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PRESIDENT OF LA BIENNALE DI VENEZIA ROBERTO CICUTTO

interview by Massimo Bran

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L’architettura è, tra tutti i linguaggi espressivi, nelle prime posizioni per capacità concreta di incidere in scelte strategiche e molto legate ai nostri modi di vivere. Non la considero un’arte applicata, ma una disciplina capace di utilizzare tutte le altre espressioni artistiche nonché gli sviluppi della tecnologia in una sintesi che per me è forma d’arte. Architecture plays a major role in the ability to influence strategic choices which are tightly linked to our lifestyles. I do not consider it an applied art, but a discipline capable of using all other artistic expressions as well as technological developments in a synthesis that to me is an art form.

Roberto Cicutto

Una straordinaria capacità di reazione. Questo, in sintesi, quello che La Biennale di Venezia ha messo in campo per realizzare un’edizione di Architettura a lungo attesa. Nel suo primo, non certo ordinario anno di Presidenza quali sono stati i ‘fondamentali’ che più hanno reso possibile questa ripartenza?

Il Presidente Paolo Baratta aveva già preso la decisione di rinviare l’apertura di Biennale Architettura dalle previste date di maggio al 29 agosto 2020. Quando gli sono succeduto, ed è stato chiaro che non sarebbero state pronte e tanto meno spedite e montate il 90% delle installazioni, abbiamo dovuto prendere la decisione di rinviare al 2021. Una decisione non facile, anche perché si poneva il tema di quando avremmo fatto la Biennale Arte, che molti avrebbero voluto mantenere nelle date del 2021. La poca conoscenza del virus, della tempistica della pandemia e soprattutto l’incertezza di quando sarebbero stati disponibili i vaccini ci ha fatto scegliere di mantenere Architettura nel 2021 e di mettere così ancor più in sicurezza la Biennale Arte, visto che la curatrice Cecilia Alemani non avrebbe certo potuto viaggiare e visitare molti dei paesi da cui attingere le opere per la sua Mostra. I tempi della pandemia ci hanno dato ragione e oggi siamo in grado di aprire Architettura anche grazie all’esperienza delle misure anti Covid messe in campo l’anno scorso in occasione della Mostra del Cinema e dei festival di Teatro, Musica e Danza. Tutto quello che abbiamo fatto ha dimostrato la capacità di reazione della Biennale, che grazie a un team straordinario ha saputo, in collaborazione con le autorità locali e in ottemperanza alle disposizioni governative, creare le condizioni per i primi eventi internazionali in presenza realizzati in epoca di pandemia. Qualità importante per un’Istituzione che in 126 anni non ha mai perso la capacità di essere contemporanea come e più delle arti che promuove, dimostrando di saper addirittura affrontare l’inimmaginabile come è purtroppo successo dall’inizio del 2020.

La Biennale Architettura diventa lo spazio comune dei linguaggi contemporanei. Una rivoluzione lenta ma inesorabile che la sua Presidenza ha posto come tratto identitario. Come intende perseguire questo percorso di fertile commistione?

La Mostra Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia, curata per la prima volta da tutti e sei i direttori dei settori della Biennale (Arte, Architettura, Cinema, Teatro, Musica, Danza), ha voluto dare un segnale forte di dialogo fra le arti della Biennale. Ma non ci basta. Vogliamo che questo dialogo si apra al mondo dando la possibilità a Istituzioni, studenti, istituti universitari e di alta formazione di approfondire i temi messi a disposizione dai curatori per un’azione permanente di ricerca che non si fermi allo studio della contemporaneità ma consenta, attraverso un accordo con le altre istituzioni veneziane, di accedere ai ricchissimi giacimenti custoditi nei loro archivi. Un lavoro che renda Venezia capace di un’offerta unica e attrattiva per lo studio delle arti sul piano internazionale. Stiamo procedendo per aumentare la capacità ricettiva e performativa dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC), dotandolo di infrastrutture adatte anche alla residenzialità e a rendere i luoghi della Biennale, primo fra tutti l’Arsenale, spazi vissuti e capaci di rispondere alle esigenze della ricerca più sofisticata.

L’architettura come paradigma del nostro presente. Come risponderebbe alla domanda/manifesto di Hashim Sarkis How will we live together?

Sarà interessante non solo vedere il lavoro proposto dagli architetti della mostra di Hashim Sarkis, ma anche quello presentato dai vari padiglioni nazionali, nonché vedere come ha influito sull’impostazione iniziale l’esperienza della pandemia. Non credo, come del resto già affermato dal curatore, che i contenuti generati dalla domanda How will we live together? saranno stravolti. Ma certo qualche riflessione in più la pandemia l’avrà generata. Del resto è tradizione dei curatori Biennale anticipare, con le loro domande e i temi che scelgono, il futuro che dobbiamo tutti affrontare. L’architettura in questo senso è tra tutti i linguaggi espressivi nelle prime posizioni per capacità concreta di incidere in scelte strategiche e molto legate ai nostri modi di vivere. Non la considero un’arte applicata, ma una disciplina capace di utilizzare tutte le altre espressioni artistiche nonché gli sviluppi della tecnologia in una sintesi che per me è forma d’arte.

PRESIDENT OF LA BIENNALE DI VENEZIA ROBERTO CICUTTO

An amazing ability to react: in a few words this is what La Biennale di Venezia has put in place to create the long-awaited Biennale Architettura. In your first year as President, what made this restart possible?

President Paolo Baratta had already taken the decision to postpone the opening of Biennale Architettura from the scheduled dates of May to August 29th, 2020. When I succeeded him it was clear that 90% of the installations would not be ready and not even shipped or assembled so we had to take the decision to postpone this edition to 2021. Quite a difficult decision to take, also in view of the fact that a lot of people wished to keep on the dates already scheduled for Biennale Arte 2021. As we didn’t know a lot about the virus, how long it would last and above all we didn’t know when the vaccines would be available, we decided to keep the Biennale Architettura edition for 2021. Thus giving Biennale Arte more time to be organized in full security as its curator Cecilia Alemani would certainly not be able to travel and visit most of the countries for the selection of the works for her Exhibition. The prolonged pandemic has proved us right and today we are able to open the Biennale Architettura also thanks to the experience of the anti-Covid measures put in place last year for the Film Festival as well as for Theatre, Music and Dance Festivals. Everything we have done has shown the extraordinary Biennale’s ability to react. Thanks to an exceptional team, the Biennale was able, in collaboration with local authorities and in compliance with government regulations, to create the conditions for the first international in-person events in times of pandemic. An extremely important quality for a 126-years-old Institution which has always been able to be as contemporary as the arts it promotes and even more, and which has shown to be able to face an unimaginable situation as the one we have been unfortunately experiencing since the beginning of 2020.

Biennale Architettura becomes a common space for contemporary languages. A slow but inexorable revolution that under your Presidency has become its major feature. How do you intend to pursue this path of such a fertile mixing?

The Exhibition The Disquieted Muses. When La Biennale di Venezia Meets History, curated for the first time by all the artistic directors of La Biennale’s six departments (Art, Architecture, Cinema, Theatre, Music, Dance) meant to give a strong message of dialogue between the arts of the Biennale. But to us this is not enough. We want this dialogue to open up to the world by giving institutions, students, universities and advanced studies institutes, the opportunity to further study the themes suggested by the curators in order to put in place a permanent work of research. This research has to go beyond the study of contemporary aspects and allow, through an agreement with the other Venetian institutions, access to their very precious archives. A work of research which enables Venice to offer a unique and attractive study of the arts at international level. We are working to increase the accommodation and performative capacity of the Historical Archive of The Contemporary Arts (Archivio Storico delle Arti Contemporanee, ASAC), equipping it with facilities also suitable for accommodations and to make the Biennale’s spaces (first of all the Arsenale) living places, able to meet the needs of the most sophisticated research.

Architecture as a paradigm of our present. How would you answer Hashim Sarkis’ question/manifesto How will we live together?

It will be interesting not only to see the work proposed by the architects of Hashim Sarkis’ exhibition, but also by the national pavilions, and see how the experience of the pandemic has affected the initial approach. I do not believe, as the curator himself has said, that the contents developed by the question How will we live together? are going to be overturned. But for sure the pandemic must have arisen some new issues to think about. After all, the Biennale’s curators have always anticipated, through their questions and themes, the future we all have to face. Architecture in this sense plays a major role in the ability to influence strategic choices which are tightly linked to our lifestyles. I do not consider it an applied art, but a discipline capable of using all other artistic expressions as well as technological developments in a synthesis that to me is an art form.

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