LA PIATTAFORMA ELETTRONICA PER I CORRISPETTIVI
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Il bimestrale della distribuzione automatica
Numero 32 - Anno 2018
NEWS
L’editoriale di Fabio Russo
L'Italia, è proprio un gran bel Paese! Ricca di eccellenze in ogni settore, località turistiche, arte, genuinità, generosità, cibo buono e salutare, voglia di intraprendere e chi più ne ha, più ne metta! Vending compreso! Sempre più spesso mi capita di visitare manifestazioni fieristiche. Sempre più belle, meglio organizzate, con record di visitatori, tante novità presentate dalle aziende partecipanti, per lo più italiane. Novità che attraggono interesse e attenzione da parte dei visitatori, che spesso vengono sollecitati a nuove iniziative imprenditoriali, nuove partnership. Si, le fiere rappresentano un formidabile momento d'incontro e di confronti ed è principalmente per questo motivo che l’intero comparto sta scaldando i motori per presentare al mercato e nel miglior modo le ultime novità: Venditalia 2018. Quella che mi piace chiamare “la fiera delle fiere” del Vending europeo celebra quest’anno il ventennale e si svolgerà poco dopo l’elezione del nuovo presidente di CONFIDA, che subentrerà a Piero Lazzari, del quale dovrà portare avanti i tanti progetti messi in campo nel corso del suo mandato. E, a proposito di elezioni, siamo anche tutti in attesa delle prossime politiche del 4 Marzo, dal cui esito dipendono le sorti della politica e dell'economia del nostro Paese per i prossimi 5 anni. Tutti desideriamo un'Italia più propensa ad uno sviluppo di equità, produttività, regole giuste rispettate da tutti, ritorno di valori che hanno contribuito a essere ciò che oggi siamo e che negli ultimi decenni pare siano andati scomparendo. Consentitemi, quindi, una riflessione che poco ha a che fare, forse, con il vending. Qualche giorno fa, mi è capitato di rivedere in video, un'intervista che il giornalista-divulgatore Piero Angela aveva rilasciato a RAITRE. Più la guardavo e maggiore era l'attenzione che vi ponevo nel seguirla. Il tema era legato ai valori impartiti dai nostri genitori e che oggi parrebbero quasi del tutto scomparsi: "...onestà assoluta, senso del dovere, schiena dritta. Oggi non è più così, perché tutti esigono i diritti e nessuno i doveri" commentava il Piero nazionale. Se ci pensate, è uno degli elementi che stanno distruggendo questo Paese. Ora vi chiederete: "Ma cosa c'entra questo con il vending??" Nulla o quasi. Tuttavia, vi invito a riflettere. Se ognuno di noi andasse a rispettare la regola che recita "anzitutto i doveri e contestualmente i diritti" questa nazione funzionerebbe meglio per tutti. Ci sarebbero meno evasori, verrebbero mandati a casa gran parte dei politici che negli ultimi decenni hanno azzerato le aspettative del futuro dell'italiano medio (oltre che le sue tasche), ci sarebbe una maggiore propensione alla cooperazione in qualsiasi campo da parte dei cittadini di ogni credo politico per rendere sempre meno demagogica l'idea di un Paese migliore. E qui torno al Vending: con dei titolari d'impresa e dei lavoratori complessivamente più contenti, reciprocamente rispettosi del lavoro altrui e ampiamente collaborativi per la riuscita del servizio o prodotto realizzato dalla propria azienda. Chi di voi raccoglierebbe la sfida?
SOMMARIO L’EDITORIALE di Fabio Russo pag. 5
FABER - FABER E CLEMENTE RUSSO: INTESA PERFETTA pag. 8
FABIAN - DALLE CUCINE DELLA RISTORAZIONE AL CANALE VENDING Intervista Con Giovanni Projetti pag. 10
PAOLO GHIDOTTI ALLA PRESIDENZA DELL'EVA pag. 14
EVEX 2017 - L'ITALIA PROTAGONISTA DI EVEX 2017 pag. 16
EVEX 2017 - CONFERENZE, ESPOSIZIONE E MOMENTI DI CONFRONTO pag. 21
EVEX 2017 - CONVIVIALITA' E NUOVE SINERGIE pag. 21
MARK - 25 ANNI ALL'INSEGNA DELL'INNOVAZIONE Intervista con Marco Mion e Antonio Pavan pag. 38
DIESPRESSO - IL NUOVO BRAND DI CAFFÈ FIRMATO DATACOL pag. 44
EVOCA GROUP - UN SUCCESSO DEL MADE IN ITALY Intervista con Francesco Frova pag. 48
Periodico bimestrale della distribuzione automatica Anno 2018 - Numero 32 Editore
Sede: Viale Gramsci, 17/b 80122 Napoli - Italia Partita IVA 06552741214 CCIAA 822695 Contatti con la redazione redazione@vendingnews.it Tel. 0810152150 Fax. 0810152151 Iscrizione al ROC n° 22385 dal 4 Maggio 2012 Direttore responsabile Francesco Ippolito Direttore editoriale Fabio Russo Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:
TO.DA. CAFFÈ - TUTTI I NUMERI DI TO.DA. CAFFÈ Intervista con Giuseppe Toscano pag. 52
NUOVA SFIDA PROFESSIONALE IN BIANCHI INDUSTRY Intervista con Marco Cantafora pag. 56
IL MONDO DEL CAFFÈ A 360°
Francesco Ippolito Fabio Russo Flora Seta Anna Giordano Erica Ferrari Claudia Loda Question Mark Studio Sabrina Tornese Wigo Studio Michele Ferraro
Stampa Tipografia TETI srl - Napoli Pubblicità: inferiore al 50%
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NEWS
Numero 32 - Anno 2018
Intervista con Andrej Godina pag. 58
FIORE DI PUGLIA - UN ANNO DA INCORNICIARE Intervista con Tommaso Fiore pag. 66
DRINKFOOD - NUOVI PROGETTI E GRANDI SFIDE Intervista con Christian Miotello pag. 68
LDG SERVICE - IGIENIZZAZIONE DEI DISTRIBUTORI AUTOMATICI pag. 72
Vending News è una rivista tecnica dedicata alla distribuzione automatica. I manoscritti e le fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti
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SMART WORKING - I VANTAGGI DEL LAVORO AGILE pag. 74
Faber e Clemente Russo: intesa perfetta
In azienda come sul ring contano tecnica e determinazione
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empre pronta ad accogliere le sfide del mercato, Faber è in prima linea quando si parla di progetti innovativi in fatto di meccanica, tecnologia e design. Importante nome del Made in Italy con origini campane, è una delle più grandi aziende produttrici di macchine per caffè in cialde per il settore Vending e Ho.Re.Ca., che da sempre punta ad offrire un prodotto unico nelle prestazioni, completamente orientato alle richieste dei clienti e che rappresenti una scelta di qualità.
Faber nasce nel 2001, nel garage di Alfonso Teti - il suo fondatore - un uomo coraggioso al punto da mettere in gioco la sua esperienza nel settore per sviluppare un'idea legata ad una sua precisa intuizione: il caffè in cialde sarà sempre più utilizzato dai consumatori. I numeri e i risultati ottenuti gli hanno dato ragione. Il costante aumento di produzione e quindi del personale addetto, rendono necessario il trasferimento della sede dal piccolo laboratorio di Marcianise ad un edificio a Caserta che, con i suoi grandi spazi, rappresenta maggiormente le ambizioni di Faber. Dal 2006 al 2009 si contano circa 24.000 unità prodotte, tutte rigorosamente Italiane, dalle materie prime alle rifiniture. Proprio nel 2009 nasce la Gea Bar, per l'Ho. Re.Ca., con due gruppi di erogazione e un cappuccinatore. Tra il 2013 e il 2015 Faber cambia veste. Ad Alfonso si affianca suo figlio Fabio e la visione del futuro aziendale assume un aspetto decisamente più innovativo e intraprendente. Appassionato di musica elettronica, Fabio fa in modo da trasferire una parte del proprio mondo all'interno dell'azienda, dove porta non solo tanti colori - con la linea Rock 'n Color - e nuovi modi di personalizzare la macchina, ma anche tanti suoni con il progetto della Slot - prodotto icona del marchio - nella versione Sound Edition che consente di ascoltare file audio attraverso una connessione Bluetooth o cavo USB. Nel 2016 Faber si apre a nuovi scenari tra cui i paesi dell'Est Europa, del Nord Africa e degli USA. Nel 2017 punta al settore 'casa' con la MiniSlot, la macchina per caffè più piccola mai realizzata, posizionandosi nel mercato anche come oggetto di design e di arredo. Contestualmente viene implementata la rete dei centri di assistenza tecnica e del customer care per garantire un servizio regolare e durevole. Per il 2018 non mancano grandi progetti, legati all'ottimizzazione costante e al perfezionamento dei processi produttivi e all'innovazione dei prodotti.
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L'ultima creatura di casa Faber, da poco in commercio, ha il nome di Concept Industrial e mette a nudo la bellezza e l’essenzialità della meccanica, la qualità dei materiali e la solidità della struttura. Disponibile a gruppo di erogazione singolo, doppio o quadruplo, è ideata sia per gli ambienti domestici che per quelli dell'Ho.Re.Ca. In programma anche progetti volti a far conoscere il marchio ad un pubblico sempre più esteso, aprendosi un varco nel mercato del B2C. L'obiettivo della costante presenza dell'azienda in contesti di exhibition è quello di orientare le scelte dei potenziali acquirenti e degli operatori del settore verso un prodotto resistente, di elevata qualità e durevole nel tempo. Da Gennaio 2018, inoltre, comincia la collaborazione di Faber con l'atleta Clemente Russo scelto come testimonial per una campagna che li vedrà protagonisti insieme. Autenticità, passione, ambizione, professionalità e duro lavoro sono alcune delle caratteristiche che l’azienda ha riconosciuto di se stessa nel campione olimpico e mondiale, e che l'hanno indirizzata nella scelta del personaggio che potesse maggiormente rispecchiare i suoi prodotti e il suo core business. Stesse origini, stessa determinazione, stesso spirito di sacrificio, duro allenamento e costanza avvicinano due mondi professionali così distanti. La potenza, l'affidabilità, la qualità tecnica, le ottime prestazioni, la resistenza e il risultato assicurato fanno di Clemente la perfetta personificazione di tutti i plus dei prodotti Faber che, come lui, sono "l'orgoglio italiano" nel mondo, apprezzati per talento e creatività. Per il futuro Faber ha in mente tantissimi progetti da realizzare tra cui incisive azioni di marketing su scala nazionale per dare visibilità alla gamma di prodotti offerti e accompagnare Clemente Russo nel percorso che lo porterà ver-
so le prossime Olimpiadi di Tokyo 2020. Tanti allenamenti e duro lavoro si prospettano per l’avvenire del gruppo, e tanti traguardi ancora da raggiungere. Una sfida, di certo alla sua portata, è quella di diventare leader in fatto di qualità anche nel mercato europeo e chissà che il 2018 sia l'anno giusto. Noi glielo auguriamo!
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Dalle cucine della ristorazione al canale Vending
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er Fabian srl, specializzata nella produzione di snack freschi, il 2018 è l’anno del ventennale. Un traguardo importante per un’azienda nata come sfida personale del titolare Francesco Luise, chef di lunga esperienza. Nel 1998 volle mettere le proprie competenze al sevizio di un comparto giovane ma promettente: quello appunto degli snack freschi destinati ai canali Ho.Re.Ca. e Vending. Cresciuta rapidamente, l’azienda si è poi trasferita nel 2010 in un nuovo stabilimento di 1.500 mq. a Torbole Casaglia, in provincia di Brescia, dove l’attività si è ampliata, combinando l’artigianalità delle ricette “fatte in casa” con processi produttivi all’insegna delle più avanzate tecnologie. Ben affermata nel canale Vending, Fabian mette a disposizione degli operatori un’ampia gamma di prodotti in grado di soddisfare i gusti di tutti i consumatori, anche di quelli più esigenti. Ne parliamo con Giovanni Projetti, Direttore Vendite dell’azienda. Prima ancora di parlare di prodotti, parliamo di produzione. Fabian realizza in casa l’intero ciclo produttivo, a cominciare dal pane e commercializza i prodotti con il brand La Bottega del Panino. Ci illustra come è organizzato l’intero processo? Il ciclo produttivo inizia nel reparto panificazione interno dove vengono sfornati quotidianamente prodotti dedicati alla distribuzione automatica e grazie al quale siamo in grado di mantenere un’impronta artigianale, monitorare la qualità dei prodotti e dare agli stessi le caratteristiche
indispensabili per un consumo tramite vending machine, quindi congeniali per un consumo istantaneo. La seconda fase produttiva avviene nel reparto farcitura: il personale formato e qualificato si occupa di farcire i prodotti rispettando gli standard qualitativi dettati. La terza fase consiste nel confezionamento in atmosfera protettiva, con accurati e ripetuti controlli da parte del responsabile di reparto. L’ultima fase, non per questo meno importante, riguarda lo stoccaggio e la preparazione da parte del magazzino di ordini per le spedizioni in tutta Italia. Se il pane è un vostro prodotto, le farciture provengono dai vostri partner commerciali. Quali criteri vi guidano nella loro scelta? Il primo criterio è sicuramente l’affidabilità del partner. Il nostro responsabile acquisti, Fabio Luise, seleziona personalmente i fornitori secondo precisi criteri. Oltre alle certificazioni richieste, la qualità e l’origine di produzione sono altri due dei criteri importanti nella scelta. Da sempre selezioniamo salumi e formaggi prodotti in regioni d’eccellenza per garantire qualità e gusto a tutti i nostri prodotti. Qualità/Prezzo, un binomio difficile. Come si combinano questi due fattori, soprattutto nella produzione di referenze destinate al canale Vending? In effetti sappiamo che nel canale della distribuzione automatica il prezzo è una componente importante. La nostra mission è quella di offrire la qualità al giusto prezzo. Per questo motivo non trascuriamo l’aspetto economico in fase di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti.
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Le vostre linee di prodotto soddisfano tutti i gusti. Oggi però questo non basta: occorre soddisfare esigenze particolari come quelle dei vegani o di chi soffre di particolari intolleranze. Come risponde Fabian? I dati nazionali ci dicono che il numero delle persone con intolleranze al glutine e al lattosio è in continua crescita. A tal proposito, Fabian annovera tra i suoi prodotti un panino senza glutine e senza lattosio, mentre per l’abitudine alimentare vegana siamo in fase di ricerca e sviluppo. Packaging ed etichettatura sono due elementi critici nel Vending, considerando le modalità di erogazione delle macchine. Quanto conta la tecnologia delle macchine su questo particolare tema? Affrontiamo questo mercato da ormai 20 anni. Oggi, ancor più di allora, è fondamentale avere un packaging bello, pulito, ordinato e che comunichi senza indugio di cosa stiamo parlando. Tutto questo è stato raggiunto grazie ad un grande lavoro dell’ufficio marketing, coadiuvato da Claudia Loda. La tecnologia delle macchine ci è di grande aiuto, grazie ad essa i nostri prodotti sono facilmente
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adattabili ai layout delle macchine di qualsiasi produttore. Il cartoncino salvamani recentemente inserito nel packaging permette una descrizione chiara degli ingredienti, oltre a dare la possibilità al consumatore di non sporcarsi le mani durante il consumo o viceversa di non contaminare il prodotto. In sintesi, quali caratteristiche rendono i vostri prodotti ideali per il canale Vending? Le caratteristiche che ci contraddistinguono sono l’artigianalità che rende unici i nostri prodotti, il packaging invitante e adatto alla molla singola e per finire, la possibilità di inserire i prodotti ancora confezionati nel microonde grazie alla speciale pellicola idonea a tale uso. Parliamo di shelf life, altro argomento sensibile per gli operatori del Vending. Fino a quanto potete garantire la freschezza dei vostri prodotti? Tutti i prodotti nascono con 40 giorni di shelf life, di conseguenza siamo in grado di garantire circa 30 giorni al momento della consegna.
Negli ultimi anni avete lanciato una gamma di primi e secondi piatti pronti al consumo. Sono disponibili anche nel Vending?
Siamo in grado di proporre una ventina di referenze tra primi piatti, piatti freddi e secondi piatti. Sono tutti prodotti monoporzione che possono essere posizionati in doppia molla. Parteciperete all’edizione 2018 di VendItalia. Ci può anticipare qualche novità? Ad oggi possiamo solo confermare la nostra presenza a VendItalia 2018, ma non possiamo ancora svelare quali saranno le novità che presenteremo in fiera. Per scoprirle, invitiamo tutti a visitare il nostro stand!
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Com’è organizzata la parte commerciale e logistica? La rete è formata da una Direzione Commerciale, dal Direttore Vendite che coadiuva l‘ufficio commerciale ed una rete di agenti che gestiscono e visitano costantemente la Clientela presente nelle zone di loro competenza. Abbiamo inoltre in essere collaborazioni con diversi partner logistici a regime controllato HACCP.
Paolo Ghidotti alla presidenza dell’EVA
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aolo Ghidotti, vice presidente del gruppo EVOCA e responsabile del canale O.C.S., nel quale confluiscono i marchi Saeco e Sgl, è stato eletto all’unanimità Presidente dell’Associazione Europea del Vending (EVA). 46 anni, ha iniziato la sua carriera nel settore nel 1996, dopo la laurea in Economia e Commercio, entrando a far parte del gruppo N&W (oggi EVOCA S.p.A.). Negli oltre 20 anni di percorso professionale ha ricoperto vari ruoli di responsabilità nel Marketing, nelle Vendite e nel Business Development. A livello associativo, Paolo Ghidotti nel biennio 2012/2013 è stato presidente di EVMMA (European Vending Machine Manufacturers Association) e dal 2014 membro del Comitato Direttivo di EVA, dove aveva assunto il ruolo di vice presidente nel 2016. Lo intervistiamo all’indomani della sua elezione alla più alta carica associativa europea del Vending per conoscerela quali saranno gli obiettivi che guideranno il suo percorso in EVA per i prossimi due anni. La nomina a Presidente dell’EVA coincide con il nuovo nome dell’associazione che ora include con evidenza il settore del caffè. Crede che la scelta sia caduta sul suo nome proprio per le sue competenze in questo comparto? Penso che ci siano diverse ragioni che hanno convinto i membri del Consiglio Direttivo di EVA a scegliere il sottoscritto, con una votazione all’unanimità. Senz’altro uno degli obiettivi del prossimo biennio, in continuità con quanto fatto dal precedente board, sarà l’ampliamento della base associativa ad altri membri di mercati affini alla Distribuzione Automatica, in particolare O.C.S. e Ho.Re.
Ca., quindi sicuramente avere competenze specifiche ed esperienza in tali segmenti è molto importante. Vorrei comunque sottolineare che l‘integrazione con altri mercati, che reputo essenziale, non snaturerà l’identità originaria dell’EVA, che rimarrà “vending oriented” ma con un crossover che, sono certo, favorirà la crescita della Distribuzione Automatica. Secondariamente, dopo vari anni di Presidenza assunta da rappresentanti del Nord Europa, penso che fosse necessaria una naturale alternanza con un esponente del Sud Europa, e in particolare del mercato italiano, che dopo anni di crisi adesso sta invece tornando ad avere un ruolo di guida all’interno del contesto europeo Infine penso che il lavoro fatto negli ultimi anni all’interno dell’EVA, in qualità di Vice Presidente, abbia rappresentato un segno tangibile e concreto della mia volontà di far crescere l’associazione e di migliorarne le aree di debolezza Si aspettava questa nomina? In un certo senso sì, per le ragioni che ho appena illustrato, però naturalmente non c’è mai la certezza fino all’ultimo. Quel che mi ha sorpreso e molto soddisfatto è stata l’elezione all’unanimità, che non mi aspettavo. Un segnale positivo perché significa che potremo contare su un team coeso e convinto di lavorare insieme per gli stessi obiettivi
Il Presidente di CONFIDA Piero Lazzari si congratula con il neo Presidente di EVA
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Nel suo nuovo ruolo, quale apporto intende dare alla Distribuzione Automatica europea? Non servono “rivoluzioni” nell’associazione ma è necessario calibrare meglio gli obiettivi, ricordandoci che non siamo “soli” ma nell’away from home gli attori sono sempre di più e sempre più complementari tra loro sia come offerta, che come utenza di riferimento. Il mio programma di mandato sarà incentrato su 4 punti, tutti accomunati dal segno più: più vicinanza alle associazioni nazionali di settore; più coinvolgimento dei gestori; più comunicazione, sia informativa che di marketing; più attività di lobbying verso la Comunità Europea, in particolare sulle normative sempre più stringenti.
Qual è il suo parere rispetto ai momenti di aggregazione che l’EVA sta organizzando per coinvolgere i player dei Paesi membri? L’EVA sta cercando di coinvolgere quanto più possibile i player dei vari paesi, sia per quanto riguarda i gestori che le associazioni nazionali, anche se non è facile, perché molte di esse hanno staff e risorse davvero ridotti e quindi, giustamente, si concentrano sui loro mercati interni. Per quanto riguarda i gestori, proprio a Roma l’EVEX ha registrato un indubbio successo, ma in futuro mi piacerebbe che ci fosse una maggiore partecipazione da parte loro. Non sottovaluterei nemmeno la costante attività di recruiting che lo staff di Bruxelles, coordinato dal Direttore Erwin Wetzel, fa costantemente in occasione dei vari eventi e appuntamenti fieristici. Oggi abbiamo circa 110 soci, picco storico, e ogni settimana riceviamo richieste da parte di potenziali nuovi membri, che vengono valutati dal Comitato Direttivo e poi ammessi, previa approvazione. L’EVA riceve richieste di nuovi membri anche da fuori Europa e l’ampia rappresentanza asiatica registrata all’EVEX di Roma, frutto del nostro viaggio fatto l’anno scorso in occasione della fiera del Vending di Pechino, testimonia l’interesse per una maggiore interfaccia a livello mondiale. A marzo, una delegazione di EVA andrà a Las Vegas per la fiera “The Nama Show” e incontrerà esponenti della Nama, per cercare di riallacciare maggiormente i rapporti e favorire una partecipazione del Vending americano al prossimo EVEX. Confronto e nuove sinergie possono dunque essere due fattori a sostegno della crescita del Vending europeo? Senz’altro. In tale ottica pensiamo di organizzare costanti momenti di confronto con le associazioni dei vari Paesi dell’UE, attraverso degli appuntamenti mensili per aggiornamenti sulle attività in corso, sia a livello europeo che nazionale.
Paolo Ghidotti con Enze Yu Presidente dell'Associazione Cinese del Vending
Quali sono le maggiori problematiche da affrontare? Sicuramente bisogna migliorare l’attività di comunicazione, veicolando informazioni importanti per tutti i player del nostro settore, ma anche verso l’esterno, con l’obiettivo di migliorare l’immagine del Vending. In tale ottica, vi posso anticipare che stiamo lavorando su un progetto relativo ad un filmato promozionale, realizzato da una importante agenzia specializzata spagnola, in cui verrà esaltato il concetto di Vending di qualità, presentando locazioni eleganti: aree break che invogliano a trasformare il nostro servizio da esclusivo punto di consumo veloce ad ambiente di socializzazione e comunicazione, superando l’accezione negativa che, purtroppo, ha ancora la Distribuzione Automatica nell’opinione pubblica. Lo veicoleremo attraverso i maggiori social network e potrà essere utilizzato dalla associazioni nazionali e dagli associati EVA a supporto della loro attività. Come riuscirà a conciliare l’attività professionale in EVOCA con gli impegni associativi? Indubbiamente si tratta di un impegno gravoso, ma in entrambi i casi posso contare su un team di risorse estremamente valide, che senz’altro mi aiuteranno e supporteranno nello svolgimento delle varie attività in corso. Una domanda per salutarci: quali sono le passioni e gli hobby a cui si dedica nel tempo libero? Purtroppo non ho molto tempo libero… però mi piace tenermi sempre attivo. Sono un grande appassionato di sport, sia come praticante che come spettatore… e appena posso mi concedo una vacanza in posti lontani…
Paolo Ghidotti insieme a Aris Kaschefi Vice Presidente dell'EVA
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L’Italia protagonista di EVEX 2017
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chiudere in grande stile l’attività dell’Associazione Europea del Vending nel 2017 è stato il successo di EVEX - European Vending Experience, evento che si è tenuto a Roma il 23 e 24 novembre 2017 con la collaborazione di CONFIDA ed il contributo di importanti aziende sponsor. Anche per questa edizione, l’EVA ha fatto coincidere l’Assemblea Annuale Generale dell’Associazione con un evento dal format originale: un mix di conferenze, esposizione e momenti conviviali, capace di attrarre i player del settore di tutt’Europa. In questa edizione, l’Assemblea Annuale Generale è stata particolarmente significativa, poiché i membri dell’EVA sono stati chiamati a votare su due punti: il nuovo nome dell’Associazione e l’elezione del nuovo Presidente con il rinnovo delle cariche del Comitato Esecutivo. I membri hanno scelto all’unanimità “European Vending & Coffee Service Association” come nuovo nome dell’Associazione, una scelta che rispecchia l’attuale realtà del mercato e vuole essere un segno di riconoscimento nei confronti dei player che rappresentano la maggioranza del Settore: i distributori di bevande calde, e quindi di caffè, costituiscono infatti il 62% del mercato europeo a anche
più dell’90% di esso in alcuni Paesi. Il nuovo nome non comporta però cambiamenti nei tratti identificativi dell’Associazione: il logo stellato e l’acronimo EVA restano invariati. L’Assemblea Annuale Generale ha ufficialmente aperto la due giorni di EVEX 2017, eleggendo a Presidente dell’Associazione Paolo Ghidotti (vice presidente della Business Unit OCS di EVOCA Group - già gruppo N&W), una scelta che rafforza e conferma l’inserimento della specifica “Coffee Service” nella nuova denominazione dell’EVA. Paolo Ghidotti non è l’unico italiano nelle più alte cariche dell’Associazione europea. Altri 4 italiani sono infatti entrati a far parte del Comitato Esecutivo: Davide Celin, Responsabile Vendite canale Grossisti Distribuzione Automatica per Lavazza; Massimo Daolio, Export Manager di FLO SpA; Alberto Giavoni, Direttore International Account Coffee and Vending di Brita; Michele Adt, Direttore di CONFIDA. Il neo eletto presidente dell’EVA Paolo Ghidotti resterà in carica per i prossimi due anni. A pagina 14 l'intervista con il nuovo Presidente dell'EVA Paolo Ghidotti
Comitato Esecutivo EVA - I rappresentanti dei comparti
• Per le Associazioni Nazionali Tony Smith – AVA (UK) Christian Mengus – NAVSA (Francia) Aris Kaschefi – BDV (Germania) Michele Adt– CONFIDA (Italia) • Per i Direttori delle Associazioni Nazionali Raúl Rubio Fleitas – ANEDA (Spagna) • Per i Produttori di Macchine (EVMMA) Paolo Ghidotti – N&W (Presidente) • Per i Sistemi di Pagamento per il Vending Jürgen Göbel - Ingenico • Per i Fornitori di Prodotti Davide Celin - Lavazza • Per le Società di Gestione Eric Overbeek – Selecta (Operatore Int.le) Boris Belotserkovsky – Uvenco (Nord Europa) Marcin Przybyo – Automatspec (Est Europa) Xavier Arquerons – Alliance Vending (Sud Europa) • Per le Soluzioni per il comparto Acqua Alberto Giavoni – Gruppo Brita • Per l'Office Coffee Service (OCS) Maurits de Jong - de Jong Duke (Tesoriere) • Per i Fornitori di Bicchieri Massimo Daolio – Flo
EVEX 2017
Conferenze, esposizione e momenti di confronto
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a parte istituzionale di EVEX 2017 è proseguita con interessanti conferenze su due diversi temi. Il Prof. Emanuele Frontoni dell’Università Politecnica delle Marche ha presentato i risultati di una ricerca svolta su quattro locazioni tipiche del vending: università, azienda, ospedale e negozio automatico. Con l’ausilio di telecamere RGBD, ha analizzato il comportamento dei consumatori e ha mostrato l’importanza dell’analisi dei Big Data nel Vending. A seguire lo startupper spagnolo Pau Garcia-Milà ha stupito la platea con una presentazione pratica di come la velocità impatti in maniera decisiva sull’innovazione, dando vita ad un’azienda virtuale creata con l’aiuto del pubblico e del suo team in poco meno di un’ora. Altra novità di EVEX 2017 è stato il primo Forum dei Giovani Gestori Europei che ha richiamato giovani imprenditori del Vending europeo, spingendoli a confrontarsi su strategie, tematiche e opportunità del settore attraverso le esperienze illustrate nel corso del Forum da 20 giovani manager provenienti da Italia, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Danimarca, Austria, Svizzera e Romania. A chiudere la parte istituzionale, l’esposizione di prodotti
e soluzioni tecnologiche per il Vending che ha dato ad alcune aziende l’opportunità di presentare le ultime novità. Attraverso l’esposizione si è voluto, inoltre, dare rilievo alle aziende Sponsor, il cui contributo ha reso possibile la realizzazione e il successo dell’edizione italiana di EVEX 2017.
EVEX 2017
Convivialità e nuove sinergie
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e visite organizzate nel centro storico di Roma e alla Città del Vaticano hanno permesso ai numerosi ospiti, tra i quali una delegazione proveniente dalla Cina e una dagli Stati Uniti, di apprezzare le bellezze della Capitale in un’atmosfera più rilassata. Stesso spirito ha animato la Cena di Gala che si è svolta nella splendida cornice dell’Acquario Romano. Qui c'è stata anche la premiazione dei vincitori dell’EVEX Awards 2017, riconoscimenti che sono andati a Crane Merchandising System per COTI, eletta “Macchina dell’Anno” e a Nayax per il sistema di pagamento VPOS Touch premiato come “Sistema di Pagamento dell’Anno”. Oltre che dalle eccellenti portate della Cena di Gala, la serata è stata allietata dallo spettacolo messo in scena da 4 ballerini con effetti visivi e sonori sorprendenti con i quali è stato reso omaggio a Bianchi Industry, Sponsor della Serata di Gala di EVEX 2017.
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EVEX 2017 THANKS TO • Diamond Sponsor N&W Global Vending • Gold Sponsors Bianchi Industry, CCV, Covim, FAS, Ingenico, Lavazza, NAYAX, SUZOHAPP, Worldline • Silver Sponsors Brita Italia, Velarte, Nescafé, Acqua Panna & San Pellegrino • Bronze Sponsors AST International, Aztek, Castles Technology, Coffee & Drinks Systems, Coges, Coin Acceptors, CPI, De Jong Duke, Flo, Grefusa, Ilstant, Paytec, Payter, Sabicom, Sandenvendo, Sitael, Vendin, Vendman, Mastercard
25 anni all'insegna dell'innovazione
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pecializzata nella progettazione e realizzazione di soluzioni globali per il pagamento elettronico e la gestione delle apparecchiature automatiche, MARK srl è un’azienda di lunga esperienza nel comparto dei sistemi di pagamento, tant’è che quest’anno taglia il traguardo dei 25 anni di attività. La diversificazione dell’offerta con un ventaglio di prodotti destinati a più segmenti del mondo automatico (vending, lavanderie, autolavaggi), la capacità di seguire l’evoluzione tecnologica progettando e realizzando soluzioni ad hoc, la flessibilità e l’esperienza del team R&S in grado di adattare e personalizzare i prodotti in base alle esigenze del cliente, sono i punti di forza di un’azienda tutta italiana, certificata ISO 9001:2000 a garanzia della qualità dei processi e dei prodotti. Lo sviluppo di soluzioni di controllo e monitoraggio del business via app per smartphone dimostrano quanto rapidamente l’azienda riesca a stare al passo con le richieste del mercato, un fattore molto importante nel mondo dei sistemi di pagamento per il Vending, che sta subendo continue evoluzioni. Il controllo telemetrico e la trasmissione telematica dei corrispettivi sono solo un esempio a riprova del fatto che i sistemi di pagamento svolgono un ruolo cruciale in questo settore. Cosa che MARK ha capito molto bene. Conosciamo meglio questa bella realtà tutta italiana nell’intervista con Marco Mion, CEO dell’azienda veronese, e Antonio Pavan, responsabile del settore Vending. Signor Mion, ci illustra le origini della storia di MARK? Nel 1993 ero tecnico venditore di una grande azienda produttrice di distributori automatici, un lavoro che mi piaceva e mi dava anche qualche bella soddisfazione. Ma, si sa, a trent’anni hai tutta la vita davanti e c’è un mondo intero da conquistare: sentivo che dovevo mettermi in proprio. È così che è nata Viemmevi, la mia prima attività commerciale nel mondo del Vending. Con Antonio Pavan, mio socio fin da quei giorni, commercializzavamo distributori automatici e sistemi di pagamen-
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to cercando di farci conoscere e apprezzare dai gestori, fornendo un valore aggiunto di consulenza e assistenza tecnica. Poi siete diventati anche produttori. Sì, era un’intenzione che avevamo fin dall’inizio tanto che, solo un anno dopo, abbiamo presentato le prime casse automatiche per le lavanderie self-service che in quel periodo stavano cominciando ad apparire. La vera svolta è arrivata, però, nel 1999. Agli albori del terzo millennio abbiamo sviluppato UniKey, un sistema di pagamento cashless compatto, che ha rappresentato una novità assoluta nel mondo del Vending, tanto che ci è stato chiesto di produrlo, con il loro marchio, da una multinazionale quale la Mars/Mei, ora appartenente al gruppo CPI. A ruota, abbiamo “partorito” MiniKey, un sistema di dimensioni ancora più ridotte, un vero capolavoro di miniaturizzazione. Due progetti talmente ben riusciti che sono ancor oggi in produzione e tuttora preferiti da molti gestori. Vi siete poi inseriti anche nel settore degli autolavaggi? Dal 2004 siamo presenti anche nel car-wash, grazie ai primi modelli di cambiamonete e starter waterproof proget-
tati ad hoc per gli impianti automatici di autolavaggio. In breve, ci siamo specializzati anche in questo settore arrivando a fornire, oltre a macchine sempre più evolute, sistemi paralleli in grado di controllare tutte le apparecchiature del piazzale: piste, aspiratori, lavatappeti, ecc. Anche nell’autolavaggio abbiamo cercato di portare un po’ d’innovazione, ad esempio passando all’uso di tastiere capacitive, più comode e sicure rispetto a quelle tradizionali. E… il Vending? Le nuove esperienze acquisite nelle lavanderie e nel carwash si sono dimostrate preziose perché ci hanno dato una visione più ampia e articolata del mondo self-service. Questo fatto, assieme all’evoluzione delle tecnologie e dei mercati, ci ha spinto a fare un altro passo in avanti anche nelle nostre proposte per il Vending. È così che, per esempio, è nato Bravo il nuovissimo sistema di pagamento cashless MARK in versione MDB ed Executive, basato su tecnologia RFID Mifare e programmabile direttamente da PC. Siamo ormai ai nostri giorni. Già, venticinque anni sono tanti ma passano fin troppo in fretta. Sicuramente ho dimenticato qualcosa d’importante ma, vede, siamo così concentrati nel presente, così intenti a progettare il futuro, che non ci rimane molto tempo per i ricordi. Attualmente, siamo impegnati nello sviluppo dei nostri sofware proprietari, nella progettazione di nuovi prodotti e servizi, nell’ulteriore espansione verso i mercati esteri che assorbono, in questo momento, circa il 40% della nostra produzione. Quali prodotti/soluzioni vi identificano più marcatamente? Sono molti i prodotti MARK che hanno lasciato il segno sul mercato, per esempio UniKey e MiniKey, come ho già detto. Ma se è vero che noi imprenditori veneti consideriamo i nostri prodotti quasi come dei figli, va da sé che gli ultimi nati sono quelli che più ti fanno battere il cuore. Parlando di macchine, ad esempio, non posso non citare Phoenix e Polaris, uno starter per autolavaggi e un cambiamonete che segnano una svolta per la nostra azienda, non solo per l‘aspetto estetico ma soprattutto per le caratteristiche innovative e le prestazioni decisamente vantaggiose. Per il Vending, mi piace ricordare Sherlock, una piattaforma cloud che porta l’IoT nel mondo delle vending machines, e LinkApp, la nostra applicazione per la trasmissione telematica dei corrispettivi.
Signor Pavan, dunque è il Vending il primo settore a cui avete destinato le vostre soluzioni. Qual è stato il vostro segno distintivo? Siamo nati nel Vending per cui è stato naturale partire rivolgendo un’attenzione privilegiata a questo settore. Fin dall’inizio però, forti dell’esperienza acquisita sul campo, abbiamo deciso di offrire ai nostri potenziali clienti, assieme a degli ottimi prodotti, il valore aggiunto di un servizio esclusivo. Credo sia questo il fattore che ci ha fatto apprezzare e che tuttora ci distingue. Il mondo dei sistemi di pagamento per il Vending è cambiato: dalle gettoniere ai sistemi di pagamento digitali fino alle app per smartphone. Come avete seguito questa evoluzione? Cercando sempre di anticipare i tempi, rimanendo attenti, in ascolto. Spesso è risolvendo le problematiche dei clienti che scatta la scintilla dell’innovazione. I nostri sistemi sono in continua evoluzione, anche grazie al centro di R&D che è il vero motore della nostra attività. Quando serviva la miniaturizzazione abbiamo “inventato” UniKey e MiniKey e, sempre, cerchiamo non solo di rispondere a una richiesta di mercato ma di proporre modi nuovi - o meglio innovativi - per lavorare con minore fatica e migliori risultati. Sta parlando, immagino, della trasmissione dei corrispettivi. Certo. Anche se è un prodotto dedicato solo al mercato italiano, abbiamo investito molto su LinkApp, un’applicazione per smartphone che aiuta i gestori a soddisfare l’obbligo della comunicazione dei corrispettivi all’Agenzia delle
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Entrate per via telematica. Anche in questo caso, non ci siamo accontentati di sviluppare un’app affidabile e semplice da usare ma abbiamo voluto dare supporto concreto agli utilizzatori. Abbiamo creato un sito e un call center dedicati a LinkApp e un team di consulenti raggiungibili via mail e WhatsApp. Questi servizi sono stati apprezzati e i tecnici dedicati a questa iniziativa sono molto impegnati, in questa fase d’avvio. Avete sviluppato un’altra applicazione per smartphone di grande utilità per il Vending. Ce la illustra? Con piacere, perché riteniamo che Sherlock sia una proposta non solo innovativa ma, per certi versi, rivoluzionaria. L’idea, mutuata dal concetto dell’Internet delle Cose (IoT), è quella di collegare tutte le apparecchiature gestite in un eco-sistema tecnologico intelligente, capace non solo di raccogliere una miriade di dati gestionali ma di elaborarli e analizzarli in modalità statistica permettendone l’utilizzo, ad esempio, in chiave marketing. Per non parlare della possibilità di interagire con il gestore consentendogli di svolgere interventi operativi sulle macchine in tempo reale senza muoversi dal luogo in cui si trova. Tutto ciò con un impegno finanziario che oserei definire irrilevante. Crede che prodotti come i cambiamonete e gli accettatori di monete e banconote siano destinati a sparire? La tendenza va in direzione del denaro elettronico, questo è evidente, ma non credo che questo processo si realizzerà in tempi brevi. Se ci sono dei Paesi in cui sembra che il contante stia per essere addirittura abolito, ce ne sono molti altri, tra cui la nostra Italia, in cui l’abitudine all’uso del contante è ancora molto diffusa. Funziona, credo, un po’ come per i libri: c’è l’e-book ma in tanti preferiscono ancora sentire il fruscio della carta tra le dita. Se poi è carta filigranata… A parte le battute, il passaggio tout court al denaro elettronico per me richiederà più di qualche anno.
zionali della telefonia sapranno proporre, visto che ormai sono loro a tracciare la strada. Di sicuro sarà lo smartphone a diventare il nostro riferimento più abituale anche per i pagamenti. Sarete a Venditalia. Ci può anticipare qualcosa sulle novità che presenterete? Sta scherzando? Investiamo più del 10% del fatturato MARK in R&D e vorrebbe che bruciassimo i risultati ottenuti prima del tempo? Le sorprese che abbiamo in serbo le scoprirà chi verrà a trovarci nel nostro stand a Venditalia. Vi aspettiamo!
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Quale sarà dunque il futuro dei sistemi di pagamento nel Vending? Ritengo che non ci saranno dei cambiamenti radicali nel breve periodo. Sicuramente potremo attingere a nuove tecnologie che ci permetteranno di migliorarne l’aspetto e le prestazioni. Il futuro nel medio termine, comunque, dipende sicuramente dalle novità che le grandi multina-
Il nuovo brand di caffè firmato DATACOL
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Miscela di pregiate Arabica e selezionate Robusta. Un caffè cremoso con note di cioccolato per chi ama un gusto intenso.
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Bilanciata miscela di pregiate Arabica e selezionate Robusta. Il tipico espresso italiano corposo e persistente.
capsule di the in foglia, orzo, caffè al ginseng e infusi per venire incontro anche alle esigenze di chi preferisce altre tipologie di bevande o ama alternare un buon caffè con un corroborante the o una rilassante tisana. Con l’obiettivo di seguire i clienti “in prima persona” la DATACOL ha affidato alla propria rete di venditori la distribuzione dei prodotti a marchio DiEspresso®, nonché l’accreditamento del brand che può avvenire soltanto attraverso la fidelizzazione dei consumatori con prodotti di qualità e un servizio attento e scrupoloso. I soddisfacenti risultati ottenuti nel segmento O.C.S. hanno spinto l’azienda ad entrare anche nel canale domestico, un mercato forse più difficile da conquistare per la pluralità dell’offerta a cui è sottoposto. L’azienda si dice certa di poter centrare anche questo obiettivo. La costruzione di una rete vendita dedicata, l’ottimo rapporto qualità/prezzo e un servizio al consumatore basato soprattutto sul rapporto umano faranno la differenza!
Delicata miscela di pregiate Arabica e selezionate Robusta risaltano dolcezza e note fruttatte.
Ricercata miscela di pregiate Arabica e selezionate Robusta. Un caffè cremoso e corposo e un gusto ricco senza caffeina.
*I marchi citati non appartengono alla DATACOL srl né ad aziende ad essa collegate
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ATACOL, azienda leader nella commercializzazione di prodotti tecnici per professionisti operanti nei settori dell’Autotrazione e dell’Artigianato, con un fatturato di Gruppo vicino a 100 milioni di euro, è approdata nel mondo del caffè con il nuovo brand DiEspresso®. L’idea di esplorare un mercato lontano dai settori in cui DATACOL ha sviluppato le sue competenze nel corso della sua ultra ventennale attività è stata del fondatore e Amministratore Unico, Renato Mascotto, il quale nell’ottica di d incrementare l’attività seguendo i trend del mercato, ha individuato nel comparto del caffè un settore al cui servizio poter mettere le skills fino ad oggi acquisite. Forte di una strutturata Rete Vendita, composta da circa 500 addetti al servizio di 50.000 clienti attivi e di una ramificata presenza all’estero attraverso proprie filiali, DATACOL ha sviluppato un sistema chiuso costituito da una macchina per il caffè dalle alte prestazioni e da una gamma di caffè e bevande in capsule in grado di rispondere alle esigenze di tutti i consumatori. Al sistema proprietario si affianca, inoltre, la distribuzione di capsule compatibili Nespresso*, declinate in più miscele, in modo da coprire anche le richieste di questo segmento del mercato, particolarmente sviluppato all’estero. In linea con la politica del Gruppo orientata alla Qualità, una qualità certificata UNI EN ISO 9001:2015 e da TUV Italia, DiEspresso® propone ai consumatori, siano essi del segmento O.C.S. che del canale domestico, un sistema basato, appunto, sulla qualità: della macchina erogatrice e dei prodotti ad essa correlati. La macchina, infatti, è frutto di una minuziosa ricerca per garantire un caffè buono come al bar e l'affidabilità nel tempo: interamente controllata elettronicamente con una serie di rilevanti settaggi, a basso consumo energetico e personalizzabile per il consumatore finale. A completarne le prestazioni una serie di accessori, come il contenitore porta kit e l’elegante mobiletto, che rendono l’area ristoro un luogo di relax, ordinato e funzionale, perfetto per l’ufficio e le piccole attività. Le miscele di caffè - uno studiato mix di Arabiche e Robuste selezionate - sono completate da una gamma di
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Un successo del Made in Italy
fine novembre 2017, N&W Global Vending S.p.A. ha annunciato il cambio di denominazione sociale in EVOCA S.p.A., punto di arrivo dell’evoluzione che il Gruppo ha vissuto nel tempo e soprattutto negli ultimi anni, durante i quali la sua leadership nel mercato globale delle macchine da caffè professionali è progressivamente, quanto velocemente, cresciuta. Lo dimostrano i numeri: EVOCA Group conta più di 10.000 clienti in oltre 100 Paesi in tutto il mondo, 1.800 dipendenti distribuiti in 8 siti produttivi, 6 centri di Ricerca & Sviluppo e 17 filiali operative, nonché ricavi per il 2016 superiori a 400 milioni di euro (considerando le integrazioni). Con l’intenzione di ripercorrere l’evoluzione del Gruppo e di conoscerne gli obiettivi, intervistiamo Francesco Frova che, dopo un lungo percorso professionale in EVOCA, ricopre oggi il ruolo di Direttore Commerciale per il Sud Europa. Da Zanussi a EVOCA Group, passando attraverso N&W. Per quei pochi che non la conoscessero, ci riassume la storia del Gruppo? Lo faccio volentieri, soprattutto in questa importante fase della nostra evoluzione: in fondo siamo ormai un’azienda storica, caso esemplare di una società italiana che si è sviluppata nel mondo. La storia ebbe inizio nel 2000 quando la società N&W Global Vending nacque dall’integrazione della danese Wittenborg, attiva nel settore già dal 1924, con la Necta di Valbrembo, che aveva esordito nel comparto nel 1968 come I.M.D. (diventata nel frattempo Zanussi Vending e quindi Electrolux Zanussi Vending, dopo che il gruppo Zanussi è stato acquistato dal gruppo svedese Electrolux, nel 1999). Tra il 2005 e il 2008, il gruppo N&W ha cambiato proprietà due volte: prima ceduto ai fondi Bank of America Capital Partners Europe e Merrill Lynch e poi ai fondi Barclays Private Equity e Investcorp Investment Holding.
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Nel frattempo N&W aveva acquistato le società Sgl, azienda specializzata nella progettazione, la produzione e la vendita di piccole macchine per il caffè espresso e ADE (successivamente diventata N&W Innovative Solutions), una delle principali aziende europee nella tecnologia dei sistemi di pagamento cashless. Con questa configurazione, nel 2016 N&W viene acquistata da Lone Star Funds. E veniamo alla storia recente… All’inizio del 2017, N&W acquista la società Saeco Vending e le licenze dei noti marchi Saeco e Gaggia per l'uso nel mercato delle macchine da caffè professionali. Nello stesso anno, il Gruppo acquista la società Ducale e, per rafforzare la propria posizione oltre oceano, sigla un accordo di joint venture con Cafection, produttore di macchine da caffè in grani per il mercato dell’O.C.S. in Nord America. Alla fine del 2017, il cambio di denominazione sociale da N&W Global Vending SpA a EVOCA SpA è stato quasi un passaggio naturale, simbolo di una rafforzata identità nel mercato del caffè a livello globale e di una leadership internazionale che intendiamo ulteriormente rafforzare.
Quindi EVOCA GROUP, più che una nuova identità del Gruppo, rappresenta il rafforzamento di una posizione costruita nel tempo nel mercato globale? Direi proprio di sì! Il caffè è sempre stato al centro della strategia di N&W. Lo prova il fatto che il gruppo ha ampliato la sua linea di caffè professionali sia organicamente che tramite acquisizioni. Organicamente, l’azienda ha costantemente investito per sviluppare la propria gamma di macchine professionali, ha allineato la propria struttura ai principali mercati di riferimento e ha rinnovato il proprio marchio in linea con la sua strategia incentrata sul caffè. Inoltre, EVOCA è il risultato dell'integrazione di sette produttori globali di macchine da caffè. Un processo iniziato nel 2000, rafforzato lo scorso anno, e che ha creato il leader mondiale che è oggi. Ricordo che EVOCA produce la più ampia gamma di macchine professionali per il caffè del settore e continuerà a completare la sua offerta con la gamma di distributori per snack e bevande fredde. Ritorniamo alle acquisizioni più recenti, ognuna con un preciso obiettivo. Cominciamo con Saeco Vending: ci illustra i motivi che vi hanno portato a scegliere un marchio col quale avete sempre diviso una buona quota di mercato? N&W e Saeco erano due aziende complementari in una serie di segmenti di mercato e aree geografiche, con una strategia di business simile. Insieme possono offrire marchi forti, complementari fra loro e riconosciuti dal mercato, come Necta, Saeco, Wittenborg e Gaggia. Oltre ai loro prestigiosi marchi, entrambe hanno una presenza internazionale e possono contare su valori riconosciuti del “Made in Italy”, un forte focus sull’innovazione e sui bisogni dei clienti. L’integrazione delle due realtà contribuirà a creare un business più completo e consistente, con più opportunità di innovare i processi e di rafforzare il posizionamento competitivo del Gruppo. Quest'operazione, inoltre, ha consentito a EVOCA di acquisire il sito produttivo di Saeco di Casona, presso Gaggio Montano in provincia di Bologna, nonché il centro di Ricerca & Sviluppo di Treviso, così come tutte le filiali commerciali. Ci consente infine di crescere notevolmente nel segmento O.C.S. e rafforzare le gamme di macchine per caffè professionali grazie ai prodotti Saeco e Gaggia, marchi forti e di grande successo; di acquisire tecnologie complementari relative al caffè e al latte fresco; di accelerare lo sviluppo delle vendite in mercati importanti quali il Centro Europa, l’Est Europa e l’Asia.
Il nuovo marchio EVOCA rispecchia perfettamente la tradizione, la continua ricerca dell’eccellenza e la capacità tecnologica e di innovazione, che fanno parte della storia del Gruppo. Il nome, infatti, combina l’approccio internazionale e la spinta all’innovazione nella radice ‘EVO’, che sta per Evolution, con la tradizione di “espresso” italiano nella desinenza ‘CA’, che sta per Caffè. EVOCA, inoltre, significa richiamare alla mente, ricordare suggestioni e sentimenti, immaginare, sognare, ricordi felici. Comunica la sensazione rilassante e stimolante di una pausa con un caffè perfetto. Dunque, un nome con suono italiano, forte, deciso ma, allo stesso tempo, morbido e ricco di sfumature, proprio come deve essere un buon caffè. Il logo porta visivamente l’immagine delle scelte strategiche del Gruppo: il colore rosso, segno di continuità con il passato, e un chicco di caffè, semplice e carico di forza.
butori automatici di bevande calde, che comprendevano già marchi leader come Necta e Saeco con i modelli della gamma Ducale. L’obiettivo di EVOCA è di far crescere ulteriormente Ducale, valorizzando il marchio, lo stabilimento produttivo di Parma e le tecnologie di questa realtà che rafforzeranno la gamma prodotti del Gruppo nel segmento “Premium”. Inoltre, EVOCA intende supportare l’azienda nello sviluppo dei prodotti e nella loro commercializzazione grazie a una rete di filiali operative in Europa e nel mondo.
Quali parametri vi hanno spinto, invece, ad acquisire Ducale, azienda familiare con caratteristiche diverse rispetto a Saeco Vending? Ducale è davvero un’azienda storica del Vending italiano, attiva già dal 1954 e a forte connotazione familiare, ma è anche un’azienda all’avanguardia nella produzione di macchine da caffè e distributori automatici, conosciuta per la grande qualità delle bevande erogate dalle sue macchine e per soluzioni tecnologiche originali che offrono un’ottima esperienza di consumo all’utente. Con questa acquisizione l’azienda ha inteso rafforzare la propria posizione competitiva, ampliando le attuali gamme di distri-
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Abbiamo approfondito i dettagli dei marchi più accreditati e di successo. Cosa ci dice di un marchio storico come Gaggia Milano, anch’esso sotto il cappello EVOCA Group, e del più recente Newis? Lo storico marchio Gaggia Milano, comprende una gamma di macchine da caffè professionali per le locazioni Ho.Re. Ca. Stiamo lavorando per sviluppare nuove gamme di prodotti e rilanciare il marchio riportandolo agli antichi fasti sia sul mercato nazionale sia su quello internazionale. Newis, marchio creato l’anno scorso e destinato a raggruppare tutte le soluzioni digitali del gruppo come forme di pagamento cashless o tramite mobile, raccolta statistiche o controllo da remoto, s’inserisce perfettamente nell’evoluzione verso il digitale del mondo dei pagamenti. Svilupperemo prodotti sempre più in linea con il mercato e le nuove tecnologie per offrire a bordo delle nostre macchine soluzioni di pagamento sempre più innovative. Alla luce di quanto ci ha sin qui illustrato, come riassumerebbe l’attuale offerta di EVOCA Group? È sicuramente un’offerta ampia e differenziata di macchine da caffè professionali automatiche, semi-automatiche o manuali, a cui si affianca un’offerta “Impulse”, complementare alla gamma di macchine da caffè, composta da distributori per snack e bevande fredde e che si completa con sistemi di pagamento cashless e soluzioni digitali per la raccolta delle statistiche in locazione o da remoto. La gestione commerciale di tutti questi marchi è complessa. Come siete organizzati da questo punto di vista? Riusciamo ad avere una copertura globale del territorio. In Italia, il gruppo Evoca offre una rete capillare di Agenzie e Concessionari. Riteniamo che la rete commerciale
Da leader del mercato quali siete e sotto la neonata identità, con quali obiettivi e in base a quali strategie intendete mantenere e rafforzare la vostra posizione? Ci siamo assunti una grande responsabilità nei confronti di quanti hanno contribuito a fare del Gruppo un punto di riferimento del mercato e nei confronti dei tanti clienti e consumatori che credono in noi e nei nostri prodotti. Ci siamo impegnati ad ampliare il nostro portafoglio di marchi diventando un leader globale nel settore delle macchine da caffè professionali. Oggi, la missione di EVOCA è di offrire alla sua diversificata base di clienti, la più ampia gamma di macchine da caffè disponibili sul mercato, fornendo la soluzione ideale per tutte le locazioni del mercato fuori casa. Rimaniamo saldi nella nostra continua ricerca dell'eccellenza e manteniamo l'innovazione tecnologica al centro della nostra storia. Vogliamo distinguerci nel proporre tecnologie all’avanguardia, capaci di rispondere ai bisogni del mercato, ridefinendo gli standard del settore dell’out-of-home. Siamo convinti che mai come oggi, per avere successo in un contesto sempre più comeptitivo, sia fondamentale puntare sull’innovazione e sull’eccellenza, sulle tecnologie e sul design. Una scelta a cui si unisce quella dell’apertura verso mercati internazionali, fornendo servizi personalizzati ai clienti e risposte sempre più innovative in un mercato in grande cambiamento.
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con l’assistenza post-vendita, l’organizzazione del servizio ricambi e il continuo aggiornamento nella formazione dei tecnici, anche a livello locale, sia un nostro punto di forza. Servizio ordini on-line, pronta consegna, ricambi tracciati in entrata e in uscita: sono tutti esempi di come all’attenzione al cliente si abbinano l’efficienza e la velocità nel fornire sempre la soluzione adeguata. Tutto questo permette a EVOCA di garantire un servizio di assistenza e di consulenza assolutamente unico, senza eguali sul mercato. Da un punto di vista internazionale, per rispondere alle esigenze di più di 100 Paesi in cui vendiamo i nostri prodotti, abbiamo filiali operative in 17 paesi nel mondo, strategiche per la distribuzione e per il servizio assistenza ai nostri clienti.
Tutti i numeri di TO.DA. Caffè
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li ultimi due anni della torrefazione siciliana TO.DA. Caffè sono stati concentrati a rendere operativa in maniera ottimale la nuova sede produttiva di Termini Imerese (PA), per la quale l’azienda ha compiuto un importante investimento in termini organizzativi e finanziari. Le energie dei soci e del team di collaboratori sono state, infatti, dirette a riprogettare le dinamiche produttive e distributive, ottimizzando processi e tecnologie in funzione della crescita. L’implementazione di nuove linee che potessero rispondere a tutte le richieste del mercato per ciò che concerne i compatibili con tutti i sistemi del caffè porzionato e “una struttura nella struttura” che permettesse alla TO.DA. Caffè di realizzare in casa anche i solubili sono stati senz’altro i due principali step di questa crescita, sorretta da un preciso progetto di sviluppo che accompagnerà l’azienda nei prossimi anni. La TO.DA. si pone l’obiettivo di accreditare i suoi marchi più capillarmente nel territorio nazionale, dove per altro è già ben presente, ma anche di confrontarsi con nuovi
mercati per alzare l’asticella della quota export. Di questi progetti ma anche di mercato parliamo con Giuseppe Toscano, co-fondatore nel 1994 dell’azienda, insieme al socio e amico Ignazio D’Anna. Dopo due anni nella nuova sede, crediamo che la fase di assestamento sia ormai compiuta. Alla luce dei risultati ottenuti nel 2017, quanto ha inciso il poter disporre di un sito produttivo di ampio respiro? Il nuovo stabilimento produttivo sito nella zona industriale di Termini Imerese è stato assolutamente strategico per la crescita dell’azienda e del nostro business. La nuova sede ha una superficie coperta di 4.500 metri quadri che insieme agli spazi esterni e ad un nuovo magazzino affianco al plesso centrale, recentemente acquistato, si estende fino a circa 10.500 mq. Le banchine esterne hanno un’ampiezza di 800 mq e il carico e scarico di merci avviene utilizzando 4 box. Le linee produttive di confezionamento attualmente in funzione sono 13 e consentono di produrre tutti i nostri compatibili: capsule compatibili con le macchine Nespresso*, Lavazza* A Modo Mio*, Dolce Gusto*, Uno System*, Espresso Point*, Caffitaly*, cialde e caffè in grani. Per ciascuna capsula compatibile confezioniamo, oltre a ben 6 miscele di caffè, anche 15 bevande solubili. Per riuscire a confezionare dei solubili a regola d’arte abbiamo ulteriormente investito per creare un ambiente apposito, separato dal resto della produzione, deumidificato e climatizzato in modo da impedire la proliferazione di batteri. Tutto questo quali numeri vi ha permesso di sviluppare? Il fatturato è cresciuto dai 6,7 milioni di Euro del 2015 ai 9,6 milioni del 2016 fino ai 14 milioni del 2017. Senza il nuovo stabilimento, una migliore logistica e una rete commerciale importante questi numeri non sarebbero stati possibili.
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*I marchi citati non appartengono alla TO.DA. Caffè srl né ad aziende ad essa collegate
Una politica commerciale costruita in maniera strategica è uno step fondamentale per lo sviluppo. È d’accordo con questa affermazione e quanto conta per voi l’organizzazione della rete vendite? L’azienda vanta un gruppo affiatato di commerciali, dipendenti diretti della To.Da Caffè, che copre l’intero territorio italiano rimanendo a stretto contatto con i gestori, le rivendite e i piccoli negozianti. Ciò ci consente di avere un contatto diretto con tutti i nostri clienti. Rete commerciale e logistica efficiente per offrire al cliente un servizio ineccepibile. Da questo punto di vista quanto ha inciso la nuova collocazione nella zona industriale di Termini Imerese? La zona industriale di Termini Imerese è perfetta per la logistica perché vicina alla ferrovia, all’autostrada ed al porto commerciale. Inoltre, gli ampi spazi esterni e i box di carico/scarico ci consentono di ricevere e caricare la merce direttamente con i bilici in modo da garantire maggiore velocità nella spedizione e ovviamente abbassando i costi di trasporto. TO.DA. Caffè è una di quelle piccole/medie imprese virtuose che stanno contribuendo alla ripresa e allo sviluppo del nostro tessuto socio-economico e non solo a livello regionale. Da questo punto di vista come vi rapportate alla vostra regione e a livello nazionale? Ritiene che gli sforzi fatti come impresa privata, siano riconosciuti?
Il Piano nazionale Industria 4.0 è sicuramente stato un' occasione per la To.Da Caffè. Quindi a livello nazionale abbiamo ricevuto una buona oppurtunità di crescita; a livello regionale non si può assolutamente dire lo stesso. Oggi le cose sono cambiate. La multicanalità, l’e-commerce, la facilità di approvvigionarsi di caffè monodose hanno messo in crisi il ruolo del gestore classico. Su questo dato di fatto, si levano due scuole di pensiero: c’è chi ritiene che quella del gestore sia una figura del passato e chi invece crede ancora nelle sue potenzialità. Lei da che parte sta? Noi crediamo ancora nelle potenzialità dei gestori, altrimenti il nostro business non si rivolgerebbe soprattutto a loro. Il loro ruolo sarà sempre ben accetto dai consumatori a patto che questi garantiscano dei servizi validi, come ad esempio una buona assistenza per le macchine da caffè, in modo da giustificare il costo più elevato delle capsule rispetto all’acquisto autonomo di macchine e capsule. Come si pone nei confronti dei vari canali distributivi oggi in crescita? Il ruolo di internet non può essere trascurato. Molti dei nostri clienti possiedono un e-commerce in cui vendono i loro e i nostri prodotti. Si tratta di un mondo per noi nuovo in quanto il nostro core business è la vendita diretta al negoziante- gestore, ma non escludiamo in futuro di utilizzare anche questo canale.
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Il vostro core business è il caffè. Su quali criteri scegliete il crudo da lavorare e come nascono le vostre miscele? Il caffè verde proviene da diverse parti del mondo: Brasile, India, Uganda, Indonesia e Vietnam. Ovviamente, il criterio per la scelta delle materie prime è quello della qualità che cerchiamo sempre di mantenere come nostra missione più importante. Le miscele sono segrete e sono il frutto di diverse e molteplici prove che abbiamo fatto nel corso degli anni. Da quando le miscele sono state decise, perché approvate dai nostri clienti e soprattutto dai consumatori, non sono mai cambiate negli anni, così da mantenere gli standard.
Quali solubili fanno parte del vostro portafoglio prodotti? Come detto precedentemente, abbiamo delle linee di confezionamento dedicate esclusivamente alle bevande solubili per compabili Nespresso*, Dolce Gusto*, A Modo Mio*, Uno System* e Espresso Point*. Le bevande sono attualmente 15: Cioccolata, The, Cappuccino, Nocciolino, Ginseng, Orzo, Chai latte, Latte e orzo, Cortado, Irish Cappuccino, Choco Mint, Tisana drenante alla menta, Capciock, Creme Brulee e Camomilla. A breve avremo delle novità anche per i solubili: stiamo facendo degli investimenti importanti per poter confezionare anche solubili in foglia.
L’espresso italiano riceve sempre maggiori consensi nei Paesi esteri, grazie soprattutto alla qualità dei nostri caffè e a tecniche d’estrazione che rendono il nostro espresso un’icona del made in Italy. Com’è il vostro rapporto con i mercati esteri? Siamo presenti in Canada, Slovacchia, Francia e in minima parte anche in altre Nazioni europee. La vendita all’estero è sicuramente uno dei nostri obiettivi e cercheremo di investire affinché i nostri prodotti si diffondano man mano in tutto il mondo. Questa nostra volontà è supportata dai fatti ovvero nel 2017 abbiamo partecipato, oltre che alle fiere italiane, anche ad altre fiere del settore di respiro internazionale: Anuga 2017 e Vending Paris 2017. Molte delle torrefazioni italiane che esportano all’estero, cercano di adattare il prodotto al gusto di un consumatore internazionale, non solo nella scelta della materia prima ma anche nelle tecniche di estrazione, come il cold brew, l’americano. Ritiene che sia la strada giusta o occorre perseverare nella proposta di un espresso di tradizione italiana? Siamo dell’avviso che il futuro del caffè è l’espresso italiano tradizionale. Solo per la Francia abbiamo creato una miscela ad hoc in modo da consentire di bere in casa un espresso leggermente più lungo. Per il resto, siamo rimasti fedeli a noi stessi e ai nostri prodotti. Non è una questione di campanilismo, ma di tendenza. Basti pensare alla diffusione capillare della capsula e delle macchine Nespresso* anche nelle Nazioni in cui l’Americano la fa da padrone. Sicuramente TO.DA Caffè non mancherà l’appuntamento con l’edizione 2018 di Venditalia. Può già anticiparci qualche novità? Saremo a Venditalia anche quest’anno. Le novità riguarderanno il packaging sia nelle grafiche che nella concezione e le modalità di confezionamento in scatole delle nostre compatibili. Grazie a nuovi macchinari fine linea, le nostre scatole potranno essere utilizzate come espositori dai negozianti in modo da valorizzare ancora di più i nostri prodotti a scaffale. La TO.DA. Caffè partecipa a molte fiere di settore anche all'estero: nel 2017 è stata presente ad Anuga in Germania e a Vending Paris in Francia.
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*I marchi citati non appartengono alla TO.DA. Caffè srl né ad aziende ad essa collegate
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Altro segmento in crescita della vostra produzione è quello dei solubili, che oggi producete in casa. Come mai questa scelta? Abbiamo scelto di confezionare in casa i nostri solubili per garantire la massima qualità possibile che si raggiunge solo con qualità top delle materie prime, pulizia, ambiente dedicato, qualità degli imballaggi e sicuramente personale formato e competente. I consumatori stanno apprezzando tantissimo i nostri solubili e ciò dimostra che i nostri sforzi non sono vani e che la scelta del confezionamento presso il nostro stabilimento è la strada giusta. Alcuni solubili vengono ideati e prodotti invece completamente da zero nel nostro stabilimento perché non avendo trovato in commercio materia prima che ci soddisfacesse, l’unico modo per mantenere lo standard qualitativo era la produzione ex novo.
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Nuova sfida professionale in per Marco Cantafora
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rofondo conoscitore dei sistemi di pagamento, data la lunga esperienza in aziende leader del comparto, come la Fa.Ge. prima, successivamente NRI e SUZOHAPP che poi ha acquisito Comestero, Marco Cantafora è uno di quei professionisti del settore che ama svolgere il proprio lavoro con passione, ma anche con grande discrezione. Il percorso professionale costruito negli anni, alla fine del 2017 lo ha portato ad approdare in Bianchi Industry dove ricopre il ruolo di Responsabile Commerciale per i mercati dell’Est Europa. Il passaggio dal comparto dei produttori di sistemi di pagamento a quello dei produttori di distributori automatici potrebbe sembrare un azzardo. In realtà, la profonda conoscenza tecnica dei sistemi che vanno a bordo dei distributori automatici implica necessariamente un’approfondita padronanza di questi ultimi. Considerazione che ci spinge a ritenere che un manager del calibro di Massimo Trapletti, CEO di Bianchi Industry, abbia visto giusto nello scegliere un professionista preparato come Marco Cantafora per curare una fetta di mercato in grande sviluppo come, appunto, è l’Est Europa. Incontriamo Marco, in uno dei rari momenti in cui non è in viaggio, per saperne di più della nuova sfida professionale che è ufficialmente iniziata il 13 dicembre 2017.
Cosa ti ha convinto a passare in Bianchi Industry? Questa domanda è più facile della precedente. Negli ultimi due anni, Bianchi Industry si è dimostrata tra le aziende più innovative e dinamiche nel mondo del vending, non solo lanciando nuovi modelli di macchine, ma soprattutto macchine che stanno cambiano il concetto di vending machine, con soluzioni che consentono di offrire al consumatore finale un prodotto da caffetteria. E cosa credi abbia spinto Bianchi Industry a scegliere te? Penso l’esperienza maturata in molti anni trascorsi in questo settore e spero una discreta reputazione di professionalità. Che atmosfera hai trovato in Bianchi? Ottima. Un ambiente di persone giovani e motivate, che sentono di lavorare in un’azienda che ha cambiato marcia, che crea novità e non le insegue. Ci sono molti progetti su cui si sta lavorando, e far parte di questo gruppo è sia stimolante che gratificante.
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Conoscevi bene Massimo Trapletti? Credo che tutti conoscano Massimo Trapletti e le sue qualità imprenditoriali. Personalmente lo conosco da diversi anni, ma non avevo mai avuto l’occasione di lavorare con lui, e questo è un ulteriore stimolo. Di cosa ti occuperai esattamente? Insieme a Luca Valeri e Riccardo Tamburelli, che mi supporteranno tecnicamente, proseguiremo il lavoro di sviluppo del mercato Vending e HoReCa nell’Est Europa. Con quali strategie commerciali e con quali prodotti Bianchi intende rafforzare la propria presenza in Est Europa? Le strategie saranno decise insieme a Luca Passarella, direttore Marketing & Commerciale. Penso che si continuerà sulla strada intrapresa, offrendo qualità, una vasta gamma di prodotti, innovazione e diversificazione dal resto del mercato. Nella sfida professionale che vai ad affrontare cosa ti porti dietro delle pregresse esperienze in FAGE, NRI e SUZOHAPP? Sicuramente l’esperienza fatta con colleghi e collaboratori che mi ha permesso di crescere sia dal punto di vista personale che professionale, e una discreta conoscenza del settore. E quali sono le tue aspettative? Portare il mio contributo al successo di Bianchi Industry e non deludere le aspettative delle persone che hanno creduto in me.
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Hai lasciato SUZOHAPP dopo quattro anni di collaborazione per entrare in un’azienda leader nella produzione di distributori automatici. È stato un cambiamento ragionato o istintivo? Si è trattato di una scelta ponderata. Come sai ho trascorso la mia vita professionale nei sistemi di pagamento, e oggi avevo bisogno di cambiare per trovare nuovi stimoli, senza i quali diventa complicato fare il proprio lavoro, e ti confermo che sta funzionando.
Il mondo del caffè a 360°con Andrej Godina
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ra gli addetti ai lavori del settore del caffè il nome di Andrej Godina è senz'altro un punto di riferimento per la sua conoscenza della materia prima e l'esperienza "sul campo" accumulata nel tempo. Nonostante la giovane età, Andrej si occupa di caffè da oltre un quarto di secolo e lo fa trasversalmente, approfondendone ogni aspetto. Abbiamo approfittato della sua disponibilità per conoscerlo meglio e trarne una "lezione" sul caffè. Come nasce la tua attività: passione o eredità genetica? Direi entrambe. Sono nato a Trieste e alla giovane età di 19 anni ho intrapreso l’attività di perito merceologico nel porto franco di Trieste, in linea con la tradizione di famiglia, iniziata da mio nonno Ottone e proseguita da mio papà Claudio. Allo stesso tempo, mi sono iscritto all’Università degli Studi di Trieste conseguendo la laurea in Statistica e Informatica per l’Azienda con una tesi sull’analisi statistica dell’andamento dei prezzi del mercato del caffè verde degli ultimi trent’anni. Una volta laureato, ho partecipato al concorso pubblico per il dottorato di ricerca in Scienza, Tecnologia ed Economia nell’industria del caffè, vincendo una borsa di studio: quattro anni di ricerca che mi hanno portato a scrivere la tesi di dottorato, incentrata sulla percezione della qualità del caffè espresso da parte del consumatore e di come questa percezione influisca sulle scelte di consumo. Il percorso accademico mi ha permesso di approfondire tutta la filiera di produzione del caffè, dalla piantagione ai metodi di lavorazione, dall’esportazione al trasporto, dalla selezione dei difetti nell’attività di controllo qualità al processo di tostatura. Durante il percorso universitario mi sono iscritto come socio presso la SCAE - Speciality Coffee Association of Europe, con sede a Londra, tessera numero 226 con la quale ho seguito tutti i percorsi di formazione professionale che l’associazione offre nel settore del caffè. Ho ottenuto la certificazione Master Barista e successivamente tutti i moduli di certificazione professionale del “Coffee Diploma System”. Sono diventato fin da subito uno dei docenti autorizzati dell’associazione londinese e ho iniziato a organizzare in Italia e all’estero corsi di formazione professionale sul caffè di qualità. È da questo punto che è iniziata la tua attività di divulgazione della cultura del caffè? Sì! Nel 2012 mi sono trasferito a Firenze dove ho organiz-
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zato eventi itineranti “Io Bevo Caffè di Qualità” e l’evento in piazza “Pausa Caffè Festival” che nel corso dei cinque anni successivi ha permesso a decine di migliaia di visitatori di fare un percorso di alta qualità della conoscenza del caffè. Nel 2015 ho fondato con altri soci operatori di settore l’Associazione “Umami Area” con la quale si diffonde cultura sul caffè di qualità con eventi e corsi di formazione. L'Associazione organizza i cosiddetti “Umani Barista Camp” che in Italia rappresentano un nuovo e innovativo percorso di aggiornamento professionale per gli operatori di settore; organizza inoltre programmi di formazione per il conseguimento del “Coffee Diploma System”. Umani Area è divenuta la prima realtà associativa privata al mondo che organizza percorsi di formazione in piantagione di caffè denominati “Umami Coffee Camp”. Il primo evento di questo genere segue l’edizione in Honduras del coffee talent show “Barista & Farmer” che porta nelle piantagioni di caffè della regione di Copan del paese centro-americano centinaia di operatori di settore per formarsi sulla filiera del caffè di qualità. Il percorso innovativo di formazione prevede laboratori pratici in piantagione: la raccolta dei frutti, la selezione dei difetti, i diversi metodi di processamento, la potatura e fertilizzazione, l’assaggio in tazza nel laboratorio di controllo qualità. Parallelamente, vengono offerti i moduli di formazione del “Coffee Diploma System” della SCA - Specialty Coffee Association - che nell’ultimo anno ha visto l'unione della SCAE con la sorella americana SCAA. I numerosi viaggi all’estero che ho organizzato per i campus di formazione sul caffè di qualità aprono percorsi di offerta di formazione nei paesi di produzione quali Brasile, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Vietnam, Malawi, Indonesia. Quest’intensa attività all’estero è sfociata nella fondazione della società Umami Area Honduras creata da 25 soci di tre nazionalità differenti, Italia, Germania, Hon-
duras, con la quale abbiamo avviato un progetto di produzione sostenibile di caffè di qualità. La società ha acquistato una piantagione di caffè nell’area di Las Capucas nella regione occidentale dell’Honduras, rinominata “Finca Rio Colorado”. La piantagione ha un’estensione di circa 45 ettari ed è adiacente al Parco Nazionale dello Celaque riconosciuto dall’Unesco quale patrimonio universale dell’umanità. L’esercizio di sostenibilità nella produzione del caffè avviato da Umami Area Honduras vuole essere un progetto sostenibile da un punto di vista economico e finanziario, ambientale, di diversificazione della produzione, sociale, di aiuto alla comunità locale. Nell’ambito delle ricerca e sviluppo nel campo del caffè espresso con tre soci abbiamo fondato la società Caffemotive Srl con sede a Trieste che ha acquistato il brevetto della macchina a uso domestico Bacchi Espresso e ha depositato il brevetto di compattazione del caffè tostato macinato denominato Tablì System. Attraverso l'opera di divulgazione della cultura del caffè realizzata in questi ultimi anni, tanti addetti ai lavori e soprattutto consumatori finali, stanno imparando molte nozioni sulla materia prima alimentare più commerciata al mondo dopo il grano. Quanto è variata la percezione della qualità in tazza da parte dei consumatori? Non è facile dare una risposta precisa anche se è indubbio che l’onda degli specialty coffees che ha investito l’Italia come tutto il resto del mondo sta cambiando la cultura del
I partecipanti di Umami Coffee Camp in Colombia nel 2015
caffè, spingendo molti consumatori a ricercare un prodotto di maggiore qualità. Si vedono nascere in molte città italiane micro torrefazioni e caffetterie specialty che offrono caffè di estrema qualità appartenenti al mondo della SCA. Secondo me siamo ancora lontani dal poter dire che è un processo avviato, direi piuttosto che è un processo appena cominciato ma che non si potrà più fermare. Non dimentichiamo che nel momento in cui il consumatore prova un caffè di qualità e durante una sessione di degustazione gli vengono spiegate le sue caratteristiche sensoriali, egli non tornerà più indietro su bevande di bassa qualità. In Italia, alcuni player internazionali si stanno muovendo nella direzione di poter soddisfare questa nuova clientela che, oggi, è di nicchia ma che domani diverrà un mercato. Quali gli ostacoli a questo processo? Innanzitutto il costo di una tazzina di caffè: è assolutamente fuorviante per il consumatore pagare lo stesso prezzo al bar per un espresso 100% arabica e uno con la maggior parte di Robusta. Si tratta di due prodotti completamente diversi da un punto di vista qualitativo che necessitano di conseguenza di una differenziazione di prezzo. Un altro ostacolo è a mio parare la scarsa formazione del barista che, in media, con pessima preparazione offre ai suoi clienti un certo tipo di caffè scelto solamente per l’ammontare di comodati d’uso o finanziamenti piuttosto che per la qualità del prodotto.
E per quanto riguarda le torrefazioni cos'è cambiato? Non è una domanda facile a cui rispondere in quanto i cambiamenti intercorsi in questi ultimi 25 anni sono numerosi, complessi e di grande impatto sul mercato del caffè verde e sul quello del consumo. Sicuramente, un fatto da non sottovalutare è il cambiamento qualitativo e di quantità prodotte nei paesi di origine del caffè. Banalmente per citarne uno, l'Honduras dove ho comprato la piantagione di caffè, nell’arco di pochi anni è divenuto il sesto produttore mondiale, immettendo sul mercato una quantità di caffè verde lavato di buona qualità che prima non c’era. Per non citare il Vietnam, paese asiatico che ha destabilizzato il mercato internazionale del caffè verde, divenendo il secondo produttore mondiale di Robusta e alcuni piccoli paesi che prodocevano un buon caffè ora quasi impossibile da trovare: Haiti, Cuba, Portorico, ecc. Nei paesi di consumo i cambiamenti sono notevoli: la nascita della SCAE nel 1998 ha fatto germogliare una community di appassionati di caffè di alta qualità che ha costretto, nel corso degli anni, a cambiare il modo con cui le aziende comunicano e offrono il prodotto al consumatore, sensibilizzando le nuove generazioni a un caffè di migliore qualità preparato con decine di metodi di preparazione differenti. Migliaia di baristi si sono trasformati in esperti di caffè, micro torrefattori, coffee hunters creando un mondo parallelo a quello dell’industria che ha rivoluzionato alcuni mercati emergenti come per esempio quello del Sud Corea. Se sul fronte della qualità è stato fatto un lavoro importante, anche da un punto di vista della quantità è necessario menzionare il mercato del monoporzionato che, grazie a una sempre maggiore qualità di processo e di attrezzatura, ha saputo soddisfare un’esigenza sempre più comune del consumatore ovvero quello di degustare una tazza di caffè a casa o in ufficio. Durante il tuo percorso lavorativo avrai avuto certamente modo di visitare delle industrie di torrefazione. Quali sono i punti critici che hai potuto riscontrare più frequentemente e in che modo sarebbe possibile migliorare?
In questi anni di lavoro come consulente ho potuto visitare molte torrefazioni italiane. Un punto sul quale dovrebbero sicuramente migliorare è il controllo qualità. Un attento e consapevole controllo della qualità della materia prima in acquisto, un processo di tostatura con determinati e precisi profili di cottura, un controllo qualità del prodotto finito aiuterebbero di certo l’industria italiana del caffè espresso a offrire un prodotto migliore al mercato. Come implementare nei processi produttivi quanto detto prima? La mia risposta è semplice: formazione. È per questo motivo che già dal 2000 ho abbracciato i percorsi formativi della Specialty Coffee Association of Europe che sono uno strumento semplice ed efficace per un aggiornamento professionale che permette all’operatore di settore di introdurre nella sua aziende nuovi concetti di produzione e tecniche di controllo qualità. Tutte le esperienze professionali che mi hanno portato a fare un aggiornamento professionale in azienda hanno sempre, in qualche modo, avuto come conseguenza il miglioramento della qualità in tazza al consumatore! Quali sono le attuali tendenze in termini di offerta al mercato e di preparazione prodotto che lasceranno una traccia nei prossimi anni? Come ho accennato prima, il monoporzionato è sicuramente uno di quei settori che cresceranno e offrirà al mercato nuove opportunità di sviluppo e nuovi prodotti, così come, il mondo degli specialty coffees, ovvero quei caffè di alta qualità che raccontano una storia di piantagione e che spesso vengono preparati con altri metodi rispetto all’espresso. In Italia vedremo sempre di più il caffè preparato con metodi a filtro e nella versione espresso mescolato con latte in proporzioni più elevate rispetto al nostro classico cappuccino. Oggi alcune grandi industrie di torrefazione iniziano a guardare alla sostenibilità di tutta la filiera di produzione come un "plus" da offrire al consumatore finale. Qual è la tua opinione? Sostenibilità è una parola che deve assolutamente essere parte integrante della filiera di produzione del caffè. La mia esperienza personale, viaggiando molto nei paesi di produzione del caffè, è che è necessaria una pratica di sostenibilità maggiore dell’industria nei paesi di consumo nei confronti di quelli di produzione. Spesso il piccolo produttore di caffè non riesce a recuperare i costi di produ-
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li e sani per il nostro corpo e se sono in grado di apportare l’energia e il nutrimento necessari alla nostra sopravvivenza. Umami è il quinto gusto ed è poco conosciuto a causa della disinformazione e di una scarsa cultura relativa al consumo di cibo e bevande di qualità. Per questo motivo ho deciso di renderlo, nel tempo, il simbolo di una riscoperta e di un riscatto di quel godimento che si scatena nella nostra mente durante la quotidianità delle nostre vite vissute nelle nostre città postmoderne. Nel 2015 abbiamo costituito Umami Area come un’associazione grazie alla volontà di sei “caffesperti” convinti che attraverso il gusto sia possibile fare cultura sulla qualità del caffè e della vita, e che attraverso il mangiare e il bere sia possibile, una volta soddisfatti i nostri primordiali bisogni di sopravvivenza, creare una community di amicizie con le quali condividere i piaceri della vita. Perché mi piace descrivere Umami come quintessenza della vita? Per lo stesso motivo per cui descrivo l’espresso come metodo di preparazione capace di estrarre la quintessenza del caffè: Umami è, infatti, il concetto capace di estrarre e regalare all’uomo postmoderno l’ispirazione per vivere la quintessenza della vita. È il pensiero che gli permette di godere dei piaceri che la vita offre, senza rinunciare ad alcuno, assaporando i rapporti tra le persone, le amicizie, gli amori e le infatuazioni, ma senza mai negare il rispetto alla persona e a ciò che essa produce con fatica, dedizione e competenza. Attorno a Umami Area è nata una community di persone che si sono messe in gioco con le proprie specifiche competenze e professionalità per elevare il loro lavoro perfezionando la conoscenza nel mondo del caffè e diffondendo la cultura del caffè di qualità. Le nuove sfide di Umami Area sono quelle di consolidare i percorsi formativi fin’ora portati avanti, potenziare il lavoro per ottenere co-finanziamenti dalla Commissione Europea per programmi di formazione sul caffè e da qualche mese anche sul cacao nei paesi di origine, divulgare sempre con maggiore efficacia la cultura del caffè di qualità e dare ai giovani nuove opportunità di lavoro.
Ci parli di Umami Area? Come la maggior parte delle persone già sa, l’umami è il quinto gusto percettibile dalle papille gustative presenti sulla lingua e nel palato. I gusti acido, dolce, salato, amaro e umami sono indicatori che la natura ci ha fornito per capire se le bevande e i cibi che stiamo consumando sono uti-
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I partecipanti di Umami Coffee Camp in Honduras nel 2014
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zione a causa del prezzo di borsa troppo basso. Questa è una situazione che noi, consumatori di una società moderna globalizzata, non possiamo più accettare e che l’industria deve accollarsi quale sfida da risolvere. Per la presentazione del mio progetto Umami Area Honduras ho scritto tempo fa: “Il progetto in Honduras nasce quattro anni fa quando partecipai in qualità di docente della Barista & Farmer Academy, che si svolse nelle piantagioni di caffè della cooperativa COCAFCAL, esempio efficiente di cooperativismo e di sostegno di progetti sociali per i produttori membri che ad oggi sono più di 850". Fin dal mio primo viaggio in un paese di origine del caffè mi ha impressionato l’ingiustizia che la filiera di caffè produce a livello di riconoscimento finanziario sulla catena di produzione di valore del caffè, lasciando al produttore una porzione di denaro assolutamente iniqua e insufficiente a ripagare i costi, il lavoro e lo sforzo che milioni di piccole aziende familiari fanno in tutto il mondo per la produzione dei chicchi di caffè. Fu così che con alcuni dei primi soci fondatori di Umami Area Italia lanciammo l’idea del progetto Umami Area Honduras in partnership con COCAFCAL al fine di investire e dare maggior valore aggiunto a questa splendida terra ricca di tradizione e capace di produrre un ottimo caffè specialty. Oggi Umami Area Honduras possiede un progetto di sviluppo di una piantagione di caffè che vuole essere sostenibile da un punto di vista finanziario, sostenibile per la qualità del caffè prodotto unito con una sostenibilità ambientale, e una sostenibilità sociale per la formazione dei soci della cooperativa. Umami Area assieme a COCAFCAL hanno creato la Capucas Coffee Academy che eroga corsi di formazione gratuiti per i soci della cooperativa. I docenti della scuola sono giovani barista trainers che fanno un periodo di stage formativo in piantagione di 6-12 mesi durante i quali approfondiscono tutti i temi della coltivazione e l’assaggio in laboratorio del caffè. La scuola è supportata dalla Speciality Coffee Association, da Umami Area Italia e dal beneficio di lavorazione del caffè Planet Coffee di Santa Rosa di Copàn.
Un anno da incorniciare • 8 milioni di fatturato • 20.000 chilogrammi di prodotto al giorno • 60% della produzione destinata all’export • 40 dipendenti • 2 stabilimenti • Pluricertificata e pluripremiata
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uesta in sintesi la carta d’identità della Fiore di Puglia, specializzata e leader nella produzione dei famosi tarallini pugliesi secondo la ricetta e le modalità di preparazione della tradizione e della famiglia Fiore. L’azienda, infatti, è il risultato dell’evoluzione del forno dove negli anni ’40 il papà di Giuseppe Fiore, presidente dell’azienda, svolgeva a livello locale la sua attività di panificatore. Specializzatosi nella produzione dei classici tarallini pugliesi, il piccolo forno è diventato negli anni un’importante realtà industriale del territorio, conosciuta a livello nazionale e internazionale. La mission della terza generazione alla guida dell’azienda è di continuare a diffondere nel mondo un prodotto tipico della tradizione, per il quale ha ottenuto la certificazione “Qualità Puglia”. Sono 5 le figure chiave in azienda. Oltre al signor Giuseppe, supervisore di tutte le attività, vi lavorano i suoi 4 figli: Antonio responsabile degli acquisti, Tommaso, responsabile alle vendite, e Marinella e Annalisa, entrambe impegnate nella delicata parte amministrativa e legale. La sinergia di questo solido gruppo familiare ha fatto sì che l’azienda raggiungesse elevati standard sia dal punto di vista della qualità e della varietà del portafoglio prodotti, sia per l’accreditamento del marchio nei mercati internazionali, rafforzato dall’intensa attività fieristica. Presente ai principali eventi del settore food, la Fiore di
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Puglia ha più volte visto riconosciuti gli sforzi compiuti per offrire al mercato novità di prodotto che rispondessero a precise richieste dei consumatori. Da questo punto di vista, il 2017 è stato un anno particolarmente importante per l’azienda di Corato: premiata a settembre al SANA con il “Bio Awards” nella categoria “Sostituti del pane: taralli e grissini” per i Taralli Senza Glutine Multi Cereale, l’azienda ha ricevuto a novembre scorso un ulteriore riconoscimento a Rimini in occasione del Gluten Free Expo, il Salone Internazionale dedicato ai prodotti e all’alimentazione senza glutine, per i Taralli Senza Glutine al gusto Pizza. Un prodotto di nicchia, dunque, che risponde a precise esigenze alimentari ma difficile da realizzare se si vuole mantenere le stesse caratteristiche di gusto del tarallino tradizionale.
Con il “senza glutine” rispondete alle esigenze di una nicchia di mercato che si allarga sempre più. Crede che per il settore alimentare sia indispensabile seguire questi trend? Credo che questa non sia più una nicchia. I dati ufficiali dicono che gli intolleranti al glutine in Italia sono circa 1.000.0000; a questi si aggiungono tutti coloro che per questioni salutistiche seguono questo trend. Ci tengo inoltre a sottolineare che i nostri prodotti sono anche per chi ha intolleranze al latte e alle uova. Le aziende hanno il dovere di essere sempre attente ai segnali del mercato, solo così si può crescere! Voi esportate più della metà della produzione. Secondo la vostra esperienza, quanto è ricettivo il mercato internazionale rispetto al food made in Italy? Anche il 2017 si è chiuso positivamente per l’estero, segnando un +25% a valore. Questo è stato possibile anche grazie all’avvicinamento di paesi come l’Oriente alle nostre tradizioni. Oramai è risaputo che il made in Italy
ha una marcia in più, anzi devo dire che grazie al turismo anche il made in Puglia sta avendo il suo riconoscimento. Nel futuro della Fiore di Puglia c’è più Italia o più estero? L'Italia rappresenta sempre lo zoccolo duro della nostra azienda, con clienti storici che da oltre 20 anni comprano i nostri prodotti, ma l'estero ovviamente avrà sempre un ruolo crescente. Nel 2018 sono previsti importanti investimenti sia per la partecipazione a fiere internazionali, dagli Stati Uniti alla Cina, sia per la realizzazione di eventi mirati con i nostri partner stranieri per la promozione e degustazione dei nostri snack. La vostra presenza nel Vending è concentrata su un preciso ventaglio di prodotti e grammature. Ci riepiloga quali sono? In quest’ultimo anno abbiamo allargato la gamma e i prodotti per il vending: oltre ai tarallini all’olio extra vergine d’oliva e gusto mediterraneo, abbiamo oramai da tempo affiancato degli snack sfiziosi ma allo stesso tempo esenti da olio di palma, con forme uniche, come i Quadrotti al bacon, i Tricioli alle olive e i Targrissì alla pizzaiola. A quali novità state lavorando? Le vedremo a Venditalia 2018? È nostra ferma intenzione continuare a proporre referenze in linea con le esigenze del salutistico. Ecco perché saremo presenti a Venditalia con due prodotti monomolla da 35 gr., senza glutine, senza latte e senza uova. Inoltre, proponiamo il minigrissino multicereali ricchissimo di fibre, che va a soddisfare tutti quei gestori che hanno i propri distributori in luoghi abbastanza sensibili a questo tipo di alimentazione come palestre, scuole e ospedali. Ultima novità il: tarallino maxi formato da 45 gr.,con il prodotto ben visibile grazie ad un packaging dedicato.
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Chiediamo a Tommaso Fiore come l’azienda sia riuscita a realizzare un prodotto così particolare, conservando la ricettazione tradizionale. È nato come una scommessa. Abbiamo visto che sul mercato non c’era ancora un prodotto che coniugasse l’intolleranza al glutine con il sapore. La voglia di mettersi continuamente in discussione e la continua innovazione hanno fatto il resto.... La ricerca e lo sviluppo della nostra nuova linea di prodotti ha richiesto uno sforzo enorme, quasi un anno di impasti fatti e rifatti ma alla fine ci possiamo ritenere soddisfatti poiché abbiamo cercato di eliminare completamente dalle nostre ricette i prodotti di origine animale (latte e uova) aggiungendo olio extra vergine d'oliva.
Nuovi progetti e grandi sfide
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ato e cresciuto nel Vending in quanto figlio di gestore, Christian Miotello è fondatore e direttore commerciale della Drinkfood srl, una rivendita giovane ma allo stesso tempo ben affermata in Lombardia, dove è diventata un punto di riferimento per tanti gestori. Partita a giugno del 2015 con tutte le carte in regola per diventare un’azienda di successo, lo scorso anno la Drinkfood ha conosciuto un momento buio che ha rischiato di mandare all’aria ogni progetto. In questo difficile frangente la determinazione di Christian e il supporto dei collaboratori sono stati fondamentali per superare le difficoltà e ripartire con ancor maggiore entusiasmo. Ripercorriamo la breve storia di questa giovane rivendita lombarda con Christian Miotello. Ci racconta com’è nata la Drinkfood? Per raccontare la Drinkfood devo necessariamente fare un passo indietro e riagganciarmi a mio padre che, con il suo lavoro di gestore, mi ha in un certo qual senso indirizzato verso questa attività. Lui era socio insieme a Gianni Casarin della REDA Distributori Automatici, una società di gestione che operava in Lombardia, con sede in Gallarate. Venendo a mancare il socio, mio padre decise di farsi da parte, aprendo una nuova gestione in cui anch’io lavoravo. Quindi posso dire che ho iniziato come gestore nell’azienda familiare, ma solo per pochi anni. Accadde infatti che i nuovi proprietari della REDA, avendo difficoltà logistiche nel seguire l’attività, cercassero una persona in grado si farlo. Fu lì che mi proposi per occuparmi dell’attività di rivendita per conto della REDA e la proprietà accettò. Inizialmente, entrai in REDA come responsabile commerciale, per poi diventare Responsabile Generale, ruolo che ho ricoperto fino alla sua chiusura, che avvenne non perché la
gestione andasse male, ma perché c’erano divergenze tra i soci che non si riuscirono a colmare. Pertanto, la chiusura fu inevitabile. Chiesi allora di poter proseguire l’attività di rivendita ma con una nuova società: la Drinkfood srl che aprii nel giugno del 2015 come rivendita in Lombardia. Pur potendo contare sullo zoccolo duro dei clienti REDA, mi dovetti rimboccare le maniche per costruire un organico che potesse sin da subito dare i suoi risultati. Ebbi la possibilità di portare in Drinkfood alcune figure professionali che erano in REDA, importanti per la conoscenza dei clienti, delle locazioni, della parte amministrativa e commerciale e su questa base iniziò una bella avventura, devo dire tutta in crescita. La Drinkfood ha solo 3 anni, ma grazie ad alcuni clienti storici e a tanti altri conquistati nel tempo attraverso il lavoro di una rete commerciale, piccola ma ben organizzata, oggi la Drinkfood è una realtà che mi dà grandi soddisfazioni.
Quindi un triennio tutto in crescita? Basandomi sulla pregressa esperienza e pur sapendo di fare un passo un po’ lungo, avevo le idee ben chiare e grazie alla collaborazione di persone su cui sapevo di poter contare, sia umanamente che professionalmente, devo dire che la rivendita è partita con un bel vantaggio. Già nei primi mesi i segnali di crescita erano ben tangibili. Poi le cose purtroppo hanno preso una piega diversa. Si riferisce alla battuta d’arresto dello scorso anno? Ci racconta cosa è accaduto? Tra marzo e aprile del 2017 un problema familiare che mi ha coinvolto in prima persona ha segnato un brutto momento per la Drinkfood. Non credo di essere il primo che per vicissitudini private ha avuto riflessi negativi anche nel lavoro. È chiaro che se sei un imprenditore piuttosto che un impiegato le ripercussioni sono maggiori e più complicate da risolvere. Un impiegato si mette in malattia, prende un periodo di ferie, ma un imprenditore non può fermarsi e, nonostante la tempesta, deve continuare a remare. Il problema si ingigantisce se poi c’è qualcuno che ti spezza i remi e, a quel punto, ti fermi, entri in una fase di stallo col timore di non poter più uscirne.
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Ci sono stati momenti di sconforto in cui ho pensato di cedere l’azienda ma, fortunatamente, non sono dovuto arrivare a tanto e alla fine del 2017 sono riuscito a ripianare la situazione e a riprendere le redini dell’attività, cominciando a recuperare il terreno perso, cosa normale in queste situazioni. È riuscito quindi a riprendere i rapporti con clienti e fornitori? Senza problemi, direi, e con rinnovata fiducia. Tanti clienti storici e recenti hanno in un certo senso capito quanto stava accadendo ed hanno mostrato rispetto per una situazione che si era venuta a creare non per criticità dell’azienda in sé, ma per riflesso di fattori esterni. I nostri fornitori sono rimasti, dandoci ancora maggiori possibilità rispetto all’inizio. Noi abbiamo cominciato con aziende come Prontofood, Ferrero, Bauli, grandi marchi che non danno l’esclusiva territoriale ma costituiscono una carta d’ingresso importante per i clienti poiché sono marchi affermati e riconosciuti. Ho incrementato l’offerta inserendo prodotti dello stesso calibro di cui sono diventato concessionario ufficiale o esclusivo. Faccio un esempio: per quanto riguarda i distri-
una bella soddisfazione.
butori automatici: all’inizio ero rivenditore Bianchi in Lom bardia, non l’unico dal momento che nella regione ve ne sono altri 4 o 5. Io cercavo qualcosa che potesse differenziarmi e, mentre ci riflettevo, mi è stato proposto di diventare rivenditore FAS, un marchio altrettanto affermato e in crescita. Non ho l’esclusiva in Lombardia, ma ne ho l’ufficialità, nel senso che se in FAS arrivano richieste da questo territorio vengono passate direttamente alla Drinkfood e questa è
Siete ripartiti da queste basi e con un nuovo spirito. Quali sono i progetti per il 2018? Il 2018 è partito con tutti i presupposti giusti e con un programma di crescita strutturato che vedrà la Drinkfood molto impegnata per i prossimi anni. L’intenzione è di allargare il territorio, l’area commerciale, incrementando la forza vendita sia in Lombardia, nostra regione storica, che in Piemonte ed Emilia dove contiamo di inserire figure professionali dedicate. Ma non basta: è in cantiere un progetto che ci dovrebbe portare in un’interessante area finora non servita, che è il Triveneto, un progetto e una sfida che ci impegnerà nei prossimi mesi. Rafforzare la presenza nella nostra regione, essere più incisivi in regioni come Piemonte ed Emilia e dare inizio ad un nuovo percorso in un’area interessante come il Triveneto non è una sfida da poco. Non crede?
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E gli altri marchi a portafoglio? Abbiamo Caffè Lollo, Van Houten per le polveri per il quale sono punto di riferimento anche fuori della Lombardia quando l’azienda per motivi logistici non riesce a servire un cliente direttamente. Poi Spinel sia per le macchine per il porzionato O.C.S. che per le piccole locazioni Ho.Re.Ca., Comestero e Paytec per i sistemi di pagamento, MEI per le rendiresto e i lettori di banconote. Insomma, tutti marchi leader che rappresentano una garanzia sia per la serietà delle aziende che per la qualità dei prodotti.
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L'igienizzazione dei distributori automatici Un programma per pianificare la pulizia delle vending machine
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hi opera con i distributori automatici deve confrontarsi con i programmi di sanificazione e igienizzazione delle macchine. Come definirli in modo corretto? Ogni quanto effettuare le operazioni di pulizia? Che prodotti usare? È impossibile fornire una risposta univoca: a seconda del business, del tipo di macchine e delle esigenze individuate, si dovrà procedere con la formulazione di un programma coerente, in linea con principi generali riconosciuti e condivisi a livello nazionale e comunitario. La cornice che segna i confini in cui muoversi prende il nome di HACCP. Sotto questo acronimo - che in Italia si può tradurre con Analisi dei Rischi e dei Punti Critici - viene raggruppato un insieme di normative volte alla gestione delle problematiche inerenti i possibili rischi di contaminazione degli alimenti, bevande incluse. Il protocollo, introdotto in Europa e quindi in Italia a partire dagli anni '90, rimane ancora oggi il punto di riferimento primario per valutare e decidere come agire quando si tratta di mantenere standard igienico-sanitari adeguati. Ed è proprio all'HACCP che bisogna rifarsi nel momento in cui si elabora un programma di igienizzazione dei distributori automatici. Obiettivo finale a cui tendere è uno solo: evitare che gli alimenti e le bevande erogate dai distributori possano arrecare danno a chi li consuma. Per ottenere questo, bisogna osservare una pulizia regolare e continua, tale per cui flora batterica e muffe non abbiano occasione di formarsi, proliferare e contaminare acqua e cibo. Il programma di igienizzazione andrà studiato nel rispetto dei contenuti della normativa HACCP. Questi ultimi si suddividono in 7 principi cardine validi tanto nella ristorazione tradizionale quanto nel comparto delle vending machine. In ordine troviamo: 1 - Individuazione e analisi dei pericoli 2 - Individuazione dei CCP 3 - Definizione dei limiti critici 4 - Definizione delle procedure di monitoraggio 5 - Definizione e pianificazione delle azioni correttive 6 - Definizione delle procedure di verifica 7 - Definizione delle procedure di registrazione I punti di maggiore interesse per quanto riguarda il programma di igienizzazione dei distributori automatici sono il quarto, il quinto e il sesto. Presi in considerazione, questi tre punti impongono alla società incaricata dell'appalto di attuare procedure di monitoraggio (punto 4), azioni correttive (punto 5) e procedure di verifica (punto 6). L'assistenza di un professionista consentirà di articolare un piano di autocontrollo e un apposito Manuale Aziendale di Corretta prassi Igienica come da Regolamento CE
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852/2004 ex D. Lgs n.° 155/1997 e successive modifiche ed integrazioni. Questi due strumenti identificano il programma di igienizzazione dei distributori automatici: pulizia del gruppo, degli imbuti, dei vassoi, rimozione dei fondi di caffè, svuotamento e sanificazione del bidone della raccolta liquidi, collaudo e test... In linea di massima le operazioni si ripetono, ma differenze di tecnologie, dimensioni dei distributori e prodotti erogati possono portare a programmi di igienizzazione leggermente diversi. Da non sottovalutare anche l'aspetto della formazione: il personale responsabile delle attività di pulizia e sanificazione ha il dovere di seguire corsi di aggiornamento in tema HACCP, dimostrando il possesso del regolare attestato. La LDG Service si occupa da diversi anni di offrire consulenza e supporto diretto a quanti cercano aiuto nella gestione della sicurezza, delle certificazioni, dell'ambiente, della formazione e dell'HACCP. Con un semplice sopralluogo senza impegno, l'azienda è in grado di fornire risposte accurate e tempestive, risolvendo le tante difficoltà che una moderna azienda si trova ad affrontare, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge. I tecnici della LDG Service sono a completa disposizione dei cliente in qualunque regione d'Italia, forti di un network di info point distribuito sul territorio nazionale. Per ricevere una consulenza o un preventivo gratuiti o richiedere informazioni:
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Smart Working. I vantaggi del Lavoro Agile
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o smart working è un nuovo modo di concepire il lavoro dipendente, grazie al quale una parte delle ore stabilite dal contratto lavorativo possono essere svolte fuori dall’azienda con strumenti forniti dal datore di lavoro. Pertanto, lo smart working non va confuso con il più noto telelavoro che, invece, è un lavoro svolto in autonomia da casa con i propri mezzi. A partire da maggio 2017, con la Legge 81/2017 il Parlamento ha stabilito una normativa precisa per lo smart working che prima, invece, poteva essere regolamentato tramite accordi non scritti tra le parti. La necessità di una vera e propria legge sulla materia è nata dal fatto che il numero di lavoratori e imprese che sottoscrivono questo tipo di accordo è sempre più alto. Secondo l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politenico di Milano, in Italia nel 2017 gli smart worker sono aumentati del 14% rispetto al 2016, raggiungendo quota 305.000 unità. Un’esigua percentuale se rapportata al numero di occupati nel nostro Paese, ma in interessante crescita rispetto al 2013 (+60%). Sono soprattutto le grandi imprese (36%) ad aver messo in atto forme di lavoro “agile”, come Vodafone, che secondo l’Osservatorio del Politecnico è al primo posto per numero di dipendenti coinvolti nelle politiche smart, nonché la prima azienda ad avere previsto in Italia questo tipo di contratto. Restano ai margini dell’innovazione nel mondo del lavoro la Pubblica Amministrazione e le Pmi. E mentre alcune strutture della Pubblica Amministrazione hanno cominciato a contrattualizzare alcuni lavoratori sotto smart working (soprattutto per avvantaggiare l’inclusione di persone con disabilità), le Pmi sono le più restie ad avviare progetti di smart working: solo il 7% di esse ha condotto sperimentazioni in questa direzione. In ogni caso, l’approvazione della Legge sul Lavoro Agile ha inciso positivamente sull’evoluzione del fenomeno. La disponibilità dell’impresa nel lasciare che ogni suo addetto possa organizzare il proprio tempo come crede costituisce uno stimolo fondamentale per lavorare meglio, poiché lo
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smart working va incontro alle esigenze di chi lavora: aiuta, ad esempio, le donne a coniugare la gestione familiare alla soddisfazione e crescita professionale. La nuova legge in alcuni punti non fa alcuna differenza tra smart working e lavoro tradizionale. Innanzitutto chi definisce la propria posizione lavorativa con un contratto di lavoro agile, riceverà lo stesso trattamento economico dei colleghi che lavorano esclusivamente in azienda. La legge inoltre tutela il lavoratore assicurandogli il diritto alla disconnessione: anche se lontano dalla sede dell’azienda dovranno essere svolte solo le ore stabilite da contratto a sottolineare che smart working non vuol dire reperibilità 24 ore su 24 e che non deve fare incorrere nel “pericolo” di restare sempre connessi. Anche l’INAIL ha fatto alcune precisazioni inerenti la sicurezza sul lavoro, un tema da non tralasciare dentro ma anche fuori all’azienda. L’Istituto tiene a precisare, infatti, che i lavoratori agili devono essere assicurati all’INAIL se per lo svolgimento del loro lavoro fanno ricorso a strumentazioni elettriche, come i computer, riconosciuti come “fonti di rischio”. Per quanto riguarda la sicurezza del lavoro la circolare informa che “gli infortuni occorsi mentre il lavoratore presta la propria attività lavorativa all’esterno dei locali aziendali e nel luogo prescelto dal lavoratore stesso sono tutelati se causati da un rischio connesso con la prestazione lavorativa. Gli infortuni occorsi durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello prescelto per lo svolgimento della prestazione lavorativa all’esterno dei locali aziendali sono tutelati quando il fatto di affrontare il suddetto percorso sia connesso a esigenze legate alla prestazione stessa o alla necessità del lavoratore di conciliare le esigenze di vita con quelle lavorative e risponda a criteri di ragionevolezza”. Di fatto, questi punti, restano quelli su cui bisognerà fare maggiore chiarezza man mano che la pratica del lavoro agile si diffonderà sempre di più.
COSA DICE LA LEGGE Di seguito gli Articoli 18 e 19 della Legge 81/2017 che chiariscono i punti principali dello smart working. Art. 18 Lavoro Agile: Le disposizioni del presente capo, allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, promuovono il lavoro agile quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all'interno di locali aziendali e in parte all'esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. 2. Il datore di lavoro è responsabile della sicurezza e del buon funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al lavoratore per lo svolgimento dell'attivita' lavorativa. 3. Le disposizioni del presente capo si applicano, in quanto compatibili, anche nei rapporti di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, secondo le direttive emanate anche ai sensi dell'articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124, e fatta salva l'applicazione delle diverse disposizioni specificamente adottate per tali rapporti. 4. Gli incentivi di carattere fiscale e contributivo eventualmente riconosciuti in relazione agli incrementi di produttività ed effi-
cienza del lavoro subordinato sono applicabili anche quando l'attività lavorativa sia prestata in modalità di lavoro agile. 5. Agli adempimenti di cui al presente articolo si provvede senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente. Art. 19 Forma e recesso 1. L'accordo relativo alla modalità di lavoro agile è stipulato per iscritto ai fini della regolarità amministrativa e della prova, e disciplina l'esecuzione della prestazione lavorativa svolta all'esterno dei locali aziendali, anche con riguardo alle forme di esercizio del potere direttivo del datore di lavoro ed agli strumenti utilizzati dal lavoratore. L'accordo individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro. 2. L'accordo di cui al comma 1 può essere a termine o a tempo indeterminato; in tale ultimo caso, il recesso può avvenire con un preavviso non inferiore a trenta giorni. Nel caso di lavoratori disabili ai sensi dell'articolo 1 della legge 12 marzo 1999, n. 68, il termine di preavviso del recesso da parte del datore di lavoro non può essere inferiore a novanta giorni, al fine di consentire un'adeguata riorganizzazione dei percorsi di lavoro rispetto alle esigenze di vita e di cura del lavoratore. In presenza di un giustificato motivo, ciascuno dei contraenti può recedere prima della scadenza del termine nel caso di accordo a tempo determinato, o senza preavviso nel caso di accordo a tempo indeterminato.
I casi Barilla e Ferrero
Come già accennato, Vodafone è la prima azienda in Italia che ha iniziato a mettere in pratica il lavoro agile; attualmente sono circa 3.500 le persone che possono scegliere questa forma contrattuale e lavorare un giorno a settimana da remoto. Ma anche altre due grandi realtà Made in Italy stanno sperimentando i vantaggi dello smart working, con numeri in crescita anno dopo anno. Tra queste Barilla, che nel Rapporto Sostenibilità 2017 dichiara il suo impegno a coinvolgere il 95% dei propri dipendenti in forme di lavoro agile entro il 2020, al fine di favorire la conciliazione di vita privata e lavorativa. Barilla conta già 1.700 persone coinvolte in questi programmi; già nel 2016 aveva garantito a ogni lavoratore 8 giorni al mese di lavoro a distanza, raddoppiando così quelli del precedente anno, con risvolti positivi anche per il bilancio dell’azienda.
I risultati positivi arrivano anche per Ferrero: dopo aver lanciato il progetto ad aprile 2017, alla fine dell’anno ha annunciato di voler estendere questa particolare modalità di lavoro ad altri 250 dipendenti che potranno godere di tutti i benefici che derivano dallo svolgere parte della propria attività senza spostarsi da casa. Sono bastati poco più di 6 mesi di progetto pilota per decidere di estendere lo smart working a 350 dipendenti dai 100 inizialmente interessati, alla luce dei risultati e dei riscontri positivi delle persone coinvolte, triplicando di fatto le risorse coinvolte inizialmente. Nella prima fase, durata poco più di 200 giorni, che ha visto il coinvolgimento di 100 dipendenti, i risultati sono stati tali che, dopo il primo bilancio delle oltre 1.500 giornate fruite, pari a oltre 12.000 ore lavorate in modalità smart e quasi 5.000 ore di viaggio risparmiate, l’Azienda e le sigle sindacali hanno deciso di estendere lo smart working ad
altre 250 persone che hanno iniziato a lavorare “in agilità” dal 29 gennaio 2018. La decisione di triplicare le risorse nasce anche a seguito di un’indagine interna condotta sui dipendenti coinvolti nel progetto pilota e sui manager responsabili dei corrispondenti team di lavoro. Da questa è emerso che lavorare un giorno a settimana “in agilità” ha influito positivamente sulla capacità individuale di organizzare il proprio tempo, sul rispetto delle scadenze e sull’autonomia nella gestione del proprio lavoro, con una crescita della sensazione di fiducia percepita dal dipendente e un conseguente miglioramento della propensione ai risultati. Il tutto favorendo un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata. Contestualmente, i manager responsabili non hanno riscontrato alcuna differenza, non solo nella quantità di lavoro e nella qualità dei risultati portati dai team, ma anche nella capacità di coordinamento tra i componenti dei gruppi di lavoro, nella condivisione delle informazioni e nella capacità di risposta alle urgenze. In una nota stampa l'Azienda ha così commentato: “Riteniamo che offrire l’opportunità di un viaggio in meno alla settimana rappresenti senza dubbio un vantaggio per tutti: in questi primi mesi sono già state risparmiate quasi 5.000 ore di viaggio. Se ipotizzassimo che la circonferenza del Pianeta fosse una lunga autostrada, corrisponde-
rebbero al tempo necessario per fare circa 15 volte il giro del mondo in auto. Le ricadute sono positive non solo in termini di tempo risparmiato e di riduzione dei costi individuali di spostamento, ma anche in termini di minor impatto ambientale”. “I feedback ricevuti dai colleghi coinvolti e da tutte le funzioni aziendali parlano di un’elevata produttività, di grande senso di responsabilità e di apprezzamento per la dimostrazione di fiducia da parte della nostra Azienda. Flessibilità, fiducia, autonomia, responsabilità e modernità: sono le caratteristiche tipiche di questa forma di lavoro in cui crediamo, tanto che è bastata una sperimentazione relativamente breve per decidere di estendere il progetto”. In buona sostanza, lo smart working o lavoro agile è una modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro, che sposta l’attenzione verso la valutazione dei risultati che il collaboratore è in grado di garantire e non verso le ore passate in ufficio, dando vita ad un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e il dipendente. Le aziende che sperimentano questa forma contrattuale hanno ottenuto risultati vantaggiosi e per questo motivo è auspicabile che in futuro possano aumentare sempre di più le realtà che adotteranno il lavoro agile in alternativa a quello tradizionale.
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