VENDING NEWS numero 50

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Numero 2021 Numero50 42 - Anno 2019 12:11

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20/04/18 20/04/18




L’editoriale di Fabio Russo

Con il 2021 Vending News taglia il traguardo dei 50 numeri: otto anni che ci hanno visti costantemente in contatto col mercato della Distribuzione Automatica, per raccontarne i numeri, le novità e le figure professionali che, in ruoli diversi, ne determinano l’andamento. Quest’avventura editoriale, iniziata soprattutto su sollecitazione di quanti già seguivano i nostri strumenti digitali, si è rivelata un mezzo di comunicazione di contenuti sicuramente più completo, rispetto a quanto concesso dagli spazi di una pagina web o di un post pubblicato sui social media. Per quanto molto presenti nel mondo digitale e fortemente convinti della sua forza comunicativa, riteniamo che le pagine scritte conservino un loro fascino e restino nel tempo. A differenza di una web news o di un post, esposti al vortice dell’informazione digitale e da esso velocemente risucchiati, le pagine scritte restano, raggiungibili in ogni momento e ogni qual volta se ne abbia voglia e consentono approfondimenti improbabili altrove. Per questo motivo, continuando a conservare la sua indipendenza e rinnovando di tanto in tanto il layout, Vending News proseguirà convinta la sua avventura editoriale, affiancandola agli ormai collaudati strumenti digitali di cui dispone. Tra questi, PagineVending.it, appendice della ben più ampia PagineHoreca.it, la nuova potente piattaforma digitale che elenca le aziende, i prodotti e i protagonisti del mondo dedicato ai consumi fuori casa, in cui il vending occupa un ruolo estremamente significativo. Uno strumento realizzato con tecnologie di nuova generazione, il cui scopo principale è quello di aumentare la visibilità delle aziende presenti, migliorando il ranking e di conseguenza, la reputazione. Tornando ai contenuti di questo numero, purtroppo molti degli argomenti affrontati sono ancora legati all’attuale situazione pandemica e ai suoi riflessi sul Settore e sul mondo della Ristorazione. Nella convinzione che sia inutile piangersi addosso ed in linea con l’atteggiamento ottimistico e propositivo che ci caratterizza da sempre, abbiamo dato spazio a idee e suggerimenti che potrebbero rivelarsi utili strumenti per ripartire come e meglio di prima. Nuovi concept per quanto riguarda i luoghi di lavoro, nuove idee di ristorazione, iniziative in corso e progetti per il futuro non mancano e sono la dimostrazione che il nostro è un Settore che non demorde, ma si adegua e nelle sfide trova la forza di ricominciare. Crediamo che il 2021 sarà un anno in cui si soffrirà ancora, ma che preparerà la strada per il riscatto e getterà le basi per il futuro. Display & Digital Signage

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SOMMARIO

L’EDITORIALE di Fabio Russo

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LA NUOVA NORMALITÁ DEL MONDO DEL LAVORO NELL’ERA POST COVID

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L’EVOLUZIONE DI FOOD24 BY FAS - INTERVISTA CON CORRADO FACCO

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LA CRISI DEL VENDING IN GIAPPONE

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MOKADOR PRESENTA DIVA

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CARLA FALATO. DALLA DAF AL PROGETTO RIVENDING

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VEGA OPTIMA DI DIGISOFT

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ATEL. LA RICAMBISTICA IN KIT

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MISCELAART. IL BELLO E IL BUONO DEL CAFFÈ

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ADAMO DS. LA SANITIZZAZIONE DI PULSANTIERE E TOUCH SCREEN

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I 30 ANNI DI GEDAC

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GRUPPO GIMOKA. FERMENTO NEL MONDO DEL CAFFÈ E DEL VENDING

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CAFFÈ BORBONE SERIM E COGES INSIEME NELLE AREE BREAK DI MILANO

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MULTICUP DI NECTA

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COVIM. INNOVAZIONE DI PRODOTTO, PROCESSO E SERVIZIO

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ALBA TRAMEZZINI CONSOLIDA LA SUA POSIZIONE

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LE TORCETTE - SPECIALITÁ DI FIORE DI PUGLIA

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EVOCA GROUP. CITY 300 DUCALE RIVOLUZIONA IL MONDO DELLE TABLE TOP

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VENDITALIA 2022. LE ANTICIPAZIONI DI ERNESTO PILONI

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POCKEAT. INTERVISTA CON LUCA CARRARA

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PELLEGRINI ACQUISISCE MYMENU

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STREETEAT LANCIA LA DELIVERY ZONE

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NOVITÁ NELLA DIREZIONE DI BLUPURA

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TUTTI I CONTENUTI DI QUESTA RIVISTA SONO DI PROPRIETÀ DELLA FABIO RUSSO SRL - VIETATA LA RIPRODUZIONE


Periodico bimestrale della distribuzione automatica supplemento di www.vendingnews.it Anno 2021 - Numero 50 Editore

Sede: Viale Gramsci, 17/b 80122 Napoli - Italia Partita IVA 06552741214 CCIAA 822695 ROC 22385 Tribunale di Napoli 49 Contatti con la redazione redazione@vendingnews.it

Tel. 0810152150 - Fax 0810152151

Direttore responsabile Fabio Russo Direttore editoriale Flora Seta Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Fabio Russo Flora Seta Giulia Catarzi Alessandra Cipriani Stefania Ellero Simona Massucco Guido Panigada Stefano Rocchi Debora Screpanti Jo Giuseppe Francione

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www.vendingnews.it Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana


LA NUOVA NORMALITÀ DEL MONDO DEL LAVORO NELL'ERA POST COVID

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ccolto con entusiasmo e come unica possibile soluzione di fronte all’emergenza COVID, lo smart working potrebbe diventare in Italia la nuova modalità di lavoro in un futuro più vicino di quanto si possa immaginare. Lo dicono i numeri: se nel 2019 gli smart worker nel nostro Paese erano circa 570.000, oggi se ne contano 4 milioni e si prevede che, quando l’epidemia sarà superata - tempo stimato circa due anni - solo la metà di essi tornerà in sede e probabilmente lo farà a giorni alterni. Stiamo assistendo al più grande esperimento degli ultimi decenni, che avrà impatto non solo sulle dinamiche del lavoro per ciò che attiene i rapporti interpersonali tra colleghi e con il management, ma anche sulla concezione degli spazi e sulla sfera dei servizi che ruotano intorno alla figura del lavoratore. Per comprendere questo fenomeno, occorre partire dal sentiment che sta accompagnando l’esperienza di lavorare in uno spazio diverso dal solito, luogo che nella normalità si identifica con le pareti domestiche e quindi la famiglia: la casa è diventata lo spazio in cui si vive, si lavora e si studia. Come viene percepita questa nuova condizione? Nel primo lockdown l’entusiasmo è sembrato pervadere la maggior parte dei lavoratori, che della nuova condizione apprezzavano vantaggi come • poter dedicare alla famiglia il tempo sottratto agli spostamenti a e dal luogo di lavoro; • poter lavorare indossando un abbigliamento comodo; • poter preparare per sé e per la famiglia pasti più sani e regolari; • poter decidere di lavorare in giardino o nel parco pubblico di quartiere…

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Il protrarsi dello smart working ha messo ben presto in evidenza una prima difficoltà, dovuta al fatto che nella maggior parte dei casi le attività svolte dai diversi membri della famiglia si sovrappongono nel tempo e nello spazio: si studia con la DAD, mentre papà è in call conference e mamma prepara una relazione per il capo e, intanto, controlla qualcosa che bolle sul fornello. Per chi non dispone di una casa abbastanza grande da concedere ad ognuno un proprio spazio ben delimitato ed inaccessibile, le esigenze di tutti finiscono per scontrarsi. Così quel 47,2% che si era dichiarato entusiasta di lavorare a distanza è sceso sensibilmente di fronte alla prospettiva che questa modalità possa diventare effettiva.

NELL’ERA POST-PANDEMICA I LUOGHI DI LAVORO DIVENTANO ZERO TOUCH. ANCHE LA RISTORAZIONE DEVE CAMBIARE È quanto evidenzia una ricerca effettuata da ORICON (Osservatorio Ristorazione Collettiva e Nutrizione) con Euromedia Research. I risultati dicono che sono le donne a dimostrare meno propensione al prolungamento dello smart working (41%), soprattutto se hanno figli (45%); questa percentuale sale fino al 68%, se hanno avuto modo di ritornare al lavoro in presenza nel periodo tra la prima e la seconda ondata. Ciò accade perché più della metà dichiara di aver avuto difficoltà a conciliare vita professionale e familiare (54,3%).


A prescindere dalle differenze di genere, tutti gli intervistati hanno riscontrato difficoltà pratiche che hanno inciso sulla fluidità e sulla resa dell’attività: • maggior carico di lavoro e assenza di limiti di orario (23,5%); • difficoltà operative per la mancanza di una postazione di lavoro adeguata e problemi tecnici di connessione (22,8%); • mancanza di strumenti tecnologici e documenti utili per il proprio lavoro (20%); • calo della concentrazione (16,7%); • difficoltà organizzative generali (20%). Non meno importante l’impatto psicologico: la massiccia delocalizzazione del lavoro si ripercuote inevitabilmente sulle spinte motivazionali, sulla quantità di stress e sul benessere psicologico dei lavoratori. A pagarne le spese, la centralità delle relazioni umane e dei bisogni sociali sul luogo di lavoro: vengono a mancare le occasioni di incontro informale e scambi di idee, spesso legate a rituali come il break alla macchinetta del caffè o la pausa pranzo in mensa. È in questi momenti che si crea maggior spirito di gruppo: la condivisione di aspetti della vita personale rafforza la conoscenza e consolida i rapporti e questo aspetto si ripercuote positivamente sul lavoro.

LO SMART WORKING PENALIZZA LE RELAZIONI UMANE E I BISOGNI SOCIALI

Ancora una volta sono le donne a soffrire di più di questa mancanza, fino a percepire il lavoro da casa come una regressione: storicamente per la donna il lavoro ha rappresentato (e purtroppo spesso rappresenta ancora oggi) l’uscita dall'ambito familiare e un percorso attraverso il quale sviluppare la propria identità personale. Lo smart working allora viene visto come un incidente di percorso che rallenta la crescita, soprattutto in quegli ambienti lavorativi in cui la competizione è alta ed è giocata sul confronto quotidiano con i colleghi. Per alcuni mesi la paura del contagio legata all’emergenza COVID ha nascosto questi aspetti, dando spazio a priorità quali la sicurezza e la salute, maggiormente garantiti dalle pareti domestiche. Oggi le cose sembrano cambiare: la stanchezza del protrarsi dello stato di emergenza e la voglia di tornare alla normalità hanno trasformato la casa in una sorta di prigione.

Il nuovo sentiment sollecita un ritorno ai luoghi del quotidiano, quello del lavoro al primo posto, dove recuperare quanto si è perso in questo anno di rinunce. Ciò impone però un cambiamento, perché se è vero che si vuole ritornare al lavoro in presenza, è anche vero che i luoghi in cui si svolgono le attività dovranno offrire garanzie imprescindibili di sicurezza per la salute.

IL RITORNO AL LAVORO IN PRESENZA FAVORISCE IL RECUPERO DELL'EQUILIBRIO PSICOLOGICO

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GLI AMBIENTI DI LAVORO DEVONO CAMBIARE Un prolungamento indefinito dello smart working richiederebbe una riprogettazione degli spazi del mondo del lavoro, che andrebbe a capovolgere le più recenti tendenze. Negli ultimi anni, infatti, gli uffici sono stati progettati e costruiti principalmente attorno al modello di coworking: un open space che massimizza il potenziale di collaborazione e comunicazione tra i lavoratori. Nell’era COVID e post COVID, gli uffici dovranno fare il contrario, ovvero garantire il distanziamento sociale e la “de-densificazione” degli spazi. I lavoratori devono sentirsi al sicuro e ciò spiega i progetti nati all’indomani dell’esplosione della pandemia: più spazio tra le scrivanie, pannelli divisori di plastica, niente mensa, niente caffè in compagnia. In sostanza, un luogo di lavoro poco attraente. Il nuovo ufficio, invece, dovrà diventare il luogo in cui il lavoratore viene incoraggiato a tornare perché garantisce il suo benessere e la sua salute ed è al datore di lavoro che spetta il compito di realizzare questo cambiamento. • Utilizzare il Wi-Fi per tracciare e monitorare le persone in ufficio, così da evitare assembramenti. Il monitoraggio e la registrazione delle connessioni alla rete nei diversi spazi del luogo di lavoro possono permettere al datore di lavoro di organizzare meglio gli spostamenti delle persone. • Intensificare l’uso di strumenti di comunicazione da remoto come è accaduto con lo smart working, che andranno così a sostituire le sale riunioni con conference room digitali.

LA TECNOLOGIA CAMBIERÀ IL LAYOUT E IL MODO DI VIVERE L'AMBIENTE DI LAVORO In questo contesto, un ruolo importante lo gioca la tecnologia, che potrebbe cambiare il layout e il modo di vivere l’ambiente di lavoro. Alcune azioni da poter mettere in atto: • Ridurre al minimo il contatto fisico con le superfici, implementando sensori o comandi vocali per l’apertura e chiusura di porte e ascensori, per l’accensione/spegnimento delle luci, per l’uso delle stampanti. Un sistema ancora più avanzata potrebbe essere quello del riconoscimento facciale. A ciò va aggiunto un sistema di rilevazione della temperatura corporea, ad esempio, con telecamere a infrarossi. • Applicare una tecnologia in grado di gestire filtrazione e purificazione dell’aria, implementando sistemi a ioni o ad ozono.

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COSA ACCADRÁ ALL’ORA DELLA PAUSA PRANZO Come noto, il comparto della Ristorazione è il più penalizzato dallo smart working: il pranzo in mensa o alla tavola calda accanto all’ufficio, lo spuntino e il caffè al distributore automatico sono un ricordo lontano per gli oltre 4 milioni di lavoratori che hanno scelto o hanno dovuto scegliere di lavorare da casa. Per loro tali attività, che rientrano nella sfera del “piacere”, sono ormai delocalizzate in ambiente domestico. L’indagine commissionata dall’Osservatorio Ristorazione Collettiva e Nutrizione (ORICON) a Euromedia Research evidenzia che nel settore delle mense operano oltre 1.000 aziende in Italia, per un totale di 96 mila addetti. Ormai da mesi, questo comparto vive una crisi senza precedenti, come dimostrano i numeri registrati da un leader della ristorazione aziendale come CAMST, che serve 130mila pasti all’anno in scuole (40%), strutture sanitarie (20%), aziende, banqueting e catene commerciali (20%). Danilo Villa, direttore generale di Camst, ha dichiarato che con il Covid l’azienda è passata a distribuire nelle mense aziendali da 1000 a 80 pasti al giorno. Un crollo che porta il gruppo a chiudere il 2020 con un calo del 30% sul business complessivo. Per poter fronteggiare il futuro, occorre mettere in campo nuove strategie ed approfittare della rivalutazione del servizio mensa da parte dei lavoratori tornati

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in sede, per rendere il servizio ancora più attraente. Di essi 1 su 5 ha dichiarato che durante il periodo di lavoro da casa la sua alimentazione ha subito un peggioramento generale e riconosce al ristorante aziendale il merito di assicurare un’alimentazione varia ed equilibrata. Non meno importante il valore sociale del pranzo in mensa: per un italiano su 4 il pasto con i colleghi rappresenta un momento di leggerezza e di confronto, aspetti che contribuiscono, nel complesso, a migliorare il clima aziendale e il benessere dei lavoratori.

LA NUOVA RISTORAZIONE DOVRÀ CONIUGARE I PARAMETRI DI SICUREZZA CON LA SANA E BUONA ALIMENTAZIONE Di fronte ai cambiamenti imposti dalla pandemia, la pausa pranzo va necessariamente ripensata e i luoghi della ristorazione aziendale riprogettati. Anche in questo caso la tecnologia può rivelarsi un alleato strategico: app per la prenotazione dei pasti, consegne di lunch box in locker refrigerati posti sia all’interno dell’azienda che al suo esterno, pasti equilibrati e/o studiati per chi soffre di particolari intolleranze, preparati e confezionati in ambienti asettici, portati a destinazione attraverso una logistica dedicata, ecc. Sono queste solo alcune delle possibili soluzioni a cui il datore di lavoro può ricorrere per dare un nuovo volto ai luoghi della pausa nella sua azienda. Per trasformare l’idea in realtà, egli avrà bisogno di rivolgersi a specialisti della ristorazione, dotati di una visione innovativa, capaci di coniugare i parametri di sicurezza con quelli della sana e buona alimentazione.


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L’EVOLUZIONE DI FOOD24 BY FAS

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L’INGRESSO DI CORRADO FACCO

el giugno 2020 la società Food24 viene acquisita da FAS International e diventa per il Gruppo un aspetto del business da sviluppare ulteriormente e su cui puntare per presidiare aree di mercato nuove o poco valorizzate nel mondo della Distribuzione Automatica. Food24, che gli addetti ai lavori conoscono soprattutto per i delivery point deputati all’erogazione automatica di pasti, nella realtà svolge la sua attività su più fronti: come rivendita di distributori automatici FAS, completi di sistema di pagamento e personalizzazione della grafica e della configurazione; come fornitore di tecnologie per segmenti di nicchia, come quello del monouso, in particolare nel comparto sanitario; come fornitore di soluzioni tecnologiche per il mondo della ristorazione. FAS punta in modo particolare su questa terza area di attività che, assumendo a breve il nome di FAS Solutions, rientrerà a tutto tondo nel Gruppo anche come brand ed identificherà le attività dedicate alla ristorazione.

Per realizzare questo obiettivo, l’Azienda ha investito in una nuova figura professionale, Corrado Facco, entrato a far parte del progetto e rivestito dell’importante ruolo di coordinamento ed espansione di tutte le attività che ruotano intorno a Food24: le attività di rivendita delle macchine per il Nord Est Italia e tutto l’aspetto dei servizi e delle tecnologie legate al progetto di ristorazione automatica. Lo incontriamo per conoscere i dettagli di questa sfida che darà un nuovo volto al brand Food24. Ci spiega cosa cambia in Food24? Food24 è entrata nell’orbita diretta del Gruppo FAS International per una scelta precisa della proprietà di valorizzare l’esperienza di Food24, non tanto e non solo per la parte strettamente commerciale, ovvero la vendita dei distributori automatici, ma anche e soprattutto per lo sviluppo di progetti dedicati, che portino alla valorizzazione del sistema di ristorazione automatizzata, che in questi anni FAS ha progettato e ingegnerizzato. Quindi, la mission di Food24 oggi è di diventare una delle frecce più importanti a disposizione del Gruppo FAS per l’ingegnerizzazione e valorizzazione di progetti dedicati alla Ristorazione Automatizzata. Il mercato negli ultimi anni ha evidenziato dei mega trend da questo punto di vista, nuove tendenze che hanno assunto maggior spessore proprio alla luce di quanto sta accadendo con l’epidemia del COVID. Il mercato, infatti, è sempre più ricettivo rispetto a soluzioni tecnologiche avanzate che sappiano coniugare la vera qualità di un pasto fuori casa con la flessibilità del servizio, disponibile ed efficiente h24, e con l’ottimizzazione dei costi e, quindi, l’economicità, oltrechè la sicurezza. Questo vale sia per le cosiddette men-

se aziendali, che noi chiamiamo Canteen, che per gli studi professionali e gli spazi di co-working che stanno crescendo in maniera importante e dove è necessario coniugare l’esigenza della ristorazione con un servizio intelligente e interattivo di copertura dell’ultimo miglio. Noi siamo coloro che con Food24 e l’evoluzione tecnologica che FAS vi ha implementato, sono oggi in grado di dare una soluzione “chiavi in mano” ad un’esigenza precisa di clienti aziendali e non: sostituire i classici servizi di ristorazione, intesi sia come mensa che come delivery interna, con sistemi moderni e flessibili disponibili 7 giorni su 7, possibilmente con un alto grado di personalizzazione del pasto, profilato sulla base delle esigenze del singolo dipendente, vuoi che si tratti di vere e proprie intolleranze che di semplici preferenze di gusto o di scelte nutrizionali. Tutto questo mantenendo inalterato il rapporto costo/ qualità, anzi migliorandolo e garantendo un servizio di welfare aziendale che sia al passo con i tempi. Non c’è oggi in Italia e in Europa un’altra realtà che sia in grado di offrire questo tipo di servizio. Chi sono i vostri interlocutori? I nostri interlocutori in primis, ma non solo, sono i grandi ristoratori aziendali che, tra l’altro, nel 2020 hanno subito un’importante contrazione del business a causa delle chiusure e delle politiche di home working, che hanno fatto contrarre i volumi in tutto il mondo della cosiddetta ristorazione aziendale tradizionale. Va fatta, inoltre, un’ulteriore considerazione: quello della mensa aziendale non è un servizio sostituibile con il delivery tramite i rider, per un’evidente impossibilità di gestione logistica dei pasti seriali. Si sta quindi andando verso un’altra direzione, ovvero si sta disegnando un nuovo perimetro nel servizio di consumo di un pasto all’interno di un sistema aziendale, che abbia

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tutte le caratteristiche di efficienza, qualità, varietà e personalizzazione di cui ho detto prima. Non meno importante l’aspetto del welfare aziendale: una recente ricerca de Il Sole 24 Ore ha evidenziato come gli HR Director sostengano l’importanza della qualità del pasto nel pacchetto dei benefit aziendali da riconoscere ai dipendenti.

e dall’altro con singoli chef che vogliano rendere fruibile cibo di qualità, svincolandolo dai limiti dello spazio e del tempo e utilizzando la nostra tecnologia. Le nostre macchine permettono al consumatore di fare le sue scelte e le sue prenotazioni, di non correre alcun rischio di contagio e di poter consumare il suo pasto dove e quando desidera.

Pensate solo al mondo del business? Assolutamente no. La nostra soluzione presenta un grande potenziale di ampliamento, potendo applicarsi a diverse tipologie di comunità, come il mondo universitario e quello della scuola, sempre nel massimo rispetto dei parametri igienici. Ma anche ad una vasta platea B2C, da servire tramite accordi strategici con dark kicthen, società operanti nel food gourmet e singoli chef che vogliano offrire nuove soluzioni alla loro clienteIa. e con l’esigenza di sempre maggior flessibilità di presenza nei luoghi di lavoro. Basti pensare, ad esempio, al mondo ospedaliero con i turni che coprono l’intero arco della giornata. Come detto, stiamo appunto progettando in un’ottica anche B2C, perché oggi molti ristoratori hanno l’esigenza di mantenere la varietà e la gamma dell’offerta dei loro menù, non vincolando la presenza dell’avventore nel locale che, tra l’altro subisce le ripetute chiusure dovute alla pandemia. Anche dopo, quando tutto questo sarà finito, crediamo che ci sarà un cambio di mentalità del consumatore, il quale probabilmente vorrà mantenere la qualità gourmet del food servito dal ristorante, ma lo vuole consumare possibilmente altrove, nei momenti e nei luoghi che ritiene più opportuni. Proprio per questo motivo, come Food24 e come Gruppo FAS, stiamo ragionando sulla collaborazione, da un lato, con grandi società di ristorazione collettiva

Come funziona il vostro servizio? Noi forniamo macchine intelligenti e connesse firmate FAS, deputate all’erogazione di pasti preferibilmente monoporzionati e rinvenibili con forni a microonde. I pasti vengono preparati in ambiente sterile, abbattuti secondo la tecnologia cook&chill, consegnati con mezzi refrigerati e riposti in delivery point intelligenti e connessi, progettati da FAS e resi fruibili h24. Quest’ultimo non è un dettaglio trascurabile perché risolve anche altre problematiche, come gli orari di apertura e chiusura delle mense, che spesso mal si coniuga con i turni di lavoro. I delivery point dialogano con un server cloud dedicato e sono interfacciabili ad una webapp, sulla quale vengono caricati i menu, e a sistemi di pagamento abilitati alla lettura di QrCode identificativi degli utenti e dei prodotti. L’utente si collega alla app, sceglie il suo menu, controlla le proprietà nutrizionali e gli ingredienti, sceglie il prezzo e fa la sua prenotazione. Il tutto in maniera veloce ed intuitiva, affinché la user experience sia piacevole per il consumatore. A questo punto, tutte le prenotazioni arrivano al centro cottura o al ristoratore, che predispone i pasti ordinati e li invia, attraverso un servizio di logistica dedicata, ai nostri delivery point, ovvero ai distributori automatici. La contabilizzazione del pasto a carico del singolo dipendente è molto semplice in quanto i nostri protocolli permettono il dialogo diretto con i gestionali

GLI ELEMENTI CHIAVE DEL SERVIZIO DELIVERY POINT SERVER CLOUD WEBAPP MENU QRCODE


Come avviene l’erogazione del pasto al consumatore? Tutto avviene attraverso la lettura da parte della macchina del QrCode sulla webapp in abbinata al codice a barre, applicato sul contenitore del pasto, e che corrisponde a quanto ordinato dall’utente: quando questi avvicina il suo codice alla macchina, con la webapp, o anche semplicemente il suo badge aziendale intelligente, il pasto viene individuato all’interno delle selezioni ed erogato senza possibilità di errore. Si tratta, quindi, di un sistema molto veloce e preciso e che consente un alto grado di personalizzazione, laddove nella preparazione del pasto il ristoratore si sia attenuto alle indicazioni del cliente che magari, per sue esigenze, ha modificato il piatto, inserendo o eliminando uno o più ingredienti. In tal modo, l’alimentazione non è più mass-market, ma permette una forte personalizzazione e profilazione. Questo è un importante punto di forza del progetto, perché va proprio nella direzione voluta dal mercato dove il consumatore oggi vuole poter scegliere tutto. Cerca soluzioni be-spoke.

Quanto conta il ruolo del ristoratore nel progetto? L’alleanza con i grandi ristoratori o con le dark kitchen*, necessariamente geolocalizzate rispetto ai luoghi di installazione delle nostre macchine, diventa per noi prioritaria per poter garantire una logistica efficiente sul territorio. Ecco perché i nostri interlocutori sono prima di tutto le grandi realtà che già operano nella ristorazione collettiva, che servono importanti numeri di pasti, ma che ora hanno necessità di innalzare la gamma, sostituendo la classica ristorazione professionale con qualcosa di diverso. In più, stiamo dialogando con alcuni player molto importanti che hanno l’esigenza di rendere una gastronomia di alto livello fruibile presso show room e presso studi professionali, sostituendo il classico delivery con pietanze più vicine ad una tipologia gourmet. La ricerca del “ristoratore perfetto” a quali risultati sta portando? Devo dire che si stanno creando delle sinergie molto interessanti, perché in fondo abbiamo tutti la stessa esigenza, ovvero di fornire il cliente con un servizio decisamente più elevato, di qualità ed igienicamente corretto, con una forte personalizzazione e svincolandolo da luoghi e tempi. Noi, che siamo a monte del processo come Food24, dobbiamo essere eccellenti nella fornitura della tecnologia, intesa sia come hardware che come software, nell’assistenza al cliente e nella selezione dei ristoratori, dei centri di cottura e più in generale dei partner professionali che, per la parte che a loro compete, dimostrino di possedere le stesse qualità che pretendiamo di esprimere noi.

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È corretto dire che siete ancora in fase di start-up? È corretto solo fino a un certo punto, se consideriamo le Canteen da noi ingegnerizzate già presenti presso aziende ubicate soprattutto nel Nord Italia. Un esempio su tutti è quella attiva nell’azienda specializzata nella produzione di carni avicole, il Gruppo AIA, dove lavoriamo in collaborazione con il Gruppo Serenissima Ristorazione. È corretto invece dire che il nostro progetto si trova in una fase di forte crescita ed evoluzione. In questa direzione, stiamo elaborando 5 nuovi progetti pilota con importanti partner, per i quali stiamo mettendo a punto un pacchetto di servizi che poi vorremmo applicare su più ampia scala. Proprio perché il nostro è un progetto che risponde ad esigenze precise dei nostri tempi, le richieste che ci arrivano da grandi realtà di tutto il territorio italiano sono tante e, confesso, facciamo fatica a starci dietro. Il progetto Food24 potrebbe colmare in qualche modo le perdite del Vending tradizionale? A questo proposito, devo dire che da diverse aree del territorio ci stanno arrivando richieste proprio da società di gestione che stanno pensando di diversificare l’offerta e crearsi nuove opportunità di fatturato vendendo pasti nel fuori casa, utilizzando le nostre tecnologie. È un altro tipo di servizio rispetto a quello che abbiamo raccontato finora, ma che è altrettanto importante perché da un lato aiuta le aziende vending a completare il loro bouquet di offerta e, dall’altro, aiuta l’opinione pubblica a superare la barriera che frena il consumatore dall’avvicinarsi ad una macchina per acquistare e consumare un piatto pronto. E per quanto riguarda i negozi automatici? Crediamo che rappresentino un grosso potenziale rispetto al nostro progetto. Man mano che l’opinione pubblica si abituerà alla nostra soluzione e l’apprezzerà, perché ne comprenderà gli elementi valoriali, crescerà sempre più l’esigenza di fruire di luoghi prefissati dove il consumatore può prelevare il pasto che ha ordinato, scegliendolo e personalizzandolo. Siamo convinti che nei prossimi anni diventerà essenziale avere, almeno nelle grandi città, dei luoghi fisici deputati a fornire questo tipo di servizio e il negozio automatico ha tutte le caratteristiche per rispondere a questa esigenza. Guardando indietro, 30 anni fa avrebbe mai pensato di occuparsi di ristorazione automatizzata? No, perché 30 anni fa, quando ho iniziato ad operare a favore dei processi di internazionalizzazione della pmi italiana, per comunicare a distanza c’era il telex, non c’era neanche il fax; i biglietti aerei erano voucher cartacei e c’erano ancora i telefoni con la rotella o a gettone. Ovvio che in questi 30 anni il mondo è cambiato con l’evoluzione delle tecnologie e conseguentemente dell’umanità. La cosa che trovo avvincente di questa mia nuova sfida professionale è proprio questo: ho sempre apprezzato l’inventiva di una certa imprenditoria italiana; in Veneto in particolare, dove ho cominciato a lavorare, ho trovato realtà aziendali come la FAS

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che hanno saputo cambiare abito man mano che l’evoluzione dei tempi lo hanno richiesto e sono certo che cambieranno ancora. L’arrivo dell’Intelligenza Artificiale, degli algoritmi e delle learning machine impatteranno sulla vita di tutti noi e genereranno ulteriori cambiamenti epocali, che modificheranno il modo di vivere dell’uomo. Una consapevolezza ben presente in FAS, dove solo da poco ho iniziato questa nuova avventura professionale. Sono quindi certo che sarà un bellissimo percorso di crescita, perché condiviso con un’azienda che ha una governance di visione, solide basi industriali, forte predisposizione all’innovazione e la mente fortemente proiettata nel futuro.

Nella foto lo Schio Campus, locale ingegnerizzato e gestito da FOOD24, dedicato alla community degli studenti delle scuole superiori di Schio (VI). Il locale accoglie una parete intera attrezzata con le tecnologie FOOD24 - @dining per l’erogazione automatica dei pasti prenotabili e selezionabili tramite webapp.


Veneziano, classe ’62, laureato in giurisprudenza. Grazie ad una borsa di studio Corrado Facco segue un Master in Relazioni Internazionali, che gli apre le porte di una carriera improntata sullo sviluppo di idee e progetti transnazionali presso e per conto di aziende ed enti italiani ed esteri. Appassionato di queste materie, nel corso degli anni ’90 Corrado Facco collabora con il Centro Estero Veneto, prima come Strategy Marketing Manager e poi come CEO della Divisione Marketing Internazionale ed è Team Leader di progetti finanziati dalle Istituzioni europee per lo sviluppo di collaborazioni industriali transnazionali. In questi anni si concentra soprattutto sullo studio delle filiere produttive del made in Italy. Nel 1998 viene chiamato dal gruppo tedesco facente capo a Monacofiere, che stava cercando una figura di riferimento per sviluppare un nuovo sistema di rappresentanza delle fiere tedesche in Italia. Un’opportunità che gli permette di partecipare alla crescita del sistema fieristico tedesco e che andrà avanti fino al 2005, anno in cui viene chiamato dall’ente Fiera di Vicenza, che aveva l’esigenza di trasformarsi da ente a SPA. Corrado accetta la sfida e si occupa del riassetto organizzativo della società per portarla alla trasformazione in SPA, obiettivo che viene raggiunto nel 2007. Dopo una triennale esperienza come Global Client Director presso la Hangar Design Group, organizzazione con sedi a Venezia, Milano, New York e Shangai che si occupa di Brand Strategy per grandi Gruppi e una contestuale collaborazione con il Gruppo MMI con il compito di riorganizzare la loro rete di agenzie all’este-

ro, nel 2010 gli viene proposto di ritornare in Fiera di Vicenza quale direttore generale per gestire il cambiamento organizzativo e predisporre - nel medio periodo - la Società in vista di una possibile quotazione Borsa. Accetta e nel 2010 diventa Managing Director del Gruppo, portando a termine la trasformazione delle logiche locali dell’organizzazione fieristica vicentina in logiche nazionali e internazionali. Nel 2013 in Fiere di Vicenza approda Matteo Marzotto e, insieme a lui, Corrado porta avanti un percorso di crescita della società, fino al punto di valutare delle fusioni internazionali con altre realtà italiane ed arrivare alla quotazione in Borsa. Si realizza così la fusione con Rimini Fiere Spa, che ha fatto nascere Italian Exhibition Group, di cui dal 2016 al 2018 Matteo Marzotto è vice presidente esecutivo e Corrado direttore generale. In quel biennio costruiscono il percorso di integrazione societario, il piano industriale per la quotazione in Borsa e un percorso di internazionalizzazione che ha portato alla creazione di nuove società a Shangai e a Dubai e all’acquisizione di un’ulteriore società negli Stati Uniti per vari settori: food, wellness, tecnologie ecc. Dal 2018, anno in cui si interrompe la collaborazione con IEG, alla fine del 2020 si susseguono lavori di collaborazione e consulenza per alcune società, fino all’arrivo a inizio 2021 in FAS International, un ingresso voluto dal presidente Matteo Marzotto e dall'amministratore delegato Luca Adriani, nel ruolo di Direttore Generale e coordinatore del progetto Food24 legato alla Ristorazione Automatica.

CHI È CORRADO FACCO


DOVE VUOLE ARRIVARE LA FAS? RISPONDE LUCA ADRIANI

Papà diceva “Tutto può essere venduto tramite distributori automatici” e con questa frase ha tracciato la strada che stiamo seguendo. Noi stiamo portando avanti questo nuovo concetto di ristorazione, esplorando e contaminando con il Vending ambiti fino a pochi anni fa impensabili. Attenzione: quando dico Vending, io non parlo di macchine, ma intendo il Vending come soluzione integrata. L’arrivo di Matteo Marzotto lo scorso anno e di Corrado Facco quest’anno, per me è sostanzialmente l’inizio di un percorso nuovo, sicuramente non semplice, per il quale ci vorrà tempo. Ma il mondo cambia e noi dobbiamo necessariamente intercettare tutte le nuove esigenze, fornendo i servizi che il mercato richiede. Può sembrare una cosa lontana nel tempo, ma se io stamattina in FAS mi sono prenotato il pasto che desidero consumare a pranzo e magari anche quello che mi porterò a casa per cena, non vedo perché non possa accadere anche in tante altre aziende. Certo è che questa rivoluzione non si compirà in pochi giorni, ci vorrà del tempo e lungimiranza, visione sul futuro e competenze. Io ho fondato Food24 nel 2010 con una macchina con forno integrato, che potesse fare un certo tipo di ristorazione, un concetto che è già superato. Oggi stiamo parlando di soluzioni integrate applicabili a più ambiti, che vanno oltre il campo della ristorazione su cui ci stiamo ora focalizzando, e che abbracciano le esigenze di un mercato internazionale. Non a caso, Matteo Marzotto ed io abbiamo scelto Corrado che ha alle spalle una importante esperienza fuori dal nostro Paese e che può contribuire a sviluppare il nostro progetto nei mercati esteri. So che è una visione ambiziosa, ma so anche che, un gradino alla volta, si possono raggiungere i ri-

sultati, come dimostra il percorso compiuto da mio padre in oltre 50 anni di storia della FAS. Sebbene i tempi siano diversi e l’azienda abbia subito cambiamenti, io mi ispiro ancora alle idee di mio padre, che ha lasciato in me e nell'azienda un segno importante. Mi dispiace che non abbia potuto vedere dove ci ha portato la strada da lui tracciata con grandi sacrifici tanti anni fa.



LA CRISI DEL VENDING IN GIAPPONE SOLO COLPA DELLA PANDEMIA?

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he si trovino lungo i marciapiedi delle strade, all’uscita della metropolitana, sulle banchine delle stazioni ferroviarie o in un vicolo cieco, i distributori automatici fanno parte del paesaggio urbano delle città giapponesi, tanto quanto lo sono i templi shintoisti. Su una popolazione di 126,5 milioni di persone se ne contano 23 per abitante per un giro di affari di 38 miliardi di euro. Un mercato per lo più nelle mani di produttori di bevande quotati in borsa, come Coca-Cola Bottlers Japan Holdings Inc. e Suntory Beverage & Food Ltd. o di grandi imprese di gestione come DyDo Group, il cui fatturato annuo è generato per l’80% dalla vendita di bevande attraverso vending machine. Gli anni 2000 hanno visto crescere il mito del Vending giapponese, diventato un punto di riferimento e un comparto da imitare, fino a trasformarsi in una vera e propria attrazione turistica: quale visitatore del Paese

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del Sol Levante non si è divertito a cercare le bevande dai gusti più strani o il KitKat dal sapore più stravagante, curiosando nei distributori automatici delle affollate metropoli giapponesi? Eppure, questo Settore così fiorente ed affascinante sembra essere precipitato in una crisi che ha costretto gli operatori della Distribuzione Automatica a un totale ripensamento dell’attività, divenuto necessario in epoca pandemica, quando limiti e criticità sono venuti a galla in maniera ancor più evidente. Perché la crisi non è strettamente legata all’epidemia del COVID, ma è iniziata già prima, mostrando un declino progressivo negli ultimi dieci anni. Come evidenzia il grafico elaborato a novembre 2020 da Statista Research Department, nel corso del decennio il numero dei distributori automatici installati in Giappone è progressivamente calato, fino ad arrivare a 4,15 milioni nel 2019, più di un milione in meno rispetto al 2010.


I MOTIVI DEL SUCCESSO E LE CAUSE DEL DECLINO La grande diffusione dei distributori automatici in Giappone è fortemente legata allo stile di vita frenetico dei cittadini: l’efficienza nella vita professionale non lascia molto tempo libero per gli acquisti anche di beni di prima necessità. I distributori automatici che sono qui, là e dappertutto consentono ai salarymen giapponesi di approvvigionarsi dell’indispensabile h24, 7 giorni su 7. A ciò si aggiunge la grande attrazione esercitata dalla varietà delle referenze e delle marche, superiore a quella delle catene dei supermercati, perché assortita in modo indipendente dai gestori, in base alle tendenze di consumo che garantiscono maggiore rotazione e che costituiscono una spinta alle vendite di impulso. Senza contare che molte limited edition di brand primari sono spesso pensate esclusivamente per il canale Vending, spingendo così i consumatori a rivolgersi alla vending machine per esplorare le novità.

VENDING E KONBINI

Tutto ciò non è bastato a tenere il Settore al riparo dalla crisi che negli ultimi 10 anni ha visto ridurre il numero delle macchine a vantaggio dei konbini, i convenience store giapponesi, anch’essi aperti 24/7 e comparsi nel Paese nel 1991 con l’acquisto della catena statunitense 7-Eleven da parte dell’attuale azienda giapponese Seven & I Holdings Co. Da allora, il concept si è sviluppato in maniera esponenziale con la nascita di numerose catene, molte delle quali appartenenti ad uno stesso gruppo proprietario. Sebbene pratichino prezzi più alti, la fortuna dei konbini rispetto ai distributori automatici è legata soprattutto alla molteplicità dell’offerta, che include prodotti e servizi. La comodità per il salaryman giapponese che entra in uno di questi negozi di vicinato non è solo di fare la spesa, ma anche di

accedere a servizi automatici di vario tipo, come fare fotocopie, inviare telefax e bonifici, acquistare biglietti per concerti, eventi sportivi, fare prelievi bancomat. Nell’ottica del ritmo di vita frenetico della popolazione giapponese, di cui si accennava prima, il konbini rappresenta la soluzione più rapida ad una molteplicità di esigenze, anche se a discapito della molteplicità dell’offerta o magari del prezzo più conveniente, proposti dal distributore automatico. Negli ultimi 5 anni anche il mercato dei konbini, arrivato a saturazione con oltre 60.000 installazioni, ha cominciato a mostrare segni di crisi. La carenza di manodopera e un sistema di trasferimento del contratto di franchising molto stringente hanno determinato il fallimento di molti punti vendita, che non hanno più riaperto. Da concorrenti sul mercato, i piccoli negozi e i distributori automatici si sono ritrovati a condividere una fase in discesa che la pandemia del 2020 ha trasformato in una vera e propria crisi.


LA PANDEMIA Secondo i dati di Inryo Soken, riportati da Bloomberg, nei primi mesi del 2020 le vendite mensili di bevande nei distributori automatici sono diminuite di oltre il 35%, una percentuale salita a maggio fino al 37%. Contemporaneamente, anche le vendite nei minimarket sono calate del 21%, mostrando come la pandemia abbia avuto effetti devastanti sui consumi in generale. Eppure, i distributori automatici sembravano perfettamente adatti a sopravvivere ad un’epidemia da virus proprio perché, essendo unattended, non comportano interazione tra le persone e sono accessibili sempre, al di là degli orari dei negozi e delle eventuali chiusure di questi, dovute alle restrizioni imposte dall’epidemia. Ma il ridotto traffico pedonale, lo smart working e il conseguente svuotamento delle stazioni delle linee ferroviarie e metropolitane hanno comportato un’inevitabile diminuzione dell’uso delle vending machine, per quanto presenti sempre e dovunque. A ciò si è aggiunto il timore di un eventuale contagio trasmesso attraverso la manipolazione delle superfici dei distributori da parte degli utenti, nonostante le precauzioni suggerite ed adottate, come l’uso dei guanti e del gel lavamani prima e dopo aver toccato i tasti di selezione e il vano prelievo. La reazione dei gestori giapponesi è stata sin da subito propositiva, non solo per aver elaborato le nuove regole d’uso, ma anche per aver ripensato l’offerta, introducendo presidi sanitari in linea con i tempi, come le classiche mascherine, il gel lavamani o i guanti monouso.

Né più, né meno di quanto hanno fatto i gestori degli altri Paesi del mondo. Magari spingendosi un po’ oltre, come il gruppo DyDo che ha studiato un sistema di selezione e prelievo dei prodotti efficace, anche se meccanico: è bastato spostare la tastiera di selezione nella parte bassa della macchina, in modo da poterla utilizzare con i piedi, ed inserire un pedale per l’apertura del vano prelievo, per evitare del tutto il contatto con le mani e, di conseguenza, il rischio di contagio. Purtroppo, come nel resto del mondo, anche in Giappone gli espedienti individuati dai gestori per garantire sicurezza agli utenti non sono bastati e la crisi dei consumi ha confermato il suo trend che, tra alti e bassi, ha seguito e continua a seguire quello dei contagi e delle conseguenti restrizioni alla vita sociale imposti dai governi. Di fronte al perdurare di questa condizione, i gestori giapponesi hanno compreso che è diventato necessario cambiare completamente alcuni aspetti di questo mestiere: non basta variare l’offerta, occorre fare di più per rendere più sicure e accattivanti le macchine e rifidelizzare quanti in questi mesi hanno perso fiducia nel mezzo.

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A tale scopo, si sono mobilitate vere e proprie agenzie di consulenza che, analizzando lo status quo del Settore, stanno studiando misure atte a rivitalizzare il commercio attraverso distributori automatici, oltre che suggerire agli operatori del Vending soluzioni innovative per migliorare l’attività. Fra tutti, il primo step ritenuto fondamentale è la digitalizzazione dell’attività attraverso strumenti come la telemetria e la raccolta dati in real time. Può sembrare strano, ma in Giappone solo un quinto del parco macchine è in grado di transitare dati in tempo reale. La maggior parte dei distributori presenti sul territorio è di tipo tradizionale e la gestione è subordinata al passaggio del caricatore che ne monitora magazzino e funzionamento. Il concetto che i nuovi consulenti del Vending stanno cercando di far passare è di considerare i distributori automatici come una sorta di proprietà immobiliare, un metro quadrato dotato di elettricità in cui possono trovare spazio l’Internet of Things e sistemi digitali che governino le transazioni. Entrare a far parte della rete significa raccogliere dati e, attraverso questi, elaborare statistiche; schedare i consumatori, anche quelli occasionali, inviare loro messaggi mirati, come l’ubicazione

e i prodotti venduti dal distributore più vicino; proporre sconti per quantità o per uno specifico prodotto e così via. Dall’altro versante, quello del gestore, una vending machine digitalizzata rappresenta un assoluto vantaggio per l’economia dell’attività: conoscere lo stato del magazzino o eventuali anomalie del funzionamento in tempo reale consente di ottimizzare il lavoro di caricatori e tecnici, evitare giri a vuoto o intensificare i passaggi nel caso si verifichino condizioni particolari.

LA TECNOLOGIA IOT CHIAVE DELLA RIPRESA

Sono, questi, argomenti di cui si parla ormai da anni, ma sembra che il Vending esiti a compiere questo salto di qualità, pur sapendo quanto sia necessario e pur essendo consapevole che gli strumenti per compierlo sono tutti disponibili, grazie al lavoro che le software house hanno svolto in questa direzione. Il riferimento non è strettamente al Giappone, ma al mondo del Vending inteso nella sua globalità, senza considerare limiti geografici o specificità territoriali. Il salto in avanti attraverso la digitalizzazione è un passo che tutto il Settore dovrebbe compiere, anche se esso implica necessariamente un investimento di risorse, umane e finanziarie, particolarmente carenti in questo momento storico.


Una particolare collezione di vintage vending machine Proprio nelle fasi di stallo, come quella che stiamo vivendo, bisogna affilare le armi per farsi trovare pronti e “rinnovati”, quando il mondo riprenderà il suo cammino, per non correre il rischio di diventare un Settore vintage e veder finire le nostre macchine in un qualche museo dell’antiquariato. È già accaduto e proprio in Giappone, dove il signor Tatsuhiro Saito ha trasformato la sua passione per i distributori automatici in un’attività secondaria. Utilizzando una parte di un deposito all’aperto di pneumatici usati, ha allestito una vera e propria esposizione di vending machine vecchio tipo che ha raccolto in giro per il Giappone. Riparate artigianalmente anche quando le parti di ricambio non esistevano più, le sue macchine perfettamente funzionanti sono diventate un piccolo museo con una cinquantina di esemplari che attraggono un migliaio di turisti al giorno. Un museo tematico fuori dal comune, curioso ed originale, ma che speriamo resti unico nel suo genere.

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MOKADOR PRESENTA DIVA IL CAFFÈ CHE RISPETTA L' AMBIENTE

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okador aggiunge un nuovo tassello alla propria gamma prodotti e presenta DIVA, un sistema esclusivo a capsule per il canale Vending, pensato e studiato per salvaguardare l’ambiente. Tutta la filiera è strutturata per contenere al minimo l’impatto ambientale, dalla riduzione della quantità di plastica contenuta nelle capsule fino alla completa differenziabilità di tutte le componenti: cartone d’imballo, sacchetto, plastica della capsula.

Si parte quindi dall’imballo, che è realizzato in cartone 100% riciclato e che, grazie alla totale assenza di elementi plastici, può essere smaltito direttamente nella raccolta carta. Il sacchetto che contiene le capsule è interamente in plastica e le capsule sono facilmente separabili dopo l’uso e differenziabili: la capsula stessa, il top lid e il filtro possono essere riposti nel bidone della plastica, mentre il caffè può finire in quello dell’organico. Per la realizzazione delle capsule DIVA, Mokador si è dotata di un nuovo impianto all’avanguardia, conforme ai requisiti dell’Industria 4.0. Questo nuovo impianto prevede il degasaggio in silos del caffè subito dopo la macinatura e l’utilizzo di un film protettivo sulla capsula che costituisce una barriera capace di mantenere tutte le caratteristiche organolettiche del caffè nel tempo. Tutto questo per garantire un espresso con un corpo e una crema ai massimi livelli sensoriali. La gamma è composta da quattro referenze caffè: Sophia (una miscela di Arabica e Robusta dalla quale si ottiene un caffè aromatico e vellutato), Marilyn (una miscela decisa di Arabica e Robusta dalla quale si ottiene un caffè pieno e corposo), Brigitte (Arabica monorigine certificata biologica, dalla sensorialità delicata e fruttata) e Grace (decaffeinato con metodo tradizionale, leggero e aromatico).

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A queste referenze caffè si aggiunge l’assortimento di bevande: ginseng (dolcificato con Maltodestrina, un carboidrato utilizzato molto dagli sportivi), orzo, tè al limone e una bevanda bianca perfetta per creare, in combinazione con il caffè, un ottimo cappuccino. L’eccellenza di questo nuovo sistema si è fatta subito scoprire. Infatti l’arabica monorigine biologica Brigitte ha ricevuto la Gold Medal all’International Coffee Tasting 2020 nella categoria Single Serve (monodose), riconoscimento internazionale che premia tutte le eccellenze del caffè nel mondo. Il sistema DIVA si completa poi con due nuove macchine studiate per le esigenze della famiglia e del segmento OCS (Office Coffee Service). D1 e D2 sono 100% made in Italy, hanno un design originale e una tecnologia avanzata che attraverso l’utilizzo di una APP per mobile realizzata ad-hoc, permette la massima personalizzazione dei parametri di utilizzo della macchina; questo, unito al sistema di spegnimento automatico regolabile, consente di ridurre al minimo gli sprechi energetici (consumo in stand-by inferiore a 0,1 watt/H). Il tutto per rendere unico e perfetto ogni espresso.

A PROPOSITO DI MOKADOR E L’AMBIENTE Mokador è da oltre 50 anni sinonimo di caffè di alta qualità. Grazie all’esperienza maturata, l’azienda oggi offre al mercato una linea completa di cialde e capsule dedicate al canale e miscele in grani studiate appositamente per i distributori automatici. La filosofia di Mokador ruota attorno alla sostenibilità ambientale, concetto che ha portato l’azienda ad effettuare continui investimenti per consolidare la propria posizione a favore dell’ambiente. Nel 2010 sono stati installati in entrambi gli stabilimenti, impianti fotovoltaici per produrre energia pulita proveniente da fonti rinnovabili. Questo ha permesso all’azienda di ottenere nel 2013 la certificazione per la gestione ambientale in conformità alla norma ISO 14001, la quale garantisce che Mokador si impegna ad attuare e mantenere procedure e attività a favore dell’ambiente. Il coronamento di questo percorso è stato quello di ottenere, nel 2019, l’attestato di ENERGIA VERDE 100% CERTIFICATA, il quale garantisce che l’energia che viene acquistata da fornitori esterni proviene da fonti 100% rinnovabili. Attenzione all’ambiente e sostenibilità, Mokador l’ha esteso anche ai propri prodotti, avviando la produzione della linea cialde caffè realizzate in carta filtro compostabile. Questo ha permesso l’anno seguente di ricevere la prestigiosa certificazione internazionale DINCERTCO, riconoscimento che certifica la compostabilità al 100% delle cialde caffè Mokador in tutti i formati distribuiti. In linea con le esigenze di un consumatore sempre più attore consapevole delle proprie scelte non solo in ottica di funzionalità di prodotto ma anche della sostenibilità dei materiali con cui è realizzato, Mokador ha recentemente inserito nella propria gamma prodotti il “Natural Kit accessori”, interamente differenziabile a partire dall’imballo realizzato in carta. A novembre 2020, nel portare avanti questa filosofia sostenibile, Mokador ha deciso di inserire all’interno della propria gamma prodotti una linea interamente dedicata al caffè biologico in tutti i formati distribuiti, dalle capsule a sistema chiuso Mokador, alla cialda ESE e cialda Mokador.

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È una delle poche donne del Vending che possa vantare un’esperienza nel Settore così articolata: dai primi passi compiuti nella società di gestione familiare, alla partecipazione alle attività associative in CONFIDA, fino al ruolo di responsabile del progetto RiVending. Un progetto ambizioso attraverso il quale il comparto intende ridurre il suo impatto sull’ambiente, perseguendo gli obiettivi dell’economia circolare in risposta alle nuove direttive europee. Un impegno in cui Carla crede profondamente come ci racconta in questa interessante intervista.

CARLA FALATO DALLA DAF AL PROGETTO RIVENDING

U

n percorso professionale iniziato nella D.A.F., l’azienda di famiglia fondata da suo padre Giuseppe, pioniere del Vending, da poco scomparso. Ci racconta la sua storia? Credo di poter affermare che sono nata nel Vending e che nel mio sangue scorra il caffè. Ero piccola quando aspettavo che papà mi portasse con lui nella filiale della DAF a Trieste. Se chiudo gli occhi sento ancora, come se fosse oggi, il profumo del caffè, l’odore dell’officina e dei detergenti che si usavano per pulire i distributori. Ho un ricordo indelebile del suono della contamonete che girava rumorosissima e dei pacchi che si dovevano preparare per le LIOFAEMINE: 1 pacco di caffè liofilizzato, 150 bicchieri, 150 palette, 150 bustine di zucchero. Il caffè delle liofaemine… pagherei qualsiasi cosa per berne ancora uno! Negli anni ‘80 è arrivata la rivoluzione della capsula con il distributore 1X Lavazza: ricordi indimenticabili. Per non parlare dei colossi dei distributori automatici con le loro macchine dai nomi improponibili: EUROS,

Giuseppe Falato

ARISTOS, PEGASO… ancora mi chiedo chi fosse l’ideatore di questi nomi. Poi arrivarono i primi distributori per gli snack. Ricordo ancora il giorno in cui un giovane Luca Adriani venne a proporli a mio padre. Era un enorme distributore a dischi, in grado di erogare delle merendine e dei panini. Una vera rivoluzione nel campo del vending! Chi avrebbe detto che anni dopo avrei lavorato proprio per Luca Adriani! Mio padre però - e lo dico con rammarico - ha sempre pensato che quello del Vending fosse un mondo maschile ed ha sempre cercato di farmi cambiare idea e di cercare lavori più adatti ad una ragazza. Inutilmente. Ormai il danno era fatto: era nato un amore eterno e indissolubile tra me e il vending. Quale eredità di valori le ha lasciato suo padre? Credo che il valore più grande che mi ha lasciato papà sia il rispetto per i miei colleghi. La sua parola d’ordine era correttezza. Ogni giorno mi ripeteva di essere sempre corretta con tutti i colleghi. Verrai ripagata, mi


diceva, sii corretta e verrai sempre rispettata. Purtroppo, alla fine la DAF è stata venduta agli amici dell’Illiria. Il suo impegno nel Vending è andato oltre l’azienda famigliare. Ci parla della sua esperienza in CONFIDA? La mia esperienza in Confida è indubbiamente un’opportunità di crescita professionale, sicuramente importante. Come aver fatto uno stage alla Bocconi. Mi sono potuta relazionare con persone che per me erano dei colossi, proprietari o dirigenti di aziende che avevo solo sentito nominare e che consideravo dei miti. Poi ho capito che, indipendentemente dalla grandezza/numero di battute della gestione, i problemi erano uguali per tutti: anche loro non dormivano come me, anche loro dovevano scontrarsi con delle commissioni di Aziende che presentavano richieste sempre più esigenti. Il mondo del vending cambiava sia per noi piccoli gestori che per i più grandi e questo l’ho compreso proprio grazie al confronto con i colleghi, avuto all’interno della realtà associativa. Confida mi ha insegnato tanto e forse uno dei motivi per cui ricopro il mio nuovo ruolo al suo interno lo devo anche al tempo dedicato all’associazione, che mi ha fatto conoscere. Poi è arrivata l’esperienza in FAS International. Quali sono i termini di questa collaborazione? La mia collaborazione con FAS nasce dopo che papà decise di cedere la DAF. In quel momento pensai di abbandonare il mondo del vending, per fare una sorta di disintossicazione, ma invano. Nell’arco di un paio di anni, mi ha chiamato Luca Adriani e mi ha chiesto di rimettermi in gioco, provando a fare il commerciale per loro. Ricordo ancora l’espressione del suo Responsabile commerciale quando Luca mi ha proposto: Gianpaolo Bononi mi ha guardato facendomi capire che sarei durata forse alcuni mesi. Ormai sono 4 anni che collaboro con FAS e io e Gianpaolo abbiamo un’intesa lavorativa che credo sia rara. Devo dire con molto orgoglio che avendo dimostrato che il lavoro e le sfide non mi spaventano, che metto molta testardaggine per arrivare alla meta che mi prefiggo, ho avuto la fiducia sia di Luca (spero) che di Gianpaolo, mio mentore.

Gianpaolo Bononi

Carla Falato

Oggi la Distribuzione Automatica ha davanti a sé molte sfide da affrontare. Prima di tutto l’adeguamento alla nuova normalità dettata dall’epidemia. Qual è il suo punto di vista? La situazione che stiamo vivendo è unica e nessuno poteva essere preparato. Credo che non ci sia giorno in cui un gestore (e ogni imprenditore di qualsiasi campo lavorativo) si svegli senza poter fare alcun piano d’azione. Ogni giorno è un giorno nuovo con regole nuove impossibili da seguire. Ogni giorno un imprenditore deve inventarsi una strategia per cercare di tenere le aziende a galla e tentare soluzioni che seguano i vari DCPM che il nostro governo si decide a fare. La crisi generata dal COVID ha evidenziato come per un Settore “piccolo” come il nostro sia difficile farsi ascoltare. È d’accordo con questa affermazione? Credo che la nostra categoria non sia poi così piccola! Anzi, se pensiamo quanto importanti siamo per il mondo del lavoro con le nostre macchine al servizio della pausa caffè, possiamo ritenerci un settore indispensabile. Il problema è, a mio avviso, che siamo troppo diligenti e buoni, attenti e pronti alle richieste di una clientela che diventa sempre più esigente e che spesso è troppo indaffarata per rendersi conto del servizio che diamo a tutti, ogni giorno. È sicuramente colpa nostra che non abbiamo saputo dire di no e non abbiamo saputo valorizzare il servizio che diamo. Quello che sto per dire probabilmente mi farà molti nemici gestori: se anziché guardare la posizione da prendere al nostro

Luca Adriani

Fabrizio Fabris


collega, abbassando i prezzi, alzassimo l’asticella del servizio, forse potremmo valorizzare di più il nostro lavoro. Quali sono, secondo lei, le armi da affilare per fronteggiare la crisi dei consumi che anche il Vending sta vivendo? Credo sia davvero difficile trovare la risposta giusta. Non ci sono armi o strategie, questa non è una guerra contro un collega: ci troviamo davanti ad un nemico sconosciuto e subdolo, che ci ha tolto qualsiasi arma e non ci permette di lottare. Forse, sottolineo forse, è giunta l’ora di alzare il livello della qualità del nostro servizio, cercando di mantenere dei prezzi adeguati, affinché il nostro lavoro sia finalmente riconosciuto da tutti i consumatori. Faccio un esempio concreto. Un gestore estero di cui non faccio nome, che ha una delle gestioni più organizzate e preparate che abbia mai visto, un giorno mi ha detto una frase che mi ha colpito, che racchiude forse il senso del lavoro di un gestore. Mi ha spiegato che la sua azienda ha alzato l’asticella e i suoi clienti sanno che se vogliono la sua azienda, avranno il massimo dei prodotti e della qualità delle materie prime e il massimo dell’efficienza del servizio. Sanno anche che tutto questo ha un prezzo e che se vogliono il top lo devono pagare. La sua filosofia di lavoro non è mai di abbassare il livello, perché ne va del suo nome e del valore del suo lavoro e dei suoi dipendenti. Direi che sarebbe arrivato il momento che anche alcuni gestori italiani iniziassero a pensarla così, anche a costo di perdere locazioni inutili. Date le innumerevoli perdite che hanno dovuto e che stanno sostenendo, senza alcun aiuto da parte dello Stato, l’unico modo per tentare di sopravvivere è alzare la qualità. Mi chiedo: perché il caffè al bar lo pago € 1,10 e il caffè portato direttamente sul posto di lavoro lo pago 3 volte in meno? Questo non lo capirò mai.

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La guerra contro la plastica e, in particolare contro bicchieri e bottiglie monouso, ha scatenato un acceso dibattito e spaccato l’opinione pubblica tra favorevoli alla loro eliminazione e sostenitori dei parametri di igiene che il monouso garantisce, come l’epidemia in corso ha evidenziato. Il Settore ha risposto con un progetto concreto, RiVending, di cui da quest’anno è responsabile operativo. Vogliamo illustrarlo ancora una volta? Eccoci a toccare un altro dilemma che affligge il gestore: il problema del “plastic free”. Purtroppo, in molte aziende sono state prese decisioni con una tale velocità da non accorgersi che la normativa europea non dice di mettere al bando le bottiglie o i bicchierini di plastica, ma di smaltirli correttamente. Ripeto: corretto smaltimento e raccolta per poi poter riutilizzare la plastica. Il progetto RiVending, nato dalla sinergia tra Confida, Corepla e Unionplast, ha proprio l’obiettivo di dare nuova vita al bicchiere, alla paletta e alla bottiglia di plastica, che altrimenti verrebbero gettati senza una raccolta differenziata. Il tutto nell’ottica di un’economia circolare dove il rifiuto, attraverso una corretta raccolta, diventa materiale riutilizzabile e, nel nostro caso, ritorna bicchiere, paletta, bottiglia. Attraverso le pagine di questa rivista e i nostri mezzi digitali, parliamo molto spesso del progetto RiVending. Per quei pochi che ancora non lo conoscono, ci vuole riassumere il funzionamento? A fianco del distributore automatico viene posizionato uno speciale contenitore dove gettare bicchieri e palette in plastica dopo l’uso. Il coperchio del contenitore presenta fori grandi quanto il diametro dei bicchieri, oltre a un foro per le palette. Stessa cosa per il contenitore destinato alla raccolta delle bottiglie di plastica. Il contenitore RiVending ha al suo interno un sacchetto di colore diverso da quelli del resto della raccolta


differenziata e viene ritirato dalla stessa società che gestisce i rifiuti. Questa, dopo una semplice selezione dei sacchi, è in grado di conferirli direttamente a Coreplache li avvia al riciclo. RiVending consente di semplificare e rendere efficiente il processo di riciclo del materiale. Viene recuperata infatti una plastica di altissima qualità e valore a monte del processo, evitando i costosi e dispersivi passaggi di separazione dalle altre plastiche e di lavaggi industriali spinti. L’obiettivo finale a cui tende il progetto è di trasformare il bicchiere usato in un nuovo bicchiere creando così nel settore un’efficiente economia circolare. RiVending è un programma “zerorifiuti” perché la plastica utilizzata viene interamente riciclata e reintrodotta nel ciclo produttivo. Per questo motivo, ogni giorno abbiamo richieste di moltissime aziende che vogliono e chiedono come possono aderire al progetto. Cosa deve fare un gestore per aderire al progetto? Come accennavo, è abbastanza laborioso far partire le aziende nelle varie fasi del progetto e come responsabile dello stesso, a differenza di come era stato impostato prima, mi sento di voler affiancare i gestori in questo progetto. I gestori, quindi, attraverso l’associazione possono far affidamento su di me. Non credo che il gestore o i commerciali possano sobbarcarsi anche questo impegno, che è molto delicato e richiede molto tempo per la gestione delle varie fasi. Mi piacerebbe collaborare con i gestori in prima persona, rendendomi disponibile come un vero e proprio “commerciale RiVending” per poterli aiutare nei vari passaggi, affiancandoli e supportandoli.

mero. Credo che ci sarà una ripresa a costo di molti sacrifici: il fondo è stato toccato, ora si riparte.

Guardiamo al futuro. Il mondo non uscirà indenne dallo tsunami che lo sta investendo e ciò comporterà necessariamente dei cambiamenti. Cosa si augura dal punto di vista personale e professionale? Diciamo che generalmente sono una persona ottimista e anche questa volta, sebbene mi costi fatica, cerco di guardare il lato positivo delle cose. La vedo come un’opportunità di rinascita per il settore del Vending, dove tutto sembrava scontato, tutto era un nu-

Dal punto di vista professionale personale, spero sempre di non deludere mai le persone che mi hanno dato fiducia e che continuano a darmela. Nel momento in cui dovessi accorgermi di non essere in grado di raggiungere i miei traguardi sarò la prima a fare un passo indietro. Ringrazio in primis Luca Adriani che ha creduto in me e mi ha dato l’opportunità di rimettermi in gioco. Ringrazio Gianpaolo Bononi che con infinita pazienza ha saputo smussare i miei spigoli e il mio carattere e che mi ha insegnato tanto. Per questa nuova opportunità, non posso non ringraziare Ernesto Piloni, che mi auguro abbia la pazienza di sopportarmi, che mi ha voluto come responsabile del Progetto RiVending. Ringrazio tutti coloro che hanno creduto in me. Posso solo dire che darò tutta me stessa e cercherò di non deludere. Consentitemi un grazie speciale al mio papà, che mi ha insegnato il mestiere più bello del mondo e oggi sarebbe orgoglioso di me. Grazie papi.

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UN ALGORITMO PER PIANIFICARE LE ATTIVITÀ

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a 30 anni il settore del Vending affronta la sfida della gestione territoriale e delle problematiche di pianificazione. La logistica dei rifornimenti e della gestione degli asset sul campo è complessa ed affidata alla esperienza umana. Da un punto di vista matematico, ci troviamo di fronte ad un problema NP completo ad altissima sfida computazionale. I problemi NP completi sono considerati dalla teoria dell’informazione come i più complessi da risolvere e da gestire. Nel caso specifico la teoria afferma che ad oggi non c'è una soluzione in “tempo polinomiale deterministico”. Da un punto di vista operativo, la realizzazione di zone equilibrate e di giornate produttive ed efficienti è un’attività manuale, complessa e di difficile manutenzione, oltre a non poter tener conto se non macroscopicamente di tutte le variabili e vincoli in gioco.

Vega Optima è un rivoluzionario algoritmo in grado di supportare la Vending Company nell’arduo compito di pianificare le attività esterne (rifornimenti, tasks etc). Vega Optima consente un ROI elevato derivante dal supporto al back office ed alla massimizzazione della resa e dei tempi di percorrenza del personale addetto al rifornimento e alla gestione interventi. • Pianificazione strategica e creazione delle aree da assegnare. • Gestione degli scenari e simulazioni avanzate what if. • Ottimizzazione basata sui fabbisogni e sulla geografia con totale libertà di configurazione dei vincoli e priorità. • Riallocazione dinamica basata su task urgenti, assenze del personale etc.

PERCHÈ FUNZIONA DOVE ALTRI MODELLI HANNO FALLITO 1. L’algoritmo è custom e composto da 3 differenti motori che agiscono in sequenza replicando le attività manuali effettuate dal back office. 2. Il sistema consente attraverso plug-in di adattarsi a qualsiasi vincolo o esigenza o calcolo del fabbisogno, permettendo di modellizzare il comportamento ideale. 3. Il motore di definizione dei fabbisogni è VEGA VMS, che dispone di tutti i dati statistici e le configurazioni per definire puntualmente il fabbisogno e le frequenze di visita in base ai desiderata del management.

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4. È compatibile con tutti i modelli di business, giri fissi, rolling, basati su telemetria o misti con gestione task, incident etc. 5. Dispone di automatismi di gestione quotidiana e micro-management che consentono di affrontare facilmente chiusure, assenze etc, rimodulando l’allocazione dei task al personale in modo automatico. 6. Fornisce KPI per identificare i miglioramenti e per consentire al management di apportare modifiche. 7. È nativamente integrato nella suite Vega per il Vending.


I VANTAGGI • Strategic planning con la suddivisione in aree omogenee di carico di lavoro. • Ottimizzazione giornaliera delle visite sulla base dei drivers di calcolo del fabbisogno. • Ottimizzazione spinta con ri-allocazione giornaliera del carico di lavoro. • Gestione quotidiana dinamica in caso di emergenze o assenze. • Gestione Plug in per la rapida integrazione di nuove regole, vincoli o elementi da aggiungere al planning.

Il sistema viene implementato da parte del cliente in poche ore e consente da subito di avere una dimensione geografica del proprio parco clienti e della possibile ottimizzazione della distribuzione dei carichi di lavoro. Il sistema lavora a tempo, cercando di massimizzare la resa di ogni addetto nel rispetto di vincoli contrattuali e caratteristiche specifiche. In altre parole, immaginate di farvi questa domanda: "Di quanti operatori ho bisogno per gestire le attività di rifornimento in base ai profili di consumo, alle distanze, ai tempi di parcheggio e di rifornimento dello specifico punto vendita, disponendo di una forza lavoro che opera per 40 ore settimanali?"

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L’algoritmo Vega Optima impiega pochi secondi per dare una risposta e consentire il fine tuning della proposta direttamente su mappa con una intuitiva e semplice interfaccia drag & drop. In pochi semplici click è infatti possibile spostare clienti e verificare in tempo reale i cambiamenti in termini di tempo e saturazione della giornata. Una volta definite le aree, è possibile assegnare le stesse agli operatori reali e procedere alla pianificazione per il periodo successivo. Qui l’algoritmo cercherà di livellare le giornate di lavoro dell’operatore e di ottimizzare le visite in funzione delle frequenze, dei vincoli e delle distanze. La sequenza di visita viene calcolata per ottimizzare il percorso giornaliero tenendo conto di eventuali vincoli

temporali di visita. Anche in questo caso è possibile gestire spostamenti e aggiustamenti, oltre a considerare ferie e chiusure, insieme alle attività di rientro in sede dell’operatore per effettuare carico ed inventario. Per ogni giornata l’algoritmo proporrà i clienti / PV da visitare, i km percorsi, le attività in sede e la sequenza di visita. Se poi si vuole osare con procedure molto radicali di ottimizzazione è possibile optare per la versione dinamica dell’algoritmo (work in progress), dove si possono utilizzare i dati di stock in tempo reale forniti dalla telemetria in modo da creare ogni giorno solo le visite necessarie per il giorno successivo. Apposite procedure consentono di gestire anche parchi misti.

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TEL nasce come azienda indipendente nel 1972, specializzata nella distribuzione di ricambistica per piccoli e grandi elettrodomestici, settore in cui ad oggi continua a essere tra i leader del mercato europeo. È del 2009 la decisione di investire per la prima volta nel settore del Vending. Da allora l’azienda è stata in continua ascesa, fino ad essere oggi una delle compagnie di punta nel mercato dei ricambi e nei relativi settori di riferimento. Un’ulteriore occasione di crescita è arrivata nel 2017, attraverso l’ingresso nel gruppo GEV, azienda tedesca specializzata nel settore dell’Ho.Re.Ca., che assieme ad ATEL, al gruppo LF di Cesena, , alla francese E.P.G.C. e alla britannica CCS forma il gruppo REPA, battezzato ufficialmente nella primavera del 2020, che è tra i maggiori player europei nella ricambistica per i settori Vending, Elettrodomestico, Ho.Re.Ca., Refrigerazione e Caffè Professionale. Come specialista del Vending ATEL può vantare uno stock che include la totalità dei ricambi attualmente presenti sul mercato italiano, arricchito ulteriormente da diversi marchi esteri, di cui alcuni in fase di sviluppo. “Grazie alla collaborazione dei numerosi clienti che negli anni ci hanno premiati con i loro ordini, insieme ai tecnici riparatori, abbiamo potuto raggiungere un know-how d'eccellenza che ci ha permesso di sviluppare un servizio eccezionale per i gestori. In questo modo, spesso le nostre performance superano quelle standard di mercato offerte dagli stessi produttori delle apparecchiature.” spiega Stefano Rocchi, AD di ATEL, e responsabile per il gruppo REPA del mercato italiano.

LA RICAMBISTICA VENDING IN KIT

Proprio questa costante attenzione ai bisogni del cliente ha portato l’azienda a investire, negli ultimi due anni, nello sviluppo di speciali kit di manutenzione. “Si tratta di kit che prevedono la fornitura non solo del ricambio ma anche dei componenti accessori soggetti ad usura”, spiega Rocchi. “Questi kit consentono al tecnico riparatore di ottimizzare con una sola uscita una manutenzione accurata della macchina, garantendo una completezza di intervento tale che non sarà necessario eseguire altri interventi postumi al primo”. La natura dei kit, pre-assemblati e imballati singolarmente, è pensata principalmente per velocizzare e semplificare il lavoro dei tecnici.

Nella foto in alto a sin. Stefano Rocchi e a dx Giulio Londero, Product Manager Vending per ATEL e per il gruppo REPA.


“Il kit è uno strumento con cui non si lascia spazio ad errori di valutazione”, continua Rocchi. “Il tecnico non può sbagliare. Con il costo della manodopera in continua ascesa si rende indispensabile effettuare manutenzioni perfette. Inoltre, in questo particolare periodo storico, con le apparecchiature Vending soggette a dei fermi macchina importanti, e la conseguente accentuazione del fenomeno di usura ed invecchiamento degli organi più esposti ai liquidi, è ancora più importante essere perfetti negli interventi.” ATEL crede nelle potenzialità del Vending e nei grandi margini di crescita del "sistema" kit ricambi sia nel mondo dei gestori che in quello dei produttori. “Il gruppo REPA ha individuato nel settore del Vending degli spazi di crescita importantissimi e sono molteplici i fronti di espansione che stiamo esplorando”, spiega Rocchi. “Le collaborazioni con i produttori sono sempre più numerose e, devo dire, anche profittevoli su entrambi i fronti, perché lavorando insieme si effettuano facilmente accordi vantaggiosi per entrambe le parti”. In un momento storico in cui le risorse economiche e il potere di acquisto dei gestori hanno subito una drastica riduzione, poter disporre di kit dedicati senza dover approvvigionarsi di grossi quantitativi è sicuramente di supporto all'attività, come spiega Rocchi: “In un periodo in cui non si pianificano gli acquisti per ovvi problemi di portafoglio, ordini ridotti e pianificati a breve termine , le aziende costruttrici di apparecchia-

ture e gli operatori tendono a ridurre al minimo le giacenze nei magazzini. Questo dà ad un gruppo come il nostro la possibilità di fornire in 24 ore quei ricambi che verranno impiegati subito, nei giorni a seguire.” Nonostante tutto, anche ATEL non risulta immune alla crisi generale del mercato. Però, spiega Rocchi, l'azienda continua a tenere un approccio propositivo. “Certo, la situazione attuale ha ridotto anche ad Atel e al gruppo REPA il volume delle spedizioni, sempre più modeste. Vogliamo però usare questo come stimolo per ottimizzare di continuo la nostra logistica, sicuramente oggi all’avanguardia."

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IL BUONO E IL BELLO DEL CAFFÈ

iscelaArt è una giovane torrefazione siciliana ad impronta familiare, nata da una lunga esperienza dei soci nel mondo del caffè, sia nell’ambito della Distribuzione Automatica attraverso una propria società di gestione, che nel segmento delle rivendite di caffè porzionato. Dalla commercializzazione nei propri punti vendita di caffè di brand terzi nazionali e locali all’idea di sviluppare un prodotto a proprio marchio il passo è stato breve, come ci racconta Daniele Volo, co-titolare e direttore commerciale.

L’ambizione di un giovanissimo imprenditore siciliano. un progetto che unisce design e passione per il caffè. Un nuovo concept per appassionare tutti gli italiani. perfetto per gli amanti del buono e del bello. Com’è nato il progetto? MiscelaArt nasce concretamente un anno fa, dopo un lungo periodo di progettazione, dalla volontà di far conoscere il mondo del caffè da un punto di vista diverso, a partire dal packaging, che volevamo fosse innovativo rispetto a quanto è presente sul mercato. Diciamo anche che è stata una sfida, iniziata quasi per gioco. Avevamo, infatti, comprato una tostatrice per soddisfare il mercato locale; poi abbiamo visto che l’idea era piaciuta, aveva avuto un buon riscontro e così abbiamo ampliato la produzione per servire un mercato sempre più grande, fino a poter coprire quello nazionale. Quindi MiscelaArt è un progetto che è cresciuto quasi in maniera naturale, sul quale abbiamo investito molte energie e molte risorse e che ora vogliamo far conoscere a tutti gli italiani. Attraverso quali canali? Principalmente attraverso le rivendite, i negozi specializzati di cui abbiamo esperienza diretta e sappiamo essere un punto di riferimento importante per quei consumatori che non si accontentano di un qualsiasi caffè, ma vogliono garanzia di qualità e, nel nostro caso, anche di un prodotto piacevole alla vista, da poter esporre. Credo, infatti, che molto spesso sia l’immagine a guidare determinate scelte e a portare alla scoperta di

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un prodotto - nel nostro caso il caffè - piacevole al gusto e di ottima qualità. Quali sono i vostri prodotti? Abbiamo realizzato per il momento 3 miscele, oltre al decaffeinato, ma ne stiamo studiando di nuove. Oggi disponiamo delle varianti Robusto, la miscela più forte e corposa; Deciso, molto cremosa con note di cacao; Corposo, più dolce al palato grazie alla percentuale di Arabica. Infine, il Deca il nostro decaffeinato, molto dolce e delicato, con una percentuale di caffeina inferiore allo 0,10%. Le nostre miscele sono disponibili nel formato cialda ESE in confezione da 150 unità e nel formato capsula, disponibile in confezione da 100 e da 50. Per quanto riguarda la capsula, la realizziamo in tutti i sistemi presenti sul mercato, in modo da accontentare tutte le esigenze e tutti i gusti: Nespresso, Lavazza Point, Lavazza Blue, A Modo Mio, Dolce Gusto, Uno System, Bialetti, Caffitaly. Parliamo del vostro packaging che è molto accattivante. Com’è nato? L’idea nasce dal fatto che, oggi come oggi, moltissime famiglie scelgono la macchina del caffè a cialde o capsule per il consumo domestico. Generalmente, la macchina viene tenuta in bella vista sul ripiano della cucina, diventando parte dell’arredo. Per questi motivi, abbiamo pensato che il packaging del caffè dovesse avere delle caratteristiche di design accattivanti, piacevoli alla vista e che lo rendessero meritevole di essere esposto nel contesto dell’ambiente cucina. Per i colori e le immagini delle scatole abbiamo preso ispirazione dalla nostra terra, la Sicilia, una terra ricca di colori, oltre che di sapori. L’idea non è solo di offrire un caffè di alta qualità, ma di offrirlo attraverso un’immagine diversa, che si distingua sul mercato e sia di richiamo immediato al nostro prodotto e alla terra in cui è lavorato. Inoltre, è nostra intenzione variare la


grafica, rinnovandola periodicamente con nuove immagini e nuovi colori, che facciano del nostro packaging un quadro sempre nuovo e diverso da esporre in cucina o in ufficio. Il nostro caffè è, infatti, destinato anche al segmento O.C.S., dove spesso la macchina per il caffè viene posizionata nella sala break comune o negli uffici direzionali. Avere un caffè non solo buono e di qualità, ma anche presentato in maniera originale ed esteticamente piacevole, credo che rappresenti un valore aggiunto. La vostra è un’iniziativa molto ambiziosa ma, visto il periodo, anche molto coraggiosa. Come vi state muovendo? Abbiamo inviato kit omaggio su tutto il territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, a tutte quelle figure professionali che potrebbero essere interessate a conoscere e far conoscere il nostro caffè e il nostro progetto. È un investimento che abbiamo voluto, perché riteniamo che, al di là della bellezza del packaging, il caffè vada assaggiato per poter essere venduto. Siamo disponibili ad inviare kit prova a rivenditori inseriti nel settore del caffè, che intendano ampliare il proprio portafoglio con un prodotto originale e di qualità. È chiaro che il momento che stiamo vivendo, con la crisi dei consumi che si sta verificando, è sicuramente un momento storico particolare e forse poco propizio per nuovi lanci. Ma non ho paura perché sono sicuro del prodotto che andiamo a proporre e della sua capacità di crearsi una nicchia di mercato in grado di riconoscerne l’originalità e la qualità. Quindi non vi fermerete qui! Assolutamente no! Questo è solo l’inizio del nostro percorso, ma sappiamo bene quale strada abbiamo davanti. Siamo un vulcano di idee e stiamo lavorando minuziosamente su tutti gli aspetti che svilupperemo nei prossimi mesi, a cominciare dalla comunicazione, che riteniamo fondamentale per farci conoscere, fino al supporto che intendiamo dare ai nostri partner commerciali. Per cominciare, ci siamo rivolti ad un’agenzia di comunicazione che cura tutti gli aspetti legati all’im-

Guarda il video qui!

info@miscelaart.it magine e alla sua promozione: sito web, canali social, brochure, grafica del packaging, materiale digitale a supporto dei rivenditori ecc. Ritengo che siano strumenti essenziali per farci conoscere, per trasmettere messaggi ai nostri interlocutori. È in questo contesto che va considerato il vostro video promozionale? Il messaggio che abbiamo voluto lanciare con il nostro video è legato alla sfera delle emozioni, non solo quelle dettate dai colori e dal mare della Sicilia, ma anche l’emozione di un nuovo inizio, di una nascita. La nostra testimonial, infatti, aspetta un bambino, la cui nascita simbolicamente rappresenta anche quella della nostra azienda. Siamo una realtà giovane ma con le idee chiare e tanta voglia di trasmettere agli italiani le emozioni che stanno accompagnando il nostro lancio sul mercato.



IL SISTEMA AUTOMATICO PER LA SANITIZZAZIONE DI PULSANTIERE E TOUCH-SCREEN

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on l’obiettivo di tutelare e garantire il massimo della sicurezza ai consumatori, la DABO srl ha ideato e brevettato Adamo Degerming System, un sistema automatico per la sanitizzazione di superfici touch-screen e pulsantiere, tipiche del mondo del Vending, ma che può essere applicato anche per la sanitizzazione di schermi di dimensioni maggiori, quali biglietterie automatiche, dispositivi per il food-ordering, pulsantiere di dispositivi come POS, ATM, casse automatiche. Adamo DS è un dispositivo medico brevettato di Classe I marchiato CE ideato da Stefano Bottesin, CEO dell’azienda padovana Dabo srl, che da anni opera nel settore del Vending e che si avvale della collaborazione di Andrea Seresin, responsabile del settore Comunicazione e di Lorenzo Zambonin a capo della rete commerciale dell’azienda. Adamo DS utilizza un’innovativa tecnologia basata sull’emissione di raggi sviluppati da led UV-C, direzionati dalla scheda elettronica, che gestisce delicati algoritmi necessari. Importanti collaborazioni, sviluppate in Italia con Centri Autorizzati di Microbiologia, hanno dimostrato la sua efficacia nell’eliminazione del virus di Sars. Cov-2 / COVID-19, oltre che di altri virus, muffe e miceti. L’assunto da cui sono scaturiti gli studi per il suo sviluppo è molto semplice: il virus COVID si propaga facilmente attraverso i contatti e il distributore automatico può diventare, per la natura stessa del suo funzionamento, un veicolo importante per la sua diffusione. Il continuo pigiare dei tasti rende potenzialmente necessaria una

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sanitizzazione costante delle aree touch e delle pulsantiere delle vending machine, un’operazione difficilmente attuabile. L’applicazione su di esse del sistema Adamo DS rende tutto ciò semplice, automatico, senza impegno di grandi risorse, con la garanzia di centrare l’obiettivo ed un’ottimale risposta da parte dei consumatori. I rilevamenti effettuati hanno infatti dimostrato che i distributori automatici dotati del sistema Adamo Ds vendono di più rispetto ai distributori che non lo utilizzano, anche se posizionati nello stesso locale. Ciò accade perché gli utenti si sentono più sicuri di prelevare un prodotto da un dispositivo che dia loro la garanzia di essere costantemente sanitizzato, piuttosto che da uno che tale garanzia non può offrirla. Il funzionamento di Adamo è molto semplice, in quanto del tutto automatico: dopo ogni utilizzo del distributore da parte del cliente, il sistema aziona la procedura di sanitizzazione, permettendo il successivo uso dello schermo o della pulsantiera in massima sicurezza. Il sistema funziona attraverso uno schema a semaforo, caratterizzato da 3 luci a led: • Il LED Rosso si attiva dopo che un cliente utilizza il distributore, indicando che la superficie va sanitizzata; • Il LED Verde acceso indica che la superficie è sanitizzata e che il distributore può essere utilizzato. • Il LED Arancione si accende quando rileva la presenza di un cliente. Se in quel momento la macchina sta sanitizzando, pone in stand-by il processo, che riparte automaticamente appena il cliente si allontana.


Come già anticipato, le applicazioni di Adamo Ds sono molteplici. Oltre che sui distributori automatici, il sistema è applicabile anche su macchine simili, come i totem touch-screen utilizzati per gli ordini dalle grandi catene di fast food, le biglietterie automatiche delle stazioni ferroviarie, i dispositivi touch-screen degli uffici postali, le pulsantiere degli ascensori e così di seguito. Altro campo interessante per l’applicazione di questa tecnologia brevettata è quello delle tastiere degli Atm e dei Pos. Anche queste sono, infatti, aree di grande utilizzo dove è difficile verificare che gli utenti abbiano le mani pulite e dove, da parte delle aziende, manca la sanitizzazione continua, richiesta invece ai bar e ai ristoranti dopo ogni accesso al tavolo. Adamo DS sopperisce a questa mancanza. Per tutte queste casistiche, la tecnologia brevetta di Adamo DS si rivela il miglior alleato, che possa permettere ad un’azienda di ovviare in maniera automatica all’incombenza di una continua sanitizzazione di punti sensibili alla trasmissione del virus.

Per saperne di più: www.adamods.it Stefano Bottesin

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con noi di cisapaper il

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mezzo pieno THINK POSITIVE

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a storia della Gedac inizia nel lontano 1991 ed è quella di un’azienda familiare nata in un piccolissimo scantinato di 80 metri quadri pieno di sogni, in via Pistoiese a Firenze. L’impegno e la tenacia, insieme ad un servizio capillare e attento e a tanta inclinazione verso il futuro, sono stati sin da principio valori imprescindibili, che hanno accompagnato il percorso di crescita dell’azienda, permettendole di superare anche momenti difficili, come racconta Roberto Pace, AD di Gedac: “Nonostante il passare del tempo, certi ricordi restano indelebili nella memoria e nella storia di un’azienda. Anche Gedac ha dovuto superare momenti critici, come il gravissimo incendio avvenuto il giorno di Pasqua del 2002, impossibile da dimenticare anche per me che non ero ancora entrato in azienda. Le fiamme divamparono nell’immobile adiacente e, propagandosi, distrussero completamente la nostra sede e tutto il materiale al suo interno. Il danno fu enorme, emotivo ed economico, ma lo superammo facendo leva sulla determinazione e la consapevolezza che bisognava andare avanti, nonostante tutto. Fondamentali furono le parole di incoraggiamento che mio padre Pasquale pronunciò all’indomani dell’incendio: supereremo questo momento, ammortizzeremo i danni e continueremo a fornire il nostro servizio ai clienti, come e meglio di prima!"

E fu così: in pochi mesi fu aperta una nuova sede in via Einstein a Campi Bisenzio, vicino Firenze, e contestualmente ci fu la trasformazione della Gedac da Snc a Srl. In quei locali l’azienda ha operato per dieci anni, raggiungendo importantissimi risultati, grazie anche ad una strategia di crescita per acquisizioni. Nel 2006, Gedac acquista infatti un importante ramo di azienda dalla Tecnomatic, bissando nel 2007 con un ulteriore ramo; nel 2011 incorpora una piccola società pratese, l’Alfaservice Srl, operazione seguita negli anni successivi da ulteriori acquisizioni tra le quali, nel 2016, quella di EquosolDA, prima società in Italia di vending equo e sostenibile. La strategia di questi anni, insieme alla qualità del servizio, ha contribuito a determinare un trend impressionante di crescita organica, che ha portato Gedac ad essere una delle realtà più affermate e conosciute in Toscana. Come naturale conseguenza, l’azienda ha sentito la necessità di dotarsi di spazi adeguati, che l’hanno portata ad acquistare già nell’ottobre 2012 l’immobile di via Berlicche ad Agliana, in provincia di Pistoia, che è oggi l’headquarter della società. In questi anni, si compie anche un importante cambia-

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Nella foto la sede di Campi Bisenzio

mento nel management: a Pasquale Pace, fondatore della Gedac, va ad affiancarsi il figlio Roberto: “Sono entrato a far parte effettiva dell’azienda nel 2006 - racconta - ma sin da piccolo sono cresciuto tra i distributori automatici. Questo è un mestiere che sento nel mio DNA e che ho imparato passo dopo passo. Inizialmente mi sono dedicato all’ottimizzazione e messa a regime del gestionale, per poi ricoprire tutti i ruoli dell’attività, facendo esperienza diretta sul campo. Una gavetta importante, che mi ha dato maggior consapevolezza dei valori che abbiamo messo alla base della nostra mission: qualità, tecnologia e innovazione. Valori imprescindibili per noi e che ci vengono quotidianamente riconosciuti da clienti e fornitori.” Gedac celebra quest’anno il trentesimo anniversario, un traguardo importante a cui si è preparata operando un restyling dell’immagine aziendale che meglio rappresentasse la sua filosofia: “Ci troviamo a festeggiare questo importante anniversario in una situazione difficile per il nostro, come per tutti gli altri settori economici, a causa della pandemia che ha colpito il mondo. - Continua Roberto - Ciò nonostante, nell’ultimo anno abbiamo voluto rinnovare la nostra immagine, così da trasmettere all’esterno un messaggio che rispecchiasse profondamente la nostra realtà, la nostra mission, i valori del nostro lavoro. Tutto quello che abbiamo vissuto in questi 30 anni ci ha portati ad avere una conoscenza ancor più profonda di noi e ci ha spinti ad intraprendere un percorso di rebranding insieme all’agenzia modenese Cocchi e Cocchi. Questo percorso ci ha regalato nuove consapevolezze e soprattutto tanti obiettivi, alcuni molto ambiziosi, per il futuro. Chi entra oggi in contatto con Gedac si trova di fronte ad un gallo flash del tutto nuovo nel mondo del vending, a slogan che parlano di “ricarica” e non più di “pausa” o di “break”, ed è proprio da qui che abbiamo deciso di guardare al futuro. Non a caso “Wake Cup” è diventato il nostro pay-off”. L’obiettivo di Gedac è di rompere gli schemi fino ad oggi consolidati nel mondo della Distribuzione Automatica e renderle il valore che merita nella percezione del consumatore: un caffè al distributore non deve più esser percepito come una perdita di tempo, un’interruzione dell’attività, bensì come un momento di ricarica delle proprie energie per ripartire più motivati di prima. Un valore aggiunto, in definitiva.


UNO SGUARDO AL PASSATO PUNTANDO AL FUTURO CON UNA NUOVA IMMAGINE

Nella foto: a sinistra Roberto e a destra Pasquale Pace


Così lo spiega Roberto: “Tutto parte dalla nostra volontà di umanizzare quanto più possibile le macchine, di renderle quel “barista del futuro” sempre più vicino all’utente, capace di riconoscerlo, individuare i suoi gusti di acquisto, indirizzarlo nelle scelte che più si adattano a lui. Crediamo molto in questo passaggio, perché solo avvicinandoci all’acquirente possiamo trasmettergli la qualità di un caffè che può trovare nei nostri distributori e che non ha niente da invidiare a quello preso al bancone di un bar”. Mentre di fronte alla situazione creata dal COVID, moltissime aziende si sono fermate, paralizzate dall’incognita di un futuro non più programmabile, Gedac è riuscita a portare avanti i suoi obiettivi di rinnovamento e a rispondere alla nuova realtà, facendo leva ancora una volta sui valori che l’hanno sempre accompagnata.

“Purtroppo, questo progetto è stato un po’ frenato dalla situazione Covid - spiega Roberto - che ha impattato molto sul nostro lavoro. È stato necessario concentrare gran parte dell’attenzione sulle nuove modalità da implementare nelle attività operative dell’azienda. Questo ci ha permesso di continuare a garantire un servizio efficiente ed i nostri clienti lo hanno apprezzato come non mai. In questo momento siamo altamente focalizzati sul servizio, perché crediamo che in un periodo di difficoltà non bisogna creare ai clienti disservizi che potrebbero far accrescere il nervosismo generale. Credo sia nostro dovere continuare ad offrire un momento di serenità ai nostri consumatori”.

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Contemporaneamente, Gedac ha investito per migliorare ulteriormente la gestione delle attività ed approntare un approccio diverso con il cliente e il consumatore: “Nel 2020 non abbiamo smesso di investire - conclude Roberto - e abbiamo potenziato l’implementazione della telemetria, così da poter sfruttare le potenzialità che ne derivano. La nostra intenzione è di avere tutto il parco macchine interconnesso entro il 2022, così da poter avviare alcuni progetti che abbiamo in mente sul fronte dell’organizzazione e panificazione dei rifornimenti, sul miglioramento delle performance in termini di tempestività dell’intervento tecnico e, non meno importante, sul fronte dell’analisi delle abitudini di consumo. Per il prossimo futuro crediamo che sarà fondamentale rivolgersi sia al dirigente/titolare d’azienda, che al consumatore finale. Le modalità di dialogo, ovviamente, sono ben diverse. Al primo vogliamo far capire quale valore aggiunto può comportare la presenza del distributore automatico nella sua azienda: questo, infatti, non va visto come un’interruzione dell’attività lavorativa, ma piuttosto come una ricarica che agisce positivamente sull’efficienza e sulla produttività. Al consumatore finale vogliamo offrire un servizio più vicino alle sue esigenze, cercando di interloquire sempre più per capire le sue necessità e migliorare la user experience. Siamo convinti che il futuro del Vending passerà dall’analisi del consumatore e delle sue abitudini, ci sarà sempre di più l’esigenza di coinvolgerlo anche in attività cross canale e mi riferisco ovviamente alla possibilità di portarlo nei nostri negozi di capsule e cialde, così da servirgli un ottimo caffè in ogni momento della giornata. Una mission che porteremo avanti con entusiasmo. Lo stesso che ci ha accompagnato nei primi 30 anni della nostra storia”.


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GRANDE FERMENTO NEL MONDO DEL CAFFÈ E DEL VENDING IL GRUPPO GIMOKA AL CENTRO DI OPERAZIONI CHE CAMBIERANNO IL VOLTO DEL MERCATO Con 4 stabilimenti, 5 magazzini logistici, 27 linee di produzione automatizzate, 120 tonnellate di caffè crudo lavorate al giorno, 3.000 capsule al minuto per un totale di 4.000.000 di capsule al giorno, 266 dipendenti, di cui 60 assunti nel corso dell’ultimo anno nonostante la crisi, il gruppo Gimoka è senza dubbio una delle aziende leader nel mercato italiano ed europeo del caffè. Nata negli anni ’80 grazie all’intuizione di Ivan Padelli, la torrefazione si avvale oggi anche dell’apporto della seconda generazione, i due figli del fondatore: Davide, che ricopre il ruolo di Ceo e Marco, Chief global business officer.

Grazie a continui investimenti in tecnologia e ad una strategia di crescita per acquisizioni, il Gruppo ha chiuso il 2019 con un fatturato complessivo di oltre 110 milioni di euro, posizionandosi seconda in Italia per volumi annui di caffè verde torrefatto. Gli ultimi mesi sono stati particolarmente intensi per il Gruppo Gimoka, che ha stretto rapporti di collaborazione e concluso operazioni di mercato, che coinvolgono altre realtà legate al mondo del caffè e attraverso le quali sta ampliando il raggio d’azione del business. Risale a luglio 2020 l’annuncio di una partnership con le allora società DAI SpA e Sogeda Srl, imprese di gestione di proprietà della famiglia Allegrino, mirante a creare una Hot Beverage Company, capace di diventare punto di riferimento per l’innovazione, lo sviluppo di nuovi prodotti e l’apertura di nuovi mercati nei canali Distribuzione Automatica, Retail, e-commerce e Ho.Re.Ca.

A distanza di pochi mesi dall’avvio del progetto, a Gennaio di quest’anno l’annuncio di un accordo di aggregazione che coinvolge la neonata società di gestione SOGEDAI - fusione di DAI e SOGEDA - e Serim della famiglia Mazzoleni, azienda tra le top ten del Vending italiano.

Si amplia così il progetto di una Hot Beverage Company che con un fatturato di circa 250 milioni di euro e oltre 1.200 collaboratori, è fermamente intenzionata ad investire nuove e ulteriori energie per lo sviluppo futuro. Per il Gruppo Gimoka il progetto si allarga, investendo anche il mondo delle vending machine. Insieme a Vea, holding di imprese che sviluppano tecnologie per l’industria del caffè e che controlla la Carimali, Gruppo Gimoka ha di recente annunciato una partnership con Manea Vending attraverso un aumento di capitale. Specializzata nella produzione di distributori automatici a spirali, Manea Vending fornisce ai propri clienti non solo soluzioni standard, ma anche personalizzazioni complete ed eleganti per soddisfare qualsiasi tipo di esigenza.

La partnership è volta alla creazione e alla commercializzazione di una nuova generazione di distributori automatici che incorporino le innovazioni tecnologiche più recenti. Lo sviluppo vedrà l’apporto da parte di Vea tramite l’ampio know-how relativo alle tecnologie del caffè della controllata Carimali, dedita alla produzione e all’esportazione di macchine per caffè in tutto il mondo. Il Gruppo Gimoka metterà invece a disposizione la propria expertise e il proprio know-how al fine di garantire un’eccellente qualità del prodotto erogato.



INSIEME NELLE AREE BREAK CONTACTLESS DEL COMUNE DI MILANO

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orte di un fatturato annuale di circa 50 milioni di Euro, SERIM è nella top 10 delle più importanti Gestioni del vending italiano ed è membro chiave all’interno del Consorzio Coven. Di fronte all’emergenza Covid, che ha messo in luce tematiche di primaria importanza come la sicurezza e la salute soprattutto nel settore del food&beverage, Serim ha coinvolto due aziende leader nei loro comparti, per realizzare un ambizioso progetto: offrire una pausa sicura, ecosostenibile e tech in tutte le aree break del Comune di Milano. Al centro del progetto distributori automatici di ultima generazione che rispondono alle necessità di sicurezza delle transazioni attraverso sistemi di pagamento contactless e che offrono contemporaneamente un caffè di qualità. Per questi motivi la scelta è caduta su COGES, azienda storica nel comparto dei sistemi di pagamento, e sulla torrefazione campana CAFFÈ BORBONE, lanciata su un percorso di crescita inarrestabile, che l’ha portata ad un sempre maggiore accreditamento del brand presso i consumatori. Il progetto è stato avviato con l’installazione delle prime vending machine brandizzate Borbone presso uffici

di piccole dimensioni, e a breve anche in dipartimenti e locazioni importanti, teatro di innovative aree break.

“Numerose

locazioni saranno Contactless, prevedendo sistemi di pagamento digitali con Carte, app e smartpayment per minore interazione con le vending machine e una forte riduzione di utilizzo di contanti. Oltre a sicurezza e qualità del servizio c’è un’opportunità in più per la nostra utenza: ottenere il Cashback di Stato”. Bruno Mazzoleni - Presidente Serim

Coges attiverà sui distributori automatici i sistemi cashless Coges Engine dotati di modulo di connessione 4G e di lettore di carte di credito contactless PMT Nebular Pay, un’operazione rivoluzionaria per il Vending italiano, proprio perché la maggior parte dei sistemi sarà installata senza dispositivi per il riconoscimento del contante e funzioneranno quindi solo con chiave MyKey e carte di credito fisiche o virtuali.


“Si

Il lettore di carte di credito Nebular Pay garantirà agli utenti un’esperienza di comprensione immediata: per effettuare il pagamento basta semplicemente avvicinare la carta di credito o lo smartphone al lettore. Anche per il pagamento con carte virtuali non è necessario scaricare alcuna applicazione. Nebular Pay è compatibile con tutti i circuiti di carta di credito e debito (Visa, Mastercard, VPay, Maestro...) e con i borsellini virtuali (Google Pay, Apple Pay, etc.), prevedendo un trasferimento veloce del denaro sul conto corrente del cliente. Il lettore Nebular Pay, oltre all’acquisto diretto di prodotti dal distributore automatico, consentirà all’utente finale di ricaricare il credito sulla propria chiave MyKey. Grazie al servizio di connettività Nebular, la soluzione di pagamento voluta da SERIM consentirà inoltre al Gestore di usufruire di un portale tecnico online con funzioni di gestione stock dei prodotti, aggiornamento remoto di firmware e database dei sistemi di pagamento, rimborso remoto del credito su chiave e molto altro.

tratterà dell’installazione più grande in Italia di sistemi puramente cashless, in un momento di grande spinta anche istituzionale sul fronte dei pagamenti elettronici. L’eliminazione del contante non sarà un problema per l’utente finale. L’Italia sta facendo rapidi progressi sul fronte del pagamento con strumenti cashless ed il 2021 vedrà un’ulteriore accelerazione di questa tendenza anche grazie alla richiesta di opzioni di pagamento più igieniche e sicure a causa del coronavirus. Certamente c’è anche una componente di sfida e siamo fieri che SERIM ci abbia scelti, da questo punto di vista siamo convinti che Milano sia senz’altro il laboratorio ideale per condurre questa innovazione.” Mario Majo - Direttore Commerciale di Coges

“Il vending è un settore sul qua-

le Caffè Borbone ha sempre puntato, mirando su miscele di altissima qualità capaci di competere con l’espresso delle caffetterie. Un impegno costante non solo dal punto di vista della produzione, ma anche da quello della comunicazione. Infatti, siamo talmente certi della qualità del nostro prodotto che abbiamo ritenuto giusto personalizzare le grafiche con la creatività di Caffè Borbone per fidelizzare gli appassionati della pausa di qualità, che da anni scelgono il nostro caffè”. Mario De Rosa - Direttore Marketing di Caffè Borbone

Un altro aspetto importante è quello della sostenibilità ambientale, un principio promosso e condiviso anche col Comune di Milano: la plastica monouso lascia spazio a bicchieri in carta e palette in legno.

Serim e Caffè Borbone condividono questa vision e questo impegno, accompagnandolo alla qualità del servizio e del prodotto e, insieme a Coges, promettono di dare sempre più valore a un break di alta qualità.

Serim Srl è un’azienda italiana specializzata nella distribuzione automatica di alimenti e bevande, nata nel 1979 da una società di mense del milanese, volta ad espandere il proprio business. Bruno Mazzoleni allora ventisettenne ed oggi Presidente avviò l’impresa su un percorso di crescita lenta ma solida, plasmata sul motto “costruire e consolidare”. Passo dopo passo è stato creato un team di collaboratori affiatato ed entusiasta, sempre più giovane e competente. Oggi superato il traguardo dei 40 anni, con oltre 100 milioni di consumazioni erogate ogni anno, Serim è leader nel settore del Vending e può contare su una divisione Bar, oggi costituita da 60 gestioni e una divisione catering. Forte di una filosofia aziendale basata sulla ricerca, Serim garantisce ai suoi clienti un servizio volto a soddisfare ogni tipo di esigenza, dalle piccole alle grandi realtà: uffici commerciali, strutture pubbliche e private, studi professionali e multinazionali.

Caffè Borbone Srl è un'azienda napoletana fondata da Massimo Renda nel 1996, attiva nel business della torrefazione, produzione e commercializzazione di cialde e capsule compatibili. La società è il terzo player in Italia dopo Lavazza e Nespresso nell’ambito del caffè porzionato e tra i primi produttori del mercato delle capsule compatibili. L’azienda, che agli albori era a carattere familiare, passa in pochissimo tempo a competere tra le primissime posizioni del mercato come leader nel settore della torrefazione e nella produzione del caffè monoporzionato. Proprio per questo motivo, nel 2018 Massimo Renda decide di farsi affiancare da Italmobiliare, la più grande "investment holding" italiana, con l'obiettivo di assicurare all'azienda una visione a lungo termine. Quest’operazione ha permesso a Caffè Borbone di diventare un'azienda managerializzata con governance in grado di supportare impegnativi e ambiziosi piani di sviluppo.

Coges SpA, da 40 anni nel settore del Vending, è leader europeo nella progettazione e produzione di sistemi di pagamento cashless e a contante. Coges propone sistemi eccellenti e affidabili, attraverso il costante sviluppo delle proprie competenze distintive, la tensione all’innovazione, l’adozione di sistemi avanzati di gestione, la partecipazione dei collaboratori interni ed esterni ed il consolidato rapporto di partnership con i principali clienti e fornitori.

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MULTICUP

For each drink, the perfect cup Ad ogni bevanda il suo bicchiere. MULTICUP di Necta Un nuovo sistema di erogazione dei bicchieri per una vera esperienza premium Necta, brand di Evoca Group, leader mondiale per i distributori automatici, presenta Multicup, il rivoluzionario sistema di erogazione dei bicchieri, dotato di ben 5 colonne rotanti differenti che permette di distribuire fino a 5 formati diversi di bicchieri. Il mercato è sempre più complesso e competitivo, gli operatori necessitano di nuovi metodi per incrementare le vendite e per diversificare l’offerta, adattandola alle attese dei consumatori. I consumatori richiedono una migliore esperienza presso il distributore automatico. Multicup risponde alle esigenze di tutti, garantisce una maggiore possibilità di scelta, un’ottima presentazione delle bevande e la giusta tipologia di bicchiere, aumentando così la qualità percepita e competere con i nuovi attori come i coffee shop. Grazie a Multicup, Necta presenta un nuovo concetto di distributore in cui l’esperienza premium del consumatore viene messa al primo posto. Con Multicup i distributori automatici Opera e Concerto potranno disporre di 5 colonne di bicchieri. La possibilità di erogare bicchieri differenti per dimensione, materiale e grafica, permette all’operatore di impostare l’abbinamento bicchiere-bevanda per ogni singola selezione. Ciò garantisce un aumento di qualità e un miglioramento dell’esperienza percepita dal cliente che ha così la possibilità di godere pienamente la propria bevanda. Questa nuova e migliorata esperienza, inizia dalla selezione e si conclude con la perfetta erogazione, quando al consumatore viene servita la specifica bevanda nel corretto formato di contenitore, dal bicchierino per l’espresso alla cup di carta premium per il cappuccino. L’operatore, che potrà proporre un miglioramento della presentazione in tazza del prodotto e la possibilità di erogare bevande extra large apprezzerà in particolare la compatibilità della torretta con prodotti compostabili e più eco-sostenibili. Un’ottima leva per conquistare le locazioni più attente alle tematiche ambientali. Inoltre, la capacità aumentata della singola colonna e la conseguente riduzione delle necessità di caricamento sono due considerevoli vantaggi garantiti dall’innovativa soluzione di Necta. Rispetto a un sistema tradizionale Dual Cup (2 torrette con bicchieri differenti), Multicup è molto più compatto e flessibile. Infatti, è possibile riconfigurare il sistema modificando il diametro di ogni singola colonna direttamente in loco. Multicup è la nuova soluzione ideata da Necta per consentire una piena esperienza premium per il consumatore.

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RISPONDE ALLA PANDEMIA INNOVANDO PRODOTTO, PROCESSO E SERVIZIO

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IL CORAGGIO DI UN’IDEA

a pandemia da COVID-19 è un evento senza precedenti, che ha avuto profonde conseguenze sul mercato e sulle abitudini dei consumatori. Durante un periodo di crisi, tutte le aziende sono costrette a rivedere le loro strategie e cercare di capire quali sono le azioni da intraprendere nel presente e nell’immediato futuro per adattarsi ai profondi mutamenti di scenario. Il coraggio di Covim, torrefazione leader nei suoi mercati di riferimento, è stato quello di non avere una reazione conservativa e difensiva alla crisi, ma di sfruttare questo momento storico con tempi quasi sospesi, per investire in innovazione di prodotto, processo e servizio. Il principale esempio di questa strategia è l’ambizioso progetto del nuovo impianto di stoccaggio del caffè crudo, un elemento cruciale nella catena del valore delle torrefazioni. Lo studio dell’impianto si basa sull’ampliamento di capacità e tipologie di caffè crudo, così importanti da offrire a Covim la possibilità di gestire al meglio gli approvvigionamenti, razionalizzare i processi di alimentazione degli impianti di produzione.

Il nuovo magazzino porterà la torrefazione ad avere ben sei settimane di autonomia, grazie all’aumento della capacità di stoccaggio, che sarà pari a 1.380 tonnellate di caffè verde. Questo importante risultato sarà ottenuto con 60 celle da 23 tonnellate di capacità. L’impianto sarà predisposto per il ricevimento del caffè verde in qualsiasi tipologia di contenitore al momento in uso, dai tradizionali sacchi di juta da 60 Kg, alle Big-Bags, ai contenitori Bulk, alle casse mobili o alle cisterne. La capacità di ciascuna cella, superando abbondantemente le 20 tonnellate, è sufficiente per ricevere il caffè verde in qualunque formato di spedizione e ciò consentirà di poter effettuare trasporti diretti di contenitori completi, dal porto alla torrefazione, senza far transitare la merce nei magazzini dello spedizioniere. Da molti anni, gli aspetti legati alla responsabilità ambientale sono diventati parte integrante della politica d’impresa di Covim e ridurre significativamente le emissioni di alcuni dei principali inquinanti atmosferici attraverso l’ottimizzazione dei trasporti è uno degli


obiettivi che l’azienda si è sempre posta e che potrà essere raggiunto grazie al nuovo impianto di stoccaggio.

damentali della strategia della torrefazione e della sua mission di migliorare continuamente il prodotto finale.

Il nuovo magazzino sarà inoltre dotato di un impianto per la selezionatura e pulizia, elemento essenziale per poter gestire in maniera ottimale tutti le tipologie di caffè crudo che non hanno subito un idoneo trattamento presso i paesi di origine. Questo processo, tradizionalmente svolto dallo spedizioniere, sarà realizzato direttamente da Covim e porterà ad una maggior resa, vista la possibilità di operare in più passaggi ed ottenere una diminuzione della percentuale di prodotto conforme nello scarto.

Questa modalità di crescita, identifica Covim come un partner ideale per la GDO, l’Ho.Re.Ca. e il Vending, perché è in grado di offrire una gamma di prodotti sempre in linea con le esigenze dei consumatori e realizzati con impianti costantemente all’avanguardia. L’impianto sarà costituito da un calibratore del caffè, da un deferrizzatore e da una selezionatrice ottica. Tutta l’installazione sarà dotata di un funzionale sistema di aspirazione che assicurerà la massima captazione possibile delle polveri del caffè. Il ricorso alla migliore tecnologia disponibile per questa importante fase, porrà Covim come torrefazione all’avanguardia per il processo di selezione e pulizia del caffè verde.

I continui investimenti nelle migliori tecnologie disponibili, la ricerca e la sperimentazione, sono i principi fon-

I PRODOTTI SOLUBILI Il 2021 porterà grandi novità anche dal lato dei prodotti, con l’introduzione di nuove linee dedicate ai solubili. Gli investimenti in nuovi impianti di confezionamento delle capsule compatibili nei principali sistemi (Nescafè Dolce Gusto®, Nespresso®, Lavazza A modo mio®, Lavazza Blue® e Covim Superba), consentono di offrire dei solubili di alta qualità per tutti i canali distributivi.

In questo ultimo anno, gli atteggiamenti e i comportamenti dei consumatori hanno attraversato un grande cambiamento. L’ampliamento della gamma di offerta anche ai prodotti solubili, interpreta in modo corretto e coerente le loro mutate esigenze, permettendo a Covim di ribadire ancora una volta l’affinità elettiva con i propri clienti.

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CON L'INGRESSO IN AKSÌA GROUP ALBA TRAMEZZINI CONSOLIDA LA SUA POSIZIONE Attraverso la partecipata Casa della Piada CRM, Aksìa Capital IV, fondo gestito da Aksìa Group SGR, ha acquisito Alba Tramezzini Srl, leader nella produzione e commercializzazione di tramezzini, panini e snack. Con questa operazione, avvenuta a Dicembre 2020, Casa della Piada CRM consolida il proprio posizionamento nel mercato del fresco ampliando il proprio portafoglio prodotti e i canali distributivi. "Il nostro obiettivo per i prossimi anni è di realizzare una crescita consistente. Intendiamo inoltre aumentare la visibilità sul mercato delle due aziende e lavorare sul miglioramento dei processi industriali per soddisfare le crescenti esigenze dei clienti " ha commentato Marco Vespasiano, CEO di Casa della Piada CRM. Alba Tramezzini S.r.l., con sede a Faggiano (TA) e guidata da Cosimo (Mimmo) e Claudio Albano, è una società attiva nella produzione e commercializzazione di tramezzini, panini e snack destinati principalmente ai canali Ho.re.ca., Vending, GDO e, residualmente, private label. Il portafoglio prodotti comprende i freschi (tramezzini, panini e focacce), i surgelati (tramezzini e panini indirizzati a Private Labels) e prodotti ambiente (snack e macedonie).

Rappresenta un'eccellenza italiana nella produzione di piadine e tigelle, molto apprezzata sia in Italia che all'estero. La società con oltre 100 milioni di piadine prodotte ogni anno ha una posizione di leadership nel mercato italiano e vanta un sito produttivo all'avanguardia di circa 22.000 metri quadrati. Dopo l'ingresso nel 2018 del fondo Aksia Capital IV, il giro d'affari di Casa Della Piada CRM è cresciuto di oltre il 60% con ricavi passati da 18 a 29 milioni di Euro nel 2020. Nel 2019 la società ha inoltre finalizzato l'acquisizione di Gastone, operatore primario nella produzione di piadine con Indicazione Geografica Protetta (IGP).

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"Siamo contenti dell’operazione appena realizzata con Aksìa Group SGR tramite la partecipata CRM, poiché è coerente con le linee strategiche di sviluppo industriale di Alba Tramezzini, che mirano nei prossimi anni ad un aumento importante di fatturato, sia nel mercato italiano che nei mercati europei. Siamo inoltre contenti di poter far parte di un gruppo industriale integrato e di tutti gli sviluppi e le sinergie che si realizzeranno " ha commentato Mimmo Albano. "L’acquisizione rafforzerà la presenza nel mercato alimentare nei segmenti Ho.re. ca. e Vending di entrambe le aziende, alle quali darà un notevole vantaggio competitivo, con promettenti opportunità di sviluppo " - concludono Mimmo e Claudio Albano di Alba Tramezzini. Mimmo e Claudio Albano, che continuano a detenere una quota del 30%, restano alla guida dell'azienda, così come non variano le visioni commerciali e direttive che hanno guidato l'azienda fino ad oggi.

Dal 1978, una storia di innovazione e passione che ha portato l’azienda ad essere un marchio leader e un punto di riferimento per la qualità e l’innovazione che caratterizzano la sua produzione. Panini, tramezzini, snack pronti e confezionati secondo le più moderne tecnologie e realizzate con materie prime di qualità ed ingredienti selezionati, in parte realizzati in casa, come il pane e la salsa leggera. Tradizione artigianale e produzione industriale si uniscono in Alba Tramezzini per offrire al mercato una vasta gamma di referenze, distribuite in tutti i canali: GDO, Ho.Re.Ca. Vending.


LE TORCETTE

LA SPECIALITÀ FIORE DI PUGLIA FIRMATA DA GIUSEPPE FIORE

Fiore di Puglia propone una nuova specialità - le Torcette - che ha ricevuto il primo premio New Entry ai Brands Award 2020 nella categoria Prodotti da Forno. L’azienda di Corato, in provincia di Bari, cresce a ritmo sostenuto sia dal punto di vista dell’offerta prodotti, che dal punto di vista dei risultati, un trend supportato da continui investimenti in tecnologia e da una visione moderna e puntata al futuro della quarta generazione alla guida. Fiore di Puglia nasce infatti nel 1940 come piccolo forno artigianale, specializzato nella produzione del tradizionale tarallino pugliese, fino a diventare Panificio Fiore alla fine degli anni ’50, quando al fondatore succede il figlio Antonio. Ma è con Giuseppe, figlio di Antonio e terza generazione della famiglia, che la bottega si trasforma in impresa, crescendo senza sosta fino a diventare un’importante realtà industriale regionale, nazionale ed internazionale. Merito anche della quarta generazione alla guida, costituita dai 4 figli di Giuseppe, Tommaso, Antonio, Annalisa e Marinella, che hanno contribuito ad accelerare il processo di crescita ed internazionalizzazione del brand.

packaging dedicati come dimostra l’ampia proposta per il Vending. In piena pandemia, la Fiore di Puglia ha coraggiosamente investito due milioni di euro per migliorare ulteriormente i processi produttivi, acquistando impianti moderni a basso impatto ambientale ed aumentando così la capacità produttiva, per offrire una grande varietà di prodotti da forno e, più di recente, di pasta secca. Ampia la gamma di snack: dalla produzione classica alla selezione biologica, dai prodotti senza glutine a quelli vegan. Le Torcette sono nate dalla volontà del patron Giuseppe Fiore di far riscoprire un prodotto della vecchia tradizione famigliare, Le Torcette Fiore di Puglia, fatte rigorosamente a mano, con l’uso del lievito madre, proveniente dalla pasta da riporto e ovviamente l’utilizzo dell’olio extra vergine la Coratina che ha un sapore spiccato e contiene di per sé un alto contenuto di antiossidanti naturali. “Riproporre le torcette è stato rivivere i momenti passati, quando ci riunivamo attorno ad un tavolo di legno con tutta la mia famiglia e manualmente componevamo la classica forma che dà il nome al prodotto. Le torcette erano anche un momento di aggregazione, piacere di cui attualmente sentiamo fortemente l’esigenza” spiega Giuseppe Fiore.

Merito anche e soprattutto di un’oculata gestione delle risorse, di continui investimenti, di grande creatività nella ricettazione e, soprattutto, del non essere mai venuti meno al legame col territorio e con la tradizione agroalimentare pugliese. Solo materie prime di qualità e prodotte in regione: dall’olio evo alle farine al vino, utilizzati secondo le ricette tradizionali pugliesi. Ricchissima la gamma per tutti i canali distributivi, con

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CON CITY 300 DUCALE RIVOLUZIONA IL MONDO DELLE MACCHINE DA CAFFÈ TABLE TOP Ducale City 300 segna un salto di qualità nella categoria delle macchine da caffè vending di piccole dimensioni, imponendosi subito come best in class. In uno spazio ridotto trovano posto tutte le soluzioni finora disponibili solo per i distributori Ducale pensati per locazioni con grandi volumi di consumo, allo scopo di garantire prestazioni d’eccellenza all’utente finale. Rendere unica l’esperienza del consumatore è stato il pensiero che ha fatto nascere la nuova table top City 300. A partire dal design originale, curato in ogni dettaglio, che fa del gioco di trasparenze un elemento di coinvolgimento del consumatore. La campana, totalmente visibile all'esterno del cabinet, permette di percepire la freschezza dei grani di caffè. La porta Vision esalta il rito di preparazione della bevanda, dalla macinatura fino all’erogazione in bicchiere. Tutto sotto gli occhi del consumatore. Il gruppo caffè è realizzato con materiali premium: tutta la componentistica è in acciaio, proprio come le macchine da bar. La camera d'infusione è mantenuta a temperatura controllata per garantire in maniera costante la migliore estrazione del caffè. Il macinadosatore regola automaticamente il grado di macinatura, permettendo di esaltare la qualità peculiare di ciascuna miscela di caffè, selezione dopo selezione. Ducale City 300 si fa apprezzare per l'interfaccia utente, semplice e intuitiva, con il nuovo touch screen da 12” che permette in pochi secondi di selezionare la bevanda desiderata. L’ampia possibilità di personalizzazione tramite i topping consente di creare bevande sfiziose, diversificando ancor di più il menu di proposte. Il distributore ospita sei contenitori per solubili, due contenitori per topping e i bicchieri in due differenti formati, tra cui il bicchierino da espresso, per un totale complessivo di 300.

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All'interno della macchina un braccio robotico movimenta i bicchieri delle varie dimensioni con un innovativo sistema di cambio del formato. Il vano prelievo si apre in automatico, e presenta la bevanda al consumatore in modo che la possa prelevare facilmente, senza alcun contatto con la macchina. Anche il caricamento dei prodotti da parte dell'operatore è rapido e semplice: grazie alla possibilità di inclinare il modulo contenitori basculante, la macchina permette un facile accesso frontale a tutti i componenti principali. Grazie a Ducale City 300 il gestore può coprire tutte quelle locazioni che - per motivi di spazio o perché non hanno grandi volumi di consumo - necessitano di distributori con dimensioni contenute e, allo stesso tempo, esigono il meglio offerto dalle tecnologie Ducale.



LE NUOVE DATE 25-28 MAGGIO 2022 FIERAMILANO RHO La prossima edizione di VENDITALIA, la più importante manifestazione internazionale della Distribuzione Automatica, organizzata da Venditalia Servizi e promossa da CONFIDA - Associazione Italiana della Distribuzione Automatica, inizialmente prevista nel 2021, è stata riprogrammata dal 25 al 28 maggio 2022. La situazione instabile caratterizzata da forti incertezze sul panorama internazionale e la difficile congiuntura economica hanno portato gli organizzatori a questa scelta, nell’ottica di salvaguardare il business delle aziende e garantire il successo della manifestazione, che da sempre si è distinta non solo come vetrina, ma anche come occasione concreta di business. Le nuove date hanno un duplice obiettivo: da una parte consentiranno agli espositori di riorganizzare e pianificare al meglio e con più serenità la propria presenza e dall’altra concederanno un periodo più lungo per intercettare nuovi buyer internazionali, soprattutto di mercati in espansione.

LE ANTICIPAZIONI DI ERNESTO PILONI PRESIDENTE DI VENDITALIA SERVIZI

a riprogrammazione di Venditalia al 2022 cancella di fatto l’appuntamento biennale previsto per il 2020, un’occasione mancata e molto attesa dal comparto. Tuttavia, siamo certi che i player della filiera abbiano compreso le ragioni, che hanno spinto l’organizzazione a muoversi in questa direzione, piuttosto che sostituire la manifestazione fisica con un evento digitale, come altre organizzazioni fieristiche stanno facendo. Crediamo, infatti, che per il nostro Settore, il contatto diretto tra espositore e visitatore sia fondamentale. Certo è, che nei quattro anni che separeranno l’ultima edizione di Venditalia del 2018 e la prossima del 2022 il mercato non si fermerà, così come non si è fermato nell’ultimo anno, nonostante il rallentamento fisiologico dovuto all’epidemia da COVID. I produttori, quindi, avranno sicuramente tantissime novità da presentare, perché tanti sono i progetti già sviluppati e che andranno a sviluppare in questo lasso di tempo. A ciò si aggiunge una componente fondamentale: la voglia di ricominciare, che sta generando contenuti interessanti per un’evoluzione del mercato. Contemporaneamente, c’è la necessità da parte dei gestori di scoprire quali sono le novità su cui puntare ed investire nelle proprie aziende e questo garantirà una notevole presenza di visitatori. La nuova location - i padiglioni di Fiera Milano Rho - offre tutte le garanzie per una gestione ottimale dei flussi. Inoltre, prevediamo un incremento di espositori e visitatori esteri, in particolare un aumento della presenza di player del mercato asiatico, che intendono cogliere l’opportunità di una vetrina internazionale quale è Venditalia, per entrare in Europa con i loro prodotti. Un’altra novità potrebbe essere costituita dall’ingresso di nuovi player nel canale Vending. Mi riferisco a produttori che provengono dal mondo della GDO, dove la lotta per la presenza a scaffale è molto serrata, e che hanno individuato nel distributore automatico un mezzo diverso e innovativo per commercializzare i loro prodotti. Per quanto riguarda Venditalia Servizi, lo slittamento in avanti delle date, ci darà più tempo per pianificare al meglio e in piena sicurezza l’organizzazione della mani-

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festazione e di studiare al meglio i focus che andremo a toccare. Posso anticipare che per il momento, l’iniziativa più importante su cui stiamo lavorando per la prossima edizione della fiera è il progetto RiVending, a cui vogliamo dare un nuovo approccio, di tipo educational, finalizzato a migliorare il consumo on-the-go in chiave sostenibile. RiVending non è solo un progetto di riciclo, ma è anche e soprattutto uno strumento attraverso il quale la Distribuzione Automatica intende presentarsi come linea guida all’interno della scuola e dei luoghi di lavoro; un progetto educativo che porti il consumatore fuori casa ad avere verso il rifiuto lo stesso comportamento che ha in ambito domestico. RiVending, quindi, si pone l’obiettivo di far migrare il comportamento virtuoso rispetto alla gestione dei rifiuti dall’ambito domestico al consumo on-the-go, in modo che nelle scuole, nelle aziende, negli uffici scompaia il sacco nero, sostituito da contenitori dedicati alle diverse tipologie di rifiuti. Un ulteriore aspetto su cui punteremo sono i workshop e le conferenze che si svolgono nel corso della manifestazione e che da alcune edizioni rappresentano importanti momenti di confronto per gli attori della filiera. Per Venditalia 2022 stiamo pensando a relatori di spessore, che possano aiutare il Settore ad uscire da questo momento così complicato, con l’augurio che a maggio 2022, ovvero tra un anno e più, il mondo sia già nelle condizioni di gettarsi alle spalle lo tsunami che ci ha investiti.


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DELIVERY - TAKE AWAY RETAIL - FOODSERVICE Un centro cottura che grazie ad una breve esperienza diretta nel Vending ha acquisito il know-how tecnico per realizzare piatti pronti idonei per il canale. Di qualità e perfettamente macchinabili, i piatti pronti gourmet e salutari di Pockeat sono la nuova frontiera della pausa pranzo.

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ockeat è il marchio di un ambizioso progetto di ristorazione moderna, nato a Genova nel 2012 con l’obiettivo di coniugare nella ristorazione veloce più aspetti dei nostri tempi: nuove abitudini socioculturali, l’esigenza di una pausa pranzo che andasse oltre il classico panino, l’attenzione alla qualità e ai valori nutrizionali del pasto, il bisogno di risparmiare tempo da dedicare ad attività magari più interessanti. Un progetto che si è scontrato ed ha superato alcune criticità, passando anche attraverso un’esperienza di Vending, prima di trovare la sua strada nel mondo della ristorazione veloce. Centro di produzione di piatti pronti, Pockeat offre ai gestori la possibilità di ampliare l’offerta, adeguandola maggiormente alle esigenze della pausa pranzo. Ci facciamo raccontare questo percorso da Luca Carrara, Fondatore della società Pockeat. Come nasce l’idea di Pockeat? Nel 2010, in un periodo in cui Just Eat non era ancora sbarcato in Italia, nasce Pockeat.it, che si concretizza poi nel 2012 con il primo punto vendita, una vera e propria piattaforma che effettuava delivery e take away, due modalità di vendita allora innovative. L’anno dopo,

ci venne l’idea di inserire i prodotti all’interno di un distributore automatico e, tra le diverse opzioni, scegliemmo come partner la Daint, che ci fornì la prima macchina per la vendita di pasti Pockeat da posizionare all’interno delle aziende. Noi siamo di Genova e i primi clienti che abbiamo servito sono importanti aziende del nostro territorio come l’Istituto Italiano di Tecnologie, Costa Crociere, Grandi Navi Veloci, Itas, Hapag lloyd. Successivamente però ci siamo trovati di fronte ad un problema legato alla shelf life del prodotto, che era troppo breve, e alla tecnologia dei distributori automatici, nel senso che tutti i gestori del Vending lavoravano con macchine a spirali, sistema per il quale il nostro packaging non era adatto. A quel punto comprendemmo che, se volevamo allargare il business, era necessario lavorare sul progetto affinché i nostri prodotti fossero adatti a tutte le tipologie di distributori automatici. Ho cominciato così a fare delle ricerche e ho progettato il contenitore adatto alla doppia spirale a motore inverso, in cui i nostri piatti pronti potessero essere erogati senza problemi, essendo macchinabili al 100%. Un ulteriore impegno ha riguardato il sistema di confezionamento, che allora era prevalentemente ad atmosfera modificata, non adatto al posizionamento in verticale dei nostri piatti pronti nelle vending machine. Succedeva, infatti, che il contenuto se ne andasse tutto sul fondo, lasciando vuota l’altra metà del contenitore, cosa che effettivamente non era piacevole da vedersi. Prendendo come riferimento una start up statunitense, ho pensato di sviluppare un tipo di confezionamento sottovuoto skin*. A quel punto ho cercato in Italia aziende che facevano impianti per il sottovuoto skin per capire se questa tecnologia potesse effettivamente andar bene per le nostre esigenze. Dopo numerosi test, sono riuscito a realizzare un prototipo soddisfacente ed innovativo per quei tempi – siamo nel 2016 – e da lì il progetto ha preso consistenza e si è ulteriormente sviluppato, con l’inserimento di accessori nel packaging, come ad esempio la posata, che ne ha fatto un prodotto al 100% fruibile nel distributore automatico. *L’VSP “VACUUM SKIN PACKAGING” è un processo di confezionamento che si basa sul sottovuoto, a differenza del sottovuoto classico, con lo skin si riscaldano i materiali, i quali aderiscono perfettamente al prodotto alimentare come se fossero una seconda pelle. Il film resta perfettamente aderente all’alimento, senza ausilio di gas, ciò permette di tenere fermo il prodotto, aumentarne l’appeal ed allungare la shelf life fino a 30/40 giorni.

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Eravate quindi pronti? Direi senz’altro che nel 2017 eravamo perfettamente in grado di mettere a disposizione del mercato del Vending un piatto pronto, perfettamente macchinabile e dotato di tutti gli elementi idonei al consumo on-the-go, compreso posate e tovagliolo. La tecnologia skin - tra l’altro microondabile - era allora unica in Italia e ci ha consentito di esporre i nostri piatti pronti in verticale, oltre che di allungarne la shelf life. Come ha risposto il mercato? Positivamente perché abbiamo risolto un problema che esisteva da tempo, ovvero di mettere un piatto pronto in un distributore automatico, e poi ha stimolato i player della filiera a comprendere che nel distributore automatico si può vendere molto di più di caffè e snack e che si può offrire un servizio di ristoro completo. Posso dire che con Pockeat è nato un nuovo potenziale per il mercato della Distribuzione Automatica. Com’è proseguita la storia? Un passo importante è stata la realizzazione di una mensa automatica per l’azienda Noberasco, leader della frutta secca e una delle più importanti aziende del comparto agroalimentare ligure e italiano. Per loro abbiamo sviluppato un sistema di consegna dei pasti gestito digitalmente da una app e distribuito attraverso il distributore automatico. L’esperienza in Noberasco è stata molto importante per capire il funzionamento della logistica, ma ci ha fatto anche comprendere che per noi non era affatto semplice da seguire l’attività di Vending, visto che già ci occupavamo di tutto il processo che sta a monte della distribuzione dei piatti. L’acquisto delle materie prime, la preparazione dei piatti, il confezionamento secondo un particolare processo tecnologico già costituiscono un impegno notevole di tempo e risorse. La logistica relativa al rifornimento quotidiano dei pasti era davvero troppo complessa da gestire nell’ambito della nostra attività e perciò abbiamo deciso di distribuire i nostri piatti attraverso gli attori della filiera che si occupano di gestione a 360 gradi. Inoltre, attraverso la piattafor-

ma pockeatfoodservice.it serviamo tutto il mondo Horeca e della ristorazione veloce con confezioni ad hoc per i canali. Nel 2018 avete partecipato a Venditalia. Quali sono stati i risultati di questa esperienza? Ci hanno contattato tutti: non c’è gestore che non abbia mostrato interesse per il nostro progetto e questo ci ha consentito di confrontarci realmente con il mondo del Vending, che conoscevamo ma non fino a questo punto. Devo dire che sicuramente abbiamo stimolato tutti: dai gestori più grandi a quelli più piccoli. Secondo me, questo ha permesso e permetterà in futuro di fare dei grandi cambiamenti nell’offerta prodotto dei distributori automatici. Un esempio è quello che sta accadendo con FrescoFrigo, al quale in un certo senso abbiamo dato il la, facendo delle sperimentazioni con i nostri piatti pronti e il sistema dei tag Rfid e dimostrando che l’idea funziona. Cosa è accaduto dopo Venditalia 2018? Abbiamo lanciato www.piattiprontivending.it. All’inizio abbiamo acquisito tanti clienti e siamo cresciuti sia in Italia che all’estero, tanto che nel 2020 abbiamo attivato una collaborazione con un’azienda francese per fare a Parigi quello che noi stavamo facendo qui. Poi, col lockdown il mercato dei consumi fuori casa ha subito un arresto, a causa soprattutto dello smart working e questo è successo per il Vending e per la ristorazione veloce in generale. Noi per contrastare un po’ questo fenomeno, abbiamo fatto un prodotto estivo per gli stabilimenti balneari che ci ha permesso di lavorare anche in un anno difficile come il 2020. Mi riferisco a tutta una linea di piatti freddi, come insalate di riso, di pasta, di farro che hanno funzionato tanto. Oggi il mercato è paralizzato, perché nelle città si lavora da casa e questo penalizza i numeri dei consumi fuori casa. Se andiamo ad analizzare la situazione, oggi le battute che il Vending riesce a portare a casa e gli incassi di gastronomie e tavole calde vengono dalle periferie, dove il target dei lavoratori è costituito soprat-

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tutto da operai che lavorano in presenza e quindi consumano. Invece, gli uffici sia pubblici che privati nelle città sono semideserti. Parliamo dei prodotti. Quali sono i punti di forza? Intanto sono prodotti salutari perché non utilizziamo alcun tipo di conservante o additivo e lavoriamo prevalentemente materie prime fresche di tipo artigianale, piuttosto che industriale. Per questi motivi, i nostri piatti pronti sono la risposta alle esigenze di chi è attento alla propria salute, è orientato verso un’alimentazione biologica e leggera. Certo è che per abbracciare un’utenza ampia, non possiamo realizzare solo piatti bio, light o free from, ma è anche certo che le materie prime utilizzate per tutti i nostri piatti sono selezionate per la loro qualità e lavorate seguendo accurati processi produttivi. Pertanto, mi sento di dire che tutti i nostri piatti pronti sono sicuri per la salute. Realizzate linee di prodotto particolari? Stiamo realizzando una nuova linea Fitness, che lanceremo sul mercato appena la situazione si regolarizzerà. Si tratta di una gamma di prodotti indicata per chi fa sport o vuole semplicemente mantenersi in forma, costituita da una tipologia di piatti studiati insieme ad un nutrizionista e strutturati in base alle diverse esigenze di chi si sottopone a regimi alimentari particolari, come ad esempio dimagrire o aumentare la massa muscolare o ancora mantenere il peso forma una volta che lo si è raggiunto. C’è qualcosa di simile sul mercato, ma non in confezionamento skin, con una shelf life più breve rispetto ai 30/40 giorni dei nostri piatti e, soprattutto, con criticità per quanto riguarda il trasporto, soprattutto col caldo dei mesi estivi. Guardando con ottimismo al futuro e sperando che tutti entro la fine dell’anno saremo vaccinati contro il COVID, crede che si possa ricominciare come prima o, addirittura, meglio di prima? Tutto dipenderà da cosa deciderà lo Stato. Se incentiverà ancora lo smart working il mondo continuerà a lavorare parzialmente da casa e quindi i consumi aumenteranno dopo le ore 16,00, non legati quindi al mondo del lavoro, ma a quello dell’aperitivo e della cena. Di

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conseguenza, ci sarà un crollo dei consumi nella pausa pranzo in generale. Se si ritorna tutti a lavorare e a studiare in presenza, allora ci si può aspettare una ripresa dei consumi fuori casa legati al mondo del lavoro e della scuola, ma non di più di quanti ve ne erano prima. Questo, secondo me, avverrà con una maggiore consapevolezza del tempo, del benessere, dello sport perché quello che è accaduto e sta accadendo ci ha fatto riflettere su tante cose, ci ha fatto capire che si può vivere anche procedendo con un passo più lento, piuttosto che correre a mille come facevamo prima. Questo anno terribile ci ha fatto prendere consapevolezza dell’importanza della salute, un ambito sul quale bisognerà investire molto in termini di stile di vita, alimentazione, cura di se stessi. Sono convinto che il mondo non sarà più quello di prima, che l’uomo non sarà più concentrato sul presente, ma avrà bisogno di proiettarsi nel futuro accompagnato da un bagaglio di certezze su cui fare affidamento. Non possiamo più permettere che un virus sconvolga le nostre vite com’è accaduto in questo anno da dimenticare.


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PELLEGRINI ACQUISISCE MYMENU Pellegrini ha acquisito la maggioranza di Mymenu, primo operatore a capitale italiano nel settore del food delivery, focalizzato su ristoranti di fascia alta, con una presenza consolidata in diverse città. “Con l’acquisizione di Mymenu - dichiara la Vice Presidente Valentina Pellegrini puntiamo a raggiungere nuovi mercati e nuovi target di clienti, in un contesto in continua evoluzione, sia in termini di trend di consumo che di modelli di lavoro, quale lo smart-working. Intendiamo, così, ampliare la gamma di servizi dedicati alle aziende, ai loro dipendenti e alle loro famiglie, prendendoci cura del loro benessere anche al di fuori del tradizionale luogo di lavoro.” La Pellegrini conferma così la strategia di consolidamento della propria posizione di azienda leader nel settore della ristorazione collettiva di alta qualità. Pellegrini metterà, infatti, a fattor comune la sua storia

di 55 anni nel settore della ristorazione, costruita su competenza e qualità, la propria attività di ricerca, sviluppo e formazione attraverso l’Accademia Pellegrini e una squadra di 800 chef, che ogni giorno operano in oltre 600 cucine. Mymenu, con il suo impulso innovativo e le proprie competenze tecnologiche, diventerà un volano di sviluppo, in grado di anticipare l’evoluzione del mercato. “Siamo entusiasti di entrare nella grande famiglia Pellegrini – dichiarano i 3 fondatori di Mymenu Edoardo Tribuzio, Giovanni Cavallo e Lorenzo Lelli, che rimarranno presenti all’interno della compagine sociale – della quale condividiamo i valori distintivi e la visione del futuro. L’operazione è coerente con la nostra strategia di sviluppare ulteriormente la presenza nel canale B2B e trova nella Pellegrini un naturale partner industriale.” All’interno di Mymenu, che manterrà indipendenza operativa con il proprio marchio, Valentina Pellegrini ricoprirà il ruolo di Presidente, mentre Edoardo Tribuzio sarà l’Amministratore Delegato.

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La qualità che dura MADE IN ITALY


NELL’ERA POST COVID LA STARTUP STREETEAT LANCIA DELIVERY ZONE UN NUOVO SPAZIO DI CONDIVISIONE AZIENDALE PER LE SMART CITIES DEL F CITIES

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rovare nuove modalità per partecipare alla vita sociale lavorativa è sicuramente uno degli obiettivi fondamentali da raggiungere in quella che sarà l’era Post Covid. Ci ha riflettuto a lungo Streeteat, l’app che ha portato lo street food oltre la strada, che ha ideato così Delivery Zone, un nuovo luogo di aggregazione ispirandosi all’idea di una piazza post-moderna. La Delivery Zone immaginata da Streeteat è un luogo fisico che unisce due servizi concreti: HOM, una struttura itinerante per portare ovunque il calore e l’armonia di sentirsi a casa, e Delò, il primo food delivery

locker per ordinare e ricevere pasti contactless. Le persone potranno quindi incontrarsi non solo per ritirare le proprie consegne nei locker (ormai parte integrante dell’arredo urbano nelle principali città di tutto il mondo), ma anche, e soprattutto, per condividere esperienze. La Delivery Zone sarà una nuova zona negli spazi esterni delle aziende, dove i servizi Delò e Hom si integrano a beneficio dei dipendenti, diventando un luogo di incontro e condivisione, non limitato al Food&Beverage, ma che dà spazio a servizi e iniziative sociali e culturali.

www. streeteat. it

DELIVERY ZONE E LA EATLOSOPHY

Delivery Zone incarna perfettamente i principi della Eatlosophy, una nuova filosofia del cibo basata su quattro pilastri: innovazione, cultura, condivisione e sostenibilità. L’Eatlosophy, dunque, è un nuovo modo di vivere il cibo, mettendo al centro l’individuo e il proprio benessere, proveniente soprattutto dai momenti di condivisione da cui esso stesso scaturisce. Mangiare viene perciò vista come un’esperienza di condivisione e socializzazione totale, ricreando il calore della propria tavola domestica. L’isolamento durante il lockdown e il distanziamento sociale hanno dimostrato quanto lo stare insieme siaparte integrante del nostro vivere. La Delivery Zone vuole quindi abbracciare l’idea di un futuro in cui la tecnologia sia uno strumento per facilitare le azioni quotidiane, senza alienare l’essere umano.

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DELIVERY ZONE È ECO-FRIENDLY

Fondamentale è il ruolo che Delivery Zone avrà sull’impatto ambientale: questo punto di aggregazione permetterà ai dipendenti di un’azienda di effettuare un solo ordine cumulativo per la pausa pranzo, permettendo così la consegna fino a 48 pasti che verranno conservati nei locker refrigerati, abbattendo così i costi e le emissioni che comporterebbero queste operazioni svolte separatamente. Inoltre, in questo modo, non occorrerà più spostarsi per partecipare a conferenze o convention aziendali, bensì, attraverso HOM, questi eventi potranno svolgersi in una forma nuova, itinerante, per permettere ai professionisti di formarsi nella propria città, all’aperto e in totale sicurezza. Un nuovo modo di vivere la città e la vita aziendale, proiettato verso il futuro e con un occhio di riguardo all’ambiente.


La linea Special Vending Più Buono dispone di una vasta gamma di prodotti sia dolci che salati. Tra questi spicca la linea Vivinforma pensata per gli amanti della salute che desiderano mantenersi leggeri senza rinunciare al gusto. Le comode e pratiche bustine da 30 grammi di Mandorle, Noci e SuperMix sono tra i prodotti più amati dai consumatori. Sgusciate con una procedura naturale, questi prodotti contengono numerose caratteristiche salutari, infatti sono ricche di vitamina E, antiossidanti, fonte di fibra, omega3 ed energia per affrontare la giornata. info@piubuonofood.it

Gaggia Milano, brand di Evoca Group, ha dato vita a La Nera, un modello dal design robusto ed essenziale che si distingue per la scelta minuziosa dei materiali e delle tecnologie di cui è dotato. Le sue principali caratteristiche tecniche includono manopole ergonomiche per acqua e vapore attivabili con una rotazione di soli 90°, tastiere e area di lavoro con retroilluminazione LED, solidi gruppi di infusione ed estrazione da 2,5 Kg, telaio e finiture in acciaio inox con trattamento anticorrosione, caldaia in rame ad alto rendimento e scambiatore di calore indipendente per ogni gruppo, controllo elettronico del livello dell'acqua in caldaia e cicli di pulizia automatici del gruppo caffè.

La Nera è disponibile in due versioni, con 1 gruppo o 2 gruppi compatti. Una macchina contemporanea, adatta alle tendenze e alle esigenze più moderne, così come dimostrato sia dalla possibilità di avvalersi della connessione a Smartia, la piattaforma che ne consente il controllo da remoto delle prestazioni, sia dall’opportunità di richiedere il kit portafiltro adatto a tutti i tipi di capsule professionali e cialde in carta certificate ESE disponibili sul mercato. Il continuo lancio di nuovi prodotti e l'applicazione delle ultime innovazioni tecnologiche nelle sue macchine è ciò che riafferma Gaggia Milano ed Evoca Group un marchio e un’azienda leader nel mercato delle macchine da caffè espresso professionali.

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NOVITÀ NELLA DIREZIONE DI BLUPURA SRL Blupura ha la Sostenibilità nel suo DNA: lo racconta la sua storia e i suoi refrigeratori d’acqua innovativi, istallati in tutto il mondo per un futuro più ecosostenibile. È un impegno serio che l’Azienda ha preso e, per perseguirlo, ha promosso due figure del team che si sono distinte per capacità e strategia, essenziali per la guida della famiglia Blupura unitamente a Luca Costantini e Gianni Grottini: Massimiliano Santicchia come Sales Director e Luca Rivasi come Plant Director. Massimiliano Santicchia, entra a far parte di Blupura nel maggio 2016 in qualità di Export Manager, apportando con sé tutta la sua conoscenza acquisita nelle precedenti esperienze nel mondo dell’export, e diventa oggi la guida dell’intera forza vendite Blupura con il titolo di Sales Director.

Luca Rivasi arriva circa due anni dopo in qualità di Plant Manager con l’obiettivo di potenziare la capacità

produttiva al doppio di quella esistente a quel tempo, ma soprattutto per proiettare Blupura nel futuro in termini di gestione di collaboratori e fornitori, organizzazione della struttura, adeguamento dei macchinari e dell’impiantistica, programmazione degli acquisti e della produzione. L’obiettivo, conseguito con notevole successo, gli ha permesso di diventare oggi il Plant Director di Blupu-

ra, con una nuova sede di ben 11.000 mq. “Blupura negli anni è cresciuta in maniera esponenziale ed il trend, superata questa situazione contingente, continuerà. Gianni ed io stiamo dunque attrezzando e strutturando Blupura per affrontare un futuro ricco di opportunità in diversi canali di vendita ed in tutto il mondo. Massimiliano Santicchia e Luca Rivasi hanno la personalità, l’umanità e l’esperienza giuste per affiancarci nel raggiungimento di questi ambiziosi obiettivi” commenta Luca Costantini - Managing Director di Blupura srl.

Nella foto in alto, da sin: Gianni Grottini - Managing Director, Luca Rivasi - Plant Director, Massimiliano Santicchia - Sales Director, Luca Costantini - Managing Director


CIAO VERSIONE IN CAPSULE CIAO è la macchina per il caffè in cialde prodotta dalla Spinel, dal design minimal e dalle dimensioni contenute, ormai collaudatissima sul mercato, di recente sempre più richiesta, perché risponde perfettamente alle nuove abitudini di consumo domestico, che si sono rafforzate durante e dopo il lockdown. Per essere in linea con le scelte dei consumatori rispetto al formato preferito Spinel ha rinnovato il look della CIAO, proponendola anche nella versione capsula FAP.

Col suo design innovativo e le forme accattivanti e compatte, CIAO è la macchina ideale non solo per la casa ma anche per l’ufficio, con la garanzia della qualità firmata Spinel. Il nuovo sistema idraulico autopulente brevettato elimina i problemi legati alla formazione del calcare nel gruppo caffè; il wattaggio ridotto consente notevoli risparmi dei consumi elettrici; il telaio portante in lamiera zincata dona robustezza ed evita la formazione di ruggine; le cover laterali in ABS consentono un rapido accesso ai componenti interni della macchina, facilitandone la sua manutenzione; l’alzatina integrata permette l’utilizzo di qualsiasi formato di tazza ed infine il coperchio posteriore del serbatoio autonomo trasparente, dotato di chiusura con magnete, consente di verificare agevolmente il livello dell’acqua. Come è ormai consolidato, Spinel progetta macchine da caffè espresso fatte per durare, contro le logiche produttive di obsolescenza programmata sempre più presenti in questo periodo. La selezione dei migliori componenti e materiali donano elevata affidabilità e resistenza ai prodotti, riducendone i costi di manutenzione e di assistenza. La qualità in tazza del caffè erogato fa sentire ogni utilizzatore un vero e proprio barista e consente di gustare un ottimo caffè espresso in ufficio e fra le mura domestiche. Le macchine da caffè di Spinel sono pratiche, facili da utilizzare, rispettose dell’ambiente, personalizzabili.

LA NUOVA CAPSULA COMPATIBILE BIALETTI Sempre al passo con i trend del mercato e attenta ai gusti dei consumatori, la torrefazione napoletana Caffè Moreno produce capsule compatibili con i sistemi più diffusi sul mercato, quali Nespresso, Lavazzo A Modo Mio, Lavazza Espresso Point e Dolcegusto. L’azienda lancia ora la nuova capsula compatibile con il sistema Bialetti. La nuova capsula è disponibile nella classica miscela Espresso Bar: forte e cremosa, esalta la corposità del caffè offrendo un espresso come quello del bar. Anche nel porzionato Caffè Moreno ha come principale obiettivo quello di offrire al cliente un vero espresso napoletano, di cui è impegnata a diffondere e difendere la tradizione in Italia e nel mondo.

porta con sé anche una novità: l’associazione di uno specifico colore a seconda del sistema della capsula. Questa operazione sottolinea quanto il caffè porzionato sia importante per la torrefazione, canale di cui è stata senza dubbio pioniere, essendovi presente da oltre 20 anni con prodotti di qualità.

Caffè Moreno, inoltre, ha rinnovato il packaging di tutta la gamma del monoporzionato, un restyling che

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Nati nel 1948 col nome “biscottini di Novara Pavesi” diventano i Pavesini nel 1952, inconfondibili nel gusto e nella forma! Industrializzati e confezionati con tecnologia all’avanguardia, grazie all'intuizione di Mario Pavesi, sono stati i primi biscotti ad essere venduti in confezione sigillata. Accompagnato da una lunga storia, questa icona della biscotteria made in Italy è ora arrivata in nuova nuova versione: il Pavesini Double!

Tutta la croccantezza dei Pavesini di sempre e l’indulgenza del cioccolato fondente, insieme per un’esperienza di golosa leggerezza. Le caratteristiche uniche di questo nuovo prodotto vogliono esaltarne il gusto leggero ed intenso: Pavesino Classico 46% + Cioccolato Fondente 54% = Pavesino sopra, cioccolato sotto! Il nuovo prodotto Pavesini Double è disponibile in 2 formati: multi e monoporzione. Il formato multi-porzione da 60g in 2 vaschette è pensato per la condivisione tipica degli snack con amici e colleghi, in ogni momento di pausa della giornata: dallo sfizio goloso al rompi-fame di ricarica energetica; ed ha una confezione facilmente richiudibile. Il formato monoporzione da 30 gr di Pavesini Double nasce già in confezioni vendibili singolarmente che si prestano perfettamente al consumo Fuori Casa: nei canali Bar e Vending ad un prezzo più conveniente.

CECILIA

Cecilia è la macchina per caffè a cialde professionale firmata La Piccola, dall’ingombro ridotto e dalla massima efficienza. È l’unica macchina dotata caldaia inox da 3.5 Lt con pressostato professionale, che garantisce grande affidabilità e durata, oltre ad un vapore molto potente. È dotata di tre interruttori generali (accensione gruppo caffè, accensione caldaia e accensione piano scalda tazze) che possono essere attivati a piacere in modo da ottimizzare e ridurre i consumi energetici. Collocabile anche in spazi ridotti e facilissima da usare, Cecilia ad un gruppo consente inoltre di impostare in modalità automatica la durata dell’erogazione (tasti: caffè lungo, caffè ristretto o funzione manuale). Come tutte le altre macchine della gamma La Piccola, anche Cecilia punta al rispetto della salute. Come denuncia la OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), il 70% delle malattie è causato dai metalli pesanti presenti negli alimenti: Cecilia è una macchina made in Italy certificata senza piombo. Non monta, infatti, lo scambiatore in alluminio, bensì in ottone depiombato, mentre la carrozzeria è in acciaio 304 doppia lucidatura, inattaccabile dalla ruggine e dal salmastro.

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Cecilia è una macchina durevole nel tempo e di facile manutenzione. Anche questa proposta de La Piccola punta sui valori di qualità, sostenibilità e durabilità che la distinguono dagli altri player del mercato.


LA NUOVA LINEA CREMOSA Caffè Toraldo lancia la nuova linea di cialde Cremosa in confezione da 50 unità, completa di kit accessori eco, composto da bicchierini in carta, palettine in legno e zucchero in bustine. La linea nasce per far fronte alle numerose richieste del mercato rispetto ad un formato più piccolo e sostenibile, a cominciare dalla cialda in carta filtro, fino agli elementi di cui è composto il kit accessori, tutti smaltibili seguendo le regole della differenziata. La linea Cremosa si distingue per l'inconfondibile gusto forte e deciso di un espresso dall'aroma pieno e fragrante e dal corpo ricco. La resa in tazza è una straordinaria cremosità persistente e ben compatta.

La nuova linea Cremosa in formato da 50 unità è disponibile in tutti i negozi specializzati ed accompagna un’altra novità riservata alle miscele in cialde di Caffè Toraldo: il nuovo formato da 100, particolarmente indicato per il mercato Web.

Cremosa va a completare la gamma delle altre miscele: Classica - Racchiude tutta la tradizione dell'espresso napoletano e si distingue per l’aroma vellutato e il corpo deciso. L'eccezionale cremosità insieme al retrogusto cioccolattato ne fanno un espresso inconfondibile. Arabica - Dall'accurata selezione delle migliori varietà arabica nasce questa miscela preziosa e raffinata con il suo retrogusto intenso dalle note aromatiche e fruttate. Deka - Tutta la delicatezza del decaffeinato Toraldo nella selezione dei caffè brasiliani ed etiopi per un caffè equilibrato dal corpo pieno e dal retrogusto persistente, unico nel suo genere.

YOGURT LATTE FIENO NUOVO GUSTO ARANCIA ROSSA Latteria Sociale Merano amplia la sua linea di yogurt intero Latte Fieno con doppio strato, presentando la nuova referenza al gusto arancia rossa. Questo yogurt è inoltre ecofriendly, perché il vasetto è realizzato in carta ed è quindi 100% riciclabile. Una scelta che rispecchia la filosofia “meno plastica e meno sprechi” di Latteria Sociale Merano.

Oltre alla sua extra cremosità, ciò che rende speciale lo yogurt di Latte Fieno STG è il delizioso strato di crema di frutta sul fondo, che si combina alle preziose proprietà dello yogurt, senza OGM, senza conservanti, senza aromi e senza dolcificanti aggiunti. Un mix perfetto da gustare come se fosse un dolce al cucchiaio da fine pasto, a colazione o a merenda. Lo Yogurt intero extra cremoso Latte Fieno di Latteria Merano proviene da mucche allevate secondo i metodi alpini tradizionali e che si nutrono principalmente di erba fresca, fieno d’alpeggio ed erbe aromatiche. Latte Fieno significa anche sostenibilità e armonia con la natura, perché promuove la biodiversità dei prati e l’ottima salute e longevità delle mucche. Per tutte queste ragioni, il latte fieno è riconosciuto dall’UE come STG ossia Specialità Tradizionale Garantita. Oltre al nuovo Arancia Rossa, lo Yogurt intero extra cremoso di Latte Fieno STG è disponibile in altre 5 varianti di gusto: Bianco con crema al caffè; Bianco con mango e maracuja; Bianco con fragola; Bianco con frutti di bosco; Bianco naturale.

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PACKAGING ECO-FRIENDLY PER GLI SMARTIES Tutte le referenze a marchio Smarties di Nestlé utilizzeranno imballaggi in carta riciclabile in tutto il mondo! Il lancio del nuovo materiale, che sarà completato nel Regno Unito e in Irlanda entro aprile, rende Smarties

il primo marchio mondiale di dolciumi a passare agli imballaggi in carta, rimuovendo circa 250 milioni di confezioni di plastica vendute in tutto il mondo ogni anno. I nuovi design innovativi riguarderanno i multipack e gli esatubi giganti realizzati con carta patinata, etichette di carta o cartone, tutti prodotti con materiale di provenienza sostenibile e riciclabile. Lo sviluppo di soluzioni cartacee sicure e convenienti per Smarties ha richiesto la sperimentazione di nuovi materiali e i test da parte degli esperti di imballaggi Nestlé presso il nostro centro di ricerca e sviluppo per la pasticceria a York e presso l’Istituto svizzero di scienze dell’imballaggio. Il passaggio dagli imballaggi Smarties alla carta riciclabile è un ulteriore passo nella realizzazione dell’ambizione di Nestlé di rendere tutti gli imballaggi riciclabili o riutilizzabili entro il 2025 e di ridurre di un terzo il l'uso di plastica vergine.

ILLYCAFFÈ PRESENTA ILLY ESE Preparare un caffè con il gesto più facile e veloce diventa oggi anche un atto più consapevole grazie alla nuova illy ESE, la macchina super compatta che rilancia, nell’uso domestico, l’utilizzo delle cialde E.S.E. (Easy Serving Espresso), l’intramontabile monoporzione con la perfetta dose di caffè racchiuso tra due strati di carta filtrante, certificate compostabili e conferibili nell’organico. Un design minimale e flessuoso, nell’inconfondibile rosso illy, esalta la versatilità della nuova illy ESE immaginata per inserirsi in ogni spazio e fare del piacere di un buon caffè, un’abitudine da concedersi comodamente a casa. Il meccanismo automatico di inserimento ed espulsione delle cialde rende ancora più pratico l’utilizzo del sistema E.S.E., con la macchina che raggiunge sin dalla prima tazza la temperatura ideale di erogazione, nelle due opzioni espresso e lungo, per una preparazione sostenibile, pulita e senza sprechi. Con la nuova illy ESE si entra in un’esperienza di consumo responsabile grazie alle cialde E.S.E. disponibili nelle varianti tostato Classico, nella doppia referenza espresso e lungo, Intenso e Decaffeinato. Il lancio delle nuove cialde in carta E.S.E. certificate compostabili segna un’ulteriore tappa dell’iniziativa #OneMakesTheDifference, con l’obiettivo di portare l’azienda a diventare carbon neutral entro il 2033 attraverso un programma pluriennale di sviluppo di nuovi prodotti di cui fanno parte anche la X1 Anniversary E.S.E. & Ground e i materiali monouso ecosostenibili.

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TOUCH OPEN FRAME EDAR SERIES 2021 Per oltre un anno World Trade Display ha lavorato per sviluppare un nuovo concetto di touch open frame industriale, che potesse soddisfare sia le esigenze dei diversi settori merceologici, che le molteplici condizioni ambientali, utilizzando un unico modello di display. Vera rivoluzione nel panorama delle soluzioni applicate all’industria, dal 1° quarter 2021 sarà disponibile questa nuova gamma di touch open frame denominata EDAR, progettata e commercializzata da WTD per la propria clientela internazionale. La gamma si sviluppa in più dimensioni: dal 15” sino al 55”, contemplando tutti i tagli e formati intermedi. Di seguito le principali caratteristiche tecniche opzionabili sullo stesso prodotto: • Stesso display con pannello consumer che supporta da -5°+45°gradi oppure con pannello industriale che supporta da -25°+75° gradi (No Black Crystal 24h under the Sun). • Stesso display con PCAP Sensor standard indoor 4mm oppure con PCAP Sensor A.R. Tempered Antivandal/ Antibrake da 6mm ed oltre. • Stesso display con LED Panel standard da 250 Nits/ Brightness oppure con LED Panel da 1.000 Nits/ HighBrightness La principale innovazione di questa nuova serie esclusiva EDAR risiede nel concetto di flessibilità di performance senza dover cambiare modello.

È infatti possibile ordinare lo stesso prodotto con le diverse specifiche tecniche su descritte pur mantenendo lo stesso look e le stesse dimensioni esterne. Un vantaggio enorme, quindi, poter usufruire delle stesse dimensioni esterne del display, pur avendo a parità di size un’ampia gamma di scelta di specifiche tecniche/ prestazionali per tutti gli ambienti. Con la serie EDAR le soluzioni kiosk-machine sono molto più competitive per costi di produzione e tempistiche.

LA NUOVA S15 La Cimbali, brand di Gruppo Cimbali, tra i principali produttori mondiali di macchine da caffè professionali, lancia una nuova macchina da caffè superautomatica all’avanguardia: la nuova S15. Una macchina piccola ma incredibilmente potente, high-tech e intuitiva, capace di garantire ogni giorno fino a 150 tazze di caffè di alta qualità.

rie della nuova S15. L’app Cup4You, ideata da La Cimbali, regala un’esperienza utente completa, permettendo al consumatore di avere sempre la propria ricetta preferita a portata di mano. Tra gli altri vantaggi, la possibilità di offrire un servizio “contact-free”, molto utile in questi tempi.

Grazie a un ricco menù di bevande sempre più creativo e personalizzabile, la nuova S15 rappresenta la soluzione perfetta per quelle locazioni caratterizzate da consumi medio-bassi. Alberghi, uffici, panetterie, minimarket, lounges: da oggi anche questi spazi potranno offrire un caffè di ottima qualità grazie a una macchina smart perfetta per qualsiasi esigenza. L’utente finale, tramite il display touchscreen da 7”, può realizzare qualsiasi tipo di bevanda a base di caffè, sperimentando anche nuove ricette tra cui latte fresco montato e cioccolata solubile. Con la nuova S15, è possibile dare libero sfogo all’immaginazione. Il design elegante e l’interfaccia altamente userfriendly non sono le uniche caratteristiche rivoluziona-

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