Vending News 34 - Lato Rivista

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Il bimestrale della distribuzione automatica

Numero 34 - Anno 2018

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VENDITALIA, LA PREMIÈRE!

Tutte le novità Necta in anteprima allo stand C61 F56 nel padiglione 3

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L’editoriale di Fabio Russo

Dal 7 Aprile scorso, CONFIDA, l'Associazione Italiana della Distribuzione Automatica che rappresenta e tutela in ambito istituzionale gli interessi di tutte le aziende del comparto (non solo quelle degli iscrittI), ha un nuovo presidente. Sarà il Dott. Massimo Trapletti, infatti, a guidare l'Associazione nel prossimo quadriennio. A lui e all'Assemblea annuale nel corso della quale è avvenuta l'elezione, è dedicato il nostro servizio di apertura di questo numero, che pone la massima attenzione su Venditalia 2018. Mancano poche settimane da quella che si annuncia come l'edizione più ricca di sempre. "La fiera delle fiere del Vending", come amo definirla da quando ho iniziato a realizzare interviste in video per VendingTV, è al suo dodicesimo appuntamento, considerando anche la SPECIAL EDITION che si è svolta in concomitanza della prima settimana di EXPO, nel 2015. Un'edizione 2018 che registra il tutto esaurito e una valanga di novità in ogni settore: macchine sempre più smart ed interattive, sistemi di pagamento che si evolvono, servizi alle aziende sempre più efficienti, nuove tecnologie che si sposano con la Distribuzione Automatica, nuovi prodotti e brand che si presentano per la prima e alle quali è dedicata un’area speciale, la New Entry. Queste sono solo alcune delle tante novità che vedrete nella quattro giorni del Vending più attesa in Europa e che coinvolge un numero sempre maggiore di aziende, titolari di gestioni, imprenditori interessati a saperne di più e appassionati. Insomma, una manifestazione alla quale non si può mancare. E se proprio impossibilitati a visitare i padiglioni di fieramilanocity, le telecamere di VendingTv documenteranno quanto più possibile tutto quello che sarà proposto negli stand. Attraverso le interviste esclusive che realizzeremo con i protagonisti della manifestazione cercheremo di dare una sintesi, quanto più ricca possibile, di quello che le Aziende presenteranno. Consentitemi ora di ringraziare le tante persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero 34 - SPECIALE VENDITALIA 2018, il più ampio di sempre con ben 31 articoli e oltre 100 anteprime: prima di tutto il mio staff che con grande impegno e massima attenzione ha lavorato all’elaborazione grafica e alla realizzazione dei contenuti di questo numero. E poi tutti i collaboratori delle aziende partner che si sono attivati con puntualità per fornire alla redazione di questa rivista i materiali su cui poter lavorare. A tutti loro vanno i miei…

SPECIAL THANKS TO Serena Adriani, Mirco Aldovrandi, Gioia Baldo, Emma Balugani, Alberto Begotti, Elena Binacchi, Federico Bistarini, Paolo Bocchi, Enzo Bocci, Veronica Boldrin, Chiara Brunoro, Giuseppe Canonaco, Pascale Capelle, Riccardo Ceredi, Emanuela Cimini, Alessandro Corsuto, Cecilia D’Aguanno, Lucia D’Ambrosio, Emanuela Di Costa, Valentina Di Costanzo, Lucia Di Gaeta, Francesca Di Sciascio, Andrea Falcone, Erica Ferrari, Annalisa Fiore, Federica Gaggino, Francesco Gallo, Massimiliano Gardosi, Mauro Giordano, Luciana Gironi, Liberato Glielmi, Marco Grillo, Filippo Guarneri, Elena Iadanza per 3rd Floor, Giuseppe Iodice, Alessandra Isella, Claudia Loda, Luca Magnabosco, Rosaria Mainella, Pasquale Mancini, Fenisia Mancuso, Simona Massucco, Alessandro Mastropasqua, Sara Mazzotti, Cristina Miraglia, Loredana Morlacchi, Mauro Muti, Francesca Oberti, Moreno Oppioli, Antonio Pavone, Claudio Percuoco, Sabrina Peroni, Marco Pierfelice, Jenny Puglisi, Alberto Ratini, Marco Ruini, Saverio Salvagno, Marco Sassoli, Emanuela Scotto Di Santolo, Debora Screpanti, Luciano Specchio, Federica Stamerra, Riccardo Taccardi, Linda Tempesta, Fabio Teti, Tania Tomasini, Sabrina Tornese, Piedone 205x50_ok.pdf 2 20/04/18 10:18 Matteo Tovoli, Francesco Trappetti, Leonardo Valle, Federica Vania, Chiara Visco, Luca Zaniboni, Andrea Zoppolato.




Periodico bimestrale della distribuzione automatica Anno 2018 - Numero 34 Editore

Sede: Viale Gramsci, 17/b 80122 Napoli - Italia Partita IVA 06552741214 CCIAA 822695

SOMMARIO PAG.

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L’EDITORIALE di Fabio Russo

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CONFIDA - ASSEMBLEA GENERALE

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IL SALUTO DEL PRESIDENTE USCENTE PIERO ANGELO LAZZARI

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INTERVISTA CON MASSIMO TRAPLETTI NUOVO PRESIDENTE DI CONFIDA

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BON - LA PRIMA VENDING MACHINE CHE

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UNA NUOVA REALTÀ IMPRENDITORIALE DALLE GRANDI AMBIZIONI INTERVISTA CON FIORAVANTE ALLEGRINO

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INTERVISTA CON FRANCESCO FROVA. UN NUOVO PERCORSO NELLA REALTÀ DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE FRUTTERIA BRASILIANA. IN UNA LATTINA TUTTO IL GUSTO DELLA FRUTTA ESOTICA

Contatti con la redazione redazione@vendingnews.it Tel. 0810152150 Fax. 0810152151 Iscrizione al ROC n° 22385 dal 4 Maggio 2012 Direttore responsabile Fabio Russo Direttore editoriale Flora Seta Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Fabio Russo Flora Seta Anna Giordano Martina Salvai Michele Ferraro

Stampa Tipografia EffeGi srl - Portici (NA) Pubblicità: inferiore al 50% Vending News è una rivista tecnica dedicata alla distribuzione automatica. I manoscritti e le fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti

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OPEM SPA - DA OLTRE 40 ANNI L’IMPIANTO SU MISURA STIMOLA RICERCA E INNOVAZIONE INTERVISTA CON OMBRETTA SARASSI

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ELISIR - G3 LA BEVANDA NUTRACEUTICA IN FORMATO VENDING

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CAFFÈ TORALDO. SÌ AL PORZIONATO, MA SOLO DI QUALITÀ INTERVISTA CON MARCO SIMONETTI

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FABIO COTTONE ENTRA NEL TEAM DI BRITA ITALIA INTERVISTA

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INTERVISTA CON GIOVANNI ZACCANTI. UN IMPRENDITORE LUNGIMIRANTE

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INIZIA UNA NUOVA ERA PER CAFFÈ BORBONE INTERVISTA CON MASSIMO RENDA

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CAFFÈXPERT. IL FRANCHISING DEGLI ESPERTI DEL CAFFÈ

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NUOVI PRODOTTI

TUTTI I CONTENUTI DI QUESTA RIVISTA SONO DI PROPRIETÀ DELLA FABIO RUSSO SRL - VIETATA LA RIPRODUZIONE

instagram.com/vendingnews



CONFIDA - ASSEMBLEA GENERALE

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alutato con un lungo applauso ed una targa in riconoscimento dell’incessante lavoro svolto per l’Associazione e gli associati, Piero Angelo Lazzari ha passato il testimone al dott. Massimo Trapletti, CEO di Bianchi Industry, eletto per acclamazione nuovo Presidente di CONFIDA. L’elezione è avvenuta sabato 7 aprile nel corso dell’Assemblea Generale tenutasi a Milano presso l’Hotel Melià, alla quale hanno partecipato oltre 200 associati, chiamati a rinnovare le cariche di ogni ordine e grado per i prossimi 4 anni.

Le assemblee dei Gruppi Merceologici e delle Attività di CONFIDA hanno provveduto ad eleggere i propri presidenti e i Rappresentanti del Consiglio Direttivo, mentre il Gruppo Giovani, nel confermare Roberto Pace (GEDAC) nella carica di Presidente, ha eletto i membri del proprio Comitato Direttivo.

I vertici delle cariche associative Presidente CONFIDA Massimo Trapletti (Bianchi Industry SpA) Secondo lo Statuto, il Vice Presidente sarà eletto dal Consiglio Direttivo su indicazione del Presidente

Gruppo Imprese di Gestione Presidente Pio Lunel (Aesse Service srl) Vice Presidente Bruno Mazzoleni (Serim srl) Gruppo Imprese Fabbricazione di D.A. e Accessori Presidente Roberto Pellegrini (Digisoft SpA) Vice Presidente Marco Carazzato (MDS Electronics srl) Gruppo Imprese Fabbricazione di Prodotti della D.A. Presidente Stefano Piccinini (S.E.M. SpA) Vice Presidente Giorgio Carletti (Kimbo SpA) Gruppo Imprese Servizi e Commercializzazione Presidente Ernesto Piloni (Vendomat SpA) Vice Presidente Alessandro Fontana (Art & Works srl) Gruppo Giovani Presidente Roberto Pace (Gedac srl) Vice Presidente Stefano Venturi (Venturi D.A.)

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IL SALUTO DEL PRESIDENTE USCENTE PIERO ANGELO LAZZARI

on un lungo e commosso discorso Piero Angelo Lazzari ha concluso il suo impegno in CONFIDA, che per un triennio lo ha visto farsi interprete delle necessità del Settore, degli associati e dell’associazione e confrontarsi con stakeholder istituzionali e sociali al fine di raggiungere obiettivi per il bene comune. Certo, in questo percorso non è stato solo ed è proprio a quanti hanno collaborato attivamente a sostenere le cause e a realizzare gli obiettivi che sono andati i suoi ringraziamenti. Dal Vice Presidente Francesco Frova ai Presidenti dei Gruppi Merceologici e di Attività di CONFIDA, tutti si sono impegnati per sconfiggere “ogni forma di preoccupazione, governando e superando con coraggio anche i momenti di maggiore difficoltà” e compiendo insieme “un pezzo di storia importante del nostro Settore”. Piero Lazzari ha ricordato le importanti sinergie sviluppate con l’obiettivo di dare maggiore spessore al Settore e alla sua Associazione e al peso e al valore che il Vending ha all’interno dell’Economia del nostro Paese. Peso e valore che fino a pochi anni fa non erano riconosciuti, il che ha relegato l’intero comparto in un posto defilato rispetto ad altri settori. A tale proposito, Lazzari ha ricordato l’alleanza stretta all’interno di Confcommercio Imprese per l’Italia dove “abbiamo svolto un ruolo da protagonisti nella non facile costruzione e costituzione del nuovo Organismo di rappresentanza unitaria di tutto il Settore della commercializzazione e distribuzione agroalimentare”. Nel dare uno sguardo al futuro, Piero Lazzari ha sottolineato le difficoltà che il settore dovrà inevitabilmente ancora affrontare, dato il complesso contesto generale, ed individua in alcuni fattori gli elementi indispensabili al loro superamento: “mantenere viva la ricerca dei temi unitari e di una rappresentanza forte, senza dimenticare

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la necessità di garantire il giusto peso alle singole Componenti interne di Confida, ciascuna con le proprie dinamiche ed aspettative. In buona sostanza, occorrerà alimentare e tenere vivo il senso profondo dell’associazionismo per acquisire la forza necessaria ad affrontare problemi o ricercare obiettivi che, diversamente, non si è in grado di risolvere o di perseguire da soli.” Dichiarandosi certo dei risultati che il nuovo Presidente Massimo Trapletti e il nuovo Organico di CONFIDA andranno a raggiungere, Piero Lazzari ha concluso il suo commiato con un augurio e un ringraziamento speciale a tutte le persone che compongono lo staff di CONFIDA, e in primo luogo al Direttore Michele Adt. Risorse preziose per l’apporto umano e professionale che hanno profuso nel corso del suo mandato. A Piero Lazzari il nostro augurio per le nuove strade che vorrà intraprendere e che siamo certi percorrerà con rinnovato impegno e ottimismo.

Piero Lazzari con il nostro editore Fabio Russo





MASSIMO TRAPLETTI NUOVO PRESIDENTE DI CONFIDA

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letto il 7 aprile 2018, il dott. Massimo Trapletti è il nuovo presidente di CONFIDA, in carica per il prossimo quadriennio. Con lui, dopo quasi un decennio, l’Associazione ha di nuovo un imprenditore alla Presidenza. Massimo è figlio di Angelo Trapletti, proprietario e Presidente prima del glorioso marchio Bianchi Velo e poi della Nuova Bianchi (che in seguito prenderà il nome di Bianchi Vending), uno dei marchi leader nella produzione di distributori automatici e di macchine professionali da caffè. Dal 1992 lavora nell’impresa familiare insieme ai fratelli, fino al 2007 quando la famiglia Trapletti vende la Bianchi forse nel momento più alto della sua storia. Nel 2008 Massimo passa in IVS Italia dove resta fino al 2014, quando decide di riprendere possesso della Bianchi Vending che da qualche anno naviga in cattive acque. La famiglia Trapletti ritorna proprietaria della storica azienda, oggi Bianchi Industry, con Massimo Presidente e Amministratore Delegato, che la riporta al successo grazie a una guida all’insegna dell’innovazione tecnologica e all’acquisizione di nuovi marchi. Oggi una nuova sfida. Come Presidente di CONFIDA ha un programma preciso: spinta al cambiamento ma anche valorizzazione delle peculiarità del Vending, sguardo rivolto alle grandi società ma anche ascolto delle piccole realtà locali, apertura ai confini internazionali e al contempo attenzione ai cambiamenti nel nostro Paese. All’indomani dell’elezione, Massimo ha risposto alle nostre domande, volte ad approfondire le sue idee e gli obiettivi che si è posto per i prossimi anni.

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Massimo, negli anni passati avevi mai pensato di candidarti alla Presidenza di CONFIDA? No, mai. In passato non mi aveva neanche sfiorato l’idea. E cosa ti ha fatto cambiare idea? È stato principalmente il susseguirsi di eventi che hanno condizionato il nostro Settore negli ultimi due anni, e poi gli inviti di alcuni amici che mi hanno fatto riflettere fino a convincermi che dovevo mettermi in gioco. Prima di tutto c’era in me l’ardente volontà di affermare l’immagine del Vending italiano in Europa e nel mondo, ma anche agli occhi delle persone che poco o nulla conoscono della D.A. E poi la necessità che il nostro Settore non venga ancora preso di mira dagli organismi pubblici, che non hanno la giusta percezione del peso economico e umano della nostra filiera. Il tuo mandato ha inizio in un momento storico particolare, dopo l’aumento dell’IVA dal 4 al 10% e la Certificazione dei Corrispettivi, introdotta ormai da un anno. Come vedi la tua presidenza in questo momento? Senza dubbio, sento la responsabilità di una presidenza che nasce su presupposti del tutto particolari. In primo luogo, le due presidenze che mi hanno preceduto potrebbero essere definite quanto meno anomale: sia Lucio1 che Piero2 si sono dedicati interamente a CONFIDA per motivi differenti. Lucio per volontà della Società per cui lavorava ha potuto espletare gli incarichi associativi a tempo pieno e Piero, come Direttore prima e Presidente poi, era

Lucio Pinetti, presidente di CONFIDA per due mandati consecutivi dal 2010 fino alla sua prematura scomparsa il 30/11/2014. Piero Lazzari, prima Direttore e poi dal 30 marzo 2015 al 7 aprile 2018 Presidente di CONFIDA.

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già inserito all’interno degli ingranaggi dell’Associazione. Ma il peso più grande viene dagli sconvolgimenti degli ultimi anni, manovre che hanno assestato colpi duri al nostro Settore. Un accanimento da parte dello Stato inconsueto e inaspettato, con l’aumento dell’IVA e la Certificazione dei Corrispettivi che hanno colpito uno dei pochi settori usciti quasi indenni dalla crisi più grande della storia; e questo grazie alla professionalità degli attori che operano nelle nostre società. Oltretutto, la nostra forza lavoro è rimasta pressoché intatta e le nostre aziende non hanno usufruito della Cassa Integrazione, pesando poco o nulla sulle casse statali. Ma questo non è stato minimamente considerato. Il nostro è un settore sano e proattivo, come dimostrano i bilanci delle prime 100 Società di Gestione che sono cresciute nel fatturato e nella marginalità fin dal 2015. Ma viene da pensare che la maggiore attenzione sul nostro comparto nasca proprio da questo. C’è un altro evento recente che oggi pesa sull’immagine del Vending nell’opinione pubblica. L’accertamento dell’Anti Trust che ha coinvolto molte grandi realtà del Settore e l’Associazione. Come ti poni in merito? Questo evento ha coinvolto in primis la nostra Associazione, dipingendola come mente dell’ipotetico cartello composto da alcune Società, per una presunta gestione non concorrenziale del prezzo di mercato. Ciò, come si può immaginare, ha screditato senza remore il nostro Settore e la nostra Organizzazione. È chiaro che alla nuova squadra di Presidenza tocca il compito di affrontare le tempeste in cui ci troviamo, ma soprattutto di evitare altri eventi funesti, operando a livello di Lobbying politica e fiscale e dimostrando le potenzialità del Vending. Siamo e saremo una risorsa per il nostro Paese e non semplicemente un comparto economico da ritenere evasore cronico, contro cui accanirsi con manovre preventive e lesive. Non dimentichiamo che siamo il primo settore, forse dopo le slot machine, a utilizzare la certificazione dei corrispettivi on line. Ma siamo anche gli unici che hanno collaborato in trasparenza con l’Agenzia delle Entrate per far conoscere la nostra realtà, così da evitare che fossimo penalizzati da investimenti per apparati elettronici privi di vantaggi, che avrebbero solo coinvolto società interessate al business, come è accaduto in altri Paesi europei. Questi eventi pongono l’Associazione di fronte a un percorso lungo e difficile, influenzando inevitabilmente le scelte presenti e future. Gli impegni della presidenza come si coniugherà con il tuo ruolo fattivo di imprenditore? È vero, CONFIDA ora ha per Presidente un imprenditore e, come mi ritrovo a dire fin troppo spesso in queste settimane, di certo il tempo non aumenta insieme agli incarichi. Ciò non vuol dire che la nostra Associazione non sarà gestita nel modo più consono e con la dovuta attenzione. CONFIDA tornerà a una gestione tradizionale, con un organismo che definirà le linee guida, presiedendo agli even3

EVA - The European Vending & Coffee Service Association.

ti e agli incontri necessari. In sede di Consiglio si deciderà per tutte le materie di competenza e attraverso la struttura, a partire dal Direttore, verranno gestite in maniera operativa le singole attività. Questo carica me e la mia squadra di una maggiore responsabilità, perché CONFIDA dovrà mantenere intatta la sua leadership europea, conquistata con fatica e grande lavoro. Ma soprattutto dovremo far sì che l’Associazione diventi ancora di più un punto di riferimento per tutti gli associati. Hai parlato di leadership europea: come farà CONFIDA a mantenere il suo peso in Europa? CONFIDA dovrà collaborare strettamente con le altre Associazioni europee, condividendo progetti che possono interessare la nostra realtà e sponsorizzandoli nei tavoli tecnici. La cosa fondamentale sarà partecipare attivamente ai tavoli decisionali, negli ambiti che possono condizionare il settore, e far sentire sempre la nostra voce, per non diventare spettatori passivi del nostro futuro. Non dimentichiamo che gran parte delle decisioni che trovano applicazione in Italia nascono in sede europea, ed è per questo che i nostri rappresentanti dovranno essere presenti e partecipativi, per intervenire ogni volta che si ravvisino pericoli per il Settore.

Il Presidente di CONFIDA insieme al Direttore Michele Adt

Oggi sicuramente diventa più facile, visto che abbiamo un presidente Italiano in EVA3 oltre ai nostri quattro rappresentanti nel Consiglio. Oltre i confini europei, il nostro strumento più importante è Venditalia, che dovrà essere valorizzata per diventare sempre più fiera di riferimento, coinvolgendo espositori e visitatori internazionali. E come agirà Confida nel nostro Paese per proteggere i suoi associati e l’intero Settore? Fino ad oggi CONFIDA ha svolto un ruolo importante nell’attutire l’impatto delle riforme, che sono comunque costate l’obbligata e inutile profusione di tempo e risorse. Nei prossimi anni, l’Associazione continuerà a essere in prima linea per arginare proposte e decisioni che potrebbero incidere negativamente sul nostro Settore. Un obiettivo importante è senza dubbio la data del 2022, come ipotetica revisione da parte dell’Agenzia delle Entra-

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te del metodo di trasmissione telematica dei corrispettivi e a questo CONFIDA dovrà strenuamente opporsi, nell’ambito delle sue possibilità, per far confermare la prassi in essere. Ma oltre a un’azione per così dire difensiva, CONFIDA dovrà muoversi in maniera propositiva e cogliere, ad esempio, le opportunità offerte da agevolazioni fiscali; come l’iper ammortamento su cui CONFIDA sta già lavorando da tempo e che porterebbe grande vantaggio alle aziende. Promuovere semplificazioni burocratiche e amministrative è un’altra strada importante da percorrere, come accaduto ad esempio con il decreto Scia 2, per il quale la comunicazione agli enti pubblici per l’installazione dei distributori automatici deve essere fatta semestralmente e con modalità riepilogativa, anziché per singolo distributore. Ma esistono anche problemi di natura molto più pratica, come la lotta al malcostume dei furti e scassinamenti dei distributori automatici, che le imprese del settore subiscono quotidianamente. In generale, le azioni di CONFIDA saranno di due tipi: difensive e propositive, in modo che il mercato della Distribuzione Automatica possa crescere insieme alla sua Associazione.

Senza dubbio, bisognerà in primis valorizzare la filiera e il territorio. Un esempio di come i due sguardi, verso la realtà nazionale e oltre i suoi confini, possano conciliarsi è l’accordo chiuso nel 2016 con ANIMA4 , che ha offerto ai fabbricanti la possibilità di partecipare ai tavoli tecnici europei, importanti per lo sviluppo delle tecnologie ma soprattutto per poter incidere su decisioni che condizionano il settore e i suoi attori. A mio avviso, una figura fondamentale per calarci pienamente nella realtà nazionale sarà quella del Delegato Territoriale, che avrà il compito di connettere l’Associazione con i territori. Confrontarsi con le aziende, promuovere riunioni di aggiornamento e collaborare a stretto contatto con gli organi dell’Associazione saranno gli strumenti più adatti affinché il Delegato possa rappresentare CONFIDA nelle realtà concrete. Si tratterà di un vero e proprio rappresentante di CONFIDA sul territorio e l’occasione per le realtà locali, ognuna con le sue esigenze e i suoi problemi, di fare arrivare la loro voce direttamente all’Associazione.

In che modo CONFIDA potrà crescere? Io credo fermamente che viga la regola “più siamo e più contiamo”. Per far sentire la nostra voce, a livello europeo e internazionale, è importante essere in tanti. Nel prossimo quadriennio uno degli obiettivi sarà aumentare il numero degli associati e i servizi offerti. Per fare questo, punteremo a Società leader a livello nazionale e internazionale del food, perché cresca il nostro peso all’interno dei tavoli nazionali ed europei. Ma la nostra attenzione sarà rivolta anche alle piccole e medie imprese, che dovranno trovare un beneficio immediato nell’associarsi e restare nell’organizzazione a lungo.

Veniamo ora al confronto con i consumatori. Il nostro è un Settore ancora bistrattato dai media e poco conosciuto: cosa può fare CONFIDA per combattere la cattiva reputazione e migliorare l’immagine della D.A.? Non c’è dubbio che l’immagine del Vending sia stata spesso strumentalizzata dai mass media, da alcune categorie che hanno interessi lobbistici contrapposti ai nostri, così come da alcuni partiti e movimenti politici. Il nostro primo obiettivo sarà promuovere un’immagine positiva per l’opinione pubblica, comunicando il valore sociale ed economico del settore che ha un suo peso specifico. Soprattutto bisognerà mostrare, a tutti coloro che non lo conoscono, quante competenze e specializzazione ci siano, e quanto il nostro comparto offra tecnologie e servizi apprezzati in tutto il mondo. Pochi, pochissimi sanno che il vending italiano è un’eccellenza mondiale.

Il tuo sguardo è rivolto all’Europa e oltre i suoi confini, ma sei anche ben calato nella realtà territoriale nazionale. CONFIDA riuscirà a conciliare i due orizzonti?

E quali saranno le azioni dell’Associazione nel concreto? Ci muoveremo attraverso la promozione di progetti che vadano a impattare sull’immagine del Vending in maniera

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ANIMA è una federazione di associazioni nazionali dell'industria meccanica aderente a Confindustria.


positiva, attraverso un’azione mirata a valorizzare tutti gli aspetti potenzialmente costruttivi del nostro Settore. In primo luogo ci preme dare grande spazio alla sostenibilità del Vending; il progetto Vending Sostenibile sarà sicuramente una nostra priorità, così come la sana Alimentazione. E poi ci sarà da promuovere il dialogo da un lato con i produttori del food locali e internazionali, dall’altro con gli stakeholder come scuole, università, Comuni, Regioni e altre associazioni, in modo che ci sia la giusta integrazione fra tutti gli elementi della filiera. C’è ancora un aspetto del Vending che non può essere ignorato, quello tecnologico. Qual è il tuo pensiero in proposito? Viviamo un momento storico molto particolare e stressato a livello di sviluppo tecnologico, dove il mondo che ci circonda sta correndo a una velocità che mai si è vista nel passato. E non basta parlarne per far sì che queste tecnologie diventino costume comune e strumenti di lavoro, bisogna capirle, saperle calare nella propria realtà, insegnarle ai propri collaboratori e soprattutto crederci, che vi assicuro per molti non è scontato. Proprio per questo, altro compito di un’Associazione che sia al passo coi tempi è fare in modo che i propri associati trovino all’interno dei servizi dedicati, in grado di far comprendere le potenzialità e i vantaggi dello sviluppo tecnologico. Le insidie al nostro settore sono sempre dietro l’angolo, si guardi solo cosa è in grado di fare in Italia il colosso dell’e-

Commerce Amazon, con le sue consegne a domicilio in tempi brevissimi e a prezzi competitivi. È per questo che l’Associazione, nei prossimi anni, continuerà ad accompagnare i suoi associati sulla strada dell’innovazione con iniziative concrete come gruppi di lavoro, progetti dedicati, convegni e workshop di approfondimento. Il nostro settore può essere considerato a tutti gli effetti un hub tecnologico e, come tale, merita di essere parte del Progetto Industria 4.0 a cui il nostro Paese sta dando grande rilievo, considerando la digitalizzazione delle imprese uno step fondamentale per la crescita dell’industria italiana nel panorama internazionale. Abbiamo il dovere di porci come obiettivo l’essere parte di questo Progetto. Una domanda forse più personale che professionale: hai detto che non avresti mai immaginato di candidarti come presidente di Confida, ma ora che la tua avventura è iniziata, in percentuale questa sfida quanto ti spaventa e quanto ti stimola? Tutte le sfide personalmente mi stimolano e da quando sono stato eletto, come in ogni nuovo progetto che affronto, sto dedicando molto del mio tempo per capire come delineare il cammino delle linee guida che mi sono prefissato, senza dimenticare che devono essere prima approvate dal Consiglio Direttivo di CONFIDA. Intervista raccolta da Fabio Russo




LA PRIMA VENDING MACHINE CHE DEPURA L’AMBIENTE E PROTEGGE LA SALUTE

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onostante gli sforzi compiuti dalle società di gestione per tenere le proprie vending machine in condizioni di igiene ottimale, l’ubicazione, i materiali di cui i distributori automatici sono fatti e, soprattutto, la continua manipolazione da parte degli utenti vanificano il lavoro degli addetti ai programmi di sanificazione. Come hanno dimostrato autorevoli ricerche internazionali, il distributore automatico è fortemente esposto alla contaminazione batterica ed è veicolo della sua proliferazione, non solo da macchina a utente ma, più pericolosamente attraverso quest’ultimo, agli alimenti erogati e consumati. Tale rischio è molto alto a causa del contatto diretto delle mani con gli alimenti e le bevande che vengono prelevati dalle vending machine dopo averne toccato le superfici (tastiera, touch screen, vano prelievo prodotti ecc.). Altro fattore di rischio è la location. I distributori automatici sono posizionati prevalentemente in luoghi chiusi, privi di ricambio d’aria e/o inquinati: basti pensare agli uffici, alle stazioni e in generale al Vending pubblico per farsene un’idea. Le condizioni ambientali ricadono sulla macchi-

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na che assorbe l’inquinamento indoor e outdoor, tanto che le sue superfici diventano luogo ideale per la proliferazione di agenti patogeni e batterici. Accade, dunque, che nel momento in cui il consumatore utilizza il distributore e necessariamente ne tocca alcune parti contaminandosi le mani, trasferisce la carica batterica sull’alimento che ha selezionato e, di conseguenza, la ingerisce. Per dare una risposta concreta a questa problematica Made By Milan srl, una start up innovativa a vocazione sociale, ha progettato e brevettato internazionalmente una tecnologia naturale, detta fotocatalisi, in grado di trasfromare i distributori automatici in depuratori ambientali. È nato così BON, un nuovo concept di vending machine, una macchina che svolge le stesse funzioni di un albero, in grado di rendere sano l’ambiente in cui è collocata e di mantenere il proprio standard igienico ai massimi livelli. Si tratta, come anticipato, di una tecnologia naturale che sfrutta la luce del distributore stesso, conferendogli funzioni fino ad oggi inimmaginabili per una vending machine:


• purificazione dell’aria dagli inquinanti; • eliminazione dei depositi di sporco sulle superfici del d.a.; • riduzione e arresto della crescita di batteri, muffe, ecc.; • azione deodorante e sanificante dell’aria. Un importante punto di forza del progetto BON di Made By Milan è la sua applicabilità a tutti i modelli e a tutte le tipologie di vending machine con un investimento minimo rispetto al costo delle stesse. BON significa, dunque, migliorare le condizioni dell’ambiente in cui si lavora, si vive e si consuma alla vending machine e non contaminare gli alimenti che si selezionano. Per le società di gestione, significa anche risparmiare in termini economici e di forza e tempo lavoro per portare avanti programmi di sanificazione che, alla luce di quanto esposto, risultano vani. L’obiettivo del progetto BON è, dunque, di creare un habitat dove la vita lavorativa si svolga nella maniera più sana possibile. Per questo motivo è necessario che anche i prodotti che esso eroga siano in linea con uno stile alimentare corretto. Grazie alla partnership con piccoli produttori dell’industria alimentare, che scelgono ingredienti salutari per realizzare i loro prodotti, gli ideatori di BON hanno individuato una gamma di referenze che rispettano specifiche caratteristiche: • sono 100% biologiche e prive di additivi e conservanti artificiali; • non contengono grassi idrogenati, ma grassi mono e poli-insaturi (olio evo, girasole, mais, sesamo); • non contengono zuccheri sintetici ma zuccheri naturali come quello di canna integrale o lo zucchero d’uva, di mela, di barbabietole o il miele; • prediligono ingredienti a base di fibre o funzionali; • hanno un’alta percentuale di ingredienti che mantengono un buon equilibrio acido-basico nell’organismo; • sono realizzate con farine biologiche derivate da grani antichi, ricchi di fibre e a basso contenuto di glutine.

Le ricette di queste referenze sono state studiate con la collaborazione di Debora Cantarutti, una nutrizionista che da anni cura le persone con l’alimentazione. Sono attualmente in fase di test circa 15 referenze, mentre è già disponibile la prima golosità della gamma: BON "il cioccolatino buono che fa bene". Il cioccolatino BON è la coccola golosa che aiuta a saziare la fame emozionale attraverso due strategie: un’immediata sensorialità che appaga e stimola i neurorecettori appena messo in bocca e un effetto depot che, come un farmaco, prolunga nel tempo la sensazione di benessere. Gli elementi che ne compongono la ricetta e che determinano questo effetto sono magnesio, serotonina e teobromina, Il tutto coadiuvato e amplificato dalla presenza dei preziosi acidi grassi omega 3. BON è costituito da due semplici ingredienti: le mandorle pugliesi e il cioccolato fondente biologico. Le mandorle, provenienti da selezionate coltivazioni della Puglia, vantano un profilo nutrizionale incredibilmente ricco: sono una fonte eccellente di magnesio, manganese, rame; contengono un elevato quantitativo di fitosteroli e acidi grassi buoni; sono ricche di fibre e di vitamine del gruppo B ed E (quest'ultima contribuisce ad abbassare l’incidenza di malattie cardiache, cancro e malattia di Alzheimer). Le mandorle contengono inoltre magnesio, un minerale coinvolto in oltre 300 processi metabolici, compreso il controllo della glicemia e dei livelli di pressione sanguigna, oltre a svolgere un’azione distensiva. Alle proprietà benefiche delle mandorle si uniscono quelle del particolare cioccolato fondente scelto per la realizzazione di BON. Si tratta, infatti di un cioccolato fondente arricchito di Omega 3 da semi di lino, essenziali per la salute, con proprietà antinfiammatorie e protettive per il cuore e contro l’invecchiamento del cervello. Bio, Veg, Gluten Free, fonte di proteine, ricco di acidi grassi Omega 3, di magnesio e antiossidanti, il Cioccolatino BON è dolcificato con zucchero grezzo di canna. La confezione è costituita da 10 cioccolatini (40 gr.) racchiusi in un bel packaging fresco che lascia intravedere il contenuto. All’interno il “veritino” che racconta tutti i segreti del cioccolatino BON.

BON è un progetto ben articolato che si pone l'obiettivo di stringere partnership con società di gestione che vogliano rivoluzionare le loro location Vending grazie a un concept di distributore automatico unico nel suo genere e che permette di offrire ai propri clienti un’esperienza di consumo nuova, il cui valore aggiunto è la Sostenibilità.

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Ivan Padelli (Gruppo Gimoka) a sinistra e Fioravante Allegrino (So.Ge.Da.) a destra

UNA NUOVA REALTÀ IMPRENDITORIALE DALLE GRANDI AMBIZIONI

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oci, colleghi e soprattutto amici, Fioravante Allegrino, CEO di So.Ge.Da., e Ivan Padelli, CEO del Gruppo Gimoka, pur operando in segmenti diversi (il primo nel mondo delle società di gestione, il secondo in quello delle torrefazioni), hanno condiviso negli ultimi anni alcuni tratti del loro percorso nel Vending, dove hanno dato vita a nuove realtà imprenditoriali. Di recente hanno concluso un’importante operazione che li vede prendere in carico la storia della Supermatic, significativa realtà toscana guidata finora brillantemente da Ugo Sassettoli. Da questa acquisizione, operata attraverso la Union Caffè di cui Allegrino e Padelli sono soci di maggioranza, è nata una nuova struttura che sta ridefinendo gli asset che la guideranno nel futuro. Fioravante Allegrino ci illustra il percorso che ha portato alla conclusione di quest’ultima operazione in questa interessante intervista, dalla quale traspare anche la visione di un Vending sempre più proiettato verso il futuro. Lei e Ivan Padelli già in passato avete compiuto insieme alcune interessanti operazioni di mercato. Ci vuole riassumere questo percorso? La prima operazione compiuta insieme ad Ivan è stata quella relativa alla gestione delle stazioni ferroviarie, per la quale costituimmo la Fast Service insieme a Cesare Cerea e, di conseguenza, con tutti i soci di Bergamo Distributori e GSA. Poi c’è stata nel 2013 l’operazione con Union Caffè, nata perché Ivan era già socio di Amilcare Rivetti, il quale aveva espresso la volontà di cedergli la maggioranza dell’azienda. Ivan mi chiese se ero interessato a compiere questa operazione insieme a lui. Accettai e, procedendo per step con l’acquisto di piccole quote da altri soci interessati

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a disinvestire prima e ad acquisire un rilevante pacchetto di quote da Amilcare poi, siamo arrivati ad avere la maggioranza di Union Caffè. Siamo comunque molto contenti perché Amilcare e la signora Giovanna, sua moglie, sono ancora parte della compagine societaria e seguono con noi le evoluzioni. Acquisita la maggioranza, come avete proceduto? Ci siamo concentrati sulla riorganizzazione di tutta l’attività, rivalutando anche le aree geografiche dove abbiamo tagliato qualche ramo secco; abbiamo messo a posto il conto economico e riammodernato la struttura da più punti di vista, sia in termini di maestranze che di ruoli di responsabilità. A questo scopo, abbiamo voluto con noi una figura professionale di spessore come Walter Pennetta, che è l’Amministratore Delegato, e proviene da Riso Scotti Snack, da lui fondato insieme al dottor Scotti. Dopo 8 anni di esperienza nel Vending per Riso Scotti Snack è entrato a far parte della famiglia Union Caffè, dove ha portato tutta la sua pregressa esperienza anche in altri settori lontani dal Vending. Come siete arrivati all’acquisizione di Supermatic? Ugo Sassettoli ci ha chiesto un incontro, nel corso del quale ci ha espresso la volontà di cedere il testimone dell’azienda proprio a noi in quanto, dopo attenta riflessione, eravamo a suo avviso le persone che potevano garantire continuità alla Supermatic, sia per quanto riguarda la valorizzazione delle risorse già presenti, sia perchè eravamo delle persone dinamiche che potevano continuare sulla strada dell’innovazione già viva in azienda, affinché questa potesse ulteriormente crescere e svilupparsi per dimensione e qualità.


Abbiamo accettato e avviato un graduale percorso, acquisendo prima delle piccole quote da altri soci di Supermatic che avevano già da tempo chiesto ad Ugo di uscire dalla società. Poi, a giugno 2017, abbiamo siglato l’accordo con Ugo, sancendo così la sua definitiva uscita, che non è però immediata: Ugo resterà ancora qualche anno nel Consiglio d’Amministrazione, così potremo godere dei suoi preziosi consigli. Come si chiamerà questa nuova struttura e quale copertura territoriale avrà? Stiamo cercando il nome più appropriato, ma intanto la chiamiamo “in codice” Super-Union. Per il momento, ci stiamo preoccupando di approvare il progetto di fusione tra Union Caffè, Supermatic ed Eugenia, la società immobiliare proprietaria di tutte le sedi che Supermatic occupa con le sue attività. Per quanto riguarda la copertura territoriale, le nostre aree geografiche saranno la Lombardia, la Toscana, la provincia di La Spezia, Roma e provincia; il Veneto e in particolar modo le province di Verona, Padova e Venezia. E poi c’è la Polonia, dove la nostra società Ploh è la seconda società di gestione polacca per fatturato e la prima per copertura territoriale. In questa nuova compagine, che ruolo ha la So.Ge.Da.? So.Ge.Da. non rientra nel nuovo gruppo societario, ma le sinergie e le strategie si allineano sicuramente anche con So.Ge.Da. che opera in Abruzzo, Molise e Marche. Quali aspetti vi distingueranno in termini operativi? Daremo grande attenzione al cliente e a tutte le evoluzioni tecnologiche, soprattutto a quelle che possono migliorare il servizio e la comunicazione con il cliente. Poi ci sono tutti gli altri aspetti aziendali: dalla cura della logistica al coinvolgimento e alla formazione del personale. Il nostro interesse è di mantenere un’azienda che abbia come riferimento prevalentemente le persone, siano esse soci, dirigenti o collaboratori, e dove il rapporto umano tra tutti i componenti della struttura, con i clienti e i fornitori abbia uno spazio prioritario rispetto ad altro.

La sede di Supermatic in occasione della visita dei partecipanti a EVEX 2017

Ugo Sassettoli

È per questo motivo che avete coinvolto persone che avessero un’esperienza nel Vending significativa, come Francesco Frova? In effetti, parafrasando io dico che abbiamo convinto Messi a giocare nella nostra squadra. Frova è un fuoriclasse con grandi qualità professionali. Ma la scelta è caduta su di lui perché, oltre alle qualità professionali, ha delle indiscusse doti personali, dei valori umani che per noi sono stati determinanti nello sceglierlo. Eravamo e siamo convinti che sia la persona giusta ad accompagnarci per portare avanti il nostro progetto. Ci parli del suo ruolo. Francesco Frova, come noto, è stato pilatro nell’area commerciale della N&W, poi EVOCA Group, per 23 anni, dove


ha seguito lo sviluppo di importanti e ampie aree in Europa e oltre. Si affaccia ora in un segmento del mercato del Vending affine, ma che non ha mai approcciato direttamente. Ciò nonostante sono convinto che la sua esperienza pregressa sia indispensabile al ruolo che gli è stato assegnato. Francesco, infatti, è Direttore Generale e il suo compito sarà di coordinare al meglio tutte le funzioni dell’azienda. Lui è stato, sì, un venditore di macchine, ma è stato soprattutto un motivatore di persone che hanno poi portato avanti progetti sempre ambiziosi, ottenendo risultati di tutto rispetto. Da Direttore Generale dovrà amalgamare al meglio tutte le risorse disponibili, andando anche a scovare quelle che sono già presenti in azienda, ma che magari non sono state ancora valorizzate al massimo. Il grande valore aggiunto è, inoltre, la sua capacità di stabilire e mantenere le relazioni esterne all’azienda, un aspetto che va a completare la sua attività. Come si prospetta il futuro e come si immagina quello del Vending? Ho sempre sostenuto che la cosa più bella del Vending sia quella di svolgere un’attività di servizio ai propri utenti tramite dei distributori automatici che, in qualche modo e spesso in maniera discreta, hanno una presenza e una disponibilità continua, H24, nei confronti dei consumatori. Fino ad ora però il distributore automatico ha svolto

questo ruolo in maniera statica, quasi anonima. Oggi stiamo assistendo ad una grande evoluzione: il distributore automatico ci deve essere sempre, H24, 7 giorni su 7, e deve essere sempre perfettamente funzionante, ma inoltre sta diventando propositivo, in grado cioè di proporre se stesso. La tecnologia ci consente di renderlo più dinamico: dalla comunicazione e l’invio di messaggi alle promozioni di vendita che si possono attivare tramite la telemetria e soprattutto alla capacità di intercettare le caratteristiche del consumatore, quando questo accetta di essere profilato. In questo modo si instaura un reale dialogo tra distributore e utente; il gestore, che è dietro ai suoi distributori automatici, deve poter cogliere questa opportunità, gestire questa interlocuzione che, considerata la grande mole di persone che quotidianamente si rivolge al Vending per i suoi acquisiti, potenzialmente può accrescere il servizio che svolgiamo, in termini di quantità e di qualità dei prodotti e dei servizi erogati. Ritiene che l’elezione a Presidente di CONFIDA di un imprenditore come Massimo Trapletti che ha proprio questa visione del Vending, accelererà questo passaggio? Indubbiamente sì, ma è un percorso che tutti noi del Vending dobbiamo compiere insieme, traendo spunto e giovamento proprio dalla capillarità di presenza sul territorio italiano dei nostri oltre 800.000 distributori automatici.


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FRANCESCO FROVA. UN NUOVO PERCORSO NELLA REALTÀ DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE

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al 3 aprile scorso, Francesco Frova è entrato a far parte dell’ambizioso progetto di crescita di una nuova realtà imprenditoriale, che si è andata a creare nell’ambito delle società di gestione dopo l’acquisizione della toscana Supermatic di Ugo Sassettoli da parte di due imprenditori di lunga esperienza nel settore: Fioravante Allegrino (SoGeDa) e Ivan Padelli (Gruppo Gimoka). Nell’accettare questa nuova sfida professionale, Francesco Frova ha dato le sue dimissioni dal Gruppo EVOCA, nel quale era entrato a soli 27 anni, quando la società si chiamava Zanussi. Allora nulla faceva immaginare quale sarebbe stata l’evoluzione che avrebbe portato la Electrolux Zanussi a diventare il costruttore di distributori automatici leader che conosciamo. Certamente, Francesco ha contributo a questa crescita svolgendo al massimo delle sue capacità, del suo entusiasmo e della sua determinazione il non facile ruolo di Direttore Commerciale di aree sempre più vaste e spesso di non facile gestione. Ora che - come lui stesso dice - “il dado è tratto” e la sua nuova avventura è cominciata, gli abbiamo chiesto di illustraci i motivi che lo hanno spinto a lasciare il mondo dei costruttori, che così bene conosceva, per addentrarsi nel campo delle società di gestione, senz’altro affine, ma regolato da dinamiche molto diverse che, nel corso della sua esperienza professionale, ha sfiorato ma mai realmente approfondito. Ora che il primo impatto è passato, ci racconta come ha affrontato il primo giorno di lavoro nella nuova società? Ero sicuramente un po’ frastornato, data la rapidità con cui tutto quanto è avvenuto, ma non ho avuto neanche il tempo di elaborare il mio stato d’animo perché, appena sono arrivato a Pescara dove avevo appuntamento con Fioravante Allegrino, sono stato letteralmente catapultato nei ritmi della gestione. Vandino - così colleghi e amici lo chiamano – mi ha subito affiancato ad un caricatore, facendomi fare con lui il consueto giro di visite. Sono salito quindi sul furgone e ho fatto “il caricatore in seconda” per qualche giorno, anche se in realtà mi sono limitato ad osservare con la massima attenzione tutte le azioni che l’ARD compiva durante la sua giornata. E, devo dire, che mi si è aperto un mondo che prima potevo solo minimamente immaginare: fino ad oggi ho venduto macchine e per me, chiusa la vendita, la macchina continuava il suo percorso in un altro ambito che, fondamentalmente, era lontano da me. Partecipare alla sua vera vita, vederla in funzione, è stata una scoperta. Ma la cosa che più mi ha colpito è stata proprio la figura del caricatore: un compito difficilissimo, delicato, di grande responsabilità che richiede una grande professionalità. È il caricatore che fa la differenza con il cliente: un bel mix tra venditore e tecnico, capace di ascoltare il cliente mentre semmai porta in braccio un fardello pesante, di risolvere su due piedi piccole o grandi problematiche, sempre col sorriso, nella consapevolezza di rappresentare in quel momento l’azienda. E questo è indice di una grande professionalità.

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E nella pratica cosa ha imparato? Ho osservato la tecnica con la quale si carica un distributore e tutti i tecnicismi da assolvere per la rilevazione dei dati e la trasmissione all’Agenzia delle Entrate. Per me tutto questo è molto interessante e nuovo ed è stato davvero un arricchimento poterlo vivere sul campo, prima a fianco di un caricatore, poi di un tecnico e infine di un installatore. Una vera scuola, un corso intensivo che però era necessario per farmi entrare nelle dinamiche di una gestione con la giusta visione. Facciamo un passo indietro. 23 anni in Necta non sono pochi e non deve essere stato facile decidere di cambiare. È così? È stato difficilissimo, credo una delle decisioni più difficili cha abbia dovuto prendere nella mia vita. Vede, ho iniziato nel 1997 quando l’azienda era la Electrolux Zanussi, poi diventata Necta Vending Solutions, poi ancora N&W Global Vending e, infine, EVOCA Group. Lascio una grande azienda e un gruppo di lavoro molto professionale, nel quale mi sono trovato benissimo. È un’azienda con grandi qualità, che ti lascia esprimere e ti lascia prendere, se lo vuoi, delle responsabilità. Perciò ti senti veramente parte dell’azienda e quando arrivano i risultati del tuo lavoro, ti senti anche tu protagonista del successo dell’azienda. In questa nuova realtà cercherò di portare lo stesso spirito di squadra. So che in Supermatic ci sono molte competenze e mi auguro di riuscire ad inserirmi e a far parte di un gruppo affiatato quanto prima.


Con questo stesso spirito ho conosciuto la squadra interna di Supermatic e devo dire che ho trovato una bella squadra affiatata, nella quale ho cercato subito di integrarmi partecipando a tutte le riunioni, in ognuna delle quali scopro un aspetto nuovo di questo mercato. Poi ci sono gli azionisti, Vandino e Ivan, con i quali si è improntato subito un bel dialogo, incentrato logicamente sul lavoro ma con il piacere di condividere le idee. Sono persone di grande esperienza, capaci di portare a termine progetti, non solo nelle società di cui sono proprietari ma anche in quelle in cui hanno delle partecipazioni. Mi permetta un’osservazione: se si trovava così bene in EVOCA, perché ha deciso di lasciare? Quello che mi ha convinto è il progetto di evoluzione dell’azienda che mi è stato illustrato e che mi è piaciuto. Da un punto di vista personale, l’opportunità che mi è stata offerta mi è sembrata l’occasione giusta per uscire da quella che chiamo la mia “comfort zone”, fatta di sicurezze e anche della paura di cambiare. Proprio quella che mi stava spingendo a non accettare la proposta di Vandino e restarmene nel mio mondo di collaudate certezze. Mi son detto: ho solo 47 anni, un’età che mi ha permesso di fare molte esperienze, ma che mi permette di farne ancora tante altre. Aver paura di evolvere, di crescere, equivale a fare una grande retromarcia e questo io non lo volevo. Perciò alla fine ho deciso di compiere questo passo e di provarci.

Qual è la sua funzione e quali sono le sue aspettative? Supermatic, dopo oltre 45 anni di attività sotto la guida di un imprenditore lungimirante come Ugo Sassettoli, sta entrando in una nuova dimensione sotto la guida questa volta di due imprenditori, che hanno molta voglia di far crescere l’azienda. Questo evento fa uscire di scena la figura di riferimento, il papà protettivo che finora aveva retto il timone della Supermatic. È chiaro che ci sarà un grande cambiamento: questa società dovrà evolvere, subire una trasformazione che sarà determinante per il suo futuro ed io voglio farne parte. Gli obiettivi sono grandi e importanti, ma si riassumono in una cosa molto semplice: lavorare tanto e lavorare bene in un clima piacevole. Mi auguro che la squadra Supermatic abbia voglia di cambiare verso un futuro che io vedo con ottimismo.

Dopo il primo impatto con la realtà quotidiana del Vending, ci sarà stato l’ingresso ufficiale nella sede toscana di Supermatic. Com’è andata? Sì, dopo questo rodaggio che mi ha trovato impreparato ma consenziente, nel senso che, secondo me, la migliore scuola è il Learning by Doing, ossia imparare le cose facendole, sono andato in Toscana. Voglio però precisare che questo tipo di training è molto nelle mie corde, visto che sono uno che ricerca l’operatività velocemente, ho voglia di sentirmi subito coinvolto nelle nuove esperienze.

E quale potrà essere il suo apporto? Sono convinto che nel Vending ci siano ancora tante cose da fare, tanti business model da cambiare: è arrivato il momento che il gestore degli ultimi 40 anni cambi nelle sue organizzazioni interne e nelle sue visioni strategiche. Ho delle idee in testa, ma non so già fare tutto: molte di queste cose devo ancora scoprirle ed impararle. Sono certo che nella nuova Supermatic, o Super-Union come dovrebbe chiamarsi, troverò tutto il supporto per imparare ed imparare in fretta.

3/12/2015 - 50° anniversario dell'arrivo di Necta in Spagna. Francesco Frova insieme a una rappresentanza dell'azienda al Consolato italiano a Madrid




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dei consumatori: Ananas, Mango, Mirtillo, Papaya, Frutto della Passione, Pesca, Pera, Misto di frutta. Questi gli 8 gusti scelti per l'esordio italiano del brand dai connotati esotici, il cui intento principale è quello di proporre una linea di prodotti basati sull'assoluta assenza di ingredienti aggiuntivi alla pura frutta. L'aspetto che rende ulteriormente interessante la gamma di Frutteria Brasiliana è il prezzo proposto alle gestioni, in linea con quello di referenze simili presenti sul mercato. Le peculiarità dei succhi di Frutteria Brasiliana costituiscono decisamente il valore aggiunto di questa novità. Per avere maggiori informazioni e provare la qualità e ilò gusto della gamma:

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Fabio Binacchi, Presidente e fondatore di Opem SpA e Ombretta Sarassi, Direttore Generale

DA OLTRE 40 ANNI L'IMPIANTO SU MISURA STIMOLA RICERCA E INNOVAZIONE

O

ltre 40 anni di successi nella produzione di macchinari per il confezionamento destinati al settore Food fanno della Opem una di quelle realtà imprenditoriali tipicamente italiane, in cui lo spirito d’impresa familiare, la lungimiranza, l’ingegno e il coraggio di investire hanno svolto un ruolo determinante. Fondata a Parma nel 1974 da Fabio Binacchi, la Opem è passata dalla produzione di semplici macchine per il confezionamento della pasta e dei biscotti a quelle, altrettanto semplici all’epoca, per il packaging del caffè. Entrata in questo particolare segmento del mercato, l’azienda ne ha intuito le potenzialità ed è riuscita a mantenere il passo con la sua crescita e con le diversificazioni di prodotto che via via si sono sviluppate: prima i macchinari per il sottovuoto, poi quelli per il confezionamento delle cialde e delle capsule, prodotto grazie al quale si è aperto un mercato estremamente sfaccettato. Quello del caffè è oggi per la Opem il segmento di mercato principale, al quale ha votato tutti gli sforzi sia progettuali che produttivi. Punto di riferimento per i torrefattori, conosciamo più a fondo questa realtà industriale nell’intervista con Ombretta Sarassi, Direttore Generale dello stabilimento e moglie del Presidente e fondatore Fabio Binacchi. A quale momento della Opem corrisponde il suo ingresso in azienda? Entrai in azienda nel 1980, dopo sei anni che mio marito aveva acquistato questa piccola unità e dopo aver considerato che la mia presenza potesse essere utile. Opem si stava accreditando nei mercati esteri e verso clienti nazionali molto importanti nel settore delle pasta secca.

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E dopo cosa è successo? Al mio ingresso ho valutato insieme a mio marito che era ora di fare un passo importante, ossia acquistare il terreno e costruire la nostra azienda. Eravamo molto giovani, io 30 anni e mio marito 32, ed avevamo già tre figlie. Abbiamo messo insieme la consapevolezza della tecnica e del mercato di mio marito e la mia paura di un mondo ancora sconosciuto, ma avevamo entrambi la certezza che tutto sarebbe andato bene. Abbiamo acquistato 5.510 mq di terreno con un mutuo, oggi improponibile, quando i tassi d'interesse erano nell’ordine del 17,00/19,00 %, senza agevolazioni e senza considerazione alcuna da parte delle banche. È andata bene. Abbiamo onorato il nostro debito e siamo cresciuti velocemente. La capsula è stata la novità del mercato del caffè che più di ogni altra ha determinato la vostra crescita. È così? Non è proprio così. Abbiamo proceduto per step e i passi furono i seguenti: prima gli impianti sottovuoto per produrre sacchetti a brick pack che ci portarono verso tante torrefazioni italiane e europee; poi gli impianti per le cialde in carta filtro che ci portarono con un successo inimmaginabile verso grandi torrefazioni, verso multinazionali e quindi negli USA e in altri Paesi oltreoceano; infine gli impianti per capsule, fenomeno attuale e mondiale, che abbiamo sviluppato più di un decennio fa con un piccolo torrefattore svizzero che ancora utilizza il nostro impianto pilota. Quando si pensava di avere fatto tutto nel packaging del caffè, proprio le capsule aprirono un altro mercato e con esso arrivarono i costruttori di capsule, i costruttori dei


film e un marketing che solo pochi potevano immaginare. Io credo che Opem in questo settore stia dando il meglio in tecnologia, mantenendo il rigore dell’industria con la flessibilità e fantasia dell’artigiano. L’impianto su misura è il nostro punto di forza in mezzo a tanti “del tutto uguale e del tutto per tutti”. L’industria 4.0 è il nostro pane quotidiano, fatto con intelligenza necessaria a rispettare le risorse umane che devono operare con amore, con rispetto e competenza sui nostri impianti. Questo piace e questo è il nostro successo. Opem ha l’obiettivo di rispettare l’uomo che lavora e che non deve perdere l’anima a favore della tecnologia e cercare di produrre impianti con un occhio alla sostenibilità. Cosa propone la Opem al mondo delle torrefazioni? Un tocco di classe, le soluzioni e la consulenza. Quali sono i punti di forza dei vostri macchinari? Non fanno paura perché non sono enormi, perché si capiscono, perché cerchiamo di capire prima di tutto l’operatore che li deve utilizzare. È lui l’obiettivo. L’assistenza remota aiuta molto e dalla nostra parte non c’è un numero verde, c’è una persona che parla più lingue ed è appassionato e competente. Dietro ogni nuovo macchinario quanti sforzi progettuali e di ricerca vi sono? Tanti sforzi, tanta ricerca. Ogni progetto è una cosa a sé. Così si cresce, così tutto sembra uguale, ma nulla è uguale. È una ricerca infinita in un mondo che ti obbliga a questo se si vuole essere fuori dalla mischia. Siete ben affermati anche all’estero. Ci illustra in che modo è avvenuta l’internazionalizzazione della Opem? Esportare è una cosa, essere Internazionali è un’altra cosa.

Inaugurazione della sede Opem in Brasile

Nasciamo come esportatori di impianti in Europa e poi negli USA, Cina, ecc. Quando si è esportatori, si impara a conoscere un Paese, altre realtà, altre abitudini, altra politica. Tutto questo cominciò negli anni '90 con l’esportazione dei nostri impianti per cialde in carta filtro. Poi ci siamo internazionalizzati nel momento in cui abbiamo cominciato ad inviare i nostri tecnici come residenti all’estero e soprattutto quando abbiamo, insieme a GPI, aperto un ufficio di rappresentanza e di assistenza tecnica negli USA con la vendita di tantissimi impianti alla multinazionale Green Mountain, fino all'apertura nel 2016 di Opem Brasil a San Paolo. Essere internazionali significa essere "liquidi", assimilare la cultura e la filosofia di quel popolo. Solo così, a mio avviso, riesci ad avere successo con i clienti di quelle aree. Stiamo valutando l’apertura di un’altra filiale simile in Asia. È normale che le nostre aziende debbano fare questo percorso e ciò diventa un successo lavorando sulle risorse umane: formazione, tecnologia e fantasia.


Si parla tanto di Industria 4.0. A suo parere, quali sono le contraddizioni e le eventuali soluzioni del Progetto Industria 4.0 applicato alla realtà imprenditoriale italiana? Ho partecipato, invitata quale Media Industria, a tavole rotonde sull’Industria 4.0. Mi sono sempre distinta per tre argomenti: l’industria 4.0 è partita in Italia perché c’erano e ci sono gli iperammortamenti. Ancora una volta non si è fatto sistema con le scuole tecniche che non sono assolutamente al passo con i tempi tecnologici che le aziende cavalcano al loro interno. L’industria 4.0, secondo il mio punto di vista e la mia conoscenza delle piccole e medie industrie italiane, deve essere costruita per le nostre realtà industriali. È un peccato infatti che l’Industria 4.0 stia diventando quasi un’imposizione e che venga presa in considerazione solo perché c’è un vantaggio fiscale. L’industria 4.0 applicata in aziende logistiche tipo Amazon, Zalando, ecc. ha sottovalutato il fattore umano, che aveva avuto una rivalutazione e considerazione negli ultimi decenni, portando le risorse umane ad essere numeri senza valore aggiunto. Un argomento molto sentito è quello della sostenibilità della produzione e del prodotto finale. Quali sono le vostre linee guida? La sostenibilità inizia dall’ambiente dove lavori con meno spreco di carta, meno spreco di luce, acqua, riscaldamento, da come si costruisce lo stabilimento, dallo stile di vita

che si vuole improntare nell’ambiente di lavoro. Da questa base si arriva al prodotto finito progettato da persone che la sostenibilità la vivono ogni giorno. Da 3 anni, in concomitanza col 40° anniversario, vi siete stabiliti nel nuovo sito produttivo di Parma. Lo considera un punto di arrivo o un nuovo punto di partenza? È un punto di arrivo per la prima generazione, è un punto di partenza per le generazioni future.



G3 LA BEVANDA NUTRACEUTICA IN FORMATO VENDING Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo

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l benessere come filosofia aziendale e gli alimentifarmaco come segreto per una vita lunga e in salute sono i punti cardine di Elisir, startup nata nel 2015 con l'obiettivo di creare prodotti alimentari utilizzando solo ingredienti naturali e nutraceutici. Elisir Super Drink G3 è la bevanda che nasce da questa filosofia, realizzata solo con ingredienti selezionati negli stabilimenti italiani delle aziende partner, priva di OGM, conservanti e coloranti; è adatta a tutti coloro che seguono una dieta vegana, priva di lattosio e/o gluten free. Nel suo formato in lattina o in bottiglia di vetro da 25cl, la bevanda nutraceutica a base di arancia rossa è arricchita dalle incredibili proprietà di bacche di Goji, radice di Guaranà ed estratto del fungo Ganoderma. Ognuna di queste piante ha caratteristiche nutrizionali specifiche, mirate a integrare le carenze energetiche dovute allo stress della vita quotidiana o di una dieta alimentare troppo spesso povera e insufficiente dal punto di vista nutrizionale. In sole 98 calorie, Elisir G3 assicura un pieno di vitamine, polisaccaridi, acidi grassi essenziali, aminoacidi e flavonoidi. Non è gassata, ma lievemente frizzante, con una propria identità di sapore che non può essere associata a nessuna delle bevande in commercio, grazie anche all'incontro del succo d'arancia rossa italiana con le 3 G del benessere: Goji, Guaranà e Ganoderma Lucidum.*

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Le bacche di Goji hanno incredibili proprietà antiossidanti, essenziali per contrastare l'azione lesiva dei radicali liberi contenenti ossigeno, così da esercitare un'azione protettiva sull'integrità cellulare, combattendo l'invecchiamento. Inoltre, favoriscono il funzionamento ottimale del sistema immunitario, svolgono un'azione tonificante per la pelle e migliorano la vista. La pianta ha origine nelle regioni del Tibet, dell'Himalaya, in Nepal e Mongolia ma oggi viene coltivata anche in Italia, grazie soprattutto alla sua speciale resistenza agli sbalzi termici. Fiorisce tra maggio e luglio, richiede una costante esposizione solare e le sue bacche sono raccolte, in genere, a partire dalla fine di agosto. Il dato più significativo è probabilmente la presenza di vitamina C in concentrazioni fino a 300 volte superiore alle arance.


Il Guaranà è la carica energizzante che agisce da tonico contro la stanchezza fisica e mentale, oltre che come stimolo del metabolismo dei lipidi, aiutando a mantenere l’equilibrio del peso corporeo. Estratto dalla Paullinia Cupana (pianta rampicante del Brasile) i suoi semi contengono un'elevata concentrazione di caffeina (tra il 2 e il 7,5%), 4 volte superiore rispetto alla stessa quantità di caffè. Inizialmente, l'eccessiva concentrazione di questo eccitante ne ha limitato la diffusione. Ma, rivalutate le sue proprietà negli ultimi anni, se ne fa un uso sempre più diffuso, soprattutto negli energy drink per gli sportivi.

Il Ganoderma, infine, è un immunostimolante e sostiene le naturali difese dell’organismo, combattendo l'insufficiente capacità dell'organismo di elaborare anticorpi difensivi e, di conseguenza, una predisposizione a infezioni ricorrenti combattendo l'immunodeficienza. Il Ganoderma Lucidum è un fungo parassita originario della Cina, conosciuto anche con il nome di Ling zhi e Reishi, fra i suoi effetti benefici si annoverano anche il controllo del livello di glucosio nel sangue, un'azione protettiva per il fegato e la batteriostasi, una vera e propria azione antibatterica.

Pronto a diventare l’alleato ideale per dare una carica di energia e benessere, Elisir Super Drink G3 può essere consumato quotidianamente per donare il giusto apporto di elementi nutritivi e benefici all'organismo. *Queste piante sono state inserite nella lista del Ministero della Salute italiano, come “Sostanze e preparati vegetali ammessi” che riporta le linee guida di riferimento per gli effetti fisiologici e indica i benefici apportati dalle sostanze estratte.




SÌ AL PORZIONATO, MA SOLO DI QUALITÀ

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affè Toraldo è una torrefazione campana che dagli anni ’60 cerca di diffondere in Italia e nel mondo la vera cultura del caffè espresso napoletano. Questo è sempre stato l’obiettivo della famiglia Toraldo, che oggi con un’innovazione costante, guarda a nuovi mercati e punta sempre più sul monoporzionato. Dei nuovi progetti e delle più recenti ambizioni di abbiamo parlato con Marco Simonetti, Responsabile Sviluppo e Marketing e rappresentante della terza generazione. Come nasce Caffè Toraldo? Caffè Toraldo nasce alla fine degli anni ’60 come bar coloniali di famiglia nel quartiere Stella di Napoli. Allora lo gestiva mia nonna Maddalena Toraldo, insieme ai miei zii Mario, Pino e Angelo che sono gli attuali proprietari di Caffè Toraldo. Ad un certo punto pensarono di inserire una piccola tostatrice da 6 Kg. per iniziare a tostare il caffè e venderlo ai privati, diffondendone l’aroma per tutto il quartiere. Dopo poco passarono ad una macchina tostatrice un po’ più grande, poi un’altra ancora e infine cominciarono a distribuire il caffè ai bar, facendosi conoscere attraverso il lavoro commerciale che svolgeva principalmente mio padre Mario, poi supportato anche dagli zii Angelo e Pino. Da lì cominciò la crescita e nacque la prima torrefazione a Casalnuovo, un piccolo locale, grazie al quale cominciarono a distribuire il caffè anche nella provincia. Le richieste crescevano sempre di più e verso la metà degli anni ’90 aprirono una nuova torrefazione più grande a Casandrino dove sono rimasti per più di 10 anni.

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Da sinistra Giuseppe, Angelo e Mario SimonettiN a c q u e



Nacque allora la necessità di avere un sito più strutturato rispetto alle esigenze di produzione e della logistica, ma anche più adatto a nuove idee che volevamo sviluppare, come la scuola di formazione e la produzione delle macchine a leva che volevamo realizzare in proprio. Intanto è entrata in azienda la terza generazione che ha portato con sé ancora nuove idee e progetti. Così nel 2004 ci siamo trasferiti nell’attuale sede di Carinaro, nella zona industriale di Caserta, che ci ha consentito non solo di far fronte alla domanda di prodotto, ma anche di realizzare i nuovi progetti e sviluppare il nostro business verso i mercati esteri che, attualmente, ci stanno dando grandi soddisfazioni. Nel frattempo avete sviluppato il segmento del caffè porzionato? Già nella nostra sede di Casandrino abbiamo cominciato a produrre cialde. Poi abbiamo ampliato la gamma del porzionato con l’implementazione di macchinari per la produzione del formato capsula, cominciando dall’Espresso Point* e poi, col tempo, la Nespresso* e ora la Dolce Gusto* e la A Modo Mio*. Abbiamo voluto affrontare il discorso capsula con ragionevolezza, se così possiamo dire, ossia valutando quanto accadeva nel mercato per questa tipologia di prodotto e cercando di distinguerci per la ferma volontà di non svalutarlo. Per questi motivi apportiamo costantemente miglioramenti alle nostre miscele. Ad esempio, per quanto riguarda la cialda, dove abbiamo già raggiunto un alto standard, intendiamo ottimizzare ancora di più il prodotto non solo nella miscela ma anche nella tecnica di produzione per avere un’estrazione migliore. Indispensabile a questo scopo la nostra macchina Lina, che ha le caratteristiche tecniche ottimali per dare un’estrazione del caffè a regola d’arte.

to la produzione della capsula compatibile Dolce Gusto*, che è l’ultima novità della nostra gamma. Inoltre, con la Dolce Gusto* possiamo offrire una linea di prodotto molto ampia, essendo una capsula che si presta alla preparazione di vari infusi, come il Cortado, il Cappuccino e così via, molto diffusi all’estero. Come accennavo, l’estero ci sta dando grandi soddisfazioni soprattutto dopo l’apertura dei nostri locali a marchio, i nostri format attualmente presenti a Miami, a Tripoli, in Libano e in Germania dove abbiamo \due locali ad Amburgo. Siamo logicamente anche in Italia: a Milano Rho e a Napoli alla stazione centrale.

Ritorniamo al discorso capsula. Come mai avete deciso di investire in specifici sistemi? Abbiamo investito in impianti per il caffè porzionato per sviluppare il mercato estero (Francia, USA, Germania) ma con la qualità del vero espresso napoletano che ci distingue. Non a caso abbiamo scelto di produrre capsule dei due sistemi più diffusi all’estero: la Nespresso* e la Dolce Gusto*. La nostra capsula compatibile Nespresso*, sebbene contenga solo 5,9 gr di caffè come richiede il formato, rispetta lo standard di gusto e aroma che noi diamo a tutto il nostro caffè. Per la Nespresso*, in particolare, stiamo sviluppando la capsula autoprotetta che confezioneremo in astuccio da 10. Con lo stesso obiettivo di offrire un caffè di qualità per corpo e aroma, abbiamo appena inizia-

Tornando all’Italia, a chi vi rivolgete con il vostro caffè prozionato? Ci rivolgiamo al mercato dei coffee shop, dei rivenditori con un prodotto di fascia medio alta, cercando di far comprendere che non siamo così cari, se il prezzo viene rapportato alla qualità del caffè che proponiamo in cialda o in capsula. Certo, sarebbe stato più semplice rompere il mercato con un prezzo aggressivo, ma avremmo dovuto accettare di scendere a compromessi sul discorso qualità e questo non fa parte né della nostra filosofia, né della nostra politica commerciale. Posso tranquillamente confermare che il nostro listino prezzi è allineato con il mercato se si fa riferimento ad un prodotto medio alto.


Avete però una novità per la cialda. Ce la illustra? Abbiamo pensato di produrre una nuova miscela in cialda, questa volta di qualità alta, che non ha un prezzo eccessivo ma che non può neanche essere venduta al di sotto di una certa fascia. In questo modo tutelerà determinati gestori, non andrà in concorrenza né con altre miscele presenti nel mercato, né con le nostre stesse miscele di tipologia più bassa. Si tratta di un prodotto che abbiamo sviluppato pensando soprattutto alla ristorazione, ma anche ad un consumatore più attento che, a casa come in ufficio, desidera utilizzare nella sua macchina a cialde un caffè di qualità superiore e dal costo sostenibile. Vorremmo in questo modo trasferire la nostra esperienza bar in altri canali, offrendo qualità al giusto prezzo. A quale tipo di gestore vi rivolgete? A quei gestori che vogliono tutelarsi con un prodotto di qualità che li distingua dagli altri. Mi riferisco soprattutto a quei gestori che distribuiscono i loro prodotti nei circuiti dell’Ho.Re.Ca. dove la qualità al giusto prezzo fa sicuramente la differenza e dove questo discorso ha maggiori possibilità di trovare consensi. Di certo, questa tipologia di cialda non può essere distribuita nella GDO, dove il primo parametro preso in considerazione è il prezzo a discapito, come accennavo, della qualità del caffè, che lì passa in secondo piano e che invece per noi è di primaria importanza. È un progetto su cui abbiamo lavorato tanto, curando soprattutto i dettagli perché crediamo che il valore del prodotto vada trasmesso anche attraverso i particolari, come il packaging ad esempio. L’obiettivo è di arrivare ad una gamma di caffè gourmet in

cialde per la ristorazione, ma anche per l’ufficio e la casa, che possa replicare in queste location la stessa esperienza del bar. Quanto conta il servizio in questo segmento? Moltissimo. Il barista, che è il tutore della sua macchina professionale, ad ogni mal funzionamento chiama l’assistenza perché comprende quanto sia importante la continua efficienza della macchina ai fini del risultato in tazza. Ciò non accade in altri circuiti della ristorazione come, appunto, nei ristoranti che lavorano col porzionato. Lì, di solito, la macchina è alla mercé di tutti, nessuno si occupa della manutenzione o tutti ci mettono le mani, ritenendo il caffè un elemento marginale del servizio, soprattutto perché nella maggioranza dei casi viene offerto e quindi ci si investe poco. Il gestore dovrebbe far comprendere al ristoratore come un buon caffè a fine pasto sia invece importante perché il cliente vada via dal locale pienamente soddisfatto. E su questo incide l’efficienza della macchina e la qualità della cialda. Quali sono i partner ideali per sviluppare il vostro progetto? Gestori che credano nel progetto e riescano a veicolare la qualità anche attraverso il servizio. È un progetto ambizioso, che impiegherà più tempo per trovare riscontri, ma che sicuramente fa la differenza nel mercato, tutelando il gestore, che non è costretto a svendere, e il consumatore che potrà godere di un prodotto superiore. E in questo caso il prezzo passa in secondo piano. *I marchi citati non sono di proprietà di Caffè Toraldo srl né di aziende ad esso collegate




FABIO COTTONE ENTRA NEL TEAM DI BRITA ITALIA

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l 15 marzo scorso, dopo 5 anni di collaborazione, Fabio Cottone ha lasciato la Zerica, azienda leader nella produzione di macchinari e soluzioni per la refrigerazione, nella quale ha svolto il ruolo di direttore commerciale. Il suo percorso professionale lo ha portato ad accettare una nuova proposta lavorativa e ad entrare in Brita Italia, altra azienda leader, questa volta nel settore della filtrazione dell’acqua, dove da poco più di un mese ha iniziato una nuova avventura. Conoscendo il grande feeling che si era stabilito tra Fabio e la proprietà della Zerica, abbiamo voluto approfondire i motivi che lo hanno spinto a cambiare ed inquadrare la sua figura professionale all’interno della nuova realtà in cui va ora ad operare. Dopo 5 anni in Zerica, il cambio non deve essere stato facile. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta? Devo ammettere che non è stato assolutamente facile, né dal punto di vista professionale, né da quello umano, proprio per gli ottimi rapporti che si erano stabiliti in Zerica. A volte sono le occasioni della vita che ti portano ad intraprendere altri percorsi, soprattutto se si sposano con la tua voglia di metterti in gioco e di continuare a crescere. È accaduto quando sono entrato in Zerica ed accade ora col mio ingresso in Brita. Torniamo un attimo indietro: quando sei entrato in Zerica da quali esperienze provenivi? Dal settore bancario che nulla a che vedere con la refrigerazione, ma il mio ruolo in banca era comunque un ruolo commerciale, per cui vendendo prodotti bancari avevo contatti diretti con i clienti, quello che poi fai quando sei un commerciale di una qualsiasi azienda. L’ambito è relativo. Sono entrato in Zerica nel 2013 con un pregresso bagaglio di esperienze accumulate in ben 14 anni di lavoro in banca; ho imparato a conoscere un settore per me nuovo e che mi ha entusiasmato, permettendomi di portare avanti il progetto di crescita che Antonio Zerilli mi aveva illustrato al nostro primo incontro. Credo di aver contribuito a sviluppare l’area commerciale dell’azienda secondo quel progetto, creando una rete di 14 concessionari e ad accreditare il marchio Zerica in ambito Ho.Re.Ca. Cosa porti con te del percorso in Zerica? Oltre alla crescita professionale nel settore della ristorazio-

ne, quel che mi porto dietro è l’esperienza umana, frutto dei rapporti sviluppati con il team di lavoro e la proprietà della Zerica, ma soprattutto con i clienti. Ho imparato che non basta vendere un prodotto, è necessario seguire il cliente soprattutto dopo, diventare il suo punto di riferimento, essere capace di rispondere alle sue richieste e risolvere le problematiche. Questa capacità è oggi il valore aggiunto che metto in gioco in questa nuova sfida professionale. Sei in Brita da poco più di un mese. Come sta andando? Direi benissimo! Sono stato magnificamente accolto e sono seguito, in questa prima fase, con grande attenzione e spirito collaborativo. Ho sviluppato subito un buon feeling con la rete vendita e stiamo cominciando a conoscerci prima di tutto come persone: una base importante sulla quale costruire progetti professionali. Quali sono i tuoi obiettivi? Prima di tutto mettere a disposizione dell’azienda le competenze sviluppate fino a oggi e la mia profonda conoscenza del territorio. L’obiettivo è di far crescere Brita nel Sud Italia, dove ci sono grandi possibilità di sviluppo e dove il marchio potrà indubbiamente accreditarsi sempre più nelle realtà della ristorazione. I miei sforzi saranno indirizzati in questa direzione, nella certezza che tutto questo mi porterà a crescere ancora, professionalmente ed umanamente.

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GIOVANNI ZACCANTI. UN IMPRENDITORE LUNGIMIRANTE DA SAECO A PARMACOTTO PASSANDO PER CAFFITALY

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ersatile e lungimirante, Giovanni Zaccanti è un imprenditore ben noto nel mondo del caffè e della Distribuzione Automatica, avendo a suo attivo un importante percorso nel Settore. Cofondatore della Saeco prima e successivamente di Caffitaly, Zaccanti ha sempre investito nel territorio di appartenenza, l'Emilia, dando vita ad imprese e marchi che hanno poi assunto dimensioni internazionali e posizioni primarie nel mercato. Nell'ottica di diversificare e, al contempo, di continuare ad investire nel suo territorio, a marzo di quest’anno Giovanni Zaccanti ha acquistato le quote di maggioranza di un altro marchio affermato, Parmacotto, un investimento che lo allontana dal mondo del caffè per introdurlo più decisamente in quello del Food. Avrà definitivamente abbandonato la Distribuzione Auto-

matica? Ce lo svela in questa breve intervista raccolta da Fabio Russo. Come inizia la sua storia di imprenditore? Come tutti i ragazzi dell’Appennino bolognese, anch’io avevo una forte inclinazione per la meccanica, visto che in questo territorio c’erano aziende molto quotate e specializzate, dalle quali uscivano tecnici importanti. In quegli anni, gli studenti che terminavano gli istituti tecnici di Porretta Terme entravano in questi stabilimenti, che erano all’avanguardia nella meccanica, e ricevevano una formazione di eccellenza. Io mi sono formato in questo contesto e ho dato avvio ad imprese come quella di Saeco e successivamente quella di Caffitaly, proprio partendo da questa base. Certo non ero solo, ma insieme ad un team di lavoro formato da persone che si erano specializzate


ognuna in un particolare ambito: c’era chi si occupava di produzione, chi di parti tecniche, chi delle vendite. Ognuno ha contribuito con le sue competenze e quando la squadra è forte, certe idee si realizzano quasi in maniera naturale. Ci racconta come è nata la Saeco? Il progetto Saeco, come tanti progetti italiani, nasce dall’intuizione e dallo spirito d’impresa che spesso è alle radici di tante storie di successo nel nostro Paese. Erano gli anni ’80 quando cominciammo a fare macchine per la casa. Ma lo sviluppo ci fu poi con la macchina automatica, la Super Automatica che ha fatto la fortuna di Saeco, facendola entrare nel mondo della Distribuzione. Determinante fu poi l’acquisto di Gaggia con tutti i modelli che hanno fatto entrare Saeco nel settore professionale. Dal 1981 in cui fu fondata, al 2004 in cui fu ceduta, fu tutto un successo che ha fatto dell’azienda il marchio che tutti conoscono. Faccio una breve parentesi. Proprio in quegli anni lei ha conosciuto Massimo Renda, fondatore di Caffè Borbone. Qual è la sua opinione da imprenditore, rispetto alla recente operazione che Renda ha concluso con la Italmobiliare, a cui ha ceduto la maggioranza della società? Massimo Renda ha fatto un percorso stupendo: è un imprenditore dalle grandi intuizioni e molto attento al mercato. Credo che abbia fatto quest’operazione perché il suo marchio e la sua azienda ne possano trarre nuove sinergie e ricavarne importanti sviluppi per il futuro. Oggi c’è bisogno di capitali e i gruppi più crescono, più hanno bisogno di rafforzarsi. Ritengo quindi che questa decisione sia maturata proprio dalla sua conoscenza delle dinamiche del mercato. Dopo Saeco, Caffitaly. Qual è stata la molla che ha fatto nascere questo nuovo progetto imprenditoriale? Anche il percorso di Caffitaly nasce da un’intuizione. Agli inizi degli anni 2000 Nespresso si stava affermando nel settore capsule. Abbiamo capito che il mercato si evolveva in questo nuovo modo di preparare il caffè, perché le persone volevano sempre di più un prodotto monouso e un prodotto che fosse costante, erogazione dopo erogazione. Il segreto di Caffitaly fu quello di impostare un prodotto capsula che, con delle variabili particolari, potesse andar bene in tutti i Paesi del mondo e di chiudere il sistema realizzando in casa anche le macchine. La sua fortuna e la sua intuizione è stata quella di aver creato la giusta combinazione tra macchina, capsula e tipologia di caffè. Quindi accontentare tutti consumatori del mondo, il che implica una grande evoluzione tecnologica, sia del prodotto caffè che delle macchine. È proprio questo l’aspetto che rendeva e rende Caffitaly una realtà industriale complessa, che va ben oltre la semplice torrefazione. Cosa l’ha spinta ad uscirne? Ci sono dei momenti della vita in cui si fanno riflessioni importanti. Nel mio caso, quando il fondo è entrato in Caffitaly, la mia famiglia ha pensato di cercare di creare qualcosa per il futuro in modo indipendente.

La scelta di Parmacotto è stata proprio una scelta familiare: la seguo io direttamente come Presidente, insieme a mio genero e mia figlia, in modo tale che per il futuro ci sarà continuità. Tengo a precisare che con l’acquisizione di Parmacotto non ho voltato le spalle a Caffitaly, da dove sono uscito in maniera trasparente e corretta, mettendomi a disposizione anche in futuro per tutto quello che potesse servire. Come mai la scelta è caduta su Parmacotto? Quando uno è un imprenditore, si guarda sempre attorno e ci sono dei momenti in cui, se si ha la fortuna di cogliere delle opportunità, si possono fare grandi cose. Nel caso di Parmacotto, nel fare un’analisi dell’azienda abbiamo visto che c’è un marchio fortissimo, una grande preparazione tecnica delle persone e un team di lavoro affiatato, ricostruito negli ultimi tre anni, e che ho trovato molto simile ai team che avevo sia in Saeco che in Caffitaly. Questa è stata la molla che mi ha spinto a fare questa scelta. Quali sono i progetti di Parmacotto per il futuro? Stiamo lavorando molto su tutti i settori: stiamo facendo un’analisi approfondita dei prodotti, siamo molto attenti alla qualità perché la qualità è quella che ci fa fare, già attualmente ma ancora di più in futuro, la differenza nel mercato. E poi abbiamo in cantiere nuovi prodotti e nuovi progetti. C’è una serie di nuovi prodotti che proporremo, oltre che alla Grande Distribuzione, anche al Vending. Prodotti molto interessanti che stiamo rivedendo e che in parte sono già pronti. Ma vogliamo fare le cose per gradi. Intanto, saremo al Cibus a Parma dal 7 al 10 maggio per presentare ufficialmente la nuova compagine sociale e da lì cominceremo a lavorare sui nuovi prodotti, sulla nuova filosofia d’azienda, per far sì che Parmacotto possa ritornare al livello di volumi che faceva fino a qualche tempo fa. In questa direzione, imposteremo un importante lavoro anche per l’estero, che abbiamo già cominciato a sviluppare. Insomma, le cose da fare sono tante…

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INIZIA UNA NUOVA ERA PER CAFFÈ BORBONE

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ei primi giorni di aprile si è chiuso l’accordo tra la società napoletana L'Aromatika srl, proprietaria del marchio Caffè Borbone, e la Italmobiliare SpA di Carlo Pesenti. Un accordo che prevede la vendita del 60% delle quote de L'Aromatika, per una cifra riferita di circa 140 milioni di euro, alla holding Italmobiliare SpA, che vanta partecipazioni in società operanti in settori diversi. Fondata nel 1946 e quotata in Borsa dal 1955, Italmobiliare prosegue nella strategia di diversificazione e ampliamento del proprio portafoglio, investendo questa volta nel settore del caffè e diventando il principale azionista di Caffè Borbone, uno dei marchi in maggior crescita sul mercato nazionale. Caffè Borbone rappresenta una storia italiana di successo, che ha visto una società di torrefazione locale diventare in breve tempo uno dei principali player nazionali e leader nella vendita di cialde e capsule. Nel corso degli ultimi anni, Caffè Borbone è cresciuto al ritmo di circa il 40% annuo (oltre il doppio della crescita dell'intero comparto), arrivando a quadruplicare i ricavi tra il 2012 (23,1 mln) e il 2017 (94 mln). Le previsioni lasciano presupporre che il trend di crescita non si fermi ai numeri di oggi, considerando l'ulteriore rafforzamento delle vendite nel settore della grande distribuzione e nel canale online, dove il marchio Borbone occupa già una posizione di leader. In base agli accordi raggiunti, l'Aromatika srl sarà controllata da una NewCo (Caffè Borbone SpA), della quale Italmobiliare deterrà il 60%, mentre Massimo Renda resterà proprietario del 40%, mantenendo la sua posizione a capo dell'azienda nel ruolo di Presidente Esecutivo. In tal modo il fondatore de L'Aromatika continuerà a contribuire con il suo know-how, la sua esperienza e le capacità imprenditoriali allo sviluppo del marchio.

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Approfittando della sua disponibilità, abbiamo lasciato che fosse proprio Massimo Renda a commentare i dettagli di questa importante operazione che, in qualche modo, ha scosso gli equilibri del settore. Perché ha deciso di far entrare un socio, per giunta di maggioranza, all’interno della sua azienda, nata e cresciuta come impresa familiare? La crescita esponenziale che abbiamo vissuto negli ultimi anni non poteva più essere sostenuta da un tipo di gestione che concentrava tutte le problematiche, i piani di sviluppo, le strategie su una sola persona, seppure supportata da un team affiatato e ben addentro alle dinamiche dell’azienda. Dovendo occuparmi in prima persona di gran parte delle problematiche, anche demandando in parte ai collaboratori, rischiavo seriamente di ingolfarmi in questi aspetti dell’impresa, togliendo spazio ai progetti di crescita. E più il ritmo di crescita si intensificava, più mi rendevo conto di trovarmi di fronte all’esigenza di operare una scelta per il bene dell’azienda e in linea con quanto portato avanti fino ad oggi. Sentiva il richiamo di più chimere? In realtà sì. Avrei potuto optare per un fondo, che però avrebbe avuto un limite temporale di risorse finanziarie e d'investimento e non era questo il mio obiettivo. Invece, con Italmobiliare e con Pesenti c’è stata subito comunione d’intenti e un feeling a livello imprenditoriale che consentirà di trasformare l’attuale struttura familiare de L’Aromatika in una realtà di più ampio respiro. Questo passaggio ci permetterà di traghettare l'azienda in un futuro che vede come primo obiettivo la presenza capillare del brand Caffè Borbone nel mercato nazionale del caffè, e soprattutto in quello internazionale.


Quali segmenti intende coprire e/o ampliare? Caffè Borbone è leader nel segmento del porzionato e questo lo dicono i numeri: più di 900 milioni di monodose nel 2017, cifra che superemo sicuramente quest’anno. Consideri che nel primo trimestre del 2018 abbiamo registrato una crescita del 45% rispetto al 2017, che già a sua volta era cresciuto del 35% rispetto allo stesso trimestre 2016. L'obiettivo nel breve e nel medio termine, è certamente quello di incrementare il volume d'affari con una presenza sempre più massiccia nel comparto della grande distribuzione, in cui siamo attivi da poco più di un anno, e in quello dell'Ho.Re.Ca. e di puntare sulla GDE con un’offerta ad hoc. Abbiamo già lanciato la Borbonfrog, vale a dire la Frog prodotta dalla Didiesse serigrafata a marchio Borbone, con astucci e scatole di cialde dedicate al canale. Anche le miscele saranno diversificate per grafica e packaging e saranno caratterizzate da nomi come Suprema, Nobile, Decisa, che ne identificano la qualità, discostandosi dalla nostra tradizionale distinzione per colore. Insomma, lavoriamo intorno a progetti che rafforzino il marchio e lo preparino ai mercati internazionali. Quali sono i progetti in questa direzione? I primi Paesi europei a cui ci rivolgeremo sono Spagna e Germania, molto ricettivi nei confronti del formato Nespresso e del caffè italiano. Poi, ci concentreremo sugli altri mercati dei Paesi europei. In seguito, continueremo il processo di sviluppo con un miglioramento della penetrazione nel mercato degli Stati Uniti, dove siamo già presenti attraverso una nostra società controllata, la Caffè Borbone USA. Infine, ma non ultimo, ci concentreremo sul mercato della Cina, un mercato enorme ma ancora non adeguatamente sviluppato e che ritengo abbia infinite potenzialità di crescita. In questa fase, le capacità imprenditoriali e la visione internazionale di Pesenti saranno un supporto determinante per sviluppare le strategie che meglio ci accompagnino in quest’ambizioso progetto. Siete pronti ad affrontare il surplus produttivo che ne conseguirà? Guardi, noi siamo perennemente in affanno con la produzione: 24 ore, 7 giorni su 7, e 27 impianti, che entro i prossimi 3 mesi diventeranno 34, sembrano non bastare mai per soddisfare le richieste. Ma non abbiamo timore di implementare nuove macchine, perché l’esperienza ci ha insegnato che ogni investimento, se fatto sulla base di comprovate esigenze e di precisi progetti, sarà ripagato. Con quali mansioni e ruoli resta in azienda? Con Pesenti, abbiamo deciso di comune accordo di mantenere invariati sede, livelli amministrativi e manager anche nella NewCo che, valorizzando il brand, si chiamerà Caffè Borbone SpA. Italmobiliare implementerà la parte finanziaria e nominerà un CFO (Chief Financial Officer) che si occuperà anche della contabilità industriale, mentre la "testa pensante" resterà nello stabilimento di Pascarola, nell’area industriale in cui ci siamo trasferiti da pochi anni. Grazie a questo accordo, potrò dedicarmi al prodotto e concentrarmi su nuovi progetti, l’aspetto dell’impresa che è più nelle mie corde ma al quale, per i ritmi serrati a cui sono costretto, non riesco a dare lo spazio che vorrei.

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A Venditalia ufficializzerete la nuova struttura e presenterete nuovi prodotti: le novità riguarderanno ancora il porzionato? La sorprenderò: per la prossima edizione di Venditalia, Caffè Borbone punterà proprio al Vending in senso stretto, vale a dire al caffè in grani per i distributori automatici. Abbiamo deciso di dedicare parte delle nostre risorse destinate alla comunicazione, proprio al distributore automatico, accompagnando il concetto che "è meglio spendere qualche centesimo in più e bere un buon caffè". In questo modo, vogliamo preparare il consumatore a un piccolo e giustificato aumento del prezzo della battuta, al quale corrisponderà un reale incremento qualitativo. Vogliamo che il brand Caffè Borbone sia garanzia di qualità per il consumatore, e che questi si avvicini senza diffidenza al distributore che utilizza il nostro prodotto, perché sta facendo una scelta di qualità.

Si parla tanto delle nostre cialde e delle nostre capsule, ma vorrei che si tenesse presente che siamo tra i primi in Italia per volume e fatturato, per quanto riguarda il grani vending. Ci sarà un motivo se tante gestioni ci hanno scelto: qualità ed assoluta costanza del prodotto! Insomma, a Venditalia il nostro stand sarà assolutamente da visitare, con le tante novità che presenteremo, come la compatibile Dolce Gusto*, la campagna di comunicazione dedicata ai distributori automatici, tanti nuovi prodotti destinati al retail specializzato e molto altro. Cosa vuol dire ai visitatori di Venditalia? Vi aspetto tutti, anche se ancora non siete nostri clienti. A volte un semplice confronto può aprire la mente a nuove idee, e noi ci siamo anche un po' "solo per questo". Buon Venditalia 2018 a tutti!

*Il marchio Dolce Gusto non è di proprietà de L'Aromatika srl né di aziende ad essa collegate


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Nella foto Onofrio e Luigi Casapulla ideatori del progetto di Caffèxpert

IL FRANCHISING DEGLI ESPERTI DI CAFFÈ

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affèxpert nasce dall’idea imprenditoriale dei fratelli Onofrio e Luigi Casapulla, due giovani casertani che hanno trasformato la loro passione per il caffè in un business vincente. Dopo una pregressa esperienza nel Vending, il core business si è concentrato sul mercato del caffè monoporzionato in cialde e capsule, del quale i due giovani imprenditori hanno immediatamente colto le opportunità di crescita. Strette importanti partnership con i produttori dei maggiori brand di caffè, il marchio Caffèxpert è diventato identificativo di uno store di successo e punto vendita pilota del più recente progetto di franchising in grado di soddisfare le richieste dei clienti con una vasta gamma di prodotti di gran qualità e convenienza. Qui è possibile acquistare caffè monoporzionato in cialde e capsule compatibili con oltre il 90% dei formati attualmente presenti nel mercato. Inoltre infusi, bevande benessere, macchine da caffè con ricambi originali e compatibili, da poter acquistare o avere in comodato d'uso. Da questo primo nucleo del progetto si è sviluppata l'idea di un piano di affiliazione in franchising per permettere a chi ha spirito imprenditoriale e determinazione di entrare in un grande mercato con un minimo investimento, tra l'altro finanziabile e personalizzabile. A supporto del franchesee vi è tutto il know-how in materia di caffè dei fondatori del brand, un laboratorio di assistenza autorizzato per la manutenzione e la riparazione di macchine da caffè e un magazzino di stoccaggio di oltre

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1.000 mq. Chi volesse entrare a far parte del progetto di franchising di Caffèxpert avrà tutto il supporto necessario nella scelta, nell'organizzazione e nell'allestimento del negozio; la formazione e l'affiancamento in fase di apertura; un servizio di grafica e comunicazione a sostegno delle strategie di marketing; l'esclusività territoriale; un sistema di riordino online della merce supportato da una logistica efficiente. Fondamentali punti di riferimento restano naturalmente il magazzino sempre rifornito, il centro di assistenza tecnica rapido ed efficiente e un numero di telefono dedicato per l'Help Desk.

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mentale per le sue preparazioni. La garanzia di un marchio accreditato, la qualità degli ingredienti e la particolarità della lavorazione, unite alla totale assenza di alcol, fanno di Heineken 0.0 una referenza flessibile, ideale per ampliare la gamma dei soft drink proposta nei distributori automatici e senza necessità di vendita controllata attraverso il lettore di documento d’identità.

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I semi di Chia sono davvero sorprendenti: se in azteco antico “chia” significa “forza”, un motivo ci sarà! Questi piccoli semini neri sono, infatti, ricchissimi di calcio, sali minerali, vitamine, Omega 3 e Omega 6. Insomma, un’autentica forza! L’abbinamento dei semi di Chia ad un’esclusiva farina multicereali rende queste schiacciatine decisamente gustose e perfette per ogni break della giornata o per fare un pieno di energia!

Dopo il successo del lancio della linea Veg&Crock, Noberasco amplia la gamma con tre novità: broccolo, zucca e zucchine che si aggiungono alle già conosciute referenze di patata dolce, barbabietola, carote, topinambour, pomodori e peperoni. Veg&Crock broccoli, zucca e zucchine saranno i nuovi gusti protagonisti della stagione. Le verdure fresche vengono lavate e affettate, dopo pochi e veloci passaggi di essiccazione vengono confezionate in pratiche monodosi, conservando così tutta la loro fragranza. Questo è il segreto che permette a Noberasco di offrire un prodotto totalmente naturale, non fritto, sfizioso, sano, ricco di sapore, senza conservanti e sale aggiunto. Ideale anche per chi segue diete vegetariane, alleato spezza fame da tenere in borsa e consumare come snack.

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Noberasco propone inoltre Fruit&Crock, una nuova linea di snack naturali, senza zuccheri, conservanti ed aromi aggiunti. Fruit&Crock, è una rivoluzionaria linea di snack alla frutta croccante e naturale. In 12 grammi di prodotto un solo ingrediente: 100% fragole, ananas, mirtilli, pesche e ciliegie. Una linea di frutta pensata per una nuova esperienza, grazie ad un innovativo processo di essiccazione,  Fruit&Crock, oltre a conservare colore e profumo del frutto, mantiene,  per una durata che supera i 12 mesi, un livello di croccantezza elevato, costante e stabile, concentrando il gusto e valorizzando il caratteristico aroma del frutto. Un prodotto sfizioso, sano, ricco di fibre, senza aromi e zucchero aggiunto, in pratiche e colorate confezioni monodose da consumo on the go che conquisteranno anche i più giovani.


Per completare la gamma dei suoi thè dell’iconico marchio Estathé, Ferrero si affaccia al mondo del biologico e lancia la nuova referenza Estathé Verde Bio, una bibita dissetante i cui ingredienti sono tutti di qualità e provenienti da filiere controllate. Per realizzare il suo Estathé Verde Bio, infatti, Ferrero ha selezionato una specifica varietà di thè verde, il Gunpowder (letteralmente “polvere da sparo”) così chiamata per la forma a piccole sfere che viene data alle foglie durante la lavorazione, che proviene dai Tea Garden della remota regione dello Shimen, nel Nord della Cina. Anche il succo di limoni di Sicilia e lo zucchero di canna vengono ottenuti a partire da materie prime coltivate e lavorate secondo i principi dell’agricoltura biologica. Per questi motivi, Estathé Verde Bio ha ottenuto la certificazione da Bio Agricert, organismo di controllo e certificazione che verifica e assicura il rispetto dei requisiti di produzione lungo tutta la filiera: dalla piantagione allo scaffale. Estathé Verde Bio offre la cultura del tè preparato secondo il tradizionale processo di infusione. Una bevanda pensata per chi vuole unire il gusto di un vero infuso di tè verde a un momento di puro piacere, in linea con uno stile di vita attento e consapevole.

Altro recente lancio di Ferrero è Kinder Fetta allo Yogurt, una nuova versione dell’iconica Kinder Fetta al Latte, prodotto che in pochi anni ha rapidamente conquistato i consumatori, attestandosi come uno degli snack refrigerati più gettonati sia dagli adulti che dai più giovani. Sulla scia di questo successo, Ferrero ha ripensato la ricetta classica e ha lanciato Kinder Fetta allo Yogurt con fermenti lattici vivi, uno snack dedicato principalmente ad una fascia di consumatori adulti. Grazie ad una particolare procedura nella lavorazione, studiata dal team Ricerca &Sviluppo di Ferrero, i fermenti lattici presenti nello yogurt che farcisce il nuovo snack restano vivi e, pertanto, in grado di svolgere a pieno le loro funzioni benefiche sui processi digestivi fino alla fine dello shelf life. Oltre che far bene, Kinder Fetta allo Yogurt è anche buono: due soffici fette di pan di Spagna non al cacao ma al cruschello di frumento, farcite con una crema allo yogurt aromatizzata al limone. Questa variante si propone come snack fresco, ideale spezzafame per la stagione più calda.


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