A...periodico 12

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Volantino di informazione e diffusione delle attività Culturali, Sociali e Sportive

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-www.storiaetradizioni.it -“Il circondario di Frosinone” o l’araba fenice -Giuseppe Bonaviri - inedito

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-Genalogia di Romualdo Necci -Ferentino-Monte S.Angelo -Dipingere con la luce -Cinema come terapia

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pag. 8 -L’operatrice anti-violenza: tra lavoro di cura ed urgenza femminista pag. 9 -La mia passione per la meteorologia -Blues: fauves - naif -La perdonanza celestiniaana 2014

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“ L a r g o a i g i o v a n i ! ” … affermazione più che giusta e condivisibile anche se ci viene da pensare che noi ormai non lo siamo più tanto. Queste pagine, sto parlando di quelle dell’Aperiodico, sono state create soprattutto per dare spazio alle cose giovani, se non proprio ai giovani stessi. Da più di tre anni, in dodici numeri, ci siamo sforzati di invogliare e stimolare le associazioni e i loro componenti a lasciare un documento, un segno del loro operato, tracciando un’orma del passaggio che qualcuno in futuro potrà leggere, apprezzare oppure criticare. Questi sforzi, ad essere onesti, non sono stati proporzionali ai risultati. Non vorrei adesso imboccare una direzione pessimistica ma non mi sento nemmeno di esaltare cose che non ne hanno pieno diritto. Forse sarà stato il metodo o forse sarà la formula un po’ vecchia. Lo dico con un po’ di dispiacere ma ci aspettavamo qualcosa in più. Ci sarebbe piaciuta più partecipazione spontanea e meno sollecitata. Sarà forse che il giornale di carta oggi comincia ad assumere un gusto troppo retrò? Comunque, sempre largo ai giovani e per estensione largo al nuovo. Che sia Facebook il documento e lo specchio dei tempi? Questa domanda è da rivolgere a tutti noi e la risposta sta nei contenuti della “bacheca” di ognuno. Qualcuno potrebbe obiettare che quest’epoca, dove nessuno ha più tempo da sottrarre al tempo, non ha nè bisogno nè voglia di noiosi documenti: tutto deve essere funny e si deve esaurire in un tweet, non c’è niente o quasi che non possa essere detto e risolto con uno S hort M essage S ervice. Con il rischio però che questo “nuovo” affacciatosi speranzoso ne esca fuori impoverito. Immagino un nonno del futuro raccontare con orgoglio al proprio nipote delle mille e più persone tra i contatti con le quali scambiava “tantissimi auguri!!” nei giorni dei rispettivi compleanni (anche se si trattava di perfetti sconosciuti e magari con date fasulle). Di fatto la rete è un mezzo potentissimo ma è anche un calderone dove c’è troppo di tutto. La verità è che l’HomoSapiens2.0 è ancora in fase di beta testing e non si sa quando sarà effettivamente operativo. I vecchi modelli (come chi vi scrive & company) sono ancora alquanto confusi nel cercare di districare la matassa fatta di cose effettivamente utili aggrovigliate con quelle certamente inutili di internet. Ciononostante anche noi, non avendo le risposte su cosa sia giusto o meno, ci stiamo muovendo verso quel nuovo che avanza con un paio di novità. La prima è che il nostro Volantino da agosto 2013 ha una propria pagina Facebook (finalmente anch’esso ora è l’ennesimo ingrediente nel minestrone cibernetico di cui sopra). La seconda è che, a partire da questo numero, l’Aperiodico non sarà più distribuito in forma cartacea. La diffusione sarà on-line e chi avrà intenzione di stamparlo potrà farlo comodamente a casa con mezzi propri. Ebbene dunque, per citare i maestri, diremmo Ad maiora!: verso cose più grandi… verso il meglio. Prima di chiudere vorrei evidenziare, a proposito di “largo al nuovo”, il significato simbolico e se vogliamo ironico dell’immagine in copertina. La vecchia scuola G. B. Paolini sta per essere demolita per far posto a un nuovo edificio. Durante lo scavo però, come si vede in basso nella foto, sono venuti alla luce dei resti di un complesso termale di epoca romana. La cosa buffa è che quello che deputavamo così vetusto da essere distrutto sta lasciando spazio a una novità che di fatto è molto più vecchia di quella che se ne va.

Informazioni ai sensi delle leggi n.47/48 e n. 62/01

A...periodico Volantino di informazione e diffusione delle Attività Culturali, Sociali e Sportive

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Coordinamento: Venanzio Cellitti Andrea Fontecchia Hanno collaborato: Raffaele Principi Coppotelli Giorgio Picchi Don Luigi Di Stefano Fernando Popoli Ilaria Malancona Paolo Affinati Luogo della pubblicazione: Ferentino Anno pubblicazione: 2013 Impaginazione e Grafica: Venanzio Cellitti Foto di Copertina: Venanzio Cellitti Disclaimer e copyright La presente pubblicazione è soggetta ad aggiornamenti non periodici e non rientra nella categoria del prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare come stabilito dalla legge 8 febbraio 1948, n. 47 e legge 7 marzo 2001, n.62. Le fotografie pubblicate sono di esclusiva proprietà dei singoli autori, pertanto tutto il materiale pubblicato è coperto da copyright ed il suo utilizzo è consentito esclusivamente previa autorizzazione scritta del titolare e/o acquisto dei diritti di utilizzo. Le fotografie ove compaiono delle persone sono state realizzate cogliendo momenti di vita quotidiana in luoghi pubblici e sono state realizzate senza scopo di lucro, con intento esclusivamente culturale e artistico, come consentito dalla normativa vigente sulla privacy. I soggetti ritratti potranno in qualsiasi momento e senza nessuna spiegazione chiedere che vengano rimosse dalle gallerie e nodal database se lo ritenessero necessario.

A TUTTE LE ASSOCIAZIONI!! Si ricorda a tutte le associazioni operanti nell’ambito culturale, sportivo o sociale che gli spazi sull’A...periodico sono gratuiti. Inviate un articolo tramite e-mail:

aperiodico@email.it

(Sempre che non ricoprano tutto)

venanzio cellitti

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www.storiaetradizioni.it Da qualche mese un nuovo sito raccoglie i testi e le pubblicazioni che hanno visto e vedono, nella storia e nella tradizione popolare, un valido punto di riferimento per conoscere la civiltà in cui viviamo nel naturale percorso che essa ha seguito. Questo sito, ricco di spunti, ha tra i promotori il concittadino Guglielmo Lutzenchirken, persona cui sono legato da profonda stima ed amicizia che si protrae ormai da circa un ventennio. Non entro qui nel merito del valore culturale dei lavori fatti, curati o supportati dal Lutzenchirken, sottolineo però l’importanza di questo nuovo sito dove è possibile accedere a circa un decennio di rivista “Storia e Medicina Popolare”, all’ormai introvabile “Il tempo della Raja – l’alimentazione delle classi subalterne fino al XVIII sec.” Di

Loretana Bianchi ed Emilio Cantagallo e fino ad arrivare a “Gli ebrei a Ferentino e nel Lazio meridionale”, solo per citarne alcuni che conosco direttamente. Dal 9 agosto poi il sito si è arricchito di una ulteriore perla che è il mitologico libro di Achille Giorgi “Il circondario di Frosinone” che più volte lo stesso Lutzenchirchen ha cercato di far ristampare e finora conosciuto più per sentito dire, data la difficoltà di reperimento. Qualche cenno sulle vicende di quest’opera è nel riquadro di questa stessa pagina, per leggerlo ora vi basterà andare sul sito www.storiaetradizioni.it e previa registrazione potrete anche scaricarlo. Se la curiosità ha permesso all’Uomo di progredire, la conoscenza gli permette di migliorare. A.F.

“Il Circondario di Frosinone” o l’araba fenice Categoria: Note Pubblicato Venerdì, 09 Agosto 2013 14:24 Scritto da Guglielmo Lützenkirchen

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uando, nel 1999, abbozzai una breve introduzione a "Il tempo della raja" di Emilio Cantagallo e Loretana Bianchi, ebbi occasione di imbattermi in un testo ottocentesco che a mio avviso ben 'fotografava' le disperate condizioni della plebe rurale (di Ferentino in particolare e della Ciociaria in generale) e non soltanto dal punto di vista della sua alimentazione quotidiana: "Il Circondario di Frosinone nella provincia di Roma. Disquisizioni storico-politiche-amministrative" di Achille Giorgi, stampato a Firenze nella tipografia della Gazzetta d'Italia nel 1881 e del quale fu pubblicato soltanto il primo volume. Il libro, estremamente raro, mi era stato segnalato e quindi prestato da Agostino Lattanzi, fine bibliofilo e bibliografo: il fatto stesso che uscisse, sia pur per pochissimo tempo, dagli scaffali della sua biblioteca, costituì un'eccezionale prova di fiducia da parte del suo gelosissimo possessore. Al momento della re-

stituzione dell'opera, feci omaggio all'amico di una copia della ricerca compiuta; ricordo che fu – bontà sua – favorevolmente impressionato dalle mie poche righe introduttive e da quello che ebbe a definire un "rigorosissimo apparato bibliografico": al termine del nostro incontro volle donarmi il suo prezioso volume: "Hai fatto un bel lavoro" - mi disse – e poi ora vivi nel circondario di Frosinone: è più giusto che lo conservi tu." A Ferentino avevo sempre sentito parlare di Achille Giorgi come di un fervente patriota (termine che, chissà, perché da qualcuno è stato chiuso tra virgolette), di un onesto e valente amministratore della cosa pubblica (fu il primo sindaco della città con l'unità nazionale), di un massone (che non fu mai, ma la qualifica gli è certamente stata attribuita in virtù del suo fiero anticlericalismo), di autore di un libro su Ferentino e la Ciociaria sempre citato ma mai valutato nella sua reale portata di impegno civile e di denuncia, un libro di cui si continua a favoleggiare spesso senza nemmeno averlo mai visto - non dico letto - o a narrare di esemplari posseduti da qualcuno e poi misteriosamente scomparsi: un libro che sembra, in fondo, una sorta di araba fenice di mozartiana memoria: che vi sia ciascun lo dice / dove sia nessun lo sa.

nella foto: Achille Giorgi


Gius e ppe B ona v ir i - ine dit o Estratto inedito di una intervista fatta il 01.02.2003 a Giuseppe Bonaviri (Mineo, CT 11.07.1924 – Frosinone 21.03.2009) Quella che segue è un estratto inedito dell’intervista che feci il primo febbraio del 2003 allo scrittore Giuseppe Bonaviri in occasione della mia tesi di laurea sullo stesso (A. Fontecchia: “La narrativa di Bonaviri” inedito). Questa domanda fu tolta dalla versione definitiva della tesi su proposta di una assistente della cattedra di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea tenuta dal Prof. Walter Pedullà, i motivi furono il non voler creare attriti verso la commissione d’esame in sede di discussione. Da allora era rimasta dormiente ed in attesa del giusto spazio, oggi credo che questo spazio sia l’ A…periodico che nonostante le difficoltà vedo crescere e porsi quale riferimento culturale cui il tempo darà ragione. Completamente eliminato all’epoca, il testo è stato ritrascritto dall’intervista registrata su supporto magnetico da me conservato. Int: ho avuto modo di trovare, durante le mie ricerche, il suo nome associato ad altri che sostengono ci sia una mafia della letteratura, di cosa si tratta? G.B.: Non una mafia nel senso comune, tipo quella siciliana ecc… ci sono dei punti in cui, e in Italia il punto fondamentale è Milano, si possono concentrare degli eventi, delle strutture che sono fondamentali in cui hai la possibilità di un’organizzazione.

cui io aiuto te se ammazzo un altro. Chi vive in periferia e Frosinone è, tutto sommato, una città dal punto di vista culturale ai margini degli ambienti letterari. Se tu stai a Milano sei più facilitato a trovarti in una certa situazione di uno che sta a Torrice, a Forlimpopoli, o a Udine permanentemente, è difficile da ottenere in questo senso. Ci sono delle strutture di ordine territoriale, di relazione ed anche di amicizie entro cui entri in simpatia ad un tizio per vari motivi ed ottieni delle cose che se stai a Ferentino ottieni con enorme difficoltà. Sono cose che ci sono in qualsiasi campo, non è che ci sia una mafia nel senso che arrivano con un fucile e “o fai così o ti ammazzo” no, in questo senso no [intervistatore: in sostanza dei favoritismi], anche quella è una mafia sono dei poteri, hai un potere e ne usufruisci, in questo senso. Se tu stai a Ferentino e scrivi un libro bellissimo per pubblicarlo devi attraversare mille difficoltà, se invece stai lì, ottieni con maggiore facilità, puoi avere una risposta che può essere negativa o positiva ma da qui anche per avere una risposta hai maggiori difficoltà. Infatti io non ho mai fatto lo scrittore di professione, non ne ho neanche diritto alla pensione. Ho fatto il medico (cardiologo all’Ospedale di Frosinone n.d.i.) mentre altri hanno fatto, e fanno in questo momento, gli scrittori di professione.

Se scrivi un libro a Milano, che so per la Bompiani, la Mondadori, hai la possibilità nel giro di un giorno che questi sia distribuito in tutta Italia e già questo è un dato a favore. Se tu lavori in una casa editrice, in un certo settore, hai un certo potere, se poi tu conosci me ed abbiamo un buon rapporto o una tua amica su cui hai delle mire, questa è molto più favorita rispetto a chi è ai margini, evidentemente si può vedere come ad una alleanza. Di fondo non si osa.

Stare in quest’area di strutture in cui vive il cosiddetto scrittore, è un vantaggio. Io, per esempio, ora devo andare alla libreria Rizzoli di Milano, ci sto 2,3,4 giorni in un anno a Milano, non ho neanche il tempo di fare simpatia o antipatia, in questo senso. Da che mondo è mondo in alcune zone della nazione si creano dei punti di riferimento come è successo a Torino con il boom della FIAT o altre fabbriche. Al nord c’è una struttura sociale proiettata nel futuro di ordine tecnologico molto più sviluppata che non nel sud, e questo per tante ragioni.

Per mafia si intende questo intrecciarsi di relazioni in

Andrea Fontecchia


Ge n e a l o g i a d i R o mu a l d o N e cci nato nel 1827, morto nel 1883(?) Romualdo Necci, figlio di Francesco, possidente, e nipote per parte di madre di Girolamo Tibaldeschi e Rosa Ancarani, aveva un fratello, Domenico, ed una sorella. Per questo personaggio ho testato, insieme ad altre vie, un tipo di ricerca ancorata al territorio, ovvero basata sulla memoria storica delle persone e sono addivenuto ai risultati che riporto in questo articolo. Queste informazioni ho deciso di inserirle qui perché presentano delle lacune che potrebbero essere colmate, chiedo quindi a chi può aggiungere qualcosa di contattarmi e contribuire a comporre questo puzzle che è il patriota Romualdo Necci. Dopo aver saputo che il ramo Necci era naturalmente confluito nei De Castris, ho cercato la giusta linea e sono giunto ad Ambrogio De Castris, concittadino che mi ha ricevuto nella sua casa e mi ha aiutato a ricostruire la maggior parte delle informazioni che vado riportando. Il figlio di Romualdo, Felice, è stato un ebanista ed insegnante in Tivoli, sposò Natalina Cellitti ed ebbe da lei due figli: Giuseppe e Elda Necci.

FERENTINO - MONTE S. ANGELO Qualche anno fa i miei passi mi hanno portato ad Assisi e poi La Verna, in un’altra occasione a L’Aquila per la Perdonanza celestiniana; questa volta mi sono diretto verso sud, in direzione di una delle mete di pellegrinaggio italiane più arcaiche: monte Sant’Angelo, nella grotta dedicata all’Arcangelo Gabriele, luogo di culto dove, secondo la tradizione nel 490 d.C., vi fu un’apparizione. La leggenda vuole che qualunque oggetto che venga posto in questo luogo sia consacrato, per questo in passato tutti i pellegrini che vi si recavano prendevano un sasso dalla santa grotta per portarlo con loro. Francesco D’Assisi passò di qui nel suo viaggio verso Gerusalemme ma non entrò nella grotta perché non ritenne di esserne degno. Tornando al nostro viaggio: partiti dalla Cattedrale di Santa Maria Maggiore in Ferentino sabato 24 Agosto, con la benedizione di Don Luigi De Castris, abbiamo percorso l’antica via dei monaci fino all’Abbazia di Casamari passando per la cittadina di Veroli. Il viaggio è continuato verso Benevento, antica città longobarda, percorrendo la direttrice Casilina oggi identificata come Via Francigena e un tempo percorsa per arrivare a Capua. A Benevento il viaggio era a metà, si abban-

Giuseppe partecipò alla seconda guerra mondiale come ufficiale di cavalleria e fu fatto prigioniero dagli alleati, in Africa. Tornò dalla prigionia negli Stati Uniti nel 1948 e lavorò come geometra al genio civile. Sposò Laura De Castris ma non ebbero figli. Elda sposò Mario Bianchi ed ebbero una figlia l’insegnante di musica Maria Bianchi, nubile e recentemente scomparsa. Mi recai dalla professoressa Maria Bianchi qualche mese prima della sua dipartita. Questi sono i risultati portati dal metodo di ricerca usato, utili perché esplicitano la continuità in Ferentino di Romualdo Necci. Chiaramente sono in essere altre ricerche e quanto prima, grazie anche all’impegno del dottor Giacinto Mariotti, i contorni di questo nostro illustre concittadino saranno delineati. Nel caso però il lettore avesse informazioni utili o magari anche qualcosa di riconducibile a questo personaggio (ideale sarebbe riuscire anche a dargli un volto) non esiti a contribuire a questa ricerca.

donava la Casilina per prendere l’antica via Appia Traianea entrando nei luoghi mistici di Padre Pio da Pietrelcina, attraversammo il suo paese natale fino a San Giovanni Rotondo per poi giungere alla meta: Monte Sant’Angelo. Ultimamente qualcuno inorridito e stupefatto da questi miei viaggi mi ha chiesto quale fosse la motivazione… semplicemente non c’è. È una riscoperta del territorio, un riprendersi il proprio tempo camminando, misurando il tempo non più in ore ma in giorni. Con me c’è sempre stato lui: l’instancabile compagno di viaggio asinino che con il suo possente raglio annunciava il mio arrivo nei paesi e con le sue enormi orecchie era la gioia di vecchi e bambini. Con questo viaggio si è contribuito a creare un filo immaginario che unisce Ferentino e Monte Sant’Angelo come lo ha unito con Assisi e L’Aquila; spero di riuscire a creare una rete e di diffondere l’ormai perduta voglia di camminare!!! Colgo infine l’occasione per dire che queste mie avventure sono rese possibili da tutte quelle persone che credono in me e che spero si sentano intimamente partecipi attraverso queste mie imprese… GRAZIE A TUTTI!!! Raffaele Principi Coppotelli

Andrea Fontecchia

Finalmente questa impresa ha ricevuto il giusto rilievo mediatico che abbiamo voluto evidenziare con i due articoli in questa pagina, rispettivamente del Messaggero e Ciociaria Oggi


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I P I N G E R E

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St a m p e i n a nt ic h e tec n ic h e su l l a Cat t Giorgio Picchi Nasce a Ferentino nell'ottobre del 1969 dove vive e lavora come avvocato. Verso la fine degli anni ottanta prende coscienza delle potenzialità dello strumento fotografico arrivando, ben presto, alla stampa in camera oscura. Dal 1996 si dedica alla stereofotografia sperimentandone le varie tecniche di scatto, di visualizzazione e di stampa (anaglifìa, pellicola invertibile, proiezione, visione a occhi paralleli e incrociati, stereogrammi). Affascinato dalla storia della fotografia si avvicina alla fotografia stenopeica. Nel 2008 con Venanzio Cellitti, costituisce l'Associazione Fotografica Pentaprisma nella quale organizza corsi, workshop, mostre personali e collettive. Dopo aver frequentato corsi di gomma bicromatata e platinotipia con i maestri Roberto Lagrasta e Daniele Cinciripini, del Gruppo Rodolfo Namias (associazione di appassionati di ogni parte d'Italia dediti alla stampa con le A.T. www.grupponamias.com ) di cui è socio, si appassiona alle Antiche Tecniche dedicandosi principalmente alle stampe alla gomma e alla cianotipia.

Gomma Bicromatata (1856) Il processo alla gomma venne messo a punto dall'inglese John Pouncy nel 1856 e si basa sulla proprietà insolubilizzante dei composti di cromo esavalente. Tale tecnica di stampa ha straordinarie possibilità creative. Il supporto di carta di buona qualità viene “collato” con una soluzione diluita di gelatina, per eliminarne la porosità. Si sensibilizza la carta con una miscela di gomma arabica e pigmento, cui si unisce, immediatamente prima dell'uso, una soluzione di bicromato di potassio. Si lascia seccare al buio e si espone, a contatto, alla luce ultravioletta sotto un negativo. La successiva operazione è lo spoglio: si mette il foglio a bagno nell'acqua, che asporta la gomma e il pigmento nelle zone che non sono state esposte, perché in corrispondenza dei neri del negativo. “Dipingere con la luce” è un progetto fotografico che si pone come obiettivo la narrazione della storia della città di Ferentino attraverso immagini realizzate con tecniche di stampa risalenti agli albori della fotografia. La tecnica utilizzata è la stampa alla gomma bicromatata

(1850 ca), la quale ha straordinarie possibilità creative, per cui è possibile interagire completamente nelle varie fasi di stampa, dalla preparazione manuale dell'emulsione, alla spalmata e all'asciugatura finale, quasi a poter dipingere con la luce. “Dipingere con la luce: il Duomo di Ferentino” - “Prezioso scrigno contenente tesori di arte, di storia e di fede; intessuto e trapunto di originali manufatti marmorei cosmateschi, nati nelle botteghe romane e voluti dai Romani Pontefici per ammantare di un rivestimento nobile e regale le più importanti e artistiche chiese da essi spesso utilizzate per le solenni liturgie papali nell'Urbe o entro i confini del loro non esteso “Patrimonium Sancti Petri”, che diventerà con il tempo lo Stato Pontificio. (G.P.) LA CATTEDRALE Questa è la cattedrale di Ferentino, che, dall'alto delle mura millenarie dell'Acropoli, ernica prima e poi romana, sublima l'incanto di una città vetusta e sempre in fiore. Ci sembra di scorgere ancora le ombre dei Censori romani addetti alle Opere Pubbliche, Aulo Irzio e Marco Lollio, aggirarsi nella penombra dei meandri del Criptoportico, così immaginiamo di vedere i sacerdoti del dio Mercurio, addossati alle otto colonne di granito scuro, che rimpiangono angosciati la distruzione del loro antico tempio e la fine della religione pagana. Restano misteriose le costruzioni di chiese cristiane sul Campidoglio ferentinate. Una lapide del quarto secolo ci parla di una doviziosa matrona romana, che con i suoi beni ha contribuito a ricostruire una primitiva basilica romana, abbattuta dai persecutori della fede cristiana. Se tutte si sono susseguite sulla stessa area del tempio, tutte hanno riutilizzato parte delle colonne e dei capitelli di quell'antico tempio pagano, e che ancora oggi noi possiamo ammirare. Dal paleocristiano del quarto secolo la documentazione lapidea resa di plutei datati al tempo del papa Pasquale I (817-824) e del Vescovo Pasquale, oltrepassando il lungo periodo di cinque secoli dell'alto medioevo, ci trasporta


C O N

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te dra le di Ferent i n o d i G i o rgi o Pi cch i direttamente alla nascita del “Patrimonium Sancti Petri”, che costituisce la testimonianza visibile del primo nucleo della nascente autorità politica del papato. I vari plutei nobilitati dalla fine arte di scultura longobarda ci parlano già di una sontuosa basilica, ben fornita di un completo arredo liturgico, ciborio, iconostasi, ambone, fonte battesimale: il meglio che una comunità cristiana possa desiderare per la sede dei suoi incontri liturgici. Ma il prestigio papale si va sempre più consolidando e con esso aumentano anche le espressioni di grandiosità e di arte. Sembra proprio questo il motivo per cui in Roma, dagli inizi del XII secolo, nascono le botteghe dei vari “marmorari romani”, che si specializzano soprattutto nella splendida arte di allestire i mosaici per le chiese. Essi compongono delle imprese preparate in tutti i rami dell'edilizia. Sono architetti, ingegneri, operai, manovali, scalpellini, ecc. Normalmente sono suddivisi per famiglie, che si tramandano la suggestiva arte di padre in figlio. Comunemente sono stati chiamati “Cosmati”, pensando che formassero una sola famiglia, discendenti da un capostipite Cosma. Anche se la breve cronaca, consistente in pochi versi scolpiti su uno dei plutei, ci tramanda i nomi del papa Pasquale II (1099-1119) e del pio vescovo Agostino (11061111), come i possibili fondatori dell'attuale cattedrale, gli autografi degli abili marmorari romani, che hanno firmato le loro opere, ci raccontano man mano di altri nobili Pontefici che con la loro presenza hanno dato lustro alla nostra cattedrale. Viene così alla luce l'eccelsa figura di Innocenzo III, Lotario dei Conti di Segni, grande giurista, nativo della vicina Gavignano, appartenente alla diocesi di Anagni, che ha mostrato a più riprese la sua benevolenza per Ferentino, dove possedeva, oltre a terre, anche una nobile residenza nei pressi di S. Maria dei Cavalieri Gaudenti. Anche da papa egli amava soggiornare spesso a Ferentino.

Rimangono memorabili due grandi celebrazioni, avvenute nella nostra Cattedrale nel Maggio del 1203: una, il 7 Maggio, per canonizzare S. Wlustano, Vescovo di Wolcester e l'altra il 30 Maggio, per consacrare il suo intimo amico, Alberto Longhi, canonico della Cattedrale di Anagni, Vescovo della Diocesi di Ferentino. Potremmo parlare a lungo di Onorio III, di Martino V, di Gregorio XVI, del beato Pio IX, fino a Paolo VI, che qui venne appositamente da Castel Gandolfo il 1 Settembre 1966. Anche con le manomissioni subite nel mutare dei gusti artistici, soprattutto il barocco, nonostante le difficoltà dei vari eventi storici, quali guerre, calamità naturali e terremoti, la Cattedrale ha saputo mantenere il suo decoro, la sua luminosità e il suo splendore nello scintillio di ori e di colori, che, come le icone bizantine, incantano e creano suggestione e un desiderio di voler gustare valori ultraterreni, che donano pace all'animo e luogo adatto alla preghiera.

Don Luigi Di Stefano


Cinema come terapia La funzione terapeutica dell'arte è ormai assodata. Pittura, scultura, recitazione, teatro, cinema, scrittura creativa, arti figurative, sono tutti percorsi di miglioramento psicologico applicati nelle terapie aggiuntive per la cura delle malattie mentali. Certamente da sole non sono affatto sufficienti a curare i malati ma, insieme ai trattamenti terapeutici classici, aiutano e stimolano la psiche nel processo di miglioramento e integrazione sociale.

Lo psicoterapeuta e psichiatra Ignazio Senatore, docente all'università Federico II di Napoli, ha pubblicato due libri: "Curare con il cinema" e " Cinema è terapia familiare" nei quali conferma questa tesi, forte della sua esperienza professionale e cinematografica. Senatore, oltre ad essere uno stimato e valente psicoterapeuta, e un grande esperto di cinema ed ha pubblicato moltissimi libri sulla settima arte. Io vorrei portare la mia testimonianza a questa tesi avendo realizzato con i Centri Diurni di Salute Mentale di Frosinone, Ceccano e Ferentino alcuni progetti cinematografici negli ultimi anni. Precisamente ho svolto dei corsi sul linguaggio del cinema, ho girato con gli utenti dei centri tre cortometraggi, ho realizzato alcune rassegne di film. Ricordo che nella prima esperienza, che dette vita al film: "Il metodo perfetto", si creò una forte attesa per il momento delle riprese e, quando venne, i partecipanti furono molto disciplinati e più partecipativi e consapevoli degli attori professionisti. Essi si sentivano presi in considerazione, valorizzati, stimolati nella loro parte creativa, protagonisti di un evento che li metteva al centro dell'attenzione e rispondevano alle richieste che facevo loro con enorme partecipazione. Il loro lavoro s'integrò perfettamente con quello degli altri attori a punto tale che nessuno, nella visione del film, distingueva

gli uni dagli altri, i diversamente abili dai normodotati. Questa esperienza mi accattivò la loro simpatia, con molti di essi si stabilì un rapporto familiare e, quando ci incontravamo, erano soliti baciarmi come si fa con le persone che appartengono allo stesso gruppo e tra le quali c'è solidarietà. A questa esperienza ne seguirono delle altre, altri due cortometraggi, preceduti dalla parte teorica sul cinema. Nel terzo progetto: "Pazzi x Letizia". La platea si era molto allargata sia tra i diversamente abili sia tra i normodotati. Anche in questo caso vi fu una forte sinergia e una volontà di essere attivi, di sentirsi parte integrante del progetto, di rivedersi nel film, di essere importanti e al centro dell'attenzione. Essi si sentivano importanti e condividevano perfettamente il lavoro da svolgere con disciplina e spirito di sacrificio. Ancora oggi, a distanza di due anni dal lavoro svolto, quando mi vedono, mi salutano con affetto, con calore e con simpatia umana chiedendomi quando faremo il prossimo film. Io non posso argomentare in modo scientifico il miglioramento che essi hanno avuto da queste esperienze, posso solo dire, con certezza, che sono rimastI soddisfatti, contenti e direi quasi felici. Questo mi permette di affermare che l'arte in genere e, il cinema nello specifico, servono molto per il miglioramento della loro condizione e questo mi spinge a continuare su questa strada, con soddisfazione e considerazione umana, per il raggiungimento di finalità culturali, artistiche e sociali. Fernando Popoli


L’operatrice anti-violenza: tra lavoro di cura ed urgenza femminista

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uesto breve articolo prende spunto dall’esperienza personale, formativa e poi pratica, di tirocinante presso lo sportello antiviolenza della cooperativa Be Free. Esperienza maturata dopo un breve, ma intenso, corso di operatrice antiviolenza tenuto dalla cooperativa stessa. L’insieme di emozioni ambivalenti ed il carico di umanità incontrata in questo viaggio mi hanno spinto a cercare di evidenziare alcune criticità riscontrate, non solo all’interno dell’attività prettamente intrinseca dell’operatrice, ma anche quelle esplose nel tempo intorno a questo lavoro, sociale e femminile. Molte domande su cui tento di riflettere sono sorte anche durante la scuola estiva di politiche di genere, tenutasi a Velletri nel settembre scorso, ed, in particolare, durante la giornata, che più delle altre ha concentrato dibattiti ed interventi, sul ruolo professionale dell’operatrice antiviolenza. Occorre precisare subito che non esiste nella terminologia ufficiale una concezione univoca di operatrice antiviolenza, figura professionale dai contorni non ben definiti, contrattualmente nemmeno prevista dagli Enti nazionali e non, che si occupano di inquadrare il lavoro dipendente. Anche i lavori che si sono concentrati su questi temi sono scarsi, si ricorda il testo di Anna Alessi1 in particolare, e gran parte della bibliografia cui far riferimento è prodotta dalle cooperative stesse, per colmare questa lacuna, o sono delle guide regionali o comunitarie con indicazioni generali sulla metodologia; guide spesso rivolte al comparto sanitario o alle forze dell’ordine, aspetto comunque fondamentale e necessario per una buona collaborazione, ma non sufficiente. Allo stesso tempo, si deve purtroppo constatare che gran parte del lavoro svolto è merito della perseveranza e della volontà di numerose donne d’approcciarsi a questo servizio, potendo contare spesso solo sulla formazione che gli ormai numerosi centri mettono a disposizione, ma basandosi soprattutto sulle esperienze personali e professionali maturate, su un quadro teorico che non può prescindere dalla storia delle donne, fatta dalle donne, e dello schema “donna ascolta donna”, come elaborato dalla piattaforma di Pechino2. Imprescindi-

bile a ciò è il mettere a tema la metodologia di accoglienza delle donne che si rivolgono al servizio, rifiutare la vittimizzazione delle donne che subiscono violenza ed arginare l’approccio giudicante: “Da questo punto di vista l’interesse per la figura della Operatrice di accoglienza di centri antiviolenza è particolarmente rilevante poiché intercetta, rendendolo evidente, proprio questo processo sociale di negoziazione nella rappresentazione degli oggetti di lavoro e mette a tema esplicitamente la rilevanza del concetto di genere sia sul versante dell’oggetto di lavoro che della iden-

tità statutaria della operatrice di accoglienza.”3 Ne deriva, ancora, l’urgenza che questa professionalità sia riconosciuta ufficialmente, dando giusta enfasi al tema della violenza domestica in primis, ed arricchita di percorsi formativi e criteri selettivi che non lascino il campo di azione al mero buonismo, al semplice volontariato, alla non-professionalizzazione, rischiando di svalorizzare e svuotare di contenuto il fenomeno della violenza di genere. Aspetti importanti da leggere in modo duplice: le donne che si rivolgono ai centri devono essere garantite sulla preparazione delle operatrici, le operatrici, d’altra parte, devono poter adoperarsi nel pieno riconoscimento del loro lavoro, con le conseguenti garanzie economiche e di tutela contrattuale. In un quadro di riferimento normativo incerto è auspicabile un aggiornamento ed una ridefinizione della materia, a cominciare dalla legge

regionale 63 del 1994, (ove, ad esempio, non erano previsti nemmeno i centri di accoglienza) per molti versi superata, ma, paradossalmente, ancora largamente inapplicata nel suo corpus normativo. Si deve quindi constatare come nel lavoro dell’operatrice antiviolenza la cosiddetta femminilizzazione del lavoro, sia stata da sempre parte inficiante del suo svolgimento. Di fronte alle criticità logistico-giuridiche si vuole inoltre sollevare, come accennato poco sopra, l’importanza della presenza femminile come operatrice e di come questo si intersechi, con tutte le sue specificità, anche evidenziando ambiti complessi, con il concetto di cura largamente dibattuto in ambito femminista e del legame indissolubile con la biopolitica ed il suo esercizio. A tal proposito, imprescindibili i lavori di studiose femministe che vi si sono addentrate, come Carol Gilligan, Adriana Cavarero, Joan Tronto e altre. Il mio lavoro, presentato in ultima versione come elaborato finale del Master in Pari Opportunità dell’Università Roma Tre, sì è avvalso anche di contributi fondamentali come quello della dottoressa Antonella Petricone, corresponsabile del servizio SOS donna della cooperativa Be Free, che qui ringrazio ancora affettuosamente, e di tutte le professioniste appassionate incontrate in questo viaggio umano e professionale, che ora mi vede dalla parte della barricata più attiva. Eh, sì! Sono diventata anch’io un’operatrice anti-violenza! Ilaria Malancona

1

Anna Alessi L’operatrice di accoglienza dei centri Antiviolenza 2004, Edizioni Anteprima s.r.l., Palermo. 2 Cfr. Nazioni Unite, Report of the Fourth World Conference on Women, Pechino, 4-15 settembre 1995 (United Nations publication, Sales No. 96.IV.13), cap. 1, risoluzione 1, allegato I. 3 AA. VV., La violenza verso le donne e le professioni di aiuto “STRUMENTI” - Linee guida per operatori/trici dei servizi sociali - 2004, Edizioni Anteprima s.r.l., Palermo.


LA MIA PASSIONE PER LA METEOROLOGIA

M

i chiamo Paolo, ho cinquantadue anni e lavoro in un’industria farmaceutica. Che dire di me! Ho un carattere estroverso, molto deciso, amo la buona compagnia e la musica. Ho parecchi hobby, vivere all’aria aperta, la pesca, le escursioni in montagna e mi dedico alla raccolta dei funghi. Negli ultimi anni però il mio hobby principale, la mia passione è la meteorologia. M’interessano anche tutte le discipline che hanno attinenza con la meteorologia: la fisica, la chimica, l'analisi matematica e la statistica, materie nelle quali ho dovuto documentarmi, per svolgere al meglio la mia passione. Come sono arrivato alla meteorologia La mia passione per la meteorologia risale a sei anni fa, e mi è stata trasmessa da un carissimo amico, Alfredo Collalti. Ricordo che ho iniziato con una piccola stazione Oregon, ma siccome per carattere vado sempre alla ricerca del meglio, sono subito passato a una Lacrosse cablata, con la quale sono riuscito ad andare avanti per un paio di anni. Mi sono iscritto all’Associazione Meteo Network – Epson Meteo, alla quale sono iscritto tuttora, frequentandone il forum e inviando dati meteo della mia stazione in diretta. Tornando al fatto che sono sempre alla ricerca del meglio, la Lacrosse l’ho tenuta per un annetto dopo di che sono passato alla “DAVIS VANTAGE PRO 2 WIRELESS”, a mio parere e a quello degli altri oltre che in base alle recensioni, il top.

che riproducono i processi fisici atmosferici alla base di quelli meteorologici mediante l’applicazione di specifici modelli matematici (denominati modelli numerici dell’atmosfera). I dati fondamentali dai quali prendere spunto per l’elaborazione di una previsione sono i seguenti: temperatura, pressione, tendenza barometrica, punto di rugiada, umidità relativa, quantità di precipitazioni o in osservazioni non strumentali (qualità e tipo di nubi e di precipitazioni). Fondamentale è la visione dei satelliti meteorologici, come Meteosat, mediante il quale è possibile scattare fotografie su tutto il globo terrestre per identificare i sistemi nuvolosi, la cui individuazione aiuta a prevedere i cicloni, i fronti e le correnti a getto per poi seguirne l’evoluzione. Ho collaborato anche con Meteo Portale Italia, sempre come previsore meteo. Logicamente ho creato un gruppo e una pagina Facebook sempre sotto il nome di FERENTINOMET.IT, per comunicare eventi meteo di sismologia e delle scienze naturali. Questo mio impegno, è stato premiato da parte di Meteo Network – Epson Meteo con il seguente diploma: “L’Associazione Meteonetwork vuole ringraziare il Sig. Paolo Affinati titolare della Stazione Meteo-climatica di Ferentino Piazza Gramsci per il continuo e puntuale invio di dati meteorologici, e attribuisce alla stazione il massimo punteggio nel Ranking della Rete Meteo Network per l’anno 2012.” Una piccola soddisfazione!

A questo punto, avendo uno strumento del genere a disposizione mi son detto “Perché non mettere a disposizione degli altri questa mia passione?” Nasce il sito: “FERENTINOMET.IT”. Sito molto semplice e intuitivo, dove entrandovi, anche il meno esperto può vedere i dati online, trasmessi dalla stazione meteo, usufruire dei modelli matematici, radar, satelliti ecc. Logicamente il sito bisognava arricchirlo e allora ho deciso di mettermi a fare le previsioni per il Lazio. Ho iniziato lo studio dei fenomeni atmosferici con il fine principale di formulare delle previsioni del tempo il più possibile attendibili. La previsione in sé è effettuata in base allo studio fisico di masse d’aria diverse, laddove le precipitazioni e i fenomeni di cattivo tempo si presentano più intensi. I dati meteorologici delle rilevazioni effettuate contemporaneamente a intervalli regolari e raccolti da molteplici stazioni distribuite nel mondo vengono prima trasformati in messaggi secondo dei codici internazionali stabiliti dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale e poi elaborati nei centri di previsione per mezzo di elaboratori elettronici

Vorrei finire questo mio articolo con questa citazione: La meteorologia non fa il tempo, non decide quando splende il sole o quando piove, ma aiuta a navigare. I marinai sanno che non si governa il mare ma la nave, che si manovrano le vele e non il vento.


Blues: fauves - naif Se girando per il centro di Ferentino chiedi chi sia Giuseppe Ciuffarella probabilmente nessuno saprà rispondere alla domanda, diversamente sono pochi in zona a non conoscere Peppe detto “er Blues”. Quando l’ho conosciuto io, sul finire degli anni ’90, era un ragazzo venuto da fuori, forse da Roma a giudicare dalla cadenza capitolina. Con la sua chitarra si cimentava in prorompenti rhythm and blues e lo faceva dove capitava, lo potevi trovare seduto in un angolo per terra o sui gradini di qualche chiesa che faceva da colonna sonora a quelle lunghe e pigre giornate estive. Per questo motivo noi tutti lo abbiamo sempre classificato come musicista, come si evince tra l’altro dal suo nome d’arte.

finale non è male e il risultato è gradevole. L’altra cosa che mi ha dato da pensare riguarda lo stile. Mi ripetevo “cosa mi ricorda?”. Ho dovuto ripescare tra le mie nozioni di storia dell’arte moderna e contemporanea di un esame complementare dato anni fa all’università. Ecco! La pittura fauves! … Facciamo una piccola digressione: agli inizi del ‘900 a Parigi un gruppo di pittori diede vita a una corrente pittorica in seno al movimento impressionista e in occasione di un’importante mostra esposero le loro opere. Un critico, a scopo denigratorio definì coloro e le loro opere “fauves” per l’appunto. Il termine sta ad indicare qualcosa di selvaggio.

La mia sorpresa perciò è stata grande quando giorni fa ho visto delle illustrazioni fatte di suo pugno. Mia madre ne aveva comprate un paio per regalarmele. Devo dire che mi hanno colpito subito. Sono quelle in figura in quest’articolo. I supporti sono dei cartoncini un po’ di fortuna, sui bordi di una delle due si vedono gli spazi tratteggiati dove scrivere Nome; Cognome; Alunno; Classe…ecc. La tecnica invece di primo acchito mi ha lasciato un po’ perplesso, ho pensato inizialmente a un qualche colore dato con il pennello che il cartoncino aveva assorbito troppo. Poi guardando meglio ho capito che si trattava di comunissimi colori a spirito stesi (se così si può dire) con abbondanza e infinita pazienza tanto da addensarsi in un insieme abbastanza uniforme di pigmenti e pelucchi della carta. L’effetto

I loro quadri infatti erano caratterizzati da tinte forti, figure con lineamenti marcati e assenza di chiaroscuro, per citare alcune delle caratteristiche peculiari di questo stile. Tutto questo è nell’arte di Peppe er Blues. Lui è un fauves, lo è probabilmente suo malgrado e perciò è anche un naif, ovvero denota ingenuità nell’espressione artistica, scevra da concetti e preconcetti accademici. Lui è così e così sono le sue opere. Blues: Fauves – Naif quindi. Oppure, più semplicemente, per citare le sue proprie parole alla domanda: “…ma questa è pop art?” lui risponde “No! questa è Pepp’art”

venanzio cellitti


La perdonanza celestiniana 2014 [sulle tracce di Celestino V] Da Ferentino (Fr) chiesa di S. Antonio Abate, partenza per l'eremo in vita di Pietro dal Morrone a L'Aquila (Aq) Santuario di Collemaggio dove riposano i resti mortali del santo. 19 Agosto Partenza Ore 8,00 da Ferentino (Fr) - Chiesa S. Antonio Abate Arrivo a Fiuggi (Fr) nel pomeriggio Pernotto 20 Agosto Ore 8,00 partenza da Fiuggi per Subiaco (Rm) [Monastero benedettino Sacro Speco] 21 Agosto partenza da Subiaco in direzione Monte Livata (Rm) 22 Agosto in cammino da Monte Livata verso il santuario di Vallepietra (Rm) 23 Agosto In cammino da Santuario di Vallepietra (Rm) verso Valle della Dogana

25 Agosto In cammino da Tagliacozzo (Aq) verso Rifugio CAI "Fonte Tavoloni" (Aq) 26 Agosto In cammino da Rifugio CAI "Fonte Tavoloni" (Aq) verso Rocca di Mezzo (Aq) 27 Agosto In cammino da Rocca di Mezzo (Aq) verso Onna (Aq) 28 Agosto In cammino da Onna (Aq) verso L'Aquila (Aq) Abbazia di Collemaggio

Prenotazione obbligatoria entro il 04 Agosto. Acconto del 50% alla prenotazione, saldo alla partenza. E' possibile per i partecipanti scegliere le giornate a cui partecipare [minimo 6 partecipanti per 6 giorni] Il trekking avrĂ luogo con un minimo di 6 partecipanti, in caso contrario verrĂ restituito l'intero acconto versato. Contributo richiesto: 50,00 euro al giorno [comprende organizzazione, assicurazione, guida, il pernottamento in tenda ed il trasporto di parte del bagaglio da parte degli asinelli].

24 Agosto In cammino da Valle della Dogana verso Tagliacozzo (Aq) per informazioni: principiraffaele@hotmail.it


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