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I Corsi introduttivi alla chitarra acustica sono nati da un’idea di Giovanni Pelosi , uno dei pionieri della chitarra acustica italiana. E’ il direttore artistico di Ferentino Acustica , un festival di chitarra dove è possibile vedere ed ascoltare soprattutto la chitarra acustica dai più grandi chitarristi italiani e stranieri. Nel Festival è possibile assistere anche a concerti di musica etnica e popolare oltre ad ospitare almeno un chitarrista “classico” in ogni edizione. Questa premessa è necessaria per presentare brevemente Giovanni Pelosi, che lo scorso anno mi parlò dell’idea di dare vita ad un progetto culturale volto a creare interesse intorno al nostro strumento e dedicato soprattutto a chi volesse magari solo per curiosità avvicinarsi alla chitarra. Gli ho proposto la mia collaborazione qualora ne avesse necessità ed eccoci qui a distanza di un anno a parlare di una realtà che ha assunto dimensioni quantitative e qualitative inaspettate. I Corsi non prevedono e non contemplano lezioni private ma esclusivamente di gruppo che si svolgono nei locali della Pro Loco . Li chiamerei piuttosto “Incontri Musicali” perché da ciò è nato un gruppo solidale che va oltre lo studio della chitarra ed ha generato nuove amicizie e la necessità di condividere altri spazi. Quest’anno, dietro una grande spinta degli allievi dello scorso anno e di molte richieste di nuove iscrizioni, ci siamo posti il problema se continuare e soprattutto come continuare, e Giovanni ha dato vita all’evoluzione dei Corsi introduttivi in “F.U.F.F.A.” acronimo di “Free University For Fake Artists” una libera università non costituita che prevede anche altre attività culturali parallele alla musica. Vanno menzionati inoltre i “Workshops” tenuti lo scorso anno a cadenza mensile da noti chitarristi italiani. Degno di nota il fatto che gli allievi del corso precedente hanno sostenuto un saggio finale esibendosi sul palco di Ferentino Acustica a Piazza Mazzini suscitando, tra l’altro, l’interesse e la meraviglia di Andrea Carpi giornalista della più importante rivista di chitarra nazionale dedicando ai Corsi introduttivi ampio spazio nel generoso e bellissimo articolo uscito sulla rivista di recente. Giovanni Monoscalco


informazioni ai sensi

Indice

delle leggi n.47/48 e n. 62/01

Intanto a Camogli... giardinetti “Giancarlo Canepa” Luigi Ciangola

A...periodico

Peppe Manchi In Ricordo di Virgilio Reali Notizia su un manufatto ligneo ormai superato

Volantino di informazione e diffusione delle Attività Culturali, Sociali e Sportive

Libricino del sten. Cataldo Caprara F.U.F.F.A.

www.aperiodico.info facebook/volantino.aperiodico www.chicory.eu

Coordinamento: Andrea Fontecchia Venanzio Cellitti

Hanno collaborato: Giovanni Monoscalco Elisa Potenziani Luogo della pubblicazione: Ferentino Anno pubblicazione: 2019

Impaginazione e Grafica: Venanzio Cellitti

Immagine di Copertina: Fontana Piazza Mazzini Disclaimer e copyright:

La presente pubblicazione è soggetta ad aggiornamen-

ti non periodici e non rientra nella categoria del prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare come stabilito

dalla legge 8 febbraio 1948, n. 47 e legge 7 marzo 2001, n.62. Le fotografie pubblicate sono di esclusiva proprietà dei singoli autori, pertanto tutto il materiale pubblicato è coperto da copyright ed il suo utilizzo è consentito esclusivamente previa autorizzazione scritta del titolare e/o acquisto dei diritti di utilizzo.

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blici e sono state realizzate senza scopo di lucro, con intento esclusivamente culturale e artistico, come consentito dalla

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qualsiasi momento e senza nessuna spiegazione chiedere che vengano rimosse dalle gallerie e nodal database se lo ritenessero necessario.

per la pubblicazione su questa testata contattare:

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L’associazione culturale il Guitto e Fumone

Intanto a Camogli...

È di giovedì 26 ottobre la decisione della giunta di attribuire all’area verde pubblica il nome di: «Giardini Giancarlo Canepa – Architetto – 1940-2015». La decisione poiché da più parti è stata richiesta la possibilità di intitolare un’area del territorio all’architetto, di cui è vivo il ricordo per il suo impegno profuso a favore dello sviluppo urbanistico e sociale della città negli anni 70. È stata prodotta una documentazione con numerose testimonianze dei cittadini che lo conobbero. Era nato l’11 dicembre 1940 nel comune di Ferentino e lì è morto il 26 febbraio 2015. Suo nonno: Carlo (1977-1948) partigiano, esponente politico del Psi, sindaco di Sestri Ponente prima dell’istituzione della Grande Genova, fu presidente del Consorzio del Porto, nel dopoguerra. Giancarlo svolse l’attività di insegnante di materie artistiche in alcune scuole del Golfo del Tigullio. A Camogli si distinse per la partecipazione politica nella vita cittadina. Eletto in consiglio comunale nelle consultazioni del 22 novembre 1972, la carica fino al 1979. Si distinse per l’intensa partecipazione al dibattito per l’approvazione dei piani urbanistici comunali e si fece promotore dello sviluppo urbanistico, sia attraverso l’edilizia agevolata e convenzionata, che quella residenziale pubblica,

con la realizzazione di infrastrutture e strutture di interesse collettivo. In qualità di presidente della «Cooperativa Edilizia Rinascita Camogliese», carica che ricoprì dal 1971, si impegnò per costruire a San Rocco e in centro, località Pissorella. Non trascurò anche i suoi interessi artistici: dal 18 settembre ‘93 a 31 agosto ‘94 espose i suoi disegni ne: “La mostra selvatica. Immagini magiche del Monte di Portofino”, riflessioni sul “patrimonio incommensurabile del Monte”. La sua attività artistica proseguì intensa a Ferentino, paese d’origine della madre Silvana Lolli Ghetti, apprezzato da pubblico e critica. La scelta è ricaduta sui giardinetti, in quanto: “punto di riferimento abitativo per numerose famiglie camogliesi”. Attrezzata dal 2013 per bambini e ragazzi del quartiere, si inserisce nel progetto di sviluppo sociale e urbanistico promosso da Canepa.

estratto di un articolo da: ilnuovolevante.it del 5.11.2018


Luigi Ciangola

N

el corso dell’anno è venuto a mancare, un uomo buono, uno dei personaggi della nostra Ferentino, grande e ottimo artigiano oltre che persona curiosa e spontanea. Luigi Ciangola. Luigino era un giocatore di ruzzolone (antico gioco che consiste nel lanciare dei dischi di legno e farli “ruzzolare” più lontano possibile) ed un poeta. Proprio con due sue poesie voglio ricordarlo in questo spazio, poesie semplici che nascondono però un tempo ed una vita vissuta e fatta di bellezza ed amore:

LA FILASTROCCA DU GLI ROZZU

SAN MARTINU

(La Filasrocca del Ruzzolone)

Dréntu a du scarpuni senza lacci Steva ficcatu nu poracci.

Da na pianta du piru grezzu,

S’appuggiava a nu uastonu begli tunnu,

Lionard cià fattu nu rozzu.

barba i capigli longhi sumbrava Aronnu.

È tunnu è precisu è du legnu,

Mu so furmatu, tu seruu che cosa?

si sbagli a langià tu vevu lu fregnu.

Accomu va, si straccu, ruposa!

Tira più fortu tira più rittu,

È da sicca cu nu’mmagni zica panu,

stu cosu che giornu gli ièttu.

facimu du chicchieru mo lu cumpramu.

Affa’nnanzi i arretu accommu su suda,

Rumucinu dréntu alla tuta du lavoru,

natru langi sbagliatu “porcu giuda”.

na manacciata du spicci mica l’oru,

La dumenica chisà che ci’accogli,

11 euri i 11 centesimi, che casi strani

s’arrabinu sèmpru lu mogli.

Mentru sbruvugnusu arrupeva lu mani.

Cla’, fa Graziella ‘nfuriata,

Ma è gli giornu du San Martinu, i che è,

ma ‘ndeta i a ddà la ramata.

è ca è puru gli compleannu mé.

Dici Fiorella, fa accommu tu paru,

Tengu solu chisti; ngi stau più,

puru sta vota ha saldatu gli maru.

ma so troppi, facimu zica putù.

I Lella arrabbiata “che strazi”

Je alla saccoccia gli sò stati a rucapà,

Mo ci mancavunu puri gli rozzi.

issu du chellu cu tuneva mu deva la metà.

A giucà nu simu quattru quinati,

Grazzi signò – ma tu ringrazzi je bon’omu,

c’à raggionà sembramu neonati.

mu si datu l’accasionu p’adduvuntà più bonu.

Prò chi vengi t’è sèmpru raggionu,

S’arizza, mu dici cu nu begli sorrisu,

i chi perdu la figura dugli cuglionu.

stai a pagà gli mutuu pù i mparadisu.


H

Peppe Manchi

o conosciuto Giuseppe Manchi tra il 2006 ed il 2007, scrisse una e-mail all’Associazione Culturale Terra e Libertà che aveva intrapreso il progetto del “concorso internazionale di poesia e narrativa Si te grata quies”. Lo conoscevo già di nome per aver fatto la prefazione al libro di Virgilio Reali “Perché i giovani ricordino”, un libro di vicende di guerra destinato ai ragazzi delle scuole. Virgilio era stato un comune amico che ci aveva lasciato nel 2004 e che avevo conosciuto e frequentato dal 2002.

Entrammo subito in sintonia con Peppe, inizialmente tramite e-mail scambiandoci una corrispondenza di cui ancora conservo qualche strascico, poi perché gli chiesi di partecipare attivamente al progetto del concorso di poesia e narrativa in qualità di valutatore delle opere. Parlavamo di Ferentino e di Cultura, in un fermento che magari non ritrovo più o che potrebbe addirittura ritenersi superato, comunque Cultura con la C maiuscola. Eravamo in sintonia e questo contribuì ad abbattere la differenza di età e la distanza culturale e reale che c’era. Lui, come me, era un curioso ma aveva un’Itaca. Itaca, l’approdo che Ulisse cercò e sognò nei lunghi anni delle sue peregrinazioni. Quest’Itaca era Ferentino, una Ferentino della memoria viva in lui che se ne era allontanato presto e a cui tornava sempre con piacere ma che non era lo stesso luogo. Si diceva cittadino romano, nel suo modo di fare sempre allegro e canzonatorio. Questi aspetti sono nelle sue poesie e nelle ambientazioni dei romanzi. Scrisse circa 14 libri tra poesie (in italiano, dialetto ferentinate e romano), romanzi e libri di ricerca (cito: Storia di Ferentino e il ferentinate Gregorio di Montelongo per tutti). Lavorando a Roma fui spesso suo ospite nell’appartamento nella zona della Cecchignola ed anche lui, stando in salute, veniva spesso a Ferentino, ad incontrare gli amici e curarne la ricchezza. Ne ho di aneddoti su questa grande figura che ha sicuramente (o dovrebbe avere) un posto importante nel gotha culturale della nostra città. Ma per ora sono miei e chissà che con il tempo vedano spazio tra queste righe. La nostra è stata un’amicizia limpida, con me che correvo dietro il sogno di un’Associazione e di uno svi-

luppo culturale della città in cui vivo e lui che, oramai pensionato, aveva tutto il tempo del mondo (diceva). Esaurita la spinta dell’Associazione sono rimaste le amicizie, fatte da quelli che sono i fantasmi della mia Ferentino, Virgilio, Peppinotto (il nomignolo che aveva Giuseppe Manchi in famiglia) e Giancarlo Canepa in primis. Con l’avvento di facebook poi le e-mail sparirono e i messaggi si ridussero a post. È ancora come una grande stanza, facebook, solo che ora è una stanza sporca, piena di spazzatura e di tuttologi che pensano di dare un contributo al mondo scrivendolo su un muro, ignorando che dall’altra parte c’è un altro tuttologo che dà il suo contributo al mondo scrivendolo sullo stesso muro, il risultato è che neanche la Divina Commedia troverebbe spazio in questo marasma. Comunque… Facebook da la possibilità di avere a portata tutti gli amici e conoscenti al di là della reale distanza e questo lo mantiene, per gli anziani poi è certamente un mezzo di compagnia e ricordo con piacere quando Peppe pubblicava le sue poesie attirando l’attenzione di qualche sbadato lettore che aveva la possibilità di conoscere questo altro scampolo di realtà.


Non pubblicava libri Peppe, aveva un torchio in casa e se li stampava per poi rilegarseli da sé e regalarli agli amici, diceva che se glieli chiedevano magari li avrebbero letti invece di sprecare carta per un certo numero di copie che sarebbero finite ad impolverarsi intonse in librerie. Negli ultimi anni neanche li stampava più, mandava il file a chi glielo chiedeva. Un ultimo progetto vorrei ricordare, con la speranza che possa essere ripreso e magari realizzato. Un grande rammarico lo aveva nel fatto che non ci fosse un luogo in Ferentino intitolato a Gregorio di Montelongo, ne aveva parlato spesso con il sindaco di allora, e insieme avevamo individuato un posto che è la piazzetta di Via Valeria (che ancora si chiama solo così), era una piazza appena ristrutturata in cui facemmo spesso manifestazioni nel giovedì della settimana di OttO Arte (storica manifestazione dell’Associazione Il Cartello – per la promozione e la diffusione delle arti di Giancarlo Canepa). Era dalla parte opposta della città rispetto alle attestazioni della famiglia dei di Montelongo che era nei pressi della chiesa di Santa Maria dei Cavalieri Gaudenti, ma era un sito senza nome che avrebbe potuto adempiere all’incarico, seppur con 800 anni di ritardo. Non se ne è fatto niente neanche con il recente rifacimento della toponomastica. Di Gregorio di Montelongo a Ferentino non è mai fregato niente a nessuno. Riavvicinatomi alla famiglia dopo il periodo romano le frequentazioni erano meno assidue sebbene continuassimo a sentirci spesso oltre che su facebook, anche telefonicamente. Mi accorsi casualmente del peggioramento del suo stato di salute non avendo rapporti né con i parenti di Ferentino né conoscendo personalmente i figli. Altrettanto casualmente seppi del decesso. In verità non sapevo neanche della gravità della malattia perché, sebbene al telefono lo sentissi stanco ed affaticato pensavo che stesse lentamente recuperando. Ho aggiunto questa ultima parte perché il giorno del funerale riuscii a deviare da un impegno che avevo nel grossetano e, anticipando la partenza, passai a casa sua per un ultimo saluto e portargli un po’ di terra della sua Ferentino, la più vicina che potevo al quartiere di Sant’Ippolito, in cui era cresciuto.

Parolu Nostru Parlu cu parolu c’arazzeccunu dagli sprufunnu dugli coru. Parolu anticu cu la savu longa! Lu so ‘mparatu appena natu Da nonnuma cu mu cugnilava cantennu ‘na bella filastrocca. Lu so ‘ntisu frammesi pu lla via adautu a Santupoglitu ciancennu cu uttri muccilusi ca tenevunu mussi da ‘ngilitti. Facevunu duspetti gli sparati che zzampatonu ‘n culu arammitiavi ma quandu cadivi stisu ‘ntera ‘na mani ‘n faceva rustunenzia: tu la strignivi jessa t’azzava i ‘n tera sulu ’n ci rumanivi.


In ricordo di Virgilio Reali

L

e foto riportate di seguito sono la digitalizzazione di una mostra, in 40 pannelli, fortemente voluta e curata dal

compianto Virgilio Reali, deceduto nel 2004. È stata esposta in varie occasioni e in vari luoghi della provincia durante la sua attività di presidente provinciale dell’ANPI (associazione nazionale partigiani d’Italia) e altre volte, dopo il 2004, soprattutto a Ferentino. Ricordo la cura e l’affezione verso questa mostra da parte del compianto Reali e fui orgoglioso quando la sua famiglia decise di farmene dono affinché fosse disponibile e visibile. Oggi, quando ormai spostare e montare una mostra in legno, e per gli spazi e per l’ingombro, ma anche per l’avanzare dell’etereità del virtuale rispetto al fisico e tangibile, questa mostra giace lizzare i pannelli e “montarla” virtualmente affinferma e inutilizzata. Da qui la decisione di digita- ché possa tornare ad essere condivisa e fruibile.






Notizia su un manufatto ligneo ormai superato L’argomento di questo pezzo non può essere più rimandato, il motivo è che quello che vedete in questa foto è forse l’ultimo esemplare esistente. Ma andiamo con ordine. Qualche anno fa, sapendo della mia curiosità generale e per le radici antropologiche, un vicino di casa mi mostrò, con orgoglio, un’opera che faceva, anno dopo anno, con gli alberi che aveva presso i filari di vite. In sostanza faceva dei cerchi con i rami di queste piante creando delle spirali che, anno dopo anno crescendo, si autoinnestavano creando un cerchio solido fatto di un unico pezzo di legno. Senza foglie quei tronchi così lavorati davano l’impressione di una scultura lignea ma quale era l’effettiva utilità degli stessi? Mi spiegò che quei cerchi servivano come “gnaccoli” per tendere le cinghie dei basti degli animali da soma. Ne avevo visti e avuti, piegati ad “y” con un chiodo o del filo di ferro a fermarne la chiusura ma interi non mi era mai capitato. Pensai, vedendoli, al tempo in cui erano stati ideati ed usati in forma esclusiva e, dal “costo” alla portata dell’economia contadina dei tempi passati. Feci qualche ricerca sul territorio e mi dissero che gli alberi usati

erano l’olmo e l’ornello ma certamente ci si sarà adattati ad usarne di disponibili o a sperimentarne diverse altre tipologie. Perché questa fretta oggi di metterli su carta data la relativa semplicità di realizzazione? Solo il tempo infatti, e conseguentemente l’attesa sono i valori realmente discriminanti alla realizzazione di questi manufatti. Tempo che c’è ancora ma se ne è superata ormai

Libricino del sten. Cataldino Caprara Il libricino che vedete in qualche spezzone, mi fu donato da Luigi(no) Collalti, con cui ho spesso parlato per l’affetto che entrambi nutrivamo verso il nostro paesello, me ne ha dati anche altri, ma questo in particolare, voglio porlo all’attenzione del lettore (è anche un modo per ricordare, in estemporanea, un uomo ancor vivo nei ricordi dei cittadini). È una pubblicazione che risale certamente alla seconda guerra mondiale e il particolare che voglio portare all’attenzione è la dedica a Cataldino Caprara, sottotenente. la traduzione nel prossimo A...periodico

l’utilità e se ne è abbandonata la realizzazione. Questo vicino, Antonio Mizzoni, ci ha lasciato qualche anno fa, gli ultimi tronchi sono stati tagliati e la famiglia ha voluto donarmene qualche pezzo da cui è stata tratta questa foto. Ora, che sono ancora leggibili e chiari li documento perché resti testimonianza dell’ingegno e del genio umano nell’adattare la natura alle sue esigenze.


Free University F

I Corsi introduttivi alla chitarra acustica sono nati da un’idea di Giovanni Pelosi, uno dei pionieri della chitarra acustica italiana. È il direttore artistico di Ferentino Acustica, un festival di chitarra dove è possibile vedere ed ascoltare soprattutto la chitarra acusti-

un gruppo solidale che va oltre lo studio della chitarra ed ha generato nuove amicizie e la necessità di condividere altri spazi. Quest’anno, dietro una grande spinta degli allievi dello scorso anno e di molte richieste di nuove iscrizioni, ci siamo posti il problema se continuare e soprattutto come continuare, e Giovanni ha dato vita all’evoluzione dei Corsi introduttivi in “F.U.F.F.A.” acronimo di “Free University For Fake Artists” una libera università non ca dai più grandi chitarristi italiani costituita che prevede anche ale stranieri. Nel Festival è possitre attività culturali parallele alla bile assistere anche a concerti di musica. Vanno menzionati inoltre musica etnica e popolare oltre i “Workshops” tenuti lo scorso ad ospitare almeno un chitarrista anno a cadenza mensile da noti “classico” in ogni edizione. chitarristi italiani. Questa premessa è necessaria Degno di nota il fatto che gli alper presentare brevemente Giolievi del corso precedente hanno vanni Pelosi, che lo scorso anno sostenuto un saggio finale esibenmi parlò dell’idea di dare vita ad dosi sul palco di Ferentino Acustiun progetto culturale volto a creca a Piazza Mazzini suscitando, tra are interesse intorno al nostro l’altro, l’interesse e la meraviglia strumento e dedicato soprattutto di Andrea Carpi giornalista della a chi volesse magari solo per curiosità avvicinarsi alla chitarra. Gli ho proposto la mia collaborazione qualora ne avesse necessità ed eccoci qui a distanza di un anno a parlare di una realtà che ha assunto dimensioni quantitative e qualitative inaspettate. I Corsi non prevedono e non contemplano lezioni private ma esclusivamente di gruppo che si svolgono nei locali della Pro Loco. Li chiamerei piuttosto “Incontri Musicali” perché da ciò è nato


For Fake Artists piĂš importante rivista di chitarra nazionale dedicando ai Corsi introduttivi ampio spazio nel generoso e bellissimo articolo uscito sulla rivista di recente. Giovanni Monoscalco


Territorio e associazionismo. L’associ

L

’associazione culturale Il Guitto nasceva il 23 maggio 2014 con l’intento di dare inizio a una serie di attività culturali che avessero come obiettivo principale la valorizzazione del territorio del Comune di Fumone attraverso lo studio e la documentazione delle sue tradizioni, delle festività religiose, dell’attualità, del folclore, degli aspetti storici, architettonici, archeologici e culinari.

Che cosa significa “guitto”? In passato erano chiamati così quei ciociari che, in cerca di un avvenire migliore, migravano verso l’Agro Romano e l’Agro Pontino oppure nelle grandi città. Guitto significa dunque “nomade, spiantato”, ma la sua figura conserva tutto il fascino del pioniere, del coraggioso, dell’uomo artefice della propria sorte. Il progetto originario nasce dall’idea di un manipolo di fumonesi, alcuni residenti a Fumone, altri in varie città d’Italia e anche all’estero che, come primo atto, danno vita alla omonima rivista Il Guitto cartacea e on line, consultabile su https://issuu.com/ilguitto. Presto però si scende in campo e all’attività di ricerca si affiancano attività culturali, aggregative, educativo-formative, al fine di promuovere lo sviluppo culturale e sociale, la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e architettonico del Comune di Fumone, nonché sensibilizzare i cittadini alla salvaguardia di beni cultuali e ambientali. Abbiamo promosso diversi trekking

sull’intero territorio comunale, sperimentando vari itinerari, con l’intento di incentivarne la scoperta lenta e graduale attraverso la pratica del camminare con la creazione di percorsi nel centro storico e nelle aree di campagna per farne scoprire le valenze paesaggistiche, naturalistiche e archeologiche. Abbiamo ideato e coordinato, nel maggio 2018, un Convegno di studi sul lago di Canterno dal titolo “Il lago di Canterno patrimonio comune da preservare: novità istituzionali e ricerche scientifiche” in collaborazione con il Comune di Fumone e altre Associazioni del territorio e i cui risultati sono stati raccolto in una piccola pubblicazione consultabile anche on line (https://issuu.com/ilguitto/docs/il_ lago_di_canterno_atti). Partecipiamo a eventi e contribuiamo alla realizzazione di pubblicazioni che favoriscano la conoscenza reciproca delle istituzioni museali e culturali presenti sul territorio della Regione Lazio, con particolare riferimento alle province di Frosinone e Latina, e che ne stimolino la sinergia e la programmazione culturale partecipata. A livel-

lo locale tendiamo sempre a dare spazio ai talenti nostrani, come nel caso del sostegno accordato al progetto dei ragazzi di IAM, l’anomala guida illustrata della Ciociaria e dell’Expo d’Arte svoltasi la scorsa estate a Fumone, dove ad esporre le loro opere migliori sono stati gli artisti dell’Associazione ACTA di Alatri trasformando il centro storico in una “galleria a cielo aperto”. Tra le ultime attività possiamo annoverare la Giornata del dialetto, organizzata per la prima volta nel gennaio 2018 e che ripeteremo il prossimo gennaio nella convinzione che il dialetto vada salvaguardato, documentato, studiato e tramandato come fattore identitario, come fondamento della nostra storia, personale e irripetibile, come una sor-


iazione culturale Il Guitto e Fumone ficuo scambio di esperienze e notizie. Cogliamo l’occasione per ringraziare quanti con sincero interesse vanno a caccia di nuovi numeri della rivista e partecipano e/o diffondono le attività di una piccola associazione locale che, senza alcun interesse economico, ha come obiettivo la valorizzazione di Fumone e della Ciociaria tutta con la consapevolezza che l’Italia è fatta anche di magnifici microcosmi.

ta di codice segreto. Una vera e propria lingua che vada utilizzata sì nelle opportune sedi, ma che non vada bistrattata come retaggio di un passato che vogliamo scrollarci di dosso a tutti i costi e dal quale tentiamo talvolta perfino di redimerci. Nella sezione “progetti” si colloca sicuramente il percorso celestiniano che abbiamo sperimentato il 19-20 maggio 2018 per la prima volta e che la prossima primavera r i p e t e re m o di nuovo: il sentiero tracciato e mappato parte da Anagni e arriva a Ferentino, passando per Fumone. Tale cammino mette in comunicazione i luoghi teatro dell’atto finale dell’esistenza terrena del povero eremita Pietro da Morro-

ne. La proposta di questo percorso ci è arrivata da Raffaele, giovane ferentinate che per compiere il percorso ha portato con sé Bigio, Alfio e Camillo, tre asinelli non nuovi a questo tipo di avventure che, con il loro passo lento e costante, hanno imposto il ritmo al nostro cammino e contribuito a creare l’atmosfera di un viaggio medievale, lo stesso che dovette compiere anche Celestino V alla volta di Fumone. L’epilogo drammatico della vita terrena di questo personaggio dalla controversa fama, è avvenuto nei nostri luoghi, nel triangolo Anagni-Fumone-Ferentino, gli stessi che hanno assistito, un paio di decenni dopo, alla sua beatificazione. Al suo tempo un antico sentiero montano univa discretamente, al riparo dalla via Latina con le sue torri di guardia, la città di Anagni ed il castello di Fumone e fu proprio lungo tale percorso che in una notte del lontano giugno 1295, un guarnito drappello di dieci cavalieri e trenta soldati, spinse inesorabilmente verso l’ultima mèta quel “povero cristiano” ottantenne, stanco, prigioniero: Pietro da Morrone, già Papa Celestino V. Nelle nostre attività abbiamo incontrato molti ferentinati che, con affetto ed entusiasmo, hanno seguito le nostre attività e continuano a farlo. Abbiamo anche scoperto nella biblioteca comunale un luogo di incontro e pro-

Elisa Potenziani Pres. Associazione Il Guitto

Contatti: Email: info.ilguitto@gmail.com Facebook: https://www.facebook.com/ ilguittodifumone Twitter: @il_Guitto


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Chiese “scomparse�: la chiesa abbaziale di Sant’Angelo

Panorama dell’emigrazione ciociara in cinque secoli di storia

Essere “Festaroli� a Fumone

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Il forno di Cecilia

Cimeli Celestiniani

I giochi di una volta

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Il Maestro d’arte De Santis

Il lago di Canterno

I fantasmi del castello

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Feliks Gross

di Elisa Potenziani

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Ai contadini e cittadini di Bonagente il cui ricordo è legato ai giorni felici trascorsi nelle vallate e dolci colline e antiche città della Ciociaria tra un popolo che serenamente affronta un duro lavoro

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di Elisa Potenziani

Con questa dedica si apre il volume che contiene uno studio socio-antropologico sul paese di Fumone condotto dal sociologo Feliks Gross tra il 1957 e il 1971. Ma chi è stato Feliks Gross? E come è arrivato a Fumone? Il sociologo umanista – cosĂŹ definito dall’ ASA (American Sociological Association) nel giorno del suo centesimo compleanno – nasce il 17 giugno 1906 a Cracovia, a quel tempo vivace centro della vita intellettuale e culturale polacca. Dopo essersi laureato in giurisprudenza, grazie a una borsa di studio, arriva a Londra dove conosce il famoso antropologo Malinowski, padre della moderna etnografia, la cui influenza lo avrebbe portato a occuparsi per tutta la vita delle scienze sociali.Tornato in Polonia diventa un attivista politico e sociale, coraggioso e rispettato, a tal punto da riuscire a fondare, nel 1934, la Scuola di Scienza del lavoro; è proprio per questo suo forte impegno che allo scoppio della seconda guerra mondiale, considerando anche le sue origine ebraiche, è costretto a lasciare la sua patria per trasferirsi negli Stati Uniti. - Pag. 3

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ÂŤContadini, rocche e contrade della CiociariaÂť: questo è il titolo italiano dello studio su Fumone, piccolo comune rurale dell’Italia centromeridionale, condotto dall’antropologo e sociologo polacco Feliks Gross, il quale ne ha esaminato il processo di accelerata trasformazione negli anni Sessanta del secolo scorso. Feliks Gross, durante la sua permanenza a Fumone, perseguendo lo scopo principale del suo studio ossia l’analisi della trasformazione di una societĂ contadina, riesce a stabilire dei rapporti interpersonali che, per sua stessa ammissione, vanno ben oltre la pura ricerca. Egli rimane piacevolmente sorpreso ÂŤdella gentilezza, dal senso d’umanitĂ e di amiciziaÂť dei fumonesi disposti a collaborare con lui e questo gli offre la possibilitĂ di condurre i suoi studi in maniera innovativa. L’intermediario fra il sociologo polacco, naturalizzato americano, e diversi ÂŤcittadini e contadini di BonagenteÂť, fu l’allora sindaco Eugenio Genesio del Monte. I due si erano conosciuti alla fine degli anni Cinquanta presso la FacoltĂ di Sociologia dell’UniversitĂ â€œLa Sapienzaâ€? di Roma dove il professor Gross, insegnando nell’ambito del programma di scambi culturali “Fullbrightâ€?, aveva interagito con il docente fumonese del Monte, assistente ordinario del professor Vittorio Castellano giĂ preside della facoltĂ . Grazie alla loro stretta collaborazione, Felix Gross entra nelle case di alcuni fumonesi per documentare in modo approfondito la repentina trasformazione di una piccola comunitĂ rurale, ferma ancora a una struttura sociale pressochĂŠ medievale. - Pag. 3

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Delle molteplici opere di arte ecclesiastica della provincia di Frosinone salvatesi dalle requisizioni avvenute a causa del trattato di Tolentino (1797) e dalle spoliazioni esercitate durante la Repubblica Romana (1798-1799), il caso del San Sebastiano in argento, pregevole statua del santo patrono di Fumone, rappresenta un esempio non raro di opera riscattata dagli abitanti mediante un gravoso sborso economico. Nell’ambito delle mie ricerche riguardanti Fumone ho avuto la fortunata sorpresa di rintracciare un documento inedito che, illustrando la genesi e la relativa vicenda economica della statua del San Sebastiano, permette di restituire a pieno titolo l’opera al suo artefice, fino ad oggi soltanto ipotizzato.Tale documento riguarda un conto pagato per la statua di un “S. Bastianoâ€? all’illustre argentiere forlivese Giovanni Giardini (ForlĂŹ 1646 - Roma 1721) di cui però manca il bollo distintivo sulla statua, rappresentato da un canestrino di fiori stilizzato allusivo al suo cognome. Il culto di san Sebastiano a Fumone è di origine antichissima e le due reliquie del santo conservate nella chiesa collegiata della SS.ma Maria Annunziata sono costituite da una parte del capo e un frammento del braccio: la prima reliquia era posta all’interno di un busto in bronzo dorato con la testa di argento, donato dalla comunitĂ di Fumone in epoca molto antica; la seconda era posta all’interno di un manufatto artistico in argento dorato a forma di braccio. Entrambi i reliquiari furono poi trafugati in tempi diversi e, nel 1806, i marchesi Longhi, in qualitĂ di “festaroliâ€?, donarono alla comunitĂ fumonese un busto del santo analogo al precedente nel quale venne riposta la reliquia del braccio.%- Pag. 2

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L’Olimpo della Ciociaria

Una Madonna ritrovata

Libia dimenticata

Le balie, figlie della Ciociaria

Alatri, la cittĂ dei ciclopi

I misteri del castello di Fumone

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La storia spesso sembra lontana, fatta per rimanere sui libri. A volte però si avvicina, ti chiama e ti porta via dal tuo paese natio a cui mai ritornerai. Quella che sto per raccontarvi è la vicenda di un fumonese di vent’anni chiamato a partecipare alla seconda guerra mondiale, evento di cui forse non aveva percepito la tragica rilevanza, che non tornerĂ mai piĂš nella sua Ciociaria, accolto per sempre dal mare, in Grecia, con altri 4.200 ragazzi. Roberto Bellotti, questo il suo nome, da poco divenuto padre, venne dislocato nel 1941 sull’isola di Rodi nel Dodecaneso per rinforzare i ranghi della Divisione Regina impegnata nella difesa di quei territori italiani durante il conflitto mondiale. Le storie tramandate in famiglia dicono che il suo invio in Grecia fu la punizione per essere stato scoperto da una suora a fumare durante una convalescenza presso l’ospedale militare del Celio a Roma. Si dice pure che, durante una sosta a Ferentino del convoglio che lo portava verso il porto da cui sarebbe salpato, avrebbe fatto una corsa a piedi verso Fumone per un veloce saluto a suo figlio, nato da pochi mesi. A Rodi, raccontano le cronache, la guerra veniva percepita lontana infatti quelle isole non furono mai teatro di scontri diretti fra gli eserciti opposti. #- Pag. 2

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Il lago di Canterno

patrimonio comune da preservare:

NOVITĂ€ ISTITUZIONALI E RICERCHE SCIENTIFICHE Atti del Convegno di Studi (Fumone, 20-21 maggio 2017)

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di Mariano D’Agostini

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ono passati sessant’anni dalle ondate di gelo e di neve che si susseguirono nei mesi di febbraio e marzo del 1956. L’evento è passato alla storia come la piĂš grande nevicata del ventesimo secolo. Gli ultimi mesi del 1955 erano stati piĂš miti della media, ma alla fine del gennaio del ‘56, nei giorni “della merlaâ€?, si ebbero in Europa temperature eccezionalmente rigide dovute ad un’ondata di freddo proveniente dalla Scandinavia, spinta da un fortissimo vento di tramontana. Contemporaneamente si formò una vasta depressione sul mar Mediterraneo che, costantemente alimentata dall’aria artica, sviluppò continue perturbazioni a carattere nevoso che dal mare attraversavano l’Italia riversandovi cospicue quantitĂ di neve: un fenomeno simile, dall’inizio del secolo, si era verificato con tale violenza solo nel 1929. Per tutto il mese di febbraio, in Italia, si ebbero temperature siberiane: -20°C sulle Alpi, -15°C nella pianura padana, si innalzarono di qualche grado a Firenze (-11), a Roma (-7), a Napoli (-5). A L’Aquila per tutto il mese di febbraio il termometro non superò mai gli 0°C. Il 2 febbraio, giorno della Candelora, e i giorni seguenti su buona parte dell’Italia le precipitazioni erano oramai nevose. Specialmente nelle notti del 7, 9, 12, 18 e 19 il Lazio e gran parte delle regioni meridionali furono colpite da forti tormente: intorno al 25 febbraio sembrava tutto finito, complice un lieve rialzo termico, ma il 10 e 12 marzo, per un brusco abbassamento delle temperature, si ebbero le ultime abbondanti nevicate.$- Pag. 2

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Arte e natura a Collepardo

Il dramma delle marocchinate

Modelli ciociari dell’arte europea

L’Oriente è sempre piĂš vicino

Piglio, paese DiVino

Omaggio a Umberto Fiorani

Le vie dei canti

La storia del campo “Le Fraschette�

Una balia fumonese per una principessa

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Riflessioni a margine

Cittadinanza attiva e coscienza civica di Elisa Potenziani !"#$%&'()*"+,-"./0)&.$&"'*%%$-1-"(2"-++-3 4$*2&.-" '&)#$5*2$*" &#)$%)$+*6" (2" '&)#$5*3 2$*"+,-"'*)#-77-"+*%)$)($#-".&"8*#)(2&"1$" *92$"'&-%-"-"+$)):"1-..&"'-2$%*.&;"- Pag. 2

di Mariano D’Agostini

Finita la seconda guerra mondiale e caduto il regime fascista che per oltre vent’anni aveva soggiogato l’Italia, era della massima urgenza sistemare la “questione istituzionaleâ€?. In molti sentivano il bisogno di democrazia e autonomia: un nuovo senso di libertĂ si andava diffondendo in tutta la nazione e il popolo italiano iniziò ad avere una nuova consapevolezza di sĂŠ. Non furono solo i movimenti politici e sindacali a risorgere, ma anche i giornali e le organizzazioni culturali; le persone ebbero la possibilitĂ di ottenere informazioni sul Paese non piĂš preventivamente vagliate, le idee potevano ora circolare liberamente e i cittadini potevano avere un ruolo sempre piĂš concreto nella vita dello Stato. Venne cosĂŹ indetto per il 2 giugno 1946 il referendum che avrebbe permesso al popolo italiano di decidere quale forma di governo dare al Paese: quale sarebbe stata la migliore? - Pag. 2

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Una lunga estate caldissima Prove generali per il rilancio di un turismo culturale a Fumone di Elisa Potenziani !"#$%&%#'()*+,#$#'-'.),/&'#'0&.1&2'*&' ,+,'$+.%&,%+'3#4'.#'&.%#'%#*3#4&%)4#5'!+' -'$+34&%%)%%+'3#4'6.'%)46$*+'#'.#'6,676&%68#' 0).%)4&.65'!"9$$+06&76+,#':;.'<)6%%+='>&'+4? /&,677&%+'8&46#'3&$$#//6&%#'0).%)4&.6',#.' 0#,%4+'$%+460+'1)4&,%#'.#'@)&.6'$+,+'$%&%6' &3#4%62'3)4%4+33+'$+.+'+00&$6+,&.*#,%#2' /4&76#'&..&'0+..&A+4&76+,#'0+,'."9**6,6? $%4&76+,#' B+*),&.#' #' 0+,' 3468&%6' 06%%&? 16,62'.)+/>6'0+*#'."&,%60&'$3#76#46&'#'),' 3+1#4+$+' (4&,%+6+' 1&..#' 0)6' 4)+%#2' 3#4' *+.%6'$#0+.62'-')$06%+'."+.6+'1#$%6,&%+'&/.6' &A6%&,%6'1#.'A+4/+5' - Pag. 2

di Alessandro Potenziani

Ăˆ trascorso mezzo secolo da quel pomeriggio di giovedĂŹ 1 settembre 1966 quando S.S. Paolo VI, in una delle sue visite pastorali, si recò in Ciociaria, per omaggiare la figura di san Pietro Celestino V. A distanza di cinquant’anni è ancora molto vivo il ricordo di quella visita storica “non ufficialeâ€? alle localitĂ legate indissolubilmente alla figura del papa del “gran rifiutoâ€?: Anagni, cittĂ nella quale Celestino V fu “ospiteâ€? del successore Bonifacio VIII, nell’attesa che la tetra rocca di Fumone fosse pronta ad accoglierlo; Fumone, appunto, dove nella cella del castello egli visse i suoi ultimi nove mesi, a detta di molti in “honesta custodiaâ€?, e vi morĂŹ il 19 maggio 1296; infine Ferentino, dove fu in un primo tempo sepolto nell’eremo celestiniano di S. Antonio Abate, ma da dove, poi, il corpo del defunto papa molisano venne traslato nella chiesa urbana di S. Agata per essere successivamente trafugato dagli aquilani, in accordo con i monaci celestini di S. Antonio, che il 15 febbraio 1327 lo riportarono nella basilica di S. Maria di Collemaggio a L’Aquila, nota fondazione celestiniana, teatro della sua incoronazione a pontefice. Erano trascorsi ben centotrĂŠ anni dall’ultima visita di un papa in terra ciociara o, per meglio dire, nelle province di “Campagna e Marittimaâ€?: era il maggio del 1863 quando Pio IX visitò molti centri di quelle province e quindi si spiega il notevole entusiasmo tributato a Paolo VI dalle popolazioni dei luoghi visitati. Per ricordare, invece, la presenza di un papa a Fumone, bisogna risalire appunto alla drammatica vicenda celestiniana. - Pag. 2

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Foto: Alberto Bevere

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Natura, cultura e consapevolezza, veicoli di sviluppo del nostro territorio di Elisa Potenziani !"##$% &'% #())&#$)&$% *+,&$*+'(% -% .$/#(''+#$% 0&%'"$12&%.2(%3+))(44(%'+%5(*+%3&/&#+)(6% #"#('+)(% (% 5)$#(11()(7% 8% /#+#$% 5&9% 3$'#(% :(//$%&*%)&/+'#$%.2(%5$.2&%;:+.)$.$*#(< *&#$)&=%/#+**$%.(0(*0$%&'%5+//$%+%;(.$/&< /#(:&=%&*%."&%'(%0&:(*/&$*&%*$*%/$*$%5&9% /(*#&#(%.$:(%0&)(##+:(*#(%5)$5$),&$*+'&% +''+%>"+*#&#?%0&%4(''(,,+%&*%(//&%.$*#(*"#&7 @&/$1*()(44(% +44+*0$*+)(% 'A+55)$.< .&$%4+/+#$%/"''A&0(+%0&%/3&'"55$%."'#")+'(% .2(%B+%'(3+%/"&%1)+*0&%(3(*#&6%0&%"*+%."'< #")+%/$/#+*,&+':(*#(%(/#)+*(+%+'%#(//"#$% /$.&+'(%(%.&3&'(%0(''+%.$:"*&#?%'$.+'(%(% FKH WURYD JLXVWLĂ€FD]LRQH QHO ULWRUQR HFR< *$:&.$%&::(0&+#$%C(%5()#+*#$%'&:&#+#$D% .2(%)&(/.(%+%1(*()+)(7% - Pag. 2

di Giuseppe Cino

Da alcuni decenni si assiste alla valorizzazione dei luoghi di particolare interesse per la presenza di evidenti testimonianze della natura geologica di un territorio, i cosiddetti geositi. I geositi sono rappresentativi dei fenomeni geologici perchĂŠ raccontano le trasformazioni che il territorio ha subito e danno indicazioni sulla evoluzione che subirĂ . La loro principale caratteristica è l’ampia possibilitĂ di fruizione didattica dovuta sia alla loro rappresentativitĂ sia alla disponibilitĂ durante l’intero arco delle stagioni. Ciò ne consente la visita e la conoscenza che sono elementi fondamentali per informare e formare i cittadini e adottare forme di tutela di questo particolare valore ambientale. Essi, inoltre, hanno grandi potenzialitĂ di promozione del processo di sviluppo socio-economico del territorio per attrattiva, durata e sostenibilitĂ . Basti pensare alle ricadute economiche per i residenti dei territori vicini a complessi di grotte o di cascate o di terme. Quando piĂš geositi sono presenti all’interno di un’area protetta, essi costituiscono un vero pilastro per la pianificazione e la gestione. Ăˆ questo il caso della Riserva Naturale Regionale “Lago di Canternoâ€?. Istituita nel 1997 ed estesa per 1824 ettari, occupa l’ampia conca di Fiuggi, comprendente il lago di Canterno e le depressioni circostanti. Il principale substrato roccioso è costituito dai materiali depositati sul fondo di un antico mare nel periodo compreso dal cretacico (calcari di 130-65 milioni di anni fa) al miocenico (fino a 7 milioni di anni fa). Queste formazioni calcaree (carbonati di calcio con silicati di ferro) sono sia affioranti, sia sepolte da strati piĂš recenti di tipo continentale come depositi fluviali, o alluvionali o vulcanici. - Pag. 2


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