricola sp.). Quel che mi ha dannato per tutta la durata della spedizione è stato un delizioso pesciolino che ho visto nell’acquario del campo; non mi è riuscito di vederne uno in natura. Interpellato in merito, il gestore ha riferito di averli pescati con facilità durante la stagione invernale nelle zone allagate (floodplains), usando il retino comunemente impiegato per pulire la piscina. Le guide

indigene hanno aggiunto (in palese contraddizione) che non è facile catturarli, perché preferiscono stare nel folto dei canneti. Non mi è riuscito di vederne uno! L’addentrarmi in quel cespuglio ha avuto come unico risvolto positivo l’aver trovato dentro il retino che agitavo quasi fra le radici, dei minuscoli gamberetti trasparenti, con una linea rossa sulla schiena. Il soggetto misterioso (Aplocheilichthys katangae? Aplocheilichthys macrurus? Altro?) è mostrato nelle foto (peraltro “rubate” alla natura e per questo non di qualità eccellente. 43


Cattura

testardamente rimangono piantati dove si trovano. La velocità ridotta è utile anche per questo... Alla fine, sia pur lentamente, a Gumare ci arriviamo. Fare rifornimento è il primo pensiero. Tutto a posto, ripartiamo! Il serbatoio pieno consente la velocità e cerco di recuperare almeno parte del tempo perso. Siamo vicini alla meta. Quando vediamo il cartello indicante il villaggio Etsha 6, lasciamo la strada principale. Significa che l’asfalto sparisce. Al villaggio si arriva arrancando sulla pista di sabbia, creata a lato di quella che una volta era la strada. Passiamo davanti ad un campo tendato: è un insediamento temporaneo, creato dal governo per le famiglie che hanno perso casa, in conseguenza della recente inondazione. Poco oltre, il villaggio: la sorpresa è trovarvi un distributore, c’è pure la benzina! Ci sono inoltre tre “bottle store”, nello spazio di cinquanta metri. Evidentemente i generi di conforto sono molto richiesti! Guma Lagoon è oltre il villaggio, o quasi... chiedere informazioni non conduce a nulla, per fortuna mi ricordo di aver letto che occorre seguire la freccia oltre la piazza del villaggio. La vedo! È attaccata ad un albero. Adesso c’immergiamo veramente nell’Africa dolce e selvaggia: la freccia indica una pista sabbiosa che s’inoltra nella selva. Il tracciato è appena accennato, quando sparisce. Solo il buon senso aiuta a non smarrirsi (già, mi avevano consigliato l’uso di un navigatore satellitare, oltre ad avvertirmi che è impossibile raggiungere il campo senza un veicolo 4 x 4).

N.d.R.). In un articolo precedente ove descrivevo il quarry del Ghanzi Trail Blazers, avevo accennato a esso quale tappa lungo il percorso per giungere al delta del fiume Okavango; riprendiamo il discorso. Dopo aver fatto colazione e il pieno di carburante, abbiamo lasciato Ghanzi. La strada, sempre scorrevole e ben tenuta, si addentra in un’area ancor più selvaggia; incontriamo degli gnu e un branco di struzzi che si allontanano correndo, sono quasi le undici e ci sono 36 °C. Circa 160 km dopo giungiamo a Sehithwa, dove ci attende una sgradita sorpresa: l’unico distributore del villaggio è a secco. Abbiamo quasi mezzo serbatoio, non basta per arrivare a destinazione e il prossimo distributore (sempre che non sia pure a secco), si trova a Gumare, cioè circa 140 km più a Nord. Rimanere in attesa della cisterna, non ha senso; l’addetto al distributore non sa dirci quando arriverà. Decido di ripartire, viaggeremo a velocità ridotta, per risparmiare carburante. Controllo costante del contachilometri, 80 km orari, non di più. C’è di buono che possiamo ammirare meglio il panorama: savana arida, ove a distese di acacie spinose, si alternano bassi cespugli; sulla strada ogni tanto s’incontrano mucche, capre ed anche asini, che 44


Sono 15 chilometri di guida più o meno estrema, divertente, quando tutto va bene... La sabbia è soffice e bisogna pestare l’acceleratore per evitare d’insabbiarsi. Il motore romba alla disperata, ma non facciamo più di 50 l’ora. Alla fine, al campo ci siamo arrivati senza danni. A motore spento, pareva di aver parcheggiato una locomotiva, non un’automobile. Comunque, tutto a posto, ci ha solo messo un po’ a raffreddarsi. È un bel posto. Il nostro “site” è al limite della selva. Montiamo la tenda, poi mi abbandono per non so quanto, sotto la doccia. Approfitto delle ultime ore di luce per esplorare i dintorni e trovo quel che cercavo: un paio di pozze e un accesso alla laguna, dove l’acqua è bassa. Prendo nota... la notte, prima di addormentarmi sento grugnire gli ippopotami non lontano dalla tenda, ma non ho nessuna voglia di mettermi di vedetta: ho sonno!

raccogliere acqua. Katlego parla la sua lingua e apprendiamo che gli ippopotami di solito non vengono in questo punto. I coccodrilli invece possono spuntare all’improvviso. Più o meno rassicurato, guardando l’acqua limpida, mi convinco ad entrare: insomma, stando vicino la riva e guardandomi in giro, se arriva un coccodrillo, dovrei vederlo! Ben presto mi rendo conto che il retino con il manico lungo non è necessario, basta quello 10 x 20 da acquario: i pesci ci sono. Comincio a tirar su retinate di giovani Aplocheilichthys sp. (Lacustricola sp.). Poco dopo mi accorgo che muovendo un po’ il fondo posso attirare altri soggetti, da catturare mentre sono intenti a “pascolare” sulla sabbia smossa. Barbus e caracidi vari: non c’è altro. Provo a muovere il retino fra la vegetazione che si protende in acqua, trovando solo alcuni gamberetti e scansando per poco un serpente che appare un attimo dopo che mi sono allontanato dal cespuglio. Dopo aver catturato un considerevole numero di soggetti (voglio regalarli anche agli amici in Sudafrica), raccolgo alcune piante, finché decidiamo di tornare al campo per il pranzo. Sulla via del ritorno ci fermiamo alle pozze: nella prima l’acqua è limpida ma pare che non vi sia niente, a parte una bella Nymphaea in fiore; nella seconda alcuni bambini stanno

3 Ottobre 2010 Non ho sognato killi durante la notte, ma non vedevo l’ora di andare in esplorazione. Seguito da Katlego, ben intenzionata a posizionarsi da qualche parte all’ombra con il suo libro, mi avvio con tutta l’attrezzatura. Le pozze non m’ispirano. Preferisco dirigermi alla laguna: superiamo la pista di atterraggio, poi un vasto prato ove pascolano numerosi cavalli e finalmente la laguna. Ecco una cornice di papiri e un paio di varchi per giungere all’acqua. Ci siamo! Non devo dimenticare che coccodrilli e ippopotami potrebbero non gradire (o gradire fin troppo), la nostra presenza. Ci sediamo quindi in silenzio per un po’. Niente, pare che oltre a noi ci siano solo i cavalli, poco lontano. Poco dopo arriva una donna a

Luogo di cattura (3 ottobre) 45


4 Ottobre 2010 Al mattino lasciamo il campo con la vettura, intenzionati a esplorare i dintorni. Inoltrandoci lungo una pista giungiamo a una vasta pozza. L’acqua è limpida, profonda non più di cinquanta centimetri. Comincio ad esplorare la pozza palmo a palmo senza vedere tracce di vita, a parte i girini. Poi, all’improvviso qualcosa guizza: sono avannotti di Tilapia (sparmanii?), troppo giovani per identificarli. Si notano alcune bande scure verticali e una macchia nera alla fine della pinna dorsale, contornata da un alone giallo. Riesco a catturarne alcuni, poi Katlego mi fa notare una pianta: comincio a scavare nella sabbia per estrarla e, sorpresa: è un esemplare solitario di Crinum natans!

In azione nel luogo descritto (4 ottobre)

pescando con la rete. L’acqua è torbida e vi sono solo tilapie e barbi. Dedico il pomeriggio alla pesca “a canna”, dalla terrazza del campo; il risultato è deludente, solo un paio di grosse tilapie, che rilascio, e un Brycinus lateralis.

Le piante raccolte

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Il contenitore da campo

In partenza

Nel frattempo si avvicina un indigeno armato di fucile. Niente paura, è una sorta di guardia privata, pagato dalla comunità della zona per vigilare l’area. Non parla inglese, s’intende con Katlego nella lingua locale e si offre di farci da guida per mostrarci altri specchi d’acqua. Conosce anche la fauna ittica locale: gli mostro un libro con dei disegni e riconosce subito uno dei soggetti di cui sono in cerca: Mormyrus lacerda, solo che a suo dire, per tirarlo su occorre la rete (sigh!). Montiamo in macchina e seguendo le sue indicazioni giungiamo a uno stagno, ma non è il posto ideale: l’acqua è torbida, non riesco a vedere niente, quindi ripartiamo. Guido seguendo le sue indicazioni e quando tarda a indicarmi una svolta, ecco arrivare il guaio: insabbiati. È un banco “vergine”, non ci sono solchi ed è bastato un attimo per rimanere bloccati. Fortunatamente il veicolo mostra ancora una volta la sua potenza: accelero gradualmente, mantenendo le ruote dritte mentre lui e Katlego spingono, riusciamo a liberarci. Superato l’imprevisto, giungiamo a un vasto lago, ove alcuni indigeni pescano con la

canna. Mi avvisa: ci sono i coccodrilli. Ecco perché gli indigeni sono tutti muniti di lancia e si tengono a breve distanza l’uno dall’altro, sia pure immersi fino alla vita, in una zona priva di canne. Fortunatamente vi è una fascia d’acqua molto bassa. Il posto promette bene. Vedo diversi branchi di piccoli pesci guizzare nell’acqua bassa ed entro, munito di retino. Alcuni, certamente ciclidi, sono troppo veloci, riesco però a identificare gli Aplocheilichthys e mi concentro su di loro. Ne tiro su’ parecchi, anche se devo constatare che alcuni sono infettati da funghi e batteri. Strano, il posto è apparentemente “sano”: un vasto specchio d’acqua non stagnante. Non dovrebbero esserci malattie. 47


Lake Ngami, il “canale”

Esaminando attentamente i soggetti pescati, trattengo solo quelli apparentemente sani. Poi, provo ad allontanarmi un po’ dalla riva, per vedere cosa trovo un po’ più al largo: niente da fare. Appena supero la linea dove sono appostati i pescatori, vengo richiamato: è pericoloso! Torno quindi a riva e tento la sorte con la canna, posizionandomi accanto agli altri: riesco a vedere branchi molto numerosi di Aplocheilichthys, ma riesco a tirar su solo tilapie, e dopo un po’ smetto. Ed è proprio quando torno a riva che succede qualcosa di piacevole: un branco di elefanti viene ad abbeverarsi. Sono lontani, sulla sponda destra, ma riesco a distinguerli chiaramente, uno spettacolo! Torniamo al campo per il pranzo; il pomeriggio è nuovamente dedicato alla pesca con la canna, ma il risultato è uguale a quello di ieri. L’unica variante è costituita dal fatto che il ragazzo che ha lanciato poco lontano da me, tira su un grosso pesce gatto (Clarias ngamensis), prontamente rilasciato, dopo i festeggiamenti di rito.

5 Ottobre 2010 È l’ultimo giorno alla Guma Lagoon. Il mattino seguente torniamo nel luogo di cattura del 3 ottobre, dove mi diletto con le ultime retinate e raccolgo alcune piante, compreso un bel papiro. Il pomeriggio è nuovamente dedicato alla pesca con la canna dalla terrazza, sempre con risultato deludente. Cerco di rimediare mettendo in azione il retino sotto la terrazza, un po’ più a destra, dove sono ormeggiate le barche. Rimedio qualche caracide e alcuni barbi. 6 Ottobre 2010 Al mattino si parte. Altra sarabanda nella savana, prima di giungere al villaggio. Facciamo rifornimento e ci avviamo in direzione Sud, fermandoci un paio d’ore al lago Ngami. Il luogo è assolutamente selvaggio, nessuna infrastruttura turistica. Le orme sulla sabbia raccontano che il luogo è frequentato dal bestiame domestico, nient’altro. Purtroppo il tempo è tiranno e possiamo fer48


marci solo in un posto. Il luogo testimonia perfettamente come il lago sia l’ultimo luogo di raccolta delle acque dell’Okavango: la sponda scende lentamente in acqua e vaste aree sono quasi stagnanti, coperte da lenticchie d’acqua (Lemna minor), vari uccelli palustri si aggirano in cerca di cibo. Anche qui non è prudente lasciare l’acqua bassa e dopo aver esplorato il più possibile la zona “sicura”, devo amaramente constatare che non vi è traccia di vita. Dopo un malinconico sguardo al canale che conduce a largo, ripartiamo. Katlego non se la sente di fare una tirata unica fino a casa e ci fermiamo a Kang, in un bel motel situato proprio lungo la Trans Kgalagadi Highway, non lontano dal posto di confine con la Namibia (Kang Ultra Stop; www.kangultrastop.com). La sosta in albergo non si rivela particolarmente salutare per i pesci: la temperatura è elevata e cambiando l’acqua, devo purtroppo constatare che quasi tutti i barbi e i caracidi non sono sopravvissuti. Va meglio con gli Aplocheilichthys (Lacustricola), che dimostrano solo poche perdite. Neanche l’aggiunta di ossigeno in pastiglie all’acqua di trasporto si è rivelata risolutiva, ma forse ha limitato le perdite.

7 Novembre 2010 A distanza di un mese, superata l’infausta infezione, costato con piacere che tutti i soggetti, sia quelli alloggiati nell’acquario sia quelli in giardino, godono ottima salute e accettano volentieri perfino cibo in scaglie. Rimango perplesso per quanto riguarda il riconoscimento dei sessi: la colorazione non aiuta, essendo in pratica assente. Il tenue azzurro esibito da molti soggetti al momento della cattura non è visibile, se non in fotografia. Presumo dipenda dall’incidenza della luce. Tuttavia, guardando con attenzione, par di notare una lieve differenza nella misura delle pinne (dorsale e anale). Forse è questa la chiave per distinguerli. Comunque è certo che a tutt’oggi non vi è traccia di femmine gravide. Per quanto riguarda i valori dell’acqua, confermo che per vari motivi ho smesso da lungo tempo di curarmene. Uso acqua di rubinetto, la quale ha un pH certamente superiore a 7. Non ho indizi in merito a GH e KH (i quali sono comunque di certo elevati), la temperatura è quella d’ambiente, cioè 26 °C e oltre, in questa stagione (nella stagione fredda, regolo il termostato sui 24 °C). 17 Gennaio 2013 A distanza di più di due anni, i soggetti sono ospitati nelle fontane in giardino: acqua di rubinetto e folta vegetazione. Sono ancora vivi e si sono abbondantemente riprodotti.

7 Ottobre 2010 Rientriamo a Gaborone nel primo pomeriggio, il contachilometri segna 129.892: abbiamo percorso 2.232 Km. Riservando a domani la sistemazione delle piante, dopo averle “liberate” in un contenitore con abbondante acqua, distribuisco i pesci nelle due fontane in giardino e alcuni nel contenitore per le Daphnie, non resistendo alla tentazione di sistemarne alcune nell’acquario (quasi) riservato ai killi. Grave errore! Alcuni soggetti apparentemente sani si sono rivelati infetti. Le cure non sono valse a niente. Sebbene gli Aplocheilichthys siano sopravvissuti quasi tutti, il contagio ha provocato la perdita di altri ospiti (Aphyosemion australe gold, Fundulopanchax gardneri Akure, Nothobranchius ruudwildekampi).

Gaborone – Botswana 17 gennaio 2013 Lacustricola species

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LE SCHEDE DEL Gamberetto di scogliera Palaemon elegans (Rathke, 1837) A cura di Fabio Russo e Francesco De Rosa

Phylum: Atropodi Subphylum: Crostacei Classe: Malacostraci Ordine: Decapodi Descrizione: Si tratta di un piccolo gambero (massimo 6,5 cm) dal corpo semitrasparente, con diverse striature di colore bruno scuro sul corpo e macchie di colore giallo e bluviolaceo sugli arti. Le specie appartenenti a questo genere sono tutte molto simili fra loro e spesso P. elegans viene confuso con il congenerico P. serratus. L’unico modo per distinguerli è quello di confrontare i rostri! Habitat: Gamberetto molto comune nelle acque superficiali, nelle scogliere frangiflutti e nelle pozze di marea, dove si trovano facilmente i giovani esemplari. In genere preferisce le zone a basso idrodinamismo. L’ambiente di raccolta aiuta a dirigerci nell’identificazione. Infatti, altri Palemonidi hanno abitudini di vita molto differenti. Biologia: questi piccoli gamberetti hanno prevalentemente abitudini notturne. Di giorno sono visibili soprattutto nelle pozze di marea e negli ambienti poco illuminati. Si nutrono prevalentemente di residui organici ed organismi morti. Se si ha un po’ di pazienza nei luoghi dove sono numerosi, basta immergere una mano e aspettare: i gamberetti si avvicineranno per nettarla e nutrirsi di piccoli residui di pelle morta. Talvolta si possono trovare esemplari con un lato del capo rigonfio. Ciò è dovuto alla presenza di un crostaceo endoparassita del genere Bopyrus. IN ACQUARIO… EcoAcquario: facilmente reperibile tra gli scarti della pesca professionale. Ambiente in vasca: Per ricreare il suo ambiente in acquario sarà necessario popolarlo con molte alghe. Creando grotte ed anfratti il Palaemon troverà subito il luogo dove si rifugerà per sfuggire eventuali predatori. Illuminazione: Può essere allevato anche in luce intensa ma è più attivo in penombra e di notte. Temperatura: Vivendo anche in pozzanghere vere e proprie, soggette a sbalzi termici rapidi e notevoli, i gamberi di scoglio sopportano senza soffrire temperature limite per molte altre specie: 28 °C e oltre, ma solo per brevi periodi. 50


MEDITERRANEO Osservazioni: Introducendo delle femmine ovigere di Palaemon in vasca, conduce spesso al rilascio di larve planctoniche. Queste però necessitano di essere prelevate dalla superficie dove generalmente si raccolgono, per essere allevate con nauplii di Artemia e Brachionus. In mancanza di queste attenzioni, le larve muoiono dopo alcuni giorni di digiuno. Cure: Se correttamente alimentato e con un adeguato livello di calcio in vasca va spesso in muta e si riproduce rilasciando larve planctoniche tra marzo ed ottobre. Alimentazione in acquario: In natura i Palaemon si cibano, come suddetto, di alimenti di origine animale, ma anche di detrito organico, essendo carnivori opportunisti. Quindi in acquario potremo somministrare tutti gli alimenti per pesci (inclusi i secchi granulati). Specie affini: Palaemon serratus

Per maggiori info consultare il sito Acquario Marino Mediterraneo – www.ecoacquario.it

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Gli amici del

pesce rosso

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di Maurizio Quarta Il pesce rosso è un animale pacifico, che ama la compagnia dei suoi simili e conduce una vita tranquilla. Per soddisfare queste sue esigenze, è una buona idea allestire un acquario abbastanza grande da permettere di allevare un gruppo di almeno 3 – 4 esemplari, meglio se introdotti delle stesse dimensioni iniziali, affinché possano crescere assieme. Con un po’ di fortuna, potrebbero formarsi delle coppie che, se a proprio agio nella vasca, possono premiare le nostre cure e attenzioni cercando di riprodursi. Una delle più belle esperienze che l’acquariofilia ci permette di fare, è quella di “crescere” come acquariofili di pari passo, col cosmo da noi creato all’interno del nostro acquario. Partire con poche nozioni di base per poi diventare man mano più esperti e, contempo-

raneamente, veder crescere, anno dopo anno i nostri beniamini fino al punto di vederli riprodursi, rappresenta probabilmente il principale motore che spinge tanti acquariofili ad appassionarsi a questo fantastico hobby. Malgrado sia un pacifico compagno con i suoi simili, il pesce rosso non è particolarmente attratto dall’idea di dividere la sua vasca con pesci di altre specie. Solitamente è preferibile ospitare i carassi in acquari a essi dedicati. In particolare, è sconsigliabile optare per i variopinti pesci tropicali d’acqua dolce, che, generalmente, necessitano di valori chimico – fisici dell’acqua, ben diversi da quelli dei pesci rossi. Inoltre, le specie tropicali più veloci e intraprendenti, potrebbero impedire ai carassi di nutrirsi in modo adeguato o infastidirli petu-

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lantemente mordicchiandone le pinne, specie nel caso delle goffe e pregiate varietà eteromorfe, costringendoli a un continuo ed eccessivo stress. Ad ogni modo, ciò non vuol dire che non sia possibile affiancare ai nostri beniamini altri compagni di vasca, magari in grado di darci una mano nel mantenimento del sistema in equilibrio. Nel nostro acquario di pesci rossi, probabilmente sarà utile inserire animali detrivori o algivori, cioè che si nutrono di alghe, allo scopo di limitarne la proliferazione e ridurre le potenziali fonti di inquinamento. Un interessante potenziale coinquilino, è rappresentato dalla chiocciola acquatica Pomacea bridgesi, originaria dell’America centro – meridionale e di solito reperibile in commercio con il nome comune di ampullaria. Questi molluschi onnivori, oltre a non passare

inosservati per il loro bel guscio giallo, si dimostrano, in acquario, ottimi spazzini tutto-fare e mangiano volentieri anche le alghe, raschiandole pazientemente da ogni superficie con la loro lingua dentellata (detta radula). Il loro allevamento non comporta particolari difficoltà. Necessitano di un’acqua di durezza media e con un pH pari a 7 – 7,5; tali valori ben si sposano con quelli richiesti dai pesci rossi. Un’accortezza da tener presente, consiste nell’introdurre in vasca sempre chiocciole di dimensioni tali da essere fuori dalla portata della bocca dei pesci rossi. Questi ultimi, infatti, sono ghiotti di lumache e non esiterebbero a nutrirsene; al contrario, se sufficientemente grandi da non rappresentare un pasto, i pesci rossi le ignoreranno senza importunarle. Un’altra chiocciola che può fare al caso nostro, è la bellissima Neritina zebra, della famiglia delle Neritidae. Estremamente attraenti per via 55


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In quest articolo, l autore offre una serie di utili suggerimenti per le associazioni possibili tra pesci rossi e altri organismi. In proposito, sara` bene dare alcune istruzioni per l uso . Organismi come Ampullaria spp. e Ancistrus spp. sono organismi tropicali, mentre i carassi necessitano normalmente di temperature abbastanza basse. Nel caso degli Ancistrus, ad esempio, bisogna considerare i 22 °C come la temperatura minima a cui tenerli, mentre questa stessa temperatura potra` essere massima per i pesci rossi. Insomma, in caso di queste associazioni, bisognera` fare molta attenzione a tenere la temperatura su livelli accettabili per le due specie. Similmente per Ampullaria, la temperatura minima di 18 °C, e` ben accettabile dai pesci rossi, ma a queste temperature i molluschi divengono molto torpidi e smettono di riprodursi. Eventualmente, si potranno prendere in considerazione anche altri pesci d acqua fredda e molluschi quali Lymnaea stagnalis e Planorbis spp., che ben si adattano alle basse temperature preferite dai pesci rossi, purche´ si scelgano inizialmente esemplari abbastanza grandi da non essere subito predati dai pesci rossi stess

del loro guscio striato, sono altresì molto efficienti nel divorare le alghe di qualsiasi tipo, comprese le tipologie di solito non apprezzate dagli altri “mangia–alghe”. Nonostante l’ideale sia l’acqua salmastra, esse vivono bene anche in acqua dolce, medio–dura, con un valore di pH compreso tra 7 – 8 e una temperatura di 20 – 28 °C. In commercio, oltre a Neritina zebra, di origine sudamericana, spesso si trova sotto lo stesso nome, una specie molto simile, Neritina natalensis, di origine sudafricana ma dalle stesse qualità ed esigenze.

Con le dovute riserve, è senz’altro possibile tentare la convivenza dei carassi con alcuni robusti rappresentanti algivori della famiglia dei Loricaridae, come il diffusissimo Hypostomus plecostomus, a tutti gli acquariofili noto semplicemente come plecostomus e il meno comune Pterygoplichthys gibbiceps. Va tenuto ben presente, però, che questi pesci, che spesso sono acquistati da piccoli perché molto graziosi e presentati come i “pulitori” per antonomasia, crescendo raggiungono dimensioni tali (circa mezzo metro), da richiedere vasche decisamente spaziose (minimo 150 cm di lunghezza e 500

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lt di capacità netta). Pertanto, il loro allevamento è riservato ad acquariofili già esperti e motivati. In vasche più piccole (ma sempre a partire da 80 cm di lato e almeno un centinaio di litri di volume), si può introdurre un paio, o un gruppetto, di Ancistrus sp., dalle dimensioni decisamente più contenute. Qualora si opti per l’allevamento di qualunque Loricaride, sarà imprescindibile prevedere in vasca la presenza di legni, poiché la lignina in essi contenuta, è fondamentale per i processi digestivi e quindi il benessere di questi maestosi, splendidi pesci. Una possibile opzione di convivenza con i carassi che possiamo ancora indicare, potrebbe essere quella della carpa, strettamente imparentata con il pesce rosso e dal quale si distingue per le maggiori dimensioni e la presenza di barbigli ai lati della bocca. Le carpe giapponesi, o Koi, presentano livree molto colorate, tuttavia richiedono vasche molto grandi, in genere fuori dalla portata della maggioranza degli acquariofili, dotate di potenti impianti di filtraggio e arredamento ridotto al minimo. Occorre considerare, infatti, che le

carpe sono in perenne movimento, grufolando sul fondo alla ricerca di cibo e possono facilmente raggiungere il mezzo metro di lunghezza e superare il Kg di peso! La soluzione ideale per l’allevamento combinato di carpe e pesci rossi, è rappresentata sicuramente dal laghetto in giardino. Ed è proprio di quest’argomento che ci occuperemo nel prossimo articolo. A presto.

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Aquariophylia in… poesia Eccoci giunti al consueto appuntamento con la vita sentita. La rubrica di Mariella Bettarini questo mese ci conduce dritti all’argomento della nostra passione, senza mezze misure. Si comincia con un rapido allestimento, con la disposizione dei materiali da arredamento. Poi il tutto diviene sogno, forse incubo. Capita anche a voi? Speriamo non in modo tanto drammatico. Eppure, quando quel maschio di scalare improvvisamente si ammalò…

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Acquari Roberto Mosi

Brividi sulle pinne, giro intorno alle rocce, prendo fiato nascosto tra le erbe del fondo.

Nell’acquario oltre il mio acquario

L’acquario vicino ora si svuota,

si è accesa la vita del giorno,

cessa lo sferraglio del sottomarino,

bambini si rincorrono nella stanza.

il gatto esce dalla finestra.

S’illumina l’acquario a strisce

Mi addormento. Sogno, sogno.

bianche e nere, bocche parlano,

Dalla caverna si affaccia,

scene di facce insanguinate.

improvvisa, la solita bocca.

Una mano fa cadere del cibo,

Sta per mangiarmi, corro

un’altra posa un sottomarino,

Intorno come un dannato,

una zampa s’infila nell’acqua.

corro ancora, da sveglio

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Info: http://www.aquaristica.it/download/schede/schede-prodotti-novita/aq-up-tergivetro.pdf

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA accessori

Aq-up:

una calamita sicura e galleggiante

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La pulizia costante dei vetri è sicuramente una delle attività quotidiane necessarie in tutti gli acquari, qualunque siano la tipologia, la grandezza e le specie allevata. Esistono in commercio tre differenti tipologie di calamite per vetro: la prima, più semplice, consta di una coppia di magneti rivestiti da un semplice involucro plastico. In caso di distacco dal vetro il Calamita galleggiante, efficiente e sicura per i vetri

magnete cadrà inevitabilmente in acquario causando potenziali danni ad animali e piante. Inoltre, il magnete può attrarre sabbie parzialmente metalliche che possono in seguito frizionare sui vetri causando graffi e rigature. La seconda tipologia di calamite per acquari prevede l’utilizzo di lame metalliche che permettono l’eliminazione del “fouling” dai vetri senza per

Si deve porre attenzione nel maneggiare i magneti poiché la forza attraente è elevata e si rischiano infortuni

questo danneggiarli; questo sistema è sicuramente utile per le formazioni algali più resistenti (ad esempio alghe coralline) ed è utilizzato principalmente in acqua marina. Il problema, oltre al già citato distacco accidentale, è che i magneti in questo caso non sono isolati e possono quindi, specialmente in acqua marina, ossidarsi. La terza tipologia di calamite ha la particolarità di essere galleggiante così da essere da un lato di facile recupero in caso di distacco e dall’altro sicuramente meno pericoloso per i vetri non entrando mai in contatto con i granuli di sabbia. Sono inoltre a magnete isolato, cosa che ne

“vicini” alla capacità dichiarata. I fatti invece ci

assicura la funzionalità nel tempo eliminando al

hanno dato torto: l’adesione al vetro è solida, la

contempo il pericolo di rilascio di metalli. Queste

pulizia è perfetta e funziona egregiamente. Il tap-

calamite sono prodotte da un’unica società al

petino interno ruvido tende a consumarsi lenta-

mondo, la Gulfstream Tropical Aquarium, che le

mente e in ogni caso sono disponibili ricambi

produce non soltanto per sè ma anche per

specifici.

aziende terze. Abbiamo provato la versione

Abbiamo testato quindi la stessa calamita su un

distribuita da Aquaristica, nota azienda italiana

acquario con vetri dallo spessore di venti millime-

del settore, su un acquario decisamente “abbon-

tri: in questo caso l’efficacia della calamita è

dante” e con un vetro dello spessore di quindici

risultata inferiore. È stato comunque possibile

millimetri. Abbiamo scelto una delle calamite più

utilizzarla anche se con minor profitto: la calami-

grandi sul listino, in formato “large”, destinata ad

ta tendeva però a distaccarsi dal vetro a causa

acquari con vetri fino di spessore fino a sedici

dell’attrazione magnetica ridotta la qual cosa ne

millimetri. Eravamo onestamente titubanti sulla

diminuisce anche la forza applicata sul vetro e

reale efficacia di questa calamita su spessori cosi

quindi l’attrito svolto. 69


Info: http://ecotechmarine.com/products/elements/coralglue/ Video: http://www.youtube.com/watch?v=DAVkO1scsyk

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA accessori

Ecotech Coral glue:

una nuova colla per tutti i gusti

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Il mastice per coralli è fondamentale in un acquario di barriera: paguri, lumache e ricci hanno comportamenti irriguardosi verso le nostre talee di corallo. Anche durante la costruzione delle rocciate spesso è utile un mastice che possa fissare tra loro le rocce o più semplicemente stabilizzarle. Oltre ai normali mastici bicomponenti la Ecotech ha da poco immesso sul mercato un

Colla rapida e senza rilascio. Nessun pericolo per l’acquario

particolare tipo di colla, a base di ciano-acrilato (come la famosa Loctite Super Attak), utilizzabile anche sott’acqua e assolutamente innovativa sul mercato acquariofilo. Molti già usano i cianoacrilati per incollare coralli: il problema è dover tenere a lungo l’animale fuori dall’acqua al fine di

I primi incollaggi potrebbero essere fallimentari, è quindi necessaria un po’ di pratica

attendere la completa reazione della colla. Il contatto con l’acqua, infatti, tende solitamente a far indurire questo tipo di collanti rendendo, di fatto, la presa nulla. La formulazione della Ecotech invece permette l’utilizzo della colla direttamente in acqua: si estrae la talea, vi si pone la colla e si inserisce la talea direttamente in acquario fissandola nella posizione voluta; l’attesa necessaria all’incollaggio è di 10 secondi. Abbiamo testato la Coral glue sul nostro acquario: innanzitutto l’abbiamo utilizzata al posto della normale Loctite e, a nostro parere, si è compor-

segno che la reazione del ciano-acrilato in acqua

tata sicuramente meglio sui coralli evidenziando

ancora non è avvenuto.

una migliore adesione in caso di superfici umide

Il grande vantaggio osservato, a differenza di

o addirittura bagnate. Abbiamo poi tentato di

quanto visto in passato con i mastici bicompo-

incollare la talea in acquario irrorandola abbon-

nenti, è l’assoluta assenza di “sfarinature” e di

dantemente di colla: dopo i primi tre tentativi fal-

rilasci evidenti. Gli animali non hanno mostrato

liti abbiamo imparato la tecnica e le cose sono

nessun segno di danneggiamento o di fastidio

migliorate. L’adesione, infatti, non è completa e

durante l’utilizzo in acquario.

immediata ed è quindi importante ridurre l’inten-

Ovviamente questo collante mal si presta ad

sità delle pompe e cercare una posizione valida

incollaggi su larghe superfici o su rocce molto

ove incollare l’animale. Il collante, nonostante

pesanti nel qual caso il bicomponente resta la

formi una patina superficiale a contatto con l’ac-

miglior scelta (specialmente i bicomponenti a

qua di mare, resta morbido per i primi minuti,

reazione rapida). 71


Ferplast Cayman 60:

l’acquario per tutti

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Info: http://www.ferplast.com/it/shop/accessori-per-pesci/cayman-60-prof

e novità

RECENSIONI

CATEGORIA acquari completi


Sarebbe bello se tutti desiderassero avere un acquario. Di certo esiste però un acquario ala portata di tutti. É Cayman 60, un acquario completo prodotto da Ferplast, che racchiude in sé tecnologie all’avanguardia e semplicità tecnologica. Si tratta di un prodotto sviluppato diversi anni fa ma ancora perfettamente al passo coi tempi, tanto da poter fornire risultati eccellenti per il neofita come per l’appassionato più esigente. Il segreto é in una progettazione molto accurata, tesa ad “irrobustire” il sistema così da renderlo biologicamente e strutturalmente stabile. La vasca é costruita totalmente a macchina (nessun errore umano o distrazione possibile!) utilizzando mastici al silicone di eccellente qualità. Il risultato è la sua resistenza nel tempo ed un’estetica molto convincente. Il filtro è ben carrozzato (si tratta del BluWave, già considerato in passato su questa rivista) e perdona all’utente alle prime armi qualche errore dovuto all’inesperienza, mentre garantisce all’utente esperto grande stabilità ecologica anche nel lungo termine. Le due lampade al neon disposte sotto il coperchio, dotate di accensione elettronica, danno il massimo a lungo, con un consumo contenuto. In merito all’impianto di illuminazione dobbiamo rilevare che il coperchio è sprovvisto di un riflettore metallico e questo penalizza molto la crescita delle piante basse. È facile però per l’utente sostituire il diffusore in plastica (che si deteriora rapidamente) con due filetto di buona qualità, da inserire direttamente sotto i tubi al neon. Molto efficace invece è il sistema di isolamento elettrico, che garantisce davvero dalla penetrazione di umidità, anche dopo anni di funzionamento in acqua marina. Nella versione “professional”, che suggeriamo, dati i vantaggi rispetto a quella basic, è presente un utilissimo timer. Anche a questo proposito dobbiamo rilevare una certa fragilità del dispositivo, che si guasta abbastanza frequentemente. Per fortuna è possibile sostituirlo con facilità svitando semplicemente due viti nella parte posteriore del coperchio. La forma stessa della vasca è molto ben studiata e garantisce una perfetta circolazione dell’acqua e grande profondità ottica. Il coperchio è studiato in modo da poter alloggiare tutti gli innumerevoli accessori forniti dalla ditta produttrice, come alimentatori automatici, schiumati (nel caso degli acquari marini), distributori di anidride carbonica, ecc. In definitiva si tratta di un acquario elegante e funzionale, che può garantire risultati professionali, venduto ad un prezzo estremamente contenuto. Anche gli stand sono belli e resistenti, purché si eviti, ovviamente, un eccessivo e prolungato contatto con l’acqua, essendo costruiti in legni compressi ricoperti da materiali plastici. Dobbiamo infine registrare la praticità anche al momento dell’installazione rispetto ad altri acquari completi. La vasca è già montata e contiene tutto quanto serve per funzionare, compresi gli attivatori batterici ed un praticissimo CD da utilizzare come paracadute per ogni problema! Basta riempirla d’acqua di rubinetto, aggiungere un paio di cucchiai di BluResin (speciali resine che rendono l’acqua di rubinetto adeguata alle esigenze dei

Tecnologico, ben progettato, modulare, adatto a qualsiasi tipologia di acquariofilo

Non è un acquario supertecnologico! Manca un riflettore per i neon. Timer “debole”

pesci da allevare, in base alla quantità aggiunta) e, dopo poche ore, aggiungere nel filtro le capsule di attivatore già presenti nella confezione. Con l’aiuto del CD si potrà pianificare la popolazione dell’acquario (piante e pesci) in modo che sia adeguata alla vasca e che le specie siano compatibili tra loro. S potrà eventualmente pianificare anche un acquario biotopo o un “olandese”. Dopo aver popolato l’acquario, in caso di problemi, si potrà nuovamente ricorrere al CD per identificare le malattie dei pesci, riconoscere e risolvere i problemi gestionali più comuni, ecc. L’acquario funziona molto bene e riesce a mantenere stabili le caratteristiche dell’acqua molto a lungo, senza richiedere grandi operazioni di manutenzione o frequenti cambi d’acqua. In definitiva si tratta, come già osservato, di un sistema esperto adatto a qualsiasi acquariofilo, essendo in grado di fornire risultati eccellenti in base alle richieste specifiche dell’hobbista. Ciò, insieme al prezzo contenuto, ne fa un oggetto ancora molto interessante.

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Prodac test pH:

Info: http://www.prodacinternational.it/it/index.php?page=shop.product_details&flypage= flypage-no-ico.tpl&product_id=363&category_id=13&option=com_virtuemart&Itemid=17

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA test acqua

facile agli estremi

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La provetta di vetro farebbe prevedere risultati professionali e, in effetti, le misurazioni ottenute, anche quando confrontate con i dati di un pHmetro elettronico, sono abbastanza coerenti. La moderna diatriba “cartine o misuratore liquido?” sembrerebbe dunque risolta, utilizzando un prodotto come questo, di prezzo contenuto ed in grado di offrire risultati costanti. ...Sino ad un certo punto! Notiamo innanzitutto che il prodotto non è contrassegnato da data di scadenza (almeno, non la confezione da noi acquistata in un qualsiasi negozio di acquari). Pertanto, il flaconcino che abbiamo tra le mani potrebbe, teoricamente, essere rimasto in negozio per anni! In questo caso, com’è ovvio, i risultati potrebbero essere del tutto approssimativi. Inoltre, gli intervalli di pH offerti sono abbastanza ampi: 6,2 - 6,5 - 6,8 - 7,0 - 7,2 - 7,5. Insomma, si tratta di intervalli paragonabili a quelli di un test in stick il quale, comparato a questi di tipo liquidi, sarebbe caratterizzato ovviamente da una stabilità nel tempo molto più prolungata. Ci si può chiedere dunque, in questo caso, quale possa essere l’utilità di un misuratore di pH liquido rispetto ad uno in cartine, dal momento che la precisione è comparabile mentre la stabilità è inferiore, ed il costo maggiore. Probabilmente, comunque, gli intervalli ampi sono stati scelti per facilitare l’acquariofilo nel confronto con la scala colorimetrica, perchè per una maggiore precisione sarebbe necessario utilizzare uno spettrofotometro. Anche in questo caso però dobbiamo annotare che mentre gli estremi della scala sono ben diversificati, visto che a pH 6,2 corrisponde una colorazione marroncina ed a pH 7,5 corrisponde una colorazione violacea. In realtà si distingue bene anche anche l’intervallo 7,2, che corrisponde ad una colorazione bluastra, e quello 6,5, corrispondente ad una colorazione verde marcio. Purtroppo, i valori centrali (6,8 - 7,0) sono quasi identici, essendo riconoscibili solo in base alla intensità del verde,che potrebbe essere falsata, ad esempio, da una luce più o meno intensa. Insomma, proprio nell’intervallo più interessante per l’ac-

Economico, provetta in vetro, relativamente stabile nel tempo

Step di misurazione molto ampi, riconoscimento del colore non facile in zona centrale

quariofilo, che va dal leggermente acido al neutro, il misuratore non è in grado di offrire risposte certe. Questi sono comunque problemi comuni a numerosi test liquidi ed è questo il motivo, probabilmente, per cui un numero sempre maggiore di appassionati si rivolge agli stick multitest, economici, rapidi e sufficientemente precisi oramai da “somigliare” a quelli liquidi. Nel complesso comunque riteniamo che questo prodotto sia nel range di qualità dei misuratori liquidi reperibili nei negozi specializzati e, considerando il costo contenuto e l’ottima presentazione, concludiamo che si tratta di un prodotto interessante. 75


Seachem Reef Advantage Strontium:

Info: http://www.seachem.it/Products/product_pages/ReefAdvStrontium.html

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA integratori

integrazioni per reef avanzati

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Una

delle

prime

regole

che

un

buon

“ReefKeeper” deve imparare è sicuramente il mantenimento di concentrazioni bilanciate di ioni magnesio, calcio e carbonati. Esistono utili tabelle che permettono di stabilire le giuste proporzioni di quella che è appunto chiamata “triade” (Mg/Ca/KH). In realtà gli acquariofili più smalizia-

Sale purissimo, si presenta poco aggressivo sugli animali e quindi più sicuro rispetto alle formulazioni basate unicamente su cloridrato di stronzio

ti preferiscono aggiungere un quarto ione, normalmente tenuto poco in considerazione: lo stronzio. Si è visto, infatti, che questo entra a pieno titolo nel processo di fissazione dello scheletro carbonatico da parte dei coralli: essendo dello stesso “gruppo chimico” del calcio, si sostituisce a esso nella struttura cristallina dello sche-

Consigliabile sciogliere preventivamente il sale in acqua da osmosi. Eventuali sovradosaggi possono provocare un abbassamento di KH e la formazione di sedimento

letro dei coralli. Nonostante molti coralli possano sopravvivere per un lungo periodo senza integrazioni di stronzio, questo è naturalmente utilizzato dai coralli durante l’accrescimento e carenze prolungate sembrerebbero causare sofferenze in coralli e alghe coralline. L’utilizzo costante di un buffer per lo stronzio è quindi consigliabile al fine di mantenere una concentrazione di tale ione compresa tra 8 e 15 mg/l. Uno dei prodotti sicuramente più diffusi in commercio è il Seachem Reef Advantage Strontium.

tegro ed è quindi consigliabile testare con un

Si tratta di un sale (Cloridrato e solfato di

apposito kit la reale concentrazione dello ione al

Stronzio) la cui aggiunta permette di ri-bilanciare

fine di evitare sovradosaggi. 8 grammi di Reef

la concentrazione di suddetto ione. Nonostante

Advantage Strontium permettono di innalzare di 2

la casa madre assicuri che si possa dosare diret-

mg/l la concentrazione di stronzio in un acquario

tamente in vasca, a nostro parere il corretto uso

di 150 litri. Il miglior metodo di reintegro consiste

prevede in ogni caso di sciogliere piccole quan-

nell’utilizzo di apposite pompe dosometriche che

tità di sale in acqua di osmosi che andrà poi

possano mantenere stabile nel tempo la concen-

riversata in acquario. Non esiste una giusta dose

trazione. È altresì evidente che a fronte di una

settimanale: se da un lato la media di consumo,

spesa elevata per l’acquisto delle dosometriche

per una vasca popolata da coralli SPS e LPS, è

reputiamo sufficiente anche il normale reintegro

di circa 5,5 mg di sale per 100 litri, c’è da dire

manuale settimanale che, ad oggi, non ha dato

che ogni vasca avrà le proprie necessità di rein-

durante i nostri test alcuna problematica. 77


Info: http://www.superhigroup.com/mangimi/liofilizzati/artemia-liofilizzata-arricchita.html

e novità

RECENSIONI

CATEGORIA alimenti

Super Hi-Food Artemia liofilizzata arricchita:

PUFA a gogò

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Nell’universo degli alimenti per pesci senza dubbio svettano i prodotti SHG. Sono leggermente più cari di altri alimenti concorrenti, ma senza dubbio caratterizzati da livelli qualitativi eccellenti, tali da farli preferire presso gli allevatori più esigenti. Tra i vari alimenti interessanti che questa azienda distribuisce, c’è certamente la buona

Eccellente contenuto nutritivo, perfetto per allevare giovani pesci ed invertebrati, stimola la crescita e la maturazione gonadica

Artemia liofilizzata, che per giunta è addizionata con un complesso di acidi grassi essenziali, tale da renderla adeguata per l’allevamento di numerose specie “problematiche”. L’arricchimento peraltro non è ottenuto su materiale congelato, ma sulle stesse Artemia vive, prima della raccolta. In questo modo il piccolo artropode diviene una preda eccellente per quasi tutti i pesci e gli invertebrati, aggiungendo al suo ottimo valore

Si deteriora all’umidità o se conservato troppo a lungo

nutritivo quello dell’arricchitore. In definitiva, si raggiunge un contenuto netto in proteine pari al 55% in peso, ed un contenuto in grassi dell’8%. All’apertura della confezione l’alimento è molto secco e friabile ed ha un ottimo profumo in grado di attirare quasi tutti i pesci d’acquario. Essendo fortemente igroscopico, appena aggiunto in acquario riesce a reidratarsi rapidamente, divenendo simile al prodotto fresco dal punto di vista fisico ed organolettico. I blocchetti secchi possono essere facilmente triturati,

Per questo motivo, se volete sincerarvi delle otti-

data la loro struttura: basta schiacciarli tra le dita

me qualità di questo prodotto, conviene acqui-

per ridurli in una polvere finissima adatta all’ali-

starne una confezione adeguata ad essere con-

mentazione di larve e piccoli pesci.

sumata nel giro di pochi mesi. Il prodotto scadu-

Naturalmente, proprio queste caratteristiche

to, o comunque non più fresco, si riconosce per-

fanno sì che l’alimento si deteriori rapidamente

ché cambia colore (diviene marroncino scuro) e,

se esposto ad un ambiente umido, perdendo

se schiacciato, non si polverizza immediatamen-

gran parte delle sue proprietà chimiche ed il suo

te. Caduto in acqua mantiene a lungo la forma

caratteristico profumo. Inoltre, dopo un periodo

del blocchetto, non idratandosi adeguatamente.

troppo lungo di conservazione si assiste ad una

In definitiva, si tratta di un prodotto eccellente, da

caduta molto rapida del suo contenuto in acidi

utilizzare fresco. D’altra parte, se acquistiamo

grassi essenziali. Alcuni di questi composti si tra-

dell’ottimo pesce fresco non pretenderemo certo

sformano e ciò fa sì che l’ottima resa per la cre-

di conservarlo in frigo per mesi, come faremmo

scita di larve di pesci ed invertebrati sia persa.

con del… tonno in scatola! 79


Conchiglie da collezione di Lorenzo Luchetta VIAGGIO NEL MONDO DI QUESTI FANTASTICI “GUSCI” CHE DA TEMPO IMMEMORE SONO OGGETTO D’INTERESSE PER L’UOMO, CHE HA IMPARATO A CLASSIFICARLI, CUSTODIRLI E COLLEZIONARLI. “GUSCI DA SCRIVANIA” FACCIAMO LA CONOSCENZA DI DUE CONCHIGLIE FRA LE PIÙ DIFFUSE COME ORNAMENTO DI SCRIVANIE E TAVOLI, TALVOLTA UTILIZZATE COME VERI E PROPRI STRUMENTI DI LAVORO

Come abbiamo raccontato nei precedenti articoli di questa rubrica, le conchiglie hanno da sempre avuto svariati ruoli, come moneta, per collezioni, per fabbricare monili, ecc. Un altro uso che è degno di nota ai giorni nostri, è quello di ornamento per scrivanie e mensole, anche se logicamente non tutte le conchiglie sono adatte a questo scopo, ma anzi solo un numero ristretto. I “gusci” senza dubbio più adatti, sono quelli di grosse dimensioni, una forma stabile e gradevoli colorazioni. Su di una scrivania possono anche avere ruoli “attivi”, come per esempio quello di fermacarte. L’appassionato di conchiglie prova piacere proprio nell’osservarle, quindi averne una sempre in bella vista e a portata di mano, è sicuramente gratificante. Osserviamo però alcuni particolari “tecnici” che riguardano la conservazione delle conchiglie destinate a questi scopi. Innanzitutto saranno maggiormente esposte ad alcuni agenti usuranti come luce, aria e polvere, quindi la parte esterna del loro guscio, necessiterà di una protezione con prodotti appositi, che altro non sono che vernici o resine trasparenti

naturali, che proteggono il guscio senza corroderlo o deteriorarlo. Beninteso, sono solo i prodotti specifici quelli da utilizzare, perché la stragrande maggioranza dei prodotti chimici, ha sempre un’azione usurante sulla conchiglia stessa. Infine è da precisare che se si è in possesso di una conchiglia che ci piace come forma ma non come colore, non sarà una buona idea verniciarla per farla apparire come ci piace. Infatti, anche se il prodotto utilizzato non sarà dannoso, la conchiglia non sarà assolutamente più la stessa, ovvero non sarà più un guscio naturale che ha ospitato un essere vivente, ma semplicemente un oggetto snaturato che si potrà confondere con qualsiasi accessorio da scrivania, magari in plastica. Ricordiamoci, quindi, che un conto è proteggere la conchiglia per tenerla al riparo dagli agenti dannosi e un conto è “trasformarla” in una cosa che non ha più niente di naturale. Facciamo ora conoscenza con due rappresentanti di questa insolita categoria, che, com’è facile pensare, è costituita quasi esclusivamente da Gasteropodi, che meglio presentano le caratteristiche sopra descritte. 80


CYPRAECASSIS RUFA Grande rappresentante della famiglia dei Cassidi, composto di una struttura molto robusta, spessa e pesante; al tatto ci si rende subito conto che si tratta di una conchiglia molto compatta, che proprio per questo si adatta bene a essere utilizzata per gli scopi di cui stiamo parlando. La base d’appoggio è molto stabile e non presenta particolari asperità. La colorazione normale ha tonalità che

variano dal rosa marmoreo all’arancione e vi è la presenza, sulla porzione marginale esterna, di larghe striature brune. L’habitat naturale del mollusco è il piano mesolitorale e infralitorale di sabbie madreporiche, sia fini sia più grossolane; la distribuzione è omogenea in quasi tutta la provincia Indopacifica. 81


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TURBO IMPERIALIS È un grande gasteropode marino appartenente alla famiglia Turbinidae; è sicuramente tra le conchiglie più diffuse come ornamento da scrivania e spesso è posseduta anche da persone che amano le conchiglie ma non le collezionano, limitandosi ad averne qualcuna da tenere in mostra. La struttura adulta è comunque più piccola rispetto alla Cypraecassis Rufa ed anche più leggera, perciò è consigliabile, se viene maneggiata e spostata spesso, riempirla di ovatta o altro materiale che attutisca gli urti. Fra le cose che più attraggono dell’esterno di questa conchiglia, c’è il colore, un verde marmoreo lucente, attraversato da strie sfumate di marrone; l’interno è di un bianco marmoreo uniforme. Questa specie fa parte del grande gruppo di gasteropodi definiti (spesso impropriamente), lumache di mare.

Continueremo questo discorso nel prossimo numero!

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di Carassio Aurato Forse alcuni di voi non mi conoscono... Ebbene sì! Sono proprio un pesce, e allora?

Eccomi qua di ritorno. Missione compiuta! Mi hanno incaricato di un compito “sporco” perché solitamente queste cose toccano a me. Quando si ottura il lavandino... tocca a me. Quando il water emette odori sgradevoli... tocca a me. Quando il pranzo di lavoro produce stoviglie sporche in quantità... tocca a me. Di pari, quando un autore scrive una cavolata che inizialmente sfugge a tutti... tocca a me! Il capo sta ancora nascosto sotto la scrivania e le segretarie di redazione sono tutte barricate in bagno (ma cosa ci faranno mai le donne in bagno tutte insieme?). Beh, il motivo lo conoscete, se avete letto la rubrica lettere. Ed io, tanto per fare un po’ di baccano in più su quest’argomento che ci vede negativamente protagonisti, lo porto anche nella mia rubrica. Il topic è molto semplice: abbiamo toppato. Il mese scorso è stato pubblicato un articolo sui Botia che non poteva andare neppure sul peggiore dei portali web. La colpa è nostra, come ho già ribadito nella rubrica lettere, perché quel manoscritto non ha seguito il normale iter redazionale, 86


che prevede che un qualsiasi articolo da

Altre riviste cestinerebbero semplice-

pubblicare passi prima dalla segreteria

mente questi scritti. Ma noi no! Il capo

di redazione, venga distribuito al comi-

dice che dobbiamo dare una possibilità a

tato di redazione per una prima valuta-

tutti e quindi, se il pezzo contiene degli

zione sulla pubblicabilità, passi poi dal

elementi di novità, delle esperienze per-

consiglio scientifico per le correzioni del

sonali potenzialmente interessanti per

caso e infine ancora dal direttore

un pubblico vasto, il manoscritto viene

responsabile (il capo, appunto), per l’ul-

talvolta rivoltato come un calzino e poi

tima verifica. In questo caso, a causa dei

pubblicato. I risultati sono quelli che

ritardi accumulati e di una serie di altri

vedete normalmente su queste pagine e,

problemi interni, quel manoscritto è

mi pare, non sono niente male!

arrivato dritto sul tavolo dei grafici i

Ma qualche volta il meccanismo si

quali, non sapendo una cicca di acquari,

rompe. I nostri collaboratori lavorano

hanno pensato che fosse bellissimo!

sino alle due di notte per offrirvi ogni

Colpa del capo? In effetti, sì ma...

mese una rivista gratis. Molti di essi

Come già detto, le prime scuse le dobbia-

sono persone che durante il giorno inse-

mo all’autore di quel pezzo, che si è visto

gnano all’università, fanno ricerche di

pubblicare un articolo in gran fretta, ma

biologia marina o si avventurano in

senza le dovute cautele, che avrebbero

terre lontane per applicarsi alle profes-

tutelato i suoi interessi. Dovete sapere

sioni più strane. Poi la notte si dedicano

che la maggior parte dei nostri autori è

a questo strano hobby non retribuito. Vi

costituita da biologi, professionisti e

assicuriamo che può essere molto duro

naturalisti, ma arrivano spesso in reda-

tutto questo, specialmente quando le

zione scritti di acquariofili e appassiona-

grandi aziende mettono i bastoni tra le

ti, che contengono cose molto interes-

ruote. Ovviamente sono proprio queste a

santi. Purtroppo, trattandosi di non pro-

raccogliere i prodotti (in termine di utili

fessionisti, essi fanno anche errori a

netti!) del nostro lavoro quotidiano, ma

vari livelli. In genere fanno confusione

esse, per un meccanismo autolesionisti-

tra famiglia, genere e specie. Quindi

co che ancora stentiamo a decifrare,

necessita un’approfondita revisione tas-

preferiscono

sonomica di quanto hanno scritto.

Riposino in pace!

Spesso usano nomenclatura non più in

Comprenderete che lavorare in queste

uso e si deve provvedere. Poi ci sono

condizioni è difficile, soprattutto quando

quelli che scrivono alla maniera degli

l’obiettivo è quello di realizzare un pro-

sms (ma ke kavolo dc? Nn t pare?

dotto di elevata qualità scientifica e pro-

TVTB... Ecc).

fessionale. Noi ce la mettiamo tutta, ma 87

così.

Buon

per

loro!


la mancanza di risorse conduce anche a

gratuitamente per tendere a un prodot-

questo tipo di squilibri, per una serie di

to perfetto (poi magari non ci riescono

motivi molto pratici che, se volete, pren-

sempre, ma ci provano!), le associazio-

deremo in considerazione in seguito.

ni, che producono risultati concreti sul

Non è di questo che volevo parlarvi,

territorio e rendono la nostra rivista

infatti, ma del miracolo Aquariophylia!

centro di cultura e di esperienze. Si spie-

Vi rendete conto che, nonostante tutto

ga così l’ostinazione del capo, il quale

questo, la rivista sta crescendo in conti-

magari è un po’ burbero con me di tanto

nuo, diviene sempre più amata dai letto-

in tanto, ma quando si è accorto dell’er-

ri, raccoglie consensi e... qualche spic-

rore, si è raccomandato di diffonderne la

ciolo sufficiente per il funzionamento

notizia con ogni mezzo!

ordinario?

Certo! Una rivista diversa, accortasi

Sembra quasi incredibile, ma l’enorme

della magagna, avrebbe cercato di

potere economico delle grandi aziende

nasconderla o minimizzarla. Nel caso

italiane, che osteggiano apertamente la

dei portali web io stesso ho visto articoli

nostra stessa esistenza, non è riuscito

apparire e scomparire dopo poco, senza

(ancora?) a fiaccare la nostra resisten-

lasciare traccia (ma nel frattempo ave-

za. Certo, qualche segno di stanchezza si

vano fatto dei danni!). Aquariophylia

nota (vedi l’episodio narrato in apertu-

no: è trasparente perché è di tutti.

ra), ma nel complesso la rivista cresce

Quindi i nostri panni sporchi li laviamo

in qualità e numero di abbonati. Come si

in piazza! Così un errore diventa un

spiega tutto ciò?

mezzo per migliorarci, per far sì che non

Si spiega, a mio avviso, col fatto che

si ripeta.

Aquariophylia ha smesso di essere una

Siamo quasi commossi di fronte allo

semplice pubblicazione mensile, per

sforzo dei nostri pochi (ma buoni) spon-

divenire “movimento”. Oramai questo

sor. Si tratta di aziende di grande profes-

settore può essere diviso in due catego-

sionalità ma spesso, proprio perché

rie: quelli che amano gli acquari e cerca-

dedite a una “nicchia” di acquariofili

no di diffonderli serenamente, senza

seri, con budget non spaventosamente

pomposità e quelli che amano solo pote-

alti come quelli delle multinazionali.

re e denaro i quali, ovviamente, sono

Eppure ci sostengono, ci informano dei

contro di noi. Si spiega così la messe di

progressi fatti, della soddisfazione di

collaboratori che fanno a gara per esse-

aver ricevuto i complimenti per la loro

re presenti ogni mese sulla rivista, in

produzione da parte di lettori della rivi-

assenza di pagamenti in solido, i coordi-

sta. Tutto questo, senza mezze parole, ci

natori e i redattori, che lavorano di notte

inorgoglisce. 88


Mi commuove, personalmente, anche lo

dunque, potete fare in modo che migliori

sforzo di tutti i lettori che ogni mese si

ogni mese.

preoccupano di informare i loro contatti

Abbiamo promesso di portare un acqua-

della nostra esistenza: regalano una

rio in ogni casa e, col vostro aiuto, pos-

nuova passione ai loro amici e un nuovo

siamo riuscirci. Un tempo temevamo

appassionato a questo mondo che, come

che questo potesse condurre risultati

già osservato, sta diventando un movi-

solo per coloro che oggi ci osteggiano,

mento.

ma ora sappiamo che non è così. Schiere

Eppure non posso evitare di invitarvi a

di produttori più piccoli, ma più seri e

fare di più. Come suddetto, siamo in

intraprendenti, stanno crescendo anche

pochi e basta poco, veramente molto

grazie a voi (e a noi!) e sapranno gestire

poco, per metterci in difficoltà. Le gran-

bene i nuovi orizzonti che cominciano a

di aziende non amano che una pubblica-

schiudersi. Ci sono poi quelli che orga-

zione libera possa esprimere pareri indi-

nizzano fiere e manifestazioni, quelli

pendenti e forse per questo ci intralcia-

che sostengono allevatori e ricercatori.

no, negandoci un sostentamento minimo

Insomma, oltre l’orizzonte degli “uomini

che, per esse, avrebbe il valore di un

di marketing” in giacca e cravatta, che

pugno di scaglie policrome. Vogliamo

troppo spesso non riescono a vedere

dargliela vinta? Vogliamo che l’acqua-

oltre la punta del loro naso, c’è un

riofilia in Italia torni a essere patrimo-

mondo intero che lavora e produce risul-

nio di pochi “potenti”, sostenuti da fonti

tati eccellenti. Ci sono gli acquariofili

“amiche” pronte a dichiarare tutto e il

come voi, che ora stanno leggendo que-

contrario di tutto in nome del commer-

sta rivista.

cio libero?

Siamo convinti che trasparenza e retti-

Oppure vogliamo progredire in questa

tudine alla lunga paghino. Aiutateci a

direzione di trasparenza e democrazia

dimostrare che è vero!

aperta a tutti?

E ora lasciate che vada. Devo andare a

Se la vostra risposta è quella che sento,

raccogliere il capo, ancora rannicchiato

allora sosteneteci. Sosteneteci con il

sotto il fondo della scrivania. Gli dirò

vostro affetto, con i vostri scritti, con il

qualche parolina di conforto e poi lo

controllo accurato che fate ogni mese

rimetterò al lavoro, perché stiamo già

dei nostri articoli, con la diffusione della

producendo il numero di giugno!

notizia a nuovi abbonati (sempre gratuiti, è ovvio), con la vostra esperienza e i

Vostro, sinceramente.

vostri suggerimenti. Come spesso dice il

Carassio

capo, Aquariophylia è vostra e solo voi, 89


vai col...

ww w

link! a cura di Mario Loffredo In questa rubrica prendiamo in considerazione ogni mese un argomento di base, per guidarvi nella perfetta

comprensione dei

principi e

delle tecniche che ogni buon acquariofilo dovrebbe conoscere. Oramai la

rete offre una vasta gamma di notizie in proposito e non è necessario, dunque, che Aquariophylia predisponga articoli specifici in merito. La rete, però, contiene anche tante notizie errate, non essendo verificate in alcun

esperto della rivista si prenderà cura di leggere ed esplorare suggerendo solo pagine corrette o, perlomeno… non totalmente scorrette! In tal modo potrete godere di una navigazione “sicura”, sfruttando le recensioni proposte ogni mese. Vi modo. Per questo motivo un

proporremo pagine in varie lingue, per assecondare le vostre preferenze, indicate dalle

bandierine

al fianco di ogni link, per assecondare le

vostre preferenze. Accetteremo ovviamente con grande piacere anche i vostri

suggerimenti:

se avete trovato una pagina particolarmente

interessante, inviateci un riferimento e saremo felici di valutarla ed eventualmente recensirla. 90


Oggi parliamo di…

DRAGONCELLI No, non vogliamo invitarvi ad un viaggio medievale a caccia di animali dall’alito focoso. Il nome, d’altra parte è tutto un programma! Synchiropus splendidus è un pesce splendido, dalle forme e dai colori che paiono realizzati dalla mente fantasiosa di un artista. Come mai alcuni pesci tropicali riescono a raggiungere tali livelli di stravaganza morfologica? Sarebbe molto complesso dilungarci qui su questi argomenti, ma di certo possiamo consigliare le tante opere di Konrad Lorenz nelle quali si offrono possibili spiegazioni. Qui ci limiteremo a ricordare che questo pesce di barriera corallina, della famiglia dei Callionimidi, è proba-

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bilmente tra quelli che più stupiscono per forme e colori. Il dimorfismo sessuale è abbastanza evidente, dal momento che i maschi hanno colori più accesi e pinne anale e dorsale più allungate rispetto alle femmine. Ovviamente i callionimidi (dragoncelli) occupano una serie di nicchie ecologiche in varie aree del mondo e, quindi, anche nel Mediterraneo. I nostri sono generalmente meno colorati ed appariscenti, ma certo non meno interessanti. Sono adatti anche a piccoli acquari, specialmente quando contengano mini-barriere ed invertebrati, ma individui della stessa specie possono combattersi in modo molto acre, se non sono disponibili ripari e suddivisioni visive. Per questo motivo si consigliano in genere vasche di volume sufficiente a creare alcuni territori distinti. Insomma, ci sarebbe tantissimo ancora da dire ma perché mai dilungarci? Basterà cliccare sui link che seguono per saperne… più dell’autore!!

http://www.acquaportal.it/Articoli/Marino/Pesci/callionimidi/default.asp http://www.tropicalfishh.it/synchiropus_splendidus.html http://sergiodiscepolo.altervista.org/mandarin-fish-synchiropus-splendidus/ http://www.h2oacquari.it/index.php?route=product/product&product_id=645 http://acquaritalia.it/forums/showthread.php?46300-la-mia-esperienza-con-il-synchiropus-splendidus http://www.oltrenaturaroma.it/index.php?route=product/product&product_id=592 http://www.acquaportal.it/nanoportal/Articoli/Pesci/Synchiropus%20Splendidus/default.asp

http://www.liveaquaria.com/product/prod_display.cfm?c=15+1635+551&pcatid=551 http://www.fishbase.org/summary/Synchiropus-splendidus.html http://www.divegallery.com/mandarinfish.htm http://www.theaquariumwiki.com/Synchiropus_splendidus http://www.marinehabitatmagazine.com/archives/6850 http://animal-world.com/encyclo/marine/Mandarins/MandarinFish.php http://www.melevsreef.com/mandarin_care.html http://www.saltytank.com/fishdb/index.php?ID=184

http://www.meerwasser-lexikon.de/tiere/242_Synchiropus_splendidus.htm http://www.fischlexikon.info/Box/Synchiropus_splendidus.html http://nanoriff.wordpress.com/artenbereich/fische/synchiropus-splendidus/ http://www.ifmn.net/zuchtberichte/fische/leierfische/65-synchiropus-splendidus.html http://reefdreams.de/tierdaten_eng/t_data_22.html

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Aquario si espande Chi ci legge da tempo ama aquariophylia perché… somiglia ad una rivista cartacea. Alcuni però, più “smanettoni”, desiderano utilizzare tutte le potenzialità del web per comunicare, aggiornarsi, tenersi in contatto. Per questo motivo aquariophylia si è recentemente espansa nel web per raggiungere un numero sempre maggiore di appassionati. Il primo è un blog (http://aquariophylia.blogspot.nl/), che vi permetterà di essere sempre più vicini alla vostra rivista preferita. Nello stesso troverete le copertine delle varie riviste precedenti, da sfogliare su issuu.com. Troverete anche filmati, link e vari contenuti interessanti che speriamo di migliorare di mese in mese. Da tempo abbiamo un canale dedicato in youtube.com, che vi suggeriamo di andare ad esplorare. Siamo presenti su issuu (www.issuu.com), dove tutti possono leggere on line i numeri precedenti all’ultimo (quello, ovviamente, lo riserviamo agli

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ophylia e nel web!

iscritti sul nostro sito). Chi non avesse mai provato questa risorsa dovrebbe cliccare sul link, per comprendere le sue reali potenzialità. Non contenti, però, abbiamo creato anche degli account twitter, facebook e flickr (http://www.flickr.com/photos/aquariophylia/8486522698/). Provate a cercarla dal vostro account e, se vi va, votatela per renderla sempre più importante e diffusa. Stiamo anche lavorando ai podcast ed ai programmi ma le sorprese potrebbero essere anche più grandi, se riusciremo a reperire per voi sufficienti risorse. 95


In questa sezione diamo voce a tutte le associazioni acquariofile che vorranno partecipare alla vita della rivista. Non ci sono regole (a parte la legislazione vigente!) perché si tratta di spazi autogestiti. Ogni associazione dunque è libera di inviare ogni mese “la propria rivista”, fatta proprio come vorrebbe. Potrà servire alla campagna associativa, a pubblicizzare la prossima mostra di acquari, a tenere piccoli corsi di acquariofilia o semplicemente a mostrare la foto del socio del mese. Per noi l’importante è dare voce alle associazioni acquariofile, per creare una rete fitta di contatti tra gli acquariofili italiani. E saremo dunque fieri di partecipare a questa missione, anche semplicemente facendo da tramite tra associazioni e lettori. Per ora il numero di associazioni acquariofile che partecipano all’iniziativa potrà essere ancora piccolo. Ma contiamo sul vostro spirito “imprenditoriale” per invadere la rivista con una valanga di notizie dalle associazioni. Forza: è giunto il momento di partecipare, di espandersi, di cooperare!

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A.I.K. ASSOCIAZIONE ITALIANA KILLIFISH Anche quest’anno siamo un po’ in ritardo sulla scaletta ma finalmente questo mese pubblicheremo il primo bollettino dell’annata, questo sarà dedicato completamente al genere Aphanius! Una panoramica sulle specie iberiche (A. iberus e A. baeticus), alcune note su A. mento e un viaggio alla ricerca di A. transgrediens sul lago Aci. Sempre nell’ambito di Aphanius confermiamo che stiamo ultimando il lavoro su Aphanius fasciatus (inerente alla sua distribuzione in Italia) pertanto se avete notizie di questa specie dove vivete o lo avete visto quando eravate in vacanza, non esitate a segnalarlo, il vostro nome verrà ovviamente riportato. Non scordatevi di contattarci ad info@aik.it per avere tutte le informazioni riguardanti le modalità di iscrizione, vi aspettiamo numerosi!!! Confermiamo che il Congresso AIK 2013 si svolgerà al CEA di Borzano di Albinea (RE) nei giorni 25-26 Maggio; a breve sul sito www.aik.it ,sul forum www.aik.it/forum , su facebook e su queste pagine tutti i dettagli. Cordiali saluti Stefano Valdesalici

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A.I.B. ASSOCIAZIONE ITALIANA BETTA Italian Betta Show: a maggio la terza edizione

Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento a Ranco, sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, per la terza edizione del primo concorso Italiano di Betta “show” riconosciuto dall’International Betta Congress e organizzato dall’Associazione Italiana Betta. L’affascinante cornice del lago, in posizione strategica vicino ai confini con Svizzera e Francia, promette ancora una volta un’ampia partecipazione internazionale nella tre giorni che, dal 10 al 12 Maggio, riunirà allevatori, giudici e appassionati per parlare di pesci combattenti in tutte le accezioni. Dagli oltre 200 esemplari da concorso, che la giuria internazionale presieduta dal tedesco Peter Barwald giudicherà nella mattina del Sabato, alla sezione dedicata ai Betta “non selezionati”, cioè le numerose specie di Betta diverse dallo splendens.; queste comprendono anche i rari incubatori orali come Betta unimaculata, simplex e channoides, allevati con la cura necessaria a preservarne la specificità naturale ed esposti in grandi vasche biotopo per valorizzare e proteggere la loro straordinaria e “selvatica” bellezza. Per maggiori informazioni sullo show vi segnaliamo il sito www.aibetta.it , ed in particolare il topic dedicato, all’interno della sezione “Eventi” nel forum AIB. Nel sito dedicato allo show www.bettashow.it invece potete trovare tutto il necessario per partecipare o semplicemente visitare la manifestazione, ovviamente gratuita: Regolamento del campionato Modulo di partecipazione compilabile online Lista dei partecipanti aggiornata in tempo reale con le iscrizioni Galleria fotografica delle edizioni precedenti Informazioni su come raggiungere Ranco e dove pernottare Non mancate a questo appuntamento unico! Il glossario del Betta show

Betta non selezionati: il termine, che a prima vista potrebbe confondere qualcuno, identifica quelli che spesso vengono chiamati Betta “selvatici”. Gli appassionati preferiscono il meno appariscente ma più preciso “non selezionati” in quanto non si tratta di pesci di cattura, come il termine selvatici farebbe intendere, ma di esemplari riprodotti in cattività in maniera il più possibile naturale, proprio per evitare le catture ma conservare pressoché intatte le caratteristiche e il comportamento originario delle diverse specie, senza depauperare l’ambiente, ma anzi contribuendo a preservare la biodiversità. Le diverse specie di Betta sono oltre sessanta e presentano caratteristiche particolari e sorprendenti: almeno una decina delle specie più affascinanti saranno presentate perso-

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nalmente dagli allevatori che le hanno riprodotte, in vasche biotopo allestite appositamente per loro e con il supporto di materiale illustrativo e didattico. IBC: è l’associazione americana, nata negli anni ’60, che ha redatto per la prima volta (ed aggiorna regolarmente) gli standard di giudizio per le varietà di selezione di Betta splendens; oltre agli standard, l’IBC si occupa di formare i giudici ufficiali attraverso un lungo apprendistato tenuto durante gli show dai giudici più esperti. I requisiti che differenziano una semplice esposizione da un campionato ufficiale IBC sono fondamentalmente la presenza dei giudici IBC ed eventualmente degli apprendisti, oltre all’adozione in toto del regolamento ufficiale previsto per i campionati. Una delle regole fondamentali è quella che limita la partecipazione al campionato esclusivamente ai soggetti allevati e riprodotti dall’allevatore che li espone: è quindi vietato esporre pesci nati in altri allevamenti o acquistati. I concorsi IBC costituiscono inoltre un circuito che premia ogni anno i migliori allevatori Europei in base ai risultati cumulati nei vari concorsi locali. Concorsi IBC in Italia: La storia dei concorsi ufficiali IBC in Italia è iniziata nel 2011: quando l’Associazione Italiana Betta, per festeggiare il suo primo anno di vita, ha organizzato il primo campionato italiano a Ranco. Il progetto ambizioso era stato preceduto dalla partecipazione di membri dell’AIB ai concorsi tedeschi, svizzeri e olandesi, prima come spettatori e poi, nel 2010, come partecipanti. Grazie all’impegno di tutti i soci e all’aiuto di mostri sacri dell’allevamento europeo come Claire Pavia, Peter Barwald e Joep van Esch, fin dalla prima edizione la mostra italiana ha riscontrato una partecipazione strepitosa (addirittura 308 esemplari esposti nel 2011) con numerosi allevatori venuti a Ranco da tutta l’Europa e dall’Asia e la costante presenza di un’importante sezione dedicata ai Betta non selezionati, che rende unico nel suo genere questo concorso. Per saperne di più leggi l’articolo Betta splendens in concorso! su Aquariophylia n. 8 – Settembre 2011 Show betta o Betta “show”: è il termine con cui si indicano i Betta splendens da concorso. Oggetto di allevamento selettivo da decenni, questi esemplari si distinguono per la selezione dei colori e soprattutto della forma delle pinne, in base alla quale sono suddivisi in diverse categorie. Gli esemplari più celebri sono caratterizzati da pinne caudali che si aprono a 180 gradi e prendono il nome di Halfmoon, ma negli anni si sono aggiunte nuove forme altrettanto spettacolari come i Crowntail e i Plakat. Per saperne di più leggi l’articolo Betta show: istruzioni per l’uso su Aquariophylia n. 67 – Luglio/Agosto 2011

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BETTAITALIA.IT AMBI - ASSOCIAZIONE MEDITERRANEA BETTOFILI ITALIANI

Un caloroso saluto ai lettori di Aquariophylia! A partire da questo mese gli effetti della collaborazione avviata con l’associazione AMBI si vedranno anche nella gestione di questo spazio in AQUARIOPHYLIA. Vogliamo così iniziare ricordando brevemente alcuni importanti cambiamenti posti in essere da questa collaborazione che, ci auguriamo, permetterà a tutti gli appassionati di Betta Splendens, di vivere la propria esperienza associativa, sia essa virtuale o reale, in maniera sempre più soddisfacente e piena. La bettofilia online La collaborazione tra AMBI & BETTAITALIA punta a rafforzare sempre di più la leadership mediatica, conquistata nel tempo da BETTAITALIA grazie al suo forum. Pertanto L’Associazione Mediterranea Bettofili Italiani (www.ambibetta.it) ha spostato le sue attività virtuali sul forum di BETTAITALIA (www.bettaitalia.it/bettaforum) con l’intento di rafforzare ulteriormente questa community dedicata a tutti gli appassionati di betta in forte espansione. BettaItalia.it Per prima cosa vogliamo ricordarvi come sempre i nostri link dove potrete seguirci: Il nostro sito internet, BettaItalia.it : http://www.bettaitalia.it Il nostro forum, BettaForum Italia: http://www.bettaitalia.it/bettaforum Il nostro canale Video su YouTube: http://www.youtube.com/BettaItaliaVideo La nostra pagina Facebook: http://www.facebook.com/BettaItalia.it Il nostro profilo Facebook: http://www.facebook.com/betta.italia La nostra e-mail: info@bettaitalia.it Esposizione fotografica Dal 01/01/2013 al 31/01/2013 si è svolta sul forum l’esposizione fotografica intitolata “Scatta il Betta di Gennaio” che ha riscosso grande successo con ben 46 foto iscritte, ben 10 foto in più della scorsa edizione. Sono stati distribuiti vari omaggi ai partecipanti; non essendo un concorso a premi distribuiamo ogni volta degli omaggi per la sola partecipazione. I prodotti in omaggio sono gentilmente offerti da: 100


La foto vincente dell’edizione di Gennaio è del nostro utente socio e collaboratore AMBI Lux (Pierluca): complimenti LUX! Terracquariowww.terracquario.com, Tetra www.tetra.net/it/it e Askoll www.askoll,com, che ringraziamo. Sono in programma ancora nuove ed entusiasmanti esposizioni fotografiche dedicate ai vostri Betta per tutto il 2013, le prossime date sono: Febbraio /Marzo e Aprile /Maggio. Seguendoci sui nostri canali sarete sempre informati su come poter partecipare alle nostre esposizioni fotografiche. La foto vincente dell’edizione di Gennaio: un vero plebiscito per questa foto del nostro utente socio e collaboratore AMBI Lux (Pierluca), nella quale avannotti di Betta fanno mostra di se, in contrasto con lo sfondo chiaro che ne definisce perfettamente i contorni. Complimenti LUX !

Betta splendens - L’esperto risponde Anche questo mese, nell’ambito di questa piccola rubrica, vogliamo selezionare tra i tanti messaggi ricevuti uno tra i più significativi, la cui risposta crediamo possa essere di interesse per tutti gli appassionati di betta. (domanda ricevuta via e-mail) Andrea da Caserta chiede : Ciao , ho acquistato un acquario da 60 l, vorrei ricreare un biotopo asiatico dove allevare un Betta splendens maschio, mi consigliate se e quali altri pesci posso mettere insieme ?” La risposta del nostro Esperto: Ciao Andrea, Per allestire una vasca di 60 litri è necessario concentrarsi su pesci piccoli e pacifici da poter lasciare lo spazio centrale della vasca al Betta splendens. Le varietà asiatiche che possiamo consigliarti sono: Brachidanio, Danio, Tanichthys, Rasbore e nano Rasbore, Badis. Ti consigliamo, viste le dimensioni della vasca, di scegliere una sola specie da inserire in vasca. Potresti così inserire un piccolo branco (almeno 6) che creeranno del movimento. Per il fondo, rimanendoin tema asiatico, ti consiglio qualche Botia nano come il Botia sidthimunki o anche dei Pangio, simpatici pesciolini tigrati serpentiformi. Quello che non deve assolutamente mancare è un buon mangia alghe, e nel biotopo asiatico ne abbiamo uno dei migliori l’ Epalzeorhynchus siamensis . Per le alghe una validissima alternativa sono le lumache del genere Planorbarius, utili e molto piacevoli da vedere. Benché tu non abbia menzionato la vegetazione che intendi inserire in vasca, vogliamo in conclusione ricordarti che anche questa riveste notevole importanza per avere successo nel nostro hobby, anche qui non mancano le specie Asiatiche da poter inserire a tale scopo. 101


Le foto di vasche e pesci dei nostri utenti Vi presentiamo alcune foto dei numerosi accoppiamenti che stanno effettuando i nostri iscritti, grazie ai consigli dei nostri esperti che li seguono passo passo! Oggi vi facciamo vedere le foto dell’ utente Dario (sul forum Oridad84) che ha incrociato un bellissimo maschio Doppia Coda con una femmina HalfMoon. Prima di concludere vi vogliamo segnalare un bellissimo blog di un nostro utente e socio AMBI, completamente dedicato alla sua coppia di Betta HM Red Dragon : Le foto di Dario (sul forum Oridad84) che ha incrociato un bellissimo maschio Doppia Coda con una femmina HalfMoon: 1) maschio; 2) avannotti; 3 e 4) giovani

http://hmredragon.blogspot.it/, vogliamo fargli i complimenti pubblicamente per la sua passione e per il blog. Salutandovi, vi ricordiamo che l’iscrizione

al nostro forum è gratuita, persino l’iscrizione all’associazione AMBI denominata SOCIOFREE è gratuita, un modo semplice per essere iniziati alla vita associativa. Inoltre, ogni mese, molti partecipanti attivi vengono premiati con i ricchi gadget messi a disposizione dagli sponsor. Sono sempre disponibili, messi a disposizione dai nostri soci GRATUITAMENTE per tutti gli iscritti ad AMBI e BETTAITALIA inoculi di mangime vivo per i betta, come dafnie, ostracodi, grindal, anguillole dell’aceto, cyclops, microworms e innesti di piante galleggianti e muschi varie. AMBI Associazione Mediterranea Bettofili Italiani Di seguito i nostri link per rimanere sempre connessi con noi: www.ambibetta.it questo è il sito ufficiale della associazione AMBI dal quale sarà anche possibile accedere direttamente al Forum integrato di bettaitalia. www.facebook.com anche su facebook puoi restare sempre connesso con noi, basta essere iscritti su fb, cercare la nostra pagina “Associazione Mediterranea Bettofili Italiani” e cliccare su “mi piace” www.twitter.com/AMBIbettaResta connesso con noi tramite twitter, uno dei social più diffusi, entra è seguici per non perderti nessuna iniziativa AMBI&BETTAITALIA. ambettofiliitaliani@gmail.com: l’indirizzo mail per poter entrare in contatto con noi L’anno 2013 ha visto una buona crescita nel numero di soci di AMBI, segno inequivocabile del gradimento di questa piccola associazione, che opera in un territorio difficile spinta dal profondo amore per l’acquariofilia e in particolare per il genere Betta.

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Speriamo che sempre più appassionati si uniscano a noi sostenendo così i nostri sforzi. Per scoprire come sostenerci, vieni a visitarci sul nostro sito nel forum o nelle nostre pagine dedicate sui social network. Quale occasione dunque poteva essere migliore che la collaborazione con BETTAITALIA e la programmazione dei BETTADAY2013 per rincontrarci tra le pagine di questa rivista dopo una lunga assenza? BETTADAY 2013 Il primo bettaday 2013 si svolgerà nel Lazio il 16/03/2013 presso il negozio Piccolo Zoo a Velletri in Via Pia N°13. Nel corso di tale evento sarà possibile vedere numerose varietà di betta show , ci sarà un MINI Seminario, dove poter acquisire i primi rudimenti per poter iniziare con successo l’allevamento del Betta splendens. Tra tutti i partecipanti saranno distribuiti numerosi gadget messi a disposizione dagli sponsor della manifestazione. Ovviamente sarà possibile iscriversi ad AMBI sul luogo dell’evento. Per maggiori info : responsabile di AMBI Lazio: lux445res@yahoo.it AMBI presidenza : ambettofiliitaliani@gmail.com Continuate a seguirci, stiamo lavorando a tante novità per il 2013, davvero tante belle sorprese: oltre ai bettaday2013 saremo anche a SalentoAcquari e NapoliAquatica, con degli show incredibili, Vi aspettiamo!

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CAEB CLUB ACQUARIOLOGICO ERPETOLOGICO BARESE Appassionati, esperti o semplici curiosi, siete tutti invitati al Corso CAEB di divulgazione acquariologico-erpetologica. Gli incontri avranno inizio l’8 marzo alle ore 15:30 presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari e si terranno tutti di venerdì pomeriggio. L’edizione 2013 affronta vari argomenti, dai più teorici a quelli più pratici, sotto forma di esperienze di allevamento, sino a quelli ad ampia valenza con le relazioni dedicate alla fotografia in acquario e al riconoscimento dei serpenti di Puglia. Come sempre, l’ingresso è gratuito e saranno benvenuti anche gli acquariofili non associati in quanto è intenzione del CAEB diffondere in maggior misura la cultura dell’acquariofilia consapevole tra i giovani: nonostante il contesto universitario, gli incontri consentono, in un clima molto semplice ed amichevole, di condividere la grande passione per il mondo sottomarino e non solo. Ulteriori informazioni si possono ottenere per e-mail all’indirizzo alexvlo@libero.it oppure consultando il sito internet dell’associazione (http://www.caebonlus.it). Vi aspettiamo numerosi!

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G.A.S. GRUPPO ACQUARIOFILO SALENTINO Salento Acquari - Come raggiungerci, orari manifestazione e conferenze Mancano ormai poche settimane alla tanto attesa nona edizione di Salento Acquari, che quest’anno ospiterà il primo congresso del Sud Italia dell’AIC - Associazione Italiana Ciclidofili ed una ricca esposizione di Betta Show curata dall’AMBI -Associazione Mediterranea Bettofili Italiani. L’evento, che vi ricordiamo avrà luogo a LECCE dal 25 al 28 Aprile 2013, avrà come splendida cornice il chiostro e le sale dell’Ex Convento dei Teatini, in Via Vittorio Emanuele II (nei pressi del Duomo), nel centro storico di Lecce. ECCO ALCUNE UTILI INFORMAZIONI PER NON MANCARE ALL’EVENTO: Come raggiungerci: PER CHI ARRIVA IN AUTO: Venendo dall’Autostrada A-14 prendere l’uscita Bari Nord e proseguire per la superstrada Brindisi-Lecce fino ad arrivare al capoluogo salentino. Per chi proviene da Taranto conviene in ogni caso raggiungere Brindisi e da lì scendere per Lecce perché la strada è più scorrevole. PER CHI ARRIVA IN AEREO: L’aeroporto del Salento è localizzato a Brindisi a circa 40 Km dal centro di Lecce. È collegato con le principali città italiane ed europee e diverse compagnie aeree operano regolari voli giornalieri sullo scalo di Brindisi. Per maggiori informazioni sui collegamenti aerei vi invitiamo a visitare il sito ufficiale di Aeroporti di Puglia: http://www.aeroportidipuglia.it Di seguito riportiamo i siti delle principali compagnie aeree che collegano l’aeroporto del Salento ad altre destinazioni nazionali ed internazionali: www.alitalia.com www.volotea.com www.flyairone.com www.ryanair.com www.easyjet.com www.airberlin.com www.helvetic.com www.germanwings.com L’aeroporto è collegato a Lecce tramite un regolare servizio di bus. Per chi volesse reperire informazioni su come raggiungere la città di Lecce dall’Aeroporto del Salento e viceversa, suggeriamo di visitare il seguente link: http://www.aeroportidipuglia.it/ PER CHI ARRIVA IN TRENO: Lecce è infine raggiungibile tramite linea ferroviaria. Per maggiori informazioni ed orari, il sito da consultare è www.trenitalia.com Altre informazioni su come arrivare a Lecce sono disponibili sul sito del Comune di Lecce al link http://www.comune.lecce.it/vivicitta/comearrivare B&B e Hotels Per informazioni su B&B e Hotels a Lecce nel periodo della mostra vi consigliamo di rivolgervi a: Infolecce - Ufficio Informazioni Turistiche, Piazza Duomo, 2 – Lecce o telefonicamente ai numeri:

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(+39) 0832.521877 - (+39) 389.4358246 tutti i giorni dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 15,30 alle 19,00; oppure via mail su info@infolecce.it indicando i giorni del soggiorno, la tipologia di alloggio e il numero di persone. Orari manifestazione e conferenze: GIOVEDÌ 25 APRILE: inaugurazione ore 10,00; apertura sale mostra acquari al pubblico: seminario ore 16,00. Emanuele Elio Ingrosso e Fernando Donno: “Il Marino Mediterraneo”; chiusura mostra ore 22,00; VENERDÌ 26 APRILE: ore 10:00 apertura per visite scuole e apertura sale mostra; chiusura mostra ore 21,00; 27 APRILE: apertura mostra ore 10,00; seminario ore 11,00. Livio Leoni: “La bellezza è una pinna lunga, la famiglia una prole numerosa. La vita secondo i Ciclidi”; seminario ore 16,00. Enzo Alibrandi: “Malawi Bloat: malattia dei ciclidi Mbuna”; chiusura mostra ore 22,00 28 APRILE: apertura mostra ore 10,00; seminario ore 11,00. Ferdinando Sacchetti: “Tecniche di acquario” - realizzazione di vasche in legno e resina; chiusura mostra ore 22,00.

I NOSTRI RELATORI: LIVIO LEONI Biologo dal millennio scorso, Livio Leoni si è dedicato all’allevamento e alla riproduzione dei Ciclidi spaziando dai grandi laghi africani fino alle pozze sudamericane e ai fiumi centroamericani. Gestisce il blog Mahengechromis Divagazioni di un ciclidofilo (http://mahengechromis.blogspot.com/) dove scrive di pesci, anfibi, evoluzione e libri. Tuttora curiosa tra fossi, stagni e sorgenti armato di retino e macchina fotografica perché è convinto che solo conoscere la biologia degli organismi permetta di avanzare nel meraviglioso hobby dell’acquariofilia. A seconda del periodo dell’anno, casa sua è un interessante coacervo di pesci, vasche, libri, piante e di altri animali tra cui la sua paziente famiglia. ENZO ALIBRANDI Enzo Alibrandi vive a Messina ed è un acquariofilo da quando aveva 8 anni. Da allora si è sempre interessato a tutto ciò che riguarda l’acqua e le sue forme viventi. A 10 anni riceve un riconoscimento per un articolo riguardante i pesci d’acquario conseguito presso il Museo Naturalistico “Libero Gatti” di Copanello (ME) E’ impegnato a diffondere un allevamento sostenibile rispettando gli stessi animali. Collabora assiduamente con il portale “www.acquariofiliaitalia.it” nonché con altri per la diffusione di un acquariofilia facile e non distruttiva. Svolge studi sulle patologie ittiche commerciali e di acquacoltura aggiornandosi costantemente

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mediante studi e corsi di aggiornamento specifici. A queste attività si aggiunge la redazione di progetti sulla pet-therapy con gli acquari (Acquarioterapia) grazie alla collaborazione di medici veterinari nonché impegnato nell’approfondimento degli studi inerenti l’allevamento in cattività di specie animali come cavallucci marini, squali e meduse, progettando gli stessi ambienti. Ha trasformato un hobby in lavoro, creando nel 2011 “TERRAQUA”, azienda all’avanguardia nella produzione di prodotti e impianti per l’acquariofilia e per l’acquacoltura. FERDINANDO SACCHETTI Ha 49 anni e abita in Tunisia dal 2004 per lavoro. L’hobby per l’acquariofilia gli è venuto proprio durante il suo trasloco iniziando con piccole vasche in vetro da 80-100 cm in vetro e allevando pesci di tutte le specie - classico fritto misto. Vivendo in Tunisia, girando sui forum in lingua francese si è imbattuto in un articolo sulla costruzione delle vasche in legno: era il 2008. Da quel momento è stato amore a prima vista. Ha cominciato a leggere ed informarsi sempre di più su questa tipologia di vasche leggendo e visionando articoli di francesi, americani e tedeschi tanto che a febbraio 2009, dopo una sana e attenta riflessione ha costruito la sua prima vasca di 135x55x60 cm con decoro e filtro integrato, compresa di supporto. Con il passare del tempo ha affinato sempre più la tecnica costruttiva realizzando vasche lunghe 250cm, 270cm fino ad arrivare a 360cm con struttura a L. Ha sempre cercato di affinare e migliorare la tecnica avendo come punto di riferimento la robustezza e la durata nel tempo. La tecnica di base che predilige, veduta e corretta nel tempo, è quella che utilizza del Mat e della resina (poliestere e epossidica) con aggiunta di addensanti tissotropici. Sino ad oggi ha costruito 7 vasche e il suo progetto futuro (dovesse restare ancora in Tunisia) sarà una vasca unica a L nella nuova sala di 560x80x70cm, tutta automatizzata! FERNANDO DONNO La sua carriera acquariofila inizia sin dalla tenera età di otto anni con le vaschette di pesci rossi. Laureato in maricoltura, acquacoltura ed igiene dei prodotti ittici con alle spalle una pubblicazione scientifica sulle malattie dei pesci. Attualmente laureando in medicina veterinaria presso l’università di Bari, è responsabile di progetti per la riproduzione di specie ittiche innovative eduli. Ha alle spalle una lunga esperienza con la gestione domestica di acquari mediterranei, tropicali e laghetti, riproducendo e mantenendo in cattività carassi, pecilidi, e vari ciclidi tra i quali alcuni discus selvatici “Heckel” che hanno poi ottenuto ottimi piazzamenti al concorso “Mediterranea Discus”. È socio GAS dal 2002 ed è stato Presidente dell’associazione per 8 anni. EMANUELE ELIO INGROSSO Cresciuto con la passione per la natura che lo ha portato a cercare, osservare, fotografare e delle volte allevare rettili e anfibi generalmente europei allevati in vasche e terrari autocostruiti. Il suo primo acquario è stato un tropicale d’acqua dolce con Discus selvatici che ha poi riprodotto. Tutto questo è avvenuto circa 25 anni fa assieme al suo primo acquario marino Mediterraneo che l’ha avvicinato alla subacquea e gli ha offerto la possibilità di poter osservare gli ambienti di profondità , difficili da vedere in apnea che ha poi sempre cercato di riprodurre nelle sue vasche. Socio GAS fin dalla nascita dell’associazione, ha scritto alcuni articoli sul Mediterraneo pubblicati sulla rivista Acquarium. Attualmente possiede un acquario marino mediterraneo da 1500 litri con pesci e invertebrati a riprodurre un fondale profondo sui 50 metri.

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MAREVIVO

Triste storia di un delfino

Roma, 20 febbraio 2013 - La mattina di martedì 19 febbraio un giovane delfino entrava nella darsena del porto di Civitavecchia attirando subito grande attenzione. Il delfino che secondo le testimonianze dei numerosi presenti appariva in ottimo stato di salute, nuotava tra le imbarcazioni ormeggiate. Nel pomeriggio il piccolo delfino purtroppo è morto in circostanze sulle quali è assolutamente necessario fare luce. Ci chiediamo se siano sono state messe in atto da tutti i soggetti intervenuti le procedure idonee quando si interviene in casi come questo. Solo l’autopsia eseguita da un Istituto pubblico abilitato può dare delle risposte che ci auguriamo arrivino al più presto. “La conservazione della biodiversità è basilare per la vita sul Pianeta – dice Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo - e la morte anche di un solo delfino, se non avvenuta per cause naturali, rappresenta una perdita intollerabile”.

Ufficio Stampa Marevivo Tel. 06 3222565 Fax 06 3222564 ufficiostampa@marevivo.it

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Sistemi di “skimmer-less� 112


i gestione � e Miracle Mud 113


di Cesare Mariani & Mirko Mutalipassi Nella gestione di un acquario di barriera con

fauna (Anfipodi, Copepodi, Rotiferi e tanto

metodo berlinese è chiara la necessità di rein-

altro), possa riprodursi in totale libertà.

tegrare continuamente micro- e oligo-elemen-

È consigliabile sostituire, dopo due anni, alme-

ti, per la maggior parte sottratti da potenti

no la metà del Miracle Mud al fine di reintegra-

skimmer che eliminano sostanza organica dal-

re parte del substrato che ha oramai esaurito la

l’acqua, portando via anche tante sostanze utili

capacità di rilasciare elementi. È inoltre possi-

agli animali che popolano le nostre vasche. Da

bile reintegrare piccole quantità di fango

qui nasce l’esigenza di studiare un metodo

annualmente, mantenendo così costante la

grazie al quale si possa ottenere l’eliminazione

capacità di rilascio del letto a fanghiglia. Una

dei nutrienti inorganici evitando di eliminare

gestione naturale dell’acquario consente sicu-

sostanze utili e nel contempo fornire continua-

ramente un equilibrio del sistema molto stabi-

mente alimento alla vasca. Questo metodo fu

le, che riesce ad autogestirsi. La manutenzio-

brevettato da Leng Sy in seguito a lunghi studi

ne richiesta è minima; unica attenzione è di

iniziati nel lontano 1989. Dettaglio delle bioball utilizzate per frammentare e rallentare il flusso d’acqua e favorire la sedimentazione del particolato

Leng Sy ha studiato e messo appunto una fanghiglia chimicamente arricchita (chiamata Miracle Mud), fornendo non solo un supporto valido all’attecchimento batterico, ma anche un ottimo substrato dove alghe superiori possano crescere e sottrarre dall’acqua le sostanze indesiderate. Il Miracle Mud è usato come substrato in refugium ove, non essendoci predatori, la microRefugium con Miracle Mud

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Caulerpa prolifera: una delle migliori macroalghe per refugium

Caulerpa taxifolia: specie tropicale molto invasiva, collassa facilmente

affinché non si crei eccessiva turbolenza che possa smuovere eccessivamente il fango. Successivamente il passaggio dell’acqua viene forzato attraverso il comparto principale dove si trovano la fanghiglia e le osservare la crescita algale affinché aree in

alghe superiori. L’ideale sarebbe

marcescenza o regressione possano essere

l’acqua in uscita dal refugium per percolazione

rimosse prima di un collasso dell’alga e dell’e-

direttamente in vasca, evitando così che la

ventuale rilascio di spore. Il refugium deve

centrifuga delle pompe possa far morire la

essere studiato e realizzato affinché il flusso

microfauna. L’illuminazione del refugium può

d’acqua sia moderato e costante. In un primo

essere gestita secondo diverse modalità: in

scomparto il flusso d’acqua è frammentato

primo luogo è possibile utilizzare un fotoperio115

incanalare


Gracilaria curtissiae: un’alta rossa lenta nella crescita ma decisamente attraente alla vista

do alternato con quello della vasca, con l’in-

punto di rendersi spesso invasiva. Le Caulerpe

tento di rendere più stabile il pH nelle ore di

non necessitano inoltre di un fotoperiodo natu-

non luce; a mio avviso questo metodo è parti-

rale e le si può illuminare ventiquattro ore al

colarmente valido se parliamo di refugium di

giorno favorendone la crescita e quindi il filtrag-

notevoli dimensioni. È anche possibile illumina-

gio dell’acqua. Quest’alga si rigenera facilmen-

re il refugium senza spegnere mai le luci, pun-

te, ma in caso di rottura rilascia caulerpina, una

tando tutto sulla crescita delle alghe. Il succes-

tossina che può rivelarsi nociva per gli ospiti

so per una gestione del genere è saper trova-

delle nostre vasche se in elevate concentrazio-

re il giusto compromesso tra dimensioni della

ni ma che, nel nostro caso, risulta trascurabile

vasca, dimensioni del refugium, popolazione

considerata la minima quantità di alghe conte-

ittica e conseguente carico organico.

nute nei refugium. Oltre a queste ci sono altre alghe chimicamente meno aggressive e altret-

Alghe e non solo

tanto utili ai fini della fitodepurazione, come le

Le alghe superiori assorbono nitrati e fosfati

alghe rosse del genere Gracilaria: esse sono

dall’acqua, utilizzandoli come fonte inorganica

ottime per la proliferazione della microfauna,

per il proprio accrescimento; tra queste le

nonché come alimentazione per alcuni pesci a

alghe del genere Caulerpa, dalla peculiare

dieta spiccatamente vegetale, essendo un’al-

caratteristica di essere un’unica cellula polinu-

ga ricca di polisaccaridi, di acidi grassi (tra cui

cleata, hanno un rapido accrescimento al

ω3), di proteine minerali e di vitamine. Alghe 116


del genere Chaetomorpha sono tra le migliori alghe utilizzate nei refugium e, anche se esteticamente poco gradevoli, una volta adattate mostrano un buon tasso di crescita e assorbimento non rilasciando alcune sostanza nociva. La mia esperienza con il Miracle Mud Ho allestito, oramai cinque anni fa, una vasca di 240 litri lordi con 30 kg di rocce vive di ottima qualità, attrezzata con regolatore di livello, riscaldatore e alcune pompe di movimento. La

Chaetomorpha linum è un’alga dalla crescita veloce che tende a formare ammassi. Decisamente consigliatissima per il vostro refugium

vasca è rimasta in maturazione per sei mesi. Il primo mese la vasca è stata in totale assenza di luce mantenendo costante la temperatura e la densità e assicurando un buon movimento d’acqua. Durante questo periodo iniziale la

mese la vasca ha raggiunto oramai un fotope-

vasca è stata gestita senza sump né refugium.

riodo di otto ore e ho così iniziato l’allestimen-

Al secondo mese ho iniziato un fotoperiodo di

to del refugium. Lo stesso, con un fondo di

quattro ore al giorno aumentando di due ore

Miracle Mud alto quattro centimetri, è stato

ogni mese il tempo di illuminazione. Al quarto

realizzato con un acquario da 30 litri con le

Scolymia in fase di estroflessione: la grande quantità di cibo permette un’alimentazione costante degli LPS in acquario

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I primi ospiti dell’acquario: Discosoma 118


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Massima estroflessione dei Discosoma durante la fase di luce

dovute separazioni per frastagliare il flusso e

le. La vasca così gestita non ha avuto neces-

per la percolazione in vasca. Inserita la fanghi-

sità di alcun reintegro particolare. Importanti

glia e immessa l’acqua, il refugium è rimasto

sono stati i cambi d’acqua, che in assenza di

isolato dalla vasca principale per una decina di

skimmer tendono a limitare la presenza di

giorni con un riscaldatore dedicato, affinché la

organico in acquario. Ho effettuato piccoli

fanghiglia si attivasse nel migliore dei modi.

cambi parziali mensili dal quarto mese in poi

Durante quei giorni ho effettuato cambi parziali

pari a circa il 10% (20 litri) del volume comples-

sostituendo all’acqua del refugium quella del-

sivo dell’acquario. L’acquario è stato così in

l’acquario. Sedimentata la sabbia del refugium,

funzione per altri due mesi e al termine del

effettuati i dovuti cambi e collegato il refugium

sesto mese di maturazione ho iniziato a inseri-

alla vasca, ho iniziato ad illuminare il refugium e

re qualche invertebrato. Una Sinularia, qualche

a introdurre Caulerpa prolifera e Gracilaria.

Actinodiscus, una piccola roccia di Zoanthus e

Inizialmente ho usato un fotoperiodo invertito

ho avuto il piacere di ospitare e ammirare un

rispetto alla vasca principale dando luce al

Sarcophyton, involontariamente introdotto con

refugium nelle ore di buio della vasca. Non ho

le rocce. Gli animali hanno gradito subito il

avuto particolari proliferazioni di alghe infestan-

nuovo habitat, così come la copiosa fauna

ti o altro e devo dire di aver da subito vissuto

bentonica che ha popolato le rocce in totale

l’esperienza di una vasca molto viva e natura-

libertà. In un sistema del genere senza skim120


Trikentrion flabelliforme è una spugna rossa che presenta spesso un Parazoanthus simbionte. Essendo filtratore richiede grandi quantità di plancton

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Tubastraea coccinea: azooxantellato filtratore. Grazie al Miracle Mud aveva accesso a grandi quantità di Mysis e Anfipodi, sviluppatisi senza il nostro intervento

mer, senza (ancora) sump e con una scarsa

quindi aggiunto qualche SPS (madrepore colo-

popolazione il redox si è assestato su livelli

niali a polipo piccolo) di poche pretese del

all’incirca di 340 mV. Il pH è sempre stato

genere Seriatopora e qualche LPS (madrepore

costante con la classica variazione nelle ore di

coloniali a polipo grande) che dessero più

buio oscillando quindi da 8,15 a 7,80. Le con-

movimento alla vasca: una Euphyllia glabre-

centrazioni di nitrati e di fosfati si sono mante-

scens, una Caulastrea con i suoi vivaci calici,

nute basse e su valori non rilevabili.

una Tubastrea e una gorgonia sono state i miei

Constatando la validità del sistema di condu-

primi inserimenti. A completamento della fauna

zione ho iniziato a popolare l’acquario con

ho inserito qualche pesce: alcune Dascyllus,

pesci e qualche altro corallo più esigente. Ho

un Centropyge loricula, una coppia di 122


Le Caulastrea si sono ambientate benissimo nel loro ambiente e hanno creato in poco tempo una estesa colonia

Acanthastrea lordhowensis con polipi estroflessi

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Alcuni coralli molli colonizzano una roccia nella parte bassa dell’acquario 124


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Seriatopora caliendrum e Montipora foliosa: alcuni SPS hanno trovato in un acquario Miracle mud l’ambiente ideale per svilupparsi e proliferare

Pseudanthias squamipinnis (ex Anthias squa-

do ad alimentarsi autonomamente con ciò che

mipinnis) e un Gramma loreto. Gli animali

la vasca gli offriva. Nonostante fossi soddisfat-

hanno sempre evidenziato polipi estroflessi

to (nitrati assenti e fosfati compresi tra 0,04 a

poiché continuamente stimolati dall’abbon-

0,08 ppm) decisi di modificare il mio acquario

danza di cibo; i colori dei coralli sono sempre

al fine di migliorare la gestione del mio compar-

apparsi brillanti con pesci vivaci e per niente

to tecnico: costruii quindi una sump su misura

stressati. Con il passare del tempo il refugium

e un tracimatore che mi permettesse un buono

si è popolato sempre più: Anfipodi, Policheti,

scambio tra acquario e sump. La vasca origi-

Copepodi si destreggiavano tra le Caulerpe e

nariamente montava due T8 da 54 watt: uno

le varie alghe in crescita e all’aumentare degli

bianco e uno blu/attinico. Nonostante gli ani-

inquinanti aumentava la crescita delle alghe

mali fossero in ottima forma decisi di modifica-

bilanciando, di fatto, la concentrazione degli

re la mia illuminazione decisamente carente,

inquinanti. La potatura delle alghe è stata effet-

acquistando due plafoniere Gieselman infinity

tuata cercando di estrarre la parte da recidere

con bulbi HQI da 150 watt 10.000° K e quat-

al di fuori dall’acqua al fine di limitare la fuoriu-

tro T5 da 24 watt, due blu e due superattini-

scita di caulerpina in acquario. La Seriatopora

che. Il cambiamento fu radicale: i fosfati dimi-

caliendrum, che spesso vediamo vivere nelle

nuirono ulteriormente assestandosi su valori

zone maggiormente raggiunte dalla luce e che

minimi. Sicuramente se un sistema del tutto

spesso tende a morire nelle parti più interne, si

naturale come questo subisce squilibri causati

è sempre mostrata ricca di polipi anche nelle

da fattori esterni, impiega più tempo, se con-

zone

illuminate.

frontato con un sistema berlinese, per ristabilir-

L’Euphyllia presentava i tentacoli gonfi all’inve-

si e trovare un proprio equilibrio biologico.

rosimile e la Caulastrea ha iniziato a dividere i

Iniziai così a “sporcare” l’acqua per compren-

calici aumentando di volume. Anche la

dere meglio i tempi di recupero. Non è stato

Tubastrea ha apprezzato l’ecosistema riuscen-

semplice creare disordine in vasca e solo scio-

più

nascoste

e

poco

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Discosoma e Sarcophyton spontanei

gliendo un cubetto di artemia congelata al

notare un “inscurimento” nella colorazione dei

giorno, sono riuscito dopo un po’ di tempo ad

coralli nonostante avessi nutrienti inorganici

innalzare il valore degli inquinanti. Da nitrati

molto bassi. Approfittai quindi della necessità

assenti riuscii a raggiungere i 15 mg/l di nitrati

di abbattere la concentrazione di organico per

in pochi mesi. Considerando gli animali pre-

iniziare qualche nuovo esperimento; decisi così

senti, principalmente lps e qualche molle, non

ad iniziare la somministrazione di ozono in

mi preoccupai più di tanto e cercai di spingere Piccolo reattore di fitoplancton (Nannocloropsis)

la crescita delle alghe immettendo anche ferro chelato nelle giuste dosi. Il sistema rientrò e si riequilibrò totalmente dopo un mese senza aggiungere nulla in acqua né apportare modifiche alla mia normale gestione. Considerando l’assenza di zeolite e di skimmer, anche un refugium di modeste dimensioni come quello da me utilizzato sembra sortire il suo effetto, tenendo come punto fermo la necessità di una lunga maturazione iniziale. A causa del poco tempo a disposizione i cambi parziali d’acqua furono sempre meno frequenti; così iniziai a 127


acquario utilizzando un Aquamedic Ozone

refugium in parte subì l’effetto dell’ozono e la

200. In un primo momento insufflai ozono uti-

microfauna diminuì notevolmente.

lizzando una porosa: questo sistema si rivelò

L’immissione di ozono era regolata in modo tale

pessimo a causa dell’elevata quantità di ozono

da somministrarlo solo per alcuni minuti al gior-

rilasciato in stanza, che la rese ben presto invi-

no. Decisi così di perfezionare il mio metodo e

vibile. Riuscii in ogni caso ad eliminare parzial-

riciclai un vecchio reattore di calcio, utilizzando-

mente la sostanza organica: il rovescio della

lo come colonna di contatto al fine di immettere

medaglia furono pesci con infiammazioni cuta-

ozono in modo sicuro. L’acqua e l’aria ozonizza-

nee, delle mucose e alcuni decessi. Anche il

te furono trattate in uscita con carbone attivo: 128


Calcinus elegans: paguro tropicale che può raggiungere notevoli dimensioni anche in acquari

vasca e lo stato degli animali. Iniziai a somministrare con questo sistema dieci minuti di ozono ogni ora diminuendo man mano il tempo di somministrazione fino a scendere a tre minuti soltanto nelle ore di luce. In questo modo il sistema da me creato, riprese a funzionare: decisi di andare oltre e stimolare la crescita e la riproduzione della microfauna nel refugium innescando bloom zooplanctonici che potessero autoalimentare i coralli, consapevole che ciò fosse una modifica sostanziale del metodo Miracle Mud da me già modificato con l’aggiunta di Ozono. A tale proposito iniziai a produrre fitoplancton in Becker da 3 litri somministrandone 200 millilitri due volte a settimana. Trovarono così giovamento sia gli abitanti del refugium sia gli animali in vasca, aiutando il sistema nell’assorbimento dei nutrienti inorganici. Terebellidi, Sabellidi, Anfipodi, Copepodi, proliferarono come mai prima d’allora. Tali sistemi hanno dato tanti riscontri positivi ma bisogna fare attenzione: il refugium oltre ad essere un comparto dove microfauna bentonica ha la possibilità di crescere e riprodursi, diviene anche un possibile luogo dove organismi indesiderati, come i tanto odiati platelminti, possano attecchire. A tal proposito dopo la maturazione della vasca è bene introl’eliminazione dell’ozono tramite carbone permi-

durre dei validi competitori affinché questi siano

se di evitarne il rilascio nell’aria e nell’acquario.

tenuti sotto controllo evitando che prendano il

Ciò si tradusse nella completa assenza del nau-

sopravvento nella vasca.

seante odore di ozono nell’aria e in un redox

Non si discute sulla bontà di un sistema rispet-

decisamente più stabile. L’obiettivo fu in questo

to ad un altro ma solo di una tecnica alternativa

modo raggiunto, eliminato l’organico i coralli

che può portare a diversi risultati, ma vi assicu-

riacquistarono il loro colore originario; non

ro che smuovere un’alga e vedere milioni di

essendoci in commercio dei validi test di ozono

microrganismi muoversi nel refugium è davvero

fu di fondamentale importanza osservare la

un’esperienza sensazionale. 129


La morte giunge in fretta:

Flavobacterium columnare di Ettore Gavrone La cosiddetta “malattia colonnare” è caratteriz-

a pinne lunghe (Scalari, Guppy) ma non rispar-

zata da una progressione rapidissima dei sin-

mia neppure i Neon, quando inizia a diffonder-

tomi ed ha un decorso tanto rapido da render-

si in vasca. I pesci di piccola taglia, anzi, ven-

ne difficile la cura: spesso dall’osservazione dei

gono uccisi molto più rapidamente e spesso

primi sintomi a carico di alcuni pesci, alla morte

non si fa in tempo neppure a tentare la formu-

di tutti gli abitanti della vasca, trascorrono solo

lazione di una diagnosi.

poche ore. Questo è uno dei motivi che impo-

Flavobacterium columnare è l’agente patoge-

ne di attivarsi immediatamente in caso di

no. Il batterio prolifera a temperature tra i 25 ed

dubbi, perché anche poche ore di ritardo pos-

i 32 °C, per cui un primo sistema per ritardar-

sono risultare fatali. Si distinguono due possi-

ne la diffusione è quello di abbassare la tempe-

bili andamenti della malattia:

ratura dell’acqua aggiungendo nel contempo

- “cronico”, ovvero, un decorso che conduce

del sale marino all’acqua. Anche un aumento

alla morte dei pesci dopo pochi (6-8) giorni;

del movimento dell’acqua mediante pietre

- “acuto”, ovvero, si osserva spesso la morte di

porose può avere effetti positivi sui pesci colpi-

tutti i pesci presenti in vasca nel corso di

ti e la vitalità del batterio diminuisce nelle acque

poche (5-8) ore. I pesci vengono letteralmente

tenere e pulite.

consumati dal batterio e si riesce quasi a

Nei pesci a pinne lunghe (es. scalari, poecilidi)

seguire visivamente la progressiva corrosione

spesso l’unico sintomo evidente è rappresen-

delle pinne.

tato dalla rapidissima corrosione, che in alcune

Columnaris, è una delle prime malattie dei

ore dimezza l’estensione delle pinne ed in 1-2

pesci d’acqua calda ad essere stata descritta.

giorni conduce a setticemia e morte. In altre

È provocata da un batterio Gram-negativo a

specie, a pinne corte, spesso si osservano

forma di bastoncello ed attacca spesso i pesci

lesioni di colore giallognolo sulle branchie, sulla 130


pelle ed ai margini delle pinne. Il batterio attac-

ne branchiale compromessa), dimostrano tal-

ca la superficie delle branchie, si sviluppa rapi-

volta difficoltà a mantenere l’assetto e mostra-

damente in chiazze omogenee e talvolta copre

no un tipico nuoto dondolante a pinne chiuse.

interi filamenti branchiali, provocando ampie

Gran parte dei danni prodotti derivano dalla

lesioni, corrosione di parte degli archi e perdita

capacitĂ del batterio di sintetizzare enzimi pro-

gravissima delle funzioni respiratorie. I pesci

teolitici, attivi anche sulle cartilagini. Le lesioni

colpiti, dopo poche ore nuotano a galla (funzio-

prodotte dal batterio appaiono inizialmente

I pesci di recente importazione, specialmente se dotati di pinne a velo, possono essere attaccati da questi batteri

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Particolare al microscopio ottico di una pinna danneggiata da columnaris

superficiali sotto forma di un’area appiattita e

cano severe norme igieniche (es. usando uno

leggermente traslucida. Talvolta si producono

stesso retino per più vasche, come accade in

caratteristiche bande chiare sul corpo dei

alcuni negozi specializzati).

pesci, come una fascia pallida che avvolge l’in-

Per l’identificazione certa si può prelevare un

tero corpo, dal dorso all’addome e da entram-

campione di muco dai pesci colpiti e strisciar-

bi i lati. Spesso l’infezione è accompagnata

lo sopra un vetrino porta-oggetti, idratarlo con

dalla proliferazione di batteri nel cavo orale dei

una goccia d’acqua distillata e coprirlo con un

pesci, con produzioni mucose evidenti ad una

vetrino copri-oggetti. Un ingrandimento tra i

analisi post morte.

100 ed i 400 x dovrebbe essere sufficiente per

In alcuni casi si osservano proliferazioni in

mettere alla luce dei batteri in forma di baston-

forma di batuffolo presso la bocca, che si cor-

celli tondi e sottili, molto lunghi, che si muovo-

rode rapidamente sino alla mandibola e si

no in modo caratteristico, come “vermetti” sul

confonde talvolta col “fungo della bocca”,

substrato. Essi hanno la capacità di incolon-

mentre questa malattia non è sostenuta da

narsi (da cui il nome) producendo strutture

miceti, ma da temibili batteri. Talvolta si osser-

allungate dall’apparenza metamerica. Potremo

vano anche cumuli di muco sui bordi delle sca-

osservare la produzione di queste strutture

glie, contenenti grandi quantità di batteri. La

sotto i nostri occhi, poiché batteri isolati si uni-

malattia è contagiosa e si può diffondere

scono in lunghe catene, dentro il vetrino a fre-

anche da un acquario all’altro se non si appli-

sco. In laboratorio il batterio viene determinato 132


in base alla sua abilità di crescere in un mezzo

Saprolegnya sono spesso precedute da attac-

contenente neomicina e polimixina.

chi di columnaris. La malattia colpisce frequen-

Le condizioni stressanti che favoriscono le

temente i pesci appena importati ed esplode

esplosioni di columnaris includono le basse

all’improvviso. Da questo punto di vista, solo

concentrazioni di ossigeno, elevate concentra-

una corretta opera di quarantena potrà metter-

zioni di ammoniaca e nitriti, elevate temperatu-

ci al riparo dai rischi di epidemie in acquario.

re, danni meccanici che producono soluzioni di

Un terapeutico efficace contro questi batteri è

continuità nella pelle dei pesci, sovrappopola-

l’ossitetraciclina acida, da somministrare con

zione.

gli alimenti se possibile (1 mg di terramicina per

Pertanto, le condizioni in cui i pesci tropicali

ogni 10 g di cibo liofilizzato o congelato). Il trat-

vengono trasportati dai loro luoghi d’origine

tamento dura almeno dieci giorni.

possono costituire un mix eccellente di eventi

In alternativa potremo provare con solfato di

scatenanti, specialmente quando all’arrivo essi

rame, ossitetraciclina disciolta in acqua (100

trovino un acquario “ben riscaldato”. Durante il

mg/litro), Cloramfenicolo (40 mg/l), Acriflavina

trasporto i pesci vengono sottoposti a condi-

(anche in associazione col cloramfenicolo, per

zioni di scarsità di ossigeno, aumento della

ottenere un effetto molto più intenso), furanici e

concentrazione degli inquinanti azotati in

comune sale da cucina. Come sempre,

busta, elevata densità di individui. Può aiutare

comunque, l’uso di antibiotici dovrebbe essere

la risoluzione del problema, anche in assenza

limitato ai casi di certa necessità, perché si

di trattamenti specifici, l’allevamento in acqua-

tratta di medicamenti che possono produrre

ri “sani” e ben ossigenati. Le infezioni da

ceppi resistenti e danni anche all’uomo.

Un pesce deceduto a causa di una infezione acuta da columnaris 133


OLTRE A CURA DI

Luigi Storoni

il vetro

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mese torniamo in un tipico ambiente domestico, per renderlo vivo con un magnifico acquario… anzi, due! Il salotto che vediamo nella prima foto è senza dubbio poco ospitale e la drammatizzazione grafica serve a rendere meglio l’idea. In definitiva si tratta di un vecchio salotto da ristrutturare e quindi esso presenta una serie di caratteristiche obsolete che lo rendono poco ospitale ed in definitiva poco vivo. Eppure si tratta di un ambiente potenzialmente attraente e tale da divenire il vero centro della casa. Si tratta di un ampio salone dotato di due belle finestre panoramiche, di aspetto squadrato, con il soffitto ornato da travi di legno, che reggono un ampio lucernario, ed una serie di rinforzi in cemento nella parte sinistra. Cercheremo di ristrutturarlo in piena economia (dati i tempi!) conservando quanto possibile ed aggiungendo, di fatto, poche strutture fisse destinate ad ospitare i due acquari. Conserveremo invece le poltrone stesse, le tende e gran parte di quanto già contenuto nella camera, in modo da ammodernare l’ambiente senza stravolgere la sua struttura, dal momento che questo comporterebbe una spesa eccessiva. Ovviamente bisognerà rivestire le poltrone e rinnovare i tessuti delle tende, ma nel complesso tutto il contenuto dell’ambiente sarà rispettato e, anzi, rimarrà nella stessa posizione. Per prima cosa dovremo realizzare i due supporti in cemento. Allo scopo si costruiranno due muretti in mattoncini, da ricoprire con intonaci porosi, in modo da produrre un piacevole effetto caldo. Sui due supporti si costruiranno quindi delle strutture alte, come mostrato nelle immagini, tali da incorniciare gli acquari, da un lato, e sorreggere l’impianto di illuminazione, dall’altro. Infine si ricoprirà di stucco grezzo l’intera struttura e la camera stessa, da ridipingere in colori caldi, mediterranei ed utilizzando una tecnica di impregnazione a spugna per produrre un effetto più naturale ed accogliente. Sui due supporti saranno disposte due vasche aperte, che ricevono luce dai faretti alogeni fissati ai due “occhi” blu che sovrastano le vasche. La luce ambiente, d’altra parte, è notevole durante il giorno e contribuirà a rendere vivi i sistemi prodotti. A questo punto non resta che allestire i due acquari. Quello a sinistra dell’entrata viene arredato con delle Echinodorus a foglie ampie, sabbia corallina e pesci arcobaleno. La vasca a destra invece viene sviluppata su un fondo costituito da scheletri di madrepore di media taglia, in modo da produrre un substrato tridimensionale adeguato allo sviluppo di batteri aerobi. In assenza di punti di contrasto verticali, l’ambiente di barriera totalmente libero per il nuoto produrrà un contrasto evidente rispetto a quello d’acqua dolce che orna l’altro lato della stanza, caratterizzato invece dalla ingombrante presenza delle piante alte. Il contrasto visivo, tutto interno alle vasche, pur simili per dimensioni e forma, rende tridimensionalità e struttura all’ambiente domestico, incorniciando l’entrata del salotto con naturale calore. Come si può notare, la stanza ha preso vita, passando da un triste ed atonico grigiore ad una luminosa e naturale vitalità. Sono bastati due semplici acquari per compiere… il miracolo!

Questo

135


Acquar

i primi saran di Mario Leonardi Guardandoci intorno nel mercato degli acqua-

liberi di mercato, questi vengono prontamente

ri una evidenza appare chiara e limpida: stiamo

colonizzati da chi abbia più fantasia ed intra-

combinando dei grandi disastri! Certo, c’è la

prendenza. Infatti è molto incoraggiante vede-

crisi. Senza dubbio le varie forme di allevamen-

re che negli ultimi anni molti piccoli e medi pro-

to appaiono talvolta fuori moda, quando con-

duttori si stanno facendo strada, inventando

frontate con i colori luccicanti dei led che orna-

cose degne di nota e promuovendo (finalmen-

no telefonini e videogiochi. Eppure, facciamoci

te!) prodotti eccellenti, in grado di procurare

caso, in altri campi pet, come cani e gatti, le

soddisfazioni e passioni imperiture. In proposi-

cose non appaiono così tragiche. Le pubblicità

to potremmo fare una lunga lista di prodotti (e

dei cibi per cani appaiono regolarmente sui

di produttori) eccellenti, ma vogliamo partire da

canali televisivi nazionali ed il settore attira inve-

un caso molto concreto: gli acquari Life.

stimenti e passioni. Nel campo degli acquari,

Ne abbiamo parlato già nel numero preceden-

apparentemente, tutto tace! Quelli che un

te, in un redazionale, e ci approntiamo ad ese-

tempo erano considerati “i grandi produttori” si

guire test approfonditi per analizzare al micro-

limitano a sviluppare piccole cose, spesso

scopio questi nuovi e promettenti prodotti.

prive di utilità, e di certo non fanno un gran

Poche settimane fa, però, c’è stato un nuovo

baccano per mostrarle al pubblico: basti guar-

evento che ha attratto la nostra attenzione ed

dare le pagine pubblicitarie di questa e di altre

è nostro dovere registrarlo, documentandolo.

riviste e scoprire i grandi… assenti!

Presso un grazioso negozio Pet situato sulla

Siamo dunque destinati alla perdizione? Gli

costiera Sorrentina (Sant’Agnello, presso

acquari lasceranno definitivamente le nostre

Napoli), realtà quasi inusuale rispetto alla

case per essere sostituiti da gatti e compu-

mediocrità che caratterizza la maggioranza dei

ters?

negozi di acquari visibili in gran parte del sud

Non è ancora detta l’ultima parola! Come

(facendo le dovute eccezioni, com’è ovvio), si

spesso accade, quando vengono lasciati spazi

è svolta una serata di acquariofilia e divulgazio136


riofilia:

no gli ultimi? ne che ci ha stupiti in positivo. Il negozio si

sistema di qualità per riservare a futuri acqua-

chiama Tropical Farm (e vi consigliamo di visi-

riofili una serie di possibili soddisfazioni. Siamo

tarlo, se passate in zona!) ed è veramente

rimasti stupiti e compiaciuti della cosa.

molto ampio, peraltro disposto a pochissimi

Le fasi della serata si possono facilmente rias-

metri da un grande parcheggio. Il personale ci

sumere osservando le foto, anche se i relatori

è parso molto preparato e gentile con i clienti,

sono stati prodighi di dettagli (anche troppo!)

in grado di risolvere piccoli e grandi problemi. I

spiegando per filo e per segno come realizza-

pesci erano sani e vispi, a parte qualche poe-

re un magnifico acquario di coralli.

cilide, come di consueto affetto da parassitosi

In pratica:

esterne. Insomma, una bella realtà, anche se

La serata è iniziata con una descrizione gene-

non siamo riusciti a comprendere… se fosse

rale di cos’è un acquario e cosa ci si può

presente il creatore di tanta opulenza!

attendere da esso (Foto 1).

Ma non è di questo che volevamo parlare! In questo negozio, come suddetto, si è riunita

1

una nutrita schiera di acquariofili, futuri appassionati e… semplici curiosi, per ascoltare le parole di due relatori, appassionati anch’essi ed invitati da Roma. Si trattava di due esponenti del noto WRRK (West Rome Reef Keeping), che hanno piacevolmente impegnato la serata per spiegare come realizzare un acquario marino, a partire da un acquario Life nuovo di zecca. Per la verità il nome dell’acquario non è stato mai neppure fatto (a meno che non ci siamo distratti in qualche momento topico, il che non è totalmente da escludere!). Insomma, è stato preso ad esempio un bel 137


Dopo aver spiegato le caratteristiche essenziali

l’acqua, le necessità dei pesci e dei coralli, gli

di un buon acquario, prendendo ad esempio

accessori fondamentali. Se dovessimo essere

un AquaLIFE 180, i relatori senza metter tempo

ipercritici (e non lo siamo!) potremmo notare

in mezzo, hanno cominciato a riempire la

che i relatori esprimevano forse troppi assiomi

vasca di acqua demineralizzata (Foto 2).

dimostrando scarsa elasticità, così com’è indispensabile in qualsiasi discussione scientifica.

2

Ma stiamo parlando ovviamente di acquariofili che parlavano a futuri appassionati e si può accettare dunque qualche espressione di furioso spirito! Insomma, in men che non si dica siamo giunti all’aggiunta del sale, sciolto rapidamente con l’aiuto di un paio di pompe di circolazione (Foto 3). Si inizia così con l’arredamento, ovvero, con la disposizione della “rocciata”, alla quale seguirà tra un po’ di tempo l’aggiunta dei primi organismi vivi (Foto 4).

4

Naturalmente c’è voluto un po’ e questo ha permesso di definire una serie di concetti fondamentali, come la misurazione dei valori del-

3

Finalmente si aggiunge un magnifico impianto di illuminazione e… et voilà… l’acquario è servito (Foto 5)! 138


ma le prime impressioni continuano ad essere

5

entusiasmanti. Durante le fasi dell’allestimento siamo riusciti infatti ad esaminare nel dettaglio le caratteristiche tecniche di questo sistema e dobbiamo confermare le impressioni riportate nello scorso numero, nella rubrica delle recensioni. In particolare, abbiamo notato il piccolo ma efficiente schiumatoio incluso nel filtro (Foto 7) e i due cilindri che completano il sistema.

7 L’aspetto dell’acquario, già dopo pochi minuti, era eccellente (foto 6), benché l’acqua fosse ancora alquanto torbida, a causa del sale non totalmente disciolto. Eppure già si intravedeva un sistema funzionante, realizzato in pochissimi minuti ed in poche fasi, per dimostrare al pubblico presente che allestire un nuovo acquario è facile, divertente, appagante. Bella forza! Sono partiti da un sistema modula-

Il primo cilindro (Foto 8) può essere utilizzato

re, auto-contenuto, elegante e ben studiato.

come reattore di zeolite e dispone di una

Non abbiamo ancora dati scientifici a suppor-

comoda barra per scuotere i granuli, ma può

to (le nostre prove non sono ancora iniziate)

8

6

139


anche divenire un filtro biologico, un filtro

11

adsorbente o altro. Tutte le operazioni sono facilitate dalla disposizione e dall’ampiezza del filtro, disposto nella parete posteriore della vasca (Foto 9).

9

12

Il secondo cilindro contiene normalmente un filtro a letto fluido (Foto 10) ma anche questo può essere personalizzato secondo i desideri

10

140


dell’acquariofilo. Insomma, si tratta di un siste-

iniziale: cosa fanno i produttori storici? Non lo

ma esperto, elegante, modulare, di qualità

sappiamo e, sinceramente, non ci interessa

molto elevata, venduto ad un prezzo accessi-

più. Sappiamo ora che esiste una generazione

bile ai più.

nuova di produttori preparati ed intraprendenti.

La serata, in definitiva è stata un successo

Non sono ancora grandi, ma sanno bene

(Foto 11) e l’acquario allestito (Foto 12) ha

come muoversi. Stanno lavorando per genera-

certo convinto i presenti della possibilità di rea-

re passioni. …E lo stanno facendo con amore

lizzare con semplicità un sogno troppo spesso

e professionalità.

represso.

Sappiamo, dunque, che grazie ad essi ci sarà

Si chiude così il cerchio e torniamo al quesito

un futuro per l’acquariofilia in Italia!

141


NEL PROSSIMO NUMERO...

in breve

142


Carissimi lettori, due righe di fretta per annunciarvi un numero eccezionale di aquariophylia. Certo, sono tutti eccezionali, ma questo sarà specialissimo: abbiamo infatti deciso di pubblicare una serie di numeri monografici

(ovviamente

distanziati

nel

tempo) e il primo sarà dedicato al BETTA SPLENDENS. Cercheremo di affrontare l’argomento da tutti i possibili punti di vista, con la collaborazione, come al solito, dei maggiori esperti in questo campo. Coordinatore di questa titanica impresa sarà il responsabile della sezione anabantidi, Roberto Silverii, il quale con la consueta professionalità ci guiderà nel mondo di questo affascinante e amatissimo ospite dei nostri acquari. Maggiori informazioni seguiranno nei prossimi mesi. Intanto, chi pensa di avere qualcosa da raccontare delle sue esperienze di bettofilo si faccia avanti. L’indirizzo è, come sempre,

aquariophylia@gmail.com indicando come oggetto Progetto Betta. Aspettiamo, come sempre, le vostre reazioni: fatevi avanti! 143


ARRIVEDERCI AL PROSSIMO NUMERO Com’è stato? Sappiamo che vi è piaciuta. Leggiamo ogni mese i vostri complimenti e, credeteci, sono l’unica cosa che ci spinge veramente a continuare. Gli acquariofili sono esseri meravigliosi, proprio come gli animali acquatici nei quali, evidentemente, specchiano il loro animo. Meno eterei sono gli operatori commerciali: molti di essi sono, sinceramente, ottusi e per nulla lungimiranti. Ma siamo certi che insieme faremo molta strada ed alla fine i fatti ci daranno ragione. Noi stiamo già lavorando al prossimo numero, cercando di renderlo ancora più interessante di questo, più bello e attraente, sia pure con i nostri pochi mezzi. Vi chiediamo di aiutarci però: un punto essenziale per progredire e continuare a regalarvi questa rivista è crescere in continuo nel numero di lettori, come stiamo in effetti facendo oramai da tre anni. Vi chiediamo dunque di continuare nella vostra opera di supporto. Chiusa l’ultima pagine prendetevi trenta secondi di tempo per inviare una mail a tre amici, invitandoli a leggere questa rivista. Siamo in tanti, certo, ma sono ancora tanti coloro che non ci conoscono. Fate un regalo ai vostri amici (anche a quelli che un acquario non lo hanno ancora) ed in questo modo continuerete a ricevere gratis ogni mese a casa la vostra rivista preferita. Non chiediamo molto! Ma non potete “barare”: senza il supporto di ciascuno di voi non potremo vivere a lungo.


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