Aquariophylia 9 Settembre 2012

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Apistogramma cacatuoides Collezionare conchiglie Fantastici pesci rossi Reportage: Uganda Carbone attivo Mediterraneo: Gobius paganellus Biocondizionatori

Le rubriche del mese


LA RIVISTA È CLICCABILE Dopo un meritato periodo di vacanza Aquariophylia torna in vostra compagnia, perché le attività devono riprendere al meglio. Questo mese ci dedicheremo certamente a qualche operazione di manutenzione e poi cercheremo di prendere spunto da qualche articolo della rivista, per intraprendere nuove esperienze. Impariamo, però, a usare bene questo nuovo modo di leggere. Per godere bisogna cliccare! Cliccate su tutti i link che trovate, sui filmati, sulle icone della pagina degli approfondimenti, sulle info dei nostri test e se volete sulle pubblicità dei nostri sponsor. In questo modo utilizzerete al meglio una pubblicazione moderna e… non potrete più farne a meno! Buona lettura.


AQUARIOPHYLIA European Aquarium Hobbyist Magazine www.aquariophylia.it Mensile di informazione per acquariofili e negozianti Autorizzazione del Tribunale di Napoli nr. 7 del 7 - 1 - 2011 Anno II numero 9 - settembre 2012 Edito da Papyrus Publishing COMITATO DI REDAZIONE Valerio Zupo (Direttore Responsabile) Alessandro Palomba (Struttura web) Mariagiulia Peduzzi (Grafica & Impaginazione) Rita Colognola (Segreteria di Redazione) Ettore Peyrot (Web Marketing) Massimo Fabbri (Consulenza Editoriale) Pasquale Ambrosini (Diffusione multimedia) Monica Zuccarini (Diffusione & Divulgazione) Massimo Pagni (Revisione testi) CONSIGLIO SCIENTIFICO Dott. Rita Colognola, Dott. Francesco Denitto, Dott. Luciano Di Tizio, Dott. Matteo Grassi, Mirko Mutalipassi, Dott. Valerio Zupo RESPONSABILI DI SEZIONE Tony Di Meglio (Mini-acquari) Luciano Di Tizio (Acqua dolce) Gennaro Iovino (Discus) Mario Loffredo (Link & Argomenti Strutturanti) Lorenzo Luchetta (NonSoloAcquari) Mirko Mutalipassi (Test & Recensioni) Antonio Piccolo (Come si fa) Stefano Rossi (Acquario Marino Mediterraneo) Roberto Silverii (Anabantidi) Franco Savastano (Spunti di immersione e di viaggio) HANNO CONTRIBUITO A QUESTO NUMERO Silvio Arnone Carassio Aurato Stefano Bertoni Alessandro Crudo Rita Colognola Francesco De Rosa Tony Di Meglio Marco Di Natale Federica Ferrigno Lucia Gaddo Zanovello Gennaro Iovino Mario Loffredo Lorenzo Luchetta Mirko Mutalipassi Antonio Piccolo Maurizio Quarta Valerio Rizzo Fabio Russo Alberto Solenne Valerio Zupo Pubblicità e Redazione: Papyrus Wezelweide 15 - NL 2727 DK Zoetermeer - The Netherlands Tel. 0031-(0)6-48154024 e-mail: aquariophylia@gmail.com Per abbonarsi gratuitamente alla rivista e riceverla ogni mese: http://www.aquariophylia.it Gli autori sono responsabili dei pareri espressi nei singoli articoli e questi non riflettono necessariamente l’opinione della redazione. È vietata la riproduzione, anche parziale, di contenuti, testi, foto o filmati pubblicati in questa rivista, salvo specifica approvazione scritta da parte della redazione. Per citare gli articoli contenuti in questa rivista usare il formato seguente: Nome dell’autore e titolo dell’articolo In: aquariophylia n., anno, pag. (www.aquariophylia.it)


AQUARIOPHYLIA

EUROPEAN AQUARIUM HOBBYIST MAGAZINE

Anno II - n째 9 settembre 2012

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Editoriale Questo numero in breve Lettere in redazione Neofita, ultima parte: le piante di Federica Ferrigno e Marco Di Natale Fitoterapia: rimedi antichi per soluzioni moderne di Valerio Rizzo Le interviste di Aquariophylia: Ernesto Militi di Gennaro Iovino voce alle associazioni La rubrica del Carassio Recensioni e novità HS AQua Bacto Turbo Dr Tim’s Clear-up D&D Aquascape Microbe Lift Gravel & Substrate Cleaner Oceanlife Biogenesi & Ultraline Reef Interest Reef Pearls

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NonSoloAcquari Conchiglie da collezione: Pettinidi e Spongilidi di Lorenzo Luchetta Storia del Pesce Rosso seconda parte di Maurizio Quarta Video contest Inserto: L’allevamento del Discus sesta parte di Diskuszucht Stendker Apistogramma cacatuoides: timido ma simpatico di Stefano Bertoni Uganda Wildlife Education Center di Silvio Arnone Il nono, un killi italiano di Alberto Solenne Il carbone attivo: conosciamolo meglio di Alessandro Crudo L’acquario in poesia. Avannotti di Lucia Gaddo Zanovello Micro-acquari: il coppacquario di Tony Di Meglio e Valerio Zupo Vai col link Oggi parliamo di: Biocondizionatori a cura di Mario Loffredo Gobius paganellus a cura di Fabio Russo e Francesco De Rosa I protagonisti: la vasca di Daniele Russo Come si fa: intervista con la Tetra di Antonio Piccolo Nel prossimo numero


I NOSTRI COLLABORATORI E RESPONSABILI DI SEZIONE Questa rivista si basa sul lavoro di un gruppo multidisciplinare di volenterosi che desiderano accrescere la diffusione degli acquari nel nostro paese. Possiamo affermare anzi che, in base alla struttura che abbiamo voluto imporre a questa pubblicazione, ogni responsabile di sezione abbia realizzato una sua propria rivista dedicata ad un singolo argomento. Speriamo che i loro sforzi vi siano graditi, ma attendiamo comunque da voi critiche e suggerimenti, per rendere la nostra famiglia sempre più efficiente e produttiva. Vi presentiamo dunque la squadra!

VALERIO ZUPO (Direttore Responsabile) biologo, laureato a Napoli con lode. Ha frequentato l'Università Livre di Bruxelles per un PhD sulle reti trofiche in fanerogame marine ed ha ricevuto un Fullbright award nel 1994. È stato coordinatore di vari progetti di ricerca e tutt'ora svolge la propria attività di ricercatore della Stazione Zoologica di Napoli, presso il laboratorio di Ecologia del Benthos di Ischia (Napoli). Da molti decenni è appassionato di acquari ed ha scritto per numerose riviste nazionali, oltre a collaborare con varie riviste divulgative internazionali. I suoi interessi di ricerca sono focalizzati all'ecofisiologia dei crostacei decapodi, le reti trofiche ed i rapporti tra piante ed animali. Ha scritto 12 libri divulgativi sugli acquari, le malattie dei pesci, la fauna e la flora del mediterraneo. Nel campo degli acquari è particolarmente interessato agli aspetti ambientali, la gestione dei sistemi complessi, il filtraggio e la qualità dell'acqua, nonché le malattie dei pesci e gli acquari marini mediterranei. Ha inoltre pubblicato alcuni testi sui discus ed alcuni CD multimediali sulle malattie dei discus e sulla gestione degli acquari marini e d'acqua dolce. ALESSANDRO PALOMBA (Organizzazione editoriale e Struttura Web) appassionato da sempre di acquariofilia mediterranea, crea nel 2000 il sito Acquario Marino Mediterraneo con il gruppo “Amici del Med” che riunisce tutti gli appassionati di acquario marino mediterraneo e non solo, con l'idea di dare un’informazione libera da profitti commerciali. Nel 2003 fonda con alcuni appassionati l'Associazione Italiana Acquario Mediterraneo e ne è presidente fino al 2009. Sempre nel 2003 scrive il disciplinare per un acquario mediterraneo ecosostenibile, che trova appoggio nella stessa AIAM e viene presentato in diverse occasioni patrocinate da enti ed istituzioni. Nel 2010 fonda con alcuni amici l'Associazione EcoAcquario che ha come scopo prioritario la realizzazione di un acquario mediterraneo “tipo”, realizzato con i soli scarti della pesca professionale o con il recupero di organismi da manufatti destinati alla distruzione. Collabora con diverse scuole per portare avanti progetti di EcoAcquario e gestisce diversi siti tra cui www.aiam.info, www.acquariomediterraneo.it e www.aquariophylia.it. FRANCESCO DENITTO (Autore e Consigliere di Redazione) biologo Marino, Francesco Denitto svolge attualmente attività di ricerca presso l’Università del Salento, ove ha conseguito la laurea in Scienze Biologiche ed il suo dottorato di ricerca in Ecologia Fondamentale. Subacqueo per diletto e professione, effettua studi sulla biologia delle grotte marine sommerse e sull’ecologia degli organismi planctonici, in particolare le meduse. È autore di svariate pubblicazioni scientifiche di biologia marina. Appassionato di lungo corso, è autore di numerosi articoli di acquariofilia e dedicati all’allevamento del discus. Collaboratore di riviste italiane del settore, oggi i suoi lavori sono pubblicati prevalentemente all’estero. Infatti, collabora regolarmente con le più importanti testate internazionali, tra cui lo storico Diskus Brief (Germania), la prestigiosa rivista americana Tropical Fish Hobbyist (TFH) ed alcuni magazine asiatici. È co-autore del libro “Trophy Discus” edito dall’americana Cichlid Press. Relatore per conferenze sul “mondo acquatico”, Francesco è anche giudice di gara nei concorsi internazionali di discus, tra cui alcuni prestigiosi campionati in Europa ed in Asia. È stato fondatore del Gruppo Acquariofilo Salentino (GAS), ove riveste la carica di segretario.

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TONY DI MEGLIO (Responsabile sezione mini-acquari) nato ad Ischia nel 1975 si è diplomato odontotecnico. Da sempre appassionato di natura e di animali domestici (..e non!) ha allevato vari insetti tra i quali compaiono cavallette, scorpioni mediterranei e insetti stecco thailandesi, di cui ha ottenuto varie riproduzioni. È naturalmente appassionato di acquari, e si è dedicato negli ultimi anni alla realizzazione di mini-vasche caratterizzate da grande fascino in poco spazio. Si interessa unicamente di acqua dolce ed è particolarmente interessato alle diverse varietà di Caridina. Ha allevato Betta ed altri pesci d’acqua dolce e riproduce Planorbis e vari altri organismi insoliti. LUCIANO DI TIZIO (Responsabile sezione acqua dolce & laghetto) giornalista professionista, si occupa di acquari da oltre 40 anni. Ha spaziato in tutti i settori di questo hobby, con una particolare attenzione al dolce nostrano ed all’acquario mediterraneo. È stato tra i fondatori dell’Associazione Acquariofili Abruzzese, della quale è attualmente il presidente, ed è stato per sette anni presidente dalla FIAAE, la Federazione che negli anni ‘90 del secolo scorso raggruppò tutte le allora numerose associazioni italiane di acquariofilia e di terrariofilia. Ha allevato e riprodotto pesci, anfibi e rettili ed ha condotto, da solo o con altri esperti, numerosi studi sul campo sulla piccola fauna italiana. Ha scritto oltre 1000 articoli per riviste specializzate, in Italia ed all’estero, oltre ad una dozzina di libri divulgativi. È stato a lungo membro del comitato di redazione e direttore responsabile della rivista Aquarium. Come erpetologo ha partecipato e partecipa a congressi scientifici con propri lavori ed è coautore di diverse pubblicazioni. GENNARO IOVINO (Responsabile sezione Discus) napoletano, commercialista di professione, coltiva da 15 anni la sua immensa passione per i discus. Ha tradotto in italiano e curato la pubblicazione del libro di Andrew Soh “Discus the naked Truth” (“Discus, la Nuda Verità” nella versione italiana). Ha contribuito ad organizzare l'edizione 2010 di Napoli Aquatica e a rendere quell'evento un grande successo internazionale. Ha inoltre partecipato come osservatore a tutte le edizioni della fiera internazionale di Duisburg, evento di risonanza mondiale per tutti gli appassionati di discus e di acquariofilia. Come selezionatore di discus ha partecipato a vari campionati internazionali ottenendo risultati salienti a Duisburg, Stoccolma e Lecce. Infine ha contribuito a portare in Italia i magnifici discus dei fratelli Tan e dei migliori allevatori europei. MARIO LOFFREDO (Responsabile sezione Link) è nato a Napoli il 9 marzo 1967 ed è cresciuto ad Ischia, dove è impegnato nel settore turistico. Ama profondamente il mare ed i suoi abitanti: avvicinatosi all’acquariofilia all’età di 14 anni non se ne è mai più allontanato. Per alcuni anni i suoi acquari sono stati i classici “da salotto”, ma in breve si è accorto che il suo vero interesse era rivolto più al comportamento ed alla biologia delle specie allevate, piuttosto che al colore e alla bellezza. Da diversi anni ha concentrato i suoi sforzi nella riproduzione di specie marine mediterranee. LORENZO LUCHETTA (Responsabile rubrica NonSoloAcquari) divulgatore naturalistico appassionato di piccoli mammiferi da compagnia, fauna montana, ed altri argomenti legati ad animali e piante. In merito a tali tematiche collabora con diverse riviste di settore ed ha scritto testi di cui è autore anche delle immagini. Si interessa da diversi anni come amatore di stagni naturali, acquari d’acqua dolce fredda e conchiglie. MIRKO MUTALIPASSI (Responsabile sezione Test & Recensioni) nato a Napoli nel 1983, da sempre ha coltivato la passione per il mare, la subacquea e gli acquari. Dopo una parentesi di studi presso la facoltà di Medicina e Chirurgia, si è laureato in Biologia delle Produzioni marine. Vanta numerose esperienze lavorative presso serre di importazione di pesci e invertebrati tropicali e collaborazioni con aziende del settore nella realizzazione di sistemi di filtraggio per acquari marini. Ha organizzato e presenziato a numerosi convegni di acquariofilia diretti principalmente ai negozianti del settore.

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ANTONIO PICCOLO (Responsabile sezione Come si fa) nasce a Napoli nel 1960. I suoi interessi sono: le arti, le scienze e la tecnologia. Opera nel campo della fotografia, video e musica. Dopo numerose mostre, concerti e performance, nel 1984 termina il corso di studi laureandosi in Scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Si trasferisce a Londra dove lavora con il regista americano Chatt Hall. Negli anni novanta si è occupato di fotografia naturalistica, ha lavorato nel campo della pubblicità, e-commerce e documentaristica. Attualmente è docente nella scuola secondaria, collabora con varie riviste on line e continua a produrre documentari e fotografie. STEFANO CARLO ANDREA ROSSI (Responsabile sezione Acquario Marino Mediterraneo) geologo professionista, nato a Milano nel 1962, è cresciuto circondato da acquari domestici. Dopo una pausa post-universitaria ha messo i ramponi nel cassetto, ha ripreso ad immergersi con l’autorespiratore ed infine ad allestire acquari, con vasche di acqua dolce, di sole piante e, finalmente, ancora marine mediterranee, grazie ai gruppi incontrati sul web fino alla mailing list che evolverà in AIAM (Associazione italiana Acquario Mediterraneo, www.aiamitalia.it) di cui attualmente è presidente. L’impegno all’indipendenza, alla divulgazione e alla didattica, l’apertura al confronto ed i contatti con il mondo della ricerca sono tra gli obiettivi che considera prioritari per un’associazione di appassionati, così che un semplice hobby possa divenire anche strumento di crescita personale per tutti. FRANCO SAVASTANO (Responsabile Spunti di Immersione e di Viaggio) napoletano, da molti anni residente ad Ischia, dove svolge attività subacquea come consulente, responsabile locale ed istruttore (in diverse specialità tecniche) della Federazione Italiana Attività Subacquee FIAS. È laureato in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, scrittore specializzato nei settori Nautica, Mare, Subacquea. È conduttore di programmi televisivi per emittenti locali, corrispondente di riviste nazionali ed internazionali. È stato inviato speciale all’estero per importanti testate nazionali del settore subacqueo. È autore di rubriche periodiche di biologia marina su testate europee, scrittore di manuali tecnici subacquei per testate estere, vincitore di innumerevoli prestigiosi premi ed attestazioni internazionali in concorsi foto-video, tra i quali i massimi riconoscimenti mondiali Plongeur d’or Diaporama 1984, Plongeur Argent 1982, Diaporama e Plongeur de Bronze 1983, Diapositive al Festival Mondial de l’Image Sous-marine di Antibes Juan-Les-Pins. È stato presidente e più volte membro di giurie nazionali ed internazionali di fotografia e film. ROBERTO SILVERII (Responsabile Sezione Anabantidi) abruzzese, è nato nel 1984 a Roma e vive da alcuni anni a Bologna, ove studia Medicina Veterinaria. La passione per l'acquariofilia nasce sin da bambino dall'amore per gli animali e matura poi con l'iscrizione all'Associazione Acquariofili Abruzzese. Grazie a Luciano Di Tizio ed Amedeo Pardi si concentra nell'allevamento di Betta splendens, e dal 2005 si dedica alle varietà di selezione. È co-fondatore e presidente dell'Associazione Italiana Betta, che ha raggiunto proprio nell'ultimo anno traguardi importanti nella diffusione dell'allevamento delle varietà "show" di Betta splendens. MARCO DI NATALE (Autore) nasce a Salerno nel 1988. Ha fin da piccolo avuto la passione per la natura e gli animali, cimentandosi inizialmente con l’allevamento di piccoli rettili ed anfibi. Scopre la passione per l’acquariologia a dieci anni e si dedica all’allestimento di numerosi acquari, prima di acqua dolce e poi marina. Laureato in biologia marina, frequenta il corso di specializzazione in biologia delle produzioni marine presso la Federico II di Napoli e collabora con l’associazione Vivara Onlus, nell’allestimento di un acquario didattico marino mediterraneo. Ha inoltre partecipato a molti progetti organizzati dalla Federico II tra cui “scuola mare 2010”, il ”corso teorico-pratico di Biologia Marina” a Punta Campanella e alcuni seminari. Ha prestato assistenza presso la “Bioservice” dedicandosi allo studio ed alla gestione delle risorse ambientali.

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SILVIO ARNONE (Autore) è un africanista ed appassionato acquariofilo. Vanta pluridecennale esperienza in ogni ambito afferente la conduzione dell’acquario, sia d’acqua dolce che marino; si è infine specializzato sulle specie africane, con particolare riguardo per i killifish. Ha soggiornato in diversi Paesi africani e nel 2009 si è trasferito definitivamente in Botswana, impegnando molto del suo tempo nell’esplorazione dei biotopi locali. STEFANO BERTONI (Autore) milanese d.o.c., nasce nel capoluogo Lombardo il 10 maggio1967; Lavora nel settore Meccanico e informatico e sta attualmente scrivendo un libro di Poesie. Da oltre di 25 anni è un grande appassionato di acquariologia, con particolare attenzione per i Ciclidi nani del Sud America; svolge inoltre attività di webmaster, e dal connubio di queste due passioni, ha realizzato e gestisce da 5 anni un sito internet dedicato agli Apistogramma ed al mondo acquaristico. Adora gli acquari con biotopo Amazzonico. Considera Horst Linke e Wolfgang Staeck autori del libro “I Ciclidi Nani” i suoi guru. FEDERICA FERRIGNO (Autore) è nata a Napoli il 30/06/1988. Nel 2010 si è laureata con lode in Biologia delle Produzioni Marine, con tesi sulle patologie dei Gorgonacei. Da sempre ha nutrito una forte passione per il mondo animale e per il mare, avvicinandosi in tal modo all’acquariologia e al diving, nonché alla fotografia subacquea. Ha partecipato a diversi progetti di salvaguardia e monitoraggio di tartarughe marine e soccorso di cetacei spiaggiati. LUCIA GADDO ZANOVELLO (Autore) nata a Padova nel 1951, è stata docente di lettere nella scuola media fino al 2010. Appassionata di storia, letteratura, filosofia morale e spiritualità, ama profondamente la natura e gli animali. Tra i tanti libri di poesia pubblicati: “Memodìa” (Marsilio, 2003), “Ad lucem per undas” (Joker, 2007), “Amare serve” (Cleup, 2010), “Illuminillime” (Cleup, 2011), “Rodografie” (2012). Sue poesie sono state tradotte in greco. Nel 2004-2005 il compositore Sotiris Sakellaropoulos ha tratto da “Memodìa” alcune opere musicali. Nel 2009 è uscito il libro intervista “Amata Poesia: Antonio Capuzzo intervista Lucia Gaddo Zanovello”. MAURIZIO QUARTA (Autore) salentino verace, nasce a Lecce nel 1976 ed è laureato in Tecnologie per i Beni Culturali. L’acquariofilo che è in lui emerge da ragazzino, con un piccolo acquario di pesci rossi, per arrivare con successo al marino tropicale. Ma il primo amore non si scorda mai! Così da alcuni anni dedica la sua vasca di oltre 600 litri all’allevamento di varietà pregiate di carassio. I suoi interessi abbracciano anche la fotografia e la collezione di piante grasse rare. Per diversi anni membro dello storico G.A.S. (Gruppo Acquariofilo Salentino), è tra i soci fondatori del neonato Salento Aquarium Club. FABIO RUSSO (Autore) nasce a Sorrento nel 1978. Appassionato di fotografia subacquea e naturalistica, collabora con il sito www.mondomarino.net e partecipa alla progettazione e realizzazione di documentari naturalistici sul mare. Per l’associazione AMM “Acquario Marino Mediterraneo” cura la rubrica “strani e poco conosciuti” oltre a collaborare alla stesura di schede di organismi marini mediterranei. ALBERTO SOLENNE (Autore) è nato a Torino nel 1967. S è laureato in medicina veterinaria nel 1998 con una tesi sperimentale dal titolo “Aspetti delle principali patologie dei pesci tropicali d’acqua dolce”. Appassionato di acquari fin dall’età di 7 anni si è cimentato nell’allevamento e nella riproduzione di diverse specie d’acqua dolce, con alcune esperienze anche nel marino tropicale e nel marino mediterraneo. Socio di diverse associazioni acquariofile italiane e straniere, ha collaborato alla realizzazione di mostre, eventi a tema e relazioni.. Autore di alcuni articoli apparsi sulle principali riviste del settore, ha cominciato a scrivere per diffondere la passione per i killifish di cui è appassionato allevatore dal 1992.

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L’ACQUARIO É MAGICO

spetto del vecchio acquario dopo un generoso intervento di manutenzione— per

Spesso vediamo degli acquari in giro, in

provare quella beata sensazione di appa-

negozio o a casa di amici, ed essendo in

gamento dei sensi.

qualche modo “esperti” della materia, ten-

Ebbene sì, l’acquario é magico e questo ne

diamo a vedere gli aspetti tecnici invece

determina il successo. Tocca corde

che quelli... magici. Ci avviciniamo alla

profonde del nostro essere e, per fortuna,

vasca e con fare sicuro notiamo la presen-

questo processo non è soggetto alla varia-

za di alghe scure sulla parete frontale, un

bilità delle mode.

pesce con la coda leggermente corrosa, la

Troppo spesso udiamo i nostri amici pro-

buona qualità delle piante che crescono

duttori ripetere parole come “bisogna

nel prato. In questo modo dimentichiamo

attendere che gli acquari si diffondano

le nostre prime esperienze, il primo incon-

meglio” e ci sentiamo profondamente fru-

tro col primo acquario veramente nostro,

strati. Attendere cosa? Chi ha tempo non

quella piccola vaschetta colorata e illumi-

attenda tempo. La domanda fondamenta-

nata, piena zeppa di piccoli accessori sco-

le è: riteniamo che ci sia ancora spazio per

nosciuti. Dimentichiamo l’emozione del

gli acquari nelle nostre vite o pensiamo

primo “parto” di guppy e le nottate perse

che essi debbano essere soppiantati da

dietro la prima deposizione della coppia di

passatempi più “moderni” e tecnologici?

scalari. Dimentichiamo la delusione

La risposta è ovvia! La magia degli acqua-

profonda, il dolore provocato dal primo

ri è a tutt’oggi irraggiungibile da telefoni-

pesce morto e la gioia nell’ammirare la

ni e videogiochi per cui, anche se il fascino

prima fioritura di Anubias, o l’interesse

del monitor troppo spesso catalizza le

con cui abbiamo seguito la crescita, sino

attenzioni dei giovani (e meno giovani)

in superficie, giorno dopo giorno, della

mettendoli in una condizione di sudditan-

prima fogliolina rossa di Nuphar.

za psicologica, di dipendenza patologica, è

Insomma, proprio come accade quando si

evidente che l’attrazione sana di un

cresce in fretta, si dimentica la gioia che le

acquario e la possibilità di contribuire fat-

piccole cose sapevano trasmetterci da

tivamente (non passivamente, come coi

bambini. Eppure basta poco —ammirare

videogiochi!) alla sua evoluzione, rende

un nuovo acquario in tutto vetro esposto

questo hobby particolarmente piacevole e

nel negozio sotto casa, assistere ad una

appagante.

deposizione di Amphiprion, gustare l’a-

Non c’è bisogno di spiegarlo alla gente! 11


Quando ci rechiamo a mostre e fiere per

neofita viene spiegato che se l’acquario é

presentare la nostra rivista, in genere esi-

ben congegnato bastano pochissimi minuti

biamo la stessa in formato elettronico, sullo

di attenzione per settimana e che persino

schermo di un computer e alcuni organismi

al momento delle vacanze lo si può lasciar

vivi in un acquario. Inutile dirvi della

funzionare in automatico, senza problemi,

nostra intima soddisfazione quando notia-

egli appare sconcertato, disorientato.

mo che lo schermo del computer viene

Dunque é fondamentale fare informazione.

quasi ignorato, mentre un capannello di

Inoltre la moderna coscienza ecologica

curiosi e interessati permane nei pressi del-

(grazie al Cielo) ci porta a un maggior

l’acquario.

rispetto verso tutte le creature e questo

Perché allora si vendono ancora “pochi”

spesso fa venire il dubbio a molti che l’ac-

acquari? I motivi sono tanti ma i più evi-

quario costituisca una sorta di “gabbia”

denti, a nostro avviso, sono sotto gli occhi

per pesci. Quando si spiega a questi princi-

di tutti, ammesso di volerli vedere. Molte

pianti che la maggior parte delle specie

persone temono che l’acquario possa rap-

che alleviamo in acquario, anche in natu-

presentare un compito troppo difficile o

ra, è costituita da individui che usano spo-

troppo oneroso. Si ritiene comunemente (è

starsi pochissimo nel corso della loro vita

una frase sentita di continuo) che l’acqua-

(esempio classico é quello dei pesci

rio necessiti “di molte cure”. Quando al

pagliaccio, che non si allontanano più di 12


qualche decimetro dal loro anemone) si

Guardate le foto dei nostri autori nelle

nota stupore compiaciuto.

prime pagine della rivista e, notando che

Dunque é fondamentale fare informazione.

la lista si allunga di mese in mese, com-

Molti poi sono coloro che hanno già avuto

prenderete quanta gioia di fare mettiamo

esperienze negative con un acquario. Si

tutti nel nostro lavoro.

acquista una vaschetta economica presso

Eppure le aziende specializzate, proprio

il supermercato locale o presso un nego-

quelle che riescono a intravedere ora i

ziante con pochi scrupoli e si comincia ad

primi frutti di tanto lavoro, continuano a

avere i primi problemi: pesci morti a

disertare le nostre pagine. Sono presenti

causa di malattie precedenti e acqua latti-

attraverso le nostre recensioni e i nostri

ginosa a causa di un filtro poco efficiente.

test (completamente gratuiti, perché indi-

Si comincia allora coi cambi frequenti

pendenti e non controllabili dagli spon-

(cilici e punizioni assegnate da negozianti

sor) ma non si degnano di contribuire con

sadici e crudeli!), si continua con il fre-

un solo euro (a parte le poche eccezioni

quente acquisto di nuovi e costosi pesci

che vedete nelle pagine della rivista) a

(puntualmente ammalati) e si finisce

mantenere

abbandonando l’hobby, che è ritenuto a

Possiamo affermare, anzi, che essi rema-

questo punto poco appagante.

no contro, perché sanno bene che non

Dunque è fondamentale fare informazione!

potremo resistere in eterno senza il con-

Noi facciamo informazione. Riteniamo di

tributo, pur piccolo, delle maggiori azien-

farlo bene. Inutile nasconderci dietro

de produttrici presenti in Italia.

opportunistiche dimostrazioni di falsa

Perché lo fanno? Ritengono forse che una

modestia. Noi lavoriamo ogni mese alla

rivista indipendente possa rappresentare

nostra rivista con grande fervore e rite-

un ostacolo alla diffusione di prodotti poco

niamo che questo si noti nel prodotto fina-

efficaci? Vogliono evitare il confronto

le. Lo facciamo con infinito entusiasmo,

diretto coi loro acquirenti?

curando ogni dettaglio, e siamo veramen-

Difficile dirlo. Un dato é certo, però, su

te felici e soddisfatti quando, alla fine del

tutti: da una parte è evidente (in base a

mese, riusciamo a regalarvi un altro

quanto sopra riportato) che solo l’infor-

numero vivo, completo, interessante,

mazione puntuale e corretta potrà

scientificamente corretto. Siamo felici

favorire la diffusione degli acquari nel

quando ci scrivete che avete gradito lo

nostro paese; dall’altra, che i produttori

sforzo.

continuano ad “attendere una maggiore

Non vogliamo con questo affermare di

diffusione degli acquari” senza nulla fare

essere perfetti: sarebbe imprudente!

per favorirla, anzi, ostacolando il lavoro di

Possiamo sbagliare e lo facciamo spesso.

chi, come noi, mette l’anima in questo

Ma abbiamo dalla nostra una schiera di

intento.

collaboratori fattivi, molto preparati, entusiasti di produrre una cosa bella. 13

viva

la

pubblicazione.


QUESTO NUMERO...

in breve L’acquario in sette domande: le piante. Le piante costituiscono il principale ornamento degli acquari d’acqua dolce, nonché una componente essenziale per il corretto funzionamento degli stessi, assolvendo alle più disparate funzioni, tra le quali la sottrazione all’acqua di nutrienti che, se in eccesso, potrebbero favorire la comparsa delle fastidiose alghe, la produzione di ossigeno, essenziale per la vita, la creazione di ripari e di nursery per gli animali. In questo numero, ultimo della serie per le sette domande del nostro (oramai famoso) lettore, prendiamo in considerazione vari aspetti della loro coltura. Inserto staccabile: la chimica dell’acqua. L’eliminazione dei cataboliti e delle sostanze di rifiuto azotate, avviene nei pesci sotto forma di ammoniaca, che viene successivamente trasformata in nitriti e infine in nitrati (NO3). I nitrati sono sali e sono ben tollerati dai discus anche in alte concentrazioni (fino a 300 mg per litro). Anche questo mese un esperto allevatore di discus, vi porterà più vicino ad argomenti tecnici utilizzando un linguaggio semplice e alla portata di tutti. Oggi parliamo di… biocondizionatori. La nostra rubrica link, prende in considerazione questo mese un argomento da sempre discusso, sul quale è veramente difficile fare il punto senza occupare centinaia di pagine. Il termine è molto generico, spesso abusato, talvolta incomprensibile nelle applicazioni. In generale con questo termine intendiamo una serie di prodotti che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) produrre delle azioni positive per l’acquario, come ad esempio rendere l’acqua di rubinetto adatta alla vita di pesci e piante, flocculare il particellato organico, migliorare la funzionalità del filtro, accelerare la degradazione della materia organica, difendere il muco dei pesci, ecc. Lo approfondiremo cliccando sui link scelti dal nostro esperto. Le interviste di Aquariophylia. Anche questo mese la rivista ha visitato un allevatore di discus per farvelo incontrare. Quella odierna è un’ulteriore tappa verso la comprensione di ciò che si muove realmente in Italia per ciò che attiene l’allevamento e la riproduzione del discus. L’autore ha conosciuto Ernesto Militi in un periodo in cui frequentava assiduamente la Calabria. Era il tempo delle amicizie poi scioltesi al sole del Pollino. Ed era il tempo in cui il “movimento” calabrese sembrava dover essere l’unico contraltare plausibile all’organizzazione di altre realtà nazionali. Era il tempo dei 14


“capitani coraggiosi”, degli allevatori amatoriali politicizzati che chiedevano spazio e voce. Oggi lo avviciniamo a vantaggio dei nostri lettori. Storia del pesce rosso. Avendo iniziato il mese scorso, proseguiamo il discorso che ci porta ad esaminare le varietà di pesci rossi in chiave storica. Le varietà eteromorfe sono le razze più esasperatamente selezionate; il loro corpo è notevolmente modificato (testa, occhi, pinne, tronco) rispetto al tipo normale. La loro maggioranza è importata dall’oriente. Sono più esigenti in quanto a temperatura, qualità dell’acqua e alimentazione; pertanto sono più adatte all’acquario che al laghetto, anche se esemplari ben acclimatati, con le opportune cautele, possono essere trasferiti in laghetto nei mesi più caldi. A p i s t o g r a m m a c a c a t u o i d e s, timido ma simpatico. Spesso presente nei nostri acquari, a causa del suo ridotto costo… Altrettanto spesso non è apprezzato per il suo reale potenziale e viene relegato in una posizione di secondo piano. Invece merita un approfondimento! Per consentire di poterlo allevare nel migliore dei modi e poter gioire della sua riproduzione. Il cacatuoides è originario del Perù e della Colombia, ove la vegetazione acquatica è molto fitta, tanto da permettergli ampie opportunità di riparo. L’acqua si presenta con un pH oscillante tra 7.0 e 8.0 e la durezza è media; la temperatura è attorno ai 25 gradi centigradi. Impariamo ad allevarlo! Fitoterapia. Al giorno d’oggi, curare i nostri beneamati pesciolini, è sempre più difficile, a causa della mancanza di prodotti farmaceutici adatti per ogni singola patologia. Questo è stato uno dei motivi, da parte degli allevatori, per sperimentare sempre più le risorse fitoterapiche. Inoltre non dimentichiamo che il punto di forza di queste terapie è la non distruzione della flora batterica del filtro, di vitale importanza per l’equilibrio del nostro acquario. La fitoterapia utilizza, come composti medicali, i principi attivi contenuti in alcune foglie di piante e non solo. A volte fa uso di estratti di piante stesse o radici. 15


Reportage: Uganda Wildlife Education Centre. Arrivare in Uganda in aeroplano significa atterrare a Entebbe, sede dell’unico aeroporto internazionale del Paese. È un piccolo centro, distante circa 40 chilometri da Kampala, ma sarebbe un errore considerarlo importante solo per la presenza dell’aeroporto. Il centro, ubicato sulla riva del lago Vittoria si estende per 72 ettari e nasce nel 1952 ad opera del governo coloniale britannico, con l’obiettivo di riabilitare gli animali selvatici rinvenuti feriti o malati e i cuccioli orfani. Ben presto la struttura attira l’attenzione del pubblico e agli ospiti indigeni se ne aggiungono altri provenienti d’oltremare, diversificando la struttura che nel 1962 diviene lo zoo nazionale. Aquariophylia vi accompagna in una visita guidata in questo magnifico centro, in compagnia di un eccellente autore che per l’occasione si trasforma in cicerone! Il nono un killi italiano. Quando ci si riferisce ai killifish non tutti sanno che ne esiste anche uno italiano: Aphanius fasciatus (Valenciannes, 1821), conosciuto più volgarmente come “nono”, che non ha nulla da invidiare per interesse ai coloratissimi Nothobranchius, Aphyosemion & C. Si tratta dell’unico membro della famiglia dei Ciprinodontidi presente in Italia. L’areale di distribuzione è ampio ma le abbondanze non sono omogenee lungo il territorio nazionale. Infatti la specie è presente in maniera discontinua lungo la fascia adriatica, ionica, tirrenica e sulle isole maggiori, comprese l’isola d’Elba e le isole Eolie. Lo possiamo trovare in Friuli, Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Toscana, Lazio, Campania. Impariamo ad allevarlo! Il carbone attivo: conosciamolo meglio. Il carbone attivo (CA), nonostante abbia perso la sua funzione principale, cioè rimuovere i residui dei farmaci o biocondizionatori (come li chiamano le aziende produttrici) prima che compromettano l’equilibrio biologico in acquario uccidendo i batteri, è oggigiorno ancora un valido alleato per la salute del nostro acquario. Spesso se ne fraintende l’importanza e la necessità d’uso: per questo abbiamo deciso di stendere delle righe su questo tanto conosciuto, ma sempre meno apprezzato materiale. 16


Come si fa: intervista a Tetra. Anche questo mese, Aquariophylia vi porta viso a viso con un responsabile di aziende specializzate e in particolare con un esperto Tetra, il quale ci offre utili informazioni sulla loro produzione, sulla specificità di alcuni prodotti, sul modo di fare acquariofilia secondo la grande azienda internazionale. Un’occasione unica per venire a contatto col mondo commerciale e con esperti che difficilmente riusciremmo a incontrare nella nostra quotidianità. Scavalchiamo il negoziante sotto casa: raggiungiamo direttamente le aziende che forniscono i prodotti che usiamo!

Rubrica poesie. Anche questo mese vi portiamo a casa una bella poesia e torniamo ora al centro del nostro hobby, con un testo intitolato “Avannotti”! Le parole qui non contano più perché entriamo in un mondo fatto solo di emozioni. Leggendo capiremo. Naturalmente ci sono poi le rubriche lettere, l’angolo del Carassio, i Contest, i contributi dei lettori e tanto altro. Diamoci da fare: lo spettacolo comincia!

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In questa sezione riceviamo le vostre lettere e rispondiamo sia sulla rivista sia per e-mail. Potete scrivere semplicemente collegandovi al nostro sito web (www.aquariophylia.it) ed utilizzando l’apposito spazio lettere. Ovviamente sono accettate anche lettere ricevute per posta normale, ma in questo caso i tempi di risposta sono molto più lunghi. Nei primi numeri la rubrica avrà l’aspetto che osservate, semplice e classico. In futuro, anche grazie ai vostri contributi, cercheremo di rendere le risposte sempre più “interattive” in modo che possiate contare sul parere di vari esperti per la risoluzione dei problemi sottoposti alla redazione.

www.aquariophylia.it OSMOSI O RUBINETTO? QUESTO È IL DILEMMA Salve sono appassionato da molti anni, ma adesso mi sorge un dubbio riguardante i valori dell’acqua del rubinetto. Premetto che ho sempre fatto l’acqua per i cambi con il mio impianto d’osmosi con aggiunta di sali appositi. Adesso ho allestito un Malawi e vorrei utilizzare l’acqua del rubinetto per eseguire i cambi; ho fatto alcuni test dell’acqua e il valore dei fosfati (PO4) è di 0,25 mg/litro. Il mio dubbio è: quali conseguenze potrei avere nell’effettuare i cambi con acqua del rubinetto? Cosa mi consigliate? Livio Un valore di fosfati nell’acqua di rubinetto di 0.25 ppm è elevato ma non drammatico. Se il filtro è funzionale potrebbe riuscire a eliminare questi inquinanti abbastanza rapidamente. Inoltre piante e alghe assorbono attivamente questi composti. I pesci del lago Malawi non necessitano di acque troppo tenere e potrebbero dunque vivere nell’acqua di rubinetto di molte città italiane. I problemi sono semmai di altro tipo. Spesso l’acqua di rubinetto, oltre ad avere una composizione in KH/GH che conduce a repentini aumenti del pH, può essere caratterizzata da rapporti Ca/Na non ideali per la vita della maggior parte dei pesci e delle piante. Per questo motivo ed anche per eliminare qualsiasi traccia di metalli pesanti e inquinanti, si preferisce utilizzare acqua demineralizzata 18


Lepomis, vorrei sapere quali specie potrei ospitare, oltre naturalmente ad avere delucidazioni sul tipo di fondo, illuminazione, ecc. Ho una particolare predilezione per l’acquario d’acqua dolce, ma oltre a quello tropicale non ho trovato granché su quello nostrano, che secondo me dovrebbe avere maggiori attenzioni. Per questo mi piacerebbe poterne discutere qui, dove ritengo sia un argomento che potrebbe interessare molti di noi visto che il nostro Paese possiede un gran numero di biotopi interni oltre a quelli marini. Mi rendo conto che forse questo argomento potrà sembrare di “nicchia” ma credo altresì che discuterne non possa fare altro che bene. Salutoni a tutti OrandaBlu

addizionata con sali tipici delle aree di origine dei pesci da allevare. In questo modo si ottiene una soluzione ideale. Si tenga presente però che l’acquariofilia è un hobby che può essere vissuto a vari livelli e non tutti, necessariamente, sono “puritani” in merito alla qualità dell’acqua o ad altri componenti essenziali dell’acquario. Pertanto non possiamo neppure escludere che la vita in comune acqua di rubinetto non permetta a questi pesci di crescere benissimo e riprodursi. Anzi, a onor del vero, dobbiamo dire che la maggior parte degli appassionati che alleva ciclidi del lago Malawi utilizza acqua di rubinetto, eventualmente miscelata con acqua demineralizzata. Un altro sistema, ancora più semplice, è quello di usare acqua di rubinetto e filtrare attraverso BluResin, un materiale filtrante che elimina gran parte dei soluti in proporzione alla quantità aggiunta al filtro. In questo modo, con un paio di cucchiai di questo composto disposti nel filtro, anche in presenza dei pesci, si riesce a modificare le caratteristiche dell’acqua senza dover ricorrere a faticosi cambi, aggiunta di sali, ecc. Insomma, le soluzioni sono tantissime. Basta scegliere quella più vicina alle proprie attese. Tuttavia, usare osmosi inversa e sali specifici rappresenta il non plus ultra della fedeltà alla natura e, d’altro canto, usando semplice acqua di rubinetto si riuscirà molto probabilmente a mantenere questi pesci in ottima salute ed a farli riprodurre.

Allevare il Persico sole non solo è possibile, ma si tratta certo di una magnifica occupazione. Non è vero che si tratti di un argomento “di nicchia”. In realtà noi tutti dovremmo dare più attenzioni ai pesci che nuotano sotto casa, perché belli, interessanti ed estremamente educativi. Peraltro si tratta di animali che si riesce talvolta ad ottenere a buon mercato o a reperire direttamente in natura e questo aumenta la soddisfazione dell’allevatore. Promettiamo che nei prossimi numeri daremo maggiore attenzione a quest’argomento e ringraziamo il lettore per avercelo rammentato. Detto ciò, riteniamo che una vasca delle dimensioni sopra citate possa ben ospitare un paio di questi pesci, anche quando saranno cresciuti, potendo raggiungere questa specie una lunghezza massima attorno ai 30 cm. Sarà opportuno allevarli a partire da giovani individui e vedremo così tutte le variazioni di livrea che caratterizzano questi magnifici animali nel corso della loro esistenza. Unico problema potrebbe essere rappresentato dalla loro aggressività intraspecifica: in una vasca di queste dimensioni non possiamo escludere che due esemplari adulti prendano ad azzuffarsi e in questo caso l’unico rimedio sarà allontanarne uno oppure disporli in una vasca all’a-

ALLESTIMENTO PER UN PERSICO SOLE Rieccomi di nuovo qui a chiedere aiuto agli esperti. Vorrei allestire un acquario d’acqua dolce nostrano; la vasca che ho a disposizione ha le seguenti misure: cm 100 x 50 x 55 per 200 l netti di capacità. Mi piacerebbe ospitare il bellissimo Lepomis gibbosus: è possibile? Nell’eventuale risposta positiva vorrei sapere quali e quanti altri pesci potrei ospitare insieme al persico sole, quali piante, e se è necessario il refrigeratore. Nel caso che la vasca non rispondesse alle esigenze del 19


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perto di dimensioni doppie rispetto a quelle dell’acquario. La presenza di piante acquatiche e rifugi potrà ridurre questi aspetti di aggressività. Se tutto fila liscio, Lepomis riesce anche a riprodursi in acquario, mettendo in atto pratiche di corteggiamento molto interessanti. Ma ovviamente non è questo il luogo per approfondire. Come suddetto, proveremo a farlo nei prossimi numeri con articoli specifici. In ogni caso non riteniamo opportuno aggiungere altri pesci all’acquario per vari motivi, di spazio e di aggressività ma incoraggiamo fortemente il lettore a intraprendere questa esperienza, peraltro economica, dal momento che questi pesci non necessitano di termoriscaldatore né, solitamente, di refrigeratore. Saremo felici in futuro di pubblicare anche le sue esperienze in merito.

uova si sono schiuse dopo 3 giorni con tante larve invisibili attaccate al vetro della vasca. Dopo qualche giorno, al riassorbimento del sacco vitellino, li ho nutriti con infusori di alcune foglie tolte dall’acquario di comunità e del cibo micron diluito con acqua e somministrato con una siringa. Nella vaschetta ci sono qualche avannotto platy corallino e avannotti di Ancistrus. Ecco le foto che vi mando in allegato. Salbt Il contributo è molto interessante e lo pubblichiamo per intero. Non lo abbiamo inserito nella rubrica dei contributi dei lettori per il semplice fatto che non siamo riusciti a reperire le foto di cui si parla nella lettera. Ma non appena le riceveremo, saremo felici di condividerle con gli altri amici della rivista.

TANICHTHYS ALBONUBES RIPRODOTTO DAL NOSTRO LETTORE I Tanichthys albonubes sono dei simpaticissimi pesciolini, molto attivi, che amano nuotare in un folto branco nella parte medioalta della vasca. Sono vivaci e sempre in movimento, ma non sono così attivi come i Danio zebrati. Per quanto riguarda la riproduzione sui Tanichthys albonubes, mi sono cimentato attraverso le informazioni di acquariologia e, munito di pazienza, ci sono riuscito. Il dimorfismo sessuale non è molto accentuato; il maschio solitamente è più snello e più colorato della femmina. Dunque ritornando al discorso della riproduzione ho introdotto una coppia matura in una vaschetta a parte di 10 l con un filtro a spugna e un riscaldatore, come substrato un ciuffetto di muschio di Giava e qualche sassolino sul fondo della vasca. Mi sono trovato casualmente ad assistere la fase di corteggiamento da parte del maschio che incitava la femmina ad andare nel punto appartato tra il muschio e deporre le uova; contemporaneamente i due si “abbracciano” rilasciando uova e spermatozoi. Dopo la deposizione ho rimosso i riproduttori; le

LUNGO POST! Noooo il mio lungo post non è stato pubblicato. Ritento riassumendo (si fa per dire). Torno a tediarvi con un’infinità di domande. 1) dopo la sostituzione del materiale filtrante con le glax stone (tenute 15 gg nell’acqua con batteri, sotto il getto del filtro), ho notato che la superficie dell’acqua, da due giorni, è leggermente...oleosa. Può dipendere da questo? 2) Contemporaneamente però il Betta ha nuovamente prodotto le sue bollicine. Può essere che anche l’oleosità dell’acqua sia dovuta alle sue secrezioni? La volta scorsa però non l’avevo notata. 3) Può essere che il nuovo filtro non funzioni bene? Forse non avrei dovuto sostituirlo ma dovendomi assentare pensavo di fare cosa buona dato che il tempo “consigliato” della cartuccia di materiale filtrante era scaduto. Mi pongo questi problemi perché da venerdì mattina partirò per dieci giorni e temo che in mia assenza i due pescetti possano soffrirne (purtroppo non ho nessuno che possa occuparsene). 21


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Inoltre temo che l’erogatore automatico di cibo (seppur impostato affinché eroghi una volta sola il cibo ogni 24 h e nella misura minima) e che la decomposizione dei residui provochi un rialzo dei nitriti. Prevenendo le vostre domande... devo confessare che non ho ancora acquistato i reagenti liquidi (non frustatemi!), continuando ad affidarmi alle misurazioni del negoziante. Domani però non riesco a passare al negozio perché lavoro tutto il giorno e venerdì mattina parto all’alba. Che faccio? Se dite che è necessaria una misurazione precisa prendo un’ora di permesso domani e vado al negozio. 4) È il caso che proceda con un cambio parziale di acqua per dare un po’ di respiro ai pescetti in mia assenza? L’ultimo cambio (circa 50%) l’ho fatto il 6 dicembre scorso e contavo di fare il prossimo al mio rientro, ma vista la situazione... non so se sia il caso di aspettare. Oggi ho provato comunque a effettuare le misurazioni con le solite striscette della Sera (che so essere poco affidabili) e ho

notato che i NO3 sono leggermente aumentati (intorno al 25 mg/l) mentre i NO2 sembrano completamente assenti. Oltre al cambio parziale posso utilizzare qualche prodotto per migliorare lo stato dell’acqua? In casa ho i batteri Clean (Amtra System), estratto di quercia (Amtra System), Alga Zero (sicce), Stress Zyme e il biocondizionatore Easy Balance (Tetra). Aiutoooooo... che faccio? Vi sarò grata se riuscirete a darmi qualche consiglio prima di domani sera... in difetto... cambierò lo stesso qualche litro di acqua e... pregherò per i miei pescetti per dieci giorni dalle cime innevate dell’Alta Badia! Intanto... grazie come sempre! Roberta PS: ah... sì... i due pescetti sembrano stare benone (forse sono solo io che mi faccio inutili paranoie, ma essendoci già passata... sai com’è!) Pubblichiamo con piacere questa simpatica lettera senza modificare il tono scherzoso che

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la contraddistingue: Aquariophylia nasce per divertirvi! Passiamo però immediatamente alle risposte perché i tanti quesiti della lettrice, a quanto pare, esigono una rapida soluzione. Non riteniamo che utilizzando GlaxStone si possano ottenere patine oleose. Noi non le abbiamo mai osservate. Semmai dovrebbe accadere il contrario. Quelle patine sono dovute a scarsa eliminazione dei materiali organici per carenza di prefiltro meccanico. Potrebbe darsi però che nel cambio del materiale filtrante si sia prodotto un momentaneo squilibrio dell’acquario che potrebbe giustificare gli effetti. Per eliminare le patine esistono prodotti eccellenti, come quelli della MicrobeLift, in

tribuire a eliminare le patine oleose. Dipende. Di che filtro si tratta? Potrebbe trattarsi di un leggero malfunzionamento del filtro o di un fenomeno passeggero. Difficile da stabilire con i dati in nostro possesso. Non sarà necessario però prendere permessi per effettuare le misurazioni. Riteniamo possa partire serena e rimandare al ritorno il da farsi. Va bene anche una cartina multi-test per avere dati orientativi senza spendere troppo né perdere troppo tempo. Non è vero, come scrive, che sono troppo poco precise: permettono di avere i dati che servono in tempi brevi. Quindi non le servono misuratori più precisi se non per approfondire situazioni “pericolose” che nel suo caso, sinceramente, non paiono presentarsi. Si assicuri però di regolare il distributore di cibo al minimo in modo da non saturare le potenzialità del filtro. Dovendo partire eviteremmo manovre affrettate, compresi i cambi parziali. A meno che non siano evidenti segni di sofferenza da parte dei pesci. I valori da lei misurati sono ottimi. È normale che i nitrati aumentino nel tempo se il filtro non ha proprietà denitrificanti. Piccoli cambi parziali potranno aiutare a mantenerli bassi. Ma 25 ppm di nitrati in acqua dolce sono assolutamente innocui. …E l’assenza dei nitriti è molto confortante e indica un filtro funzionante. Dunque dorma sonni tranquilli ed eviti solo un grosso errore: non aggiunga all’acqua nessuno dei biocondizionatori citati. Non ora che sta per partire almeno. Lasci che tutto continui a funzionare perfettamente, come sta andando ora. Non ci meraviglia che i pescetti stiano bene: tutto procede per il meglio. Se dovessero morire sarà a causa di malattie, non per lo stato dell’acquario. Dunque, parta tranquilla e non proceda con manovre dell’ultimo secondo, sempre sconsigliabili.

grado di far fuori le patine oleose in poche ore grazie all’attività di microorganismi utili. No, certamente le bollicine del Betta non sono “oleose”. Semmai accade il contrario: i composti presenti nella sua saliva dovrebbero con24


Per voi negozianti! Aquariophylia nasce con lo scopo di diffondere l’hobby degli acquari in Italia. Con questo proposito, sin dal primo momento ha cercato di mettere in contatto hobbisti e produttori, anche attraverso un accesso diretto ai siti web delle aziende, critiche, approfondimenti, test. Ovviamente questo scopo lo raggiungeremo solo riuscendo a conquistare la fiducia di tutti gli appassionati presenti nel nostro Paese e, anzi, promuovendo l’arrivo di nuovi adepti. I negozianti sono senza dubbio un anello fondamentale di questo processo: senza di loro non sarebbe neppure possibile immaginare una diffusione degli acquari. Per questo motivo saremo felici di renderli parte di questo processo, teso a creare una grande comunità nazionale. In cambio chiediamo solo che ci aiutino a diffondere la buona novella: Aquariophylia esiste ed ha già superato l’esame dei lettori, ma per diventare una rivista di successo, per poter continuare ad essere distribuita gratuitamente a tutti gli acquariofili, dovrà espandersi continuamente a nuovi utenti. I negozianti possono fare molto in questo senso. A tutti i negozianti che faranno il log-in nel nostro sito e ci presenteranno dieci loro clienti (ai quali, dunque, contribuiranno a regalare un abbonamento gratuito alla rivista) offriamo un piccolo spazio pubblicitario sulle nostre pagine per 6 mesi. In definitiva, la rivista potrà contare su un numero maggiore di lettori. I lettori potranno continuare a leggerla gratuitamente. I clienti del negozio riceveranno in dono un abbonamento annuale al magazine. I negozianti godranno di maggiore visibilità, essendo presenti sulle pagine di un periodico nazionale. Se possiamo fare di più… chiedete pure e sarete esauditi! … E voi acquariofili: stampate questa pagina e mostratela al vostro negoziante di fiducia, nel caso in cui non ci conosca ancora. Contribuirete alla diffusione della rivista e dell’hobby in Italia, con evidenti vantaggi per tutti. Passate all’azione: divulgate Aquariophylia!

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OCCHIO ALLA MEDUSA! Torna anche quest’anno la campagna del CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare), che con la sua unità operativa dell’Università del Salento (Lecce), partecipa a un progetto europeo (VECTORS 2011-2014), che ha lo scopo di studiare le possibili cause dei cambiamenti negli oceani e nella vita marina. In particolare, nell’ambito di tale progetto, il CONISMA-Lecce è responsabile di un workpackage sulle proliferazioni di meduse nei mari europei. La suddetta campagna, seguita dall’università salentina, mira a monitorare le popolazioni di meduse che vivono nel Mare Nostrum, e si avvale della collaborazione di Enti di Ricerca, Aree Marine Protette, diving centers, pescatori, privati cittadini, ecc. che con le loro segnalazioni possono contribuire fattivamente a mappare la distribuzione di questi animali gelatinosi nel bacino del Mediterraneo. Aquariophylia vuole sostenere questa importante iniziativa e invita tutti i suoi “lettori balneanti” a segnalare, anche in questa stagione estiva 2012, la presenza di meduse che dovessero essere viste in mare, sia lungo i litorali e sia al largo delle coste. Il poster, molto chiaro ed esplicativo, faciliterà l’identificazione delle specie e aiuterà alla compilazione dei dati da inviare agli indirizzi di posta elettronica in esso riportati. Buone vacanze a tutti!

http://www.focus.it/meduse/ boero@unisalento.it

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La rubrica p L’acquario… in

7 domande

Una nuova rubrica per il principiante: la lettera da cui scaturì la serie Ricordate la lettera che chiedeva spiegazioni sull’acquario in base a sette quesiti? Nel numero di gennaio abbiamo parlato dei cambi d’acqua (quesito numero 1); in quello successivo abbiamo risposto alla domanda numero 2, riguardante il substrato; abbiamo poi trattato il terzo quesito, parlando del filtro e così via. È così giunto il momento di passare alla settima ed ultima domanda del nostro amico Mario (ricordate?), al quale dedichiamo l’intera rubrica, insieme a tutti i neofiti del mondo! 7 - Le piante: Premesso che il concime va dosato con molta parsimonia, e da bonsaista posso capire cosa significa, è giusto pensare che più piante si hanno meglio è? Se sì, come capire quando potrebbe essere il momento di dosare la CO2? La CO2 non dovrebbe essere emessa comunque anche dalla respirazione naturale dei pesci?

Le piante costituiscono il principale ornamento degli acquari d’acqua dolce, nonché una componente essenziale per il corretto funzionamento degli stessi, assolvendo alle più disparate funzioni, tra le quali la sottrazione dall’acqua di nutrienti che, se in eccesso, potrebbero favorire la comparsa di fastidiose alghe, la produzione di ossigeno, essenziale per la vita, la creazione di nascondigli e di nursery per gli animali. Alla base di ogni layout c’è la scelta del tipo di pianta e della posizione ad essa assegnata all’interno della vasca; inoltre la scelta della tipologia di pianta condiziona, o è condizionata, dalla scelta di una serie di caratteristiche chimico-fisiche dell’acquario, quali la tipologia di substrato, di luce, di temperatura e di grandezza della vasca. Infatti bisogna conoscere preventivamente le caratteristiche della pianta, ovvero l’altezza che essa può raggiungere, la quantità di luce necessaria alla sua crescita, così come la ricchezza di sostanze nutritive, del fertilizzate da aggiungere

Anubias.sp, pianta a crescita lenta

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per il neofita

Le piante di Marco Di Natale e Federica Ferrigno - settima e ultima puntata

Intensità luminosa bassa, media, alta e molto alta a seconda dei W/litro di luce presenti in vasca date, significa che la luce non è sufficiente; lo stesso vale se il colore sbiadisce. In generale le piante che necessitano di più luce sono quelle rosse. L’anidride carbonica è un altro elemento importante da utilizzare, specialmente per alcune piante e in particolare per quelle a crescita veloce, se si vuole ottenerne una crescita rigogliosa; sono in commercio diversi tipi di diffusori, quali quelli a flipper o a microbolle, ma particolarmente interessanti sono gli impianti dotati di campana di diffusione (es. Ferplast CO2 Energy) perché sono molto economici, efficienti, adatti a ogni tipo di utilizzo (in pressione, mediante fermentatore, ecc.) e consentono di disciogliere rapidamente grandi quantità di gas carbonico senza sprechi. Inoltre gli impianti di CO2 possono essere con bombola (più costosi ma con un flusso di gas continuo nel tempo e facilmente regolabili) o a fermentazione (più economici e costruibili anche artigianalmente, ma con un flusso che inizialmente è maggiore e pian piano tende a diminuire). Anche una carenza di questo gas, indispensabile alla fotosintesi clorofilliana, comporta un ingiallimento delle foglie, oltre che una crescita lenta e stentata della pianta. Talvolta, per alcuni tipi di piante, e in generale per quelle a crescita lenta

sotto il substrato, qualora la pianta non sia galleggiante o semplicemente epifita/epilitica (che vive attaccata su un tronco o su una roccia), le quantità di CO2 e di fertilizzante liquido necessarie, nonché i parametri dell’acqua come durezza, pH e così via. Solitamente una pianta necessita di un buon apporto di luce, che va da 0,5 watt/litro a più di 1 watt/litro a seconda delle necessità, per un fotoperiodo di circa 8-10 ore. Se le piante tendono a crescere in altezza, con foglie piccole e dira-

Cryptocoryne, tipologia di pianta che cresce molto in larghezza e viene posta generalmente in posizione centrale

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In basso Hemiantus callitricoides, pianta da “prato” (tipo Anubias sp. e Microsorum sp.) o, se tutte le piante scarseggiano in vasca, la CO2 potrebbe non essere necessaria, dal momento che potrebbe bastare quella prodotta dalla respirazione dei pesci. Esistono poi piante come Cabomba aquatica e la Nymphaea lotus che sottraggano quanti più nutrienti possibili dall’acqua e dal fondo ed in certa misura riescono a trarre il gas carbonico dalla degradazione dei carbonati in soluzione. Però bisogna tenere presente che l’aggiunta della CO2 permette anche di regolare il pH, abbassandolo sino ai valori ideali per le specie allevate e sfavorendo di conseguenza la proliferazione delle lumache, poiché scioglie i loro gusci calcarei. Pertanto, andando oltre le esigenze delle piante, dobbiamo notare che una corretta somministrazione di anidride carbonica è un elemento fondamentale nell’acquario d’acqua dolce, per mantenere costanti i valori dell’acqua ed in particolare quelli correlati al pH (che sono tanti!). Per quanto riguarda l’uso dei fertilizzanti, anche

questi sono miscugli di elementi indispensabili che apportano ai vegetali dei sali minerali fondamentali quali quelli contenenti azoto, fosforo, zolfo, potassio, calcio, ferro, magnesio, zinco, ecc. Questi elementi vengono utilizzati in varie reazioni metaboliche ed enzimatiche. I fertilizzanti possono essere in forma liquida –per le piante con radici epigee (le epifite) o per le piante a crescita veloce, che assimilano i nutrienti principalmente dalle foglie (per esempio Ceratophyllum demersum)– oppure sotto forma di pastiglie da aggiungere sotto il substrato, per piante che necessitano di un buon apporto di nutrienti a livello delle radici o semplicemente per reintegrare un fondo non nuovissimo. In generale questi due tipi di fertilizzanti sono indispensabili, insieme, perché quasi tutte le piante acquatiche (fatte le dovute eccezioni) assimilano i nutrienti sia attraverso le foglie sia attraverso le radici. Le dosi sono solitamente indicate sulla confezione o in un apposito bugiardino, anche se sarebbe consigliabile cominciare con dosi basse e aumenta30


re pian piano in base alle necessità delle piante. La fertilizzazione andrebbe fatta settimanalmente e non bisognerà mai eccedere con le dosi; inoltre è sconsigliabile fertilizzare subito dopo una potatura (mai potare tutte le piante nello stesso momento) perché tali sostanze, se in eccesso e quindi non assimilate, potrebbero favorire la comparsa di alghe. Inoltre, accumulandosi nell’acqua potrebbero portare alla comparsa di patologie da avvelenamento negli animali, specialmente negli invertebrati, che sono particolarmente sensibili ad alcune sostanze come il ferro. Al contrario, una carenza di tali sostanze comporta un rallentamento della crescita delle piante, nonché l’ingiallimento, la comparsa di macchie, l’appassimento, il raggrinzimento e la caduta delle foglie. Questo spesso facilita la produzione di alghe epifite, che in queste condizioni possono competere facilmente con i vegetali superiori. Oltre alla scelta delle piante, è importante la loro sistemazione nell’acquario. In particolare, sono

adatte a stare sul fondo in zone anteriori e laterali le piante a crescita rapida, che tendono a crescere prevalentemente in altezza come Vallisneria spp., Alternanthera rosaefolia, Bacopa caroliniana, e così via; invece al centro andrebbero messe le piante “solitarie” che crescono anche in larghezza, come alcune varietà di Echinodorus o di Cryptocoryne. Infine la parte anteriore della vasca andrebbe occupata da piante di piccole dimensioni, come quelle utilizzate per produrre i “prati” come ad esempio Echinodorus tenellus o Hemiantus callitricoides. Per quanto riguarda la domanda sulla “quantità” di piante da coltivare è difficile rispondere seccamente perché ciò dipende da numerosi parametri, tra cui la quantità di luce che si è disposti a somministrare, il carattere dei pesci allevati, ecc. Ovviamente, allevando specie di pesci che scavano nel fondo o estirpano le piante (come alcuni ciclidi) si potranno coltivare solo poche piante molto robuste, specialmente in vaso. È vero però che volendo ottenere un acquario ben erborato

L’anidride carbonica prodotta dai pesci non è sufficiente a produrre una corretta crescita delle piante. Solo con un dosatore del gas carbonico si riesce a vedere le piante produrre bollicine d’ossigeno in continuo, come nella foto

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In un acquario erborato i pesci trovano riparo, protezione e si riproducono più facilmente. Anche gli avannotti degli ovovivipari trovano spazi per proteggersi dai predatori tra la vegetazione mo a scrivere e ferma intenzione fasi di crescita, integrante della acquariofili.

conviene piantumare molte piante tutte insieme invece di partire con poche piantine attendendo che si espandano: una popolazione vegetale importante, piantata tutta insieme, permette di condizionare subito l’acquario creando le condizioni ideali per l’espansione e la crescita rigogliosa. In conclusione, le piante, oltre ad avere una funzione depurativa e decorativa, servono a ricreare habitat naturali in cui gli animali possono sentirsi protetti, riprodursi e creare confini territoriali, migliorando quindi, in generale, le condizioni di vita degli animali e mantenendo un corretto equilibrio biologico all’interno della vasca.

a cooperare, perché è nostra sostenere il neofita in tutte le affinché possa divenire parte nostra grande “famiglia” di

Un moderno erogatore di gas carbonico munito di campana di saturazione

Con questo numero completiamo la serie dedicata al neofita. L’avevamo iniziata ben sette mesi fa, seguendo le richieste di un nostro lettore il quale, in preda ad una serie di dubbi, aveva formulato le “famose” sette domande che richiedevano ben più di una semplice risposta nella rubrica lettere. Speriamo che questa serie sia stata utile a molti altri acquariofili in erba, che probabilmente avevano gli stessi dubbi. Ma nel caso in cui avessimo omesso qualcosa o ingenerato ulteriori dubbi (cosa sempre possibile!) v’invitia32



FITOTERAPIA: rimedi antichi per soluzioni moderne di Valerio Rizzo Al giorno d’oggi curare i nostri beneamati pesciolini è sempre più difficile, a causa della mancanza di prodotti farmaceutici adatti per ogni singola patologia. Questo è stato uno dei motivi, da parte degli allevatori, per sperimentare sempre più le risorse fitoterapeutiche. Inoltre non dimentichiamo che il punto di forza di queste terapie è la “non distruzione” della flora batterica del filtro, di vitale importanza per l’equilibrio del nostro acquario. La fitoterapia utilizza come composti medicali i

Le foglie di mandorlo cinese hanno interessanti proprietà terapeutiche

principi attivi contenute in alcune foglie di piante e non solo: a volte fa uso di estratti di piante stesse o radici.

KETAPANG Oggigiorno si sente parlare spesso delle foglie di

Le pigne di Ontano sono ricche di acidi umici e tannini

Catappa, foglie essiccate al sole (per mantenere al meglio le loro proprietà benefiche): non sono nient’altro che delle foglie del mandorlo cinese dette anche foglie di Ketapang. Le foglie di Catappa contengono una serie di tannini e acidi umici. Questi hanno proprietà astringenti e reagiscono con le proteine delle mucose, rendendole meno attaccabili da microorganismi ed ectoparassiti. Poi ci sono le saponine, che svolgono funzione fungicida, grazie alla reazione delle stesse con gli steroli presenti nelle membrane delle ife dei funghi, che porta alla rottura della membrana e alla 34


azione antibiotica: quercetina, kampferolo e tannini azione antimicotica: saponine e tannini azione antiinfiammatoria: flavonoidi, triterpenoidi e tannini azione antiossidante: acido chebulagico e corilagina azione astringente: tannini Ovviamente, utilizzando dei tannini otterremo una leggera acidificazione dell’acqua e una colorazione ambrata, più leggera rispetto a quella prodotta dalla torba. In realtà il vero effetto è proporzionale alla loro concentrazione in vasca; inoltre, trattandosi di composti organici facilmente ossidabili, una volta ossidati perdono tutte le loro “miracolose” funzioni. Ci penserà il sistema del Le foglie di quercia sono ricche in quercetina

vostro acquario a ossidarle e degradarle.

Aloe vera, una vera e propria farmacia naturale. È utilizzata come principio attivo nei biocondizionatori

conseguente morte del fungo. Nei pesci provocano una stimolazione ormonale, aumentando il livello di steroidi; vi è una riduzione del colesterolo. Inoltre la cute e le uova dei pesci vengono protette dai funghi. VARI FLAVONOIDI Ricordiamo poi i flavonoidi, che sono presenti in molte piante. Le loro funzioni sono molteplici: si va dalla pigmentazione gialla, rossa e blu dei fiori, alla protezione da microorganismi e insetti. I flavonoidi sono relativamente poco tossici se li si paragona ad altre sostanze contenute nelle piante, motivo per il quale nel corpo degli animali si trovano in quantità abbastanza elevate. I flavonoidi aiutano il sistema immunitario a contrastare virus e allergie: di fatto alcuni flavonoidi agiscono direttamente come antiallergenici, antiinfiammatori, antibiotici e anticancerogeni. Per semplificare la relazione tra sostanze/vegetali (principali) e loro proprietà, possiamo rifarci allo schema che segue: 35


Corteccia di mandorlo indiano: contiene tannini e saponine Un altro vegetale che spesso viene sottovalutato è la Camelia sinensis, detta più semplicemente “the verde”. Infatti questo contiene un potente antiossidante, un blando antibatterico e si mostra ricco in tannini. Le sue foglie essiccate contengono i seguenti principi attivi: Composti polifenolici: (30%) prevalentemente catechine o flavonoli (epigallocatechina-3-O-gallato (EGCG), epicatechina, epicatechina-3-Ogallato (ECG), catechina, epigalloca- techina), flavonoidi, tannini, acido clorogenico. Basi puriniche: caffeina o teina (1-5%) e piccole Il the verde (Camelia sinensis) contiene un potente antiossidante, un blando antibatterico e si mostra ricco in tannini

quantità di alcaloidi xantinici (teofillina, teobromina, ecc.). Saponine triterpeniche: varie Vitamine e minerali: vitamina C, vitamine del

THE VERDE ED ALTRO ANCORA

complesso B, calcio, ferro, fluoro.

Altri vegetali che danno gli stessi risultati posso-

Al the verde quindi si possono riconoscere le

no essere:

seguenti proprietà:

Pigne di Ontano: anch’esse hanno le stesse pro-

Antiossidanti: protettive dell’apparato cardiova-

prietà ma sono più ricche di acidi umici e tannini

scolare, ipolipemizzanti.

accentuando la colorazione ambra dell’acqua e

Stimolanti il metabolismo basale: lipolitiche, toni-

una maggiore acidificazione

che sul sistema nervoso centrale, diuretiche.

Foglie di Banano: contengono tannini e vari sali

Mantenimento omeostasi glicemica: attraverso

minerali

vari processi fisiologici che interessano il meta-

Foglie di Quercia: contengono acidi umici, quer-

bolismo degli zuccheri

cetina e flavonoidi

Antinfiammatorie: quindi utili per coadiuvare la terapia di varie malattie Azione antiossidante: ipolipidica, antinfiammatoria. Di molto positivo c’è anche che le catechine accelerano il metabolismo e abbassano il contenuto di grassi ad alto punto di fusione, producendo un effetto drenante che accelera il metabolismo, riducendo i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sanDell’aglio usiamo l’allicina, che ha proprietà antisettiche e antielmintiche 36


MA NON FINISCE QUI… Infine dobbiamo ricordare l’utilizzo delle seguenti piante medicinali: Artiglio del diavolo: pianta utilizzata come antibatterico Barnaba: pianta erbacea alta fino a 2 metri, con l’espressione di un principio attivo avente un’azione diuretica, lassativa e depurativa riuscendo a combattere anche le infezioni della cute Biancospino: pianta arbustiva di cui si utilizzano i fiori, come un’eccellente calmante Calendula: pianta erbacea pelosa, dall’odore

Tantissimi sono i vegetali che possono essere testati per le loro proprietà terapeutiche, per uso esterno o aggiunti ai cibi per pesci preparati in casa

sgradevole, utilizzata come unguento per le sue caratteristiche cicatrizzanti, antifiammatorie e antisettiche

gue, aumentando i livelli di colesterolo HDL

Carciofo: pianta erbacea dal fusto alto che gra-

(colesterolo “buono”).

zie alle sue foglie si rende idonea per curare patologie gastroenteriche

AGLIO

Cicoria selvatica: pianta erbacea annua perenne

Passiamo quindi a una nostra “vecchia cono-

usata come lassativo per cura di patologie

scenza”: l’aglio. Sicuramente l’utilizzo dell’Aglio è

gastrointestinali

stato uno dei primi interventi fitoterapeutici in acquariofilia. Di questa pianta vengono usati gli spicchi del bulbo, dove possiamo trovare l’allici-

Insomma come si può comprendere da quanto

na che presenta delle proprietà antisettiche ed

sin qui esposto, c’è ancora tanto da scoprire e

antielmintiche; è stimolante e leggermente diure-

sperimentare! Certo è che in casi di gravi patolo-

tico. Diluito nel cibo, in particolare il succo d’a-

gie, l’unico rimedio sicuro rimane ancora il ricor-

glio, pare essere un ottimo vermifugo (contro gli

so ai classici medicinali, ormai quasi impossibili

elminti intestinali) e periodicamente può essere

da trovare presso i negozi specializzati a causa

usato senza timore.

della nostra discussa legislazione in materia. Tuttavia, senza dubbio, la sperimentazione dei

ALOE VERA

singoli, diffusa anche attraverso le pagine di que-

Anche l’Aloe (pianta grassa che cresce nell’Italia

sta rivista, potrà contribuire a diffondere utili pra-

meridionale e in varie parti del mondo) è utilizza-

tiche di fitoterapia, a tutto vantaggio dell’ambien-

ta come principio attivo nei biocondizionatori

te e dell’acquario: i fitoterapici in genere non

comunemente commercializzati. Infatti ha pro-

inquinano, non danneggiano i filtri e non hanno

prietà calmanti per le mucose, poiché è in grado

effetti collaterali, né producono ceppi resistenti

di neutralizzare gli agenti irritanti; in più presenta

dannosi per i pesci e per l’uomo. Vale la pena,

proprietà digestive e purgative. Può essere utiliz-

dunque, di sperimentare in proprio, partendo

zata anche per patologie che interessano il fega-

dalle piante riportate in quest’articolo e dagli

to, dato che aumenta la secrezione di bile.

effetti terapeutici descritti. 37


LE INTERVISTE DI AQUARIOPHYLIA:

Ernesto Militi di Gennaro Iovino Quella odierna è un’ulteriore tappa verso la comprensione di ciò che si muove realmente in Italia per ciò che attiene l’allevamento e la riproduzione del discus. Ho conosciuto Ernesto Militi in un periodo in cui frequentavo assiduamente la Calabria. Era il tempo delle amicizie poi scioltesi al sole del Pollino. …Ed era il tempo in cui il “movimento” calabrese sembrava dover essere l’unico contraltare plausibile all’organizzazione delle altre realtà nazionali. Era il tempo dei “capitani coraggiosi”, degli allevatori amatoriali politicizzati che chiedevano spazio e voce. Non è un tempo lontano. Solo un anno! Ernesto Militi è grande conoscitore ed estimatore di un grande

allevatore tedesco: Alexander Piwowarsky. Per chi è pratico solo degli ottimi discus nostrani, solo un consiglio: quando si parla di Alexander, tutti gli amanti del Rosso Turchese (RT) dovrebbero togliersi il cappello e sospirare. È il più grande allevatore di RT degli ultimi 10 anni. …E non parlo solo della Germania, ma dell’intero mondo. Magari qualche giorno vi parlerà delle sue linee. Soprattutto delle opere d’arte vera che sono gli f3 e gli f4 della sua linea. Comunque, stiamo divagando. Ernesto alleva e riproduce da anni proprio questi RT. Con ottimi risultati. E adesso bando alle parole. Facciamo parlare le foto!

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Diciamo che non sono un grosso cultore dei discus asiatici; infatti al momento ho solo rosso turchesi e qualche wild. 5) Usi prodotti per evidenziare i colori dei tuoi pesci? No, non uso nessun tipo di prodotto (né naturale né artificiale). Infatti i miei pesci cominciano a mostrare il proprio colore e quindi un pattern già formato verso i 7-8 mesi 6) Come li alimenti? Uso il Tetra Prima come mangime secco di base e poi un pastone a base di cuore, fatto da me. 1) La prima cosa che ti viene in mente quando pensi ai discus? Nessuna risposta.

7) Cosa pensi della realtà italiana? Penso che come per molte altre realtà, ci sono cose buone e meno buone. Sicuramente abbiamo fatto grossi passi avanti specialmente grazie alla rete.

2) Un ricordo che porterai sempre con te (se c’è) riguardante il discus? Avevo anni fa un discus “red snake” il quale, appena mettevo la mano nella vasca, si avvicinava mettendosi di fianco e facendosi accarezzare. 2) Com’era il tuo impianto all’inizio? Hai cambiato qualcosa nel corso degli anni? Sono partito con due cubi 50 x 50 x 50 con filtro interno; pian piano ho aumentato sempre il numero delle vasche e ho cambiato anche il tipo di filtraggio, da singolo a centralizzato. 3) Ho notato che la tua gestione dell’impianto è volta a sfruttare i fanghi che si formano nei filtri. Come mai? Diciamo che mi piacciono i filtri ben maturi e che lavorano lenti, anche perché non uso fare cambi in grosse percentuali tutti i giorni, sia per una questione di consumi di acqua e di energia per riscaldare, sia perché per questioni di spazio non posso avere molta acqua stabulata per effettuare cambi abbonanti e giornalieri stile asiatici. 4) Sei un cultore del discus asiatico. Differenze evidenti nel tipo di gestione dei discus, rispetto a quelli tedeschi o nostrani? 39


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bisogna rinsanguare in maniera opportuna. La mia speranza infatti è di riuscire a inserire del sangue selvatico.

8) Cure preventive, oppure solo al presentarsi di un problema? Solo al presentarsi di un problema. Per il resto l’unica forma di prevenzione è la pulizia delle vasche e dei valori quanto più stabili.

12) Qual è il tuo approccio alla genetica del discus? Io mi limito a incrociare pesci che mi piacciono fenotipicamente, nella speranza di ottenere qualcosa di simile o migliore.

9) Segui il criterio dell’allevamento selettivo, oppure lasci che le coppie si formino da sole? Al momento, siccome possiedo solo rosso turchesi, una coppia vale l’altra, purché non litighi e faccia delle buone cure parentali; in quanto allevare i discus in artificiale, oltre a non darmi grosse soddisfazioni, richiede troppo tempo.

13) Pastone, o granulato? Entrambi! 14) Che tipo di pastone? Semplice pastone a base di cuore di bue.

10) Cosa vuol dire inbreeding? Incrociare individui consanguinei o strettamente imparentati.

15) La luce è importante nella gestione dei discus? Non è fondamentale, anche se ho un timer con effetto alba tramonto, ma a volte mi capita di tenere la luce accesa anche per giorni, specialmente se ho larve che devono prendere il “volo”!

11) Credi sia una buona pratica? Attualmente sono all’f2 dei miei rosso turchesi. Utilizzare l’inbriding aiuta a capire meglio la genetica dei pesci che uno possiede. Ovviamente poi 42


16) Come pensi debba evolversi questa passione in Italia, per portarci al livello dei paesi più organizzati? Difficile dare una risposta.

ventuale associazione italiana di discusofili? Nessuna risposta 21)Se ti dico Gobel, a cosa pensi? Se ti dico Piwowarsky? I miei rosso turchesi sono una sua linea!

17) Il 29 e 30 settembre 2012, si terrà a Dortmund il primo “Europen Championship” di discus. Credi tu possa prendervi parte con qualche tuo esemplare? Attualmente non credo di avere esemplari degni di un concorso, o comunque troppo piccoli per essere pronti per quella data.

22) Wattley? Un mito! 23) Se, invece, dico Whaine? Nessuna risposta

18) Su cosa stai lavorando attualmente? Su rosso-turchesi.

24) Chi è, secondo te, attualmente il miglior allevatore al mondo? Non saprei ci sono molti allevatori e migliori non sempre su tutte le linee. Comunque sicuramente non in Europa.

19) Dove vorresti arrivare? Ad avere dei buoni pesci! Anche se comune come varietà, non è facile avere dei buoni rossoturchesi come piacciono a me.

25) E il migliore in Italia? Come allevatore amatoriale, Francesco Penazzi sia per numero sia per qualità di pesci riprodotti.

20) Come pensi debba essere organizzata un’e-

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conto di intervistare quanto prima, mi rendo conto che una strada possibile c’è. …Ed è reale. Questa periferia troppo avvezza a pesci di incerta provenienza, può certamente uscire dall’anonimato. Ovviamente, accanto a questi amatoriali, si va evolvendo pure una schiera di allevatori professionisti seri e con un chiaro progetto, e questo, per il nostro mercato è ben più importante che avere solo amatoriali pionieri del bello. Inizierà lunedì prossimo un concorso virtuale di respiro europeo. La giuria che ho scelto, è, ovviamente di livello mondiale. Potrebbe essere un ulteriore momento per mettere in mostra i seri progetti futuri. Per ciò che riguarda la progettualità, il chiarimento è semplice: serre e serrettine piene di pesci improbabili e semiseri sono inutili. Così come quelle mirate alla produzione di cloni di pesci fatti da chi... li fa meglio. Occorre innovare, investire su un prodotto di qualità e diversificare questo sistema. Diecimila pesci tutti uguali: chi li comprerà?

26) Un tuo desiderio per il 2012? Incrociare i miei wild con i turchesi. Dopo le prime interviste è possibile fare un bilancio della realtà italiana del discus. È, ovviamente, una visione parziale di chi scrive. Ebbene il bilancio italiano incomincia a essere positivo. A parer mio, però, tanto è ancora da fare, sia a livello organizzativo sia a livello prettamente progettuale. Mi spiego meglio: per ciò che riguarda l’organizzazione di questo settore dell’acquariologia, sarebbe importante iniziare a “strutturare” un mondo che senza struttura è simile a una nave in balia del vento. Un singolo granello di polvere non crea problemi. Magari dà solo un lieve fastidio. Ma una moltitudine di granelli di sabbia, col vento giusto, può tramutarsi in qualcosa di devastante e grandioso. Ovvio che molto dipende dal sistema “globale”, ma organizzarsi vuol dire poter avere un ruolo non marginale ma attivo. Quando vedo il lavoro portato avanti dal mio amico Sergio, da Antonio Pulimeri, da Francesco Penazzi, che 44


In questa sezione diamo voce a tutte le associazioni acquariofile che vorranno partecipare alla vita della rivista. Non ci sono regole (a parte la legislazione vigente!) perché si tratta di spazi autogestiti. Ogni associazione dunque è libera di inviare ogni mese “la propria rivista”, fatta proprio come vorrebbe. Potrà servire alla campagna associativa, a pubblicizzare la prossima mostra di acquari, a tenere piccoli corsi di acquariofilia o semplicemente a mostrare la foto del socio del mese. Per noi l’importante è dare voce alle associazioni acquariofile, per creare una rete fitta di contatti tra gli acquariofili italiani. E saremo dunque fieri di partecipare a questa missione, anche semplicemente facendo da tramite tra associazioni e lettori. Per ora il numero di associazioni acquariofile che partecipano all’iniziativa potrà essere ancora piccolo. Ma contiamo sul vostro spirito “imprenditoriale” per invadere la rivista con una valanga di notizie dalle associazioni. Forza: è giunto il momento di partecipare, di espandersi, di cooperare!

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AIAM - ASSOCIAZIONE ITALIANA ACQUARIOFILI MEDITERRANEI Nel mese di maggio 2012 si sono svolti ben due raduni nazionali dell’Associazione Italiana Acquario Mediterraneo. Il primo raduno si è tenuto per la verità fuori dal territorio nazionale, ad Antibes, nel week-end del 12 e 13 maggio; la località è stata scelta per la presenza del socio Maurizio, che vive e lavora nella splendida località francese, ed è conosciuto e apprezzato dai numerosi pescatori locali che quando puliscono le reti hanno sempre un occhio di riguardo. La partecipazione è stata fitta, registrando la presenza della socia più giovane e del socio meno giovane (solo all’anagrafe però!), con arrivi da tutta Italia, iniziando da Sicilia e Calabria arrivando fino alla Venezia Giulia. L’incontro, che ha rinsaldato vecchie amicizie e ne ha create di nuove, è stato un successo non solo per gli appassionati, grazie alla condivisione di quanto recuperato tra gli scarti dei pescatori di tutta Italia (e Francia!), ma anche per le famiglie e bimbi piccoli grazie al clima mite e alle belle giornate. Tra una pizza e una raccolta in porto nel frattempo è maturata l’idea di un secondo incontro, che si è poi tenuto tra il 24 e il 25 maggio a Reggio Calabria, con l’ottima scusa di una pescata infausta per i pescatori professionisti: pesci trombetta. Con l’occasione e grazie alla disponibilità del socio Carmelo che ha ospitato la pescata nelle sue meravigliose vasche, il raduno, con convegno di il banner creato per ricordare l’evento camper annesso, si è trasformato in una staffetta per la redistribuzione di questi meravigliosi ospiti. Invece di finire gettati su una spiaggia tra i moccoli per il danno alle reti sono andati ad animare vasche per tutt’Italia, dall’Abruzzo al Veneto al Piemonte per finire alla Liguria. Dunque i rapporti di amicizia con i pescatori, si sono rivelati una volta di più un ottimo foto di gruppo ad Antibes mezzo per allevare animali particolari. Ma più di tutto ha funzionato la passione dei soci che, grazie al doppio appuntamento, hanno saputo fare rete e gestire al meglio gruppi che potremmo definire territorialmente omogenei, componendo staffette tra un gruppo e l’altro, per condividere dei ritrovamenti fortuiti normalmente disponibili solo a chi vive vicino a un porto della piccola pesca. foto di gruppo a Reggio Calabria

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DISCUSCLUB 2.0 Eccoci con un piccolo resoconto che è nostra consuetudine offrire, e che ti ruba poco tempo. Adesso, l’augurio è che tu abbia intanto trascorso un periodo di serenità accanto alle persone che ami, e che abbia contagiato con questo fantastico hobby almeno i vicini di ombrellone, forti del fatto che è l’uomo che rende bello l’argomento, e se va bene anche viceversa. Cosa abbiamo da offrirti con questa newsletter? Ecco articoli ed eventi degni di menzione: Il discus Heckel: delicato..o no?,- testi di Matthias Bayer, basati sulla sua personale esperienza di importatore tedesco e prossimo proprietario di una facility in Amazzonia -

foto di

Matthias Bayer e DiscusClub 2.0 Media. Un vero piacere per gli amanti degli heckel. [Cordis] Specie esotiche di vita disturbano la vita dei pesci del “mare nostrum” La denuncia della commissione scientifica europea che illustra a grandi linee, la dinamica di specie non endemiche che si appropriano di spazi sottratti a specie dei nostri mari. Storia di una scoperta: il Channa bleheri Un altro bellissimo racconto, una delle innumerevoli chicche che il nostro amatissimo Heiko Bleher ci ha raccontato e che parla di una scoperta descritta con il suo nome. Foto strepitose, racconto tecnico, retrospettivo, pieno, come sempre vissuto. Ringraziamo il nostro più prezioso contributore, Heiko Bleher. Livia Giovannoli inaugura oggi il suo blog. In un momento storico in cui siamo assediati dai detrattori, questa fantastica donna ci regala una perla che diventerà un punto di riferimento per gli acquariofili amanti di layout particolari. Un racconto di vita, una pagina web che non potete assolutamente perdervi. Noi siamo promotori di iniziative come queste, che arricchiscono, e non detraggono. Auguri, Livia! Questo è ‘abbastanza’ per poter avere la tua attenzione...altrimenti perdonaci, se è stato per te un motivo di scocciatura. Ci auguriamo che il tuo estivo agostano 2012 sia stato il più bello che tu possa raccontare, prospero e radioso. Buona lettura..e se non ti va di leggere, c’è anche molto da vedere!! Non dimenticare che abbiamo un grande dovere morale: (ri)lanciare l’hobby più bello del mondo. Noi siamo un club, diffida da chi usa “Discus Club” se non risponde all’unico Discusclub 2.0 per definizione, che ti aspetta nella community. Diventa fan DiscusClub 2.0 e seguici su Facebook! Ti auguriamo un sereno settembre 2012. Sincerely

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G.A.T. GRUPPO ACQUARIOFILO TARANTINO Il GAT nasce da un gruppo di appassionati dell’arco jonico, che hanno voluto socializzare questa loro passione. L’esigenza era, infatti, quella di trovare un momento di incontro per scambiare opinioni, trovare soluzioni logistiche sul territorio e diffondere la conoscenza dell’acquariofilia consapevole. L’iniziale gruppo di soci fondatori, che aveva strutturato il gruppo con un suo statuto e proprie cariche sociali, è andato man mano allargandosi, fino a spingere l’associazione a costituirsi legalmente, acquistando un’ufficialità giuridica. Ma, al di là delle formalizzazioni associative, il GAT è nato e rimane un semplice luogo di incontro e aiuto fra appassionati. Il Gruppo non ha scopo di lucro, perché certo l’obiettivo non è trarre profitto da questo hobby, ma aiutarsi a migliorare, a godere del piacere di “tenere le mani a mollo”, a trovare quello che serve in un territorio ben preciso e a incontrare persone con cui condividere una sana chiacchierata, e, qualche volta, una buona birra Mensilmente il GAT organizza incontri tematici con relazioni dei soci, propone corsi di acquariofilia e annualmente organizza la mostra Acquariofila 2 Mari.

Il G.A.T. - Gruppo Acquariofilo Tarantino, associazione culturale, legalmente costituita, e senza scopo di lucro, organizza, presso la “Galleria Comunale” dell’antico Castello Aragonese di Taranto dal 19 al 22 ottobre 2012, la seconda edizione di ACQUARIOFILA 2 MARI” “A mostra di acquariofila e di ecologia acquatica. Acquariofila 2 Mari si pone tanti obiettivi. Vuole essere un evento in grado di aiutare chi si vuole avvicinare al mondo dell’acquariofilia, a farlo in maniera consapevole, partendo col piede giusto, per rendere più facile, avvincente ed economica questa passione. Vuole fornire un aiuto a chi possiede già una vasca e desidera aiuto e consigli per migliorare le proprie conoscenze e superare i problemi che può avere, con l’aiuto di appassionati di esperienza, disposti a condividere le proprie conoscenze e guidare i neofiti. Vuole offrire un punto di incontro per gli acquariofili più esperti, creando momenti di confronto ed approfondimento sulle tecniche, i layout e gli ospiti degli acquari avanzati. Ma vuole anche mostrare, semplicemente, la bellezza degli ambienti fluviali e marini costieri, spiegarne le raffinate leggi che li governano, illustrare i comportamenti e le soluzioni evolutive dei loro abitanti, usando gli acquari come finestre spalancate su tanti sconosciuti, ma meravigliosi, ambienti subacquei.

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Shalom”, onlus In questa occasione il G.A.T. ha voluto unire il proprio percorso al movimento “S che da 34 anni opera nei paesi più poveri del pianeta. Promuoveremo quindi il progetto di Acqua per la Vita”, con l’obiettivo di costruire pozzi per la popolazione del Burkina Shalom “A Faso, mostrando la differenza fra la nostra percezione dell’acqua come risorsa voluttuaria e il suo valore effettivo in altre aree del mondo. Aquariofila 2 Mari” sarà un tuffo in fiumi lontani, laghi esotici e reef tropicali...a due passi dal “A Ponte Girevole. Appuntamento, allora, dal 19 al 22 ottobre 2012, dalle ore 09.00 alle ore 21.00, presso la Galleria Municipale del Castello Aragonese di Taranto. L’ingresso sarà gratuito e non saranno svolte attività commerciali.

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di Carassio Aurato Forse alcuni di voi non mi conoscono... Ebbene sì! Sono proprio un pesce, e allora? Siamo in estate e frequentemente ci capita di rimanere nella calca, in fila per l’ombrellone o per entrare in piscina. Quest’estate mi sono recato in visita dal caro Guppy. Ve lo ricordate? Il nostro amico Poecilia reticulata, vecchio collaboratore di riviste d’altri tempi... “E come sta?” mi chiederete. Molto bene, vi assicuro, con un nugolo di mogli nipoti, pronipoti e tris-tris pronipoti. Lui vive ora su un’isoletta del Pacifico ed é piacevole quindi andare a casa sua, almeno una volta l’anno, per bere insieme una birra ghiacciata in ricordo dei vecchi tempi. La parte simpatica di questa storia però non é Guppy, ma il viaggio per giungere a casa sua. Mi trovavo per l’appunto su un barcone scalcagnato guidato da un signore di colore e, nella calca, mi si è data l’occasione di ascoltare i discorsi della gente intorno a me. Un putiferio esagerato! C’erano due dietro di me che urlavano a squarciagola, l’uno contro l’altra, perché lui apparentemente aveva dimenticato di chiamare la cugina e la moglie gliene diceva di tutti i colori (“Ma sarai stupido? Mi stai stressando! Odio fare queste cose. Sempre la stessa storia.”), con la figlia che insisteva, inascoltata “basta! Fate la pace voi due!”. La cosa più carina che la madre è riuscita a dire è stata: “Basta, ora ti prendo a schiaffi!”. Poi il mio orecchio, anzi, la mia linea laterale, è stato attratto da due persone che si trovavano ai due lati del mio sedile. Quella a sinistra era entusiasta. Parlava al telefono con qualcuno e diceva: “Sai, ho fatto un po’ tardi perché oggi ho avuto una giornata deliziosa. Stamani ero al mare già alle nove. Ero sola, a riva, io e gli ombrelloni. L’acqua era magnifica e una brezza molto dolce mi ha permesso di abbronzarmi senza sentir caldo. Ho mangiato una bruschetta leggera e sono 50


mai. È tutto un imbroglio! Per fortuna ci siamo noi. Cercando di dare parola a tutti, cercando di essere veramente sopra le parti, proviamo a offrire pareri che non siano inquinati dall’umore del momento o da errori da principianti, per permettere a tutti di portare avanti esperienze positive. Ma penso anche ai discorsi che spesso sento pronunciare al capo. Tanti operatori si lamentano per la situazione economica e aspettano che il mercato degli acquari “riprenda quota”. Sinceramente, lo dico col cuore in mano, sono abbastanza certo che per loro questo mercato non riprenderà mai! Attendere non serve a nulla. Fanno come la signora che si è levata troppo tardi e poi... le è andato tutto per il verso sbagliato. A contrario ci sono alcuni produttori che lavorano bene, vanno avanti con fiducia, investono seriamente nel loro lavoro e non si lamentano affatto! Per loro, il mare è caldo e la brezza soffia sempre nel verso giusto. Come fare per stimolare il mercato e promuovere la diffusione degli acquari? Dobbiamo semplicemente attendere? Evidentemente no! È fondamentale sostenere tutte quelle iniziative che vanno in questa direzione. E voi conoscete un’iniziativa migliore di questa rivista? Se la conoscete, allora vi prego di scrivermi una letterina e farmelo sapere. In caso contrario, scrivete a quei produttori (chi sono? Sono ovviamente quelli che non vedete nelle pagine pubblicitarie, è lapalissiano! Quelli che approfittano dell’effetto positivo dei nostri redazionali, ma poi non sganciano un nichelino per sostenerci con una mezza pagina di sana pubblicità dei loro prodotti. Insomma, quelli che stanno provando a ucciderci e a soffocare se stessi insieme al mercato degli acquari!) e ditegli di sostenerci, perché questo è il modo più diretto e concreto per trasformare una qualsiasi giornata in una buona occasione. Ma fatelo davvero, perché sento aria di disfattismo in giro! Chiamate i loro call centers e chiedete: “come mai non sostenete la mia rivista di acquari?”. Ne vedrete delle belle! Basta farlo tutti insieme, oggi, perché insieme siamo una forza! Vostro, attentissimo Carassio

stata tutto il giorno a mollo. Una goduria! Farò in modo da arrivare comunque in tempo all’appuntamento. Era così bello che sono uscita dall’acqua e ancora bagnata sono arrivata in biglietteria!”. Una situazione eccellente, evidentemente. Doveva trattarsi proprio di una giornata eccezionale ed effettivamente il sole era limpido nel cielo e il mare era calmo. Subito dopo però sono stato attratto da altra persona al telefono. Anche questa era di sesso femminile (per fortuna!) ma il tono era totalmente diverso. Parlava col padre (credo!) e diceva: “Oggi ho avuto una giornata terribile. Sono arrivata tardi in spiaggia perché mi sono levata con difficoltà e al mio arrivo ho trovato tutti gli ombrelloni occupati. La spiaggia era piena di gente, faceva caldissimo e non sono riuscita neppure a entrare in acqua perché tutti quei bambini sollevavano la sabbia e intorbidivano l’acqua. Peraltro faceva un caldo infernale e non sono riuscita neppure a fare una doccia. Ora me ne vado a casa. Scusami, ma ci dovremo vedere domani!”. Effettivamente l’isola in agosto era abbastanza affollata e il sole caldo dell’estate tropicale riscaldava l’aria. Dunque anche questa persona aveva detto… il vero! Mi veniva in mente che quelle due persone erano contemporaneamente nella stessa isola, forse sulla stessa spiaggia, ma le loro esperienze avevano un sapore diametralmente opposto. Fortuna? Colpa della crisi economica? Errata valutazione degli avvenimenti? Inesperienza o poca determinazione? Niente di tutto questo. La vita è una questione di occasioni e la stessa situazione può divenire un momento eccellente se si coglie al volo l’occasione, o un terribile disastro se si opera nel modo sbagliato rispetto alle disponibilità effettive. Sfruttare le occasioni! Questo è il segreto. Cosa c’entra questo con gli acquari? Beh, innanzitutto sappiamo bene che uno stesso acquario, una stessa specie di pesci o di piante, può essere considerata un paradiso per alcuni e un inferno per altri. Parli con un acquariofilo e ti dice che la sua più grande soddisfazione è il prato di Echinodorus che necessita di potature settimanali, mentre un altro ti confessa che oramai... ha smesso di coltivare piante acquatiche perché tanto non crescono 51



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attivatori batterici http://www.hsaqua.nl/index.cfm?p=8A501D60-E2B9-E975-BB919C238B1530DB

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA

HS AQua Bacto Turbo: metti un turbo nel filtro biologico! 54


Esistono infiniti attivatori batterici, ognuno dei quali dichiara di essere il migliore, basato su nuovissime tecniche di microbiologia e contenente migliaia di ceppi attivi, pronti a entrare in azione dopo pochi secondi dalla somministrazione. Come fare per orientarci in questo melmoso argomento? In realtà non esiste un sistema univoco né metodi alla portata dell’acquariofilo per testare le potenzialità di singoli prodotti. Peraltro, anche se riuscissimo a stabilire mediante colture in piastra che un determinato attivatore batterico contiene effettivamente mille ceppi batterici, sarebbe pressoché impossibile stabilire se quegli stessi ceppi sono adeguati al nostro acquario, se s’insedieranno rapidamente nel filtro e se troveranno, nella nostra acqua e con la nostra popolazione ittica, le condizioni ideali per proliferare. Dunque qual è la soluzione? Provarne un certo numero e fermarsi solo quando i risultati saranno convincenti. Riconosceremo l’attivatore giusto per il nostro acquario e per il nostro filtro perché l’acqua sarà cristallina già dopo pochi giorni, ammoniaca e nitriti saranno assenti e i nitrati aumenteranno solo se il filtro non contiene compartimenti denitrificanti. Tra i tanti prodotti che ci offrono le aziende più affidabili abbiamo rapidamente testato la sospensione Bacto Turbo. L’azienda promette che questo prodotto è in grado di accelerare i tempi di maturazione del filtro. Noi lo abbiamo testato in due condizioni diverse: in un acquario d’acqua dolce già allestito, che però mostrava qualche problema di attivazione del filtro, dal momento che l’acqua continuava ad apparire lattiginosa, benché non fossero presenti tracce di ammoniaca o nitriti, e un acquario marino mediterraneo appena ri-allestito, già contenente una piccola cernia e per il quale, quindi, era indispensabile ottenere una rapida maturazione del filtro. In entrambi i casi i risultati sono stati interessanti ed è per questo che siamo qui a scrivere! Nel primo caso, infatti, l’acqua lattiginosa è scomparsa così come una parte delle patine oleose che comparivano frequentemente in superficie. Nel secondo caso, pur essendo presente in

rapido, efficace, adatto a qualsiasi acquario. Tre diversi formati adatti anche per nano-acquari

i flaconi per grossi acquari sono voluminosi e possono decadere nelle performances dopo l’apertura se non conservati in frigorifero

vasca un solo pesce, abbiamo assistito a una rapida maturazione del filtro e abbiamo potuto continuare a gestire l’acquario nonostante il cambiamento totale di acqua e materiali filtranti. Ovviamente due soli risultati non sono sufficienti per definire la bontà di un prodotto e ci piacerebbe, dunque, ricevere i vostri feedback. Se qualcuno dei nostri lettori avrà la possibilità di provare questo prodotto nel proprio acquario, saremo felici di pubblicare le sue impressioni, positive o negative che siano. Attendiamo dunque fiduciosi i vostri commenti. Nel frattempo non possiamo che comunicarvi le nostre, che sono totalmente positive in termini di rapidità del processo di maturazione e di efficienza della nitrificazione. 55


Info: http://www.drtimsaquatics.com/cloudy-aquarium-water

e novità

RECENSIONI

CATEGORIA biocondizionatori

Dr. Tim’s Clear-Up:

niente nuvole all’orizzonte

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Vi sarà capitato certo di notare che l’acqua del vostro acquario non è del tutto cristallina o che, peggio, appare lattiginosa come una tazza di acqua e cappuccino. Alcuni batteri riescono però a flocculare quel materiale sottile che intorbidisce l’acqua e in questo modo facilitano l’eliminazione di tali materiali attraverso il filtro. Questo prodotto, totalmente naturale, contiene batteri che aiutano a flocculare i microorganismi e i materiali in sospensione. Esistono tantissimi flocculanti utilizzati in acquariofilia e alcuni sono abbastanza attivi, ma possono contenere composti chimici dannosi per animali e vegetali, come allume, poliacrilammide o altri composti di varia natura. Come per tutti gli altri prodotti della stessa azienda, è importante identificare quello adatto al proprio acquario, d’acqua dolce o marino. Noi abbiamo acquistato un flacone di Clear-Up per acqua marina e lo abbiamo utilizzato per ripristinare le condizioni di un acquario marino mediterraneo nel quale era stata prodotta un’intensa mortalità di molluschi, che aveva provocato intorbidimento dell’acqua. Il prodotto appare incolore e inodore, ma agisce abbastanza rapidamente. Già dopo poche ore si nota che l’acqua è diventata più trasparente e nel giro di una giornata ha assunto un aspetto cristallino. Il processo, di tipo biologico, non ha influenzato in alcun modo la vita degli organismi animali e vegetali presenti. Abbiamo notato, anzi, un miglioramento generale dello stato degli invertebrati, che poche ore dopo apparivano più vispi e in buona salute. In verità il processo non è rapidissimo, poiché i risultati ottenibili con tossici composti chimici appaiono in genere più repentini. D’altra parte stiamo parlando di un prodotto naturale ed è ovvio che si debba attendere la moltiplicazione dei microorganismi per raggiungere risultati evidenti. Si deve infine avvertire che il prodotto, in base alle informazioni in nostro possesso, non elimina i composti tossici ma si limita a floccularli. Altri prodotti, della stessa linea, sono deputati all’eliminazione biologica dei rifiuti organici (ne abbiamo parlato anche in numeri precedenti), costi-

rapido ed efficace. Rende l’acqua più cristallina in modo naturale, per flocculazione

non elimina totalmente le sostanze in eccesso, ma rende il particellato più facilmente estraibile dal filtro

tuendo un tutt’uno che lavora sinergicamente per produrre un acquario sano e di buon aspetto. Di fatto conviene a nostro avviso avere a disposizione un flacone di questo biocondizionatore, da utilizzare ogni volta che osserveremo anche una leggera lattiginosità, prima che il fenomeno divenga troppo evidente e che possa produrre danni a pesci e invertebrati. Naturalmente queste sono le nostre prime impressioni e saremo felici di pubblicare il parere dei lettori che l’abbiano provato, per raggiungere una visione completa, a 360 gradi, delle potenzialità di questo innovativo preparato. 57


Info: http://www.theaquariumsolution.com/aquascapeconstruction-epoxy-coralline-algae-colour

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA accessori

D&D Aquascape:

una colla epossidica tuttofare

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Una buona colla subacquea permette all’acquariofilo marino una vita più semplice. Queste tipologie di colle si rendono fondamentali non soltanto al fine di rendere più solida la struttura in roccia degli acquari marini gestiti con il metodo “berlinese” ma anche al fine di incollare alle rocce stesse animali e/o eventuali talee. Si prestano bene anche per controllare la proliferazione di animali infestanti come anemoni del genere Majano o idrozoi del genere Myrionema e possono essere infine utilizzate al fine di creare “plug” per i nostri taleari. Esistono numerose colle subacquee di tipo epossidico: alcune induriscono velocemente, altre con tempi maggiori, altre ancora possono essere modellate più a lungo. Abbiamo testato numerose colle epossidiche. Vorremmo oggi parlarvi della D&D Aquascape, una colla epossidica molto diffusa sul mercato e da noi molto apprezzata. È una colla a indurimento lento, cosa che permette di fissare il corallo sulla propria base o sulla propria roccia con tranquillità. La colla impiega svariati minuti per indurirsi e questo necessita molta attenzione nelle fasi immediatamente successive all’incollaggio: il metodo da noi escogitato prevede lo spegnimento delle pompe di movimento e l’accensione di un aeratore in acquario, al fine di mantenere elevata la percentuale di ossigeno disciolto. La colla si è prestata bene anche ad altre applicazioni: piccole quantità di questo mastice, molto elastico, sono state utilizzate al fine di coprire alcune anemoni infestanti, occludendole nei loro fori nella roccia e controllandone quindi la proliferazione. Dopo alcuni giorni è bastata una semplice pressione nel punto di incollaggio per distaccare nuovamente la colla dalla roccia. La D&D si presta meno di altre colle all’utilizzo strutturale sulla “rocciata”: dopo un iniziale incollaggio, le microvibrazioni e l’inevitabile movimento delle rocce creano microfratture e fessure nel punto di contatto, che ne limitano il potere incollante. Di contro, la bassissima tossicità la rende ottimale nell’utilizzo su talee e taleari, a patto di non modellarla troppo a lungo, pena lo sfarina-

incollaggio lento e assolutamente atossico. Lo sfarinamento non provoca tossicità o ipossia. Utilissima per l’incollaggio di talee

il lento indurimento limita l’utilizzo in acquario alle aree a più semplice incollaggio

mento della colla stessa e il conseguente inutilizzo. In questo test, altre colle hanno provocato la morte delle talee più piccole, le quali hanno evidenziato maggior stress all’incollaggio. Con D&D abbiamo invece ottenuto risultati molto convincenti. C’è da segnalare che durante lo sfarinamento, alcune colle hanno provocato ipossia in acquario: la D&D è assolutamente sicura e non crea problemi di questo tipo. C’è da sottolineare infine che il lento indurimento limita l’utilizzo alle aree meno difficoltose; dimenticatevi quindi gli animali posizionati lungo pareti verticali o addirittura sottosopra lungo archi, questa non è la colla adatta a questo scopo! 59


Info: http://www.microbelift.com/products/home-aquarium/ bacterial-products/gravel-and-substrate-cleaner/

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA biocondizionatori

MicrobeLift Gravel & Substrate Cleaner:

brutto ma veramente buono!

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Vi piacerebbe poter pulire il fondo intasato del vostro acquario senza dover neppure immergere le mani nell’acqua? Sarebbe bello poter ripristinare il vecchio acquario marino o d’acqua dolce il cui fondo è coperto di alghe putrefatte! A questo proposito dobbiamo ammetterlo: MicrobeLift ha fatto un altro miracolo. Quest’azienda americana è veramente incredibile per le sue creazioni. Abbiamo avuto modo di parlarne in passato in merito ad alcuni altri biocondizionatori del tutto innovativi. Questo prodotto è sulla stessa linea. Riesce a rimuovere rapidamente fanghi e materiali in decomposizione che si accumulano in vecchi acquari e a ridurre la quantità di nutrienti disciolti, compresi i fosfati. Si tratta di un prodotto naturale, che non comporta rischi per l’acquario d’acqua dolce o marino. In base a quanto dichiarato dal produttore, esso contiene solo batteri e composti di origine naturale che aiutano a eliminare il detrito e a mantenere l’acqua limpida. Ma veniamo alla nostra piccola prova. Avevamo da anni un acquario marino nel quale si era accumulato materiale in decomposizione sul fondo (di origine algale) e che si ricopriva continuamente di patine di alghe azzurre. Appena eliminate le patine ricomparivano sui vetri nel giro di poche ore. L’acqua era leggermente lattiginosa. In superficie si notavano delle patine oleose. Abbiamo, con un certo timore, aggiunto un tappetto del prodotto. Prima reazione negativa: ha un pessimo odore! Ma siamo abituati ai pessimi odori dei prodotti di MicrobeLift. Seconda reazione negativa: il liquido ha l’aspetto e la consistenza del… nero di seppia! Quindi una volta aggiunto all’acqua si raccoglie in una nube densa e colora l’acqua di marrone. Un disastro! Ma abbiamo avuto la pazienza di attendere alcune ore tenendo sotto controllo le reazioni dei pesci. I pagliaccio presenti in vasca hanno assistito incuriositi alla diffusione della nube scura, ma non si sono spaventati minimamente. Dopo poche ore l’acqua era tornata limpida. Anzi, molto limpida e apparentemente cristallina. Un’osservazione interessante: le patine oleose in superficie si sono rapidamente dissolte, lasciandoci finalmente osservare una superficie limpida e pulita. Dopo circa una settimana abbiamo notato un’interessante diminuzione delle alghe azzurre (di colore violaceo), che sono state sostituite da una patina bluastra. Abbiamo ripetuto il trattamento. Le patine hanno cominciato a formarsi molto più lentamente (settimane, invece che ore). Le alghe in eccesso si sono raccolte sul fondo e sono state rapidamente sifonate. Dopo la terza aggiunta l’acqua era cristallina, i pesci si mostravano più attivi, le patine non si sono riformate. La sabbia in alcuni punti si è

rapido, efficace, elimina le patine in superficie, contribuisce a degradare il detrito organico sul fondo, rende l’acqua cristallina

pessimo odore. Aspetto “preoccupante” dopo averlo versato in acqua a causa del colore molto scuro e del contenuto denso

conglobata in piccoli ammassi molto duri, indicando l’attività batterica nel fondo. È stato sufficiente sifonare bene il fondo per eliminare tutto il materiale che, apparentemente, il prodotto ha contribuito a raccogliere in uno strato compatto. Ora è come se l’acqua fosse stata appena cambiata: tutti i valori sono eccellenti, il colore dell’acquario è divenuto più brillante, i pesci sono più vispi, le patine sono sparite. Vi abbiamo raccontato solo quanto osservato nel nostro caso. Per saperne di più potrete consultare i siti web citati in fondo oppure provare ad acquistare un flacone di questo miracoloso prodotto. Da parte nostra, faremo in modo da averne sempre uno di scorta nel cassetto. Raramente riusciamo a essere così soddisfatti di un biocondizionatore e abbiamo voluto raccontarvi la storia per intero. Non avete che da provare e scriverci per confermare o meno le nostre impressioni. Attendiamo i vostri feedback!

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integratori

Info: http://www.oceanlife.it/it/acqua.html

e novità

RECENSIONI

CATEGORIA

Oceanlife Biogenesi & Ultralife: proliferazione batterica sì, ma delicata! 62


I sistemi a proliferazione batterica sono oggigiorno quelli più utilizzati al fine di rendere oligotrofica l’acqua dei nostri acquari e ricreare un ambiente favorevole alla crescita e alla colorazione dei nostri coralli. Il sistema è in realtà molto semplice: dosando una fonte alimentare ai batteri eterotrofi questi proliferano sottraendo dall’acsistema poco pericoloso e di facile gestione. Non richiede necessariamente Zeolite

qua sostanze inorganiche a loro utili per la crescita (sostanze a base azotata e fosfati); i batteri in proliferazione saranno poi eliminati dal nostro schiumatoio. Il risultato è un acquario con valori pressoché nulli di nutrienti e uno schiumato liquido e ambrato. Oceanlife propone il suo sistema a proliferazione

per osservare i primi effetti sui coralli è necessario attendere qualche mese

in un mercato ove sono già presenti dei veri e propri mostri “sacri” come il famosissimo metodo Zeovit , il metodo X-aqua, il metodo Elos Purist, ecc. Come può quindi Oceanlife imporsi sul mercato? La scelta della società è certo intelligente: invece di puntare su prodotti iperconcentrati, che permettano una proliferazione su larga scala, ha ideato e prodotto un sistema a proliferazione meno aggressivo, i cui effetti possano essere notati nel medio e lungo periodo. Il sistema consta di una fonte di batteri (Biogenesi) e di una fonte di carbonio liquido (Ultralife). A differenza di altri sistemi a prolifera-

re grosse fioriture di cianobatteri, nel protocollo

zione , Oceanlife assicura che l’utilizzo della pro-

Ultralife/Biogenesi anche un sovradosaggio

pria fonte di carbonio possa essere associato

(doppia dose) non ha provocato, nei nostri

anche ad acquari privi di reattore di zeolite. In

acquari test, la comparsa dei classici cuscinetti

ogni caso, per chi lo volesse, la società commer-

di cianobatteri.

cializza un’ottima zeolite nonché tutta una serie

Il sistema è, di contro, molto più “lento” rispetto

di prodotti utili alla gestione dell’acquario.

ai concorrenti: questo non è da considerarsi “un

Il sistema Oceanlife, come già accennato, è

male”, poiché gli animali da noi ospitati avranno

veramente meno invasivo: se in altri protocolli la

così il tempo di adeguarsi alle nuove condizioni

fonte di carbonio, quando in eccesso, può crea-

ambientali. 63


alimenti

Info: http://www.reefinterests.com/content/view/14/32/

e novitĂ

RECENSIONI

CATEGORIA

Reef interests Reef Pearls: plankton artificiale per delicate bocche di corallo 64


L’alimentazione dei coralli “SPS” (genere Acropora, Seriatopora, Pocillopora, Montipora ecc.) è argomento delicato e tuttora largamente discusso. Se inizialmente alcuni hanno creduto che l’unica fonte di energia per questi polipi derivasse dalle alghe del genere Zooxanthella simbionti, oggigiorno si è ben chiaro per tutti che questi animali richiedono una percentuale variabile di alimentazione eterotrofa per crescere al meglio. Il vero problema è che in un ambiente chiuso, equipaggiato ad esempio con uno schiumatoio, l’acqua è spesso fin troppo povera di sostanza organica particellata (in generale parliamo di POM) utilizzabile dai coralli. Una ridotta alimentazione eterotrofa può quindi provocare un rallentamento della crescita e può divenire un’ulteriore fonte di stress in animali già sottoposti a pressioni ambientali. È un po’ quel che accade durante le nostri estati calde ove, nonostante i nostri sforzi con ventole e refrigeratori, i coralli risentono dell’innalzamento della temperatura. Il vero problema è che animali diversi richiedono alimenti di dimensioni diversi: restando in tema di SPS, una Stilopora pistillata sicuramente necessiterà di alimento a grana maggiore rispetto a un polipo, ad esempio, di Montipora digitata o di Pocillopora damicornis. Il discorso si complica ovviamente parlando di altri filtratori quali spugne, bivalvi, ecc. Si trova in commercio a questo proposito un alimento chiamato Reef Pearls, prodotto dalla Reefinterests, che propone un cibo dalla finissima ma variabile granulometria: i granuli sono compresi tra un minimo di 5 µm a un massimo di 800 µm che vuol dire, in termini di millimetri, un range compreso tra 0,8mm e 0,005mm. La possibilità di decidere il range granulometrico è un’aggiunta da noi particolarmente apprezzata: le granulometrie più piccole (5-100 µm) mimano il fitoplancton e i protozoi di dimensioni ridotte e possono essere utilizzati per animali come le spugne, che richiedono particellato più fine; le altre granulometrie (100-300 µm e 300-

elevato carico nutrizionale. Ampio range di granulometrie

se sovradosato è altamente inquinante

800 µm) mimano rispettivamente rotiferi, naupli e zoee di crostacei vari e sono maggiormente indicati per coralli a polipo piccolo e grande. L’alimento è decisamente nutriente e l’elevata percentuale di pasta di pesce e crostacei lo rende notevolmente appetibile per i coralli. La granulometria ne permette inoltre l’utilizzo come fonte di alimento per coralli privi di alghe simbionti, nonché per altri filtratori come bivalvi e alcune spugne. Nonostante la bassa percentuale di fosfato libero presente nell’alimento è questo ovviamente un cibo abbastanza inquinante e andrebbe dosato con cura, evitando il sovradosaggio. 65


Conchiglie da collezione di Lorenzo Luchetta, quarta parte Pettinidi e Spondilidi, primo viaggio nel gruppo dei bivalvi Viaggio nel mondo di questi fantastici “gusci” che da tempo immemore sono oggetto di interesse per l’uomo, il quale ha imparato a classificarli, custodirli e collezionarli

Con quest’articolo, dopo aver fatto la conoscenza con alcune specie di Gasteropodi, passiamo a dei rappresentanti dei Bivalvi, in altre parole quelle conchiglie composte da due “pezzi” principali, solitamente speculari. I bivalvi possono abitare sia le acque salate, sia le acque dolci. Indubbiamente

quelli marini sono meno numerosi rispetto ai cugini gasteropodi e il valore economico della conchiglia è generalmente inferiore, senza considerare che spesso si ritrova solo una delle due valve, quindi “l’immagine” della conchiglia è chiara, ma in realtà se ne possiede soltanto mezza.

Chlamys nobilis

PARLANDO DI PETTINIDI I Pettinidi rappresentano un gruppo largamente diffuso che conta molte centinaia di specie, diverse delle quali (solitamente tipicamente nordiche) sono pescate e talvolta allevate per l’importanza gastronomica del loro unico grande muscolo. Per quanto molto simili, le due valve presentano delle piccole differenze che il conoscitore esperto saprà distinguere; per esempio la valva sinistra è generalmente più concava ed è quella concepita per appoggiare sul fondale. Solitamente questi molluschi si spostano con rapidi movimenti a zig zag sul fondale, per reperire il cibo o sfuggire ai predatori. In America Orientale sono presenti principalmente Aequipecten gibbus, noti per il loro utilizzo nei gioielli naturali; la loro maggiore concentra66


Pecten jacobaeus

Chlamys varia

zione si registra al largo delle coste in Florida. Ancora in quelle zone è facile reperire Aequipecten irradians, tipico delle acque poco profonde delle baie, e Lyropecten nodosus, con la sua caratteristica conchiglia robusta e pesante, molto apprezzata dai collezionisti.

Spondylus americanus con guscio molto consumato

Nelle acque del Giappone sono tipiche due specie: Chlamys swifti e Chlamys nobilis, che amano le acque profonde e le loro conchiglie sono caratterizzate da tinte pastello molto vistose. Nell’Indopacifico troviamo specie con colori meno sgargianti rispetto alle precedenti, come l’Amusium pleuronectes, che è caratterizzata da una conchiglia con una valva colorata e una bianca. Tra i “giganti” della famiglia ricordiamo Hinnites multirugosus, che può raggiungere i 9 Kg di peso! Proteopecten glaber var. purpurea, proveniente dal Golfo di Napoli 67


Spondylus regius

Pettinidi dei nostri mari e le sue valve diseguali sono solcate da coste radiali in rilievo. Ama vivere in colonie nei fondali sabbiosi e fangosi delle acque profonde.

PARLANDO DI SPONDILITI Sono ritenuti dei parenti stretti delle ostriche, anche se in realtà non sono geneticamente affini. Sono dotati di un tipico legamento interno situato in una fossetta, e la valva è ricoperta da caratteristiche e lunghe spine. Il loro habitat naturale è rappresentato dalle acque profonde tropicali e i colori delle loro conchiglie sono generalmente sgargianti, anche se l’usura del guscio tende a consumare le spine, accorciandole e rendendo i colori con il tempo più opachi.

Spondylus gaederopus, ascritto ad un genere che è rappresentato nel Mediterraneo solo da due specie (S. gaederopus e S. gussoni), è la specie più comune e più grande. La seconda specie è assai più rara e di più piccole dimensioni. Spondylus gaederopus vive saldamente ancorato alle rocce di una certa profondità e il suo abitante molle è molto apprezzato in gastronomia per via del gusto forte e caratteristico.

ALCUNI RAPPRESENTANTI MEDITERRANEI Protopecten glaber è caratterizzato da una valva destra ornata da una decina di costole a raggiera, mentre la valva sinistra ha coste più strette e più elevate. La colorazione può essere molto varia, con toni del bianco, dell’arancio, del giallo e del rosa; la parte interna è di un rosato tenue. Pecten jacobaeus è il più grande rappresentante dei

Ci fermiamo qui, con questa descrizione che, speriamo, possa ingenerare in qualcuno di voi la passione per la raccolta delle conchiglie, e vi rimandiamo al prossimo numero, quando continueremo la descrizione di altre importanti famiglie adatte per l’aquariofilo collezionista. 68



Storia del pesce ross Normale o di selezione? Questo è il dilemma! 70


so di Maurizio Quarta, seconda parte

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Nel numero precedente abbiamo iniziato la descrizione delle tante varietà di pesce rosso, che rendono questa specie “diversa” e sempre interessante per ogni categoria di appassionati. Continuiamo in questo numero con la descrizione delle varietà più “strane”. Le varietà eteromor fe del pesce rosso sono quelle più esasperata-

le pinne particolarmente allungate che spesso sembrano essere trascinate. Il Fringetail, ha la pinna caudale particolarmente concava e più allungata dei precedenti. Tosakin, è considerata la più bella, elegante e pregiata varietà di pesce rosso. Selezionata nell’era Edo (1603-1867), la sua pinna caudale non è divisa e forma tre lobi particolarmente ampi. I lobi inferiori della caudale sono piegati all’indietro. A causa della sua lussureggiante coda, il Tosakin non è un buon nuotatore. Per evitare affaticamenti e danni ai preziosi esemplari durante l’accoppiamento, l’inseminazione viene effettuata esclusivamente attraverso l’opera dell’allevatore. Ryukin, considerato il carassio giapponese per eccellenza, ha il corpo estremamente alto e tozzo, quasi inscrivibile in un triangolo; muso appuntito e testa nettamente separata dal dorso da una gobba immediatamente dietro di essa. La pinna caudale è quadrilobata e da corta a molto lunga o concava. Ryukin significa «pesce rosso di Okinawa», che arrivò in Giappone nel 1682 dalla Cina per diventare il più diffuso pesce rosso del Paese. Non gradisce temperature troppo basse.

mente selezionate. Il loro corpo è notevolmente modificato (testa, occhi, pinne, tronco) rispetto al tipo normale. La maggioranza di esse viene importata dall’Oriente. Sono più esigenti riguardo a temperatura, qualità dell’acqua e alimentazione. Pertanto sono più adatte all’acquario che al laghetto, anche se esemplari ben acclimatati, con le opportune cautele, possono essere trasferiti in laghetto nei mesi più caldi. È preferibile non farle convivere con le razze omeomorfe, poiché meno abili nel nuoto e quindi svantaggiate nella competizione per il cibo. Ecco, di seguito, le più diffuse sul mercato! Fantail. Il nome indica i carassi dal corpo globoso e coda doppia o tripla. Le pinne non sono particolarmente allungate e la coda è biforcuta. In Italia sono comunemente chiamati Orifiamma. La versione americana, chiamata Veiltail e selezionata a Philadelphia alla fine dell’Ottocento, ha

Una varietà rossa a occhi telescopici 72


I pesci rossi si adattano bene in qualsiasi acquario ma soffrono in boccia

Dragon-eye o Demekin, Relativamente recente, con corpo globoso e occhi molto sporgenti che si sviluppano completamente intorno ai 2-3 anni di vita. Presenta tutte le colorazioni, ma la più famosa è la Black Moor, completamente nera e dall’aspetto vellutato, menzionata per la prima volta in letteratura in Cina nel 1893. Le altre colorazioni da noi non sono apprezzate e dunque poco comuni in commercio. Particolarmente pregiata è la varietà bianco-nera conosciuta come Panda Demekin. Nelle regioni dove il clima è più mite, esemplari robusti si possono tenere in laghetto tutto l’anno. Oranda, Massiccio fantail che a partire dal secondo anno di vita sviluppa un’impressionante escrescenza bitorzoluta e molle, simile a una criniera. Da noi spesso è confusa con la varietà Testa di Leone, dalla quale la distingue la presenza della pinna dorsale, assente invece in quest’ultima. Menzionata per la prima volta nel 1800 in Giappone, gli esemplari più pregiati hanno il corpo particolarmente tozzo e globoso e le pinne, specie la caudale, molto lunghe. Presenta tutte le

colorazioni ma la più ricercata è sicuramente la Tancho, cioè bianca a testa rossa. Ranchû o Testa di leone: corpo ovoidale, rigorosamente senza pinna dorsale, con caudale doppia ed escrescenze carnose attorno alla testa che si sviluppano a partire dal 4° mese di vita. Di origine cinese, menzionata a partire dal XIX secolo, è oggi molto apprezzata anche in Giappone e compare con una certa frequenza anche nei nostri negozi. Negli anni ‘50 un paio di esemplari lunghi 15 cm di Bronze Red-cap Lionhead, varietà estremamente rara e pregiata, furono pagati 180.000 dollari americani dell’epoca, diventando i più costosi pesci rossi mai acquistati. Eggfish: Molto simile al Ranchû, ma non presenta la criniera. Come quest’ultimo, la pinna caudale è divisa in 4 corti lobi; la pinna dorsale è assente. Squame a perla o Chicchi di riso: è una varietà cinese, derivata dal fantail, dal corpo esasperatamente tondo e ricoperto da scaglie convesse che ricordano singolarmente dei chicchi di riso. 73


Un acquario per pesci rossi: cominciamo subito a pensarci in attesa del prossimo numero! 74


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Una varietĂ melanica a occhi telescopici 77


Pesci rossi con occhi e pinne variamente selezionati

Selezionata intorno al 1900, è una varietà davvero affascinante ma al contempo molto delicata e soggetta alle parassitosi, adatta ad allevatori già esperti. Consigliabile solo per l’acquario. È abbastanza comune nei nostri negozi e ne sono state selezionate anche varietà Oranda. Pompon: varietà caratterizzata da buffe narici sormontate da escrescenze carnose molli e tondeggianti che «ballano» quando il pesce si muove. La versione più diffusa è quella giapponese, appartenente al gruppo degli Oranda. Presenta tutte le colorazioni ed è molto popolare in America e in Asia, mentre da noi è poco apprezzata e diffusa. Occhi a bolla: selezionata in Cina nel 1908, questa razza è priva di pinna dorsale, ha il corpo ovoidale e snello, la pinna caudale lunga e doppia. La sua caratteristica principale consiste in peculiari palloncini sub-oculari ripieni di liquido organico. È una varietà estremamente delicata ed esigente, allevata soprattutto in Asia. Richiede acquari riscaldati e “dedicati”, arredati in maniera tale da non procurare ferite a delicati palloni oculari. Non va pescata con il retino. Poco comune ma particolarmente pregiata è la varietà calico.

Celestiale: presenta lo stesso corpo ovoidale, snello e privo di pinna dorsale della varietà precedente, ma senza sacchi sub-oculari. Ha occhi globosi e sporgenti, rivolti all’insù. Deve il nome proprio alla contemplazione obbligata della volta celeste. Selezionata recentemente, alla fine del XIX secolo prima in Cina, poi in Giappone, dove è molto apprezzata. A tutte le varietà principali appena elencate va aggiunta una moltitudine di incroci che presentano le caratteristiche di più varietà e una infinità di varianti cromatiche, che rendono il mondo del pesce rosso incredibilmente vario e in continua evoluzione. Tutto ciò può talvolta generare confusione nella classificazione dei vari esemplari ma è indubbio che ciò renda l’allevamento del pesce rosso incredibilmente variegato, ricco e affascinante. Come può dunque un animale simile essere costretto in una boccia o una vaschetta di plastica? Chi, meglio di lui, merita un acquario espressamente progettato per ospitarlo con tutti i comfort? Di questo ci occuperemo nel prossimo numero e analizzeremo quali caratteristiche deve possedere “l’acquario ideale” per ospitare al meglio i nostri amici “pellerossa”. 78


Quando si dice “pesce rosso” si pensa in genere a quei graziosi animali in vendita in gran numero presso i centri commerciali, alle fiere, o quelli disposti nella vasca più bassa (e sporca) del negoziante specializzato. In realtà, come dimostriamo in questo articolo, esistono infinite varietà di pesci rossi, alcune delle quali sono più rare e preziose dei discus o di altri pesci tropicali di gran classe. Allevarli, selezionarli, portarli in gara o semplicemente ammirarli in tutta la loro “innaturale” bellezza, costituisce senza dubbio un modo eccellente di fare acquariofilia. Smettiamola dunque di considerare il pesce rosso come un animale da bambini e cominciamo ad allevare varietà esotiche. Si può prevedere che con i soli pesci rossi, distinti in centinaia di varietà di selezione, si potrebbe sostenere l’intero mercato degli acquari divertendosi sino a produrre risultati eccellenti, anche se da domani dovessero sparire tutte le specie commerciali di pesci d’acquario. Chi ha provato, chi ha assaggiato il fascino sottile ed antico di questi magnifici animali da compagnia, non tornerebbe indietro! Proviamo allora, magari partendo da qualche varietà di carassio dalle caratteristiche peculiari e dal costo non eccessivo, per passare poi a varietà più impegnative e costose.

Testa di leone in tutta la sua straordinaria bellezza 79


AQUARIO VIDEO C MODULO DI ISCRIZIONE VIDEO CONTEST

Ecco la terza opera vincitrice del nostro contest, regolarmente inviata al sito @quariofili. Anche questo filmato ci è parso eccezionale, per la qualità dell’ambiente e per la perfetta centratura delle scene in un momento topico della vita di questi pesci: la riproduzione. Naturalmente ricordiamo a tutti i lettori che il concorso è appena cominciato e c’è spazio per tutti, dunque, per inviare le loro opere. Basta riprendere il proprio acquario, con una telecamera digitale, con una fotocamera che possa registrare brevi filmati o persino con telefonino o ipad. Ovviamente sceglieremo i momenti più belli per poter condividere con tutti i lettori la magia del nostro acquario domestico. Invitiamo a casa nostra gli altri lettori della rivista. Mostriamo loro la bellezza del nostro acquario. Bastano pochi minuti per inviare il filmato via internet, come spiegato nel regolamento e vincere, vedendo pubblicata la nostra opera.

Nick: archimede70 Nome e cognome: Marco Ferrara Rappresentazione: cura delle uova ancistrus Durata video: 1,30min Caratteristiche vasca: 25Lt Illuminazione vasca: 32 watt T5 6500°K Filtrazione vasca: biologico interno Fondo: ghiaietto inerte Queste informazioni non verranno utilizzate per scopi pubblicitari ma solo per indicare la paternità del video alla rivista acquariophylia e al sito @cquariofili.

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OPHYLIA CONTEST VIDEO-CONTEST PROMOSSO DA ACQUARIOFILI E AQUARIOPHYLIA Lo staff di acquariofili (http://www.acquariofili.com/) è lieto di annunciare una nuova iniziativa nata in collaborazione con la rivista Aquariophylia: si tratta di un Video-Contest della durata da stabilirsi. Si accettano video realizzati per riprendere un acquario o sue parti, momenti di particolare interesse (es. una riproduzione, una danza di corteggiamento), della durata non superiore a 60 secondi. I video inviati al sito web (http://www.acquariofili.com/), corredati di alcune informazioni di base (nome dell’autore, caratteristiche dell’acquario ripreso) saranno inseriti in un’apposita pagina e pubblicati sul forum. La pubblicazione dei video sul sito costituirà già una soddisfazione per i partecipanti.Ogni mese però il video più bello, scelto a insindacabile giudizio di un comitato di esperti, assurgerà agli onori della cronaca e sarà pubblicato su Aquariophylia, nel suo canale youtube. L’invio di un video implica l’accettazione implicita del presente regolamento e conferisce al sito acquariofili e alla rivista Aquariophylia il diritto di pubblicazione, come sopra riportato. Il copyright del video resterà comunque di proprietà del suo produttore. I video, della durata non superiore a 60 secondi e aventi come tema l’acquario, dovranno essere accompagnati dalla scheda di partecipazione indicante il nome dell’autore e le caratteristiche dell’acquario. Potranno essere ottenuti utilizzando qualsiasi mezzo, comprese fotocamere digitali, cineprese ad alta definizione ecc., ma dovranno essere inviati in formato MPEG o equivalente, opportunamente compattati in modo da non superare i 40 mb di spazio occupato su disco.

Regolamento del “video contest” 1 Ogni partecipante dovrà prima di tutto iscriversi al video contest rispondendo a un post aperto appositamente nel forum (http://www.acquariofili.com/) e che porterà il titolo di 1° video contest 2012. Sul sito verrà creata una lista dei partecipanti. 2 I video dovranno essere postati sul sito http://www.acquariofili.com/. 3 Tutti i video inviati dovranno avere una durata massima di 1 minuto e dovranno riprodurre una vasca, pianta, pesce, evento particolare. 4 Ogni utente può inviare un numero massimo di 2 (due) video. È necessario inserire il nome dell’autore nel montaggio. 5 I video saranno raccolti a partire da questo mese; ogni mese, il video vincitore (quello più bello in base al giudizio insindacabile della nostra commissione) sarà pubblicato sulla rivista Acquariophylia. 6 I video verranno prima visionati e non si accetteranno quelli che riterremo offensivi e/o violenti per la visione, ogni decisione presa è insindacabile. 7 Con l’iscrizione al video contest e la pubblicazione del video si offre implicitamente al sito acquariofili l’autorizzazione alla pubblicazione, restando il fatto che i dati del proprietario non verranno in alcun modo trasferiti a terzi. 8 I video non devono essere copiati dalla rete e devono essere di proprietà di chi s’iscrive al contest.

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Inserto da stampa Questo volumetto destinato al neofita che voglia allevar discus, prodotto dall’azienda Diskuszukt, tradotto dalla nostra redazione e regalato in esclusiva ai lettori di aquariophylia, è il risultato della cooperazione della rivista con alcuni tra i maggiori riproduttori di questo eccellente ospite dell’acquario d’acqua dolce. Nel corso dei prossimi numeri vi offriremo, in puntate mensili, i diversi capitoli di quello che potrà divenire un bel libro da consultare o leggere tutto d’un fiato. Non dovete fare altro che stampare le pagine dell’inserto e conservarle, numero dopo numero. Al termine potrete rilegarle mediante un dorsetto per pagine forate, oppure consegnarle a un centro stampa per farle assemblare. Di fatto, si tratta di un altro regalo che aquariophylia fa a tutti gli appassionati dell’acquario d’acqua dolce. Come noterete, tutti gli argomenti sono riportati in forma molto sintetica, minima, per assicurare un’informazione essenziale, senza fronzoli al principiante. Si tratta di un sistema moderno e agile per mettere tutti in condizione di allestire il primo acquario per i discus. L’edizione originale in tedesco e la versione inglese possono essere scaricate dal sito Diskuszucht: http://www.diskuszucht-stendker.de/100,0,downloads,index,0.php (in tedesco) http://www.diskuszucht-stendker.de/gb/322,0,downloads,index,0.html (in inglese).

L’ALLEVAMENTO DEI DISCUS: notizie di base per cominciare VI parte

Traduzione di Rita Colognola dall’edizione originale tedesca pubblicata da Diskuszucht Stendker FILTRAGGIO E VALORI DELL’ACQUA Nozioni di chimica dell’acqua L’eliminazione dei cataboliti e delle sostanze di rifiuto azotate avviene nei pesci sotto forma di ammoniaca, la quale viene successivamente trasformata in nitriti e infine in nitrati (NO3). I nitrati sono sali e vengono ben tollerati dai discus anche ad alte concentrazioni (fino a 300 mg per litro). Ogni qualvolta nutrite i vostri pesci, voi aumentate la concentrazione di fosfati in acqua. Questi ultimi sono utilizzati dalle piante e dalle alghe per la loro crescita. Inoltre, a valori di pH 82


are e conservare

inferiori a 7.0 aumenta la concentrazione di ammonio, mentre a pH maggiore di 7 aumenta quella dell’ammoniaca; entrambi sono trasformati dai batteri presenti nel filtro, prima in nitriti e in seguito in nitrati. Ammoniaca e nitriti sono sostanze tossiche che si accumulano nel sangue dei pesci e che ad alte concentrazioni possono provocarne la morte. I nitrati, fino a concentrazioni di 300 mg/l, sono innocui per i nostri discus. Un filtro maturo e ben funzionante garantisce l’assenza di azoto, ammoniaca e nitriti. La concentrazione di fosfati e nitrati aumenta lentamente e l’azione dei batteri abbassa il pH. Per questi motivi è necessario procedere regolarmente a cambi d’acqua. Per non disturbare l’attività dei batteri e del filtro, il filtro meccanico va pulito solamente quando il flusso d’acqua si è ridotto della metà. Quando questo è il caso, procedere come segue. Pulizia del filtro Come suddetto, occorre pulire il filtro solamente quando il flusso si è dimezzato. Quanto più a lungo il filtro funziona senza essere pulito, tanto maggiore sarà l’equilibrio in acquario e quindi tanto migliore la salute dei pesci. I filtri per acquari, interi ed esterni, presentano uno scomparto che contiene i materiali filtranti. Tali materiali sono generalmente disposti a strati, il superiore dei quali è generalmente lana di perlon. Bisogna rimuovere esclusivamente lo strato superficiale e metterlo in un secchio in due 83


Inserto da stampa

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are e conservare o tre litri d’acqua provenienti dall’acquario. Comprimete ripetutamente il materiale filtrante in quest’acqua. Meglio non usare acqua corrente fresca per il lavaggio, per non danneggiare completamente la coltura batterica presente: si può usare parte dell’acqua prelevata dalla vasca e poi sostituirla. Rimettete il materiale filtrante al suo posto e nei due o tre giorni successivi riducete al 50% la quantità di cibo somministrato. In questo modo il filtro ha il tempo di ripristinare i precedenti livelli di efficienza, ridotti dall’operazione di pulizia. Per filtri a piastrelle di spugna, immergete le stesse completamente in acqua proveniente dall’acquario e comprimetele più volte. Mancato funzionamento della pompa Il filtro che abbia smesso di funzionare a causa di un arresto della pompa non deve essere rimesso in funzione nelle condizioni nelle quali si trova. I batteri infatti, muoiono dopo 20 minuti di arresto e i prodotti della loro decomposizione sono dannosi per i discus. In caso di arresto della pompa, con conseguente morte dei batteri, il filtro deve essere accuratamente lavato in acqua corrente, in modo da eliminare i batteri morti. Dopo il lavaggio rimettere il filtro in funzione; entro due settimane circa il filtro avrà recuperato la sua efficienza e ricostituito la coltura batterica. Per essere preparati a questo tipo di emergenza, consigliamo l’uso costante di due filtri interni, in modo da garantire un buon filtraggio anche durante il periodo di recupero del filtro che abbia eventualmente subito l’arresto.

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Inserto da stampa

Valori e chimica dell’acqua I pesci catturati in natura trovano le condizioni migliori in acqua il più possibile simile a quella del loro luogo di origine, in Amazzonia. La variabilità tollerata dei valori dell’acqua è molto limitata (GH 0-3, KH 0-3, pH 4-6), come pure quella relativa alla conduttività (100-400 ?S). I nostri discus sono abituati da molte generazioni a un’acqua più dura (acqua di rubinetto). I parametri negli acquari della nostra azienda sono i seguenti: GH 15, KH 8, pH 7, conduttività 800 ?S, a temperatura di 29-30 °C. I parametri più importanti presentano nei nostri discus i seguenti limiti di tolleranza: GH 0-30; KH 0-25; pH 4,0-8,3; conduttività 150-1200 ?S; temperatura tra i 25 e i 35 °C. Perciò i nostri discus si adattano al 95% delle acque di rubinetto utilizzate in Europa. Chimica dell’acqua I valori dell’acqua si possono modificare leggermente in vari modi, ad esempio con un impianto a osmosi inversa o un impianto di demineralizzazione, si può produrre acqua quasi distillata a partire da acqua di rubinetto. Questo significa che circa il 99% della durezza dell’acqua viene rimossa e anche la conduttività viene drasticamente ridotta a circa 50 ?S. L’acqua così ottenuta può essere mescolata all’acqua di rubinetto, fino a ottenere i valori desiderati. In questo modo si può preparare l’acqua adatta a discus catturati in natura o a coppie di discus da riprodurre. 86


are e conservare Come vengono modificati i valori dell’acqua dagli alimenti per i pesci d’acquario? Innanzitutto è di estrema importanza ricordare che in piccoli acquari (vasche al di sotto dei 150 l) i valori dell’acqua sono soggetti a variazioni importanti e rapide. In acquari più grandi (180-1000 l) le variazioni sono, a causa del volume maggiore, ovviamente più lente e ciò rende questi acquari adatti anche ai principianti. Quando si nutrono i pesci il contenuto di fosfati presenti in acqua aumenta e questi possono essere utilizzati dalle piante per il loro accrescimento. Inoltre, a valori di pH inferiori a 7 sarà presente ammonio e a valori maggiori di 7 sarà presente ammoniaca; entrambi vengono trasformati dai batteri presenti nel filtro, prima in nitriti e successivamente in nitrati. Ammoniaca e nitriti sono tossici e se raggiungono alte concentrazioni nel sangue dei pesci possono provocarne la morte. Un buon filtro maturo, che contenga una coltura batterica ben funzionante, garantisce che ammonio, ammoniaca e nitriti siano praticamente assenti.Tuttavia il contenuto in fosfati e nitrati aumenta lentamente e il pH diminuisce a causa dell’attività batterica. Perciò è necessario procedere regolarmente a cambi d’acqua, volume e frequenza dei quali dipendono direttamente dal tipo di cibo e dagli escrementi dei pesci. Per esempio: pochi pesci = poco cibo = cambi d’acqua ridotti. Per un acquario da 180 litri contenente 12 discus (10 cm), 50 neon, 6 loricaridi e 4 ciclidi nani,

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Inserto da stampa consigliamo un cambio settimanale pari a 1/3 del volume totale. Per la misurazione dei valori dell’acqua, nei negozi specializzati sono disponibili vari prodotti, sia liquidi, sia sotto forma di cartine. MISURAZIONE DEI VALORI DELL’ACQUA Ammonio. Si produce quando il filtro non funziona ancora a pieno regime, a valori di pH inferiori a 7. Per evitarne l’innalzamento somministrare quantità minime di cibo. Ammoniaca. Si forma, quando il filtro non funziona ancora a pieno regime, a valori di pH superiori a 7 ed è tossica. L’innalzamento di questo valore si evita somministrando quantità minime di cibo. Nitriti. In un acquario nuovo vanno misurati giornalmente, fino a quando, a regime alimentare completo, non sono più presenti. In seguito non è più necessario misurare i nitriti. Se l’efficienza del filtraggio viene ridotta in seguito a pulizia o mancato funzionamento del filtro, bisogna nuovamente misurare la concentrazione di nitriti, per circa una settimana, per essere sicuri che il filtro abbia nuovamente raggiunto la piena funzionalità. Se la concentrazione di nitriti aumenta, i pesci mostrano un’alterazione del comportamento: rifiutano il cibo e mostrano una respirazione pesante e veloce. In questo caso misurare i nitriti, sospendere l’alimentazione e procedere a un cambio d’acqua del 90%. Nitrati. Misurare almeno tre o quattro volte l’anno, prima di un cambio d’acqua. Se la concentrazione supera i 100 mg/l è meglio cambiare un maggiore volume d’acqua, per permettere una crescita migliore dei pesci. pH. Misurare settimanalmente. Se il pH scende, ad esempio, da 7,5 a 6,0, è necessario procedere a un cambio d’acqua; in caso contrario il pH può scendere rapidamente e a un pH di 3,6 l’acidità è tale da provocare la morte dei pesci. Fosfati. Misurare specialmente se si nota un aumento della crescita algale. La concentrazione di fosfati si può abbassare procedendo a cambi d’acqua più frequenti o di maggior volume. Durezza totale. Se si mescola acqua di rubinetto con acqua di osmosi inversa, per pesci catturati in natura o per coppie da riproduzione, bisogna misurare almeno una volta la durezza totale, che deve raggiungere i valori ideali, compresi tra 1 e 4 GH. Durezza carbonatica. Se si mescola acqua di rubinetto con acqua di osmosi inversa, per pesci catturati in natura o per coppie da riproduzione, bisogna misurare almeno una volta la durezza totale, che deve raggiungere i valori ideali, compresi tra 1 e 2 KH. 88


are e conservare

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Apistogramma cacatuoides, timido ma simpatico di Stefano Bertoni sione. Infatti molti Apistogramma necessitano di acque più “estreme” dal punto di vista dei valori di pH e durezza, tanto da renderne difficile l’allevamento. Invece il cacatuoides si accontenta spesso della comune acqua del rubinetto, trattata con un buon biocondizionatore ed in un acquario con un filtro maturo, magari integrato da apposite spugne speciali che servano ad abbattere la quantità di sostanze inquinanti. Queste parole però non devono farvi pensare che sia un pesce adatto a principianti. Solo è da considerare molto più facile se rapportato a un ramirezi. Dovete comunque fare attenzione, perché parliamo pur sempre di un Apistogramma! Possiamo allora definirlo come il pesce ideale per accostarsi ad altri ciclidi nani. La nutrizione è assai semplice. Mangiano tutti i cibi per i ciclidi in commercio, siano essi in fiocchi o in granuli, e amano alternarli con cibo vivo o surgelato, di quello facilmente reperibile presso il pet-shop di fiducia. Il dimorfismo sessuale è molto marcato: il

Più di un secolo fa Edme-Pierre Beauchêne scrisse: “la timidezza è composta dal desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci”. Questo aforisma si accosta stupendamente al nostro Apistogramma cacatuoides (Hoedeman, 1951), pesce assai timido ma di una bellezza e di una simpatia travolgente. Molto presente nei nostri acquari, a causa del suo costo contenuto, spesso non è apprezzato per il suo reale potenziale e viene relegato in una posizione di secondo piano. Invece merita un approfondimento, affinché possa essere allevato nel migliore dei modi e per poter gioire della sua riproduzione. Il cacatuoides è originario del Perù e della Colombia, dove vive in aree in cui la vegetazione acquatica è molto fitta, tanto da permettergli ampie opportunità di occultamento. L’acqua è caratterizzata da un pH oscillante tra 7 e 8 e la durezza è media; la temperatura è attorno ai 25 gradi centigradi: come potete notare, si tratta di valori facilmente raggiungibili nei nostri acquari. Questo è già un interessante spunto di discus90


Un maschio di Apistrogamma cacatuoides nascosto dietro un ramo, dimostra tutta la sua timidezza La riproduzione è frequente anche in cattività. Il cacatuoides scava una buca in anfratti e nascondigli; due giorni dopo la schiusa le larve vengono spostate in un’altra buca, fino ai cinque giorni successivi, quando gli avannotti, in gruppo cospicuo, cominciano a nuotare. Da quel momento dobbiamo somministrare dei naupli di Artemia mescolati ad acqua dell’acquario, mediante una siringa, direttamente nel centro della nuvola di avannotti, per essere sicuri che tutti ricevano la giusta dose di cibo. Inoltre è consigliabile effettuare giornalmente un piccolo cambio di acqua (3 o 4 litri per volta, se la vasca da riproduzione è piccola) per fare in modo che i valori fisico-chimici restino costanti. Possiamo notare che, a differenza di quanto osservato per altri Apistogramma, è solamente la femmina a occuparsi dei piccoli, lasciando al

maschio è molto più grande della femmina, raggiungendo quasi i 9 centimetri in età adulta (contro i 5/6 centimetri delle femmine) ed anche la colorazione si discosta nettamente, con il maschio di norma colorato con varietà grigie e brune, mentre la femmina è tipicamente di un colore giallo scuro. La pinna caudale maschile ricorda la testa di un pappagallo della specie cacatua (da qui il nome cacatuoides), mentre nella femmina la stessa è tronca. Il cacatuoides non è monogamo, anzi forma un harem. Si può quindi tranquillamente introdurre nell’acquario un maschio assieme a quattro femmine. L’importante è che la vasca sia abbastanza grande da poter contenere diversi territori riproduttivi e che non ci siano compagni di avventura troppo grandi o voraci, tali da rendere difficile il controllo del territorio da parte del maschio. 91


Coppia di cacatuoides: da notare la grande differenza fra il maschio e la femmina maschio “solo” un compito di protezione. …E se si allevano più esemplari di sesso femminile, può capitare di osservare riproduzioni multiple e contemporanee. Da tutto questo si evince la particolarità e, nel contempo, la semplicità riproduttiva del nostro amico. Un ultimo consiglio prima di concludere: il cacatuoides è talvolta confuso con il borellii, tanto che fino agli inizi degli anni 80 venivano venduti come la stessa specie. Fate attenzione, dunque, alle descrizioni morfologiche sui testi specifici (o in rete), prima dell’acquisto.

Esemplare di maschio adulto 92



Uganda Wildlife Education Centre di Silvio Arnone ENTEBBE

UN PO’ DI STORIA

Arrivare in Uganda in aeroplano significa atterrare a Entebbe, sede dell’unico aeroporto internazionale del Paese. È un piccolo centro, distante circa 40 chilometri da Kampala ma sarebbe un errore considerarlo importante solo per la presenza dell’aeroporto.

In lingua Luganda (lingua del popolo Baganda, la principale etnia ugandese), “Entebbe” significa “sede” e tal nome deriva dal fatto che anticamente il luogo era sede di un importante tribunale. Nel 1893 per merito di Sir Gerald Portal (commissario coloniale britannico) il villaggio assurse al ruolo di centro amministrativo e conseguentemente commerciale dell’Impero, divenendo di fatto la capitale dell’Uganda fino al 1962 anno dell’indipendenza. Non sono noti episodi rilevanti nella storia della città, fatta eccezione per quanto accaduto all’aeroporto nella notte del 4 luglio 1976, teatro dell’operazione Thunderbolt. Occorre ricordare che gli anni ‘70 del secolo scorso furono tristemente famosi per i dirottamenti aerei, messi in opera principalmente dai terroristi palestinesi e l’operazione Thunderbolt rimane nella storia perché per la prima volta uno Stato (Israele) riuscì a pianificare e condurre a Un po’ di storia 94


NATIONAL BOTANIC GARDENS http://www.naro.go.ug/Institute/botanical-gardens/PGRP%20Entebbe%20Botanical%20Gar den.htm Un’area di circa quaranta ettari ove albergano più di trecento diverse specie, in larga parte esemplari della flora locale. È piacevole ricordare che l’area dedicata all’ecosistema della foresta pluviale venne usata negli anni ‘40 per l’ambientazione di alcuni film di Tarzan, interpretati dall’attore Johnny Weissmuller. Parimenti, diverte riportare la notizia riferita dalle guide ai giorni nostri, in altre parole che quasi tutte le liane presenti sono state distrutte dai turisti cinesi, i quali hanno esagerato con le loro evoluzioni tarzanesche.

Sir Gerald Portal (1858 – 1894) termine con (quasi) completo successo un’operazione militare atta a liberare i passeggeri presi in ostaggio. Ai giorni nostri Entebbe rimane una meta di rilievo essenzialmente per la presenza di alcune commendevoli istituzioni, ovvero: Jane Goodall (a destra) in visita a Entebbe

Benvenuti! UGANDA VIRUS RESEARCH INSTITUTE http://www.mrcuganda.org/Collaboration2.html Importante centro di ricerca avente come principale missione lo studio delle malattie trasmissibili di origine virale. NKUMBA UNIVERSITY http://www.nkumbauniversity.ac.ug/ Jane Goodall Institute http://www.janegoodall.org/ Contact: Pantaleon Mukasa Banda Kasoma, Executive Director Phone: +256 414 322 777 95


The Bandas

Andiamo! Email Address: info@jgiuganda.org Fax: +256 414 322 777 Address: Plot 26, Lugard Avenue PO Box 462, Entebbe, Uganda.

Ovvero la realtà che particolarmente desidero sottoporre alla vostra attenzione. Il Centro, ubicato sulla riva del lago Vittoria si estende per 72 ettari e nasce nel 1952 per opera del governo coloniale britannico, con l’obiettivo di riabilitare gli animali selvatici rinvenuti feriti o malati e i cuccioli orfani. Ben presto la struttura attira l’attenzione del pubblico e agli ospiti indigeni se ne aggiungono altri provenienti d’oltre-

Merita evidenza la forte sinergia dell’Istituto con la struttura UWEC. Uganda Wildlife Education Centre (UWEC) http://www.uwec.ug/ 96


Charlie

Balaeniceps rex mare, diversificando la struttura che nel 1962 diviene lo zoo nazionale. Successivamente, i tristi eventi maturati a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso ridussero lo zoo a essere l’ombra di se stesso e solo nel 1994 principalmente grazie all’interessamento della New York Zoological Society (oggi nota come World Conservation Society) si assiste alla rinascita dell’istituzione, la quale diviene in breve

tempo uno dei più importanti centri per la riabilitazione degli animali selvatici e per l’educazione alla conservazione della locale biodiversità. Va da sé che il termine “zoo” è rimasto in uso è fuorviante e non rende giustizia al lavoro svolto ogni giorno dal personale dell’UWEC. Ai nostri giorni il Centro ospita solo specie indigene, ovvero soggetti raccolti feriti, richiedenti attenzione o sottratti a chi li deteneva illegalmente, con l’o97


Ceratotherium simum cottoni Giraffa Camelopardalis rothschildi

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Crocodylus niloticus Cucciolo di elefante (Loxdonta africana) reso orfano dai bracconieri che gli hanno ucciso la madre nel Queen Elizabeth National Park. I rangers l’hanno trovato nei pressi della madre morta, ovviamente affamato e terrorizzato e solo il pronto intervento della squadra di soccorso UWEC ha consentito la sua sopravvivenza. Attualmente è il più giovane ospite del Centro e forse quello che riceve più attenzioni di tutti; i primi giorni sono stati difficili, ma oggi si avvicina fiducioso a chiunque vada a trovarlo ed anche allattarlo è diventato facile. L’unica vera incognita rimane il suo reinserimento in natura. Un altro simpaticone ha le penne ed è stata una sorpresa trovarlo qui: Balaeniceps rex, meglio noto come “Shoebill”. Ho una particolare predilezione per questo trampoliere che abita le zone palustri dell’Africa centro-orientale. Per osservarlo in natura mi sono recato più volte alla Mabamba Bay, nel folto della selva ma non molto distante da Kampala (questa è un’altra storia, ne riparleremo). La prima volta che ho avuto notizia di Balaeniceps rex è stato circa vent’anni addietro, quando con roboanti e trionfalistici toni venne presentato su molte riviste il servizio di una foto-

biettivo finale del reinserimento nell’ambiente quando possibile. Desiderando davvero conoscere la sua realtà, una giornata intera può non bastare per una visita al Centro e non sarebbe una cattiva idea programmare un soggiorno in loco. La struttura offre “fully furnished apartments for rent” a un prezzo davvero ragionevole e il bello è che una notte spesa al Centro crea l’illusione di trovarsi nella savana, grazie ai leoni, le iene e tutti gli altri ospiti, che non mancheranno di far udire la loro voce al chiaro di luna. Sia che si opti per un pernottamento o no, chiedere alla reception di poter fare un giro in compagnia di una guida è la scelta migliore. Dopo aver preso tutto l’equipaggiamento e lasciato il veicolo al parcheggio il nostro giro ha inizio: foresta, savana, area umida, la riva del lago. Insomma, un susseguirsi di natura africana tutt’intorno a noi. Ognuno resterà particolarmente colpito almeno da uno degli incontri fatti o delle bellezze viste, il vostro cronista ha esagerato ed è rimasto entusiasta di tutto, per esser breve si limita a presentarvi Charlie e pochi altri ospiti. 99


Lake Victoria

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Phyton sebae sebae Lavori in corso

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Bello, vero? anch’essi sfuggiti a un triste destino. È previsto il reinserimento in natura. A questo punto ci fermiamo un attimo ad ammirare il lago Vittoria, dopodiché andiamo a trovare uno dei suoi abitanti, il coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus) e per finire porgiamo omaggio al pitone reale (Python sebae sebae). Koii è stato portato al Centro quando decise di metter su casa troppo vicino a un villaggio. Il giro è ben lungi dall’esser terminato, ma quanto descritto credo sia sufficiente per dare un’idea del luogo. Un’ultima immagine testimonia la volontà di strutturare sempre meglio il Centro. Se a questo punto anche voi deciderete di far sosta al ristorante e vi verrà in mente di chiedere alla guida cos’erano quelle costruzioni lasciate a metà, vi risponderà che sono nuovi padiglioni in costruzione, perché quelli attuali sono insufficienti e in alcuni casi non adatti per i soggetti ospitati (per es. la gabbia dei babbuini). Solo che i lavori sono fermi per mancanza di fondi. Mi vien voglia di saperne di più e chiedo chi finanzia il Centro. Kennedy pare apprezzare il mio interessamento e racconta che la fonte principale sono i biglietti d’ingresso, cui si aggiungono le donazioni dei privati e alcuni contributi istituzionali. In altre parole, il denaro non basta mai. Non è solo il mantenimento degli animali a essere ovviamente oneroso: il Centro non si limita ad alloggiarli e nutrirli! Vanno anche curati e fra i vari compiti è previsto il supporto ai parchi nazionali. La conversazione porta a un cambiamento di programma. Finito di pranzare, anziché continuare il giro, Kennedy mi porta a vedere la “clini-

Per la gioia degli antiquari! grafa americana che aveva “scoperto” l’originalissimo pennuto in una remota palude del Congo. Si vede che a quel tempo le bufale avevano vita estremamente facile! Il pennuto era noto alla scienza europea fin dal XIX secolo, sebbene non diffuso in cattività. Non è a rischio di estinzione, ma resta comunque sotto stretta osservazione perché non è molto prolifico; pare si accoppi soltanto ogni cinque anni e anche se depone più uova, di norma un solo piccolo sopravvive. Altro ospite di riguardo è il rinoceronte bianco (Ceratotherium simum cottoni). I tre esemplari attualmente ospitati sono stati prelevati da una zona considerata non sicura e si attende il momento idoneo per reinserirli in natura. Il rinoceronte bianco si distingue dal nero non tanto per il colore, bensì per la forma della bocca, che è “a becco” nel nero e “a fessura” nel bianco. Si potrebbe anche dire che il rinoceronte nero (Diceros bicornis) è quello che “non sorride” oltre ad essere particolarmente ombroso. I tre esemplari stanno crescendo beatamente dopo esser

ca”: vi è una sala operatoria, il laboratorio per le analisi e la farmacia. Il personale lamenta la carenza di attrezzature (vengo a sapere che praticamente tutto quello che vedo è frutto di donazioni. “Bello!”, verrebbe da dire, “peccato che si tratti di strumenti antidiluviani o poco più che giocattoli”. 103


Lake Victoria – riva sabbiosa

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Un eccellente laboratorio in funzione UN PAIO DI ESEMPI

suolo e con vetrate sotterranee, di certo un tempo splendente, è oggi una pozza d’acqua stagnante snobbata perfino dalle rane. Fa parte della dotazione iniziale del Centro, il che significa che è stata costruita mezzo secolo addietro; uno dei vetri spaccati si potrebbe anche sostituire, ma le crepe nelle pareti di cemento (sottili, secondo gli standard attuali e tirate su con una miscela “generosamente” arricchita con sabbia) suggeriscono che sarebbe meglio lasciar perdere il tutto. Esiste anche una “sorella più piccola”, divisa fra un potenziale paludario e una vasca in tutto vetro della capacità di ottanta litri. Sarebbero entrambe recuperabili, se vi fosse il denaro necessario per acquistare le pompe e rimettere in ordine l’impianto d’illuminazione. Vi lasciamo qui, con le vostre considerazioni e i vostri progetti. Se pensate di poter essere utili, magari a rimettere in sesto gli acquari, con sforzi solidali e contributi personali, non esitate a cliccare sui link dei siti web presenti in queste vasche. Sarete immediatamente trasportati in una realtà che pullula di vita e allo stesso tempo è bisognosa delle vostre attenzioni.

Donare qualcosa è senz’altro un nobile gesto. Sarebbe però il caso di non regalare la roba che altrimenti andrebbe buttata. Notizie più incoraggianti vengono dal versante delle iniziative rivolte agli studenti e più in generale a chi è interessato: chi ha i giusti requisiti può presentare domanda per essere ammesso a uno stage di breve/medio/lungo periodo, ovviamente autofinanziato. Maggiori informazioni sono reperibili scaricando il “Volunteer handbook” a quest’indirizzo: http://uweczoo.org/long-stay-volunteer/ La giornata volge al termine. Un ultimo sguardo al lago Vittoria… ci sono i ciclidi lì dentro! Forse qualcuno si chiede se è presente un acquario all’interno del Centro (altrimenti perché mai staremmo pubblicando quest’articolo? N.d.R.). La risposta è sì, ma è come se non ci fosse. Ho volutamente evitato di documentare fotograficamente quel che sarebbe la “zona acquario” per abbandonare nell’oblio qualcosa che è motivo di dolore per un acquariofilo. Una grande vasca della capacità di circa ventimila litri realizzata in cemento a livello del 106



IL NONO un killi italiano di Alberto Solenne IL NONO, QUESTO SCONOSCIUTO KILLIFISH Quando ci si riferisce ai killifish non tutti sanno che ne esiste anche uno italiano: l’Aphanius fasciatus (Valenciannes, 1821) conosciuto più volgarmente come “nono”, che non ha nulla da invidiare per interesse ai coloratissimi Nothobranchius, Aphyosemion & C. Si tratta dell’unico membro della famiglia dei Ciprinodontidi presente in Italia. L’areale di distribuzione non è omogeneo lungo il territorio nazionale. Infatti è presente in maniera discontinua

lungo la fascia adriatica –ionica, tirrenica e sulle isole maggiori, comprese l’isola d’Elba e le isole Eolie. Lo possiamo trovare in Friuli, Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Toscana, Lazio, Campania. Questa al momento è l’area di distribuzione conosciuta, ma chiunque avesse informazioni su altri biotopi può inviare informazioni o all’Associazione Italiana Killifish (info@aik.it oppure a aarbuatti@hotmail.it). Poiché l’area di distribuzione è vasta (http://www.aquamaps.org/receive.php), i pesci

Gruppo di Aphanius appena pescato. Si possono distinguere maschi e femmine e notare come le femmine siano più grandi dei maschi (Foto Solenne-Casamenti)

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Seconda linea A) Sud est Sicilia B) Centro nord Sicilia C) Sardegna D) Adriatica CARATTERISTICHE GENERALI Come tutti gli appartenenti alla famiglia, ha bocca rivolta verso l’alto in cui sono presenti 1216 denti mascellari. La bocca è più piccola rispetto alla media dei ciprinodontiformi a indicare che il pesce ha una masticazione lenta rispetto agli altri rappresentanti della famiglia. Il corpo si presenta allungato con pinne arrotondate. Nel terzo posteriore dorsale è presente la pinna dorsale che conta 10-13 raggi, mentre la pinna ventrale ne presenta 9-13. Da adulti raggiungono le dimensioni di 6-7 centimetri e solitamente le femmine sono più grandi dei maschi, i quali presentano lungo il corpo delle bande verticali dorate con riflessi blu mentre altre sono argentate. La pinna caudale invece è giallastra e nei momenti di massima colorazione dei pesci si presenta giallo limone. Le femmine mantengono le carat-

Maschio adulto. Risalta il giallo citrino della coda (Foto Solenne-Casamenti) hanno con il tempo acquisito caratteristiche morfo-genealogiche differenti e gli studiosi li hanno suddivisi in due diverse linee principali: Prima linea: A) Centro-nord tirrenica e Sardegna del nord B) Sardegna del sud e sud tirrenica C) Costa adriatica

Veduta del biotopo salmastro citato nell’articolo (Foto Solenne-Casamenti) 109


Dettaglio del biotopo salmastro. È possibile notare come in questo punto l’acqua sia completamente stagnante (Foto SolenneCasamenti) soprattutto nel biotopo salmastro, ho evidenziato un’imponente invasione di gambusie che sicuramente sono entrate in competizione per il possesso del territorio. In questo periodo è facile trovare degli esemplari giovani o appena sessuati, più facili da acclimatare all’allevamento in cattività. Nel biotopo ho raccolto anche gamberetti di mare e granchi, esemplari che possono essere allevati insieme al nono, per ricostruire un ambiente più naturale in acquario.

teristiche dei killi, in quanto sono meno appariscenti, con una colorazione grigiastra e 10-14 bande verticali con piccole macchie scure. Vivono prevalentemente in acqua salmastre o saline, ma in Sicilia sono conosciuti anche biotopi in corsi d’acqua dolce.

IN ACQUARIO! L’allevamento di questo pesce è certamente affascinante! Occorre dedicargli un acquario con salinità 1035 e una temperatura compresa tra i 16 e i 27 °C (meglio seguire il ciclo stagionale delle nostre latitudini). Alcuni allevatori, con il tempo, hanno provato ad abbassare la salinità dell’acqua di allevamento, ma i migliori risultati si sono ottenuti mantenendola costante, constatando una maggior longevità dei pesci. Molti appassionati di killi li allevano in vasche da 20 litri circa, con filtrini ad aria e l’aggiunta di “mop” per la raccolta delle uova.

LA DISTRIBUZIONE Personalmente ho raccolto diverse volte degli Aphanius nei pressi di Marina di Cervia, sempre nello stesso periodo, tra metà settembre e inizio ottobre, periodo non sempre propizio. La località in cui ho raccolto i pesci aveva due biotopi molto vicini di cui uno di acqua salmastra mentre il secondo di acqua marina. Negli ultimi anni,

In questa foto è possibile osservare i due biotopi citati nell’articolo. In primo piano quello salmastro, mentre superata la strada si può osservare quello in marino (Foto SolenneCasamenti)

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Gabriele Casamenti durante la raccolta in occasione di una convention AIK alla quale altre all’autore dell’articolo, ha partecipato Wolfang Eberl, esperto di killi di fama mondiale Come alimentazione, dopo un periodo che può durare anche qualche mese a base di naupli di Artemia, Artemia viva o congelata, i pesci (anche quelli di cattura) si adattano a mangiare Chironomus, drosofile, e cibi commerciali, sia in scaglie sia in granuli. Aphanius non pone quindi nessun tipo di problema per quel che riguarda l’alimentazione. Il nono è un pesce con un ciclo vitale breve: due anni circa, anche se alcuni allevatori hanno riportato esempi di pesci più longevi, ovvero fino a 4 anni, ma si trattava comunque di varietà di Aphanius non italiane. È oviparo e in natura il periodo riproduttivo va da aprile a luglio. È una specie che pratica il cannibalismo e dopo la riproduzione si ciba delle proprie uova. L’accoppiamento avviene, come per tutti i killi, con parate da parte del maschio verso la femmina disponibile. Una volta affiancata la abbraccia con la pinna dorsale e con la pinna ventrale fino ad assumere la tipica posizione ad “S” dei killi quando depongono. Sono pesci molto avidi, che vanno a caccia delle loro uova una volta deposte, per cui in cattività bisogna contare sulle poche uova deposte sul

“mop”, ma come sempre, più si riesce a ricreare un biotopo simile a quello naturale, maggiori sono le probabilità di successo con l’allevamento e la riproduzione. LA RIPRODUZIONE Le uova deposte sono piccole e trasparenti. Dopo 3 giorni compare la notocorda, tipica linea nera indice dello sviluppo embrionale e, nell’arco di 7-10 giorni, lo sviluppo è completo e gli avannotti sono pronti. Alla nascita misurano circa 4 mm e cominciano ad alimentarsi dopo 36 ore, con naupli di Artemia che spesso costituiscono l’alimentazione per 3-4 mesi. La crescita è molto lenta. Infatti dopo tre settimane misurano 11-12 mm; dopo 4 mesi 22-23 mm e al sesto mese circa 35 mm. È in questo periodo che si possono riconoscere i maschi dalle femmine. In natura il rapporto sessi m/f è 1:2, ma non dispongo di dati al riguardo in cattività. Dopo la nascita occorre aspettare qualche mese prima che i giovani esemplari siano adatti a riprodursi. Come per molte altre specie, un fattore importante che influenza la capacità riproduttiva in cattività è la disponibilità di cibo, che per i killi deve 111


In queste foto è possibile osservare altri biotopi non molto distanti da quelli delle foto precedenti, in cui sono presenti gli Aphanius le esperienza. Come riportato in alcune pubblicazioni, c’è la necessità di eseguire ulteriori ricerche e studi che riguardino non solo la reale e ulteriore diffusione biologica della specie, ma anche sugli aspetti riproduttivi e di allevamento in acquario, per arrivare a standardizzare dei protocolli che ne permettano eventualmente l’utilizzo e lo studio delle capacità culicide ex situ, per poter eventualmente coinvolgere enti pubblici e privati nei progetti di conservazione della specie. essere varia e soprattutto basata su cibo vivo. L’Aphanius fasciatus è un pesce che ha enormi potenzialità per gli studiosi e per l’ambiente poiché è un bioindicatore della qualità delle acque, inoltre ha dimostrato sperimentalmente un’enorme potenzialità nella lotta alle zanzare maggiore rispetto ad altre specie alloctone introdotte in natura, come per esempio le gambusie, che, come riconosciuto, hanno purtroppo la capacità di alterare gli equilibri biologici in natura come anch’io ho potuto constatare nella mia persona-

PROVIAMO AD ALLEVARLO, MA… Qualora fossi riuscito a interessare qualche lettore a sperimentare l’allevamento di questo pesce, non resta che fornire qualche indicazione su come reperirli. Certo non essendo pesci tropicali avremmo la possibilità di tentare la cattura in natura, magari durante le ferie. Con questo non voglio promuovere il depauperamento dei siti biologici italiani, ma semplicemente la voglia di sperimentare e ricercare che può essere insita in ognuno di noi. 112


Se questa ricerca avvenisse in località dove gli Aphanius non sono ancora stati riconosciuti come presenti dai ricercatori, ma avessimo la possibilità di segnalarlo, eventualmente usando le indicazioni di qualche pescatore locale per conoscere eventuali punti di raccolta, sarebbe un modo per partecipare allo studio della specie, in maniera costruttiva e attiva. Va ricordato però che il nono è inserito in allega-

to III della convenzione di Berna (fauna protetta), inclusa nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) tra le specie a basso rischio (LC). Un altro modo molto più semplice per potersi procurare pesci di cattività, è quello di contattare le associazioni come A.I.K. e partecipare alle loro convention annuali, dove è possibile ammirare molti altri killi.

Bibliografia Arbuatti A. (2011). Riproduzione e conservazione di Aphanius fasciatus: stato delle popolazioni italiane e possibili strategie di salvaguardia. Poster presentato al XIX Congresso nazionale AIK Modena, 20-21 maggio 2011 Leboulanger C. (1999). Les Cyprinodontides du bassin méditerranen. Bulletin du KCF 93026 WEB: http://www.ittiofauna.org/webmuseum/pesciossei/cyprinodontes/cyprinodontidae/aphanius/aphaniusfasciatus/aphaniusfasciatus0.htm WEB: http://www.sssn.it/PDF/PDF%20NS%2033/115-126.pdf


Il carbone a conosciam di Alessandro Crudo, prima parte Iniziamo in questo numero un articolo in due parti, dedicato a uno dei materiali filtranti più diffusi e meno conosciuti. Nonostante il carbone attivo (CA) abbia parzialmente perso la sua funzione principale, cioè quella di rimuovere i residui dei farmaci o biocondizionatori come li chiamavano le aziende produttrici, prima che compromettano l’equilibrio biologico in acquario uccidendo i batteri, è oggigiorno ancora un valido alleato per la salute del nostro acquario. Reputo spesso che se ne fraintenda l’importanza e la necessità d’uso ed è per questo che ho deciso di stendere due righe su questo tanto conosciuto ma sempre meno apprezzato materiale. Il CA è utile per eliminare dall’acqua residui di trattamenti terapeutici

Dal carbonio al carbone Il Carbonio, è questo l’importante elemento che costituisce il CA, ed è su questo elemento che si basa la nostra esistenza. Nelle sue forme più comuni lo conosciamo tutti: il diamante (quale donna non lo conosce in tutte le sue forme?), la grafite e il carbone attivo, o nella sua forma più conosciuta dagli amanti del barbecue, il carboNell’acquario marino come nel dolce, la presenza di inquinanti organici viene abbattuta dal carbone attivo 114


attivo: olo meglio ne, che diventa attivo dopo aver subito un “semplice” trattamento termico supplementare. Perché si dice attivo? Il Carbonio è presente in svariate forme cristalline che hanno caratteristiche chimico-fisiche completamente diverse e tutto dipende da come è legato. Il diamante, per via della sua struttura reticolare compatta, ha un’elevata durezza e una bassissima, se non nulla, reattività; la grafite, pur non avendo un’elevata durezza, ha una struttura che stabilizza i legami chimici tra gli atomi, riducendo la possibilità di formare legami chimici con altri atomi. Il carbone attivo è costituito da atomi di carbonio la cui struttura chimica ha subito uno shock, non permettendo agli atomi di legarsi in forma ordinata, rimanendo dunque con elettroni non legati, quindi attivi. Dal carbone al carbone attivo Storicamente non si riesce nemmeno a risalire al periodo del suo primo utilizzo, ma certamente si ritiene risalga a prima dell’età del fuoco. Già nella preistoria ci sono prove del suo utilizzo come pigmento naturale e come farmaco contro le intossicazioni; tuttora le piccole tribù di tutto il pianeta ne fanno un uso costante. Nell’età egizia e in quella mesopotamica, sono state rinvenute iscrizioni riportanti le prove del suo utilizzo per chiarificare ed eliminare i cattivi odori dall’acqua, senza poi dimenticare quanto sia stato importante nella storia cinese per l’utilizzo nella fabbricazione di armi, quando

Pesci delicati richiedono un’acqua molto pura e il carbone attivo, eliminando molti composti organici, riduce anche la carica batterica in sospensione 115


Quando l’acqua comincia a colorarsi di bruno e le alghe epifite proliferano, è giunto il momento di aggiungere un sacchetto di carbone attivo nel filtro

La produzione Il 70% del CA é prodotto dal legno, dal carbon fossile (l’antracite) e dal guscio delle noci di cocco (quest’ultimo è utilizzato per la produzione di carbone attivo di altissima qualità); il 26% della produzione proviene dal recupero del CA stesso, mediante il processo inverso, detto desorbimento termico, che consiste nel riscaldare il CA esaurito a 900 °C, in corrente di azoto, o nell’estrarre con solventi le sostanze adsorbite per poi riattivarlo nuo-

intuirono la sua capacità di legarsi al ferro conferendone bassa reattività (sfavorendo la formazione della ruggine), maggiore durezza e nuove proprietà chimico-fisiche. A oggi l’uso del carbone è divenuto essenziale, dapprima con le macchine a vapore e successivamente come riparatore di danni provocati dall’uomo contro inquinamento dell’acqua e dell’aria. Da qui in poi… la ricerca scientifica ha chiarito l’importanza di questo materiale e la “necessità” di utilizzo, facendo nascere dei veri e propri impianti che oggigiorno producono e recuperano tonnellate di questo importante materiale, quale il Carbone in forma attiva.

Il CA può modificare alcune caratteristiche dell’acqua se non è di buona qualità. Meglio accertarsi che sia inerte 116


Esistono tantissimi tipi di carbone attivo in granuli

ne evita la combustione e limita la formazione di anidride carbonica, che comporterebbe la perdita di carbonio e alla riduzione dei siti specifici di reattività. Classificazione, caratteristiche, impiego Il Carbone attivo, in linea di massima, è classificato in: PAC: Carbone Attivo in Polvere, con diametro delle particelle inferiore a 0,1 mm e in genere utilizzato nell’abbattimento degli inquinanti nei fumi di combustione delle industrie. GAC: Carbone Attivo Granulare, con diametro delle particelle superiore a 0,1 mm, in genere utilizzato nel trattamento delle acque. CA estruso: si tratta di PAC compresso in cilindretti da 0,5 cm di diametro o più, ed è spesso utilizzato in campo acquaristico e domestico, come filtro nelle cappe delle nostre cucine. In pratica ha le stesse caratteristiche del PAC che ovviamente, data la finezza delle particelle, non

vamente. Il restante 4% circa del carbone attivo mondiale proviene dal recupero degli pneumatici, mediante processo di pirolisi o processi termici simili. In linea generale, la produzione del carbone attivo consiste nel “non far bruciare” le materie prime a 400 - 600 °C, alla presenza di una piccola quantità di aria. Questa fase distrugge e libera gli atomi di carbonio dalle sostanze organiche ed evita la formazione di idrocarburi (molecole composte di carbonio e idrogeno: la loro formazione comporta perdita di carbonio). Successivamente, una corrente di CO2 e vapor d’acqua a 800 – 900 °C riduce, scompone ed elimina gli elementi legati al carbonio, spezzando (shock reticolare) i legami con il carbonio che rimarranno liberi per l’utilizzo finale. L’assenza di ossigeno nel processo di produzio-

Un misuratore in continuo di pH, ci mette al riparo da effetti dannosi e imprevisti al momento del cambio di carbone attivo nel filtro

Un buon carbone attivo vegetale non fa aumentare il tasso di fosfati disciolti

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Anche nel laghetto, il carbone attivo è utile per chiarificare l’acqua e renderla cristallina

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Un filtro meccanico-adsorbente si basa sull’azione fondamentale del carbone attivo per assicurare condizioni ambientali ideali a tutti gli ospiti dell’acquario

ma segue delle linee di produzione completamente diverse. La classificazione (o meglio la determinazione del costo!) in genere si effettua considerando le sue proprietà fisiche e chimiche secondo parametri standard che ne determinano la capacità di adsorbimento con determinate sostanze e le sue proprietà. Eccone alcune: Adsorbimento di iodio In genere si esprime in ml di una soluzione a concentrazione nota di Iodio adsorbiti da 1 grammo di CA. Questo test consente di stabilire il numero di micropori presenti e la sua capacità di adsorbire molecole a basso peso. Blu di metilene Sono i ml di soluzione a titolo noto (1g/L) di blu di metilene (si! Proprio quello utilizzato come curativo in campo acquaristico) adsorbiti da 1 g di carbone attivo. Questo test è anch’esso indice delle dimensioni dei pori e della capacità di adsorbire molecole di medie dimensioni.

sarebbe utilizzabile nelle acque ed ha a suo favore una maggiore quantità di siti attivi, occupando meno volume (sempre in relazione alla qualità del prodotto!).

Numero di melassa Indica la capacità del carbone attivo di adsorbire molecole ad alto peso molecolare. In genere questo parametro è richiesto qualora l’uso del CA debba essere destinato al trattamento di fumi e

Tralasciando il CA per uso analitico, le due forme fisiche sono molto diverse per proprietà chimico-fisiche, e costi di produzione; in pratica il PAC non deriva dalla macerazione del GAC Parametro Superficie specifica Ceneri dopo trattamento a 600 °C Adsorbimento di iodio Adsorbimento di blu di metilene

Unità di misura

GAC

PAC

(Carbone attivo granulare) (Carbone attivo in polvere)

m2/g % ml/g di CA ml/g di CA

600 - 800 5 2 10

Proprietà chimico-fisiche delle diverse forme di CA. 120

900 - 1000 8 6 21

CA per uso analitico

Min 1200 <1 12 20


acque che contengono inquinanti ad alto peso molecolare (Diossine, Furani, pesticidi, ecc.). Ceneri e pH rilascio di sostanze solubili Il contenuto di ceneri è dovuto in genere alla presenza di ossidi metallici rimasti intrappolati nel CA. In genere il CA non dovrebbe essere considerato tale se il contenuto di ceneri supera il 10%, ma di solito non eccede il 5%. Questo paramento è molto importante qualora il CA sia utilizzato nel trattamento delle acque poiché il rilascio di tali sostanze provoca una sensibile variazione di pH. Sulle schede tecniche di prodotto questo parametro è sempre indicato assieme alla reazione di pH. Volume specifico e superficie specifica di adsorbimento Sono importanti prove utilizzate per classificare la qualità e il costo del CA. Permettono di calcolare il volume specifico dei pori e della superficie specifica di adsorbimento. Il volume specifico è il rapporto tra volume dei pori in ml e il peso del CA in grammi, un basso volume di pori indica una maggiore densità, minore presenza di siti attivi e limitata le possibilità dell’aria o dell’acqua di attraversare le cavità del CA. La superficie specifica di adsorbimento, indice di adsorbimento di azoto, permette di conoscere l’attività dei siti attivi. Questa prova si esegue calcolando la quantità di azoto adsorbita a diverse temperature (finanche 800 °C) e permette di

calcolarne la superficie di adsorbimento, generalmente espressa in m2/g in rapporto anche alla temperatura di esercizio del CA, poiché l’utilizzo di quest’ultimo può essere sia a basse temperature, come nel caso delle acque (GAC), che ad alte temperature, come nel caso dei gas di combustione (PAC). La superficie di adsorbimento, l’efficienza di adsorbimento e la dimensione e la distribuzione dei pori, sono atte a determinare la capacità reattiva del CA. L’attuale impiego principale del CA è ricercabile, come già detto, nel trattamento delle acque e dei gas di combustione nelle industrie. Ovviamente, in entrambi i casi, le caratteristiche richieste sono assai diverse. Infatti, un CA a bassa capacità di adsorbimento, ad alte temperature sarebbe pressoché inutile in un impianto industriale, in cui i fumi da trattare hanno temperatura elevata. Nelle acque, se la capacità adsorbente del CA è distribuita solo alle molecole a basso peso molecolare, difficilmente riuscirà a “catturare” le molecole più complesse, che in genere tendono a non essere facilmente metabolizzate dai batteri. Ci fermiamo qui con questo numero, per permettere a tutti, esperti e meno esperti, di “digerire” le tante informazioni fornite. Continueremo il prossimo numero, con un esame approfondito del significato e delle potenzialità in acquario del processo di adsorbimento.


Aquariophylia in…

poesia

Avannotti Lucia Gaddo Zanovello Non la piccola stella di un bacio ma l’onda alta del mare si poserà sulla tua attesa naufragata nei silenzi che pesano con l’abisso della solitudine Sarà una risacca quieta la risposta come sole che dice scintille sulle crespe gocciole rideranno la tristezza sulle squame iridate Saprai allora guizzando sciolto da ogni paura che da sempre anche branchia salda fosti per provate alture aperte per i riversati flutti fra le sponde.

(da “Un parlare d’acqua”) 122


Questo mese l’acquario ospita ancora una poesia di argomento naturalistico, anzi, la sua autrice, Lucia Gaddo Zanovello, ci consegna il momento più bello per qualsiasi appassionato: quello della nascita di una nuova vita. Gocce, scintille, guizzi… tante infinite magie che sapranno farci godere, proprio come alla vista di quelle meravigliose gocce di vita pura nel momento in cui sgusciano dall’uovo. Come sempre la rubrica curata da Mariella Bettarini riesce a stupire e commuovere. Tuffatevi pure, senza timore.

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IL COPPACQUARIO:

rotonde evasioni, evidenti emozioni di Tony Di Meglio & Valerio Zupo Disposta su una parete di vetro si nota l’effetto dell’illuminazione

di piccole Caridina Red Cherry Sakura, poi trasferite prontamente in una vasca adeguata, a sostenere il loro corretto sviluppo. La sfera ha un volume totale di un litro, avendo una circonferenza di 43 centimetri per 11 cm di altezza. Prima di cominciare l’allestimento vero e proprio abbiamo prodotto un’elevata quantità di Spiky moss legato a una roccia per un periodo di circa due mesi. Allo scopo è stato utilizzato un recipiente largo sistemato in piena luce con un’aggiunta di luce artificiale e contenente acqua fertilizzata. Al termine del processo la composizione è stata molto semplice. Sul fondo del recipiente è stato disposto uno strato di sabbia Dennerle per gamberi, di colore bruno chiaro. Su questo strato è stata poggiata la roccia contenente il muschio, facendola leggermente penetrare nel fondo per renderla più stabile. La vaschetta è stata quindi riempita con acqua da osmosi, avente una conduttività attorno ai 250 µS e un pH prossimo alla neutralità. L’illuminazione è affidata ad una lampada al neon da 9 watt sistemata su una piccola plafoniera

La storia nasce da una piccola coppa. Non quella più famosa dell’Olimpo, ma una semplice, innocente ampolla, reperita per caso in un negozio di acquari e destinata, probabilmente a rendere difficile la vita per organismi di medie dimensioni da allevare in un ambiente ristretto. Le nostre idee erano diverse, naturalmente. Abbiamo voluto allestirlo come acquario completo, ma aggiungendo una quantità adeguata di piccoli organismi, in modo da rispettare le esigenze minime vitali e di spazio per ogni animale e ogni vegetale. Abbiamo anche voluto effettuare una sorta di prova generale, aggiungendo, subito dopo l’allestimento, un gran numero (38) 124


La vasca poche ore dopo l’allestimento

Un acquario di questo tipo rende vivo qualsiasi ambiente domestico 125


I piccoli Red Cherry si sono subito ambientati dopo l’introduzione

orientabile. La vaschetta è comunque prossima ad una finestra dalla quale riceve, per alcune ore del giorno, luce solare diretta. Questo produce una leggera proliferazione di alghe sulle pareti esposte ed è necessario quindi un apposito attrezzo, un raschietto curvo, per ripulire i vetri

conservando sempre la massima trasparenza. La vasca è poggiata su una lastra di vetro. I trentotto Red Cherry da 4 mm di lunghezza sono stati quindi inseriti immediatamente e si sono ambientati, disponendosi sulla roccia centrale e cominciando le loro normali attività. Come suddetto, l’esperimento è durato poco perché non si voleva produrre stress nei piccoli gamberetti, ma riteniamo che una coppia di Caridina, eventualmente in compagnia di piccoli molluschi, possa vivere abbastanza bene in un acquario come questo. Piccoli cambi parziali, di circa mezzo litro ogni mese, potranno contribuire a mantenere l’acqua pulita e l’ambiente in condizioni ideali. Come si nota l’effetto è molto attraente e il piccolo ambiente, pur nella sua semplicità, si presta a divenire un punto di attrazione per qualsiasi ambiente domestico, senza richiedere eccessive cure né opera di filtraggio, grazie alla notevole biomassa vegetale presente, che cresce rapidamente e bilancia la presenza di minuscoli invertebrati.

L’acquario è dotato di notevole visibilità nonostante le pareti curve

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vai col...

ww w

link! a cura di Mario Loffredo In questa rubrica prendiamo in considerazione ogni mese un argomento di base, per guidarvi nella perfetta

comprensione dei

principi e

delle tecniche che ogni buon acquariofilo dovrebbe conoscere. Oramai la

rete offre una vasta gamma di notizie in proposito e non è necessario, dunque, che Aquariophylia predisponga articoli specifici in merito. La rete, però, contiene anche tante notizie errate, non essendo verificate in alcun

esperto della rivista si prenderà cura di leggere ed esplorare suggerendo solo pagine corrette o, perlomeno… non totalmente scorrette! In tal modo potrete godere di una navigazione “sicura”, sfruttando le recensioni proposte ogni mese. Vi modo. Per questo motivo un

proporremo pagine in varie lingue, per assecondare le vostre preferenze, indicate dalle

bandierine

al fianco di ogni link, per assecondare le

vostre preferenze. Accetteremo ovviamente con grande piacere anche i vostri

suggerimenti:

se avete trovato una pagina particolarmente

interessante, inviateci un riferimento e saremo felici di valutarla ed eventualmente recensirla. 128


Oggi parliamo di…

BIOCONDIZIONATORI Il termine è molto generico, spesso abusato, talvolta incomprensibile nelle applicazioni. In generale con questo termine intendiamo una serie di prodotti che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) produrre delle azioni positive per l’acquario, come ad esempio rendere l’acqua di rubinetto adatta alla vita di pesci e piante, flocculare il particellato organico, migliorare la fun-

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zionalità del filtro, accelerare la degradazione della materia organica, difendere il muco dei pesci, ecc. In pratica, molti di questi prodotti servono solo a venire incontro a un’inconscia necessità dell’acquariofilo di “fare qualcosa di buono” per i propri pesci e contengono solo acqua, poche vitamine e un colorante, che dia l’impressione di un contenuto “efficace”. In questo caso bisogna solo sperare che non contengano nulla di dannoso per l’acquario. Eppure esistono tantissimi biocondizionatori assolutamente indispensabili per qualsiasi acquario, come quelli che servono a produrre una concreta e rapida maturazione del filtro, o quelli che eliminano selettivamente alcune sostanze inquinanti. Tutti questi prodotti divengono critici in alcuni momenti, quando è importante, ad esempio, produrre una rapida detossificazione, o si deve eliminare del detrito organico che produce acqua lattiginosa e patine in superficie. Come muoversi in questa giungla? È possibile fare luce sulla questione e saper distinguere tra i biocondizionatori “fasulli”, assolutamente inutili e inutilmente costosi, e quelli utili, che divengono spesso indispensabili? Vi aiutano i link che seguono, attraverso i quali sarete rediretti a siti italiani e inglesi che discutono di questi argomenti.

http://www.acquadivetro.com/Allestimento/I%20Biocondizionatori.html http://www.acquariofiliaitalia.it/seraitalia/tutto_acquario_esperto_risponde/acqua_acquario_a_cosa_serve_il_biocondizionatore.html http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080608111743AAitx3b http://www.ilgrandeblu.it/le%20falsita.htm http://forum.pianetadonna.it/hobby-fai-da-te/11625-domanda-su-acquario-e-biocondizionatore.html http://www.aquariophylia.it/home/index.php?option=com_kunena&func=view&catid=8&id=400&Itemid=72 http://www.inseparabileforum.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=38235 http://www.acquariforum.com/forum/archive/index.php/t-928.html http://www.discusfriends.org/index.php?option=com_content&view=article&id=28:i-biocondizionatori-in-acquadolce&catid=4:chimica&Itemid=14

http://www.squidoo.com/my-first-aquarium http://www.youtube.com/all_comments?v=yIgx4S7vPHM&page=1 http://www.bluecrab.info/forum/index.php?topic=91.5;wap2 http://www.thetropicaltank.co.uk/rev-cond.htm http://www.petshrimp.com/discussions/viewtopic.php?f=2&t=3786

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LA SCHEDA DEL MESE

Ghiozzo paganello Gobius paganellus (Linneo, 1758) Fabio Russo e Francesco De Rosa Phylum: Cordati Superclasse: Osteitti Ordine: Perciformi Famiglia: Gobidi Descrizione: i gobidi sono discretamente difficili da riconoscere; tutti presentano due pinne dorsali. I caratteri distintivi di questa specie sono i numerosi raggi liberi delle pinne pettorali simili a un ciuffo e la prima pinna dorsale bordata da una banda arancio o giallastra. Il colore è estremamente variabile e non è identificativo della specie. Cambia in base all’ambiente e addirittura all’umore. Habitat: vive su fondali ricchi di rocce, eventualmente misti a sabbia o fangosi e lo si ritrova anche su fondali ricchi di sassi, dalla superficie a 10 m di profondità. Biologia: si tratta di una specie predatrice che si nutre di crostacei, molluschi e anellidi. Può adattarsi a vivere anche in acqua salmastra ed è comune nelle lagune e nelle zone portuali. È una specie molto socievole, facilmente avvicinabile. Se spaventato si nasconde rapidamente sotto una roccia! Ambiente in vasca:: roccioso Illuminazione:: tollera illuminazione anche intensa Temperatura:: mal sopporta temperature superiori ai 23-24 °C Osservazioni:: Uno dei gobidi più belli da tenere in vasca. Si abitua subito alla vita in cattività ed è capace di risalire fino in superficie per mangiare. È un predatore abbastanza vorace. Infatti Palaemon e piccoli paguri ne rimangono facilmente vittime. Si fa rispettare dagli altri ospiti senza però essere prepotente. Ama ambienti con anfratti. In mancanza scava buche, quindi è da sconsigliare in caso di conduzione con sistema DSB. C u r e : parametri chimici buoni Alimentazione:: accetta qualsiasi tipo di alimento fresco, liofilizzato o a scaglie. Incompatibilità:: Palaemon, piccoli paguri e piccoli Chordata foto di Fabio Russo 132


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Il contributo dei nostri lettori Ve lo abbiamo scritto in varie occasioni: i vostri contributi sono preziosi, ben accetti, desiderati, utilissimi. Insomma, se voi scrivete noi pubblichiamo. Potreste dare un vostro parere personale su qualcuno dei prodotti da noi precedentemente recensito, ma anche semplicemente raccontarci una storia accaduta nel vostro acquario. Noi saremo più che felici di divulgare le cose più interessanti. Della vasca di questo lettore vi avevamo già dato un filmato, come da lui stesso realizzato e postato su YouTube. In base ai vostri feedback però ci pare giusto andare oltre. Visto che lo stesso lettore ha prodotto una serie di belle foto, vogliamo oggi proporvele, perché meritevoli di attenzione.

I protagonisti LA VASCA DI DANIELE RUSSO Ciao a tutti, vi presento la mia vasca: Tank Size: 65 x 38 x 45 cm Sump Size: 50 x 30 x 40 cm Lighting : HQI E40 250w (no t5) Movement : Vortech mp10 -1° generation Skimmer : Bubble Magus Nac 3.5 Cone Skimmer Calcium Reactor : Bubble Magus C-100 1AT

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Come di Antonio Piccolo

In questa sezione verranno proposti ogni mese FILMATI tesi a dimostrare attivitĂ di particolare rilevanza, oppure a illustrare argomenti e concetti che non potrebbero essere facilmente fruibili attraverso le classiche presentazioni con testo e foto. Preghiamo i lettori stessi di volerci proporre argomenti di loro interesse, in modo da permetterci di soddisfare le loro reali aspettative.

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si fa... Intervista Questo mese la rubrica del Come Si fa continua con la serie delle interviste a esperti di varie ditte del settore. In questo numero si parla di batteri vivi, molto particolari, da trattare con cura ma in grado di produrre una rapida “partenza” del filtro, per rendere l’acquario vivo e funzionale. Tuttavia si parla anche di alimenti Tetra Natura, contenenti ingredienti naturali, facili da gestire e tali da costituire un cibo completo, facile da utilizzare, comodo da somministrare. Il contatto diretto con esperti delle maggiori aziende internazionali che Aquariophylia sta promuovendo a partire dal numero precedente, potrà favorire non solo una migliore conoscenza delle loro produzioni, ma anche un’ottimale integrazione top-down, che accresca la consapevolezza di quanto utilizziamo ogni giorno. Per saperne di più basta cliccare sul filmato!

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NEL PROSSIMO NUMERO...

in breve Abbiamo dato anche questo mese il massimo,

Turf Scrubber, o ATS). Il principio molto basila-

coi mezzi a disposizione, per produrre una pub-

re era che nitrati e fosfati sono ottimi fertilizzan-

blicazione ricca, esperta, divertente. Siamo

ti, e favoriscono la crescita delle alghe: a que-

naturalmente già al lavoro per presentarvi il

sto punto trovare un sistema di far crescere le

prossimo. Vi diamo subito alcune anticipazioni,

alghe in un punto voluto. Nel prossimo nume-

anche se la redazione del numero autunnale

ro vi sveleremo i segreti di questo particolare,

non è ancora completa, a causa del perdurare

utilissimo, spesso dimenticato tipo di filtri. E nel

delle vacanze estive di tanti nostri collaboratori.

successivo passeremo alla pratica, indicandovi passo per passo come realizzarlo a casa

Carbone attivo. Abbiamo iniziato in questo

vostra. Non mancate all’appuntamento!

numero un’analisi accurata del carbone attivo, per definirne caratteristiche chimiche e fisiche,

Poesie. Solo uno sfondo marino per una poe-

tipologie, possibili usi. Continuiamo il mese

sia che è una fiaba, ma si svolge all’alba.

prossimo la nostra discussione, che conclude-

Insomma… una fialba! Di cosa si tratta?

remo a tutto vantaggio di esperti e meno

Difficile da spiegare: la poesia va assaporata,

esperti, per consentire un uso consapevole di

non certo descritta. Non resta che attendere

quelle “scatole” di materiale nero presenti negli

ottobre per saperne di più.

scaffali di qualsiasi negozio di acquari. Ciclidi nani. Lo abbiamo annunciato più volte e Carassio. Il nostro dispettoso pesciolino è

per vari motivi editoriali abbiamo dovuto riman-

stato abbastanza criptico nel comunicare alla

darlo. Che sia questa la volta buona? Per il

redazione l’argomento del prossimo numero.

prossimo numero, abbiamo in programma la

Ha farfugliato qualcosa a proposito di sponsor,

pubblicazione dell’articolo sui piccoli ciclidi che

problemi economici, crisi, fiducia, acquariofilia

appaiono quasi spariti dai negozi del settore. Il

consapevole. Ma lo conosciamo bene e sap-

boom si è registrato tra l’inizio degli anni 90

piamo che sarà pronto a cambiare tutto all’ul-

fino a circa la metà del decennio scorso, per

timo momento, secondo l’umore del giorno.

poi andare pian piano a scemare, in un modo

Quindi non attendiamoci troppo da lui… si sa,

tale che definire “preoccupante”, per un

bisogna rispettare le ubbie dovute all’età avan-

appassionato.

zata! Il quarry del Ghanzi Trail Blazers. Vi è piaciuto Il filtro ad Alghe. Il curatore della vasca di

il reportage dall’Africa di questo mese? Il

ambiente tropicale al prestigioso Smithsonian

nostro esperto collaboratore è già pronto a

Institute a Washington, nei primi anni ’70 stu-

presentarvi una nuova esperienza entusia-

diò i fondamenti dei cicli dell’azoto e del fosfo-

smante. Dove ci accompagnerà il prossimo

ro e mise a punto il famoso filtro ad alghe (Algal

mese? Un parassitologo tedesco aveva già 140


tentato l’impresa ed ha narrato la sua “avven-

glia è caratterizzata da soggetti di una grandis-

tura” fra i Boscimani del Kalahari nel libro

sima varietà di forme, colori e disegni; le spe-

“Namkwa”, distribuito in Italia da Rusconi; leg-

cie sono più di 300 e trovano il loro habitat

gere la sua storia trasporta in un mondo che

ideale su fondi sabbiosi, dove cacciano altri

non è più e descrive i primi passi del cambia-

piccoli molluschi che costituiscono la parte

mento dello stile di vita di un popolo. Ma cosa

predominante della loro dieta.

ci riserverà il viaggio dell’esperto? Per godere anche di questa esperienza entusiasmante

Naturalmente questa è solo una parte del

dovrete attendere un mese ancora.

“menu” che stiamo cucinando per voi. Se volete saperne di più, dovrete scaricare il prossimo

Conchiglie da collezione: gli olividi. La rubrica

numero ma, ancor meglio, se desiderate “piat-

NonSoloAcquari continua con la collezione

ti” particolari, non avete che da scrivere alla

delle conchiglie. Questa volta parleremo di

redazione e riusciremo a trovare i maggiori

Olividi. Non si tratta di frutti da olio, ma di

esperti nazionali e internazionali in grado di

magnifici gasteropodi che potremo imparare a

rispondere ai vostri quesiti e risolvere i vostri

distinguere, raccogliere, conservare. Sono

dubbi. Scrivete con fiducia, dunque, perché

conchiglie assai particolari per il loro aspetto

assecondare tutti i vostri desideri e rendere il

lucido e variegato e una forma elegante che fa

vostro hobby ogni giorno più divertente e

di loro “prede ambite” per collezionisti. La fami-

appassionante, è la nostra ragione di vita.

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ARRIVEDERCI AL PROSSIMO NUMERO Com’è andata? Vi è piaciuto questo numero? Speriamo vivamente di sì. Tenete presente che, come i precedenti, è realizzato da un nutrito gruppo di esperti e collaboratori, che hanno lavorato per un mese intero allo scopo di portare a casa vostra un soffio di acquariofilia genuina. Meritiamo un po’ di attenzione allora? In questo caso, utilizzate i prossimi cinque minuti per inviare altrettanti messaggi di posta elettronica ai vostri amici che ancora non ci conoscono. La diffusione capillare della rivista è l’unico sistema per attrarre le attenzioni degli sponsor, che potranno sostenerla anche in futuro. Senza il vostro contributo, senza la vostra opera di diffusione, non potremo proseguire. Vi chiediamo dunque di aiutarci a farci conoscere da tutti i vostri amici e conoscenti. …Anche da coloro che non hanno un acquario (anzi, specialmente loro!). Inizialmente potranno godere della lettura delle poesie, dei testi inconsueti di Carassio e Ippo Campo. In seguito, speriamo, si appassioneranno e diventeranno parte della nostra grande famiglia.


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