VEroNA inFORmA
atuita!
r Copia g
n. 15 - anno 3 - novembre/dicembre 2014
magazine di medicina | psicologia | salute e benessere
psicologia
Rituali di serenitĂ nella routine per i bambini medicina
Il ruolo dell'ospedale nelle dipendenze eventi
AgorĂ :
le famiglie e la cittĂ incontrano la musica
speciale
Adolescenza In Forma
il portale per giovani e famiglie
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Consigli e informazioni per vivere meglio
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VEroNA inFORmA www.veronainforma.net
Sommario
focus 30 Caffè al ginseng 45 L'Arte in Ospedale
editoriale
6 Buon Natale e buon 2015 Verona!
A cura di Alberto Cristiani
Ulss 21 8 L’Azienda ULSS 21di Legnago Vincitrice dell’Oscar di Bilancio della Pubblica Amministrazione 2014
medicina 10 Medicina: La medicina di genere
A cura del Dott. Roberto Castello
14 Ulss21: Nomine all’Ulss 21 di Legnago, tre nuovi Dirigenti
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A cura del Dott. Massimo Piccoli
16 Ulss21: Al Mater Salutis operato un bambino siriano di sette anni ferito all’occhio durante un bombardamento
eventi&informazioni
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A cura del Dott. Massimo Piccoli
A cura del Dott. Vittorio Antonino
20 Medicina: Le tecniche di procreazione medicalmente assistita. Ospedale Policlicodi Borgo Roma
A cura del Dott. Stefano Zaffagnini
22 Medicina: Sindrome premestruale e l'alimentazione
A cura di Sonia Magagnotto
24 Medicina: Il ruolo dell’ospedale nelle dipendenze
A cura del Dott. Fabio Lugoboni
salute&benessere
A cura del Dott. Luigi G. Grezzana
55 Verona per la Giornata del Parkinson 56 Ants-onlus per l'autismo
18 Medicina-ortodonzia: Funzione linguale o deglutizione
A cura di Marifulvia Matteazzi Alberti
47 A.C.I.S.J.F. Protezione della Giovane 53 è nata la rete oncologica veneta 54 Scuola Medica Ospedaliera
12 Brevi:Alloggi A.T.E.R. 38 Informazione Medica: “VIVA ! Verona 2014”
A cura di Alberto Cristiani
42 Assistenza medica: PrivatAssistenza un aiuto a 360° per tutta la famiglia A cura di Alberto Cristiani 50 Spettacolo: Agorà. Le famiglie e la città incontrano la musica
lettura
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33 Sos studenti: la scuola di Lucignolo
36
A cura di Alessia Bottone
36 Scienza e cucina: Uno scienziato in cucina: provare per credere
A cura di Alessia Bottone
Inserto Adolescenza InForma 60 Educazione: La riflessione di un'insegnante: autorità, autorevolezza e amore
26 In movimento con la Biodanza
62 Educazione: Giovani che insegnano a restare giovani
A cura della Dott.ssa Elvira Iudica
34 Il Raglio Magico
A cura di Alessia Bottone
A cura della Prof.ssa Daniela Galletta
A cura di Carlo Tregnaghi
psicologia
64 Psicologia: Mindfulness ed adolescenza
29 Psicologia infantile: Rituali di serenità nella routine
66 Psicologia: Quando i sogni diventano realtà
A cura di Simona Granito
A cura della Dott.ssa Stefania Rotondo
A cura di Lucia Marchesini
Numeri Utili Emergenze
113 Soccorso pubblico di emergenza 112 Carabinieri 115 Vigili del fuoco 118 Emergenza sanitaria 045 500333 Polizia stradale 045 8078411 Polizia municipale 045 8075511 Centralino ULSS 20 045 6138111 Centralino Presidio Ospedaliero “G. Fracastoro” San Bonifacio 045 8075111 Centralino Presidio di Marzana 045 8121111 Ospedale di Borgo Trento 045 8121111 Ospedale di Borgo Roma 045 8121212 Ufficio Prenotazioni CUP (Centro unico prenotazioni) 848 242200 CUP ULSS 20 840 000877 Disdette visite ed esami (no di radiologia) 045 7614565 Guardia medica - Servizio di Continuità Assistenziale (ascoltare segreteria) 045 8041996 Farmacie di Turno 045 6712111 Ospedale di Bussolengo 045 6207111 Centro Sanitario Polifuzionale di Caprino Veronese 045 6648411 Ospedale di Isola della Scala 045 6589311 Ospedale di Malcesine 045 6338111 Ospedale di Villafranca 045 6338666 Servizio di Continuità Assistenziale 045 6338181 Centro Unificato Prenotazioni 045 6712666 Ufficio Relazioni con il Pubblico 0442 622000 Guardia medica - Sevizio di Continuità assistenziale ULSS 21 0442 622111 Centralino Ospedale Mater Salutis di Legnago ULSS 21 045 6999311 Centralino Ospedale San Biagio di Bovolone 045 6068111 Centralino Ospedale Riabilitativo Don L. Chiarenzi di Zevio 0442 537711 Centralino Centro Sanitario Polifunzionale di Nogara ULSS 21 0442 30500 Punto Sanità distrettuale di Cerea ULSS 21 848 868686 CUP ULSS 21 (da telefono fisso) 0442 606973 CUP ULSS 21 (da telefono cellulare) 0442 622692 Ufficio Relazioni con il Pubblico ULSS 21
Pubblica Utilità
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117 1515 045 8090411 045 8090711 045 8078411 045 8077111 800016600 19696 803803 064477 803116
Guardia di Finanza Servizio antincendi boschivo del corpo forestale dello Stato Questura di Verona Polizia Stradale di Verona Polizia Municipale Comune di Verona Drogatel Telefono Azzurro Soccorso stradale Automobile Club d’Italia Soccorso stradale
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editoriale
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n° 4035/2012 Proprietario ed editore Verona Informa s.a.s. di Giuliano Occhipinti & C. Direttore Responsabile Alberto Cristiani Redazione Alberto Cristiani, Giuliano Occhipinti, Alessia Bottone Impaginazione grafica Porpora ADV di Michela Chesini Stampa Mediaprint Relazioni esterne e marketing Giuliano Occhipinti Contatti Redazione: +39 345 5665706 Mail: veronainforma@gmail.com Web: www.veronainforma.net Pubblicità: +39 347 4773311 Hanno collaborato per questo numero: Dott. Roberto Castello, Dott. Massimo Piccoli, Dott. Vittorio Antonino, Dott. Stefano Zaffagnini, Sonia Magagnotto, Dott. Fabio Lugoboni, Dott.ssa Elvira Iudica, Simona Granito, Marifulvia Matteazzi Alberti, Dott. Luigi G. Grezzana, Prof. Michele Tinazzi, Prof.ssa Daniela Galletta, Carlo Tregnaghi, Dott.ssa Stefania Rotondo, Lucia Marchesini Foto: Archivio fotografico Verona Informa s.a.s., Ufficio stampa AOUI Verona, Ufficio stampa Azienda Ulss 20, Ufficio stampa Azienda Ulss 21, Ufficio stampa Azienda Ulss, CEMS Verona
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Alberto Cristani
Buon Natale e buon 2015 Verona!
Come più volte sottolineato, anche in precedenti editoriali, “stare bene” non significa solamente curare/prevenire malattie o patologie. Il nostro benessere è regolato da una serie di fattori e circostanze che molte volte vengono influenzate dalla realtà in cui viviamo. Stare bene con noi stessi, con l’ambiente che ci circonda e con gli altri è il primo passo verso un ottimale equilibrio psico-fisico che, conseguentemente, incide sulla nostra salute. “Volersi bene” è uno dei fattori che può senza dubbio aiutarci a vivere meglio. Il Natale è uno dei momenti in cui si diventa più buoni o - per meglio dire - abbiamo bisogno di bontà. Luci, colori, profumi, atmosfere incantate colorano la nostra città e le nostre case. A Verona è possibile riscaldarsi il cuore (e tornare ad essere bambini…) grazie anche ai suggestivi Mercatini di Natale che da ormai sette anni rendono magiche piazza dei Signori, cortile del Tribunale, cortile Mercato Vecchio e - per la prima volta quest’anno - piazza Indipendenza. Si tratta di un appuntamento che richiama a Verona ogni anno all’incirca 500 mila persone provenienti da tutta Italia e quindi un'occasione per far conoscere la nostra città, mantenere vivo ed attivo il centro storico e le attività economiche anche nel periodo invernale. All’interno dei mercatini di Natale uno spazio particolare è dedicato ai mercatini più antichi d’Europa, quelli di Norimberga. Saranno presenti anche cinque associazioni di volontariato: Abeo, Anavi, La Trottola, Volontariato Perez e Gruppo di sostegno Dba. Sono invece circa 60 gli espositori. I mercatini, inaugurati il 21 novembre, saranno aperti fino al 28 dicembre tutti i giorni dalle 10 alle 21.30, venerdì, sabato e prefestivi dalle 10 alle 23. Una buona vita passa anche dalle piccole cose, da dettagli che molte volte purtroppo diamo per scontati. Farsi avvolgere dall’atmosfera natalizia non avrà effetti miracolosi, è evidente, ma forse potrà aiutarci a tornare-rimanere in forma. E, oggi come oggi, è già un grande obiettivo! Buon Natale e buon 2015 a tutti!
foto: www.nataleinpiazza.it
Buon NaTAle e FEliCe 2015! la Direzione e tutto lo Staff
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U ULSS 21
L’Azienda ULSS 21 di Legnago Vincitrice dell’Oscar di Bilancio della Pubblica Amministrazione 2014 L’Azienda Ulss 21 di Legnago (VR) ha vinto l’Oscar di Bilancio della Pubblica Amministrazione 2014 per la categoria Aziende Sanitarie Locali.
Il prestigioso premio è stato assegnato a Roma alla presenza di Dino Piero Giarda, presidente della Giuria dell’Oscar di Bilancio della Pubblica Amministrazione, Silvia Scozzese, assessore al Bilancio del Comune di Roma e Patrizia Rutigliano, presidente della FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, associazione promotrice del premio). A rappresentare l’Azienda Ulss 21 di Legnago il Direttore Generale, Massimo Piccoli, il Direttore Amministrativo, Gabriele Gatti, il Direttore del Servizio Programmazione Controllo e Qualità Graziana Aguzzi e la collaboratrice Silvia Bonachini, la responsabile del Servizio Contabilità e Bilancio Marzia Faccioli e i componenti del Collegio Sindacale. “È per me un grande onore - ha commentato Massimo Piccoli, Direttore Generale dell’Ulss 21, rivolgendosi ai convenuti alla cerimonia di premiazione - essere qui oggi a ritirare questo premio ed è motivo di orgoglio poter ringraziare il Presidente della Regione Veneto dott. Luca Zaia che mi ha nominato direttore generale. Ringrazio il Direttore Generale della Sanità e Sociale dott. Domenico Mantoan, che ci supporta costantemente nelle attività di management. Esprimo gratitudine alla mia direzione strategica in particolar modo al Direttore Amministrativo dott. Gabriele Gatti, al Direttore del Servizio Programmazione Controllo e Qualità dott. ssa Graziana Aguzzi, alla responsabile del Servizio Contabilità e Bilancio dott.ssa Marzia Faccioli e a tutti i collaboratori”. “La nostra Azienda - ha commentato Piccoli - attraverso il Bilancio d’esercizio e il Bilancio Sociale, investe da tempo in strumenti volti ad aumentare la trasparenza e la comunicazione verso tutti gli utenti e le istituzioni.
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ULSS 21
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Da sx: Silvia Bonachini, Graziana Aguzzi (Direttore Servizio Programmazione Controllo e Qualità), Marzia Faccioli (Responsabile del Servizio Contabilità e Bilancio), Gabriele Gatti (Direttore amministrativo), Massimo Piccoli (Direttore generale Ulss 21), Elio Borgonovi (Presidente CERGAS), Francesco Ripa di Meana (Presidente FIASO), Dino Piero Giarda (Professore di Scienza delle Finanze, Università Cattolica di Milano)
Questo è un premio per tutti gli operatori dell’Azienda per il loro lavoro di squadra”. L’Azienda Ulss 21 di Legnago è la prima Azienda Ulss del Veneto ad aver ricevuto l’ambito riconoscimento e la motivazione con cui la giuria ha assegnato il premio così recita: “La relazione relativa al Bilancio di Esercizio 2013 dell’Ulss 21 è redatta seguendo gli standard di legge. Anche la nota integrativa è stata redatta secondo le indicazioni di legge e la documentazione fornita è completa e chiara. Il Bilancio Sociale è articolato in quattro macroaree e si presenta con un linguaggio fluido e comprensibile. Tutti i bilanci sociali prodotti dall’Azienda a partire dal 2007 sono disponibili per il download sul sito web aziendale. Anche in questo caso la grafica è di chiara lettura. Sono allegati al documento, in estratto, i bilanci. Nel complesso l’Azienda si segnala per una documentazione di ottimo livello sia per l’esaustività che per la chiarezza dei contenuti”. “Il Bilancio Sociale - spiega il Direttore Generale Piccoli - viene redatto dall’Ulss 21 per rendere partecipi i cittadini delle attività e della vita dell’azienda attraverso questo strumento di facile consultazione e lettura. Avendo mantenuto la stessa impostazione per tutte le sue edizioni, i dati sono confrontabili nel tempo, consentendo quindi al lettore di comprendere
Il Dott. Massimo Piccoli, Direttore Generale dell'Azienda Ulss 21 riceve il premio
l’evoluzione dell’attività aziendale nel corso degli anni. Il 2013 - ha poi precisato - si è chiuso rispettando l’obiettivo della perdita economica programmata. L’Azienda Ulss 21 - ha concluso Piccoli - è una realtà molto importante nella pianura veronese, lavorano 1728 dipendenti, 171 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, e specialisti convenzionati. Comprende 25 Comuni della Provincia di Verona con circa 160.000 abitanti con le strutture sanitarie di Legnago, Bovolone e Zevio, un Centro Sanitario Polifunzionale di Nogara, 16 Centri Servizi per anziani, un’Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT), una Unità Territoriale di Assistenza Primaria (UTAP) e una Medicina di Gruppo Sperimentale avanzata”. I bilanci sono stati esaminati sotto una pluralità di punti di vista grazie al lavoro condiviso delle numerose associazioni e istituzioni che collaborano al Premio: FERPI - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana AIAF - Associazione Italiana Analisti Finanziari; AIIA - Associazione Internal Auditors; ANDAF - Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari; ASSIREVI - Associazione Italiana Re-
visori Contabili; FIASO - Federazione Italiana Aziende Sanitarie Ospedaliere; GBS - Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale; Ragioneria Generale dello Stato; Università Bocconi. Per quanto riguarda la Sanità pubblica, sono state premiate la ULSS 21 di Legnago per le aziende territoriali e per le ospedaliere l’Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti Umberto I - G.M. Lancisi - G. Salesi di Ancona. Nella classifica degli Enti Locali, gli Oscar di categoria sono andati anche alla Provincia di Gorizia e al Comune di Formigine per i Comuni non capoluogo. Il premio “Oscar di Bilancio” è organizzato e gestito dalla FERPI - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana e annovera nel comitato promotore ANCI, Università Bocconi, Borsa Italiana, Cassa Depositi e Prestiti, Università Cattolica, Ragioneria Generale dello Stato, Conferenza Regioni e Provincie Autonome, FERPI, FIASO e IFEL.
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Dott.Roberto Castello
La medicina di genere A cura del Dott. Roberto Castello Direttore UOC Medicina Generale ad Indirizzo Endocrinologico Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata - Verona
Negli ultimi anni, come medici, abbiamo preso coscienza del fatto che esistono innegabili differenze diagnostiche e terapeutiche nella cura di uomini e donne. Molti degli studi sui quali basiamo le nostre evidenze e la nostra condotta si sono concentrati in passato prevalentemente (a volte esclusivamente) su casistiche composte da un solo sesso, portando a una standardizzazione del processo diagnostico-terapeutico tra uomini e donne, come l' uomo fosse il solo soggetto di riferimento senza però avere dati basati su EBM. La donna ha sofferto della cosiddetta “sindrome del bikini”, per cui le uniche patologie per le quali è stata protagonista di studi e trials sono state quelle a carico dell'apparato genitale e riproduttore. Oggi vi è evidenza che il sesso femminile è stato particolarmente “trascurato” da studi clinici e aziende farmaceutiche e che le differenze di genere, se meglio indagate ed elaborate, potrebbero portare alla formulazione di programmi di screening e terapia personalizzati in modo da trattare equamente, con la stessa considerazione, entrambi i generi e promuovere la comprensione del funzionamento del corpo per entrambi. Sappiamo che la vita media è di 79 anni nel maschio e di 85.6 nella donna , ma il tempo di vita sana è di 20.8 anni per entrambi; a dire che la donna vive di piu', ma sono anni caratterizzati da disabilità. I pochi dati ottenuti da studi condotti su soggetti di entrambi i sessi evidenziano invece differenze enormi in termini di fisiopatologia e farmacologia tra sesso maschile e femminile.
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medicina
chissima letteratura al riguardo e dove probabilmente l' incrocio dei sessi nei trapianti non è privo di ricadute sul risultato. Basterebbe pensare ad una donna che ha avuto una o più gravidanze con feto maschile e ha sviluppato anticorpi anticromosoma y, cosa succederebbe se venisse trapiantato un organo ricevuto da un soggetto maschio?
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La medicina di genere è la nuova frontiera. Non è solo la salute della donna. È una nuova dimensione che studia l' influenza del sesso e del genere su fisiologia, fisiopatologia e patologia umana. Si propone di descrivere le differenze anatomo-fisiologiche a livello di tutti gli organi e sistemi nell’uomo e nelle donna, identificare le differenze nella fisiopatologia delle malattie e descrivere le manifestazioni cliniche eventualmente differenti nei due sessi.
incidenza nella donna, forse per un diverso metabolismo dei carcinogeni del tabacco o per un ruolo non ancora identificato degli estrogeni; il cancro del colon retto, si presenta in età più precoce nei maschi che nelle femmine, nelle quali interessa più frequentemente il tratto ascendente. Questo potrebbe portare a rivedere l' età alla quale proporre lo screening con il sangue occulto tra maschi e femmine.
Prendiamo ad esempio le patologie cardiovascolari. Gli studi a disposizione sono stati condotti quasi solo esclusivamente su soggetti di sesso maschile. Ciò che oggi appare evidente è che nella pratica quotidiana negli ultimi 30 anni l'incidenza di infarto è diminuita nei maschi e aumentata nelle femmine. Fattori di rischio come il fumo di sigaretta, il diabete e l'ipertensione arteriosa procurano maggiori danni nella donna che nell’uomo. La polarizzazione dell'interesse sul sesso maschile ha fatto sì che le donna sia meno sottoposta a interventi diagnostici e terapeutici come coronarografia e bypass rispetto all’uomo. Da un punto di vista clinico il dolore toracico si palesa nell' uomo con il classico angor, mentre nelle donne spesso viene lamentato a livello addominale.
La percezione dello stimolo doloroso differisce notevolmente. Gli studi disponibili dimostrano una più bassa soglia del dolore nel sesso femminile. Anche nell’abuso di sostanze vi sono notevoli differenze tra sessi. Le donne iniziano con dosi minori di sostanze stupefacenti, ma si disintossicano più difficilmente e hanno più spesso ricadute. Da tempo ormai si registra un aumento dell'incidenza di abuso etilico nelle donne, che presentano danni d'organo conseguenti più gravi. Il diabete è prevalente nel sesso maschile, ma la donne diabetiche hanno una probabilità maggiore di sviluppare eventi coronarici o cerebrovascolari sia fatali che non in misura maggiore che nell' uomo indipendentemente dai fattori di rischio vascolari tradizionali. Un discorso particolare dovrebbe essere fatto per i trapianti, dove c'è po-
Differenze importanti sono state documentate anche per quanto riguarda i tumori. Ad esempio il tumore del polmone ha un’aumentata
L'artrosi è nettamente prevalente nel sesso femminile dove è responsabile di gravi disabilità L'unica situazione opposta è l' osteoporosi. Si è sempre pensato che fosse una patologia a carico del sesso femminile, in realtà è frequente anche nell' uomo, solo che viene molto meno studiata. Si è visto che nel sesso maschile si registra un aumento della mortalità per fratture di femore rispetto al sesso femminile. Oramai ci sono dati certi sul diverso impatto tra due sessi nella distribuzione, nel metabolismo e nell’efficacia dei diversi farmaci. Nella valutazione farmacologica attuale non è prevista l’analisi in base al genere. Come scriveva Glezerman la Medicina di oggi è a un punto di svolta, simile a quello che visse 150 anni fa quando, avendo capito che un bambino non è un adulto in miniatura e che il sistema/corpo del bambino è completamente diverso da quello dell’adulto, ha organizzato la branca della Pediatria. La strada per giungere ad un trattamento equo e su misura di uomo e donna è molto lunga: deve cambiare la ricerca, la formazione dei medici, deve aumentare la conoscenza delle differenze che è al momento insufficiente e penalizza la donna. La diagnosi ed i trattamenti medici devono adattarsi a queste differenze, perché la Medicina di genere ha il fine di sviluppare protocolli di ricerca che trasferiscano i risultati genere-specifici nella pratica clinica.
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Alloggi A.T.E.R.
Vi chiedete cosa fare e a chi rivolgervi per accedere ad un alloggio A.T.E.R.?
Eccovi in breve tutte le risposte
I cittadini che vogliono fare domanda per accedere ad un alloggio di edilizia residenziale pubblica (e.r.p.) di proprietà dell'A.T.E.R. di Verona devono rivolgersi al Comune che ha emanato il bando per l'assegnazione e che in seguito provvederà a redigere una graduatoria dalla quale attingere per le assegnazioni degli alloggi. Naturalmente vi sono dei precisi requisiti per partecipare al bando di concorso e conseguire l'assegnazione di un alloggio e.r.p.: Reddito annuo complessivo del nucleo familiare non superiore a determinati limiti; Possesso della cittadinanza italiana, di uno stato membro dell'Unione Europea o extra Unione Europea con regolare carta o permesso di soggiorno di durata almeno biennale e con regolare attività lavorativa; Residenza anagrafica o attività lavorativa svolta nel Comune cui si riferisce il bando; Non titolarità di diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione su altri alloggi; Assenza di precedenti assegnazioni in proprietà immediata o futura; Non aver ceduto l'alloggio di e.r.p. eventualmente assegnato in precedenza; Non occupare o aver occupato senza titolo un alloggio di e.r.p..
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“È importante sottolineare - spiega il Presidente Cordioli - che questa è l’unica strada da percorrere per accedere all'assegnazione di un alloggio ATER. Accade molto spesso - conclude Cordioli - che i cittadini si rivolgano agli Uffici dell'ATER per chiedere l'assegnazione di un alloggio, talvolta anche indirizzati dagli Uffici comunali che sostengono sia necessario rivolgersi a noi. Purtroppo non è così e poiché non vogliamo far perdere tempo prezioso agli utenti, invitiamo tutti a rivolgersi agli Uffici Comunali."
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U Ulss21
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Dott. Massimo Piccoli
Nomine all’Ulss 21 di Legnago:
tre nuovi Dirigenti nell’Area Amministrativa e Tecnico-Amministrativa A cura del Dott. Massimo Piccoli - Direttore Generale
Nominati tre nuovi Dirigenti nell’Area Amministrativa e Tecnico-Amministrativa, si tratta del Dott. Antonio Moretto, Responsabile del Servizio Sistemi Informativi, del Dott. Marco Molinari, Responsabile del Servizio Provveditorato Economato e del Dott. Dario Artioli. «A seguito dell'approvazione dell'Atto aziendale, che ridisegna la conformazione organizzativa dell'Ulss 21, abbiamo nominato tre nuovi dirigenti che andranno ad arricchire la dotazione di figure apicali nell’Area Amministrativa e Tecnico-amministrativa. Abbiamo pertanto rafforzato l’assetto organizzativo dell’ULSS di Legnago». Così il Direttore Generale dell'Azienda Ulss 21 di Legnago, Massimo Piccoli, ha salutato i tre nuovi Dirigenti da poco nominati presso l’azienda socio-sanitaria di via Gianella.
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«Il conferimento degli incarichi rientra negli obiettivi strategici che la nostra amministrazione ha portato avanti per valorizzare le professionalità interne - ha commentato il Direttore Generale - sicuro che i nuovi dirigenti consentiranno all’Ulss di Legnago di raccogliere al meglio la sfida che la nostra Azienda dovrà affrontare nei prossimi anni. Per noi questo è un momento positivo, presentiamo i tre nuovi dirigenti che guideranno settori strategici dell'area amministrativa e tecnico-amministrativa Aziendale come il Servizio Sistemi informativi con le nuove tecnologie informatiche e il Provveditorato Economato e Logistica con la complessità nelle operazioni di acquisto e gestione di servizi e nuove strumentazioni per l’Azienda. Abbiamo scelto tre validissimi professionisti che sono stati scelti sulla base di una rosa di candidati idonei, selezionati da apposite commissioni, in virtù della loro esperienza professionale e delle competenze organizzative e gestionali che - siamo convinti - porteranno una ventata di novità all’assetto organizzativo e funzionale delle unità operative e contribuiranno con la loro esperienza e le loro conoscenze al progresso e al potenziamento dell’Azienda. Auguro buon lavoro al Dott. Moretto, al Dott. Molinari e al Dott. Artioli per l’incarico che è stato conferito - ha sottolineato il Direttore generale - ci siamo impegnati affinché fossero assicurati al più presto i dirigenti in quanto si tratta di settori importanti dell’area amministrativa e tecnica e siamo contenti che oggi gli obiettivi trovino conferma». Gli incarichi dei nuovi dirigenti avranno la durata di cinque anni.
Dott. Antonio Moretto
Classe 1961, si è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova nel 1988. Dal 1989 al 1994 ha lavorato come Responsabile dell’Ufficio Statistico presso l’Ulss 31 di Adria, dal 1 gennaio 1995, nella stessa Ulss, ha la direzione del Sistema informativo, informatico, statistico e del controllo di gestione. Dal 1 gennaio 2005 al 21 aprile 2010, è Responsabile dell’Unità Organizzativa “Ufficio CUP Provinciale” e della gestione delle liste d’attesa ambulatoriali, organizzazione del servizio prenotazione nell’ambito della collaborazione tra l’Azienda Ulss 19 di Adria e l’Azienda Ulss 18 di Rovigo. Tra i recenti incarichi ricoperti nell’Azienda Ulss 19
Dott. Antonio Moretto
Dott. Marco Molinari
di Adria si annovera il Controllo e gestione del processo di conservazione dei documenti informatici e l’incarico di Responsabile della Prevenzione della Corruzione e Trasparenza.
Dott. Marco Molinari
Classe 1953, è un ritorno nell’Azienda Ulss 21 di Legnago. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Modena nel 1982, ha conseguito nel 2007 il Diploma post Universitario in “Management degli Approvvigionamenti in Sanità - M.A.SAN.” presso L’Università SDA Bocconi di Milano ed è esperto in mediazione in materia civile e commerciale. Ha iniziato l’attività lavorativa presso l’Ulss 27 di Bovolone dal 1984 al 1994 continuandola nell’Azienda Ulss 21 di Legnago, nella quale erano confluite l’Ulss 27 di Bovolone e l’Ulss 28 di Legnago, sino al 2009 e dal 2010 a luglio 2014 presso l’Azienda Ulss 20 di Verona. Ha ricoperto incarichi di Responsabile del Servizio Provveditorato-Economato dell’ex Ulss 27 di Bovolone e di Vice Responsabile dello stesso Servizio nell’Ulss 21 di Legnago e di Ufficiale Rogante. Presso l’Azienda Ulss 20 di Verona è stato Dirigente del settore Acquisti. Ha svolto attività di docenza in Legislazione Sanitaria presso la Scuola Infermieri professionali dell’Ulss 27 di Bovolone e presso il Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università di Verona - professore a contratto - nella disciplina di Diritto Amministrativo e Legislazione Sanitaria. Ha pubblicato circa 150 articoli sul settimanale “Il Sole 24 Ore Sanità” e 30 articoli su “TEME” (Tecnica e metodologia Economale) ri-
Dott. Dario Artioli
vista mensile dei Provveditori/Economi della Sanità riguardanti la materia degli appalti e contratti. Ha partecipato al Master di ADR NETWORK, un organismo in mediazione, iscritto al Registro del Ministero della Giustizia, superando il corso per mediatori in materia civile e commerciale.
Dott. Dario Artioli
Classe 1955, è laureato in Scienze Economiche e Bancarie. Ha iniziato l’attività lavorativa in qualità di Collaboratore Amministrativo presso le Aziende sanitarie della provincia di Mantova, e successivamente presso l’Azienda Ospedaliera di Cremona per poi passare all’Azienda Ulss 21 di Legnago in qualità di Dirigente amministrativo a tempo determinato, ex art. 15-septies, prima con incarico di natura professionale di base, poi di responsabile di struttura semplice “Ufficio gestione economica” del Servizio Personale e Sviluppo Organizzativo. Dal maggio 2009 a tutto il febbraio 2013, sempre con rapporto di lavoro a tempo determinato, ha ricoperto l’incarico di Direttore di struttura complessa “Servizio personale e Sviluppo Organizzativo”. Dal 1° marzo 2013 al 31 gennaio 2014, sempre presso l’Azienda Ulss 21, dirigente amministrativo a tempo determinato con incarico della Struttura semplice “Ufficio gestione economica” del Servizio PSO parzialmente distaccato presso il Servizio Economico, Finanziario e Fiscale. Dal 1° febbraio 2014 Dirigente a tempo indeterminato.
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U Ulss 21
Mohammad Baghdadi, è giunto a Legnago dalla Siria, precisamente da Al-Bara, un villaggio siriano situato nella regione di Idlib, a 80 chilometri da Aleppo, dove vive con i genitori e la sorellina, per curarsi nel reparto di oculistica del Mater Salutis. Mohammad è un bambino di sette anni che cercando riparo dai raid delle truppe governative fedeli al regime di Basharal Assad, contrapposte alle forze ribelli, era caduto sull’asfalto riportando un’importate lesione alla cornea, tanto da perdere praticamente la vista all’occhio destro. Il piccolo, che compirà otto anni il prossimo 20 dicembre, è stato infatti sottoposto il 17 settembre scorso ad una delicata operazione chirurgica nel reparto di Oculistica dell’ospedale di Legnago, diretto dal Dott. Paolo Bordin, direttore dal 2004 dell’unità operativa, con una lunga esperienza in tutte le patologie oculari, chirurgiche e non.
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Al Mater Salutis
operato un bambino siriano di sette anni ferito all’occhio durante un bombardamento A cura del Dott. Massimo Piccoli - Il Direttore Generale
Una tecnica particolare eseguita quasi completamente a mano, senza l’ausilio di particolari strumenti, che richiede una certa abilità per non perforare la parte sana sottostante. Il nostro reparto di Oculistica conclude Piccoli - è considerato una delle eccellenze della sanità veneta, con 2.600 interventi, circa 50 trapianti e oltre 25mila prestazioni specialistiche all’anno».
«Il bambino» spiega il primario che con la sua équipe ha eseguito il delicato intervento «era affetto da un leucoma corneale, una cicatrice della cornea, in questo caso di origine traumatica, che alterava e riduceva fortemente la capacità visiva, scesa a due decimi. Una lesione importante che interessava oltre la metà della cornea e che abbiamo deciso di trattare effettuando una cheratoplastica o trapianto di cornea lamellare. L’intervento è perfettamente riuscito. Mohammad dovrà ora seguire una terapia locale, ma siamo fiduciosi che possa recuperare pienamente la vista, anche se dovrà pazientare ancora diversi mesi per tornare alla normalità» . «I nostri medici, anziché sostituire tutta la cornea - commenta Massimo Piccoli, Direttore Generale dell’Azienda ulss 21 di Legnago - hanno provveduto infatti a rimpiazzare solo la parte lesionata con una cornea arrivata dalla Banca degli occhi di Mestre.
Ma per quali vie è giunto il piccolo Mohammad al Mater Salutis di Legnago? Lo ha spiegato, in inglese, il cugino 31enne del bambino, Hani Baghdadi, docente di farmacia all’Università di Londra, il quale ha sostenuto le spese del viaggio e i 1.200 euro necessari per le cure: «Ho raggiunto il reparto legnaghese - ha raccontato il giovane professore - su indicazione di un medico siriano che, dopo aver lavorato in Italia, aveva avuto modo di apprezzare l’attività all’avanguardia dell’équipe del dottor Bordin. Ho pertanto accompagnato Mohammad e sua madre Sara a Legnago con una precisa missione e con una speranza nel cuore, la guarigione del mio piccolo cugino che è diventata realtà grazie ad un intervento durato un’ora. E ringrazio il primario e lo staff dell’Oculista e della Pediatria per l’accoglienza e le premure ricevute». Mohammad e la madre Sara, che lo ha assistito amorevolmente al Mater salutis, dopo la vista di controllo, hanno preso la via del ritorno in Siria dove riabbracceranno il papà, maestro elementare, e torneranno a confrontarsi nuovamente con il dramma della guerra nella loro Al-Bara.
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Dott. Vittorio Antonino
Funzione linguale o deglutizione A cura del Dott. Vittorio Antonino
Fino a pochi anni orsono parlare di funzione linguale o di deglutizione era pura utopia. Non appena si cominciava a proporre l’argomento, l’interlocutore perdeva attenzione per il discorso o, addirittura, compariva sul suo volto una risatina trattenuta. Il motivo è semplice: nessuno ci ha mai parlato, durante il corso di studi medici, l’importanza della funzione linguale. La svolta nella conoscenza e nella accettazione della classe medica è avvenuta soltanto con la scoperta che l’ emergenza nel palato del nervo naso-palatino è ricchissima di esterocettori, cioè dei recettori coinvolti nel meccanismo della informazione posturale. In effetti da tempo ci chiedevamo come fosse possibile che ogni volta che, durante una visita fatta sul baropodometro o sullo scoliosometro, si faceva posizionare la lingua in un punto ben preciso del palato, il paziente cambiava la sua situazione posturale, riducendo gli squilibri, riprogrammando l’appoggio plantare, variando l’atteggiamento della colonna. Leggere lo studio di Halata e Bauman, due ricercatori della Università di Hamburg, fu per noi l’illuminazione! Era chiaro il motivo dei cambiamenti. La lingua schiacciava i recettori trigeminali e riprogrammava l’individuo. Nel frattempo il coordinatore scientifico del Master stesso, il prof. Fabio Scoppa, tra i primi a credere nella Lingua, individuava addirittura due atteggiamenti classici del paziente con disfunzione della deglutizione, le Sindromi Glosso-posturali tipo I e II.
Direttore Sanitario Dott. Vittorio Antonino Studio Viso Sorriso Verona - T 0458902764
medicina-ortodonzia
Senza saperlo indubbiamente è stato tra i maggiori artefici, insieme con il Direttore del Master, Prof. Amabile, della crescita della ricerca in campo della funzione generale della lingua. Si è così sviluppato lo studio della rieducazione linguale come valido supporto alle varie tipologie di fisioterapia; si è valutata la capacità della lingua di influenzare il funzionamento dei recettori posturali primari dall’occhio al piede, all’apparato vestibolare, alla mandibola. Ma si è anche evidenziato il ruolo insostituibile della stimolazione dei recettori palatini nel trattamento riabilitativo di pazienti affetti dalle più svariate patologie, dal Parkinson alla distrofia muscolare, etc. Grazie a questo lavoro, frutto di una forte e costante curiosità culturale, si sono condotti studi attraverso i quali si è apprezzato l’effetto miorilassante generale e l’effetto riequilibrante sulla muscolatura di tutto il corpo determinato dalla stimolazione palatina. Ciò ha permesso di approfondire alcune tematiche importanti e controverse come, ad esempio, quella del Bruxismo. L’effetto della stimolazione linguale del recettore palatino, sempre assente nel paziente bruxista, il progressivo interrompersi di questa deleteria parafunzione a mano a mano che la lingua riprende la sua postura ideale, fino alla scomparsa dello stesso, trovano la loro spiegazione proprio nella stimolazione del rilassamento muscolare. Ma cerchiamo allora di spiegare, per i non addetti ai lavori, come la lingua possa essere in grado di influenzare il comportamento dell’organismo intero in ambito sportivo.
imput a chiudere la masticazione dei denti per dare maggior intensità al suo movimento atletico. Ecco perché molti atleti, dal rugby al sollevamento pesi, si può notare che solitamente usano questi copri denti che si chiamano byte. Qual è il problema che si presenta nel mondo sportivo per chi non conosce la terapia mio funzionale e non la applica? Fare uso di questi byte molte volte ingombranti sia dal lato respiratorio e anche per l’ingombro che può creare come corpo estraneo durante l’attività sportiva. Per questi motivi ho cercato di individuare due punti: • Imparare a tenere la lingua nella posizione alta della papilla retroincisale come da disegno.
Lo sportivo per poter effettuare esercizi muscolari mette in funzione due appartati: l’apparato stomatognatico e l’apparato scheletrico/muscolare. Cercherò di spiegare con più semplicità questo concetto fisiologico. L’atleta per effettuare uno sforzo deve necessariamente dare contatto alla dentizione. Questo gli permette di rinforzare tutta la catena muscolare che gli premette di avere un risultato atletico maggiore. Succede che ,ad esempio un giocatore di calcio che deve fare uno sforzo per un movimento atletico, nel momento culmine interagisce l’aspetto psicologico e interviene come
Questa posizione permetterà all’atleta oltre che stimolare i recettori
posturali che gli daranno equilibrio alla sua catena muscolare, anche di avere più respirazione perché contemporaneamente devono tenere le labbra chiuse e quindi respirare con il naso. • Con questa tecnica che cercherò di spiegare si và ad ovviare ad un inconveniente che è caratteristico degli atleti professionisti. I loro continui allenamenti e il loro stress da agonismo crea nel loro appartato stomatognatico (dentale) dei cambiamenti morfologici (bruxsismo riduzione della verticale naso/mento - spina nasale punta del mento) con conseguente afflosciamento dei tessuti cutanei e rotondità del viso e invecchiamento (estetica). Il cambiamento più importante è certamente il rapporto della cavità glenoidea con i condili mandibolari con conseguenti alterazioni cartilaginei e alterazione del posizionamento del condilo ( A.T.M ). Ne consegue che l’abbinamento di una corretta terapia miofunzionale associata ad un byte per le funzioni sportive può essere una mossa vincente per dare maggiore spessore alle attività agonistiche. Questo non vuole essere un trattato medico ma dei consigli pratici per poter ovviare a questi inconvenienti che abbiamo sopracitato. Nel prossimo numero ci occuperemo ancora di terapia mio funzionale.
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Dott. Stefano Zaffagnini
Ospedale Policlinico Borgo Roma
Le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita A cura del Dott. Stefano Zaffagnini
Nell’ottobre 1995 nasce a Verona, all’Ospedale Policlinico di Borgo Roma, il primo bambino da gravidanza ottenuta con tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita di terzo livello in una struttura pubblica della regione Veneto.
Grande è stato il traguardo raggiunto quasi vent’anni fa dal Centro per la diagnosi e cura della sterilità di coppia diretto dal professor Franco Diani, coadiuvato dal dottor Stefano Zaffagnini e dalla dottoressa Patrizia Pezzini. Da quel giorno il Centro ha proseguito il suo percorso sempre con grande energia fornendo costantemente all’utenza le strategie terapeutiche più innovative proposte dalla comunità scientifica. Oggi il servizio ha modificato il suo nome in “Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita e preservazione della fertilità”, ne è responsabile il dottor Stefano Zaffagnini coadiuvato dalla dottoressa Rossana Di Paola e ha recentemente acquisito nuovi spazi, con locali più ampi e accoglienti per le coppie, nel rispetto della privacy in una delicata materia quale l’infertilità, all’interno dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale di Borgo Roma diretta dal professor Massimo Franchi.
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Procreazione Medicalmente Assistita e preservazione della fertilità Dipartimento ad attività integrata Materno Infantile UOC Ostetricia Ginecologia Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona Ospedale Policlinico Borgo Roma Per appuntamenti telefonare al Centro Unico Prenotazioni 045 8121212
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Rispetto ad altri mammiferi, gli esseri umani hanno una fertilità particolarmente bassa. A ogni ciclo mensile di ovulazione della donna, una coppia, al massimo della capacità riproduttiva, ha una probabilità di concepire che tocca appena il 30 per cento. Questa percentuale si riduce significativamente con l'aumentare dell'età della donna: oltre i 35 anni non supera il 20 per cento e diminuisce fino al 10 per cento oltre i 40. Non deve sorprendere, quindi, che si debbano spesso attendere alcuni mesi prima di vedere coronato il desiderio di concepire un figlio. Se però la difficoltà di procreare si protrae per due anni, è possibile che uno o entrambi i partner siano infertili. In questo caso può essere utile ricorrere a un centro specializzato nella cura dell'infertilità, considerando che la compromissione della capacità riproduttiva, oltre a costituire un ovvio problema di carattere medico, tocca aspetti altrettanto complessi di natura psicologica e sociale. L'infertilità, sia maschile che femminile, è una problematica diffusa. Si stima che il 15 per cento delle coppie in età fertile abbia severe disfunzioni riproduttive, e che un ulteriore 10 per cento soffra di patologie di gravità più modesta. Per quanto riguarda l’Italia, nonostante non siano disponibili dati epidemiologici esaurienti, è indubbio che l'infertilità affligge decine di migliaia di persone. Recenti studi suggeriscono che l'infertilità maschile e femminile sia in forte aumento. Gli attuali stili di vita giocano certamente a sfavore della funzione riproduttiva. Ai nostri giorni, per ragioni sociali e professionali molte donne pospongono l'esperienza del concepimento a una età in cui la fertilità è sensibilmente ridotta, non a caso, molte delle coppie che si rivolgono a un centro per la cura dell'infertilità sono in età riproduttiva avanzata. Per quanto riguarda gli uomini, invece, le caratteristiche del seme, nel mondo occidentale, sono progressivamente peggiorate nel corso degli anni. Fattori ambientali come l'inquinamento possono essere in parte responsabili dell’aumentata incidenza dell'infertilità maschile e femminile; è comunque difficile in molti casi risalire a specifiche cause per l'estrema varietà di agenti ai quali siamo esposti quotidianamente.
la difficoltà a ottenere una gravidanza dipenda da problemi riproduttivi maschili. Le cause sono la produzione insufficiente di spermatozoi oppure la natura qualitativamente alterata degli spermatozoi (per ridotta motilità, alterata morfologia, DNA danneggiato) che ostacolano il concepimento. L'infertilità va distinta dalla sterilità, che si accerta quando c'è un'assenza totale (azoospermia) o drasticamente insufficiente (criptozoospermia) di spermatozoi nel liquido seminale oppure quando non c'è eiaculazione (aspermia) o gli spermatozoi presenti nel liquido seminale sono morti (necrozoospermia). L'assenza di spermatozoi nel liquido seminale o l'assenza di eiaculazione non impedisce tuttavia l'individuazione di spermatozoi vitali utili al concepimento.
re e avere un bambino. Si calcola che possa interessare il 15% circa delle donne. L'infertilità femminile è la condizione che ostacola la possibilità per la donna di ottenere una gravidanza. Alla nascita, la donna possiede una riserva ovarica (circa 400 mila ovociti) che va progressivamente impoverendosi col passare dell’età, azzerandosi alla menopausa. Dal punto di vista medico l'infertilità si accerta dopo 18 mesi di rapporti liberi e non protetti (12 mesi o anche meno, se la donna ha più di 35 anni o altri fattori di rischio) durante i quali non è stata raggiunta la gravidanza. Il termine infertilità andrebbe distinto da quello di sterilità, che definisce l’impossibilità assoluta a concepire per una causa non rimovibile, anche se, nell’uso comune, i due termini vanno spesso a sovrapporsi.
L'infertilità femminile viene accertata quando una donna non riesce a ottenere una gravidanza dopo 12/18 mesi di rapporti non protetti, pur essendo teoricamente possibile per lei concepi-
Nei prossimi numeri della rivista approfondiremo argomenti più specifici quali le varie possibilità terapeutiche, la fecondazione eterologa, la preservazione della fertilità.
L'infertilità maschile interessa il 7% degli uomini e sempre di più i giovani. Rispetto al passato, oggi si ritiene che in un caso su due
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Sindrome premestruale: L’alimentazione è una preziosa alleata A cura di Sonia Magagnotto
La sindrome premestruale comprende un corredo di sintomi sia fisici che psichici variabili da donna a donna: tra i più diffusi sul lato fisico troviamo tensione al seno, gonfiore addominale, ritenzione idrica, edemi periferici, emicrania, dolori articolari, acne; sul lato psichico abbiamo ansia, depressione, aggressività, confusione, isolamento sociale. In una minoranza di casi (3-8%) i sintomi psichici possono essere esacerbati fino a diventare un disturbo emotivo a sé stante (PMDD, disturbo disforico premestruale).
Sebbene tutte le donne siano abbastanza suscettibili a cambi repentini d’umore, per fare diagnosi di PMS è necessario che siano presenti almeno due dei sintomi elencati e solo nella fase luteale del ciclo (ossia dall’ovulazione al mestruo); i sintomi si possono protrarre fino al quarto giorno di mestruazioni, per poi scomparire fino all’ovulazione successiva. La PMS risente del cambiamento dei valori ormonali: appena prima della fase luteale diminuiscono gli estrogeni, mentre appena dopo l’ovulazione - in piena fase luteale - diminuisce anche il progesterone. Le conseguenze si risentono soprattutto in relazione al tono dell’umore: la presenza di estrogeni garantisce alti livelli di serotonina (neurotrasmettitore ad azione cerebrale conosciuto come ‘ormone del buonumore’), mentre il progesterone conferisce tranquillità e calma, infatti quando è carente determina agitazione e irritabilità.
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Dal punto di vista nutrizionale, nella fase premestruale si registra una diminuzione della vitamina B6, correlata ad una maggiore suscettibilità alla depressione, e del magnesio, un micronutriente fondamentale per la produzione di serotonina. Nei giorni che precedono le mestruazioni si può assistere a un desiderio quasi compulsivo di carboidrati: questo craving trova spiegazione proprio nel sistema serotoninergico, in quanto gli alimenti ricchi di carboidrati spesso apportano anche triptofano, un precursore della seronina. La fame di carboidrati mirerebbe dunque a compensare il calo di serotonina ai fini del buonumore; purtroppo il beneficio che se ne può trarre è di breve durata, nient’altro che un fugace palliativo. Per innalzare il tono dell’umore può invece essere più utile aumentare il consumo degli alimenti contenenti vitamina B6 e magnesio proprio nei giorni che precedono il mestruo. Dove la possiamo trovare la vitamina B6? Cereali integrali (soprattutto grano integrale, grano saraceno, orzo, farro, miglio), salmone, semi di sesamo, castagne e farina di castagne, fieno greco e carne, oltre che in erbe aromatiche fresche e spezie (in particolare salvia, menta, dragoncello, pepe nero, santoreggia e curcuma). Il magnesio è un componente delle clorofilla, dunque ne sono ricchi i vegetali a foglia verde (come gli spinaci, le bietole e la catalogna), le alghe e le erbe aromatiche; troviamo elevate quantità di magnesio anche in: semi di zucca, cacao e cioccolato fondente, legumi, sesamo, semi di girasole, anacardi, mandorle, amaranto e grano saraceno. I sintomi fisici che si correlano alla sindrome PMS possono essere notevolmente ridotti o addirittura eliminati riducendo il consumo di caffè, alcol e bevande contenenti caffeina. Sebbene non ci siano studi scientifici che lo confermino in modo incontrovertibile, molte donne riferiscono di aver avuto crampi mestruali meno intensi e meno frequenti dopo aver ridotto il consumo di carne rossa e dolci nell’arco dell’intero ciclo mestruale, e dopo aver aumentato il consumo di pesce ricco di omega-3 nei giorni precedenti il mestruo vero e proprio.
In conclusione, per ridurre i sintomi fisici ed evitare un brusco abbassamento del tono dell’umore nei giorni che precedono consiglio di: - Aumentare il consumo di frutta secca, che apporta magnesio e omega-3; in particolare semi di girasole, di zucca, mandorle e anacardi: potete tritarli grossolanamente a aggiungerne un cucchiaio alle vostre insalate. - Sostituire la solita pasta di semola raffinata con un primo piatto a base di cereali integrali in chicchi: ad esempio una vellutata di zucca con orzo e salvia fresca tritata, oppure grano saraceno con spinaci e curcuma, o ancora uno sformato di miglio con cime di rapa spadellate. - Consumare pesce ricco di omega-3, come ad esempio salmone selvaggio, sgombro, alici, sardine. - Evitare i dolci, che innescano il craving da carboidrati col rischio di peggiorare la situazione. - Ridurre caffè e tè, e non fare uso di alcol. - Ricordate che la voglia di cioccolato può essere parzialmente giustificata dal bisogno fisiologico di magnesio, di cui il cioccolato è ricco, ma che la scusa non vale se lo scegliete al latte (ne contiene meno della metà rispetto al fondente). - Per contrastare il gonfiore e gli edemi periferici può essere utile aggiungere semini di finocchio alle verdure e mangiare verdure che stimolino il drenaggio: si tratta tendenzialmente di verdure amare, come cicoria, catalogna, erbette, tarassaco, radicchio e cardi. - Nei giorni precedenti il ciclo può verificarsi della stipsi transitoria, legata al diverso assetto ormonale che porta ad una minor stimolazione della motilità intestinale: nella maggior parte dei casi è sufficiente incrementare l’attività fisica per stimolare maggiormente il transito.
Da un punto di vista nutrizionale valgono i consigli di cui avevo parlato qui. “Sindrome dell’Ovaio Policistico: la soluzione dietetica”, A. Rossoni, 2014
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Dott. Fabio Lugoboni
Il ruolo dell’ospedale nelle dipendenze
L’attività di Medicina delle Dipendenze del Policlinico di Verona Il trattamento della dipendenza da sostanze, sia illecite che legali, dovrebbe essere pluri-professionale e territoriale; soprassedere a tale visione significa spesso condannare il paziente ad una dolorosa ricaduta e, cosa non trascurabile in tempi di risorse sempre più limitate, non tenere conto di costi e benefici. Ciò premesso, và altresì considerato che l’alta prevalenza della dipendenza, quantificabile in diverse centinaia di migliaia di soggetti rende, spesso necessario ed urgente un intervento ospedaliero. Si potrà obiettare che per le urgenze esistono i ProntoSoccorso. L’esperienza degli operatori dei servizi dice che il dipendente da sostanze riceve generalmente un minor grado di attenzione e di intensità di intervento col passare dalle sostanze lecite a quelle illecite, dal monouso al poliabuso e col crescere della marginalità sociale. Per questi motivi è nata l’unità di degenza di Medicina delle Dipendenze. Oppioidi. La richiesta di disintossicazione da eroina è frequente e viene sia dai soggetti assuntori che dai loro congiunti in egual misura, con provenienza dall’intero territorio nazionale. Sono spesso giovani che preferiscono evitare il contatto con il SerD di riferimento per un malinteso bisogno di riservatezza per precedenti o riferite esperienze negative.
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Altre volte sono pazienti in carico a SerD dove assumono trattamenti sostitutivi ritenuti inefficaci da loro o dai loro congiunti. In tutti questi casi, l’intervento si ferma all’invito a far filtrare qualsiasi richiesta specifica dal SerD dove sono o dovrebbero essere in trattamento sostitutivo, essendo territorialmente competenti per questi problemi. In alcuni casi la detossificazione viene richiesta per poter accedere ad un trattamento residenziale. Diversa è l’attenzione che viene rivolta alle richieste di trattamento della dipendenza da metadone (MTD) o buprenorfina (BUP). In caso di richiesta vengono considerate valide per un eventuale visita di valutazione solo i pz. presentati dal proprio SerD che siano astinenti in modo continuativo, certificato, dall’uso di sostanze illecite da almeno 6 mesi e che non assumano più di 20 mg di MTD o di 2 mg di BUP. Diversa ancora è la risposta ai casi, sempre più frequenti, di dipendenza iatrogena da farmaci ad azione oppioide. In questi casi viene considerata valida la richiesta del paziente e del suo medico curante. Cocaina. L’uso ed abuso di cocaina è cresciuto a dismisura negli ultimi anni in Europa. Questa epidemia ha trovato impreparati i servizi, storicamente attrezzati a contrastare il fenomeno dell’eroina. Il problema della dipendenza da stimolanti deve essere inquadrato soprattutto nella prevenzione della ricaduta piuttosto che nel trattamento della crisi d’astinenza, in quanto la sospensione brusca degli stimolanti non causa un’apprezzabile crisi astinenziale; ciò nondimeno nei casi di uso quotidiano e di alte dosi di COC un ricovero può essere utile per smorzare il craving del pz. in un ambiente povero di stimoli associati alla sostanza, tranquillo e motivante. Il ricovero viene proposto solo nei casi di assunzione più grave e sempre previo accordo con una struttura residenziale breve cui accedere direttamente dopo il ricovero. Benzodiazepine (BZD). La dipendenza da BZD è un fenomeno diffuso e sostanzialmente trascurato pur essendo la crisi d’astinenza potenzialmente grave e pericolosa. È noto che un uso moderato ma costante di ansioli-
tici e/o ipnotici coinvolge una parte significativa della popolazione (2-7,4%), soprattutto femminile e con la tendenza ad aumentare con l’età; meno noti sono i dati sull’uso di forti dosi di BZD, oltre cioè i dosaggi massimi consentiti. I tradizionali programmi di decalage perdono generalmente di efficacia passando dal trattamento da uso cronico di dosi terapeutiche alle forti dosi di BZD che, per il meccanismo di tolleranza, possono arrivare a livelli francamente impressionanti. Da alcuni anni MDD, attualmente unica struttura in Italia, applica il trattamento con flumazenil in infusione lenta nei casi di abuso cronico di alte dosi di BZD. Il trattamento permette di sospendere completamente in tempi rapidissimi (7 gg) dosi altissime di BZD in modo ben tollerato e con scarsi effetti collaterali. Alcol. Il ricovero viene proposto a quei soggetti con grave dipendenza (non in carico ad altre strutture alcologiche) disponibili ad intraprendere un iter riabilitativo territoriale o residenziale. Dove non sussistano particolari complicazioni mediche il ricovero dura dai 7 ai 10 gg. Conclusioni. La necessità di una detossificazione da sostanze è un’evenienza a volte necessaria nel complesso iter di affrancamento dalla dipendenza. Un ricovero in ambiente specialistico rassicura il paziente, generalmente molto intimorito nell’affrontare la disintossicazione, permette di risolvere situazioni di poliabuso di complessità improponibile generalmente a reparti di medicina generale. Le probabilità di successo nel lungo termine sono sensibilmente maggiori se l’intervento viene concordato con i terapeuti o le strutture che hanno in carico il pz. Le sostanze associate a più alto craving sono da legare sempre a programmi specifici di prevenzione della ricaduta. La selezione pre ricovero è un fattore centrale; la detossificazione è per pochi e va attuata nel momento migliore per il
paziente. Il programma successivo alla detossificazione è un secondo punto decisivo, va definito a priori nei dettagli, tenendo presente che ogni detossificazione comporta rischi, non tanto legati alla procedura in sé, quanto alla possibilità di ricaduta.
F Lugoboni , M Faccini, R Casari, P Guadagnini , L Zamboni, E Vicentini fabio.lugoboni@ospedaleuniverona.it www.medicinadipendenze.it
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In movimento con la Biodanza Il metodo esperienziale del Prof. Rolando Toro sugli effetti congiunti della musica, del movimento e delle emozioni. Per il BENESSERE e la qualità della Vita. A cura della Dott.ssa Elvira Iudica
La Biodanza è un sistema di integrazione umana, di rinnovamento organico, di rieducazione affettiva e di riapprendimento delle funzioni originarie della vita. La sua metodologia consiste nell’indurre esperienze integranti attraverso la Musica, il Movimento, situazioni di incontro di gruppo, esercizi, per sviluppare i potenziali umani ed esistenziali di vitalità, creatività, affettività, sessualità e trascendenza. La Biodanza nasce ispirandosi alle più recenti scoperte delle neuroscienze e delle scienze umane e offre uno stimolo continuo a muoversi con gioia, a entrare in relazione con gli altri, ad avere il coraggio di esprimersi, a percepire i propri ritmi naturali, a sentire la vita piuttosto che pensarla, ad avere stima di sé e coscienza della propria identità. Attraverso l’esperienza del Corpo , dell’Emozione, e dell’Incontro con gli altri, viene facilitata una sensibilizzazione profonda verso se stessi, verso l’umanità e verso il mondo che ci comprende. “Imparare che vivere è un’arte, riscoprire il corpo, incontrare il cuore, sviluppare il meglio dei propri talenti e delle proprie qualità umane.”... questa è la Biodanza! Origini della Biodanza La Biodanza è nata nel 1965 a partire dalla ricerca e dall’esperienza personale di Rolando Toro Araneda, psicologo e antropologo cileno. Dalle sue paro-
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le: "La Biodanza all’inizio è comparsa con discrezione nella mia vita. Poi lentamente ha preso forza, risvegliando l’interesse delle persone, suscitando cambiamenti sorprendenti in alcuni dei partecipanti, e soprattutto creando un sentimento di rinascita e speranza alla vita. Molte forze si sono manifestate dentro di me per condurmi finalmente all’ideazione di questo insieme di arte, scienza e amore. Sentivo la possibilità del contatto puro con la realtà viva, attraverso il movimento, i gesti e l’espressione dei sentimenti. La musica era il linguaggio universale, l’unico che tutti potevano comprendere nella Torre di Babele nel mondo; la danza era la forma ideale per integrare corpo e anima, e poteva comunicare a tutti i partecipanti felicità, tenerezza e forza. Fu da questo insieme di esperienze e sensazioni che sorse il desiderio di formare piccoli gruppi per danzare, cantare e incontrarsi con la musica". Nel 1982 Rolando Toro fonda la prima Scuola di Biodanza del mondo, a Fortalezza (Brasile). In seguito si creano altre Scuole e il Movimento Mondiale di Biodanza si espande nel mondo. Nel 1989 si reca in Italia per realizzare un capillare programma di diffusione del suo sistema. Ha vissuto in Italia per otto anni durante i quali ha portato e sviluppato la Biodanza in tutti gli Stati Europei. Nel 1998 rientra in Cile, suo paese natale e coordina tutte le attività internazionali di Biodanza. Rolando Toro ci ha lascia-
biodanza
“La bellezza, il piacere, la gioia di vivere e di realizzarsi, appartengono a tutti coloro che riescono ad incontrare profondamente se stessi e gli altri.” Rolando Toro. to nel febbraio 2010 all’età di 85 anni. È stato Direttore e Presidente della International Biocentric Foundation (IBF), ente proprietario del marchio “Biodanza Sistema Rolando Toro”, e di tutto il patrimonio metodologico di Biodanza. Il termine Biodanza fu creato per designare una disciplina dalle caratteristiche inedite. Occorreva ristabilire il concetto originale di danza nella sua più vasta accezione: come movimento di vita non assimilato né al balletto né ad altre forme di danze sfruttate. Il prefisso “bio” deriva dal greco bios, “vita”. Il senso primordiale della parola “danza” è “movimento naturale”, connesso all’emozione e pieno di significati. La metafora è quindi: “Biodanza” , la danza della vita. Il Sistema Biodanza, creato da Rolando Toro, trova le sue fondamenta nelle scienze che riguardano la vita, in particolare nella biologia, nella fisiologia, nelle neuroscienze e nelle leggi universali che conservano i sistemi viventi e che rendono possibile la loro evoluzione. Gli studi di fisiologia umana hanno inoltre da tempo stabilito che la regione centrale e più antica del cervello, detta limbico-ipotalamica, è sede delle emozioni e del tono vitale. Tale regione è inibita, controllata e modulata dalla regione periferica del cervello detta corteccia. Le ricerche più attuali sulle funzioni del cervello indicano una differenza di attività tra i due emisferi cerebrali: il Sinistro è la sede del linguaggio, del pensiero analitico e le funzioni razionali e cognitive, mentre che il Destro è specializzato nelle funzioni integranti, non verbali, tattili e si attiva maggiormente in attività come ascoltare la musica e danzare. La Biodanza stimola prevalentemente l’emisfero destro, in modo da compensare lo squilibrio provocato da una
cultura che predilige le funzioni razionali e analitiche. La Biodanza ha un grande effetto riequilibrante tra queste due funzioni del nostro cervello stimolando l’ascolto e l’espressione adeguata delle emozioni, promuovendo il rapporto in feedback con l’ambiente circostante e facilitando in questo modo l’integrazione armonica tra “ il sentire, il pensare e l’agire”. La Biodanza riequilibra il rapporto sonno-veglia attraverso appositi esercizi , agisce riequilibrando le due componenti del sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico) che in genere è sbilanciato verso l’azione simpatica(azione). La colpa è di come si vive, dei ritmi frenetici e spesso esasperati che stimolano eccessivamente l’attività del cervello, sia di giorno sia di notte. Una delle conseguenze è l’alterazione del delicato rapporto sonno-veglia. Gli studi di psicologia di S. Freud e C. G. Jung hanno descritto come l’inconscio personale, e l’inconscio collettivo influenzano il comportamento umano. Rolando Toro, propone il nuovo concetto di inconscio vitale, che si esprime nell’umore endogeno, nel benessere cenestesico e nello stato generale di salute. Gli studi di filosofia e di psicologia sull’Identità di Heidegger, Piaget, MerleauPonty, Pichon-Riviere e Buber, propongono l’immagine dell’uomo come essere relazionale e danno fondamento al lavoro in gruppo, alla collaborazione e ai rapporti affettivi. Approfondite ricerche sulla musica rivelano il legame tra percezione musicale e percezione di sé. La musica
utilizzata in Biodanza è selezionata seguendo rigorosi criteri al fine di elevare l’umore endogeno e quindi a migliorare lo stato generale di salute.Gli studi sul movimento umano, mettono in relazione la motricità con la affettività. Per questo gli esercizi di Biodanza sono ispirati ai movimenti naturali dell’essere umano e a determinati gesti archetipici “eterni”. La metodologia della Biodanza è innovativa, si articola sull’integrazione tra musica (è un linguaggio universale e in Biodanza ha la funzione essenziale di evocare vivenvia), movimento (sono naturali dell’essere umano, i gesti connessi ai “riti sociativi” e i gesti archetipici costituiscono i modelli naturali su cui vengono impostati gli esercizi di Biodanza) e vivencia (è l’esperienza vissuta con grande intensità da un individuo nel momento presente, che coinvolge le cenestesia, le funzioni viscerali ed emozionali). Questi tre elementi formano una Gestalt in senso stretto, cioè un insieme organizzato le cui componenti sono inseparabili, poiché la funzionalità dell’insieme richiede la partecipazione simultanea di ciascuna di esse. La coerenza delle relazioni tra musica, movimento ed esperienza (vivencia) assicura l’efficacia del metodo. I benefici I benefici ottenuti con questo metodo e osservati in questi anni dalla mia esperienza sono molteplici: • Stimola la creatività: contribuisce alla riscoperta delle personali attitu-
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biodanza In movimento con la Biodanza
dini, presenti in ciascun essere umano ma bloccate dalle condizioni esterne. • Sviluppa le capacità relazionali: favorisce l’apertura agli altri durante gli incontri ; può aiutare a riconoscere i rapporti che non giovano al proprio benessere psichico e a sostituirli con relazioni più sane. • Libera le emozioni: può aiutare a sciogliere nodi irrisolti della propria personalità, in quanto attraverso stimoli sensoriali piacevoli si rielaborano blocchi emotivi. Tra questi, quelli della sfera affettiva, derivanti in alcuni casi della cultura di appartenenza o dall’educazione ricevuta in famiglia, alla base di malessere psicologico. Nella pratica di Biodanza vengono profondamente stimolate tutte le emozioni che creano spontaneamente delle condizioni di piacere e salute: l’allegria, la gioia, il coraggio, la tenerezza, la passione, la fiducia in se stessi. • Accresce l’autostima: aiuta a riconoscere il senso profondo del proprio valore, in quanto nelle sessioni ciascuno è chiamato a essere se stesso, al riparo da paure e ansie da prestazione, da cui derivano l’accettazione di sé e il rispetto degli altri. Favorisce l’espressione dell’identità. • Bio-ritmo regolato: favorisce equilibrio fisiologico dell’organismo del suo delicato rapporto attività-riposo, che spesso viene compromesso a causa di una vita eccessivamente movimentata. • Maggior comprensione di sé: insegna ad ascoltare il proprio organismo, a recuperare il piacere della stimolazione sensoriale, a conoscere il linguaggio non verbale del proprio e dell’altrui corpo. • Migliore coordinazione: facilita la coordinazione motoria e l’orientamento spaziale poiché si impara a sincronizzare in maniera soggettiva e creativa i propri movimenti con la musica. • Più sangue ai muscoli: producendo un maggior afflusso di sangue ai capillari e ai tessuti muscolari, migliora i tempi di reazione neuromuscolare. • Gesti naturali: aiuta a recuperare la naturalezza della propria gestualità a quanto si impara gradualmente a non trattenere più i movimenti, come, invece, normalmente avviene a causa della pressione sociale che ci circonda. • Aiuta a scaricare lo stress e combatte l’ansia: si impara a seguire i propri ritmi fi-
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siologici , permette di esprimere la propria personalità e di far emergere le emozioni più profonde; aiuta a sciogliere le tensioni accumulate e a scaricare i sentimenti repressi, con un benefico effetto su mente e corpo. Come Si Pratica Esercizi e gruppi esperienziali Gli esercizi di Biodanza sono accuratamente strutturati in relazione al modello teorico, e i loro effetti sono previsti e sempre sotto controllo. Ci sono diversi tipi di esercizi: individuali, in coppia, in piccoli gruppi e che coinvolgono tutto il gruppo. Una sessione di Biodanza dura circa due ore, non è affaticante ed è rivolta indifferentemente a uomini e donne. Tutti gli esercizi sono accompagnati dalla musica e da precise spiegazioni essenziali che ne chiariscono gli scopi e i significati profondi. A volte gli esercizi sono di integrazione corporea, altri di sensibilizzazione profonda, altri ancora finalizzati all’espressione e allo sviluppo dei potenziali genetici. L’abbigliamento consigliato per fare Biodanza è il tipico abbigliamento da palestra, comodo e leggero. Per praticare Biodanza non è assolutamente necessario saper danzare né essere abili nel movimento corporeo, può essere praticata da persone di tutte le età. La Biodanza non propone un modello di comportamento: ogni individuo che entra in contatto con se stesso in un processo di integrazione offre il proprio modello genetico di risposte vitali. Iniziare a fare Biodanza significa innanzi tutto decidere di partecipare ad una entusiasmante esperienza di gruppo e di umanità. Una comunità coinvolta, partecipativa, relazionale. In Biodanza infatti, l’esperienza di gruppo è costantemente orientata verso l’incontro, la relazione, la comunicazione e il contatto con gli altri, oltre che con se stessi. Per tale ragione non è possibile praticare Biodanza individualmente perché nella solitudine individuale viene a mancare la linfa vitale della relazione con l’altro. È questa la principale ragione per cui il percorso di Biodanza arricchisce umanamente, fa crescere interiormente e permette a ciascuno di riappropriarsi fino in fondo del piacere di
essere nel mondo e di farne parte. Le aree di applicazione Attraverso l’utilizzo di schemi metodologici differenziati la Biodanza può essere applicata a tre tipi di gruppi umani con proprie peculiarità: • Gruppi specifici con caratteristiche simili: bambini, adolescenti, adulti e anziani; gestanti, gruppi di coppie; gruppi familiari, gruppi professionali, insegnanti, colleghi in aziende, operatori socio-sanitari. • Gruppi eterogenei: adulti con problemi come insicurezza, mancanza affettiva, difficoltà a stabilire legami profondi, stress, mancanza di impeto vitale, sintomi psicosomatici. • Gruppi di riabilitazione esistenziale: individui affetti da disturbi mentali e dell’umore. La Biodanza viene utilizzata nelle Istituzioni Sanitarie, psico-sociali e socio educative. In questi ambiti , la Biodanza si propone come un sistema di riabilitazione esistenziale complementare ai trattamenti terapeutici convenzionali. Il trattamento con Biodanza consiste essenzialmente in esercizio fisico moderato in un contesto di gruppo affettivamente integrato. Anche a Verona, da alcuni anni, si tengono Corsi di Biodanza organizzati, tra gli altri, dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Biodanza (www.biodanzaverona.com) presso la palestra della Scuola Primaria “Barbarani” via del Carroccio, 9 Verona (zona S. Zeno). Il Corso per Adulti è aperto al martedì dalle 20.30. Inoltre l’Associazione propone il corso per Bambini nelle scuole dell’Infanzia e Primaria. Si organizzano Corsi per le persone della Terza Età.
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psicologia infantile
Rituali di serenità L'importanza della routine per i bambini A cura di Simona Granito
I bambini sono cuccioli abitudinari e amano poco le sorprese; la prevedibilità li mette a loro agio, li fa sentire tranquilli, dà loro sicurezza. Sapere cosa aspettarsi nei vari momenti della giornata può contribuire a renderli più sereni e meno insicuri Per la maggior parte di noi adulti la parola “abitudine” richiama alla mente azioni prevedibili, ripetute, monotone e quindi noiose. Partendo dal significato che attribuiamo a questo termine, potremmo creare una demarcazione tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. Se per un adulto le abitudini, le routine e i rituali equivalgono ad un soffocante eterno ritorno, per un bambino è vero proprio il contrario. Sequenze di gesti e azioni, condivise con mamma e papà, permettono al piccolo di sapere in anticipo cosa accadrà e, quindi, di accettare meglio il cambiamento e le transizioni quotidiane. Inoltre, esse sono utili per costruire una storia in comune, un lessico familiare di relazioni fondamentali per lo sviluppo armonico del bambino. Creare una routine familiare diventa un valido strumento per i genitori per gestire situazioni potenzialmente critiche. Una di queste può essere, senza dubbio, l’ora della nanna.Non è facile fermarsi di colpo quando si sta andando a pieno regime. Se ci pensiamo un attimo, è proprio questo ciò che si chiede tutte le sere ai bambini quando è ora della nanna: di passare da uno stato di attività all’immobilità del lettino, lasciandosi alle spalle i giocattoli, i famigliari e i divertimenti della giornata. Per aiutare i piccoli pargoli ad accettare il passaggio tra le braccia di Morfeo, è fon-
damentale creare una routine della buona notte unica e speciale. Non tralasciando mai l’individualità del bambino, pochi e semplici suggerimenti potranno facilitare il compito. • Fissare l’orario della nanna e, compatibilmente con la situazione, cercare di rispettarlo (bambini troppo stanchi faranno più fatica ad addormentarsi); • Dopo cena date il via ad una graduale e costante diminuzione delle attività e del rumore; spegnete la TV e cercate di abbassare i livelli di stress; • Non c’è niente di meglio di una vasca di acqua calda per distendere i nervi di un bambino piccolo. Se il vostro bambino gradisce il bagnetto questo potrebbe diventare uno step fondamentale; • Indossare il pigiamino porta avanti la transizione dal giorno alla notte. Al mattino approfittate della prima occasione utile per vestirlo con gli abiti che indosserà durante la giornata, in modo che il pigiamino diventi un simbolo chiaro della notte e del sonno; • Accoccolatevi tutte le sere vicini, nello stesso posticino speciale e leggete qualche libro insieme. A questo punto il vostro cucciolo è pulito, rilassato e magari anche un po’ assonnato: siete alle ultime battute dei preparativi della nanna. Per mantenere questa atmosfera distesa usate un tono di voce dolce e augurate la buonanotte al vostro bambino; lasciate che vostro figlio dia la buonanotte a tutti - alla luna, all’orsetto, al libro che avete appena letto insieme, ecc - stabilendo, però, un certo limite per questo “tour della buonanotte” che altrimenti potrebbe durare ore. Abbracciatelo e baciatelo e augurategli la buonanotte con la stessa frase ripetuta tutte le sere. Se si arrabbia o piange, ditegli che tornerete a controllare nel giro di qualche minuto. Mantenete, poi, la promessa e incrociate le dita. Al ritorno il bambino starà dormendo beatamente. Se non è così, provate ancora. Ripetete il vostro rituale condiviso tutte le sere cercando, inoltre, di non interrompere questa serie di abitudini mantenendole anche durante il fine settimana e in vacanza. Ultimo consiglio: non demoralizzatevi! Anche se questi cambiamenti non saranno immediatamente percepiti come momenti speciali, imparerete insieme, mano nella mano, l’importanza di ritagliarsi uno spazio dove le parole lasceranno il passo alle sensazioni e alla condivisione più profonda.
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A focus alimenti
Caffè al ginseng
Una bevanda senza glutine da gustare in qualsiasi momento della giornata
Il caffè al ginseng King Cup è un piacere tutto nuovo: si tratta di una bevanda energetica da preparare in modo facile e veloce, con un aroma e un gusto unico. È un prodotto naturale e il suo consumo non ha controindicazioni. In più è senza glutine.
I benefici del ginseng Ricavato dalle radici di alcune piante perenni che appartengono alla famiglia delle Araliaceae, il ginseng è un rimedio naturale utilizzato da secoli in molti Paesi asiatici, come tonico e stimolante per l’organismo. In particolare: • ottimizza la risposta in condizioni di stress; • riduce la fatica ed aumenta la vitalità dell’organismo; • migliora il tono dell’umore, facilita la memoria e la concentrazione; • previene l’invecchiamento; • stimola le difese immunitarie e ottimizza le prestazioni sportive. Un prodotto naturale e salutare King Cup non contiene grassi idrogenati, grassi trans, glutine ed è confezionato in atmosfera protettiva. Il ginseng di King Cup è estratto dalla radice Panax, ginseng coreano, lavorato in Malaysia e importato direttamente in Italia. Dato che il ginseng può interagire con l’azione di alcuni medicinali,
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se stai seguendo una terapia con farmaci, consulta il tuo medico prima di assumerlo. Curiosità Il Panax Ginseng, o radice d'uomo, è una pianta erbacea perenne con radici a fittone di colore bianco o giallo chiaro, inizialmente cilindrica quindi conica, con la parte mediana divisa in due o più radici secondarie più piccole. Il ginseng è stato incluso dalla Food & Drug Administration americana nell’elenco delle piante medicinali considerate sicure, quando utilizzata secondo gli schemi psicologici e le indicazioni corrette. Storia L'Imperatore cinese Shen scopri 4000 anni fa questa antica radice e la considerò subito la più importante delle pianti regali, capace di aumentare la vitalità della persona, sia sana che malata, senza provocare effetti collaterali dannosi. Venne comunemente impiegato come rimedio naturale capace di armonizzare le energie, rinvigorire lo spirito, alleviare l'ansietà, eliminare le sostanze tossiche, ravvivare gli occhi e allargare il cuore. Il suo uso continuo fortifica l'organismo e prolunga la vita. Il ginseng deriva dal cinese Jen-chen, che significa “simile all’uomo”, per la forma antropomorfa della radice. Il ginseng proviene da piante coltivate da almeno 6 anni, tempo necessario perchè le radici raggiungano la lunghezza dai 10
La gamma Ginseng coffee King Cup è disponibile nella confezione standing pouch da 20 bustine monodose, in quella da 7 bustine e nell’astuccio da 5 bustine monodose ai 20 centimetri che assicura il tenore dei principi attivi tale da garantire le proprietà farmacologiche della pianta. La materia prima utilizzata è costituita da terreni in cui non sia stato coltivato Ginseng negli ultimi 10-15 anni. Le piante di Ginseng si fanno crescere in luoghi ombrosi, in modo da evitare l'esposizione diretta al sole. La semina deve avvenire all'inizio dell'autunno e una volta raggiunti i sei anni di età le radici devono essere raccolte con particolare cura in modo da mantenere la loro integrità e poterle lasciare ad essiccare per circa un mese. Il momento della raccolta non è più considerata una professione pericolosa come per gli antichi raccoglitori del ginseng selvatico, continuamente esposti al rischio di essere depredati dai banditi e non richiede più lo speciale rituale rigorosamente rispettato nel passato dell’astensione dal consumare carni o di avere rapporti sessuali per qualche tempo prima della ricerca, tuttavia la coltivazione e la raccolta rappresenta pur sempre difficoltà, laboriosità, precisione e cura. Più la radice è simile alla forma antropomorfa, più è costosa. La qualità del ginseng è maggiore quanto più vecchia e grossa è la radice. King Cup pensa al futuro, King Cup pensa a te.
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F formazione
Aprile 2014. Francesco dell’Oro pubblica il suo secondo libro. Il titolo è il riassunto della sua specialità: “La scuola di Lucignolo. Le ragioni del disagio e come aiutare i nostri figli a superarlo”, Apogeo. Responsabile del servizio orientamento scolastico del comune di Milano, risponde alle 20.30 alla nostra richiesta di intervista con una voce e un entusiasmo coinvolgente- racconta dei ragazzi che segue e li descrive come adolescenti teneri, impauriti, bisognosi di una direzione. Francesco non dubita di loro, sa riconoscere il loro potenziale e li descrive in termini diversi rispetto a quelli che purtroppo, troppo spesso vengono usati dai giornalisti quando prendono di mira i teenager e le loro abitudini. Se i ragazzi di oggi sono un grande mistero, fatto di emozioni e pensieri difficili da confessare, anche la scuola, è diventata un labirinto, dal quale però si può uscire senza troppe ammaccature. Professor Dell’Oro, può descriverci la scuola di Lucignolo? Ogni volta che qualcuno mi chiede di parlare di istruzione, chiedo al mio interlocutore di chi vogliamo parlare. Di coloro che sono bravi, hanno buoni risultati e sono fortunati o di coloro che invece si trovano in difficoltà, perché personalmente penso ad una scuola capace di sostenere chi
Francesco Dell'Oro
Sos studenti:
la scuola di Lucignolo A cura di Alessia Bottone
“... S.O.S. ... mamma disperata con figlia confusa chiede un incontro a qualsiasi ora, anche al mattino, per colloquio indirizzo scolastico ... mi sembra di essere in un deserto senza oasi ... la prego mi aiuti a trovare una palma per stare all’ombra e riposare il cervello ...”. incontra ostacoli durante il suo percorso scolastico. I dati oggi come oggi infatti sono allarmanti. Il tasso di abbandono scolastico in Italia è del 17,6 %, tra i cinque peggiori Paesi d’Europa secondo i dati della Commissione Europea. La scuola italiana vanta ottimi insegnanti, ma anche una certa solitudine pedagogica ed una scarsa capacità del corpo docenti di formarsi, aggiornarsi per non parlare poi del folle sistema di valutazione basato su medie matematiche che intrappolano l’alunno. Ciò che mi sento di criticare in particolar modo è che la scuola non venga considerata come il luogo elettivo dell’errore, bensì in un luogo dove è necessario scavalcare il compagno per primeggiare, e dove errare diventa peccato e non possibilità per migliorarsi e apprendere. Credo che la scuola debba essere un laboratorio di ricerca volto a promuovere la partecipazione critica dei ragazzi, motivo per il quale si trova in difficoltà, non riuscendo ad intercettare intelligenze, potenzialità. Un altro problema risiede nel fatto che il linguaggio degli adolescenti differisce moltissimo da quello dei genitori e degli insegnanti. Si tratta di tre mondi che necessitano di comunicare assieme, ma che raramente ci riescono in modo proficuo. Crede che sia davvero possibile rinnovare la scuola? Non solo è possibile, ma è necessario.
Basta guardare il metro di giudizio delle scuole: i voti, che spesso marchiano alcuni studenti come Lucignoli, salvo poi rincontrare questi ragazzi anni dopo e scoprire che sono diventati ottimi medici, ingegneri, avvocati, impiegati etc. Oltre ai voti, che abolirei, cambierei il modus operandi. Un esempio? I temi. Non è possibile pensare di far scrivere i ragazzi seduti ad un banco senza nessun oggetto se non un dizionario. La scrittura è creatività, emozione, persino quando scrivo io, accendo la tv, sfoglio un quotidiano, mi distraggo per trovare l’ispirazione, la frase giusta. A questo punto suggerisco di prevedere un laboratorio di scrittura libera, molto più stimolante e coinvolgente che un tema. Poi, piuttosto che focalizzarsi troppo sul passato, sarebbe più proficuo rendere attuale il dibattito organizzando incontri con professionisti, giornalisti, storici, insomma una scuola pensata alla rovescia. Non mi piace pensare che la scuola possa essere considerata valida solo se seria e rigida. Abbiamo visto quali sono stati gli effetti devastanti della competitività, se non si insegna a scuola a relazionarsi con gli altri, a fare squadra, di certo non lo impareranno da adulti quando il mondo del lavoro chiederà loro preparazione e capacità di adattamento.
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Il Raglio Magico
Sei un asino! Quante volte lo si è sentito dire? Tante, troppe A cura di Alessia Bottone
Da sempre infatti il quadrupede dal muso allungato è considerato un sinonimo di ignoranza e stupidità, basti pensare alla favola di Pinocchio. Silvia Allegri, classe 1977 dopo aver letto Rosso Malpelo, la novella in cui Verga descrive il trattamento riservato ad un asinello decide di darsi da fare per migliorare le loro condizioni di vita e, fino ad approdare alla scrittura de “Il Raglio magico”, edizionisiride 2012. Veronainforma ha deciso di incontrarla per scoprire che molti stereotipi finiscono dove inizia l’amore per gli animali e che sono davvero tanti i benefici di questa proficua collaborazione. Quando hai deciso di intraprendere questo percorso? Ho tanti interessi e non so come potrei descrivermi in maniera precisa. Oltre alla maturità classica, alla laurea in lettere, e a un master in studi interculturali, ho sempre coltivato una passione sfrenata per gli animali, che da compagni di vita adesso sono diventati "colleghi" di lavoro! Perché si parla tanto di pet therapy? Quali sono gli effetti benefici? La pet Therapy, da tempo considerata una co-terapia, è ormai conosciuta in ogni angolo del mondo: il rapporto con gli animali si trasforma in una cura, che aiuta a vivere meglio e porta benessere e continue emozioni. Chi vive con un animale ha maggiori stimoli, ma anche una maggiore responsabilità: dunque si tratta di un rapporto affettivo e di scambio di attenzioni. Purtroppo siamo ancora ben lontani da un riconoscimento istituzionale realmente trasparente, ma si sta lavorando alla messa a appunto delle linee guida nazionali. A chi la consigli? È necessario fare una distinzione tra Pet Therpay, Attività Assistite con Animali, Interventi Assistiti con Animali. Si tratta di diversi percorsi che implicano la presenza di diverse figure professionali, che in un lavoro di equipe creano progetti su misura a seconda delle esigenze.
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salute
Chiunque può beneficiare della pet Therpay: i bambini timidi e con disabilità traggono particolari benefici proprio perché il rapporto con un animale è sempre un arricchimento affettivo. Quali sono i costi? È davvero così proibitiva come si dice? Come dicevo, in attesa delle linee guida nazionali nel mondo delle attività con gli animali regna tuttora una certa anarchia. E come succede spesso, quando le cose diventano "di moda", si trova sempre qualcuno che se ne approfitta. Per quanto mi riguarda, ritengo che sia giusto offrire questa opportunità a costi contenuti, anche se ovviamente il mantenimento in salute dell'animale co-terapeuta implica una serie di spese. Perché hai deciso di dedicarti alla scrittura di “Il raglio magico?” Per amore degli asini. Ho scoperto qualche anno fa questo animale, e ho la fortuna di possederne uno. Ho capito che l'asino è un animale frainteso. Ho voluto scrivere per far conoscere le qualità dell'asino e restituire a questo stupendo animale l'amore che merita e che non ha mai ricevuto per secoli e secoli. Perché il raglio è... magico? È magico perché sa incantare e stupire. Perché se si va oltre l'apparenza, il raglio diventa musica e l'asino diventa una creatura nobile.
Hai un aneddoto interessante della tua vita al maneggio che vorresti condividere? Sì, certo! Una volta, un bimbo, finita la lezione, voleva a tutti i costi caricare l'asinello Barone in macchina e portarselo a casa e i genitori non volevano ascoltare il suggerimento. Com’è finita? Per consolarlo mamma, papà, zii e nonni hanno dovuto iniziare a camminare a quattro zampe in salotto, simulando ragli. Quando gli asini entrano nella tua vita e nella tua famiglia, non se ne vanno più via!" Che consigli daresti ai nostri lettori per esortarli a intraprendere questo percorso? Non siate timidi: so che abbracciare un asino è un comportamento insolito, ma se superate l'imbarazzo iniziale, si apre un mondo! E dunque serve la voglia di mettersi in gioco, di tirare fuori le proprie emozioni. Vi garantisco un risultato eccellente! Quali progetti hai in cantiere? Prossima fatica letteraria? Ho fondato due mesi fa Asnilogy, associazione di promozione delle attività con l'asino, con tre amiche e colleghe, e ne sono la presidente. Diffonderemo a breve il nostro programma, che prevede trekking, serate e eventi culturali,
centri estivi. Sulla prossima fatica letteraria mantengo il silenzio, per scaramanzia. Dove possono trovarti i lettori? Il mio libro è in vendita sul sito Save The Dogs, e il ricavato delle vendite va in aiuto a un progetto di tutela degli asini maltrattati in Romania. Chi vuole venire a trovarmi, può farlo facendo un giro a Stallavena, nel maneggio Basalovo, dove lavoro in compagnia dei miei animali. Per tutte le altre informazioni, la mia mail è silvia@silviaallegri.it. Vi aspetto per presentarvi i miei adorati asini!
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scienza e cucina Dott. Dario Bressanini
Uno scienziato in cucina: provare per credere A cura di Alessia Bottone
“Se entrate in una qualsiasi libreria, dalle più piccole di qualche sperduta località di alta montagna a quelle più grandi con le poltrone per leggere in tranquillità e i bar interni dove sorseggiare un cappuccino, vi potete sicuramente accorgere che la sezione “cucina e gastronomia” occupa sempre uno spazio importante, con gli scaffali delle novità in bella vista. La sezione "scienza" invece, ammesso che ci sia, è quasi sempre molto piccola, spesso relegata tra "esoterismo" e "giardinaggio"(). Non so dove il vostro libraio abbia posizionato questo libro ma sarei felice se si potesse trovare in entrambe le sezioni, perché questo è contemporaneamente un libro scientifico, ma con pochissime formule, e un libro di cucina, ma con poche ricette (). Un libro che spiega i perché delle cose, una sorta di manuale di istruzioni per tutte le ricette già scritte e per quelle ancora da inventare, ma che necessariamente seguono gli stessi principi chimici e fisici”.
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scienza e cucina
Dario Bressanini, autore di best seller, docente di chimica, ricercatore professionale e curatore del blog La scienza in cucina, introduce così il suo nuovo libro, La scienza della pasticceria, (Gribaudo, pagg.200, 19.90 euro) guidando i lettori alla scoperta di quella che ama definire una “cucina scientifica”, un termine a prova di casalinga di Voghera. Scorrendo le pagine del libro, e andando a rileggere gli altri testi dello stesso autore quali, Pane e bugie (Chiarelettere, pagg. 300 13,60 euro) e Le bugie nel carrello (Chiarelettere, pagg. 192, 12,60 euro) ci si rende subito conto di quanti luoghi comuni, e falsi miti gravitino attorno alla gastronomia e alla pasticceria. Siete curiosi di sapere quali sono? Ne parliamo con il Professor Bressanini, che ha svelato alcuni segreti per Verona InForma. La scienza della pasticceria: un libro per professionisti e amatori? La scienza della pasticceria è un libro per chi vuole sperimentarsi, per coloro che desiderano mettersi ai fornelli, apprendendo un metodo diverso, scientifico per l’appunto, che può essere esteso a qualsiasi piatto, non solo alla pasticceria. Sicuramente duecento pagine non bastano per diventare chef, ma di certo vi aiuteranno a capire come funzionano gli ingredienti, quali sono i processi di preparazione e imparerete a dedicare maggiore attenzione alle ricette, ai dettagli e soprattutto alle temperature ottimali per preparare una crema pasticcera oppure la frolla. Professore, parliamo della prima ricetta scientifica, il mito culinario numero uno: il sale per montare gli albumi. Cosa ne pensa? Molti i pasticceri consigliano di aggiungere il sale, in realtà si tratta di un “consiglio della nonna” sbagliato. Certo, il sale aiuta la formazione iniziale della schiuma, ma, è preferibile l’aggiunta di acidi, come l’acido acetico dell’aceto, l’acido citrico del limone, l’acido tartarico, o un sale acido come il cremor di tartaro, alias tartrato acido di potassio, che permettono di raggiungere lo stesso scopo, ovvero aiutare la montatura, senza le controindicazioni del sale. Provare per credere!
Nel suo libro Le bugie nel carrello, fa una rivelazione shock. Il miglior tonno non è quello che si taglia con un grissino. Per quale motivo? Certamente. Si tratta di un’attenta operazione di marketing di una nota azienda per vendere quelli che in realtà sono gli scarti del tonno trasformando così un difetto in un motivo di acquisto e suscitando l’interesse del consumatore. Consiglio di acquistare un trancio di tonno intero in quanto il tonno delle lattine è il risultato della lavorazione dei pezzi di scarto più piccoli che, non possono essere inseriti nelle latte e nei vasetti di vetro. Suggerimenti per il consumatore bombardato di messaggi pubblicitari? Il consumatore che vuole tutelarsi rispetto a suggestioni e trucchi dell’industria alimentare deve innanzitutto leggere il mio libro, ovviamente, dove ho raccolto una serie di consigli da seguire e messaggi pubblicitari dai quali diffidare. È anche vero che, quando si inizia a parlare di chimica, ci si spaventa, soprattutto quando si ha a che fare con qualche nome che la richiama come è ovvio che sia. Ciò che suggerisco è di sospettare degli spot allarmisti e di quelli estremamente positivi o negativi. Ad esempio se un determinato alimento è troppo pubblicizzato perché non contiene qualcosa, vuol dire che questo è il suo unico pregio. Il consumatore deve sapere anche cosa contiene, altrimenti, è palese che il prodotto scarseggi in qualità. Prendiamo il caso dei prodotti senza glutammato aggiunto che è presente naturalmente in tanti alimenti come nel latte materno o nel parmigiano. I dadi da brodo pubblicizzati perché senza glutammato, diventano invitanti agli occhi del consumatore ignaro del fatto che il glutammato in realtà è presente, e l’effetto finale è lo stesso. Stesso discorso per i prodotti senza zuccheri aggiunti che in realtà conten-
gono il saccarosio. Ricordate inoltre che l’aggiunta di un ingrediente in un prodotto non le rende magico, il tè verde nello yogurt non lo rende automaticamente portentoso. Leggete le etichette, questo è il primo comandamento per smascherare le bugie e le trovare pubblicitarie. Come descriverebbe la relazione tra scienziati e cuochi? Fino agli inizi del ‘900 il rapporto è stato molto stretto, i cuochi in particolare si tenevano aggiornati in merito di ricerche scientifiche, poi, quando hanno iniziato a sentirsi più artisti che tecnici hanno abbandonato la scienza. Devo dire però che negli ultimi anni molti cuochi si stanno riavvicinando, soprattutto i giovani consapevoli che, avere basi scientifiche e capire le proprietà degli ingredienti, favorisce la preparazione delle loro ricette. Un consiglio per chi sospetta di essere intollerante a qualche alimento? Innanzitutto suggerisco di fare test scientifici seri. Oggi come oggi molti pensano di essere intolleranti al lattosio, o al glutine a causa di malesseri temporanei, di conseguenza, smettono di assumere determinati alimenti privandosi del valore aggiunto di questi. Posso assicurare che i celiaci non sono in aumento, in quanto la celiachia colpisce l’1% della popolazione, bensì sono numerosi i casi di persone che si autoproclamano intolleranti o allergici senza essersi sottoposti ai test che vengono svolti negli ambulatori ospedalieri.
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informazione medica
“VIVA! Verona 2014”: campagna per la rianimazione cardiopolmonare A cura di Alberto Cristani
Atleti e bambini, volontari e forze dell’ordine, istituzioni e insegnanti: sono questi i protagonisti delle iniziative svoltesi nella provincia di Verona in occasione di Viva! 2014, una campagna per promuovere la conoscenza delle manovre contro l’arresto cardiaco, un evento che ogni anno colpisce nella sola Verona oltre 250 persone Corsi pratici su manichino per insegnare ai bambini della scuola primaria e media le manovre di rianimazione, formazione sui campi di basket, un training specifico per la rianimazione pediatrica all’Ospedale Negrar: queste sono alcune delle iniziative realizzate nella provincia di Verona in occasione di “VIVA!” 2014, una campagna per la diffusione in Italia delle conoscenze e delle tecniche per riconoscere e trattare l'arresto cardiaco. Per presentare il calendario di questi appuntamenti ed i principali progetti è stata organizzata lo scorso mercoledì 15 ottobre “Viva! Verona 2014”, un evento nazionale a ingresso libero nella cornice di Palazzo della Gran Guardia a Verona, promossa dal Coordinamento VIVA! di Verona, patrocinato dal 118 e dal Comune di Verona. All’evento, presentato da Mario Puliero ed Elisabetta Gallina, erano presenti le autorità locali e importanti ospiti tra cui persone sopravvissute da arresto cardiaco e persone che hanno salvato grazie all’immediata rianimazione cardiopolmonare. Madrina d’eccezione dell’evento è stata il soprano Cecilia Gasdia. Dopo i saluti iniziali a cura del Vicesindaco del Comune di Verona Stefano Casali, del Dirigente Medico del 118 Dr. Adriano Valerio, del Presidente di IRC Dr. Walter Cataldi e del consigliere di IRC Comunità Gabriele Sembenini , si sono succedute 7 presentazioni dei progetti VIVA e riguardanti la formazione della rianimazione cardiopolmonare della Provincia di Verona. Massimiliano Maculan del 118 e coordinamento nazionale VIVA ha sottolineato l’importanza delle manovre rianimatorie e ha spiegato che il 118 di Verona da alcuni anni ha creato un apposito database in cui vengo-
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informazione medica
no inseriti, da normativa, i centri di formazione accreditati e quindi con garanzia di qualità (attualmente 28), le persone che a seguito della certificazione conseguita con il corso vengono autorizzate all’utilizzo del defibrillatore (dal settembre 2012 7986 persone) per 327 Defibrillatori mappati nella Provincia di Verona. La mappatura dei Defibrillatori è fondamentale poiché da poco tempo l’interfacciamento con il sistema cartografico della centrale operativa permette all’infermiere di centrale di poter attivare il DAE più vicino al punto in cui è avvenuto l’arresto cardiaco. Il ruolo del 118 non è più solo quello di intervenire a fatto accaduto tramite l’invio dei mezzi di soccorso ma quello di fare prevenzione, formazione ed informazione. Il 118 da anni sta cercando di creare sinergie importanti tra centri di formazione con il fine di promuovere progetti finalizzati ad incrementare nella popolazione la cultura della rianimazione cardiopolmonare. Per far capire ai presenti il perché di tanto impegno è stato proiettato un video in le telecamere a circuito chiuso dell’aeroporto hanno immortalato nel novembre del 2012 l’arresto cardiaco del poliziotto Alessandro Avesani che grazie al tempestivo intervento del collega Cristiano Madella può quest’anno festeggiare i due anni della sua nuova vita. Un altro video ha immortalato il mass training organizzato dal 118 presso l’Istituto Seghetti in cui i ragazzini delle Primarie hanno appreso le manovre rianimatorie a ritmo di musica. Il cuore è arte, la sua attività continua e fondamentale ha da sempre attirato le attenzioni degli artisti tra cui Piera Legnaghi, presente in sala, che ha avuto modo di esibire nella sala esterna la copia di una sua opera raffigurante il cuore. Dopo il 118 è stata la volta dei Centri di formazione che hanno organizzato eventi VIVA ed hanno avuto modo di presentare i propri progetti, tra cui l’Associazione Italiana Soccorritori di Verona in cui il Presidente Cav. Debortoli ha illustrato i progetti legati anche agli ospiti in sala: “Fiamma per la vita”, il progetto rivolto ai Carabinieri per cui il coordinamento VIVA ha deciso di consegnare un defibrillatore del main sponsor nazionale ZOLL; la formazione per il personale delle Volanti della Questura; “Verona Cuore” per gli Istituti Superiori della Provincia con formazione e defibrillatori; la formazione per i dipendenti pubblici. La Croce Rossa con il Presidente Provinciale
Ortombina Alessandro ha spiegato il progetto rivolto alla disostruzione pediatrica e al trattamento dei più piccoli, oltre al progetto nazionale “Trenta ore per la Vita” che prevede la consegna di defibrillatori e la formazione di personale. “Cuore Bardolinese” progetto che ha visto la consegna di 16 defibrillatori su Bardolino con la formazione di 300 persone. La dott.ssa Perfetti, referente della formazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, ha spiegato la volontà dell’Ospedale di uscire dal proprio ambito per rivolgere attenzione e formazione rivolta ai ragazzi delle classi quinte delle scuole primarie. Croce Bianca di Verona e Croce Blu di San Martino Buon Albergo hanno illustrato le loro attività di mass training organizzate nelle maggiori piazze di Verona che hanno riscontrato tanto interesse da parte della cittadinanza. L’attenzione e la disponibilità delle associazioni di volontariato sono fondamentali per poter diffondere il più possibile la cultura dell’emergenza e del massaggio cardiaco. Nicoletta Pertica, Direttore Sanitario di Croce Blu, ha spiegato le attività di sensibilizzazione organizzata nelle scuole di San Martino Buona Albergo e presso il Centro Commerciale, oltre ad un progetto internazionale YOUTH per ragazzi di paesi esteri. Il Dr. Pietropoli, amministratore della Città di Pastrengo, ha illustrato l’evento VIVA organizzato dalla Croce Sanitas per i ragazzi delle scuole e per la cittadinanza. Un insieme di eventi e di progetti presentati per far capire la massa, il movimento che si sta diffondendo per aumentare la sensibilizzazione e la cultura in materia di rianimazione cardiopolmonare. A rafforzare il messaggio sono risultate fondamentali le testimonianze dei sopravvissuti all’arresto cardiaco grazie alla presenza di persone che non hanno esitato ad iniziare le manovre da subito. Claudio Ongaro ha descritto i propri ricordi legati all’arresto cardiaco dell’aprile 2013 durante una gara podistica,
Katia e Don Nicola hanno ripercorso i momenti drammatici durante un campo scuola dove grazie all’aiuto del 118 si è riusciti a far sopravvivere Katia dall’arresto cardiaco subito a 14 anni. In sala anche Soili Bolla con la piccola Alice, sopravvissuta ad un arresto cardiaco subito a 3 anni a seguito di un’ostruzione delle vie aeree causato da un acino d’uva. La prontezza di riflessi della mamma e la preparazione di base hanno permesso di evitare il peggio. In platea importanti ospiti tra cui il Comandante dei Carabinieri Dr. Oresta e il Comandante della Polizia Municipale di Verona Dr. Altamura, oltre ad una folta rappresentanza della Polizia di Stato. Lo sport era presente con il Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori e la delegata provinciale della FIGC Barbara Zampini che hanno testimoniato l’interesse dello sport nel migliorare la sicurezza dei propri atleti a partire dai controlli e dalla prevenzione. Il Soprano Cecilia Gasdia, madrina d’eccezione dell’evento ha avuto modo di intrattenere gli ospiti con due magistrali brani lirici “Un amore così grande” e “Volare” molto graditi al numeroso pubblico. Al termine vi è stata la possibilità per i presenti di provare le tecniche rianimatorie con gli istruttori dei Centri di Formazione. “Viva!” è una campagna di sensibilizzazione per la rianimazione cardiopolmonare promossa, sviluppata e realizzata da Italian Resuscitation Council (IRC) e IRC Comunità (IRC-Com), due associazioni senza scopo di lucro che hanno come obiettivo diffondere in Italia la conoscenza delle tecniche e delle procedure utili a contrastare l’arresto cardiaco. La prima edizione dell’iniziativa, tenutasi nel 2013, ha raggiunto oltre 77.000 persone, promosso 276 eventi e coinvolto 156 tra società scientifiche e associazioni. Nel 2014 la campagna avrà il suo culmine nella settimana dal 13 al 19 ottobre e in particolare il 16 ottobre, giorno in cui si concentreranno le principali iniziative delle analoghe campagne previste in
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informazione medica “VIVA! Verona 2014”: campagna per la rianimazione cardiopolmonare tutti i Paesi europei. L’iniziativa, infatti, nasce dalla volontà del Parlamento europeo che il 14 giugno 2012 ha invitato gli Stati membri a istituire una settimana di sensibilizzazione dedicata all’arresto cardiaco, con lo scopo di migliorare la conoscenza e la formazione dei cittadini e degli operatori sanitari alla rianimazione cardiopolmonare. L’obiettivo di “Viva!” è informare le diverse fasce della popolazione italiana circa la rilevanza dell’arresto cardiaco e l’importanza di conoscere e saper eseguire le manovre che possono salvare la vita, trasferendo la consapevolezza che si tratta di operazioni semplici, sicure, che chiunque, anche senza una preparazione sanitaria specifica, è in grado di attuare, quando è testimone di un arresto cardiaco. La campagna di sensibilizzazione si concretizza nella comunicazione al pubblico attraverso i media e il web, incontri e manifestazioni pubbliche con la partecipazione di operatori sanitari e del soccorso, iniziative nelle scuole e nei luoghi di lavoro e di divertimento. Il coordinamento di “Viva!” ha coinvolto nella realizzazione e nel sostegno alle iniziative tutti quegli organismi, pubblici e privati, che sono a diverso titolo impegnati nella gestione della salute e del soccorso, le organizzazioni scientifiche e didattiche, le imprese, le fondazioni, le associazioni, i media e ogni altro soggetto collettivo che sia interessato a contribuire al successo della settimana e alla focalizzazione dell’attenzione dei cittadini su un tema sociale di estrema importanza. “Viva!” 2014 ha ricevuto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio di: • Presidenza del Consiglio dei Ministri • Senato della Repubblica • Ministero della Salute • Ministero della Difesa • Dipartimento della protezione civile • Conferenza delle Regioni e delle Province autonome • Associazione Nazionale Comuni Italiani • Polizia di Stato • Comitato Olimpico Nazionale (CONI) • Associazione Italiana Calciatori Ha ricevuto, inoltre, l’adesione di numerose società scientifiche e associazioni. Aree tematiche La campagna di sensibilizzazione 2014 ha privilegiato in particolare due aree tematiche:
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- Scuola: gli studenti di qualsiasi età imparano facilmente a eseguire bene e con prontezza le manovre di rianimazione. Per tale ragione la campagna punta a coinvolgere in particolar modo il mondo della scuola, facendo attenzione a porsi in maniera divertente, attraverso social network, videogiochi educativi e applicazioni su smartphone.
- Sport: numerosi episodi di cronaca raccontano come l’arresto cardiaco possa colpire in maniera del tutto inattesa anche gli sportivi. In Italia si stima che almeno 100 persone all’anno muoiano durante attività sportiva agonistica e non. La settimana Viva! proporrà iniziative dedicate all'addestramento collettivo e alla visibilità nel corso di manifestazioni ed eventi sportivi.
Italian Resuscitation Council (IRC) e IRC Comunità Il Gruppo italiano per la rianimazione cardiopolmonare è un’associazione scientifica senza scopo di lucro che nasce nell’ottobre del 1994 con lo scopo primario di diffondere la cultura e l’organizzazione della rianimazione cardiopolmonare in Italia. L’attività di IRC si integra con quella di analoghe associazioni italiane e straniere e in modo particolare con quella dell'European Resuscitation Council (ERC). L’associazione coinvolge medici di diverse discipline e infermieri attivamente impegnati nel settore della rianimazione cardiopolmonare intra ed extra ospedaliera. Il numero dei soci dell’Associazione è in continua crescita e ha superato attualmente il numero totale di 6500 persone, coinvolgendo figure professionali che a vario titolo operano nelle terapie intensive, unità coronariche, servizi 118 ed emergenza territoriale, pronto soccorsi e medicine d’urgenza. Il Gruppo italiano per la rianimazione cardiopolmonare coordina la sua attività con l’associazione Italian Resuscitation Council Comunità, che si rivolge specificatamente ai non sanitari e conta oggi più di 6000 soci. IRC Comunità nasce all’interno di IRC nel mese di aprile 2004, come associazione culturale senza scopo di lucro con lo scopo primario di promuovere la lotta alla morte cardiaca improvvisa e diffondere la cultura dell'emergenza sanitaria nella società civile, attraverso programmi di informazione e formazione alle manovre di primo soccorso. I numeri di VIVA! 2014 Data
Orario
Luogo
A chi indirizzato
Organizzatore
27/09
pomeriggio
Baby Cup Princy Vr
bambini
118
28/09
giorno
Festa Volontariato
popolazione
Croce Blu
09/10
mattina
carosello divise
11/10
mattina
Zevio
scuole elementari
13/10
mattina
Seghetti
scuole
15/10
pomeriggio
Alpo Basket
sport
15/10
pomeriggio
Evento in GranGuardia
16/10
mattina
Istituto Aleardi
scuole
AOUI
16/10
mattina
Pastrengo
scuole
Sanitas
18/10
mattina
San Martino B. A.
scuole
C. Blu
18/10
mattina
Sc Pertini VR
ragazzi e genitori
Sacro cuore
18/10
mattina
Ospedale Negrar
Pubblico
Sacro cuore
18/10
pomeriggio
San Martino B. A.
ass.ni sportive
Croce Blu
21/10
giorno
Giovani in strada Vr
scuole e cittadinanza
118
22/10
mattina
Giovani in strada Vr
scuole
118
118 118 Als Coord VIVA
La vita nelle tue mani come affrontare un arresto cardiaco Aiuto!!
Mi senti?
Se trovi una persona priva di sensi, chiamala e scuotila leggermente
Piega la testa all’indietro e solleva il mento. Guarda il torace e controlla se respira
Se non risponde, chiedi aiuto
Se non respira normalmente fai chiamare il 118
Manda qualcuno a prendere un defibrillatore
Sovrapponi le mani al centro del torace
A braccia tese comprimi profondamente 2 volte al secondo (100-120 al minuto)
Se hai un defibrillatore, accendilo e ti dirĂ cosa fare
13-19 Ottobre 2014
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A
assistenza medica - intervista
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Nicola Carpeggiani
PrivatAssistenza
un aiuto a 360° per tutta la famiglia A cura di Alberto Cristani
Il Centro PrivatAssistenza è in grado di fornire una risposta qualificata alla famiglia che necessita di assistenza domiciliare o presso luoghi di ricovero ad anziani, malati e disabili. Privatassistenza è un preciso punto di riferimento per i servizi socio-assistenziali continuativi o occasionali. Abbiamo intervistato il responsabile del Centro Servizi Sig. Nicola Carpeggiani, con i quale abbiamo fatto un resoconto dell’attività svolta nel 2014 sul territorio veronese e sulle prospettive del 2015, compresa la collaborazione con Verona InForma. Carpeggiani, com’è andato il 2014 per PrivatAssistenza? Il 2014 è stato un anno molto importante, molto significativo, perché abbiamo fatto un importante crescita a livello organizzativo, a livello commerciale e a livello produttivo. Stiamo specializzando la nostra attività, quindi offriamo servizi sempre più mirati e sempre più professionali. Ad esempio, abbiamo assunto del personale infermieristico per averlo sempre disponibile 24 ore su 24 e siamo in grado di fare delle prestazioni immediatamente, anche senza preavviso. Stiamo professionalizzando molto l'attività, non siamo più orien-
assistenza medica - intervista
tati alla semplice assistenza domiciliare ma stiamo cercando di realizzare proprio l'ospedalizzazione domiciliare. In quest’ottica il 1° dicembre abbiamo inaugurato l’ufficio di assistenza ospedaliera di Verona presso il Polo Confortini, all’Ospedale di Borgo Trento. Come si sviluppa in pratica l'attività di PrivatAssistenza e soprattutto qual è il target? PrivatAssistenza lavora prevalentemente con malati, anziani e disabili, quindi con gli anziani abbiamo la fascia più antica della nostra società, però abbiamo anche malati e disabili e in questo contesto rientrano anche bambini e adolescenti con patologie gravi e meno gravi. PrivatAssistenza è in grado di fornire servizi sia per l'inserimento o la sostituzione di una badante, per cui siamo autorizzati da Euriclea, cioè dalla regione Veneto, e ci tengo a precisare che sono poche le cooperative autorizzate in questo senso. Poi ovviamente facciamo tutti i servizi specialistici: dall'alzata, alla somministrazione del pasto, alla somministrazione farmacologica, al bagno, sia a letto che assistito in vasca o in doccia. Quindi siamo in grado di fornire servizi veramente specializzati con 1, 2 o anche 3 operatori. Poi siamo anche in grado di fare il trasporto dei disabili, abbiamo le nostre macchine attrezzate con le carrozzine, con il superamento delle barriere architettoniche, per fare anche il ricongiungimento familiare. Ad esempio veniamo spesso contattati per Natale, per ricongiungere il malato o l'anziano alla famiglia. E poi facciamo tutti i servizi infermieristici, perché dobbiamo ricordarci che in ospedale molte volte viene richiesta un assistenza che non è sanitaria ma di tipo alberghiero, quindi compagnia piuttosto che cura della persona o somministrazione del pasto, cosa che gli infermieri non hanno il tempo e non possono fare. Quando il familiare non è in grado di farlo lo facciamo noi. A tale proposito quest'anno abbiamo ricevuto dei grandi riconoscimenti, anche dalle Asl veronesi. Abbiamo aperto anche un ufficio all'interno dell'ospedale di Legnago, situato proprio all'ingresso, per cui ringrazio ufficialmente l'Asl 21 per l'opportunità che ci ha dato. E stiamo aprendo, con inaugurazione il 1 Dicembre pv alle ore 14:30, l'ufficio all'interno del nuovo Polo Confortini. Quindi, aprire un ufficio di PrivatAssistenza nel polo chirurgico più importante di Vero-
na e provincia, rappresenta per noi il coronamento di un obbiettivo se non quasi di un sogno.Quindi la sinergia tra pubblico e privato è sempre più forte e sempre più importante, anche perché PrivatAssistenza è di fatto un aiuto al settore pubblico, considerando anche la spending review e le ospedalizzazioni sempre più brevi.Certo, tra l'altro all'interno dell'ufficio che verrà aperto al Polo Confortini, PrivatAssistenza ospiterà anche delle associazioni di categoria che permetteranno di assistere il malato in ogni sua necessità, ad esempio eseguiremo le attività per conto del Tribunale del Malato, quindi le nostre impiegate raccoglieranno le richieste da inoltrare alla gestione del Tribunale. Quello che quindi vogliamo offrire è fare in modo che l'utente, il paziente non si senta abbandonato, sia in una situazione di assistenza sia per una diversa necessità. Quindi, abbiamo assunto anche una psicologa, che potrà essere di aiuto anche a livello emotivo o cognitivo/affettivo, e un assistente sociale che gestirà invece la pratiche burocratiche di vario genere. Stiamo parlando quindi di professonalizzazione, che è una voce importante perché, per come la intendo io, passa anche attraverso l'integrazione con il terzo settore, quindi le associazioni di categoria. Andremo quindi ad offrire, all'interno del Polo Confortini, un pull di aiuti al malato. Per il 2015 si profila una crescita ulteriore? Stiamo cercando di creare una rete
che sia in grado di diventare sempre più completa per il paziente. PrivatAssistenza non deve essere visto solamente come semplice erogatore dell’assistenza agli anziani (badante) ma dovrà diventare sempre di più un punto di riferimento per tutta la famiglia. Con ciò intendo assistenza domiciliare, assistenza infermieristica, visite mediche a domicilio o prenotazioni di visite private. Ma ci sono anche i bisogni di prima necessità come la preparazione dei pasti o l'acquisto della spesa, sono tanti gli anziani che non hanno la capacità di recarsi al supermercato e noi possiamo supportarli anche in queste situazioni. Verona inForma ha da sempre promosso l’attività di PrivatAssistenza. Come considera questa sinergia con il nostro magazine? Senz’altro Verona InForma è valido strumento per diffondere l’attività di PrivatAssistenza perché si fonda su un’ottima strategia: mi piace come si pone all'interno delle Asl e degli Ospedali, ha una buona distribuzione. Su Verona InForma vengono trattati argomenti profondi e importanti, di interesse per tutta la comunità. Ritengo quindi che sia una rivista che si sta guadagnando la sua fetta di mercato e posso anticipare che la collaborazione con PrivatAssistenza proseguirà anche per il prossimo anno.
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Mara Isolani
L'Arte in Ospedale
la Personale “Colors on the road” di Mara Isolani A cura di Marifulvia Matteazzi Alberti
Mara Isolani, Artista veronese che dipinge grandi composizioni che raccontano la poetica della contemporaneità, del sentimento del nostro tempo, del viaggio visto come metafora della vita con le bellissime auto d'epoca Balilla, Giardinette, Ferrari, con le moto Guzzi e Harley Davison o con i curiosi turisti a gruppi, a frotte, che procedono frastornati, distratti alla scoperta di emozioni nuove. Mara Isolani descrive con innata semplicità il movimento del colore, l'atmosfera creata dalla pennellata, dall'intersezione dei piani e delle linee di forza che esprimono una realtà data da una superficie stratificata da più immagini e da tanti impulsi che fluiscono attorno quali le figure con le loro ombre, le presenze con le assenze, quasi un gioco che oscilla tra finitezza e indistinto, il compiuto e l'irrisolto. Importanti sono anche i fondali delle Opere, lavorati con sabbia e malta a rilievo a formare strati, muri, pareti vive delle nostre memorie, che risultano essere quasi dei quadri nei quadri: sono composti da particolari tessuti cromatici che si sfrangiano in un vibrare geometrico che era poco fa e ora non è più, si sta trasformando sotto ai nostri occhi, e muove, ruota, dilata fluttuanti cromie che si nutrono di vita propria. L'Artista sa usare la preziosità dell'oro per delineare, spalmare, sottolineare il protagonista dell'Opera stessa per un interloquire immediato anche con le polveri terrose,
residui di un qualcosa di arso, di combusto,di scuro, quale affioramento dell'inconscio, sinopia di un muro che si sfalda per restare solo semplice impronta. Mara Isolani è Artista dall'animo sensibilissimo e complesso, dotata di infinita fantasia, di una volontà tenace e appassionata che la conduce a continuare in modo serrato quella ricerca ferma, decisa, costante che l'ha accompagnata fin da ragazza lungo i sentieri dell'Arte per esplorare, per percorrere, per vivere. È una mostra che ben si inserisce nella Rassegna Arte in Ospedale per offrire a tutti coloro che transitano un sorriso e un diversivo che solleva l'animo accompagnandolo verso pensieri più lieti.
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A.C.I.S.J.F. Protezione della Giovane: una aiuto concreto per le giovani donne
Nel 1897 nasceva a Friburgo, Svizzera, l’ACISJF Associazione Cattolica di Volontariato al Servizio della Giovane con lo scopo di rispondere ai bisogni delle ragazze che si trovavano a vivere lontano dal proprio ambiente familiare. Di fronte ai sempre nuovi bisogni sono nati, nel tempo,sempre nuovi servizi e a fronte dell’aumento dell’emigrazione l’associazione assunse carattere internazionale. Inizialmente ebbe origine per arginare il fenomeno della tratta delle bianche, che, alla fine del ‘800, interessava soprattutto le zone portuali delle città. per poi diffondersi rapidamente anche nell’entroterra. Negli anni Quaranta, nel primissimo dopoguerra, anche a Verona si forma un gruppo di volontarie laiche che si occupavano dell’emergenza abitativa e dei disagi sociali di molte giovani fornendo assistenza, supporto e accogliendole nelle proprie case. Tra queste volontarie spicca la figura della signorina Margherita Pettenella, che si impegnò in prima persona nell’opera meritoria del servizio alle giovani in difficoltà. Alla sua morte dona a A.C.I.S.J.F. lo stabile di via Pigna, dove dal 1984 la Protezione della Giovane gestisce il centro di pronta accoglienza e l’ostello femminile. L’Associazione di Volontariato A.C.I.S.J.F. Protezione della Giovane di Verona sulla base di quanto previsto dallo statuto, si propone di realizzare: · gestione del Centro di Pronta Accoglienza per donne in condizione di emergenza abitativa; · lavorare in rete con le altre associazioni locali; · promuovere, e realizzare iniziative informative e formative per le proprie ospiti (accompagnamento al lavoro per donne disoccupate, ciclo di incontri a tema); · appoggiare iniziative informative e formative per i propri volontari ,i dipendenti e promuovere l’attività dell’ associazione; · realizzare progetti per promuovere piani di inclusione sociale, anche
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grazie al contributo di terzi (Enti locali, Fondazioni, Privati..); sottoscrizione di nuove intese con enti locali e conferma di altre già esistenti; partecipare ai bandi promossi dal CSV di Verona (Servizio Civile, Solidarietà, Comunicare il Volontariato, Attrezzature Informatiche); confermare la convenzione in corso col “Banco Alimentare Onlus” per la fornitura di derrate alimentari non deteriorabili; confermare la convenzione in corso con le Acli nell’ambito di “Progetto Rebus Frutta e Rebus Farmaco” per la fornitura di beni di prima necessità; rafforzare la collaborazione con Forze dell’Ordine e Prefettura.
La Protezione della Giovane di Verona ha sempre prestato attenzione all'evolversi dei tempi, tentando di rispondere ai problemi emergenti nel territorio. Dal 1984 più di 25.000 donne sono state accolte nella Casa di via Pigna. Le problematiche sociali legate all’emergenza abitativa femminile sono cambiate negli anni ma rimane invariata da parte dei collaboratori e dei volontari l’impegno a offrire un aiuto tangibile e concreto alle donne. La Casa di Pronta Accoglienza offre ospitalità in un ambiente sereno e accogliente e mette a disposizione 15 stanze (di cui tre mini appartamenti arre-
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focus Ulss 20 Dal 3 novembre inizia la campagna di vaccinazione antinfluenzale
dati e corredati), per un totale di 35 posti letto. Oltre alle camere da letto, sono presenti un grande soggiorno, la sala ricreativa, la cucina collettiva con annessa zona pranzo, i servizi comuni, lavanderia e stireria. Periodicamente un Assistente Ecclesiastico è disponibile ad incontrare le ospiti per un momento di confronto, riflessione e preghiera. Ogni anno si accolgono donne in emergenza abitativa e in disagio socio-economico. Vengono altresì accolte ragazze lontane da casa per motivi di studio o lavoro. In seguito al continuo aumento dei casi di violenza in famiglia si . assistito negli ultimi anni all’incremento della richiesta di donne sole con bambini, per lo pi. In difficoltà economica e alla ricerca di un ambiente protetto e sereno dove poter riprendere in mano la propria vita. Infatti la condizione di emergenza abitativa in cui versano molte donne nasce da diverse problematiche: da quelle tradizionali legate al mondo del lavoro, al pendolarismo e al precariato, a quelle emergenti come le violenze famigliari o casi di persone affette da malattie di tipo psichico. Dopo anni di esperienza maturata sul campo A.C.I.S.J.F. Protezione della Giovane rappresenta oggi una risorsa fondamentale nel panorama socio-assistenziale veronese collaborando con Enti Pubblici ed Enti del Privato Sociale in una ottica di sussidiarietà attiva. Essendo ente senza scopo di lucro, Protezione della giovane svolge, come previsto dallo statuto, anche dei servizi di accoglienza per giovani turiste: i corrispettivi incassati per questa attività per le giovani (con prezzi fissati) non eccedono del 50% i costi di diretta imputazione come previsto dalla normativa vigente. I servizi di ospitalità resi alle turiste costituiscono una forma di autofinanziamento del Centro per donne in difficoltà. In questo modo l'associazione sostiene il rapporto di crescita che si crea fra le ospiti e le giovani turiste in visita della città che, attraverso lo scambio di esperienze, entrano a contatto con una realtà spesso lontana dalla propria esperienza personale e imparano a confrontarsi in modo dinamico fra pari, vivendo pienamente un'esperienza di turismo responsabile.
focus regali
Idee regalo per un NatABEO speciale!!! Anche quest’anno sono a disposizione i calendari e le agende ABEO 2015! L’offerta è libera, a partire da 6 euro per i calendari da tavolo e da muro e a partire da 10 euro per le agende grandi e piccole. Sono disponibili inoltre dei simpatici biglietti augurali dietro offerta libera a partire da euro 2 euro. Un'idea senza dubbio utile e alternativa per i regali di Natale. Tutti i disegni utilizzati per il materiale natalizio sono stati realizzati grazie alla fantasia e all’impegno dei bambini ABEO che anche quest’anno hanno messo a disposizione il loro talento e la loro arte per rendere ancora più speciali i calendari e le agende di ABEO. Il pittore Pablo Picasso scrisse: “Una volta disegnavo come Raffaello, ma mi ci è voluta una vita per disegnare come i bambini”. Quindi siamo al cospetto di vere e proprie opere d'arte! Meravigliosa novità di quest’anno è la realizzazione della Pallina ABEO come simbolo del Santo Natale, acquistabile con offerta libera a partire da 5 euro Qualora i vostri ordini complessivi superassero i 20 pezzi, ABEO offre servizio di consegna a domicilio. E allora, cosa aspettate?
Il Natale sarà più bello con i gadget di ABEO!
è fondamentale sottolineare che detta attività non viene svolta nei riguardi di chiunque, ma solo a favore di giovani donne, cioè i soggetti a favore dei quali l’associazione esplica il proprio operato, conformemente alle finalità istituzionali. Infatti all’art. 6 dello Statuto viene sancito: “Per raggiungere il suo scopo l’associazione potrà strumentalmente svolgere le seguenti attività, la cui elencazione ha valore solo esemplificativo, sia direttamente che attraverso la partecipazione in enti, società, consorzi sia privati che pubblici: la gestione diretta di case di accoglienza ed ostelli”. Per info: www.protezionedellagiovane.it
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Per info: www.abeo-vr.it - Telefono: 045 855 0808
Dalla mia lunga esperienza nazionale ed internazionale di chef, ho voluto creare dei “momenti...da gustare in tavola” per emozionare con la mia cucina e la cura del dettaglio i Vostri clienti, collaboratori ed amici. Cucinerò piatti tipici del territorio, rivisitazioni di cibi internazionali con prodotti esclusivamente locali, per un aperitivo, un pranzo, una cena o un’occasione di festa.
Aperitivo
” Frollini salati alle olive del Garda ” Mandorle e nocciole salate e piccanti di bosco ” Spiedini con gherigli di noci grana Lessinia e mostarda di mele cotogne ” Miniamburgher con bollito di manzo, salsa verde e pancetta naturale croccante ” American sandwhic con pollo e radicchio rosso di Verona ” Lavarello in carpione con pomodorini olive, zucchine e basilico ” Trota del garda in saor con pinoli e uvetta passa ” Bottiglia bollicine Durello Bottiglia Rosè Le Vigne di San Pietro
Cucina
” Tortello di pasta fresca con ripiedo d’anitra all’arancia ” Bollito della domenica (vitello lessinia, cotechino e cappone) accompagnato con triologia di salse (pearà , cren e salsa verde) ” Bietola da coste stufate, broccoli veneti tardivi ” Tortino di mele gold e miele millefiori
DolceNatale
” Pandoro di Verona ” Nadalin ” Rufioi di Sanguinetto ” Mandorlato di Cologna Veneta ” Marron glassè di San Zeno ” Bottiglia Due Cuori Le Vigne di San Pietro
” Crema zabaglione al vino passito di Soave ” Bottiglia bianco di Custoza Le Vigne di San Pietro Bottiglia rosso Bardolino Le Vigne di San Pietro
Ogni piatto sarà accompagnato dalla ricetta e dall’elenco delle aziende produttrici, per la tracciabilità e la garanzia delle provenienza degli ingredienti usati, esclusivamente del territorio veronese. Potrete scegliere se consegnare personalmente il regalo o farlo recapitare a casa o in azienda.
Regaliamoci la qualita’, Nutriamoci con la tradizione
Per informazioni e ordini: WOW srl via Anfiteatro, 10 - 37121 Verona T 045 8034553 - trulli@wearewow.it
Cucina di Ambrosia Chef - idea e creatività di WOW srl
S spettacolo
Le famiglie e la città incontrano la musica
L’Assessorato alla Famiglia del Comune di Verona, nell’ambito della programmazione di servizi e progetti per la prevenzione dello svantaggio sociale e il sostegno alla genitorialità, intende offrire nuove occasioni creative per sostenere le relazioni familiari. Alla luce dell’ampio successo riscontrato nella passata stagione, in collaborazione con Fondazione Cariverona, ente gestore del Teatro Ristori, promuove la seconda edizione di Agorà. Le famiglie e la città incontrano la musica, una rassegna di incontri musicali dedicati alle famiglie. L’iniziativa si pone in linea con gli obiettivi del Progetto Nazionale Nati per la Musica, promosso dall’Associazione Culturale Pediatri, che sostiene attività mirate ad accostare precocemente il bambino al mondo dei suoni e alla musica. Attraverso questo progetto pilota, sostenuto da importanti Istituzioni, realtà aziendali e fondazioni, vogliamo investire in azioni volte a migliorare il benessere dell’infanzia e delle famiglie, garantendo pari opportunità anche nella fruizione delle risorse educative e culturali. Spazio di dialogo e scambio tra le famiglie e la città attraverso la musica e l’espressione artistica, Agorà vuole incontrare tutti: bambini di ogni età e adulti, persone abituate all’esperienza dell’ascolto della musica o che entrano in un teatro per la prima volta, famiglie sensibili alla cultura e famiglie in situazione di svantaggio sociale e culturale. Per tutti, la musica e i linguaggi espressivi vogliono essere occasione di condivisione, crescita e conquista culturale, in un percorso progressivo di educazione all’ascolto e di condivisione della bellezza dell’esperienza musicale. Si ritiene importante orientare quest’azione di sensibilizzazione ai genitori che si rivolgono ai servizi sociali comunali per la richiesta di sostegno e di accompagnamento nella relazione con i propri figli, in particolare alle famiglie che frequentano lo Spazio Famiglie di Corte Molon, ma anche a quelle seguite dai Centri Sociali Territoriali o i cui figli frequentano i Centri Diurni e i Centri Aperti. Saranno coinvolte le famiglie affidatarie afferenti al Centro Affido e della Solidarietà Fa-
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Teatro Ristori Ottobre 2014/Maggio2015
A cura dell’Assessorato Servizi Sociali, Famiglia, Pari Opportunità Comune di Verona
miliare e alle Associazioni aderenti alla Consulta della Famiglia, le mamme e i bambini stranieri che si incontrano presso il Centro Interculturale delle donne Casa di Ramìa, le Case Famiglia e le Case Accoglienza del territorio che accolgono bambini e ragazzi sotto tutela. In tal modo il progetto si connota per una marcata valenza sociale, poiché rafforza in chiave culturale l’azione del Comune di Verona a sostegno delle famiglie con una strategia integrata ai servizi sociali di base. Con un ampio programma da ottobre 2014 a maggio 2015, Agorà introdurrà grandi e piccoli alla Grande Musica : tre gli appuntamenti in collaborazione con la Fondazione Arena negli spazi dell’AMO- Arena Museo Opera, che avvicineranno al magico mondo dell’opera lirica e alla musica sacra. Il filone tematico del sostegno alla genitorialità fin dalle prime fasi di vita della famiglia sarà approfondito attraverso il nuovo spettacolo Ninne nanne nanne nì, primo evento in Rassegna, ed un ciclo di laboratori musicali dedicati ai genitori in attesa e con bimbi piccolissimi. Gli spettacoli La foglia e il vento e Jaipur e la macchina avvisavento saranno occasione di importanti riflessioni sulle tematiche ambientali, mentre la nuova produzione Mamita ci avvicinerà alle difficili condizioni di vita delle giovani mamme e dei bimbi in un paese andino. In calendario infine un inedito tributo a Leo Lionni, maestro dell’illustrazione per l’infanzia, con la riproposizione musicale di alcuni suoi capolavori d’animazione. Agorà è un progetto in collaborazione con Elisabetta Garilli, che ne ha curato lo sviluppo artistico, e l’Associazione Culturale La Foglia e il Vento. Gode del patrocinio della Regione Veneto, dell’Associazione Culturale Pediatri, dei progetti nazionali Nati per la Musica e Nati per Leggere. Un’importante collaborazione è offerta quest’anno da AMO - Arena Museo Opera, che con Unicredit sostiene gli appuntamenti a Palazzo Forti. Sponsor dell’iniziativa sono Agsm, Acque Veronesi e AMIA, Pegaso srl e Girardi e Associati. Collaborano alla realizzazione Fondazione ProgettoMondo MLAL, Associazione Librai Italiani e Box Office Verona. Media partner Dismappa e VeronaInforma.
spettacolo Primo appuntamento 16 novembre 2014 ore 16.00 Teatro Ristori Ninne Nanne Nanne Nì. Dall’attesa alla nascita. Prima Nazionale. Testo e musiche di Elisabetta Garilli. Illustrazioni in presa diretta di Serena Abagnato e Bimba Landmann. Interpretato da Garilli Sound Proiect. Con la partecipazione dell’Orchestra Interculturale Sgangherata di LaFogliaeilVento. Con il sostegno di Pegaso srl. Tratto da Ninne Nanne Nanne Nì, di E. Garilli, S. Abagnato e B. Landmann, Carthusia edizioni, 2014. “ Ninne Nanne Nanne nì la mia mamma fa così con la mano sulla pancia fa una O come un’arancia … Lo spettacolo conduce il pubblico in un emozionante viaggio dedicato alla Nascita, con l’intento di comunicare la bellezza creativa dell’attesa per una mamma, la relazione unica che si crea dentro a un ascolto fatto di segnali e cambiamenti tradotti poeticamente in musica. Le sensazioni di una madre che si trova ad accarezzare la propria pancia coccolando il proprio bambino diventano l’ espressione musicale dello spettacolo. Ninne nanne, filastrocche, ritmi sincopati si esprimono in un racconto dedicato alla Famiglia e ad un tempo, quello dell’attesa di un bimbo, che viene rivissuto nei suoi cambiamenti attraverso la musica (dalla ninna nanna alla rumba). Ninne Nanne Nanne nì è uno spettacolo che porta il pubblico a condividere un racconto, a sfogliare insieme, pagina per pagina, il tempo che va dall’attesa alla nascita. Garilli Sound Project svela al pubblico suoni e segreti, la musica e la danza lo coinvolgono con naturalezza in momenti di coralità, ritmo, gioco e riflessione. La danzatrice Giulia Carli guida i partecipanti dentro la narrazione e nella relazione diretta con le immagini e la musica. Con questo allestimento tutti gli ambiti artistici -musica, illustrazione, danza, narrazione - vengono coinvolti e concorrono al delicato ed energico percorso musicale che mostra il quotidiano di una Mamma che attende e crea. Le illustratrici Bimba Landmann e Serena Abagnato accompagno lo spettacolo disegnando in presa diretta.
Gli altri appuntamenti in programma Incontri musicali al Teatro Ristori 14 dicembre 2014 ore 16.00 Teatro Ristori. La foglia e il vento. Testo di Elisabetta Garilli, illustrazioni di Donata Deflorian. Musiche di Elisabetta Garilli. Danza di Giulia Carli. Inter-
pretato da Disegnare Musica Ensemble e Garilli Sound Project. 18 gennaio 2015 ore 16.00 Teatro Ristori. Mamita. Testo di Elisabetta Garilli e Mariarosa Dussin. Musiche di Elisabetta Garilli. Danza di Giulia Carli. Illustrazioni di Alessandro Garilli. Scenografie di Serena Abagnato. Interpretato da Garilli Sound Project. In collaborazione con Fondazione Progetto Mondo MLAL. 22 febbraio 2015 ore 16.00 Teatro Ristori. Jaipur e la macchina avvisavento. Testo e musiche di Elisabetta Garilli. Interpretato da Disegnare Musica Ensemble e Garilli Sound Project. 21 marzo 2015 ore 16.00 Teatro Ristori. Leo Lionni. Corti in musica. Testo e illustrazioni animate di Leo Lionni. Musiche di Elisabetta Garilli interpretate da Trio Borsetto Garilli Stiffoni. A cura di Alessandro Fainello. In collaborazione con Verona Film Festival - Corti per piccoli Appuntamenti all’AMO Arena Museo Opera - Famiglie all’Opera In collaborazione con Fondazione Arena e Unicredit 23 novembre 2014 - ore 16.00 AMO L’Opera Illustrata. Chi la crea, chi la fa, chi la canta, chi la suona… Lezione-spettacolo. Testo di Elisabetta
Garilli. Illustrazioni di Serena Abagnato. Voce narrante Enrica Compri, maestro collaboratore Raffaella Petrosino. 21 dicembre 2014 - ore 16.00 AMO L'attesa. Musica sacra per l'Avvento. Narrazione in musica. Testo di Nicola Cinquetti e illustrazioni di Bimba Landmann dal libro "Maria e Giuseppe” (ed. Arka). Voce narrante Enrica Compri, liuto Ilaria Fantin, arpa Katerina Ghannud. 7 febbraio 2015 ore 16.00 AMO - Palazzo Forti A Siviglia c'è un barbiere... Viaggio curioso attorno all'opera di Gioacchino Rossini. Narrazione in musica. A cura di Elisabetta Garilli. Illustrazioni dal vivo di Gek Tessaro, voci narranti Alberto Bronzato e Enrica Compri, maestro collaboratore Raffaella Petrosino. Laboratori musicali per genitori in attesa e con bimbi piccolissimi a cura di Elisabetta Garilli e Garilli Sound Project 6 dicembre 2014 - ore 10.15-11.30 Teatro Ristori, Foyer II Galleria Crin Cron Cran Crun. Filastrocche per crescere. Per genitori con bambini 0-6 mesi 10 gennaio 2015 - ore 10.15-11.30 Teatro Ristori, Foyer II Galleria Ninne Nanne Nanne Nì. Musiche per nuotare bene. Per genitori in attesa
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spettacolo
brevi
Agorà. Le famiglie e la città incontrano la musica
Donazione macchinario all’avanguardia al centro fibrosi cistica di verona
14 marzo 2015 - ore 10.15-11.30 Teatro Ristori, Foyer II Galleria Crin Cron Cran Crun. Filastrocche per crescere. Per genitori con bambini 7-15 mesi 11 aprile 2015 - ore 10.15-11.30 Teatro Ristori, Foyer II Galleria Crin Cron Cran Crun. Filastrocche per crescere. Per genitori con bambini 0-6 mesi
C·A·R·T·H·U·S·I·A
9 maggio 2015 ore 10.15-12.00 - Teatro Ristori Ninne Nanne Nanne Nì… Crin Cron Cran Crun. Per genitori in attesa e con bambini 7-15 mesi (che abbiano già partecipato a un incontro).
NiNNe NaNNe NaNNe Nì il libro e CD Elisabetta Garilli Serena Abagnato · Bimba Landmann
Una ninna nanna per parlare con il proprio piccolo al ritmo della musica e delle parole fin da quando è nella pancia della mamma, come in un dialogo continuo fatto di carezze, danza, suoni e poesia che rallegra, rasserena e unisce. Il libro è nato dal laboratorio musicale curato dalla musicista Elisabetta Garilli per mamme e papà in attesa e con bimbi piccoli, all’interno della rassegna “Agorà. Le famiglie e la città incontrano la musica” del Comune di Verona.
TesTi e musiCHe Volume illustrato, rilegato di 48 pagine con CD musiCale Formato: 20x21 cm Per genitori in attesa e bambini 0-3 anni € 20,00 Isbn: 978-88-95443-95-9
Elisabetta Garilli · Pianista e compositrice, esperta di didattica musicale applicata, e curatrice della rassegna “Agorà. Le famiglie e la città incontrano la musica” del Comune di Verona. È autrice di molti spettacoli musicali e racconti.
illusTraZioNi Garilli Sound Project Durata totale 21:34
uNa NiNNa NaNNa Di parole e Di musiCa per sTare iNsieme
Bimba Landmann · Dal 1988 si occupa di illustrazione per l’infanzia riscuotendo grande successo anche all’estero. Da i suoi libri sono stati realizzati documentari, cd-rom, spettacoli musicali e teatrali e attività didattiche nelle scuole. Serena Abagnato · Artista polimaterica appassionata di lavorazione di materiali di ogni genere (creta, legno, materiali naturali, stoffe, ...) con cui ha creato illustrazioni e numerosissime installazioni e scenografie di spettacoli musicali e teatrali.
Teatro Ristori Via Teatro Ristori, 7 - Verona Biglietti: 5 euro - ingresso gratuito 0-3 anni e disabili con accompagnatore (per questi è richiesta la prenotazione al n. verde 800085570 sportelloinfosociale@comune.verona.it). In vendita il giorno dello spettacolo a partire dalle ore 15.00 Prevendita: Box Office via Pallone, 16 - Verona T 045 8011154 (a partire dal 12° giorno precedente la data dello spettacolo) e on line su www.boxofficelive.it. AMO Arena Museo Opera Palazzo Forti - Via Massalongo, 7 / Via Forti, 1 - Verona Biglietti: 5 euro - ingresso gratuito 0-3 anni e disabili con accompagnatore Prenotazione: AMO T/F 045 8030461 didattica@arenamuseopera.com Teatro Ristori Ingresso gratuito. Prenotazione obbligatoria: Sportello Informativo Sociale n. verde 800085570, sportelloinfosociale@comune.verona.it Si consiglia abbigliamento comodo e informale. Info: www.comune.verona.it - www.teatroristori.org
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Seguici su
Agorà per le famiglie
La Lega Italiana Fibrosi Cistica Veneto Onlus ha donato al Centro di Verona un macchinario per lo studio della funzione polmonare nel lattante e nel bambino piccolo, sui quali non si possono eseguire ancora prove di funzione respiratoria attraverso la spirometria. Si tratta di un sistema che raccoglie tramite una maschera l’aria esalata durante il normale respiro ed è in grado di stabilire se esistono nei polmoni aree disomogenee per la ventilazione. La procedura Lung Clearance Index è nota da tempo, ma ora si tende a una standardizzazione fra centri che partecipano a studi clinici per avere uno strumento di valutazione dello stato polmonare sia del bambino molto piccolo, che una valutazione precoce dell’inizio della manifestazione del danno polmonare. La Dott. Sonia Volpi del Centro Regionale Veneto Fibrosi Cistica, in particolare, seguirà questa metodica nella sua applicazione all’interno del laboratorio di fisiopatologia respiratoria. Lo strumento ha costituito un impegno economico importante e permette al Centro Fibrosi Cistica di Verona di confermarsi struttura di eccellenza nell’assistenza e nella ricerca clinica grazie anche all’associazione Lega Italiana Fibrosi Cistica Veneto Onlus che lo sostiene da oltre 40 anni.
F focus medica
Lotta al cancro:
è nata la rete oncologica veneta Zaia, “è istituto tumori d’eccellenza diffuso sul territorio. Il meglio è qui non servono viaggi della speranza”
Nonostante gli innegabile successi ottenuti dalla medicina e il capillare lavoro sulla prevenzione e promozione dei corretti stili di vita, ogni anno in Veneto vengono colpite da tumore più di 31 mila persone e si verificano circa 14 mila decessi. In totale ad oggi in Veneto i pazienti malati di tumore, in terapia o in fase di follow up sono oltre 212 mila.
A questa galassia di sofferenza la sanità veneta dedica energie, fondi e professionalità che, partendo dall’Istituto Oncologico Veneto, si ramificano interessando pressoché l’intera galassia ospedaliera regionale, tanto che, da circa 6 mesi, come previsto una specifica delibera organizzativa della Giunta regionale, è nata la Rete Oncologica Veneta - ROV. Questa nuova organizzazione, che garantisce le migliori cure ad ogni cittadino veneto a prescindere da dove risieda e a quale ospedale territoriale faccia riferimento, è stata presentata oggi nella sede dello IOV all’Ospedale Busonera di Padova, alla presenza del Presidente della Regione Luca Zaia, del Direttore Generale della Sanità Regionale Domenico Mantoan, del Coordinatore della Rete Oncologica professor Franco Conte e degli oltre 100 professionisti di Ullss, Aziende Ospedaliere, Università e Iov che già stanno lavorando al progetto.
“In questo modo - ha sottolineato Zaia - garantiamo l’eccellenza delle cure e le stesse possibilità d’accesso ad ogni cittadino veneto che ne abbia bisogno. Offriamo le migliori professionalità, un grande lavoro di ricerca clinica, macchinari e medicinali di ultimissima generazione. Sappiamo di avere una mobilità extraregionale che si indirizza verso il Friuli - ha aggiunto - ma non ha motivo di essere, perché l’oncologia veneta non teme confronti e i viaggi della speranza non servono. Forse - ha detto il Governatore rivolgendosi alla platea di specialisti - siete meno bravi di altri a promuovere all’esterno i vostri successi, ma di certo non siete secondi a nessuno. L’obiettivo finale della ROV - secondo Zaia - è quello di creare nel Veneto un Istituto Tumori di eccellenza diffuso sul territorio: qualunque sia la porta d’accesso, anche la più periferica, il paziente dovrà avere la consapevolezza di essere preso in carico da un sistema che garantirà la migliore qualità della cura e, se necessario, l’invio ai Centri di Eccellenza della rete. È quello che abbiamo voluto e stiamo realizzando ha aggiunto - con le Breast Unit per la cura del tumore al seno, strutture nelle cui mani la paziente non ha da preoccuparsi di niente altro che di concen-
trare tutte le sue forze, nella maggior serenità possibile, sulla guarigione”. Caratteristica pressoché unica in Italia della ROV è il coinvolgimento sin dall’inizio delle principali Associazioni del Volontariato (sinora ben 8 organizzazioni) che partecipano attivamente ai diversi gruppi di lavoro sulle specifiche tipologie di neoplasia attivati nell’ambito della Rete. Sul piano scientifico la strada è tracciata: combattere ogni tipo di tumore in maniera “personalizzata”, utilizzando per ogni singolo paziente l’intera gamma delle terapie a disposizione della comunità scientifica sulla base della diversa caratterizzazione molecolare di ogni caso trattato. Non esiste più “il tumore al seno, “il tumore al colon”, “il tumore al polmone”; esiste un tumore diverso in ogni malato e questo va curato in maniera mirata, studiandone approfonditamente le caratteristiche molecolari e individuando per ognuno la terapia più incisiva. Il Veneto garantisce anche la più completa assistenza farmaceutica, con una spesa annua di 671 milioni di euro e con un aumento dell’incidenza dei cosiddetti “farmaci ad alto costo” che, nel periodo 2008-2014, è stato del 70%. Aumento che, considerando il solo anno 2013-2014 ha toccato l’8%.
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o Focus medica
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Dott. Luigi G. Grezzana
Scuola Medica Ospedaliera Nel 2015 la Scuola Medica Ospedaliera Corso Superiore di Geriatria raggiungerà la XXV edizione A cura del Dott. Luigi G. Grezzana - Direttore Scuola Medica Ospedaliera
Corso Superiore di Geriatria Ospedale Borgo Trento Piazzale Stefani, 1 37126 Verona T 045 8123859 - F 045 8123860 luigi.grezzana@ospedaleuniverona.it
È un traguardo importante e significativo per un evento culturale che ha visto negli anni consolidare un successo indiscusso. È pertanto motivo di orgoglio e di festa. Da qualche giorno sono state aperte le iscrizioni ed è gratificante constatare l'altissimo numero di adesioni già pervenute. Nel primo incontro che si terrà il 5 marzo 2015 si parlerà di "Invecchiare è una forma d'arte". È un dato di fatto che la medicina e la geriatria in particolare sono importanti per vivere a lungo e, possibilmente, senza disabilità, ma bisogna che ciascuno metta del suo. La lotta contro la disabilità è uno degli obiettivi primari della moderna geriatria. Si deve "uscire dalla tana". Dentro ci si sente protetti. Fuori c'è il nuovo. Per noi l'avventura è sempre nella mente. Si deve fugare la routine che uccide. Nel secondo incontro del 12 marzo successivo si parlerà di "Epidemiologia delle malattie dell'anziano". Sappiamo che oggi prevalgono nettamente le malattie cronico degenerative che peraltro si riacutizzano impegnando medici ed operatori in compiti ardui. Ed inoltre sempre si manifestano non da sole per cui la polipatologia e quindi la polifarmacoterapia sono la regola. Non a caso si parla di medicina della complessità. I quadri clinici sono
intricati, caotici. Nel terzo incontro del 19 marzo si tratterà di "Invecchiamento al maschile" con tuttte le problematiche di genere che vanno dal pensionamento, alla perdita del ruolo, alle varie malattie. L'argomento del quarto incontro, del 2 aprile, sarà "La fragilità nell'anziano cardiochirurgico" sapendo che interventi, sino a pochi anni orsono impensabili, oggi sono diventati la prassi. Nel quinto incontro del 16 aprile si parlerà di "Le malattie infettive oggi", con particolare riguardo alle malattie infettive ospedaliere, ma non solo. Nel sesto incontro del 30 aprile, si tratterà de "La terapia della dignità". È una tematica di grande attualità che va a toccare aspetti "delicati" dell'uomo. È un problema che ci interroga tutti i giorni e che mette a dura prova la nostra sensibilità e la nostra cultura. Nel settimo ed ultimo incontro del 7 maggio verrà affrontato il tema "La medicina rivoluzionata dall'invecchiamento". Non c'è più la medicina d'organo, ma una medicina che inevitabilmente deve tener conto del paziente con tutte le sue peculiarità e problematicità.
e focus evento
Prof. Michele Tinazzi
Verona per la Giornata del Parkinson Sabato 29 novembre si è celebrata in tutta Italia la Giornata Nazionale del Parkinson e anche Verona, dove da anni è operativo un “Centro Parkinson e Disordini del Movimento” diretto dal prof. Michele Tinazzi, ha partecipato all’evento con un incontro tenutosi nell’Aula Magna (ex Aula Gavazzi) in via Bengasi 7 nei pressi dell’Ospedale di Borgo Roma. L’incontro, al quale hanno partecipato i medici specialisti degli ospedali veronesi, rientra nel “Progetto di ricerca sulla qualità della vita nei pazienti con malattia di Parkinson e nei loro familiari”. “Il 2 per cento delle persone oltre i 70 anni mostra segni più o meno gravi di parkinsonismo - spiega il prof. Tinazzi - e nel Veneto si stima che siamo vicini ai 20.000 casi, il 25 per cento dei quali a Verona e provincia. Negli ultimi anni la gestione terapeutica del paziente, grazie all’utilizzo di nuovi farmaci, è nettamente migliorata, e nell’ambito dell’Azienda Ospedaliera veronese il Centro ha rivolto particolare attenzione all’attività clinica-assistenziale non solo attraverso i più moderni approcci diagnostici ma anche in collaborazione con l’area di Scienze Motorie e con la Medicina Fisica e Riabilitazione della nostra Università”. L’appuntamento di sabato 29 novembre rientrava nella nutrita serie di iniziative che il comitato medico scientifico LIMPE-DISMOV- SIN ha organizzato nelle maggiori città italiane, avvalendosi anche della collaborazione di alcuni importanti teatri che hanno posto a disposizione dei desk informativi per sostenere la ricerca sul Parkinson. Inoltre è stata sviluppata una nutrita campagna di sensibilizzazione per la raccolta fondi da investire nella ricerca.
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a focus associazioni
Le formiche se si mettono insieme spostano un elefante.
Ants-onlus per l'autismo
Associazione di promozione sociale
L'Associazione di Promozione Sociale Ants-Onlus per l'Autismo nasce nell'anno 2008 per volontà di un gruppo di genitori di ragazzi autistici e conta attualmente 80 soci. L'Associazione ha per statuto una posizione di formazione della risorsa più importante nel percorso di vita della persona con Autismo: la propria famiglia. Il ruolo della famiglia è determinante nel percorso di vita di tutte le persone, ancora di più della persona con Autismo: è il partner indispensabile nel progetto educativo e di vita. La finalità dell'Associazione è quella di supportare e formare sin dalla diagnosi della sindrome, le famiglie dei ragazzi autistici, creando una visione nuova sulle caratteristiche dell’Autismo: lavorare sulle potenzialità di questi ragazzi per migliorarne la qualità di vita e giorno dopo giorno, farli diventare adulti il più possibile autonomi. Vuole inoltre far conoscere ed affrontare le problematiche dell'Autismo ponendosi come punto di incontro, in ogni ambito, con esperti per lo scambio di esperienze e strategie. L’obbiettivo dell'Associazione è quello di promuovere una competenza nell'ambito psico-educativo attiva e partecipata di tutte le persone che ruotano attorno alla vita dell'autistico: la famiglia, la scuola con insegnanti e compagni di classe, gli operatori. Con questo obbiettivo nei quattro anni trascorsi l'Associazione ha attuato una serie di progetti: Progetto di formazione per famiglie, insegnanti e operatori . Un corso di apertura dell'Associazione dove genitori associati, insegnanti ed operatori hanno potuto partecipare a dieci incontri su metodologie e tecniche legate all'Autismo. Progetto del gruppo auto e mutuo aiuto in collaborazione con la Cooperativa Sociale Azalea. Con l'aiuto di uno psicologo, poterci incontrare tra genitori per parlare, confrontarsi e trovare qualcuno che possa condividere, conoscendola, l'esperienza dell'autismo in famiglia.
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focus associazioni
Progetto di Formazione Volontari: Incontri mensili di confronto e di approfondimento sull'Autismo con uno psicologo esperto per volontari e tirocinanti. Progetto di formazione e consulenza per la scuola “Scuola In-formata”: Un progetto attuato con il contributo e il patrocinio della Regione del Veneto e della Banca Popolare di Verona in cui, i genitori dell'Associazione, propongono alle scuole di appartenenza, l'intervento gratuito di un esperto che da formazione alla scuola sulle strategie pratiche, mirate ed individualizzate sul bambino/ragazzo. Il lavoro di supervisione dell’esperto viene svolto contemporaneamente nelle famiglie. Progetto di formazione per le famiglie “Famiglia attiva”: Un corso per genitori su strategie e pratiche da utilizzare nella quotidianità con i loro figli. Progetto “valutazione funzionale”: Un progetto di valutazione funzionale con il team di educatori della Fondazione ARES (LuganoCanton Ticino) diretta dal dott Claudio Cattaneo per genitori, scuola ed operatori con una valutazione iniziale e follow up annuale o semestrale di monitoraggio. Progetto per persone con Autismo “Il mondo di AzalAnts”. Uno spazio alternativo per lo sviluppo di abilità e per la gestione del tempo libero (in collaborazione con la Cooperativa Sociale Azalea). Questo Progetto iniziato come progetto estivo, dall’anno scorso si svolge a cadenza settimanale e, nei periodi di vacanza anche più giorni la settimana. Progetto domiciliare. Educatori esperti entrano nelle nostre famiglie e collaborano con i genitori nell’educazione dei nostri ragazzi. Progetto Fratelli: “E io?” Laboratorio di crescita personale e accompagnamento per i fratelli. Attività ricreative , coordinate dall’equipe in cui sono coinvolti i fratelli dei bambiniragazzi con Autismo. Summer School: oltre alle attività “Il mondo di Azalants” l’estate 2012 , in collaborazione con l’Associazione “Bolle di Sapone”,si è organizzata una settimana di formazione specifica. I bambini delle famiglie che seguono la metodica A.B.A., hanno potuto beneficiare di un intervento personalizzato e intensivo con il proprio educatore in continua supervisione degli psicologi di riferimento alternando momenti di insegnamento strutturato a momenti di gioco. Tutto coordinato dalla dott.ssa F. Degli Espinosa.
Sono stati organizzati inoltre: Convegni con la Dott.a Cesarina Xaiz del Laboratorio Psicoeducativo della Valle Agordina (Belluno) ,la Dott.a Flavia Caretto di Roma e la Dott.ssa M.Rigotti di Padova; Una serie di serate di promozione sulle attività dell’Associazione e di conoscenza sulla problematica dell’Autismo con la collaborazione di Band e cori locali. Abbiamo collaborato con l’Associazione ANGSA Veneto e con L’Azienda Ospedaliera di Verona - prof. Dalla Bernardina e dott Zoccante del reparto di Neuropsichiatria Infantile, organizzando la serata musicale “Il cuore dell’Autismo” nell’ambito del Convegno Nazionale “Disturbi dello spettro Autistico: analisi e condivisione di modelli assistenziali ed abilitativi in Regione Veneto” svoltosi a Verona, Palazzo della Gran Guardia il 28-29 Maggio 2010. Ancora, in collaborazione con l’NPI dell’Azienda Ospedaliera di Verona, (Prof. Dalla Bernardina e Dott Zoccante) e l’Ufficio Provinciale Scolastico di Verona (Prof. Grison) abbiamo organizzato il Convegno “Autismi: insieme per conoscere e agire” che si è tenuto il 6-7-8 settembre 2012 presso l’Auditorium Aptuit a Verona. Convegno “Autismi: Vivere il Quotidiano” per evidenziare le buone prassi e promuovere una cultura corretta sull’Autismo. Convegno tenutosi al Palazzo della Gran Guardia in collaborazione con il Comune di Verona e l’Azienda Ospedaliera di Verona. Abbiamo contribuito e partecipato attivamente alla realizzazione di due cortometraggi sull’Autismo: “Autismi: Dove Siamo” e “Autismi:Vivere il quotidiano” Questi cortometraggi sono stati per ben due anni vincitori al Concorso internazinale di cortometraggi sull’Autismo. Sono visibili sul sito www.glauk. it nella sessione documentari o sul nostro sito. In occasione della giornata Mondiale per l’Autismo 2014 abbiamo contribuito all’organizzazione dell’evento “Eutimie” tenutosi presso Sala
Boggian del Museo di Castelvecchio dal 2 al 12 aprile 2014: dieci giorni di incontri culturali e di sensibilizzazione sula tematica dell’Autismo. Ci adoperiamo periodicamente in mercatini di beneficienza e di promozione, proponendo oltre che oggetti artigianali appositamente creati da volontarie dell’Associazione, anche altri prodotti che il disegnatore trentino Fabio Vettori ci mette a disposizione per la raccolta fondi. Lo stesso Fabio Vettori ci ha dedicato un disegno che ben interpreta il nostro motto associativo ed è stato protagonista di una nostra “serata in musica” prodigandosi in disegni estemporanei sulla tematica dell’Autismo o personalizzati su richiesta del pubblico. Infine va ricordato l’importante supporto della Parrocchia di Lugagnano che mette a disposizione, per gli incontri della nostra Associazione, le sale del Centro Parrocchiale.
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N.05
anno 1 - novembre/dicembre 2014
SPECIALE ONLINE DI
DEDICATO AI GIOVANI, ALLE FAMIGLIE E a CHI SI OCCUPA DI ADOLSCENZA
www.adolescenzainforma.it
psicologia
Il potere della mindfulness nell’adolescenza Quando i sogni diventano realtà educazione
I giovani insegnano a restare giovani
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educazione A cura della Prof.ssa Daniela Galletta
La riflessione di un'insegnante:
autorita’, autorevolezza e amore Prof.ssa Daniela Galletta Progetto Rete Prospettiva Famiglia www.prospettivafamiglia.it
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Opero nell’Istituzione Scolastica da più di trent’anni, ho insegnato in tutti gli Ordini di Scuola, ma da più di venticinque rivolgo le mie attenzioni educative a ragazzi tra i 14 e i 19 anni, i tanto citati adolescenti. In questo lungo lasso di tempo la situazione educativa giovanile ha subìto dei significativi mutamenti, non tanto a livello di competenze e abilità, ma soprattutto sotto il profilo emotivo-affettivo. “Fare Educazione” mi ha sempre affascinato, in particolare per l’alchimia del rapporto instaurato tra i protagonisti coinvolti: l’attenzione all’ascolto e alla necessità dei ragazzi, la cura nel ricercare una relazione d’empatia affettiva reale, il saper esercitare autorevolezza e non autorità nei loro confronti, il saper dare chiare indicazioni comportamentali, il saper pretendere con coerenza, serietà, rispetto, correttezza verbale, mettendo comunque sempre in luce i talenti , senza denigrare le asperità del carattere e le intemperanze dell’età. Tutto ciò ha caratterizzato negli anni il mio essere insegnante, non solo come promotrice di cultura, ma soprattutto come educatrice in grado di condividere un patto educativo esclusivo, che nessuna professione privilegia.
educazione
Esercitare il ruolo di mediazione tra i bisogni più complessi degli studenti e le risorse professionali, sviluppare la loro forma di intelligenza, come pure la dimensione emotiva, affettiva, etica e valoriale, sono compiti impegnativi, che molti docenti assolvono con non poche difficoltà. I problemi degli adolescenti, che ogni giorno, infatti, tocchiamo con mano, non sono solo quelli legati alla sfera affettivo-sessuale; l’alcol, la droga, i disturbi dell’alimentazione, il bullismo, la depressione, l’abuso e la dipendenza dai social, rappresentano per loro una fuga, una scorciatoia oltre che una evidente richiesta di aiuto, per sopperire al grave vuoto educativo, alla disorientante mancanza di regole e alla solitudine educativa profonda, a cui il mondo adulto, comprese le figure genitoriali, li ha purtroppo abituati. Dai loro sguardi quotidiani è possibile cogliere il recente vissuto, le gioie, le tristezze, le tensioni familiari che travagliano la loro serenità. Sembrano spesso avvolti in una torpore fisico ed intellettuale che li paralizza, impedendo il passaggio di qualsiasi messaggio culturale o formativo. A Scuola li vediamo per quello che sono, senza le maschere tipicamente adolescenziali che indossano in famiglia. Sembrano freddi, distaccati, insofferenti, lontani dalla dimensione adulta, ma non appena percepiscono una qualsiasi attenzione educativa, si apre un mondo relazionale meraviglioso del quale non possiamo non far parte. Sono spietati nei confronti del mondo degli adulti che, a loro parere, tende a giudicare, massificare, senza comprendere che il vero motivo del disagio giovanile sta nel mediocre esempio che ricevono dall’esterno. è indiscutibile che lo sfaldamento evidente dell’Istituzione “Famiglia” degli ultimi anni abbia contribuito a comunicare loro insicurezza, precarietà valoriale e scarso desiderio di progettualità. Li abbiamo avviati sin dall’infanzia
al senso di Facilità, con poche regole, scarso impegno, nessun sacrificio, tutto ottenuto in breve tempo, senza fatica, spianando le difficoltà, dimenticandoci che “Fare Educazione” è un prolungamento dell’atto generativo, è un dono, è una responsabilità morale. I nostri ragazzi ci osservano criticamente, verificano la nostra coerenza e si aspettano messaggi chiari, che aiutino loro ad acquisire una coscienza retta e la capacità di affrontare la Vita con responsabilità, accettando, un domani, le gerarchie lavorative e conquistando con impegno e serietà la loro posizione. Solo con il tempo riescono ad intuire che la cultura della Facilità è un terribile imbroglio.
scopi sociali e/o culturali e di sviluppare sinergie operative; al suo interno è nato il Progetto della Scuola per Genitori ed Educatori, che continua a proporre validi momenti di riflessione, di crescita e formazione e che rappresenta il punto di convergenza di tutte le agenzie educative della Rete. La nostra attività, di puro volontariato e - per Statuto - libera da vincoli di qualsiasi tipo, viene gestita nei ritagli di tempo da una equipe di professionisti, collaboratori e specialisti qualificati (psicologi, medici, primari ospedalieri, avvocati, professionisti, imprenditori) che, pure gratuitamente, sono a servizio delle molte famiglie aderenti alla Rete.
Il Progetto Rete Prospettiva Famiglia (www.prospettivafamiglia.it), che sono orgogliosa di promuovere e coordinare, nasce sette anni fa proprio con l’intento di creare sinergia tra le varie componenti educative, genitori, educatori e studenti. Esso cominciò a delinearsi alla fine del 2007, quando un gruppo di docenti, psicoterapeuti e medici sentirono l’ esigenza di organizzare alcune attività educativo-formative, in un’ottica ampia e profonda , con proposte che riguardassero l’intera istituzione “Famiglia” , e creando, nel contempo, il coinvolgimento di tutte le agenzie educative del territorio, come pure delle Istituzioni. Venne ipotizzata quindi l’istituzione di una Rete ufficiale di collaborazione tra tutte le agenzie inizialmente della zona Est del Veronese. In breve tempo si giunse alla costituzione ufficiale della Rete Prospettiva Famiglia, a cui lentamente molti Istituti comprensivi e superiori si unirono, con l’obiettivo di creare un punto di riferimento per tutte le associazioni presenti sul territorio, che avessero
Con la convinzione che la Famiglia e la Scuola siano la sede di Educazione e Prevenzione primarie e che quest’ultima non possa ridursi ad essere una semplice “azienduola” dove si producono merci di consumo, continuiamo con impegno a creare percorsi di formazione per genitori, educatori e giovani, consapevoli che l’atto dell’Educare, che è esclusivamente una questione di cuore, richiede quattro requisiti fondamentali: la conoscenza delle dinamiche di crescita, la competenza nei contenuti, la professionalità in termini di serietà, impegno e coerenza comportamentale, come pure forte motivazione, senso di attenzione agli altri e passione per il proprio lavoro.
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educazione A cura di Carlo Tregnaghi
Giovani che insegnano
a restare giovani A volte mi dico che i gran discorsi che tra educatori si fanno sugli adolescenti rendono poco onore all'onestà della relazione che si coltiva coi diretti interessati. È un paradosso, questo, in cui si precipita molte volte quando si è in bilico tra vita e libri, tra statistiche ed esperienza personale, tra macro e micro. Insomma, un po' come quella frase di Jovanotti che recita la storia ci insegna che non c'è fine all'orrore, la vita ci insegna che conta solo l'amore. Ci ha visto dentro, il menestrello, niente da dire. Perché alle volte, più di qualche volta, è proprio così. Perchè, diciamocelo, è una seduzione alla quale non sappiamo resistere, quella di porci un gradino più in alto per stilare trend, classifiche, per dire bene e male, giusto o sbagliato. E se i politici si attaccano alle statistiche come gli ubriachi ai lampioni - per citare l’irriverenza di Andrew Lang - gli educatori (o gli scrittori) si rifugiano nella programmazione come gli struzzi nella sabbia, quando il brivido della vita sulla pelle suona estraneo, mentre il bianco-nero di un libro comunica sicurezza. Mi chiedo allora come posso prestar più fede alle statistiche che alla spontaneità dei miei adolescenti; al sorriso solare di Chiara, alle incertezze di Luca; agli occhi a cuoricino di Elisa che ogni settimana c'è sempre un lui diverso, rigorosamente con occhi azzurri e fare principesco: - "mi sono innamorata!", (ma lui lo sa?); alle confidenze dette sottovoce, agli abbracci spontanei, ai disegni che mi fanno sulle mani e "non lavarti perché sennò vuol dire che non mi vuoi più bene". Gli adolescenti sono così. Però conquistano. E a volte siamo proprio noi "grandi" - quelli che insegnano a diventare adulti! - che
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educazione
crescendo smarriamo qualcosa lungo il cammino; e se non stiamo attenti - se non seguiamo i sassi bianchi che gli adolescenti come Pollicino lasciano dietro di loro - la strada per tornare a casa non la ritroviamo più. Ricordo che un giorno parlando col mio professore di filosofia del liceo - quando ormai ero prossimo alla maturità e quindi era lecito scioglierci un poco in confidenze, che tanto ormai alea iacta est - mi disse lui: per scrivere bene bisogna leggere molto e vivere molto. Penso che in questa semplice frase ci siano due ingredienti validi non solo per gli scrittori in erba, ma anche per gli educatori. Vorrei infatti pensare all'istruzione come a un'arma a doppio taglio che funziona come una specie di bilancia. Se si aumenta il peso di uno dei due bracci l'altro cala e viceversa. E come in ogni bilancia che si rispetti il gioco è far star su entrambi i gravi, cosicchè il peso si annulli reciprocamente. Si pongono quindi due pesi per creare assenza di peso. Ora, direte voi, come si spiega questo paragone? Potremmo dire che i due rami della bilancia rappresentano le fasi della vita: ammettiamone per semplicità due, adolescenza e età adulta. Sul primo ramo sta un peso che chiameremo istruzione. Sul secondo sta un peso che chiameremo vita. La bilancia invece rappresenta l'educazione, e l'assenza di peso è il suo fine. Nella prima fase, se tutto va bene, c'è una sovrabbondanza del secondo peso; la vita, diremo stando alla metafora, è sovrabbondante, non manca. Anzi, sgorga copiosa. E qui, per citare un celebre precedente mitologico, potremmo andare a scomodare il mito della biga alata di Platone, là dove compito del cocchiere è tenere a bada uno dei due cavalli per far stare il cocchio sulla carrabile celeste e non socombere agli istinti ratti e impetuosi dell'animo umano. Lo stesso si farà allora con la nostra bilancia. Solo che qui sarà l'istruzione ad ammorbidire e a indirizzare l'impeto della giovinezza. Al contrario, l’età adulta è caratterizzata da un predominio dell’istruzione a discapito della vita; e, in
questo caso, compito di un eventuale maestro sarebbe ricordare all'allievo troppo diligente che non di soli libri vive l'uomo. Ebbene: so di sbilanciarmi parecchio con questa storiella, ma credo che la metafora abbia un ché di veritiero. Come dicevo prima (mi riferisco alla frase di Jovanotti) stavolta ho fatto vincere l'amore e non la storia, pensando che sono più le volte che io imparo dai ragazzi che non viceversa. E credo che chiunque mettendo da parte orgoglio e amor proprio possa dire lo stesso. Il fatto è che la relazione è un qualcosa di irriducibile a schemi, programmi, e via dicendo. Del resto diciamocelo: seguire la ricetta del primo braccio è relativamente facile, nonché rassicurante: "matematica, due volte al giorno, dopo i pasti; letteratura, al bisogno, prima di coricarsi; greco, ad aeternum!". Insomma, una bella rottura, ma ce la si può fare. La parte spigolosa arriva dopo, quando si smarrisce quel senso che prima fluiva spontaneo. Per dirla con Vasco finché eravamo giovani era tutta un'altra cosa, forse eravamo stupidi, ma adesso siamo cosa? E a questo si aggiunge l'aggravante che gli adulti - proprio per il fatto di essere adulti - sono meno bravi ad ascoltare dei ragazzi. Si sentono già un po' arrivati, sono più esenti dai rimproveri, e il dover pensare "a cose da grandi" funziona il più delle volte come un riparo sicuro per mettersi al coperto da certe turbolenze. Ora, al di là del fatto che con questo intervento era doveroso pareggiare la partita con il mondo degli adolescenti - altrimenti mi dicono che li critico e basta! -, è giusto precisare che ciò che ho scritto deriva da esperienze personali a cui peraltro mi fa piacere poter dar voce. Se vedo giovani educatori che nonostante i loro pochi anni restano invischiati in pose da "maestrina" è bello
avere l'opportunità di condividerlo per poter riflettere e capire cosa effettivamente manca nel percorso di crescita e nella sensibilità di chi educa; e questo al di là delle nozioni, che, come ho voluto forzatamente rimarcare, spesso più che elevarci ci soffocano. Solo un’ultima cosa allora mi preme, prima di chiudere definitivamente i battenti. Tornando alla metafora della bilancia volevo ricordarne il fine, ovvero l'assenza di peso. La leggerezza. Qui potremmo davvero sovrabbondare con le citazioni, ma, fedeli alle premesse, sorvoliamo. Mi piace solo riflettere sul fatto che in età adulta - perché in adolescenza si dovrebbe essere sempre leggeri - servono due pesi per non sentire peso. Che è come dire: non siamo più ragazzi ma torniamo ragazzi con un ingrediente in più, che è la consapevolezza. Ovviamente questa volta abbiamo preso le nostre precauzioni per non aver troppo dell'una o troppo dell'altra, e ci piace pensare che questo equilibrio, che in molti si affannano e si affannarono ad inseguire, noi adesso sì, noi l'abbiamo capito, l'abbiamo fatto nostro. Ma anche stavolta ci sbagliamo, non è così. Abbiamo capito ancora poco, dobbiamo ripassare la lezione. O forse in questo caso non c'è lezione che tenga, non serve capire. Perchè, come diceva Franco Volpi, sbagliano quelli che pensano che la vita si spieghi con la filosofia. Per quanti sforzi il pensiero faccia, il risultato è sempre lo stesso: la filosofia arranca dietro la vita che se la ride.
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psicologia A cura della Dott.ssa Stefania Rotondo
Mindfulness ed adolescenza: il potere della mindfulness nell’integrazione dell’identità
Dott.ssa Stefania Rotondo Psicoterapeuta cognitivo comportamentale Membro direttivo ISIMIND e referente ISIMINDS4KIDS
L’adolescenza è un tempo essenziale di intensità emotiva, di investimento sociale e creatività, caratteristiche umane essenziali di ciò che dovremmo essere, di quello che siamo in grado di sviluppare, e di che cosa abbiamo bisogno come individui e come famiglia umana (D.J. Seigel 2013). La mindfulness, in quanto capacità di prestare attenzione nel “qui ed ora” con curiosità e gentilezza, si focalizza su un'altra capacità umana naturale: la capacità di prestare attenzione; è proprio sull’insegnamento dell’utilizzo di tale capacità che si focalizza l’insegnamento della mindfulness con i bambini e gli adolescenti: sviluppare la capacità unica di prestare attenzione a/essere a conoscenza dei mondi interni ed esterni e delle interazioni tra i due, di “essere presenti” nel respiro, nel corpo, nei pensieri, nelle emozioni, nei sapori, negli odori, nelle immagini, nei suoni, nei bisogni, nelle azioni e nei loro effetti sugli altri e sull’ ambiente (A. Saltzman 2009). In una società “multitasking” come la nostra, lo stress per l’adolescente diventa la “marcia normale di vita” che gli permette di affrontare esperienze difficili, ma al tempo stesso inibisce la loro capacità di apprendere e trascura lo sviluppo delle qualità socio-emozionali indispensabili per lo sviluppo affettivo e della socialità. In questo senso l’adolescenza rappresenta “una fase molto delicata dello sviluppo con un elevato rischio di perturbazioni intrapsichiche e interpersonali” (E. Caffo 2002).
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psicologia
Le ultime ricerche sul disagio adolescenziale sottolineano l’aumento dei disturbi definiti “internalizzanti” (come depressione, disturbi d’ansia, anoressia nervosa e bulimia, etc.), ed “esternalizzanti” (es. abuso di sostanze). La consapevolezza è una strategia utile per i ragazzi perché permette loro di pensare attraverso le proprie emozioni invece che reagire impulsivamente, caratteristica tipica del funzionamento del cervello durante l'adolescenza (D.J.Seigel 2013). Esistono diversi studi e ricerche su protocolli di mindfulness proposti in età evolutiva, in cui si evidenzia l'incremento delle capacità attentive e di apprendimento, delle funzioni esecutive, della memoria di lavoro, del senso di benessere e delle abilità sociali. Un focus particolare sul senso di benessere viene sottolineato da diversi studi di applicazione della mindfulness con gli studenti, tra questi: “ Deborah Schoeberlein (2009), evidenzia come la pratica della mindfulness sia utile agli studenti poiché fornisce loro degli strumenti per ridurre lo stress generale e l'ansia precedente le prove di valutazione, favorendo le capacità di focalizzare l'attenzione, di mantenere la concentrazione, e, di conseguenza, la “prontezza ad imparare” e il rendimento scolastico. Promuovendo l'auto-riflessività e la calma, permette di migliorare la partecipazione della classe attraverso il controllo dell'impulsività e l'apprendimento sociale ed emotivo, alimentando i comportamenti pro-sociali e le relazioni sane (in F. Didonna- I. Lovato e S. Rotondo in Manuale di Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva di F. Lambruschi 2014). Altri benefici importanti studiati nell’età adolescenziale derivano dall’insegnamento dell’ autoregolazione attentiva (Bishop et al. 2004), e riguardano il miglioramento della reattività allo stress, lo sviluppo di risorse interne per l’autoregolazione dell’attenzione che conducono allo sviluppo di strategie di coping funzionali a ridurre e gestire l’ansia, a prevenire la depressione, alla gestione del dolore
cronico, al miglioramento di disturbi psicosomatici (psoriasi, alopecia, fibromialgia), di disturbi alimentari e alla riduzione dei comportamenti di abuso di sostanze (Kabat-Zinn e Baer 2003; Bishop 2002). Tra i protocolli “pilota” nell’applicazione della mindfulness con gli adolescenti: • Il programma MBSR-T Mindfulness-Based Stress Reduction for Teens, fondato da G. Biegel (2010), ha sperimentato l’efficacia della mindfulness tra gli adolescenti in centri di salute mentale, a scuola e in famiglia. La MBSR-T, di 8 settimane, ha evidenziato risultati significativi per ridurre lo stress degli adolescenti ed i problemi fisici e psicologici ad esso correlati (MBSR-T Biegel 2010). • Il programma MBCT (Mindfulness-Based Cognitive Therapy) di Bogels et al. (2008) di 8 settimane con 14 adolescenti dagli 11 ai 18 anni di età, affetti da vari disturbi (ADHD, Disturbo OssessivoCompulsivo e ansia generalizzata) che utilizza un programma parallelo di MBCT per i genitori, evidenzia risultati che riguardano miglioramenti nell’attenzione sostenuta, nel comportamento, negli obiettivi personali, nella felicità soggettiva e nella consapevolezza. In linea con queste ricerche S. Rotondo sta sperimentando da circa 4 anni vari adattamenti del training MBCT di gruppo (durata 8 sedute) su adolescenti con diversi tratti patologici; il primo riguarda ragazzi di età compresa tra i 15 e i 20 anni, affetti da ansia sociale; gli studi attuali riguardano ragazzi di età compresa tra i 15 e i 25 anni, affetti da DCA Disturbi del comportamento alimentare (studio pilota in collaborazione con ASL di Savona ed Università Bicocca di Milano) e ragazzi
di età compresa tra i 18 e i 25 anni con impulsività e disregolazione emotiva. I risultati preliminari evidenziano un’ interessante correlazione tra l’ aumento delle abilità di mindfulness e la riduzione del tratto patologico su cui si basa il programma (es fobia sociale o impulsività), mettendo in luce alcune relazioni complesse rispetto a tratti psicologici e dimensione emotiva. Altre applicazioni riguardano programmi MBCT individuali su ragazzi (13-15 anni) affetti da dermatiti o alopecia, i cui risultati evidenziano come la consapevolezza attiva le aree del cervello associate con la regolazione delle emozioni, la felicità e un atteggiamento positivo, così come la resilienza fisica e mentale e rafforza in alcuni casi il sistema immunitario, con il visibile effetto di recuperare più velocemente il benessere della pelle. Le ricerche menzionate rappresentano studi di esito incoraggiante che evidenziano l’utilità degli interventi di mindfulness in diverse problematiche dell’adolescenza; tra queste vanno via via diffondendosi quelle che sottolineano l’importanza dell’applicazione della mindfulness in adolescenti non solo per intervenire su tratti patologici in esordio, ma per favorire l’integrazione dell’identità… sottolineando l’importanza dell’adolescenza come periodo della vita di grande integrazione di tanti aspetti del sé e del modo in cui tessiamo l'essenza, nutrendoci della scintilla emotiva, dell'intenso impegno sociale, della ricerca di novità e della spinta verso l'esplorazione creativa che caratterizzano preziosamente questo periodo. Abbracciando il concetto di respirare in tutto il nostro individualizzato io corporeo, che ci viene offerto dalla mindfulness, riusciamo a collegare tutti noi in un insieme più grande definito sé (D. J. Seigel 2013).
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psicologia A cura di Lucia Marchesini - Psicologa e psicoterapeuta
Quando i sogni diventano
realta'
Quante volte noi psicologi e professionisti che lavoriamo con adolescenti, ci troviamo a confrontarci con il loro audace pensiero immaginario e a discutere sulle potenzialità o i rischi di una creatività che sembra voler oltrepassare a tutti i costi i limiti della realtà. Capita spesso, poi, nel mondo degli adulti, di osservare i tentativi entusiasti e determinati dei più giovani di cambiare il proprio futuro, se non addirittura le sorti del mondo, con uno sguardo nostalgico o addirittura con la tenera compassione di chi ormai, vittima del tempo, si è arreso all’idea che i sogni dei ragazzi possano diventare realtà.
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Eppure a volte, quando la volontà e la speranza di più persone si incontrano nel desiderio di raggiungere un obiettivo comune anche le imprese più ambiziose sembrano essere possibili. Un esempio ce lo regala l’associazione di volontariato Sinergia che animata dallo spirito del suo gruppo di giovani volontari, dal 2004 porta avanti un progetto che per le sue finalità idealistiche, lo si potrebbe collocare quasi al confine tra sogno e realtà: aiutare chi non ha potuto scegliere il pro-
prio destino, chi si è ritrovato a dover subire quell’amaro destino impostogli da un mondo di adulti che ha negato alle nuove generazioni la possibilità di scegliere. Questo è quello che accade ai milioni di bambini e ragazzi adolescenti che in Perù vivono la cosiddetta “vita di strada”, fatta di pericoli e delinquenza, privi di punti di riferimento e di sostegno, costretti a scegliere solo tra la fame e il freddo delle loro abitazioni fatiscenti e l’inebriante alternativa delle sostanze stupefacenti, create appositamente per non pensare, per non sentire, per non soffrire. Venerdì 24 ottobre i volontari di Sinergia, per celebrare il decimo compleanno dell’associazione, hanno voluto regalare alla comunità di Verona, presso il teatro Camploy, una testimonianza viva ed emozionante del cammino fatto assieme in questi anni, ripercorrendo la storia del progetto dalla sua nascita; da quando, appunto, un gruppo di giovani amici ha deciso di fondare un’associazione, qui in Italia, che si facesse portavoce dei diritti di minori costretti in situazione di disagio e di devianza, dall’altra parte del mondo, perché la distanza e la provenienza non continuassero ad essere limiti invalicabili alla solidarietà e alla responsabilità civile. Ad allietare la serata sono intervenuti artisti locali come gli attori Alberto Rizzi e Chiara Mascalzoni, il corpo di ballo di Mamadanzateatro e i cantanti del coro Evenjoy, con una nota di internazionalità, grazie alla viola di Hamza Laouabdia Sellami che ha accompagnato le letture dei passi più coinvolgenti dello scambio epistolare che ha tenuto uniti i volontari italiani agli operatori peruviani in questi dieci anni. In una di queste lettere Alessandra Donatelli, fondatrice del progetto, descrive il suo incontro con Martin Milla, un giovane peruviano che, come lei, aveva toccato con mano nelle strade di Lima la sofferenza di questi ragazzi e che, come lei, non poteva restare a guardare senza almeno provare a dire o fare qualcosa per contrastare tanta ingiustizia. Da quell’incontro è nato il sogno di una casa famiglia che potesse accogliere alcuni di quei ragazzi per accompagnarli nel loro percorso di crescita, per offrire loro nuove opportunità di vita, la speranza di un futuro e il calore, appunto, di una famiglia. Fu così che nacquero le due associazioni, quella italiana, Sinergia, e quella peruviana, Sinergia por la infancia, separate dalla distanza geografica ma unite negli intenti e negli ideali. Il sogno di quei due ragazzi, oggi, non solo è diventato realtà ma è innanzitutto il progetto di un gruppo sempre più ampio di giovani che condividono lo stesso desiderio di rimanere vicini, nella distanza, ad altri giovani, già privati dei loro sogni ancora prima di poterli immaginare, accompagnandoli nella loro lotta quotidiana per un futuro migliore.
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