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WILL
from THE BAG Biennale Architettura Guide - 17. International Architecture Exhibition - Venezia
by Venezia News
CURATORE DELLA BIENNALE ARCHITETTURA 2021 HASHIM SARKIS
intervista di Paolo Lucchetta
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In che misura e in quali direzioni la sua visione aperta e multidisciplinare del fare architettura informa questa ‘sua’ Biennale?
1Il tema della Biennale e tutto il lavoro esposto traggono ispirazione proprio dal “mondo” in senso stretto del termine, in quanto identificano una situazione o un insieme di situazioni globali e interrogano gli architetti di tutto il mondo. In questo senso una Biennale internazionale si riferisce sempre alla condizione del mondo e a come viene vista attraverso la lente dell’architettura. Il mondo come scala di indagine architettonica e come terreno maturo per l’applicazione dell’immaginario architettonico trae ispirazione dagli esempi storici esposti nel libro The World as an Architectural Project che ho scritto in collaborazione con Roi Salgueiro Barrio e Gabriel Kozlowski, nonché dalla ricerca che ho svolto in passato su questo stesso argomento. Direi che lo stesso vale anche per Across Borders, una delle cinque scale dell’esposizione, che guarda proprio al rapporto tra architettura e geografia, un mio interesse di lunga data. E qui voglio rendere omaggio al compianto Vittorio Gregotti, curatore della prima Biennale che ha coinvolto l’architettura per la prima volta in modo diretto e significativo, e alla sua ricerca sulla geografia e la territorialità. Ma dopotutto, anche se alcuni dei temi traggono ispirazione dalla mia ricerca e pratica, come avviene con tutti i curatori, ciò non toglie che il lavoro dei partecipanti e dei curatori nazionali porti il tema in direzioni anche molto diverse che non possono che determinare ad un vitale arricchimento.
Il Teatro del Mondo di Aldo Rossi è un faro che illumina ancora oggi la sua visione dell’architettura?
2Mi piace il vostro uso del termine “faro”. La risposta a questa domanda verrà data alla Biennale sotto forma di una piccola sorpresa...
1. IL MONDO COME PROGETTO ARCHITETTONICO
La Biennale Architettura 2021 esprime con evidenza la sua visione del “mondo” inteso come progetto di Architettura. Nel suo libro The World as an Architectural Project lei auspica che si possano “fare mondi” con il confronto, con la molteplicità, con una visione non antropocentrica, con equità, nella prospettiva di anticipare e calibrare il futuro del pianeta.
2. IL TEATRO DEL MONDO
A questo proposito, le sue pagine sul Teatro del Mondo di Aldo Rossi descrivono il Teatro come un faro, un progetto che include il Mondo nel suo nome e che, supportato dalle immagini dell’Arca di Noè, riflette sulle relazioni tra l’Architettura e la realtà che ci circonda. Un edificio dai valori totali e universali, che invita a non perseverare con i processi globali crescenti di produzione territoriale e che ci offre una visione alternativa del mondo.
L’ARCA DI HASHIM HASHIM’S ARK
Photo Jacopo Salvi, Courtesy La Biennale di Venezia
Ciò che lo rende una figura originale nel panorama architettonico internazionale è la sua duplice identità, libanese e americana, e la sua duplicità professionale, nell’ambito dell’architettura e dell’accademia. Oltre all’attività di architetto, Hashim Sarkis ha infatti all’attivo un lungo e prestigioso percorso di ricercatore e docente a Beirut e in alcune fra le più importanti Università americane. Nel suo pensiero le questioni dell’architettura sono sempre collegate sensibilmente ai temi sociali e alle urgenze che la società, nelle sue diverse e contrastanti espressioni, pone. Sono queste le sfide che, secondo Sarkis, il mondo nella sua totalità lancia all’architettura; sfide affrontate nel suo progetto, How will we live together?, con ambizioso impegno, cercando di coinvolgere nella professione anche la ricerca, allo scopo di immaginare, con maggiore ispirazione e consapevolezza, soluzioni adeguate a risolvere le difficoltà poste dalle questioni globali.
Anima architettonica
La sua carriera di architetto inizia negli anni ‘90 nella natale Beirut, in un momento in cui la città è in una fase di ricostruzione dopo anni di guerra. Dopo due lauree – in Architettura e in Belle Arti alla Rhode Island School of Design –, un master e un dottorato in Architettura alla Harvard University si stabilisce definitivamente negli Stati Uniti dove fonda gli Hashim Sarkis Studios (HSS), mantenendo una doppia sede a Boston e a Beirut e una doppia anima, più legata all’edilizia sociale che ai grattacieli, dedicandosi anche alla progettazione di parchi ed edifici istituzionali e a interventi di pianificazione urbana. Uno dei progetti più emblematici del suo pensiero è un complesso di alloggi per pescatori a Tiro, una comunità fra le più povere del Libano e fra le più orgogliose della propria identità. Commissionato da una ONG, l’intervento sviluppa un’idea di architettura necessariamente differente dai canoni abituali della professione, che richiede espressioni creative per pubblici e stili di vita inediti ed emergenti. L’originalità del suo approccio è evidente anche nel progetto del municipio della città di Biblo, ancora in Libano, uno dei più antichi luoghi abitati al mondo, dichiarata dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità. Sarkis progetta un edificio modernista costituito da tre blocchi in cemento armato disposti obliquamente e collegati da un piano terra incassato in vetro e immerso in un parco, dove l’architettura e il design urbano non solo riflettono i valori sociali, ma anche aiutano a crearli e a formarli.
Anima accademica
Accanto alla pratica architettonica, la sua passione per la ricerca lo ha spinto ad un intenso impegno accademico. Dopo aver ricoperto il ruolo di Aga Khan Professor di Architettura del Paesaggio e Urbanistica alla Harvard University, dal 2015 è preside della School of Architecture and Planning del Massachussetts Institute of Technology (MIT); ha inoltre insegnato alla Rhode Island School of Design, alla Yale University, all’American University di Beirut e al Metropolis Program di Barcellona. È la geografia del primo Novecento la fonte della sua ricerca principale, la quale si esprime attraverso la descrizione del territorio non solo in termini di caratteristiche fisiche, ma anche nel suo effettivo utilizzo. Un approccio che mantiene una visione ampia della pratica architettonica, consentendo di considerare i diversi luoghi nelle loro relazioni reciproche al fine di comprendere meglio dove e come viviamo. Autore, co-autore e curatore di diversi libri e articoli sulla storia e sulla teoria dell’architettura moderna, il suo impegno qualificatissimo e costante nell’approfondimento della disciplina va evidenziato tanto più oggi nel descrivere il suo progetto di curatela della più prestigiosa mostra di architettura al mondo. E in fondo proprio il titolo del suo libro più recente, The World as an Architectural Project, rappresenta la più convincente e appassionante sintesi della sua molteplice personalità. Hashim Sarkis represents an original identity in the international architectural scene. The curator of the Biennale Architettura is not only an architect but he has as well a long and renown activity as a researcher and a lecturer between Beirut and some of the most prestigious American Universities. His originality lies in his dual identity, Lebanese and American, as well as in his dual profession both in the architecture and in the academic fields. The questions of architecture in his thought are always sensibly linked to social issues and to urgent social problems. According to him this is the challenge architecture has to meet. This is as well at the base of his own project aiming at involving research in his profession, in order to imagine with more inspiration and awareness the solutions to the difficulties coming from global issues.
Architectural Soul
His career as an architect began in Beirut, his hometown, in the 90’s when the city was under reconstruction after many years of war. After receiving his Bachelor of Architecture and his Bachelor of Fine Arts from the Rhode Island School of Design, as well as his Master and his Ph.D in Architecture from Harvard University, he settled permanently in the United States where he founded Hashim Sarkis Studios (HSS) characterized by double headquarters and a double soul, in Boston and Beirut, more related to social housing than skyscrapers, but also to parks, institutional buildings, urban planning and design. One of his most emblematic projects is a housing complex for fishermen in Tyre, one of Lebanon’s poorest communities, proud of its identity. Commissioned by an NGO, his intervention develops an idea of architecture necessarily different from the usual canons of this profession, requiring creative expressions for new and emerging lifestyles. The originality of his approach is also evident in his project for the Town Hall of one of the oldest inhabited cities in the world, Byblos, Lebanon. Sarkis designs a modernist building, three large blocks connected by a glass-enclosed ground floor level that span over a park. Here architecture and urban design not only reflect social values but help as well to create and form them.
Academic Soul
Besides his activity as an architect, his passion for research has led him to an intense academic commitment: since 2015 he has been Dean of the School of Architecture and Planning (MIT), prior to that he was at Harvard University Graduate School of Design (GSD ) as the Aga Khan Professor of Landscape Architecture and Urbanism, he taught at Rhode Island School of Design, at Yale University, at the American University of Beirut and at the Metropolis Program in Barcelona. The geography of the early twentieth century is the source of his main research, the description of the territory not only in terms of physical features but also in terms of land use, an approach that while keeping in mind the main background make us think about the relationships between the different places in order to better understand where and how we live. His activity as author, co-author and curator of various books and articles on the history and theory of modern architecture, his highly qualified and constant commitment to an in-depth study of this discipline is inseparable from his project as curator of the most prestigious architecture exhibition in the world. The title of his most recent book, The World as an Architectural project represents, after all, the most convincing and exciting synthesis of his very rich personality.
CURATORE DELLA BIENNALE ARCHITETTURA 2021 HASHIM SARKIS
Uno dei tratti che connota l’identità di How will we live together? è questa attenzione verso un’idea di progettazione architettonica ai confini dei linguaggi, interpretata da gruppi di lavoro aperti. Si spiega così la selezione di molti collettivi di progettazione nella lista dei partecipanti?
3Gli architetti hanno sempre lavorato collettivamente. Solo che questa modalità diffusa di progettare connettendosi e connettendo altri linguaggi non siamo mai stati così bravi a restituirla nella sua nodale essenza, il che ha determinato una certa sottovalutazione di quello che è il grande punto di forza dell’architettura intesa come arte che riunisce le altre arti e le altre aree di competenza. Così come si finisce per sottovalutare l’importanza del design come forma di sintesi. La crescente complessità dei progetti architettonici riuscirà a rafforzare il ruolo dell’architettura intesa come professione solo se rafforzeremo la nostra funzione di orchestrare, coordinare, generalizzare, sintetizzare, nonché il nostro ruolo di autori.
Il Leone a Lina Bo Bardi, al netto del valore assoluto del riconoscimento, ci piace anche leggerlo come il segno di una progressiva affermazione della rappresentanza femminile nel mondo dell’architettura.
4Lina Bo Bardi merita tutto il riconoscimento che le viene dato e il Leone d’Oro Speciale alla Memoria viene a sommarsi ai riconoscimenti che ha ricevuto e alla visibilità che il suo lavoro ha ottenuto negli ultimi anni. Riconosco l’importanza del ruolo svolto dalla Fondazione Bo Bardi e da diversi storici e curatori nel nobilitare il suo lavoro, ma Lina Bo Bardi merita ancora di più. Non dobbiamo dimenticare che era anche una donna in un mondo maschile estremamente ostile, per cui merita senz’altro un riconoscimento anche per questo. Abbiamo ancora molta strada da fare prima che la professione possa dare più spazio alle donne e alle minoranze. Mi auguro che questa Biennale ci faccia compiere un passo in avanti in questa direzione.
3. LA VISIONE COLLETTIVA
Lei ha affermato che Lina Bo Bardi rappresenta meglio di ogni altro il tema della Biennale Architettura 2021 ed in particolare il ruolo dell’architetto come coordinatore e creatore di visioni collettive.
4. DONNE IN ARCHITETTURA
Il Leone d’Oro speciale alla memoria a Lina Bo Bardi è stato da lei definito anche e soprattutto come «un tributo a una donna che rappresenta semplicemente l’architetto nella sua migliore accezione, che incarna la tenacia in tempi difficili e la capacità di conservare creatività, generosità e attivismo in ogni circostanza». La sua selezione degli architetti mette in risalto numerose figure femminili straordinarie, alcune già note, altre emergenti nel panorama internazionale.
Quanto può contare oggi la materialità nell’architettura alla luce dell’accelerazione dei processi innovativi che sempre più informano il terreno della progettazione?
5L’architettura non può sottrarsi alla materialità. Anche gli architetti che cercano le espressioni più astratte e meno tangibili devono lavorare moltissimo con i materiali per nascondere la loro materialità. Le tecnologie digitali hanno in qualche modo permesso agli architetti di esplorare ed utilizzare la materialità in modo innovativo ampliando la tavolozza dell’architetto. Ci hanno anche permesso di affrontare in modo più efficiente ed efficace la complessità della costruzione. Ma non ci hanno in alcun modo allontanato dalla materialità, elemento irriducibile della nostra professione.
Cosa ci siamo persi con la mancata costruzione dell’Ospedale di Venezia progettato da Le Corbusier?
6Mi fate rivivere i bei ricordi di un libro che ho pubblicato circa vent’anni fa su un edificio che ammiro da quando ero uno studente di architettura. Questa pubblicazione faceva parte di CASE, una serie di volumi che guardava ai progetti architettonici da una serie di angolazioni diverse: storia, design, tecnologia, paesaggio, urbanistica, ambiente, processo. In questo senso il tema della Biennale porta avanti alcune di queste intenzioni. Quell’edificio rappresenta molte cose anche se non è stato mai realizzato, ma soprattutto rappresenta il rispetto per Venezia da parte di un architetto piuttosto irrispettoso come Le Corbusier.
Come immagina il futuro di questa città? Cosa ci aiuterà a migliorare il vivere insieme a Venezia?
7Negli ultimi anni, con le crescenti minacce poste dall’innalzamento del livello del mare, da un turismo di massa soffocante e dalla pandemia, si è percepita una sensibilizzazione a livello mondiale verso Venezia intesa come punto convergente di una serie di crisi globali e si avverte anche che il mondo intero ha iniziato a stringersi attorno a Venezia per salvarne la bellezza. Sarà quindi la sua bellezza a salvare il mondo.
5. MATERIALITÀ DIGITALE
Alle questioni relative alla materialità dell’architettura, tema culturale molto presente nelle produzioni della sua terra d’origine, è stata dedicata da lei molta attenzione attraverso la selezione di architetti che sperimentano tecnologie digitali molti interessanti.
6. VENEZIA, LC E I MAT-BUILDING
Lei ha scritto un libro sull’Ospedale di Venezia di Le Corbusier, un’indagine su uno dei progetti non realizzati più iconici dei cosiddetti Mat-building, intesi come tessuto caratterizzato da una sequenza di corti, strade, piazze, ponti, gallerie, terrazze.
CURATOR OF THE BIENNALE ARCHITETTURA 2021 HASHIM SARKIS
interview by Paolo Lucchetta
WILL
To what extent and in what directions does your open and multidisciplinary vision of making architecture inform ‘your’ Biennale?
1The Biennale theme and the work exhibited truly draw from the world literally, in the sense that it identifies a global situation or set of situations and asks architects from around the world. In that sense an international biennale is always about the state of the world and how it is seen through the lens of architecture. The world as a scale of architectural inquiry and as a ripe ground for the application of the architecture imaginary does draw inspiration from the historical examples in The World as an Architectural Project coauthored with Roi Salgueiro Barrio and Gabriel Kozlowski and the research about this topic that I have done in the past. I would also say so is the scale of Across Borders which looks at the relationship between architecture and geography, a longtime interest of mine and here I want to pay tribute to the late Vittorio Gregotti, the curator of the first biennale that involved architecture in a meaningful way and his own research on geography and territoriality. But ultimately, if some of the theming draws from my research and practice, as it does with all curators, I will add that the work of the participants and the national curators takes the theme in very different and very enriching directions.
Is Aldo Rossi’s Teatro del Mondo a beacon that still brightens up your vision of architecture?
2I like your use of the term beacon. The answer to this question is in the form of a little surprise at the Biennale.
1. THE WORLD AS AN ARCHITECTURAL PROJECT
The Biennale Architettura 2021 clearly expresses your vision of the “World”, understood as an Architectural Project. In your book bearing this title, you hope that we can “make Worlds” with comparison, with multiplicity, with a non-anthropocentric vision, fairly, with a view to anticipating and calibrating the future of the planet.
2. THE TEATRO DEL MONDO
In this regard, your pages on Aldo Rossi’s Teatro del Mondo describe the Theater as a lighthouse, a project that includes the World in its name and which, supported by the images of Noah’s Ark, sands back to the relationships between “Architecture” and the real world surrounding us. A building based on total and universal values, which invites us not to persevere with the growing global processes of territorial production and which offers us an alternative view of the world.
One of the traits of the identity of How will we live together? is a particular attention to an idea of architectural design at the borders of languages, interpreted by open working groups. Does this explain the selection of many collective design groups in the list of participants?
3Architects have always worked collectively. It is just that we have not always expressed it. By not doing that, we miss out on a major strength of architecture as an art that brings the other arts and areas of expertise together. It also misses out on highlighting design as a form of synthesis. The increasing complexity of architectural projects can only add to the strength of architecture as a profession if we strengthen our role as inclusive orchestrators, conveners, generalists, synthesizers, as well as authors.
We like to see in the Special Lion awarded to Lina Bo Bardi, apart from its absolute value, the sign of a progressive affirmation of women's representation in the world of architecture.
4Lina Bo Bardi deserves all the recognition she can get and the Special Golden Lion in memoriam is only adding to the accolades that she has been receiving and to the visibility that her work has gained over the past few years. I acknowledge the role of the Bo Bardi Foundation, and several historians and curators who have helped elevate her work. She deserves more. She was also a woman in a tough men’s world and for that she also deserves recognition. We have a long way to go before the profession is more inclusive of women and of minorities. I hope that this Biennale will take us a step forward in the right direction.
3.THE COLLECTIVE VISION
You said that Lina Bo Bardi is the architect who embodies most fittingly the theme of the Biennale Architettura 2021 and in particular the role of the architect as convener and importantly, as the builder of collective visions.
4.WOMEN IN ARCHITECTURE
You said that the Special Golden Lion for Lifetime Achievement in memoriam awarded to Lina Bo Bardi is a “tribute to a woman who simply represents the architect at her best, who exemplifies the perseverance of the architect in difficult times whether wars, political strife, or immigration, and her ability to remain creative, generous, and optimistic throughout.” Your selection of architects highlights numerous extraordinary female figures, some already known, others emerging on the international scene.
CURATOR OF THE BIENNALE ARCHITETTURA 2021 HASHIM SARKIS
How important can materiality be in architecture today considering the speeding up of innovative design processes?
5Architecture cannot escape materiality. Even the architects who seek the most abstract and textureless of expressions have to work very hard with materials to hide their materiality. The digital technologies have in some ways enabled architects to explore and use materiality in novel ways expanding the palette of the architect. They have also allowed us to deal more efficiently and effectively with the complexity of construction.
What did we miss with the failure to build the Venice Hospital designed by Le Corbusier?
6You bring back good memories about a book which I edited about twenty years ago about a building that I have admired since I was an architecture student. The book was part of CASE, a book series that looked at architectural projects from a variety of angles, history, design, technology, landscape, urbanism, environment, process. In that sense the theme of the Biennale carries some of these intentions forward. That building represents many things even if not realized, but above all it represents the reverence of a rather irreverent architect like Le Corbusier to Venice.
How do you imagine the future of the city? What will help us improve living together in Venice?
7In the last few years, with the growing threats of rising sea levels, the asphyxiation by tourism, and the pandemic, you could sense that the world has woken up to Venice as being a site of convergence of global crises, and you can sense that the world has begun to rally around Venice to save its beauty. Its beauty is therefore going to save the world.
5. DIGITAL MATERIALITY
You devoted a lot of attention to the to the materiality of architecture, a cultural theme very present in your homeland productions, by selecting architects who experiment with many interesting digital technologies.
6. VENICE, LC AND MAT-BUILDING
You wrote a book about the Venice Hospital by Le Corbusier, an investigation into one of the most iconic and never realized projects of the so-called Mat-building, intended as a grid of courtyards, streets, squares, bridges, galleries, terraces.