A...periodico 11

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V olantino

di informazione e diffusione delle attiVità

culturali , sportiVe e sociali

- Lettera di Giuliana Bellusci ...2. - La pietra di S. Ambrogio

...3.

- Giuseppe Salvatore Bellusci - Ramualdo Necci ...4. - Una scalata chiamata vita! - Un diario inedito di Carlo Emilio Gadda - Nasce Chicory.eu - Presentazione del libro “Ugo Bellusci” - Massoneria in Ciociaria - Basket Ferentino

...5.

...6, 7. ...8.

...8, 9. ...9. ...10.

- Na vota ci magnemo le sarache! (2) - “Festone” di Capodanno - video “Un bicchiere di malinconia” ...11.


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a seguente lettera ci è stata consegnata a mano dalla signora Giuliana Bellusci. N e a b b i a m o c o m p r e s o l ’u n i v e r s a l i tà n a scosta dietro un singolo nome e vogliamo condividerla con i nostri lettori per la soddisfazione che ci ha trasmesso.

Informazioni ai sensi delle leggi n.47/48 e n. 62/01

A...periodico Volantino di informazione e diffusione delle Attività Culturali, Sociali e Sportive

w w w. a p e r i o d i c o . i n f o Coordinamento: Venanzio Cellitti Andrea Fontecchia Hanno collaborato: Giuliana Bellusci Libero degli Ernici Maria Rita Cappella Giacinto Mariotti Cristina Iorio Valentina Viti Oreste Datti Luogo della pubblicazione: Ferentino Anno pubblicazione: 2013 Impaginazione e Grafica: Venanzio Cellitti Foto di Copertina: Una bozza di una tavola della guida turistica a fumetti su Ferentino di prossima pubblicazione Stampa: Ars Graphica Tofani srl via Casale Ricci, 14 - 03100 - Frosinone Disclaimer e copyright La presente pubblicazione è soggetta ad aggiornamenti non periodici e non rientra nella categoria del prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare come stabilito dalla legge 8 febbraio 1948, n. 47 e legge 7 marzo 2001, n.62. Le fotografie pubblicate sono di esclusiva proprietà dei singoli autori, pertanto tutto il materiale pubblicato è coperto da copyright ed il suo utilizzo è consentito esclusivamente previa autorizzazione scritta del titolare e/o acquisto dei diritti di utilizzo. Le fotografie ove compaiono delle persone sono state realizzate cogliendo momenti di vita quotidiana in luoghi pubblici e sono state realizzate senza scopo di lucro, con intento esclusivamente culturale e artistico, come consentito dalla normativa vigente sulla privacy. I soggetti ritratti potranno in qualsiasi momento e senza nessuna spiegazione chiedere che vengano rimosse dalle gallerie e nodal database se lo ritenessero necessario.

A TUTTE LE ASSOCIAZIONI!! Si ricorda a tutte le associazioni operanti nell’ambito culturale, sportivo o sociale che gli spazi sull’A...periodico sono gratuiti. Inviate un articolo tramite bbxe-mail:

aperiodico@email.it Punti di distribuzione A...periodico Edicola S. Nicola via Casilina - Ferentino Laboratorio Grafico - PuntoIT via Consolare 132 - Ferentino Art-Ware - negozio per artisti Frosinone aeroporto -

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L’AIA DEL MoNTICCHIo, CoSA rESTA DELLA PIETrA Su CuI Fu DECAPITATo S.AMbroGIo foto: Venanzio Cellitti

Qualche anno fa seguendo dei progetti con il centro anziani cittadino, mi capitò di incontrare Francesco Marsecano, concittadino attivo in associazioni folcloriche ed in alcuni film del regista Fernando Popoli, e di venire a conoscenza dell’esistenza della leggenda in oggetto. Proprio partendo da uno di questi film e soFrancesco Marsecano prattutto con l’aiuto dell’amico Enzo Bondatti (concittadino che per gli impegni e la disponibilità, in ogni circostanza, merita di essere ringraziato pubblicamente), ricontattai il signor Francesco chiedendogli di accompagnarmi nel luogo di cui mi aveva parlato. Ci incontrammo dopo qualche giorno e ci dirigemmo verso S. Nicola, da qui, presa Via Ambrogio Pettorini (la strada che da destra arriva alla SS 6 Casilina riuscendo di fronte il “Piccolo Rifugio” storicamente nota come “Aia del Monticchio”) ci fermammo a metà strada, parcheggiammo l’auto e ci mettemmo alla ricerca di questo ricordo. Con il tempo quell’area è sicuramente

la tradizione dice essere la pietra su cui fu decapitato S. Ambrogio martire e patrono della città, avevo sentito parlare di questa pietra come di un masso bianco ancora “chiazzato” del sangue del martire e con impresso uno zoccolo di cavallo dopo che era improvvisamente diventata molle durante questa mitica esecuzione. Della pietra ora, non è rimasta che una misera parte su cui un muretto e nessuna iscrizione fanno da velo a quell’oblio che qui cerchiamo di ritardargli. Non certi né contenti, chiedemmo in giro e si affacciò dalla sua casa lì davanti la signora Vittoria Cupini, unica superstite incontrata che abbia visto dal vivo la pietra nella sua conformazione Vittoria Cupini originale. La stessa signora, ci disse che la pietra era stata rimaneggiata negli anni ‘60 del secolo scorso quando era stata allargata la strada principale e una traversa che prima permetteva il solo passaggio dell’asino, fu rimaneggiata ulteriormente, anche con la dinamite. La signora ci confermò le “macchie” di

pag. 33, Si ringrazia Ambrogio Di Tomassi per il cortese interessamento

cambiata, ha visto nascere nuove case e arrivare nuove generazioni di residenti. Trovate delle famiglie storiche però, abbiamo avuto il giusto indirizzamento e siamo arrivati a quella che

sangue e ci diede indicazioni sulla grandezza originale del macigno, ma non seppe fornirci foto della pietra, ne

ci è stato possibile trovarne (se qualche lettore sapesse/potesse colmare questa carenza, sarà benaccetto). Quando abbiamo saputo di pietre simili (come conformazione) abbiamo cercato nei pressi se fosse possibile documentarne qualcuna, purtroppo però gli aggiustamenti urbanistici ne hanno cancellato le tracce visibili. Un particolare però ha attirato la mia attenzione durante queste ricerche. Noto il fenomeno delle “macchie di sangue” perché già visto su una parete rocciosa che si incontra andando a piedi a Canterno (verso il cosiddetto sentiero della “femmina morta”) dove il rossore, testato con magneti, ci ha fatto capire che trattavasi di elementi ferrosi. Una cosa che ci colpì fu la sorprendente vicinanza di Porta Sanguinaria coronata dall’Acropoli e Santa Maria Maggiore, questo panorama ci ha solleticato l’immaginazione di come poteva essere questo posto in epoca romana quando il centurione romano Ambrogio nel 303 fu decapitato. Ci ha naturalmente portato a supporre che proprio in questo luogo, l’Aia del Monticchio, fosse in uso durante l’antichità eseguire le condanne a morte rafforzando così la teoria sull’autenticità del luogo. Per la formulazione di questa ipotesi abbiamo tenuto conto della posizione originaria della Via Casilina e quindi della imminenza della chiesa di S. Maria degli Angeli, accreditata già dall’XI-XII sec., e di quanto scritto da Benedetto Catracchia in “La chiesa di Ferentino” (rivista bimestrale dell’Amm. Prov. di Frosinone, anno X, nuova serie, n.1 a cura di ass. cult. media valle del Liri, 1992) p.31 e 32.

Andrea Fontecchia

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In occasione dei 2 anni dalla scomparsa del dottor Ugo Bellusci, e della presentazione del libro a lui dedicato, pubblichiamo questo documento riferito al padre, opera di LiberodegliErnici (Giuseppe Manchi) inserita nella “Storia della Città di Ferentino – Dalle origini alla proclamazione della Repubblica Italiana” inedito di cui stiamo curando una edizione a stampa di prossima pubblicazione. [A.F.]

G I U S E P P E S A LV AT O R E B E L L U S C I Professore, deputato all’Assemblea Costituente

Giuseppe Salvatore Bellusci nacque il 31.5.1888, da famiglia di antichi umanisti, a San Demetrio Corone (Cosenza), uno delle centinaia di paesi di origine albanese che si costituirono in Italia centro-meridionale verso la fine del quattrocento, quando, dopo la morte in battaglia del condottiero Scandenberg Castriota, cessò la resistenza degli Albanesi contro l’invasione di Turchi. Il Bellusci conseguì la maturità classica nel collegio di Sant’Adriano della sua città, poi si trasferì a Napoli per frequentare l’università dove conseguì la laurea in lettere. Nel 1915 ottenne la cattedra presso il liceo-Ginnasio Martino Filetico di Ferentino e qui sposò Amalia Grazioli. Dal matrimonio nacquero due figli: Giuseppe nel 1917 e Ugo nel 1920. Fin da giovane il professor Bellusci fu attratto dalla figura e dal pensiero di Giuseppe Mazzini e a quegli ideali rimase fedele per il resto della sua vita. Partecipò attivamente alla vita politica del Partito Repubblicano Italiano e svolse una intensa opera di educazione mazziniana verso la popolazione di Ferentino e dei paesi vicini. Dopo la fine del primo conflitto mondiale partecipò come candidato alla Camera dei Deputati nelle elezioni politiche del 1919 e del 1921. Per la sua attività politica, ebbe aspri contrasti con il movimento fascista subendo aggressioni dagli squadristi neri. Dopo l’affermazione del fascismo il Bel-

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lusci, come tutti gli altri dipendenti dello Stato che avevano svolto attività politica antifascista, fu allontanato dal suo collegio elettorale e trasferito d’ufficio al Ginnasio Niccolini di Livorno dove imperava lo squadrista Ciano. Nel 1932, decennale della marcia su Roma, tutti i dipendenti dello Stato che non l’avevano fatto prima, vennero sollecitati a prendere la tessera del P.N.F. (Partito Nazionale Fascista). Per il suo fermo rifiuto, il Bellusci fu esiliato nel profondo sud al Ginnasio Bernardino Telesio di Cosenza dove rimase fino al 1936, quando riuscì ad ottenere il trasferimento a Napoli presso il Ginnasio Sannazzaro, essendo i figli iscritti all’università partenopea. Durante tutto il periodo fascista, il professor Bellusci fu sottoposto a continua sorveglianza da parte dell’OVRA (opera volontaria repressione antifascista) subendo frequenti ammonimenti, angherie di vario tipo e fermi di polizia, sopportando tutto a viso aperto e con schiena dritta. Nel luglio 1943, terminato l’anno scolastico, per evitare i continui bombardamenti cui era sottoposta Napoli, sfollò con la famiglia a Ferentino da dove riprese contatto con i movimenti antifa-

Già in un precedente numero di questo volantino avevamo lanciato un appello per reperire materiali, informazioni o qualsiasi cosa potesse riguardare la figura del nostro concittadino ROMUALDO NECCI, risorgimentale nato a Ferentino dalla linea Necci/Filonardi-Tibaldeschi, confluita poi nella linea De Castris. Di questo personaggio c'è anche una lapide ricordo risalente agli anni ‘60 del secolo scorso nell'atrio del palazzo comunale della nostra città. In vista di una pubblicazione riguardante questo illustre concittadino, chiediamo a chiunque abbia qualche notizia seppur sommaria e/o da verificare su detto ROMUALDO NECCI di

scisti romani e contribuì alla ricostituzione in Ciociaria delle file del Partito Repubblicano. Nelle prime elezioni amministrative svoltesi a Ferentino nel marzo 1946, la lista Repubblicana vinse le elezioni. Nel successivo giugno il prof. Bellusci fu eletto deputato all’Assemblea Costituente nella lista del Partito Repubblicano Italiano. Nel primo governo della Repubblica presieduto da Alcide De Gasperi, Salvatore Bellusci fu nominato Sottosegretario alla pubblica istruzione. Nel 1953 fu tra i promotori insieme a Parri, Calamandrei, Codignola, Zuccarini ed altri della lista “Unità popolare” che risultò determinante per il fallimento della “legge truffa”. Il 26 dicembre 1972 Giuseppe Salvatore Bellusci muore a Ferentino; per sua espressa volontà fu sepolto nel cimitero della città che aveva avuto l’onore di ospitarlo e che lui aveva eletto a sua Patria di adozione. Suo Figlio Ugo, è stato per lunghi anni medico chirurgo nell’ospedale di Ferentino, apprezzato non solo per la sua capacità professionale ma anche per le sue doti di gentilezza e umanità, ereditate da tanto genitore. LiberoDegliErnici

contattarci e darcene informazione proprio in vista di questo lavoro sul personaggio, ogni notizia può essere utile tanto più che trovando spazio nel giusto contesto potrà essere utile a future ricerche o semplicemente a conservare la memoria storica di questo personaggio. a.f.


Una scalata chiamata Vita!

Per commemorare la scomparsa di Giuseppe Ciuffarella (11/04/12), pioniere del trekking e dell'arrampicata in Ciociaria, un folto gruppo di amici, parenti e compagni di escursione si sono dati appuntamento nella località naturalistica di Prato di Campoli (Veroli, Fr), con l'intento di dare un particolare saluto all'amico Pino. Prato di Campoli, un grazioso piano erboso situato a circa 1200 m di altitudine immerso e circondato interamente da verdi e rigogliosi boschi, è stato il punto di partenza per il sentiero che ci ha condotti sulla cima del monte Pizzo Deta (2,041 m). Il Pizzo Deta insieme al monte Fragara e al Passeggio, costituisce una delle massime elevazioni della catena montuosa degli Ernici. Accompagnati da una splendida giornata di sole ci siamo incamminati lungo il sentiero numero 16, dopo pochi metri il paesaggio che ci si presentava era già in grado di suscitare emozione. Completamente immersi nel verde si poteva fare fatica a trovare la segnaletica della via, nascosta a volte dalla florida vegetazione, ma tra riso, chiacchiere e ricordi dei compagni di avventura di Pino, la fatica per il cammino si sentiva appena, si stava creando un bel clima di condivisione. Attraversata la fitta vegetazione ha inizio, su un piano un po' più roccioso, la salita, zigzagando si sale fino a raggiungere i piedi della vetta. Proseguiamo con lo sguardo sempre più occupato ad ammirare nuovi paesaggi, quasi senza guardare il sentiero, tanto era coinvolgente e affascinante il panorama. Arrivati in cima la spettacolare visione che ci si presenta cancella del tutto la fatica del cammino. Lo sguardo spazia a 360°, da un

lato si estende la valle del sacco, dall'altra si impone la catena abbruzzese. Il Pizzo Deta è una vetta molto affascinante, cambia volto a seconda dell'angolazione in cui la si guarda, dolce e apparentemente innocua dal versante verulano, aspra e severa sul versante della valle di roveto. Dopo quasi più di tre ore di cammino si bivacca tra una chiacchiera e l'altra e la signora Ersilia, amica di Pino, che insieme ai nipoti ha organizzato questa splendida giornata, ci ha raccontato qualche aneddoto delle loro passate escursioni. Pino sin da giovane è stato un grande appassionato di montagna, si può dire che l'abbia vissuta da ogni prospettiva, ha prati-

cato non solo trekking, ma anche free climbing, sci, snowboard e non ultimo parapendio. Il suo grande amore per la montagna lo ha portato sulle vette più imponenti, come quella del Monte Bianco. Da questi racconti sembra di percepire quell'energia e quella serenità che solo una grande passione può regalare. Si avverte il grande vuoto che ha lasciato Pino, ma sembra quasi che basti guardare una delle sue montagne per ricordarsi di lui e proprio per questo i suoi amici hanno voluto affiggere una targa commemorativa sulla vetta del Pizzo Deta. Da lì su, il semplice guardarsi intorno può far rimanere stupiti, stupiti di fronte alla bellezza e la potenza della natura. Ammirando l'orizzonte lo stupore sale perchè ci accorgiamo che Pino questa volta ci guarda da lì su! Respirando quel vento chiudendo gli occhi possiamo toccare la sua mano ancora una volta, e stringendola salutarlo un’ultima volta. Ciao Pino! Guida tutti nell'immensità del cielo! P.S. Quest'avventura non è stata che una prima tappa per ricordare Pino, a questa seguirà infatti un'altra illustre vetta, Santa Serena, proprio lì dove Pino ha cominciato a muovere i primi passi e ad aprire nuovi sentieri. La data è ancora da definirsi ma quello che si spera è che in molti si avvicinino alla montagna per ammirarla e viverla così come ha fatto Pino.

Maria Rita Cappella

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n queste due pagine ci sono riprodotti tutti i fogli autografi del secondo diario inedito di Carlo Emilio Gadda messi a nostra disposizione per gentile concessione del proprietario nostro concittadino Gianluca Palombo. A differenza del primo diario che è più un quaderno pieno di schizzi e riflessioni varie che lui stesso intitolò “LO GIOCO INTELLETTUALE”, questo, da un certo punto di vista più divertente, stila una serie di esercizi ginnici, con tanto di illustrazioni, che Gadda probabilmente eseguiva regolarmente tra le mura domestiche, vista la descrizione di alcuni “attrezzi” alquanto improvvisati. Riguardo l’origine di questi due diari dello scrittore di quer pasticciaccio brutto... ne abbiamo parlato nel numero scorso dell’A...periodico, in verità in maniera un po’ laconica, accennando nomi e cognomi che in futuro avremo il dovere, ma soprattutto il piacere, di approfondire in occasione della pubblicazione di altro materiale personale e inedito di questo grande scrittore.

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NASCE www.C hICORy. EU UNA NUOVA PROPOSTA DI RILANCIO SOCIO-TURISTICO

ramente, al di fuori di percorsi fissi. Il termine deriva dalla lingua inglese e viene indicato anche con trekking o hiking. Il primo deriva dal verbo inglese to trek, che significa camminare lentamente o anche fare un lungo viaggio. Il secondo deriva dal verbo inglese to hike, che significa escursione.

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è possibile trovare questo libro su: www.lulu.com; cartolibreria Collalti via XX settembre; puntoIT via Consolare, 132

ARChEOTREkkInG: formula turistica, di recente introdun questi giorni è stato acquistato lo spazio web zione, che facendo seguito allo sviluppo del turismo culturale e ambientale, abbina la scoperta delle belwww.chicory.eu luogo d’incontro virtuale da cui lezze culturali e artistiche del territorio al trekking, partire per convogliare vari progetti su cui abbiamo attraverso la definizione di itinerari a piedi attralavorato in questi anni ed altri che se ne aggiunge- verso i quali sia possibile ricostruire la storia e le traranno. Il sito è in fase di strutturazione ma vi invitiamo dizioni della zona. a tenerlo in considerazione. L’iniziativa di cui diamo ESCURSIOnI SOmEGGIATE, TREkkInG SOmEGGIATO, OnOTREkqualche anticipazione in questo articolo è di Venanzio kInG, ASInOTREkkInG, ESCURSIOnI O PASSEGGIATE COn GLI Cellitti, Raffaele Principi Coppotelli e Andrea Fontec- ASInI: sono una particolare forma di mobilità dolce chia. che prevede l’affiancamento nelle escursioni di animali da soma, di solito asini. Gli animali, diversaMa come nasce il nome Chicory? Il termine corrispon- mente dal trekking equestre, non vengono cavalcati dente di “cicoria” in inglese, è nato come omaggio a ma accompagnano solamente le persone: si tratta questa pianta della nostra cultura, l’inglese poi è la quindi di passeggiate in compagnia degli asini, i volontà di internazionalizzare, uscire fuori dagli quali possono essere usati per trasportare pochi schemi provinciali per provare a fare qualcosa di più chili di peso, di solito il bagaglio dei turisti e/o degli escursionisti, il necessario per il pic-nic o per brevi (e se molti ci provassero, qualcosa in più ci sarebbe tragitti anche i bambini. anche solo per calcolo delle probabilità), quando poi abbiamo osservato che in questo nome è compresa Sono previsti anche svariati corsi: da quelli finalizzati la radice “Chic”, con tutte le conseguenze di sottoli- al portare l’animale durante un’uscita someggiata neature semiserie, è stato lo stesso nome ad essersi alla parificazione degli zoccoli, ai corsi di intreccio per realizzare cesti secondo le nostre tradizioni e imposto. fino a giungere ad uno spazio in cui è possibile soQuali proposte si troveranno su www.chicory.eu !?! stenere materialmente queste iniziative anche senza parteciparvi direttamente. Si cerca insomma di far eccone qualche esempio: sviluppare un turismo sostenibile e di territorio con la speranza che possa essere un volano di ripresa ESCURSIOnISmO: forma di attività motoria basata sul occupazionale di questo nostro territorio. camminare nel territorio, sia lungo percorsi (strade, Chicory.eu sentieri, ecc.), anche variamente attrezzati, che libe-

È stata un ritornare indietro nel tempo la lettura di questo piccolo libro-ricordo dell’indimenticabile dott. Ugo Bellusci. La storia, gli aneddoti mi erano in gran parte già noti perché ascoltati dalla Sua viva voce, nei tanti momenti passati insieme. Nel ri-leggerli ho fortemente avvertito la sua voce, la sua intonazione, il suo modo di “pittare” (come Lui diceva) i personaggi e gli accadimenti. Ho ri-vissuto e sono stato colto da indicibile emozione. Ho conosciuto il “Professore” nel lontano 1971, allorquando sono andato da Lui, per chiedere se potevo, così si faceva una volta, presentare la domanda di partecipazione ad un avviso pubblico per un posto di Assistente presso l’Ospedale di Ferentino. Un anziano collega di Frosinone mi aveva consigliato “Se vuoi apprendere la Chirurgia, devi andare a Ferentino da Bellusci”. La sua figura, asciutta ma imponente, mi infuse, lì per lì, soggezione, che mi durò per molto tempo. Con il passare degli anni la Sua presenza non solo è stata importante per acquisire i primi rudimenti chirurgici e migliorare la mia professionalità, ma è stata fondamentale a formare la


mASSOnERIA In CIOCIARIA NOTE STORICHE SULLA PRESENZA DEI “FRATELLI” NELL’ATTUALE PROVINCIA DI FROSINONE F.to 16x24 pp. 270, Euro 25,00 (Ed. 10/2012) Cod. ISBN 978-88-6273-441-7

IL TESTO E L’AUTORE Dopo molti anni di ricerche, questo è il primo studio esistente sulla presenza massonica nell’attuale provincia di Frosinone. È stata una indagine difficile, certosina che ha superato le aspettative iniziali. A parte alcune frammentarie notizie, riguardanti periodi abbastanza recenti, c’era il buio totale sull’esistenza di logge presenti non solo nel Capoluogo, ma anche nelle altre città della provincia. Probabilmente una presenza scomoda da rimuovere, rimasta coperta per tanto tempo dalla polvere dell’oblio. Finalmente uno spiraglio di luce che ha messo in evidenza come la massoneria in questo territorio, geograficamente, ma non solo, diviso tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli, sia stata presente, anche se in modo discontinuo, nelle vicende sociali e politiche della nostra provincia e non solo. La storia, non certo esaustiva, che inizia nel periodo napoleonico ed arriva ai nostri giorni, è senz’altro utile per conoscere i fatti di ieri e per comprendere quelli di oggi, modificando, lo spero, i giudizi spesso poco lusinghieri sul fenomeno massonico. GIACInTO mARIOTTI è nato a Roma il 9 novembre 1943. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia si trasferisce a Frosinone. Intraprende la carriera ospedaliera, diventando Primario chirurgo di Pronto Soccorso presso l’Ospedale di Ferentino (FR). Cultore di storia locale, collabora alla Rivista “Teretum” del-

mia persona. È stato un Maestro di vita. Come non ricordare la sua innata umanità, accompagnata da una profonda cultura classica (quante volte, mentre ci si lavava prima di entrare il sala operatoria, declamava versi di poesie di autori latini e greci), la sua connaturale modestia, segno di una rara grandezza d’animo e di cuore, il rispetto della persona umana, ancor più se sofferente, segno, questo, di una laica religiosità interiormente vissuta. Aveva ben assorbito dal padre mazziniano il senso etico del Dovere, come obbligo morale che va compiuto fino in fondo. Dovere verso sè stesso, inteso come libertà materiale e spirituale. Dovere verso gli altri, inteso come fratellanza e partecipazione. A parte queste mie personali considerazioni, forse superflue, ma intimamente sentite, va dato atto all’impegno che Andrea Fontecchia ha dedicato nel pubblicare i ricordi del “Professore” raccolti nelle lunghe interviste da lui fatte. È un frammento di una storia personale intensamente vissuta, inserita in una più vasta storia collettiva

l’Accademia Teretina di Frosinone. Nel 2011 pubblica Alessandro Angelini, un patriota sconosciuto (Ed. Pro-Loco Ferentino). Da circa trentasette anni si interessa di Massoneria, sia dal punto di vista storico che da quello iniziatico-simbolico.

spesso disconosciuta anche ai meno giovani. Le origini familiari, gli amati genitori, gli studi scolastici si mescolano in un unicum con il fascismo, con gli eventi dell’ultima guerra mondiale, con la Resistenza e con l’avvento della Repubblica. Con poche “pennellate” il dottor Bellusci riesce a tratteggiare un lungo e travagliato periodo storico e a farci comprendere le sofferenze, i patimenti e le umiliazioni che hanno dovuto sopportare coloro che, in nome della libertà, hanno scelto coraggiosamente di vivere da “uomini”. L’insegnamento che dobbiamo trarre dalla lettura di queste “memorie”, ancorchè brevi e limitate nel tempo, è che la vita comporta sempre sacrifici, che vanno costantemente affrontati a viso aperto, e che la libertà e la giustizia non ci sono passivamente dovute, ma sono una conquista che dobbiamo continuamente guadagnare. Giacinto Mariotti 9


BASkET FEREnTInO

Quando ti svegli quella mattina con un pensiero martellante che ti accompagna per tutta la giornata. Quando il tempo non passa mai e non fai altro che guardare l’orologio. Quando l’ansia che ti senti crescere dentro ti assale. Quando mai come in quel giorno hai conosciuto il significato della parola anticipo. Quando non aspetti altro che i cancelli del palazzetto si aprano e poi, quando sei dentro, vedi solo una muraglia amaranto. Allora percepisci che il tuo sogno non è più solo il tuo ma quello di tanti, di una città intera. Allora ti rendi conto che aspetti una vita per vivere emozioni così forti, momenti che solo lo sport, solo la pallacanestro ti sa regalare.

Venerdì 25 maggio 2012: Ferentino in LegaDue, e mai la storia recente di questa cittadina aveva regalato qualcosa di cui essere fieri. Un motivo d’orgoglio per un paese che lentamente sta morendo, per questa Provincia dimenticata da tutti e troppo spesso derisa. Un traguardo inseguito dall’attuale dirigenza amaranto per sei lunghi anni; l’obiettivo di una stagione costata impegno, sacrificio, passi falsi, correzioni in corso d’opera e tante inevitabili critiche. Tutto cancellato dal suono della sirena al termine di quei 40 minuti, che hanno consegnato alla storia di Ferentino coach Gramenzi e tutta la Fmc, eroi per una notte nella quale la città ha scritto una delle sue pagine più importanti, e non solo cestisticamente parlando.

Ferentino in LegaDue, Ferentino tra i professionisti, Ferentino nel secondo massimo campionato della pallacanestro italiana e questa è solo un’opportunità da cogliere, un’occasione di crescita per tutta la città, un modo attraverso cui sdoganare il nome di Ferentino e aprirlo a panorami sempre più ampi, un segno di appartenenza da custodire gelosamente. La partenza non è stata facile in questo nuovo campionato e tanto ancora c’è da lavorare per rendere questo “giocattolo” sempre più Nell’arco di una giornata 40 minuti non sono niente, preciso e 40 minuti scor- perfetto. rono via e nemmeno te ne Ci vuole accorgi, eppure p a z i e n za , per 40 minuti, più tempo e dedizione di mille persone per crescere, ma soprathanno trattenuto tutto ci vuole il sostegno di il fiato tra la spe- una città che vuole contiranza di potercela nuare a tenersi stretto quefare e la paura di sto risultato, che vuole rimanere delusi continuare a godersi il ancora una volta. sogno. Quei 40 minuti di quel venerdì 25 Cristina Iorio maggio 2012 sono stati i più lunghi di una storia cestistica cominciata 35 anni fa sui campetti di cemento e coronata da una vittoria che ha proiettato un piccolo comune della provincia ciociara nell’Olimpo del basket italiano. foto di: Francesco Street 10


NAVoTACI MAGNEMo LE SArACHE! (2) Continua il nostro viaggio tra la cultura e la tradizione alimentare ciociara, attraverso le testimonianze dei miei nonni materni, originari di Ferentino. Nell’articolo precedente ci hanno raccontato la modalità di approvvigionamento e di consumo delle “sarache” (aringhe); continuiamo a farci descrivere gli altri alimenti alla base della loro alimentazione, ponendo un’attenzione particolare al “menù” natalizio di allora, sicuramente meno ricco di quello dei nostri giorni, ma a mio avviso, soltanto da un punto di vista quantitativo. Io: nonna, da quali alimenti era composta la vostra alimentazione quotidiana? Ad esempio partendo dalla colazione? NoNNA: pane, pizza e polenta erano i nostri piatti quotidiani. La mattina a colazione eravamo abituati a mangiare il pane cotto (pane cotte), cioè fette di pane raffermo cotte in acqua bollente o latte, accompagnato da una tazza di caffè d’orzo, ottenuto dai chicchi di orzo tostati al fuoco, macinati, diluiti in acqua calda ed infine filtrati con un colino. NoNNo: oppure potevamo mangiare la pizza di granoturco o la polenta, ottenute entrambe impastando farina di mais ed acqua. L’impasto per la pizza veniva colato su una teglia di tufo (tiglia) posta su un treppiede e cotta vicino al fuoco per almeno un’ora. Nel frattempo, in un altro contenitore, si cuoceva la verdura di campo (l’erba) o il sugo di conserva secca, usati come condimento per pizza e polenta. Io: e cosa mangiavate invece a pranzo e a cena? NoNNA: in realtà erano sempre le stesse cose, quindi o po-

lenta o pizza o pasta fatta in casa ma senza uova. Il condimento usato era costituito sempre da verdura, pomodoro e a volte cipolle e patate. NoNNo: mangiavamo spesso anche le zuppe di legumi, di patate o di pane; quest’ultimo in particolare era semi-integrale, ottenuto da farina di grano o metà grano e metà granoturco. Io: quindi la carne quando la mangiavate? NoNNA: non tutti i giorni, ma sempre nelle feste, come ad esempio Natale e Pasqua. Io: quindi vuol dire che almeno a Natale mangiavate diversamente? Cosa ad esempio? NoNNo: il menù della cena della vigilia prevedeva spaghetti con le alici, cannolicchi con fagioli, zucca ripassata in padella con l'aglio e baccalà fritto nell'olio. Poi frittelle con cavolfiori, baccalà e uvetta; olive sotto cenere, lupini e frutta secca varia (fichi secchi, uva essiccata, mandorle, nocciole…). Come dolci c’erano le ciambelle al vino, al cacao e il panpepato. NoNNA: la mattina di Natale, facevamo colazione con caffè d’orzo o latte, uova sode e i dolci avanzati dalla sera della vigilia. Si arrivava quindi al pranzo di Natale, dove il menù prevedeva fini fini al ragù di gallina o pollo, pollo in padella ed insalata, frutta fresca (che non tutti possedevano) e frutta secca e dolci vari come la sera precedente. rispetto ad allora, oggi è Natale tutti i giorni… Dott.ssa Valentina Viti Biologa Nutrizionista Contatto email: vitinutrizione@gmail.com

Alla grande il “Festone di Capodanno tutti insieme in Piazza matteotti aspettando il 2013” un’apoteosi di brindisi ed auguri tra musica, canzoni e balli!!

L’autobiografica canzone dell’artista Oreste Datti, in arte “Il Califfo Ciociaro”… diventa un video musicale visibile su youtube.

Una Piazza Matteotti stracolma di gente festante, munita di spumante e bicchieri, ha dato il benvenuto al 2013, in brindisi ed auguri a iosa, nella serata di lunedì 31 dicembre scorso, con lo spettacolo musicale “Festone di Capodanno… tutti insieme in Piazza Matteotti”, per la prima volta organizzato in Città ed inserito nel programma delle iniziative artistiche programmate dall’assessorato comunale alla Cultura e Spettacolo di concerto con la Proloco, per le festività natalizie e di fine/inizio anno. Ha presentato, coordinato e collaborato nello show con la consueta verve e disponibilità, Oreste Datti ed il mix di artisti locali, succedutisi sul palcoscenico, costituito dal “Califfo Ciociaro” che ha aperto lo show alle 22.45, la band de “I Four Flowers” (Antonello Quattrociocchi, Alfredo Pro e Giuseppe Martellini) esibitasi dopo il “Califfo” ed i DD.JJ. “Festone e Mikkel”, dalla mezzanotte in poi, è risultato vincente, gradito apprezzato. Alle 22.30, c’è stata l’esibizione in balli di folklore degli artisti rumeni dell’associazione culturale “Rapsodia”, capitanati dal “ferentinate”, Gheorghe Stoleriu, per un omaggio alla città gigliata, segno di viva socialità ed integrazione multietnica. Tanta musica, canzoni, disco dance e balli fino a tarda notte, ma tutto svoltosi con comportamento di massima correttezza, educazione e senso civico, peraltro più volte ricordati dal palcoscenico dall’instancabile Oreste Datti. Un “festone” di Capodanno che verrà ricordato e si spera essere ripetuto il prossimo anno per i tantissimi che l’hanno veramente apprezzato… ad majora! [C.C.]

Dopo gli apprezzamenti ottenuti dal video musicale “Cammino in Centro”, con dedica alle bellezze archeologiche della città, realizzato e pubblicato sul portale “Youtube” nel mese di Novembre 2012, ispirato alla canzone di Gianluca Grignani e portata al successo da Franco Califano, l’artista e showman Oreste Datti, al secolo “Il Califfo Ciociaro”, grazie di nuovo alla esortazione di Simone Segneri, in arte “Jason d’Ascani”, è tornato a proporre un video musicale, visibile sul portale “Youtube”, girato con attrezzature semplici ma efficaci, questa volta con spunto “autobiografico”, sulle note e parole della sua canzone, “Il bicchiere… di malinconia”, scritta nel 2007 ed incisa nel 2008, con l’ausilio dell’amico Andrea Cercola e dei musicisti Aurelio Picciotto e Paolo Pacini per musica ed arrangiamenti. Il video è stato realizzato nelle giornate del 23 e 30 gennaio, in luoghi diversi, quali i locali del bar – pasticceria “Gargani”, gentilmente messi a disposizione, l’abitazione del protagonista, località Vascello (Porta San Francesco), il parco pubblico del quartiere periferico di Ponte Grande e l’area pedonale recuperata sottostante l’edificio dell’ex collegio “Martino Filetico”. La canzone ”Il bicchiere…di malinconia” è un po’ il riassunto in musica e parole di una “grande” storia d’amore spezzata dal fato crudele, che ha lasciato in eredità uno splendido “tesoro”, che apre le porte della malinconica solitudine e dei ricordi indelebili nel protagonista che resta però vivo, energico e pronto ad andare avanti comunque, sfidando il fato avverso, con l’affetto e l’amore per il figlio ed anche con la verve e passione artistica. Ad majora al prossimo video!!! [C.C.] 11



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