VeronaInForma_9_2013

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verona informa N. 9 - ANNO 2 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2013

CONSIGLI E INFORMAZIONI PER VIVERE MEGLIO

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M A G A Z I N E

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M E D I C I N A ,

INTERVISTA Fanny Rulfo INFLUENZA perchè vaccinarsi DIABETE come conoscerlo

P S I C O L O G I A ,

S A L U T E

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B E N E S S E R E

TUITA A R IA G P O C



Sommario evento

Infermieristica: al via il nuovo Anno Accademico Arianna Caliaro, Antonella Princivalle

24 scuola medica

Editoriale

XXIV Corso Superiore Geriatria

Salute e vigore valgono più di tutto l’oro... Alberto Cristani

Dott. Luigi G. Grezzana

8

Dott. Massimo Piccoli

Intervista Dott.ssa Fanny Rulfo

10

COmune di verona

Verona e la Campagna del Fiocco Bianco 2013

14 prevenzione - ulss 20

Programma di screening tumore colon e retto

16

28

onlus

Un Arcobaleno di palloncini per un’amicizia senza confini

30

UROLOGIA

La prostatite Dott. Massimo Occhipinti

32

Brevi - aoui

Il Servizio Sociale Ospedaliero Dott. Fabio Gandini

influenza

Influenza 2013-2014: come affrontarla e possibilmente evitarla Alberto Cristani

evento - ulss 21

Mater Salutis festeggia gli Emeriti

STAMINALI

Patrizia Zanetti

26

18

36

assistenza

PrivatAssistenza: i servizi per i veronesi

38

brevi - ulss 22

Calendario campagna 2013 vaccinazione antinfluenzale

progetto

21

denti

40

Brevi - comune verona

L’osteointegrazione Dott. Luca Tinti

Acqua Kangen, un modo sano di bere

24

Agorà, la musica “per” e “con” tutti

43

2013 novembre, dicembre - 3



Sommario sport e salute

occhi

Progetto Palestre Verona Alberto Cristani

La visita oculistica

70

44 brevi - aoui

diabete

Prostatectomia radicale robotica primo corso Si.F.A.R.V.

Diabete, conoscerlo per sconfiggerlo

46 benessere e relax

onlus

Arriva l’inverno? Fatevi coccolare da Villa dei Cedri

Una Trottola per amica Luca Ravazzin

50 52

Hallowen: notte da urlo!

56

L’incontinenza urinaria, una malattia silenziosa

76

dibattito

Dolore, tra ragione e fede Corrado Vassanelli

brevi - federfarma

Farmaci irreperibili: la drammatica testimonianza di una paziente

74

Dott. Pier Alberto Pernigo

sicurezza stradale

Andrea Scamperle, Francesca Montereali

Marina Soave

incontinenza

rianimazione cardiaca

Con la RCP...Viva la vita!

72

58

80

arte in ospedale

Lorenzo Razzo al Confortini Marifulvia Matteazzi Alberti

pneumologia

82

CEMS - Asma Bronchiale e B.P.C.O. Dott. Roberto W. Dal Negro

60

congresso

A Verona il XLLII Congresso AIPO

64

celiachia

La celiachia e la compagnia senza glutine Dott. ssa Linda Chioffi

68

Stampata su carta ecologica ecologica 100% riciclata con 100% riciclata con inchiostri inchiostri a base a base vegetale vegetale prodotta senza uso di prodotta senza uso di cloro cloro

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NUMERI UTILI emeRGenza

113 112 115 118 045 500333 045 8078411 045 8075511 045 6138111 045 8075111 045 8121111 045 8121111 045 8121212 848242200 840000877 045 7614565 045 8041996 045 6712111 045 6207111 045 6648411 045 6589311 045 6338111 045 6338666 045 6338181 045 6712666

Soccorso pubblico di emergenza Carabinieri Vigili del fuoco Emergenza sanitaria Polizia stradale Polizia municipale Centralino ULSS 20 Centralino Presidio Ospedaliero “G. Fracastoro” San Bonifacio Centralino Presidio di Marzana Ospedale di Borgo Trento Ospedale di Borgo Roma Ufficio Prenotazioni CUP (Centro unico prenotazioni) CUP ULSS 20 Disdette visite ed esami (no di radiologia) Guardia medica - Servizio di Continuità Assistenziale (ascoltare segreteria) Farmacie di Turno Ospedale di Bussolengo Centro Sanitario Polifuzionale di Caprino Veronese Ospedale di Isola della Scala Ospedale di Malcesine Ospedale di Villafranca Servizio di Continuità Assistenziale Centro Unificato Prenotazioni Ufficio Relazioni con il Pubblico

puBBlica utilitÀ 117 1515 045 8090411 045 8090711 045 8078411 045 8077111 800016600 19696 803803 064477 803116

Guardia di Finanza Servizio antincendi boschivo del corpo forestale dello Stato Questura di Verona Polizia Stradale di Verona Polizia Municipale Comune di Verona Drogatel Telefono Azzurro Soccorso stradale Automobile Club d’Italia Soccorso stradale

2013 novembre, dicembre - 7


verona informa CONSIGLI E INFORMAZIONI PER VIVERE MEGLIO

N. 9 - ANNO 2 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2013

editoRiale

A CURA DEL DIRETTORE

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n° 4035/2012 Proprietario ed editore: Verona Informa s.a.s. di Giuliano Occhipinti & C. Sede legale e Redazione: Via Giardino Giusti, 4 - 37129 Verona

Verona InForma N. 9 - ANNO 2 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2013

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INTERVISTA Fanny Rulfo

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A ATUIT IA GR COP

INFLUENZA perchè vaccinarsi DIABETE come conoscerlo

Foto di copertina: La stella di Natale dell’Arena di Verona

Direttore responsabile: Alberto Cristani Coordinatore scientifco: Luca Ravazzin Redazione: Alberto Cristani, Luca Ravazzin, Giuliano Occhipinti, Patrizia Zanetti Grafica: Silvia Sorio Stampa: Mediaprint Relazioni esterne e marketing: Giuliano Occhipinti Contatti: - Redazione: +39 345 5665706 - Mail: veronainforma@gmail.com - Web: www.verona-in-forma.com - Pubblicità: +39 347 4773311 Hanno collaborato per questo numero: Claudio Capitini, Michele Triglione, Ufficio Stampa AOUI Verona, Marina Soave, Dott. Massimo Occhipinti, Coordinamento Servizi Sociali per Adulti e Anziani Comune di Verona, Marifulvia Matteazzi Alberti, Dott. Luca Tinti, Nicoletta Fattori, Dott. Luigi G. Grezzana, Arianna Caliaro, Antonella Princivalle, Dott. Massimo Piccoli, Dott. Fabio Gandini, Massimo Ugolini, Dott. Gianbattista Zivelonghi, Dott. Pier Alberto Pernigo, Dott.ssa Susanna Morgante, Dott. Simone Sebastiani, Andrea Scamperle, Francesca Montereali, Dott. Roberto W. Dal Negro, Dott.ssa Linda Chioffi, Corrado Vassanelli Foto: Archivio Verona InForma, Ufficio stampa AOUI di Verona, Ufficio stampa Azienda Ulss 20, Ufficio stampa Azienda Ulss 21, Ufficio stampa Azienda Ulss 22, Centro Bernstein Verona, Federfarma Verona, CEMS Verona.

Salute e vigore valgono più di tutto l’oro... Anche per questo ultimo numero del 2013 Verona InForma offre ai suoi - sempre più numerosi - lettori una serie di articoli di grande interesse ed attualità, frutto di una sinergia ormai consolidata con le maggiori realtà pubbliche e private della provincia veronese. Non è un’autocelebrazione, sia chiaro, bensì una semplice ed incontrovertibile constatazione: lavorando con serietà, competenza e passione è ancora possibile creare sinergie volte alla realizzazione di progetti di grande valenza. Il tutto con un unico obiettivo: una comunicazione chiara, utile e super partes rivolta alla cittadinanza. Un argomento tra i più attuali trattati su questo numero, visto anche il periodo invernale, è senza dubbio la vaccinazione antinfluenzale. L’influenza costituisce infatti un importante problema di Sanità Pubblica a causa del numero di casi che si verificano in ogni stagione e che può essere più o meno elevato a seconda della trasmissibilità del virus influenzale circolante. Ogni anno però, insieme alla malattia, ritornano anche polemiche e dubbi legati alla vaccinazione. Serve? È rischiosa? Dove e come farla? A questo proposito abbiamo interpellato il Dott. Giambattista Zivelonghi, dirigente medico SISP dell’ ULSS 20 di Verona, che ci ha rilasciato una esaustiva intervista. Non solo influenza. Si parlerà anche di diabete, incontinenza, celichia (intolleranza permanente al glutine purtroppo sempre più diffusa n.d.r.), asma, prostatite e molto altro. Insomma un viaggio tra le patologie più comuni e diffuse per conoscerle meglio e per capire come affrontarle e sconfiggerle. Nel frattempo (tempus fugit...) siamo quasi giunti alla fine del 2013, un altro anno difficile e impegantivo sotto tutti i punti di vista. Non voglio dilungarmi su cause, motivi, responsabilità e prospettive: per questo ci sono altre testate giornalistiche e colleghi più competenti. Voglio però pensare positivo e credere che il 2014 potrà riservare per tutti noi un momento di ripresa e di benessere, un risveglio socio-culturale che ci aiuterà ad uscire da un torpore e da una negatività che, nostro malgrado, ci stanno indebolendo fisicamente e mentalmente. E Verona InForma ci sarà. Nonostante le promesse che non mantenute, nonostante le pacche sulle spalle trasformatesi in “spintoni”, nononstante i sorrisi e le frasi di circostanza. Perchè, in un periodo di crisi, l’informazione vera e sana diventa ancor più importante. E noi vogliamo continuare ad esserci. Chiudo con questo aforisma: “Meglio un povero di aspetto sano e forte che un ricco malato nel suo corpo. Salute e vigore valgono più di tutto l’oro, un corpo robusto più di un’immensa fortuna”. (Siracide, Antico Testamento, II sec. a.e.c.). Buon Natale e buon 2014 a tutti! Alberto Cristani



intervista

Aterosclerosi, piccoli accorgimenti per tenerla lontana Verona InForma ha intervistato in esclusiva la Dott.ssa Fanny Rulfo, specialista in Chirurgia Cardiaca e Chirurgia Vascolare e Cardiologia

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abato 12 ottobre 2013, presso l’Aula 1 della lente didattica dell’Ospedale Policlinico L. Scuro si è tenuto il XIV Congresso della Sezione Triveneta della Società Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi dal titolo “Aggiornamenti

in Prevenzione e Trattamento dell’Aterosclerosi”. Approfondiamo le tematiche trattate con la dott. ssa Fanny Rulfo, specialista in Chirurgia Cardiaca e Chirurgia Vascolare e Cardiologia della sezione di Riabilitazione Vascolare.

Dott.ssa Fanny Rulfo

Dott.ssa Rulfo, cosa si intende per riabilitazione vascolare? La riabilitazione vascolare comprende una vasta area di azioni e di esami diagnostici che le due parole da sole molte volte non riescono a chiarire in modo completo. Prova ne è il fatto del recente convegno di sabato 12 ottobre, imperniato su aggiornamento e prevenzione dell’aterosclerosi. I nostri pazienti sono tutti aterosclerotici, colpiti da questa patologia in misura diversificata per apparato e grado di malattia. Anzi, azzarderei anche siamo tutti aterosclerotici, perché il processo di invecchiamento coinvolge adulti e giovani, partendo dai 20-30 anni… Come dimostrato da illustri relatori e da giovanissimi ricercatori appena approdati alla professione medica, se curata e riabilitata in modi e tempi congrui, l’aterosclerosi non riesce a produrre quel danno d’organo che diventa importantissimo poi nella fase conclamata della malattia.

10 - novembre, dicembre 2013


biamento forzato del livello qualitativo di vita, soprattutto se parliamo dei pazienti giovani, generalmente fumatori, oppure diabetici che, portatori di tale malattia, purtroppo sono più legati al fatto che alla comparsa dei primi sintomi, la patologia ha già compiuto progressi compromettenti. La limitazione più importante è proprio quella di deambulare: non si può più andare al lavoro, camminare, guidare, svolgere le comuni attività quotidiane, perché dopo venti-trenta metri si è costretti a sopportare un dolore forte, la maggior parte delle volte ai polpacci, ai glutei, o nella parte alta della coscia. Questo è il dolore che limita e ferma. Par di capire che la prevenzione sia di fondamentale importanza… Certo! E soprattutto di questi tempi, grazie anche a un costo contenuto, anzi, molte volte, pari a zero. Rispettare certi stili di vita, fin dall’età scolare, rende possibile rallentare l’avanzata dell’aterosclerosi. La sana alimentazione, l’abolizione del fumo, un’attività sportiva adeguata e costante sono norme che ci si sente ripetere da molto tempo, ma che ancora oggi funzionano. I dati lo dimostrano: parte dell’attività del nostro reparto infatti, viene svolta ogni giorno in palestra, con fisioterapisti ed esperti che fanno fare esercizio fisico ai pazienti. In termini scientifici sembrerebbe un invito banale, quasi “light”; ma in termini di risultato questo stile di vita produce un cambiamento radicale nei pazienti che arrivano con una limitazione funzionale importante, dovuta a fattori vascolari in primis, ma che poi in virtù di un’aterosclerosi che coinvolge più distretti, sono costretti a confrontarsi con patologie che vanno a toccare sia il cuore che il cervello. In che cosa è limitato il paziente aterosclerotico? L’aterosclerotico conclamato, il vasculopatico con un interessamento delle arterie periferiche degli arti inferiori, deve confrontarsi con la limitazione funzionale poiché l’ossigeno non arriva agli arti inferiori, impedendo così la normale deambulazione. Anche se la sua età è sostanzialmente compatibile con un normale standard di movimento e attività lavorativa, il paziente è affetto da claudicatio, cioè da limitazione a muoversi. Conseguenza è il cam-

In che cosa consiste quindi il vostro lavoro? Noi creiamo le condizioni per evitare di arrivare all’intervento chirurgico, se possibile. In ogni caso tali interventi sono condotti egregiamente nella nostra Azienda, con rischi sempre più bassi per il paziente che vi si sottopone: si pensi a tutti gli interventi di rivascolarizzazione per via percutanea che sostituiscono operazioni chirurgiche gravose e molto traumatiche come quelle condotte fino a qualche anno fa, con il by-pass aorto-bifemorale, peraltro indicato in casi selezionati e non aggredibili per altra via. Si è sviluppata un’attività di alto livello di diagnostica e rivascolarizzazione percutanea locale, che opera proprio accanto alla nostra attività, sotto il nome di “salvataggio d’arto”. Grazie alla nostra azione composta dall’esercizio fisico, l’introduzione di farmaci “prostanoidi” che aumentano la circolazione sanguigna nei distretti ammalati, e soprattutto la prevenzione e l’adozione di uno stile di vita più adeguato, di fronte a un arto inferiore a rischio amputazione, si arriva molte volte a scongiurare l’intervento chirurgico. Ci sono casi in cui la differenza dell’intervento di terapia riabilitativa è modesta, ma comunque serve ad alleviare il dolore, a consentire il movimento e soprattutto a mantenere i risultati nel tempo, previa ripetizione del ciclo riabilitativo: al corretto stile di vita, allo sport e all’adozione di salutari norme alimentari, insieme all’abolizione del tabagismo, si aggiunge almeno una volta all’anno, la ripetizione del ciclo riabilitativo. 2013 novembre, dicembre - 11


Quali sono le nuove frontiere per il futuro della terapia riabilitativa vascolare? In questo senso si stanno muovendo società scientifiche a livello europeo, task force costituite anche da persone che lavorano nella nostra Azienda. Il Direttore del nostro reparto, Prof. E. Arosio, prende parte attivamente alla ricerca e all’attività scientifica europea in ambito angiologico. L’accento torna però sull’esercizio fisico e in particolare sulla creazione di nuovi protocolli di esercizio, creati a misura di paziente. Ci sono pazienti amputati e non, e quello che si può applicare al primo caso, è evidente che non si può applicare al secondo. Inoltre a fine agosto sono apparse le nuove Linee Guida per la gestione di un’aterosclerosi che compromette la vita del paziente affetto da cardiopatia ischemica stabile che giunge alla nostra attenzione nella forma cronica. Se un nostro paziente deve svolgere un esercizio fisico, noi medici siamo tenuti a conoscere approfonditamente qual è la sua capacità cardiaca: se si tratta di un soggetto fumatore; se è giovane oppure anziano; inoltre, se si è in presenza di una coronaropatia aterosclerotica, cronica, silente, qualche volta è necessario “slatentizzarla” per agire in piena sicurezza del paziente e apportare un trattamento terapeutico/riabilitativo su più fronti. Nei casi più impegnativi e passibili di una rapida evoluzione in quadri acuti, si fa imboccare al paziente la strada della cardiologia elettiva per l’approfondimento e la cura - spesso per via percutanea - della patologia in questione. Se la cardiopatia ischemica nella fattispecie è cronica, noi agiamo con una diagnostica interna, completa, che fa una stadiazione del rischio di quel paziente. Quindi l’esercizio fisico, proprio secondo le succitate Linee Guida della Società Europea di Cardiologia, si propone con un quadro individualizzato sul profilo particolareg-

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giato di tale paziente (la sua funzione cardiaca, la sua riserva coronarica, i suoi valori pressori, il suo ritmo cardiaco). Tutti questi elementi vengono presi in considerazione quando un paziente afferisce al nostro reparto. Il recente convegno ha proprio sviluppato questo tipo di tematiche: una visione trasversale che coinvolge più colleghi e quindi più specialisti e reparti dell’Azienda. Particolarità da sottolineare nella nostra Azienda di Verona è la gestione del paziente sia nelle fasi acutissime, con strumentazione tecnologica, expertise di alto livello, ma anche il binomio associativo della visione del paziente mirata a migliorare la sua qualità della vita. Aspetto che dobbiamo prendere in carico noi dello staff di terapia riabilitativa vascolare, composto dai dottori Prior, De Marchi e Rigoni. Il vostro lavoro viene implementato anche dal confronto con strutture ospedaliere straniere? La collaborazione e il confronto sono elementi fondamentali sia tra colleghi della stessa struttura, sia all’esterno a livello locale e internazionale. Le citate Linee Guida dell’Associazione Europea di Cardiologia, prevedono un raffronto scelto tra centri di diversi paesi europei, come è stato ad esempio per la nostra realtà riabilitava nell’ambito di studi sperimentali internazionali sui nuovi anticoagulanti. Confrontarsi significa crescere nell’esperienza e imparare a dare il meglio, offrendo ai colleghi la possibilità di crescere a loro volta. È necessario stare al passo con i tempi, garantire l’evoluzione dell’Azienda e in generale il grado di specializzazione fin qui acquisito. Mi riferisco soprattutto ai giovani medici in formazione: se oltre alla normale attività medica professionale riusciamo a trasmettere anche le maggiori e più recenti tendenze terapeutiche, creiamo una task force operativa per l’immediato futuro. La potenzialità della cellula staminale e il suo uso è fonte di grande discussione in questi giorni. Dott.ssa Rulfo, com’è coinvolta la vostra unità operativa su questo tema? Siamo coinvolti sotto il profilo scientifico e cardiologico. Si deve tenere conto di ciò che arriva dalla letteratura specialistica: una delle nuove frontiere,


ma anche non più di tanto, visto che le prime pubblicazioni in ambito cardiologico dell’utilizzo di queste cellule datano 2001, in ambito cardiaco è l’utilizzo clinico e sperimentale che ha documentato l’onnipotenza delle cellule staminali impiantate nel miocardio. Ci sono aree miocardiche completamente devastate dalla cardiopatia ischemica acuta e cronica che, in casi selezionati, evidenziano la trasformazione e specializzazione di tali cellule. Una volta “inoculate” nel miocardio esse si “trasformano” in miociti. Si veda a tale proposito la review del centro di Hannover apparso sulla rivista Current Pharmaceutical Biotechnology. L’attenzione e il coinvolgimento sul piano dell’aterosclerosi - quindi lo studio della placca e l’adozione di regimi dietetici particolari - consiglia di tenere aperto un piccolo spiraglio. Fin dai tempi di Galeno e Ippocrate la ricerca si è scontrata con mentalità diverse e per raggiungere determinati obiettivi ci vogliono sempre sforzi e battaglie. L’impegnativa situazione economica attuale costringe a mirare obiettivi di ricerca sicuri ma, la potenzialità di queste nuove frontiere è auspicabile venga approfondita in un immediato futuro. Se non ci sono nuove molecole oggetto di studio, resta percorribile in via teorica la strada della ricerca sulle staminali, magari per non togliere la speranza a persone che soffrono in vari contesti. Fondamentalmente è una questione di tempistica: tutto va lasciato un po’ sedimentare… ma poi ci si renderà conto che si è di fronte a un progresso scientifico in continua evoluzione. Spesso abbiamo a disposizione farmaci di efficacia testata, che presentano però anche moltissimi effetti collaterali, oltre a un alto costo. Che consiglio dare alle persone giovani con maggiore rischio di insorgenza dell’aterosclerosi? Le persone giovani sono i pazienti più difficilmente “aggredibili” dal punto di vista generale, ma anche cardiologico: consigliare a un giovane di smettere di fumare, è una vera sfida. Bisogna far capire la gravità dell’eventuale danno, soprattutto facendo riferimento a possibili episodi che in famiglia si sono già presentati. L’alimentazione è poi un fattore quanto semplice tanto importante: frutta e verdura

vengono più volte richiamati nelle linee guida già citate, oltre al limitato consumo di sale e alcoolici, nonché alla pratica di attività fisica, elemento questo di più semplice inserimento nella vita dei giovani, rispetto agli adulti. Il controllo va fatto su questi giovani senza la pretesa di farli diventare pazienti anzitempo… L’Azienda “adotta” un giovane paziente, lo prende in carico per osservarlo e convincerlo a rispettare le regole impartite. Poi, attraverso il controllo degli esami di laboratorio, si tende al contenimento dei valori rischiosi di colesterolo, trigliceridi e glicemia. L’obesità è quindi un fattore di grande rischio nell’insorgenza dell’aterosclerosi… Il peso corporeo eccessivo è sicuramente un segnale di grande pericolo per il cuore e per l’apparato scheletrico. L’indice calcolabile di massa corporea è in primo piano nella normale prassi, cioè il semplice rapporto tra altezza e peso dell’individuo, che diventa parte preponderante come la misura della circonferenza della vita sia nell’uomo che nella donna, con limiti ben definiti e un valore chiaro nella valutazione della cardiopatia ischemica. Anche la semplice camminata di 40 minuti al giorno può tenerci alla larga da guai in età avanzata… basta poco per allontanare nel tempo una patologia tanto importante quale è l’aterosclerosi. Patrizia Zanetti 2013 novembre, dicembre - 13


comune di verona

Verona e la Campagna del Fiocco Bianco 2013 L’iniziativa ha lo scopo di coinvolgere gli uomini affinché diventino parte attiva per risolvere il problema della violenza sulle donne

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i rinnova anche quest’anno l’impegno del Comune di Verona per contrastare ogni forma di violenza maschile sulle donne attraverso la promozione della Campagna del Fiocco Bianco nell’ambito della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne (25 novembre 2013). La Campagna del Fiocco Bianco è nata nel 1991

14 - novembre, dicembre 2013

in Canada, da un gruppo di uomini, in seguito a un gravissimo fatto di cronaca: il 6 dicembre 1989 nella Scuola Politecnica di Montreal vennero uccise 14 studentesse da un uomo che si definiva “anti-femminista”. Ha lo scopo di coinvolgere gli uomini affinché diventino parte della soluzione del problema della violenza maschile sulle donne.


Gli uomini vengono esortati a: - non commettere violenza (fisica, psicologica, sessuale, economica, ...) sulle donne - sostenere pubblicamente il pensiero “STOP alla violenza sulle donne” - impegnarsi per un’immagine maschile senza violenza e per una democrazia di genere. Il Sindaco di Verona, l’Assessore alle Pari Opportunità Anna Leso e la Commissione Provinciale Pari Opportunità sostengono nuovamente quest’anno la campagna per richiamare gli uomini e le associazioni maschili del territorio ad aderire a questo movimento internazionale contro la violenza sulle donne, indossando il fiocco bianco, come segno tangibile del proprio impegno. Dove si possono ritirare i fiocchi? Da lunedì 21 novembre e fino al 10 dicembre presso il Servizio Cultura delle Differenze Pari Opportunità del Comune di Verona - L.go Divisione Pasubio, 6 – Verona. E nel corso di ciascun appuntamento del fitto programma di eventi organizzati dal Comune di Verona in rete con le diverse realtà territoriali che operano contro la violenza di genere. Per informazioni su Campagna del Fiocco Bianco: Telefono: 045.8078539 pariopportunita@comune.verona.it www.comune.verona.it

dal 25/11 al 12/12

Eventi del Fiocco Bianco Verona dice SI alla Libertà, Dignità, Rispetto: hai diritto a NON subire VIOLENZA. Con questo slogan, la città di Verona - con tutte le sue componenti tra istituzioni, enti pubblici, soggetti del privato sociale e della società civile - partecipa alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne e propone una serie di iniziative dal 25 novembre al 12 dicembre. Lunedì 25 novembre 2013 - ore 8.30 - 12.30 Gran Guardia Auditorium Incontro riservato agli studenti delle scuole superiori, promosso da La Rete Prospettiva Famiglia e l’AIAF (Associazione Avvocati di Famiglia) - “Perchè oggi tanta violenza maschile sulle donne?” Le testimonianze, le nterpretazioni, le riflessioni e le risposte dell’ordinamento mercoledì 27 novembre ore 18 Gran Guardia Auditorium “Diritti umani, trasformazione o estinzione? Libertà, eguaglianza, dignità di fronte ai cambiamenti imposti dal Mercato e dalla globalizzazione” giovedì 5 dicembre ore 14.30 - 17.30 Palazzina Masprone sala Lucchi (per operatori) - “Non agire violenza scegli il cambiamento” - Workshop di presentazione dello Spazio di Ascolto per Uomini che Agiscono Violenza sulle donne nelle relazioni affettive e intrafamiliari giovedì 12 dicembre ore 9.30 Teatro Camploy - (per le Scuole Superiori) - “Woman no cry” - rappresentazione degli studenti del Liceo Rosmini di Roveretote

Anna Leso - Assessore Servizi Sociali, Famiglia, Pari Opportunità - Comune di Verona

Dal 23 al 27 novembre Spazio AReA, vicolo Volto San Luca 20, Verona - LAPIDES esposizione fotografica di Patrizia Dottori, Premio Donna del Marmo 2013 Opening: venerdì 22 novembre, ore 18.30-21.00 Orario apertura: 23-27 novembre ore 10.0013.30; 15.30-19.30.


prevenzione

Il programma di screening del tumore di colon e retto Una lettera inviterà oltre 16mila cittadini a recarsi in una delle farmacie del comune di Verona per effettuare l’accertamento gratuito

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al mese di ottobre è ripartita la chiamata attiva dei cittadini assistiti dall’ULSS 20, residenti nel comune di Verona, nell’ambito del programma di screenig del tumore del colon e del retto. Circa 16.000 persone nell’arco di un anno (ottobre 2013 - settembre 2014) saranno invitate tramite una lettera a recarsi in una delle farmacie del comune di Verona, a propria scelta. Tutte le farmacie di Verona sono coinvolte nella distribuzione dei kit e per fornire le informazioni necessarie alla raccolta dei campioni ed alla loro riconsegna. Quest’ultima sarà possibile presso una delle sette sedi sanitarie territoriali dell’ULSS 20, nei giorni di lunedì dalle ore 8 alle ore 12. Le sedi sono qulle di: - via Campania - via Poloni - via Menotti - via Bengasi - via Valeggio - via del Capitel - Ospedale di Marzana (ufficio screening). è importante che le persone si rechino in farmacia con la lettera d’invito, che contiene l’etichetta adesiva che dovrà essere apposta sul campione per la sua identificazione certa. Tutti gli esami proposti nello screening sono gratuiti ed esenti dal pagamento del ticket. Tutte le fasi del programma di screening assicurano percorsi diagnostici e terapeutici di alta qualità e continuamente controllati, 16 - novembre, dicembre 2013

ed hanno ricevuto le verifiche dell’accreditamento istituzionale e dell’Accreditation Canada. Grazie alla collaborazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, i residenti in Verona, risultati positivi al sangue occulto, potranno eseguire la colonscopia oltre che presso l’endoscopia digestiva di San Bonifacio, anche in quelle degli ospedali di Borgo Trento e Borgo Roma. Inoltre, grazie alla collaborazione di Federfarma Verona e Agec, coloro che saranno inviati a fare la colonscopia potranno recarsi presso le farmacie territoriali per ritirare gratuitamente il materiale necessario per la preparazione intestinale. Anche il comune di Verona collabora, come di consueto, nella fase di sensibilizzazione e promozione dello screening divulgando tramite i display luminosi delle circoscrizioni informazioni ai propri cittadini. Il tumore del Colon e del retto è uno dei tumori più frequenti sia nell’uomo che nella donna ed è la seconda causa di morte per tumori in entrambi


i sessi. Nell’ambito della territorialità dell’ Azienda Ulss 20 di Verona ogni anno muoiono più di 100 persone per questo tipo di tumore. La prevenzione del tumore del colon retto è legata da un lato all’adozione di stili di vita corretti (alimentazione ricca di fibre, con pochi grassi e pochi cibi raffinati, vita attiva, non sedentaria) e dall’altro alla possibilità di prevenzione attraverso l’asportazione di lesioni (polipi) che sono precursori della neoplasia avanzata e l’identificazione in fase precoce delle neoplasie. Lo screening del cancro del colon e del retto, secondo quanto previsto dalla programmazione regionale e della UlSS 20 e in collaborazione con i medici di medicina generale, ha preso avvio nel 2003 con l’offerta a tutti i sessantenni della Ulss 20, dell’esame della rettosigmoidoscopia, effettuato presso gli Ospedali di Marzana e San Bonifacio. Sono state invitate ad oggi alla rettosigmoidoscopia circa 52.000 persone e di queste circa 20.000 hanno aderito eseguendo uno o più esami endoscopici. Nel 2006, grazie anche ad un finanziamento della Fondazione Cariverona e alla collaborazione delle farmacie territoriali, lo screening è stato ulteriormente implementato con l’attivazione del programma di ricerca del sangue occulto nelle feci (detto FOBT o SOF) nelle persone tra i 61 ed i 69 anni ed ai non rispondenti alla rettosigmoidoscopia. L’esame è offerto ogni due anni. L’esame di ricerca del sangue occulto fecale è un esame non invasivo, accettabile dai soggetti sani asintomatici, di facile esecuzione, di basso costo e realizzabile nelle strutture periferiche del SSN. Tutti i campioni raccolti sono analizzati presso il Laboratorio di San Bonifacio. I soggetti positivi sono quindi invitati a sottoporsi a

colonscopia per verificare o meno la presenza di polipi. Sino ad oggi sono stati fatti più di 105.000 inviti all’esame SOF, sono stati analizzati 49.674 campioni e 2.860 persone sono state riscontrate positive al test ed invitate ad eseguire una o più colonscopie. Dallo scorso anno, inoltre è attivo un progetto sperimentale, chiamato Proteus, di confronto tra una tecnica di indagine radiologica, la colon TAC e la rettosigmoidoscopia. Questo progetto che è stato offerto sino ad ora a circa 7.500 persone, sta per concludersi. I risultati complessivi dello screening sino ad ora raggiunti, sia per RSS che SOF, sono molto soddisfacenti. Nella Azienda Ulss 20 di Verona dall’inizio del programma di screening ad oggi sono più di 1.740 le persone che hanno avuto un beneficio concreto ed immediato nella storia della propria salute e che hanno visto concretamente modificato il corso della propria vita, tramite interventi nella maggior parte dei casi di tipo ambulatoriale e senza sottoporsi ad interventi chirurgici. Tra queste persone 227 avevano un cancro, senza sapere di averlo e 1.513 avevano almeno un polipo ad alto rischio con elevata probabilità di trasformarsi in cancro. Queste lesioni sono state trattate in una fase della in cui è stato possibile garantire la guarigione clinica, in quanto diagnosticate molto precocemente. A queste si devono aggiungere 1.950 persone alle quali sono stati asportati, con il solo intervento endoscopico, polipi a basso rischio che avrebbero richiesto diversi anni prima di trasformarsi in forme gravi. Si tratta quindi di numeri molto importanti e significativi e molto importante è che le persone siano informate e scelgano consapevolmente di aderire o meno allo screening. “Questo programma - ha affremato il Direttore Generale ULSS 20 Giusi Bonavina - ha una valenza importantissima. La stretta collaborazione tra ULSS 20, AOUI di Verona e Farmacie permette di svolgere un’azione preventiva di grande impatto sulla cittadinanza. Un percorso che, oltre ad indivduare eventuali situazioni critiche, contribuirà ad informare il cittadino su come adottare uno stile di vita corretto. Il primo step per prevenire, in generale, l’insorgenza di tante patologie”. 2013 novembre, dicembre - 17


influenza

Influenza 2013-2014: come affrontarla e possibilmente evitarla L’influenza può essere anche una malattia grave che può portare anche al ricovero ospedaliero. La vaccinazione è un ottimo mezzo per prevenire

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on l’arrivo della stagione invernale ecco ripresentarsi l’influenza, il cosiddetto “mal di stagione” che ogni anno costringe a letto milioni di italiani. Come prepararsi ad affrontare il famigerato “picco”? è utile vaccinarsi? Ne abbiamo parlato con il Dott. Giambattista Zivelonghi, dirigente medico SISP dell’ ULSS 20 di Verona. Dott. Zivelonghi perché vaccinarsi e quali sono le categorie a rischio?

La malattia che comunemente viene chiamata “influenza”, è un’infezione virale contagiosa che colpi-

Dott. Gianbattista Zivelonghi

18 - novembre, dicembre 2013

sce il sistema respiratorio - naso, gola e polmoni. I sintomi dell’influenza sono piuttosto variabili da un individuo ad un altro; possono comprendere febbre elevata, tosse, mal di gola, naso chiuso o che cola, dolori muscolari, mal di testa, brividi e stanchezza. Alcune persone possono avere anche vomito e diarrea. L’influenza può essere anche una malattia grave che può portare al ricovero ospedaliero e, talvolta, anche alla morte; le complicanze dell’influenza comprendono prima di tutto il peggioramento di eventuali malattie preesistenti (ad esempio malattie croniche dell’apparato cardiovascolare o respiratorio); nelle persone senza malattie croniche possono comparire polmoniti batteriche, disidratazione, sinusiti e otiti (queste ultime soprattutto nei bambini). Per tutti questi motivi è opportuno prevenire questa malattia e il mezzo più efficace è la vaccinazione. Le persone per le quali è fortemente raccomandata la vaccinazione sono quelle appartenenti alle categorie elencate nelle Circolare del Ministero della Salute. - soggetti di età pari o superiore a 65 anni; - bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti fino a 65 anni affetti da: malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato cardio-circolatorio, com-


prese le cardiopatie congenite e acquisite, diabete mellito e altre malattie metaboliche, malattie renali con insufficienza renale, malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, tumori, malattie congenite o acquisite che comportino una carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV, malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinali, patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici, patologie associate ad un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari), epatopatie croniche. - bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale; - donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza; - Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti; - medici e personale sanitario di assistenza; - familiari e contatti di soggetti ad alto rischio; - soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori (forze di polizia, vigili del fuoco) - personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani (allevatori, addetti all’attività di allevamento, addetti al trasporto di animali vivi, macellatori e vaccinatori,

veterinari, pubblici e libero-professionisti). I virus dell’influenza tendono a presentare ogni anno variazioni: come si presenta la situazione per il prossimo inverno?

I virus isolati nel mondo alla fine della stagione invernale scorsa non hanno mostrato la comparsa di ceppi virali con variazioni antigeniche importanti; per questo motivo è realistico attendersi che l’epidemia prossima possa avere caratteristiche sostanzialmente non molto diverse rispetto a quella dello scorsa stagione invernale. Le epidemie degli ultimi anni, che pure non si sono manifestate in forma particolarmente aggressiva, hanno evidenziato che le persone affette da patologie croniche sono quelle che presentano un importante rischio di complicazioni gravi e talora mortali. Pertanto è fondamentale che questi soggetti si proteggano dall’infezione virale con una adesione alla vaccinazione in percentuali elevate. Come si trasmette principalmente l’influenza e quali misure si devono adottare per limitare le possibilità di contagio?

L’influenza si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie: - in maniera diretta (tosse, starnuti, colloquio a distanza molto ravvicinata) - in maniera indiretta (dispersione delle goccioline e secrezioni su oggetti e superfici). 2013 novembre, dicembre - 19


biamo attualmente a disposizione non modificano in modo significativo il decorso della malattia; pertanto è importante ottenere la guarigione completa prima di riprendere le normali attività. L’influenza se trascurata può portare ad altre patologie più gravi? Se si, quali?

Certamente. L’influenza se non curata adeguatamente può complicarsi con sovra-infezioni batteriche o virali, che più frequentemente colpiscono l’apparato respiratorio; ma possono essere interessati anche altri apparati, in particolare quello circolatorio. Nelle persone che sono affette da malattie croniche potrebbe manifestarsi anche un importante peggioramento della malattia pre-esistente. Dove si può reperire il vaccino antinfluenzale e come viene somministrato?

Per questa ragione è fortemente raccomandato seguire alcune precauzioni generali, come: - coprire la bocca e il naso con un fazzoletto di carta quando si tossisce e starnutisce e gettare il fazzoletto usato; - lavare regolarmente e frequentemente le mani con acqua e sapone; - evitare di portare le mani non pulite a contatto con occhi, naso e bocca; - evitare, per quanto possibile, luoghi affollati e manifestazioni di massa; - aerare regolarmente le stanze dove si soggiorna. Una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie è essenziale nel limitare la diffusione dell’influenza. In caso di contagio quali sono i consigli per una guarigione completa e per evitare ricadute?

Se ci si ammala è fondamentale rimanere a casa, evitando di intraprendere viaggi e di recarsi al lavoro o a scuola, in modo da limitare contatti potenzialmente infettanti con altre persone, e soprattutto per ridurre il rischio di complicazioni e infezioni concomitanti (superinfezioni) da parte di batteri o altri virus. Si deve ricordare che i farmaci che ab20 - novembre, dicembre 2013

Il vaccino antinfluenzale è somministrato per via intramuscolare, preferibilmente a livello del muscolo deltoide (braccio) nei soggetti di età superiore ai 9 anni; nei bambini e nei lattanti la somministrazione viene effettuata nel muscolo antero-laterale della coscia (come per altri vaccini). Il vaccino può essere acquistato nelle farmacie territoriali, generalmente fin dalla metà di ottobre. Per le persone di età ≥65 anni e per gli adulti che sono affetti da malattie croniche, la vaccinazione è generalmente praticata dal proprio medico di Famiglia, presso il suo studio. Tutti coloro che desiderano vaccinarsi possono rivolgersi al proprio Distretto Sanitario, dove la vaccinazione sarà offerta in orari riservati specificamente per questo. Esiste il rischio di contrarre l’influenza dal vaccino stesso?

I vaccini utilizzati in Italia contengono solo parti del virus ucciso (antigeni di superficie emoagglutinina e neuroaminidasi, subunità virali) che non possono causare alcuna malattia, solo in alcuni casi possono provocare delle modeste reazioni locali o un leggero malessere con breve rialzo febbrile. Alberto Cristani


brevi - ULSS 22

Calendario campagna vaccinazione antinfluenzale 2013 Nell’ambito territoriale dell’Azienda Ulss 22, la campagna di vaccinazione antinfluenzale inizia da martedì 12 novembre rivolgendosi al proprio medico di famiglia, dal 18 novembre presso le sedi distrettuali, giorni e orari saranno pubblicati sul sito internet aziendale www.ulss22.ven.it Gli anziani ed i soggetti che rientrano nelle categorie per le quali la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata potranno, come d’abitudine, rivolgersi al proprio medico curante per ottenere la somministrazione del vaccino. Grazie alla collaborazione di tutte le componenti sanitarie (Medici di Medicina Generale, Distretto Socio Sanitario, Servizio di Igiene e Sanità Pubblica), in questi anni la copertura vaccinale antinfluenzale negli anziani è passata dal 32.5% del 1995 al 67.2% del 2011. Considerate le solide evidenze scientifiche a

favore dei benefici derivanti dalla vaccinazione negli anziani e nei soggetti a rischio, si auspica un’elevata adesione degli stessi alla campagna di vaccinazione antinfluenzale la quale, anche quest’anno, è abbinata all’eventuale offerta della vitamina D per i nati negli anni 1935, 1936, 1937 e 1938. La campagna continuerà per tutto il mese di novembre e, se necessario, anche nel mese di dicembre, poiché si stima che l’epidemia non si presenterà prima delle festività natalizie. La vaccinazione è vivamente raccomandata a tutte le persone che sono affette da malattie croniche, perché queste sono più a rischio per la comparsa di complicazioni serie in caso di infezione da virus influenzale. Il vaccino è lo strumento più efficace per prevenire la malattia, soprattutto nelle forme più gravi.

novembre, dicembre 2013 - 21


DENTI

Osteointegrazione: “attacco” alla mascella Si tratta di una fase fondamentale per il successivo posizionamento della protesi

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os’è l’osteointegrazione? Per spiegarla in parole semplici è la capacità che ha il titanio, metallo di cui sono composti gli impianti dentali, di stimolare l’osso, mascellare e mandibolare, ad “attaccarsi” ad esso, costituendo un tutt’uno e dando quindi quella stabilità, molto simile ma non uguale, come fosse un dente. Passiamo ora a descrivere le fasi operative dell’implantologia: l’”implantologo”, odontoiatra o medico chirurgo, dopo aver studiato il caso con gli strumenti radiografici adatti (radiografia panoramica del cavo orale e TAC) crea un “foro” nell’osso del paziente (in corrispondenza del nuovo dente da sostituire o da immettere ex novo, esattamente come fosse una nuova radice), attraverso una serie di frese ossee di calibro via via aumentato, per inserire successivamente un impianto dentale. Durante la prima seduta chirurgica viene inserita la vite nell’osso. Il successo dell’inserimento dipende da quanto, nei successivi tre/ sei mesi, il tessuto osseo riesce a riformarsi attorno all’impianto, inglobandolo nella sua struttura. Dopo questa fase di “osteointegrazione” è possibile completare il trattamento e procedere al posizionamento della protesi. Come per qualunque intervento di chirurgia orale si potrebbe accusare, dopo l’effetto dell’anestetico locale, un indolenzimento della gengiva e dell’osso. In genere, il carico masticatorio con protesi fissa avviene in un secondo tempo, dopo 3/4 mesi per la mandibola, dopo 5/6 mesi per il mascellare superiore. Attualmente, grazie alla ricerca scientifica inerente la superficie e la forma degli impianti, si è introdotto il cosiddetto “carico immediato”, ovvero 22 - novembre, dicembre 2013

il completamento, subito dopo la chirurgia, anche della parte protesica, senza la canonica, e talvolta snervante, attesa della osteointegrazione. Ovvero, in casi con caratteristiche ben specifiche, il paziente potrà avere la risoluzione protesica entro pochi giorni. Questo sarà possibile solo dopo un attento “piano di trattamento” e in condizioni particolari che vengono valutate dall’implantologo con ogni singolo paziente. Le soluzioni attuabili con gli impianti sono molteplici: possono sostituire un dente singolo (corona su impianto), un gruppo di denti ravvicinati (ponte su impianti) oppure possono servire a stabilizzare una protesi totale superiore o inferiore. Gli impianti non hanno limiti di scadenza: essendo dei nuovi denti essi possono avere una vita pressoché illimitata se il paziente effettua una corretta pulizia domiciliare della bocca e se si sottopone a regolari sedute di controllo e di ablazione del tartaro presso lo studio dentistico, essenziali per il buon mantenimento.

Dott. Luca Tinti Socio Fondatore Progetto Dentale Apollonia



EVENTO

Infermieria, al via il nuovo Anno Accedemico Essere infermieri significa prendersi un impegno importante con i cittadini

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artedì 1° ottobre 2013, un giorno come tanti, eccezion fatta per i 300 neo studenti del corso di Laurea in Infermieristica di Verona per i quali si è aperto un nuovo cammino di crescita formativa e professionalizzante, ovvero il nuovo Anno Accademico. In questa piacevole occasione a salutare un’entusiasta platea di matricole erano presenti il prof Alfredo Guglielmi, presidente della scuola di medicina, il prof. Albino Poli, presidente del collegio didattico del corso di laurea in infermieristica dell’u-

24 - novembre, dicembre 2013

niversità degli studi di Verona, la dott.ssa Elisabetta Allegrini, direttore del servizio per le professioni sanitarie e il dott. Sandro Caffi, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Presenti inoltre Dario Dal Corso, vice presidente del collegio Ipasvi di Verona; la dott.ssa Oliva Marognolli coordinatore della didattica professionale del corso di laurea in infermieristica. Il discorso si è aperto con un elogio da parte del prof. Guglielmi nei confronti dell’università di Verona che risulta essere tra le grandi eccellenze della


ricerca italiana. Secondo l’Agenzia Nazionale per la Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR), l’ateneo scaligero è terzo assoluto dietro l’università di Padova e quella di Milano Bicocca, ma soprattutto, Verona ottiene il primato assoluto fra le scuole di medicina. Il presidente della scuola di medicina ha sottolineato anche come al concorso d’ammissione per le professioni sanitarie si siano presentati circa 2600 candidati, dimostrando così che l’ateneo di Verona viene prescelto da molti. Il saluto del Direttore Generale dell’Azienda ospedaliera integrata di Verona dott. Caffi è iniziato con un caloroso benvenuto agli studenti evidenziando come l’integrazione tra l’azienda ospedaliera e la formazione universitaria, cooperando in sinergia, permetta agli studenti di diventare professionisti prepararti per entrare nel mondo del lavoro. L’Azienda Ospedaliera è il luogo privilegiato per lo svolgimento del tirocinio professionalizzante, elemento fondante di questo percorso di Laurea. Aspetto sottolineato anche dalla dott.ssa Allegrini che ha sottolineato l’impegno degli infermieri che lavorano quotidianamente nell’assistenza nel prendersi carico e accompagnare gli studenti nel loro percorso di tirocinio e invita gli studenti stessi ad approcciarsi alle sedi di tirocinio con il giusto

spirito di apprendimento e nello stesso tempo di portare un loro contributo rispetto le nuove conoscenze e evidenze scientifiche. Il messaggio augurale di positività, incoraggiamento e stimolo agli studenti è emerso anche dalle parole del prof. Poli che riassume in cinque punti il percorso formativo di un “professionista”: sviluppare Autonomia, Autoorganizzazione, Autoapprendimento, Autovalutazione e soprattutto avere Dedizione allo studio e alla professione. In sintesi acquisire Autorevolezza professionale. A conclusione degli interventi la dott.ssa Marognolli in qualità di coordinatore assieme ai Tutor del corso di laurea ha dato il benvenuto a tutti gli studenti con l’augurio di un buon inizio di studi Ad accogliere i “futuri infermieri” erano presenti anche i rappresentanti degli studenti del secondo anno di corso che hanno voluto incontrare ed accogliere i nuovi compagni e offrire la loro disponibilità ad accompagnarli e aiutarli nell’inserimento nel nuovo percorso di studi. Essere Infermieri oggi, come testimonia il vicepresidente del Collegio IpasviDal Corso, significa prendersi un impegno importante con il cittadino: “Io infermiere ti assisterò, ti curerò e mi prenderò cura di te nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità. Ti presterò assistenza secondo principi di equità e giustizia, tenendo conto dei tuoi valori etici, religiosi e culturali, nonché del genere e delle tue condizioni sociali perché riconosco la salute come bene fondamentale e oriento la mia azione al tuo bene e attivo le risorse sostenendoti nel raggiungimento della maggiore autonomia possibile in particolare, quando vi sia disabilità, svantaggio e fragilità”. (Codice Deontologico, 2009).

Arianna Caliaro Antonella Princivalle Tutor del Corso di Laurea di Infermieristica 2013 novembre, dicembre - 25


scuola medica

XXIV Corso Superiore di Geriatria Partirà il prossimo 6 marzo l’attività per l’anno 2014 della Scuola Medica Ospedaliera. Sette incontri su altrettante tematiche di pubblico interesse

è

un nome di fantasia, ma la storia è assolutamente vera ed ha condizionato il titolo del primo incontro della Scuola Medica Ospedaliera – XXIV Corso Superiore di Geriatria: “Le ludopatie”. Abitava in un paese sperduto della provincia di Vicenza. Si chiamava Gino. Era un ragazzino sveglio, ma non gli piaceva molto andare a scuola tant’è che in II media decise di vendere tutti i libri e con il ricavato giocava…e di soldi. Scommetteva su tutto. Tutto quello che era gioco gli andava bene. Leggeva con avidità la Gazzetta dello Sport e, nel volgere di poco tempo, divenne esperto nel gioco del calcio. Sapeva tutto delle partite, delle formazioni, delle varie squadre e, su questa tematica,

Dott. Luigi G. Grezzana

26 - novembre, dicembre 2013

ampliò nel volgere di poco tempo le sue conoscenze. I suoi compaesani lo stimolavano con le domande più impossibili sul calcio e lui sapeva sempre rispondere. Si giunse così, nel suo paese, all’idea di trovarsi la sera formando un grande capannello con Gino in centro e in una còrba rovesciata mettevano foglietti con le domande più impossibili sul gioco del pallone. Gino sapeva rispondere a tutti i quesiti possibili ed immaginabili. Erano gli anni di “Lascia o raddoppia”. Fu così che si pensò di proporre Gino per il grande gioco televisivo. Venne convocato a Roma per un pre-esame che superò senza esitazione alcuna. A quel punto sembrava che il futuro di quel ragazzo fosse baciato dalla fortuna. Comparve subito, però, la prima difficoltà. In RAI si resero conto che Gino era minorenne per cui non era assolutamente possibile accettarlo a “Lascia o raddoppia”. La delusione sua e di tutto il paese fu grande però, la passione per il gioco, non scemò, anzi. Iniziò a interessarsi di prodotti per parrucchiere e divenne rappresentante di una ditta abbastanza nota in questo settore. Fu così che Gino brevettò una lacca per capelli che gli diede fortuna e denaro. Erano gli anni in cui le ragazze, tutte le ragazze, portavano i capelli cotonati. La maggiore disponibilità economica gli permise una vita agiata. Subito si acquistò il più bel coupè di allora. Soprattutto però, purtroppo, allargò il suo interesse per il gioco d’azzardo. In capo a poco tempo dilapidò non solo la sua fortuna, ma anche quella di sua moglie e di suo suocero, che possedeva una casa


e qualche campo. In tutti i modi io, e non solo io, abbiamo cercato di farlo ragionare ma invano. Era simpatico, malgrado tutto, e quando, dopo tutte le argomentazioni si credeva di averlo convinto ad abbandonare questa insana passione lui rispondeva: “Tu non puoi capire la musica che fa la pallina nella roulette. è Wagner”. Mi sono adoperato nel tentativo di salvare il salvabile. Gli venne precluso l’accesso a tutti i casinò d’Italia. Non c’è stato niente da fare. Andava all’estero. Questa storia così dolorosa mi ha condizionato nella scelta del primo incontro della Scuola Medica Ospedaliera, appunto sulle ludopatie. è un problema che sta coinvolgendo, purtroppo, tutte le fasce di età, dai ragazzini in su. La televisione fa la sua parte e poiché dietro ci sono grossi interessi, alla fine ti suggeriscono di “giocare sì, ma con intelligenza”. Da ricerche recenti, malgrado gli studi siano solo all’inizio, sembra che nell’imaging neurologico si evidenzino in questi pazienti alterazioni significative che testimoniano un danno ben preciso. Il secondo incontro affronterà la tematica relativa alla prevenzione dell’ictus cardioembolico nell’anziano con fibrillazione atriale: scelte critiche fra rischi e benefici. Sappiamo che l’ictus è la prima

causa di disabilità nei paesi sviluppati. L’incidenza della fibrillazione atriale è particolarmente elevata nell’età avanzata. Sono a disposizione, da qualche tempo, nuovi anticoagulanti in grado di prevenire il rischio cardioembolico in questi pazienti. Nel terzo incontro si parlerà de “I grandi vecchi: curare ancora”. Le grandi difficoltà economiche che ci attanagliano pongono dei quesiti inquietanti. Per chi è arrivato ad età molto avanzata è ancora eticamente sostenibile concedergli tutte le cure o non si dovrebbe privilegiare i giovani? E’ evidente che la cultura geriatrica non potrà mai accettare che gli anziani vengano penalizzati. Nel quarto incontro viene affrontato il tema scottante ed attuale della comunicazione in oncologia per cui si è dato il titolo di “….dire e u-dire in oncologia”. Non è mai facile ed una puntualizzazione mi sembrava opportuna. Nel quinto incontro si parlerà del tumore del fegato: “Nuove strategie di diagnosi e cura”. Sappiamo che vi sono su questo argomento molte novità. Nel penultimo incontro si parlerà de “L’aggiustamento di rotta nel percorso di cure”. Serve conoscenza delle malattie croniche che dominano la scena della medicina moderna e dialogo fra gli operatori, ben sapendo che una terapia impostata alla dimissione dall’ospedale, andrà vista e rivista nel prosieguo del tempo con scienza e coscienza. Sono opportuni continui aggiustamenti di rotta nel percorso di cure. Come il marinaio che con la mano sul timone incessamente corregge la rotta, ora da questa, ora da quella parte. Saper correggere la rotta è l’inizio della saggezza. La parola greca sophia significa saggezza e filosofia amore per la saggezza. Per questo i vecchi sono saggi e “filosofi”. Sophia in origine indicava la perizia nelle arti e nei mestieri tipica degli anziani. Nell’ultimo incontro si parlerà dei pilastri della geriatria (e non solo), cioè delle tappe più significative che hanno caratterizzato questa giovane ed affascinante disciplina. Dott. Luigi G. Grezzana Direttore Scuola Medica Ospedaliera 2013 novembre, dicembre - 27


evento ULSS 21

Il Mater Salutis festeggia San Luca e i sui Emeriti Oltra alla premiazione dei Primari Emeriti anche l’inaugurazione della nuova vasca per il parto assistito in acqua

I

l 18 ottobre, nella ricorrenza di San Luca, evangelista, importante medico e patrono dei medici, di comune accordo il Direttore dell’Azienda Ulss 21 di Legnago, il Dott. Massimo Piccoli, e S.E. Mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona, hanno voluto dedicare questa giornata a tutti i medici, gli operatori e il personale della sanità. Nel primo pomeriggio è stata inaugurata da Mons. Giuseppe Zenti nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, diretto dal Dott. Pietro Catapano, la vasca per il parto assistito in acqua. Al taglio del nastro, oltre al Vescovo di Verona e al Direttore Generale, Massimo Piccoli, hanno partecipato i vertici dell’Azienda Ulss 21. Tra le autorità, i consiglieri

I nuovi emeriti: il Dott. Lanza e la Dott.ssa Sordo

28 - novembre, dicembre 2013

regionali Giancarlo Conta, Andrea Bassi, Franco Bonfante, Stefano Valdegamberi, il Sindaco di Legnago e Presidente dell’Esecutivo dei Sindaci Roberto Rettondini, il Sindaco di Cerea e Presidente della Conferenza dei Sindaci, Paolo Marconcini, in rappresentanza dei 25 Comuni del territorio di competenza dell’Azienda sanitaria legnaghese. La nuova vasca, installata nei mesi scorsi e poi sottoposta ai collaudi, entrerà in funzione in dicembre, ma conta già delle richieste di mamme pronte a sperimentare il nuovo servizio, già attivo in altre zone del Veneto e decisamente innovativo per il polo sanitario della Bassa veronese. Prima di avviare questa modalità abbiamo sottoposto il nostro personale ad una preparazione accurata. Secondo i più aggiornati studi scientifici, il parto in acqua facilita il rilassamento muscolare, rendendo il ricordo del travaglio e della nascita di un figlio meno doloroso per la mamma e per lo stesso bambino che passa da un ‘luogo’ acquatico, il liquido amniotico, ad un altro. A questa metodica, infatti, nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del Mater Salutis, si aggiunge anche la partoanalgesia (parto senza dolore), servizio attivo 24 ore su 24, che prevede l’uso associato di nuovi anestetici locali e analgesici a bassissime concentrazioni che offrono evidenti vantaggi: efficacia elevatissima, flessibilità e rispetto per le fisiologiche dinamiche del parto e il benessere del nascituro. Questo servizio consente al reparto di adeguarsi


Momento dell’inaugurazione della nuova vasca per il parto assistito in acqua

agli standard più evoluti nell’ambito dell’ostetricia. Durante la “Giornata dei servizi socio-sanitari” all’ospedale, il Vescovo di Verona ha celebrato la Santa Messa nella cappella del Mater Salutis, dove, al termine il Direttore Generale ha premiato i due nuovi “Primari Emeriti”: il Dott. Franco Lanza, già Direttore dell’UOC di Chirurgia Generale e la Dott.ssa Francesca Sordo, già Direttore dell’UOC di Anestesia e Rianimazione. Entrambi si sono particolarmente distinti sia per i notevoli risultati conseguiti e documentati nonché per l’utilizzo costante di moderne tecnologie. Sia il Dott. Lanza che la Dott.ssa Sordo hanno lavorato all’ospedale legnaghese per oltre 18 anni ed hanno cessato il servizio meno di un anno fa. “Secondo le norme approvate di recente dall’Ulss 21 - evidenzia il Direttore Generale - ai Primari Emeriti potranno essere richiesti pareri a prevalente valenza scientifica, formativa ed organizzativa”. Il Dott. Franco Lanza ha cessato l’attività al ‘Mater Salutis’ all’inizio dell’anno, dopo quasi 40 anni di carriera e 42.000 interventi all’attivo. La Dott.ssa Francesca Sordo anche lei ha lasciato da meno di un anno il servizio nel reparto di Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica da

lei diretto ed è proprio sotto la sua direzione che il settore si è arricchito di nuove apparecchiature che agevolano terapie ed assistenza. La Direzione dell’Ulss 21, nella ricorrenza di San Luca Evangelista ha colto il carattere ed il significato di questa giornata per ringraziare i medici, gli infermieri ed il personale delle strutture sociosanitarie aziendali per l’importante lavoro e l’ampia disponibilità professionale ed umana data agli assistiti. Tanti soggetti insieme per un solo obiettivo: vincere le sfide della Sanità del futuro, comprenderne le sue mutate esigenze, dotarsi di soluzioni innovative e professionali mantenendo centrale l’attenzione e la cura per la persona. La Giornata si è conclusa sul piazzale antistante l’ingresso del Mater Salutis con la cerimonia di consegna al Dott. Sandro Magagnotto, Direttore del Pronto Soccorso, di una nuova Automedica, FIAT Multipla, benedetta dal Vescovo e donata dalla Concessionaria Centrauto 2000 di Cerea.

Dott. Massimo Piccoli

Direttore Generale ULSS 21 2013 novembre, dicembre - 29


Evento

Un Arcobaleno di palloncini per un’amicizia senza confini L’Associazione Arcobaleno, grazie a numerose iniziative, aiuta e rende protagonisti chi - non sempre - trova spazio nella società

U

no, dieci, cento palloncini per rammentare che la vita è speranza, entusiasmo, amore. La vita dell’Arcobaleno, associazione per la promozione degli svantaggiati «Michele Crescini» di San Pietro in Cariano, evidenziata una volta ancora ad associati, familiari e tanti amici a Villa della Torre a Fumane ospitati dalla famiglia Allegrini. Il lancio dei palloncini dello scorso ottobre ha illuminato il grigio cielo: un messaggio di vita, racchiuso nella nuova edizione della campagna fotografica dedita alla promozione degli svantaggiati «Lui è amico mio», in collaborazione con Ulss 22 e Banca della Valpolicella col patrocinio della conferenza dei Sindaci. L’edizione è stata presentata da Mariangiola Vantini, presidente dell’associazione Arcobaleno nella serata di

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Fumane. Nella stessa serata è stata presentata l’iniziativa «Di Sana Pianta». «L’amicizia non ha confini!», «La felicità di condividere un momento e un sorriso», «La solitudine rende folli, non lasciamoCi soli»: questi i messaggi racchiusi nella nuova campagna. «Una volta dicevo che avevo la testa matta, oggi ho anche il cuore matto» ha scherzato Mariangiola Vantini, presidente dell’Arcobaleno, convalescente dopo un breve periodo di malattia. «Provo io un’incursione nel teatro a cura dei ragazzi della cooperativa Filo Continuo che sarà messa in scena «Mi ritrovo con gente bella, bella dentro perché qui ci si dedica agli altri in maniera genuina» ha sottolineato il questore di Verona Vito Danilo Gagliardi, emozionato per l’iniziativa. «Lanciando quei palloncini ho pensato a Lorenzo che non è più con noi ma che sicuramente starà bucandoli». Ha ricordato il colonnello provinciale della Guardia di Finanza Bruno Biagi. «Le persone diversamente abili dimostrano di essere forti nella vita quotidiana, un esempio di coraggio e lealtà» ha affermato il responsabile area disabilità Ulss 22 Gabriele Bezzan. «Questa iniziativa ci onora quotidianamente ed arriva là dove spesso non riusciamo ad arrivare col cuore. Ringrazio Mariangiola Vantini per tutto il bene che fa» ha detto il procuratore della Repubblica di Verona Giulio Schinaia. «Con Mariangiola Vantini ed i suoi ragazzi c’è sempre il sorriso. E questa è la cosa più importante» ha affermato il capo della squadra Mobile di Verona Roberto Rocca.


«Ringrazio tutti coloro organizzano queste iniziative encomiabili» ha sottolineato il comandante dell’Arma dei Carabinieri stazione di Caprino Veronese Cristian Argotti. «Un caro saluto ed un abbraccio ai ragazzi dell’associazione Arcobaleno» ha affermato, telegrafico, un emozionato colonnello dell’Aeronautica Poni. «La vera felicità è vera solo se condivisa. L’Arcobaleno incarna questo concetto che rappresenta un segno di speranza per tutti» Franco Ariosto della Questura di Verona. Le imitazioni del Beffe Bifido hanno elettrizzato la serata conclusa dalla padrona di casa Marilisa Allegrini che ha ospitato la serata. «Questa è una serata speciale, ringrazio Mariangiola Vantini per questa iniziativa». Alberto Aldegheri, presidente della Strada del Vino, ha affermato: «Le cantine della Valpolicella hanno sempre appoggiato queste iniziative importanti sotto tutti i profili». Massimo Ugolini 2013 novembre, dicembre - 31


urologia

La prostatite:

sintomi, cause e rimedi Le prostatiti si possono schematicamente dividere acute e croniche. Spessoqueste ultime sono indistinguibili dalla sindrome del dolore pelvico cronico

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a prostatite è la infiammazione della prostata ed è una malattia molto frequente, tanto che si calcola che sia responsabile di circa un quarto delle visite presso un medico urologo. Essa infatti rappresenta la diagnosi urologica più comune negli uomini di età inferiore ai 50 anni ed è causa di una sintomatologia che va dai disturbi della minzione alla febbre, dal dolore pelvico cronico alle difficoltà della defecazione e può giungere anche all’ascesso prostatico e alla setticemia. Le prostatiti si possono molto schematicamente dividere in prostatiti acute e croniche. Da queste ultime, spesso, è indistinguibile quella che modernamente si definisce sindrome del dolore pelvico cronico che può essere causata o no da uno stato infiammatorio e/o infettivo. La prostatite batterica acuta deve essere considerata una patologia di una certa serietà. Essa richiede infatti spesso una terapia aggressiva, talvolta con antibiotici endovena. In genere il paziente accusa febbre elevata preceduta da brivido, difficoltà ad urinare, bruciori minzionali intensi, dolore al perineo, difficoltà a defecare e a stare seduto, spesso anche lombalgia. In certi casi si può rischiare uno stato di sepsi sistemica. Con la visita si riscontra spesso una vescica distesa da urina che il paziente non riesce ad emettere e, nei rari casi un cui l’urologo, per confermare la

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diagnosi che è quasi sempre agevole, ricorre all’esplorazione rettale, riscontra una ghiandola calda, molliccia, intensamente dolente. Il medico che è costretto ad eseguire l’esplorazione rettale palpa la prostata con cautela perché con una “spremitura” piuttosto energica della ghiandola fa correre al paziente il rischio di una batteriemia. In genere infatti si rimanda la palpazione della ghiandola perché quasi sempre la sintomatologia è più che sufficiente per la diagnosi. Gli esami di laboratorio dimostrano chiari segni di infezione (aumento dei globuli bianchi e dei valori

Dott. Massimo Occhipinti


La forma della ghiandola prostatica in condizioni normali (tra le frecce gialle) ricorda quella di una castagna

degli indici di flogosi), presenza di globuli bianchi nelle urine, e urinocoltura, se eseguita nei modi opportuni e prima di iniziare la terapia antibiotica, positiva (dimostra cioè la presenza di un germe responsabile dell’infezione). Se il paziente non riesce ad urinare è preferibile ricorrere ad una cistostomia sovrapubica percutanea, (si posiziona un piccolo catetere che raggiunge la vescica attraverso la parete addominale, immediatamente al di sopra del pube, con una manovra semplice, pressocchè indolore perché eseguita con anestesia locale). Il classico catetere che raggiunge la vescica attraverso l’uretra è infatti da evitare sia per il rischio della batteriemia sia perché, per la intensa infiammazione della prostata, sarebbe causa di ulteriore disagio per il paziente. Anche se la diagnosi è agevole è buona norma eseguire una ecografia dell’addome-apparato urinario integrata, se indispensabile per il sospetto di un ascesso, da eco transrettale o da una TAC. Si inizia la terapia con un antibiotico cosiddetto ad ampio spettro, che si ritiene capace di agire sulla maggior parte degli agenti che si suppongono essere i responsabili dell’infezione, per passare poi, quando l’urinocoltura lo consentirà, ad un eventuale aggiustamento della terapia. All’an-

tibiotico si aggiungono antipiretici ed analgesici, idratazione, riposo, regolarizzazione dell’intestino se necessario, palpazioni della ghiandola per scoprire tempestivamente la comparsa di ascessi. La sintomatologia acuta si riduce abbastanza rapidamente ma è necessaria una terapia piuttosto lunga per scongiurare il rischio di una cronicizzazione della prostatite. Non è questa una evenienza frequente perché

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quasi sempre si ottiene una completa guarigione, ma è comunque prudente eseguire gli opportuni controlli. In rari casi si forma un ascesso prostatico, cioè una raccolta di pus all’interno della ghiandola. Ciò è più frequente nei Pazienti con ridotte difese immunitarie (ad esempio diabetici, portatori di HIV, Pazienti in trattamento con chemioterapie antineoplastiche), ma può verificarsi in tutte le prostatiti acute. Alcune volte l’ascesso si vuota spontaneamente nell’uretra, altre volte necessita di un drenaggio trans-uretrale, eseguito cioè con degli strumenti che raggiungono la prostata attraverso l’uretra o per via perineale (alla quale si ricorre rarissime volte). La prostatite cronica è anch’essa una patologia di frequente riscontro nel paziente giovane, in piena attività sessuale. In questi Pazienti l’infiammazione, oltre ad interessare la prostata, si estende spesso all’uretra prostatica (cioè il tratto di uretra che attraversa la prostata) e alle vescicole seminali, per cui sarebbe più corretto parlare di uretro-prostato-vesciculite. In molti casi sono stati identificati batteri vari, la Chlamydia tracomatis, l’Ureaplasma, microorganismi anerobi, miceti, treponemi, 34 - novembre, dicembre 2013

micobatteri. In molti altri casi, si potrebbe praticamente dire nella maggior parte, pur in presenza di chiari sintomi di infiammazione, si riesce a dimostrare soltanto i segni della flogosi (ad esempio la presenza di globuli bianchi nel secreto prostatico), ma non ad identificare l’agente responsabile. Spesso non sono dimostrabili neanche i segni della flogosi. Esistono inoltre casi in cui la completa assenza sia dei segni rilevabili con la visita che dei dati di laboratorio patologici si associa ad una rilevante sintomatologia. Queste sono le situazioni in cui nessun urologo vorrebbe trovarsi perché quando un paziente lamenta una combinazione di dolore (perineale, nel tratto più basso della schiena, a livello sovrapubico, inguinale e scrotale) e di disturbi della minzione (difficoltà ad urinare, minzione più o meno intensamente dolorosa, mitto indebolito, aumento delle frequenza delle minzioni, minzione imperiosa) con una variabile preponderanza dell’uno o dell’altro sintomo a seconda dei periodi e/o delle varie terapie tentate; quando a questi numerosi sintomi si associano disturbi delle sfera sessuale (riduzione della libido, deficit erettile, eiaculazione dolorosa) e molto spesso rilevanti ripercussioni psicologiche, è difficile trovare una terapia miracolosa capace di guarire rapidamente il paziente. L’avverbio rapidamente non è usato a caso perché questi sintomi durano talvolta vari mesi, spesso con ricadute pressocchè inspiegabili. A quanto sopra elencato si associano spesso ridotta fertilità o addirittura infertilità. Ciò è facile da comprendere se si pensa che il secreto prostatico costituisce il 30 % circa del volume del liquido seminale, che è in gran parte prodotto dalle vescicole seminali, anch’esse coinvolte, come si è detto, nello stato infettivo e/o infiammatorio della prostata. Il liquido seminale di questi Pazienti infatti ha delle importanti alterazioni biochimiche che causano problemi di fertilità perché influiscono negativamente sulla vitalità e sulla mobilità degli spermatozoi. La contemporanea la riduzione del potere antibat-


Altri farmaci spesso usati sono gli alfa-litici (sostanze che si prescrivono per i disturbi della fase di svuotamento vescicale e che in questi casi sono indicati anche in assenza di tali disturbi), gli antidepressivi (qui usati per la gestione del dolore cronico) ed una serie di fitofarmaci variamente assortiti che, più di quanto non si pensi, costituiscono una delle poche terapie almeno in parte efficaci. Sono stati tentati anche, con risultati discontinui, trattamenti con terapie fisiche come l’ipertermia e la elettrostimolazione. Spesso è necessario anche un supporto psicologico, soprattutto in certi pazienti che, visitati e curati infruttuosamente da vari medici, hanno sviluppato seri disturbi psichiatrici.

Dott. Massimo Occhipinti Divisione di Urologia

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terico del liquido stesso può spiegare le frequenti ricadute. Quando la sintomatologia esiste ma non si riesce a dimostrare, come detto prima, né segni di flogosi né agenti patogeni, si parla di prostatodinia o, più modernamente, di dolore pelvico cronico. La terapia della prostatite cronica è relativamente facile quando si riesce ad individuare l’agente patogeno. All’antibiotico, che deve essere individuato per mezzo di un antibiogramma e che deve essere somministrato per un tempo sufficientemente lungo per eradicare l’infezione, è sempre necessario aggiungere sintomatici come antiinfiammatori, meglio se dotati di buona attività analgesica. Nel caso poi si tratti di malattia a trasmissione sessuale è necessario trattare anche la partner.

errata corrige In merito all’articolo pubblicato su Verona InForma n°8/2013 dal titolo: “Non c’era una volta la prostata” si fa presente che il box informativo di pagina 35 non è stato scritto dal Dott. Massimo Occhipinti bensì inserito dalla redazione. Il Dott. Massimo Occhipinti quindi non è associabile in alcun modo al testo riporato nel suddetto box.

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BREVI - aoui verona

Il Servizio Sociale Ospedaliero

Il Servizio Sociale professionale nell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona opera nell’ambito della Direzione Medica delle due sedi (B.go Trento e Borgo Roma) e si avvale della consulenza di Assistenti Sociali che, su segnalazione del personale medico dei vari Dipartimenti, accolgono la domanda al fine di individuare percorsi interni ed esterni all’ospedale, atti a risolvere e/o superare le situazioni di bisogno delle persone ricoverate in condizione di particolare fragilità: - assenza di parenti tenuti agli alimenti (art. 433 c.c.) - utente privo di abitazione o con abitazione non idonea - utente privo di residenza in Italia (cancellato dall’anagrafe, turista, straniero irregolare...) - rete familiare con difficoltà di tenuta (anziana, con degrado sociale...), a legame debole (incuria, disinteresse, lontananza fisica...), o inadeguata per l’elevato carico assistenziale - utente con pregresso degrado sociale (alcol-tossicodipendenza, malattia psichiatrica, povertà ed emarginazione, nomadismo...) - utente in carico ai servizi territoriali - persona vittima di sospetta violenza, abbandono, maltrattamento, incuria Oltre a svolgere un servizio che aumenta la qualità della cura e dell’assistenza offerta dall’Azienda Ospedaliera, gli Assistenti Sociali attuano un’importante funzione di informazione e orientamento al paziente e ai suoi familiari sull’utilizzo delle risorse sociali e socio-sanitarie extraospedaliere, sui requisiti di fruibilità delle stesse e le relative procedure di accesso: - servizio di assistenza domiciliare - strutture residenziali per non autosufficienti, residenze sanitarie assistite, hospice, case famiglia, centri diurni - invalidità civile, legge 104/92 (handicap), legge 68/99 (collocamento mirato) - amministratore di sostegno La mission del servizio sociale ospedaliero, che afferma la centralità della persona e ne rispetta l’autodeterminazione, si declina nell’attuazione di

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progetti di intervento e sostegno a favore dell’utente-paziente attivando o supportando tutte le sue risorse personali, familiari e della comunità, e nella messa in rete di risorse pubbliche e di privato sociale, garantendo interventi sociosanitari integrati e sinergici, finalizzati al suo benessere sociale. Già nel 1978 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la salute come uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza di malattia o infermità; nel momento in cui interviene una malattia, si assiste ad una modificazione non solo della struttura organica dell’individuo, ma di tutte quelle altre parti che sono in relazione con essa nel sistema uomo, in primis la famiglia. Inoltre, laddove si presentano situazioni di particolare vulnerabilità o emarginazione sociale, in cui alla gravità della patologia si aggiunge la totale assenza di reti primarie, vengono attivati interventi di accompagnamento con la collaborazione di operatori degli enti locali, di reti informali e di associazioni del terzo settore, o talvolta di protezione su mandato dell’Autorità Giudiziaria (es. Tribunale per i Minorenni). Gli Assistenti Sociali ricevono solo su appuntamento presso i loro uffici e/o in reparto: - B.go Trento presso il Geriatrico, piano 1° del blocco centrale: dott.ssa F. Magrella e dott. G. Zoccatelli. - B.go Roma presso la Direzione Medica, piano terra vicino all’edicola: dott. F. Gandini e dott. ssa V. Paiola. Dott. Fabio Gandini Assistente Sociale AOUI di Verona



assistenza

PrivatAssistenza, servizi di assistenza per tutti gli abitanti di Verona e provincia PrivatAssistenza, marchio leader sia nel panorama italiano che Veronese, offre servizi integrati a 360° gradi per anziani, malati e disabili 24 ore su 24

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n una società che corre a ritmi sempre più serrati, molte famiglie si ritrovano incapaci di dare tutte le attenzioni necessarie ai loro cari nei momenti del bisogno. Inoltre la crescente tendenza alla deospedalizzazione precoce e la relativa carenza di strutture di accoglienza postacuta e cronica hanno spostato dall’istituzione al domicilio del paziente l’onere dell’assistenza e della gestione delle frequenti complicanze. In questa

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situazione di incertezza e disagio i centri PrivatAssistenza di Verona e provincia sono diventati un importante punto di riferimento per i bisogni socio assistenziali delle famiglie offrendo un servizio personalizzato ed integrato, avvalendosi di operatori professionali, altamente qualificati. Le prestazioni offerte dai Centri spaziano dall’assistenza domiciliare diurna e notturna all’assistenza nei luoghi di ricovero o di degenza diurna e/o


notturna. E’ possibile richiedere servizi di accompagnamento a persone anziane e/o disabili o interventi domiciliari per l’igiene personale. Ogni centro inoltre propone servizi socio assistenziali personalizzati, occasionali o continuativi per l’assistenza ad ammalati, anziani e disabili o l’erogazione di prestazioni fisioterapiche o infermieristiche (medicazioni, cateterismi, flebo, iniezioni, prelievi, clisteri,…) I centri PrivatAssistenza offrono anche il servizio di sostituzione della badante sia per lunghi periodi o semplicemente per la pausa durante i giorni di riposo della badante stessa. Il servizio garantisce la massima serietà degli operatori. Per quanto concerne la degenza ospedaliera ogni centro offre assistenza diurna e notturna o assistenza al pasto, questo servizio permette alle famiglie di vivere in maniera più serena la degenza del parente nella struttura ospedaliera. Oggi in Italia ci sono oltre 140 centri PrivatAssistenza dislocati sul territorio, di cui sette a Verona. Affidarsi a PrivatAssistenza significa poter contare in ogni momento del giorno e della notte su una seria organizzazione al servizio di chi ha bisogno di aiuto. Migliaia di famiglie italiane affidano quotidianamente a PrivatAssistenza un compito di grande responsabilità: assistere con amore e competenze i loro anziani, malati e/o disabili. Inoltre da 4 anni Privatassistenza e il comune di Verona organizzano la “Giornata della Badante” un’importante manifestazione per informare i cittadini in merito ai diritti e doveri delle badanti stesse. Nicola Carpeggiani, titolare di Privatasssistenza dichiara: “Nel 2050 ci saranno circa 2 miliardi di anziani ma circa 80% avrà una malattia cronica. Analizzando questi dati emerge in manie-

ra chiara come sia essenziale avvalersi di persone qualificate per l’aiuto dei nostri cari. Molte persone oggi affidano i propri famigliari a badanti ma spesso non sono preparate e regolarizzate a livello legale e frequentemente sono reperite con mezzi improvvisati, questo circolo vizioso del lavoro in nero purtroppo poi genera molte lacune sulla professionalità e sulla competenza della badante stessa. Da anni stiamo lavorando a questo progetto e oggi possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro svolto. Continueremo nei prossimi anni la nostra campagna per migliorare la qualità dei servizi offerti”. è possibile concordare una visita domiciliare gratuita al numero verde 800.032.888 con un nostro tecnico dei servizi sociali, al fine di conoscere al meglio il contesto e le esigenze della persona, individuando così il servizio più adeguato. Inoltre il responsabile del centro seguirà con la massima attenzione il rapporto tra operatore e cliente, assicurandosi giornalmente che tutto proceda come stabilito, inoltre il nostro assistente potrà ragguagliandovi sulle modalità di accesso a contributi ed agevolazioni di Asl o enti assimilati. I centri hanno il grande valore aggiunto di essere reperibili ed operativi 24 ore su 24, 365 giorni l’anno e sono contattabili al numero verde gratuito 800.032.888. Il numero unico per i centri di Verona Borgo Roma, San Martino Buon Albergo, Villafranca, Bussolengo, Legnago, San Bonifacio.

info: www. privatassistenza.it www.privatassistenza.org info@privatassistenza.org Numero verde gratuito 800.032.888 2013 novembre, dicembre - 39


progetto

Acqua Kangen, un modo sano di bere L’acqua è essenziale per la nostra salute. Bere “acqua buona” mantiene il vostro corpo ad un pH alcalino ottimale

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nnanzitutto cosa significa Kangen? Kangen è un termine giapponese che significa “ritorno alle origini”, o anche “riduzione”. Il Giappone è il paese in cui l’acqua è stata studiata più che in qualsiasi altro posto al mondo. Kangen è una parola molto comune utilizzata in Giappone per descrivere qualcosa di puro e sano. Nel 1950 la ricerca Giapponese si spinse a cercare le cause della longevità e della salute di alcune popolazioni del mondo, la sorpresa fu che vicino alle popolazioni che rimanevano più in vita e che presentavano maggiore benessere scorrevano fonti d’acqua con delle caratteristiche comuni. Si scoprì che tutte le persone che avevano accesso a queste fonti notavano un effetto disintossicante da tutte le scorie presenti nell’organismo e una idratazione completa del corpo. Fu così che vennero prodotti i primi dispositivi medici in grado di realizzare una acqua simile a quelle fonti e di utilizzarla nei più prestigiosi ospedali giapponesi, dove tutt’ora viene impiegata per il benessere

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dei pazienti e nei protocolli di guarigione. La terapia utilizzata sia con l’acqua alcalina per uso interno che con l’acqua acida per uso esterno è stata riconosciuta in Giappone come trattamento medico sin dal 1960 ed è prescritta dai dottori giapponesi. Solo dopo pochi anni Enagic, l’azienda Giapponese fondata da Hironari Oshiro nel 1974, mise a punto una macchina in grado di generare quest’acqua semplicemente aprendo il rubinetto di casa, permettendo l’utilizzo del dispositivo alcalinizzatore ,a chiunque nella propria abitazione. Nessuno avrebbe mai immaginato le meravigliose conseguenze di questo fantastico progetto e la sua incredibile espansione in tutto il mondo. Che caratteristiche ha acqua kangen? - alcalina - detossificante - idratante - ossigenante


- antiossidante - disinfettante - microstrutturata Acqua kangen è un fortissimo antiossidante, molto più potente di qualunque cibo o vitamina. Quali sono gli effetti di acqua kangen? Centinaia di migliaia di medici ed esperti nutrizionisti raccomandano un stile di vita alcalino, per contrastare l’acidosi metabolica, causa comune di tutte le malattie. - un bicchiere di Acqua Kangen alcalina, microstrutturata e antiossidante, viene assorbita dal corpo 500600% più velocemente rispetto a quella del rubinetto. - un bicchiere di Acqua Kangen ha un potere antiossidante pari al 500-800% in più rispetto al Tè Verde, misurata da uno strumento di ORP naturalmente. - la percentuale di ORP Antiossidante in 1 bicchiere di Acqua Kangen supera la percentuale di antiossidanti contenuti in 5 kg di broccoli cotti. - ristabilisce i problemi della pelle in 1/10 del tempo. - essendo microstrutturata penetra nei tessuti degli organi 500-600 volte più velocemente che ogni altra acqua. I prodotti Enagic® sono ufficialmente approvati, autorizzati e certificati come apparecchiature mediche dal “Il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare Giapponese” e anche, al tempo stesso dal “Pharmaceutical and Food Safety Bureau”. Acqua Kangen® è l’unico ionizzatore che è contemporaneamente approvato e autorizzato ai sensi ISO 13485 come apparecchiature medicali per uso ospedaliero, e ha il sigillo d’oro WQA dalla Water Quality Association. Inoltre, Acqua Kangen® è approvato da più di 6.500 medici della “Associazione di Medicina Preventiva per le Malattie in età adulta” e anche dalla “Associazione per la prevenzione di malattie geriatriche”. Da una selezione di 30 aziende giapponesi di ionizzatori, Enagic® e Acqua Kangen® hanno ottenuto l’approvazione. La FDA è un’altra certificazione a garanzia del consumatore. Inoltre, l’USDA ha concesso l’approvazione per l’utilizzo di Acqua Kangen® durante la lavorazione del cibo e l’EPA l’ha approvata (HOCL) per l’utilizzo su superfici di contatto con gli alimenti in prodotti lattiero-caseari e l’utilizzo nei ristoranti. Tutte le certificazioni sono a tutela del consumatore infatti non vi è documentato alcun rischio nel bere Acqua Kangen® proprio per il fatto che viene prodotta dalla vostra normale acqua di rubinetto. Acqua Kangen® è l’unico sistema approvato che pro-

duce 7 tipi di acqua dal pH 2,5-11,5. I vantaggi di questo sono numerosi! I nostri corpi sono costituiti da 70% a 80% di acqua. Le nostre 75 trilioni di cellule del sangue vivono, crescono, muoiono, si riparano e ricevono nutrimento per via di questo elemento. Il nostro sangue è costituito da una percentuale superiore al 94% di acqua. Senza acqua, le nostre cellule non funzionerebbero correttamente e quindi il risultato sarebbe la nostra morte. A causa della sua carica negativa (-), questa acqua diventa un’acqua spazzino ricercando le cariche positive (+), come i dannosi radicali liberi e acidi dai nostri corpi, eliminandole. Come risultato, questo aumenta il nostro benessere in generale e aiuta a bilanciare il livello del pH del nostro corpo portandolo da acido verso alcalino. è ampiamente riconosciuto nella professione medica che l’equilibrio del ph dell organismo è uno dei precursori più importanti per una buona salute e che la grande maggioranza dei disturbi del corpo e le malattie hanno origine in un ambiente acido e sporco. L’acqua è essenziale per la nostra salute. Bere “acqua buona”, soprattutto acqua dura che ha molto calcio e magnesio, mantiene il vostro corpo ad un pH alcalino ottimale. Acqua Kangen® è un’acqua ricca di alcalinità (pH 8-9), ed è considerata la migliore acqua potabile per via dei suoi poteri incomparabili di idratazione, disintossicazione e antiossidazione.

info: sbarnaba.acquavivakangen.com

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BREVI - comune verona

Con Agorà, la musica è “per” e “con” tutti “L’Assessorato alla Famiglia del Comune di Verona, nell’ambito della programmazione di servizi e progetti per la prevenzione dello svantaggio sociale e di sostegno alla genitorialità, intende offrire nuove occasioni creative per sostenere le relazioni familiari. In collaborazione con Fondazione Cariverona, promuove “Agorà. Le famiglie e la città incontrano la musica”, un’innovativa rassegna di incontri musicali dedicati alle famiglie come occasione di condivisione e crescita educativa, ma anche di sensibilizzazione e diffusione della cultura musicale a nuove fasce di pubblico. La proposta si pone in linea con gli obiettivi del Progetto Nazionale Nati per la Musica, promosso dall’Associazione Culturale Pediatri, che sostiene attività mirate ad accostare precocemente il bambino al mondo dei suoni e alla musica. Attraverso questo progetto pilota si vuole investire in azioni volte a migliorare il benessere dell’infanzia e delle famiglie, garantendo pari opportunità anche nella fruizione delle risorse educative e culturali. Si ritiene importante orientare quest’azione di sensibilizzazione in particolare ai genitori che si rivolgono ai servizi sociali comunali per la richiesta di sostegno e di accompagnamento nella relazione con i propri figli, in particolare alle famiglie che frequentano lo Spazio Famiglie di Corte Molon e il Centro Ascolto Famiglie dell’Arsenale, ma anche a quelle seguite dai Centri Sociali Territoriali o i cui figli frequentano i Centri Diurni e i Centri Aperti. Saranno coinvolte le famiglie affidatarie afferenti al Centro Affido e della Solidarietà Familiare e alle Associazioni aderenti alla Consulta della Famiglia, le mamme e i bambini stranieri che si incontrano presso il Centro Interculturale delle donne Casa di Ramìa, le Case Famiglia e le Case Accoglienza del territorio che accolgono bambini e ragazzi sotto tutela. Grazie alla preziosa collaborazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata e della Casa Circondariale di Montorio, è stato possibile inserire nel programma due eventi extra teatro, offerti ai bambini ricoverati nei reparti ospedalieri di Borgo Roma, che potranno accedere alla Aula Magna del Policlinico trasformata in spazio teatrale, e ai bambini e ai genitori detenuti nel Carcere di Montorio, nella consueta giornata di visita.

In tal modo il progetto si connota per una marcata valenza sociale, poiché rafforza in chiave culturale l’azione del Comune di Verona a sostegno delle famiglie con una strategia integrata ai servizi sociali di base. Con un ampio programma da ottobre 2013 a maggio 2014, Agorà vuole introdurre grandi e piccoli alla Grande Musica: Orchestra di Padova e del Veneto e Disegnare Musica Ensemble ci faranno incontrare i compositori Haydn e Mozart raccontando con le note e i ritmi, la narrazione e le immagini alcuni aspetti inediti e divertenti della loro straordinaria vita. Gli spettacoli di Disegnare Musica Ensemble Viaggio nella notte blu e luiumanè e la nave del deserto porteranno le famiglie a riflettere sulle emozioni e le paure, ma anche sulla preziosità delle risorse ambientali e sull’importanza di una visione di vita in equilibrio con la natura. Con Elmer, l’elefante variopinto Disegnare Musica Ensemble e la Big Band Ritmo-Sinfonica Città di Verona accompagneranno bambini e genitori in modo divertente e giocoso nella riflessione sull’identità e le differenze. Due gli incontri extra teatro: Due alberi, dedicato ai bambini e ai genitori detenuti nel Carcere di Montorio, e La foglia e il vento, per i bambini ricoverati presso il Policlinico Borgo Roma. Agli incontri musicali si affiancano infine due laboratori, Ninne nanne nanne nì. Musiche per nuotare bene e Crin Cron Cran Crun. Filastrocche per crescere, dedicati ai genitori in attesa o con bimbi piccolissimi. Collaborano all’iniziativa anche l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata e l’Università di Verona, l’Azienda ULSS 20, l’Associazione Librai Italiani, Box Office e Box Office Live. 2013 novembre, dicembre - 43


SPORT E SALUTE

Palestre Verona, un progetto per la salute dei cittadini Coinvolti il Comune di Verona, le Farmacie, l’ULSS 20, l’Università di Scienze Motorie, i rappresentanti delle categorie professionali e le palestre

è

iniziata la certificazione delle “Palestre Verona”, progetto compreso nel Piano Nazionale del Ministero della Salute e che nasce dall’esigenza di prevenire e contrastare tra i frequentatori delle palestre (circa 4 milioni in Italia) l’utilizzazione e la diffusione delle sostante dopanti, promuovendo un modello di gestione qualitativa con lo scopo di migliorare lo stato di salute ed il benessere dei Cittadini. In generale il progetto si propone di valorizzare il ruolo delle palestre nella promozione di un’attività che tuteli la sicurezza degli utenti e che miri alla promozione di uno stile di vita sano. A Verona sono stati coinvolti nella stesura del Progetto, attraverso un tavolo tecnico, il Comune di Verona, le Farmacie, l’ULLS 20, l’Università di Scienze Motorie, i rappresentanti delle categorie professionali (medici sportivi, laureati in scienze motorie e fisiatri) e le palestre.

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L’adesione al progetto è su base volontaria e prevede l’adesione ad un codice etico che contiene principi generali ed impegni specifici e che comporta di conseguenza la possibilità di ispezioni e controlli da parte del Comune di Verona per verifcare l’adeguamento al progetto delle strutture. Il riconoscimento di “Palestra Verona” dà diritto alla collaborazione con il Comune di Verona e l’Azienda Sanitaria nell’attuazione di interventi di informazione e prevenzione, in tal modo si si concretizza l’impegno concreto del Servizio Sanitario nella tutela del diritto dei cittadini a svolgere una pratica motoria con rischio limitato ed utile a promuovere un corretto stile di vita, che costituisce inoltre un esempio di allenza di reciproco vantaggio tra Pubbliche Istituzioni, Sistema Sanitario, Università e mondo imprenditoriale e associativo.


ULSS 20

Lotta alla sedentarietà

Il vantaggio per la Comunità locale e le sue istituzioni risiede nella promozione di stili di vita favorevoli alla salute (corrette abitudini alimentari, corretto uso dei farmaci, riduzione dei rischi legati al consumo di alcol e altre sostanze psicoattive) e nella qualità e sicurezza dell’attività fisica proposta ai clienti, in particolare se portatori di patologie croniche non trasmissibili in condizioni cliniche stabili. Lo svolgimento dell’attività fisica prescritta dal medico di medicina generale, dal medico fisiatra e dal medico sportivo, dovrà avvenire nelle palestre in possesso della qualifica di “Palestre Verona”. Elenco palestre autorizzate (al 31/10/2013)

Palestra Facoltà Scienze Motorie Verona Via Casorati 43 - Verona Telefono: 045.8425170 Palestra Bernstein Verona Via Lungadige Attiraglio, 34 - Verona Telefono: 045 8300454 Palestra Benessere Globale Via Rovereto, 20/a - Verona Telefono: 045.8345944 - 045.504700 Palestra Benessere Globale Via Argenta, 8 - Verona Telefono: 045.504700 Palestra Don Calabria Via San Marco, 21 - Verona Telefono: 045/8184111 Palestra Villa Dei Cedri Piazza di sopra, 4 – Colà di Lazise (VR) Telefono: 045.7590988

La sedentarietà rappresenta oggi un grave problema di salute: ha addirittura sorpassato il fumo come causa di malattia e si calcola che circa circa un terzo delle morti premature totali e di quelle per cancro dipendano da cattiva alimentazione, sedentarietà e sovrappeso. Il movimento può viceversa aumentare l’aspettativa di vita di 4 anni e riduce significativamente il rischio di numerose malattie tra cui obesità, diabete, malattie cardiovascolari e tumori. Per questi motivi il Dipartimento di Prevenzione e il Servizio Promozione ed Educazione alla Salute dell’ULSS 20 da anni sono attivi sul fronte della lotta alla sedentarietà e sono capofila del “Programma regionale di promozione dell’attività motoria”, che coinvolge tutte le ULSS del Veneto. Tra le numerose iniziative di contrasto alla sedentarietà (sia su scala regionale che locale) un ruolo di rilievo riveste la partecipazione della ULSS 20 al progetto “Palestre Verona”, che ha consentito di creare una rete di strutture qualificate dove praticare attività motoria. Frequentarle abitualmente consente di prendersi cura, piacevolmente, del proprio benessere e mantenersi in salute il più a lungo possibile, anche per le persone in là con gli anni. Nel caso poi in cui la malattia (dall’ipertensione all’obesità, dal diabete alle patologie articolari croniche) abbia purtroppo già fatto la sua comparsa, in queste palestre si può essere seguiti in maniera seria e competente da personale adeguatamente preparato. Ma non è tutto qui. Le palestre che hanno aderito si sono impegnate ad agire sul fronte della salute anche in senso più globale, tenendo conto di fattori che vanno al di là della semplice pratica fisica: - impegnandosi nella lotta al doping e all’uso improprio di farmaci e integratori - diffondendo informazioni sugli stili di vita sani - motivando le persone a camminare o ad usare la bicicletta invece dell’auto negli spostamenti quotidiani - fornendo materiali e indicazioni per una corretta alimentazione -invitando gli eventuali fumatori ad aderire ai corsi anti-fumo organizzati nella nostra città.

Dott.ssa Susanna Morgante ULSS 20 Verona Servizio Promozione ed Educazione alla Salute

Alberto Cristani 2013 novembre, dicembre - 45


DIABETE

Diabete, per sconfiggerlo è fondamentale conoscerlo Oggi in Italia si stima che siano 3 milioni i diabetici tipo 2 diagnosticati e seguiti mentre 1 milione di persone ne sarebbero affette senza saperlo

L

a Giornata Mondiale del Diabete, che si è celebrata giovedì 14 novembre ha rappresentato un momento importante per sensibilizzarci rispetto ad una patologia in rapida crescita. Il Diabete tipo 1 è la più frequente tra le patologie cosiddette “rare” e, grazie oggi alle migliori capa-

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cità di diagnosi e trattamento, il numero dei diabetici tipo 1 è in costante aumento. Nel caso del Diabete tipo 2, l’acquisizione di abitudini e stili di vita scorretti, comparsa e incrementata negli ultimi decenni, sostiene e incrementa i nuovi casi di diabete: l’incongrua alimentazione e la sedentarietà sono in costante aumento. Il sovrappeso e l’obesità facilitano la sviluppo della malattia diabetica per predisposizione geneticamente ereditata. Oggi in Italia si stima che siano 3 milioni i diabetici tipo 2 diagnosticati e seguiti, quasi il 5% della popolazione, mentre 1 milione di persone sarebbero già affette dalla malattia senza saperlo. Altri 2 milioni e mezzo di persone sono affette da alterazioni più lievi della glicemia che possono precorrere l’insorgenza del Diabete tipo 2. Si prevede che questi numeri siano destinati inevitabilmente a crescere nei prossimi anni tanto che studi epidemiologici prospettici prevedono che in Italia nel 2030 vi saranno 5 milioni di diabetici. In altri Paesi del mondo le previsioni sono ancora più impressionanti. Prevenire il Diabete tipo 2 è possibile ed è possibile anche prevenire la comparsa di altri fattori di rischio che insieme al diabete sono la causa di eventi cardio-cerebro-vascolari molto gravi e invalidanti. Il problema è conoscere il rischio di sviluppare il diabete, dato che il malattia inizia la sua


azione distruttiva in modo silente e asintomatico per anni prima di manifestarsi chiaramente. La Giornata Mondiale del Diabete ha rappresentato un momento importante per capire la propria condizione. A questo proposito il Centro Diabetologico dell’ULSS 20, con l’ausilio degli infermieri professionali dell’equipe diabetologica ha organizzato durante la giornata uno sportello informativo-educativo sul diabete presso l’atrio di ingresso dell’O.C. “G. Fracastoro” di San Bonifacio a cui si sono rivolti, gratuitamente e senza appuntamento, tutti i cittadini che desideravano conoscere come prevenire il diabete e soprattutto verificare il proprio rischio e la propria glicemia effettuando uno stick glicemico. Nell’ULSS 20 si stima siano 23.000 i pazienti che hanno avuto una diagnosi di diabete (diabete noto) e circa 11.500 gli individui che hanno la malattia senza saperlo (diabete ignoto). Si possono stimare circa 1.840 nuovi casi all’anno di diabete di tipo 2 e circa 18,4 nuovi casi di diabete di tipo 1. In generale, è inoltre molto frequente (circa 10% degli adulti) la condizione di alterata glicemia a digiuno (IFG) e di ridotta tolleranza glucidica (IGT) che costituisce il più importante fattore di rischio di diabete (30% di conversione in diabete in 5 anni). I tre principali obiettivi della cura del diabete sono: - la prevenzione delle complicanze acute - la prevenzione delle complicanze croniche

- la preservazione di una normale qualità e quantità di vita. Al fine di far fronte alle innumerevoli sfaccettature della patologia diabetica, la modalità di approccio alla diagnosi e alla terapia che da letteratura risulta quella più appropriata è la gestione integrata tra servizi territoriali (Medici di medicina Generale, Pediatri di Libera Sscelta, etc.) e Centro Antidiabetico (dove operano professionalità specializzate nella gestione del paziente diabetico). Il Centro Diabetologico dell’ULSS 20, che svolge un ruolo di primo piano in ambito provinciale, in sinergia con i medici di medicina generale, ha dunque in atto un progetto di gestione integrata della malattia diabetica che consente un miglioramento della prognosi e del governo delle tante problematiche conseguenti e correlate alla patologia. Commissione Diabete ULSS 20

La Commissione Diabete dell’ULSS 20 è stata istituita nel 2011 aderendo alle indicazioni del Progetto Diabete della Regione Veneto e comprende tra i suoi membri Specialisti del Centro Diabetologico dell’ULSS 20, della AOUI di Verona, dell’UOC di Diabetologia Pediatrica, Rappresentanti dei MMG e dei PLS, referenti infermieri dell’Equipe Diabetologiche, referenti delle Associazioni Diabetici presenti sul territorio, il Direttore della Medicina Specialistica dell’ULSS 20 e il Direttore Sanitario dell’ULSS 20. Già a partire dal giugno 2012 la Commissione ha stabilito di procedere alla costituzione di un Tavolo Tecnico di specialisti e MMG per approntare un Progetto Di Gestione Integrata del Diabete. Il Tavolo Tecnico ha condotto durante il 2012 e il 2013 un lungo lavoro di raccolta dati e informazioni con un confronto attivo di opinioni e idee che ha portato nel corso del 2013 alla elaborazione di PDTA condivisi inerenti vari aspetti clinici e complicanze della malattia diabetica. Il MMG è sempre identificato come il referente primo del paziente diabetico, colui che fa diagnosi di diabete grazie alla frequentazione e alla conoscenza del paziente e della anamnesi familiare e 2013 novembre, dicembre - 47


i 1o sintomi per riconoscere il diabete

fisiologica, e che seguirà l’ulteriore percorso diagnostico-terapeutico secondo i protocolli diagnostici terapeutico ssistenziali condivisi e concordati dal Tavolo Tecnico. L’aspetto fondante del Programma approvato dalla Commissione Diabete dell’ULSS 20 è rappresentato da due elementi essenziali: - il programma di Formazione condiviso tra Specialisti Diabetologi dell’ULSS 20, dell’Azienda AOUI di Verona e MMG dell’ULSS 20 che si attuerà nei primi mesi del 2014; - la condivisione di una cartella informatica che consentirà la conoscenza dei dati del paziente in tempo reale tra medico Curante e Specialista del Centro grazie all’adozione di un software applicativo che dialogherà tra sistemi gestionali già in uso, secondo un modello di Gestione Integrata innovativo, attualmente sperimentale, non presente al momento in nessuna realtà nazionale. L’ obiettivo è non solo quello di evitare l’inutile ripetizione di esami clinici per lo stesso paziente, ma soprattutto di consentire un dialogo costruttivo, facile e tempestivo tra medici, curante e specialista, che prenderanno entrambi in carico il paziente nelle varie fasi e aspetti della malattia e per la risoluzione di situazioni a rischio che non possono talora attendere i tempi di prenotazione di una visita specialistica.

Cl. Ca. 48 - novembre, dicembre 2013

1) Vista offuscata. I problemi oculari si presenterebbero soprattutto per via degli alti livelli di glucosio nel sangue. Per via del diabete, anche il nervo ottico può risultare danneggiato. 2) Calo di peso improvviso. La perdita di peso improvvisa riguarderebbe soprattutto i pazienti affetti da diabete di tipo 1. La frequente necessità di urinare e l’incapacità dell’organismo di assorbire gli zuccheri può condurre ad una perdita di peso elevata nel giro di poco tempo. 3) Fame eccessiva. Avere sempre fame senza motivo non è un buon segno, a meno che ci si trovi in un periodo in cui per varie ragioni si mangia meno o si pratica più sport. In questo caso la fame continua potrebbe essere un sintomo di diabete. Il diabete impedisce all’organismo di trasformare gli zuccheri in energia, ecco dunque la frequente ricerca di cibo per ricaricarsi. 4) Infezioni. Il diabete mette il nostro organismo in serie difficoltà per quanto riguarda la guarigione dalle infezioni. Ciò è dovuto dalle grandi quantità di zuccheri in circolazione nel nostro corpo, che non gli permettono di reagire con prontezza a questi disturbi. Alcuni esempi: difficoltà di guarigione da infezioni alla vescica o agli organi genitali. 5) Formicolio. Condizione che può indicare un danneggiamento a livello dei nervi o dei vasi sanguigni che trasportano verso di essi il nutrimento necessario. 6) Confusione. Sintomo molto importante. A causa della malattia, infatti, ci si può sentire in un vero e proprio stato di confusione mentale ed avvertire difficoltà di concentrazione e di mantenimento dell’attenzione. Segnale da non sottovalutare. 7) Disfunzione erettile. Se si hanno più di 50 anni e se ci si trova spesso di fronte a difficoltà di questo genere, ciò potrebbe rappresentare un segnale di diabete. Indicata come un sintomo comune tra gli uomini affetti di diabete e riguarderebbe dal 35% al 70% del totale. 8) Spossatezza. Tra i segnali iniziali del diabete ritenuti più comuni. Se l’insulina non funziona come dovrebbe, o se non è per nulla presente, il glucosio non raggiungerà le cellule dell’organismo, impedendo loro di ricevere il nutrimento e l’energia necessarie. 9) Irritabilità. A causa del diabete di tipo 2 i pazienti possono soffrire di irritabilità anche di fronte ad episodi insignificanti. Possono presentarsi sbalzi di umore e cambiamenti comportamentali. 10) Sete frequente. La comparsa di una sensazione frequente di sete si ricollega ai sintomi precedenti e rappresenta uno dei possibili sintomi di diabete di cui parlare al proprio medico in caso di dubbio. Si potrebbe trattare di una reazione dell’organismo di fronte al calo di energia e agli elevati livelli di glucosio nel sangue. La presenza di un singolo sintomo di norma non indica il diabete, ma in caso di dubbio è consigliabile sottoporsi ad esami specifici.


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ONLUS

Una Trottola per amica Verona InForma promuove e diffonde le attività delle Onlus presenti sul territorio veronese. Su questo numero conosciamo La Trottola

L

a Trottola è una Cooperativa Sociale Onlus per l’integrazione lavorativa di tipo b (cioè senza sovvenzioni da parte delle istituzioni) regolarmente iscritta all’albo delle cooperative regionali, nata nel 1995 dalla passione di un gruppo di ragazzi normodotati e diversamente abili per la lavorazione e la decorazione della ceramica. L’operatività di questa realtà è iniziata nel dicembre del 1997 con l’apertura di un laboratorio artigianale rivolto alla formazione e alla creazione di inserimento lavorativo, per ragazzi diversamente abili con varie situazioni di disagio e la contemporanea produzione di ceramica artistica. Le due esperienze procedono ad oggi ancora in parallelo, sviluppandosi e rafforzandosi vicendevolmente, attraverso la continua formazione professionale degli operatori e la conseguente ricaduta di tale

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crescita sulla qualità degli oggetti e dei prodotti offerti al cliente. L’attività della cooperativa consiste nella produzione di oggetti artigianali in ceramica realizzati utilizzando vari tipi di terra che vengono decorati a mano attraverso diversi tipi di tecniche e successivamente cotte: ciò garantisce l’unicità di ciascun pezzo prodotto. La pluriennale esperienza maturata sperimentando tecniche e materiali sempre nuovi, permette di soddisfare le più diverse esigenze che vanno dallo studio alla progettazione fino alla realizzazione di pezzi personalizzati (omaggi aziendali) così come alla creazione di oggetti prodotti in grandi numeri (bomboniere per ogni ricorrenza). Il ciclo completo della lavorazione viene effettuato all’interno del laboratorio che non è solo luogo di produzione ma anche punto di incontro e scambio culturale. Il poter sperimentare le proprie capacità attraverso un lavoro creativo che recupera un’attività manuale e artigianale, realizza e gratifica i giovani inseriti all’interno della cooperativa dal momento che ognuno trova la possibilità di dare espressione alla propria creatività e individualità. Il veder apprezzati i propri lavori dai clienti che si rivolgono alla operativa per commissionare degli ordini, permette a queste persone di accrescere la propria autostima, riconoscendosi capaci di creare oggetti di uso comune che incontrano il gusto del pubblico. Alla base della scelta della Trottola Onlus c’è la convinzione e la consapevolezza dell’importanza del lavoro e del lavoro in laboratorio per ciò che


questo rappresenta per ogni persona: una condizione di “normalità di vita”. La Trottola ha scelto la formula della bottega artigiana, una realtà sociale che si fonde con una produttiva, dove appunto è possibile “imparare, lavorando”. Un laboratorio artigianale dove la diversità di idee, di condizione, di colore, di punti di vista, di capacità diventa “creatività” e dove la diversità diventa “valore”. La situazione di emergenza economica che di questi tempi sta coinvolgendo tutte le categorie lavorative di certo non aiuta La Trottola, anzi: i minori investimenti che le aziende tendono a fare per l’omaggistica e il minor budget che le coppie di giovani sposi investono per il giorno del loro matrimonio - ed essendo questi i due maggiori filoni di vendita a cui si rivolge l’associazione - rendono sempre più problematica e gestibile l’attività. Per cercare di ovviare a questo problema La Trottola si sta muovendo in diverse direzioni: - partecipazione a mercati e manifestazioni del territorio; - creazione di linee di prodotti adatte a diverse tipologie di aziende - promozione dei prodotti sul territorio; - un progetto di promozione delle bomboniere.

La Trottola Onlus ha sede in Via XX Settembre, 50 a Verona - Telefono e fax 045. 2078179 info: latrottolacoop@libero.it Luca Ravazzin

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rianimazione cardiaca

Con la RCP... Viva la vita! La rianimazione cardiopolmonare precoce può portare a raddoppiare, se non triplicare, la sopravvivenza dei soggetti colpiti da arresto cardiaco

L’

arresto cardiaco inatteso è un evento di notevole impatto sanitario che colpisce in Europa 400.000 persone all’anno, circa 60000 casi all’anno in Italia, con un’incidenza europea giornaliera di 1000 arresti cardiaci. Dalle statistiche risulta che nel 70%, questo evento, avviene alla presenza di qualcuno ma solo nel 15% dei casi i presenti iniziano le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP). Questo fa si che le possibilità di recupero con una funzionalità cerebrale e relazionale valida siano veramente molto basse e quindi con altissimi costi

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personali, per la perdita di funzione cerebrale, oltre che sociali. Infatti, la pratica della RCP precoce, magari già dai testimoni dell’evento, potrebbe portare a raddoppiare se non triplicare la sopravvivenza dei soggetti colpiti arrivando a salvare fino a 100000 persone all’anno in Europa. Queste considerazioni hanno spinto il Parlamento Europeo ad invitare gli stati membri ad istituire una settimana di sensibilizzazione dedicata all’arresto cardiaco con lo scopo di migliorare la conoscenza e la formazione dei cittadini e degli operatori sanitari alla RCP.


In Italia una delle più attive ed importanti società scientifiche che si occupa di formazione e ricerca nell’ambito della rianimazione cardiopolmonare, l’Italian Resuscitation Council (IRC) sia in ambito sanitario che laico con il suo braccio dedicato alla popolazione, IRC Comunità, si è fatta portavoce di tutto questo istituendo dal 14-20 ottobre 2013 la Settimana Viva “la vita nella tue mani” e gli Istruttori IRC, che nell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona svolgono routinariamente attività di formazione per sanitari sia a livello basale che avanzato, hanno organizzato, in collaborazione con la Direzione Generale e il Servizio per lo Sviluppo e l’Innovazione che anno messo a disposizione spazi e materiali didattici, il 15 ottobre 2013 scorso presso il Polo Chirurgico Confortini dell’AOUI di Verona una giornata divulgativa sull’importanza delle manovre rianimatorie di base rivolta alla popolazione. L’RCP ha lo scopo di portare sangue ossigenato al cervello per permetterne la sopravvivenza nei soggetti colpiti da arresto cardiaco evitando così l’instaurarsi del danno anossico cerebrale che, altrimenti, porterebbe a danni irreversibili già dopo dieci minuti di arresto in assenza di manovre rianimatorie. Inoltre l’esecuzione del massaggio cardiaco manterrebbe la capacità del cuore di rispondere a un’ eventuale defibrillazione elettrica. Il soggetto colpito da arresto cardiaco è facilmente riconoscibile in quanto non risponderà alla stimolazione verbale e tattile (assenza di coscienza (fig. 1 pag. 55 ) ed una volta che sono state aperte le vie aeree non respirerà normalmente ne produrrà tosse, rumori respiratori e movimenti di torace e arti (assenza di respiro e circolazione). Il riconoscimento dell’assenza di coscienza è fondamentale perché è il punto di partenza della catena della sopravvivenza, la serie di azioni che portano alla corretta concatenazione di valutazioni e azioni che potranno assicurare alla vittima le migliori possibilità di ripresa. Al riscontro di un soggetto incosciente, in sicurezza, il soccorritore dovrà chiamare per un aiuto generico. (fig.2/p.55) In seguito si dovrà procedere, previa apertura delle vie aeree, alla valutazione dell’attività respiratoria e circolatoria. Ci si avvicinerà alla bocca della vittima e guardando il torace scoperto si farà la valutazione

GAS per 10 secondi: Guardo se ci sono movimenti del torace, Ascolto se ci sono rumori dalle vie aeree e Sentirò se c’un flusso di aria, associando la ricerca di segni di circolo (MOvimenti-TOsse-REspiro normale=MOTORE). (fig.3/p.55) In loro assenza il soggetto è in arresto cardiaco (AR) pertanto si dovrà chiamare prioritariamente il 118 (fig.4/p.55), far portare, se disponibile, un defibrillatore semiautomatico o DAE (fig.5/p.55) e procedere alle manovre di RCP in attesa dell’intervento del soccorso professionale, dell’arrivo di un DAE o, assai raramente, della ripresa della vittima. La RCP si esegue ponendo le mani al centro del torace, con le braccia tese ed utilizzando il proprio peso con fulcro sulle anche, lo si dovrà comprimere per 5-6cm (fig.6/p.55). La vittima deve essere supina distesa su una superficie rigida, lo scopo è di spremere il sangue dalle cavità cardiache verso il cervello comprimendo il cuore tra sterno e colonna vertebrale. Dopo aver eseguito la compressione è necessario che il torace si possa riespandere per permette di nuovo il riempimento del cuore cosi che sia pronto per una nuova compressione. La successione delle compressioni è veloce con una frequenza utile indicata tra le 100 e le 120 compressioni al minuto (fig.7/p.55). 2013 novembre, dicembre - 53


Un massaggio efficace può sostenere il circolo per parecchio tempo, con casi riportati anche di più di 60 minuti di massaggio senza successivi reliquati neurologici. Sicuramente è faticoso per cui l’indicazione è, qualora ci fosse la possibilità, di sostituire chi massaggia ogni 2 minuti. Qualora chi massaggia ne fosse in grado e si sentisse di farlo, in base alle specifiche circostanze, è opportuno che alterni 30 compressioni toraciche con due ventilazioni bocca a bocca, in assenza di dispositivi di barriera, per ottimizare la RCP portando nuovo ossigeno nel sangue. L’esperienza ha dimostrato che proprio la riluttanza nell’eseguire la ventilazione bocca a bocca da parte dei soccorritori occasionali ha impedito poi la prosecuzione della RCP nell’errata convinzione che il solo massaggio cardiaco fosse inutile, mentre al contrario è estremamente utile. Nei primi minuti di arresto cardiaco il sangue rimane ossigenato a sufficienza per permettere la sopravvivenza del cervello per parecchi minuti, l’importante è che sia fatto circolare con le compressioni toraciche. Dato lo stato di morte clinica dell’arresto cardiaco, un soccorso imperfetto ma eseguito è meglio di un soccorso perfetto ma negato, quindi è meglio fare qualcosa che non fare nulla azzerando le possibilità di ripresa di una vita normale.Se sulla scena dell’arresto cardiaco dovesse essere presente, o arrivare dopo la chiamata, un DAE è essenziale il suo utilizzo senza perdita di tempo (fig.8/p.55). Il DAE, Defibrillatore semiAutomatico Esterno, è sostanzialmente un computer che guida l’operatore con indicazioni sonore ed visive alla sua corretta applicazione ed utilizzo, e lo esonera dalla responsabilità della diagnosi. Infatti, nel caso dell’arresto cardiaco, sarà il DAE a dire se è indicata o meno l’erogazione della scarica elettrica ed eventualmente a mettersi in modalità di carica. Se non c’è l’indicazione il DAE non potrà mai erogare alcuna scarica elettrica. L’unica responsabilità dell’utilizzatore sarà fare in modo che nessuno tocchi la vittima durante l’analisi del ritmo e, ovviamente, durante l’erogazione della scarica elettrica. Nella maggioranza dei casi, circa il 65%, nei primi minuti di arresto cardiaco è presente un ritmo su-

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scettibile di defibrillazione, la scarica elettrica erogata provvederà quindi a silenziare la caotica attività elettrica presente permettendo così ad un pacemaker naturale di ripristinare un’attività cardiaca naturale. Anche in questo caso la RCP, in attesa di un DAE, è essenziale perché permetterà al cuore di rimanere ossigenato e suscettibile al successivo trattamento elettrico. Una volta erogata la scarica elettrica, se la vittima non mostrasse palesi segni di vita, si continuerà con la RCP per due minuti sino a quando il DAE, provvederà, avvisando, a una nuova analisi. Successivamente si seguiranno, come sempre, le istruzioni del DAE in quanto non sempre ci sarà l’indicazione all’erogazione di una scarica elettrica ma a volte potrebbe essere necessaria la sola RCP. Tutto questo verrà condotto sino all’arrivo del soccorso professionale del 118 che sarà stato già chiamato al riscontro dell’arresto cardiaco. Per rimarcare l’importanza della CPR e dell’utilizzo del DAE è ormai un’esperienza consolidata per gli operatori della Centrale Operativa del 118 dare indicazioni telefoniche ai testimoni di un arresto cardiaco e guidarli nelle essenziali manovre di rianimazione cardiopolmonare. Da quanto detto si comprende assai facilmente che le manovre rianimatorie di base sono realmente semplici da mettere in atto e applicabili da tutti, infatti bastano le sole mani per potere salvare una vita. La cittadinanza veronese, come sempre in queste occasioni, ha mostrato notevole interesse all’argomento ed ha recepito l’importante messaggio accorrendo numerosa a questa, ed alle altre importanti manifestazioni organizzate nella settimana VIVA2013, partecipando alle simulazione sul manichino ed utilizzando il DAE didattico sotto la guida dei nostri Istruttori IRC. La conclusione è disarmante nella sua semplicità: solo con l’aiuto di tutti si potrà raggiungere l’ambizioso traguardo di salvare con una buona qualità di vita il 40-50% di chi cadrà vittima di un arresto cardiaco. Dott. Simone Sebastiani AOUI di Verona Chirurgia Generale Prima Direttore Corsi Basali ed Avanzati IRC


Manda qualcuno a prendere un defibrillatore

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sicurezza stradale

Hallowen: una notte da urlo! Resoconto della Polstrada Verona di una notte festosa - quella del 31 ottobre - che anche quest’anno, in alcuni casi, si è trasformata in tragedia

N

ell’ultima settimana di ottobre sempre più genitori esprimono preoccupazione per il proliferare di varie feste e festine, puntualmente organizzate nella serata del 31, alle quali i ragazzi chiedono di partecipare, complici indiscussi della “tenebrosa” festività di origini celtiche conosciuta come “Halloween”. L’avvenimento, in quest’ultimo decennio, si è sempre più affermato tra i giovani, ma non solo loro, come un concentrato di divertimento, ad ogni costo. Una sorta di capodanno anticipato. Per carità, sia chiaro che di per sé le feste sono dei bellissimi momenti di cui conservare il ricordo, ma se il buon senso viene annegato in qualche bicchiere di troppo, ecco che allora la voglia di stare assieme e divertirsi si ritrova, impietosamente, costretta a gattonare sul pavimento di qualche improbabile locale, più simile ad una qasba popolata di giovani zombie i quali, sino a quando rimangono lontani da un volante, possono anche accampare la teoria del “Ma che v’importa se io mi ubriaco, tanto sto male io. Fatevi gli affari vostri!”,

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tralasciando però volutamente ogni altra considerazione sullo stato di salute che, piaccia o meno, ricade in ogni caso sulla collettività. Comunque, in tema di soli incidenti stradali, la teoria potrebbe anche reggere ma è chiaro che chi come noi fa il poliziotto non può sottrarsi ad una visione più ampia dei problemi innescati dall’abuso di alcol. Si, proprio così! Pensate a cosa significa vigilare su strade e quartieri incontrando minori in coma etilico, o peggio ancora. Ma siccome i richiami rischiano di essere noiosi, vi raccontiamo com’è andata quest’anno. Cos’è accaduto in quella manciata di ore a cavallo tra il 31 ottobre ed il 1 novembre? Presto detto, se pensiamo che nelle sale operative delle forze dell’ordine e del 118 si sono gestiti degli interventi la cui diretta conseguenza è stato l’imabarellamento in ambulanza di una decina di giovani, tra i venti e i trent’anni. Proseguendo, durante una festa privata nel quartiere Stadio a Verona, sono stati addirittura soccorsi due quindicenni in coma etilico, mentre verso le 3.00 un ragazzo di vent’anni si è incredibilmente gettato nell’Adige da Ponte Pietra per essere poi ripescato dai VV.FF. presso Ponte Nuovo, ancora vivo ma in evidente stato di ipotermia. Nel mantovano è accaduto un incidente mortale dove una ventiduenne è deceduta e un ventisettenne è finito in terapia intensiva con prognosi riservata per politrauma. La notte “magica” si è conclusa verso le 6.00 del mattino, non prima del verificarsi di alcuni incidenti con feriti non gravi in provincia di Verona, senza dimenticare che anche in alcune discoteche si è pagato il tributo ad Halloween, con abuso di


alcool e probabilmente anche di sostanze, il tutto tra giovani fra cui dei minorenni. Ma allora, se vogliamo proprio dirla tutta, dov’erano i genitori di questi minorenni? I ragazzi non hanno forse osservato mamma e papà per 13, 14, 15, 16 e 17 anni?! Siamo proprio certi d’essere stati dei buoni esempi da seguire? O forse qualcuno di noi li ha portati al bar sotto casa a guardarci “spritzzare” con gli amici? Per carità, solo bevande rigorosamente analcoliche direbbe qualcuno, ma non è questo il punto, è il messaggio che passa il vero problema. Certo, un amichevole cin cin non è certo paragonabile ad una sonora sbornia, ma il filo che lega le due cose è molto più sottile e subdolo di quanto si possa pensare e in adolescenza sappiamo che spesso prevale la regola dell’emulazione e dell’uniformarsi al gruppo. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione Civile ha sottolineato che il dovere dei genitori di educare i figli minori non consiste solo di parole, ma anche e soprattutto di comportamenti e di presenza accanto ai figli, a fronte di circostanze che essi possono non essere in grado di capire o di affrontare. Situazioni, queste, che non vogliono essere un atto unidirezionale d’accusa, ma su cui val la pena comunque di soffermarsi a riflettere. Ma tornando ai racconti di strada, che in fondo ci appartengono, va anche segnalato che l’opera di sensibilizzazione su vasta scala del “Chi guida, non beve” ha registrato i suoi effetti positivi

e chi si confronta con i giovani, come poliziotti, infermieri e genitori di ragazzi vittime della strada, durante gli incontri scolastici di educazione alla sicurezza stradale, sa quanto questa regola di buon senso non passi inascoltata, anzi, è dichiaratamente assunta come una condizione su cui in pochi sono propensi a scendere a patti, almeno per una buona fetta di giovani neopatentati. Cosa diversa è per gli studenti di scuola media su cui, a nostro parere, è necessario concentrare una maggiore sensibilizzazione e controllo, in primis da parte dei genitori e poi a seguire di ogni altra agenzia educativa che si occupa della formazione dei ragazzi. Gli psicologi spiegano che a partire dalla pre adolescenza, la percezione del subdolo pericolo dell’alcol e della “canna” è assolutamente sottostimato, se non proprio negato, complici di questo anche alcune “scuole di pensiero” che si trovano puntualmente in contrapposizione con i dati scientifici raccolti e diffusi dai Servizi per le Tossicodipendenze delle ULSS. Allora, il prossimo anno, non facciamoci trovare impreparati ad “Halloween”, perché non vale proprio la pena che una serata divertente si trasformi in una “notte da urlo!” Andrea Scamperle Ispettore capo Polizia Stradale di Verona Francesca Montereali Primo dirigente Polizia Stradale di Verona 2013 novembre, dicembre - 57


BREVI - federfarma

Farmaci irreperibili: la drammatica testimonianza di una paziente

È stato lanciato lo scorso 23 ottobre dalla sede di Federfarma Verona il grido d’allarme sempre più drammatico di farmacisti e pazienti sulla carenza di farmaci per gravi patologie. Nonostante l’Aifa, l’Agenzia Italiana del farmaco, abbia stabilito nel luglio scorso che i farmaci regolarmente in commercio, debbano necessariamente arrivare nelle farmacie entro 48 ore dalla richiesta del farmacista, ad oggi, nonostante si ventilassero sanzioni fino a18mila euro per i contravventori, niente si è mosso. Tra i farmaci irreperibili anche quelli utilizzati nella cura di patologie importanti come ipertensione, diabete, morbo di Parkinson, depressione, ansia e anche neoplasie. «Facciamo l’esempio pratico di oggi, con quello che è successo in una sola delle farmacie della città: su 108 farmaci in ordinazione 50 risultano mancanti – spiega Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona, l’Associazione dei titolari di farmacia -. Si tratta di farmaci di tutti i tipi tra cui antitumorali, farmaci per combattere l’alcolismo, ma anche antipertensivi, colliri e antibiotici. E naturalmente domani a questi se ne aggiungeranno altri. Non sappiamo più come gestire la situazione e soprattutto cosa dire e come aiutare i pazienti. I farmacisti di Federfarma cominciarono a denunciare pubblicamente la mancanza di farmaci a partire dal 18 gennaio del 2011 e non ci siamo mai fermati. Adesso chiediamo un controllo serrato sui soggetti responsabili delle carenze e che l’Aifa cominci a sanzionare, sperando che possa essere di stimolo all’applicazione della legge, le aziende inadempienti. Non possono essere i pazienti a fare le spese del mercato parallelo e il farmacista non è colpevole della irreperibilità dei farmaci». Alla conferenza stampa la preziosa testimonianza di Clara Rigodanzo, infermiera in pensione, costretta a cercare disperatamente i farmaci per

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l’anziana madre invalida, affetta dal morbo di Parkinson. «Riusciamo ad andare avanti, seppure faticosamente, solo grazie alla costante e capillare ricerca del farmacista che tutte le volte si mette in rete (grazie al servizio “Cerca farmaco” attivato da Federfarma Verona n.d.r.) e chiede a tutte le farmacie veronesi se per caso hanno una confezione del farmaco per mia mamma. Ma ogni volta non si sa come finirà, con l’ansia che il farmaco possa non essere reperito. Il mio disagio si aggiunge alla gravissima situazione clinica della mamma che purtroppo è costretta a dipendere da questi farmaci». E questo è uno dei casi “fortunati”, in cui il paziente, seppure tra mille difficoltà, riesce a reperire il farmaco. Purtroppo non è sempre così. Il caso dell’irreperibilità dei farmaci era approdata quest’estate anche al Senato con una interrogazione parlamentare che puntava il dito contro l’esportazione parallela (farmaci destinati all’Italia che vengono dirottati all’estero per interessi economici), mentre Federfarma Roma aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica chiedendo di fare luce sulla mancanza nel circuito distributivo anche di farmaci innovativi per gravi patologie ad elevato valore terapeutico, nonché ad alto costo, e senza equivalente alternativo.


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Pneumologia

Asma Bronchiale e B.P.C.O. patologie respiratorie da combattere con la prevenzione Oltre alla diagnosi presso strutture adeguate, queste patologie si possono combattere con la lotta al fumo attivo e passivo, migliorando la qualità dell’aria, contenedo gli inquinanti e riducendo il traffico veicolare

L’

Asma Bronchiale e Bronco-Pneumopatia cronica Ostruttiva (B.P.C.O.) rappresentano l’80% della domanda sanitaria in ambito pneumologico. Ad oggi, queste due condizioni

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patologiche impattano annualmente sul Paese per 14 miliardi di Euro: in pratica un punto del P.I.L.! L’asma bronchiale è un problema antico - a volte passato sotto silenzio dall’informazione - che ri-


guarda da vicino la società, le istituzioni in generale e in particolare la politica sanitaria ed economica del paese. Nel nostro Paese da decenni l’asma non scende sotto un valore medio di prevalenza pari al 6% della popolazione generale. In altre parole l’asma bronchiale interessa non meno di tre milioni di persone. Purtroppo nel mondo occidentale siamo fra i pochissimi Paesi che non sempre riservano la dovuta attenzione a questo problema. Paesi meno ricchi del nostro stanno infatti lavorando intensamente sull’argomento, producendo periodicamente dati aggiornati.

Un esempio: negli USA, nonstante i problemi economici, la disoccupazione dilagante e il continuo rischio di recesssione, giornali di alto profilo economico come il Wall Street Journal hanno dedicato ampio spazio ai dati - in verità allarmanti - del rapporto sull’asma condotto negli Stati Uniti. Ebbene, 24,6 milioni di americani risultano asmatici (8,2% della popolazione generale), con un incremento di 4,3 milioni rispetto al 2001. Per tutta la risposta il New York Times ha riferito che l’incremento dell’asma è risultato a carico di tutti i segmenti della società senza distinzione di età e di razza. Ad ulteriore conferma della preoccupante situazione in cui vive la società americana, la CNN ha sottolineato come tutto ciò sia misteriosamente accaduto nonstante gli sforzi di quel paese volti a ridurre l’abitudine al fumo, a contenere gli effetti del fumo passivo e a migliorare la qualità dell’aria. Ma il grande nemico dell’oggi e del domani pneumologico è la Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva (B.P.C.O). Già oggi, con più di 15 anni di anticipo rispetto alle previsioni epidemiologiche, la B.P.C.O. - mix terribile fra bronchite cronica ed enfisema polmonare di varia gravità - rappresenta la terza causa di morte a livello mondiale. In Italia ne soffrono circa il 6% dei cittadini, più dell’11% degli ultra-cinquantenni. Purtroppo la B.P.C.O. ha cancellato il fortunato slogan di marchesina memoria: “Che bella età la mezza età!”. Purtroppo proprio per questa fascia anagrafica, la B.P.C.O. rappresenta un formidabile agente di morbilità (rapporto percentuale tra il numero di giornate di assenza dal lavoro per malattia e il numero di giornate lavorative previste n.d.r.) e di limitazione della qualità della vita, fino alla disabilità e all’insufficienza respiratoria. Le Società Scientifiche e le Associazioni di pazienti stanno insistendo molto affinchè venga presa coscienza di questa pesante relatà dei nostri giorni e perchè si inizi a programmare una qualche strategia a medio-lungo periodo per il contenimento di questa condizione patologica evolutiva ed in continua e progresssiva espansione epidemiologica. Lotta al fumo attivo e passivo (tabagismo attualmente in ripresa specialmente fra i giovani), mi2013 novembre, dicembre - 61


glioramento della qualità dell’aria, contenimento degli inquinanti ambientali e negli ambienti di lavoro, riduzione del traffico veicolare e miglioramento della viabilità (specie nelle città) sono tutte azioni importanti che, per una serie di motivi culturali e di abitudine, stentano a trovare attuazione. Una maggior sensibilizzazione nei confronti della B.P.C.O., finalizzata a favorire una sua diagnosi più precoce e circostanziaria (la malattia è infatti evolutiva e il danno causato alle struttre respiratorie è progressivo e in gran parte irreversibile n.d.r.), rappresentano azioni altrettanto importanti e assolutamente irrinunciabili. Entrambe hanno però un “difetto”: costano. Di fatto la loro attuazione implica un consistente sforzo organizzativo, strutturale e formativo. Si tratterebbe tuttavia di un investimento più che di un costo, in quanto sarebbe l’unco modo efficace per abbattere il costo totale della malattia ed il suo impatto sul Sistema Sanitario e sul Sistema Paese. A fronte di un investimento si ricaverebbero benefici economici dieci volte superiori. Basti pensare che circa la metà del costo annuo per paziente affetto da B.P.C.O. - ad oggi oltre 62- novembre, dicembre 2013

2700 euro - potrebbe già essere abbattuto grazie ad un atteggiamento terapeutico più appropriato. La possibilità di porre tempestivamente una corretta diagnosi di asma o di B.P.C.O. è alla portata di tutti e a costi è non onerosi. Il C.E.M.S. di Verona si propone come centro all’avanguardia per quanto riguarda il problema della salute respiratoria, dalla diagnosi alla riabilitazione. Presso la struttura sita in Via Fava, 2 in Borgo Milano, si è investito molto in risorse umane e in tecnologia all’avangiardia: specialisti di grande esperienza, tecnologie di ultimissima generazione e in continuo aggiornamento, precorsi organizzativi e gestionali certificati ISO 9001-2008. Ma soprattutto c’è massima attenzione e rispetto per il paziente, con un unico obiettivo: essere un modello di eccellenza nell’ambito della medicina respiratoria del territorio.

Dott. Roberto W. Dal Negro reSPonSabile ScientiFico ceSFar centro nazionale Studi di Farmaco-economia e Farmaco-ePidemiologia reSPiratoria



congresso

Verona in prima linea nella difesa della salute respiratoria Il Prof. Andrea Rossi presenta il XLII Congresso AIPO - Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri - che si terrà a Verona dal 27 al 30 novembre

V

erona è stata scelta Verona come sede del XLII Congresso Nazionale AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri). Una città che si distingue non solo per il profilo culturale, ma anche per la sua vitalità artistica ed il valore storico. Saranno1500 i congressisti, tra i quali i più importanti esperti della pneumologia italiana ed internazionale, che si daranno appuntamento al Palaexpo di VeronaFiere dal 27 al 30 novembre prossimi per fare il punto sui risultati raggiunti nella ricerca, nella cura e nella prevenzione delle malattie respiratorie. Ad aprire e condurre i lavori del Congresso “Clinica, Ricerca, Organizzazione: la centralità della persona in Pneumologia”, a cui parteciperanno più di 300 tra relatori e moderatori di livello na-

Prof. Andrea Rossi

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zionale ed internazionale, sarà il Presidente del Congresso e di AIPO Prof. Andrea Rossi, Direttore della Pneumologia dell’AOUI di Verona. “Gli obiettivi del Congresso - spiega il Prof. Rossi - sono l’aggiornamento scientifico e le modalità di trasferimento dei risultati della ricerca scientifica nel miglioramento della salute dei cittadini, in termini di cura e prevenzione, secondo parametri di sostenibilità e affidabilità. Nei lavori congressuali la persona viene posta al centro sia dell’aspetto scientifico, sia dei modelli organizzativi, in un’ottica di connubio tra rigore scientifico ed umanizzazione socio-sanitaria. Le malattie respiratorie costituiscono la terza causa di mortalità in Italia, dopo malattie cardiovascolari e tumori: secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, le morti dovute sono circa il 7%, pari a circa 40mila decessi l’anno1, e colpiscono con una frequenza simile uomini e donne”. “La salute respiratoria dei cittadini - prosegue Andrea Rossi - viene sottoposta a sfide continue e crescenti per abitudini individuali come erronei stili di vita (fumo, sedentarietà, ecc.) e per condizioni ambientali come l’inquinamento atmosferico urbano, dei luoghi di lavoro, delle abitazioni, e come i nuovi flussi di spostamenti di masse sempre maggiori di popolazioni. La scelta di Verona non è casuale, sia per il valore culturale della nostra Università, tra le prime in Italia per il profi-


lo scientifico e didattico, sia per l’eccellenza che esprime la Sanità veronese, attraverso la sua AOUI e l’articolazione territoriale”. “Il nostro Congresso - continua il Direttore della Pneumologia dell’AOUI di Verona - vuole lanciare un messaggio positivo per la possibilità di continua trasmissione tra la ricerca scientifica e la applicazione sanitaria, in un modello che vede la Scienza e l’Organizzazione Sanitaria al servizio dei cittadini per migliorarne la qualità di vita, incoraggiandoli nel tempo stesso ad una partecipazione attiva nella difesa della propria salute mediante l’adozione di stili di vita più sani. L’invecchiamento della popolazione nei paesi occidentali può diventare in questa prospettiva una opportunità invece di un mero «carico assistenziale». In tutto il mondo le malattie non comunicabili hanno su-

perato le malattie comunicabili. Al problema della cronicità e dell’invalidità l’ONU ha dedicato una seduta speciale, raccogliendo le raccomandazioni/ messaggi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato per piani di prevenzione e controllo che coinvolgano autorità nazionali e sovra nazionali per evitare che la cronicità si trasformi nell’epidemia del terzo millennio». Smettere di fumare, avere un’alimentazione equilibrata e svolgere attività fisica regolare sono i principi da seguire secondo l’OMS per prevenire le malattie cardiovascolari, respiratorie, ma anche i tumori. “L’attività fisica regolare - afferma il Prof. Rossi - è sicuramente il “farmaco più potente” perché durante l’esercizio i polmoni portano ossigeno al sangue favorendo l’ossigenazione di tutti i tessuti». Tornando al congresso, nel corso delle quattro giornate veronesi, medici, ricercatori, operatori sanitari e rappresentanti dei pazienti e delle Istituzioni Sanitarie si confronteranno sui risultati scientifici ottenuti nella ricerca e nella cura delle diverse malattie respiratorie e sul modo di diffondere i progressi scientifici sul territorio, mettendo in rete strutture ospedaliere, medici di base e comunità. “L’obiettivo finale è passare dal concetto di malattia a quello di salute respiratoria - conclude Andrea Rossi - accentuando sempre di più il ruolo della medicina proattiva, ovvero della prevenzione: la persona deve imparare a curare sé stessa con un corretto stile di vita. Il nostro congresso vuole svolgere un ruolo”. al. cr.

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celiachia

La celiachia e la

compagnia del senza glutine

Attualmente si stima che la condizione celiaca interessi circa l’1% della popolazione generale e che sia più frequente tra le donne

L

a celiachia è una malattia permanente su base infiammatoria del duodeno caratterizzata dalla distruzione della mucosa di questo tratto intestinale. è causata da una reazione autoimmune al glutine, che è un complesso proteico contenuto in alcuni cereali quali grano, orzo, segale. Molti sono gli alimenti che contengono questi cereali, tra i più diffusi: pane, pizza, pasta, biscotti. L’infiammazione cronica e la progressiva atrofia dei villi intestinali, determina nei casi più gravi una sindrome da malassorbimento e uno stato di malnutrizione, con sintomi variabili e talvolta sfumati. Nella cosiddetta forma classi-

Dott.ssa Linda Chioffi

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ca di malattia celiaca (frequente in età pediatrica) dominano i sintomi e segni da malassorbimento che consistono in episodi di diarrea, con dolori addominali crampiformi e scarso accrescimento. Sempre più frequentemente la celiachia si manifesta in età adulta con sintomi extra-intestinali quali ad esempio anemia da carenza di ferro, osteoporosi, debolezza muscolare, disturbi della fertilità, alterazioni della coagulazione, afte orali; spesso i sintomi sono sfumati e la diagnosi corretta richiede anni. Unica terapia disponibile è la dieta priva di glutine e di tutte le sue possibili fonti, anche quelle nascoste (il glutine può essere presente negli alimenti già preparati sia a livello artigianale che industriale quali gelati, salumi, dolciumi, salse, zuppe confezionate). Normalmente la dieta priva di glutine (gluten-free) provoca una rapida scomparsa dei sintomi e la remissione dell’atrofia dei villi della mucosa duodenale; la dieta priva di glutine va seguita per tutta la vita. Attualmente si stima che la condizione celiaca interessi circa l’1% della popolazione generale e che sia più frequente tra le donne (3 volte più che negli uomini); non tutti i celiaci però sono diagnosticati. Nella nostra realtà Veneta risultano diagnosticati 8.542 celiaci (relazione annuale al Parlamento sulla celiachia - Anno 2011). L’elevata prevalenza e la necessità di favorire il


normale inserimento nella vita sociale dei soggetti affetti da celiachia ha portato a interventi normativi quali la Legge 4 luglio 2005 n.123, da cui è nato il progetto regionale promosso dal Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Azienda Ulss 20 di Verona “La compagnia del senza glutine”, di informazione/formazione e sensibilizzazione degli operatori della ristorazione, degli operatori sanitari e della popolazione. Varie sono state le iniziative, tra cui convegni, corsi, eventi e accordi di collaborazione con soggetti portatori di interesse - Istituto Alberghiero A. Berti, AIC Veneto; operatori della ristorazione collettiva e pubblica, altri operatori del settore alimentare, operatori sanitari

– nonché la realizzazione di strumenti didattici, informativi e operativi (es.: un video didattico sulla filiera senza glutine dal titolo “1,2,3...il glutine non c’è”). Particolare attenzione nei momenti formativi e informativi è dedicata agli aspetti pratici e gastronomici delle filiere alimentari e ai futuri operatori del settore alimentare. Il SIAN dell’Aulss 20 di Verona, dal 2007 al 2013 ha formato circa 1600 operatori del settore alimentare. Tuttora sono in programma corsi formativi gratuiti, a cui è possibile iscriversi on line sul sito del Dipartimento di Prevenzione www.prevenzione.ulss20.verona.it Gli argomenti trattati riguardano la celiachia, gli alimenti con e senza glutine, gli alimenti a rischio di contaminazione o con glutine nascosto, gli alimenti dietetici, l’etichettatura, la normativa, gli aspetti organizzativi e di autocontrollo, il menù senza glutine. A fianco alle iniziative di informazione sono in atto controlli e monitoraggi sulla ristorazione collettiva in relazione alla somministrazione di pasti senza glutine nel rispetto di criteri di sicurezza alimentare e dietetico nutrizionale. Dott.ssa Linda Chioffi Direttore U.O.C. Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (S.I.A.N.) Dipartimento di Prevenzione Azienda ULSS 20 Verona

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OCCHI

La visita oculistica Generalmente, la visita oculistica di base si svolge prima con un esame esterno degli occhi e successivamente vengono eseguiti dei test specifici

U

na visita oculistica è costituita da una serie di test effettuati dall’oculista (medico specialista nella cura delle malattie degli occhi) per valutare le condizioni di salute degli occhi e misurare l’acutezza visiva di una persona, ossia la capacità di mettere a fuoco e distinguere gli oggetti. A prescindere dai sintomi soggettivi, è raccomandabile eseguire dei controlli oculistici periodici ed approfonditi di routine, anche in considerazione del fatto che molte malattie oculari sono asintomatiche. Con le visite oculistiche si possono rilevare malattie degli occhi, potenzialmente curabili, che possono portare alla perdita della vista, ma si possono anche rilevare manifestazioni oculari di malattie sistemiche, o segni di tumori o altre malattie del sistema nervoso.

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Generalmente, la visita oculistica di base si svolge prima con un esame esterno degli occhi, poi vengono eseguiti dei test specifici per l’acutezza visiva, la funzionalità pupillare, la motilità dei muscoli esterni dell’occhio, la misurazione della pressione interna degli occhi (tonometria) e, infine, l’esame del fondo oculare, per il quale, grazie all’evoluzione della strumentazione in nostro possesso, sono sempre più rare le occasioni in cui è necessario dilatare le pupille con le famose “goccine” per gli occhi. L’esame esterno degli occhi consiste nell’ispezione delle palpebre, dei tessuti circostanti e dello spazio interpalpebrale, occupato dal bulbo oculare. Può anche essere eseguita la palpazione del margine orbitario, se la condizione clinica del pazien-


te lo richiede. Le congiuntive e la sclera possono essere ispezionate invitando il paziente a guardare in alto ed in basso, utilizzando una fonte di luce intensa ed un biomicroscopio per l’osservazione dei dettagli. La cornea e l’iride vengono osservati in modo simile. Anche in assenza di sintomi, il primo controllo dall’oculista è da mettere in agenda entro i primi tre anni di vita. Il difetto principale riscontrato tra i bambini pic-

coli è l’ipermetropia, seguito da astigmatismo, miopia, strabismo e ambliopia (il cosiddetto “occhio pigro”). In caso di strabismo, gli occhi deviano dal loro asse: in modo divergente (verso l’esterno) o convergente (verso il naso). Può colpire entrambi gli occhi o uno solo e spesso, all’origine, c’è un difetto visivo. Correggendolo, migliora la vista e la deviazione. Questa correzione, però, deve essere fatta il prima possibile. L’occhio pigro (o ambliopia) colpisce in media il 2-3% dei bambini e si manifesta intorno ai 2 o 3 anni. Consiste nella progressiva perdita della capacità visiva di un occhio (per cause diverse, ad esempio lo strabismo o anche la miopia), che viene ‘escluso’ dal cervello e non usato più (da qui la definizione di ‘occhio pigro’). Viene spesso identificato grazie al Test di Lang (una cartolina plastificata in cui il bambino deve riconoscere alcune figurine in rilievo). La terapia consiste nell’occlusione dell’occhio sano, per costringere quello pigro a lavorare. Può essere risolutiva, a patto che venga effettuata entro i 6-8 anni di età.

di Degani Francesco

Piazza Vittorio Emanuele, 13 37024 - Negrar (VR) - Tel. 045 7501223 2013 novembre, dicembre - 71


BREVI - aoui verona

Prostatectomia radicale robotica al primo corso Si.F.A.R.V.

Lunedì 4 novembre è iniziato il primo corso teorico-pratico del Si.F.A.R.V. (Scuola simulazione e formazione avanzata delle Regione Veneto) dedicato alla Prostatectomia radicale robotica, sotto la direzione scientifica del prof. Walter Artibani, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. La simulazione è il metodo di addestramento “interattivo” attualmente più utilizzato e studiato e la sua applicazione, diffusa inizialmente soprattutto in area chirurgica e dell’emergenza, sta ora interessando più in generale l’attività assistenziale e la medicina della complessità. Uno dei vantaggi più significativi dell’addestramento tramite attività di simulazione è la possibilità di acquisire competenze e abilità, di progredire nell’apprendimento in ambiente sicuro, senza rischi per il paziente. L’integrazione di tecniche tradizionali di insegnamento e di simulazione porta dunque sicuri benefici sia per la sicurezza del paziente sia per i costi dell’addestramento. Sulla base di queste e altre valutazioni, viste anche le positive esperienze di questo tipo presenti in molte nazioni europee, fra le quali la Svezia, dove da anni è attivo a Lund il centro di simulazione “Practicum”, la nostra Regione ha deciso, con una delibera dello scorso anno, di istituire nell’ex ospedale di Valeggio un Centro regionale di Simulazione e Formazione Avanzata, individuando nell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona la sede dei corsi a carattere specialistico e affidando l’incarico di Responsabile del Coordinamento Regionale al Dott. Giovanni Motton. Il corso è diretto da urologi che - già esperti in chirurgia “open” della prostata e con esperienza in laparoscopia urologica - vogliono acquisire competenze aggiuntive testando l’attitudine alla

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Si.F.A.R.V.

Scuola Simulazione e Formazione Avanzata della Regione Veneto

1°Corso teorico-pratico di prostatectomia radicale robotica: training di simulazione e osservazione partecipata Verona, 4 - 5 - 6 - 7 - 8 novembre 2013 Centro Practice AOUI - Padiglione 1 Ospedale Civile Maggiore Sale Operatorie Urologia AOUI - Ospedale Policlinico Borgo Roma

Coordinamento Regionale

Docenti e Tutor

Centro di Simulazione e Formazione Avanzata per il personale sanitario della Regione Veneto

Stefano Cavalleri, Pierpaolo Curti, Vincenzo De Marco, Alberto Molinari: Urologia AOUI - Verona Antonio Celia, Guglielmo Zeccolini: Urologia AULSS 3 Bassano del Grappa Filiberto Zattoni, Fabrizio Dal Moro, Claudio Valotto: Urologia Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova Lucio Laurini, Vittorio Fulcoli: Urologia AULSS 15 Alta Padovana Ospedale Camposampiero Angelo Porreca, Angelo Cafarelli, Antonio Salvaggio: Urologia Policlinico Abano Terme Fabio Cassan, Giovanni Favero, Luigi Zanovello: Comandanti piloti aviazione Commerciale Esperti HF e CRM Enrico Polati, Nicola Menestrina: Anestesia e Rianimazione AOUI - Verona Paola Pasini: Gruppo Operatorio AOUI - Verona

Giovanni Motton, Coordinatore Si.F.A.R.V.

Direzione Scientifica

Walter Artibani, Professore Universitario Direttore Urologia AOUI Verona

Coordinamento Scientifico Gabriele Romano, Direttore Andrea Romano, Coordinatore Romina Leardini, Formatore

Servizio per lo Sviluppo della Professionalità e l’Innovazione AOUI Verona

con il patrocinio di Società Italiana di Urologia

in collaborazione con

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: Paola Carlini Servizio per lo Sviluppo della Professionalità e l’Innovazione AOUI - Verona tel. 045/8123814 fax 045/8123587 paola.carlini@ospedaleuniverona.it

chirurgia robotica, attraverso l’utilizzazione di simulatori e sviluppando specifiche abilità, non solo tecniche, attraverso la simulazione su computer e usufruendo di un prezioso aggiornamento sull’anatomia chirurgica della prostata anche osservando e partecipando, in sala operatoria, gli interventi chirurgici anche con l’ausilio della doppia console. Al termine del corso sarà effettuata una valutazione attraverso test a risposta multipla e test di simulazione. Date l’elevata professionalità dei docenti e la nutrita serie di lezioni tecniche e pratiche che si terranno al Centro Practice di Borgo Trento e nelle sale operatorie di Borgo Roma, l’avvio del programma Si.F.A.R.V. non poteva essere più prestigioso.



relax e benessere

Arriva l’inverno? Fatevi coccolare da Villa dei Cedri Il Parco Termale di Villa dei Cedri offre innumerevoli occasioni di svago, sport, benessere e relax anche nella stagione invernale

C

on l’arrivo della stagione invernale aumenta la voglia di calore, benessere e relax. I primi freddi, i primi acciacchi stagionali tendono ad indebolire e a stressare il nostro corpo. Esiste un luogo magico, sulle rive del Lago di Garda, che ci può aiutare a rendere l’inverno meno freddo, riscandandoci corpo e spirito. Stiamo parlando dello splendido Parco Termale del Garda di Villa dei Cedri, immerso nella natura, circondato da alberi secolari e con una sorgente termale naturale dove è possibile ritrovare il proprio benessere. Il parco termale offre innumerevoli occasioni di svago, sport, benessere e relax dove gli amanti della natura possono fare corroboranti passeggiate nell’entroterra, alla scoperta di seducenti alberi secolari. Fiore all’occhiello della struttura il lago termale, aperto tutto l’anno) con acqua sorgiva mantenuta ad una temperatura costante di 33/34°C. Si sono ideate due vasche che sono state immerse nel laghetto, in una della due vasche la temperatura è di 37°C, nell’altra di 39°C in modo da poter creare una temperatura differenziata rispetto a quella

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del laghetto. La grotta offre svariati idromassaggi con vari zampilli d’acqua. Altri idromassaggi, fontane per massaggio cervicale e getti d’acqua più calda sono disseminati un pò ovunque. Di fronte al lago termale c’è una grande serra cosiddetta “Giardino d’inverno” fatta in ferro e vetro riscaldata e dotata di tutti i servizi necessari: lettini per relax, bar-pizzeria, tavola calda, spogliatoi, guardaroba, servizi igienici e docce. La ristorazione presso il parco avviene anche su prenotazione di gruppi e le varie strutture presenti possono accogliere grandi capienze per matrimoni, congressi, meeting, convegni, cene di gala. Sempre all’interno del parco termale c’è un raffinato centro benessere ricavato nelle antiche scuderie del 1600. Qui si eseguono trattamenti viso e corpo con uso di vari prodotti tra cui quelli della linea “Parco Termale del Garda”. Inoltre in eleganti cabine vengono effettuati massaggi estetici singoli o di coppia. L’acqua termale di Villa dei Cedri è definita oligo-


tilità per poter essere applicata nella balneoterapia, trattamento efficace nelle terapie riabilitative, in medicina sportiva, oltre che in affezioni dermatologiche. Presso la piscina coperta è inoltre possibile svolgere il Medical Fitness in Acqua termale, programma di esercizio fisico rivolto alle persone con alterazioni metaboliche e fisiologiche (ipertensione, sovrappeso, valori di trigliceridi e colesterolo fuori norma) e patologie croniche diagnosticate (diabete, osteoporosi, artrosi, obesità) ma che si trovano comunque in condizione di salute stabile, e che hanno bisogno di aumentare la pratica dell’attività motoria. Inoltre, sempre nella piscina termale vengono proposti corsi di acqua fitness rivolti a persone di tutte le età, acqua gym e corsi di nuoto. Due le possibilità di alloggio all’interno del parco. La prima - più lussuosa ed esclusiva - presso l’Hotel Villa dei Cedri, struttura costruita a cavallo del XVIII ° e XIX ° Sec. dalla quale, dopo il restauro, sono state ricavate stanze ai piani di varie metrature. In ogni stanza è installata una vasca di grandi dimensioni (mt. 2,06 x mt. 2,18), dotata di oltre 35 idromassaggi, che riceve acqua continua dai pozzi termali. Nel soffitto del locale che contiene la vasca idromassaggio è stato realizzato un cielo stellato utilizzando fibre ottiche a caduta d’angelo con colori cangianti (cromoterapia). La vasca infine è dotata anche di musica e aromi (musico e aromaterapia). L’illuminazione dei bagni è realizzata con cristalli Swarovsky e la doccia è dotata anch’essa di cromoterapia essendo illuminata a fibre ottiche. I saloni al piano terra della Villa possono accogliere i clienti offrendo un ambiente aristocratico e di relax. La residenza è più stile country ed è un complesso di piccoli/medi appartamenti ricavati da un restauro di vecchi fabbricati ubicati nel centro storico di Colà. Ogni appartamento dispone di una piccola cucina e di una sala termale con grandi vasche da bagno. Il Parco Termale Villa dei Cedri è sempre aperto anche d’inverno.

I costi del biglietto di ingresso variano a seconda dei servizi. minerale, bicarbonato-calcio magnesiaca con una quantità non trascurabile di silicio e perciò molto leggera, con poco residuo fisso. Ha perciò la versa-

info: www.villadeicedri.it Marina Soave 2013 novembre, dicembre - 75


incontinenza

L’incontinenza urinaria una malattia silenziosa

Conoscere ed allenare il pavimento pelvico, altre semplici regole di vita quotidiana, possono servire per gestire l’incontinenza

P

er Incontinenza Urinaria (IU) si intende qualsiasi perdita involontaria di urina. Questa definizione è stata elaborata e riconosciuta dal mondo scientifico (International Continence Society 2012). Si tratta di un sintomo che interessa non più solo le persone di una certa età o in menopausa, ma sempre più frequentemente anche quelle più giovani (in Italia oltre 30.000 donne soffrono di incontinenza urinaria, di cui il 50% di incontinenza da sforzo, il 40% di incontinenza mista e il 10%

Equipe UO di Riabilitazione

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di incontinenza da urgenza); il disturbo è accompagnato da sensazioni di imbarazzo, disagio e frustrazione, dovuti al timore che la perdita possa in qualche modo essere percepita da chi sta intorno (odore, vestiario bagnato, ecc.). Per questi motivi chi ne soffre difficilmente ne parla, spesso limita le attività sociali, modifica le relazioni familiari e personali in genere, fino ad arrivare ad una perdita di autostima. L’incontinenza si presenta principalmente nelle seguenti forme:


volontario. Il meccanismo involontario è l’attività che comporta il riempimento della vescica. La sensazione di pienezza innesca il meccanismo volontario. La funzione del muscolo volontario (pubo-coccigeo) è quella di contribuire a mantenere chiusa l’uretra ed evitare, così la perdita di urina. Quando noi “facciamo pipì” rilassiamo questo muscolo. L’incontinenza

- incontinenza urinaria da sforzo: perdita involontaria di urina che si manifesta in occasione di sforzi fisici, starnutendo o tossendo. - incontinenza urinaria d’urgenza: perdita involontaria d’urina accompagnata o immediatamente preceduta da urgenza, ossia un desiderio di mingere non procrastinabile nel tempo. - incontinenza urinaria mista: in questa forma sono presenti entrambe le condizioni sopra descritte. Negli ultimi decenni le ricerche sviluppate sull’argomento hanno dimostrato come la fisioterapia e la riabilitazione del pavimento pelvico costituiscano il primo approccio terapeutico per la cura dell’incontinenza urinaria. Questa terapia consiste nell’utilizzo di semplici esercizi terapeutici diretti alla zona genitale e/o di strumenti elettromedicali; entrambi hanno l’obietivo di migliorare la condizione dei muscoli del pavimento pelvico. Il pavimento pelvico o perineo è l’insieme di muscoli, legamenti che chiudono il bacino nella sua parte inferiore. Le sue funzioni principali sono: - garantire il sostegno dei visceri (vescica, utero, retto), - contribuire alla continenza fecale ed urinaria, - favorire una buona attività sessuale. La minzione ovvero come riusciamo a fare pipì

La minzione è un meccanismo volontario e in-

Se questo muscolo per vari motivi non ha più una buona tenuta, è possibile che si perda urina. Questo succede soprattutto quando si fanno sforzi o si tossisce, starnutisce, ecc. (aumento della pressione endoaddominale). è comunque importante ricordare che la continenza è assicurata da più fattori, quindi una tenuta inefficace del muscolo pubo-coccigeo non è l’unica causa di incontinenza. A chi può succedere?

A tutti. Ci sono però alcuni fattori predisponenti : - parto - menopausa e/o variazioni ormonali - obesità e/o variazioni eccessive di peso (essere in sovrappeso è un fattore di rischio per l’incontinenza urinaria perché il peso corporeo grava ulteriormente sull’amaca perineale) - diabete - lavori pesanti - interventi chirurgici - attività sportiva molto intensa - patologie della colonna vertebrale - patologie dell’apparato respiratorio (esempio: asma, bronchiti croniche, ecc.) Oltre a conoscere ed allenare il pavimento pelvico, altre semplici regole di vita quotidiana possono servire per gestire il disturbo. Abitudini che vanno evitate: - andare a fare la pipì senza avere la vescica piena; - diminuire l’introduzione di liquidi allo scopo di limitare le perdite. È pertanto consigliabile rispettare il proprio fabbisogno, anche in relazione allo stile di vita; - urinare di notte senza sentire lo stimolo; 2013 novembre, dicembre - 77


taria Integrata (AOUI) di Verona è presente un settore dedicato alla rieducazione del pavimento pelvico. A tale servizio si accede tramite visita fisiatrica, prenotabile al Centro Unico Prenotazioni (telefono 045.8121212) con l’impegnativa del proprio medico di base. Durante la visita il medico fisiatra farà una valutazione per l’eventuale presa in carico e successivamente verrà dato l’appuntamento per iniziare il trattamento riabilitativo che sarà eseguito da una fisioterapista con competenze specifiche. Esso viene così suddiviso: - mantenere una scorretta postura durante la min- - sedute a piccoli gruppi (5/6 persone) a scopo inzione. formativo, educativo, preventivo e di condivisione. Abitudini da incoraggiare: - sedute individuali con valutazione del fisioterapi- fare la pipì solo quando si sente la vescica piena, sta sulla funzionalità della muscolatura del pavimensenza però rimandare troppo; to pelvico e ascolto delle problematiche correlate e - introdurre una quantità adeguata di liquidi; successivo trattamento riabilitativo personalizzato e - limitare l’assunzione di caffè, the, coca-cola, al- graduale. Tale trattamento si avvale di tecniche tipo colici perché sono sostanze eccitanti e possono sti- manuale (per favorire la percezione delle strutture molare l’urgenza; del pavimento pelvico e del loro funzionamento) - svolgere un’attività fisica moderata; e di tipo posturale con programma di esercizi pro- mantenere una buona postura; gressivi da ripetere in autonomia. - svolgere gli esercizi specifici per il pavimento pel- - controllo a distanza per valutare i risultati ottenuti. vico regolarmente in autonomia; - imparare a fare correttamente pipì. Conclusione La riabilitazione del pavimento pelvico in AOUI è presente dagli inizi degli anni 90. Attualmente Innazitutto, come scirtto sopra, fare pipì solo le persone che accedono all’U.O. di riabilitazione quando la vescica è piena. Inoltre non si deve trat- sono inviate dai medici di base, dal ginecologo, tenere la pipì oltre il secondo segnale di bisogno. dall’urologo, dall’ostetrica o semplicemente dal è necessario sedersi correttamente sul water e at- passaparola tra chi ha riconosciuto la validità del tendere il rilassamento della muscolatura pelvica. trattamento e il miglioramento della propria quaNon si deve spingere per accelerare l’inizio della lità della vita. minzione o per finire prima. è importante svuotare la vescica completamente. Dott. Pier Alberto Pernigo Ricordare che lo “stop-pipì” non è un esercizio, ma Direttore Equipe UO di Riabilitazione solamente una verifica per capire con precisione Dott. Ermes Vedovi la sensazione di contrazione del muscolo puboDott.ssa Chiara Zanfisi coccigeo. Se viene eseguito come esercizio si può Medici Fisiatri di riferimento andare incontro ad alcuni rischi come il danno del Ft. Maria Grazia Grandi riflesso della minzione e infezioni urinarie a causa Coordinatrice del residuo minzionale. Ft Federica Frassani Ft Paola Gaioni A chi rivolgersi Ft Elisabetta Muraro Ft Chiara Pigozzi All’interno dell’Unità Operativa di Medicina Fisica Fisioterapiste dedicate e Riabilitazione dell’Azienda Ospedaliera UniversiIl modo corretto di fare la “pipì”

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dibattito

Dolore, tra ragione e fede Il dibattito ha tra l’altro sottolineato la fatica degli operatori sanitari a convivere giorno dopo giorno con il dolore dei pazienti e familiari

T

utti, prima o poi, abbiamo esperienza del dolore ed è una tipologia di conoscenza del tutto irriducibile alle altre modalità di percezione del mondo che così appare trasformato nella sua interezza. In questo senso il dolore appartiene al genere delle esperienze “cruciali” poiché sottopone gli uomini ad una tensione che, quando non produce distruzione, accresce certamente la percezione. Il direttore dell’AOUI, il Dott. Sandro Caffi, è riuscito a portare anche a Verona le opere che l’artista polacca Anna Gulak ha dedicato alla personalità del Beato Giovanni Paolo II. Alcune di queste opere, che ripropongono il tema del dolore e della sofferenza, hanno offerto l’occasione per un dibattito sul tema “Dolore: tra ragione e fede”. Su questo tema hanno dialogato, proponendo riflessioni dal punto di vista religioso, etico, spirituale, picologico e terapeutico il prof. Corrado Vassanelli, la dr.ssa Elena Bravi, il dr. Giuseppe Moretto, la dr.ssa Giovanna Ghirlanda e padre Augusto Chendi, sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. Spesso assimiliamo il dolore alla sofferenza ma il dolore contrassegna la dimensione più fisica del patire, mentre la sofferenza la dimensione psichica. È chiaro che le due dimensioni sono strettamente connesse e risultano interdipendenti, pur non essendo la medesima cosa. Ma la domanda che ciascuno di noi si fa davanti al dolore ed alla sofferenza è quella del “perché”. E da questa domanda nasce il conflitto tra fede e ragione. Se da un lato ci si chiede «quale Dio può permet80 - novembre, dicembre 2013

tere la sofferenza?», dall’altro, la scienza medica pur cercando di ridurre la “sofferenza” a “dolore”, riconducendo cioè il “mistero” ad un “problema” tecnico da risolvere, non riuscirebbe in alcun caso a ridurre al silenzio quell’interrogativo radicale che abita nel cuore dell’uomo sul proprio destino, quell’esigenza di salvezza alla quale non si può dare una risposta umana. La sofferenza, in particolare, costituisce una via per conoscere l’uomo e la sua identità profonda. In teologia una teoria che potremmo definire “doloristica” ha condotto all’idea che il dolore fisico sia in sé portatore di merito o addirittura di carattere redentivo, come se Dio, il Padre pieno di amore per ogni uomo, avesse bisogno del dolore degli innocenti per muoversi a compassione e salvare! Nel Cristianesimo il dolore è ricondotto non a una colpa ma a uno scopo, al progetto di Dio. Il dolore, innocente quanto al soggetto che lo vive, è però in sé misteriosamente finalizzato da Dio alla salvezza. Dio lo permette per trarne un bene maggiore, come diceva Agostino e come ribadisce oggi il Catechismo (compendio art. 58). Sono essenziali due qualità dell’anima per poter costituire l’atteggiamento spirituale e anche quello intellettuale più adeguati a un corretto discorso sul dolore: la passione per l’uomo -perché è da qui che scaturisce il “continuo tormento della coscienza” (come diceva San Bonaventura) e la passione per la verità, l’onestà intellettuale che non si accontenta più di esortazioni e di appelli ai sentimenti.


Diversamente dai seguaci del pensiero razionalistico di Nietzsche, che pensano partendo dal mondo e dalla sua necessità, e quindi non si scandalizzano del dolore, (che così non è né colpevole né innocente, ma semplicemente è), il cristianesimo non può non scandalizzarsi di fronte al dolore che affligge la vita dell’uomo perché il bene dell’uomo risiede in Dio, e che Dio ne è garante. L’uomo è corpo, e il dolore che gli viene dal corpo deve essere vinto. L’uomo è psiche, e la sofferenza che gli viene dalla psiche deve essere vinta. L’uomo, però, è anche spirito, cioè una particolare forma di vita psichica che si scopre libera dal corpo e dalla sua necessità e che sa guardare al mondo nel suo insieme ricercandovi senso, giustizia, bellezza, verità. Per questo il dolore è un enigma lacerante, e il dolore che colpisce gli innocenti inquieta le nostre coscienze come più non sarebbe possibile. È un dolore non fisico e neanche propriamente psichico, che appartiene alla dimensione più alta della vita umana e non si vincerà mai, per lo meno nella misura in cui l’essere umano rimarrà dotato cioè di quella particolare forma di sapere che è anche la consapevolezza di sapere. La sola percezione del mondo in questo momento, dei milioni di morti per fame o per malattie facilmente curabili, delle sperequazioni abissali tra Paesi ricchi e Paesi poveri, ci convincerà che avere

davvero coscienza della realtà significa necessariamente soffrire. Come soffre chi, nel dovere quotidiano vede la sofferenza nel volto del paziente e dei suoi familiari. Avere davvero coscienza della realtà, soffrendo per questo, proietta le anime spiritualmente mature di fronte a due possibilità: o fuggire dal mondo, o amarlo ancora di più, accettando di essere un seme che marcisce nella terra. Anche se sappiamo che dall’amore nasce la passione e la passione può dare sofferenza. Ecco perché fare del dolore soltanto un problema da risolvere sia un grosso limite posto alla capacità dell’uomo di interrogarsi e riflettere su se stesso, sul mondo e su Dio. E’ giusto e doveroso vincere il dolore fisico e la sofferenza psichica, ma è altrettanto giusto e necessario fare del dolore che “innocente”, perché non ha colpa, e della sofferenza spirituale, due strumenti indispensabili a farci comprendere il vero senso del nostro essere al mondo. Il dibattito scaturito dalle immagini dedicate a Giovanni Paolo II si è chiuso con una delle sue citazioni sulla sofferenza umana in occasione del Giubileo degli ammalati: ‘’Bisogna rendersi conto che anche il dolore e la malattia fanno parte del disegno di Dio, e come tali vanno accettati, anche se è giusto lottare contro la malattia, perché la salute è un dono di Dio”. Corrado Vassanelli 2013 novembre, dicembre - 81


BRevi - aoui veRona

Arte in ospedale: Lorenzo Razzo al Polo Confortini

La Personale “Sogno in un bosco blu” del pittore veronese Lorenzo Razzo nello spazio che si affaccia su Piazza Canneto del Polo Confortini, si inserisce nell’iniziativa “Arte in Ospedale” che è cominciata nel dicembre dello scorso anno e che ha ottenuto positivi consensi di critica e di pubblico, vista la tanta partecipazione del personale ospedaliero, dei pazienti, dei visitatori e di tutti coloro che transitano in ospedale. L’Artista Lorenzo Razzo ha presentato ventiquattro grandi tele dipinte a olio che raffigurano singolari paesaggi dal gusto tipicamente veneto per l’intenso cromatismo che li percorre: intense composizioni ,caratterizzate da gradazioni tonali insolite, da contrappunti brillanti e vivacissimi. Sembra che il pittore abbia assorbito gli umori delle zolle, l’armonia e la dolcezza delle estese campagne e delle vallate, ritraendo la natura con una ricchezza di tinte fuori dall’ordinario, nutrita da una tavolozza imprevedibile ed estrosa. C’è una profonda sensibilità emotiva , c’è un bisogno interiore di estrarre dal profondo quella necessità fatta di emozioni che traboccano dal suo animo colmo di tensioni, di sentimenti forti: è quasi una catarsi che libera ed eternizza forme e colori rapiti dalla terra, dal cielo, dal mare e

fatti rivivere sulla tela quasi per incanto. Lorenzo Razzo dipinge anche la sua Verona tanto amata nella prospettiva di Piazza Erbe, lungo i corsi d’acqua, sul declinare del cotto di Ponte Pietra, dove si sviluppano autentiche poesie di luce fusa con i fruscii del vento, con gli umori e le fragranze del Lungadige, con i primi raggi caldi di un tiepido mattino. Con la sua mostra Luciano Razzo, che si definisce “pittore di strada”, ha saputo regalare a tutti i numerosi visitatori la gioia che illumina gli occhi e che arriva direttamente al cuore.

Marifulvia Matteazzi Alberti


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Valpolicella Benaco BANCA

Radici diverse... valori comuni Sant’Anna d’Alfaedo

Caprino Veronese Costermano Garda

Marano di Valpolicella

Albarè

Bardolino

Valgatara Sant’Ambrogio di Valpolicella

Negrar

S. Pietro in Cariano Arbizzano Pescantina

Colà Sandrà Verona



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