VENDING NEWS 45 - SPECIALE COVID-19

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Il bimestrale della distribuzione automatica

NEWS E

Numero 45 - Anno 2020

SPECIALE COVID-19


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L’editoriale di Fabio Russo

"Dinanzi a un’onda che ci investe, soprattutto se è molto potente, non possiamo opporre resistenza. In quel momento è più forte di noi. Può anche rovesciare la barca e tenerci sott’acqua per un po’. Ma se abbiamo maturato la consapevolezza che il suo destino è quello di passare, andando oltre, mentre il nostro è quello di restare, allora anche sott’acqua sappiamo che presto torneremo a galla, e quello che è capitato sarà solo un brutto ricordo." Alberto Simone

Gli ultimi 3 mesi hanno cambiato il mondo, la nostra visione della vita e del lavoro, il modo di percepire il pericolo. Siamo stati chiusi in casa per settimane, riflettendo su come sia stato possibile che un subdolo virus possa essere riuscito in così poco tempo a mietere tante vittime e a mettere in ginocchio le economie di tutti i Paesi del mondo. Un evento inatteso e imprevedibile che ha destabilizzato anche la filiera del Vending. Quando in Italia è scattata l'emergenza sanitaria con il conseguente lockdown di buona parte delle attività, eravamo in procinto di andare in stampa con il nuovo numero di questa rivista e, proprio in quel momento, sia la nostra tipografia che Poste Italiane, ci hanno comunicato che i rispettivi servizi sarebbero stati sospesi con effetto immediato e a tempo indefinito. Dopo alcune settimane, siamo stati informati che entrambi i servizi sarebbero stati ripristinati entro i primi giorni di maggio. Ci siamo chiesti: cosa fare? I contenuti e l'impaginazione erano oramai pronti ma, a nostro parere, inopportuni e anacronistici, vista la tragedia che il Paese stava vivendo e lo stato di shock e confusione in cui eravamo precipitati. Sono bastate 8 settimane perché il mondo e le priorità di ognuno cambiassero radicalmente. Anche le nostre. Vista l'eccezionalità degli avvenimenti, abbiamo deciso di stravolgere i contenuti di questa uscita, per cercare di fotografare quanto è accaduto nel nostro comparto fino al momento di andare in stampa a causa del COVID-19, nella consapevolezza che quello che stavamo (e stiamo ancora) vivendo rappresenta un momento di crisi storico, unico, mai vissuto prima dal nostro Settore. Attraverso un paziente lavoro di reportage, abbiamo raccolto e messo su un piano orizzontale le esperienze, l'operato e le testimonianze di tanti addetti ai lavori, con dei focus particolari sui temi di cui leggerete nelle prossime pagine: dalla situazione in Italia, Spagna e Francia alle richieste di CONFIDA al nostro governo e dell’EVA alle istituzioni europee; dalle testimonianze di aziende di gestione, dei fabbricanti, dei produttori di alimenti e bevande, a quelle dei torrefattori, degli agenti di commercio e dei rivenditori. Uno spazio lo abbiamo riservato alle donazioni effettuate da tanti player della filiera che, con grande senso di solidarietà, si sono attivati per dare un proprio contributo alle strutture ospedaliere, in prima linea nella lotta al COVID-19, e alle famiglie cadute in difficoltà a causa della crisi economica che ne è conseguita. Come spesso accade, è proprio nei momenti di crisi e con l’obiettivo di battere la crisi che nascono le nuove idee: le aziende ferme o rallentate nell’attività quotidiana, spesso riconvertendo la propria produzione, hanno elaborato progetti e soluzioni, proprio in risposta a nuove esigenze nate in seguito all’epidemia. Ne abbiamo raccolto alcune interessanti. Pur consapevoli di non essere riusciti a raccontare tutto quanto accaduto (vista la rapida e incessante evoluzione degli eventi), questo numero vuole rappresentare il nostro piccolo contributo in questo momento di difficoltà del Settore, che mai come ora ha bisogno di supporto, di stimoli e di totale solidarietà affinché resti attivo e proposipiedone_vending_uscita45_205x80mm-marzo-2020_STAMPA.pdf 09:38:16 tivo, non ceda alle difficoltà ma trovi in se stesso1 le17/02/2020 energie e le idee per rinascere. Come ha sempre fatto.



SOMMARIO

L’EDITORIALE di Fabio Russo pag. 4

CONFIDA PER L’EMERGENZA COVID-19 INTERVISTA CON IL DIRETTORE MICHELE ADT INTERVISTA CON IL PRESIDENTE MASSIMO TRAPLETTI pagg. 6 -14

L'EVA - EUROPEAN VENDING & COFFEE SERVICE ASSOCIATION CHIEDE SOSTEGNO ALL’UE INTERVISTA CON IL PRESIDENTE PAOLO GHIDOTTI pag.16

ANEDA - ASSOCIAZIONE SPAGNOLA DEL VENDING LA SITUAZIONE IN SPAGNA - INTERVISTA CON YOLANDA CARABANTE pag.18

NAVSA - LA SITUAZIONE IN FRANCIA pag. 20

ACQUISIZIONI. CONVIENE VENDERE IN QUESTO MOMENTO? pag. 22

COFFEEBI. L’IMPATTO DELLA PANDEMIA SULLA FILIERA DEL CAFFÈ pag. 40

IL BOOM DELLE VENDITE DI CANNABIS LIGHT TRA E-COMMERCE E DISTRIBUTORI AUTOMATICI pag. 44

LEANUS.L'ANALISI DELL'IMPATTO DEL COVID-19 SULLE PRIME 30 SOCIETÀ DI GESTIONE pag. 80

I PLAYER RACCONTANO DA PAGINA 47 CESARE SPINELLI DI SPINELLI CAFFÈ ALESSANDRO CERRI DI F.I.R.S.T. RETAILING – BARILLA MASSIMO RENDA DI CAFFÈ BORBONE MICHELE AMORUSO DI ORA SESTA VITTORIO D’AVINO ELISABETTA BONINO DI LIGURE VENDING VINCENZO PRIVITERA STEFANO VENTURI DI VENTURI VENDING MASSIMO TRAPLETTI DI BIANCHI INDUSTRY PIETRO MESSERINI DI CAFFÈ VERGNANO CATIA PIZZUTI MARIO MAJO DI COGES PANTALEONE TRIPALDI DI BIBI VENDING LUCA E NICOLA ZANIBONI DI DISPENSA ZANIBONI PASQUALE BOZZETTI DI TOP CIALDE CAFFÈ CIRO LOLLO DI DICAL – CAFFÈ LOLLO

CECILIA D’AGUANNO DI DIGISOFT GIANNI MAINI DI MAINI VENDING LUCA ALEMANNI DI EVOCA GROUP DONATO CAVALLO PAOLO E. COSTA DI COMMERCIALE ADRIATICA FABIAN SNACK PAOLO MANDELETTI DI A.C.E.M. – FLYMAX GIAMPAOLO FURIA DI NERONOBILE LUCA SCHIOPPA FRANCESCO FROVA DI DAI LUCA ADRIANI DI FAS GIORGIO PERONI DI GPE GABRIELE TORO DI EMMETI ITALIA - TANDEM CAFFÈ ALFIO PETRULLO DI VENDING SERVICE LUCIANO PENSANTE DI PRONTOFOODS – RISTORA GUIDO POCOBELLI DI FERRERO MARIO TONIUTTI DI GRUPPO ILLIRIA


Periodico bimestrale della distribuzione automatica supplemento di www.vendingnews.it Anno 2020 - Numero 45 Editore

NUOVE IDEE TAKE 5. LA SOLUZIONE SMART PER LA PAUSA CAFFÈ SENZA ASSEMBRAMENTI pag. 24

HUHTAMAKI NEL REGNO UNITO PRODUCE SCHERMI PROTETTIVI pag. 24

HANDLESSDOOR. IL SALVAMANIGLIA ANTIBATTERICO pag. 26

DELIMITA. LA RETE TRASPARENTE CHE MANTIENE LE DISTANZE pag. 26

ECOSANIX. IL TOTEM MULTIFUNZIONE CHE RIDUCE I RISCHI DI CONTAGIO pag. 28

DA DIVISIONE VENDING IL #KITESCISICURO MADE IN ITALY pag. 28

EASY SAFE – COV. INFRAROSSI E MESSAGGI VOCALI PER IL CONTROLLO DEGLI ACCESSI pag. 29

LEO. IL LETTORE OTTICO CHE MISURA IL DISTANZIAMENTO SOCIALE pag. 29

BARBARO DEFENDER. LA MASCHERINA IN PVC MEDICALE pag. 30

BALTOM. LA LINEA SCUDO TO GO PER UN APPROCCIO SICURO AL DISTRIBUTORE pag. 32

ORCHESTRA, MELODIA, JAZZ E TANGO PER LA DISTRIBUZIONE DI DPI pag. 34

LE SOLUZIONI FAS PER LA VENDITA AUTOMATIZZATA DEI DPI pag. 35

DF ITALIA. IL DISPENSER TOUCHLESS DI GEL DISINFETTANTE MANI pag. 35

CUSTOM E AMTEK. I LOCKER PER IL RITIRO DEGLI ACQUISTI SENZA CONTATTO pag. 36

BIANCHI INDUSTRY. LA GAMMA BIANCHI PER L’EROGAZIONE DI PRODOTTI DPI pag. 37

DA DESIGN. CON LA LINEA SAFETY SICUREZZA E DESIGN NELL’AREA BREAK pag. 37

RECOVER. IL TOTEM NO TOUCH PER L’IGIENIZZAZIONE DELLE MANI pag. 38

NOVA. I DISPOSITIVI AD OZONO PER SANIFICARE L’AREA VENDING pag. 38

TUTTI I CONTENUTI DI QUESTA RIVISTA SONO DI PROPRIETÀ DELLA FABIO RUSSO SRL - VIETATA LA RIPRODUZIONE

Sede: Viale Gramsci, 17/b 80122 Napoli - Italia Partita IVA 06552741214 CCIAA 822695 Contatti con la redazione redazione@vendingnews.it Tel. 0810152150 Fax. 0810152151 Iscrizione al ROC n° 22385 dal 4 Maggio 2012 Iscrizione al Tribunale di Napoli n° 49 del 08-11-2018 Direttore responsabile Fabio Russo Direttore editoriale Flora Seta Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Fabio Russo Flora Seta Anna Giordano Martina Salvai Simone Cappellaro Emanuela Cimini Alessandro Corsuto Alessandro Mastropasqua Fabio Palumbo Marcello Peluso Ivan Tanzariello Ilaria Trapuzzano Noemi Guarino

Stampa Tipografia EffeGi srl - Portici (NA) Pubblicità: inferiore al 50% Vending News è una rivista tecnica dedicata alla distribuzione automatica. I manoscritti e le fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti

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CONFIDA PER L'EMERGENZA COVID-19 LE ATTIVITÀ MESSE IN CAMPO, IL SUPPORTO AI GESTORI, L'ANALISI DELL'IMPATTO, GLI STRUMENTI E I "CONSIGLI UTILI" PER RIPARTIRE CON RINNOVATO ENTUSIASMO. QUESTI SONO ALCUNI DEI TEMI AFFRONTATI NELLE INTERVISTE CON IL DIRETTORE DI CONFIDA MICHELE ADT E CON MASSIMO TRAPLETTI, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE. scuola, 3% in quello dell’intrattenimento, 14% nel mondo del lavoro privato inteso come uffici direzionali e 34% in quello dell’industria, per finire con l’8% rappresentato dal settore pubblico. Di conseguenza, chiudendo gli uffici, le scuole ecc. ci sono meno persone anche nel settore dei trasporti, che si va ad aggiungere agli altri, portando alla conclusione che nell’arco di pochissimi giorni in tutti i luoghi in cui sono presenti i distributori automatici è calato sensibilmente il numero delle persone e quindi delle battute e degli incassi. Il Decreto del 9 marzo, che ha fatto dell’Italia un’unica area protetta, ha esteso le limitazioni e i disagi delle aree cosiddette rosse a tutto il Paese, colpendo di conseguenza l’intera filiera della Distribuzione Automatica italiana. Da lì con i successivi decreti si è entrati in quella fase che viene chiamata lockdown con aziende chiuse, obbligo per i cittadini di stare a casa e tutto il resto che sappiamo e che abbiamo vissuto.

MICHELE ADT DIRETTORE DI CONFIDA Ci racconta come è evoluto l’impatto dell’emergenza Coronavirus sul Vending? Immediatamente dopo lo scoppio dell’emergenza Coronavirus, prima a Codogno e poi in altre aree della Lombardia, c’è stato il susseguirsi di tutta una serie di ordinanze regionali e di decreti ministeriali, che hanno pian piano assunto un ritmo sostenuto a pari passo con l’avanzare dell’epidemia. Le limitazioni e i divieti hanno stretto sempre di più le maglie delle attività in tutti gli ambiti della vita e, di conseguenza, in tutti gli ambiti in cui ci sono distributori automatici. Si è cominciato con le scuole, prima solo in alcune regioni e poi in tutta Italia, le università, poi le palestre, i luoghi di aggregazione e così via. Semplificando le normative e riducendole ad un modulo online, si è poi spinto all’adozione dello smart working prima nel settore privato e poi, attraverso una circolare che lo ha posto come modalità di lavoro quasi obbligatoria in questa particolare circostanza, anche nella Pubblica Amministrazione. Si tratta di luoghi in cui il Vending sviluppa il suo business e il suo fatturato, in maggiore o minore percentuale: 11% nel mondo della

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Non è stato solo il Vending a subire le conseguenze delle chiusure e dei divieti imposti dall’emergenza. Cosa lo differenzia dagli altri comparti? La differenza sta nel fatto che questo “disagio” nel Vending non si vede, nel senso che, mentre passando davanti a bar, ristoranti, pub si vede che sono vuoti, nel caso del distributore automatico non si sa se vende o non vende. L’occhio del passante, diciamo così, non se ne accorge. E quindi sebbene il nostro settore fosse indicato, dai decreti dell’11 marzo e successivi, tra quelli che potevano continuare la propria attività, in pratica essendo gran parte dei clienti chiusi o ad organico ridotto, settimana dopo settimana il vending ha perso consumi e quindi fatturato. Fino al 23 febbraio il vending non aveva risentito dell’epidemia, ma già la prima settimana di marzo con la chiusura delle scuole il settore perdeva circa il 20% del suo fatturato rispetto alla settimana precedente e da lì in poi, col susseguirsi dei decreti e delle chiusure, ha registrato nel mese di marzo perdite mediamente del 40% e nel mese di aprile fino al 70%. Per questo motivo, già dopo pochi giorni dall’inizio e nel prosieguo dell’emergenza, CONFIDA ha a più riprese comunicato i dati di perdita del Settore e dato risalto sui media alle problematiche che stavano vivendo le aziende del vending.



Le società di gestione ne hanno pagato e ne stanno pagando le conseguenze? Purtroppo sì, perché sono venuti meno i ricavi, ma sono rimasti invariati i costi: quello del personale in gran parte inattivo, i costi finanziari relativi ad acquisti per capannoni, veicoli, macchinari, le cui rate vanno pagate a prescindere, e poi tutte le altre spese che ha un’impresa, compreso i canoni delle concessioni che vanno rispettati anche se le postazioni sono ferme e quindi non portano ricavi. A tutto questo bisogna aggiungere le perdite relative al materiale alimentare rimasto all’interno dei distributori chiusi e nei magazzini, dove è rimasto parzialmente in giacenza, dato il minor numero di clienti da servire. Ci troviamo di fronte ad una situazione per la quale i guadagni si riducono ed i costi restano ed il tutto ricade sulle società di gestione.Ci tengo però ad aggiungere che il settore del vending ha dato una grande prova di responsabilità sociale. Pur in un momento molto difficile ha continuato ad offrire un servizio di ristoro importante a ospedali, caserme, aziende delle filiere essenziali rimaste aperte. Oltre a questo, gli imprenditori del settore si sono attivati per sostenere il territorio in cui operano. Dall’inizio della crisi, gli associati CONFIDA hanno infatti lanciato una serie di

iniziative di solidarietà in molte regioni d’Italia a favore di ospedali, Protezione Civile, fondazioni, altre realtà e progetti in corso, stanziando oltre 10 milioni di euro. Progetti e iniziative organizzate in tutto il Paese. Grazie alle generose donazioni, è stato possibile comprare attrezzature ospedaliere, rifornire le strutture e il personale attivo nelle varie realtà di bevande calde e alimenti confezionati anche tramite la dotazione a titolo gratuito di distributori automatici, macchinette del caffè, acqua, etc. Che tipo di supporto avete dato ai gestori? Abbiamo cercato di inviare alle gestioni solo informazioni ufficiali: decreti, ordinanze, indicazioni delle ASL. Questo perché in rete giravano parecchie fake news che aggiungevano confusione alla situazione già difficile. Nei soli due mesi di marzo e aprile abbiamo inviato 70 comunicazioni agli associati con le interpretazioni delle normative, realizzate col supporto dei consulenti legali e fiscali dell’associazione. Abbiamo realizzato anche delle guide come quella sugli ammortizzatori sociali del Cura Italia e abbiamo risposto a moltissime domande degli associati, che hanno molto apprezzato questo tipo di assistenza. Abbiamo lavorato poi sulla formazione gratuita per i nostri associati, creando prima una piattaforma di e-learning all’interno dell’area riservata del nostro sito da cui si possono seguire dei video corsi. Successivamente, abbiamo iniziato a organizzare dei webinar cercando di venire incontro a necessità specifiche dei gestori: ad esempio per il problema delle eccedenze dei prodotti alimentari a magazzino abbiamo promosso due webinar sull’ecommerce e sui principali marketplace (Amazon e eBay) per vendere online. Come si è mossa CONFIDA per tutelare gli interessi del settore in un momento così drammatico? Abbiamo lavorato e stiamo lavorando fianco a fianco con ConfCommercio, che ha dato vita ad una task force dedicata al Coronavirus su tutti i temi di interesse: legislativo, fiscale, credito e così via. Abbiamo di volta in volta riportato a ConfCommercio tutte le richieste ricevute dai gestori, che sono diventate parte di documenti ufficiali di ConfCommercio che sono stati presentati al Governo e che hanno influenzato alcune misure a sostegno delle imprese: dal Decreto “Cura Italia” al Decreto “Liquidità”.

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Abbiamo agito anche autonomamente nell’interesse delleaziende del settore attraverso proposte al Governo in tema di tassazione, posticipi di rate di finanziamenti, bollette e altre spese e sulla necessità di finanziamenti a fondo perduto per far sì che il settore possa ripartire. Qualche misura l’abbiamo ottenuta, su altre stiamo lavorando come ad esempio sulla richiesta inviata al Ministro dell’Economia di sospendere i canoni delle concessioni pubbliche per l’intero periodo dell’epidemia. Il Mise sta valutando, ma nel frattempo abbiamo promosso un emendamento in Parlamento sullo stesso tema, per aprire il dibattito anche a livello parlamentare. Un’attività molto importante l’abbiamo svolta a difesa delle aziende di gestione lombarde. La Regione Lombardia, infatti, il 4 aprile con l’ordinanza 521 aveva previsto la chiusura di tutti i distributori automatici della Lombardia. Confida è intervenuta tempestivamente su due fronti: legalmente, promuovendo un ricorso d’urgenza al TAR e nel frattempo dialogando con la Regione che, dopo soli due giorni, si è accorta dell’importante ruolo sociale che il vending stava svolgendo presso ospedali, caserme, aziende delle filiere essenziali e ha promulgato un’altra ordinanza, la 522, che ha consentito al vending di proseguire la sua attività. Siamo arrivati alla Fase 2, che significa riapertura di una parte delle attività e quindi ripartenza del servizio Vending. Cosa è cambiato nel rapporto cliente/gestore? Il lato positivo è che molte aziende clienti dei nostri gestori hanno ripreso l’attività, anche se i consumi sono ancora molto ridotti. Il rapporto cliente/gestore è complicato dalle informazioni imprecise e talvolta divergenti sul tema della sicurezza nel luogo di lavoro e sulle precauzioni da prendere. Per essere chiari, il gestore deve garantire la pulizia e la sanificazione della macchina al momento dell’installazione e ogni qualvolta si renda necessario un intervento sul distributore, sia esso di rifornimento, manutenzione, riparazione. Così facendo, i Gestori consegnano ai propri Clienti un distributore perfettamente sanificato e con un rischio di contagio praticamente azzerato. A quel punto, gli obblighi relativi alla sanificazione e pulizia, anche giornaliera, delle macchine, delle tastiere e degli schermi touch graveranno unicamente in capo alle aziende clienti ove sono ubicati i distributori, le quali avranno il compito di valutare e rilevare il grado di rischio microbiologico interno (generato dal tipo di attività, dal personale ivi operante, dai terzi che accedono ai locali, etc.) e di adottare i necessari accorgimenti per garantire il rispetto delle regole di igiene e disinfezione. In che modo CONFIDA sta supportando i suoi associati nella ripresa? Continuiamo ad informarli e a rispondere alle loro necessità. Abbiamo anche realizzato una campagna di comunicazione chiamata #pausasicura che ha l’obiettivo, da un lato di rassicurare clienti e consumatori sul fatto che le imprese di gestione mettono in atto tutte le misure possi-

bili per prevenire contagi: ad esempio dotando gli operatori di mascherine, guanti e disinfettanti o potenziando le pulizie e sanificazioni dei distributori. Dall’altro, identifica alcuni consigli per il consumatore, perché la salute di tutti dipende dal comportamento di ognuno di noi: quali ad esempio mantenere le distanze, lavare con attenzione le mani prima e dopo l’utilizzo del distributore e così via. La campagna è stata sviluppata con strumenti semplici quali volantini e adesivi che si possono facilmente applicare sul distributore o nei pressi e con un video sui social media. A suo parere, fra quanto tempo il Settore uscirà dal tunnel e quanto ne uscirà cambiato? Io credo che tutti i settori economici, e perciò anche la distribuzione automatica come la società nel suo complesso, ne usciranno cambiati. Per quanto riguarda il vending, occorre capire quanto durerà l’epidemia e quanto tempo impiegherà il settore a recuperare il fatturato che ha perso. Sono però fiducioso, perché gli imprenditori del vending sono caparbi e resilienti. Sono sempre usciti con le loro forze da molte situazioni difficili in passato e anche questa volta sono sicuro che ce la faranno. Noi gli staremo accanto, cercando di aiutarli nelle loro esigenze.

Impegniamoci insieme per una #pausasicura

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INTERVISTA CON MASSIMO TRAPLETTI PRESIDENTE DI CONFIDA

Qual è stata la reazione di CONFIDA allo scoppio dell’emergenza? L’idea principale che ci è venuta e che abbiamo seguito come logica è di tenere aggiornati i nostri associati, dando l’interpretazione dei decreti emanati dal Governo, perché si capiva poco e la chiarezza, soprattutto per le piccole e medie imprese, era fondamentale per sapere come muoversi. La seconda cosa è stata quella di denunciare subito le problematiche del Settore attraverso comunicati stampa, con i quali chiedevamo attenzione perché, per quanto fossimo considerati indispensabili, c’erano problemi importanti a livello di logistica, di apertura delle aziende, di aziende che non ci permettevano di entrare a sistemare e rifornire le macchine oppure ci chiedevano sanificazioni impossibili o di installare ulteriori macchine per non creare assembramenti.

Abbiamo monitorato quello che accadeva nelle varie Regioni, che emanavano ordinanze spesso in contrasto con il Governo, cosa che ha mandato ancora di più in confusione i nostri gestori che non sapevano come muoversi. Contemporaneamente, abbiamo monitorato l’andamento dei consumi ai distributori automatici, prendendo in considerazione 10 società di gestione che coprono l’intero territorio nazionale, per capire a quanto potesse ammontare il danno che il Settore stava subendo, nonostante fosse aperto. Un’analisi che ci ha portato a calcolare a febbraio un meno 73%. A quel punto abbiamo cominciato a inviare lettere aperte al Ministero dell’Economia, con le quali chiedevamo interventi a favore del comparto, oltre all’ultima con la quale abbiamo chiesto la sospensione dei canoni delle concessioni per tutte quelle macchine che sono ferme in questi mesi, come le scuole, università, uffici pubblici in smart working. Per avere supporto, abbiamo chiesto anche il parere di un nostro consulente legale, il quale ci ha assicurato che sul contratto degli appalti c’è una precisa norma che dice che, se c’è un impedimento all’erogazione del servizio indipendente dalla volontà del gestore, si può chiedere un adeguamento del canone. Per evitare un contenzioso nazionale si è pensato di chiederlo direttamente al ministro e siamo in attesa di una risposta. Inoltre, già nelle prime settimane abbiamo dichiarato la nostra idea sul fabbisogno del mondo dell’industria nazionale in termini di aiuti per il rilancio, quantificandolo in 200 miliardi, un dato che dopo pochi giorni ha riferito lo stesso Governo, confermando le nostre proiezioni. Avevamo anche chiesto di essere presenti ai tavoli decisionali, cosa che ora è molto difficile, visto che il governo non dà quest’apertura neanche ad altre associazioni nazionali di più grossa entità, come può essere Confindustria o i sindacati. Credo che CONFIDA si sia mossa correttamente per tutelare il nostro Settore e questo ce lo riconoscono anche tanti associati. Resta da vedere ora in che modo poter accedere ai finanziamenti, districandosi nei meandri della burocrazia, per poter avere le armi giuste per ripartire, quando la situazione si sarà normalizzata. Anche perché sarà difficile ritornare ai consumi precedenti alla pandemia: sicuramente lo smart working resterà attivo ancora


per molti mesi e questo comporterà una ripercussione sui consumi ai distributori automatici. E poi bisogna vedere se il mondo ripartirà ai ritmi di prima: il rischio che si faccia cassa integrazione ancora per molto tempo esiste. Avete intenzione di chiedere altro al governo? Sicuramente insisteremo sui finanziamenti, soprattutto per le piccole e medie aziende, ma molto dipenderà da come si muove il Governo. Se si muoverà in maniera non consona alle necessità del nostro Settore, ci faremo sentire. Un’altra decisione assurda, che insisteremo per far cancellare, è la categorizzazione di eventuali casi di COVID-19 come infortunio sul lavoro. È una cosa fuori da ogni logica e tutta da dimostrare: come si fa a provare che il dipendente si è contagiato proprio durante le ore di lavoro? La responsabilità dell’imprenditore finisce nel momento in cui ha messo in atto tutti i protocolli di pertinenza per la sicurezza dell’azienda e per la tutela della salute dei dipendenti. Finalmente l'INAIL ha dato una risposta su questo tema a favore delle imprese. Cosa intende fare CONFIDA per spingere il consumatore

ad avere fiducia nel canale? Cercheremo di intensificare la comunicazione al consumatore finale sul fatto che i distributori automatici sono sicuri, che basta adottare poche semplici regole nel prendere un caffè o uno snack per stare tranquilli. Regole che, unite al monouso che utilizziamo, ai protocolli che i gestori hanno adottato per la sanificazione di distributori e automezzi e alla gestione della materia prima e dei prodotti confezionati con guanti, mascherina ecc dovrebbero dare all’utente massima sicurezza. A differenza del bar o del piccolo negozio di alimentari, credo che il Vending possa garantire una pausa sicura. Di cosa ha bisogno il gestore per ripartire? Oggi il problema fondamentale del gestore è la drastica diminuzione degli incassi a fronte di costi che restano attivi, per cui l’unica certezza è quella di avere liquidità, che sia a fondo perduto, come speriamo tutti, o con prestito garantito, magari a 10 anni e non a 5 anni, purché venga data. In questo modo, si avrà la possibilità di recuperare un anno che sarà sicuramente in perdita. Ricordo che abbiamo ancora il credito d’imposta attivo, un’agevolazione che può essere utile per gli investimenti, per acquistare macchine e tecnologie. Perciò, credo che, come in tutte le crisi, anche questa volta l’imprenditore ne possa uscire, a patto che abbia buone idee e la possibilità di fare investimenti. Ricordiamoci che il problema non è tanto adesso, perché adesso il circolo economico è ancora in funzione, il problema si presenterà nei prossimi mesi.

europea, e con l’ANEDA, l’associazione spagnola, in merito a temi come la sicurezza e la situazione economica generale. EVA, a sua volta, si è interfacciata con il Parlamento europeo, spiegando alla Commissione quali sono le problematiche del Settore. C’è senz’altro convergenza di idee tra le associazioni nazionali, perché siamo tutti sulla stessa barca ed è mare mosso per tutti. Quale messaggio vuole lanciare ai gestori? È certamente un momento drammatico, perché siamo davanti ad una crisi economica anomala, a cui non eravamo preparati e forse non lo siamo neanche adesso che l’abbiamo conosciuta. Però, io ribadisco che è un problema temporale. Se è vero quello che ci prospettano per il 2021, ovvero una crescita dei consumi e del PIL generalizzato (che sicuramente non recupererà quello del 2020), io credo che ci sarà un impulso per tutta l’economia e, se l’Europa riuscirà a convergere sugli aiuti a tutto il mondo industriale, credo che il Settore ne potrà beneficiare. Già ora, le società di gestione riferiscono che, con la riapertura graduale delle aziende finora chiuse, stanno

riscontrando un aumento dei consumi ai distributori che gestiscono al loro interno. E questo è dovuto al fatto che le persone non vanno al bar a fare colazione, ma preferiscono farla ai distributori automatici quando arrivano al lavoro. Perciò insisto nel dire che il Vending potrebbe essere una categoria che nella cattiva sorte può partire prima degli altri. Il messaggio che voglio passare è di essere positivi, di approfittare di tutti gli aiuti che ci saranno messi a disposizione, per essere pronti a fare investimenti, perché il mondo non è andato in crisi economica, ma è vittima di una pandemia temporale, che speriamo si risolva al più presto possibile. Dico sempre ai gestori con cui dialogo, che questo è il momento di tirare fuori le migliori idee, bisogna essere in grado di essere propositivi, una caratteristica che noi italiani abbiamo nel DNA. Questo è il momento in cui chi è più scaltro, chi è più lungimirante, chi investirà nella propria attività con idee nuove, uscirà rafforzato. Si potrà arrivare anche al punto che il Vending allargarsi e diversificare con la vendita di prodotti alternativi. Abbiamo già visto tante iniziative in questo periodo: c’è chi ha utilizzato i caricatori per distribuire pasti di chef stellati, chi ha inserito i DPI nei propri distributori e così via. Il nostro Settore ha una grandissima forza: la logistica e la capillarità della presenza. Chi oggi ha le idee giuste può sicuramente esplorare nuovi mercati ed uscire avvantaggiato da una situazione davvero difficile.

In che modo CONFIDA si è interfacciata con l’EVA e le altre associazioni nazionali? Abbiamo parlato soprattutto con l’EVA - l’associazione

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L'ASSOCIAZIONE EUROPEA CHIEDE SOSTEGNO ALL'UE INTERVISTA CON IL PRESIDENTE PAOLO GHIDOTTI

N

ella sua lettera dell'aprile scorso ai 5 presidenti europei ha esposto in maniera chiara la situazione critica in cui versa il Vending europeo e fatto precise richieste di sostegno economico. A distanza di un mese avete avuto riscontro? Non abbiamo avuto un riscontro ufficiale da parte delle varie istituzioni europee. Lo scopo della lettera era quello di mettere in evidenza le esigenze del nostro Settore agli occhi delle varie istituzioni europee, che non lo conoscono e, in generale, non conoscono il mondo del caffè. Quel che è certo è che la lettera è stata vista e che abbiamo creato un minimo di sensibilità su questo argomento, ma risposte ufficiali non ne abbiamo avute, tranne che dal Belgio che ci ha risposto formalmente nella persona del ministro dell’Economia. Devo premettere che nei mercati in cui non sono presenti associazioni nazionali, l’EVA si sta facendo carico di supportare e difendere le necessità dei gestori ed ecco perché abbiamo scritto anche al governo belga che, come dicevo, ha compreso le nostre esigenze ed ha affermato che nel futuro prossimo farà quanto è in suo potere, ma limitatamente al Belgio.

Dal vostro osservatorio come associazione europea, avete riscontrato una condizione omogenea di sofferenza del settore o ci sono Paesi in cui il Vending è stato maggiormente penalizzato dall'emergenza sanitaria? Chiaramente questa è un’emergenza mondiale e questa sofferenza è estesa a tutti i Paesi. Devo dire però che confrontandoci con le varie associazioni nazionali e con i vari player del mercato, abbiamo visto che il Sud Europa è particolarmente impattato. Basti pensare a Paesi come Francia, Italia e Spagna. Al contrario, nei Paesi del Nord Europa - in particolare in Scandinavia - il Settore non si è fermato, soprattutto perché in quei Paesi non hanno sperimentato la fase di lockdown o, comunque, le restrizioni sono state meno rigide che altrove. Di conseguenza, l’economia non si è fermata, c’è stata una riduzione dei consumi ma non un azzeramento come nel Sud Europa. Un’altra area che ha mantenuto un certo livello di business è l’Est Europa. Anche in questi Paesi così variegati tra loro una serie di attività sono state mantenute e quindi c’è stato un impatto minore sul Settore. Le associazioni nazionali che fanno parte dell'EVA si sono mosse in maniera univoca nei confronti dei governi di riferimento? Come EVA stiamo cercando di concordare con le varie associazioni nazionali delle azioni da intraprendere, sulle

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quali ci confrontiamo ad ogni inizio di settimana attraverso video conference. In occasione di questi incontri virtuali, analizziamo l’evolversi delle situazioni nei vari Paesi in termini generali, le azioni che ogni associazione nazionale intende portare avanti e così via. È chiaro che ciascuno cerca di lavorare adattandosi alle situazioni dei propri Paesi, dato che alcune sono più gravi di altre, ma tutti ci siamo mossi con un denominatore comune: far percepire alle autorità governative le esigenze del Settore, la situazione critica in cui attualmente versa, ma anche la sua utilità, perché la Distribuzione Automatica è sicuramente un canale di vendita che può assicurare il distanziamento sociale. Abbiamo, inoltre, voluto evidenziare la funzione di servizio alla collettività che possiamo svolgere in questo particolare momento, dato che attraverso le nostre macchine si possono distribuire quei dispositivi di protezione necessari e che vengono richiesti dalla normativa, come guanti e mascherine. In definitiva, devo dire che stiamo portando avanti una bella azione coordinata delle varie associazioni nazionali e quelle che si sono distinte in questa fase sono soprattutto la CONFIDA in Italia e l’ANEDA in Spagna. Ritiene che la filiera della Distribuzione Automatica abbia la grinta per poter "fare da sé" nel caso che gli aiuti fossero insufficiente a sostenere la ripresa? Noi tutti auspichiamo che questi aiuti arrivino, che arrivino quanto prima e in misura adeguata alle esigenze del Settore. Chiaramente, sappiamo che tantissimi settori sono in crisi, magari anche più del nostro, e quindi non è un dato di fatto che riceveremo aiuti e supporti adeguati. Di sicuro, ci troveremo di fronte a un periodo di difficoltà come mai è successo nella storia del Vending. Questa emergenza mondiale è la più grave da 75 anni, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

L’inizio del Vending è datato 50 anni fa circa e quindi non ha mai vissuto una crisi di questa portata, se non quella del 2008 che era una crisi finanziaria e quindi diversa. Io però penso che gli imprenditori di questo Settore abbiano la grinta necessaria per ripartire. Lo hanno dimostrato anche nei momenti di difficoltà del passato, facendosi carico di tutte le problematiche delle proprie aziende, dei propri dipendenti e del proprio mercato e trovando delle soluzioni intelligenti per poterne uscire.

Pur in un momento così difficile, ho fiducia in un’evoluzione positiva a medio termine. Dal suo punto di vista, quanto tempo sarà necessario al Settore per un ritorno alla normalità? Sarà necessaria una nuova normalità? Forse potremo vedere la luce nel medio termine, come dicevo, ma nel breve termine ci saranno molte difficoltà per il nostro Settore. Molto dipenderà dall’evoluzione dell’emergenza sanitaria nei prossimi mesi: se riusciremo a contenerla e a gestirla, evitando una seconda ondata di contagi, possiamo immaginare di poter riprendere l’attività ad un livello accettabile per il nostro Settore, anche se non come in passato. Penso che questo potrà accadere tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. È chiaro: tutti noi ci dovremo abituare ad una nuova normalità in tanti frangenti della nostra vita, tra i quali anche i consumi fuori casa e l’approccio ai distributori automatici. La stessa socialità, che spesso si crea davanti al distributore automatico, in qualche modo sarà impattata dalle nuove norme di comportamento, almeno fino a quando non verranno trovare cure adeguate o un vaccino per sconfiggere definitivamente il Virus. Estendendo queste riflessioni al mercato mondiale, qual è la sua opinione? Da questo punto di vista, credo che ci sia da fare un distinguo tra l’Asia e le Americhe. Considerato che i Paesi asiatici sono stati i primi ad entrare in questa crisi e forse saranno i primi ad uscirne, penso che in quei mercati la situazione potrebbe essere più positiva rispetto all’Europa. Questo anche perché quei Paesi si distinguono per una maggiore responsabilità sociale delle persone, nel senso che sono più portate a seguire e rispettare le norme e le direttive dei governi. Inoltre, le economie di quei mercati hanno una maggiore resilienza e quindi sono anche in grado di ripartire più velocemente rispetto alla vecchia Europa. Discorso opposto per quanto riguarda le Americhe, anche se c’è da distinguere tra la realtà degli Stati Uniti e quella del Sud America. Credo che in quest’ultima le ripercussioni dell’emergenza sanitaria saranno ancora più gravi che da noi, perché parliamo di economie meno sviluppate che in Europa, che avranno sicuramente carenza di risorse economiche per mandare avanti le proprie aziende; ci sarà una deflazione, come abbiamo visto col Brasile, con una forte svalutazione della moneta locale. Quindi, tutte quelle economie soffriranno moltissimo, compreso il settore del Vending. Chiaramente, nessuno di noi ha la sfera di cristallo ma credo che sia l’unico scenario che possiamo prefigurare.

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COVID-19 & VENDING. LA SITUAZIONE IN SPAGNA INTERVISTA CON YOLANDA CARABANTE DIRETTRICE DI ANEDA - ASSOCIAZIONE SPAGNOLA DEL VENDING

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ual è la situazione del Vending in Spagna? Anche se il Vending in Spagna è considerato un'attività essenziale, la situazione è stata molto complicata sin dall'inizio dello stato di allarme. Le aziende stanno assistendo a scenari mai visti prima. Alcune hanno dovuto chiudere completamente l'attività, ricorrere agli ammortizzatori sociali (ERTE) e adattarsi in base alle circostanze. Secondo i dati dell'indagine condotta dall'associazione, durante la prima settimana di aprile, le aziende avevano già subito cali di fatturato superiori al 45%. Tenendo conto dei dati del primo trimestre, possiamo stimare circa 55 milioni di euro di perdite al mese. Questi sono solo dati iniziali. Dobbiamo aspettare il secondo sondaggio per conoscere le dimensioni dell’impatto. Le aziende ora si trovano ad affrontare l'incertezza del ritorno all'attività normale e quotidiana, sperando di recuperare la routine il più presto possibile, ma ovviamente con molta preoccupazione e paura per l'ignoto. ANEDA ha fatto richieste al governo? Dall'inizio dello stato di allarme, ANEDA ha reagito rapidamente e ha contattato i Ministeri e le altre Amministrazioni pubbliche competenti per offrire la nostra collaborazione, affinché il nostro settore fosse riconosciuto come strategico nell’attuale situazione di crisi sanitaria. Ovviamente, sin dal primo momento abbiamo informato anche circa le conseguenze economiche derivate da questo contesto e continuiamo a farlo nel corso delle riunioni istituzionali che teniamo con una certa frequenza. Partecipiamo, inoltre, alla Commissione, creata "ad hoc", che è incaricata di discutere le linee di azione annunciate dal governo, per trasferire le proposte settoriali relative alla ricostruzione economica del paese. È essenziale che ANEDA, come associazione di categoria, possa partecipare agli incontri decisionali, come sta facendo attualmente.

ANEDA ha fornito linee guida per gli associati circa un protocollo comportamentale da adottare sulle postazioni di ciascun cliente? Il lavoro delle associazioni, come ANEDA, è più importante che mai in un contesto come oggi.

Fortunatamente, reagiamo rapidamente e, sin dal primo momento della crisi, abbiamo trasmesso un messaggio di fiducia alle autorità sanitarie e fornito tutte le informazioni di interesse agli associati e alle altre società del settore in modo che rispettino, nel migliore dei modi, i protocolli raccomandati dalle autorità e adottino comportamenti responsabile per il bene comune. Inoltre, stiamo finendo di delineare con professionisti ed esperti in qualità, sicurezza alimentare e igiene, il protocollo settoriale di misure preventive per essere in grado di agire con maggiore rigore professionale, se possibile. Vogliamo fare in modo che nessuno abbia il minimo dubbio del fatto che il canale della Distribuzione Automatica Automatica sia un canale responsabile e segua sempre le regole igienico-sanitarie raccomandate. Questo documento verrà inviato nei prossimi giorni a tutti gli enti e istituzioni pubblici. Credo che, in quanto associazione di imprese, stiamo facendo ciò che dobbiamo fare: stare con il partner e agire in difesa degli interessi del partner e del settore della distribuzione automatica in generale.



Voglio esprimere il mio apprezzamento a tutti i professionisti del vending per l'ottimo lavoro e la professionalità che stanno dimostrando. Come settore, è stato verificato, anche in occasioni in condizioni di rischio sanitario, che sa valutare e gestire logicamente e razionalmente anche circostanze anomale e inattese come questa. Riesce ad immaginare quale sarà il futuro del Vending spagnolo? Vorrei che avessimo una bacchetta magica che ci fornisse le linee guida giuste per uscire il prima possibile dalla complessa situazione in cui ci troviamo. La più grande preoccupazione è l'incertezza per l'ignoto.

Siamo di fronte a una situazione senza precedenti. La cosa prevedibile è che, quando ci sarà la ripresa delle attività, si riattivi anche il nostro Settore si possa tornare a una certa normalità, sebbene diversa. Personalmente voglio essere ottimista. Ho fiducia nell'efficienza e nelle capacità decisionali delle aziende del Vending per garantire la continuità della loro attività, affinché possano adattarsi alla nuova situazione e agire rapidamente per mitigarne gli effetti. La distribuzione automatica è costituita da professionisti altamente competenti, come ha dimostrato la rapida capacità di adattamento a questa circostanza. Essendo un settore efficiente e unito, saremo pronti a superare questa complicata situazione.

LA SITUAZIONE IN FRANCIA

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er supportare i gestori nell’emergenza COVID-19, la NAVSA - associazione nazionale del Vending francese - ha sin da subito deciso di estendere tutte le informazioni e i consigli che trasmette ai suoi associati sul tema anche alle imprese di gestione non iscritte all’associazione. Un modo per dare supporto all’intera filiera, informando tutte le imprese del Vending sulle disposizioni emanate dal governo. Inoltre, NAVSA, interfacciandosi con L’Associazione europea - EVA - e con le altre associazioni nazionali, ha avanzato una serie di faq al governo Macron, per ricevere risposte su importanti temi quali le modalità di attivazione degli ammortizzatori sociali, la possibilità di ricevere un indennizzo per tutto il materiale alimentare perso nei distributori automatici e nei magazzini, il rinvio o addirittura l’annullamento dei canoni da versare alla Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda la situazione della Distribuzione Automatica in Francia alla luce dell’epidemia COVID-19, NAVSA riporta tra gli altri dati che il 90/95% delle aziende sono in parziale attività, proseguendo il servizio solo in alcuni istituti pubblici (servizi ospedalieri, in particolare) e luoghi “essenziali” (aziende agroalimentari, stazioni, piattaforme logistiche, ecc.) e registrando perdite in media del 70% del fatturato, in alcuni casi fino al 90%. Intuendo il clima di diffidenza nei confronti dei distributori automatici che si sarebbe generato per timore del contagio, Pierre Albrieux, presidente di NAVSA, ha realizzato un video in cui si rivolge ai consumatori, spiegando loro che il 23 marzo il governo francese ha stabilito che la Distribuzione Automatica rientra tra le attività indispensabili; che in questo delicato momento storico la D.A. sta svolgendo un lavoro di supporto, espletando il suo servizio in locazioni sensibili come la sanità, la sicurezza, la logistica, la filiera agroalimentare; che il Ministero della Salute ha indicato quali sono i gesti barriera da eseguire per servirsi dei distributori in sicurezza; che il personale addetto alle macchine è dotato di tutti i dispositivi necessari per tutelare la propria salute e quella

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dei consumatori e che, infine, NULLA potrà impedire di godere del piacere di un caffè alla macchinetta. Prevedendo un altro fenomeno che sarebbe seguito alla situazione di emergenza e al calo del fatturato delle società di gestione, ovvero il blocco dei pagamenti delle scadenze ai fornitori, Pierre Albrieux, ha inviato una coraggiosa lettera aperta ai gestori che qui riportiamo. "Siamo tutti preoccupati per la situazione sanitaria. Il COVID-19 tocca tutti noi e spero che ne siate stati risparmiati. Questa crisi sanitaria è anche economica. Ne siete preoccupati. La ripresa sarà difficile con delle apparecchiature ferme, disinstallate e prive di manutenzione nell'impossibilità di potervi accedere. In questo panico generale, credo che ognuno possa gestire liberamente la propria attività come meglio gli pare e non starò qui a dare lezioni. Ciò nonostante ci tengo a sottolineare che la distribuzione automatica fa parte di una catena economica che non bisognerebbe interrompere e senza la quale la nostra professione annegherebbe. In questa guerra, è quindi fondamentale poter pagare i nostri fornitori, anch'essi in grande difficoltà, perché non scompaiano. Faccio appello al vostro senso civico: per piacere, aggiornateli e se davvero non avete la possibilità di rispettare le vostre scadenze, contattateli e trovate un accordo! Conto su di voi!Non dimenticate che i prestiti bancari garantiti BPI sono stati creati appositamente." Le parole del presidente della NAVSA sono indice di un atteggiamento di grande responsabilità nei confronti dell’intero Settore, dal momento che non tengono in considerazione solo le difficoltà dei gestori, ma anche quella dei fornitori, parte importantissima della filiera. Il consiglio di un confronto costruttivo e di una ripianificazione delle scadenze ci sembra saggio e orientato verso il mantenimento dell’equilibrio tra queste due importanti parti della filiera.


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ACQUISIZIONI. CONVIENE VENDERE IN QUESTO MOMENTO? È un momento molto delicato per il mercato del Vending anche sul fronte delle acquisizioni, vuoi per una minore disponibilità finanziaria, vuoi per la svalutazione di molte società di gestione, che hanno perso negli ultimi mesi un numero incredibile di battute, il che le rende meno appetibili. D’altra parte, le società di gestione più piccole e maggiormente colpite dalla crisi, potrebbero voler cedere proprio in questo momento, meno favorevole alle operazioni di mercato. Cosa conviene fare? Dagli Stati Uniti, l’opinione di due esperti di cessioni e acquisizioni nel settore della Distribuzione Automatica: Marc Rosset, fondatore e presidente di Professional Vending Consultants, Inc. di Chicago (USA), un intermediario specializzato nelle operazioni di acquisizioni di società del Vending e dell’OCS, e Mike Kelner, intermediario commerciale VBB Advisors, specializzato nella valutazione delle aziende.

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in dal primo momento dell’esplosione della pandemia in Europa, quando negli Stati Uniti i casi di COVID-19 erano ancora limitati e gestibili, Marc Rosset aveva compreso che di lì a poco si sarebbe abbattuto un tornado che avrebbe paralizzato ogni operazione di mercato. Erano i primi di marzo. A distanza di oltre un mese, in un articolo pubblicato sulla rivista VendingMarket Watch, Marc Rosset conferma la sua previsione e intuisce che nel futuro il Vending non sarà più quello che era prima della pandemia del COVID-19. Clienti come call center, istituti finanziari, studi legali, compagnie assicurative, college e università, sia pubblici che privati, stanno cambiando e possono continuare a cambiare il modo di interagire con dipendenti, studenti e clienti. Per molti, il posto di lavoro virtuale, il lavoro da casa e le aule virtuali saranno la nuova normalità, rendendo difficile per le società di gestione di continuare a trarre grandi entrate da queste postazioni. Altre aziende, come l’industria e la logistica, continueranno ad usare robot ed intelligenza artificiale, riducendo drasticamente il numero dei dipendenti in loco. Tutto questo comporterà una perdita di valore della propria impresa, che diventerebbe preda del mercato e sarebbe svenduta, gettando alle ortiche tutti i sacrifici fatti per costruirla e farla crescere. Secondo Rosset, il mercato delle acquisizioni in questo momento deve fermarsi. Anche quelle società di gestione che avevano trattative di vendita in corso nel preCOVID dovrebbero sospenderle, anche perché con ogni probabilità il potenziale acquirente non sarà più disposto a pagare il prezzo pattuito e tirerà al ribasso. Una situazione che durerà ancora per molto tempo e che possiamo proiettare in una forbice temporale che va dai 3 ai 12 mesi.

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E allora cosa fare? La risposta di Marc Rosset è NIENTE in termini di vendita, nella speranza che l’imprenditore sia in grado di aspettare che la crisi passi e che possa riproporsi sul mercato più tardi. “Non prendere in considerazione la vendita fino a quando non avrai recuperato la maggior parte del tuo business. La vendita ora comporterebbe probabilmente un'offerta al ribasso, che svenderebbe la tua azienda… Nel frattempo, fai domanda per tutti i prestiti e le sovvenzioni attualmente disponibili. Capisco che molti di voi stanno vivendo un'ansia estrema e una frustrazione totale, ma ricorda che hai lavorato così duramente e per così tanto tempo e vale la pena prendere una decisione del genere solo quando il mondo e la nostra economia avranno riacquistato una solida base. Ricorda che c’è innanzitutto la tua salute, la salute della tua famiglia, dei tuoi dipendenti e amici. Occorre pazientare. Ci vorrà del tempo, ma credo ancora che ci sia luce alla fine del tunnel.”

E LA LUCE ALLA FINE DEL TUNNEL SI VEDRÀ NEL 2021. Secondo Mike Kelner il 2020 è il momento giusto per adottare misure, che rendano la propria azienda più forte e il suo valore più alto di quanto non fosse prima che si verificasse la pandemia di COVID-19. Nel 2021 si potrà ricavare molto di più di quanto si sperava di ottenere nel 2020. Ma questo richiederà uno sforzo da parte dell’impresa di gestione, che deve essere capace di riorganizzarsi per migliorare il proprio posizionamento sul mercato e diventare appetibile per acquirenti d’élite: fondi, multinazionali del beverage e proprietari di grandi catene di servizi e micromarket.


"La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato". Albert Einstein


LA SOLUZIONE SMART PER LA PAUSA CAFFÈ SENZA ASSEMBRAMENTI Matipay, la Fintech Company finanziata da Neva Finventures, società di Intesa Sanpaolo, lancia “TAKE 5”, la nuova funzionalità per il distanziamento sociale, che gestisce in maniera efficiente l’accesso ai distributori automatici, evitando ogni genere di assembramento. In questo contesto, il tema della gestione dei punti ristoro diventa quanto mai urgente. Attraverso TAKE 5, MatiPay va così incontro alle esigenze di lavoratori e datori di lavoro, offrendo agli utenti la possibilità di prenotare velocemente la propria pausa al distributore tramite app e alle aziende di adeguarsi alle disposizioni INAIL, garantendo al contempo sicurezza e i servizi di ristoro. Il sistema di prenotazione e gestione dei turni si basa infatti, sulla possibilità di verificare da remoto, sul proprio smartphone, il numero di persone presenti nei pressi del distributore, che potrà disabilitarsi automaticamente in caso di assembramento eccessivo e prolungato. La nuova funzionalità offrirà inoltre, la possibilità di avviare senza sforzo organizzativo, la distribuzione di mascherine, gel disinfettanti e altri dispositivi di protezione individuale, necessari negli ambienti di lavoro più affollati.

Una volta lanciata l’app di MatiPay, per prenotare il proprio turno al distributore basterà semplicemente: • Accedere, tramite la funzionalità TAKE 5 presente in Home e nella sezione Servizi, al calendario personalizzato con l’indicazione dei giorni e degli orari disponibili. • Selezionare in quale area ristoro dell’azienda di desidera svolgere il break o ritirare il dispositivo di protezione (es. la mascherina). • Selezionare il giorno e l’orario, con la possibilità di attivare una prenotazione ricorrente ad una data ora e/o le notifiche di promemoria. • Confermare con un tap la prenotazione, verificando quante persone sono presenti. • Recarsi al distributore, scegliere e ritirare il prodotto da consumare o la mascherina, avvicinando il proprio smartphone con l’app MatiPay alla vending machine. • Godersi la pausa in tranquillità. TAKE 5 consentirà anche agli operatori di gestire quotidianamente, da remoto e in collaborazione con le aziende, i distributori nei diversi luoghi di ristoro (regolazione orari, numero di persone consentito per break), notificare ai dipendenti messaggi di responsabilità sociale (buone norme di convivenza e di igiene). Inoltre, attraverso programmi di fidelizzazione, sarà possibile incoraggiare gli utenti a frequentare le aree di ristoro negli orari meno affollati.

NEL REGNO UNITO PRODUCE SCHERMI PROTETTIVI Nel Regno Unito l’epidemia da COVID-19 registra un tasso molto elevato di contagi e decessi che, come in tutti gli altri Paesi del mondo, ha reso urgente la disponibilità di dispositivi di protezione individuale (DPI). Per rispondere a questa esigenza, la Bloc Blinds, un'azienda manifatturiera specializzata in schermi e tende parasole per finestre, è passata alla produzione di schermi facciali, ma con una capacità molto bassa, essendo fatti quasi completamente a mano. Ciaran Doherty , direttore generale Foodservice UK di Huhtamaki, ha pensato che, utilizzando alcuni dei suoi macchinari per il confezionamento ad alta velocità, Huhtamaki avrebbe potuto automatizzare il processo ed incrementare la capacità produttiva. Le due società hanno deciso di collaborare ed ora il

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volume di schermi protettivi prodotti si è moltiplicato, arrivando alla capacità di 4 milioni di visiere alla settimana. La produzione è partita dal sito Huhtamaki di Belfast, che è vicino a quello di Bloc Blinds, ma è stato esteso da poco anche ad altre cinque sedi europee del gruppo, con l’obiettivo di raggiungere entro giugno il quantitativo di 8 milioni di schermi a settimana ed esportarli anche al di fuori del Regno Unito. La visiera è realizzata in PET riciclabile.



HANDLESSDOOR IL SALVAMANIGLIA ANTIBATTERICO Si chiama Handlessdoor il salvamaniglia antibatterico ideato da Labrenta, azienda di Breganze (Vicenza) specializzata in soluzioni di chiusura, che ha riconvertito, in questo particolare momento di emergenza per il Covid-19, una parte del suo impianto produttivo. Handlessdoor è un dispositivo di sicurezza e salvaguardia pensato per le persone che vivono e lavorano insieme, condividendo gli stessi spazi. Si tratta di una soluzione facilmente applicabile e rimovibile alle più comuni tipologie di maniglie, che permette di aprire le porte con una semplice pressione dell’avambraccio, evitando quindi il contatto diretto delle mani con la superficie. Proprio per questa sua utilità negli spazi comuni, la prima parte della produzione è stata donata da Labrenta ad alcuni enti del territorio. Handlessdoor, interamente concepito, ideato e realizza-

to in Italia, è prodotto in collaborazione con Mixcycling®, neonata start-up specializzata nella creazione di miscele a base di materiali organici, con un mix composto al 100% da materie plastiche riciclabili e da scarti di lavorazione naturali a cui viene data una seconda vita. L’innovazione predominante riguarda l’integrazione di ioni d'argento, che garantiscono sia un'attività antimicrobica che battericida, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, fino a fine vita del dispositivo, inibendo la crescita e la proliferazione di batteri patogeni fino al 99,99%. Il design di Handlessdoor è registrato a livello europeo, ed è disponibile in quattro colori, nero, bianco, marrone e silver. Inoltre, Labrenta è in attesa del rilascio della certificazione di IMSL, un prestigioso laboratorio inglese, secondo il test ISO 22196/2011.

DELIMITA LA RETE TRASPIRANTE CHE MANTIENE LE DISTANZE La Arrigoni SpA, azienda leader europea nella produzione di schermi tessili per il settore agricolo, adattando la sua produzione, ha realizzato DELIMITA, un nuovo progetto per garantire la sicurezza e il distanziamento sociale imposto dall’epidemia da Covid-19. DELIMITA è una rete costituita da speciali tessuti tecnici che, consentendo di mantenere la giusta distanza sociale, riducono quasi del tutto la possibilità di contagio, annullando l’effetto “dropled”, garantiscono il passaggio e il ricambio d’aria con un comfort nettamente superiore rispetto ad altre barriere come, ad esempio, il plexiglass. Facilmente installabili, lavabili e sanificabili, queste barriere hanno una lunga durata e un aspetto elegante e riducono enormemente i costi rispetto alle altre proposte sul mercato. Oltre al prezzo - circa 2 euro al metro quadro - numerosi sono i vantaggi di DELIMITA. Installata a doppio strato in barriere verticali su apposite pa-

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lificazioni, rappresenta un chiaro riferimento - visivo e fisico, privato e sicuro - dello spazio che occupiamo soli o con la nostra famiglia, alla distanza sociale necessaria nelle aree esterne fra cui parchi, spiagge, lidi, ristoranti, alberghi, aree esterne di centri sportivi, locali pubblici, supermercati e negozi, aree gioco per l’infanzia, giardini condominiali, residence, percorsi salute, nelle riunioni all’aperto e in tutte quelle zone frequentate da più persone o come schermo ombreggiante per le code all’esterno. DELIMITA si comporta come un “filtro inerziale” e costituisce un’efficace protezione per goccioline d’acqua (droplet) proiettate in aria da colpi di tosse o starnuti. La rete, infatti, consente di lasciar passare una giusta quantità d’aria (corretta permeabilità) e di schermare le goccioline liquide, potenziali vettori di carica virale, risolvendo il problema di una sicura frequentazione di spazi comuni da parte di più persone.



ECOSANIX: IL TOTEM MULTIFUNZIONE CHE RIDUCE I RISCHI DI CONTAGIO La Ecocontrol di Termoli, azienda specializzata nella produzione ed esportazione di ecoisole per la raccolta differenziata dei rifiuti, ha convertito la propria produzione per realizzare un nuovo progetto, che permettesse alle persone e alle aziende di riprendere le proprie attività, riducendo rischi di contagio. Da quest’idea è nato Ecosanix, un totem multifunzione che conteggia automaticamente ingressi ed uscite ed avvisa quando si raggiunge il numero massimo di persone consentito all’interno di un locale, in base ai parametri pre-impostati. Inoltre, Ecosanix è dotato di tecnologia ad infrarossi per il riconoscimento facciale, attraverso il quale misura la temperatura corporea e il corretto utilizzo delle mascherine. Se la temperatura supera quella massima consentita (37,5) il display comunica che l’ingresso non è consentito, oltre a segnalare l’assenza o l’errato posizionamento della mascherina sul viso. Un’altra funzione di Ecosanix è l’igienizzazione delle mani, che avviene inserendole in un apposito spazio, e la sanificazione del corpo al passaggio, attraverso la nebulizzazione di 15 micron di liquido sanificante ecologico. Ecosanix è una soluzione modulabile a seconda delle esigenze (le funzioni non sono necessariamente compresenti) e pertanto è un sistema adattabile ad ogni tipo di location, potendo essere installato all’ingresso di supermercati, mercati, fabbriche, negozi automatici, parchi, spiagge, scuole e così via.

Inoltre, Ecosanix è abbinabile al dispenser di DPI, realizzato sempre dalla Ecocontrol, un distributore informatizzato in grado di distribuire automaticamente, in forma gratuita o a pagamento, dispositivi per la protezione della persona di ogni forma e dimensione: dalle mascherine ai guanti, dalle tute agli occhiali protettivi. Grazie ad un sistema di gestione da remoto, si possono assegnare determinati articoli a specifiche persone, differenziandone le quantità e il periodo di ritiro. Il distributore è attivo H24 e per il ritiro basta inserire denaro nella gettoniera o utilizzare l’apposita tessera sanitaria, card o badge identificativo.

DA DIVISIONE VENDING IL #KITESCISICURO MADE IN ITALY Da Divisione Vending, azienda specializzata nella commercializzazione di kit accessori per l'OCS, arriva nella Distribuzione Automatica il #Kitescisicuro costituito da mascherina e guanti monouso in nitrile. L'idea della Divisione Vending è non solo di rendere facilmente reperibili mascherine e guanti monouso, spesso introvabili, ma anche di offrire un prodotto realizzato in partnership con aziende italiane, che risponde al D.lgs 24/02/97 n° 46 (Direttiva CEE 93/42) ed è conforme ai requisiti della norma EN ISO 13485:2016, che ne attesta la specificità di dispositivo medico per uso umano. Si tratta di una mascherina chirurgica monouso a 3 strati TNT in polipropilene opaco PP, altamente traspirante, ipoallergenica e con nasello in plastica, prodotta da un'azienda ligure e assemblata in kit, insieme ai guanti monouso dalla Divisione Vending, previa sanificazione con alcol nebulizzato. Il packaging del #Kitescisicuro è testato per l’erogazione attraverso distributore automatico a spirale.

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Il #Kitescisicuro è disponibile in diverse combinazioni.


EASY SAFE - COV

INFRAROSSI E MESSAGGI VOCALI PER IL CONTROLLO DEGLI ACCESSI Easy Safe della Eurosystem è il nuovo distributore automatico di protezioni sanitarie - mascherine, guanti e gel igienizzante - dotato di una tecnologia innovativa, legata alle esigenze di distanziamento sociale, imposte dall’emergenza Coronavirus. Si tratta di un sistema a infrarossi, che registra l’ingresso e l’uscita delle persone all’interno di un locale in cui sono posizionati distributori automatici, disciplinandone l’accesso fino al raggiungimento del numero massimo di persone consentito, programmato a monte dal gestore in base a parametri, come ad esempio le dimensioni del locale. Una volta raggiunto il limite imposto, un messaggio vocale inviterà l’ennesimo cliente all’ingresso ad uscire o ad attendere all’esterno il proprio turno. Un sistema semplice ed efficace che va ad integrarsi con la tecnologia già a bordo del distributore: la telemetria per il controllo delle scorte e delle funzioni tramite app; un sistema di rilevazione dei dati di vendita e trasmissione dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate tramite app dedicata; il monitor LCD touchscreen da 7” attraverso il quale dare informazioni o trasmettere pubblicità; un sistema di pagamento in grado di accettare monete, banconote e transazioni via smartphone, carte di credito contactless, ecc. Questa tecnologia - in particolare le funzioni di telemetria e di trasmissione dei corrispettivi - permettono alla

macchina di colloquiare bidirezionalmente col gestore e di rientrare nei benefici del Credito d’Imposta previsto dall’ultima finanziaria. Easy Safe apre nuove possibilità di incremento del business, sia a chi è già gestore di distributori automatici tradizionali, sia a chi volesse intraprendere in un nuovo mercato, dando la possibilità di integrare le vendite con nuove referenze, oggi largamente richieste, come mascherine di protezione e gel igienizzanti. Easy Safe è il distributore automatico del momento, collocabile in qualsiasi pubblico esercizio e in qualsiasi comunità, grazie alle dimensioni contenute: dai supermercati ai ristoranti, dai centri estetici a quelli di riabilitazione, dalle palestre alle sale ricreative.

LEO IL LETTORE OTTICO CHE MISURA IL DISTANZIAMENTO SOCIALE Con la sua presenza discreta ed alta tecnologica, LEO permette il monitoraggio e la notifica del mancato distanziamento interpersonale minimo, aumentando la sicurezza e l’efficienza del lavoro senza turbare le attività della singola persona. LEO, infatti, è molto rispettoso della Privacy senza essere invasivo, tracciare alcuna geolocalizzazione, connettersi alla rete o altro device ed identificare gli individui. Il suo compito è esclusivamente quello di verificare la corretta distanza fra le persone in un’area di 50Mq, segnalando con un segnale acustico la vicinanza eccessiva tra due o più persone. Consegnato pre-configurato per l'altezza desiderata, si installa facilmente a soffitto, adattandosi alle esigenze dell'ambiente in cui è posizionato, potendo, inoltre, esser alimentato tramite power bank per installazioni

estemporanee. LEO è basato su una Rete Neurale e sull' Intelligenza Artificiale con la quale elabora i dati del sensore video Fish-eye utilizzando algoritmi consolidati e derivanti da ambiti industriali. La scelta da parte del produttore di utilizzare la stampa 3D additiva è dettata dalla necessità di fornire in brevissimo tempo una soluzione operativa. Il suo nome è un omaggio al genio di Leonardo da Vinci, al Leone di San Marco, all’Italia e alle sue eccellenze artistiche e tecnologiche. Il suo cuore è contenuto in un solido le cui forme poliedriche omaggiano il “De Divina Proportione”, il grande studio condotto da Leonardo con Luca Pacioli. La sua particolare simmetria su base pentagonale riflette l'intelligenza matematica che si cela dentro l'oggetto e che ne rende possibile il funzionamento. LEO è prodotto da Wi4b srl, una società specializzata in progettazione di soluzioni per l’Internet delle Cose (IoT), in collaborazione con la Design Factory 21AM e con Twin Advisors&Partners Limited, riferimento per le start up tecnologiche e per la space economy.

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LA MASCHERINA IN PVC MEDICALE

Un importante lavoro è stato compiuto per creare un packaging accattivante, sia per il box singolo che per l’espositore pensato per i negozi, costituito da 80 confezioni singole. Sono disponibili i ricambi dei soli filtri, in confezione da 10 unità.

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I VANTAGGI • LA CONVENIENZA. Il costo è di molto inferiore a quello proposto per le mascherine tradizionali. • L'ALTA CAPACITÀ FILTRANTE. La capsula, sul cui fondello è posizionato uno strato di carta filtrante, trattiene sia le gocce di saliva, che le microparticelle che la mascherina chirurgica tradizionale non riesce a filtrare. • LA SICUREZZA. Coperta da brevetto, la mascherina BARBARO DEFENDER risponde a tutti i requisiti richiesti dalla normativa di riferimento*. È lavabile in lavastoviglie ed igienizzabile con qualsiasi prodotto sanificante (dai detergenti specifici al comune alcol). • LA FACILE REPERIBILITÀ. Al supermercato, in farmacia, dal tabaccaio, in edicola, nei distributori automatici. • LA VESTIBILITÀ. È una mascherina in PVC, morbida ed ergonomica, trasparente in modo da non nascondere il viso, un dettaglio importante per i non udenti.

INSPIRAZIONE DELL’ARIA DAI BORDI LATERALI ESPIRAZIONE ATTRAVERSO I FILTRI

termosaldata

CAFFÈ BARBARO HA DONATO 2500 BARBARO DEFENDER AL COMUNE DI SALERNO.

*Prodotta ai fini di cui all’articolo 16, comma 2 D.L. 17 marzo 2020, n° 18, ed in conformità alle indicazioni della Circolare del Ministero Salute 0003572-P-18/03/2020. Non è adatta per uso sanitario o sui luoghi di lavoro. Non costituisce Dispositivo Medico e/o Dispositivo di Protezione Individuale.

D

al mondo del caffè arriva sul mercato la mascherina antivirus BARBARO DEFENDER, un’idea che riduce notevolmente i costi delle mascherine protettive, garantendo una protezione contro il rischio di contagio da Virus, più alta di quella offerta dalle normali mascherine chirurgiche. L’idea è dell'azienda campana Nutis srl, proprietaria del brand Caffè Barbaro, che l’ha progettata, brevettata e realizzata, convertendo parte della produzione, a causa della pressante necessità di avere ampia disponibilità di mascherine protettive ad un costo accessibile Come noto, le mascherine chirurgiche tradizionali sono fatte di TNT - tessuto non tessuto - un materiale che sul mercato non è disponibile nei quantitativi sufficienti per una produzione su così ampia scala, come oggi necessario. L’idea è stata quella di sostituire il TNT con il PVC medicale, realizzando una mascherina molto simile a quella per aerosol e, basandosi sul proprio know how, di montare su di essa due capsule in plastica per il caffè, una all’altezza del naso e una all’altezza della bocca, in modo da ridurre la condensa. La mascherina in PVS medicale ha una durata media di 6 mesi, mentre le capsule vanno sostituite ogni 6/8 ore. Considerato il costo di una capsula in plastica, il vantaggio economico è notevole e rende questo necessario dispositivo di protezione accessibile a tutti e facilmente reperibile sul mercato. Il Kit composto da una mascherina e 10 filtri è disponibile nella Grande Distribuzione: supermercati ed ipermercati, ma anche in molti punti vendita del retail, oltre ad essere ideale per la vendita attraverso distributori automatici.


À T I OV

UNA PICCOLA PAUSA DI

N

BENESSERE

FRUTTI ROSSI

ANANAS MIX

OVO GUSTO U N

MIX FRUTTA

ARANCIA CAROTA LIMONE

MIX FRUTTA E VERDURA

Solo gli zuccheri della natura

FRUTTI ROSSI E VERDURA


LA LINEA SCUDO TO GO PER UN APPROCCIO SICURO AL DISTRIBUTORE

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orte di oltre 30 anni di attività nel settore della Distribuzione Automatica, la Elivend srl, sotto il marchio Baltom, si è specializzata sempre di più nella progettazione, realizzazione e vendita di strutture in alluminio e policarbonato per arredare e rendere più funzionali ed esteticamente accattivanti le aree ristoro automatiche. Lo stabilimento di Ceresole d’Alba, in Piemonte, a causa del lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus, ha dovuto ridurre drasticamente l’attività, in attesa della ripartenza. Uno stallo che non ha fermato la creatività e la capacità di rispondere alla domanda del mercato di un gruppo da sempre aperto all’innovazione. Da qui, l’idea di sviluppare un nuovo progetto che possa permettere una ripartenza in sicurezza di tutte le attività commerciali e professionali. Su queste premesse è nata la Linea SCUDO to Go, una gamma di paratie di sicurezza, ovvero di DPC - Dispositivi di Protezione Collettiva, da abbinare ai DPI, progettata e realizzata con l’obiettivo di: • rispondere al Protocollo di regolamentazione per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro; • adottare nei luoghi di lavoro un piano di sanificazione, controllo accessi, rispetto delle distanze di sicurezza; • contribuire alla messa in sicurezza di tutti quei luoghi soggetti a tali prescrizioni.

I pannelli di protezione della Linea Scudo to Go sono modulari e mobili, per adattarsi a qualsiasi ambiente e a qualsiasi configurazione, locazione e destinazione d’uso. Sono realizzati con profili di alluminio e pannelli in policarbonato trasparente, con la funzione di separatori negli ambienti di lavoro, nelle aree commerciali e comunque in tutti gli spazi della socialità (aziende, bar, aree di ristoro automatiche, ristoranti, mense, negozi, uffici open space, call center, palestre). Grazie alla possibilità di creare dei percorsi guidati (entrata/uscita) si evita il contatto tra i consumatori, mentre le colonnine per l’erogazione di igienizzante per le mani, poste all’ingresso e all’uscita di tali percorsi, garantiscono un uso delle macchine corretto dal punto di vista igienico. La Elivend, inoltre, ha adattato il suo distributore automatico modello Zeta per renderlo idoneo alla vendita di DPI: mascherine, guanti, igienizzanti. Dotato di display LCD e doppio vetro di sicurezza, ZETA presenta 4 cassetti da 4 spirali cadauno.

BALTOM SI POSIZIONA IN QUESTO NUOVO MERCATO CON PREZZI ACCESSIBILI E COPERTI DA CREDITO DI IMPOSTA DEL 50%, COME PREVISTO DAL RECENTE DPCM.


18/21 NOVEMBRE 2020

Ho.Re.Ca.

* I marchi Nespresso e Lavazza Blue non appartengono a Spinel srl nĂŠ ad aziende ad essa collegate.

Cialde

FAP

Nespresso* compatibili

Lavazza Blue* compatibili

DESIGN e CUORE SPINEL Sistema di chiusura del gruppo caffè brevettato | Sistema idraulico anticalcare brevettato SPINEL srl | 73052 PARABITA (Le) | Italy | tel +39 0833 593.641

www.spinel.it

Made in Italy


ORCHESTRA, MELODIA, JAZZ E TANGO PER LA DISTRIBUZIONE DI DPI

N

ECTA scende in campo per supportare le aziende nella riorganizzazione dei processi con la ripresa delle attività, dopo la lunga pausa causata dell’emergenza Covid-19. L’idea è tanto semplice quanto efficace: offrire gli affidabili e performanti sistemi Vending di NECTA per distribuire in modo controllato e potenzialmente continuo mascherine e altri dispositivi di protezione individuale. NECTA offre una gamma di 4 distributori di diverse caratteristiche e capienza - Orchestra, Melodia, Jazz e Tango - che assolvono in modo sicuro ed efficiente a tale compito e sono facilmente posizionabili all’interno degli spazi aziendali, di semplice utilizzo e manutenzione al punto di non richiedere personale dedicato. I sistemi di stoccaggio e sgancio dei distributori NECTA sono facilmente personalizzabili in base alle dimensioni e caratteristiche delle confezioni da gestire. La programmazione delle macchine consente l’erogazione e la continua disponibilità dei prodotti evitando assembramenti in momenti critici e il servizio a personale che accede ad orari non pianificabili; in alternativa la programmazione può ridurne l’utilizzo a specifiche fasce orarie identificate dall’azienda. Un lettore di carte, denominato ‘Hi!’, applicato al distributore garantisce l’identificazione del singolo lavoratore, autorizzando la consegna dei dispositivi a lui dedicati e mantenendo tracciate le consegne, evitando nello stesso tempo gli sprechi. Dal lettore ‘Hi!’ il datore di lavoro ha inoltre la possibilità di scaricare i dati di consumo tramite l’applicazione ‘Hi! Manager’, disponibile sia per Android che per iOS, controllando su base quotidiana il consumo dei DPI.

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Tutti i componenti dei distributori NECTA, inoltre, rispettano i più alti standard di qualità. Le superfici esterne sono facili da pulire con detergenti di uso comune senza subire deterioramenti. I vassoi sono robusti, lavabili e facilmente caricabili. Il vano prelievo, con apertura ‘pull’ verso l’esterno, facilita il recupero degli articoli erogati minimizzando il contatto con la macchina. A sua volta il vano può essere facilmente sanificato alla fine di ogni turno di lavoro. Le agenzie territoriali NECTA, presenti sul territorio italiano, assisteranno le aziende nell’installazione e programmazione dei distributori, rendendone semplice e immediata la messa in opera. In aggiunta, il servizio post-vendita del Gruppo Evoca, garantirà supporto tecnico in caso di necessità. I distributori, al termine dell’emergenza sanitaria, potranno essere convertiti anche in dispenser di attrezzature e materiali di consumo in modo che siano sempre disponibili, accessibili e monitorati.


LE SOLUZIONI FAS PER LA VENDITA AUTOMATIZZATA DEI DPI FAS collabora già da molti anni con aziende internazionali che operano nel settore DPI per la distribuzione automatizzata dei dispositivi individuali di protezione in ambito aziendale, proponendo soluzioni che ne permettono una corretta gestione, tracciandone le consegne ed eliminando di conseguenza gli sprechi. L’idea è semplice ed efficace: i distributori FAS del segmento Snack&Food possono facilmente essere convertiti per la distribuzione controllata e potenzialmente continua 24/7 di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale primari, ponendoli in più punti dell’area di lavoro o vicino ai punti di accesso. Una soluzione semplice e affidabile per aiutare le aziende ad adattare i propri standard di sicurezza, al fine di proteggere la salute dei propri lavoratori all’indomani dell’apertura delle attività. I diversi modelli di macchine prodotti da FAS possono essere configurati in base alle specifiche confezioni dei DPI da distribuire. La disponibilità di modelli di diverse dimensioni e capienza, inoltre, permette di individuare la migliore soluzione sulla base delle esigenze di ogni singola azienda, con la possibilità di affiancare il distri-

butore di DPI in batteria con le altre macchine per l’erogazione di bevande calde e bibite e snack o di posizionarlo in installazione singola all’interno dell’area aziendale di pertinenza. Per il gestore la vendita di DPI può rappresentare una possibile alternativa alle vendite tradizionali, una soluzione che diversifica l’offerta in base alle necessità del cliente, permettendo a quest’ultimo di adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei dipendenti nel posto di lavoro. Ferme restando la consolidata affidabilità e l’alta tecnologia dei distributori automatici della FAS.

IL DISPENSER TOUCH-LESS DI GEL DISINFETTANTE MANI Il nuovo dispenser Touch-Less di gel disinfettante mani, ideato e progettato da DF ITALIA, è un prodotto dal design accattivante e moderno, robusto e di facile e intuitivo utilizzo, che lo rendono ideale sia per collocazioni outdoor che per installazioni all'interno degli ambienti di lavoro. Il dispenser presenta una struttura in acciaio inox ed è dotato di colonnina autoportante con un vano che può contenere una tanica di gel sanificante mani di capacità fino a 5 litri. Grazie al suo sensore automatico che rileva la presenza delle mani, il gel disinfettante viene erogato nella quantità impostata dall’operatore, senza necessità di pulsanti o pedane, direttamente dal beccuccio erogatore in acciaio inox. Si evita in tal modo qualsiasi contatto e la conseguente, eventuale

trasmissione di germi o batteri. Il dispenser è disponibile in due versioni - con collegamento alla rete elettrica o in versione a batteria ricaricabile - e si adatta perfettamente a tutti gli ambienti di lavoro, dagli esercizi commerciali alle banche, dagli hotel agli uffici, risultando indispensabile presso quelle attività dove, per disposizioni normative, si può avere accesso solo previa igienizzazione delle mani. Cogliendo un'esigenza del mercato quanto mai attuale, DF ITALIA ha dedicato parte della produzione a questa nuova referenza, dove qualità e robustezza si coniugano con un'estrema praticità d'uso.

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I LOCKER PER IL RITIRO DEGLI ACQUISTI SENZA CONTATTO E SENZA FARE CODE

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e soluzioni integrate (hardware, software e service) sviluppate da Custom per l’automazione dei processi nei settori retail, hospitality, self-payment, info kiosk, parking ecc. si uniscono alla tecnologia di Amtek, produttore di vending machine e locker, per semplificare il processo di acquisto e ritiro dei beni senza contatto. Un’opzione divenuta una necessità in quest’epoca di distanziamento sociale, dove fare la spesa al supermercato è diventato un problema, tanto che si è registrata una crescita degli acquisti in modalità indiretta. Ma fare la spesa on-line non è sufficiente per garantire l’assenza di contatto e/o ridurre al minimo la manipolazione delle confezioni, anche se la consegna tramite fattorino viene effettuata seguendo le regole imposte. Maggiore sicurezza per il ritiro degli acquisiti online viene fornita dai cosiddetti locker, un derivato del distributore automatico, costituito da una serie di sportelli - disponibili anche nella versione refrigerata - dove l’acquirente può ritirare la merce ordinata on-line in piena sicurezza. Il sistema dei locker, molto utilizzato da grandi piattaforme come Amazon, ma anche da mega store come Ikea, attrae sempre di più e infonde sicurezza nel consumatore, tanto che in questi ultimi mesi il loro numero sul territorio è molto cresciu-

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to, come conferma la stessa Amtek: “Nell’ultimo periodo abbiamo registrato un grande interesse per soluzioni che facilitano la vita dei clienti finali sia in ambito GDO che farmaceutico, c’è stato un incremento medio del 700% nella richiesta di locker anche nel mondo farmaceutico". Custom e Amtek hanno sviluppato varie soluzioni, tra le quali il sistema locker personalizzato per la catena di supermercati Coop per la consegna della spesa on-line. Due le soluzioni installate destinate a punti vendita diversi per tipologia: Kiosk Coop per installazioni all’aperto e Kiosk Coop light per i piccoli punti vendita. Al momento del ritiro della spesa al punto vendita il cliente, addirittura senza scendere dalla macchina, attraverso un QRcode o PIN, ricevuto direttamente sullo smartphone al momento dell’acquisto, viene abilitato al ritiro della merce. Questa soluzione, inoltre, permette di gestire l’area locker, organizzando al meglio il flusso di ritiro, informando direttamente l’utente sul proprio turno, in modo da annullare completamente la coda. Un'altra tipologia di locker molto richiesta ed utilizzata in questi mesi è il Pharmalocker, un locker verticale che soddisfa esigenze trasversali in ambito farmaceutico: soluzione e-commerce con pagamento online, vendita prodotti, ordine e consegna nel locker con il minor contatto possibile, ritiro dei farmaci nei momenti di emergenze e/o apertura notturna della farmacia. In quest’ultimo caso, si può dialogare con l’operatore attraverso un monitor e ritirare i prodotti h24 attraverso una serie di paratie mobili o un vero e proprio sistema passafarmaco, dotato di vetro di protezione.


LA GAMMA BIANCHI PER L’EROGAZIONE DI PRODOTTI DPI Bianchi Industry propone le sue Vending Solutions a spirali per rispondere all’esigenza degli utenti di reperire facilmente i dispositivi di protezione individuale. Riprogettate senza l’unità di refrigeramento, le versioni per prodotti non alimentari delle linee Aria e Vista, offrono le consuete eccellenti prestazioni in termini di capacità e flessibilità di installazione, garantendo facile accesso a prodotti quali mascherine, guanti, gel igienizzante e altri DPI. Una soluzione pratica e innovativa, ideata per servire aree ad alta frequentazione come fabbriche, aeroporti, stazioni e molte altre location.

VISTA L

ARIA • Design raffinato con cornice della porta in alluminio anodizzato naturale. • Ampio vano erogazione per prodotti di grandi dimensioni, con finestra trasparente e illuminazione per evidenziare il prodotto erogato. • Grande versatilità di configurazione per la realizzazione di molteplici combinazioni, al fine di soddisfare le diverse esigenze di vendita con un’ampia gamma di prodotti. La linea Aria per DPI è disponibile nelle versioni Master e Slave.

• Design accattivante, porta con telaio in alluminio estruso. • Tastiera alfanumerica in acciao inox con 12 tasti. • Display alfanumerico a 32 caratteri. • Versione Touch 7” o 46”, tastiera con tecnologia Touchscreen Multimedia (video). • Sistema di introduzione moneta anti vandalico IAV. • Vano erogazione “pull” illuminato in fase di prelievo del prodotto.

CON LA LINEA SAFETY SICUREZZA E DESIGN DELL'AREA BREAK La DA Design Group ha realizzato la nuova Linea SAFETY per rispondere alle norme di adeguamento, conseguenti alla diffusione del virus COVID-19, che prevedono soprattutto il distanziamento tra le persone e il divieto di assembramenti. Queste richieste hanno creato non poche difficoltà ai gestori, impossibilitati per la natura stessa dell’attività, a regolamentare e controllare il modo in cui gli utenti si approcciano ai distributori automatici. Il monitoraggio dell’accesso alle aree ristoro necessitava, quindi, di soluzioni che potessero disciplinare in modo

corretto l’uso delle macchine non presidiate. Da qui il progetto SAFETY della DA Design che, oltre ad offrire una gamma di prodotti per la protezione, ha voluto contestualizzarli agli ambienti, creando una linea di design funzionale ma poco invasiva. L'estetica della gamma è stata disegnata affinché i vari accessori non abbiano un impatto "negativo" all'interno del contesto ove andranno allocati, consentendo quindi di mantenere un arredo di decoro per gli allestimenti delle aree break, delle postazioni di lavoro ed in più generale degli ambienti professionali. Ma non solo, una serie di accessori è stata prevista anche per essere posizionata in outdoor, sempre col minimo impatto per l'ambiente esterno. Rendendosi conto, che nei mesi a venire, dovremo convivere con tale situazione, DA Design vuole dare il suo contributo affinché possa esserci sempre più protezione, ma nel suo stile: senza invadere eccessivamente gli spazi, che oggi più che mai vorremmo vivere con la normalità di una volta. Oltre a quanto previsto nel catalogo, l'azienda è in grado di realizzare progetti su misura, un plus per i clienti, che possono ricevere una soluzione adeguata alle proprie esigenze.

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IL TOTEM NO TOUCH PER L’IGIENIZZAZIONE DELLE MANI Einstein diceva che la crisi è la miglior cosa che possa accadere ad un Paese e di certo non si riferiva ad una pandemia. È proprio in quei momenti che le persone tirano fuori il meglio di sé. In Italia abbiamo salvato vite umane, grazie all'ingegno di un dottore che con una maschera da snorkeling e una stampante 3D ha creato nuovi posti in terapia intensiva; diversi brand di fama, nel giro di pochi giorni hanno convertito le loro linee per produrre mascherine chirurgiche; altre meno rinomate ma non meno efficienti hanno progettato e costruito in tempi record macchinari per produrre ulteriori mascherine FFP2. Tra queste, anche ReCover si è voluto impegnare nella lotta contro il Coronavirus, mettendo a disposizione il suo know how e i suoi macchinari: in poco più di una settimana, grazie anche al supporto produttivo di eccellenze del territorio, ha progettato, realizzato e lanciato sul mercato una piantana no touch, in grado di erogare gel igienizzante con l'ausilio di un pedale.

Grazie a delle semplici leve nascoste in adeguati spazi, il gel viene erogato senza toccare con le mani nessuna superficie potenzialmente contaminata. Realizzata in due versioni, verniciata e in acciaio inox, funziona con tutti i formati di flacone in commercio, non ha bisogno di manutenzione, né di batterie. RECOVER, da buona azienda Italiana, lo ha fatto con lo stile che contraddistingue il nostro Paese, per proporre un dispenser di massima utilità che si distingue per il design, semplice ed accattivante.

I DISPOSITIVI AD OZONO PER SANIFICARE L’AREA VENDING

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l procedimento di sanificazione degli ambienti attraverso l’utilizzo di ozono non è una novità: sin dalla sua scoperta, infatti, l’ozono è stato utilizzato come agente battericida, fungicida e inattivante dei virus, oltre che come agente disinfettante nella produzione di acqua potabile. La scelta dell’ozono è basata sulla sua maggiore efficacia contro un ampio spettro di microrganismi, rispetto ad altri disinfettanti, riuscendo a distruggere tutta una serie di batteri e ad inattivare il processo di moltiplicazione dei virus. Largamente usato per la sanificazione in campo alimentare, in forma sia gassosa che liquida, l’ozono sta trovando la sua applicazione nel Settore della Distribuzione Automatica, soprattutto in questo particolare momento storico che impone ai gestori rigide prassi igieniche a tutela della salute dei consumatori. Il produttore di vending machine NOVA DISTRIBUTORI AUTOMATICI ha sviluppato un nuovo e specifico progetto che comprende due tipologie di apparecchi a ozono: • CLEANAIR, disponibile in tre versioni, in grado di sanificare gli ambienti dove sono collocati i distributori automatici. • CLEANAREA, un dispositivo da applicare all'interno del

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distributore automatico per sanificare la zona prelievo dei prodotti. In tal modo è garantita l’igiene sia dell’ambiente in cui la macchina è collocata, che della consumazione prelevata dall’utente. Gli apparecchi CLEANAIR, nei modelli 10 20 - 40 a seconda delle dimensioni dell’area in cui vanno collocati, e CLEANAREA nascono dall’esperienza della NOVA DISTRIBUTORI nel Settore e nel campo della sanificazione, che ha approfondito negli ultimi anni in seguito alla produzione di distributori di acqua alla spina, nei quali la corretta sanificazione delle borracce riutilizzabili svolge un ruolo fondamentale.



L'IMPATTO DELLA PANDEMIA SULLA FILIERA DEL CAFFÈ La pandemia da Covid-19 sta avendo un impatto significativo sulle economie di tutto il mondo e rappresenta una sfida aggiuntiva per il settore del caffè, che stava attraversando già prima un periodo prolungato di produzione stagnante e bassi prezzi. Anche se i governi stanno implementando politiche per mitigare il danno, è ormai certa una recessione economica globale con un rapido calo iniziale della crescita ed un aumento della disoccupazione. Lo scenario previsto dal Fondo Monetario Internazionale, indica un forte calo del prodotto interno lordo nel 2020 ed una successiva fase di ripresa, la cui entità però dipenderà dalle azioni intraprese dai vari governi e dal ritorno della fiducia nei consumatori. Secondo un recente report pubblicato dall’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO), esiste una forte correlazione tra l’andamento del prodotto interno lordo nei principali paesi e l’andamento della domanda di caffè. La pandemia avrà, dunque, un impatto globale sul settore del caffè, con effetti a breve e medio/lungo termine, che coinvolgerà l’intera filiera, nelle fasi di produzione, commercio internazionale e consumo di caffè.

Vediamo cosa rischiano e come si stanno muovendo gli operatori e quali sono le possibili evoluzioni future del settore.

IMPATTO SU PRODUZIONE E COMMERCIO INTERNAZIONALE

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ià prima di questa crisi, la mancanza di investimenti in modernizzazione e l’impatto dei cambiamenti climatici rappresentavano un grave rischio per la sostenibilità del settore. La diminuzione dei prezzi, avvenuta negli ultimi anni, ha reso inoltre sempre più difficile il sostentamento degli agricoltori medio/piccoli che avevano ed hanno difficoltà a coprire i costi operativi. Ad esempio, il Brasile, principale paese produttore di caffè, ha circa 264.000 piantagioni, di cui il 72% ha una superficie inferiore a 20 ettari, il 16% è compreso tra 20 e 50 ettari e il 12% ha oltre 50 ettari. Il livello di meccanizzazione è basso e circa il 70% del caffè viene raccolto a mano da 2 milioni di persone impiegate stagionalmente. Il principale rischio è dato dunque dalla possibile carenza di manodopera dovuta alla diffusione del virus e alle misure di blocco degli spostamenti. Il conseguente ritardo o rinvio degli ordini da parte dei paesi consumatori potrebbe causare la definitiva chiusura di molte aziende agricole con conseguente distruzione di intere economie locali che si basano sul caffè. Gli ultimi dati provenienti dai bollettini di alcuni paesi produttori indicano già nel mese di marzo 2020 una forte riduzione delle richieste, in particolare dall’Asia e dall’Europa. A questi dati fanno da contraltare alcune notizie di un’accelerazione degli ordini e di un repentino aumento ed oscillazione dei prezzi, dovuto all’immediata reazione di alcuni principali importatori di caffè nel tentativo di stoccare riserve per il timore di un blocco della raccolta e delle esportazioni. Ad oggi, i dati provenienti dai principali paesi produttori segnalano ad esempio un aumento delle richieste globali da Indonesia e Vietnam, ed una riduzione da Brasile, Colombia ed India. Altri importatori hanno segnalato invece un improvviso incremento delle richieste dal sud Ame-

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rica da parte di grandi torrefattori statunitensi ed europei. Per un’analisi più approfondita degli effetti e delle dinamiche sui prezzi, bisogna comunque attendere i prossimi mesi, in quanto la variazione delle esportazioni dei paesi produttori dipenderà anche da variazioni delle richieste nei singoli paesi. Dal punto di vista logistico, la pandemia globale ha spinto i governi di tutto il mondo ad imporre severe restrizioni ai movimenti di persone nel tentativo di arginare la diffusione del virus. Anche se le merci continuano a viaggiare, i rischi possono riguardare ritardi e riduzione nelle spedizioni ed un minore spazio disponibile nei container. Le aziende, infatti, possono avere difficoltà a trovare abbastanza camionisti ed equipaggi di spedizione proprio a seguito delle restrizioni sulla circolazione delle persone. L’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO) segnala inoltre il rischio di svalutazioni monetarie di valute legate ai paesi produttori e crollo degli investimenti, con conseguente minore attenzione alla manutenzione delle colture e ai protocolli post-raccolta.


ALCUNI EFFETTI DELLA CRISI A BREVE-MEDIO-LUNGO TERMINE NELLA FILIERA DEL CAFFÈ BREVE

MEDIO-LUNGO

COLTIVATORI

CARENZA DI MANODOPERA RINVIO RICHIESTE D'ORDINE

SVALUTAZIONI MONETARIE-RIDUZIONE INVESTIMENTI CHIUSURA PICCOLI OPERATORI-CROLLO DELLE ECONOMIE LOCALI

ESPORTATORI

CARENZA DI PERSONALE/EQUIPAGGIO MINORI SPEDIZIONI E MINORE SPAZIO CONTAINER

OBBLIGO INVESTIMENTI PER SICUREZZA PERSONALE OBBLIGO SANIFICAZIONI

TORREFATTORI

FERMO TEMPORANEO PRODUZIONI-RITARDI/BLOCCO CONSEGNE ACCUMULO SCORTE

RISCHIO CHIUSURA OPERATORI MEDIO/PICCOLI DEL FUORI CASA RINVIO INVESTIMENTI

BAR E RISTORAZIONE

CHIUSURE E LIMITAZIONI DELLE ATTIVITÀ (ASPORTO/DELIVERY) CARENZA DI LIQUIDITÀ

OBBLIGO INTERVENTI DI ADEGUAMENTO RISCHIO PROLUNGATO DI RIDUZIONE SPAZI E CLIENTELA

CROLLO CONSUMI FUORI CASA INCREMENTO CONSUMI IN CASA E ORDINI ON-LINE

POSSIBILE RIDUZIONE REDDITO DISPONIBILE RIDUZIONE CONSUMI IN PARTICOLARE NEL FUORI CASA

CONSUMATORI

IMPATTO SUL CONSUMO DI CAFFÈ In un numero crescente di paesi la pandemia ha imposto misure restrittive di contenimento che hanno riguardato la chiusura di industrie, attività commerciali, limitazioni alla libertà di movimento delle persone, regole di distanziamento sociale e incentivo al remote-working. Il principale effetto nel breve termine è stato il crollo dei consumi fuori casa ed un aumento iniziale di acquisti attraverso supermercati ed on-line, al fine di accumulare stock di prodotti. Le chiusure o le limitazioni all’attività di bar, ristoranti ed altri operatori del commercio hanno fatto crollare i consumi di caffè fuori casa. La stessa tendenza è stata registrata nei consumi in ufficio o attraverso vending machine. Il caffè al bar o in ufficio è stato parzialmente sostituito dal caffè in casa. Per molti lavoratori in remote-working, la pausa caffè è divenuta “casalinga” ed i momenti di consumo si sono concentrati tra le mura domestiche. Chi ha potuto, ha anche cercato di riprodurre la qualità del caffè fuori casa attraverso ordini on-line di miscele selezionate e l’utilizzo di macchine espresso. Dopo una prima fase di rallentamento dei consumi di piccoli elettrodomestici, dovuto anche al timore del ritardo nelle consegne per la priorità data ai beni di prima necessità, si è registrato un aumento generalizzato di richieste di dispositivi per la cura della persona e della salute, e di attrezzature per la cucina, tra le quali le macchine da caffè (con le relative capsule), molto cresciute nell’e-commerce.

in una contrazione dei consumi, con conseguente minore domanda di caffè. Inoltre, i consumatori sensibili al prezzo potrebbero sostituire il caffè di valore superiore con miscele, marchi o soluzioni più economiche. È probabile comunque che l'elasticità della domanda di caffè sia bassa, soprattutto nei principali mercati con alti tassi di consumo pro capite, mentre l’effetto della riduzione dei consumi impatterà maggiormente sul fuori casa. Un’ulteriore preoccupazione deriva dalle chiusure prolungate delle attività che potrebbero non reggere economicamente a questa situazione e ad una successiva riapertura parziale con riduzione di spazi e clienti. Alcune associazioni di categoria segnalano forti perdite da parte dei propri associati dovute alla chiusura prolungata e prevedono difficoltà anche dopo la riapertura per il timore della riduzione della clientela e per le stringenti regole di distanziamento sociale, spesso non compatibili con le dimensioni dei locali.

In alcuni paesi, gli esercizi commerciali hanno avuto la possibilità di restare aperti, vendendo solo cibo da asporto. Le caffetterie hanno optato per la vendita di caffè da asporto mentre, chi era già attrezzato, come le grandi catene, ha potenziato la consegna a domicilio di caffè o colazioni. In ogni caso, i primi dati registrano forti perdite per tutti, anche per chi in qualche modo ha continuato l’attività. Nel medio/lungo periodo, il pericolo maggiore è un impatto sulla domanda generale di caffè a causa di una recessione globale innescata dagli effetti diretti e indiretti della pandemia. I redditi delle famiglie ridotti potrebbero tradursi

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POSSIBILE EVOLUZIONE NELLA FILIERA DEL CAFFÈ SITUAZIONE PRE COVID-19 COMMERCIO E TRATTATIVE

EVOLUZIONE POST COVID-19

PREVALENZA INCONTRO FISICO

CONTRATTAZIONE E GESTIONE DA REMOTO

AMBIENTI MEDIO/PICCOLI CONSUMO IN LOCO

SANIFICAZIONE, SICUREZZA E DISTANZIAMENTO OPERATORI E CLIENTI ASPORTO E CONSEGNA A DOMICILIO

SELF-SERVICE E VENDING

MANUALE TOUCH SCREEN

SANIFICAZIONE ORDINI SENZA TOUCH

FORMAZIONE E COMPETIZIONI

FORMAZIONE IN AULA FIERE/EVENTI

IN AULA/FIERA CON NUOVI PROTOCOLLI DI SICUREZZA WEBINAR

BAR E RISTORAZIONE

POSSIBILI EVOLUZIONI NEL SETTORE Improvvisa e devastante, la crisi sta evidenziando anche alcuni importanti cambiamenti che potrebbero portare ad innovazioni e trasformazioni nel settore del caffè. Si registra già ora, infatti, un forte incremento delle piattaforme on-line per trading e webinar. Poiché viaggi, fiere ed incontri tra fornitori e clienti non sono possibili, importatori e torrefattori stanno sostituendo l’incontro fisico con i contatti online. Il sistema di fare affari in remoto sta riscuotendo apprezzamenti in quanto è considerato più efficiente in termini di tempo ed efficace. Ciò potrebbe comportare un incremento nello sviluppo di tecnologie “blockchain” ed altri strumenti di gestione remota delle catene di approvvigionamento. Webinar come quelli offerti dalla “Specialty Coffee Association” (SCA) sono diventati comuni, così come eventi commerciali virtuali ed aste online di “Alliance for Coffee Excellence”. Entrambe le organizzazioni hanno inoltre già modificato i loro protocolli per evitare la contaminazione tra partecipanti e selezionatori nelle competizioni. Ulteriori cambiamenti potrebbero riguardare il settore della ristorazione. Le aziende dovranno diventare sem-

Ci piace definirci una “business intelligence boutique”, una piccola azienda indipendente che utilizza le nuove tecnologie per fornire servizi professionali alle aziende che operano lungo tutta la filiera del caffè. CoffeeBI (letteralmente Coffee Business Intelligence) è composto da un team internazionale e multidisciplinare di professionisti, esperti di mercato, analisti, ingegneri, giornalisti, tutti accomunati da un’unica passione: l’amore per il caffè. Siamo italiani ma da subito abbiamo puntato ad un’audience globale per cogliere, sin dai primi passi, le sfide della globalizzazione: per questo abbiamo scelto di esprimerci nella lingua franca dei commerci, l’inglese, e raggiungere ogni angolo del globo raggiunto dal caffè. Ciò che le grandi aziende di ricerca fanno per tutti i settori, noi lo facciamo solo per il caffè. Questo ci ha consentito di divenire in breve tempo leader nelle analisi dei mercati delle macchine da caffè professionali (da bar, ufficio, vending) e coprire nicchie che necessitano di un’approfondita conoscenza del settore e del mercato. In questi anni abbiamo lavorato con tutti i più grandi brand del caffè e di macchine da caffè in Europa e siamo diventati partner delle grandi società di consulenza, alle quali forniamo dati precisi e calibrati sulle esigenze specifiche dei loro clienti.

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pre più digitali. Gli ordini on-line e le consegne a domicilio dovranno diventare la norma. Per alcune realtà più piccole, questo potrebbe significare operare solo come centri di impacchettamento e delivery. Bisognerà ripensare agli ambienti e agli strumenti di lavoro in modo da coniugare esperienza e sicurezza. Sistemi di prenotazione ed ordini on-line permetteranno di velocizzare i tempi di attesa. Per quanto riguarda i distributori automatici, bisognerà dotarsi di tecnologie ed applicazioni, che permettano, ad esempio, di pagare ed erogare la bevanda desiderata, evitando di toccare lo schermo. Alcuni torrefattori o produttori di macchine potrebbero supportare economicamente o con altre iniziative gli operatori della ristorazione. Ad oggi, la durata e la dimensione della crisi non sono ancora prevedibili. Per contrastarla e adeguarsi ai cambiamenti in corso saranno, dunque, necessarie importanti trasformazioni ed innovazioni. Queste saranno le uniche armi che permetteranno agli operatori di superare il periodo di difficoltà, mitigare le perdite e ripartire.

Non forniamo dati e informazioni “al chilo”, come ci piace ribadire (cioè report da mille pagine che fingono di dare tante informazioni per giustificare un prezzo più alto), ma amiamo fornire il dato di valore, cioè pesato, calibrato, ponderato e ragionato (per noi è il singolo dato che, di per sé, ha valore). La mission di CoffeeBI è di far crescere le aziende dell’industria (torrefattori, produttori di machine, macinini, e componentistica, dealer, catene di coffee shop, ecc.) fornendo un punto di vista innovativo, attraverso una rassegna stampa mirata, le idee di opinion leader internazionali e mediante report e analisi ad-hoc. La forza di CoffeeBI è l’alta specializzazione ed il focus verticale sul mondo del caffè. Ogni giorno parliamo di caffè e ci confrontiamo con i problemi propri del settore, facendo nostre le grandi e piccole difficoltà degli operatori e accettando quotidianamente la sfida di risolverli insieme.

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I

IL BOOM DELLE VENDITE DI CANNABIS LIGHT VIA E-COMMERCE E DISTRIBUTORI AUTOMATICI

n un momento in cui tutte le attività NON indispensabili hanno subito ingenti perdite di quote di fatturato, il mercato della cannabis light ha registrato una curva delle vendite in assoluta controtendenza. Il lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus ha determinato il crollo vertiginoso dei fatturati di tutte quelle attività del commercio non ritenute indispensabili, a cui è stata imposta la chiusura. Contrariamente a quanto deciso negli USA, in Europa tra le attività del commercio non indispensabili è rientrata anche la vendita di cannabis light con la conseguente chiusura dei punti vendita tradizionali. Come altri comparti, anche quello della marijuana legale è ricorso a canali di vendita alternativi per compensare le perdite: l’e-commerce, le vendite on-line con consegna a domicilio e la distribuzione automatica. Nei mesi dell’emergenza, l’e-commerce in generale ha registrato un’impennata delle vendite, focalizzate soprattutto sui beni di prima necessità, che hanno scalato la classifica “rubando il posto” ai top seller tradizionali, ovvero la telefonia e l’elettronica. Per quanto riguarda la cannabis light, l’aumento esponenziale delle vendite non è stato determinato essenzialmente dagli acquisti sulle grandi piattaforme, quanto piuttosto dalla possibilità di ordinare online sugli e-shop di quelle aziende in grado di garantire la consegna a domicilio attraverso i rider nel giro di un’ora. In alternativa, il distributore automatico di cannabis rappresenta un canale discreto di cui potersi servire quando si preferisce evitare che

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il vicino di casa o il parente prossimo vengano a sapere che se ne fa uso. Un timore ingiustificato, visto che si tratta di canapa legale, ma conseguenza del pregiudizio che ancora circonda questo tipo di consumo. Cosa ha determinato il boom di vendite di cannabis light? Molto probabilmente la noia, ma anche l’aumento dei disturbi del sonno e degli stati d’ansia, dovuto all’obbligo di restare chiusi in casa: sebbene priva di effetto psicoattivo, la cannabis light ha comunque proprietà rilassanti ed agisce positivamente sull’umore. Secondo i dati registrati nel solo mese di marzo, le vendite on-line di canapa legale hanno superato i risultati ottenuti nel corso di tutto il 2019; secondo altre indagini gli acquisti sono cresciuti in media del 30%, mentre ci sono aziende che dichiarano di aver raddoppiato o triplicato le vendite negli ultimi due mesi. Caso particolare quello della società JustMary, uno dei principali player del settore, la quale rivela che la quarantena ha fatto aumentare le sue vendite di cannabis legale di oltre il 600%. Lo ha annunciato l’amministratore delegato, Matteo Moretti, anticipando che l’aumento del giro d’affari li ha portati ad assumere 19 nuovi collaboratori - non male in tempo di licenziamenti e cassa integrazione - ad aumentare lo stipendio ai rider e a decidere di quotarsi entro la fine dell’anno alla borsa di Vienna. Inoltre, dato il fortunato momento, Justmary ha deciso insieme ad altre aziende di supportare CESVI, un’organizzazione umanitaria


laica e indipendente fondata a Bergamo nel 1985, partecipando alla raccolta fondi fintech4life. Il ricavato viene devoluto per l’80% all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e per il 20% per il programma di assistenza domiciliare agli anziani soli, che vivono nelle zone più colpite dalla pandemia di Coronavirus. Tornando alle vendite di canapa legale, un’altra testimonianza arriva da una delle maggiori aziende di questo particolare comparto - la CBD Express - che dispone di un servizio di delivery diretto ai suoi clienti, attivo nelle città di Torino, Milano e Monza. In questa zona, in tempi di Coronavirus, gli ordini si sono triplicati, passando da 43 a oltre 150 al giorno. Altrettanto cresciuti gli ordini della rete di tabaccai clienti, attualmente 24, dove sono installati i suoi distributori automatici di cannabis light “solo negli ultimi dieci giorni dalla rete dei tabaccai ci sono arrivati ordini per 20.000 euro”, spiegava a metà marzo Mattia Fiorentini, fondatore dell'azienda. Ancora una testimonianza viene dalla CannabiSun di Bagno a Ripoli. “Ho notato nell’ultimo periodo un aumento abbastanza importante - spiega Simone Banci -. La tipologia di clientela va da ragazzi e ragazze giovani, appena maggiorenni, ma anche trentenni o cinquantenni e oltre. Per quanto riguarda la tipologia di prodotti richiesti che vanno per la maggiore, le infiorescenze”. E ancora conferma Davide Tahirovic del Jamaica Canapa Store di Bologna che ha un e-commerce molto attivo: "Abbiamo avuto molte richieste e non ci siamo mai fermati. Principalmente riforniamo con i nostri prodotti i negozi della città, ma in queste settimane abbiamo ricevuto richieste anche da fuori, soprattutto da Milano e Roma. Dall'8 marzo la vendita a domicilio è raddoppiata

e a Bologna abbiamo anche due distributori automatici che sono stati riforniti in continuazione. Sembra strano, ma possiamo dire che noi la crisi non l'abbiamo vissuta".

FINALMENTE LE MACCHINE TOSTATRICI DI CAFFÈ PER LA CASA E PER L’UFFICIO T500Grams

Tostino Modello per CoffeeLovers T500Grams (da 300/500grammi -combustione elettrica) completo di : Raccoglitore di pellicole interno con estrazione a cassetto - carico caffè crudo - provino per controllo tostatura - capacità tostatura da 300 gr. a 500 gr. massimo - funzionamento a 220 volt - n. 1 resistenza in ceramica a raggi infrarossi da 1000 W comandata da termoregolatore e sonda rilievo temperatura - n. 1 elettro ventilatore, con funzione di raffreddamento del caffè nel cassetto in basso al tamburo di tostaturatemporizzatore digitale con impostazione tempo di tostatura e allarme sonoro chiusura ciclo di tostatura. Ciclo di tostatura: 12/15 minuti - Produzione: max 2 kg/h - Peso: 12kg Misure: Largh. 263mm x Prof. 480mm x alt. 382mm

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“Il miglior modo per uscirne è sempre passarci attraverso.” "The best way out is always through." "El mejor camino para salir es siempre a través." Robert Lee Frost


LA TESTIMONIANZA DI UNA GESTIONE DEL SUD ITALIA INTERVISTA CON CESARE SPINELLI QUANDO IL MONDO DICE “RINUNCIA" LA SPERANZA SUSSURRA “PROVA ANCORA UNA VOLTA”. rifornimento presso le aziende clienti, particolare attenzione è stata riposta anche alla sanificazione dei furgoni. Nel momento in cui anche in Puglia si sono cominciati a registrare i primi casi di Covid-19, abbiamo progressivamente aumentato il livello di allerta. Sono state adottate stringenti misure di sicurezza per il contrasto e contenimento della diffusione del virus all’interno del nostro stabilimento e negli ambienti di lavoro, è stato redatto uno specifico protocollo aziendale in linea con le indicazioni del Governo e delle autorità sanitarie competenti.

Come avete reagito allo scoppio dell’emergenza? Lo stato di emergenza legato alla diffusione del virus Covid-19 nelle regioni del Sud Italia è arrivato con circa dieci giorni di ritardo rispetto al Nord, il che ci ha avvantaggiati, perché abbiamo avuto la possibilità di saperne di più su come agire, di confrontarci anche con i colleghi che stavano già gestendo la criticità ed organizzarci con migliore consapevolezza. Ci siamo subito attivati per dotare i nostri addetti al rifornimento e i tecnici esterni di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari per salvaguardare la propria salute e quella delle persone con le quali entravano in contatto. Li abbiamo riforniti di mascherine, gel igienizzante per mani e rinforzato la dotazione dei guanti che i nostri operatori usano normalmente, così come quella dei sanificanti per le superfici esterne dei distributori automatici e dei rotoli di carta per la pulizia. Abbiamo implementato le procedure di sanificazione delle pulsantiere e tastiere di selezione prodotti, dei sistemi di pagamento, delle aree recupero resto e dei vani di erogazione prodotti, delle superfici esterne dei distributori. Tali attività sono state rese obbligatorie ad ogni passaggio di

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Cosa avete fatto nello specifico? Nelle aree sensibili sono stati collocati dispenser di disinfettante per mani, sono state distribuite mascherine protettive, il cui uso è obbligatorio in azienda; abbiamo messo a disposizione del personale gel sanificanti, guanti e carta usa e getta. L’informazione ai dipendenti sulle buone regole di comportamento igienico per proteggersi dai rischi di contagio e su come comportarsi in caso di situazione di emergenza è continuativa. Il medico del lavoro competente è a disposizione della direzione aziendale e dei dipendenti per dubbi o necessità. I servizi igienici, i magazzini, gli uffici e le aree comuni sono puliti e sanificati periodicamente. Abbiamo contingentato ed in alcuni casi posto dei blocchi all’accesso di persone terze all’interno degli uffici e dei reparti operativi, questo per limitare il più possibile i contatti con chi viene da fuori.



Quale è stato il vostro maggiore timore? Il primo obbiettivo è stato quelle di tutelare il preminente diritto alla tutela della salute dei lavoratori e dei nostri clienti, nel contempo abbiamo posto in essere misure per salvaguardare la continuità operativa dell’azienda. Sono state quindi riorganizzate le modalità di lavoro dei dipendenti in modo da diminuire al massimo i contatti e creare gruppi autonomi, distinti e riconoscibili. L’obiettivo è quello di, nella malaugurata possibilità di presenza in azienda di un collaboratore risultato positivo al tampone Covid-19, dare la possibilità alle autorità sanitarie di identificare con precisione chi sottoporre alle necessarie e opportune misure di quarantena ed avere nel contempo la certezza di aver spezzato le catene interne del contagio evitando la quarantena generalizzata e garantendo quindi la continuità lavorativa. Per le società di gestione come la nostra è assolutamente da evitare il blocco delle attività, non avendo filiali o succursali in altre zone ma un unico punto di approvvigionamento, tale evenienza significherebbe l’impossibilità di erogare il servizio presso i clienti per diversi giorni con danni irreparabili per l’immagine costruita con il lavoro ed i sacrifici di una vita. Per fortuna sino ad oggi tutto è andato bene, ma non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia. Perché avete chiuso i vostri Spinelli Caffè h24 prima ancora dell’ordinanza ufficiale? Per gestire bene una azienda bastano solo due di questi tre elementi: Testa, Portafoglio, Cuore. Chi gestisce con la testa e con il portafoglio fa i soldi. Chi gestisce con la testa e con il cuore lascia il segno nella società. Il più importante insegnamento che Vincenzo Spinelli, compianto fondatore di Spinel Caffè srl, ci ha lasciato in eredità è di lavorare sempre con responsabilità e passione. Da sempre, al centro delle nostre scelte e comportamenti abbiamo messo la salute e benessere dei consumatori. Abbiamo deciso di abbassare le serrande ed interrompere il servizio il 9 marzo perché essendo i self store h24 luoghi sempre aperti non potevamo assicurare la certezza che al loro interno fosse rispettato il divieto di assem-

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bramento e la distanza minima di sicurezza interpersonale di almeno un metro, così come prescritto al DPCM dell’8 marzo 2020. Il nostro è stato un atto di amore e responsabilità, unito ad un pressante invito ai clienti a stare a casa. Stiamo uscendo dall’emergenza. Tirando le somme, può già calcolare in che percentuale la pandemia ha inciso sul vostro fatturato del periodo? E come vi siete organizzati per la ripartenza in sicurezza? Siamo tutti consapevoli della gravità del momento e dell'effetto negativo che la diffusione del Covid-19, unita alle stringenti misure emanate dal Governo volte al suo contrasto e contenimento, hanno avuto sull'economia in generale ed in particolare sulle aziende della nostra intera filiera produttiva. I dati di vendita di marzo e aprile, le previsioni per i mesi a venire, certificano l'impatto devastante che l'emergenza sanitaria ha avuto sui modelli di business di Spinel Caffè.


Nonostante tutto siamo fiduciosi, un imprenditore non si può permettere il lusso di mollare, nel suo DNA scorre ottimismo e voglia di fare. Siamo già pronti per ripartire, abbiamo fatto investimenti specifici per garantire la sicurezza nelle aree ristoro ed all’interno dei nostri self store h24, confidiamo anche nella collaborazione e buon senso dei clienti.Sono certo che ritorneremo a “volare” meglio e più di prima. CONFIDA si è subito attivata per portare a conoscenza delle istituzioni la drammatica situazione in cui versa il Vending e avanzare richieste. Secondo lei, quali misure potrebbero aiutare il Settore a ripartire? Confida ha fatto bene ad avanzare con forza alle Istituzioni il grido di allarme sulla sostenibilità dell’intera filiera del Vending. La richiesta al Governo di sospensione dell’obbligo del versamento dei canoni concessori e demaniali è un pressante invito all’insegna dell’equità e buon senso. In questa fase di criticità l’Associazione è stata sempre a fianco dei gestori. Ad oggi, fra le misure messe in campo dal Governo, di concreto per le aziende si è visto ben poco, tutte contengono diversi paletti, vincoli e cavilli burocratici che ne allungano la fruibilità e di fatto impediscono l'immissione

nell'economia del nostro Paese delle energie di cui ha bisogno subito. Occorre picchiare duro per sburocratizzare il nostro Paese. Si tratta di interventi strutturali a costo zero che però da soli si traducono in diversi punti di PIL. Guardando al futuro, secondo lei in quanto tempo il Vending tornerà ai suoi livelli di business e quanto sarà cambiato? È ancora troppo presto per fare delle previsioni, ci troviamo di fronte a criticità senza precedenti che ci metteranno a dura prova. La pandemia ha fatto venire meno tante certezze, dovremo ripensare ai nostri prodotti e servizi, rimodulare le conseguenti strategie commerciali e modelli di business. La flessibilità, la propensione al cambiamento, l’innovazione saranno necessarie per sopravvivere sul mercato. Quando il mondo dice “rinuncia”, la Speranza sussurra “prova ancora una volta”. La “Speranza" non è un qualcosa che ci viene regalato dal cielo ma è comportamento attivo, sacrificio, orgoglio, rivincita, riscatto. Se il prossimo futuro sarà peggiore o migliore del presente dipenderà solo da noi, dal coraggio, lucidità e responsabilità con le quali affronteremo per sfide che ci aspettano.

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INTERVISTA CON ALESSANDRO CERRI CEO di F.I.R.S.T. Retailing SpA - BARILLA

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he impatto ha avuto la pandemia sulla vostra organizzazione aziendale? L’impatto sui canali di prossimità, sia retail che HoReCa, nei quali opera FIRST SpA assieme alle aziende leader ad essa consorziate, è stato enormemente polarizzato. Da una parte il dettaglio tradizionale travolto da una vera inattesa seconda giovinezza, dall’altra i consumi fuori casa annientati da un decreto in una notte. Da qui l’enorme mole di lavoro sui canali Retail e nel contempo lo shut-down di quelli HoReCa. In un attimo il ricorso al lavoro in remoto. Già dal 2015 FIRST e Barilla operano in regime di smart working ed in quest’ottica hanno sviluppato strumenti e processi fortemente integrati all’operatività tra colleghi e stakeholders esterni. L’impatto della pandemia non ha pertanto rappresentato uno strappo al lavoro ordinario. Al contrario, ha reso tutta la società immediatamente “più coesa” ed operativa, incrementando considerevolmente efficienza, produttività, capacità di pensiero ed azione. Altra cosa è stata invece la connettività con realtà esterne come clienti e fornitori, che in questi anni hanno mediamente sottovalutato l’importanza dei vantaggi della digitalizzazione e dell’interconnessione. Da qui più di un disagio. Possiamo oggi dire: quanti milioni di chilometri e quante ore di anticamera abbiamo gettato al vento in questi anni? Solo ora possiamo veramente apprezzarlo e porvi rimedio. Il Vending ha subito un calo davvero significativo. Cosa pensa delle richieste di CONFIDA al Governo per il nostro settore? Da produttori abbiamo seguito quotidianamente CONFIDA e i suoi sforzi volti a creare supporto e continuità, coesione e titolarità alla categoria e giudichiamo pertanto straordinario il lavoro fin qui svolto, sia di tipo informativo che di vera e propria rappresentanza. Poche altre associazioni crediamo si siano prodigate in questi mesi con la stessa intensità e un impegno, davvero quotidiani. Le richieste del settore ora sono chiare, sebbene non agevoli per il nostro Paese. Due le direttrici: immediato sostegno tramite concessione degli ammortizzatori sociali identificati nel Decreto; significativa semplificazione delle procedure di accesso a concrete linee di credito a beneficio di tutti i settori produttivi della filiera.

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Per dare dei nuovi stimoli al settore, avete pensato a delle iniziative promozionali per i vostri clienti? FIRST opera come società Commerciale Multi-company in numerosi canali di prossimità, sia Retail che FoodService. Se da una parte partecipiamo a nuove straordinarie forme di prossimità che ne rinnovano il ruolo, come per il dettaglio tradizionale o lo specializzato che hanno riscoperto il vero senso della qualità e del servizio “Home-Delivery”, dall’altra assistiamo nei canali di “prossimità Fuori-Casa” ad un autentico processo di rifondazione e piena consapevolezza su ciò che saranno i nuovi modelli di consumo delle persone e delle famiglie. In quest’ottica, prima ancora che di leve di tipo promozionale l’attenzione che FIRST sta ponendo ai problemi del settore è principalmente rivolta alla ripartenza economica, creditizia e assortimentale, che toccano con più vigore

NON SI TRATTA DI UNA RIPARTENZA. SI TRATTA DI UNA VERA E PROPRIA RINASCITA. l’essenza stessa della crisi che si è abbattuta. Dai piccoli passi si deve necessariamente ripartire. E con tanta fatica. Ci dà una sua breve riflessione sul futuro della distribuzione automatica? Oltre al naturale sviluppo tecnologico e di consumo, tre secondo me sono i fattori che segneranno questo nuovo percorso. Perché non si tratta di una ripartenza: si tratta di una vera e propria rinascita. Il primo è relativo alle singole capacità di credito e reinvestimento sui propri costi ricorrenti, accesso al credito ed assistenza al rifinanziamento. Il secondo fattore quello inflattivo: non è pensabile che le filiere possano sottrarsi ai reali enormi costi abbattutisi sul settore (prodotti, lavoro, costi accessori alla sanificazione, impatti sui bilanci, ecc.). Il terzo, inevitabilmente legato alla vera e propria sostenibilità del nuovo modello, che si tradurrà presumibilmente col terzo trimestre ad un vero e proprio ridisegno acquisitorio del settore, oggi esposto più che mai al mondo finanziario ed alle fusioni. Nella speranza che il naturale sviluppo del settore, certamente accelerato dalla pandemia, si rivolga prima di tutto alla crescita nazionale e non alla cessione esterna, per un comparto che continua a rappresentare una straordinaria eccellenza tutta italiana.


INTERVISTA CON MASSIMO RENDA Presidente di Caffè Borbone srl

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he impatto ha avuto la pandemia sul tuo lavoro e sull'organizzazione aziendale? C’è stato un tumultuoso aumento delle richieste di monoporzionato, giustificato dal consumo che si è trasferito tra le mura domestiche e, contemporaneamente, un fermo quasi totale della produzione in grani destinati al Vending e all’Horeca. Tutto questo a fronte di una riduzione della capacità produttiva, legata a temi di sicurezza e distanziamento sociale. Mi confermi, quindi, che il vending ha subito un calo davvero significativo. Di cosa ha bisogno il Settore per ripartire? Bisognerebbe capitalizzare questo momento di difficoltà, chiedendo una legge o almeno un decreto che vieti in maniera netta la pratica del ristorno. Qualcosa di simile alla legge che obbligò i pagamenti entro i 60 giorni, a tutela dei piccoli produttori nei confronti della GDO. Questo salvaguarderebbe tutti i gestori, piccoli e grandi, avviando pratiche più trasparenti e virtuose.

Al fine di dare dei nuovi stimoli alla ripartenza, intendete proporre iniziative promozionali ai vostri clienti? Praticare promozioni su un prodotto che ha già margini molto risicati è di fatto non percorribile, a meno che non si accetti il compromesso di un decadimento qualitativo. Piuttosto che immaginare iniziative a pioggia, come sempre siamo disponibili a dialoghi “fattivi” con ogni cliente, che come sempre per noi, è soprattutto un partner. Mi dai una tua riflessione sul futuro della distribuzione automatica? Ogni crisi violenta è di fatto una molla carica per la ripartenza. Qualcuno abbandonerà e tanti faranno tesoro di quanto sia importante rendere sostenibile nel tempo la propria attività. Essere titolari di un brand significa accrescere il patrimonio aziendale e sono convinto che anche una gestione possa accrescere il proprio brand e la propria riconoscibilità. Oggi, grazie ai social-media, le barriere della comunicazione si sono allentate moltissimo. Occorre che i gestori si facciano riconoscere ed individuare per la qualità delle macchine, dei prodotti, del servizio che offrono. Occorre investire sulla riconoscibilità delle proprie aziende, smettendo di rincorrere condizioni economiche insostenibili, come unica leva commerciale. Poste queste condizioni, credo che i gestori innescheranno un ciclo virtuoso, accresceranno la propria “brand value”, avranno Clienti sempre più soddisfatti e ricettivi dei prodotti e servizi offerti; e se poi qualcuno li abbandonerà perché ammaliato dall’ultimo prezzo, tutti ce ne faremo una ragione e andremo avanti, ritrovando le nostre Aziende più solide e motivate a fare sempre meglio. Il mondo ha bisogno dei nostri servizi, non sviliamoli con politiche commerciali medievali e cieche. Non sappiamo quando, ma certamente l’emergenza Covid finirà: facciamoci trovare pronti a voltare pagina. Questo è il momento. E con il mio consueto ottimismo, voglio augurare a tutti una buona ripresa!

OGNI CRISI VIOLENTA È UNA MOLLA CARICA PER LA RIPARTENZA.

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L’impatto sul lavoro è stato senza precedenti. All’inizio lo avevamo paragonato ad un mese di agosto fuori stagione perché, settimana dopo settimana, abbiamo avuto un calo di lavoro sempre più significativo fino a toccare un -70%. La differenza rispetto al mese di agosto è che non c’era nesMICHELE AMORUSO suna programmazione e si navigava a vista cercando di Amministratore Delegato adattarsi. Abbiamo organizzato il lavoro quotidiano, facendo i conti con le aperture e le chiusure dei clienti e calibrando tutta l’operatività dell’azienda. Naturalmente alcuni comparti sono stati fermati, escludendo gli interventi indispensabili a garantire il servizio. Per ripartire, bisogna trasmettere al cliente il fatto che, le gestioni che lavorano bene, già prima di quest’emergenza operavano su livelli di igiene e di sicurezza elevati, sanificando le macchine con regolarità. Poi c’è da fare informazione al cliente su un nuovo approccio alle macchine e sugli accorgimenti da rispettare, come lavarsi le mani, usare i guanti, non fare assembramenti e seguire una fila ordinata. Dal governo ci vorrebbe qualche aiuto più radicale, rispetto a quelli che ci sono stati concessi fino ad oggi e soprattutto con procedure più snelle. Per esempio, la cassa integrazione in deroga per un’azienda come la nostra che ha filiali in più regioni ha comportato procedure complesse e macchinose e temiamo anche che l’erogazione da parte dell’INPS ai dipendenti sarà molto lunga. Ci aspetteremmo aiuti più radicali anche perché i problemi generati dal COVID ce li trascineremo e faranno sì che tutti i costi del servizio aumenteranno, basti pensare ai dispositivi di protezione per i dipendenti. Inoltre, temiamo che si possa ridurre l’afflusso ai distributori automatici sia per questioni psicologiche sia per la conformazione delle aree break all’interno delle aziende, che non possono garantire che non ci siano assembramenti. Poi c’è lo smart working che riduce il numero delle persone nelle aziende, anche se non credo possa sostituire del tutto in futuro il lavoro in presenza. Questo lo affermo sull’esperienza di chi ha dovuto farlo e concederlo forzatamente per qualche settimana. Alla lunga diventa alienante, anche perché non tutti hanno in casa uno spazio isolato dove poter lavorare e molte delle imprese che lo hanno dovuto mettere in atto hanno potuto constatare che il rapporto lavorativo a distanza penalizza il confronto costruttivo tra le varie parti dell’azienda, oltre al confronto sociale, ed è meno stimolante. Senza contare che non tutti hanno o possono fornire le tecnologie necessarie per lavorare da casa. Quindi, sono tante le difficoltà per il nostro Settore, pur considerando che non c’è comparto che non abbia subito danni da questo Coronavirus. CONFIDA farà sentire la nostra voce e il Governo ascolterà la nostra come tutte le altre. E poi è chiaro che in un contesto economico in cui tutte le imprese sono in difficoltà, il Governo avrà delle priorità. Bisogna far valere la professionalità con cui il gestore fornisce il servizio e le sicurezze igieniche e alimentari che può mettere in campo, insieme a tutte le difficoltà che comporta il mantenere questo standard elevato. Questa drammatica esperienza non verrà cancellata in 12 o 24 mesi, ma ce ne trascineremo a lungo i segni in termini di volume di affari e fatturato. L’impatto sul mio lavoro è stato notevole, perché la vita di un agente di commercio è fatta di relazioni, di confronti diretti con i clienti, cosa che ci è stata impedita dall’epidemia e che, per mantenere i contatti, abbiamo dovuto sostituiVITTORIO D'AVINO re con approcci digitali, come videoconferenze, mail, ecc. Area manager Per ripartire bisognerà comunque continuare ad utilizzare questi strumenti nuovi, magari per informare gli operatori sui nuovi prodotti, dare consulenza sulle novità ecc. Anche nel Vending le aziende che riceveranno maggiori benefici in termini di crescita, saranno quelle che riusciranno ad adeguarsi alle nuove tecnologie. Un concetto che il Settore sembra aver assimilato ed è per questo motivo che il Governo dovrebbe rendersi conto degli enormi investimenti che il Vending fa ogni anno e sostenerlo. È probabilmente il comparto che maggiormente investe su stesso e quindi va aiutato, soprattutto considerando che molti di questi investimenti sono legati a disposizioni del governo stesso, come è accaduto per i corrispettivi. In questi casi, gli imprenditori se ne sono fatti carico e ora sarebbe il momento che lo Stato ricambiasse. Mai come ora occorre investire per attivare la ripartenza e la crescita. Non credo che questo si riverserà sull’utente finale, nel senso che non credo che ci sarà un aumento dei prezzi delle consumazioni, anche se sarebbe auspicabile, ma piuttosto che il Vending tenderà, come sempre, ad ammortizzare i costi su se stesso per una sorta di mutua assistenza nei confronti del cliente. Invece, un aumento dei prezzi in questo momento sarebbe necessario per la sopravvivenza del gestore stesso.

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L’impatto dell’epidemia sulla nostra attività è stato fortissimo come per tutte le gestioni. Noi siamo in una zona ristretta del Sanremese e lavoriamo con piccole realtà che hanno chiuso praticamente tutte, riducendo il nostro lavoro al 30%, quindi con una perdita del 70%. ELISABETTA BONINO Pian piano la situazione si è un po’ riassestata, risalendo fino Titolare al 45% ma siamo ancora lontani dalla normalità. Abbiamo messo in cassa integrazione parte del personale e chi è rimasto al lavoro è in tensione, per cui abbiamo deciso di fare delle turnazioni degli addetti, per dare loro un attimo di respiro, soprattutto dal punto di vista emotivo. Per quanto riguarda la ripartenza, credo che i 600 euro erogati dallo Stato alle partite IVA servano a poco a niente. L’unica cosa che può far ripartire le aziende, tutte le aziende in Italia non solo quelle del Vending, è dar loro del carburante, che significa sospendere le tasse o dare finanziamenti a fondo perduto, per permettere ad aziende come noi di restare in campo. In ogni caso, questo non ci farà certo recuperare, perché il recupero, se ci sarà, lo vedremo l’anno prossimo. Non dimentichiamo che le aziende hanno dovuto congelare tutto, investimenti, mutui, leasing e se non riceveranno ossigeno, non avranno la possibilità di ripartire, presumibilmente a settembre e iniziare a recuperare questi 6 mesi di fermo. Lo Stato ora è quello che può fare la differenza per aziende come noi che investono continuamente e che stanno lottando per non lasciare nessuno a casa. Per quanto ci riguarda direttamente, la riapertura delle attività ci ha trovato pronti anche a garantire la totale sicurezza delle nostre macchine, grazie al fatto che usiamo l’ozono per la sanificazione già da 6 mesi. Cercavamo un prodotto da usare nei punti nevralgici dei distributori che non fosse l’alcol o sostanze chimiche. Abbiamo fatto un periodo di test e poi ad ottobre abbiamo iniziato ad utilizzarlo regolarmente per la sanificazione delle nostre macchine. Quindi all’emergenza COVID eravamo già pronti: non solo utilizziamo l’ozono per la pulizia interna ed esterna delle macchine, ma anche per sanificare gli ambienti della nostra struttura e gli stessi operatori lo utilizzano per lavarsi le mani. In pratica, utilizziamo l’ozono per tutto, anche se non è una tecnologia semplice come sembrerebbe. Non si compra una bottiglia di ozono già pronta all’uso, ma lo si produce quotidianamente attraverso una macchina e, tra l’altro poiché l’ozono ha un problema di stabilità, non se ne può fare scorta per un periodo più o meno lungo e va utilizzato entro le 48 ore. Ecco perché bisogna fare un investimento iniziale, quello della macchina che produce l’ozono, che ha un suo costo. Però va a sostituire tutta una serie di prodotti (igienizzante, lavavetri, detergente ecc.) per cui, facendo la differenza, si spende un po’ di più e tutto in una volta, ma ne vale la pena. Poterne disporre, ci ha permesso di continuare a lavorare nel periodo di emergenza nelle attività rimaste aperte perché chi voleva chiudere le macchine non lo ha fatto, sapendo che potevamo garantire una sanificazione ottimale. Quindi, direi che il trattamento a ozono ha avuto, proprio in questa fase, un valore aggiunto. L’impatto dell’epidemia sul fatturato si è concretizzato in un calo improvviso del 70%. Dal punto di vista dell’organizzazione, tutto il lavoro si è svolto via telefono, considerando che per VINCENZO PRIVITERA quanto riguarda il Vending il lavoro si è ridotto al 10%, compensato dal segmento OCS dove invece c’è stata una crescita nel Agente multimandatario canale domestico, soprattutto al Nord, grazie ai negozi specializzati che hanno potuto continuare a lavorare. Credo che il governo debba concedere al nostro settore una defiscalizzazione dei ricavi, una riduzione della contribuzione per il periodo della chiusura forzata e per ultimo, ma non per importanza, pagare la spettante cassa integrazione, promessa a milioni di italiani che dopo 2 mesi ancora non è arrivata a tutti coloro ne hanno fatto richiesta. CONFIDA, inoltre, deve insistere sulla sospensione dei canoni che le gestioni devono agli Enti pubblici in sede di aggiudicazione gara. Sospendendo il servizio di somministrazione nelle scuole, nei grandi uffici, ecc., è giusto che vengano sospesi anche i canoni di pagamento, come già richiesto. Il futuro del Settore e dell’economia dipende tutto dalla liquidità e dagli aiuti di Stato. Senza quelli sarà difficile che le aziende paghino i fornitori e allora andranno in difficoltà le aziende più grandi, quelle che stanno a monte della filiera, come i produttori di macchine. Naturalmente, tutti tifiamo per un concreto aiuto da parte del governo per far circolare nuovamente la liquidità necessaria a tutti per ricominciare a far correre l’economia, che fa da traino a tutte le attività, compreso il vending.

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Noi siamo stati aperti sempre fino a metà marzo perché, dato il clima di incertezza, non sapevamo come comportarci. Poi dal 1° aprile siamo stati aperti solo due giorni a settimana, ottimizzando il lavoro in quelle poche ore, anche perché avendo molte scuole clienti, per noi il calo è stato subito importantisSTEFANO VENTURI simo ed è via via cresciuto con la chiusura delle aziende. In deResponsabile Commerciale finitiva, a marzo eravamo a un 50% che è poi diventato 70%. In ogni caso, ottimizzando il costo del lavoro, accedendo alla cassa integrazione e concentrando tutto il lavoro in due giorni siamo riusciti in qualche modo ad arginare il danno che, altrimenti, sarebbe stato molto più importante. Fortunatamente, i nostri clienti sono stati molto comprensivi, hanno capito che non potevamo svolgere un servizio tempestivo come accade normalmente, soprattutto per quel che riguarda gli interventi tecnici. A questo si aggiungono le perdite di prodotto, dal caffè che invecchia nelle campane ai prodotti in scadenza a magazzino, uno spreco che abbiamo cercato di arginare donando i prodotti alla Caritas. Da un punto di vista organizzativo, fin sa subito siamo riusciti a dotarci tutti di mascherine FFP3, prima che diventassero introvabili, e di guanti. L’igienizzante lo abbiamo sempre avuto e usato, solo che abbiamo cominciato a usarlo in maniera diversa: gli operatori lo spruzzano prima sulla parte esterna sulla tastiera e sul vano erogazione (cosa che facevamo alla fine); aspettano che agisca e poi aprono la macchina e procedono con la manutenzione e l’igienizzazione delle parti interne. Inoltre, non viaggiano più in affiancamento per evitare che due persone stiano insieme. In ufficio abbiamo separato le persone in stanze diverse e in officina adoperato delle paratie di distanziamento. Insomma, tutto quello che richiede il decreto lo facciamo, spiegando ai ragazzi che bisogna fare attenzione perché se si ammala uno solo di loro, si rischia di fermare il lavoro. Con la ripartenza, occorre rassicurare i consumatori, che hanno paura anche se gli offri un caffè quando vai a fare manutenzione alle macchine, mentre prima erano loro a chiederlo. Questo fa immaginare che se non si superano le paure, la gente consumerà di meno, anche per quanto riguarda gli snack, perché credono che il packaging sia contaminato. Occorre rafforzare l’idea che il distributore, usato con le dovute cautele, non è una fonte di contagio. A questo proposito abbiamo molto apprezzato l’iniziativa di CONFIDA, che ha dato a tutti gli associati delle decalcomanie con le istruzioni d’uso da apporre sui distributori. Il fatto che ci sia il marchio dell’associazione dà più valore alle informazioni, facendo comprendere che sono delle vere e proprie linee guida ufficiali per il Settore. Per quanto riguarda il futuro, credo che i consumi nel vending caleranno anche a regime, considerando ottobre anche per la riapertura delle scuole, ma temo almeno ora che non si tornerà come prima. Poi magari scopriremo che per motivi di sicurezza si venderà tutto attraverso il Vending… chi può saperlo?



INTERVISTA CON MASSIMO TRAPLETTI CEO di Bianchi Industry SpA

Q

ual è stato l’impatto dell’emergenza sulla vostra attività, considerato che la vostra sede è nel cuore del bergamasco? Per quanto riguarda l’organizzazione dell’attività, devo dire che l’impatto non ha avuto grandi ripercussioni. In azienda abbiamo imparato a muoverci e a proteggerci in modo diverso, utilizzando sin dall’inizio i protocolli di riferimento. Noi abbiamo lavorato fino al 14 marzo e poi abbiamo deciso spontaneamente di interrompere l’attività per la sicurezza dei nostri dipendenti, poiché qui a Bergamo il rischio era alto. Lo abbiamo fatto per tutte quelle persone che avevano paura di venire al lavoro o che stavano soffrendo perché in famiglia avevano avuto qualche caso, anche se noi, fortunatamente, in azienda non abbiamo avuto nessun contagiato. I n Italia siamo stati i primi a fermarci, anche se avevamo importanti commesse da consegnare e ordini da spedire all’estero in mercati che erano ancora aperti. Abbiamo riaperto dopo 4 settimane, consci che quello che avevamo messo in atto prima di fermarci era già sufficientemente sicuro per far ripartire l’attività. Abbiamo dovuto solo integrare alcune procedure in accordo con le RSU, i sindacati e i medici di fabbrica, poiché nel frattempo i protocolli erano cambiati ben 6 volte. A metà aprile siamo ripartiti a tutti gli effetti e la mia sensazione è che la situazione non sia così drastica come si temeva. Si lavora normalmente, anche se alcuni comparti, come lo sviluppo tecnico, il marketing, l’amministrazione, il commerciale, sono ancora in smart working. Sicuramente, molti mercati sono ancora chiusi e questo incide sull’attività, mentre i mercati che sono ripartiti, come l’Asia, lo hanno fatto al rallentatore.

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Eppure, io credo che questo sia il momento giusto per investire, perché si ha meno stress, la mente è più scarica e si ha più tempo per riflettere, per analizzare il proprio parco macchine e pensare di upgradarlo con innovazioni, con nuove tecnologie. Bisogna approfittare di questo momento, perché quando si tornerà alla normalità, i gestori verranno presi dal ritmo della quotidianità e avranno meno lucidità e meno tempo per riflettere. In che modo intendete supportare i vostri clienti per la ripartenza? Per sostenere la ripartenza, noi non vogliamo lavorare su offerte di prezzo o promozioni, ma proprio sull’innovazione delle tecnologie e della gamma. Stiamo lavorando in modo diverso e intendiamo proporre nuove idee e nuovi prodotti. Stiamo lanciando in questi giorni una linea nuo-

CREDO CHE QUESTO SIA IL MOMENTO GIUSTO PER INVESTIRE. va di macchine a 10 spirali, antivandaliche e non, con e senza le colonne che aggiungono autonomia di scorta. E questa per Bianchi è una novità perché non abbiamo mai avuto le 10 spirali e la protezione contro i vandalismi sulle macchine del misto. Stiamo lanciando tutta la gamma dei moduli per la vendita dell’acqua gasata e liscia, che possono essere in Master/Slave, in modo da abbinarli alle altre macchine master e risparmiare sui sistemi di pagamento. Abbiamo convertito tutta la nostra gamma spirali per la vendita di DPI, dando al cliente la possibilità di richiederci la personalizzazione a seconda dei dispositivi e dei prodotti che vuole inserire. Questo lo abbiamo fatto sia per la linea standard per le locazioni indoor, che per la linea antivandalica da mettere nei luoghi pubblici. In definitiva, ci stiamo muovendo di più sullo sviluppo tecnologico, sulle opportunità di mercato che sulla vendita promozionale di un bene che normalmente il gestore finanzia a 5 anni e ha un’incidenza bassissima sul costo della battuta. Preferiamo offrire al mercato delle tecnologie nuove, che permettano al gestore di aumentare il prezzo di vendita della consumazione, piuttosto che ridurgli l’incidenza dell’investimento sulla singola battuta. Se il gestore ha bisogno di aiuto, magari glielo si dà concedendogli termini di pagamento più comodi, ma non svendendo la tecnologia.


L’amore e la passione ci hanno portato a creare le migliori miscele di caffè espresso bar. Da oggi abbiamo trasferito la nostra conoscenza anche al mondo home e vending, per fare gustare a tutti un espresso Semplicemente Unico

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A causa del lockdown, il mio lavoro è completamente cambiato, passando da spostamenti, visite ai clienti, viaggi e movimento a smart working, svolto in parte in ufficio e in parte da casa. Dal punto di vista del fatturato del comparto che seguo io, PIETRO MESSERINI c’è stata una crescita, perché il calo del vending tradizionale Responsabile Commerciale è stata compensata dalla vendita attraverso negozi speciaVending lizzati ed e-commerce. Quindi i numeri sono rimasti in crescita, anche grazie ad alcune collaborazioni attivate subito prima dell’epidemia di COVID con rivenditori online di capsule. In generale, l’azienda si è organizzata riprogrammando la produzione nel rispetto delle normative, affinché i collaboratori fossero sicuri, e quindi non si è mai fermata, mentre il fatturato ha visto un blocco totale del canale bar e in parte dell’estero e un aumento inatteso delle vendite tramite i canali della GDO. Ora il Vending deve ripartire con un’iniezione forte di fiducia nei confronti dei clienti per far capire che la modalità di accesso è sana e rispettosa delle normative. Io consiglio, come abbiamo fatto noi nella ns area vending di mettere a disposizione il gel disinfettante in modo che chi prende un caffè lo usi sia prima che dopo la consumazione. E poi prendere un accordo con chi si occupa delle pulizie, affinché si faccia una sanificazione delle parti esterne del distributore automatico con frequenza, oltre che puntare sulla comunicazione, facendo passare il concetto che l’area ristoro automatica è un luogo di benessere e non un pericolo per la salute. Noi cercheremo di supportare la ripartenza, spostando scadenze di pagamenti o concedendo rientri con modalità più lunghe, per andare incontro alle esigenze dei nostri clienti. Nulla vieta che si possano valutare delle promozioni specifiche per il prodotto Vending. Con alcuni clienti che hanno continuato a operare in periodo COVID, abbiamo messo in piedi delle promozioni per far sì che le potessero girare a loro volta ai loro clienti e questo ha dato i suoi frutti con aumenti delle vendite. Come tutti gli altri settori, anche il Vending ce la farà. Il Vending è una modalità di lavoro e di servizio conciliabile con la situazione sanitaria. Magari all’inizio ci sarà un po’ di diffidenza perché la gente avrà ancora paura, ma poi si ritornerà alla normalità dei consumi. Anzi, magari le persone non vorranno frequentare luoghi affollati come i bar, saranno più incentivate a prendere il caffè al distributore automatico. L’impatto dello stato di emergenza sul mio lavoro è stato devastante, essendosi completamente fermato. Ho tanti marchi a portafoglio ma di ordini ne sono arrivati CATIA PIZZUTI pochissimi, giusto qualcuno da quelle aziende rimaste aperAgente multimandatario te, ma in piccole quantità perché le imprese del Vending hanno preferito dare fondo alle scorte di magazzino, piuttoLazio sto che fare nuovi rifornimenti. Una scelta comprensibilissima se consideriamo che anche laddove hanno potuto continuare a rifornire le macchine, i consumi si sono ridotti. Pensiamo, ad esempio, agli ospedali dove i distributori sono rimasti attivi, ma i medici hanno giusto il tempo di un caffè al volo, non certo di fare pausa davanti alle macchine, creando tra l’altro assembramenti. Anche con la ripartenza di una parte delle attività non si può prevedere un ritorno alla normalità in tempi brevi, perché c’è chi ancora lavora a personale ridotto e chi ha dovuto ridurlo per necessità con la conseguente riduzione dei consumi alle macchinette. Le uniche vendite che non si sono fermate, registrando anche qualche incremento, sono quelle di caffè nei negozi specializzati e nei supermercati. È importante che ci siano, a questo punto, degli interventi a sostegno del Settore. Il Governo dovrebbe congelare tutto almeno fino alla fine di questo anno e darci la possibilità di ripartire. E mi riferisco a versamenti INPS, contributi INPS/INAIL e IVA che bisognerebbe pagare, ma se il lavoro si è fermato come si fa? Spero nel futuro a medio e lungo termine. Non la vedo così male per il Vending, perché sicuramente qualcosa cambierà, ma paradossalmente credo che il Settore ne potrà ricavare delle nuove opportunità. Se bar e mense riapriranno tardi e ci saranno molte restrizioni all’accesso, come il mantenimento delle distanze che in certi locali piccoli è complicato da gestire, probabilmente a guadagnarci saranno i distributori automatici. Se non c’è il bar o per un panino devi fare la coda al forno, il distributore diventa il mezzo più comodo, sempre che si investa per sistemi che evitino assembramenti o per implementare il numero di macchine, in modo da ripartire l’utenza su turni o fasce orarie. Questo però significa per il gestore maggiori costi da ammortizzare, sia in termini di macchine che di addetti al caricamento da impiegare, in un momento in cui le risorse sono più scarse ed è per questo motivo che lo Stato ha il dovere di sostenerci.

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In COGES l’emergenza COVID-19 ha stravolto il tradizionale modus operandi e ci ha spinto, almeno per alcuni reparti, ad esplorare nuove modalità di lavoro, che magari per altre realtà non sono una novità ma per noi sono state certamente un cambiamento importante. Mi riferisco al cosiddetto MARIO MAJO smart working, che è stato applicato ad alcuni comparti Direttore Commerciale dove si era abituati ad avere un contatto fisico con l’azienda. Anche alla riapertura, chi lavorerà in smart working continuerà a farlo e quindi l’emergenza ci ha fatto fare un passo avanti, spingendo su una modalità di lavoro che in COGES non era applicata. CONFIDA sta lavorando bene nell’avanzare le richieste del settore, tra le quali molto importante è la questione dei ristorni e dei canoni, che è un punto critico per molte imprese del Vending che lavorano nel pubblico. Una cosa che CONFIDA dovrebbe fare è aiutare il Vending a superare questa momentanea situazione di timore da parte dei consumatori ad usare la vending machine. Bisogna investire in comunicazione affinché il distributore automatico risulti uno strumento più sicuro della vendita con contatto. Stiamo valutando come evolverà la situazione. Oggi il gestore è molto disorientato e non sa bene come si muoverà nei prossimi mesi e di cosa avrà bisogno, avendo una necessità primaria: quella di ripartire. Pertanto, al momento stiamo cercando di essere vicini ai nostri clienti attraverso webinar, attività di approfondimento, ascoltando le loro esigenze. Vedremo come si presenterà lo scenario quando la ripresa avrà superato questa prima fase ed in base alle esigenze che emergeranno da parte dei nostri clienti, studieremo delle promozioni ad hoc che possano accompagnarlo nel nuovo percorso. Credo che da questa situazione, superata la fase di incertezza e di paura, il Vending possa soltanto cogliere delle opportunità positive nel medio e nel lungo termine. Tutto ciò che è vendita di prodotti e servizi attraverso sistemi automatici andranno sicuramente a crescere e la vending machine, così come tutto il mondo dell’automatico, è destinato ad avere un ruolo ancora più importante. Affinché questo avvenga, il Vending deve cercare di modernizzarsi, perché tutto quello che abbiamo visto in questi mesi è legato alla tecnologia: la logistica, il controllo da remoto, la connettività, sono tutti elementi che hanno fatto parte della nostra quarantena personale e professionale. Questi aspetti devono essere portati in maniera più forte nel Vending perché ormai fanno parte del mondo e, se rimaniamo isolati, il Vending rimane legato al palo, scollegato al mondo esterno, del quale invece deve far parte. È un processo che in parte era già iniziato perché già da un paio di anni molte aziende hanno cominciato ad evolversi in questo senso, anche grazie all’Iper ammortamento e al Piano Impresa 4.0, e che ora dovrebbe coinvolgere tutto il mondo del Vending. Ci sono formule di vendita che stanno crescendo, come gli acquisti via internet, via device, ecc. col ritiro presso il distributore automatico scelto o ai locker e il Vending dovrebbe entrare in questo mondo, cooperando con il retail per esempio, trovando spazi nuovi per non rimanere relegato al suo ruolo di dispenser di caffè e snack. Abbiamo cercato di portare avanti il nostro lavoro normalmente, seguendo procedure che abbiamo sempre adoperato. Nel loro lavoro, i nostri caricatori hanno sempre usato guanti monouso e igienizzato le macchine con prodotti specifici e quindi da questo punto di vista l’emergenza non ci ha trovato impreparati. PANTALEONE TRIPALDI Quello che stiamo facendo è di dare un minimo di tranquilliTitolare tà ai nostri clienti, soprattutto a quelli che non conoscono le prassi d’igiene che il Settore segue normalmente. Quello che noto, è che le persone all’interno delle aziende dove siamo presenti, mentre il nostro caricatore apre la macchina del caldo e fa tutte le operazioni necessarie, oggi si mette a guardare con più attenzione. Magari lo faceva anche prima, ma per curiosità. Oggi è spinto dalla paura e dall’intenzione di controllare se veramente le macchine vengono pulite, sanificate ecc. ma è anche vero che i nostri clienti sono abituati a vederci lavorare con i guanti e pulire le macchine con accuratezza e quindi, in un certo senso si fidano di noi. Si è alzata la loro soglia di attenzione verso l’igiene dei distributori automatici ma, ripeto, per noi non è un problema poiché l’igiene è sempre stata prioritaria per noi, anche in tempi non sospetti. È chiaro che la chiusura delle scuole toccherà sicuramente il fatturato del periodo e ci porterà a dover effettuare un ripristino totale dei distributori, una volta che le strutture saranno riaperte, causandoci un surplus di lavoro più o meno identico a quello che facciamo al rientro dalle ferie.

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Il COVID ha avuto un impatto importante sulla nostra azienda, perché per noi il Vending rappresenta quasi il 90% del nostro lavoro, per cui stiamo andando a rilento così come sta andando a rilento il Vending: abbiamo perso entrambi un 90% del lavoro. L’Ho.Re.Ca. poi è proprio fermo e quindi il danno è ancora maggiore. Nicola e Luca Zaniboni A questa paralisi delle vendite, si sono aggiunte le richieste Proprietari da parte dei clienti in difficoltà di dilatare i pagamenti delle scadenze e il problema della merce a magazzino che in parte dovremo gettare perché a scadenza breve. Tra l’altro marzo e maggio sono i mesi per noi più proficui per noi e nell’economia dell’anno sarà una perdita pesantissima. Come tutti, speriamo nella ripartenza, anche se per il fuoricasa, intendendo il canale bar/caffetterie, c’è un ritardo rispetto agli altri canali commerciali. Ci auguriamo che questa fetta di mercato possa essere almeno in parte riassorbita dal Vending. Naturalmente, ci saranno dei cambiamenti nei consumi e noi abbiamo alcune idee di prodotto che probabilmente potranno essere una risposta alle nuove esigenze: una sono i piatti pronti, che vengono molto richiesti e quindi aumenteremo la gamma, perché chi ritornerà in azienda non vorrà o non potrà uscire per la pausa pranzo, per cui avere dei piatti pronti al distributore automatico potrebbe risolvere un’esigenza. Altro prodotto sono i croissant artigianali, molto richiesti in sostituzione di quelli a cui è abituato chi fa colazione al bar. Inoltre, abbiamo già una serie di prodotti in promozione, che stavamo per lanciare nel mondo delle bevande e che, a questo punto, lanceremo in estate. Crediamo che il consumatore non si allontanerà dal distributore automatico, quanto piuttosto che cambieranno i comportamenti e non l’attitudine del consumatore ad usare il mezzo. Inoltre, ci sarà meno tempo e meno voglia di entrare nei locali, per cui utilizzare i distributori o i negozi H24 potrebbe essere la risposta giusta alle nuove modalità di consumo. Speriamo che la politica possa dare agli imprenditori i contributi necessari per ripartire, aiuti che potranno sostenere nuove idee, che a noi italiani non mancano mai. Abbiamo avuto subito numerosi problemi con le consegne dei prodotti ordinati, perché la gente aveva paura dei corrieri e alcune zone erano state chiuse. Inoltre, i negozi sono decresciuti per via degli orari limitati dai comuni di appartenenza e molti altri non hanno proprio aperto perché lo ritenevano non conveniente. I consumi nel canale domestico Pasquale Bozzetti sono cresciuti moltissimo! I consumatori, restando a casa e Titolare non potendo più servirsi del distributore automatico presso l’azienda o della tazzina presa al bar, assumeva anche un maggior numero di caffè al giorno, complice forse anche la tensione provocata dalle notizie provenienti dalla diffusione del virus COVID19 in tutto il mondo e il modo di percepire l’immane tragedia che tutti abbiamo iniziato a vivere come un vero incubo. Di conseguenza, le vendite su tutti i nostri portali online, sono più che raddoppiate. Tutte le consumazioni che si facevano in ufficio o in fabbrica al distributore automatico si sono trasformate in vendite di monoporzionato per il canale domestico, mentre si sono azzerate le vendite delle miscele in grani per il vending che pure rappresentano delle referenze dal valore significativo, dal momento che prima del blocco delle attività, venivano costantemente acquistati da clienti gestori che dispongono di un buon numero di distributori automatici. La chiusura delle tante aziende loro clienti, quindi, ha praticamente azzerato anche la vendita delle miscele in grani. Credo che il governo dovrebbe aiutare soprattutto le imprese di gestione, che sono quelle che hanno subito i maggiori danni a causa della chiusura delle tante aziende, le scuole, le attività commerciali e gli uffici di qualunque grandezza dove, per almeno 2 mesi, gli incassi sono stati ridotti quasi a zero. La considerazione che mi sento di fare è che, alla luce della cura, l’attenzione riposta da parte del gestore verso il cliente e la voglia di migliorare il proprio servizio al consumatore finale, “lo strumento” distributore automatico è a mio parere più sicuro del caffè somministrato al bar, se ben gestito nell’accesso. Credo inoltre che questo fermo forzato a casa, ha per forza di cose avvicinato moltissimi consumatori all’acquisto online, anche coloro che non avevano mai acquistato caffè in cialde o capsule attraverso questo sistema di vendita, facendogli scoprire “un nuovo mondo”. Rapido, comodo, sicuro e in alcuni casi più economico. E questo, ne sono certo, influirà notevolmente sulle future abitudini d’acquisto del prodotto monoporzionato, complice anche il timore per il contagio che ognuno di noi continuerà ad avere nei prossimi mesi, influenzando la nostra vita quotidiana.

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I

n che modo l’epidemia di COVID-19 ha impattato sulla vostra attività? Prima ancora che sull’attività, mi ha segnato personalmente nel modo di essere, di ragionare, di affrontare le cose. È stata una dura prova. Fortunatamente, abbiamo continuato a lavorare e questo è stata una distrazione, ma l’angoscia l’abbiamo vissuta tutti. Abbiamo preso l’abitudine di ascoltare tutti insieme in azienda il bollettino delle Protezione Civile prima di andare a casa e dopo avevamo dei minuti di riflessione e anche di incredulità rispetto a quello che stava succedendo. Una vera guerra con tanti morti, un numero incredibile ogni giorno. Non sono mai stato uno impegnato nella politica, ma ora sto riflettendo seriamente che è arrivata l’ora di muoverci tutti e fare qualcosa di fronte a quello che, secondo me, è stato ed un approccio al problema da incompetenti, sia da un punto di vista sanitario che economico. E come ha impattato sul giro d’affari? In termini di fatturato abbiamo mantenuto il ritmo dei mesi scorsi e dell’anno precedente; in termini di incassi siamo al 40% in meno, soprattutto per il mancato pagamento da parte dei clienti delle scadenze di marzo, che mediamente si riferiscono a fatture di dicembre, mese in cui gli acquisiti sono più corposi e quindi gli importi delle fatture più alti. A fine marzo, parte dei nostri clienti non è stato in grado di onorare gli impegni, soprattutto quelli del comparto bar, fermo totalmente e che costituisce il 12% del nostro fatturato. Per quanto riguarda le esportazioni, logicamente si sono bloccate, non arrivando ordini da Paesi come la Cina, la Spagna, la Francia, la Germania, i Paesi Arabi dove siamo presenti. Devo dire che queste perdite sono state compensate dall’aumento degli acquisti del porzionato nel canale domestico, dall’e-commerce e dal fatto che i negozi specializzati sono rimasti aperti. Ho avuto, però, anche tante soddisfazioni dai miei operai, che hanno dato il massimo, dimostrando di essere una squadra unita. Come vede la ripartenza? Vedo il Vending, inteso come Distribuzione Automatica in forte difficoltà, perché ci sono ancora molte incertezze. Lavorare su un distributore che viene caricato da un esterno e usato da tante persone, non so se avrà agli oc-

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chi del consumatore la stessa sicurezza di prima. La cosa migliore è aumentare il servizio e fare comunicazione per far capire che il distributore è un mezzo sicuro da cui prendere un caffè. Gli imprenditori del Vending, che con la chiusura delle scuole e delle aziende hanno avuto un danno enorme, dovranno fare degli adeguamenti e quindi investire in servizio, ma anche in comunicazione per convincere i clienti a continuare ad utilizzare le macchine. Questi investimenti dovrebbero venire compensati da un alleggerimento fiscale, da incentivi da parte dello Stato o, per esempio, da una riduzione dell’IVA, non dico riportandola al 4% ma a un 6%, da incentivi da parte dello Stato. Per l’OCS il discorso è un po’ più ampio, perché in questa situazione economica di sofferenza per tante famiglie, può sembrare quasi un lusso prendere un caffè in cialda o in capsule, che ha un costo maggiore del caffè della moka. Lo Stato dovrebbe intervenire per rendere noi aziende più competitive: togliere l’IVA per un periodo, detassare gli imprenditori di questo Settore per gli utili reinvestiti, alleggerire il carico fiscale per agevolare la ripartenza. Questo ci permetterebbe di applicare prezzi più bassi al consumatore finale, che verrebbe così incentivato agli acquisti, anche del caffè porzionato. Per incentivare agli acquisti da parte dei nostri rivenditori, da marzo abbiamo attivato degli sconti extra su tutti i prodotti per dare più margine ai nostri clienti, cosa che continueremo ancora fino a fine emergenza. Stiamo pensando ad un omaggio “utile” per i clienti da inserire nello scatolo del caffè, in modo da spingere anche l’utilizzatore finale ad acquistare.

CREDO CHE L’IMPRENDITORE ITALIANO SI RISOLLEVERÀ, MA DA SOLO. Cosa prevede per il futuro? Facendo alcune riflessioni penso che ci hanno bombardato di false notizie, e con tutta l’incertezza che gira gli scenari non sono dei più rosei per il Vending. Se il virus ritorna in autunno, richiudono scuole e aziende e per il Vending sarà difficile trovare un mercato alternativo. Credo che l’imprenditore italiano si risolleverà, ma da solo perché è una capacità insita nel suo DNA, e non per gli aiuti dello Stato.


Oggi, sempre più aziende si stanno sensibilizzando sul tema del riciclaggio ed utilizzo di fonti rinnovabili. Se si dà uno sguardo ai dati, in Italia, in un solo anno, viene consumata tanta plastica da avvolgere 35 volte la terra all’altezza dell’equatore (“meno di 100 chili - Roberto Cavallo - Edizioni Ambiente”). Se si pensa poi all’emissione di Co2 per il trasporto delle bottiglie di plastica e all’inquinamento dei mari e degli oceani, causati dal non corretto smaltimento della stessa, ci rendiamo conto che è davvero ora di cambiare le nostre abitudini, diminuendo drasticamente l’utilizzo e il consumo di bottiglie e bicchieri di plastica. Flymax, da buona anticipatrice dei tempi, già nel 2011 progettò il suo modello Acquamat, ovvero un distributore in grado di erogare acqua naturale frizzante e leggermente frizzante, sia a temperatura ambiente che fredda. Il distributore è predisposto per bicchiere automatico e manuale, borraccia da 0,5lt e 1lt.

Insomma, non ci sono più scuse: il risparmio e la salvaguardia dell’ambiente sono assicurati! 18/21 NOVEMBRE 2020 Fieramilano Rho

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Sul nostro lavoro l’epidemia da COVID-19 ha avuto un impatto di riflesso, essendo noi al servizio delle imprese del vending in quanto fornitori di software per gestire la parte operativa. Crollando l’attività dei gestori, di conseguenza anche il nostro lavoro ha subito un forte calo: si sono azzeCECILIA D’AGUANNO rate logicamente le nuove installazioni e sono sensibilmente Responsabile Marketing diminuite le richieste di assistenza. Per quanto riguarda la nostra organizzazione interna, abbiamo rivisto i nostri orari cercando di far utilizzare le ferie accumulate, organizzando l’attività in modo che tutti i nostri servizi non fossero interrotti, né come supporto e sviluppo, né per la spedizione di materiale. Per fortuna, tutte le nostre attività sono gestibili in smart working e quindi crediamo di poter continuare con questa modalità ancora per un po’ di tempo; per quanto riguarda i clienti continueremo ad organizzare i webinar operativi per dare aggiornamenti sui nostri prodotti, in particolare su White Rabbit. Abbiamo constatato che i webinar sono molto apprezzati e, per questo motivo, in questi mesi li abbiamo tenuti con una certa regolarità in forma gratuita. Da un punto di vista economico, sin da subito e in considerazione delle difficoltà che buona parte dei nostri clienti stavano affrontando, abbiamo deciso di operare uno sconto sui canoni di assistenza e di aggiornamento del 3° e 4° trimestre e una dilazione della fatturazione, che da aprile abbiamo spostato a giugno. Questo soprattutto per venire incontro alle realtà più piccole, che stanno pagando in maniera maggiore le conseguenze di questa situazione. Anticipando le richieste che sicuramente ci sarebbero venute, abbiamo pensato di fare questo tipo di gesto che è stato molto apprezzato. Per la ripartenza vogliamo fare anche delle promozioni su alcuni moduli, come OPTIMA, che potranno interessare non solo i nostri clienti ma anche eventuali nuovi prospect. Cosa occorre per ripartire? Sicuramente agevolazioni finanziarie, nota dolente in quanto ritengo che quello che è stato fatto finora è inadeguato rispetto alla situazione drammatica che stiamo vivendo. La flessione dell’80/90% del fatturato ha una ricaduta impressionante su tantissime aziende del Vending e sull’indotto. Gli aiuti non dovrebbero costituire un indebitamento, come invece sembra sia previsto dal Decreto Liquidità che mantiene un costo del denaro molto simile a quello che c’era prima. Da parte degli operatori del Settore, occorre una maggiore inclinazione al cambiamento digitale perché, mai come ora, è necessario che il Vending evolva. I gestori devono esprimere il meglio delle loro capacità e, allo stesso tempo, dimostrare ai clienti che il servizio prestato è sicuro dal punto di vista igienico e che ci si può fidare. Da parte degli operatori del Settore, occorre una maggiore inclinazione al cambiamento digitale perché, mai come ora, è necessario che il Vending evolva. I gestori devono esprimere il meglio delle loro capacità e, allo stesso tempo, dimostrare ai clienti che il servizio prestato è sicuro dal punto di vista igienico e che ci si può fidare. Anche per la nostra azienda come per tutti, il COVID è stato uno tsunami, una cosa che non si aspettava nessuno e che ci segnerà per sempre da un punto di vista umano e professionale. La Maini Vending è al 20% ormai da 3 mesi, essendo nella zona rossa, a Piacenza, dove ci sono stati più morti che in GIANNI MAINI tutta Italia. Siamo stati penalizzati moltissimo, perché abProprietario biamo lavorato solo con i pochi ospedali e le poche fabbriche rimaste aperte. Abbiamo dovuto mettere il 70% dei dipendenti in cassa integrazione, anticipando comunque gli stipendi, intanto che arrivano gli aiuti statali e questo ci toglie liquidità. Ma non potevamo lasciare delle famiglie senza una fonte di reddito. Quest’anno sarà sicuramente in perdita, basta pensare solo agli ospedali di questa zona, dove i parenti non possono entrare e quindi le macchine fanno meno consumazioni. È quindi necessario ricontrattare tutti i canoni che paghiamo normalmente, sia delle postazioni pubbliche che di quelle private. In 47 anni di attività ne ho subite d’ogni tipo e genere, ma questa è la peggiore. Secondo me, ci vorranno almeno 2 anni per ricominciare e far ripartire l’economia generale e quindi anche il Vending. Adesso è il momento in cui si rischia che i più grandi mangeranno i più piccoli. Se invece ci si unisce, piccoli e grandi, si possono gettare basi etiche, solide e condivise dalle quali si potrà ripartire diversamente.

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Sicuramente il COVID-19 ha avuto un impatto importante, perché ci ha catapultato in un mondo nuovo per più motivi. Lo smart working, su cui stavamo già ragionando, lo abbiamo dovuto mettere in pratica da un giorno all’altro, magari senza un’adeguata preparazione per quanto riguarLUCA ALEMANNI da le logiche di comunicazione con i clienti e tra noi stessi Direttore Vendite all’interno dell’azienda. L’altro aspetto è che noi abbiamo deciso di chiudere subito per salvaguardare la sicurezza dei nostri dipendenti e di chi aveva accesso all’azienda, così come siamo state tra i primi a cercare di riaprire introducendo all’interno del processo produttivo e degli uffici tutte le misure necessarie a tutelare la salute di interni ed esterni. Devo però dire che, nonostante i nostri sforzi, ci siamo resi conto di trovarci di fronte a un mondo che è cambiato, nella speranza che questo sia un cambiamento solo momentaneo e che torneremo presto ad essere e a comportarci come prima. La sensazione è che comunque ci vorrà del tempo. Vogliamo essere ottimisti ed augurarci che il Vending anche in questa fase possa diventare un supporto che può arrivare là dove altre realtà non riescono, visto che ha dimostrato di essere il canale più vicino al consumatore anche nelle situazioni di difficoltà. Basta pensare solo agli ospedali, alle forze dell’ordine che hanno potuto ricevere un momento di ristoro grazie ai distributori automatici. Siamo ripartiti guardando ai nostri clienti gestori, che sono stati i più colpiti dall’emergenza. Per loro, oltre alle promozioni che già fanno parte della nostra politica commerciale, stiamo pensando anche ad altri strumenti che possano essere di supporto. Ad esempio, stiamo finalizzando la possibilità di dare dei prodotti che aiutino a fare la selezione della consumazione ancor prima di recarsi alla macchina, in modo da evitare assembramenti; oppure un vano prelievo che si apre automaticamente, in modo che non ci sia contatto con le mani degli utenti. Insomma, stiamo cercando di proporre delle soluzioni che vadano incontro alle nuove necessità di consumo nel Vending. La mia speranza è che questa situazione torni presto alla normalità con la consapevolezza che dovremo tutti ragionare con un’ottica nuova. Mi piacerebbe che il Vending venisse visto come la risposta giusta alle nuove esigenze e in questo ha un ruolo importante il gestore che è colui il quale svolge il servizio in prima persona e deve tranquillizzare il suo cliente attraverso le procedure attivate per accrescere la sicurezza del suo lavoro. A questo si può aggiungere il supporto della tecnologia che attraverso la telemetria e gli strumenti di controllo migliora la gestione dell’attività. Ottimisticamente, voglio pensare che tutto andrà bene, anche se dovremo usare attenzioni particolari nelle nostre azioni quotidiane e quindi anche nel prendere un caffè al distributore automatico. L’impatto Covid-19 sul mio lavoro è stato importante perché gli ordini che erano in corso sono prima stati rifiutati dai clienti e poi definitivamente annullati. Oltre a causare una perdita netta sul lavoro precedentemente eseguito, tutto questo ha DONATO CAVALLO ovviamente causato anche una nuova lavorazione per lo storAgente multimandatario no degli ordini, il ritorno della merce alla logistica, il coinvolgiPuglia mento di più reparti dell’azienda che rappresento con le ovvie conseguenze sul fatturato. In merito alla ripartenza, occorre vedere come reagirà colui che utilizza il distributore automatico: il consumatore finale. I gestori hanno tutta la necessità e la volontà di ripartire, ma bisogna vedere se il consumatore è disposto nuovamente a spendere come prima. Bisogna fare i conti con le proprie possibilità e data la minore liquidità del momento prevedo che il consumatore si rivolgerà al distributore automatico per caffè e acqua sicuramente, ma per quanto riguarda gli altri prodotti con ogni probabilità sceglierà quelli dalle fasce prezzo più basse. È chiaro che ogni locazione fa testo a sé: se si è in locazioni come ospedali o stazioni e si ha necessità di consumare, allora si sarà costretti a prendere “quello che c’è al prezzo che c’è”. Ma nelle aziende private, sempre prescindendo da caffè e acqua che resteranno lo zoccolo duro, è probabile che il dipendente consumerà meno snack o sceglierà quelli più economici (o se li porterà da casa ndr). Credo quindi che i prodotti di fascia alta saranno i più penalizzati. Il Governo dovrebbe innanzitutto ritardare le scadenze, posporle nel tempo, soprattutto nella malaugurata ipotesi che ci dovessero essere dei nuovi focolai in autunno. CONFIDA, come tutte le associazioni di categoria, dovrebbe sensibilizzare e sollecitare il governo in questa direzione. L’Europa poi dovrebbe aiutarci. Molto dipenderà da come evolve il virus. Se il settore non riparte subito, molti gestori meno strutturati cadranno, lasciando il mercato ai più grandi che, resistendo, avranno l’opportunità di crescere ulteriormente. Ma non voglio essere troppo negativo per non demoralizzare il settore. È la prima volta nella storia del vending che accade una cosa così devastante, che in un mese e mezzo ha cambiato l’intero scenario economico, mettendo in ginocchio il mondo.

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INTERVISTA CON E.PAOLO COSTA Amministratore Delegato

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he impatto ha avuto l’emergenza sul vostro lavoro e sull'organizzazione aziendale? Come tante aziende di settore, anche noi abbiamo scelto e “dovuto” chiudere a causa di questa pandemia, in un momento in cui ci stavamo già attrezzando per poter lavorare in totale sicurezza. Ora abbiamo riavviato l’attività aziendale a pieno regime, siamo provvisti di tutti i dispositivi necessari che ci siamo procurati a nostre spese, garantiamo il rispetto delle regole di distanziamento ed igiene e ciò non ci apporta alcun impedimento nello svolgere il nostro lavoro. Certo è che il periodo di fermo per noi è stato lungo ed importante per il fatturato, ha impedito di incassare e vendere e questo lo Stato lo sa bene, poiché ogni azienda ha dovuto comunicare la chiusura straordinaria delle proprie attività. Il vending ha subito un calo davvero significativo. Di quali aiuti, secondo lei, avrebbe bisogno? Il calo del Vending è legato al lockdown generale di aziende, attività e servizi, ma si riprenderà sicuramente una volta che tutti riprenderemo a lavorare e forse ancora di più, dato che è una formula di vendita estremamente automatizzata. L’OCS proseguirà il suo buon andamento, ne siamo certi, perché il consumo di caffè a casa ha subito un incremento sostanziale e credo che tanti clienti che hanno ritrovato l’abitudine di consumare caffè e bevande a casa magari con la comodità della consegna a domicilio, non vogliano rinunciare ad un servizio tanto utile e personalizzato. La richiesta che si dovrebbe muovere al Governo è di un aiuto sostanziale sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto per tutte le imprese. Le aziende sono composte in primis da persone e famiglie che hanno tante necessità e spese, e per questo non bastano le parole per farle sopravvivere, occorrono fatti concreti e reali. Noi abbiamo scelto di non usufruire della cassa integrazione, anche per aiutare i dipendenti nelle spese di tutti i giorni e per non lasciarli in attesa di versamenti che non eravamo certi sarebbero arrivati.

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Per dare uno stimoloalla ripartenza, avete intenzione di proporre delle promozioni ai vostri clienti? Come azienda abbiamo sempre utilizzato campagne promozionali mensili a prescindere dall’emergenza Covid-19. Per stimolare i nostri clienti a riprendere la loro attività e comprare in questo particolare periodo, indirizzeremo le nostre promozioni a settori e prodotti che interessano e funzionano, dedicandoci a sviluppare e ricercare anche materiali nuovi, rispettosi dell’ambiente, che tutelino l’igiene e la sicurezza del consumatore. A questo scopo, ci viene incontro il nostro secondo brand, Panice, con il quale importiamo e distribuiamo da sempre prodotti che trattano l’acqua e la igienizzano per il consumo a domicilio e in servizi ed attività ristorative. Ora più che mai avere prodotti sicuri, certificati e igienicamente conformi alle varie richieste è fondamentale e noi possiamo garantirlo per tutti i nostri prodotti, al 100%.

RIPARTIAMO DA NUOVE CONSAPEVOLEZZE PRONTI A METTERE IN GIOCO LE NOSTRE VECCHIE ABITUDINI Cercheremo soluzioni ottimali per far ripartire il nostro settore, certo è che come noi, devono poter ripartire tante altre attività, e per questo deve intervenire lo Stato, per garantire una ripresa omogenea dei consumi e un ritorno alla liquidità di tutte le aziende. Come vede il futuro della Distribuzione Automatica? La Distribuzione Automatica ha certamente ottime possibilità di crescita e di sviluppo, è una soluzione valida per il periodo che viviamo e che dovremo affrontare nel prossimo futuro, con dei costi molto competitivi. Da questo momento storico penso che abbiamo imparato, tra le altre cose, a consumare più consapevolmente: il semplice gesto di bere un caffè ha acquisito più gusto e rilevanza, perché non solo ha scandito il trascorrere di lunghe giornate a casa, ma ci ha reso consapevoli che la piccola rivendita sotto casa sopravviveva proprio grazie a quel caffè, mentre nella frenesia del quotidiano questo era irrilevante. Ripartiamo da nuove consapevolezze e soprattutto, pronti a mettere in gioco le nostre vecchie abitudini per garantire e condividere una nuova forma di benessere, che rispetti e tuteli noi stessi e l’ambiente che ci circonda.


LA GAMMA DI CIALDE E CAPSULE PER GODERE DELLA QUALITÀ DEI NOSTRI CAFFÈ A CASA TUA


Avendo sede a Brescia, una delle province con maggior numero di casi positivi, l’emergenza Covid19 ha avuto un fortissimo impatto sulla nostra azienda e, com’era prevedibile, abbiamo subito un forte calo degli ordini. Ciò nonostante ci siamo mossi tempestivamente per salvaguardare la salute nostra e dei nostri collaboratori e, sin da inizio marzo, abbiamo implementato lo Smart Working in tutte le aree che lo permettessero. La produzione è continuata con misure di sicurezza aggiuntive e con la ripetuta pulizia delle aree comuni. Abbiamo scelto di non fermarci totalmente per stare accanto ai nostri clienti e continuare a servirli seppur con quantitativi molto ridotti. Con la ripartenza, faremo quanto ci sarà possibile per assistere gli operatori della Distribuzione Automatica con iniziative promozionali o garantendo flessibilità sui minimi d’ordine. D’altra parte chiediamo lo stesso impegno e responsabilità ai nostri clienti. Siamo convinti che, se giochiamo tutti la stessa partita, riusciremo a rialzarci in breve tempo. Abbiamo inoltre sfruttato questo tempo per migliorare i nostri prodotti e inserirne di nuovi, al fine di avere un’offerta sempre più personalizzata alle esigenze alimentari di tutti. Rispetto al futuro, in questa situazione risulta veramente difficile fare qualsiasi tipo di pronostico. Se fino a ieri il problema principale era dettato dalla plastica, l’emergenza attuale ha mischiato tutte le carte in tavola riportando in auge prodotti monouso e costringendo le aziende a rivedere i loro modelli di business. Riteniamo che il Vending, data la vendita di prodotti confezionati, trasmetterà sicurezza alle persone; vogliamo essere ottimisti e pensare che il cliente finale tornerà ad utilizzare i distributori automatici per il break sul posto di lavoro. Sicuramente la rinnovata fiducia del consumatore non basterà a risollevare il comparto. Occorrono anche misure più “tangibili” rispetto a quelle concesse sino ad ora. La cassa integrazione rappresenta un aiuto, ma non può bastare ad aziende che hanno subito un calo del fatturato fino al 60-70%. Quindi bisognerebbe mettere sul piatto sgravi fiscali, bonus e credito d’imposta basato sul calo del fatturato.

PAOLO MANDELETTI Proprietario

È il 22 febbraio 2020, nessuno lo sa ma, da lì a poche settimane, tutto sarebbe cambiato… I media iniziano ad informaci che quel terribile virus che ha colpito la Cina è arrivato anche da noi, in Italia, in particolare in Lombardia. Nel giro di due settimane, la Lombardia è stata dichiarata “zona rossa” e noi, come tante altre realtà aziendali, ci siamo trovati, di punto in bianco, a sentirci degli “appestati” all’interno di un “cerchio invisibile” che di fatto non faceva

né uscire né entrare nessuno. Per nostra fortuna, sulla nostra organizzazione aziendale, l’impatto è stato relativo in quanto a magazzino avevamo già parte del materiale destinato alla produzione. I problemi, tuttavia, si sono presentati alla consegna degli ordini pronti. La chiusura dei confini e gli impedimenti nel settore trasporti, non ci hanno consentito di effettuare le spedizioni destinate ai nostri clienti esteri, che costituiscono l’80% del nostro business. Per quanto riguarda l’Italia, dove abbiamo un grande riscontro per i nostri distributori per l’erogazione dell’acqua, a causa del fermo delle attività, abbiamo difficoltà a consegnare anche gli ordini già presenti nel nostro planning produttivo prima dell’epidemia. La cosa che più ci rincuora, è che alcuni dei nostri prodotti hanno potuto e sono tutt’ora fonte di ristoro per quelle categorie che, nonostante l’emergenza, hanno continuato a lavorare per poterci fornire cure ed assistenza. Entrati ormai nella fase della responsabilità, Flymax si trova pronta su tutti i fronti, questo perché, ancora prima dell’emergenza, ha pensato di sviluppare un sistema di igienizzazione dei distributori, tramite un generatore di ozono. Il generatore ha dimensioni ridotte, create appositamente per il poco spazio all’interno dei distributori, e svolge un’azione battericida, fungicida ed igienizzante con inibizione di muffe sulle superfici e abbattimento di odori ambientali, senza rilascio di residui chimici o tossici. Flymax, prima dell’emergenza, aveva iniziato i propri test in azienda con ottimi risultati, sia sui distributori di bevande calde, sia sul proprio modello Acquamat. Oggi sta proponendo questo prodotto ai propri clienti fidati, tra cui importanti compagnie, in modo che possano utilizzare un valido strumento per provvedere alla sicura igienizzazione quotidiana dei propri distributori, tra cui, in primis, il distributore dell’acqua. Siamo consapevoli che la “ri-partenza” sarà dura per tutti, ma siamo certi che il nostro settore riuscirà a riprendersi più forte di prima.

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L’impatto del lockdown sulla nostra azienda è stato forte. Parecchi clienti si sono ridimensionati, i negozi specializzati e le catene in franchising hanno perso dal 30 al 70% sui volumi di vendita e di conseguenza di ricavi, soprattutto al nord dove l’impatto dell’epidemia è stato più forte. Far ripartire questo segmento non sarà facile. GIAMPAOLO FURIA Al contrario, il vending, quello delle macchine automatiche Amministratore Delegato posizionate all’interno delle fabbriche e delle aziende, molto probabilmente ripartirà prima, mentre i bar e la ristorazione soffriranno più di tutti perché la gente ha paura. C’è stato un impatto psicologico tale, che la gente avrà paura a prendere un caffè al banco del bar o ad andare a mangiare al ristorante, oltre alla minore disponibilità economica delle famiglie. Il governo dovrebbe aiutare le aziende, dando un supporto economico sulla base di quello che le imprese hanno fatturato l’anno precedente nello stesso periodo, considerando utili e costi, e coprendo la differenza. Ma a una condizione: che questi aiuti vengano poi utilizzati per l’azienda, per i dipendenti, per pagare i fornitori ecc. Questo sarebbe un buon modo per innescare un circuito per la ricrescita, per rimettere in movimento l’indotto. Bisogna aiutare le aziende che sono in grado di andare avanti e di restituire successivamente quello che lo Stato ha anticipato. Rispetto al futuro, chi mi conosce, sa che sono un instancabile ottimista. In questo specifico caso, però, occorre essere realistici e concreti. Credo che ci sarà un cambiamento epocale, perché ci saranno meno consumi fuori casa almeno per un anno/un anno e mezzo, anche a causa della recessione e non solo per la paura del contagio, oltre che per la riduzione degli spazi da occupare all’interno dei locali. Prima che si ritorni alla normalità passerà del tempo. Noi che produciamo capsule siamo fortunati rispetto alle torrefazioni che fanno prevalentemente caffè in grani per il canale bar. In Neronobile non abbiamo usufruito della cassa integrazione, abbiamo dato solo delle ferie a chi non si sentiva di venire a lavorare, lasciando libertà di scelta in un momento come questo, rispettando le scelte di ognuno dei nostri dipendenti. Corriamo, però, un rischio: quello di aver lavorato normalmente, sopportando tutti i costi al 100%, e di ritrovarci con un mare di insoluti nei prossimi mesi a causa di clienti che con la scusa del Coronavirus non onoreranno le scadenze. È un rischio che, comunque, abbiamo calcolato.

LUCA SCHIOPPA Agente multimandatario Campania

L’impatto della pandemia sul lavoro è stato totale. Posso dire che è andato sotto zero perché, oltre a non ricevere nuovi ordini, abbiamo dovuto accettare i resi della merce in scadenza. Abbiamo consegnato fino al 20 febbraio, poi scuole e aziende sono state chiuse e i gestori hanno tenuto la merce a magazzino, merce che ora si avvicina alla scadenza e che le aziende che ho a portafoglio per policy normalmente ritirano. E si tratta di marchi che vanno per la maggiore proprio nella

Distribuzione Automatica. L’unica cosa che si è venduta è il caffè, ma con ordini che non sono arrivati alla metà di quelli dei tempi normali. Solo lo sblocco totale può far ripartire i consumi, fermo restando la chiusura ormai acclarata di tutti i luoghi dell’istruzione, dalle elementari all’Università, che costituisco una buona fetta delle vendite nella D.A. A questo bisogna aggiungere il problema degli insoluti: escludendo le grandi aziende che si sono mantenute tutto sommato regolari, le medie e le piccole hanno fermato i pagamenti o stanno versando piccoli acconti, non avendo il turn over degli incassi necessario per far fronte alle scadenze. Secondo me, per far ripartire il meccanismo l’unico modo è dare un minimo di fido ai clienti, concedere fiducia fino a quando pian piano non si rientrerà nella regolarità delle consegne e delle scadenze. Le aziende produttrici del settore mostrano qualche difficoltà in questo senso, poiché esse stesse si trovano in difficoltà nei pagamenti delle materie prime ai loro fornitori e questo crea un circuito vizioso dal quale è difficile uscire. Un ulteriore problema è la scarsità di materie prime da lavorare, dovuta alla mancanza di manodopera: non c’è chi raccoglie le fave di cacao per produrre il cioccolato o le albicocche per fare i succhi di frutta e così via. Si è bloccata tutta la filiera. Il governo dovrebbe intervenire con finanziamenti a fondo perduto, almeno parzialmente, per dare la possibilità alle imprese di ripartire con la produzione e recuperare le perdite dovute alle mancate vendite e alla merce scaduta. Non sappiamo ancora a quanto ammonta il danno generato da quest’epidemia e questo lo vedremo più avanti, quando alcune aziende non riapriranno ed altre lo faranno con meno dipendenti, avendo dovuto ridurre il personale.

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INTERVISTA CON FRANCESCO FROVA Direttore DAI SPA

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ome avete vissuto e come state vivendo l’emergenza? Come per la gran parte delle aziende l’impatto dello stato di emergenza è stato significativo ma ci siamo rimboccati le maniche fin dai primi cenni di lockdown, attivando risorse e strumenti necessari ad affrontare la situazione. Ovviamente siamo stati, e siamo ancora, alle prese con una situazione del Paese che evolve di giorno in giorno e alla quale nessuno poteva essere preparato. Tutto quello che succede e tutte le disposizioni ministeriali alle quali ci siamo allineati hanno avuto un’inevitabile ripercussione sui numeri, e sul nostro business, poiché quasi la totalità delle imprese sono state costrette a chiudere. In pochissimo tempo, ci siamo ritrovati in modo improvviso, ad un crollo del fatturato, aziende con attività ridotte al minimo e anche le realtà come gli ambienti ospedalieri, le case di cura e i presidi ospedalieri hanno subito il calo causato dalla assenza dei normali visitatori esterni. Ciò nonostante, visto che il nostro servizio è stato considerato fondamentale a supporto di coloro che erano aperti, abbiamo proseguito la nostra attività grazie all’impegno del nostro personale che, adeguatamente fornito di dispositivi di sicurezza, ha caricato e manutenuto i punti vendita rimasti attivi quali quelli in ospedali, cliniche e case di cura, servizi pubblici indispensabili, nonché nelle aziende della catena alimentare. Abbiamo cercato di fornire le risposte più adeguate alle diverse richieste dei clienti rimasti aperti, ognuno dei quali ha preso le proprie contromisure. Ci siamo trovati di fronte alle situazioni più disparate: da chi ha considerato i distributori un luogo di assembramento e ci ha chiesto di disattivarli, a chi ha stabilito un uso disciplinato delle macchine da parte dei dipendenti. A tutto questo abbiamo fin da subito contribuito predisponendo i punti vendita con informative sul corretto utilizzo delle aree, scaglionando la presenza, creando aree di attesa a distanza di sicurezza, ricordando la prassi igienica adeguata, intervenendo con una corretta sanificazione del distributore da parte del nostro personale ad ogni passaggio. In altre strutture abbiamo concordato un nostro accesso limitato a determinate fasce orarie o di spostare le macchine per poter utilizzare diversamente gli spazi, data l’emergenza. Insomma, abbiamo cercato di supportare le diverse soluzioni individuate per tamponare l’espandersi del virus, accogliendo le diverse

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esigenze dei nostri clienti, con serenità e professionalità. Credo che un periodo come questo fosse impossibile prevederlo o anche solo immaginarlo. L’auspicio è che tutto questo passi al più presto e si riprenda un ritorno alla normalità, ma che temo sarà lungo e difficile. In che modo avete messo in sicurezza il personale? Per quanto riguarda le azioni a tutela della salute dei nostri collaboratori fin da subito ci siamo attivati nella ricerca, in quantità, dei principali strumenti di protezione individuale, mascherine (sia chirurgiche che ffp2), guanti, gel sanitizzanti, incontrando soprattutto nella prima fase una grande difficoltà di approvvigionamento ma abbiamo attivato forniture presso un gran numero di fornitori sia nazionali che internazionali. Presso i nostri clienti, dedichiamo particolare attenzione alle parti che entrano in contatto con l’utente, utilizzando prodotti specifici. La sensibilizzazione dell’utente riteniamo sia un aspetto importante, abbiamo inserito tra i nostri prodotti tradizionali anche soluzioni “tascabili” di prodotti sanitizzanti a disposizione dei Clienti. Il rispetto delle disposizioni ministeriali, e dei corretti accorgimenti permettono di prendere un caffè o una merenda in sicurezza. A questo fine abbiamo applicato sui punti vendita, sia tramite i nostri pannelli touch che con opportuni cartelli, comunicazioni in merito all’uso in sicurezza del distributore e stiamo attrezzando le aree break con segnaletiche di distanza di sicurezza, sia per inserire, dove possibile, erogatori di gel disinfettante.

LA CAPACITÀ DI EVOLUZIONE DEL VENDING È LA CHIAVE FONDAMENTALE DELLA RIPRESA. Noi abbiamo cercato di dare risposte fattive per mettere in sicurezza gli utenti e il nostro personale. Ad esempio, ministeriali, abbiamo dotato tutti i nostri addetti di mascherine e di guanti monouso, sia coloro che operano all’interno della nostra azienda, sia coloro che operano a contatto con altre strutture. Questo lo abbiamo fatto sin da subito, nonostante le difficoltà nel reperimento di queste protezioni, soprattutto nei grandi quantitativi di cui abbiamo bisogno. Inoltre, sanifichiamo regolarmente gli automezzi, soprattutto le parti che sono a contatto dell’operatore.


E per quanto riguarda la gestione del personale? Con tanti punti vendita chiusi il flusso di lavoro è diminuito e questo ovviamente ci ha recato forti preoccupazioni. Abbiamo mantenuto l’operatività ove possibile anche attraverso forme di smart working e abbiamo altresì deciso di ricorrere a strumenti di integrazione salariale per garantire i livelli di retribuzione dei nostri dipendenti. Inoltre, la situazione d’incertezza non ci ha permesso di pianificare le attività, ma abbiamo reagito immediatamente con un adeguamento di tutte le voci di costo e un’analisi e gestione dello stock della merce presente nei nostri magazzini per evitare scadenze di prodotto. Con la Fase 2 tante postazioni vending hanno ripreso a lavorare. Come crede che sia cambiato o cambierà l’approccio del consumatore alla macchina e cosa fare perché si fidi del canale? È ancora presto per parlare di ripresa del vending. Noi, come tutte le aziende del settore, ci muoviamo sulla coda lunga della riapertura, il nostro business segue l’andamento della ripresa dell’attività delle aziende di ogni set-

tore. Al momento vediamo i primi cenni di riavvio: cominciano le chiamate di rifornimento dei punti vendita che vengono spesso attivati completamente, anche quando il personale non è completamente presente. Intanto ci stiamo impegnando affinché l’utente continui a sentirsi sicuro nel prendere un caffè o uno snack, non solo attraverso una accurata pulizia e sanificazione della macchina ma anche facilitandogli l’utilizzo delle precauzioni che possano tutelare il suo benessere. Il Vending ce la farà? Sono certo che il Vending riuscirà a recuperare, negli anni siamo già passati da trasformazioni importanti e da eventi che hanno toccato pesantemente il nostro Settore, abbiamo avuto sempre la capacità di adattarci ed evolvere. Credo che questa capacità di evoluzione sia oggi una chiave fondamentale per la ripresa del nostro settore, questo periodo ci lascerà delle nuove abitudini, uno stile di vita che probabilmente muterà e starà a noi saper cogliere le nuove esigenze come opportunità per far sviluppare il nostro business nei prossimi anni.


Come prima cosa, abbiamo subito messo in sicurezza la filiera dei fornitori onorando le scadenze, e quella dei clienti dando loro la nostra disponibilità ad essere elastici sugli incassi. Nella primissima fase abbiamo subito adottato delle misure per mettere in sicurezza i nostri dipendenti nello svolgimenLUCA ADRIANI to del lavoro quotidiano e provveduto alla sanificazione di Proprietario tutti i locali, ma poi col decreto che ha imposto la chiusura della produzione delle aziende del settore manufatturiero, abbiamo dovuto fermarci completamente ed è inutile negare il disagio che questo ha comportato. Guardando la situazione con la logica del bicchiere mezzo pieno, Il Vending ha subito un calo significativo ma la lancetta non è andata a zero, perché ci sono altri settori, come quello manufatturiero, il turismo, la ristorazione che hanno dovuto abbassare la serranda. Il Vending appartiene a uno di quei canali indubbiamente toccato, che però non ha staccato completamente la spina. Questo significa che faremo valere i nostri diritti e vedremo nel post COVID qual è stato il calo reale subito. Io mi sento solo di dire che in questa fase tutto sommato il Settore ha lavorato in una situazione di emergenza sicuramente pesante, ma non è andato completamente a zero. Con la ripartenza, cercheremo di stare ancora accanto ai nostri clienti, anche se non so se attiveremo particolari iniziative sui prodotti. Le promozioni possono far parte di una nostra strategia, ma direi che con le richieste di iniezioni di liquidità, che vengono da ogni parte d’Europa, mi fa strano che il fornitore debba essere il finanziatore della ripartenza. Certamente, a fronte di richieste concrete noi siamo a disposizione dei nostri clienti per supportare le ripartenze, ma io non credo che sia questa la leva giusta perché, se io come fornitore concedo per aiutare il mio cliente, sono io che poi mi svuoto di liquidità e metto a rischio la mia azienda. Abbiamo avuto dal Governo promesse di liquidità e questa liquidità dovrebbe arrivare a tutte le aziende, gestioni comprese, e dovrebbe permettere a tutti di rimettersi in piedi ed affrontare investimenti per riprendersi. Questa situazione toccherà fortemente quei settori in cui la socialità è un fattore determinante, come il turismo o la ristorazione ed io ritengo che il Vending possa giocare un ruolo importante nell’era post COVID, come fornitore h24 di servizi e prodotti e di poterlo e saperlo fare in maniera asettica e completamente nuova. Credo, quindi, che il Vending nella ripresa possa diventare ancor di più un canale preferenziale per arrivare al nostro cliente. Ci vogliono idee e anche un po’ di coraggio per ridisegnare il modo in cui si offre un servizio, nella considerazione che ogni situazione negativa nasconde dietro di sé un cambiamento e questo cambiamento deve essere colto in maniera positiva. Credo che il nostro settore ne abbia tutte le potenzialità e che questo sia il momento di tirarle fuori. Questa disgrazia porterà ad accelerare un processo che era già in atto, ovvero elevare lo standard per far sì che il distributore automatico sia il punto di riferimento almeno nei luoghi di lavoro per un caffè o un pasto, andando a sostituire di fatto il bar o la tavola calda. In questo periodo di lockdown, sono stato sollecitato da organizzazioni che avevo contattato in precedenza per proporre il nostro concept di mensa automatica Food24, che ora avrebbero dato qualsiasi cosa pur di avere un tipo di mensa automatica come la proponiamo noi. È il momento per i gestori di allargare la propria offerta oltre al semplice caffè o merendina.

GIORGIO PERONI Fondatore

Noi ci troviamo nelle Marche, nella provincia di Pesaro che è stata zona rossa. Abbiamo dovuto chiudere lo stabilimento a marzo e l’abbiamo riaperto solo il 4 maggio, riuscendo comunque a garantire assistenza telematica e forniture urgenti ai nostri clienti. È chiaro che il calo dell’attività è stato pesante e oggi dovremmo ricevere dei fondi a supporto della ripresa, perché essere obbligatoriamente chiusi porta a inevitabili perdite e difficoltà a sostenere gli impegni con i

propri fornitori. Occorrerebbe almeno un azzeramento di tasse, Iva o quant’altro a sostegno di una rapida ripresa di un settore comunque importante come il nostro. Dal canto nostro, ci incentriamo in particolar modo su tipologie di modelli che ora possono fare la differenza per varie attività, per rispondere alle nuove esigenze, in modo particolare la vendita dei DPI tramite vending. Un settore come il nostro, dalle mille risorse, può ripartire allargando i propri orizzonti, cogliendo le opportunità che nascono proprio dalle nuove esigenze: il distanziamento sociale, la necessità di rifornimento di dispositivi di protezione individuale, il no touch…

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INTERVISTA CON GABRIELE TORO Titolare di Tandem Caffè srl

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he impatto ha avuto l’epidemia sul vostro lavoro e sull'organizzazione aziendale? L’emergenza del Covid-19 ha sicuramente cambiato la nostra routine sotto due aspetti: dal punto di vista emotivo, specialmente nella prima fase che è stata caratterizzata da parecchia ansia e paura, data dalla non conoscenza del pericolo; il secondo aspetto di tipo pratico, dal dover dotare gli operatori dei DPI necessari, al doverli formare per fronteggiare l’emergenza, fino alla sanificazione degli ambienti di lavoro. I nostri ragazzi devo dire che hanno reagito davvero bene, non sottovalutando il pericolo e affrontandolo con parecchia maturità e professionalità.

LA D.A. SI È RIVELATA ANCORA UNA VOLTA UN SETTORE ESSENZIALE. Cosa dovrebbe fare il Governo per il nostro settore? Ritengo che il nostro ruolo in questa emergenza sia stato fondamentale. Portare un caffè, uno snack, un momento di relax in questo periodo così delicato è stato sicuramente un ruolo sociale. Quindi se da una parte il fatturato stava subendo una significativa diminuzione, dall’altra la gratitudine e la riconoscenza della gran parte della nostra clientela, in special modo quella ospedaliera, ci ha permesso di lavorare con tenacia. Ciò premesso, il Governo deve sicuramente battere un colpo. Io chiederei immediatamente l’istituzione di “zone franche” per l’esenzione delle attività produttive e dei servizi presenti in un determinato territorio, dal pagamento delle imposte IRPEF, IRES, IRAP o altre tasse locali. Inoltre, fondamentale per il nostro settore sarebbe di mettere in campo uno sgravio fiscale, che contribuisca simultaneamente a ridurre il cuneo sostenuto per ogni singolo lavoratore e ad accrescere le somma netta direttamente percepita in busta paga. Nella fase di ripartenza, in che modo vi state attivando nei confronti dei vostri clienti? Siamo nella fase della convivenza col nostro “nemico invisibile”, la fase più dura secondo me. Si rischia di abbassare la guardia, si rischia di essere più superficiali anche per una questione di stanchezza. Ma sarebbe un peccato vanificare i 60 giorni di lockdown.

Noi abbiamo il dovere di non cadere in questi errori e in più di cercare di portare un po' di spensieratezza negli uffici e nelle abitazioni di migliaia di persone. Per questo motivo, stiamo pensando ad un piccolo cadeau dolce, come le paste di mandorla siciliana o i torroncini, per chi acquista i nostri prodotti in cialda/capsula. Per i nostri clienti vending invece, stiamo dedicando delle spirali con dei prodotti per l’emergenza: mascherine, gel, guanti a dei prezzi molto contenuti, inteso come ottica di servizio. Alla luce di questa esperienza, come vedi il futuro della distribuzione automatica? La Distribuzione Automatica si è rivelata ancora una volta un settore essenziale per l’intera economia italiana e non solo. Oggi possiamo sfruttare un distributore per prenderci un caffè, ma anche per acquistare una mascherina che ci protegge. Dobbiamo riuscire a comunicare meglio questa nostra forza e farci apprezzare di più da chi ancora oggi ci considera dei semplici corrieri. L’85% degli italiani che in questi 2 mesi ha usufruito di un servizio delivery, ne è rimasto piacevolmente colpito e soddisfatto ed ha lasciato recensioni positive sui social. Il nostro comparto OCS, che fa questo da anni aggiungendo una componente di servizio, data dalla macchina in comodato, non ha mai ricevuto gratificazioni così esplicite. Credo che dipenda da un problema di comunicazione. Quindi mi auguro che vengano investite risorse per migliorare la percezione che il cliente ha del nostro settore. Come ultimo augurio, spero che il distributore automatico torni presto ad essere il luogo dove scambiarsi confidenze a meno di un metro di distanza.

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Quello del COVID è stato certamente un impatto importante, perché l’epidemia ci ha colti impreparati. Dopo una breve pausa di pochi giorni, siamo tornati in azienda per supportare i nostri clienti che continuavano a lavorare, anche se a basso regime. Anche noi abbiamo ridotto al minimo ALFIO PETRULLO indispensabile il personale presente e siamo ricorsi in parte Titolare allo smart working, e solo ora in modo graduale stiamo riprendendo il normale ritmo. Da rivendita, quello che vedo è che c’è una riduzione importante dei fatturati e quindi per salvaguardare i posti di lavoro è necessario allungare gli ammortizzatori sociali. Se il gestore ha il problema di non poter pagare i canoni di locazione o i ristorni, per la rivendita che non è proprietaria dei locali c’è il problema degli affitti e quindi bisognerebbe chiedere un aiuto per il pagamento dei canoni di locazione. Credo che, in generale, il problema sia per tutti il recupero dei fatturati, perché se gli ammortizzatori sociali possono in qualche modo dare supporto nell’emergenza e nella prima fase della ripartenza, poi solo la ripresa del lavoro a ritmo pieno può dare la liquidità necessaria per sostenere nel tempo i costi che hanno le imprese, prima di tutto il costo del personale. I gestori non hanno ancora neanche ben compreso in che consistono e come sono strutturati questi aiuti di cui il governo parla e promette - e che a oggi ancora non si sono visti - per cui aspettano per vedere che aria tira. Sono certamente degli strumenti interessanti ma se funzionano, perché a quanto pare anche su finanziamenti semplici come quello dei 25.000 euro, la maggior parte delle banche stia facendo ostruzione. Quindi al governo bisognerebbe chiedere che quello che promette lo deve mettere in pratica. Se il vending non recupera fatturato, è difficile che il mercato a sua volta recuperi. Perciò con le case madri stiamo pensando a delle formule che possano incentivare agli acquisti, anche se in questa fase stiamo ancora dietro alle scadenze che i clienti non hanno onorato a causa del drastico calo dell’attività e quindi degli incassi. Per incoraggiare il settore ho mandato delle lettere ai clienti, per invitarli a non avvilirsi, ma ad avere fiducia nel futuro, perché la ripresa ci sarà. Credo che per un po’ di tempo bisognerà soffrire perché molte aziende continueranno con lo smart working e quindi nelle locazioni ci saranno meno persone a consumare ai distributori automatici. Se, in attesa di un recupero totale, arriveremo a una perdita fino a un 30% nel medio termine già sarà una conquista. Credo che la ripartenza definitiva ci sarà quando il COVID-19 sarà debellato e i consumatori avranno fiducia nella sicurezza che offre il canale della Distribuzione Automatica, una sicurezza che solo il gestore può dare attraverso il servizio che ora deve includere una sanificazione costante delle macchine. Tutto questo però ha un costo, perché significa impegnare più personale, passare più frequentemente sulle postazioni, avere personale sempre munito di mascherine e guanti, mettere colonnine con sanificante nell’area ristoro, avere distributori automatici di ultima generazione, dove il contatto è ridotto al minimo e così via. Inoltre, cambieranno gli stili di vita e il vending deve interpretare i nuovi desideria dei consumatori, per stimolarlo ad avvicinarsi alle macchine. Tutti questi costi il gestore li può ammortizzare solo rivalendosi sul prezzo delle consumazioni. A un prodotto e a un servizio di qualità deve corrispondere un prezzo adeguato, ma questo è un concetto che pochi comprendono. Da questo punto di vista il Vending non sarà più quello di prima e questa è una storia tutta da scrivere.

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Sulla nostra azienda l’impatto più forte l’abbiamo avuto dalla Distribuzione Automatica che nel mese di aprile ha quasi azzerato gli ordini. Con le riaperture sembra che qualcosa cominci a muoversi, ma ancora molto lentamente. A peggiorare la situazione ci si è messo anche il crollo degli ordini LUCIANO PENSANTE dall’estero, che ha impattato notevolmente la nostra attività. Fondatore Contemporaneamente, abbiamo cercato di attivare tutto quanto è possibile per rispettare le regole imposte dal Governo e mantenere in sicurezza azienda e dipendenti, per una parte dei quali siamo dovuti ricorrere alla cassa integrazione, vuoi per surplus di personale in virtù del calo dell’attività, vuoi per la drastica riduzione degli incassi, poiché moltissimi clienti hanno bloccato i pagamenti ed ora ci troviamo nella situazione di dover esigere il saldo di qualche centinaio di insoluti. Abbiamo cercato di dare una mano ai nostri clienti più grossi, dilazionando i pagamenti, ma credo che alcune attività più piccole, tanti bar, trattorie, piccoli locali, già in sofferenza prima del COVID, non riusciranno a riaprire e questo per noi costituirà una perdita dei crediti che vantiamo nei loro confronti. Ho mandato una circolare a tutti i clienti dicendo loro che gli saremmo venuti incontro, ma anche che ci venissero incontro loro con un pagamento almeno parziale delle scadenze. La cosa che più ci preoccupa sono i sindacati, con i quali abbiamo firmato un accordo a Brescia. Successivamente, ci hanno chiamato chiedendoci se qualcuno dei dipendenti avesse preso il Coronavirus in azienda, così che loro potessero farlo passare come infortunio. Quindi se un dipendente di quelli a cui abbiamo dato ferie, torna in azienda ed ha il Coronavirus non è malattia ma infortunio e l’azienda ne sarebbe responsabile, come se si fosse ammalato qui. Ma chi può provarlo e chi può provare il contrario? Questo è un aspetto che fortunatamente è stato rivisto. Intanto lo Stato dovrebbe scorporare dagli utili le perdite causate dal fermo e dal calo del fatturato e rivedere i canoni versati e da versare alle Pubbliche Amministrazioni nei mesi in cui le macchine sono state ferme, per cause indipendenti dalla volontà dei gestori. Per una ripresa nel futuro, non sono molto ottimista, perché credo che lo smart working continuerà e forse si amplierà, riducendo i consumi nelle aziende. Inoltre, credo che la gente non abbia molti soldi in tasca da spendere e quindi fuori consumerà molto meno. L’epidemia da COVID-19 ha causato una perdita di fatturati correlati alla chiusura dei punti vendita del fuori casa: bar, ristorazione, aree di servizio autostradali, distributori automatici. Perdite a doppia cifra, che nel vending si sono attestate tra il 10 e il 20%. Ulteriori perdite ci verranno dai GUIDO POCOBELLI prodotti scaduti/in scadenza, visto che parliamo di referenResponsabile ze con una shelf life breve a 6 mesi. Ci troviamo, quindi, di fronte a una crisi. Noi abbiamo già vissuto in passato situazioni simili, anche se di natura diversa, come nel 2007 col PIL che era sceso a -4, e abbiamo visto che gli italiani non hanno rinunciato ai consumi fuori casa. Anzi, i punti vendita sono aumentati. Per quanto riguarda l’Ho.Re.Ca., è prevedibile che ci sarà una razionalizzazione di tutta una serie di piccole insegne che non reggeranno all’impatto finanziario di una chiusura totale per 2 mesi. Ci potrebbero essere fenomeni di aggregazione, acquisizioni da parte di aziende che approfitteranno della crisi. Per quanto riguarda i consumi, le ricerche ci dicono che l’home delivery sia digitale che non digitale è esploso, soprattutto per quelle persone che prima uscivano molto per consumare fuori casa. Con la ripartenza è necessario attrezzarsi per la digitalizzazione delle proprie offerte. Per quanto riguarda il Vending, credo che la ripresa sarà un po’ più complessa. Vedo due fenomeni: uno è rivedere l’offerta assortimentale, individuando le categorie di prodotto impattate. Quest’analisi può aiutare il Vending che, utilizzando prodotti in monoporzione e confezionati può essere agevolato nei consumi, perché le persone preferiranno un croissant confezionato piuttosto che uno artigianale per motivi di sicurezza. Oppure si possono inserire in assortimento prodotti non food ora molto richiesti, che potranno essere dei driver per le vendite al distributore automatico. Dall’altra parte, però, c’è anche una riduzione delle persone in movimento, in quelle postazioni che per il Vending sono strategiche come le stazioni, gli uffici pubblici, cosa che comporterà una riduzione dei consumi. Aggiungiamo anche lo smart working che potrebbe avere una accelerazione nelle grandi aziende come le multinazionali, anche se non ritengo sia possibile per le piccole e medie aziende, che non sono ancora attrezzate in questo senso. Il Vending sarà agevolato dalla paura delle persone di andare a bar e ristoranti, piuttosto che dagli aiuti del Governo, visto che nei vari DPCM non mi sembra che il Vending sia stato molto considerato. Tocca a CONFIDA e a ConfCommercio far sentire con forza la voce del Settore.

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INTERVISTA CON MARIO TONIUTTI Direttore Generale e Vicepresidente di Gruppo Illiria SpA

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i racconta qual è stato l’impatto dell’epidemia sulla vostra attività? Per quel che ci riguarda, ci ha cambiato tutto in soli 5 giorni. Avevamo 5 acquisizioni avviate che dovevano essere concluse entro la fine di maggio e abbiamo dovuto sospendere tutto per mettere in sicurezza l’azienda, cosa mai successa in 30 anni di lavoro. È chiaro che questo ha impattato significativamente la normale gestione del lavoro su due fronti: quello dell'operatività e quello sanitario, che non è poco per una società di gestione che ha filiali in tutt’Italia e 450 dipendenti. Tutta la normale gestione è stata scombussolata dall’emergenza: dalla emissione delle buste paga per i dipendenti alla gestione delle scadenze verso i fornitori. A questo si è aggiunta la gestione degli ammortizzatori sociali, un tema del tutto nuovo per noi, tanto che non sapevamo neanche da che parte cominciare per attivarli. Per fortuna, da qualche mese è entrata a far parte di Illiria una nuova figura manageriale che, avendo avuto pregresse esperienze lavorative in aziende in cui si era dovuto ricorrere agli ammortizzatori, ha saputo gestire molto bene questo aspetto. Per quanto riguarda la parte sanitaria e la tutela della salute dei dipendenti in tutte le nostre sedi, l’azienda si è mostrata preparata, avendo già dei suoi protocolli che abbiamo dovuto solo implementare, riuscendo ad essere pronti in pochi giorni, ancor prima che lo richiedesse il Governo. Grazie a questo, tutte le filiali dell’a-

zienda sono state messe in sicurezza in tempi brevissimi. Altrettanto rapidamente e brillantemente siamo riusciti a fare in modo che il costo del personale fosse governato secondo l’impatto del calo del fatturato, basandoci su una proiezione di quello che sarebbe successo a livello di business nei mesi a venire fino a dicembre. Avevo fatto tre ipotesi e devo dire che, purtroppo, le ho azzeccate. A marzo avevo previsto -45 e abbiamo fatto -44, ad aprile avevo previsto -70 e siamo riusciti a chiudere intorno a -60.

DOBBIAMO PORTARE TECNOLOGIA NEL NOSTRO SETTORE. Quali sono, secondo lei, le richieste più impellenti da fare al Governo? È l’occasione buona, secondo me, per semplificare gli appalti pubblici e svincolarli dal famigerato canone, che è una tangente. Questa potrebbe essere un’occasione per ottenerlo. Lo Stato è per noi un pezzo di mercato, rappresenta quella parte del fatturato che realizziamo nel pubblico e gran parte dei canoni che noi paghiamo li versiamo proprio lì. È necessario semplificare il codice degli appalti, che nel nostro Settore tra offerta qualitativa, offerta economica, doppia leva è davvero complicatissimo. Così come non è possibile che sulla molteplicità dei parametri richiesti nell’offerta, tecnica ed economica, alla fine per il 90% l’appalto viene aggiudicato per il canone. E cosa fare per la ripartenza? Prima di tutto puntare sulla formazione dei nostri operatori, a cominciare da come si presentano: divise, guanti, mascherine, strumenti che diano immediatamente l’immagine dei nostri dipendenti come dei professionisti che sanno come comportarsi con i clienti. Poi tutti quegli strumenti a supporto di un corretto uso dei nostri distributori automatici: colonnine con gel igienizzante, ionizzatori, indicatori di comportamento davanti alle macchine, delimitatori dello spazio per evitare assembramenti. Ne abbiamo creato un kit che abbiamo chiamato “Ripartenza Sicura” e lo presentiamo ai nostri clienti per far capire loro che l’uso dei distributori automatici è sicuro. A questi nostri sforzi, il governo rema contro con protocolli di sicurezza per le aziende, che molti clienti interpre-

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tano con eccessivo zelo, decidendo di chiudere spogliatoi, mense e anche i distributori automatici. Sto pensando di fissare incontri con i delegati alla sicurezza delle aziende, almeno della nostra Regione, per illustrare loro tutto quello che stiamo facendo su questo tema, sperando così di poter gestire con tranquillità il nostro servizio. Abbiamo, inoltre, implementato un ulteriore strumento tecnologico, fatto in collaborazione con Sitael, che si chiama Booking, che permette al consumatore di prenotare la consumazione al distributore tramite app dedicata su smartphone, in modo che si rechi alla macchina nell’orario preciso in cui ha stabilito la sua pausa. È una soluzione che in alune aziende potrebbe essere applicata con buoni risultati in termini di disciplina degli accessi alle macchine. Se dà uno sguardo al futuro, cosa vede? Noi siamo un settore di servizi e il nostro futuro dipende da come il mercato del lavoro italiano risponderà a

questa crisi. Quindi non sono preoccupato del fatto che il nostro servizio venga messo in discussione, quanto piuttosto che l’economia italiana possa crollare nei prossimi anni, trainando anche noi. Volendo ipotizzare un futuro positivo per l’Italia, e quindi un recupero anche nostro, non vedo criticità nel nostro servizio, ma delle opportunità. È chiaro che dobbiamo evolvere tecnologicamente, dobbiamo portare tecnologia nel nostro settore, affinché il servizio non sia solo quello di far prendere un caffè al nostro cliente. La tecnologia può dare l’opportunità di monitorare le attività di un’azienda attraverso un solo strumento, un’unica app che gestisce le presenze, ti dice quante volte il tuo dipendente ha consumato al distributore, se ha ritirato la sua mascherina, dove gli puoi caricare i buoni pasto e così via. Se l’imprenditore ha un controllo costante della sua azienda, questo non può che giovare al servizio e al business.

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L'ANALISI DELL'IMPATTO DEL COVID-19 SULLE PRIME 30 SOCIETÀ DI GESTIONE In pieno lockdown, Alessandro Fischetti, amministratore di LEANUS, piattaforma software specializzata in analisi aziendale economico-finanziaria, che monitora l’andamento anche del Settore della Distribuzione Automatica, ha realizzato un interessante webinar focalizzato sull’impatto dell’epidemia da Covid 19 sul Settore della Distribuzione Automatica, fortemente penalizzato dalla chiusura di tante attività.

Si tratta di un’analisi che tiene conto dei numeri che il Settore ha sviluppato nel primo periodo dell’emergenza, riferiti alle prime 30 società di gestione per ricavi sviluppati nel 2018. Numeri suscettibili di variazioni

sulla base di quanto si verificherà nell’economia del nostro Paese di pari passo con l’evoluzione dell’epidemia. Difficile per i non addetti ai lavori ipotizzare quale sarà l'ammontare del "numero di battute" in meno che le imprese del Vending registreranno alla fine dell'emergenza. Le macchinette situate negli ospedali e nei luoghi di lavoro considerati essenziali, se ricaricate costantemente, forse avrebbero potuto lavorare a pieno regime, se negli ospedali non fosse stato interdetto l’ingresso ai visitatori e se non fossero state fermate tutte le attività ambulatoriali. Le macchine posizionate all’interno di imprese e uffici, invece, sono rimaste inattive o hanno lavorato a regime ridotto per tutto il periodo del lockdown. Anche con la graduale riapertura delle attività, i distributori automatici collocati presso le aziende non hanno mostrato nelle prime settimane un ritorno al consueto numero di battute, a causa di alcuni fattori determinanti, quali la riduzione del personale (ferie, cassa integrazione, smart working), il minore utilizzo dei d.a. da parte dei consumatori per timore di contrarre il virus, la necessità di economizzare che porta a spendere meno nel fuori casa in generale, compreso alle vending machine. Tutto questo ha comportato e comporta una contrazione delle vendite e quindi dei ricavi che a fine anno si valorizzerà in perdita.

Tenendo come riferimento i dati registrati nel primo periodo dell’epidemia, LEANUS ha simulato i risultati del comparto a fine anno, prendendo in esame le prime 30 imprese che nel 2018 hanno generato ricavi per circa € 1,5 Miliardi (+ 10% rispetto al 2017) e un EBITDA medio del 15%, con un campione distribuito su tutto il territorio nazionale e fatto da imprese che sono in ottimo stato di salute.

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Ipotizzando per l’anno 2019 una crescita prudenziale dei ricavi di solo il 5% e con il mantenimento del profilo finanziario ed economico del 2018, l’analisi aggregata illustrata nel corso del webinar, mostra che a fine 2020 le perdite potrebbero aggirarsi intorno ai 200 milioni di euro con una flessione di circa il 35% rispetto all’anno precedente.

Tali perdite agiscono su tutto il profilo economico delle 30 imprese analizzate, le quali dovranno fare i conti soprattutto con una perdita di liquidità, stimata in circa 100 milioni di euro. La ripresa ci sarà, ma nel 2021 e con un ripristino dei ricavi pari al periodo pre-crisi. Secondo questa simulazione, gli effetti della ripresa saranno più evidenti nel 2022, con una crescita ipotizzata di un ulteriore 20%.

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ALL'INDOMANI DELLO SCOPPIO DELL'EMERGENZA CORONAVIRUS È SCATTATA UNA VERA E PROPRIA GARA DI SOLIDARIETÀ A SOSTEGNO DELLE STRUTTURE E DEL PERSONALE SANITARIO IMPEGNATO IN PRIMA LINEA, MA ANCHE DELLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ. NON SOLO RISORSE ECONOMICHE MA ANCHE FIUMI DI CAFFÈ E TONNELLATE DI PRODOTTI ALIMENTARI. ANCHE LE AZIENDE ATTIVE NELLA FILIERA DEL VENDING, OGNUNA A SUO MODO, HANNO FATTO LA LORO PARTE, FACENDO SENTIRE LA PROPRIA VICINANZA. NELLA CERTEZZA DI DIMENTICARNE QUALCUNA, UN GRAZIE A CHI FA SENTIRE LA SUA PRESENZA AL FIANCO DI CHI NE HA BISOGNO.

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