Vending News 13

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Numero 13 - Anno 2014

RIVISTA BIMESTRALE DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA


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SIAMO AL DAL 17 AL 21 GENNAIO 2015 PADIGLIONE CENTRALE HALL SUD  STAND 016


L’editoriale di Fabio Russo

Siamo alla fine del 2014 e se dovessi tirare le somme dell’anno che volge al termine, direi che come al solito da alcuni anni a questa parte gli elementi positivi e quelli negativi si fondono, continuando a dare equilibrio e sostenibilità a tutti i player della filiera del vending. L’osservatorio da quale guardo con attenzione le performance, i cambi di tendenza e di proprietà delle aziende coinvolte, mi portano a confermare quanta vitalità e voglia di fare esista nel nostro settore. Di certo, ve ne accorgerete anche voi leggendo con attenzione questo numero, nutrito com’è di temi e personaggi che vivono il vending quotidianamente e con grande passione. Leggendo il servizio dedicato agli Stati Generali del Vending dello scorso 30 ottobre, oppure guardandolo in versione integrale su VendingTV.it, vi renderete conto di quanto il nostro settore sia sotto la lente d’ingrandimento del Governo e quante altre difficoltà potrebbero essere in vista per i gestori, se passasse la linea politica intrapresa di recente. Nei focus dedicati al Direttore Generale di CONFIDA che illustra la Geografia fiscale del Vending e di Antonio Tartaro che presenta la Proposta fiscale al Governo, avrete modo di apprezzare il lavoro svolto dallo staff dell’Associazione. Nulla, tuttavia, fermerà la passione e la determinazione che animano chi ama questo meraviglioso settore. E così, anche nel numero che vi apprestate a leggere, cerchiamo di affrontare i temi attuali, approfondendo con gli addetti ai lavori o con seri professionisti al servizio del vending, gli argomenti e le novità che certamente richiameranno la vostra attenzione. Dopo l’annuncio dato in anteprima dal quotidiano online www.vendingnews.it, Massimo Trapletti presenta le strategie per il rilancio della Bianchi Vending, attraverso una lunga intervista che descrive anche la storia dello storico fabbricante di Zingonia di Verdellino. Tra le novità, diamo spazio a una iniziativa di grande spessore, che potrebbe rivoluzionare il modo di fare business nella distribuzione automatica, parlandone con il suo ideatore Riccardo Fatone, a capo di un brand di cui sentiremo sempre più spesso parlare: Caffè Renoir. Presentiamo inoltre la società torinese che, con grande spirito d’intraprendenza, ha deciso di riportare nel settore della distribuzione automatica italiana un marchio storico: Wurlitzer. Ne parliamo in un’intervista rilasciata da Gianni Mirante, a capo della CoffyGest srl. Abbiamo visitato lo stabilimento di produzione di un astro nascente nel settore OCS: la Faber Italia srl, intervistando il suo creatore Alfonso Teti che, partendo con grande umiltà, sta progressivamente espandendosi sul territorio italiano con un fatturato in decisa ascesa. Nello spazio dedicato alle rivendite, questo mese parliamo con Francesco Manfredi, a capo della MDA srl, una storica realtà emiliana presente sul mercato da 40 anni e che ci dà lo spunto per parlare di uno dei problemi più sentiti dai gestori: quello dei serbatoi idrici autonomi collegati ai distributori automatici. Problema risolto in modo definitivo dall’innovativa Bilt srl, con l’unico prodotto del genere attualmente presente sul mercato: Tanisan. Il nostro focus sulle aziende, è dedicato alla San Carlo SpA, il noto produttore di patatine e non solo, che da 80 anni allieta i nostri palati con le sue golosità. Ora e sempre più, anche per il vending. Alessandro Fischetti, questo mese supera se stesso con un ampio ed articolato servizio dedicato ad uno degli argomenti meno approfonditi nel nostro settore: come elaborare un Business Plan. Altrettanto interessante l’articolo di Ignazio Seminerio della OPA dedicato alle polizze assicurative nel vending in caso di calamità naturale, incendio, furto. Infine, un servizio dedicato al recente evento dei “40 anni di FLO SpA”, un ampio dossier dedicato a TriestEspresso 2014 con un focus su Cogeco Group e, in tema natalizio, la presentazione di un grande artista orafo che in questi ultimi anni ha dedicato gran parte delle sue creazioni al caffè: Pietro Marmo, l’inventore della più piccola moka al mondo che ha scelto Vending News per la sua promozione natalizia. Insomma, TANTA ROBA! Prima di lasciarvi alla lettura di quanto descritto, desidero congedarmi da voi con i più sentiti e sinceri AUGURI per il prossimo Natale. Augurandoci che il 2015, sia migliore rispetto all’anno che sta per lasciarci. Buona lettura a tutti!


Sommario Periodico bimestrale della distribuzione automatica Anno 3 - Numero 13 Novembre/Dicembre 2014

L’EDITORIALE di Fabio Russo pag. 3

Editore Stati Generali del Vending 2014

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Bianchi Vending S.p.A. Intervista con Massimo Trapletti

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Caffè Renoir. Un modello di business innovativo Intervista con Riccardo Fatone

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Come creare un Business Plan A cura di Alessandro Fischetti CoffyGest. Una gestione in crescita Intervista con Gianni Mirante

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O.P.A. srl. Parliamo di All Risks A cura di Ignazio Seminerio

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San Carlo S.p.A. Una grande azienda italiana di lunga tradizione

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Flo S.p.A. Un anniversario memorabile

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Pietro Marmo. L’orafo con la passione del caffè

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Faber Italia. Passione per il Made in Italy Intervista con Alfonso Teti

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M.D.A. Service. Il servizio al cliente a 360° Intervista con Francesco Manfredi

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Direttore responsabile Francesco Ippolito

Bilt. Tanisan il serbatoio autonomo certificato

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Direttore editoriale Fabio Russo

Dossier TriestExpresso Expo 2014

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I dati di mercato

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La qualità

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Il caffè espresso patrimonio dell’Unesco

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Trieste, TriestEspresso e illycaffè

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Grande successo per il gruppo Cogeco

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www.vendingnews.it

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Iscrizione al ROC n° 22385 dal 4 Maggio 2012

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Francesco Ippolito Fabio Russo Flora Seta Dalila Agrati Pascale Capelle Susanna De Mottoni Vito Di Muro Erika Simonazzi Luigi Ture Silvia Valicelli Michele Ferraro Paky Di Bitonto

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Stampa Tipografia TETI srl - Napoli Pubblicità: inferiore al 50% Vending News è una rivista tecnica dedicata alla distribuzione automatica. I manoscritti e le fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti

L’e-quotidiano della distribuzione automatica www.vendingnews.it



Stati Generali del Vending 2014

STATI GENERALI DEL VENDING 2014 DELEGA FISCALE: “STRUMENTI DI CONTROLLO SUI DISTRIBUTORI AUTOMATICI”

LE PROPOSTE DEL VENDING


Dossier

Sen. Cinzia Bonfrisco Dott. Cosimo Maria Ferri Dott. Mariano Bella

Quello della distribuzione automatica è un comparto che, nonostante le condizioni avverse, è riuscito a resistere ai primi anni di crisi, ma che mostra ora segnali di cedimento con un calo del 5,6% delle vendite registrato nel 2014, dovuto alla contrazione dei consumi e alla diminuzione delle “battute” legata alla riduzione del personale e alla chiu-

On. Daniele Capezzone

On. Luigi Casero

Dott. Carlo Sangalli

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l tema della Delega Fiscale, al centro degli Stati Generali del Vending 2014, è stato un argomento forte e sentito, di grande coinvolgimento per gli imprenditori della filiera, riuniti il 30 ottobre scorso nella sede di Roma di Confcommercio – Imprese per l’Italia. La recente “Legge Delega” e le sue ripercussioni sul settore sono state argomento degli interventi degli esponenti delle istituzioni che hanno preso parte all’incontro annuale; una presenza che dimostra come il settore della distribuzione automatica sia finalmente riconosciuto come importante comparto dell’economia, con il suo giro d’affari di 2,5 miliardi di euro e un indotto che impiega circa 30.000 addetti. Il merito di questo riconoscimento va soprattutto al lavoro svolto da Confida che negli ultimi anni ha dato voce alle imprese del vending, rivolgendosi direttamente alle istituzioni e coinvolgendole nelle proprie battaglie, com’è accaduto con Confcommercio, che vediamo oggi spesso schierata al suo fianco nelle occasioni in cui è necessario dar voce al settore.

sura di tante aziende nel nostro Paese. Un cedimento che rischia di diventare un crollo alla luce delle manovre contenute nella Legge Delega allo studio del Governo, due delle quali particolarmente penalizzanti per il comparto: • l’ulteriore aumento delle aliquote IVA in più passaggi dal 2016 al 2018 (10% > 12-13% e 22% > 24-25-25,5) dopo quello d’inizio anno, storicamente unico e rivolto esplicitamente al settore, che ha visto passare l’aliquota agevolata del 4% all’attuale 10%: ben 6 punti percentuale! • l’introduzione di strumenti fiscali di controllo onerosi da mettere in pratica e che implicherebbero un ulteriore sforzo economico in un momento in cui le casse delle imprese non consentono investimenti. Entrambi i punti, accompagnati da apprezzamenti per il settore e riflessioni sui contenuti della Delega Fiscale, sono stati al centro degli interventi di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia; della Senatrice Cinzia Bonfrisco; dell’On. Daniele Capezzone, Presidente della Commissione Finanza della Camera dei Deputati; dell’On. Luigi Casero, Vice Ministro all’Economia e alle Finanze; del dott. Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario di Stato alla Giustizia; di Mariano Bella, direttore Uffici Studi di Confcommercio – Imprese per l’Italia. Una significativa rappresentanza delle

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Stati Generali del Vending 2014

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istituzioni che, pur con qualche piccola divergenza, ha sostanzialmente condiviso e ribadito alcuni concetti che possiamo riassumere in breve nei seguenti punti:

• l’introduzione di strumenti di controllo così come immaginati dal Governo sono penalizzanti ed onerosi per il comparto e va, quindi, previsto un credito d’imposta a sostegno.

• il vending è il settore dell’economia forse più vicino al territorio, grazie alla sua presenza capillare, e maggiormente in grado di rispondere ai nuovi stili di vita, alle esigenze dei consumatori attraverso l’innovazione e la qualità, due fattori che implicano un grande impegno economico e di uomini; • la politica economica ha finora sottratto risorse alle imprese e ai privati, generando una paralisi negli investimenti e nei consumi che ha piegato il Paese; • la Legge di Stabilità dovrebbe dare un’iniezione di fiducia alle imprese, ma in realtà non produrrà nessuno shock positivo sull’economia. Il beneficio sarà così limitato da essere sostanzialmente nullo, com’è accaduto per gli 80 euro in busta paga che di certo non hanno dato alcuna spinta ai consumi; • la Delega Fiscale ha dei punti di forza apprezzabili, quali semplificazione e disboscamento delle procedure; compensazione tra crediti e debiti; apertura di un dialogo con il contribuente attraverso un sistema di consulenza preventiva; sussidi alle imprese che favoriscano le assunzioni e gli investimenti. Di fatto, la Delega Fiscale è entrata da sette mesi nella Gazzetta Ufficiale ma di essa si è concretizzato poco o nulla e tutte le iniziative pro contribuenti e pro imprese vi giacciono; • il previsto aumento delle aliquote I.V.A. sarà la Caporetto dei consumi, perché è storicamente provato che la pressione fiscale è incompatibile con la crescita. Le imprese non possono sostenere ulteriori penalizzazioni e la riduzione del carico fiscale deve essere tra le priorità del Governo se si vuole consentire la ripartenza ed evitare le ricadute. Nel caso specifico: • la distribuzione automatica ha già subito un colpo con l’aumento dell’aliquota IVA dal 4% al 10% e non può sostenerne un altro; • il settore vanta dei crediti ma ha oggettive difficoltà a recuperarli;

A questo proposito, Confida ha affidato al dott. Antonio Tartaro, Responsabile della Commissione Fiscale dell’Associazione, il compito di elaborare in collaborazione con Accenture una soluzione che possa mettere d’accordo le esigenze del settore e quelle del Fisco. Lo strumento di controllo individuato, meno impattante e comunque rispondente alle richieste del sistema fiscale, è stato illustrato dal dott. Tartaro nel corso del suo intervento, preceduto da un’attenta analisi dei sistemi fiscali che regolano la distribuzione automatica negli altri Paesi del mondo. Quest’ultima, curata dal direttore di Confida, Piero Angelo Lazzari, e la proposta del vending per ciò che concerne gli strumenti di controllo fiscale sono approfondite nelle pagine seguenti. Ha chiuso gli Stati Generali del Vending 2014 l’intervento del dott. Cosimo Maria Ferro, sottosegretario di Stato alla Giustizia al quale, dato il ruolo nell’ambito del Governo, è stata esplicitamente posta un’altra esigenza del settore, non inclusa negli argomenti all’ordine del giorno ma di grande attualità: rivedere la materia degli appalti, affinché al centro di essi vengano posti non l’offerta del prezzo più basso e del canone più alto, ma la qualità del prodotto e del servizio – fondamentali nel vending – che richiedono un “prezzo adeguato”. A tal proposito, il presidente di Confida Lucio Pinetti, ha richiamato l’attenzione sul Capitolato Standard elaborato da tempo dall’Associazione che pone i giusti parametri sui quali andrebbero basati i bandi di gara. In conclusione, possiamo certamente affermare che gli Stati Generali del Vending 2014 hanno colto argomenti caldi del settore e non solo, sicuramente di grande interesse in questo particolare momento dell’economia, un interesse dimostrato dalla grande affluenza degli operatori intervenuti all’atteso incontro annuale.


Dossier


Stati Generali del Vending 2014 La geografia fiscale del vending

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Il direttore di Confida, Piero Angelo Lazzari, ha presentato il tema dell’introduzione di strumenti di controllo nel vending, anticipandolo con un excursus sulla posizione fiscale del settore negli altri Paesi del mondo. Uno studio interessante, che meglio inquadra lo scenario che sta per verificarsi in Italia dove da tempo è stata annunciata l’introduzione di un sistema digitale che tracci i corrispettivi relativi alle vendita attraverso distributori automatici e che lo faccia quotidianamente e in maniera chiara e certa. Da quella che abbiamo definito “geografia fiscale” emerge che il caso più rigido è quello della Bulgaria, dove già è in vigore un sistema basato sulla trasmissione digitale dei dati di vendita, registrati da una fiscal box presente sui distributori automatici, collegata col Ministero delle Finanze, al quale vengono trasmesse tutte le cessioni, identificate ognuna con un proprio codice. Questa soluzione, che per comodità definiamo “sistema bulgaro”, è attiva in un Paese in cui il vending è un settore ancora giovane che conta pochi operatori e un ristretto numero di distributori automatici. Eppure per l’Italia, che registra tutt’altri numeri, si profila una situazione analoga che comporterebbe un dispendio impressionante di ore e forza lavoro, per non parlare degli investimenti economici che ogni gestore dovrebbe affrontare. E non c’è eventuale credito d’imposta che, nell’attuale situazione economica del Paese, possa concretamente aiutare.

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Il bollino giallo identifica l’Ungheria dove è stata introdotta una nuova normativa fiscale. Vecchia normativa: nessun registro dei corrispettivi e autodichiarazione mensile dei ricavi. Nuova normativa: dal 1°gennaio al 31 marzo 2015 registrazione su portale governativo di tutte le Vending machine (100€/macchina). Installazione di una Blackbox su ogni Vending macchine collegata on line con l’Autorità Fiscale.

Il bollino rosso identifica la Bulgaria dove è stata inserita una “fiscal box” all'interno delle vending machine. Similmente ai registratori di cassa, già collegati on-line al server del ministero delle Finanze, ogni vendita effettuata attraverso distributori automatici verrà inviata al server dell’Autorità fiscale. Inoltre, come accade per gli scontrini, ogni vendita è identificata da un proprio codice.

Il bollino verde identifica i Paesi in cui attualmente non vi è una specifica regolamentazione relativa al Vending. In Paesi come Stati Uniti, Giappone, Austria, Francia, Svezia, Regno Unito, come ogni altro settore business, ogni azienda del Vending deve dichiarare annualmente i propri redditi al fisco.

Casi particolari

Germania: entro fine anno è attesa una specifica normativa per il Vending (probabile raccolta dati vendita su supporto elettronico). Romania: il controllo fiscale avviene sulla base dei dati rilevati attraverso il contatore delle macchine o attraverso la registrazione dei movimenti di magazzino (in & out). Un anno fa il Ministero delle Finanze ha comunicato all’Associazione Vending romena (PRIV) l’intenzione di introdurre un sistema di rilevazione elettronica dei dati fiscali dai distributori automatici, chiedendole un contributo tecnico per un’ipotesi di soluzione. A tutt’oggi non ci sono stati sviluppi. R Russia: non c’è l’obbligo di tenere un registro dei corrispettivi e l’autorità fiscale accetta le autodichiarazioni sui ricavi effettuate dalle aziende. È prevista invece una tassa fissa annuale per ogni distributore automatico installato. Spagna: non c’è l’obbligo di tenere un registro dei corrispettivi. Le Aziende comunicano l’imponibile alla fine di ciascun anno sulla base dei dati bancari (per i piccoli operatori) e con il supporto di dati raccolti con i software gestionali (per gli operatori più grandi). Queste informazioni vanno conservate per eventuali verifiche.


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Stati Generali del Vending 2014

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Qual è l’alternativa proposta? La scelta meno dolorosa consisterebbe nell’intervenire sul software, piuttosto che sull’hardware, considerato che ogni distributore automatico è dotato di un sistema elettronico basato su periferiche (es. i palmari). Basterebbe integrare un software certifica-

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controparte, si richiede che vengano eliminate tutte quelle procedure burocratiche attualmente in vigore (le varie dichiarazioni a Comuni, ASL ecc.), una volta partito il sistema. Confida premerà affinché sia dato giusto peso e valore alla proposta avanzata dal settore, una soluzione che i rappresentanti istituzionali presenti agli Stati Generali sembrano aver apprezzato.

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to dedicato alla tracciabilità e alla trasmissione dei dati fiscali. In questo caso, i dati relativi alle cessioni andrebbero a confluire in un computer sul quale sia stato installato il software certificato; una volta ricompattati, tutti i dati in ingresso verrebbero trasmessi quotidianamente all’Agenzia delle Entrate. Si ipotizza, inoltre, che ogni distributore automatico sul territorio venga identificato attraverso un codice univoco posto sulla macchina affinché, attraverso un portale dedicato, si possa tracciare il percorso di ogni vendita effettuata attraverso distributori automatici (ubicazione macchina, tipo di consumazione, azienda che la gestisce…). Questa soluzione si pone nella direzione delle Semplificazioni Fiscali a cui il Governo tende e pertanto, come

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onfida intende porsi come partner tecnico del Governo per individuare un sistema percorribile per le aziende, meno “bulgaro” ma altrettanto affidabile, serio e concreto per il Fisco, a dimostrazione che il vending non è composto da un popolo di evasori, come spesso si accusa, ma da imprenditori disposti al dialogo e al confronto, purché si giunga a una soluzione sensata ed equilibrata. Per questo motivo, l’Associazione di categoria, in collaborazione con Accenture, ha affidato al dott. Antonio Tartaro, responsabile della Commissione Fiscale di Confida, il compito di elaborare un sistema di tracciabilità adeguato alla situazione del vending italiano. L’analisi del dott. Tartaro parte dall’esame del parco macchine attuale che conta solo 690.000 sistemi di pagamento installati su distributori automatici, dei quali solo la metà di ultima generazione, capaci cioè di colloquiare con quelle che definiamo “fiscal box”, le scatole nere del sistema bulgaro. L’adeguamento implicherebbe, dunque, l’installazione di scatole di telecomunicazione - una per ogni macchina - per un tempo/lavoro stimato di 2 ore per ciascun distributore automatico, se l’operazione viene effettuata sul campo. Considerato che di preferenza i gestori sceglierebbero di ritirare le macchine e adeguarle presso le proprie officine, i tempi e i costi si dilaterebbero. Va aggiunto, inoltre, che il 25% delle attuali macchine è di vecchia generazione, inadeguabile e dunque da sostituire. Si stima, quindi, un costo globale per il settore di circa 200/220 milioni di euro.

La proposta fiscale del vending


Tre domande al dott. Lucio Pinetti

Di sicuro il 2014 è stato un anno in cui l’Associazione si è data molto da fare, non foss’altro che per Venditalia che impegna la struttura in misura significativa per oltre un anno. In più, le attività istituzionali che abbiamo svolto sicuramente sono state altrettanto importanti e hanno toccato temi che rappresenteranno una svolta nel vending per il futuro. Pensiamo all’aumento dell’IVA che ha visto un’attività intensa di Confida in chiusura 2013 e apertura 2014 e la certificazione dei corrispettivi che è stata l’oggetto degli Stati Generali e

Dopo aver avuto una serie di incontri con Expo 2015, che però non hanno portato alla possibilità di esporre all’interno dei padiglioni dell’Esposizione Universale, la scelta di Confida è stata quella di unire le forze a Tuttofood, che si terrà la settimana d’inaugurazione di Expo. All’interno del Salone Tuttofood il vending verrà presentato con un suo padiglione specifico che abbiamo chiamato Venditalia 2015 Special Edition. In realtà è molto di più: di fatto è la presentazione della distribuzione automatica al più vasto mondo del food

e di Expo. Venditalia si realizzerà in due aree differenti: una progettuale e una commerciale. Grande rilievo verrà dato all’area progettuale all’interno della quale aziende, organizzazioni ed enti potranno presentare progetti in linea con i vasti temi di Expo. Oltre alla partecipazione a Expo, quali sono le attività previste da Confida per il 2015? Uno degli elementi che vogliamo continuare a mantenere è la vicinanza con il territorio. Non è escluso quindi che organizzeremo dei momenti di incontro come associazione per informare e condividere con le aziende locali gli ultimi sviluppi normativi e le strategie del vending.

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Dottor Pinetti, possiamo considerare il 2014 un anno positivo per Confida?

Ci apprestiamo ad entrare nell’anno di Expo 2015, occasione per una Specialedition di Venditalia. Quale posizione occuperà il vending nell’ambito di questo evento universale?

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che sicuramente comporterà un grosso cambiamento delle attività delle nostre associate nel prossimo futuro.

on l’avvicinarsi della fine del 2014, abbiamo colto l’occasione degli Stati Generali per rivolgere tre domande al presidente di Confida, per tracciare un consuntivo delle attività svolte dall’Associazione.

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Bianchi Vending S.p.A. Intervista con Massimo Trapletti

l 17 luglio 2014 rappresenta per Bianchi Vending una data storica poiché, col ritorno dell’intera proprietà nelle mani della famiglia Trapletti, l’Azienda riacquista l’impronta familiare che ha avuto dalla sua fondazione nel 1959 fino ai primissimi anni 2000. La lungimiranza di Angelo Trapletti, in un mercato che allora era tutto da fare, diede avvio a una realtà imprenditoriale innovativa in un settore di cui si potevano solo intravedere le potenzialità, riuscendo a farne un leader di mercato in Italia e all’estero, posizione che Bianchi Vending continua peraltro a mantenere. Fondamentale in questo percorso è stato l’apporto dei figli di Angelo, in particolare di Massimo che, entrato in Azienda nel 1992 e rimastovi fino al 2008 nel ruolo di Amministratore Delegato e Direttore Generale, è stato colui che più di ogni altro ha saputo apportarvi un radicale rinnovamento. Internazionalizzazione, servizio capillare al cliente, attenzione per l’innovazione tecnologica sono stati negli anni i punti fermi della strategia di crescita di Bianchi Vending. Nel 2001, con l’acquisto del 25% delle partecipazioni da parte del fondo americano General Electric Capital, inizia un nuovo capitolo della storia dell’Azienda che vede l’ingresso di ABN AMRO Capital Italia prima col 60% e poi, nel 2008, col 100% della proprietà, trasferita subito dopo a FA Capital.

Nel 2007, per insanabili divergenze di vedute col management del fondo, la famiglia Trapletti lascia Bianchi Vending Group e lo fa in un momento particolarmente positivo per l’Azienda che nel 2007 aveva raggiunto il fatturato record di 100 milioni di euro. L’episodio ha dato avvio a un periodo molto complesso per il Gruppo, spesso al centro delle cronache e non solo settoriali, per le evidenti difficoltà di gestione dimostrate dai nuovi manager i quali, dopo aver affiancato per qualche anno la dirigenza Trapletti, si sono trovati a fronteggiare da soli un mercato di cui probabilmente non conoscevano bene le dinamiche. Il percorso involutivo di Bianchi Vending è diventato particolarmente critico negli ultimi anni perché ha registrato un crollo del fatturato, sceso fino a 55 milioni di euro, e una crescita progressiva dell’indebitamento, soprattutto verso le banche, situazione che ha portato l’Azienda sull’orlo del concordato preventivo. È in questo contesto che s’inserisce il ritorno della famiglia Trapletti, un rientro salutato con soddisfazione soprattutto dai 360 dipendenti che hanno vissuto

gli ultimi anni in un clima di incertezza e agitazione. Ancora una volta è Massimo a prendere le redini del Gruppo, dopo aver rimesso nel luglio scorso la propria carica di Amministratore Delegato in IVS. È una coincidenza che le dimissioni del dottor Trapletti dal ruolo di AD in IVS avvengano in un momento di crescita della compagnia di gestione? Quando vi fece ingresso nel 2008, IVS era una delle maggiori compagnie di gestione italiane, divenuta oggi, nel momento in cui il dottor Trapletti lascia, la prima compagnia in Italia, leader in Europa e quotata in Borsa. È forse una coincidenza, che però ci spinge a fare una riflessione sull’uomo: sembra quasi che raggiunto un obiettivo, Massimo Trapletti senta il bisogno di porsi nuove sfide e ben venga se queste appaiono “missio-


Aziende ni impossibili”. È proprio da qui che diamo inizio alla nostra intervista col dottor Trapletti a soli tre mesi dal suo ritorno in Bianchi. Dottor Trapletti, cosa ha spinto la sua famiglia a riprendersi la Bianchi? In realtà, quando la proprietà di Bianchi Vending Group Spa (FA Capital ndr) ha deciso di richiedere l’accesso alla procedura concordataria, c’erano due scenari possibili: il fallimento della Società con la fine d’una storia che dura da più di 50 anni, o la sua cessione a N&W con conseguente chiusura dello stabilimento di Cisterna di Latina e il rischio del trasferimento della produzione nella sede di N&W. Con l’attaccamento sentimentale che ci lega al marchio ci siamo sentiti in dovere di intervenire per evitare questa situazione. Come ha vissuto questo ritorno suo padre Angelo, che ne è stato il fondatore? Bianchi è una storia di famiglia e posso dire che questo marchio fa parte del nostro DNA. Quindi potete bene immaginare che abbiamo tutti vissuto questo ritorno con grande emozione! In particolare mio padre che aveva ormai messo da parte l’idea di poterla riprendere. Lui lo aveva fatto con Bianchi biciclette vendendola prima alla Piaggio e poi ricomprandola. Quale ruolo svolgono i suoi fratelli nella nuova Bianchi Vending S.p.A.? Abbiamo iniziato a ridisegnare l’organigramma, con l’obiettivo di creare una squadra unita che abbia la stessa volontà di portare l’azienda al primo piano sul mercato, e soprattutto delle persone di fiducia di alta professionalità. All’interno di questa organizzazione, i miei fratelli occupano dei posti chiave per l’azienda come la divisione acquisti e logistica per Fabrizio, e la divisione amministrazione finanziaria per Mariella; ruoli che svolgevano del resto già in passato.

Durante gli anni in IVS, da spettatore come ha vissuto i momenti difficili della Bianchi? Ho lasciato la Bianchi nel 2007, perché eravamo in contrapposizione con le strategie e gli obiettivi dell’allora fondo di private equity che deteneva il 60% delle azioni dell’azienda (Abn Amro Capital ndr). Durante questi sei anni, mi sono veramente impegnato nel mio ruolo di Amministratore Delegato in IVS, con grande energia e passione. In realtà, fino allo scorso dicembre ero stato uno spettatore interessato ma non protagonista nei tentativi di cessione di Bianchi. Il primo segnale tangibile del cambiamento in Bianchi sono il nuovo colore del logo aziendale e il nuovo nome che ha perso l’appendice Group. Come mai questa scelta? Il nostro logo è un segno distintivo, che porta con sé i valori di Bianchi. Volevamo mantenerlo per dare continuità, ma nello stesso tempo volevamo staccare con il passato e quindi abbiamo lavorato sul colore. Cosa che faremo anche nel restyling dei distributori. Bianchi Vending SpA è l’espressione più semplice e più “pulita” della nostra identità e forse un po’ è il ritorno al nostro passato. Di fronte alla situazione ereditata in Bianchi, difficile sotto più punti di vista, a quali criticità ha dovuto dare priorità?

La prima priorità su cui ho lavorato è stata quella di ridisegnare l’organigramma cercando di abbattere le barriere interne che si erano create e mettendo gli uomini che ritenevo all’altezza nei ruoli giusti. La seconda è stata quella di capire la gamma dei prodotti esistente e quali problemi c’erano da risolvere per riconquistare la fiducia dei clienti e lo stiamo facendo. La terza di interrompere molti dei progetti in fase di sviluppo nell’R&D non ritenuti strategici, sostituendoli con una serie di iniziative che mirano a completare la gamma esistente colmando i buchi che erano palesi. La quarta è stata quella di re-implementare il sistema logistico e produttivo che avevamo già perfezionato in passato e che ci aveva reso estremamente flessibili ed efficienti e che la vecchia gestione aveva distrutto. Guardiamo il mercato dal punto di vista dei produttori. In Italia abbiamo l’eccellenza nella produzione di macchine e, nonostante il momento, i nostri costruttori mostrano coraggio investendo in tecnologia e lanciando nuovi modelli. Bianchi è sempre stata all’avanguardia da questo punto di vista. Quali strategie pensa di mettere in campo per fronteggiare la concorrenza e aggredire il mercato? La nostra volontà è chiaramente, di spingere l’azienda a tornare ai livelli che le competono nel panorama internazionale. Le nostre ambizioni sono alte e si ba-

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Bianchi Vending S.p.A.

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sano su una visione molto pragmatica del mercato del Vending. Bisogna rendere più accessibili a tutti i gestori le nuove tecnologie che oggi necessitano di investimenti troppo elevati rispetto alla durata media di ammortamento del distributore e che vediamo essenzialmente nei siti pubblici di alto consumo. Domani vogliamo portare queste nuove tecnologie nel mondo del corporate, che rappresenta il 70% del mercato, con delle soluzione multimediali, accattivanti e moderne che rispondano alla richiesta del consumatore. Oltre alle nuove tecnologie proporremo delle soluzioni alternative con l’obiettivo di allargare il bacino dei consumatori per il vending. Bisogna uscire dai luoghi chiusi, nel senso letterale e metaforico del termine, e guardare all’outdoor, al Vending di strada. L’outdoor deve essere approcciato in maniera diversa, con macchine e soluzioni nuove. A breve ritengo che Bianchi sarà in grado di rispondere a queste aspettative di un Vending diverso e più redditizio. Le nostre idee sono numerose e saranno implementate a breve. Abbiamo tutte le competenze sia umane che produttive e non avendo problemi finanziari possiamo investire per raggiungere i nostri obiettivi. Guardiamo il mercato dal punto di vista dei gestori. Di fronte alla crisi dei consumi, le compagnie di gestione sono sempre più indirizzate verso il mercato del ricondizionato. Qual è la sua opinione? Ritengo che facciano bene! D’altra parte in IVS sono stato il fau-

tore della creazione dei centri di revisione dei distributori usati. Ne valeva la pena per i numeri che giravano tra ritiri, installazioni e sostituzioni. Se i produttori non saranno in grado di produrre distributori automatici che rendano vecchi quelli attualmente nel mercato, quale sarebbe la motivazione per cui si dovrebbe comprare un nuovo distributore? La partnership con Caffè Renoir è nata per stimolare i gestori. Ce ne parla? Pensate ad altre iniziative dello stesso genere? Incoraggiamo tutte le iniziative che possano aiutare i nostri clienti ad investire per migliorare la loro redditività. Questo accordo è stato raggiunto con Caffè Renoir al fine di dare al mercato un’offerta doppiamente vantaggiosa, composta di macchine e prodotti, tale da poter offrire al consumatore un caffè a regola d’arte. Questa collaborazione prevede per il gestore che aderisce all’offerta elaborata da Caffè Renoir di pagare il costo d’acquisto dei distributori attraverso l’acquisto di miscele Renoir. Quanto conterà la sua esperienza in IVS nel futuro di Bianchi Vending? Conterà tantissimo! Aver avuto la fortuna di collaborare con IVS, la società leader nel mercato, mi ha dato una visione tridimensionale del business. Infatti, a questo punto ho una visione da una parte come produttore, dall’altra come logistico-distributivo ed infine come società di marketing-servizio. Ritengo di sapere di cosa ha bisogno il nostro mercato per uscire da questa spirale del ribasso del prezzo che strangola il nostro settore ed impedisce alle Società di investire per il futuro. Cercherò di mettere in pratica queste conoscenze e magari dare il mio contributo per cambiare qualcosa nel mercato. Bianchi Vending è leader di mercato

anche all’estero. Come si sta muovendo il mercato fuori dall’Italia? Ci sono mercati in fase di sviluppo ed altri in forte stagnazione. Per Bianchi l’estero è predominante sul fatturato. Le filiali in Europa, Francia, Spagna, Germania, Portogallo e Svezia rappresentano oltre il 30% della produzione delle macchine vending Bianchi e il resto del mondo il 50%. L’obiettivo che ci poniamo è di rafforzare le attuali filiali esistenti, comprese quelle di Brasile e Torino, e di continuare la copertura territoriale nel mondo trovando i migliori distributori locali, facendo accordi di esclusiva in modo da essere sicuri che investano sul nostro marchio. Per raggiungere quest’obiettivo abbiamo chiuso un accordo questo mese inserendo nella nostra organizzazione un assoluto conoscitore del mercato Sud Americano con l’intento di coprire tutti i territori dove non abbiamo la presenza di una filiale. Nonostante abbia lasciato la sua carica di AD in IVS, ne fa comunque parte. Come pensa di conciliare il doppio ruolo? Sono rimasto nel CDA di IVS Group principalmente per una questione “estetica” verso Borsa Italiana. Non volevo che ci sono fossero fraintendimenti sul mercato e sull’andamento del titolo azionario nel caso fosse passata la notizia, falsa, di mie dimissioni da amministratore di IVS per contrasti interni e non, invece, com’è realmente accaduto, per una precisa scelta imprenditoriale della mia famiglia. Presenzio ai Consigli di amministrazione con diritto di voto....uno su tredici consiglieri, poco per incidere. Una domanda personale: in tutta sincerità, si sente un po’ il Superman del vending? No, non mi sento Superman, mi sento qualcuno che ha voglia di accettare sempre sfide nuove e che mette a disposizione delle aziende dove lavora tutto il sapere che ha con l’obiettivo di farle crescere nel modo più sano possibile senza mai dimenticare che le Società sono fatte di uomini. Vending News

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Caffè Renoir - Un modello di business innovativo Intervista con Riccardo Fatone

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l marchio Caffè Renoir nasce nel 2013 da un’idea di un gruppo di giovani imprenditori romani, con consolidata esperienza nel settore alimentare e in particolare del caffè.

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L’obiettivo è quello di lanciare un marchio di caffè che copra a 360 gradi le necessità del consumatore sfruttando tutti i possibili canali distributivi: dal Vending al segmento OCS, passando per l’Ho.Re.Ca. e la GDO. In questo primo periodo di attività, l’attenzione si è focalizzata soprattutto sui settori Vending e OCS. La strategia di penetrazione del mercato si basa, oltre che sulla qualità dei prodotti offerti e la costante attenzione alle necessità dei clienti, sulla capacità di fornire servizi accessori agli operatori del settore. Più nel dettaglio, l’Azienda ha studiato un modello di business che va incontro alle esigenze degli operatori in questo momento particolarmente difficile, con l’obiettivo di incentivarne gli investimenti attraverso formule studiate ad hoc. In particolare sono stati raggiunti accordi a livello nazionale con aziende leader del settore: Bianchi Vending, Flo e Payment Technologies, rispettivamente per quanto riguarda la produzione di distributori automatici, di bicchieri e di sistemi di pagamento. Approfondiamo l’argomento parlandone con Riccardo Fatone, ideatore del progetto Caffè Renoir. Che tipo di accordi avete stretto con aziende come Bianchi, Flo e Paytec? Gli accordi, di natura reciprocamente esclusiva, prevedono la possibilità per

l’operatore Vending di collegare l’acquisto di caffè a marchio Renoir con la fornitura di beni dei suddetti produttori in maniera gratuita. Ce ne illustra i dettagli? Per quanto riguarda Bianchi Vending è stato creato un meccanismo che lega l’acquisto di determinate quantità di Caffè Renoir alla concessione in comodato d’uso gratuito di distributori automatici, con opzione di acquisto dei beni a valori estremamente ridotti (1% del valore di listino) al termine del periodo contrattuale (60 mesi). Più in dettaglio, la formula studiata per determinare le quantità di caffè da acquistare prevede una fornitura mensile di 5 kg per ogni € 1.400,00 di valore di listino del distributore. In questo modo il gestore può ottenere migliori benefici in termini di dilazione delle modalità di pagamento che offrirebbe un classico finanziamento, senza però dover sottostare necessariamente alle logiche del sistema bancario, che oggi sempre più risulta essere distante dalla comprensione dei meccanismi dell’economia reale. In più il gestore che aderisce all’iniziativa otterrà un vantaggio a livello fiscale: infatti il costo del caffè, a differenza delle forme finanziarie classiche, permette la detrazione dal bilancio al 100%.

Ci fa un esempio pratico? Possiamo ipotizzare la concessione di una Lei 500 M E6S MC Smart e un Vista M 3° Slave in comodato d’uso gratuito: i prezzi di listino sono rispettivamente di € 3.550,00 ed € 3.090,00, che scontati al 30% danno un prezzo finale di € 2.485 e €2.163, per un totale di € 4.648,00. A questo punto, applicando la formula di conversione, in Kg. Avremmo un acquisto mensile di 23,24 Kg. per il comodato delle due macchine, arrotondato per eccesso a 24, che valorizzati ad € 8,9 per Kg. corrispondono a una spesa mensile pari ad € 213,60. Effettuando acquisti di caffè e finanziamento di distributori in maniera separata, il gestore andrebbe ad affrontare una spesa mensile per l’approvvigionamento di caffè pari ad € 108,5 (considerando un prezzo d’acquisto di € 4,50 per Kg.), mentre ipotizzando un finanziamento con tasso di interesse dell’8,52% (TEGM medio relativo ad un’operazione di leasing strumentale


(11% del fatturato). La formula è applicabile solo ai distributori automatici free-standing?

Come sono strutturati gli accordi con gli altri partner? L’accordo con FLO prevede l’omaggio di un cartone di bicchieri per l’acquisto di 12 Kg. di Caffè Renoir a un prezzo di € 6,50 per Kg., mentre per i sistemi di pagamento e quindi con la Payment Technologies è stato ideato un mec-

canismo simile nella modalità ma differente nelle quantità di caffè da acquistare. Qual è l’obiettivo del “sistema Renoir”? L’obiettivo è quello di creare attraverso queste partnership una rete di eccellenze nel Vending che sappia soddisfare al meglio l’utente finale, fornendo all’operatore del settore i migliori strumenti presenti sul mercato. Di riflesso l’imprenditore che aderirà a queste iniziative avrà delle agevolazioni in termini di prezzo e di modalità di pagamento che renderanno più semplice l’investimento in prodotti di qualità elevata, che in un periodo di crisi economica sono sempre più soppiantati da altri reperibili a prezzi più bassi, ma sicuramente di qualità inferiore.

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Un meccanismo simile è stato ideato per l’OCS. In questo caso, alla concessione in comodato d’uso gratuito della macchina viene collegata una fornitura della durata di 18 mesi di una scatola di cialde in carta filtro valorizzata ad € 0,15 per cialda. Anche in questo caso il vantaggio per il gestore che aderisce all’iniziativa è tangibile sin da subito, in quanto consegnando il distributore con la scatola di cialde rientra ampiamente della spesa sostenuta in acquisto della merce, mentre la macchina non ha un’incidenza economica propria.

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stipulata ad Ottobre 2014 di importo inferiore a € 25.000,00) sosterrebbe un esborso finanziario mensile di circa € 105,00. Sommando le due voci di costo si ottiene una spesa simile a quella da affrontare con il metodo Renoir. È possibile poi per il potenziale cliente effettuare il calcolo della sua disponibilità di plafond in base al suo consumo di caffè: ad esempio per una gestione che acquista 100 Kg. di caffè mensili, applicando la formula inversa (100/5 * 1.400), è possibile sostenere, applicando il metodo Renoir al suo consumo di caffè, un investimento di € 28.000. Tale cifra corrisponde all’acquisto di circa 15 distributori che, installati ad una media di 600 erogazioni mensili a macchina, portano a un totale di 9.000 erogazioni mese. Tale indotto, stimando un prezzo medio di vendita pari ad € 0,44, genera un fatturato di € 3.960,00 a fronte del quale il gestore affronterà una spesa effettuata con il metodo Renoir di € 890,00 (100 kg.* € 8,90 al Kg.). Se consideriamo che avrebbe comunque acquistato quel quantitativo di caffè a un prezzo di € 4,50 per Kg. per la sua attività, la spesa effettiva si riduce a € 440,00

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Come creare un Business Plan

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e vi siete recati in banca per chiedere un finanziamento o se avete dovuto presentare un progetto a un partner o potenziale investitore o se semplicemente avete avuto l’idea di avviare un nuovo progetto, certamente vi siete imbattuti nella necessità di realizzare il “business plan” o comunque un documento in grado di descrivere il progetto, le ragioni della sua sostenibilità e le motivazioni che dovrebbe spingere qualcuno a credere in quel progetto o ad assistervi finanziariamente. La maggior parte delle imprese, soprattutto le piccole, realizzano un business plan solo quando richiesto e non ne possono fare a meno. Le grandi imprese e, forse, le più organizzate, considerano il business plan un vero e proprio “navigatore”, in grado di misurare in ogni momento il punto nave e gli scostamenti rispetto alla rotta tracciata. Ma cos’è esattamente il business plan e come si crea? Siamo sicuri che quando si fa riferimento al business plan si intende tutti la stessa cosa? I più smaliziati sostengono che il business plan sia un documento che deve aiutare a convincere la propria controparte che il progetto “sta in piedi”; altri che è utile per tirare su il prezzo nel caso si voglia vendere qualcosa; altri ancora che sia completamente inutile, tanto ci pensano loro a convincere la propria controparte che l’idea è buona. Queste sono le affermazioni tipiche (in gran parte corrette) degli Imprenditori e in generale di coloro che i progetti li pensano, li sostengono e li realizzano nella realtà. Qual è il contenuto del business plan e come si crea? In questo numero intendiamo fornire un metodo pratico per la redazione e la stesura di un business plan alla portata di tutti gli imprenditori. Se avete la pazienza di leggere fino in fondo questo articolo, scoprirete come da domani sarete in grado di preparare in pochi minuti i documenti

A cura di Alessandro Fischetti L’Imprenditore srl - è una società italiana che fornisce dati ufficiali (camerali, catastali, etc) ed informazioni di soggetti nazionali ed internazionali attraverso il portale www.leanus.it e/o attraverso i propri collaboratori e partners. Leanus è distributore ufficiale di Infocamere, la società consortile delle Camere di Commercio, che gestisce l’unico archivio ufficiale e garantito per legge delle informazioni camerali (Visure, Protesti, Bilanci, etc). Leanus è partner di Informa D&B, il principale operatore spagnolo, e di Bisnode D&B – Svizzera, gruppo che vanta oltre 3.000 dipendenti e la presenza in 19 mercati europei.

da presentare in banca per una richiesta di finanziamento o ai propri partner per avviare una nuova trattativa. Il business plan generalmente è composto da due parti, una descrittiva e l’altra numerica. La parte descrittiva ha la finalità di raccontare il progetto e in qualche modo anticipare le possibili domande che il nostro interlocutore potrebbe farci. Senza pretendere di comprendere tutti i possibili argomenti da includere, potremmo dire che la sezione descrittiva contiene le seguenti informazioni: • Il progetto • I promotori e/o la società promotrice • Il mercato • La concorrenza • I clienti attuali e/o potenziali • I fornitori strategici e non • I canali distributivi • I rischi, le opportunità, i punti di forza e di debolezza • Perché il progetto è vincente Ciascun capitolo può essere più o meno complesso da sviluppare in funzione della tipologia di progetto, del valore delle poste in gioco, della preparazione degli interlocutori e cosi via. Sta di fatto che alla fine della lettura del business plan bisogna essere sicuri di aver generato un’emozione positiva nei nostri interlocutori, il classico

effetto WOW. Bisogna essere in grado di convincere il nostro interlocutore che il modello di business ha degli elementi tali da essere in grado di “amministrare un bisogno del cliente finale in un modo unico, tale da non lasciare alternativa”. Gli americani, per descrivere questo concetto, hanno da tempo clonato il termine “unique selling proposition”. Immagino che se qualcuno ha resistito fin qui, il rischio di perderlo entro le prossime dieci righe è molto alto. “Unique selling proposition? Cose da consulente…”. Spieghiamo questo termine con un esempio pratico. Immaginiamo un fornitore che deve incontrare un importante cliente in centro città. L’appuntamento è in una zona in cui ci sono solo due ristoranti. Il primo è una trattoria; si mangia molto bene ma il personale è un po’ “caciarone”; il secondo è un ristorante “stellato”, caro, nonostante la cucina non sia all’altezza del nome. Il personale è molto professionale e riservato. Secondo voi il fornitore quale ristorante sceglie? Quello economico dove si mangia bene, o quello caro e raffinato? Probabilmente la risposta dipende

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da quanto è importante l’incontro con il Cliente, dal rapporto più o meno confidenziale che c’è tra le parti o da altri fattori. Certo è che la maggior parte di voi avrà pensato che la risposta giusta sia: “il ristorante stellato”. Chi ha pensato così ha ragione. In quel momento, infatti, il ristorante stellato è stato in grado di amministrare il bisogno di rappresentanza del cliente, bisogno che in quel momento non poteva essere amministrato in altro modo a tal punto da giustificare un maggior prezzo e addirittura una minore qualità del cibo. Come vedete la decisione di acquisto può dipendere solo parzialmente dal prodotto “ristorante”, perché entrano in gioco altri valori che il prodotto ristorante, in quel preciso momento è in grado di trasmettere.

da vaporizzare in corrispondenza di un certo locale, piuttosto che i colori delle pareti o le caratteristiche somatiche del personale. In altri termini studiano tutti gli elementi che fanno scattare l’effetto WOW nel consumatore finale o in generale in coloro che determineranno, con il loro comportamento, il successo o meno del progetto. Chi si stava domandando: “Che emozioni possono dare le macchinette del caffè?” Ecco che allora potrebbe avere qualche stimolo in più per ripensare al proprio business e magari, esattamente come facciamo noi adesso, ripensare alla necessità di creare un business plan.

In un ufficio quanti caffè vengono consumati alla macchinetta per l’esigenza di bere un caffè e quanti magari solo per incontrare una persona o per altre ragioni apparentemente non collegate alla consumazione?

Oltre alla parte descrittiva, in un business plan è fondamentale elaborare la parte numerica. Proseguendo con il nostro esempio, immaginiamo che il ristorante stellato (fatturato 2014 pari a 61 milioni) debba fare il business plan per acquistare un monolocale in vendita proprio a fianco per un valore di 4 milioni di euro, ristrutturazioni incluse. Il nuovo locale porterebbe nuovo fatturato per circa 6 milioni all’anno. Il ristoratore vuole ampliarsi perché in questo modo può servire i manager di alcune importanti aziende della zona. Il pagamento è garantito, ma in media dopo 250 giorni.

Forse è impossibile saperlo con esattezza, ma è importante tenere bene a mente che il pulsante dell’erogazione viene spinto per un complesso di motivazioni solo in parte riconducibili al gusto, alla qualità e al prezzo del caffè. Immaginiamo adesso che lo stesso fornitore si trovi nella stessa via di fronte agli stessi ristoranti ma è venerdì sera ed è in attesa di un vecchio amico. Secondo voi sceglierà il ristorante stellato oppure la trattoria? Come vedete è possibile che la stessa persona si comporti in modo opposto in funzione della situazione e del contesto in cui si trova. Proprio per questo, per riferirsi alle caratteristiche del mercato, gli esperti non fanno riferimento solo a età, sesso, istruzione dei clienti, ma soprattutto alla cosiddetta “segmentazione comportamentale” quella basata, appunto, sui comportamenti e sulle situazioni di contorno. Questi meccanismi li conoscono bene gli esperti di NeuroMarketing, ovvero coloro che studiano le reazioni del cervello umano di fronte alle sollecitazioni esterne; li conoscono talmente bene da studiare i profumi

Come valutare rapidamente la sostenibilità di un progetto prima ancora di creare il business plan.

o dopo aver speso molto denaro, infatti, solo alla fine dell’elaborazione ci si rende conto che il progetto o l’idea che si intendeva valutare non è sostenibile e che “non sta in piedi”. Come fare allora ad evitare tutto questo? Immaginate di dover dare una risposta in fretta, magari al vostro responsabile o alla banca che vi pressa per mandare il progetto in delibera (ci vuole proprio una grande immaginazione soprattutto di questi tempi...), come fare per simulare rapidamente se un determinato progetto ha le “gambe per poter correre”? Di seguito, facendo riferimento all’esempio del nostro ristorante stellato vi mostriamo come valutare in pochi secondi se un progetto è sostenibile oppure no.

Vi sembra un buon progetto? Diciamo subito che elaborare i numeri di un business plan è un lavoro da esperti; è un processo complesso che richiede competenze e tante ore di lavoro. Sicuramente non è sufficiente un articolo o una sessione di formazione per trasformare un principiante in un esperto di business plan. È necessario avere competenze di analisi dei dati d’impresa, competenze fiscali, saper formulare ipotesi, elaborare il profilo economico, patrimoniale e finanziario dell’iniziativa imprenditoriale. Un lavoro molto complesso che nasconde molte trappole e rischi di errore. Talvolta però tale lavoro risulta essere inutile: dopo molte ore di lavoro

Il ristorante stellato è sempre andato bene, così come tutti gli altri locali del “Gruppo” che generano complessivamente oltre 61 milioni di euro di ricavi. Tolti gli acquisti di materie prime e i 26 milioni di Costi di Gestione (personale, affitti, amministrazione, etc) rimane un discreto margine del 4,9%.


Sottratti tutti gli altri costi (ammortamenti, oneri finanziari, tasse etc), rimane un utile del 1,5% pari a quasi un milione di euro (930.494,00). Un risultato accettabile!

di stimare i ricavi potenziali. Conosce anche perfettamente il prezzo di acquisto del locale e i costi di ristrutturazione.

Immaginiamo adesso di voler verificare la sostenibilità del progetto di

espansione. In sintesi (vedi riquadro) il progetto prevede l’acquisto del monolocale per servire i manager delle grandi imprese della zona. Il ristoratore conosce bene quanti “coperti” potrà realizzare e a quale prezzo, pertanto è facilmente in grado

Immaginando per semplicità che i lavori si possano realizzare entro la fine dell’anno e di aprire il locale al pubblico il 1° gennaio 2015, abbiamo inserito i ricavi che presumibilmente si andranno a realizzare nel 2015 (67 milioni di euro, ovvero 61 del precedente anno, più 6 milioni derivanti dal progetto di espansione). Come potente notare, il Reddito Netto (a parità di altre condizioni) cresce si-

gnificativamente fino al 2% dei Ricavi. Perché? Perché il nuovo business, ovvero i nuovi coperti fatti grazie all’apertura della nuova sala, sono altamente redditizi e i maggiori margini consentono all’impresa di “spalmare i costi fissi” su un maggior numero di attività. Potete notare infatti che nella simulazione “Acquisti” e Costi Variabili sono cresciuti proporzionalmente ai Ricavi; i costi fissi invece sono rimasti

invariati così come gli oneri finanziari. Le imposte invece sono cresciute per effetto del maggior Reddito. Quindi è un buon progetto? Sembrerebbe di sì. Il fatturato aumenta, crescono i margini e il reddito netto complessivo aumenta di quasi 400.000 euro. E invece è, o almeno potrebbe essere, sbagliato! Vediamo perché:

Vediamo come simulare in pochi secondi la sostenibilità o meno di questo progetto.


L’investimento per acquisire il monolocale e per realizzare le opere è di 4.000.000 di euro. Aggiungiamo pertanto 4 milioni alle Immobilizzazioni Materiali. Abbiamo anche detto che il monolocale servirà i manager di alcune aziende importanti della zona a cui sono state concesse delle forti dilazioni nei pagamenti. Addirittura 250 giorni dall’invio del rendiconto. Facendo un rapido conteggio, il ristoratore si rende conto che incasserà propri crediti, in media dopo 180 giorni, ben 23 giorni in più di quanto non accadeva l’anno precedente. Avete notato l’effetto sui fabbisogni

finanziari di questa lieve variazione? Il ristoratore, tenendo conto dei maggiori ricavi, dell’investimento nel monolocale ma anche e soprattutto delle peggiori condizioni di incasso, dovrà sostenere un esborso finanziario pari a euro 6.347.521, importo ben superiore ai 4.000.000 di euro di investimento. Qualche passaggio forse sarà sfuggito a coloro che hanno meno dimestichezza con i dati di bilancio. In estrema sintesi per aumentare il fatturato di 6.000.000 di euro ho bisogno di nuove risorse finanziarie per un importo superiore, pari a euro 6.347.521.

Correttamente qualcuno potrebbe sostenere che per un simile progetto bisognerebbe richiedere aiuto al sistema bancario e che la valutazione va effettuata su un arco temporale maggiore etc. etc. Corretto! Senza volersi dilungare eccessivamente, ipotizziamo di richiedere al sistema bancario un finanziamento di euro 4.000.000 a medio/lungo termine per finanziare l’acquisto del monolocale e a breve/medio termine per la parte residua. Dovremo a questo punto tenere conto degli oneri finanziari e di altre spese per almeno 300.000 euro.

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precedente, mentre il livello di indebitamento complessivo dell’azienda risulterebbe molto più elevato.

Siete ancora sicuri che si tratti di un buon investimento?

L’analisi del profilo di rischio ci dice che in un caso come questi bisogna essere molto cauti. Il profilo di rischio, infatti, risulta peg-

giorato. Nonostante il peggioramento iniziale, per effetto della successiva capacità di generare cassa, lo stesso profilo di

rischio tenderebbe a migliorare nel tempo. Li mettereste 6 milioni di euro per finanziarie questo progetto?

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Dopo aver fatto questa ulteriore correzione, l’Utile a fine anno risulterebbe pressoché invariato rispetto all’anno

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Una gestione in crescita

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offygest è una gestione attiva da dieci anni in Piemonte, arrivata al mondo della distribuzione automatica attraverso un’esperienza di vendita e assistenza di distributori automatici di sigarette. Ci facciamo raccontare questo particolare percorso dal suo amministratore, Gianni Mirante. Signor Mirante, come siete passati dal mondo delle tabaccherie a quello del vending vero e proprio?

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Dopo anni passati in assistenza tecnica e vendita con Azkoyen della Novamatic di Torino, in un momento di stasi del mercato del tabacco, abbiamo avuto l’occasione di acquisire delle battute da un gestore locale. Abbiamo continuato la collaborazione con la spagnola Azkoyen, che nelle tabaccherie è il leader indiscusso a livello mondiale, visto che oltre a produrre distributori di sigarette produce anche ottimi distributori di alimenti e bevande. Dove operate e quali sono i vostri numeri? Operiamo soprattutto nella zona di Torino e provincia, sia con clienti che appartengono all’ambito dei servizi che con clienti in appalti pubblici. Realizziamo circa 200.000 battute con meno di dieci persone, non abbiamo mai abbandonato le vendite dei distributori automatici di tabacco e i servizi di assistenza tecnica connessi. Siamo in questo settore solo da pochi anni ma rispondiamo in fretta alle nuove esigenze del mercato. La vostra esperienza pregressa è, dunque, prevalentemente tecnica. Come avete operato le vostre scelte per ciò che concerne i prodotti di consumo? Per i materiali di consumo ci siamo affidati ai migliori rivenditori di zona, come Vendomat e General Vending che con le loro rispettive competenze, ci hanno dato sostegno e appoggio. Per gli alimenti ci siamo sin da subito rivolti direttamente ai maggiori pro-

duttori, cercando così con i volumi a supporto di avere i migliori prezzi. In che modo è organizzato il vostro sistema di gestione? In soli dieci anni abbiamo quasi del tutto sistemato le fasi di lavorazione dei nostri servizi, non nascondo, con grandi sacrifici soprattutto economici. Tutti i nostri sforzi, comunque, sono stati rivolti alla semplificazione dei passaggi operativi indispensabili per lavorare al meglio. Da un paio di anni, abbiamo sostituito il vecchio gestionale con uno più snello e intuitivo - quello della Sisoft s.r.l. - che ci ha cambiato e imposto un sistema di lavoro quasi perfetto. E non si finisce mai di migliorare e imparare! Quali sono gli elementi fondamentali per una buona gestione? Per far rendere al meglio gli investimenti bisogna saper comprare e vendere bene e cercare di non disperdere energie con macchine non adeguate alle postazioni. Amministrare la mole di denaro in entrata, ma senza rinunciare alla ricerca continua di nuovi mercati e alla qualità delle macchine

utilizzate. Proprio per quest’ultimo punto avete scelto un partner che è una garanzia: Wurlitzer. Ce ne parla? Ho conosciuto Wurlitzer quando vendevo macchine per il tabacco, macchine ineccepibili, progettate per sfidare il tempo. Ancora oggi ci sono macchine con più di vent’anni che lavorano, nonostante le modifiche apportate per legge. Le vending machine a spirale come le conosciamo oggi le dobbiamo proprio a Wurlitzer. Mi pare che sia loro il primo brevetto in tal senso. Da allora, non sono esteticamente cambiate molto: l’estetica essenziale e pulita non fa trasparire la meticolosità dell’Azienda Wurlitzer nella ricerca della qualità dei materiali e del funzionamento meccanico a lungo termine. Stiamo parlando di macchine tutte in ferro e acciaio dove la plastica è ridotta al minimo, con cablaggi interni


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CoffyGest s.r.l.

in crisi, basato su prezzi al ribasso, e di tenere testa alla politica dei grandi gruppi?

con cavi di sezioni sovradimensionati, insomma fatte per durare.

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Wurlitzer produce macchine destinate a prodotti particolari, come quelle per la carne, gli ortaggi o i formaggi. Quale mercato intravede in Italia per questa tipologia di distributori? Tutto quello che oggi ci si scambia normalmente a mano, domani si dovrà per forza scambiare a macchina. Un futuro roseo per le vendite con distributori automatici! Il negoziante di quartiere deve capire in fretta i vantaggi che una macchina può apportare ai suoi fatturati: vendite 24/24, smaltimento dei fondi di bottega con offerte in particolari ore o in particolari giorni. Insomma, una risorsa robusta fedele e instancabile. I negozi automatici sono i precursori di quanto potenziale ci sia per strada. Ogni attività commerciale dovrebbe possedere un distributore automatico per le vendite in orario di chiusura. Gli esempi sono superflui, tutto o quasi si può vendere con una macchina a spirale dotata di ascensore come la Wurlitzer. La Coffygest registra numeri in crescita. Quali sono le strategie che vi permettono di fronteggiare un mercato

Non ci sono strategie utili a combattere politiche di prezzi bassi. I gruppi devono fare i numeri e per fare grossi numeri si scende a grandi compromessi. La risposta può essere: medie locazioni con meno appeal apparente, clienti disposti a spendere di piu, a patto che ci sia più qualità e più costanza. Come vede il futuro prossimo del vending? E quello della Coffygest?

Se fossi pessimista direi che abbiamo un futuro in salita, che il nostro settore è troppo vulnerabile, che bastano poche notizie confuse sul rapporto salute e consumi alimentari degli adolescenti per scatenare la caccia alle streghe. A ciò aggiungiamo che, in men che non si dica, ci si trova l’IVA al 13% per il 2015, quasi che tassandoci maggiormente si risolvono tutti i problemi. Per quanto ci riguarda però siamo profondamente ottimisti e continuiamo a credere che quello automatico sia il mestiere piu bello del mondo. Vending News

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Parliamo di All-Risks Gentili lettori, iniziamo da questo numero ad analizzare le varie coperture assicurative che ogni Imprenditore a nostro avviso dovrebbe stipulare per una propria tranquillità, nell’ottica di salvaguardare la propria Azienda e la relativa attività. Nel corso di questi anni abbiamo avuto modo di affrontare situazioni di sinistri decisamente rilevanti che, se non protetti da idonea copertura assicurativa, avrebbero potuto danneggiare gravemente la solidità dell’Azienda e per tale motivo vogliamo focalizzare l’attenzione su una tipologia di copertura propriamente detta All-Risk. Il nostro Paese, per tipologia territoriale, ha sempre sofferto di eventi catastrofici naturali che si sono acutizzati negli ultimi anni a seguito di cambiamenti climatici e mala gestio del territorio. Gli ultimi eventi verificatisi hanno colpito pesantemente diverse zone del territorio nazionale causando danni ingenti e mettendo in ginocchio tutta una serie di Aziende che potranno avere difficoltà nel riavviare la propria attività. Solitamente le coperture assicurative contratte si riferiscono a polizze standard incendio e furto, spesso con coperture estese ad atti vandalici, sociopolitici ed eventi naturali. In queste estensioni, però, non sono contemplati gli eventi catastrofali o cosiddetti “atti di Dio” (inondazione, alluvione, terremoto), eventi che disgraziatamente stanno colpendo con frequenza sempre maggiore il nostro Paese. Ecco il motivo per il quale vogliamo parlare di All-Risk, una tipologia di copertura che prevede già all’interno del suo cover numerose garanzie per una serie di eventi dannosi, anche se la tipologia dei beni assicurati varia da polizza a polizza. Nella valutazione delle somme assicurate occorrerà tenere presente che anche nella polizza All-Risk la sezione incendio viene prestata a valore intero e può generare inconvenienti quali il rischio di incorrere, in caso di danno, nell’applicazione di una proporzionale sul risarcimento, nello specifico l’Art. 1907 C.C. In parole molto semplici, ad esempio, se alla partita “incendio contenuto” è stata valorizzata solo una parte dei beni presenti all’interno dei locali nei quali si svolge l’attività, la Compagnia Assicuratrice, in caso di danno e accertamento peritale, potrà applicare il suddetto articolo risarcendo il danno in misura proporzionale, ovvero in caso di una sotto-assicurazione dell’x % la Compagnia detrarrà la stessa percentuale dall’importo del danno accertato. Oltre a consigliare di mantenere aggiornati i valori assicurati, consigliamo l’inserimento di una clausola che deroghi parzialmente l’Art. 1907 C.C. normalmente per un 20%. Ciò non aumenterà il risarcimento ma plafonerà l’eventuale scopertura. Sempre nella sezione incendio, vogliamo ricordare che per la copertura relativa al fabbricato di proprietà, la somma da assicurare non è il valore commerciale dell’immobile bensì il valore di ricostruzione a nuovo di un fabbricato avente le stesse caratteristiche costruttive, escluso il valore dell’area. Tale regola non sempre viene però utilizzata in caso di finanziamento rilasciato da Istituti Bancari o Società di Leasing. Particolare attenzione deve essere prestata per la garanzia “Ricorso Terzi da incendio”: spesso infatti un incendio può causare pochi danni alla struttura ma arrecare rilevanti danni a terzi dovuti soprattutto allo sprigionamento di fumo. Tutelare i propri beni è importante, tutelarsi nei confronti di danni arrecati a terzi a nostro avviso è importantissimo. Parliamo ora di copertura furto. La garanzia furto deve essere a nostro avviso prestata a primo rischio assoluto, ovvero una somma assicurata concordata tra le parti qualsiasi ne sia l’esistenza all’interno dei locali. Pertanto non trova applicazione l’Art.1907 C.C. Nella tipologia della Vostre Aziende, dove negli ultimi anni abbiamo avuto modo di constatare una crescente sinistrosità, occorre verificare gli aspetti relativi alla sicurezza ovvero mezzi di chiusura e prevenzione. Questo al fine di limitare i danni ed ottenere dalle Compagnie Assicuratrici una diminuzione dei costi assicurativi.

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Vi invitiamo a prestare particolare attenzione ad un’altra tipologia di danno sempre coperto nella sezione furto, relativo ai guasti cagionati dai ladri per tentare o perpetrare il furto stesso. Questa garanzia, che fino a qualche anno fa era sottovalutata, si è resa di primaria importanza ultimamente. Spesso gli “amici non invitati” che vengono a far visita alle nostre aziende asportano contenuto con un valore limitato, causando però danni di notevole entità alle strutture e agli impianti. Anche in questo caso avere idonee coperture che non si limitino al furto o alla rapina del contenuto ma che si allarghino su una maggiore prevenzione è a nostro avviso indispensabile. Nel corso di questi anni abbiamo avuto occasione di visionare coperture furto di ogni genere. Spesso ci troviamo di fronte a contratti dove la partita assicurata è unica e all’interno delle condizioni generali di assicurazione viene posta tutta una serie di sottolimiti per garanzie ritenute accessorie. A nostro avviso è preferibile una copertura furto in forma analitica ovvero con l’indicazione della somma assicurata per ciascuna garanzia. Questo porterà in caso di sinistro ad essere coscienti dei limiti di risarcimento previsti dalla copertura. Le polizze All-Risk prevedono un testo generico, è importante adeguarlo ed ampliarlo sulla base delle effettive esigenze e tipologie di attività. In una Azienda di gestione, il bene più importante è il distributore automatico collocato presso terzi. Questo è il bene che permette all’Azienda di svolgere la propria attività e riteniamo pertanto indispensabile avere sullo stesso coperture assicurative in una forma All-Risk che possa salvaguardarlo in caso di evento catastrofale. Le ultime alluvioni hanno colpito diverse zone industriali a seguito delle quali e per tipologia di danni la riparazione del distributore automatico risultava anti economica. Avere un’adeguata copertura può permettere al gestore la sostituzione dello stesso ed il prosieguo della propria attività. Oggi è possibile reperire sul mercato assicurativo idonee coperture anche per questi eventi, così come è possibile assicurare il distributore automatico per danni da scasso. Chiaramente queste coperture avranno in alcuni casi delle limitazioni ma mettono la Vostra società al riparo da danni che nel tempo potrebbero avere ripercussioni sull’andamento della gestione.

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Come noterete, non siamo entrati propriamente nello specifico delle varie garanzie ma abbiamo voluto dare un cenno dei punti più salienti. Nel corso di questi anni - e sono davvero tanti - in cui abbiamo avuto la gestione dei contratti assicurativi di alcune aziende del Vostro settore, piccole, medie e grandi abbiamo chiaramente, con l’evolversi della Vostra attività, aggiornato e continuamente apportato modifiche ed ampliamenti di garanzie ai contratti che gestiamo, adeguandoli sia a problematiche vissute che ad innovazioni legislative intervenute negli anni. La perdita di un grande Cliente può portare difficoltà a un’Azienda, un grave sinistro mal assicurato può essere addirittura più dannoso e più difficoltoso nel recupero della Vostra attività. In poche parole, essere ben assicurati può dare sicuramente una maggiore tranquillità. Nel prossimo numero approfondiremo un altro aspetto assicurativo. Continuate a seguirci! Con l’avvicinarsi delle Festività, cogliamo l’occasione per augurare a tutti i lettori un Buon Natale e un proficuo 2015. Per maggiori info Ignazio Seminerio www.opaonweb.it - iseminerio@opaonweb.it 02 45482323

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Una grande Azienda italiana di lunga tradizione

La storia

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Nel 1936, Francesco Vitaloni apre in Via Lecco 18 a Milano, la “Rosticceria San Carlo” intitolata alla vicina chiesa di San Carlo al Lazzaretto. Il negozio si distingue ben presto per una specialità rivoluzionaria, le “patatine croccanti” che vengono distribuite quotidianamente alle panetterie e ai bar del circondario. La produzione in pochi anni passa da venti chili al giorno a quantità considerevoli e così il signor Vitaloni si trasferisce nel 1940 a Greco e l’azienda prende il nome “San Carlo… le patatine”.

Nel 1955 Alberto Vitaloni, attuale Presidente, subentra al padre e nel 1970 fonda la “San Carlo Gruppo Alimentare S.p.A.” con sede in Via Turati. Sotto la sua conduzione, l’azienda raggiunge numeri impressionanti: a oggi sono 100 le tonnellate di patatine prodotte ogni giorno (oltre a una ricca gamma di snack salati e dolci e di panificati), 9 gli stabilimenti, 2.200 i dipendenti, 172 i depositi, 1.331 i venditori e relativi furgoni che garantiscono una rete distributiva capillare su tutto il territorio.

Nel 2011 San Carlo festeggia 75 anni di storia come leader indiscussa sul mercato, sempre attenta allo sviluppo e all’innovazione costante e saluta l’ingresso in azienda di Susanna Vitaloni, terza generazione famigliare alla guida di questo storico marchio italiano indipendente.

I numeri Italia

Fatturato 2013 Marchi

€ 300 milioni di cui € 20 milioni export San Carlo, Pai, Flodor, Crecs, Highlander, Autentica Trattoria e Wacko’s Dipendenti 2.200 Stabilimenti • PAI Industriale – Novara • San Carlo Mantova – Roverbella (Mn) • San Carlo Snacks – Lavis (Tn) • Valsusa – S. Ambrogio (To) • Delgrossi – Senago (Mi) • Pan d’Or – Cesate (Mi) Distribuzione 172 centri - 1.331 furgoni Canali 50% moderno, 50% impulso Gamma Prodotti Patatine, Snack, Prodotti per aperitivo, Pani, Dolci.

Europa

Siti produttivi

3 stabilimenti in Francia • Soprex – Arles • Biscuit Gardeil – Astaffort • Painsol - Salbris

Marchi

Francia: Flodor, Mousse d’Or, Nutsy, Torino, Painsol Spagna: Crecs, Cropan Gran Bretagna: Highlander

Export diretto

San Carlo, Autentica Trattoria



I consumatori - La trasparenza

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La trasparenza verso il consumatore per San Carlo parte dal prodotto. Grande qualità, infinita passione, continua innovazione, sono i punti chiave che caratterizzano le patatine San Carlo e le rendono così uniche. Valore aggiunto è il logo “Più”, che dal 2010 campeggia sui pacchetti di patatine Classica, Più gusto e Rustica. I prodotti San Carlo sono la sintesi di un percorso che coinvolge tutta la filiera. Gli ingredienti sono solo tre: Patate provenienti da agricolture rigorosamente selezionate, scelte tra le varietà più idonee alla trasformazione in patatine. Olio Sanoil® marchio registrato da San Carlo, una miscela bilanciata di 3 diversi tipi di oli che comporta una riduzione dei grassi saturi. Sanoil® dopo la cottura non si altera velocemente come l’olio di girasole e

lascia intatta la fragranza delle patatine. Sale iodato scelto da San Carlo per le sue proprietà benefiche. Dal 2009 a oggi l’Azienda ha ridotto inoltre il contenuto di sale delle sue patatine di ben il 14%. Altro punto fondamentale è il processo industriale. Le patate vengono conservate in particolari zone a umidità controllata e, dopo essere state pelate in due fasi, vengono affettate, rispettando la massima regolarità di taglio e di spessore e garantendo, così, la giusta croccantezza del prodotto. Il “lavaggio gentile” permette di mantenere le proprietà nutritive delle patate e il loro sapore; un particolare sistema di cottura ad aria calda, a fine processo, è in grado di rendere le patatine più croccanti e più asciutte. Il risultato di tutto ciò è una patatina PIU’ gustosa, PIU’ croccante, PIU’ dorata. Le patatine San Carlo sono confezio-

nate con una minima aggiunta di atmosfera protettiva. Dal momento in cui il sacchetto esce dalla sede di produzione, a quello in cui viene messo a scaffale al punto vendita, passano massimo 12 giorni. Inoltre, dal 2012 San Carlo ha un contatto diretto con i suoi consumatori attraverso la pagina ufficiale San Carlo in Facebook. Si tratta di un bacino di utenti che ha raggiunto ormai la soglia dei 400.000, un punto d’incontro fondamentale per la comunicazione al consumatore, che può contattare l’Azienda in qualsiasi momento in modo semplice e veloce per qualsiasi richiesta o dubbio, ricevendo una risposta dedicata.

Il Vending San Carlo è sempre stata presente nel canale vending con formati dedicati e partecipando alle principali fiere del settore, come ad esempio Venditalia, con specifici stand. Nel corso degli anni, con lo sviluppo tecnologico e distributivo del vending, l’Azienda ha progressivamente ampliato l’offerta dedicata con nuove linee prodotto e formati specifici. Attualmente sono disponibili formati dedicati per tutte le linee di prodotto: • Chips con i marchi San Carlo (Patatina Classica, Rustica, Piu’ Gusto Vivace e Lime e Peperosa) e Highlander (nei gusti Caledonian Tomato e Sea Salt); • Snack Salati a marchio San Carlo (Dixi, Rodeo, Flash, Virtual), linea Wacko’s per i giovani adulti (chips e snack salati); • Snack Dolci: una vasta gamma a

marchio Pasticceria San Carlo (Wafer, Tortine, Pandoro, Plumcake, Ciambella, Crostata Tonda, Capriccio, Krapfen, Croissant ) e l’intramontabile Mordicchio ( croccante alle arachidi). Nel corso del 2014 è stata ampliata la gamma proposta dei prodotti salati per aperitivo, oltre ai Crostini dorati, alle Arachidi classiche, al Charlie e alle Chips Dorè è ora disponibile la nuova referenza “OPS”, arachidi

ricoperte da un delizioso croccante alla paprika. Una gamma completa in grado di soddisfare tutti i bisogni del consumatore nei vari momenti della giornata, nelle diverse locazioni dove sono presenti i distributori automatici: luoghi di lavoro come uffici e fabbriche, scuole, ospedali, palestre, o luoghi di transito (metropolitane, stazioni ferroviarie, aree carburanti).


Aziende Il mercato e le strategie Le strategie di San Carlo si stanno concentrando sul mercato chips in crescita del 13%, in cui San Carlo ha una quota del 35% a valore (dati Nielsen settembre 2014). In un mercato in cui si affacciano sempre nuovi competitors, rimane importantissima l’innovazione, la varietà, i sapori, i colori, gli ingredienti. Per questo motivo, quest’anno San Carlo ha lanciato diverse iniziative marketing e grandi campagne pubblicitarie. Sono state lanciate sul mercato diverse novità, sia per i più piccoli con la linea Mini Dixi senza glutine che per i tween con il nuovo gusto Salame di Wacko’s e i gadget multimediali. Inoltre, per promuovere il consumo, sono stati lanciati due grandi progetti che toccano due differenti prodotti e modalità di utilizzo: la Rustica e la linea Più Gusto. La comunicazione sulla Rustica è incentrata sulle nuove modalità e opportunità di consumo del prodotto, che si sposa alla perfezione, per le

sue caratteristiche, ad essere utilizzato come base per ricette e preparazioni alternative. San Carlo si è associata allo Chef stellato Carlo Cracco, con cui è nata una grande collaborazione. Con Cracco, uno dei massimi interpreti della cucina italiana nel mondo, per la prima volta una patatina è entrata nell’alta cucina italiana: la Rustica. Lanciata giusto 30 anni fa, con il suo taglio leggermente ondulato, le sue dimensioni leggermente più grandi rispetto alle comuni patatine, è stata scelta come base perfetta per sfiziose e originali ricette. Un’iniziativa “audace”, che ha visto San Carlo e lo chef uniti nel sostenere un’idea di cibo votata al gusto e all’eccellenza, una cucina che sa “osare” ed essere non convenzionale. Quindi grande spazio alla fantasia e all’utilizzo di qualsiasi tipo di ingrediente: è il consumatore che decide come guarnire la Rustica e con quali ingredienti. Il concorso legato alla Rustica, lanciato attraverso Facebook e un minisito dedicato, ha dato la possibilità agli italiani di proporre la loro ricetta. In palio tanti premi con

superpremio finale una cena alla “Table d’Hôte” al ristorante di Carlo Cracco: un tavolo che si affaccia sulla cucina e dal quale si ha la possibilità di vedere lo chef e i suoi collaboratori all’opera. Le due ricette più suggestive sono state scelte da Cracco, che ha così decretato i vincitori. La collaborazione dello Chef con la Rustica continuerà anche nel 2015. Nel 2004 San Carlo ha lanciato la linea Più Gusto per abbinare l’elevata qualità e nutrizione delle sue pa-

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tatine, al piacere di provare gusti vari, sfiziosi, che possono stuzzicare l’interesse e il palato di tutti i consumatori. La linea Più Gusto è oggi così composta: Vivace (alla paprika), Pomodorini di Stagione (gusto pomodoro), Lime e Pepe Rosa (frizzante ed esotico connubio tra il lime dei Caraibi e il brioso pepe rosa) e Fior di Senape (al raffinato gusto di senape con un leggero retrogusto di arancia). Un impegno, nel territorio dei gusti, che rende San Carlo promotrice assoluta dei sapori nel campo delle patatine e degli snack. Quest’anno è stato lanciato il concorso “Crea il tuo gusto”, totalmente inedito in Italia, abbinato alla linea Più Gusto. Nei mesi scorsi San Carlo ha coinvolto gli italiani chiedendo di proporre il prossimo gusto

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di patatine. Su un minisito dedicato e sulla pagina San Carlo di Facebook il consumatore poteva scegliere due ingredienti tra più di 180, decidere il colore del sacchetto e il nome del prodotto stesso. Un’iniziativa a cui hanno partecipato decine di migliaia di consumatori, che hanno inviato centinaia di migliaia di proposte di gusto. In questo modo San Carlo si è resa ancora più protagonista nell’ambito dei sapori. Il nuovo gusto di patatine verrà lanciato all’inizio del prossimo anno in “edizione speciale” e sarà firmato dal vincitore che, oltre a vedere il suo gusto sugli scaffali di tutti i punti vendita, porterà a casa anche lo straordinario premio di 25.000 euro in buoni spesa. Vending News

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Un anniversario memorabile

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ella magica cornice del quattrocentesco castello di Rocca Meli Lupi di Soragna vicino Parma, il 7 novembre si è svolto l’evento con il quale la FLO ha festeggiato 40 anni di attività. Un momento molto sentito, vissuto nel ricordo del fondatore Antonio Simonazzi; un momento in cui i figli Erika e Daniele, oggi alle redini dell’Azienda, hanno voluto riunire intorno a sé quanti hanno contribuito all’affermazione della FLO in Italia e all’estero, fin dalla sua fondazione. Oltre 250 gli invitati che hanno animato una serata ricca di eventi e di emozioni. Particolarmente toccanti i ricordi di coloro che hanno vissuto i primi passi dell’Azienda, come il tecnico Kent Johansson, il quale nel 1973 assemblò insieme al giovanissimo Antonio la prima macchina termoformatrice dando il via alla produzione, e le parole dell’amico Angelo Ricotti, Presidente della FLO negli anni ‘80, che sulla scia dei ricordi ha tracciato il percorso della FLO prevedendone le tappe future che la porteranno certamente ad assumere la leadership assoluta in Europa e un ruolo di primo piano in campo internazionale. Tutto il mondo del vending ha voluto presenziare all’evento e stringersi intorno alla famiglia Simonazzi per condividere le emozioni di una serata resa indimenticabile non solo dalla singolare eleganza della location e dalla raffinatezza delle portate, ma soprattutto dalla scelta dei momenti musicali che hanno intrattenuto gli ospiti. Le note della Corale Verdi, la musica dei Gipsy King e la voce esotica di Julia Saint Louis resteranno a lungo nei ricordi di coloro che hanno condiviso questo momento così intenso della storia della FLO. Alla quale dedicheremo un ampio servizio nel prossimo numero.





Pietro Marmo l’orafo con la passione del caffè

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ieci gocce d’acqua, qualche chicco di caffè e solo 25 secondi di erogazione per la moka dei record, la più piccola caffettiera funzionante al mondo: solo 19 millimetri! Ha stupito i visitatori che hanno potuto ammirarne da vicino il funzionamento in occasione di fiere di settore, dove il suo ideatore, l’orafo pavese Pietro Marmo, ha avuto modo di presentare il suo gioiello. Intanto, il video che ne mostra il funzionamento ha fatto il giro del mondo.

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a settima edizione di TriestEspresso Expo si è chiusa con un bilancio estremamente positivo, attestandosi come la miglior edizione di sempre: 170 espositori da 20 Paesi del mondo e 10.782 visitatori professionali appartenenti alla filiera del caffè, suddivisi tra torrefattori e importatori/distributori di caffè, macchine, macchinari e accessori. Un evento settoriale qualificato, in crescita (+5,3% rispetto al 2012), capace di attrarre non solo visitatori delle aree di riferimento - Europa Centromeridionale e Balcani - ma anche di Paesi più lontani, quali l’Estremo Oriente, il Sud Africa, la Nuova Zelanda e i nuovi mercati. Segnale chiaro della crescente diffusione non solo del caffè espresso, ma anche


Dossier dell’esigenza di formazione sul caffè espresso, sentita in particolar modo nel comparto dell’Ho.Re.Ca. che serve caffè a una clientela internazionale. Proprio per questi motivi, hanno suscitato particolare interesse i workshop e i corsi curati da SCAE, illycaffè e Human Academy e gli approfondimenti tematici su argomenti di grande

attualità, quali le dinamiche del mercato, con i numeri relativi ai consumi e alle quotazioni curati da Robeiro Oliveira Silva Executive Director dell’International Coffee Organizaton; il focus sulla produzione brasiliana; i Coffee Tasting; la preparazione di caffè speciali curati dall’Università del Caffè di Trieste, creata da illy nel 2000.

I dati di mercato Patrick Hoffer, presidente del Comitato Italiano Caffè, ha diffuso i nuovi dati di settore, offrendo una panoramica sui punti di forza e sulle problematiche del mercato italiano del caffè, uno dei comparti industriali più vivaci con 700 torrefazioni e 7.000 addetti per un giro d’affari di 3,1 miliardi di euro, dei quali circa 950 milioni destinati all’esportazione. Intorno ad esso si è sviluppato un indotto dai grandi numeri, che coinvolge quanti operano nella distribuzione del prodotto “caffè in grani” attraverso i più svariati canali (GDO, Ho.Re.Ca., Distribuzione Automatica) e nella sua trasformazione in prodotto in tazza, che si tratti della classica tazzina da bar o del pratico

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monouso da macchinetta/distributore automatico. Come sostiene Patrick Hoffer “Il dato rilevante è che il settore del caffè porzionato continua a crescere rispetto al macinato moka, sostanzialmente stabile. Nei primi mesi dell’anno, le vendite di caffè porzionato hanno sfiorato una crescita del 6%”. Guardando invece i dati del mercato italiano, nel periodo gennaio-dicembre 2013, le importazioni di caffè verde hanno segnato un incremento del 2,23% complessivo rispetto allo stesso periodo del 2012 (con 8,2 milioni di sacchi di caffè verde). Le esportazioni del caffè torrefatto mantengo-

Patrick Hoffer

no un deciso ritmo di crescita, con un aumento di +10,23% rispetto al 2012 (pari a 2,9 milioni di sacchi, equivalenti a 146 milioni e 393 mila kg). Nella prima parte dell’anno (periodo gennaio-giugno 2014), le importazioni di caffè verde hanno registrato un incremento del 6% rispetto allo stesso periodo del 2013 (con 4,5 milioni di sacchi di caffè verde). Anche le esportazioni di caffè torrefatto mantengono un deciso ritmo di crescita, con un aumento dell’8,7% rispetto al 2013 (pari a 77,7 milioni di kg, corrispondente a 1,5 milioni di sacchi). Nel 2013 l’Italia, che occupa il 3° posto fra i Paesi maggiori importatori di


Dossier


Dossier caffè, figura al 10° posto per consumo pro capite (pari al 7,46% dei consumi apparenti mondiali e al 13,50% di quelli dell’UE). I consumi interni hanno manifestato un calo dei volumi dovuto sia a un calo (più leggero) dei consumi domestici che al calo (più pesante) dei consumi extra-domestici: i consumi pro capite di caffè (5,56 kg) risultano infatti diminuiti rispetto al 2012 (-1,24%). È una situazione in controtendenza rispetto alla media europea dove i consumi pro capite (4,94 kg) risultano in aumento del 2%. I 4/5 delle nostre importazioni provengono da cinque soli Paesi produttori: il Brasile, il Vietnam, l’India, l’Uganda e l’Indonesia. Nell’ultimo anno c’è stato un consistente incremento delle importazioni dei caffè dall’Indonesia, che ha ottenuto quote di mercato mai prima raggiunte e consolida la sua posizione di quarto maggiore fornitore del nostro mercato. Al contrario, c’è stata una marcata flessione delle importazioni di caffè verde dal Vietnam e dall’India. L’importazione di caffè verde è concentrata su tre grandi porti specializzati, Trieste, Savona e Genova che assorbono circa i 60% del traffico importativo di caffè. I principali sbocchi per le esportazioni del caffè torrefatto italiano sono i Paesi comunitari che assorbono oltre il 70% delle esportazioni italiane (soprattutto Francia, Germania e Austria), oltre a Stati Uniti, Australia e la Federazione Russa. Per il 2013, si è registrato inoltre una significativa espansione in particolare nell’Europa orientale, negli Emirati Arabi Uniti e in Cina. Un’ultima analisi, Hoffer la riserva al

mercato del caffè monoporzionato nel trienno 2011-2013, basata sui dati diffusi da Competitive Data, società specializzata in analisi di mercato. La produzione di caffè monoporzionato, che include anche l’importazione delle capsule speciali facenti capo a Nespresso Italia e Nestlè Italia, cresce del 9,1% a valore nel 2013 attestandosi a 982 milioni di euro. La crescita, anche nel 2013, è stata sostenuta dalle esportazioni, aumentate del 17,6%, mentre rallenta la crescita il mercato interno, + 5,3% nel 2013, per un valore di mercato di 655 milioni di euro. Il canale domestico, che comprende le vendite realizzate attraverso la grande distribuzione organizzata, piccolo dettaglio, negozi specializzati, door to door, internet, ecc. nel 2013 cresce del 6,5% a volume e del 12,8% a valore, frutto di una sostanziale stabilità per le cialde in carta e una crescita superiore al 15% per le capsule speciali, che vedono incrementare il loro peso all’interno del canale. Flette dell’1,3% a volume la vendita di caffè monoporzionato nel canale fuori casa, trascinata dal calo di vendite nell’area uffici (-2,6%), ma con una crescita dell’11,5% a volume delle vendite nell’area pubblici esercizi. Il 2013 è stato caratterizzato dall’ingresso di un gran numero di player nel segmento delle capsule speciali, prevalentemente con capsule cloni dei sistemi maggiormente diffusi, contribuendo a una diminuzione della concentrazione del mercato; la quota di mercato aggregata, a valore, delle prime quattro aziende è passata dal 72,5% del 2012 al 70,6% del 2013. Le principali torrefazioni hanno così

completato la gamma d’offerta nel settore monoporzionato con tutte le tipologie merceologiche, dove le aziende leader continuano a investire su sistemi proprietari, venduti a marchio proprio o operando da contoterzisti, e le follower ne inseriscono in gamma le capsule cloni, ma con sistemi di bloccaggio delle macchine eventualmente associate alle capsule, sia speciali sia in plastica. Contribuisce all’allargamento delle opportunità di mercato e all’aumento della concorrenza all’interno dell’arena competitiva, il lancio sul mercato di free standing machine e table top che consentono il caricamento sia con caffè in grani che capsule.

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Dossier


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Made in Italy


TriesteEspresso Expo 2014

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Grande successo per il Gruppo Cogeco

ncora conferme alla Fiera di Trieste, per il Gruppo triestino che include Cogeco, Cogeco Coffee Machines ed Emilpack. La capogruppo Cogeco, azienda protagonista nella commercializzazione del caffè verde, che mette a disposizione la grande competenza e l’indiscussa esperienza dei suoi laboratori per lo studio di miscele selezionate e personalizzate, ha presentato una vasta gamma di prodotti dai sapori unici e inconfondibili. Cogeco Coffee Machines, con i suoi storici marchi Fiorenzato, Grimac e Doge, ha presentato una gamma di attrezzature ampia e rinnovata, che spazia dalle macchine per casa e ufficio fino alle macchine destinate al mercato Ho.Re.Ca. Notevole interesse ha suscitato l’evoluzione della Murano, ammiraglia della gamma Fiorenzato, che proprio in occasione della fiera è stata rinnovata con il nuovo sistema ESTC (Electronic

Stability Temperature Control). La Murano aggiunge pertanto al sistema di risparmio energetico, una nuova tecnologia volta alla regolazione della temperatura dei gruppi e al mantenimento della loro stabilità termica. Il nuovo sistema garantisce così il miglior risultato in tazza, anche in presenza di forti picchi di lavoro. Conferme ancora su tanti altri prodotti, come la storica macchina a leva Piazza San Marco della Fiorenzato e la linea delle monodose Grimac sia per ufficio che per l’Ho.Re.Ca. Particolare interesse ha destato la Opale Deluxe Vapor, macchina per ufficio che presenta compensatore di serie, circuito vapore indipendente e brevettato. Oltre ad una erogazione caffè impeccabile aggiunge una produzione di vapore costante e asciutta, notevole per una macchina di questo tipo. Grimac ha portato sul palcoscenico di Trieste anche la nuova G16, dalle bellissime linee che ricordano la stori-

ca Twenty e dai colori accesi. La versione compatta a due gruppi di questo modello unisce un bel design alla comodità di avere una macchina dalle piccole dimensioni (circa 50cm) senza perdere in prestazioni. Emilpack, azienda leader nel confezionamento in conto terzi, ha proposto una varietà di prodotti atti a soddisfare le più svariate richieste, dalle capsule compatibili, alle cialde di diversi formati, prodotti bio e solubili. Tra i diversi servizi offerti da questa azienda, operante nel settore da oltre trent’anni, la possibilità di tostare le miscele richieste dai suoi clienti. Con questa fiera il Gruppo Cogeco ha voluto confermare la volontà di essere un punto di riferimento per i torrefattori offrendo non solo una linea di prodotti e servizi completa, ma anche la professionalità e l’esperienza di tre aziende storiche nel mondo del caffè. Vending News

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Dossier

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La qualità

riestEspresso ha dato ampio spazio alla formazione, ai metodi di preparazione e alla valutazione della qualità dell’espresso perché, come ha affermato Lino Stoppani presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, “la qualità va testata, non solo per verificarne la validità, ma anche per meglio accompagnare le aspettative e le tendenze del mercato. Un principio che vale in particolar modo per il caffè, il prodotto più campionato del mondo, sottoposto ogni giorno al giudizio del più qualificato assaggiatore: il consumatore!” La qualità dell’espresso non è un valore predicato solo per il prodotto bar. Esso viene perseguito anche nella distribuzione automatica che con più di 2.400.000 distributori automatici installati in Italia e oltre 6.000.000.000 di consumazioni erogate in un anno, di cui 2.500.000.000 costituite da caffè prodotti con caffè in grani, vede nell’espresso il suo prodotto principe. Proprio a ridosso delle giornate in cui si è svolto TriestEspresso, Confida ha

per il caffè porzionato, potrà avvicinarsi all’eccellenza. Solo a partire dall’offerta di un prodotto di qualità - al quale va sempre associato un servizio di pari livello - gli operatori del vending potranno auspicare il riconoscimento di un prezzo adeguato e non mortificante, come purtroppo spesso accade in questo settore.

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Convegni dell 23 e del 24 ottobre, tenutisi nell’ambito di TriestEspresso, sono stati incentrati sull’argomento “Il valore della tazzina”, sul quale hanno espresso le proprie considerazioni Patrick Hoffer, presidente del CIC e della torrefazione Caffè Corsini, il conte Giorgio Caballini di Sassoferrato, presidente del Gruppo Triveneto Torrefattori e della torrefazione Dersut Caffè, e ancora Lino Stoppani, presidente della FIPE, che ha così commentato: “Il caffè tiene come prodotto di larghissimo consumo ma necessita di un rilancio della qualità e del servizio, spesso compressi da una competitività serrata e

dalla presenza di realtà poco qualificate lungo tutta la filiera produttiva e distributiva.” Un’opinione che il vending non può che condividere, visto che nasce da problematiche ad esso ben note! Dal discorso “espresso di qualità” alla sua tutela rispetto ai prodotti scadenti e alle imitazioni il passo è breve e fa comprendere la ragion d’essere del “Consorzio di tutela dell’espresso tradizionale italiano”, nato di recente con l’obiettivo di valorizzare l’autentico espresso, sinonimo di processi produttivi e qualità italiane, e ottenerne l’inserimento nella lista dei beni immateriali patrimonio dell’UNESCO. L’iniziativa è del Gruppo Triveneto Torrefattori che riunisce 256 aziende del settore, la maggior parte delle quali distribuite tra Trieste e Treviso, ma con una buona presenza di imprese (torrefazioni, produttori di taz-

zine, macchine e macchinari) di ogni parte d’Italia. Di esse, sono 12 le torrefazioni che hanno aderito al Consorzio: Goppion Caffè, Bin Caffè, Caffè Cagliari, Caffè Krifi, Dersut Caffè, Esse Caffè, Hausbrandt Trieste 1892, Lazzarin Caffè, Oro Caffè, Quarta Caffè, Saquella 1856, Torrefazione Musetti. Ad esse si sono unite tre aziende specializzate in attrezzature per il caffè: Gruppo Cimbali, La Spaziale, Mazzer Luigi. L’iter burocratico per ottenere l’ambito riconoscimento è stato avviato e si spera che l’espresso possa presto eguagliare il caffè turco riconosciuto patrimonio dell’UNESCO già a dicembre dello scorso anno.

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Il caffè espresso patrimonio dell’Unesco

Vending News

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annunciato di aver assegnato le prime 3 certificazioni per la qualità del caffè prodotto per il canale vending alle torrefazioni Kimbo, Covim e Julius Meinl. Promossa da Confida e rilasciata in esclusiva da CSQA, la certificazione è applicabile a tutte le aziende che producono caffè tostato in grani destinato al vending e definisce, per le singole miscele, parametri qualitativi funzionali superiori a quelli già definiti per legge. Definita Standard DTS 114 - Qualità caffè per Vending, la certificazione riconosce la qualità funzionale del caffè offerta dal distributore automatico secondo i seguenti parametri: • il contenuto di ossigeno e di umidità (dopo il trattamento di tostatura, raffreddamento e confezionamento); • la presenza di rotture; • la dimensione del chicco; • l’assenza di corpi estranei. Quanto maggiore sarà il numero delle torrefazioni che si atterrano allo Standard DTS 114 nella loro produzione destinata al vending, tanto più l’espresso erogato dai distributori automatici e dalle macchine


Dossier Trieste, TriestEspresso e illycaffè

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on si può parlare di caffè e di TriestEspresso senza parlare della città di Trieste e di illycaffè. La passione dei triestini per il caffè non nasce a caso, ma è strettamente legata alla sua storia, alla sua economia e alla sua fortuna, determinata soprattutto dai traffici marittimi, favoriti dal regime doganale di porto franco internazionale che semplifica il sistema di entrata/uscita delle merci, accelerandone di conseguenza il transito. Una peculiarità che ha fatto del porto di Trieste e dei suoi magazzini il luogo ideale di stoccaggio e trasporto dei sacchi di caffè. Per questo motivo, per la prima volta quest’anno, la Fiera si è svolta nel Porto Vecchio, del quale è stata ripristinata la funzione che aveva nell’800, come luogo di movimentazione del caffè. E non solo. Illycaffè, la cui storia e il cui successo sono innegabilmente legati alla città di Trieste, ha ulteriormente valorizzato questi luoghi scegliendoli come location per una serie di appuntamenti dedicati a tematiche legate al caffè, che si sono svolti nelle sale della Centrale Idrodinamica del Porto Vecchio. Le attività di illy e dell’Università del Caffè sono poi continuate presso lo stand illy, dove l’Azienda triestina ha presentato le sue novità. Vending News - Riproduzione riservata

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Passione per il Made in Italy

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e migliori sono italiane, le fabbrichiamo noi. Questo è lo slogan che la giovane azienda campana produttrice di macchine per il caffè in cialde ha adottato come grido di battaglia per ritagliarsi un suo spazio nel mercato dei piccoli distributori per ufficio e per il canale Ho.Re.Ca. Ci facciamo raccontare da Alfonso Teti, creatore e vero motore dell’impresa, la filosofia di quest’azienda giovane e ambiziosa che da pochi anni opera puntando soprattutto sulla qualità. Quando è nata Faber Italia e sotto quale spinta?

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Vorrei evidenziare che la prima macchina da caffè a cialde Faber è stata realizzata nel febbraio del 2000. Già da allora ponevamo grande attenzione alla qualità dei componenti, tutti di produzione italiana, e alla semplicità artigianale dell’assemblaggio, in quanto la produzione dei primi anni era destinata quasi esclusivamente alla nostra gestione diretta. Il nostro obiettivo era, quindi, di realizzare un prodotto che fosse estremamente affidabile e di facile manutenzione. Negli anni successivi, grazie alla partecipazione ad importanti manifestazioni fieristiche, il riconoscimento della qualità delle macchine da caffè Faber da parte di un numero sempre crescente di operatori del settore, ci ha spinti a continuare sulla strada intrapresa: puntare sulla qualità del made in Italy, nonostante l’invasione di macchine

non italiane che, da un punto di vista economico, risultavano molto allettanti. Come avete gestito la concorrenza dei prodotti esteri? In effetti in quel periodo abbiamo sofferto questo tipo di concorrenza, ma il nostro credo è rimasto invariato e nel 2007 abbiamo deciso di riprogettare la macchina a cialde ottimizzando tutti i processi produttivi e rendendola ancora più semplice da gestire nelle fasi di manutenzione. È nata, così, la Slot Inox: grande affidabilità, estrema semplicità di manutenzione, componenti 100% made in Italy. Nel 2012 da un rifacimento estetico della Inox è nata la Slot Plast che oggi è il nostro fiore all’occhiello. Quali sono i plus della nuova Slot? La Slot Plast è realizzata in una gamma di colori praticamente infinita: 16 colori base e su richiesta l’intera gamma RAL. Un frontale in ABS la rende ancora

più accattivante, tanto da poter soddisfare tutte le esigenze del mercato domestico. Infine, un’importante partnership stretta nel 2014 ci ha consentito di concretizzare una serie di accordi con i nostri fornitori che ci garantiranno per il futuro un sempre migliore rapporto qualità/prezzo per una macchina da caffè esclusivamente made in Italy. Dove avviene la produzione e com’è organizzata? Ogni macchina da caffè Faber è costituita da circa 70 componenti realizzati da 24 piccole e medie aziende italiane che impegnano oltre 100 collaboratori. Personale altamente qualificato che ogni giorno partecipa alla nostra missione, facendo sì che tutte le fasi di produzione per la realizzazione di una macchina da caffè Faber restino sul territorio nazionale. Tutti i singoli componenti vengono poi testati e assemblati nello stabilimento Faber di Caserta. Dire che l’organizzazione della nostra produzione è un segreto industriale sarebbe troppo, ma è sicuramente il punto di forza della Faber Italia. È proprio l’organizzazione che ci consente di realizzare un prodotto di qualità costante nel tempo, come si affermava in un famoso spot televisivo. La vostra filosofia è “100% made in Italy”, una scelta in controtendenza rispetto al mercato. Quali sono i vantaggi? Se tendenza vuol dire distribuire o consumare prodotti che abbiano come unica caratteristica il costo basso, senza preoccuparsi minimamente del dove


Aziende e del come siano stati realizzati, allora siamo sicuramente in controtendenza. Questo non vale certamente solo per le macchine da caffè. Sappiamo bene che è illogico sentenziare che solo un prodotto italiano può rispondere a requisiti di qualità e affidabilità. Il made in Italy è qualcosa di più: è un valore aggiunto, è innovazione con fantasia, è arte non solo capacità tecnologica. Noi siamo convinti che in un periodo di profonda crisi economica, il consumatore che vuole soddisfare un proprio desiderio, si rivolge sempre di più a un prodotto che gli garantisca qualità e affidabilità e non a un prodotto “usa e getta”. Questo Faber Italia lo sa ed è un vantaggio non da poco. E gli svantaggi? Anche volendoci impegnare con l’atteggiamento più critico possibile, anche volendo sfogliare le pagine più nascoste del dizionario degli svantaggi, sono certo che non riusciremmo a trovare un solo motivo per cui potrebbe essere svantaggioso produrre o comprare made in Italy. Anzi, mi piacerebbe tradurre l’espressione “prodotto made in Italy” con “prodotto fatto in Italia”. Sarebbe meno d’effetto ma sarebbe più nostro! Volendo abbandonare il tono volutamente scherzoso e un tantino polemico, non vedo perché dovrebbero esserci svantaggi nel produrre o acquistare il made in Italy che permette alle no-

stre aziende di creare posti di lavoro. Questo vale non solo per Faber Italia e non solo per le macchine da caffè. Per Faber Italia ha grande importanza la gamma dei colori e la personalizzazione, a volte anche estrema. Qual è la vostra macchina più rappresentativa in questo senso? Nel 2014, avendo ormai ottimizzato gli standard qualitativi del nostro prodotto ed avendo ottenuto un risultato in tazza unanimemente riconosciuto eccellente, abbiamo rivolto la nostra attenzione alla possibilità di rendere sempre più accattivante e propria l’immagine della Slot Inox, alla quale è stata data l’opportunità di cambiare abito in relazione alle diverse occasioni. Concentrando gli investimenti su un particolare impianto che attraverso la tecnica della sublimazione permette di realizzare verniciatura e grafiche di ogni tipo sulle parti in metallo della Slot, offriamo la possibilità ad ogni nostro cliente di brandizzare con il proprio logo o con immagini appositamente realizzate, l’intero telaio in lamiera o anche solo il frontale della Slot Inox a costi estremamente contenuti. È stato un successo al di sopra delle aspettative! Da oggi ogni Faber Slot Inox potrà avere un abito completamente diverso da tutte le altre. Anche questo è made in Italy! Resta la versione Standard in una gamma di 20 colori diversi e una serie

infinita di varianti cromatiche. Quali sono i punti di forza delle vostre macchine? Essenzialmente l’estrema affidabilità del gruppo di erogazione. I materiali utilizzati, le lavorazioni di precisione degli elementi metallici e non, la ricerca del posizionamento ideale di tutti i componenti di controllo, rendono possibile un risultato in tazza eccellente. Altri punti di forza sono sicuramente l’estetica, resa piacevole dalle diverse possibilità cromatiche e le dimensioni ridotte all’indispensabile per poter posizionare la Slot anche in piccoli ambienti Vi rivolgete anche alle torrefazioni. Avete dei partner privilegiati? Ci rivolgiamo ai canali tradizionali di distribuzione del nostro prodotto: gestori e torrefattori sia in Italia che all’estero. Inoltre, alcune compagnie di gestione sono anche distributori e questo ci consente di essere maggiormente presenti in molte zone e di offrire un servizio pratico e immediato. Abbiamo sicuramente un rapporto proficuo e interessante con molte torrefazioni, ad ognuna delle quali possiamo offrire un prodotto personalizzato: dal semplice trasferimento del logo all’intera brandizzazione della macchina con un’immagine fortemente legata al marchio aziendale. Una macchina, quindi, diversa dalle

Le macchine in queste due foto sono puramente esempi rappresentativi e non commerciabili

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La partecipazione a manifestazioni di settore è importantissima per tutte le aziende che vi operano. È un importante momento di visibilità e di comunicazione tra produttori e clienti. Per i prossimi anni credo che a manifestazioni così importanti, di forte richiamo anche per gli operatori di altri Paesi, dovrebbero partecipare molte più aziende italiane di piccole dimensioni. Un numero maggiore di espositori richiamerebbe molti più visitatori, con tutti i benefici che ne deriverebbero. Noi siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti grazie alla presenza

Quali sono le novità in cantiere? Una delle novità è sicuramente il restyling della Myto che fino ad oggi aveva le stesse fattezze della Slot, differenziandosi solo per un particolare: un contenitore serbatoio sul retro atto ad alloggiare una bottiglia d’acqua in pet da 2 litri. La nuova versione che vedremo tra breve sarà completamente rivisitata nell’estetica, pur conservando le stesse caratteristiche meccaniche della Slot. Un maquillage lo riserveremo anche a GEA Bar, la macchina a doppio braccio dedicata al canale Ho.re.ca. che unisce l’affidabilità del gruppo di erogazione della Slot a dimensioni estremamente compatte, fondamentali per le piccole

utenze. Ciò rende la GEA Bar una macchina perfetta per il rapporto qualità/ prezzo. Ma la novità più importante è la nascita nei primi mesi del 2015 di una Faber a capsula della quale non sveliamo ancora il nome. È un progetto al quale stiamo lavorando da oltre due anni, tempi lunghi dovuti alla nostra maniacale ricerca del perfetto risultato in tazza. Com’è accaduto per la Slot, anche questa volta siamo certi di proporre una macchina col miglior rapporto qualità/prezzo, di grande affidabilità ed estremamente accattivante. Sempre e comunque made in Italy!

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Avete partecipato per la prima volta quest’anno a Venditalia e a TriestEspresso. Quanto conta la presenza a manifestazioni di settore così importanti?

a Venditalia e a TriestEspresso. Chi ha visitato il nostro stand, ha dimostrato di apprezzare moltissimo le nostre produzioni e questo, al di là di ogni riscontro commerciale, ci rende particolarmente orgogliosi.

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Anch’io come molti altri ho cominciato a lavorare nel settore vending molto giovane. Mio padre che nel 1975 faceva il meccanico per auto e moto ed era una di quelle persone con tanta iniziativa, si appassionò alle care e vecchie macchine da caffè Liofaemina e cominciò a installare macchina da amici e colleghi. In quegli anni io andavo ancora a scuola e nel tempo libero mi trovai a preparare, sistemare e revisionare queste macchine. Con un vecchio tre ruote, un Apecar per intenderci, cominciai a fare io stesso le installazioni e le consegne di caffè. A quell’epoca avevo 15 anni. Termina-

te le scuole superiori e dopo il servizio militare, insieme a due amici fondammo una società che faceva revisione di distributori. Lavoravamo per le aziende del vending della nostra zona e per la Coca-Cola. Nel 1984 sono uscito da questa società e sono andato a fare il responsabile tecnico in una grossa compagnia di vending, la F.lli Molinari, e lì ho lavorato con una macchina che potrei definire la mamma di tutte le macchine da caffè: la Faema E/61, vera maestra di tecnica. Per quanto tempo è stato dipendente della F.lli Molinari? Per quattro anni. Nel 1988, spinto da una pressante richiesta del signor Molinari, avviai insieme a lui e a Sergio Pieralisi, allora direttore della F.lli Molinari, una nuova società di revisioni di distributori automatici: la Sirda srl. Questa però ebbe vita breve perché, lavorando quasi in esclusiva per la stessa F.lli Molinari, nel 1991 non ebbe più ragione di esistere, dal momento che la F.lli Molinari fu cedu-

ta all’allora emergente Demil (gruppo Buonristoro). Da questo evento prese corpo la M.D.A. che io e mio padre, purtroppo scomparso nel 2000, fondammo nel maggio del 1992 come officina di revisione dei distributori automatici. Da allora abbiamo continuato a crescere e a evolverci arrivando fino alla struttura di oggi con 9 addetti, un bel magazzino prodotti, distributori e ricambi e un ampio show room. Come potrebbe definire in sintesi la molteplicità delle attività che l’Azienda svolge? Potrei sintetizzare tutto con una frase, “cerchiamo di dare un servizio a tutto tondo ai nostri clienti”, un servizio commerciale, tecnico, amministrativo e burocratico per svolgere questo tipo di attività. A volte, visto che siamo esseri umani anche noi, non ci riusciamo e questo ci rammarica. Quali sono i Vostri partner commerciali? Negli anni il mercato e specialmente il commercio è molto cambiato. In generale, non ci sono più le rivendite che hanno in esclusiva determinati prodotti e anche noi abbiamo seguito questa tendenza e cerchiamo di avere e di offrire prodotti di più marchi. Per quanto riguarda i distri-


Aziende butori automatici offriamo GPE, FAS, Vendo, Bianchi, Saeco; per i sistemi di pagamento Paytec, NRI e adesso anche Suzo-Happ. Per i prodotti alimentari abbiamo un vasto assortimento che teniamo sempre aggiornato con continue novità, come si può vedere dal nostro catalogo on-line, dove è possibile compilare e inviare ordini. Che tipologia di clientela servite e quali aree geografiche riuscite a coprire? Copriamo tutta la regione Emilia Romagna con consegne settimanali e i nostri clienti sono i piccoli e medi gestori. Per un gestore, qual è il vantaggio di rivolgersi a una rivendita piuttosto che direttamente alle case produttrici? Direi che, a discapito sicuramente di un prezzo leggermente più alto, il vantaggio sta nel servizio tecnico e commerciale e nel fatto di non avere tanti interlocutori per fare ordini e seguirli. Di conseguenza, il gestore riceverà la merce in un’unica soluzione piuttosto che in tante consegne frazionate. Vi occupate anche di revisione dei distributori. Quali tipologia di macchine seguite e com’è organizzato il Vostro servizio? La M.D.A. è nata proprio come servizio di revisione. Oggi però, anche se abbiamo una bella officina, non facciamo revisioni in grande quantità. Revisioniamo macchine OCS, ripariamo distributori automatici delle marche che commercializziamo, controlliamo

e ripariamo sistemi di pagamento e gruppi frigo. In tanti anni di attività avrà vissuto sicuramente esperienze di ogni genere. Di recente, però, le è capitato un episodio i cui risvolti sono di grande interesse per chi svolge il mestiere di gestore. Ce ne vuole parlare? Recentemente un nostro cliente ha avuto un problema con un controllo da parte della USL, in una locazione pubblica per quanto riguarda l’alimentazione idrica dei distributori con serbatoio autonomo, ovvero con la tanica. È un problema che periodicamente si presenta e che per la sua complessità non si è mai riusciti a risolvere. In questo caso, il problema verteva sul fatto che sul manuale del distributore non era specificato che lo stesso potesse essere alimentato tramite un serbatoio autonomo, ovvero da una tanica, ma solo tramite rete idrica. In questo caso, per risolvere velocemente il problema, il cliente è stato costretto a farsi fare a proprie spese un impianto idraulico per alimentare il distributore. Dopo questo episodio, che abbiamo seguito in prima persona per

aiutare il gestore, con Assogepi, che è la nostra piccola associazione regionale dei gestori, abbiamo chiesto un colloquio chiarificatore con la USL locale. In quella sede, con i responsabili di settore, abbiamo stabilito un protocollo di come debba essere utilizzata la tanica sul distributore automatico e il tutto deve essere specificato sul manuale di normale prassi igienica HACCP. Fare gestione, dunque, non è semplicemente installare, rifornire, incassare, ma comporta attenzione a mille adempimenti. Cosa si sente di consigliare a chi volesse intraprendere quest’attività? Penso che come in tutte le attività anche in questa, forse più che in altre, non ci si può improvvisare imprenditori. Quindi per prima cosa vale la pena rivolgersi a un’associazione o a un professionista che conosca bene il settore per avere le indicazioni giuste a livello fiscale e burocratico. Questo al giorno d’oggi è fondamentale! Poi, se si vuole proprio fare i gestori, pensare che è un lavoro dove al centro di tutto ci deve essere il servizio al cliente, adeguatamente remunerato. Non dobbiamo lasciarci trascinare nel terreno dei discount senza servizio!!! Vending News

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Tanisan, il serbatoio autonomo certificato

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l problema evidenziato da Francesco Manfredi della M.D.A., relativo alla sicurezza del serbatoio autonomo usato nei distributori automatici che non possono essere collegati alla rete idrica, ha trovato un’ottimale soluzione con TANISAN, la tanica realizzata con plastica speciale dalla BILT srl. Una soluzione che ha messo tutti d’accordo: gestori, consumatori e Aziende Sanitarie Locali. Da sempre attenta osservatrice del mercato, oltre che ascoltatrice dei propri clienti, la BILT ha risposto fin dal 2011 a un’esigenza del Vending che da tempo attendeva una soluzione: un serbatoio autonomo per la riserva idrica dei distributori automatici, capace di mantenere nulla la carica batterica al suo interno. Già da diversi anni infatti il settore del Vending era alle prese con le problematiche inerenti la conservazione dell’acqua nei distributori automatici autoalimentati, date le alte temperature che vi si sviluppano e le conseguenti modificazioni che l’acqua necessariamente subisce a livello mi-

crobiologico. Si tratta di una problematica che spesso ha generato contenziosi tra i gestori e le ASL di competenza in occasione dei controlli. Sulla base di questa necessità, la BILT ha sviluppato una plastica speciale addittivandola con nano particelle di argento. Questo mix è stato poi usato per ottenere un granulo che, soffiato, desse origine a un contenitore capace di rispettare il limite di 20 colonie a 36°C imposto dalla L. 31/2001 per le acque potabili.

In verità, BILT è andata anche oltre e oggi TANISAN, oltre al certificato di batteriostaticità classico, ha ottenuto una certificazione di valore (10 colonie a 36°C) anche dopo una permanenza di 30 giorni in forno a 36°C e di durata, avendo superato la prova anche con le taniche prodotte tre anni fa. TANISAN è la migliore soluzione, la più economica ed efficace per una gestione vending a prova di controlli! La soluzione adottata dai maggiori gestori italiani! Vending News

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Numero 13 - Anno 2014

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ďż˝opo aďż˝er a��to ďż˝na serie di incontri con ���o ����, che però non hanno portato alla possibilitďż˝ di esporre all’interno dei padiglioni dell’Esposiďż˝ione ďż˝niďż˝ersaleďż˝ la scelta di Conďż˝da è stata quella di unire le forze a ďż˝uďż˝ofoodďż˝ cďż˝e si terrďż˝ la se��ana dďż˝inaďż˝gďż˝raďż˝ione di ��po. Allďż˝interno del Salone Tďż˝ttoďż˝ood il ďż˝ending ďż˝errďż˝ presentato con ďż˝n sďż˝o padiglione speciďż˝co cďż˝e abbiaďż˝o cďż˝iamato ďż˝enditďż˝liďż˝ ���� ��eďż˝iďż˝l ďż˝dition. In realtďż˝ è ďż˝olto di pi�� di ďż˝atto è la presentaďż˝ione della distrib��ione aďż˝toďż˝atica al piďż˝ ďż˝asto ďż˝ondo del ďż˝ood e di ��po.

Di sicuro il 2014 è stato un anno in cui l’Associazione si è data molto da fare, non foss’altro che per ďż˝enditďż˝liďż˝ che iďż˝pegna la strďż˝ttďż˝ra in ďż˝isďż˝ra signiďż˝catiďż˝a per oltre ďż˝n anno. In pi�� le a��itďż˝ istit��ionali cďż˝e abbiaďż˝o sďż˝olto sicďż˝raďż˝ente sono state altrettanto iďż˝portanti e ďż˝anno toccato temi che rappresenteranno una sďż˝olta nel ďż˝ending per il ��tďż˝ro. ďż˝ensiamo all’�umento dell���� che ha ďż˝isto ďż˝nďż˝a��itďż˝ intensa di Conďż˝da in chiusura 2013 e apertura 2014 e la ďż˝erti���zione dei ďż˝orrisďż˝e��i che è stata lďż˝oggetto degli Stati ďż˝enerali e

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ďż˝enditalia si reali��erďż˝ in dďż˝e aree di��erentiďż˝ ďż˝na ďż˝roďż˝eďż˝uďż˝le e una ďż˝ommerďż˝iďż˝le. ďż˝rande rilieďż˝o ďż˝errďż˝ dato allďż˝area progettďż˝ale allďż˝interno della ��ale aďż˝iendeďż˝ organi��aďż˝ioni ed enti potranno presentare progeďż˝ in linea con i ďż˝asti teďż˝i di ��po. KĹŻĆšĆŒÄž Ä‚ĹŻĹŻÄ‚ Ć‰Ä‚ĆŒĆšÄžÄ?Ĺ?Ć‰Ä‚ÇŒĹ?ŽŜÄž Ä‚ džƉŽ͕ ƋƾĂůĹ? Ć?ŽŜŽ ĹŻÄž Ä‚ĆŤÇ€Ĺ?ĆšÄƒ Ć‰ĆŒÄžÇ€Ĺ?Ć?ƚĞ ĚĂ ŽŜĎĚĂ Ć‰ÄžĆŒ Ĺ?ĹŻ ĎŽĎŹĎ­ĎąÍ? ďż˝no degli eleďż˝enti cďż˝e ďż˝ogliaďż˝o continďż˝are a ďż˝antenere è la ďż˝iďż˝inďż˝nzďż˝ ďż˝on il territorio. Non è escluso quindi che organizzereďż˝o dei ďż˝oďż˝enti di incontro coďż˝e associazione per informare e condiďż˝idere con le aďż˝iende locali gli ďż˝ltiďż˝i sďż˝ilďż˝ppi norďż˝atiďż˝i e le strategie del ďż˝ending.

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ÂŽ - Riproduzione riservata

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