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TOGETHER - Special Project - Victoria and Albert Museum | Three British Mosques
from THE BAG Biennale Architettura Guide - 17. International Architecture Exhibition - Venezia
by Venezia News
PROGETTO SPECIALE PADIGLIONE DELLE ARTI APPLICATE
intervista di Marisa Santin
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TOGETHER
Le moschee rappresentano comunità che pur preservando la propria forte identità vivono in stretta simbiosi con le società locali in cui operano. Come si manifesta questa relazione nell’ambiente urbano inglese?
LSHAHED SALEEM a maggior parte delle moschee inglesi sono state ricavate dall’adattamento o dalla riconversione di edifici preesistenti. Solitamente il desiderio della comunità è quello di iniziare a servirsi subito dell’edificio senza attendere di poter avere a disposizione tutti i fondi necessari per la sua piena ristrutturazione. Quindi è frequente che in una fase iniziale l’edificio venga utilizzato nella sua forma originaria, apportandovi solo quelle modifiche essenziali che gli consentono di essere usato come luogo di culto, come ad esempio la creazione di spazi per l’abluzione, la definizione di uno spazio per gli uomini e di uno per le donne, e così via. A seguire, gradualmente, si procede poi ad un ulteriore adattamento della parte esterna dell’edificio, dove il tema del simbolismo svolge un ruolo molto importante. Quindi una volta che l’edificio è stato adattato ed è già funzionante per i riti religiosi, si procede con le modifiche necessarie a conferire i tratti distintivi propri della moschea, sostituendo le finestre, imbiancando le mura esterne, applicando le decorazioni. Per la comunità questi primi interventi hanno lo scopo di affermare che un dato edificio è diventato una moschea a tutti gli effetti, sottolineando con chiarezza che ora in quell’area vi è un nuovo luogo di culto, espressione di una cultura e di un credo diversi.
Il progetto che qui presentate si coniuga perfettamente con il tema che Hashim Sarkis ha elaborato per questa Biennale. Come viene garantito l’equilibrio tra le diverse comunità? Com’è il loro living together?
CHRISTOPHER TURNER_Alla base vi è comunque sempre una trattativa sia con i responsabili della pianificazione del territorio che con le comunità residenti. Laddove le moschee rivestono una funzione di profonda aggregazione identitaria per le comunità di riferimento, il loro modo di manifestare questo rilevante ruolo a livello locale è naturalmente soggetto a una serie di trattative e di tensioni sociali che poi si risolvono con il tempo.
FSHAHED SALEEM ondamentalmente la nozione di equilibrio ruota attorno all’idea che l’edificio muta la propria funzione in seguito ad un compromesso non solo con l’ambiente circostante, ma anche con la comunità locale estesa in cui si inserisce, musulmana e non. Le modifiche che progressivamente vengono apportate fanno sì che l’edificio diventi parte dell’evoluzione dell’ambiente circostante. La graduale conversione di un edificio preesistente in una moschea è parte di un processo di trasformazione ben più profondo da tempo in atto, e spesso già consolidatosi, nel contesto di un dato tessuto urbano; un processo che, anche laddove si dispieghi in modo graduale, frequentemente crea resistenze da parte di porzioni più o meno ampie della popolazione qui residente da generazioni, diventando oggetto di discussione pubblica con conseguente coinvolgimento dei media locali.
Le tre moschee prese in esame presentano tre diverse tipologie di riconversione. Una di esse ha interessato la trasformazione di un’ex cappella protestante poi sinagoga (Brick Lane); un’altra è stata ricavata da un ex pub (Old Kent Road); la terza, infine, è stata in realtà costruita ex novo dove prima sorgeva una casa utilizzata un tempo dalla comunità storica come luogo di preghiera (Harrow Central). Perché ha scelto questi tre edifici in particolare?
CSHAHED SALEEM i troviamo al cospetto di una viva dialettica tra diverse comunità e visioni, come se il tessuto architettonico diventasse simbolicamente una voce, un’espressione materica dello scambio culturale in corso. Spesso il progetto iniziale prevede una riappropriazione di alcuni elementi dell’edificio preesistente che diventano successivamente parte integrante della moschea. Nel caso di Old Kent Road, ad esempio, la sala principale della preghiera occupa lo spazio precedentemente riservato alla sala del pub, la quale presentava originariamente delle decorazioni in stile tipicamente vittoriano. Durante la trasformazione dell’edificio in moschea la sala è stata completamente ridipinta con colori diversi per più adeguatamente qualificare la sua nuova funzione. Per la stessa ragione sono anche state applicate alcune iscrizioni in arabo. L’edificio in sé è rimasto strutturalmente inalterato, mutando decorativamente le sue sembianze in relazione alla sua nuova destinazione d’uso. ELLA KILGALLON_Sia Old Kent Road che Brick Lane sono la testimonianza di una trasformazione demografica complessa e in continuo divenire. Le trasformazioni avvengono sia per l’insorgere di nuove esigenze sociali, sia per l’estinguersi della presenza di altre storiche comunità. Nel caso specifico, solo quando è venuta meno la necessità di usare l’edificio di Brick Lane come sinagoga è quindi stato possibile trasformarlo in una moschea. Stesso dicasi per l’ex pub, che in seguito a profonde trasformazioni identitarie prodottesi all’interno della comunità locale era infine divenuto un luogo la cui funzione originaria di ritrovo e di socializzazione era andata nel tempo progressivamente esaurendosi. La riformulazione delle destinazioni di entrambi questi edifici riflette dunque innanzitutto una trasformazione demografica prodottasi negli anni in questi contesti.
Interview with Shahed Saleem Curator
Christopher Turner
Head of V&A’s Department for Design, Architecture and Digital, London
Ella Kilgallon
HARROW CENTRAL
PROGETTO SPECIALE PADIGLIONE DELLE ARTI APPLICATE
CHRISTOPHER TURNER_I tre casi sono rappresentativi anche per il fatto che le comunità che hanno adattato questi edifici sono diversissime tra di loro: Brick Lane è stata interessata dall’ondata di immigrati bengalesi, Old Kent Road dalla crescita della comunità nigeriana, Harrow da quella degli immigrati pakistani. Alla base della trasformazione di questi edifici vi sono dunque delle influenze molto diverse. L’edificio di Brick Lane, interessato da diverse fasi di immigrazione, è un caso denso di significati storico-religiosi e perciò sociali, con una serie di comunità che si sono avvicendate nel tempo, da qui la sua trasformazione prima da cappella protestante a sinagoga, poi da sinagoga a moschea. Si tratta di un edificio iscritto nelle liste di conservazione dei beni culturali; le modifiche apportate hanno pertanto potuto interessare esclusivamente alcune parti interne. Il processo di negoziazione tra la comunità musulmana, i responsabili della pianificazione del territorio e le altre comunità residenti nel quartiere interessano solitamente anche la possibilità o meno di poter aggiungere elementi fortemente simbolici e identitari all’edificio dalla nuova destinazione religiosa, per esempio guglie e minareti. Ebbene qui non solo la richiesta della comunità di costruire più di un minareto attorno alla moschea di Brick Lane non è stata accolta, ma i responsabili della pianificazione del territorio hanno anche stabilito che l’unico minareto per cui era stata concessa la costruzione sarebbe dovuto essere in seguito demolito nel caso in cui l’edificio avesse smesso di svolgere la sua funzione di luogo di culto. SHAHED SALEEM_La moschea di Harrow occupa invece lo spazio di quella che era un tempo una casa utilizzata dalla comunità per la preghiera. Si tratta di una tipologia piuttosto interessante, poiché la trasformazione di un’abitazione in luogo di culto è un evento che può interessare sia altre comunità straniere di immigrati, che le comunità cristiane locali. Anche le comunità cattoliche e le comunità ebraiche giunte in Gran Bretagna nel corso dei secoli hanno usato inizialmente la casa come luogo di culto, per poi estendersi su spazi più grandi costruiti appositamente allo scopo.
Molte moschee sono state costruite grazie a una raccolta diffusa di fondi. Si può parlare di un nuovo sistema di partecipazione pubblica connotato da specifiche finalità inerenti una data comunità religiosa, segnatamente quella musulmana, oppure è un processo che si aggiunge e sovrappone ad altri che precedentemente e per secoli lo hanno preceduto?
religiose. In realtà ciò che contraddistingue la costruzione di una moschea qui in Gran Bretagna è soprattutto la grande influenza esercitata dalla comunità durante il processo di progettazione e costruzione della moschea stessa. Quindi più che questa sorta di autofinanziamento, che senz’altro svolge un ruolo importante ai fini della costruzione dell’edificio di culto, è l’influenza della comunità a livello di progettazione a rivestire un’importanza del tutto particolare. CHRISTOPHER TURNER_Vi è una sorta di componente che potremmo chiamare ‘di beneficienza’ attraverso la quale le comunità musulmane utilizzano in modo strutturale questo sistema di autofinanziamento. In molte delle moschee che abbiamo visitato per la preparazione del nostro lavoro vi erano esposti i progetti delle nuove moschee per le quali si stavano raccogliendo fondi. Una delle cose che mi ha particolarmente colpito in questa ricognizione è stato vedere quanto queste comunità fossero coinvolte nella definizione progettuale dei dettagli architettonici. Alle pareti erano appesi disegni particolareggiati fino ai minimi dettagli, dagli infissi ai diversi accessori. Vi erano esposti pubblicamente anche i preventivi dettagliati relativi a costi e spese accessorie, a dimostrazione del fatto che il processo che presiede alla costruzione di una nuova moschea è in qualche modo trasparente e pubblico e che l’architettura si fa in tal modo espressione di gran parte delle aspirazioni di una comunità. Un tema di straordinaria pregnanza in particolare nel contesto di questa Biennale, che fa del vivere insieme il suo punto nodale.
NSHAHED SALEEM el caso dell’insediamento di nuove moschee, esse sono senz’altro il risultato di un’azione comunitaria fortemente identitaria. Solitamente un gruppo di persone insediatesi da poco tempo in un determinato quartiere si attivano per mettere assieme delle risorse proprie prima per acquistare un edificio, poi per continuare a finanziare adattamenti e ampliamenti graduali successivi. Penso che questo sia valso anche per le varie comunità cristiane che sono giunte in Gran Bretagna nel corso dei tempi. ELLA KILGALLON_La storia dell’edificazione delle chiese è senz’altro strettamente legata alla raccolta di fondi che avvenivano all’interno delle comunità. Le modalità erano varie; per esempio attraverso il coinvolgimento diretto di un grande mecenate della zona o attraverso la vendita di indulgenze. La raccolta fondi è una modalità comune attiva nella storia un po’ in tutte le comunità
Le moschee non sono edifici che rispondono esclusivamente ad esigenze pratiche, essendo luoghi dalla fortissima valenza simbolica. Quali elementi portano in sé la forza del simbolo in queste tipologie di architettura?
ASHAHED SALEEM lcuni simboli sono abbastanza ricorrenti nell’architettura musulmana, come il minareto, gli archi, la calligrafia, le cupole: tutti elementi che associamo facilmente alla religione e alla cultura islamiche. Il minareto è, fra tutti, il significante più evidente. Vivendo spesso una sindrome da discriminazione in quanto minoranza, nelle nostre società è ancora più importante per la comunità musulmana affermare la propria identità e la propria cultura anche attraverso un’architettura molto enfatizzata, trasmettendo così un messaggio di presenza forte e orgogliosa non solo alle comunità locali, ma anche direttamente a sé stessa, alla propria collettività. Ho potuto constatare che il desiderio di realizzare un elemento simbolico di grande impatto rimane presente e vivo all’interno della comunità anche dopo molto tempo. In tal senso è esemplare il caso della moschea di Brick Lane. Qui il minareto è stato costruito nel 2013, vale a dire quasi 50 anni dopo che l’edificio era stato adibito a moschea. Si tratta di una tipologia molto tradizionale di minareto, ma le sue caratteristiche attuali testimoniano che si è prodotto negli anni un processo di reinterpretazione delle sue forme tradizionali, ad esempio tramite l’utilizzo di materiali inusuali o l’applicazione di un’illuminazione non conforme ai canoni di una moschea, elementi che lo rendono al contempo scultura pubblica e moschea a tutti gli effetti.
Il Padiglione delle Arti Applicate è trasformato temporaneamente in una moschea. Quali elementi caratterizzano l’allestimento?
ASHAHED SALEEM bbiamo riprodotto alcuni elementi propri di ciascuno dei tre edifici. Nella sala di preghiera principale delle moschee, quella degli uomini, l’Imam guida i fedeli verso la Mecca. Architettonicamente la direzione è indicata da nicchie chiamate mih . rāb. Nel Padiglione troviamo le riproduzioni dei mih . rāb della moschea di Brick Lane e di Old Kent Road. Per quanto riguarda nello specifico Brick Lane, abbiamo riprodotto lo spazio per la preghiera riservato alle donne, che si riduce per lo più ad un muro. Per Harrow abbiamo invece ripreso la porta dell’abitazione trasformata successivamente nell’ingresso della moschea. ELLA KILGALLON_Nella riproduzione del frontone di Brick Lane vi è inoltre iscritta una citazione di Orazio dell’edificio originale. Abbiamo anche le finestre della cupola che facevano parte della sinagoga. Quelle che ai tempi della sinagoga erano delle aule, ora portano iscritte sui muri delle lettere in arabo che ci ricordano il nuovo uso cui sono destinate queste stesse stanze. CHRISTOPHER TURNER_ Anche il tappeto è molto importante in quanto elemento identificativo della comunità musulmana. I pattern della tessitura a forma di nicchie conferiscono una qualità architettonica al tappeto stesso. Oltre ad indicare la direzione della Mecca, le nicchie delimitano lo spazio riservato a ciascun fedele durante la preghiera. I colori dei tappeti identificano ciascuno una diversa moschea fra quelle presentate. ELLA KILGALLON _Volevamo offrire un’esperienza immersiva. Il motivo per cui abbiamo optato per questa sorta di materializzazione è che la maggior parte delle persone non musulmane, specialmente in Gran Bretagna, non è mai entrata in una moschea. Altro motivo di questa scelta è legato a Venezia, dove i riferimenti islamici, per lo più archi, sono percepiti in modo del tutto unico poiché già inseriti nell’architettura della città da tempo. Se non ci sono moschee a Venezia, sappiamo però che esistono delle moschee in fabbriche riconvertite sul territorio regionale del Veneto. Il confronto con la realtà locale potrà sicuramente risultare interessante dunque anche per il pubblico italiano. CHRISTOPHER TURNER_Nel rappresentare la ricostruzione di un progetto architettonico risulta difficile raggiungere una certa qualità emotiva. Per questo abbiamo pensato di ricreare l’ambiente come fosse reale: niente modelli in scala, né disegni, né progetti, ma solo una serie di elementi accostati per simulare l’insieme; una forma, una modalità di ricostruzione molto frequentata in passato ma piuttosto dimenticata oggi. Come diceva Ella prima, i cittadini europei in generale raramente sono entrati in una moschea, neanche in quella sotto casa… Per cui per noi era fondamentale con questo progetto che questa “visita”, questa esperienza fosse percepita nella forma più reale possibile, fuori da qualsiasi esercizio retorico virtuale. Vogliamo che i visitatori abbiano sensorialmente l’impressione di entrare in questi luoghi di culto.
Il V&A è per la quinta volta protagonista di un progetto speciale alla Biennale di Venezia. Quali saranno gli sviluppi futuri di questo rapporto particolare tra le due Istituzioni?
QCHRISTOPHER TURNER uella con La Biennale di Venezia è per il V&A una partnership creativa davvero importante, avviata dal presidente Paolo Baratta e dal nostro compianto direttore Martin Roth nel 2015. È l’unico esempio di questo tipo di collaborazione tra la Biennale e un grande museo internazionale. Siamo davvero orgogliosi di avere questo privilegio, a maggior ragione se si considera che le nostre Istituzioni hanno entrambe origine nel 1800. Questa mostra in particolare ci dà l’occasione di arricchire ulteriormente la collezione della nostra istituzione, la più grande istituzione nazionale di architettura della Gran Bretagna, che già annovera una collezione ragguardevole di calchi monumentali in gesso, frammenti architettonici, modelli, disegni… Le scansioni 3D degli edifici e i prototipi del minareto di Brick Lane presenti a Venezia stanno già entrando a far parte della nostra collezione permanente. Con Three British Mosques stiamo tornando sul tema proposto durante la 2. Biennale Architettura del 1982, nel corso della quale venne presentata una panoramica dell’architettura nei paesi islamici. L’architettura di Venezia è un incredibile incontro tra Oriente e Occidente avvenuto durante secoli di relazioni culturali e scambi commerciali con gli Ottomani. Volgendo lo sguardo a Londra possiamo invece constatare come questo connubio creativo tra Oriente e Occidente si stia manifestando solo da poco tempo. Eppure oggi è ancora un tempo in cui vi è chi intende erigere barriere culturali o religiose. E allora sullo sfondo di un’islamofobia sempre più dilagante, abbiamo voluto celebrare il contributo odierno dei musulmani anche sul nostro settore di lavoro, che è poi il terreno che interessa il quotidiano di tutti gli esseri umani, ossia l’architettura.
Quali sono le sfide più urgenti che le istituzioni culturali devono affrontare oggi e nel prossimo futuro?
TCHRISTOPHER TURNER utte le istituzioni in Europa avranno la necessità di affrontare con decisione e con idee incisive l’incredibile situazione causata dalla pandemia. Sul fronte culturale si tratterà essenzialmente di concentrarsi in un primo momento su un nuovo pubblico locale, rivolgendo un’attenzione particolare al turismo nazionale, dato il prevedibile calo di quello internazionale. Il sindaco di Londra sta attivando campagne consistenti per incentivare i cittadini inglesi di tutto il paese a visitare Londra. La sfida più grande in tal senso, per ora, riguarda la costruzione di due nuovi musei nella zona est, a Stratford. Ritengo inoltre che il ruolo delle partnership internazionali diventerà sempre più importante per la Gran Bretagna in un momento storico non certo ideale alla luce della concomitanza di Brexit e Covid. Relazioni e interazioni così fertili culturalmente come quella da anni instaurata tra noi e la Biennale risultano quindi oggi più che mai preziose, direi fondamentali. Credo che questa edizione della Biennale assumerà una rilevanza simile a quella delle edizioni del secondo dopoguerra, confermandosi un luogo in cui i paesi del mondo si ritrovano per fare il punto della situazione guardando insieme al futuro.
SPECIAL PROJECT PAVILION OF APPLIED ARTS
interview by Marisa Santin
TOGETHER
Mosques are embodiment of communities that preserve their own identity but at the same time relate to the local environment. How does this merging together become manifest as part of the English urban environment?
MSHAHED SALEEM
ost English mosques come from adaptation or conversion of an existing building. Often an existing building within the townscape is taken as the starting point and then used with minimum adaptations. A community might want to move into that building and start to use it immediately, even if they have limited fonds. So, in the first instance the building may stay very much unaltered. What the community will usually do is to make the building functional to be used as a mosque, which means internal changes, for instance ablution spaces, a space for men or a space for women, and so on. And then gradually they will make further adaptation to the exterior of the building. Even when it has been adapted and it has already started to work as a mosque, the symbolism is too very important to communities so they will still want to make alterations to signify it as a mosque. This usually means changing windows, doing paint work, or applying decorations and other small incremental changes. What they actually want to do through this is making their presence as Muslim communities evident to themselves and to the wider public. They are saying to their own communities that this is now a mosque, a Muslim place of worship, and that its meaning has changed. But they’re also saying that there is a new type of religious building coming to the environment representing a different type of culture, a different belief system.
Your project perfectly fits in Hashim Sarkis’ theme for this Biennale. How is the balance between different communities maintained? How is their living together?
CHRISTOPHER TURNER_It’s always a negotiation with planning officials and neighborhood groups as well. Where mosques have a specific function, how they manifest in the local environment is subject to their negotiations and tensions.
ESHAHED SALEEM
ssentially the idea of balance means that the building has changed through negotiation with the environment, with the local Muslim community but also with a wider community. With changes happening incrementally it becomes part of the evolution of the local environment. The evolution of the mosque happens as part of a process of wider change. In many cases there is an opposition to mosque building in certain areas. That opposition varies, in some places it’s more and in some places it’s less, and often it is quite concentrated, concerning a small amount of people in particular areas. And this might come into conversation, sometimes you might have press articles in local newspapers bringing up issues about the building of the mosque.
The three mosques of your project have different historical collocations. They also seem to represent different typologies of conversion: from a former Protestant chapel then Synagogue (Brick Lane), from a former pub (Old Kent Road) and a purpose-built mosque (Harrow Central). Why did you choose these three buildings in particular?
TSHAHED SALEEM
he new Muslim community deals with an existing building and there has to be a dialogue with the existing architecture. In a way, to me, there’s a kind of symbolism of how one community or one culture engages with another culture. The architect of the architectural fabric represents, in a way, a cultural dialogue that’s going on. So in many of the cases you have elements of the existing building that are re-appropriated to become parts of the mosque. With the Old Kent Road mosque, for example, the main prayer hall is in what was the dining hall of the pub. There were classical decorations around that room in the typical Victorian style. And when the mosque came and adapted the building, they painted it in different colours to represent the new use. They also put calligraphy in Arabic lettering on the walls. The whole place has the same fabric but it’s been really re-signified through a new form of decoration. ELLA KILGALLON_Both Old Kent Road and Brick Lane obviously show a kind of wider demographic shift because of the fact that Brick Lane no longer needed to be used as a synagogue allowing for it to become a mosque, and equally the pub, losing its significance when the community changed, becoming a redundant building. So both of these examples really show that wider demographic shift within the area. I think that’s reflected in the building. CHRISTOPHER TURNER_Very different communities have adapted these buildings. In Brick Lane it’s the Bangladeshi diaspora, in old Kent Road it’s the Nigerian community and in Harrow, Pakistani immigrants. So there are very different influences coming in and transforming these structures. Brick Lane does have tremendous power, having been home to so many waves of immigration that came into London. That building is a listed building, so it’s slightly more protected than the other ones which have been demolished to make way for purpose-built mosques, so alterations there are mainly internal. When we’re talking about that process of negotiation with planning officials and neighbourhood groups, we have to remember that when Brick Lane was turned into a mosque, they had hoped to add finials and more minarets, but
OLD KENT ROAD
only one was allowed and it’s slightly detached from the building. Moreover the planning officials have ruled that if it ever changes its use from being a mosque, that minaret has to be demolished within a month. So that’s interesting, too. SHAHED SALEEM_Harrow is a house mosque. The house as a religious space is quite an interesting typology, because the change of the use of the house in a place of worship is something that again goes beyond Muslim, because it’s something that goes back to other migrant communities that came to Britain as well, but also to local Christian communities. Catholic and Jewish communities who came through different periods of history have always used the house as a place of worship in the beginning, and then developed further bigger spaces or purpose built spaces.
Many mosques have been built through community fundraising. Can we speak of a new system of public engagement related to religious communities or is rather part of a general trend in architecture?
CHRISTOPHER TURNER_There’s a sort of charitable giving component. Islam probably exacerbates this crowd sourcing. A lot of the mosques that I visited as part of this project had architectural plans on display of the new mosques they were fundraising for. And I think one of the things that was particularly striking to me was how detailed and architecturally engaged these communities were with these projects. There were plans on the wall with details of fixtures and fittings, and also detailed breakdowns of how much the building was going to cost. It was very sort of transparent and public the process of building a new mosque and obviously a huge part of the communities’ aspirations is directed through architecture, which made it a sort of powerful subject for this Biennale.
WSHAHED SALEEM
ith the mosque it’s about people coming together in a particular area pulling their resource in raising money amongst themselves, buying a building, carrying on raising money and then gradually adapting, extending it. So the mosque is very much a community funded and community designed piece of architecture. I think that’s common also to many Christian communities historically across Britain. ELLA KILGALLON_The history of church building obviously is a form of community fundraising, whether through a major patron within the neighbourhood or whether through collecting tides or sales of various offices or indulgences. Community fundraising is common across many religious buildings. Actually the distinction with mosque building in Britain is that the design and construction process is very community-led. So perhaps the fundraising, which is certainly part of it, is actually more common across religious architecture, but it’s the community design that’s quite unique here.
Mosques are not only buildings serving practical needs, but they also become symbols. How does this aspect impact on architecture and on designing architecture. Which architectural elements carry the strength of being a symbol?
SSHAHED SALEEM
ome symbols have been quite persistent for Muslim communities, like the minaret, or like arches or calligraphy or domes, all elements that we associate quite easily with mosques and with Islamic culture. What I found is that even after a long period of time the desire to create a sort of a bold symbol of this being an Islamic building is still there, it has not really diminished. The minaret is the most obvious signifier of the mosque, something that has remained very important in terms of the history of the Muslim community in Britain. So you will find that communities even if they might not have the money in the first instance to build the minaret they still will try to build one somewhere in the future. As for the Brick Lane Mosque for example the minaret was built in 2013, which means almost 50 years after the building had been established as a mosque. When in a Muslim’s diaspora in new countries, Muslims face discrimination as minorities, it is important for those communities to say through the architectural symbol “I have a different culture” or “I bring a new additional culture”. With that symbol you’re passing that message on to the wider community. They are also saying it to themselves and to their diaspora community who is settling in this new area. That symbol is consolidating a community identity as well. I think the minaret in Brick Lane is a very good example, being a very traditional historic typology of minaret. But the way in which it has been designed is a new interpretation of that typology. It’s quite modern, it’s a new way of representing the minaret: new materials, lighting and so on. It works as a public sculpture as well as an element to the mosque.
SPECIAL PROJECT PAVILION OF APPLIED ARTS
Which elements resembling a mosque are we going to find in the Sale d’Armi?
WSHAHED SALEEM
e’re reconstructing certain elements from each of the buildings. Inside the mosque you have what’s called the mihrab, the place where the prayer is led from. Inside the main prayer hall, the men’s prayer hall, there is a direction of prayer where the Imam stands and leads the prayer. So we’re reconstructing that element from Brick Lane and Old Kent Road mosques. From the Brick Lane mosque we’re also constructing the female prayer spaces, or rather the wall in the female prayer space, and then other elements such as some entrance doors, the house door to Harrow’s which becomes the entrance to the mosque. ELLA KILGALLON_From Brick Lane we have the pediment, which is from where you go to the chapels, with a quote from Horace. So really going back to the 18th century element. We also have the dome windows, which were again part of the synagogue. These were classrooms basically, and they now have these Arabic letters that represent how they are being used now for the mosque. We also have the mihrab as well, from Harrow and, we have two test pieces from the Brick Lane minaret. So when you first come in, you’ll see part of that minaret we talked about, which is quite important as a symbol of negotiations as well. CHRISTOPHER TURNER_The carpet is also a very important element. It almost has an architectural quality with these niches in the carpet design. It delineates the direction of Mecca, but also the space that each worshipper has for their prayer. Each colour of carpet demarcates one of the mosques under discussions. It is an important architectural element to these ad hoc mosques and to mosques in general. ELLA KILGALLON_The space at the Sale D’Armi will be an immersive experience. The reason why we went for this kind of embodied experience is that most people, certainly in Britain from the non-Muslim community, have never been into a mosque. So we wanted to recreate the experience of standing in front of those elements. Another reason was that in Venice the reference to Islamic symbols, mostly arches, is seen in a different context since the architecture of the city has some of those influences already. As for the Veneto Region, we know that there are mosques in converted factories. So there is definitely a local comparison as well, maybe less well known. I think the exhibition will make people reflect on that as well. CHRISTOPHER TURNER_When you’re representing architecture, it’s hard to get the emotional quality across. So we thought that this was an interesting experiment in the representation of architecture: no scale models or drawings or plans, but these oneto-one elements. You used to get those kind of reconstructions once, but they’re becoming increasingly rare. As Ella said, 90% of Britons have never been into a mosque. I’m sure it’s the same with Italians.
V&A for the fifth time protagonist of a special project at the Venice Biennale. What developments have arisen or will arise from this special relationship between the two institutions?
TCHRISTOPHER TURNER
his is one of the V&A most important international activities. It’s a really important creative partnership for us which was started by Paolo Baratta and by the late director Martin Roth in 2015. It’s the only example of this kind of partnership between the Biennale and a major museum. We are really proud to have that privilege, even more so if you consider that our institutions both have their origins in the 1800’s. Every exhibition we jointly organise with the Biennale brings tremendous energy back into our own institution, in terms of our architectural strategy. We’re also collecting a lot from this exhibition. The three-D scans of the buildings and the prototypes of the minaret on Brick Lane are entering our collection which is the national collection of architecture for Britain, already including monumental plaster casts, architectural fragments, models, drawings. With this exhibition we were interested in looking back at the Biennale’s history. We were struck by the 2nd International Architecture Exhibition in Venice in 1982. It presented an overview of architecture in Islamic countries. So we are sort of returning to this theme in this year’s contribution. The architecture of Venice is an incredible meeting of East and West because of the years of trading with the Ottomans and, looking at London, the creative fusion between East and West is sort of manifesting today. We wanted to celebrate the Muslim contribution to architecture today against the background of Islamophobia in which we and they find themselves. In Venice there are no mosques. There are only three purpose built mosques I think in the whole of Italy, but there are lots of ad hoc mosques in the Veneto region. We found some wonderful photographs by Jonah Goodman depicting these mosques, very similar to the ones in London, with that kind of fusion of factory spaces and railway arches with the Islamic tradition.
Which would you say are the most urgent challenges facing cultural institutions today and in the near future?
LCHRISTOPHER TURNER
ike all institutions across Europe, it’s all about Covid recovery in the future, about developing new homegrown audiences, because there’s going to be a real drop in international tourism. So it’s domestic tourism that needs to be cultivated. There are big campaigns to get people from the regions to visit London that the mayor is coordinating now. The specific challenge is now the building of two new museums in East London, in Stratford. London is home to the largest Muslim community in Britain, which is why this project is so meaningful. I also think that international partnerships in this climate are increasingly important against the background of Brexit and Covid. Initiatives like the special relationship with the Biennale are really, really crucial. We think that this Biennale will be in some way like the Biennale after the Second World War, a place for countries of the world to come together, take stock and look forward.