Verona InForma11_2014

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Verona InForma n. 11 - anno 3 - marzo/aprile 2014

consigli e informazioni per vivere meglio

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PROGETTO ONLINE Adolescenza InForma il portale per giovani e famiglie veronesi Anniversario I 30 anni di Just Italia ONCOEMATOLOGIA Sinergia vincente


n. 1 - anno 1 - marzo/aprile 2014

Adolescenza InForma

Speciale online di VeronainForma dedicato ai gioVani, alle Famiglie e a chi Si occupa di adoleScenza

www.adolescenzainforma.it

L’ adolescenza e i disagi del cambiamento Il testimone assente

Il corpo tra oneri e onori. Sovrappeso ed obesita’ in adolescenza


Sommario Editoriale

BREVI AOUI

Informare? La nostra mission Alberto Cristani

7

PROGETTO editoriale

24

Marifulvia Matteazzi Alberti

BREVI AOUI

Nasce Adolescenza InForma Prisca Ravazzin

Ritorna “Arte in Ospedale” con la Personale di Giovanna Bergamaschi

10

GenitoriPiù, percorso formativo per la sicurezza di genitori e bimbi Irene Colizzi

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crempe

Progetto EUREGENAS: impegno della Regione Veneto per la prevenzione del suicidio Sara Carbone, Elena Mascalzoni

30

Chirurgia Coloproctologica

Chirurgia Coloproctologica Ospedale di Borgo Roma Laura Gelsomino Schlemmer

BREVI - ULSS 20

Al Fracastoro di San Bonifacio convegno su HIV e gravidanza

EVENTO

Just Italia 30 anni di naturale benessere

34

15

ASSOCIAZIONI

Dieci anni di Sinergia

32

brevi

16

online

Il latte materno un dono prezioso e per tutti

38

UnGiro.it un social web per appassionati della bicicletta Susanna Morgante, Diego Soave, Carlotta Chiari

18 innovazione

La dematerializzazione delle ricette rosse

20

pancreas

ATER VERONA

A Verona il centro d’eccellenza italiano per la cura delle malattie del pancreas Prof. Claudio Bassi

22

CasaClima certifica l’edilizia residenziale pubblica dell’ A.T.E.R. di Verona

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Sommario brevi ulss 21

L’Epatite C si può debellare grazie ai nuovi farmaci

corpo e mente

Lo yoga, un gioco da (e per) ragazzi

44

dipendenze

46

urologia

Alla scoperta dell’ipertrofia prostatica Dott. Massimo Occhipinti

48

oncoematologia pediatrica

Aquardens, dove benessere e relax sono di casa Alberto Cristani

62

miastenia

Convivere serenamente con la miastenia è possibile UO di Neurologia d.O. Ambulatorio Neuromuscolare

66

Oncoematologia e ABEO: quando l’unione fa la forza Alberto Cristani

60

acque termali

L’alcol la droga per eccellenza Dott. Fabio Lugoboni, Dott. Ezio Manzato

Gianna Tessaro

occhi

52

La miopia

68

corpo e mente

brevi - libri

Gianmario Fiorin

Correre in cucina, il vademecun del runner “buongustaio”

Tai Chi Chuan un elisir di lunga vita

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70

Stampata su carta ecologica ecologica 100% riciclata con 100% riciclata con inchiostri inchiostri a base a base vegetale vegetale prodotta senza uso di prodotta senza uso di cloro cloro

2014 marzo, aprile - 5


Numeri utili Emergenza

113 Soccorso pubblico di emergenza 112 Carabinieri 115 Vigili del fuoco 118 Emergenza sanitaria 045 500333 Polizia stradale 045 8078411 Polizia municipale 045 8075511 Centralino ULSS 20 045 6138111 Centralino Presidio Ospedaliero “G. Fracastoro” San Bonifacio 045 8075111 Centralino Presidio di Marzana 045 8121111 Ospedale di Borgo Trento 045 8121111 Ospedale di Borgo Roma 045 8121212 Ufficio Prenotazioni CUP (Centro unico prenotazioni) 848242200 CUP ULSS 20 840000877 Disdette visite ed esami (no di radiologia) 045 7614565 Guardia medica - Servizio di Continuità Assistenziale (ascoltare segreteria) 045 8041996 Farmacie di Turno 045 6712111 Ospedale di Bussolengo 045 6207111 Centro Sanitario Polifuzionale di Caprino Veronese 045 6648411 Ospedale di Isola della Scala 045 6589311 Ospedale di Malcesine 045 6338111 Ospedale di Villafranca 045 6338666 Servizio di Continuità Assistenziale 045 6338181 Centro Unificato Prenotazioni 045 6712666 Ufficio Relazioni con il Pubblico

pubblica utilità 117 Guardia di Finanza 1515 Servizio antincendi boschivo del corpo forestale dello Stato 045 8090411 Questura di Verona 045 8090711 Polizia Stradale di Verona 045 8078411 Polizia Municipale 045 8077111 Comune di Verona 800016600 Drogatel 19696 Telefono Azzurro 803803 Soccorso stradale 064477 Automobile Club d’Italia 803116 Soccorso stradale


BCC

Valpolicella Benaco BANCA

Radici diverse... valori comuni Sant’Anna d’Alfaedo

Caprino Veronese Costermano Garda

Marano di Valpolicella

Albarè

Bardolino

Valgatara Sant’Ambrogio di Valpolicella

Negrar

S. Pietro in Cariano Arbizzano Pescantina

Colà Sandrà Verona


Verona InForma consigli e informazioni per vivere meglio

n. 11 - anno 3 - marzo-aprile 2014

editoriale

a cura del direttore

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n° 4035/2012

Proprietario ed editore: Verona Informa s.a.s. di Giuliano Occhipinti & C. Sede legale e Redazione: Via Giardino Giusti, 4 - 37129 Verona

Verona InForma N. 11 - ANNO 3 - MARZO/APRILE 2014

CONSIGLI E INFORMAZIONI PER VIVERE MEGLIO

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M A G A Z I N E

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A ATUIT IA GR COP

PROGETTO ONLINE Adolescenza InForma il portale per i giovani e per le famiglie ANNIVERSARIO I 30 anni di Just Italia ONCOEMATOLOGIA Sinergia vincente

Foto di copertina: Ponte Garibaldi - Vista sul campanile del Duomo

Direttore responsabile: Alberto Cristani Coordinatore scientifco: Luca Ravazzin Redazione: Alberto Cristani, Luca Ravazzin, Giuliano Occhipinti, Patrizia Zanetti, Prisca Ravazzin Grafica: Silvia Sorio Stampa: Mediaprint Relazioni esterne e marketing: Giuliano Occhipinti Contatti: - Redazione: +39 345 5665706 - Mail: veronainforma@gmail.com - Web: www.veronainforma.net - Pubblicità: +39 347 4773311 Hanno collaborato per questo numero: Claudio Capitini, Michele Triglione, Ufficio Stampa AOUI Verona, Dott.ssa Susanna Morgante, Diego Soave, Carlotta Chiari, Prof. Claudio Bassi, Marifulvia Matteazzi Alberti, Sara Carbone, Elena Mascalzoni, Laura Gelsomino Schlemmer, Marina Soave, Marta Milani, Dott. Fabio Lugoboni, Dott. Ezio Manzato, Dott. Massimo, Gianmario Fiorin, Gianna Tessaro, UO di Neurologia d.O. Ambulatorio Neuromuscolare Foto: Archivio Verona Informa s.a.s., Ufficio stampa AOUI Verona, Ufficio stampa Azienda Ulss 20, Ufficio stampa Azienda Ulss 21, Ufficio stampa Azienda Ulss 22, Abeo Verona,

Informare? La nostra mission! A poco meno di due anni dall’uscita del primo numero di Verona InForma, e grazie all’intuizione e all’idea di un gruppo di psicologi ed esperti in materia, siamo a presentare un nuovo progetto informativo e informatico chiamato Adolescenza InForma. Perchè informativo? Perchè la mission di questa nuova pubblicazione sarà in primis quella di analizzare, raccontare e conoscere - e quindi informare a tutto tondo - il mondo giovanile e adolescenziale, un vero e proprio universo parallelo nel quale noi adulti, molte volte, facciamo fatica non solo ad entrare ma anche semplicemente capire da dove vi si accede. Un’età, l’adolescenza, dove accade tutto e il contrario di tutto, dove si può essere spensierati ma allo stesso tempo trovarsi di fronte a difficoltà e problematiche che possono sembrare irrisolvibili. Non sempre, vuoi per la frenesia del vivere quotidiano, vuoi per inadeguatezza o semplicemente per inesperienza, gli adulti (genitori) riescono a sintonizzarsi sulle frequenze dei giovani (figli). Ecco le difficoltà, i silenzi, le frustrazioni e in alcuni casi, purtroppo, i drammi. Sia chiaro Adolescenza InForma non è la bacchetta magica grazie alla quale si possono scoprire i segreti e risolvere i problemi adolescenziali. Lungi da noi! Crediamo però che l’esperienza e la competenza di uno staff di altissimo livello possa fornire un aiuto o semplicemente uno spunto su cui riflettere e confrontarsi con i nostri ragazzi. Per quanto riguarda l’aspetto informatico Adolescenza InForma - a differenza di Verona InForma - punta molto (per ora) sulla rete, pubblicando online la rivista. Una scelta che è stata dettata da due esigenze: una prettamente economica (ad oggi non siamo in grado di sostenere una nuova pubblicazione cartacea), l’altra perchè crediamo che la diffusione online possa arrivare con maggiore velocità e capillarità soprattutto a chi, come gli adolescenti, che vivono e ci dialogano con il web praticamente “h24”. Non escludiamo però di poter arrivare con il tempo, soprattutto se qualcuno crederà e investirà nel progetto, anche alla rivista, perchè, nonostante l’informatizzazione, la carta riesce ancora ad essere un veicolo comunicativo di grande impatto. Per ora proponiamo vi rimandiamo al nostro nuovissimosito www.adolescenzainforma.it dove potrete sfogliare e scaricare la rivista in formato pdf e consultare un archivio di articoli, recensioni e video. Iscrivendovi alla nostra newsletter sarete aggiornati, in modo discreto e non invasivo, sulle nostre attività. Inoltre, sempre grazie alla nostra newsletter, grazie la quale avrete la possibilità di comunicare direttamente con un servizio di informazione e consultazione psicologica gratuito. La pagina Facebook, infine, (www.facebook.com/AdolescenzaInForma) è rivolta direttamente agli adolescenti e a tutti coloro che hanno più dimestichezza con i social network. Non ci resta che augurarvi quindi una buona lettura e ringraziarvi per la vostra preziosa attenzione. Alberto Cristani


La comunicazione in sanità MODELLI, COMPETENZE E STRUMENTI PER I PROFESSIONISTI SANITARI Corsi residenzialI Verona 2014 21 febbraio 23 maggio 26 settembre

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Saper “leggere e capire” i media che orientano i comportamenti in sanità è una necessità che appartiene al ruolo dei professionisti sanitari.

programma 13,30 - 14,00

Analisi dei dati sensibili e

INTRODUZIONE

(L’esercitazione non è prevista nella modalità FAD)

light lunch

impatto

Razionale

11,00 - 12,00

14,00 - 15,00

Gli stakeholder

Metodologia

IL MARKETING NEL SETTORE SANITARIO Principi di marketing secondo il modello “equilibrato” Le peculiarità della comunicazione in ambito sanitario Le diverse prospettive; l’informazione “indipendente”

ESERCITAZIONE

17,00 - 17,30

INTERPRETATIVA DEI MEDIA

8,30 - 9,00

Aspettative dei partecipanti

9,00 - 10,00 LA COMUNICAZIONE FINALIZZATA Le motivazioni La percezione Modelli di relazione Sociologia e marketing

10,00 - 11,00 ESERCITAZIONE LETTURA

ANALISI RICERCHE DI PERCEZIONE (L’esercitazione non è prevista nella modalità FAD)

15,00 - 16,00 ETICA E

COMUNICAZIONE SANITARIA E WEB Il web e il suo impatto sui sistemi di valutazione nelle diverse prospettive

INFORMAZIONE

Gli strumenti del web e l’uso

Modelli di definizione e

nella comunicazione

applicazioni

17,30 - 18.00

16,00 - 17,00

DIBATTITO E

12,00 - 13,30

LA COMUNICAZIONE

CONSEGNA

DIBATTITO

DELL’ESITO

QUESTIONARI ECM

SEDE DEL CORSO RESIDENZIALE Sala Congressuale presso Ristorante Pizzeria Dolce Gusto via Sottomonte 5, 37124 Parona (VR)

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Via Saval, 25 37124 Verona - Tel (+39) 045 8305001 Fax (+39) 045 8303602 - anna.ferraro@mayaidee.it

Scarica l’App per iPhone e iPad: potrai conoscere e valutare tutti gli eventi e le iniziative editoriali di MayaIdee.


nuovo progetto

Nasce Adolescenza Informa un progetto per giovani e famiglie veronesi Da questo numero di Verona InForma inizia una nuova rubrica, un vero e proprio speciale online, dedicato ai nostri ragazzi. Ma non solo a loro...

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a alcune settimane è online un nuovo progetto editoriale dal titolo Adolescenza InForma, inserto speciale di Verona InForma. Si tratta di una rivista online dedicata esclusivamente all’adolescenza e rivolta a tutti coloro che, in vario modo, si occupano di questa fase della vita così delicata e così ricca di possibilità. La rivista raccoglie i contributi e le esperienze di psicologi, psicoterapeuti, arteterapeuti, medici, sacerdoti, insegnanti, educatori, associazioni, cooperative, nella convinzione che confrontarsi su questo tema possa arricchire e diffondere una sempre maggiore consapevolezza delle dinamiche caratteristiche di questa fase. Scopo di questa iniziativa è proporre un contenitore che possa stimolare una riflessione e un dialogo tra i diversi mondi che l’adolescente attraversa e lega. Il sito www.adolescenzainforma.it, al quale la rivista fa riferimento, raccoglie anche i contributi più significativi già presenti sul web per far conoscere realtà che operano in questo settore, eventi relativi all’adolescenza, articoli, immagini e materiale audiovisivo di particolare interesse. Permette di sfogliare la rivista online, di iscriversi alla newsletter in modo da ricevere i prossimi nu10 - marzo, aprile 2014


meri nella propria casella di posta, di attivare una collaborazione inviando articoli o segnalazioni. Offre un servizio di informazione e consultazione psicologica gratuito rivolto a ragazzi, genitori, insegnanti, educatori nel quale operano professionisti con diverse competenze: psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, neuropsichiatri infantili. La pagina Facebook legata alla rivista è rivolta direttamente agli adolescenti perchÊ ci sembra che non si possa parlare di adolescenza senza la voce dei protagonisti. Prisca Ravazzin coordinatore scientifico di Adolescenza InForma

2014 marzo, aprile - 11


Abstract articoli Adolescenza InForma Numero 1/2014

L’adolescenza e i disagi del cambiamento L’adolescenza è una metamorfosi, il passaggio dall’infanzia all’età adulta. E’ un evento critico globale, un’impresa evolutiva congiunta che richiede genitori capaci di tollerare la frustrazione, l’attacco, la squalifica e un certo grado di separazione. Per l’adolescente si tratta di costruire la propria autonomia, per i genitori di accettare la diversità e l’alterità del figlio. Questo complesso periodo di crisi ha in sé un doppio potenziale: maturativo e patogeno. La sfida, dunque, è riuscire a cogliere quelle “comunicazioni particolari” che gli adolescenti, in situazioni di sofferenza psicologica, usano come segnali di disagio e silenti richieste di aiuto. Luca Ravazzin psicologo, psicoterapeuta Il testimone assente Nel corso dell’adolescenza l’adulto dovrebbe funzionare come un paracadute durante il lancio, consentire il volo e proteggere l’atterraggio, ma anche come sponda, lasciarsi attaccare ed abban-

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donare per consentire all’adolescente di trovare se stesso. Ma c’è ancora, oggi, per l’adolescente la possibilità di sentirsi “contro”? Un tempo gli adolescenti incontravano adulti spesso incapaci di ricordare di essere stati a loro volta adolescenti e bambini. Oggi invece sembra che siano gli adulti ad inseguire i teenager. Gli adolescenti, senza paracadute e senza sponda, necessitano di padri-testimoni che offrano loro quello sguardo indispensabile alla costruzione della propria identità. Claudia Bartocci psicoterapeuta, psicoanalista responsabile Fida Verona Un adolescente “ribelle” di nome Gesù Possiamo dire che Gesù è stato un «adolescente ribelle»? Mentre tornava a Nazaret con i genitori Gesù dodicenne è rimasto a Gerusalemme a loro insaputa. I genitori si sono trovati spiazzati: abituati ad avere un figlio che li seguiva, si sono trovati ad avere un figlio da cercare, in grado di avere una propria intimità, presso la quale non potevano entrare e uscire a piacere. I genitori si sono scoperti in un nuova situazione: «non comprendere».


Anche scegliere di non capire subito può essere un atto di maturità. Ma nello stesso tempo il figlio è cresciuto e, in qualità di adulto, può nuovamente scegliere e accogliere i propri genitori. Martino Signoretto biblista Arte Terapia con gli adolescenti: la creatività che favorisce la mentalizzazione. L’adolescente vive un momento “creativo” e cosa, meglio dell’arte, può rappresentarlo? L’arte permette di “dar forma”, di inserire in un’immagine opposti difficili da concepire, di tollerare l’incertezza e l’ambiguità, di sospendere il giudizio e di superare quell’atteggiamento che cerca normative sicure, schemi da imitare, tecniche precostituite. In un’epoca in cui tutto è immagine assistiamo spesso alla squalifica di ogni rappresentazione personale. L’Arte Terapia si contrappone all’atteggiamento degli adolescenti che invece di mentalizzare vivono un’evacuazione continua che non lascia traccia per consentire una rappresentazione che favorisce la soggettività. Giuliana Magalini arteterapeuta, pittrice Adolescenti nel mondo. Il progetto di Sinergia per aiutare i ragazzi di strada a Lima. Quest’anno Sinergia, Associazione di volontariato di Verona, festeggia 10 anni di solidarietà. Sinergia è costituita da un gruppo di persone con un sogno in comune: contribuire con progetti concreti alla realizzazione di un mondo più giusto. Attualmente sostiene un progetto a favore dei ragazzi di strada a Lima (Perù) e gestisce direttamente una casa famiglia che ospita una decina di ragazzi. Alessandra, la fondatrice, ricorda, attraverso la sua esperienza e le storie di alcuni adolescenti, come sia nato il desiderio di aiutare i ragazzi di strada e quali motivazioni profondamente umane ed universali abbiano animato fin dall’inizio l’opera dell’Associazione. Sinergia Associazione di volontariato e solidarietà con il mondo

Charmet a Verona: “La difficile relazione col corpo degli adolescenti attuali. La paura della bruttezza e il rifugio nella realtà virtuale senza corpo” Conferenza organizzata il 21 febbraio 2014 dall’Unità Complessa di Psichiatria, Centro di Riferimento Regionale per i Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Nella società contemporanea il conflitto non è etico, ma estetico. I valori trasmessi dalle figure di riferimento possono entrare in conflitto con l’eccitazione, il desiderio e la sessualità del nuovo corpo dell’adolescente. Corpo che può divenire il luogo in cui il potenziale conflitto tra natura e cultura si esprime e cerca una risoluzione. (red.) Recalcati a Verona: “ Il padre” Evento organizzato il 28 febbraio dalla Fondazione Centro Studi Campostrini di Verona. Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano, ha descritto i diversi volti del padre nella società contemporanea: il “volto della legge”; il “volto del desiderio”; il “volto della presenza”; il “volto della libertà”. Volti, tutti, di cui il figlio ha bisogno per poter divenire adulto, riconoscendo e imparando “a fare uso dei genitori” in modo da oltrepassarli. Da parte loro, i genitori possono accettare di lasciare andare i figli avendo fede in loro, scommettendo sul loro desiderio, sulla loro attitudine, sulla loro stortura, punto di differenza e di discontinuità che rappresenta la loro unicità. (red.) Cibo sano nelle scuole veronesi: una risposta concreta per lo sviluppo sostenibile. Il Progetto S.O.S. (Scuola Orientata alla Sostenibilità) della Scuola Montanari Il Dipartimento di Scienze Naturali del Liceo “Carlo Montanari” da anni promuove nella Scuola una maggiore consapevolezza sull’importanza dello sviluppo sostenibile. Col Progetto S.O.S. si è voluto passare dalle parole ai fatti: dall’“educare alla sostenibilità” a “praticare la sostenibilità”. L’obiettivo è quello di formare le nuove generazioni a comportamenti più responsabili e di sperimen2014 marzo, aprile - 13


tare realmente processi di sostenibilità nel vissuto quotidiano di studenti e operatori scolastici. Nel 2012 sono stati individuati i settori cruciali sui quali può essere “misurata” la sostenibilità di un Istituto scolastico: energia, rifiuti, alimenti, materiali di consumo e responsabilità ambientale. Gianfranco Caoduro coordinatore del progetto S.O.S. Il Fiocchetto Lilla La Federazione Italiana Disturbi Alimentari (FIDA) aderisce alla terza Giornata Nazionale del fiocchetto Lilla, dedicata alla prevenzione di anoressia, bulimia, obesità e di tutte le patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare (DCA). La Giornata è stata istituita grazie all’iniziativa di Stefano Tavilla, presidente dell’associazione “Mi Nutro di Vita” e padre di Giulia, vittima dei DCA a soli 17 anni, il 15 marzo del 2011. A sostegno dell’iniziativa FIDA Verona promuove una campagna di sensibilizzazione con la disponibilità a colloqui informativi gratuiti per tutto il mese di Marzo, previo appuntamento allo 0458013574. (red.)

Il corpo tra oneri e onori. Sovrappeso ed obesità in adolescenza. L’obesità può rappresentare una patologia cronica determinata da un insieme di fattori psicologici e ambientali. Per molto tempo è stata curata come patologia prettamente medica, tuttavia dietologi e medici di base evidenziano spesso una significativa difficoltà delle persone con problemi di sovrappeso e obesità a chiedere aiuto e a seguire diete e stili di vita adeguati. Nel 30% dei casi l’aumento di peso è dovuto a un vero e proprio Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Ciò che spesso emerge nei disturbi alimentari è la traccia di un rapporto affettivo conflittuale nelle esperienze di dipendenza. L’intervento psicologico ha come fine la libertà personale, “libertà da”, ma soprattutto “libertà per”. Laura Chiesa psicoterapeuta 14 - marzo, aprile 2014

I Disturbi Alimentari sul WEB: chi è Ana? I blog “Pro Ana” sono diari on-line aperti a chiunque li voglia visitare, tenuti da adolescenti che propagano l’anoressia di cui Ana sembra l’impersonificazione. Assistiamo a uno scambio di consigli per dimagrire, ma anche al crearsi di una rete di socialità. Questi blog, così forti per immagini e post, sembrano esprimere anche una richiesta d’aiuto, di relazione, un’ardente voglia di stare nel mondo. Il dramma può essere letto in questi termini: si rifiuta il cibo perché non si ha un orizzonte di riferimento in cui riconoscersi. Al nostro progresso tecnologico non è corrisposta un’analoga crescita umana. A ciascuno di noi l’impegno di essere non solo spettatore, ma anche attore responsabile. Carlo Tregnaghi - animatore Educatore a pranzo: chi vede il cibo dall’esterno di una piadina. L’esperienza di un educatore che condivide momenti di ristoro con alcuni adolescenti cercando di renderli occasione di condivisione e pensiero. Alcuni ragazzi si lamentano per il gusto e la cottura degli alimenti o per il fatto di non riuscire a ritrovare il buon sapore di un ricordo. Altri chiedono cura, non cibo. L’attenzione per il loro pasto diviene un’occasione di riconoscimento. Nasce un pensiero che non è solo “ho fame, quindi mangio”, ma “ho fame, cosa avrei voglia di mangiare”, un pensiero che passa dal “mangiare” al “nutrirsi”. Dalla conoscenza dei propri gusti può passare il cambiamento, primo passo per un esercizio di protagonismo verso la costruzione della propria identità. Cristiano Zanetti educatore SFOGLIA ONLINE ADOLESCENZA INFORMA E SCARICA IL PDF DEGLI ARTICOLI SOPRA ELENCATI ACCEDENDO AL SITO

www.adolescenzainforma.it


BREVI - ULSS 20

Al Fracastoro di San Bonifacio convegno su HIV e gravidanza

Lo scopo del meeting è quello affrontare tutti gli aspetti, in parte ancora controversi, che legano il mondo della sieropositività HIV alle problematiche della fertilità di coppia fino alla gravidanza, le modalità del parto e la vita neonatale. Verranno, quindi, affrontate le tematiche legate alla diagnosi e trattamento della patologia HIV correlata, alla possibilità di trasmissione materno fetale per arrivare a discutere i più recenti protocolli per il monitoraggio della gravidanza in paziente sieropositiva nonché la gestione del parto. Particolare risalto, inoltre, avranno le tematiche legate alla richiesta di procreazione medicalmente assistita ed il monitoraggio dei neonati. L’ incontro si propone di definire i percorsi diagnostico-terapeutici adeguati per le coppie sieropositive che sempre più spesso si rivolgono alla struttura sanitaria con il desiderio di una gravidanza.

2014 marzo, aprile - 15


associazioni

Dieci anni di Sinergia Sinergia è costituita da un gruppo di persone con un sogno in comune: contribuire con progetti concreti alla realizzazione di un mondo più giusto

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uest’anno Sinergia, Associazione di volontariato di Verona festeggia 10 anni di solidarietà. Sinergia è costituita da un gruppo di persone con un sogno in comune: contribuire con progetti concreti alla realizzazione di un mondo più giusto. Attualmente sostiene un progetto a favore dei ragazzi di strada a Lima (Perù) e gestisce direttamente una casa famiglia che ospita una decina di ragazzi. L’attività di Alessandra Donatelli, fondatrice di Sinergia, è iniziata nel 2001 in Paraguay. Durante questa prima esperienza di volontariato all’estero ha lavorato presso una casa-famiglia per bambini orfani o provenienti da famiglie estremamente disagiate. Quello fu il primo momento di un cammino che nel 2002

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l’ha portata in Perù dove è rimasta particolarmente colpita dall’organizzazione in cui lavorava Jenny, responsabile di una casa-famiglia per minori. L’esperienza con Jenny ha portato Alessandra a entrare in contatto con i ragazzi di strada che sono diventati per lei persone reali, non più volti che si perdevano fra gli altri, ognuno col suo nome, le sue caratteristiche e la sua storia. Racconta Alessandra: “Dal contatto diretto, che cancella l’anonimato, è nata la mia ‘passione’ per loro: come era possibile che delle creature così giovani dovessero patire i soprusi della polizia? Come la gente poteva guardarli senza fare nulla, buttati come sacchi di spazzatura sui marciapiedi? Potevano dei ragaz-


zi dormire nei buchi formati dalle acque sulle rive del fiume? Come accettare che per la disperazione qualcuno di loro tentasse il suicidio con il veleno per topi? Come potevano morire di tubercolosi a soli 18 anni? Capii subito che l’importante per me era fare qualcosa di concreto per loro, e che volevo farlo “in presenza”, rimanendo al loro fianco, anche se non sarei riuscita ad alleviare tutte le loro sofferenze”. Due mesi dopo Alessandra era nuovamente in Perù. “Diventai più flessibile e tollerante - prosegue Alessandra - imparai a non giudicare certi stili di vita che inevitabilmente erano legati alla loro permanenza in strada: gravidanze precoci, sessualità promiscua, uso di droghe; nella condivisione con loro sentii più volte di toccare l’essenza della vita nella sua nudità: solo la relazione tra persone, senza spazio per finzioni ed apparenze, solo il legame forte di due anime che si incontrano e si scambiano frammenti di sé”. Insieme a Martin e agli amici italiani è nata Sinergia e il Progetto Perù. La costituzione della casa famiglia “Raytos de Luz” a Lima ha permesso a molti ragazzi, in questi anni, di non “...appassire fra le crepe delle strade di Lima, entrando nei giri dello sfruttamento sessuale o drogandosi come è successo e continua a succedere a molte bambine e ragazze di Lima”. Per alimentare questo progetto, che richiede fondi continui, inviati direttamente alla casa famiglia dall’Associazione di Verona, Sinergia organizza manifestazioni ed eventi. Il prossimo è un musical realizzato con l’aiuto del “Comitato del Capitel” di Sandrà. Tra i colori e gli abiti della Parigi di fine 800 si innalzano le voci dei ballerini della compagnia Soledarte sulle note del famoso musical Mouline Rouge. La storia di due giovani bohémienne, che fanno dell’amore il loro credo è la proposta che l’Associazione offre quest’anno per infondere un messaggio di speranza per i ragazzi di strada di Lima. Attraverso l’acquisto di un biglietto di ingresso per il

musical (10 euro per gli adulti, 5 euro per i bambini dai 3 ai 10 anni) sarà possibile sostenere Sinergia e i ragazzi ospiti della casa famiglia in modo da accompagnarli nella loro crescita e nella costruzione di un futuro migliore. L’appuntamento è domenica 6 aprile 2014 alle ore 18.00 presso il DIM TEATRO in via S.Martino 3 37014 di Sandrà di Castelnuovo del Garda (Vr). I biglietti sono acquistabili tramite prevendita al numero: 3484510995 o all’indirizzo info@sinergias.eu. Attraverso la partecipazione a bandi provinciali, regionali e nazionali, pubblici e privati, l’Associazione provvede a reperire fondi che vadano a integrare quanto spontaneamente offerto dai sostenitori attraverso una donazione o il 5 per mille delle imposte sui redditi. Le donazioni a Sinergia, per il progetto Perù o per le altre iniziative dell’Associazione, possono essere effettuate tramite Conto Corrente Bancario: C/C Bancario: Unicredit Banca – Ag. Verona Murari Brà - Iban: IT95 R02008 11738 000040086631

Redazione fonte: www.sinergiaitalia.org

Per informazioni e prenotazioni: 348 4510995 - info@sinergias.eu

www.sinergiaitalia.org

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online

UnGiro.it un social web per appassionati della bicicletta unGIRO.it permette agli appassionati di bicicletta di crearsi un proprio archivio dei percorsi, di condividerli, visionarli e sceglierli

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l tempo sta iniziando a regalarci le prime giornate di sole, ricordandoci che la primavera è in arrivo Quale modo migliore di una bella biciclettata per sfruttare in pieno queste giornate e fare un po’ di sano movimento? Per aiutarci a fare questo, è stato ideato il portale unGIRO.it dedicato interamente alla individuazione di percorsi ciclabili creati direttamente dai lettori-ciclisti. Chi vi accede può visionare i per-

18 - marzo, aprile 2014

corsi caricati dagli altri utenti e inserirne di propri utilizzando file gps. Il sito è consigliato anche da MuoverSI’, il Programma regionale di promozione del movimento (di cui il Servizio Promozione Salute di Verona è capofila). UnGIRO si rivolge a singoli, associazioni, enti ed aziende che hanno in comune l’amore per la bicicletta, la natura, l’arte, la cultura e la buona tavola


- e che lo vogliono condividere con altri appassionati. è possibile infatti pubblicare via web le proprie scoperte, i percorsi più belli e suggestivi, i punti di interesse del territorio, le immagini dei luoghi visitati ed i punti di ristoro più consigliati. Insomma il portale rende protagonista il ciclista stesso, valorizzando le sue conoscenze in merito al territorio. Nell’ottica della creazione di un social network a tema, gli utenti possono interagire attraverso lo scambio di notizie, esperienze, messaggi e contatti. Tanto che ora sta nascendo l’omonima associazione, proprio allo scopo di facilitare gli scambi tra appassionati della bicicletta. Uno degli obiettivi del sito è quello di dare ampio spazio a percorsi tematici, soprattutto urbani o atipici; ad esempio un percorso riguarda le case popolari del 900 a Verona, un altro illustra i tracciati della Lessinia. L’obiettivo è quello di vivere il territorio nella sua interezza e di prestare attenzione anche alle bellezze delle periferie che normalmente vengono ignorate a favore dei centri storici. Anche se esistono altri siti su questo tema, si trat-

ta spesso di un semplice elenco di percorsi nella natura, letterari o sui luoghi delle città d’arte, generalmente presi da siti stranieri e magari molto numerosi ma difficili da consultare e con poche notizie sulle particolarità del territorio. Invece qui l’idea di fondo è quella di permettere ad appassionati di ciclismo sportivo e turistico di formarsi un’opinione, di capire se un percorso può essere o meno di loro gradimento e se è alla loro portata dal punto di vista dell’impegno fisico. Molta attenzione è rivolta alla facilità di lettura ed interpretazione delle pagine web, in cui viene dato ampio spazio alla multimedialità anche grazie al caricamento di immagini e video da parte degli utilizzatori del portale (si possono inserire immagini, link, video e commenti). I creatori della piattaforma si sono preoccupati poi dell’attendibilità delle fonti, dando agli utenti informazioni relative a coloro che hanno scritto l’itinerario: a partire dal nome fino ai lavori già pubblicati sugli aspetti urbanistici o naturalistici del territorio. Tutto questo è convalidato dal marchio della redazione, che visiona sempre i percorsi pubblicati. Esiste anche la versione mobile del sito, che (con uno smartphone ed attraverso la geolocalizzazione) permette agli utenti di verificare la propria posizione sul percorso, evitando l’inconveniente di perdersi. In alternativa è possibile scaricare il file gps nel proprio navigatore o nello smartphone e lasciarsi guidare durante l’esecuzione del percorso. Insomma, unGIRO.it permette agli appassionati di bicicletta di crearsi un proprio archivio di percorsi e di condividerli con altri appassionati, di visionarli e sceglierli, di non perdersi e di fare del buon movimento in compagnia o in solitaria alla scoperta di punti di interesse con diversi aspetti tematici connessi alla natura o alla cultura. L’unica cosa che ci resta da fare a questo punto è: prendere la bicicletta e… pedalare!!! Susanna Morgante, Diego Soave, Carlotta Chiari Servizio Promozione Salute Dipartimento di Prevenzione ULSS 20 2014 marzo, aprile - 19


innovazione

La dematerializzazione delle ricette rosse ovvero come risparmiare attraverso l’informatica Un’ iniziativa che implica maggiore sicurezza, tempi più rapidi nell’erogazione dei servizi e contenimento della spesa sanitaria

P

resto tutte le prescrizioni farmaceutiche prodotte da medici di medicina generale e pediatri nel territorio dell’Ulss 20 di Verona saranno digitali grazie all’avvio del percorso di dematerializzazione della ricetta rossa. Il processo di produzione ed erogazione delle ricette diventa digitale grazie ad un collegamento telematico tra medici, azienda sociosanitaria, farmacie, Regione e Ministero dell’Economia che, oltre ad adempiere alle norme nazionali in materia, offre l’occasione di migliorare il servizio direttamente al cittadino. Un’ iniziativa che per i

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467.024 assistiti dell’ULSS 20 implica maggiore sicurezza, tempi più rapidi nell’erogazione dei servizi e contenimento della spesa sanitaria, che è stata presentata lo scorso 12 febbraio a Verona, alla presenza, tra gli altri, dell’Assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, del Direttore generale Maria Giuseppina Bonavina e dei responsabili del Consorzio Arsenàl.it per l’informatizzazione delle aziende sanitarie venete, che ha studiato e realizzato il progetto. “Sull’informatizzazione della nostra sanità - ha detto Coletto - abbiamo puntato forte fin da


inizio legislatura e i risultati stanno arrivando copiosi, con questo progetto, come con quello già attivo per lo scarico dei referti sul pc di casa. Per gli utenti veronesi, come per tutti gli altri veneti, tutto ciò significa meno disagi, più velocità ed efficienza: per le aziende minore spesa e ottimizzazione dela stessa. Come a dire: due piccioni con una fava”. “Ringrazio - ha concluso Coletto - le tantissime persone, nel Consorzio Arsenàl e nelle Ullss che stanno lavorando intensamente a questi progetti e, come veronese, sono particolarmente contento che questo territorio sia tra i primi che parte con la de materializzazione della ricetta rossa”. Nella prima fase il processo di dematerializzazione della ricetta cartacea riguarda la prescrizione farmaceutica. I 305 medici di medicina generale, i 59 pediatri di libera scelta e le 121 farmacie che operano nel territorio stanno aggiornando i loro software per metterli in collegamento con Regione, Ministero dell’Economia e Azienda ULSS 20. In questi giorni la stessa ULSS sta coordinando l’attività di formazione rivolta sia ai medici che ai farmacisti allo scopo di facilitare il percorso di introduzione del nuovo servizio. Per il cittadino, per il momento, non cambia nulla dato che, su indicazione regionale, è stato deciso di seguire un percorso di tutela della cittadinanza, assicurando che non vi siano disservizi. In questa fase inizia-

le, l’utente che si reca dal suo medico continuerà a ricevere la ricetta rossa con stampato un codice identificativo che ne rappresenta l’identità digitale. Il processo di digitalizzazione sarà chiuso quando la ricetta rossa scomparirà per lasciare spazio ad un promemoria che potrà essere stampato su carta bianca oppure essere memorizzato dal cittadino, ad esempio, sul proprio smartphone. Successivamente la dematerializzazione sarà estesa alle prescrizioni specialistiche erogate dai medici. L’Ulss 20 sta attuando la dematerializzazione della ricetta come prima tappa del progetto Fascicolo Sanitario Elettronico regionale, iniziativa coordinata da Arsenàl.IT, consorzio per la sanità digitale di tutte le ULSS e aziende ospedaliere del Veneto. Il progetto Fascicolo, attraverso una complessiva riorganizzazione dei sistemi informativi sanitari di ogni azienda, rivoluzionerà i servizi di cura al cittadino garantendo una assistenza sociosanitaria più efficiente, efficace e sostenibile. Per dare un’idea della complessità dell’iniziativa, va considerato che ogni anno in Veneto vengono prodotte circa 60 milioni di prescrizioni, delle quali 40 milioni di farmaceutiche e 20 milioni di specialistiche. Gli operatori coinvolti sono numerosi: circa 3.900 in totale i medici di medicina generale (3.320) e pediatri di libera scelta (580) oltre a 1.330 farmacie in tutto la Regione. 2014 marzo, aprile - 21


pancreas

A Verona il centro d’eccellenza italiano per la cura delle malattie del pancreas Il numero di osservazioni cliniche e di interventi chirurgici - aumentati esponenzialmente negli anni - fanno oggi dell’Istituto il primo centro europeo

L’

Istituto del Pancreas dell’ azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, è il primo centro italiano di alta specializzazione dedicato a diagnosi, cura e ricerca nel campo delle malattie pancreatiche. Costituito nel 2010 con la direzione del Prof. Paolo Pederzoli cui sono succeduti il Prof. Italo Vantini e l’attuale Direttore, Prof. Claudio Bassi, il centro raccoglie l’esperienza sviluppata in oltre quarant’anni di lavoro collaborativo fra Chirurghi, Gastroenterologi, Radiologi, Oncologi e Patologi che hanno dedicato la propria carriera allo studio del pancreas. Pionieri di questa coraggiosa e feconda storia sono stati sul versante medico-gastroenterologico il

Prof. Claudio Bassi

22 - marzo, aprile 2014

Prof. Ludovico Antonio Scuro e su quello chirurgico il Prof. Adamo Dagradi. Già nei primi anni 70 è operante il primo Centro per lo Studio delle Malattie del Pancreas, promotore di un pionieristico approccio allo studio della clinica delle pancreopatie e della funzione pancreatica e l’istituto di Anatomia Patologica inizia a coltivare un interesse specifico che negli anni 80 da inizio alla prima raccolta di tessuti biologici, materia su cui espletare i primi studi istologici e la conseguente nascita del laboratorio di patologia molecolare. Nel 1974 nasce l’Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas (AISP) con il determinante ruolo della scuola medica e chirurgica veronese e fino dal 1978 la Regione Veneto accorda la qualifica di Alta Specializzazione al Centro, con la denominazione di “Centro Regionale Specializzato per l’Epidemiologia e la Prevenzione delle Malattie del Fegato e del Pancreas”. Nel tempo, il volume di osservazioni cliniche e in particolare il numero di interventi chirurgici sul pancreas, vanno così esponenzialmente aumentando da poter far inquadrare oggi l’Istituto quale il primo centro europeo. A questa attività si è naturalmente affiancata una produzione scientifica internazionale ad altissimo impatto e l’investitura, per molti dei medici afferenti all’ Istituto, della copertura di ruoli gestio-


nali e direttivi in società scientifiche prestigiose quali, la più recente, la Presidenza del Prof. Bassi dell’Associazione Europea e Africana delle Scienze Chirurgiche Epato – Bilio - Pancreatiche. La ricerca in campo pancreatologico è uno dei fiori all’occhiello della sede universitaria veronese già dagli anni ’70 e ha contribuito sostanzialmente all’avanzamento delle conoscenze e al miglioramento delle cure. Il gruppo è organizzato in una rete multidisciplinare integrata in grado di fornire ai pazienti completa competenza nell’ambito della patologia pancreatica. In particolare, il personale ha esperienza pluriennale sulla diagnosi e il trattamento della pancreatite acuta, della pancreatite cronica, della pancreatite autoimmune, delle neoplasie esocrine del

pancreas, via biliare, ampolla di Vater e duodeno, delle neoplasie cistiche, delle neoplasie neuroendocrine, di altre neoplasie rare, e di alterazioni della digestione e dello stato nutrizionale secondarie a pancreatiti, tumori del pancreas e chirurgia pancreatica. L’attività clinica si avvale di ambulatori specialistici, un servizio di endoscopia digestiva con ecoendoscopia, un servizio di radiologia diagnostica e di radiologia interventistica, un day service e day hospital per tutti gli esami che prevedono la permanenza di un solo giorno presso la struttura, e di reparti per il ricovero in degenza ordinaria. L’Istituto del pancreas si avvale anche di patologi dedicati e di un servizio di patologia molecolare che gestisce presso il centro ARC-NET diretto dal Prof. Aldo Scarpa una delle più grosse e importanti bio-banche di tessuto pancreatico al mondo permettendo di espletare studi clinici “transazionali” dove la ricerca di base e la clinica si supportano vicendevolmente. L’attività chirurgica si avvale anche di tecniche mini-invasive, sia videolaparoscopiche sia robotassistite. Il programma di chirurgia robotica del pancreas è stato istituito recentemente, e utilizza il moderno sistema Intuitive Surgical DaVinciSi HD a doppia consolle, acquisito dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. L’Istituto del pancreas eroga, infine, un’offerta formativa in ambito medico, infermieristico e tecnico pertinente alle varie discipline presenti nella struttura. Grazie a tutte queste caratteristiche, il centro veronese costituisce un polo di attrazione non soltanto per i pazienti, ma anche per medici provenienti da tutta Italia e da paesi esteri che costantemente frequentano la struttura “internazionalizzandola” sino a rendere routinario l’uso, in Istituto, di idiomi anglosassoni. Prof. Claudio Bassi Direttore Istituto del Pancreas Chirurgia Generale B Dipartimento di Chirurgia e Oncologia Policlinico “G.B. Rossi” AOUI di Verona 2014 marzo, aprile - 23


BREVI - aoui

Ritorna “Arte in Ospedale” con la Personale di Giovanna Bergamaschi Anche quest’anno il Polo Confortini ha aperto le porte all’Arte in modo propositivo ospitando la Personale della pittrice veronese Giovanna Bergamaschi, dal titolo “E l’acqua sotto cantava…”, inaugurata dal Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, dr. Sandro Caffi nella sala che si affaccia su Piazza Canneto, di fronte al punto ristoro. L’Artista con sensibilità fresca e genuina dipinge visioni di liricità immediata nate da una profonda partecipazione emotiva e dalla contemplazione dell’acqua che dolce e malinconica torna ad imprigionarle il pensiero, a incanalarlo tra tocchi di sole, di nuvole e di cielo. Giovanna Bergamaschi sente la necessità di dipingere dal vivo la laguna veneta, gli scorci del lago di Garda come punta San Vigilio, le anse dell’Adige, i laghi del Trentino, le spiagge del Trapanese e quelle della Croazia, con lo sgorgare inatteso di vibrazioni, di improvvise pulsioni, di circolarità mosse da accordi di tinte, note poetiche che si rincorrono, salgono e scendono, crescono, diminuiscono nella suggestione di effetti inattesi: sono giochi bellissimi di bagliori che da dentro l’Opera creano rifrazioni e luminosità. Quella di Giovanna Bergamaschi è pittura ad olio su tela o su sacco, che lei stessa prepara con infinita cura e pazienza, per poi mettersi in ascolto del battito segreto del cuore, delle emozioni più

intime e preziose, di movimenti leggeri, di tutti quei timidi sussurri che vibrano e fremono dentro i canali e i rivoli che sanno di abbandono. Protagonista delle sue Opere è la luce, che si espande finissima o smorza in screziature delicate di magiche emozioni senza tempo, di dolci atmosfere di bellezza che spalancano d’improvviso luoghi nascosti che incantano, che illudono come tenerissimi sogni. Viene spontaneo arrestare il proprio passo davanti a questi scorci magici, restituiti alla loro semplicità naturale dal linguaggio pittorico di Giovanna Bergamaschi: sostare davanti a queste tele è un po’ come tornare a casa, ritrovare le care presenze familiari che abbracciano e accolgono con il calore di sempre, o come ripescare tra i cassetti della memoria le immagini più care di tutti i nostri ieri, ricordi d’infanzia, luoghi delle giovinezza, di attimi lontani legati alle memorie più belle e più segrete. E coloro che in Ospedale transitano anche distrattamente davanti a questa esposizione avvertono la gioia e la serenità emanata da una bellezza che seduce, cattura e nel contempo solleva l’animo del visitatore portandolo lontano…in dialoghi di baie, di dolcissime atmosfere, di orizzonti infiniti. . Marifulvia Matteazzi Alberti

24 - marzo, aprile 2014



BREVI - AOUI

GenitoriPiù, percorso formativo per la sicurezza di genitori e bimbi

L’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona (AOUI) ha colto, supportato e aderito alla Campagna GENITORIPIù, fin dal 2009 definendo, al suo interno, un pool di professionisti con diverse competenze in grado di condurre degli incontri informativi e formativi strutturati sui 7 + 2 determinanti che caratterizzano la Campagna di Promozione Sociale. Nel 2009 e 2010 si è svolto un corso residenziale per operatori sanitari del Dipartimento Materno Infantile il cui obiettivo è stato quello di accrescere le conoscenze sui determinanti identificati dalla Campagna di Promozione Sociale (inizialmente 7 determinanti) ed è stata una buona occasione di confronto e autovalutazione delle proprie conoscenze in riferimento ai determinanti stessi. La Campagna GENITORIPIù è proseguita e nel 2012 si è ridefinito il pool di esperti, coinvolgendo anche il Corso di Laurea in Ostetricia al fine di rafforzare il legame tra personale esperto e studenti. In particolare nel 2013 si è cercato di mantenere e sviluppare anche le abilità tecnico pratiche. Il percorso si è proposto di rivedere tutti i determinanti della Campagna GENITORIPIù nei Punti Nascita, nonché, di conseguenza, orientare i genitori verso scelte di salute consapevoli e praticabili, in integrazione con programmi preventivi già in atto su determinanti di salute ritenuti prioritari in ambito perinatale e infantile: - assunzione di acido folico nel periodo periconcezionale - astensione dal fumo in gravidanza e nei luoghi frequentati dal bambino

26 - marzo, aprile 2014

- allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi di vita - posizione supina nel sonno - uso di appropriati mezzi di protezione in auto - vaccinazioni - lettura ad alta voce già dal primo anno di vita - incidenti domestici - prevenire l’uso e l’abuso dell’alcool in gravidanza e durante l’allattamento Nel 2013, la scelta aziendale di aderire al progetto UNICEF Ospedale Amico del Bambino, ha permesso, parallelamente con gli incontri formativi BFHI di rinforzare i messaggi sull’allattamento al seno. Il percorso per la nostra Azienda, sulla base del gap formativo emerso, è stato orientato ad attività di sensibilizzazione (informazione/formazione) e sviluppo di competenze su alcuni dei 9 determinanti ritenuti più sensibili. È stato enfatizzato il processo comunicativo relazionale fornendo materiale a sostegno della Campagna, in modo particolare nei discenti/professionisti che seguono la formazione nei punti nascita dell’AOUI e organizzando incontri di briefing e debriefing a tema e/o su criticità. Altri temi introdotti negli incontri del 2013 sono stati quelli delle “disuguaglianze in sanità” e “mamma beve, bimbo beve”. Il 2014 sarà orientato a capitalizzare quanto fatto ad oggi con l’obiettivo di sensibilizzare gli operatori ai determinanti della Campagna Genitori+ mediante una partecipazione attiva e responsabile (lettura e discussione contenuti newslettar, adesione al corso FAD SIDA attraverso il sito www. genitoripiu.it e/o altri progetti formativi proposti nel sito, approfondimenti sul tema dell’allattamento ed altri determinanti, nonché del nuovo tema delle disuguaglianze in sanità, ecc..).


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crempe

Progetto EUREGENAS: impegno della Regione Veneto per la prevenzione del suicidio Il progetto, giunto al terzo anno, prevede lo sviluppo di diversi prodotti per la prevenzione del suicidio che saranno presto disponibili anche a livello locale

I

l suicidio non è mai la conseguenza di una singola causa e il tasso suicidario varia notevolmente a seconda dell’area geografica e del gruppo considerato, rendendo necessario lo sviluppo di approcci e strategie di prevenzione specifici per ciascun contesto. Da queste premesse muove il progetto triennale Euregenas (European Regions Enforcing Actions against Suicide), cofinanziato dall’Unione Europea nell’ ambito del programma di Salute Pubblica 2008-2013, progetto che riunisce sotto la leadership della Regione Veneto 15 partner con specifiche esperienze in ambito di prevenzione del suicidio, provenienti da 11 diverse regioni europee.

30 - marzo, aprile 2014

L’obiettivo principale di Euregenas (www.euregenas.eu) è contribuire alla prevenzione del suicidio sviluppando e sperimentando a livello regionale, strategie preventive che possano poi essere adottate dalla Comunità Europea, quali esempi di buone pratiche. Tutto ciò promuovendo la creazione di network locali sostenibili che coinvolgano istituzioni pubbliche, attori chiave nella prevenzione del suicidio e società civile. La Regione ha affidato la gestione ed il coordinamento delle attività al CReMPE - Coordinamento Regionale per il Management e la Progettazione Europea e la responsabilità scientifica del progetto è del dottor Massimo Mirandola, direttore del Coordinamento. Il CReMPE, istituito con deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 758 del 7 giugno 2011, ospitato dall’Azienda Ospedaliera di Verona, oltre all’implementazione di progetti europei per conto della Regione Veneto, fornisce formazione e assistenza in questo ambito ad Aziende Sanitarie e Ospedaliere. Il progetto Euregenas, entrato da poco nel suo terzo anno di attività, prevede lo sviluppo di diversi prodotti per la prevenzione del suicidio che saranno presto disponibili anche a livello locale. Si tratta di strumenti che vogliono rispondere alle reali esigenze di coloro che operano nel settore, attraverso un diretto coinvolgimento degli attori


chiave nell’ambito della prevenzione del suicidio (e.g., medici, psichiatri, psicologi, onlus, …) sia a livello locale che a livello Europeo. Il 21 gennaio si è tenuta a Bruxelles la Conferenza Europea di Euregenas, che ha visto riunirsi oltre 70 partecipanti tra partner di progetto e stakeholder a livello europeo. La Conferenza è stata organizzata allo scopo specifico di presentare i prodotti finora sviluppati e raccogliere spunti che orientino i partner nella progettazione degli strumenti da ultimare, sulla base delle reali esigenze dei futuri utenti. Al termine della conferenza è stato avviato un processo di consultazione formale degli attori chiave che si concluderà a metà febbraio. Tra i prodotti discussi, il Pacchetto di Formazione sulla prevenzione del suicidio per Medici di Medicina Generale. Si tratta di un corso di formazione sviluppato dalla Regione Veneto in collaborazione con gli altri partner, con l’obiettivo di fornire al medico le informazioni base per la diagnosi precoce, il trattamento e l’invio tempestivo del paziente a rischio suicidario. Questo corso è attualmente in fase di pilotaggio in 6 regioni europee, tra cui il Veneto: i medici di medicina generale iscritti hanno modo di usufruire di questa formazione d’avanguardia nella nostra Regione, collaborando al contempo alla messa a punto dei materiali definitivi attraverso i loro feedback. Nei prossimi mesi, inoltre, Euregenas produrrà tre Pacchetti di Prevenzione, ripettivamente rivolti a media, contesto scolastico e luoghi di lavoro, che comprenderanno una serie di indicazioni pratiche in merito alla prevenzione del fenomeno

suicidario. Sarà infine disponibile entro l’estate il Catalogo delle risorse a disposizione dei sopravvissuti (i.e., coloro che hanno perso una persona cara per suicidio). Si tratta di persone che spesso riferiscono sentimenti di colpa e abbandono e per le quali il rischio di depressione e suicidio si rivelano più elevati che per coloro che perdono un caro in seguito a morte naturale. All’interno di Euregenas si sta procedendo ad una mappatura dei servizi per sopravvissuti attualmente esistenti nelle regioni che aderiscono al progetto, per rendere queste informazioni facilmente accessibili alla popolazione locale. Anche in Veneto sarà creato un documento estremamente semplice indirizzato alla popolazione locale, con le informazioni e i contatti delle Organizzazioni che propongono servizi di supporto per sopravvissuti. La collaborazione con gli altri Paesi partecipanti al progetto costituisce per la Regione Veneto un’occasione per osservare ed acquisire nuove metodologie in ambito di promozione della salute e prevenzione del suicidio, in linea con le politiche sanitarie progettate dall’Unione Europea e con l’obiettivo di portare la Sanità Veneta nel più ampio contesto europeo. Sara Carbone, Elena Mascalzoni CReMPE info: CReMPE - Coordinamento Regionale per il Management e la Progettazione Europea crempe@ospedaleuniverona.it - Tel. 045.8121065

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Chirurgia Coloproctologica

Chirurgia Coloproctologica Ospedale di Borgo Roma: un’eccellenza per la cura delle patologie del colon-retto L’equipe diretta dal Prof. Delaini è Unità specializzata che vanta collaborazioni con diverse realtà europee

O

rmai da molti anni presso l’U.O. di Chirurgia generale A del Policlinico “GB. Rossi” di Verona è attiva la Unità Semplice Organizzativa di “Chirurgia Coloproctologica” diretta dal prof. GianGaetano Delaini e coadiuvato dai dottori Nifosì, Mainente, Pedrazzani e da medici specializzandi in Chirurgia generale. Tale Unità si occupa in particolar modo del trattamento chirurgico e nella gestione post-operatoria e riabilitativa dei pazienti affetti da patologia interessante il tratto terminale dell’intestino: il colon-retto. Tale patologia si può facilmente dividere in patologia benigna e patologia maligna. Nel primo gruppo le più importanti sono le malattie infiammatorie croniche (Morbo di Crohn e Rettocolite ulcerosa) e la malattia diverticolare. Delle prime in Italia si stima un’incidenza di 3,7-4,2/100.000/anno e una prevalenza di 50- 54/100.000 ed interessano in prevalenza soggetti giovani tra i 15 e 40 anni. Si tratta di patologie particolarmente invalidanti per la preco-

Prof. GianGaetano Delaini

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ce età di presentazione, per la sintomatologia e per il loro andamento cronico intervallato da riacutizzazioni periodiche. La diverticolosi del colon è una condizione comune che affligge circa il 50% della popolazione occidentale entro i 60 anni e quasi tutti all’età di 80 anni ed è attribuibile ad un’aumentata pressione all’interno del colon dovuta ad un ridotto apporto di fibre. Tale condizione decorre asintomatica o con sintomi aspecifici nei più, tuttavia si può manifestare acutamente con sanguinamento o con diverticolite acuta, cioè infiammazione di tali diverticoli con diversi gradi di severità richiedendo o meno il ricovero ospedaliero o l’intervento chirurgico in urgenza. L’altro grande capitolo è rappresentato dalle patologie maligne rappresentate per lo più dai tumori del colon-retto: rappresentano una delle principali cause di morbosità e mortalità per neoplasia in tutti i paesi occidentali. L’incidenza grezza nel nostro paese è di 30 - 50 nuovi casi per anno per 100.000 abitanti. L’incidenza di tali tumori è in costante aumento so-


prattutto nelle loro fasi precoci e questo dato si associa ad una graduale riduzione della mortalità, riflesso di una distribuzione sempre più capillare e di un’efficacia sempre maggiore della campagna di screening che per metodi, tempistica e popolazione target varia in base all’azienda sanitaria di appartenenza. All’interno della patologia del colon-retto vanno comprese le patologie ereditarie tra le quali si annovera la poliposi adenomatosa familiare (FAP), malattia genetica che provoca la crescita, in tutto il colon, ma anche nei restanti distretti gastrointestinali di centinaia di polipi che posso fare da base per lo sviluppo di neoplasie maligne. In nome di una paziente affetta da tale malattia, deceduta a 21 anni, il nostro Centro è sede della Fondazione/Associazione Rosa Gallo che si occupa di fornire sostegno materiale, morale e psicologico ai malati, informare e sostenere le famiglie e i malati in materia di test di controllo e diagnosi precoce, sostenere i malati di FAP nei controlli, cui devono essere sottoposti durante tutta la vita, informare i medici sulla malattia distribuendo materiale informativo, raccogliere i dati relativi ai malati e alle procedure di cura, sensibilizzare la popolazione in generale sulla malattia attraverso seminari o incontri di studio e pubblicazioni varie. Tale Associazione organizza, annualmente, un congresso internazionale presso il Policlinico G.B. Rossi per aggiornare sulle nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche inerenti la patologia del colon-retto mettendo a confronto diverse realtà. Inoltre, negli ultimi 8 anni, è stata patrocinante di numerosi convegni in Italia ed all’estero. L’internazionalità è punto di forza della nostra Unità di Chirurgia coloproctologica che vanta collaborazione, ormai decennale, con diverse realtà europee (St. Mark Hospital di Londra, Goteburg in Svezia, Brno in Repubblica Ceca). Altro capitolo riguarda la gestione e riabilitazione del paziente nel periodo post-operatorio. Parte degli interventi chirurgici riguardanti il colon-retto richiedono che l’intestino venga abboccato alla parete addominale creando un’apertura artificiale, la “stomia” o meglio conosciuta come “sacchetto”, per permettere la deviazione del transito fecale. Tale presidio rappresenta una sfida molto importante sia per il paziente, che deve adeguare o cambiare completamente il proprio stile di vita, sia per il personale sanitario, che deve prendersi carico dell’educazione del paziente affinché tale presidio non venga visto come qualcosa di

estraneo e rifiutato ma venga accettato e venga gestito in completa autonomia. Per ultimo il nostro Centro è di riferimento per i pazienti con incontinenza fecale, l’impossibilità cioè di controllare l’emissione dei gas o delle feci. Un problema che colpisce il 2-7% della popolazione generale e fino al 25% della popolazione istituzionalizzata, ma ancora sommerso, che il paziente non affronta per imbarazzo né con il proprio medico curante né con lo specialista e per questo gravato da una diagnosi tardiva. Tale patologia è più frequente nelle donne, in seguito a trauma ostetrico, in esiti di chirurgia proctologica e nel paziente anziano. Sensibile a queste tematiche e nell’ottica della centralità del paziente prima di tutto, il nostro è Centro Regionale di riferimento per “Stomie ed incontinenza” all’interno del quale vi è un gruppo di medici e di infermieri enterostomisti specializzati e coadiuvati dalla dott.ssa Lidia Biondani che sia nel periodo che segue la dimissione del paziente, sia in ambulatori dedicati aiutano ed accompagnano il paziente in questa nuova avventura. Tale Centro esiste da oltre 30 anni ed è uno dei primi in Italia e deve la sua peculiarità alla partecipazione di pazienti stomizzati volontari che si adoperano per l’informazione ed il supporto psichico a pazienti operandi ed operati. Ogni anno vengono organizzati due incontri cui partecipano i pazienti stomizzati ed i loro familiari per informare su nuove tecniche riabilitative, nuovi presidi e problematiche assistenziali. Laura Gelsomino Schlemmer 2014 marzo, aprile - 33


evento

Just Italia, 30 anni

di naturale benessere

Nata dall’intuizione di quattro soci a metà degli anni Ottanta, l’azienda di Grezzana oggi conta 100 dipendenti. Le chiavi di una crescita costante? Cosmetici naturali eccellenti e relazioni dirette di assoluta qualità

J

ust Italia festeggia nel marzo 2014 i suoi “primi 30 anni” e dedica alla propria Forza Vendita una serie di giornate per celebrare insieme l’anniversario dell’Azienda. Per festeggiare questo traguardo Just Italia ha previsto una serie di iniziative che vedono, in poco più di una settimana (a partire dal 12 marzo), oltre 3000 persone nella sede nazionale di Grezzana: autorità, giornalisti, istituzioni e, soprattutto, un numero fortemente

34 - marzo, aprile 2014

rappresentativo degli oltre 21.000 incaricati alle vendite che sono una delle chiavi determinanti del suo sviluppo. Proprio nel marzo 1984 infatti l’Azienda ha iniziato a operare in Italia portando nel nostro Paese la vendita a domicilio di cosmetici naturali prodotti in Svizzera. Immediato l’apprezzamento dei consumatori italiani per la qualità dei prodotti, per il rigore dei controlli in osservanza alle normative europee e svizzere, per la cura dei


dettagli. Ma il formidabile motore propulsivo di Just Italia è legato soprattutto alla capacità dell’azienda di stabilire una relazione solida e personale con i consumatori che da allora, e per 30 anni, hanno aperto ogni giorno le loro case agli incaricati alle vendite Just arrivando a creare un vero e proprio “mondo Just”, carico di valori nei quali molti si riconoscono. La vendita a domicilio come canale esclusivo, l’eccellenza dei prodotti, la creazione di un “esercito“ di professionisti commerciali (oggi oltre 21.000) sono le chiavi di lettura di uno sviluppo inarrestabile che ha consolidato il Brand e la reputazione dell’Azienda. Nel 1984 i 4 soci fondatori (Angelo Salvatori, Claudio Hoelbling, Graziella Zanini e Adriano Novarina) scommettono sulla qualità dei prodotti svizzeri Just e iniziano a distribuirli in Italia dalla sede di Grezzana di Verona, scegliendo come canale esclusivo la vendita a domicilio e il rapporto diretto e personale con i consumatori.

Una scelta pionieristica che il mercato ha premiato e continua a premiare, come conferma la seconda generazione di imprenditori oggi alla guida dell’Azienda (Marco Salvatori, Luca Hoelbling, Luca Luisi, Andrea Pernigo e Daniela Pernigo) e come evidenziano i dati di Univendita (l’associazione di categoria di cui Just Italia fa parte) che, anche in tempi difficili, mostrano un trend positivo e in controtendenza. Ulteriore elemento, fondamentale per comprendere il “carattere” di questa Azienda che ha visione e proiezioni internazionali ma che è solidamente ancorata al proprio territorio, è la creazione di una rete capillare di Incaricati alle Vendite, la vera “cinghia di trasmissione” con i consumatori e che con loro ha alimentato una relazione a 360°, puntando decisamente sulla formula del “Party”. Il Party, le cui modalità si sono evolute e arricchite nel tempo, è un incontro diretto, in un contesto informale e amichevole, nel quale il Cliente riceve consigli personalizzati, informazioni sulle caratteristiche dei prodotti, possibilità di provarli senza alcun vincolo o successivo obbligo di acquisto. Si aggiungano, a questo, la consegna a domicilio e la garanzia “soddisfatti o rimborsati”. La fiducia incondizionata nell’Azienda e nei prodotti, che orienta migliaia di consumatori verso questo brand, sarebbe già un formidabile successo. Ma è soprattutto la qualità della Relazione con i Clienti quello che ha fatto e continua a fare la differenza. Su questo fronte, l‘Azienda ha sviluppato strategie innovative e destinato investimenti rilevanti alla formazione e qualificazione professionale dei propri incaricati alle vendite, in grado non solo di fornire informazioni, risposte o consigli specifici sui cosmetici Just, ma anche di ascoltare, dialogare, stabilire un rapporto personale che va ben oltre la vendita. I prodotti che Just Italia mette oggi a disposizione del mercato e che nascono dalla sua trentennale esperienza sono oltre 70 e rispondono a una gamma vastissima di esigenze di protezione, benessere e bellezza. La Fondazione Just Italia

All’attività commerciale, l’Azienda affianca nume2014 marzo, aprile - 35


Nelle foto, alcuni momenti dell’evento ufficiale di celebrazione del 30° anniversario presso la sede di Just Italia svoltosi lo scorso 13 marzo.

rose iniziative di Responsabilità Sociale attraverso una propria “Onlus” - Fondazione Just Italia - creata nel 2008, presieduta da Marco Salvatori e impegnata ogni anno in molteplici iniziative: in particolare, il finanziamento di un grande Progetto nazionale di Ricerca Medico Scientifica destinato ai bambini e una serie di iniziative locali sviluppate sul territorio. Il progetto del 2013, con uno stanziamento di 285.000 Euro, ha visto Fondazione Just Italia a fianco di AISOS, Associazione Italiana per lo studio dell’Osteosarcoma, e del team di ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Con uguale passione, è stata sostenuta nel 2012 la Ricerca sull’impiego delle cellule staminali mesenchimali nelle terapie contro i tumori ossei infantili. Coordinato dall’Associazione “Noi per Voi per il Meyer”, il progetto ha coinvolto contemporaneamente tre centri di eccellenza toscani. Da segnalare, in precedenza, il sostegno alla Fondazione Tettamanti (Ospedale S. Gerardo di Monza) per la ricerca internazionale sulla LLA, Leucemia Linfoblastica Acuta, al fine di arrivare a una strategia terapeutica prima al mondo in ambito pediatrico. Una sfida coraggiosa, sostenuta con un finanziamento prossimo ai 300 mila Euro e che vede tuttora impegnati i ricercatori di Monza come unico Team italiano all’interno un prestigio36 - marzo, aprile 2014

so network internazionale. Di pari rilievo la partnership con l’Ospedale S. Raffaele di Milano che ha consentito, con il finanziamento di Fondazione Just Italia, di avviare il Centro di Ricerca sulla Sindrome di Rett, malattia genetica che colpisce le bambine nei primi anni di vita. Al San Raffaele di Milano l’attività del Rett Research Center è ormai un punto di riferimento preciso per il mondo medico-scientifico. Ai progetti di portata nazionale, Fondazione Just Italia affianca ogni anno molteplici attività sociali sul territorio, riconfermando una visione moderna del ruolo economico e sociale dell’Impresa, chiamata prima di tutto a sviluppare attività produttive per creare occupazione e ricchezza ma anche a rispondere con iniziative concrete alle esigenze sociali della collettività. Marina Soave



BREVI

Il latte materno un dono prezioso e per tutti

A Verona un bambino su dieci nasce prematuro. Per questi piccoli e per i neonati affetti da gravi patologie il latte di donna può diventare l’alimento “salva vita”, ma le madri non sempre sono nelle condizioni di nutrirli a sufficienza. In questi casi, presso il reparto di Patologia Neonatale del Policlinico G.B. Rossi di Verona, è operativa una Banca del Latte Umano Donato - BLUD, che attraverso la selezione attenta delle donatrici, la raccolta, il trattamento e la conservazione del latte donato garantisce una scorta per l’alimentazione dei bimbi ricoverati. A partire dalla consapevolezza di quanto questa situazione assuma anche per il nostro territorio i connotati di un’emergenza, l’associazione Il Melograno di Verona - dal 1981 accanto ai futuri e nuovi genitori nei periodi della gravidanza e dei primi anni di vita - e l’associazione ABIO - che opera in favore dei bambini ospedalizzati e le loro famiglie – vogliono sostenere l’impegno e l’attività del reparto attraverso un progetto per la promozione sul territorio della BLUD, il sostegno ai bambini ospedalizzati e ai loro genitori, l’affiancamento alle madri nella scelta dell’allattamento

38 - marzo, aprile 2014

e del dono. Per approfondire le tematiche sanitarie, culturali e sociali inerenti al tema, il giornoi 1 marzo scorso si è celebrata la giornata di sensibilizzazione e promozione dell’allattamento “Latte di mamma un dono per tutti” che si è articolata in due momenti con un convegno organizzato al mattino presso la Sala convegni della Gran Guardia - la mattina - e un evento artistico di sensiblizzazione pubblica il pomeriggio in Santa Maria in Chiavica caratterizzato da una video installazione riguardante filmati, suoni e immagini sulla relazione madre bambino. Nella seconda parte dell’evento verà dato spazio all’intrattenimento dei bambini e delle famiglie presenti a cura dell’Abio. Il convegno si è aperto con la presentazione dello spot e la produzione del sito della BLUD di Verona offerto da Paluanilife. L’iniziativa gode del patrocinio dell’Assessorato ai Servizi Sociali, Famiglia e Pari Opportunità, di Unicef Italia, della Regione Veneto, dell’Ordine dei Medici e del Collegio delle Ostetriche Il Melograno Centro Informazione Maternità e Nascita Verona: Tel. 045 8300908 Cell. 349 6418745 - info@melogranovr.org


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ater verona

CasaClima certifica l’edilizia residenziale pubblica dell’ A.T.E.R. di Verona A.T.E.R. opera sul territorio veronese nel settore dell’edilizia sociale, in particolare in quella residenziale, provvedendo a programmazione, progettazione, realizzazione, gestione degli interventi e vendita di immobili

L’

Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale opera nel settore dell’edilizia sociale provvedendo alla programmazione, progettazione, realizzazione e gestione degli interventi su tutto il territorio della città e della Provincia di Verona. Nell’aprile 2011 è stata posata la prima pietra del significativo intervento per la costruzione di sedici nuovi alloggi a Verona nel quartiere di Borgo Nuovo, nell’ambito di un programma urbano innovativo da realizzarsi in zone significative della città, caratterizzate da diffuso e generale disagio edilizio, abitativo, ambientale e sociale e che prese il nome di “Contratto di Quartiere II – Borgo Nuovo si diventa”. “La volontà - spiega il Presidente dell’ATER Niko Cordioli - era quella di costruire un edificio altamente efficiente dal punto di vista energetico per ridurre i costi di gestione, il che ci ha portato a scegliere la certificazione CasaClima come standard costruttivo garantito

Niko Cordioli - Presidente ATER Verona

40 - marzo, aprile 2014

in tutte le sue fasi.” Il progetto è stato affidato allo studio di architettura BC+V architetti - Arch. Nicola Cacciatori, Arch. Cludia Brentegani, Arch. Carlo Cretella – la cui idea progettuale è partita dalla raccolta visiva di forometrie e forme circostanti, che si è tradotta in una facciata che ricorda un “codice a barre” che avvolge interamente le superfici dell’edificio. La scelta cromatica dei prospetti mette in evidenza la monoliticità e la semplicità del fabbricato: il rosso dell’ involucro definisce l’oggetto mentre il bianco delle aperture, dei balconi e della copertura mette in evidenza le eccezioni e al contempo ne delimita la struttura. “La gara d’appalto per la scelta dell’esecutore dell’opera - prosegue Niko Cordioli - ha guardato con grande attenzione anche all’avanzamento di proposte migliorative ai fini di ottenere un involucro più efficiente dal punto di vista energetico La Consulenza CasaClima è stata affidata allo Studio Veronaenergia - Arch. Giuseppe Ottaviani e Arch. Cristina Balasini, che da anni si occupano della realizzazione di edifici certificati CasaClima a Verona e provincia. La cura dei dettagli esecutivi completi in tutte le descrizioni con particolare attenzione ai sistemi di tenuta all’aria e la costante presenza in cantiere come codirezione lavori, permettono di monitorare l’edificio in tutte le sue fasi costruttive ed ottenere un edificio di qualità. Grazie al bonus cubatura consentito dal Piano Casa della Regione Veneto, è stato possibile aggiunge-


Le prove sono state effettuate da un auditore incaricato da CasaClima, su quattro appartamenti campione, scegliendo tra quelli maggiormente esposti, ed hanno dato risultati inferiori al limite previsto per la Classe B. “È il primo edificio di edilizia residenziale pubblica nell’ambito del territorio del Comune di Verona - conclude il Presidente Cordioli - ad ottenere la certificazione CasaClima in Classe B, ed ovviamente ne siamo fieri dati i rigidi controlli che l’Agenzia CasaClima di Bolzano applica per il rilascio di tali certificazioni”.

Marta Milani re un altro piano, portando il fabbricato da quattro a cinque piani, garantendo in questo modo un numero maggiore di alloggi. Il piano aggiuntivo è stato realizzato in legno lamellare e grazie ad un interessante studio delle connessioni tra edificio standard in muratura ed edificio leggero. L’attenzione scrupolosa ai dettagli tecnici per la chiusura dei ponti termici e per la tenuta all’aria hanno permesso di superare positivamente il test di tenuta all’aria previsto per le CasaClima.

Coibentazione dei pilastri verso garage con prolungamenti di isolante in lana di roccia

Coibentazione del solaio di copertura piana con 16 cm di lana di roccia

2014 marzo, aprile - 41


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BREVI - ULSS 21

L’Epatite C si può debellare grazie ai nuovi farmaci

Le recenti terapie innovative per combattere l’Epatite C sembrano offrire una nuova speranza ai tanti pazienti HCV positivi. Il tema di così importante attualità ha stimolato le Associazioni civiche e di pazienti a promuovere nel 2013 la prima indagine civica sul territorio nazionale volta a fotografare il grado di accesso alle nuove terapie per il trattamento dell’Epatite C. Il 6 febbraio scorso, il Coordinamento delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva, in collaborazione con l’Associazione dei pazienti EpaC Onlus, hanno illustrato i risultati della ricerca a Roma presso la Sala della Mercede di Palazzo Marini della Camera dei Deputati. Proprio per questo motivo è stato invitato il Dott. Pierangelo Rovere, dirigente medico responsabile del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Mater Salutis di Legnago per una relazione sulla situazione in Veneto. “Abbiamo molto apprezzato l’invito rivolto al nostro medico specialista in malattie infettive che da anni si occupa di infettivologia e patologie epatiche - commenta il Dott. Massimo Piccoli, Direttore Generale dell’Azienda Ulss 21 di Legnago (foto alto sinistra) - il quale grazie agli studi e ricerche condotte dallo stesso nel campo dell’ patologia ha presentato

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il risultato di una Indagine Civica sull’accesso nelle Regioni alle nuove terapie per l’epatite C”. “L’epatite C - spiega il Dott. Pierangelo Rovere (foto a fianco) - è una malattia che nell’ 80% dei casi cronicizza e, se non curata, porta alla cirrosi epatica o al tumore del fegato. La gran parte dei casi di epatite C in Veneto, come nel resto dell’Italia, sono attribuibili ad un sottotipo detto genotipo 1. La terapia per così dire standard è quella con Peg- Interferone + Ribavirina e porta alla guarigione del 40% dei malati. Dall’inizio del 2013 si sono resi disponibili il Boceprevir ed il Telaprevir che, aggiunti alla terapia “standard” praticamente ne raddoppiano l’efficacia (triplice terapia). Questi farmaci sono però costosi e si stimano in circa 20.000 euro a paziente”. La Regione Veneto con Decreto n. 261 del 27 dicembre 2012 ha approvato le Linee di indirizzo per la prescrizione della triplice terapia (Peg-INF + Ribavirina + inibitore della proteasi di prima generazione) per l’epatite C e ha individuato i Centri Regionali autorizzati alla prescrizione dei farmaci Boceprevir e Telaprevir. “I pazienti HCV positivi - conclude Massimo Piccoli - in futuro potranno avere con tale cura la speranza di uscire dalla malattia e affrontare con più serenità la vita”.



DIPENDENZE

L’alcol la droga per eccellenza La dipendenza da sostanze è una malattia multifattoriale, con la tendenza ad avere un decorso cronico-recidivante” (OMS)

L’

Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica l’alcol fra le droghe, con un elevata capacità di indurre dipendenza. L’alcol è ritenuta la più nociva tra tutte le droghe, sia sul piano individuale (dipendenza, danni alla salute) che sociale. L’alcol è uno dei principali fattori di rischio per la salute, per gli incidenti e gli infortuni, soprattutto in ambiente di lavoro. In Italia l’alcol è causa diretta di 35.000 decessi e di 108.000 ricoveri in ospedale, annualmente. Nell’UE, l’abuso di bevande alcoliche è causa di un danno economico annuale di 125 miliardi di euro. Eppure l’uso più o meno corrente di bevande alcoliche coinvolge il 60% della popolazione italiana. Per capire meglio il fenomeno dobbiamo come prima cosa rimuovere la dicotomia tra bere normale e alcolismo; c’è un continuum che passa dagli astemi

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(40% della popolazione generale), ai bevitori a basso rischio (35%), ai bevitori ad alto rischio (20%), fino agli etilisti (5%). Quanto è il limite del bere “ad alto rischio”? L’ OMS definisce sicuro un consumo di alcol pari a zero, a basso rischio un consumo giornaliero di 20 g di alcol per le donne e di 40 g per i maschi. Sopra questi limiti si entra nel bere ad alto rischio, sia di salute che di dipendenza. In tabella si riporta un semplice modo di calcolare a quanto corrispondano, praticamente, i limiti citati (tabella 1). Come ogni droga, è importante differenziare tra uso, abuso (come il fenomeno del binge drinking) e dipendenza (“non ne posso fare a meno”). Gli alcolisti sono tutti uguali? No, ed è importante sottolineare le differenze. Riportiamo, tra le molte proposte, la più semplice ma la più condivisa delle classificazioni: la Tipologia di Cloninger, che suddivide gli alcolisti in: - tipo 1: esordio tardivo, dopo i 25 anni, assenza o presenza di familiarità per alcolismo, personalità ansiosa e/o depressiva, utilizzo dell’alcol per il suo effetto ansiolitico, sentimenti di colpa associati al bere, minore gravità della dipendenza e minore compromissione psicosociale, rara manifestazione di comportamenti antisociali indotti dall’alcol. - tipo 2: sesso maschile, esordio prima dei 25 anni, familiarità costante per abuso di alcol, comportamenti aggressivi e ricorrenti problemi legali, utiliz-


zo dell’alcol per il suo effetto euforizzante e assenza di senso di colpa, tendenza al poliabuso, incapacità di astenersi dal bere anche per brevi periodi. È possibile diagnosticare in modo semplice una dipendenza alcolica? Sì, anche se bisogna diffidare da schemi troppo semplicistici. Se si pensa di avere un problema di alcolismo è meglio rivolgersi al proprio medico. Comunque esiste un test molto semplice che può aiutare a far suonare un campanello d’allarme. È il cosiddetto test CAGE, che riportiamo in tabella (tabella 2). Una risposta positiva a tale test può alzare la soglia di attenzione sul problema. Da 2 risposte positive in su, il dubbio di essere dipendenti dall’alcol si fa sempre più concreto. Perché è così difficile astenersi dal bere, una volta sviluppata una dipendenza? Per il craving. Il craving, si configura come desiderio intenso e incontrollabile per l’alcol, cioè il bisogno imperioso ad assumere la bevanda alcolica, il pensiero ossessivo ricorrente del bere, sino alla perdita del controllo degli impulsi nei confronti dell’alcol. Il craving come urgenza di bere è innescato dalla

presenza di bevande alcoliche che scatenerebbero, ancora prima di essere assunte, un desiderio incontrollabile nei soggetti vulnerabili. Questo il quadro clinico del craving: - Desiderio irresistibile per la sostanza - Ideazione polarizzata al bere - Ipersensibilità agli stimoli associabili alla sostanza - Tendenza a collocarsi in posizione passiva e non collaborante nella relazione interpersonale - Comportamento di ricerca e incapacità a interrompere il comportamento di ricerca Ecco che ogni cura dell’alcolismo deve prevedere un controllo del craving, per evitare le ricadute nel bere. La prevenzione della ricaduta è una tecnica terapeutica per aumentare la capacità di fronteggiamento rispetto alle situazioni ad alto rischio, sostenendo il paziente rispetto ai sentimenti di colpa e fallimento che lo accompagnano Risulta importane cercare di agire su situazioni ambientali, conflitti interpersonali, stati emotivi negativi. Come appare evidente, la cura dell’alcolismo non è affatto facile, impegna il singolo, il suo ambito famigliare ed il sistema sanitario in modo gravoso. Come tante cose, sarebbe meglio pensarci prima. Dott. Fabio Lugoboni Responsabile Medicina delle dipendenze AOIU Verona Dott. Ezio Manzato Responsabile del SerT di Zevio ULSS 21 - Regione Veneto 2014 marzo, aprile - 47


urologia

Alla scoperta dell’ipertrofia prostatica è certo che un aumento di volume della ghiandola prostatica si ha praticamente sempre dopo i 40 anni e può raggiungere dimensioni considerevoli

I

l titolo dell’articolo sulla prostata pubblicato sul numero 9 di Verona InForma era Non c’era una volta la prostata. Queste note potrebbero cominciare con l’affermazione: oggi la prostata c’è, anzi ce ne sono tre. Per introdurre l’argomento di questo articolo è necessario infatti premettere che, secondo la moderna anatomia della prostata basata sullo sviluppo embrionale, questa ghiandola è costituita da tre zone:una centrale, una di transizione ed una periferica. Queste zone nell’embrione sono distinte l’una dall’altra perché prendono origine da tessuti embrionali diversi ma prima della nascita si fondono in unico organo. La zona di transizione,che è la porzione di ghiandola che è immediatamente attorno all’uretra, è la sede dello sviluppo della iperplasia prostatica benigna (IPB), cioè dell’aumento di volume della prostata non attribuibile a neoplasia e che è il risultato dell’abnorme sviluppo delle due componenti della ghiandola, cioè il tessuto ghiandolare vero e proprio e la struttura di supporto delle ghiandole che è costituta da tessuto fibroso e tessuto muscolare liscio. Quando, intorno ai 40 anni, si altera l’equilibrio tra vari ormoni (il più noto è il testosterone, ma sono implicati anche altri ormoni prodotti dall’ipofisi e dalle ghiandole surrenaliche oltre che dai testicoli) e tra sostanze che stimolano lo sviluppo

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cellulare ed altre che ne contrastano l’azione ed altre ancora che provvedono alla morte programmata delle cellule, il tessuto prostatico della zona di transizione comincia ad aumentare di volume. Essendoci di mezzo l’età diventa difficile stabilire con esattezza se si tratta di un naturale processo di invecchiamento o di patologia o di entrambe le cause. è certo comunque che un aumento di volume si ha praticamente sempre dopo i 40 anni, che modificazioni dimostrabili con l’esame istologico si riscontrano in un cinquantenne su due ed in tutti i novantenni. Aumentando di volume la pro-

Dott. Massimo Occhipinti


stata può raggiungere dimensioni considerevoli, passando dalla tradizionale “castagna” del giovane a dimensioni di frutti sempre più voluminosi (tradizionalmente si usa paragonare le dimensioni a frutti) fino ad “arancia” o “pompelmo”. L’ IPB diventa patologia non quando raggiunge determinate dimensioni, ma quando, a causa degli strettissimi rapporti sia anatomici che funzionali con l’apparato urinario ed in particolare con la vescica, interferisce con le naturali funzioni di essa che sono quelle di un serbatoio che deve riempirsi con l’urina che vi giunge dai reni attraverso gli ureteri, “avvertire” dell’avvenuto riempimento e, nei modi e nei tempi opportuni, svuotarsi. I problemi creati alla fase di riempimento vescicale possono essere: l’aumentata frequenza delle minzioni sia diurna che notturna (nicturia); un desiderio di urinare improvviso ed impellente, privo cioè di quel fisiologico “crescendo” che rende possibile gestire le minzioni in modo socialmente accettabile; l’incontinenza urinaria, cioè la perdita involontaria di urina; l’enuresi, che è la minzione involontaria che si verifica durante il sonno e che si distingue dalla nicturia che è la minzione cosciente che avviene durante la notte e che costringe il soggetto a svegliarsi. I disturbi della fase di svuotamento sono: la difficoltà ad iniziare la minzione pur avendo un va-

COME SI DIAGNOSTICANO L’IPERTROFIA PROSTATICA E I SUOI EFFETTI SULL’APPARATO URINARIO 1) con l’anamnesi accurata sia della sintomatologia urinaria che di eventuali altre patologie che comportano l’assunzione di farmaci; 2) con la visita medica compresa l’esplorazione rettale 3) con una ecotomografia dell’apparato urinario con valutazione dello spessore delle pareti vescicali e del residuo vescicale dopo minzione 4) con l’uroflussometria 5) con gli esami ematici della funzione renale e con gli altri esami utili per la diagnosi differenziale con altre patologie,non soltanto urologiche, che causano sintomatologia a carico del basso apparato urinario lido stimolo; l’ipovalidità del getto, cioè la sensazione di un ridotto flusso dell’urina; un flusso intermittente; la necessità dell’uso del torchio addominale,cioè la necessita di contrarre i muscoli dell’addome come per la defecazione per iniziare o mantenere la minzione; l’allungamento della

2014 marzo, aprile - 49


COME SI DIAGNOSTICANO L’IPERTROFIA PROSTATICA E I SUOI EFFETTI SULL’APPARATO URINARIO La sindrome metabolica è l’ insieme di obesità, ipertensione ed alterazioni del metabolismo degli zuccheri e dei grassi. Essa è associata ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari ed è l’effetto di abitudini di vita e di alimentazione. In un campione statisticamente significativo di uomini con almeno 3 dei componenti della sindrome la prevalenza di IPB e di sintomi delle basse vie urinarie è risultata dell’ 80 % . Studi statistici attendibili eseguiti negli Stati Uniti ed in Cina hanno dimostrato che l’obesità, il “giro vita”, l’indice di massa corporea (BMI) sono associabili all’aumento dell’ IPB e che gli obesi hanno un rischio 3,5 volte maggiore di ingrossamento della prostata rispetto ai non obesi. Un maggior consumo di proteine, carni rosse, grassi, latte e prodotti caseari, cereali, pane, pollame, e amido è stato più volte statisticamente associato in modo significativo allo sviluppo dell’IPB e dei sintomi ad essa correlati. Ortaggi, frutta, grassi poli-insaturi, acido linoleico, vitamine D ed E, licopene, selenio e carotene sono stati statisticamente associati ad una diminuzione del rischio. Una analisi di lavori scientifici su più di 40.000 pazienti dimostra che chi pratica attività fisica, anche moderata, riduce il rischio di IPB e sintomi ad essa associati del 25 % rispetto a chi è sedentario. fase finale della minzione,che diventa uno sgocciolamento prolungato. I disturbi post-minzionali consistono nella sensazione di incompleto svuotamento vescicale e nella perdita involontaria di alcune o molte gocce di urina dopo il termine della minzione... dopo essere già usciti dalla toilette. I sintomi descritti aumentano in modo variabile man mano che la malattia progredisce. Si può verificare una improvvisa impossibilità di mingere (ritenzione acuta di urina) che contrariamente a quanto sembra è il problema meno grave perché costringe il paziente a prenderne atto e a 50 - marzo, aprile 2014

risolverlo. Più insidiosa è la ritenzione cronica incompleta di urina (che non sempre precede la ritenzione acuta) che si verifica quando, molto gradatamente, la quantità di urina che rimane in vescica dopo ogni minzione aumenta sempre di più. Per la lenta evoluzione del fenomeno spesso il soggetto non nota il progressivo peggioramento della sua minzione. Per tentare comunque di ottenere lo svuotamento vescicale il detrusore (che è il muscolo che contraendosi in modo coordinato con l’apertura del collo vescicale effettua la minzione) si ispessisce e le sue contrazioni più energiche diventano la causa di alcuni dei sintomi sopra elencati (l’urgenza minzionale ad esempio). Assieme all’aumento delle dimensioni e della forza delle fibre muscolari si verificano nella parete vescicale altre alterazioni che invalidano l’aumentata forza del detrusore e provocano una ridotta efficacia della contrazione vescicale. Questo meccanismo contribuisce quanto e più dell’ostacolo costituito dalla ipertrofia prostatica all’incompleto svuotamento vescicale e di conseguenza al progressivo aumento del residuo post-minzionale. Dopo un sufficientemente lungo periodo si possono formare i diverticoli (che sono delle ernie di mucosa vescicale che si fa strada verso l’esterno della vescica attraverso i fasci muscolari) e calcoli vescicali. Queste alterazioni della parete della vescica e delle conseguenti alterazioni del suo svuotamento (che sono più precoci e più gravi se il Paziente è affetto da altre malattie, ad esempio il diabete mellito) possono provocare un aumento tale della pressione intravescicale da causare una dilatazione degli ureteri e dei reni (ureteroidronefrosi). Questa a sua volta può sfociare in una insufficienza renale più o meno grave. Quanto appena descritto di definisce progressione dell’IPB ed è un concetto noto agli urologi da sempre. Fino ad un paio di decenni fa l’attenzione dell’urologo era rivolta al trattamento della ritenzione di urina e delle sue complicanze e alla risoluzione della sintomatologia quando severa ed associata ad un consistente peggioramento della qualità di


L’IPERTROFIA PROSTATICA E la sessualità Poiché la prostata è parte integrante dell’apparato genitale non deve sorprendere che le sue malattie (sia direttamente che indirettamente per il peggioramento della qualità di vita) ed il loro trattamento possano influire negativamente sulla funzione sessuale. Bisogna però tener presente che: - spesso chi soffre di IPB, anche per l’età, può essere affetto da altre patologie che da sole o per effetto delle terapie possono essere causa di deficit erettile e/o di altri disturbi sessuali (un esempio è costituito dall’ipertensione e di molti dei farmaci che la curano). - alle terapie prescritte per la IPB si possono associare i farmaci che curano il deficit erettile; - uno di questi, il tadalafil, alla dose di 5 mg al giorno, influisce positivamente sia sui sintomi del’IPB che sulla sintomatologia sessuale; - dati recenti dimostrano che gli alfa-litici e la TURP provocano sì la eiaculazione retrograda, ma migliorano la funzione sessuale generale, molto probabilmente per il benefico effetto che hanno su altri aspetti della qualità della vita. vita. Allora la chirurgia era di fatto l’unica possibilità terapeutica valida e la malattia veniva fatta progredire fino a quando la situazione non rendeva indifferibile l’intervento. Il concetto di prevenire la progressione dell’IPB e delle complicanze nasce dallo sviluppo di una nuova classe di farmaci: gli inibitori della 5-alfareduttasi. Essi sono la finasteride e la dutasteride e agiscono su un enzima che trasforma il testosterone in una forma capace di provocare l’IPB. Essi si sono dimostrati in grado di interferire con la storia naturale dell’ IPB con effettiva riduzione del volume prostatico e successivo blocco della crescita ghiandolare almeno nel medio termine.

Altri farmaci estratti da piante (la più nota è la serenoa repens) agiscono sul’alfa-reduttasi, ma gli studi clinici sono meno numerosi di quelli eseguiti con finasteride e dutasteride. Altra grande famiglia di farmaci è quella degli alfa-litici,che non agiscono sulle dimensioni dell’ipertrofia prostatica ma sulla sintomatologia: essi infatti rendono più facile l’apertura del collo vescicale rendendo più facile il deflusso dell’urina. Molto spesso la terapia medica dell’ IPB si avvale di entrambe le famiglie di farmaci ed i risultati sono spesso tali da rallentare la progressione e procrastinare il trattamento chirurgico. Ovviamente i farmaci,oltre all’azione sperata, possono avere degli effetti collaterali ed i più noti, per quanto poco frequenti, sono per entrambe le categorie quelli sulla sfera sessuale. Gli alfa litici inoltre possono creare ipotensione arteriosa. Naturalmente il medico che li prescrive tiene conto delle altre eventuali patologie del Paziente e delle terapie in atto e ciò contribuisce a ridurre la frequenza e l’entità degli effetti collaterali. Nessun effetto collaterale degno di nota è attribuito ai fitofarmaci. Quando necessario bisogna risolvere la malattia con l’intervento chirurgico che oggi,nella stragrande maggioranza dei casi, si esegue per via endoscopica e soltanto rare volte si ricorre all’intervento chirurgico cosiddetto tradizionale. Con entrambi gli interventi non si rimuove tutta la prostata ma soltanto l’adenoma,cioè il tumore benigno che, crescendo all’interno della ghiandola, trasforma la prostata vera nel guscio contenitore dell’adenoma. L’intervento endoscopico (definito TURP) è naturalmente meno invasivo, non è gravato da particolari rischi e prevede oggi soltanto 48 o 72 ore di ospedalizzazione. Dott. Massimo Occhipinti Divisione di Urologia

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Oncoematologia e ABEO: quando l’unione fa la forza Il Prof. Simone Cesaro e Piero Battistoni raccontano come si articola la collaborazione - vincente - tra Oncoematologia Pediatrica e ABEO Verona

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na sinergia attiva, costante e soprattutto tangibile è quella che ABEO sta portando avanti da anni con il Reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale di Borgo Roma. Un percorso iniziato nel lontano 1988 per iniziativa di alcuni genitori di bambini affetti da leucemie e tumori solidi con lo scopo di risolvere problemi pratici ed economici a livello ospedaliero e non, di acquistare strumenti elettromedicali e di potenziare la ricerca e lo studio sulle malattie oncoematologiche. ABEO, con l’aiuto di tutti coloro che non intendono rimanere semplici spettatori, interviene per integrare l’azione del Servizio Sanitario e raggiungere l’importante obiettivo di dare le cure migliori ai nostri bambini e cercare di trasformare giorno dopo giorno le speranze di guarigione in realtà. Fino d oggi ABEO ha raggiunto vari traguardi e realizzato con successo molti progetti grazie all’impegno dei suoi volon-

Piero Battisotni con il presidente Hellas Verona Setti

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tari e alla fiducia di molte persone e benefattori. “Si può dire – spiega il Presidente ABEO Piero Battistoni – che siamo parte integrante del reparto presente a Borgo Roma. Già prima dell’arrivo del Prof. Cesaro collaboravamo e ci prodigavamo all’interno del Centro. Quando il vecchio direttore decise di andare in pensione ci fu il rischio che il reparto venisse chiuso in quanto l’Azienda Ospedaliera non sapeva come gestirlo. Fu allora che chiesi al Direttore Generale AOUI Caffi di cercare un nuovo responsabile all’altezza della situazione. E arrivò prof. Cesaro. Mai scelta fu più azzeccata. Ad oggi la nostra collaborazione sta portando a risultati importantissimi, con la possibilità di crescere ulteriormente nei prossimi anni”. “Non posso che confermare – afferma il Responsabile Oncoematologia pediatrica Policlinico Verona Borgo Roma Prof. Simone Cesaro – quanto detto da Battistoni: stiamo lavorando molto bene con l’obiettivo di alzare sempre di più l’asticella. D’altra parte le malattie tumorali, pure essendo classificate come patologie rare, sono la causa maggiore di morte nella fascia d’età tra i 0 e 14 anni. Si stima che nel Veneto siano 120-130 casi all’anno su una popolazione infantile di 800.000 unità. In questo ramo però la medicina si sta evolvendo rapidamente e quindi ci sono molte possibilità di migliorare anno dopo anno, partendo dalla ricerca e arrivando alla pratica assistenziale quotidiana. ABEO quando ero in procinto di trasferirmi a Ve-


Il presidente AMIA Miglioranzi (al centro ) insieme al Prof. Cesaro e Battistoni

rona (da Padova n.d.r.) si è resa subito disponibile per consolidare e migliorare l’attività del centro. E così è ancora. Molto è stato fatto e molto faremo ancora. Abeo per esempio ha dato un impulso fondamentale per allestire uno spazio dedicato alla radioterapia. Lo scorso anno abbiamo effettuato 18 trattamenti, risultato impensabile fino a due anni fa. Non solo. Abbiamo una stretta collaborazione con Chirurgia Pediatrica, Chirurgia Toracica e soprattutto con Ematologia per quanto riguarda l’attività di trapianto. E anche in questo caso Abeo ci è stato di grande aiuto. Il primo trapianto – e unico per quell’anno - è stato fatto nel 2010. Poi nel 2011 ne sono stati fatti 9 per poi salire a 19 negli anni 2012 e 2013. Questa escalation ci ha proiettati all’11° posto a livello nazionale - su 20 centri - per quanto riguarda l’attività di trapianto in età pediatrica”. Ma come agisce Abeo in concreto? “Abeo sicuramente è attiva per quanto riguarda il reperimento di fondi da destinare all’attività del Centro ma non solo. La nostra attività consiste essenzialmente nel costituire, selezionando persone competenti, un vero e proprio staff mirato a supportare, a livello umano, i piccoli malati e le loro famiglie. Investiamo sulle persone e non su attrezzature o macchinari. I rapporto umano è fondamentale in queste situazioni e siamo convinti, insieme ad Prof. Cesaro, che questo nostro modus operandi possa portare a risultati importanti, come già è successo in passato. Tutto sempre nella

massima trasparenza e onestà, nostro “marchio di fabbrica” che tutti ci riconoscono e apprezzano”. “Nessun centro in Italia – sottolinea il Prof.Cesaro – ha dato risultati così importanti in così poco tempo. Almeno negli ultimi 10 anni. Di questo ne siamo fieri noi, Abeo e, sicuramente, tutta Verona”. Step successivo, sempre in ottica di cresita, è la realizzazione dell’Ospedale del Bambino e della Donna. “Certo – evidenzia Battistoni – questo è un passaggio fondamentale per poter ampliare la nostra attività. Come Abeo siamo, passatemi il termine calcistico, in pressing sull’Azienda Ospedaliera. Abbiamo necessità di spazi maggiori. E’ evidente che la situazione attuale ci penalizza. Siamo come un Ferrari con le ruote di una Fiat 500. Le nostre richieste, decise e continue, non sono quindi fine a se stesse ma sono finalizzate ad un miglioramento dell’attività del Centro. Ricordo che l’ Oncoematologia Pediatrica è anche una risorsa economica per l’AOUI di Verona. Infatti grazie alla collaborazione tra il Prof. Cesaro e Life Line Italia (www.lifelineitalia.org) portiamo a Verona i bambini che vivono nei Paesi dell’Europa dell’Est e dell’Asia Centrale, in particolare in Kyrgystan, Ucraina e Georgia, paesi che non hanno sufficienti risorse per la sanità per far fronte alle terapie necessarie ai bambini con leucemia o tumore. Come è ben noto le cure che vengono prestate a pazienti che non fanno parte della Comunità Europea hanno un costo. In questo caso è Life Line che paga queste cure, andando a garantire entrate nelle casse dell’Azienda Ospedaliera veronese. Lo so che può sembrare un discorso puramente economico ma, purtroppo, si devono fare anche queste considerazioni”. “Stiamo portando l’Oncoematologia pediatrica veronese – interviene Cesaro – a livelli sempre migliori, sia a livello di trapianti che di ricoveri. Ma non solo. Stiamo investendo molto, grazie alle borse di studio messe a disposizone da Abeo, sulla formazione di nuovo personale. Molto stiamo facendo anche in termini di ricerca, controllo e miglioramento della qualità dell’accreditamento del reparto”. 2014 marzo, aprile - 53


Primo trapianto a Verona in bambino (11-11-2010): volti distesi e contenti alla dimissione (10.12.2010)

Pubblico e privato insieme per grandi obiettivi? Su questo Battistoni ha qualcosa da chiarire: “Sia chiaro, non voglio fare alcuna polemica, ma il provato in questi casi dovrebbe essere servito e non a servizio del Pubblico. La nostro fortuna è che la solidarità dei veronesi e dei veneti in generale è eccezionale. Tante aziende del territorio credono in noi perchè conoscono la nostra onestà e possono constatare, in modo tangibile, dove finiscono le donazioni e le offerte. Una delle borse di studio di cui ha parlato il Prof. Cesaro, per esempio, è stata istituita grazie alla collaborazione e alla generosità di Amia Verona e del suo presidente Andrea Miglioranzi. Anche l’Hellas Verona è molto vicina ad Abeo. Queste sinergie ci permetono di raccogliere risorse e automaticamente di veicolarle all’interno del reparto. Ciò permette di coprire - in parte - i vuoti che lo Stato, per una serie di motivi che non sto qui ad elencare ma sotto gli occhi di tutti, non riesce a colmare”. Legato all’Ospedale del Bambino e della Donna, ce sorgerà sulle ceneri della vecchia maternità (lavori di abbattimento iniziati lo scorso 24 fabbraio n.d.r.) c’è un altro progetto, quello della realizza54- marzo, aprile 2014

zione della sede Abeo presso Villa Fantelli, palazzina di tre piani, ciascuno di 250 metri quadri, sita nella zona nord est dell´ospedale di Borgo Trento, che l´associazione presieduta da Battistoni ristrutturerà a sue spese. Villa Fantelli sarà destinata ad accogliere la nuova sede Abeo e tutte le attività utili al sostegno delle famiglie e dei bambini in cura. Uno studio medico, uno spazio per gli psicologi ed educatori per le attività di gruppo, una palestra per i bambini. Al piano terra inoltre verranno istituiti sportelli informarivi AOUI e ACLI rivolti al pubblico. I 3.000 metri di giardino a disposizione verranno utilizzati per la Pet-Therapy. La ristrutturazione di Villa Fantelli è a totale carico della nostra associazione grazie alle donazioni di benefattori e aziende del territorio. Ovvio che questo progetto sarà realizzato dopo la nascita del nuovo ospedale. Noi siamo pronti, con le nostre idee e con il nostro entusiasmo. E soprattutto con la nostra limpidezza, apprezzata e riconosciuta da tutti. Su queste basi solide e con l’aiuto del Prof. Cesaro, siamo convinti che il 2014 potrà riservare a noi e ai nostri assistiti grandi soddisfazioni”. Alberto Cristani


BREVI

Dal cuore del mais il primo combustibile ecologico, biologico e...solidale!

Dall’esperienza cinquantennale della Piz Frigo F.lli srl, azienda leader in Italia nella produzione industriale di granuli e farine dal tutolo di mais, nasce Biofiamma Bbq il primo combustibile veramente ecologico per barbecue. Biofiamma Bbq è interamente realizzato in tutolo di mais senza aggiunta di sostanze chimiche. Il tutolo è la parte centrale della spiga (pannocchia) del mais che grazie alle sue proprietà fisiche e chimiche si presta perfettamente all’utilizzo come combustibile. Oltre a rispettare l’ambiente, il nuovo prodotto è economico ed efficiente. Biofiamma Bbq va usato al posto del carbone, della carbonella e della legna per preparare la brace. A differenza del carbone non sporca e non lascia polvere. E costa il 20% in meno. Le sue braci sono pronte in dieci minuti. Ideale sia per la carne sia per le verdure alla griglia, Biofiamma Bbq non altera il sapore del cibo: con Biofiamma Bbq si potrà gustare un cibo sano, riscoprendo un modo di cucinare tipico della tradizione contadina veneta. Biofiamma Bbq è un prodotto al

100% italiano, realizzato con mais locale e OGM Free (prodotti che non contengono organismi geneticamente modificati) per rispettare l’ambiente e la salute. Anche per questo Biofiamma Bbq sostiene l’ABEO (Associazione bambino emopatico oncologico), una onlus che si occupa della prevenzione, della diagnosi precoce, del trattamento ottimale, della riabilitazione e della socializzazione dei bambini affetti da leucemie e tumori, devolvendo il 5% dei propri ricavi all’associazione. La Piz Frigo F.lli srl, fondata negli anni Sessanta del Novecento, grazie al costante impegno del reparto Ricerca e sviluppo, ricava dal tutolo di mais prodotti naturali per il trattamento di superfici (sabbiatura, levigatura, asciugatura e lucidatura metalli preziosi), pulizia e assorbimento (pelli da concia, moquette, oli grassi), alimentazione animale (supporto per vitamine, integratore per mangimi) e lettiere ecologiche, biodegradabili e riciclabili. Info: www.pizfrigo.it

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cure odontoiatriche

messaggio promozionale

Se la crisi morde Dentalcoop morde di più Grazie alla forza di un grande gruppo e alle vantaggiose condizioni sugli acquisti, le cliniche Dentalcoop si sono affermate in tutta Italia

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ncora di più nei periodi di crisi economica si sente l’esigenza di trovare delle risposte certe in tema di salute e prevenzione dentale, che assicurino il migliore rapporto prezzo/ qualità. L’innovativo modello Dentalcoop nasce nel 2004 con l’obiettivo di rendere accessibile a tutti la prevenzione e le cure odontoiatriche. In Italia circa il 30% della popolazione non era economicamente in grado di affrontare la spesa per cure odontoiatriche, anche quelle preventive. L’offerta era data da circa 28.000 mila studi privati in cui operavano circa 52.000 professionisti che coprivano il 95% delle prestazioni, lasciando al servizio pubblico il rimanente 5% delle cure. Quindi sempre meno italiani avevano accesso alle cure odontoiatriche a causa dell’elevato costo delle prestazioni. È nato così un fenomeno, presente anche in altri paesi comunitari, del turismo odontoiatrico dove ci si rivolge in paesi come Croazia, Slovenia, Romania ecc. per risolvere i problemi dentali, attirati dai bassi prezzi, ma spesso con risultati al di sotto delle aspettative, un fenomeno di vaste proporzioni che tuttora continua. Negli ultimi anni ben 240.000 italiani sono andati all’estero con una spesa superiore ai 400 milioni di euro. È grazie al decreto Bersani dell’agosto 2006 che nuovi soggetti imprenditoriali possono sviluppare un modello organizzativo aziendalizzando un servizio finalizzato a garantire costi più bassi e ottima qualità a tutti coloro che hanno bisogno di cure odontoiatriche. Dentalcoop ha scelto la forma che meglio si presta ad un servizio sanitario, la cooperativa.

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Contrariamente a quanto succedeva prima, dove gli odontoiatri preferivano gestire piccoli studi di proprietà, con costi di gestione elevati, con Dentalcoop si è deciso di accentrare più professionisti, in sinergia tra loro, in un unico centro per erogare un alto numero di prestazioni con l’impiego di tecnologia elevate che spesso i piccoli studi non possono permettersi. Questi sono i valori che rendono unico il “modello Dentalcoop”: - Qualità del servizio in tutte le sedi grazie alla consulenza dei migliori professionisti, con la massima trasparenza con i pazienti. - Prezzi certi, circa del 35% più bassi rispetto alla media del mercato, ma non low cost perché la qualità viene sempre garantita da rigidi protocolli, e dalla qualità dei materiali impiegati. - Massima sicurezza nelle prestazioni, anche nella prevenzione delle infezioni, con apparecchiature di nuova generazione per il controllo delle acque basata sul principio dell’osmosi inversa che garantisce i più elevati standard di sicurezza. - Materiale protesico esclusivamente italiano, realizzato da odontotecnici e laboratori italiani, che garantiscono certezza del risultato, qualità dei materiali e tempi di attesa certi per i pazienti. - Acquisti di gruppo che si traducono in forti sconti sull’acquisto di beni ed attrezzature: una riduzione di costi per l’azienda che signi¬ca minor costo delle prestazioni per i pazienti, pur mantenendo un’elevata qualità. - Una formazione professionale continua e rigorosa, con corsi interni del personale, a tutti i livelli.



corpo e mente

Tai Chi Chuan un elisir di lunga vita Queste pratiche ci permettono di strutturare la costruzione corporea e del sé, permettendo dunque l’evoluzione e la trasformazione della persona

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l Dalai Lama in un’intervista alla domanda su che cosa l’avesse sorpreso di più nell’umanità, rispose: “Gli uomini… perchè perdono la salute per fare soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute”. Pensare al benessere quale armonia tra corpo mente e spirito è un’ottima cura in questa società in perenne affanno. Questa bellissima arte, non solo può essere praticata a tutte le età ed in qualsiasi condizione fisica, ma può essere considerata

anche un eccezionale sistema preventivo e un ottimo allenamento psico-fisico, nonché un efficace strumento di difesa. Cos’è il Tai Chi Chuan

Le Arti Interne rappresentano un immenso patrimonio di tecniche, metodi e sistemi per coltivare, raffinare, potenziare e riprodurre le risorse energetiche del corpo umano. I Taoisti partono dal concetto secondo cui la frequente pratica di tecniche


che arricchiscano l’energia possa portare non solo alla longevità, ma alla prevenzione di qualsiasi malattia e addirittura al ringiovanimento. In questa concezione, l’essere umano ha il ruolo di asse di collegamento tra Cielo e Terra, da cui riceve e con cui interscambia le essenze energetiche di cui è composto: Energia Materiale, densa, corporea (Jing) di origine terrestre e l’Energia Spirituale, che rappresenta il destino da compiere (Shen), di estrazione celeste. L’unione feconda di questi due principi opposti e complementari (Yin/Corpo e Yang/Spirito) da luogo alla nascita della vita, all’esistenza dell’essere umano. Queste pratiche ci permettono di strutturare la costruzione corporea e del sé, permettendo dunque l’evoluzione e la trasformazione della persona nel corpo e nella struttura interiore man mano che gli anni passano e le esperienze si accumulano, inoltre aiutano a potenziare e consolidare il proprio stato di salute fisica. Tutto questo arricchisce la persona di valori interiori, di nuovi e più profondi e raffinati punti di vista su cui costruire il proprio cammino di vita Secondo questa logica si promuove la possibilità di rendere l’essere umano consapevole sempre più del proprio cammino di vita (Shen), cosa che garantisce un migliore utilizzo delle proprie risorse energetiche (Qi) ed una preservazione delle strutture corporee, organiche (Jing). Negli antichi testi cinesi si legge: “La mente va, l’energia segue, il corpo esegue”. Lau Tzu (il nome significa Vecchio Maestro) nel

VI a.C. scriveva: “…… Chi ti è più caro, il nome o il corpo? Chi conta di più, il corpo o i beni? Chi è più distruttivo, il guadagno o la perdita? Grande brama significa grande sperpero, i richii possedimenti significano grande perdita. Se sai come essere soddisfatto non subirai disgrazie. Se sai quando fermati non subirai danni. è possibile dunque vivere a lungo…. “ Oggi più che mai si sente il bisogno di silenzio interiore per ritrovare se stessi, per cogliere al di la delle fedi, delle ideologie e delle parole, il vero valore delle cose. Con il Tai Chi si è all’inizio di questo percorso. Gianmario Fiorin

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corpo e mente

Lo yoga, un gioco da (e per) ragazzi Lo yoga, tra le sue varie peculiarità, si propone come momento di gioco finalizzato alla crescita psicofisica di bambini e ragazzi

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l gioco alimenta ogni fase della nostra vita, da quando siamo piccoli sino all’età adulta. In età infantile esso introduce i bambini nella dimensione sociale e relazionale, permette alla fantasia di manifestarsi, crea situazioni ludiche ed empatiche di gioia e condivisione, permette al piccolo di sperimentarsi in una dimensione sicura, di tradurre all’esterno il proprio mondo interiore e di introiettare l’esterno all’interno di sé, superando paure e blocchi emozionali. In età adulta il gioco contribuisce ad integrare nell’individuo il proprio bambino interiore, a creare situazioni relazionali e sociali, a far emergere in ognuno lo spirito ludico e spensierato dimenticato a favore di un’eccessiva serietà e controllo. Ecco perché il gioco è un toc-

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casana per grandi e piccini. In particolare, per i bambini in età scolare il gioco applicato alla disciplina dello yoga si è rivelato uno strumento formidabile di crescita fisica e spirituale, uno strumento che permette ai bambini di conoscersi e sperimentarsi, di ascoltarsi ed esprimersi. Negli anni più recenti molte sono state le scuole e gli insegnanti di yoga che hanno messo a punto delle metodologie rivolte ai bambini per proporre i benefici delle asana (posizioni) e del respiro yogico ad un pubblico giovanissimo. Per attrarre e mantenere l’attenzione del bambino è infatti necessario regalargli continuamente nuovi imput proponendogli esperienze di breve durata correlate da trait d’union ripetitivi e rituali che rimangano invariati nel tempo e cadenzino la classe. Nella mia esperienza con i bambini della scuola primaria, ho notato come sia importante aprire e chiudere il contenitore temporale della classe con semplici mantra che diano il la d’inizio e la battuta finale alla lezione. Questi rituali permettono ai bambini di comprendere che stanno entrando ed uscendo da uno spazio-tempo esperenziale particolare. All’inizio della lezione è di particolare importanza dare loro il tempo per scaricare le emozioni e il vissuto del quotidiano con momenti di gioco guidato che attivino il corpo e la relazione tra i membri del gruppo. Si tratta in genere di mo-


menti di danza a corpo libero o ritmata dall’utilizzo di strumenti musicali multietnici o simulazioni di avventure in mare o nello spazio dove viene chiesto ai bambini di fare gruppo, di collaborare e di aiutarsi reciprocramente per portare a termine una missione. Già in questa prima fase vengono introdotti degli esercizi dinamici di yoga o delle vere e proprie asana ispirate agli animali o alla natura attraverso un racconto inventato spesso a più mani con i bambini stessi che propongono la comparsa, nell’avventura, di leoni, tigri, gorilla e pesci. Da qui il racconto si snoda attraverso le rispettive posizioni yoga. Altri momenti importanti nel lavoro con i bambini sono quelli legati al contatto fisico, introdotto dapprima con semplici esercizi che prevedono l’incontro dello sguardo e delle mani, per prosegure con l’abbraccio e il massaggio in coppia o a piccoli gruppi. Anche in questo caso è fondamentale introdurre stimoli creativi proponendo il massaggio dell’acqua, della terra, del fuoco o del vento sino a spingersi verso dimensioni più sottili, aiutandoli a percepire l’aura (il campo energetico che emana un corpo) e insegnando loro come ripulirla ed armonizzarla. Altri importanti lavori di consapevolezza prevedono esercizi speculari nei quali i bambini, uno di fronte all’altro in coppia, a turno, devono diven-

tare lo specchio del compagno, facendo gli stessi movimenti ed espressioni. Anche il lavoro creativo sul corpo è importante per la loro crescita e per sviluppare la capacità di leggerne il linguaggio. Tra gli esercizi più amati vi è la rappresentazione delle emozioni attraverso le mani o i piedi. Così bambini e insengnante osservano piedi allegri, tristi o arrabbiati, timidi o preoccupati che nonostante piccole differenze hanno dei tratti in comune. Nella fase finale della lezione si dà infine spazio alla creatività con la rappresentazione di sé e delle proprie emozioni attraverso materiali di varia natura: conchiglie, bottoni, stoffe, legno, sassi, cannucce, tappi di bottiglia ed altro, che prendono forma sul ‘foglio’ del proprio materassino per rappresentare ciò che il bambino è in quel preciso momento. “Dello yoga mi piace tutto ma sopratutto il rilassamento, quando la maestra ci fa entrare nel nostro giardino interiore a riposare.....è bello il mio giardino, con tanti fiori e un laghetto e a volte ci vado anche la sera prima di addormentarmi “ ha scritto Chiara poco tempo fa quando ho chiesto ai bambini di tradurre in parole la loro esperienza con lo yoga. “A me dello yoga piacciono le avventure con gli animali. Il passo della tigre e il leone sono le mie preferite” ha scritto invece Alessandro..... Ma ciò che mi ha fatto più sorridere è stato il messaggio della mamma di Alessia dopo una classe in cui abbiamo percepito l’aura dei compagni:” “Che dolce mia figlia che dopo la lezione di yoga a casa cercava l’aura del gatto”. Gianna Tessaro

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acque termali

Aquardens, dove benessere e relax sono di casa Un susseguirsi di vasche e lagune, grotte e cascate che mettono a disposizione oltre 5.200 metri quadri d’acqua salso-bromoiodica. E non solo.

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opo un inverno ricco di soddisfazioni e con numeri - in temini di presenze - davvero importanti, il parco termale Acquardens si prepara per la bella stagione con importanti novità e iniziative rivolte per tutti. “Il Parco termale Aqquardens - ci spiega il presidente Enrico Ghinato - vanta un’ acqua minerale che ha caratteristiche “terapeutiche” riconosciute dal Ministero della Salute, Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria con decreto del 27 giugno 2005. Ciò significa che non ha contro indicazioni e può essere utilizzata da chiunque. Il nostro target quindi sono le famiglie, gli anziani, chi soffre di patologie specifiche ma anche sempilicemente da chi

Enrico Ghinato - Presidente Aquardens

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vuole recuperare dopo uno sforzo fisico prolungato, come ad esempio gli sportivi. Le caratteristiche della nostra acqua, unite alla funzionalità e alla comodità della struttura, posso risultare un toccasana, permettendo lo smaltimento delle tossine accumulate nei muscoli durante l’attività”. Ma che caratteristiche ha , nello specifico, l’acqua del Parco termale Acquardens? “Come ha accennato il Presidente - evidenzia il dottor Gino Faggionato, Direttore della Medical SPA Aquardens - si tratta di acqua con caratteristiche terapeutiche che sgorga alla temperatura di circa 47 gradi centigradi ed è classificabile come “medio-minerale”, poiché il suo residuo fisso è di circa 850 mg/litro. è particolarmente ricca in sodio e cloro e quindi viene definita come salsobromoiodica. Può essere utilizzata per balneoterapia il trattamento di malattie artro-reumatiche, dermatologiche e vascolari”. “Nell’impiego delle acque salsobromoiodiche di Aquardens - prosegue il Dott. Faggionato vengono sfruttate le proprietà antiinfiammatorie che si ottengono con la modulazione del sistema immunitario, con l’azione antisettica e antiedemigena (riduzione dei gonfiori e perdita di peso). Viene indotta anche la stimolazione del sistema immunitario con produzione di immunoglobuline che aumentano le difese


Dott. Gino Faggionato - Direttore della Medical SPA

dell’organismo. è influenzata anche l’azione endocrina con incremento dell’attività tiroidea e stimolazione dell’apparato genitale femminile con effetto regolatore e attivatore. In studi su acque salsobromoiodiche sono stati osservati stimolo alla maturazione dei follicoli ovarici, aumento della contrattilità tubarica e regolarizzazione del ciclo mestruale”. Ma cos’è la balneoterapia? “La balneoterapia - evidenzia il Dott. Faggionato - è un metodo curativo che sfrutta le caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua e la

sua temperatura. Dopo una accurata e completa visita medica, il trattamento si effettua con l’immersione parziale o completa del corpo in acqua termale calda come è possibile fare nella nostra struttura. Deve essere eseguita al mattino o comunque sempre a digestione ultimata. La durata del trattamento varia dai 15 ai 20 minuti a seconda delle indicazioni del medico che ha prescritto la cura e classicamente comprende un totale di 10 – 15 bagni da farsi una volta al giorno per due-tre settimane. E’ solitamente indicato un giorno di riposo dopo 4-5 trattamenti. Una volta completato il bagno, il paziente deve riposare, disteso e ben coperto, in ambiente di relax per almeno 20 minuti onde favorire la “reazione”, cioè gli adattamenti neuro-vascolari indotti dall’immersione in acqua termale. Le indicazioni che possono essere fornite agli ospiti per un corretto utilizzo riguardano i tempi di permanenza in acqua che sono indicativamente di 15-20 minuti per gli adulti e 10 minuti per i bambini quando la temperatura è di 34-36 gradi centigradi. Per acque con temperatura superiore, ma sotto i 40 °C, i tempi citati vanno dimezzati. “La balneoterapia - prosegue Faggionato - è indicata nelle malattie artro-reumatiche come l’artrosi, la lombalgia cronica, le periartriti e

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tendiniti. Inoltre possono essere trattati con successo gli esiti di traumatismi degli arti come fratture, lussazioni, distorsioni e distrazioni muscolari. Con la balneoterapia viene favorita la guarigione in fase postoperatoria e si limitano gli esiti invalidanti a seguito di incidenti stradali, sul lavoro, sullo sport, ecc. Un’altra indicazione terapeutica riguarda le malattie vascolari come le varici venose e le flebiti. Oltre al classico ciclo di bagni, può essere indicato il percorso Kneipp (cammino in corridoi di acqua calda e fredda alternativamente) con ginnastica vascolare, utile anche durante la gestazione su indicazione medica e con alcune limitazioni”. “Un ulteriore capitolo - evidenzia il Direttore della Medical SPA Aquardens - riguarda la patologia dermatologica come psoriasi, acne, eczemi e dermatiti di varia origine. In tal caso l’acqua calda e ricca di sali ha un effetto antiinfiammatorio e cicatrizzante che determina un miglioramento del quadro e consente di ridurre o talvolta evitare l’uso di farmaci convenzio64- marzo, aprile 2014

nali (per esempio cortisone e antibiotici). L’azione terapeutica può essere incrementata con il bagno in acqua termale addizionata di sali che ne arricchiscono la concentrazione con incremento dell’azione osmotica e drenante. La temperatura stessa dell’acqua determina vasodilatazione e aumento della irrorazione locale con modificazioni neuro-ormonali favorevoli. Inoltre la varietà e la quantità dei sali minerali presenti favoriscono i processi di guarigione nei vari distretti interessati. In tutti i casi viene sfruttato l’effetto idrostatico dell’acqua con riduzione marcata della gravità”. “Naturalmente - conclude il Dott. Faggionato esistono anche delle controindicazioni, che devono essere valutate caso per caso dal medico in relazione per esempio all’età, al sesso, allo stress termico indotto dalla temperatura del bagno, agli effetti sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio, all’efficienza o meno dei meccanismi biologici di termoregolazione. Controindicazioni assolute sono la tubercolosi polmonare attiva, alcuni tumori maligni, le cardiopatie non compensate, la


grave insufficienza renale, le infiammazioni in fase acuta e/o febbrili, la tendenza a importanti emorragie dell’apparato genitale femminile, recenti malattie infettive e diffusive, le gravi malattie mentali. Vi sono poi alcune controindicazioni relative che riguardano l’inizio del ciclo mestruale, la gravidanza e l’allattamento. Sono altresì comprese in questo elenco l’ulcera gastroduodenale in fase attiva, l’ipertiroidismo importante, l’angina coronarica e l’aterosclerosi generalizzata avanzata”. L’acqua termale ha anche impieghi non propriamente terapeutici. “Le possibilità di utilizzo dell’acqua nel Parco Termale di Aquardens - conclude il Presidente Ghinato - sono numerose e comprendono anche altre attività correlate al benessere e al beauty. Per tali pratiche non è prevista alcuna visita medica. Sarà utile però attenersi a quanto prescritto dal regolamento interno che è stato adottato per tutelare la tranquillità e la sicurezza degli ospiti.

Ricordo che gli ospiti che frequentano Aquardens per wellness o per il relax hanno la fortuna di utilizzare le stesse identiche acque impiegate per la terapia termale prescritta dai medici per la varie patologie. Inoltre sono stati studiati “percorsi” per esigenze particolari in modo da fornire agli ospiti indicazioni, personalizzabili, di utilizzo della struttura. Il percorso sportivo è mirato a favorire chi vuole rinvigorire la muscolatura, fluidificare i movimenti articolari, attivare la circolazione sanguigna e linfatica, incrementare l’efficienza fisica e la resistenza alla fatica. Il percorso rilassante è adatto a chi vuole riposare l’organismo, attenuare l’ansia e l’insonnia, contrastare in modo naturale lo stress derivante dall’attuale stile di vita. Il percorso riequilibrante è utile per ritrovare l’efficienza dell’organismo mentre il percorso per la gravidanza è indicato per sfruttare l’effetto idrostatico di sostegno ai vasi coniugato con l’azione benefica dell’acqua salsobromoiodica”. Alberto Cristani 2014 marzo, aprile : 65


MIASTENIA

Convivere serenamente con la miastenia è possibile Il disturbo può interessare isolatamente alcuni muscoli, per lo più quelli oculari, oppure tutti i muscoli volontari in generale

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os’è la Miastenia Gravis?

La Miastenia Gravis è una malattia neurologica piuttosto complessa, scarsamente conosciuta dai medici di medicina generale, e spesso diagnosticata con difficoltà. Fortunatamente è curabile, e le terapie di oggi permettono spesso un soddisfacente controllo ed un’ottima prognosi, riducendo i casi fatali o veramente gravi. Di qui la tendenza odierna ad abbandonare l’aggettivo “Gravis”, parlando solo di Miastenia. è una malattia acquisita (non genetica), autoimmune, legata alla produzione aberrante di autoanticorpi (autoAc), ossia di anticorpi che, anziché agire contro un agente esterno a scopo difensivo, sono diretti contro una parte del nostro corpo. Come si manifesta

Il sintomo tipico della Miastenia (dal greco myastheneia muscolo-privativo-forza) è l’affaticabilità,

Riproduzione della placca neuromuscolare

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che tipicamente si aggrava nell’arco della giornata. Il disturbo può interessare isolatamente alcuni muscoli, per lo più quelli oculari (forma oculare), oppure tutti i muscoli volontari in generale (forma generalizzata). Nel primo caso avremo quindi un paziente che grazie al riposo notturno si sveglia in relativo benessere, e col passare delle ore potrà iniziare a lamentare abbassamento della palpebra e/o sdoppiamento della vista. Nel secondo caso il paziente potrà sviluppare fiacchezza, difficoltà nel salire le scale o nel fare sforzi, calo della voce o voce nasale, difficoltà a deglutire e talvolta anche a respirare. Come si sviluppa

Nello specifico, gli autoAc della miastenia sono diretti contro la placca neuromuscolare, quella regione in cui il nervo raggiunge il muscolo per trasmettere l’impulso elettrico che si traduce in contrazione e movimento. Il tipo più comune di autoAc è quello diretto contro il recettore per l’acetilcolina (Ach), una sostanza che fa sì che l’impulso dal nervo si trasmetta al muscolo. Esistono poi altri tipi di anticorpi, più rari, come gli antiMusk, così come esistono forme di miastenia in cui non si repertano autoAc (le cosiddette forme “sieronegative”). L’attacco degli autoAc contro la placca motrice si traduce in una riduzione della capacità del muscolo di contrarsi a seguito dell’impulso nervoso.


Ecco quindi perchè i sintomi sono stanchezza e affaticabilità, specie dopo esercizio. Come si diagnostica

Per giungere alla diagnosi ci si avvale della ricerca nel sangue degli autoAc (un semplice prelievo) e di sofisticati esami neurofisiologici, volti a dimostrare l’esauribilità di placca. Si tratta di indagini chiamate stimolazione ripetitiva ed elettromiografia di singola fibra. Molto utile è poi il test con la prostigmina, un farmaco che permette all’Ach di permanere più a lungo nella placca. Iniettato nel muscolo, consente un rapido, trasitorio miglioramento dei sintomi. Siccome è nota un’associazione tra miastenia e patologia del timo (ghiandola dietro lo sterno, importante nella maturazione del sistema immunitario in età infantile, e che perde funzione e si atrofizza nell’adulto), che nell’8-15% dei casi può esser tumorale, è necessario completare le indagini con TAC o RMN del torace. Come si tratta

Il trattamento cardine della Miastenia è fondamentalmente farmacologico ed in sintesi si distingue in sintomatico e causale. Il primo si avvale essenzialmente della piridostigmina bromuro, che permette una maggior permanenza dell’Ach nella placca e quindi una maggior possibilità di trasmissione dell’impulso nervoso; il secondo di vari farmaci immunosoppressori (in primis cortisone ed azatioprina), che vanno alla radice a trattare l’aberrante risposta immunitaria. Per i casi acuti con interessamento dei muscoli orofaringei, e difficoltà nella deglutizione e nell’alimentazione, o nei rari casi gravi con insufficinza respiratoria (le cosiddette crisi miasteniche) esistono trattamenti più aggressivi, rigorosamente intraospedalieri, come le immunoglobuline endovena o la plasmaferesi, una sorta di “lavaggio del sangue” con rimozione degli autoAc dal circolo ematico. In casi selezionati con riscontro di patologia timica, nella terapia causale trova spazio anche la chirurgia. In caso di tumore, per quanto quasi sempre benigno (timoma), la rimozione è sostanzialmente obbligatoria. In caso invece di

semplice ipertrofia o residuo della ghiandola, va ponderata l’opportunità dell’intervento, in base a età, tipo di manifestazioni cliniche e malattie concomitanti. La terapia della miastenia è un’alchimia complessa, sia in relazione al fatto che i sintomi possono esser subdoli, tipicamente fluttuanti, e andar incontro a repentine modificazioni per vari fattori (farmaci, infezioni, stress...), sia perchè gli immunosoppressori sono gravati spesso da svariati effetti collaterali. è pertanto fondamentale che fra specialista e paziente si crei una solida alleanza terapeutica, volta ad ottimizzare il trattamento in tutte le fasi di malattia. A tal proposito, l’UO di Neurologia d.O. dell’AOUI di Verona, in collaborazione con l’Associazione Miastenia di Padova, il 30 Novembre u.s. ha organizzato in Sala Marani la 7^ edizione del corso “Educazione terapeutica nella miastenia”, con l’intento di far conoscere ai pazienti sempre meglio i dettagli della malattia, aiutarli a distinguere i veri segnali di malattia da possibili disturbi coincidenti ma indipendenti, e di spiegare su quali basi vengono prese fondamentalmente le decisioni terapeutiche. Visto l’alto gradimento dimostrato dai pazienti, ci auguriamo di poter ripetere l’evento anche in futuro, per rendere la convivenza con la miastenia il più serena possibile.

UO di Neurologia d.O. Ambulatorio Neuromuscolare - Tel. 045.8122675 2014 marzo, aprile - 67


OCCHI

La miopia La distanza massima a cui un soggetto riesce a vedere in modo nitido è inversamente proporzionale al grado della miopia

L

a miopia è un’ametropia o un’anomalia rifrattiva, a causa della quale i raggi luminosi provenienti da un oggetto distante non si focalizzano correttamente sulla retina, ma invece davanti ad essa. La conseguenza è che gli oggetti osservati tendono ad apparire sfocati e la visione migliora con la riduzione della distanza a cui si guardariamente leggere e controfirmare prima dell’intervento. I raggi luminosi che passano attraverso i mezzi ottici oculari (cornea, cristallino, ecc.) vengono messi a fuoco all’interno del bulbo oculare, ma davanti alla retina anziché sulla retina. La conseguenza è che il punto remoto, cioè il punto più lontano dell’occhio a cui vi è una visione nitida senza l’utilizzo di accomodazione, è posto ad una distanza finita rispetto all’infinito come invece avviene in un occhio senza difetti di vista, detto emmetrope. La distanza massima a cui un soggetto riesce a vedere nitidamente è inversamente proporzionale al grado della miopia. Per esempio, un

68 - marzo, aprile 2014

miope di -2.00 diottrie riesce a vedere nitidamente al massimo a 50 centimetri (ossia 1/2 metro) e non oltre. Invece, il soggetto miope sarà in grado di ottenere una messa a fuoco per punti ancora più vicini rispetto ad un soggetto emmetrope. La miopia è dovuta generalmente da una lunghezza eccessiva del bulbo oculare. Un’altra causa può essere un’alterata curvatura delle superfici rifrattive dell’occhio. Nelle fasi iniziali e intermedie della cataratta oppure a seguito di alterazioni metaboliche si può manifestare miopia a seguito di alterazione dell’indice di rifrazione dei mezzi oculari, in particolare del cristallino. Oltre a questa classificazione prevalentemente ottica possiamo citarne altre in base alla causa ereditaria oppure evolutiva: l’eccessivo sforzo e protrarsi del lavoro prossimale provoca o concorre a sviluppare miopia; in particolare un defocus di tipo ipermetropico (dove il fuoco cade dietro la retina) stimola il bulbo oculare ad allungarsi causando miopia, in modo tale da far cadere il fuoco


sulla retina. La gravità della miopia, come tutte le ametropie, si misura in diottrie. (indicano il potere delle lenti correttive necessario a compensare il difetto). A fino a -3.00 diottrie si tratta di miopia lieve e si considera un difetto visivo in un occhio altrimenti sano, da -3.00 a -6.00 diottrie si tratta di miopia media, mentre una miopia maggiore di -6.00 diottrie è considerata di grado elevato. La miopia è definita patologica, quando si associa a patologie corio-retiniche o oculari quali distacco della retina o glaucoma. Vi sono però molti criteri e le classificazioni possono variare anche notevolmente. Per la correzione si può ricorrere a lenti negative, grazie alle quali le immagini arrivano a fuoco

sulla retina. La lente che permette di quantificare la miopia non è detto però che sia la lente che viene poi effettivamente prescritta, in quanto vengono effettuati piccoli aggiustamenti in base alle esigenze soggettive della persona e alla tipologia del mezzo correttivo (occhiali o lenti a contatto). Per la normativa in vigore in Italia, la valutazione e correzione della miopia è effettuata dagli ottici o dai medici oculisti (si stima che ciascuna professione valuti, in Italia, circa la metà dei casi). Al termine della correzione è preferibile l’utilizzo del termine più idoneo e adatto alle diverse richieste visive. La compensazione della miopia prevede l’utilizzo di lenti biconcave o divergenti e negative, che riportano il piano immagine sulla retina. Le lenti possono essere oftalmiche e quindi montate su occhiali oppure si possono utilizzare a contatto. La correzione della miopia può anche essere effettuata con tecniche di chirurgia refrattiva, solitamente tramite laser. Occhiali o lenti a contatto permettono di variare facilmente il potere necessario e adattarlo alle esigenze della persona (che variano con il tempo) fonte: ttp://it.wikipedia.org/

di Degani Francesco

Piazza Vittorio Emanuele, 13 37024 - Negrar (VR) - Tel. 045 7501223 2014 marzo, aprile - 69


BREVI - Libri

Correre in cucina, il vademecun del runner “buongustaio”

è uscito Correre in cucina il nuovo libro di Lyda Bottino, con contributi di Luca Speciani, sulla sana alimentazione dello sportivo. Ci si immergerà invece nella pratica di cucina, maneggiando materie prime sane, integrali, non raffinate, non industriali, per mettere nel motore la benzina giusta. Più di cento ricette per chi fa sport: gustose, sane, rispettose delle intolleranze. Uno sportivo ha bisogno di carburanti di prima qualità. Chi voglia mangiare sano, però, si deve spesso scontrare con prodotti industriali fatti di materie prime scadenti: pane mezzo integrale e mezzo raffinato, prodotti da forno additivati di grassi scadenti, cibi impoveriti dalla conservazione o da lunghi tragitti, carni estrogenate, salature esagerate, conservanti tossici, edulcoranti. Ecco dunque la necessità di imparare a fare un po’ da soli, a “mettere le mani in pasta”. Un utile esercizio di consapevolezza alimentare. L’indice del libro è il seguente: 1) Introduzione (di Luca Speciani): perchè una cucina dello sportivo? 2) Riattrezziamo la cucina per una cucina GIFT 3) L’imbroglio del corridore: il difficile obiettivo della normoproteicità (di Luca Speciani) 4) E se siamo vegetariani? 5) Colazioni da sportivi: la giornata parte bene 6) Il pranzo: mai da saltare 7) Lo spuntino mattutino o pomeridiano: non per tutti 8) La cena: momento prezioso di “aggiustamento” e recupero 9) I dolci dello sportivo: senza zucchero vince il gusto

70- marzo, aprile 2014

10) Intolleranze alimentari, salute e pratica sportiva: un mondo ancora da scoprire 11) Alimentazione prima, durante e dopo lo sforzo: idee, trucchi e un po’ di scienza 12) Siti e riferimenti internet per approfondire un po’ 13) Indice alfabetico delle ricette Il libro è ordinabile al sito dell’editore www. correre.it o, insieme a qualunque altro libro di Luca Speciani o di Lyda Bottino, scrivendo a info@antonellacarini.it Un’idea regalo da non farsi sfuggire che, una volta tanto, piacerà allo “sportivo” di casa, ed anche a chi bazzica la cucina. (a.c.)




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