Verona InForma 7_2013

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Verona InForma n. 7 - anno 2 - LUGLIO/AGOSTO 2013

consigli e informazioni per vivere meglio

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Intervista a Pier Francesco Nocini Le malattie a trasmissione sessuale Integratori, utilizzo e scelta SPECIALE Convegno “Ferite aperte� 7 settembre 2013

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ACQUA PER LA TUA SALUTE, BENESSERE E RELAX PROPRIETA’ E BENEFICI DELL’ACQUA TERMALE DI AQUARDENS L’acqua minerale naturale del Parco Termale Aquardens ha caratteristiche terapeutiche riconosciute dal Ministero della Salute con decreto del 27 giugno 2005, che ne autorizza la balneoterapia. L’acqua salso bromo iodica (ricca di cloruro di sodio, bromo e iodio, ma anche di calcio, magnesio e ferro) sgorga microbiologicamente pura, da una profondità di 130 metri, dalla roccia fessurata della fonte Aquardens, a una temperatura di 47°C. Tutte le vasche e lagune Aquardens sono alimentate dall’acqua termale salso bromo iodica. ACQUA TERMALE E BALNEOTERAPIA L’acqua termale salso bromo iodica è utilizzata per le proprietà: -antinfiammatoria -antisettica -antiedemigena (riduzione dei gonfiori e perdita di peso) -stimolante del sistema immunitario. Viene utilizzata per “balneoterapia” indicata nelle malattie artro-reumatiche (artrosi, lombalgia cronica, periartriti e tendinite), dermatologiche e vascolari (es. varici venose arti inferiori). E’ indicata anche a chi svolge attività sportiva -agonistica e amatoriale- per le proprietà decontratturanti e defatiganti. La balneoterapia propriamente detta viene prescritta dal medico termale e prevede una precisa tabella che ne indica numero di cicli e frequenza. I benefici, generali e preventivi, dell’acqua termale si esplicano anche nel normale utilizzo non terapeutico e sono correlati alla frequenza delle immersioni. Per favorire l’efficacia dei benefici termali, sono stati studiati e vengono consigliati i seguenti percorsi Aquardens: Rilassante, Riequilibrante, Sportivo, Gravidanza.

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Sommario ULSS 20

Con Affy Fiutapericolo bimbi e genitori più sicuri

24

Dott.ssa Susanna Morgante

urologia

Le malattie a trasmissione sessuale

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Dott. Massimo Occhipinti

Azienda ospedaliera

Pier Francesco Nocini, il Barone del sorriso Alberto Cristani

università

Diventare infermieri oggi

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BREVI

Arte in Ospedale: Luciano Ortolani Marifulvia Matteazzi Alberti

neuropsichiatria

15

ortopedia geriatrica

Le fratture del femore dell’anziano non fanno più paura

16

34

Dott.ssa Cristina Albertini

Acido urico, un insidioso nemico della salute Prof. Giuseppe Maschio

Al G.B. Rossi di Borgo Roma si combatte per i più piccoli

38

SPECIALE CONVEGNO “FERITE APERTE” - 7 settembre 2013

18

INTERVISTA

Anche dall’etere la conferma dell’ottimo lavoro dell’ULSS 20 Patrizia Zanetti

Adolescenza: quando non è facile vivere

uricemia

oncomatologia pediatrica Dott. Simone Cesaro

32

Prof. Albino Poli

• La psicoanalisi a confronto

con le radici della violenza • Il convegno • La mostra - La conferenza • Associazione Il Corpo Specchio

41 42 43 44

20

cavo orale

Fonazione, parole in libertà Dott. Luca Tinti

22 luglio, agosto 2013: 3



Sommario cardiologia

iniziativa

Quando il cuore fa “bum bum bum” Dott. Paolo Tosi

46

Elena Bazzoni

brevi

Quell’improvvisa scossa al cuore

50

Arte in Ospedale: Davide Antolini Marifulvia Matteazzi Alberti

associazioni

Curare, guarire ma anche accogliere e fare compagnia Patrizia Zanetti

52

Norme e consigli utili per curare il proprio giardino

54

Maya Idee informa Massimo Cussotto

59

Uno spettacolo di serata per la Fondazione Don Mazzi

Villa dei Cedri tra relax e medical fitness Alberto Cristani

76

alimentazione

62

BGV, rete di imprese che brucia le tappe Marina Soave

alimentazione

Gli integratori: guida all’utilizzo e alla scelta Dott. Filippo Balestreri

74

relax e attività motoria

COMUNE DI VERONA Alberto Cristani

72

brevi

az. ospedaliera - polizia municipale

L’Ospedale di Borgo Trento, un luogo sempre più sicuro

70

cura del verde

Animali

Il caldo e la salute degli animali domestici

68

defibrillatore

Dott. Carlo Brutto, Anna Biasin

Progetto Itaca, in barca a vela sostenendo l’AIL

80

BREVI

64

Al via il progetto “Palestre Verona”

82

brevi

Allerta calore negli ambienti di lavoro

67 luglio, agosto 2013: 5


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Numeri utili Emergenza

113 Soccorso pubblico di emergenza 112 Carabinieri 115 Vigili del fuoco 118 Emergenza sanitaria 045 500333 Polizia stradale 045 8078411 Polizia municipale 045 8075511 Centralino ULSS 20 045 6138111 Centralino Presidio Ospedaliero “G. Fracastoro” San Bonifacio 045 8075111 Centralino Presidio di Marzana 045 8121111 Ospedale di Borgo Trento 045 8121111 Ospedale di Borgo Roma 045 8121212 Ufficio Prenotazioni CUP (Centro unico prenotazioni) 840000877 Disdette visite ed esami (no di radiologia) 045 7614565 Guardia medica - Servizio di Continuità Assistenziale (ascoltare il messaggio della segreteria e premere il tasto corrispondente alla zona di residenza) 045 8041996

Farmacie di Turno

pubblica utilità 117 Guardia di Finanza 1515 Servizio antincendi boschivo del corpo forestale dello Stato 045 8090411 Questura di Verona 045 8090711 Polizia Stradale di Verona 045 8078411 Polizia Municipale 045 8077111 Comune di Verona 800016600 Drogatel 19696 Telefono Azzurro 803803 Soccorso stradale 064477 Automobile Club d’Italia 803116 Soccorso stradale luglio, agosto 2013: 7


Verona InForma consigli e informazioni per vivere meglio

n. 7 - anno 2 - luglio/agosto 2013

editoriale

a cura del direttore

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n° 4035/2012 Proprietario ed editore: Verona Informa s.a.s. di Giuliano Occhipinti & C. Sede legale e Redazione: Via Giardino Giusti, 4 - 37129 Verona

Verona InForma N. 7 - ANNO 2 - LUGLIO/AGOSTO 2013

CONSIGLI E INFORMAZIONI PER VIVERE MEGLIO

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M A G A Z I N E

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P S I C O L O G I A ,

S A L U T E

Intervista a Pier Francesco Nocini

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B E N E S S E R E

A ATUIT IA GR COP

Le malattie a trasmissione sessuale Integratori, utilizzo e scelta SPECIALE Convegno “Ferite aperte” 7 settembre 2013

Foto di copertina: Giardino Giusti - Verona

Direttore responsabile: Alberto Cristani Coordinatore scientifco: Luca Ravazzin Redazione: Alberto Cristani, Luca Ravazzin, Giuliano Occhipinti, Marina Soave, Grafica: Silvia Sorio Stampa: Mediaprint Relazioni esterne e marketing: Giuliano Occhipinti Contatti: - Redazione: +39 345 5665706 - Mail: veronainforma@gmail.com - Web: www.verona-in-forma.com - Pubblicità: +39 347 4773311 Hanno collaborato per questo numero: Claudio Capitini, Michele Triglione, Dott.ssa Susanna Morgante, Marina Soave, Dott. Massimo Occhipinti, Dott. Giorgio Pasetto, Dott. Paolo Tosi, Coordinamento Servizi Sociali per Adulti e Anziani Comune di Verona, Marifulvia Matteazzi Alberti, Dott. Luca Tinti, Nicoletta Fattori, Dott. Simone Cesaro, Patrizia Zanetti, Prof. Albino Poli, Dott.ssa Cristina Albertini, Prof. Giuseppe Maschio, Dott. Carlo Brutto, Anna Biasin, Dott. Filppo Balestreri, Elena Bazzoni, Massimo Cussotto, Foto: Archivio Verona InForma, Ufficio stampa Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Ufficio stampa Azienda Ulss 20 di Verona, Ufficio stampa Azienda Ulss 21 di Legnago, Ufficio stampa Azienda Ulss 22 di Bussolengo, Centro Bernstein Verona, Federfarma Verona, Villa dei Cedri,

Un anno insieme...in salute! Proprio un anno fa, tra dubbi, incertezze e qualche comprensibile perplessità, andava in stampa il primo numero di Verona InForma. No, tranquilli, non vogliamo autocelebrarci con frasi del tipo “tutto nacque da un’intuizione...” oppure “ questo è il risultato di sacrificio e passione…”. Non è il nostro stile. Abbiamo ricordato il nostro primo anno di vita - in apertura di questo editoriale - solamente per ringraziare voi lettori e tutti coloro che a vario titolo hanno premesso e permettono (e speriamo permetteranno…) la realizzazione e la diffusione della rivista: senza il vostro supporto la nostra idea non sarebbe potuta diventare realtà. Speriamo di poter continuare ad informarvi e a soddisfare le vostre curiosità e dubbi, mantenendo sempre alta la qualità. Qualità che, è indiscutibile, ci è garantita da chi redige gli articoli e da chi accetta di mettere a nostra disposizione la sua esperienza e professionalità. Grazie anche alle istituzioni che, dopo qualche giustificato dubbio iniziale, ora credono fermamente in Verona InForma come strumento e veicolo per parlare direttamente con il cittadino. Ci sembra doveroso ricordarvi dove è possibile reperire un copia cartacea del nostro magazine: - Ospedali di Verona e provincia - Distretti sanitari di Verona - Sedi delle 8 Circoscrizioni di Verona - 220 farmacie Federfarma di Verona e provincia Inoltre per i più “tecnologici” Verona InForma è disponibile: - Sito ufficiale: www.verona-in-forma.it - Facebook: www.facebook.com/VeronaInForma - Rivista sfogliabile online: http://issuu.com/veronainforma Verona InForma però non è solo magazine fine a se stesso. Ed è proprio in questa ottica di comunicazione a tutto tondo, che si è sviluppata la collaborazione con l’Associazione Psicoterapia e psicologia clinica IL CORPO SPECCHIO per l’organizzazione della giornata studio “FERITE APERTE: La psicoanalisi a confronto con le radici della violenza” che si terrà il giorno sabato 7 settembre 2013 presso la sala convegni e il parco di Giardino Giusti (vedi speciale pagina 41). Si tratta del primo di una serie di eventi/convegni che Verona InForma intende promuovere e realizzare nei prossimi mesi su tematiche di interesse generale. A tal proposito fondamentali saranno le indicazioni che voi lettori ci suggerirete (anche per questo vi ringraziamo fin d’ora...) scrivendoci all’indirizzo mail veronainforma@ gmail.com oppure chiamandoci al 345.5665706. Perché, se non fosse ancora chiaro, Verona InForma è un giornale “per” e “dei” veronesi e per questo motivo è giusto, anzi doveroso, che il nostro lavoro soddisfi in prims il nostro lettore. Alberto Cristani


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azienda ospedaliera

Pier Francesco Nocini, il Barone del sorriso Verona InForma ha intervistato in esclusiva il Professor Pier Francesco Nocini, Direttore della Clinica Odontoiatrica e di Chirurgia Maxillo Facciale di Verona

N

el febbraio di quest’anno si è completato un altro passo nel processo di riorganizzazione delle attività dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona con l’accorpamento presso la sede ospedaliera di Borgo Roma delle due Unità Operative che compongono l’Istituto di Odontoiatria: l’Unità di Odontoiatria e Chirurgia Maxillo-Facciale, che già si trovava presso tale sede, e l’Unità di Stomatologia e Chirurgia Orofacciale a indirizzo traumatologico preceden-

Prof. Pier Francesco Nocini

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temente collocata a Borgo Trento. Tale accorpamento ha permesso non solo un’ottimizzazione delle risorse, ma anche di migliorare la qualità e l’efficienza con cui esse verranno erogate ai cittadini grazie al miglioramento della struttura. Si è trattato di un passaggio importante per un Istituto che da sempre rappresenta una delle punte di eccellenza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, come dimostrato dall’essere Centro di riferimento regionale per la chirurgia ricostruttiva del distretto cranio facciale e dall’elevata percentuale di attrazione di pazienti da fuori regione (circa il 30%). La direzione della Clinica Odontoiatrica e di Chirurgia Maxillo Facciale di Verona è affidata al professor Pier Francesco Nocini, considerato tra i migliori specialisti a livello mondiale in questo ambito. Il professor Nocini è titolare di insegnamenti presso il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria e presso diverse Scuole di Specialità mediche dell’Ateneo Veronese. Autore di oltre 340 pubblicazioni sulle più importanti riviste nazionali e internazionali ha partecipato in qualità di relatore ai più prestigiosi congressi nazionali ed internazionali. Abbiamo chiesto al professor Nocini, con questa intervista, di illustrare ai lettori di Verona InForma l’attività svolta presso l‘Unità di Borgo Roma e di raccontarci la sua esperienza.


Professor Nocini, come si volge l’attività presso l’unità da lei diretta? Il reparto di Chirurgia Maxillo Facciale e Odontoiatria del Policlinico “G.B. Rossi” di Verona Borgo Roma è un’unità operativa complessa, un istituto di odontoiatria, che racchiude tutta la patologia odontoiatrica e la patologia maxillofacciale. La patologia odontoiatrica parte dal trauma dentario che può accadere in qualsiasi momento: in questo caso si cerca di recuperare l’elemento dentario prima di procedere a fasi successive più complesse. Passiamo poi alle patologie ortodontiche come malocclusione degli elementi dentali nei rapporti sia normali sia scheletrici: qui parliamo di pazienti che necessitano di una terapia ortodontica pura o associata ad intervento chirurgico. Con l’intervento chirurgico si passa di fatto dall’odontoiatria alla chirurgia maxillo facciale. Nell’ambito odontoiatrico seguiamo inoltre tutta la parte protesica e le urgenze odontoiatriche: chiunque ha mal di denti può quindi accedere direttamente, avendo un pò di pazienza viste le numerose richieste, al nostro servizio. Molta attenzione prestiamo anche alle malattie gengivali come la peridontite (piorrea) che, se gravi, portano purtroppo alla perdita dei denti e quindi, di conseguenza, ad inevitabili interventi di implantologia. Salendo di grado, sempre in ambito odontoiatrico, abbiamo i problemi dell’articolazione temporomandibolare, patologie molto impegnative - che colpiscono purtroppo soprattutto le donne (conformazione scheletrica, mal occlusione, muscolatura mandibolare meno forte potrebbero essere alcune delle possibili cause n.d.r.) – e di difficile soluzione. In questo caso, sebbene si ottengano buoni risultati, siamo molto cauti in quanto non possiamo averne la certezza tenendo conto della complessità. Per quanto riguarda la parte protesica è da considerarsi una soluzione “jolly” per le sopracitate patologie al fine di riportare la cosiddetta “parte bianca” il più possibile alla normalità. Non sono da escludere, in questo caso, anche le vecchie dentiere che possono sembrare obsolete e superate e invece, anche in base a richieste e necessita del paziente, possono essere ancora attuali e funzionali. La protesi mobile è anche una situazione di passaggio per preparare il paziente, dopo un periodo di

assestamento, ad interventi più importanti. Non dobbiamo lavorare con velocità ma con correttezza. Oggi purtroppo si tende a volere tutto, subito e bene. Ciò è impossibile. La velocità è solo per chi corre in pista. I nostri pazienti devono recuperare con le giuste tempistiche in modo da non incorrere in problematiche future. Fanno parte dell’ambito odontoiatrico anche i dolori atipici del viso. Sono dolori dei quali non conosciamo le cause della loro comparsa e che si manifestano senza una motivazione particolare. Da poco abbiamo attivato un ambulatorio specializzato nella cura di questi dolori. Il nostro obiettivo è portare sollievo al paziente, sperando poi di arrivare alla risoluzione del problema. E per quanto riguarda la Maxillo Facciale? Nel campo chirurgico l’istituto si interessa, dalla fondazione da parte del Prof. Gotte, di malformazioni dento-scheletriche, iposviluppo della mandibola, progenismo, laterodeviazioni e di tutta la patologia traumatica che, grazie all’unificazione con l’unità operativa di Borgo Trento, avrà maggiore qualità. Seguiamo poi, ovviamente, tutte le patologie tumorali benigne e maligne che possono interessare questo distretto. L’ esperienza accumulata nel corso degli anni nel campo della microchirurgia restrittiva ci ha permesso di diventare centro di riferimento regionale. Ci occupiamo

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anche di patologie infiammatorie delle cavità nasali come le sinusiti che trattiamo con la chirurgia funzionale endoscopica dei seni paranasali, la cosidetta FESS, che consiste nella pulizia dei seni paranasali tramite un sistema di telecamere entrando direttamente dalle narici senza quindi incidere come si faceva non molto tempo fa: risultati con tempistiche molto più rapide. Trattiamo con molta attenzione anche la rinologia funzionale ed estetica della quale siamo tra i maggiori esperti a livello mondiale (si è tenuto nel 2000 proprio a Verona un meeting internazionale su queste tematiche n.d.r.). Siamo da poco un centro di riferimento per le grandi atrofie ovvero per quelle situazioni in cui il paziente abbia perso i denti o per patologie neoplastiche benigne, maligne o per cause diverse. Abbiamo raggiunto livelli altissimi di implanto-protesiche anche con impianti zigomatici. Quest’ultima metodica, nata prevalentemente nell’ambito tumorale, dopo una messa appunto attuata dal sottoscritto con altri colleghi italiani e tedeschi è stata poi applicata anche in altre situazioni con ottimi risultati. Tutte le esperienze - correzioni mal formative, ricostruzione traumatologica e ricostruzione oncologica – si sono “sposate” e unite per perseguire un unico 12: luglio, agosto 2013

obiettivo: adoperarsi per diventare una realtà di eccellenza riconosciuta a livello nazionale ed internazionale. Professor Nocini lei è anche docente: vede tra gli studenti un suo degno successore? Sono sicuro che vi sarà, anzi i miei studenti dovranno essere più bravi di me. Ci deve e ci dovrà essere in futuro continuità. Spesso mi vengono fatti elogi per i numerosi obiettivi raggiunti. La cosa mi fa piacere ma non è sicuramente un punto d’arrivo bensì la base su cui costruire un futuro ancora più importante e prestigioso. Chi mi conosce sa che sono una persona molto esigente e che pretendo tanto dal mio staff. Ho un carattere difficile, lo so, ma non mi interessa: l’importante sono i risultati. C’è molta sintonia con i miei collaboratori ed anche è grazie a questo che possiamo garantire servizi e soluzioni di assoluta qualità. Non è presunzione ma consapevolezza dei nostri mezzi. Quando le cose vanno bene non è il professor Nocini che “vince” ma tutta l’equipe. Non si può dire lo stesso quando le cose vanno male. Ma ci sta. Il segreto del nostro successo? Semplicemente massima attenzione e un unico grande obiettivo: il sorriso del nostro paziente.


Nella sua esperienza qual è l’intervento più difficile che ha dovuto compiere? Se parliamo di intereventi difficili dobbiamo sicuramente parlare di quelli legati al campo dell’oncologia. Questi casi ti fanno riflettere. Capisci che sei molto fortunato a stare bene. Ti immedesimi nel paziente, analizzi la sua sfera affettiva, pensi alla sua famiglia, al suo futuro. Sono operazioni che mi hanno tolto e mi tolgono tuttora il sonno. I casi di oncologia li ricordo tutti singolarmente, perché ognuno ha la sua storia. Trovo molto ingiusto che tutto questo accada e a oggi, dopo oltre 5000 interventi eseguiti, soffro e sto ancora molto male nel vedere situazioni di questo genere e sto molto in pensiero, non per l’atto chirurgico in sé, ma per la scelta dell’intervento che garantirà la migliore qualità della vita al nostro paziente. Una professione che è una missione, tanto tempo dedicato - giustamente - ai pazienti e all’ospedale. E la famiglia? La mia famiglia è parte integrante della mia squadra, del mio staff. Molte volte torno a casa spossato dal lavoro con ancora pensieri e tensioni accumulate nell’arco di interminabili giornate. Ammetto che non è facile lasciarsi tutto alle spalle una volta

a casa. Fortunatamente tra di noi, indubbiamente, c’è molta sintonia forse anche per il fatto che mia moglie è medico e mio figlio stia studiando per diventarlo. Porto un esempio: qualche anno fa eravamo in autostrada, diretti in Romagna, terra di origine di mio padre, per un breve periodo di ferie. Ricevo una telefonata: un ragazzo rischia la vista per una compressione dei nervi ottici dovuta ad un trauma. È urgentissimo. Non sono servite parole: al primo casello disponibile siamo usciti e rientrati. Sono arrivato a Verona in tempo. Oggi questa persona, tutte le mattine guardandosi allo specchio, dice una preghiera per me e per la mia famiglia. Smesso il camice come occupa il suo tempo libero Pier Francesco Nocini? Tempo libero? Sinceramente non ne ho. Io sono in studio anche la domenica e difficilmente riesco a scindere la mia professione dalla mia vita di tutti i giorni. Nonostante io non “stacchi” mai sono sempre attento a quello che faccio, mettendomi sempre in discussione. Ogni intervento per me è il primo. E sempre lo sarà. Ai miei collaboratori dico sempre: non date mai del Lei all’operazione ma del Voi. Mai dire l’ho fatto mille volte! Solo così si

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può riuscire ad essere sempre al massimo. Il tempo libero però è necessario per ricaricarsi affinchè il lavoro non diventi routine. La mia passione, oltre al lavoro, è lo sport soprattutto quello legato ai motori (forse perché meno faticoso..). Sin da bambino ho sempre frequentato gli ambienti sportivi grazie alla professione di mio padre e conosciuto sportivi di tutti gli ambiti da Pietro Mennea a campioni del motociclismo e dell’automobilismo. Nello sport rivedo molte similitudini con il mio lavoro e i miei collaboratori. Una volta ho definito il mio staff come il Real Madrid perché vincente ma, dietro al successo c’è un grande lavoro e tanta fatica. E nessun trucco. Se io sono ancora qua dopo 30 anni significa che non ho barato e non ho usato trucchi. E il rapporto con la città di Verona e i veronesi? Verona? Io non la conosco! Conosco la città di Borgo Roma… (ride n.d.r.) I veronesi? Intelligenti e simpatici ma a volte con una mentalità un pò chiusa. Verona si è sviluppata tantissimo a livello economico negli ultimi anni ma a mio avviso una mentalità più aperta, paragonabile a quella di grandi città come Milano e Bologna che io ho frequentato per motivi di studio, avrebbe permesso di raggiungere traguardi ancora più importanti Professor Nocini, come si riesce a rimanere sempre al top? In primis non abituandosi mai al proprio lavoro e poi, fondamentale, ascoltando i giovani che sono una grande fonte di idee e di stimolo, mantenendoti sempre competitivo. La baronia è baronia se c’è competizione con i giovani. Gli “Yes man” qui non sono visti di buon occhio! Chiudiamo questa intervista con un consiglio: come avere sempre un bel sorriso? Ho visto che il sorriso dei nostri pazienti non è il risultato della tecnica e dell’intervento, sebbene sia importante, ma viene dall’anima, dal cuore. Perciò a mio avviso il vero segreto per avere un bel sorriso è la felicità! Alberto Cristani 14: luglio, agosto 2013

Lo staff dell’ Odontostomatologia e Chirurgia Maxillo Facciale di Borgo Roma Direttore: Prof. Pier Francesco Nocini Equipe Medica Reparto Degenze Prof. Dario Bertossi Dott. Andrea Fior Dott. Massimo Albanese Dott. Lorenzo Trevisiol Dott. Antonio D’Agostino Dott. Alberto Bedogni Caposala Reparto Degenze Sig.ra Michela Montagnani Equipe Medica Ambulatorio Prof. Giacomo Cavalleri Prof. Fiorenzo Faccioni Prof. Daniele De Santis Prof. Giorgio Lombardo Dott. Gianluca Menegazzi Dott. Roberto Gerosa Caposala Ambulatorio Sig.ra Chiara Filippini


Arte in Ospedale: bene la prima Personale per Luciano Ortolani Il 30 maggio “L’Arte in ospedale” è stata interpretata da Luciano Ortolani, alla sua prima Personale che ha visto la straordinaria partecipazione del Sindaco Flavio Tosi. Luciano Ortolani è conosciuto in città per il ruolo importante rivestito nell’Ufficio Tecnico del Comune di Verona ma nei momenti liberi si dedica alla pittura. Allievo del prof. Gianni Lollis presidente della SBAV, ama dipingere in particolare la palude, là dove la terra si mesce con l’acqua, illuminata sempre da tinte accese di giornate assolate o da notti lunari che invitano a sognare, a riflettere, a guardarci dentro,allungando le dita nei sentieri dell’interiorità. Le Opere di Luciano Ortolani ritraggono questo confine instabile tra finito e infinito, che ci avvicina e si allontana da noi, che non riusciamo ad afferrare mai completamente, quel qualcosa di vago, di terribilmente indefinito che ci affascina e ci turba, ci sconcerta davanti alla purezza di un fiore, senza chiedersi perchè. Il pittore penetra nella semplicità della Natura, tra stagni e ruscelli che profumano di selvaggio, di quella libertà che si respira passo dopo

passo, tra zolle sconosciute e forti e fragili arbusti: è un andare alla scoperta delle meraviglie della nostra terra impastata di sussurri, di flebili voci, di silenzi che il vento a larghe folate trasmette a chi rallenta il suo passo per mettersi in ascolto. L’Artista fa rivivere attorno a sé tutta una storia consacrata dal mistico narrare della terra, dove si abbracciano le voci delle fronde, la forza del silenzio, l’equilibrio di distese che orientano sogni e desideri, interrogativi e speranze di ogni singola stagione che muta e si rinnova nell’eternità del riproporre i suoi mutamenti. Luciano Ortolani è un pittore animato da una sconfinata passione per l’Arte, che accomuna le persone in un dialogo senza fine, e le fa comunicare attraverso i suoi messaggi universali. L’alta affluenza di pubblico e gli attestati di stima ottenuti al Polo Confortini sono stati il miglior viatico per l’Artista nel proseguire la sua ricerca artistica.

Marifulvia Matteazzi Alberti

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ortopedia geriatrica

Le fratture del femore nell’anziano oggi non fanno più paura La frattura di femore è un problema sanitario di grande impatto sull’ospedale e sui servizi territoriali, peraltro destinato a crescere con l’aumento della popolazione anziana

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iovedì 13 giugno, presso la Sala Conferenze dell’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio (VR) ha avuto luogo il convegno “Le fratture di femore nell’anziano: strategie di cura”. Il convegno - presenti Luca Coletto, Assessore alla Sanità Regione del Veneto, e Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale ULSS 20 Verona - si inserisce nel progetto Arca (Assistenza, Ricerca e Cura per l’Anziano), un modello assistenziale che sulla territorialità dell’ULSS 20 ha dato il via ad una profonda rivisitazione delle modalità di erogazione dell’assistenza socio-sanitaria per l’utenza anziana e fragile in genere, allo scopo di garantire la continuità delle cure, l’elevata qualità delle stesse e la sostenibilità del sistema a fronte delle risorse a disposizione. Il costo dell’assistenza socio-sanitaria per gli anziani è già da tempo oggetto di riflessioni importanti e,

Dott.ssa Anette Hylen Ranhoff

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secondo gli economisti, esso crescerà in futuro oltre ogni possibile previsione. Tra le attività ospedaliere che rivestono un intervento particolarmente delicato e complesso vi è l’ortogeriatria, cioè un sistema per la messa in rete di interventi integrati attuati sulla persona anziana dopo una frattura. Si tratta di un modello sempre più diffuso a livello internazionale, che ha prodotto risultati importanti rispetto alla sopravvivenza della persona infortunata e alla ripresa funzionale. Si basa su una forte integrazione tra l’attività chirurgica e medico-geriatrica, per accompagnare il paziente attraverso le varie fasi della cura, dal periodo preintervento - da ridurre al massimo - fino alla fase riabilitativa. La fragilità clinica di questi pazienti impone un’intensità di osservazione continua, per evitare la comparsa di eventi clinici avversi che incidono pesantemente sull’outcome finale. La frattura di femore è un problema sanitario di grande impatto sull’ospedale e sui servizi territoriali, peraltro destinato a crescere con l’aumento della popolazione anziana. Si tratta generalmente di pazienti in età spesso molto avanzata, caratterizzati sul piano clinico dalla contemporanea presenza di più patologie a carico di più organi ed apparati, a cui soverte si associa una compromissione dello stato cognitivo e funzionale. In questi pazienti fragili la frattura di femore può destabilizzare un precario equilibrio biologico, funzionale e sociale innescando scompensi a cascata che espongono l’anziano fragile ad un elevato rischio di complicanze soprattutto post-operatorie. L’approccio tradizionale prevede il


ricovero in reparto ortopedico in cui la gestione della delicata fase pre e post-operatoria è affidata all’equipe chirurgica-ortopedica che, all’occorrenza, può avvalersi di consulenze specialistiche su singoli problemi clinici. Il modello gestionale attivato presso il Fracastoro prevede anch’esso il ricovero in reparto ortopedico, ma il paziente viene preso in carico da parte di un Team Orto-Geriatrico. Si tratta di una vera e propria cogestione del paziente anziano fragile con frattura di femore, nella quale ortopedico e geriatra condividono le responsabilità ed il piano di cura, pur nell’ambito delle specifiche competenze, un modello assolutamente efficace e sostenibile che sfrutta le caratteristiche strutturali di grande funzionalità dell’Ospedale di San Bonifacio, non richiede costi aggiuntivi, interviene migliorando i processi e quindi ottimizza l’uso di risorse che comunque vengono impegnate anche nei percorsi tradizionali. Allo stesso tempo mira al contenimento dei costi attraverso la riduzione della durata della degenza, delle complicanze e, a più lungo termine, la riduzione della disabilità. Il Convegno proposto al Fracastoro ha permesso di fare il punto sull’attività svolta vedendo l’ Ortogeriatria dell’ULSS 20 confrontarsi con la realtà sanitaria italiana ed europea, rappresentata quest’ultima dalla Dott.ssa Anette Hylen Ranhoff, già presidente della Società di Geriatria dei paesi nordici (Svezia, Norvegia, Finlandia). “L’ortogeriatria - ha evidenziato la Dott.ssa Ranhoff - è un ambito molto importante per garantire l’indipendenza degli anziani e ridurne la mortalità. Infatti,

se dopo una frattura non si procede all’intervento ortopedico in maniera rapida e opportuna, vi è il forte rischio che l’evento frattura costituisca di fatto una frattura anche nella linea vitale della persona, la quale inizia una curva discendente, che si esprime in una progressiva perdita della capacità di deambulare e una riduzione della spettanza di vita. è quindi importante adottare procedure che vedano l’interazione tra competenze diverse (l’ortopedico, il geriatra, il riabilitatore), con il fine di intervenire al più presto, superando le ovvie difficoltà cliniche. Infatti, solo un progetto molto chiaro e articolato permette di vincere le incertezze, le perplessità e i timori che inducono spesso i medici a rimandare l’intervento, o addirittura ad evitarlo, provocando gravi danni all’ammalato. è troppo vecchio...; ha troppe malattie...; non ci sta più con la testa... Sono frasi che purtroppo sentiamo spesso e contro le quali dobbiamo operare, perché sono il segno di ignoranza e si concretizzano in atti di ingiustizia verso le persone anziane, che invece potrebbero giovarsi di interventi personalizzati. “I risultati ottenuti a San Bonifacio dall’ortogeriatria - ha concluso la Ranhoff - sono la testimonianza diretta di un lavoro fatto molto bene, e si colloco a livello dei migliori standard a livello internazionale. Sono quindi soddisfatta di poter testimoniare il mio apprezzamento, certa che il lavoro continuerà in futuro con la stessa capacità di produrre salute a favore delle persone anziane fragili”. Cl. Ca. luglio, agosto 2013: 17


oncomatologia pediatrica

Al G.B. Rossi di Borgo Roma si combatte per i più piccoli Dal 2010 l’Unità Operativa diretta dal Dott. Cesaro esegue anche il trapianto di cellule staminali emopoietiche utilizzando sia donatori familiari che donatori volontari o unità di sangue di cordone ombelicale da banca

L’

unità operativa di Oncoematologia Pediatrica, attualmente al 5° piano del blocco A del Policlinico G.B Rossi, è interamente dedicata alla diagnosi e trattamento delle malattie ematologiche ed oncologiche del bambino e dell’adolescente. La cura dei tumori pediatrici ha ottenuto importanti successi a partire dagli anni ‘70 e attualmente malattie come la leucemia, il linfoma, e alcune forme di tumori guariscono in 8 casi su 10. I tumori pediatrici, seppur rari come numero assoluto, rappresentano la seconda causa di morte in età pediatrica dopo i traumi e gli incidenti stradali e domestici. L’incidenza dei tumori pediatrici

Dott. Simone Cesaro

18: luglio, agosto 2013

è di 1 caso ogni 413 bambini di età inferiore ai 15 anni. Si calcola che il numero atteso di nuovi casi per anno in Italia è di 1496 per età inferiore ai 15 anni e di 835 per età compresa tra i 15 e i 18 anni. La forma di tumore più frequente sono le leucemie, seguite dai linfomi, dai tumori cerebrali, dal neuroblastoma e dai tumori dei tessuti molli (sarcomi). I miglioramenti ottenuti nella cura delle leucemie e dei linfomi sono dovuti al potenziamento dei protocolli di cura chemioterapica mentre altri tumori hanno beneficiato di un uso combinato di chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Per alcuni tipi specifici di tumore recentemente sono entrati nell’uso comune farmaci in grado di colpire o bloccare le cellule malate come l’imatinib, il rituximab, il bevacizumab. Dal 2010 l’Unità Operativa esegue anche il trapianto di cellule staminali emopoietiche utilizzando sia donatori familiari che donatori volontari o


PROGETTO

Con ABEO nascerà l’Ospedale del bambino Inizieranno il prossimo ottobre, salvo imprevisti, i lavori per la realizzazione dell´Ospedale della mamma e del bambino, che sarà il punto di riferimento per le problematiche femminili dalla pubertà alla terza età e l´area

unità di sangue di cordone ombelicale da banca. Questo permette di offrire una cura anche nelle forme di leucemie biologicamente più aggressive che risultano resistenti ai farmaci chemioterapici. Oltre alle forme tumorali, l’Unità operativa segue i pazienti affetti da anemie congenite croniche come la talassemia e la drepanocitosi, quest’ultima diventata molto frequente in seguito ai flussi migratori dall’Africa, e le malattie congenite della coagulazione come l’emofilia. Si tratta di pazienti che necessitano di controlli medici frequenti per il trattamento con trasfusioni ed emoderivati. L’Unità collabora con alcuni ospedali pediatrici di paesi dell’ex-URSS come Ucraina, Georgia, Kirghizistan offrendo consulenze per casi complessi e accogliendo in alcuni casi pazienti che necessitano di cure non disponibili in patria. L’equipè e composta da 5 medici ed è diretta dal dottor Simone Cesaro, che ha la suo attivo più di cento pubblicazioni scientifiche in lingua inglese riguardanti la cura dei tumori pediatrici, l’uso del trapianto di cellule staminali emopoietiche e il trattamento delle complicanze infettive nei pazienti oncologici.

pediatrica. Nel nuovo monoblocco - che sorgerà al posto della Maternità ultimata nel 1970 - verranno ospitati i reparti di Pediatria, Ostetricia, Ginecologia, chirurgia pediatrica e neuropschiatria infantile. Inoltre è previsto il Pronto soccorso ostetrico, in contiguità con quello pediatrico. In questo percorso di rinnovamento parte attiva e di grande importanza sarà ABEO Associazione Bambino Emopatico Oncologico onlus. “Con il trasferimento del Reparto - ci spiega il presidente ABEO Piero Battistoni (nella foto) - verrà trasferita anche la sede e la Casa dell’ABEO in vicinanza al nuovo Ospedale maternoinfantile. Nella nuova struttura (ristrutturazione di Villa Fantelli) verranno allestiti 6 mini appartamenti per accogliere i genitori dei bambini in cura a Verona ma residenti al di fuori della provincia per ovviare alle difficoltà di viaggi lunghi e frequenti”. “Presso la struttura - prosegue Battistoni - verranno aperti anche due sportelli informativi, uno comunale e uno ospedaliero. I lavori di demolizione dovrebbero iniziare il prossimo ottobre mentre nella primavera del 2014 inizierà la costruzione che durerà almeno un quinquiennio”. “ABEO - conclude Battistoni - si accollerà i costi di ristrutturazione di Villa Fantelli, di proprietà dell’azienda ospedaliera, la quale ci darà in comodato gratuito la palazzina per un lungo periodo”.

Dott. Simone Cesaro Direttore U.O.C. Oncoematologia Pediatrica Piazzale L.A. Scuro, 10 Policlinico G.B. Rossi luglio, agosto 2013: 19


on air

Anche dall’etere la conferma dell’ottimo lavoro dell’ULSS 20 Ospiti di Radio RCS, il direttore Generale dott.ssa M. Giuseppina Bonavina e l’Assessore Regionale alla Sanità Luca Coletto hanno parlato di Sanità a Verona e in Veneto

P

ubblichiamo una sintesi dell’intervista realizzata da Patrizia Zanetti - durante la trasmissione radiofonica “4 chiacchiere nel Veronese” in onda su Radio RCS - al direttore generale dell’ULSS 20 Giusi Bonavina e all’Assessore Regionale Luca Coletto.

un grosso lavoro di organizzazione e di adeguamento ai periodi non facili che stiamo vivendo. Tale mandato è all’insegna della continuità, della conclusione di alcuni percorsi già iniziati e di una progettualità che deve rispondere sempre meglio alle richieste dei nostri utenti.

Dott.ssa Bonavina, dopo un quinquennio trascorso al timone dell’Ulss20, è iniziato un altro mandato. Un ruolo e un impegno certamente non facili... Il secondo mandato è iniziato quest’anno per mano del governatore Zaia, che mi ha riconfermato la sua fiducia. Nel precedente è stato fatto

Verona: la sanità è una realtà virtuosa. Come si è arrivati a questo risultato? Verona, come tutto il Veneto, è un’isola felice, perché la Regione negli ultimi 25 anni ha investito molto nel settore socio-sanitario. Le nostre aziende sono le uniche in Italia che presentano la doppia SS – unità locale socio-sanitaria – proprio

20: luglio, agosto 2013


perché l’interesse nei confronti dei nostri cittadini deve essere più ampio possibile e abbracciare sia la sfera clinica – cioè la più semplice da gestire – ma anche quella sociale. Di qui l’alta qualità della nostra realtà veneta. Dott.ssa Bonavina, tra i risultati conseguiti nelle varie aree, quali si sente di citare e cosa resta da fare? Resta da fare tantissimo. Si deve completare ciò che si è iniziato e si devono cominciare altri percorsi. Nonostante la crisi, e la conseguente modifica delle nostre abitudini, possiamo affermare con orgoglio che i nostri servizi non sono stati chiusi. È facile risparmiare tagliando i servizi, ma noi siamo riusciti ad adeguarci ad alcuni tagli dettati dalle normative nazionali, cercando di mantenere le nostre peculiarità. Inoltre il buon rapporto con gli utenti ha consentito a me e ai miei collaboratori di poter scendere nel dettaglio fino a toccare e intervenire su quelle che, all’apparenza, potevano sembrare sacche di inefficienza e spreco. Tutta questa attività ci ha permesso di percorrere la strada del mandato precedente e di quello attuale, in modo molto sereno. Anche nel settore farmaci il Veneto è all’avanguardia per l’uso dei farmaci generici. Come si riesce a ottimizzare il rapporto tra industrie farmaceutiche e consumatori privati? Il fatto di aver ottimizzato l’utilizzo del farmaco generico rappresenta un grande lavoro fatto dai medici di medicina generale che hanno messo in campo il loro senso di responsabilità mantenendo il rispetto delle leggi e degli interessi di tutte le figure coinvolte. Assessore Coletto, la crisi e la salute. La mancanza di liquidità della famiglia si traduce nella tendenza a non curarsi. Qual è la situazione in Veneto? Purtroppo anche da noi è così. Il riferimento è la legge finanziaria del 2007 che prevedeva la copertura dei costi sanitari con il ticket. I dati ci dicono che la differenza tra il 2012 e il 2007 è di meno 20 milioni nell’incasso dei ticket. Questo dato ci indica due cose. La prima, la più grave, è che si

comincia a curarsi meno proprio in virtù dei costi eccessivi. La seconda invece è riferibile alla competizione tra privato e pubblico dove le prestazioni sono meno costose se richieste privatamente. L’indotto si sposta quindi verso il privato, piuttosto che rimanere sul pubblico. Per mantenere un sistema che dia risposte a tutti, bisognerebbe invece alimentare il servizio pubblico allargando, come negli Stati Uniti, la base assistenziale. In un momento di congiuntura economica negativa, come quella attuale, è davvero pericoloso stringere la base assistenziale, soprattutto se parliamo di sanità… E quindi, qual è la proposta? La proposta è quella di intervenire con il taglio in altri settori, in ambiti magari superflui, strutturando invece l’assistenza sanitaria e sociale ed evitando così di dover affrontare dei ritorni assolutamente negativi sul territorio. Tutelare il territorio e i suoi abitanti è fondamentale, specie nei momenti di crisi. Il presidente di Confindustria Squinzi ha denunciato una fuga di cervelli che ci costa circa 5 miliardi di euro l’anno. Assessore i cervelli dei nostri giovani veronesi e veneti, soprattutto quelli indirizzati allo studio della medicina, troveranno nel prossimo futuro le condizioni ottimali per non abbandonare il territorio locale? Stiamo lavorando fianco a fianco con l’università di Verona e di Padova. È difficile nascondere gli ostacoli, visto che il MIUR definanzia sempre più l’attività universitaria, ma i nostri atenei, in collaborazione con la Regione, puntano a confermare le borse di studio ai nostri giovani, affinché restino operativi sul territorio. Infine, all’unisono, la dott.ssa Bonavina e l’ass. Coletto, ci ricordano che per ottenere risultati d’eccellenza e continuare a migliorare gli standard qualitativi, è importante che i cittadini e gli utenti si confrontino con le istituzioni. Le opinioni del singolo sono sempre ben accette e servono a costruire un buon futuro per tutti. Patrizia Zanetti luglio, agosto 2013: 21


cavo orale

Fonazione, parole in libertà Il processo della fonazione avviene quando l’aria, spinta dai polmoni in direzione della trachea verso la laringe, sospinta dall’attività del diaframma e dei muscoli del torace, passa con forza sufficiente attraverso le corde vocali facendole vibrare

D

opo aver parlato del gusto ci è sembrato appropriato accennare a come le strutture orali siano coinvolte nella fonazione, ovvero nella creazione dei suoni che formano le lettere, di conseguenza le parole e la comunicazione. La fonazione è il processo con il quale le corde vocali producono una specifica gamma di suoni attraverso opportune vibrazioni che coinvolgono anche diverse strutture della laringe. Se pensiamo a questa funzione come un apparato unico, lo dovremmo considerare composto dalle cavità polmonari, dalla laringe con le corde vocali, dalla cavità faringea e da quelli che vengono definiti i risonatori superiori, ovvero le cavità nasali, orali, la lingua e le labbra nel loro complesso. Il primo abbozzo del suono viene prodotto, a livello polmonare, da una espirazione che crea una corrente, un turbine d’aria che raggiunge la larin-

ge e le corde vocali (il cosiddetto tono glottidale) per poi raggiungere i risonatori superiori, dove il suono, ancora incoerente, riceve quelle modifiche sonore che contraddistinguono le modulazioni che creano le lettere dell’alfabeto. Labbra, denti, apparato scheletrico (processi alveolari e palato) ma soprattutto il gran lavoro fatto dalla lingua, assumendo posizioni diverse, permettono che l’aria in uscita assuma dei suoni che contraddistinguono le lettere. Ecco che, appoggiando la lingua sui denti superiori, facciamo uscire la “d” o la “t”, usando labbra e denti la “v” e la “f”, usando solo le labbra la “m” e la “n” e così via..

Dott. Luca Tinti Socio Fondatore Progetto Dentale Apollonia 22: luglio, agosto 2013


luglio, agosto 2013: 23


ULSS 20

Con Affy Fiutapericolo bimbi e genitori più sicuri Un progetto di prevenzione degli incidenti domestici nei bambini da 3 a 6 anni

G

li infortuni accidentali rappresentano un problema di salute molto rilevante; nei bambini e negli adolescenti rappresentano addirittura la prima causa di morte e possono anche causare disabilità gravi, mentre il 20% dei ricoveri in età pediatrica è dovuto ad un incidente domestico - cadute, ustioni, soffocamenti e così via. In particolare i bambini nei primi anni di vita

24: luglio, agosto 2013

rappresentano una fascia di popolazione ad alto rischio per gli incidenti domestici, perché trascorrono molto tempo in casa e, nel loro sviluppo, acquisiscono abilità motorie prima di avere la capacità di riconoscere ed anticipare eventuali situazioni di rischio e pericolo. In realtà la maggior parte degli incidenti domestici nei bambini sarebbe prevedibile ed evitabile me-


diante l’adozione di comportamenti e di misure di sicurezza adeguate da parte di genitori, famigliari, educatori. Spesso però, quando si parla di sicurezza dei bambini, il primo pensiero che viene in mente è riferito alla “protezione”, quindi alla sorveglianza e all’eliminazione dall’ambiente di tutti i fattori che possono rappresentare un pericolo per i piccoli. Ciò è certamente valido se riferito ai primissimi anni di vita, ma già dalla scuola materna l’idea di tenere i bimbi sotto la classica “campana di vetro” oppure di crescerli a suon di divieti e limitazioni appare non solo utopica, ma addirittura decisamente controproducente. Già nella fascia che va da 3 a 6 anni è importante affrontare il tema dei pericoli in casa insegnando ai bimbi a proteggersi in modo attivo (box 1) e a riconoscere e gestire gli oggetti e le situazioni a rischio di incidente. In altre parole, è indispensabile il coinvolgimento dei bambini anzichè immaginarli come meri destinatari di informazioni più o meno comprensibili e di divieti che, proprio in quanto tali, sarebbe “interessante” trasgredire. Ma comunicare con i piccoli non è sempre facile. È fondamentale porre molta attenzione al modo in cui si propone l’argomento, al tono delle parole, al tipo di messaggio utilizzato, al buon equilibrio tra l’invito a fare attenzione e il “rimprovero positivo” in caso di comportamenti scorretti. Proprio in considerazione di questo la nostra regione ha promosso alcuni progetti (all’interno del Piano Regionale della Prevenzione) per la prevenzione degli incidenti domestici sia con i bambini che con gli anziani, le fasce più a rischio di incidenti. Quello rivolto alla fascia d’età della scuola materna, chiamato “Affy Fiutapericolo”, è coordinato nel Veneto dall’Ulss 18 di Rovigo e anche la ULSS 20 vi ha aderito. Il progetto nasce a livello nazionale, vede impegnate anche altre regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Campania e Sicilia) ed è promosso localmente dal Servizio di Promozione ed Educazione alla Salute nelle scuole mater-

ne dell’ULSS 20. Affy è stato realizzato in collaborazione con il Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’ULSS 22, l’Ufficio Educazione Fisica e Sportiva dell’Ufficio Scolastico Provinciale e il Servizio Scuole dell’Infanzia del Comune di Verona. Oltre 100 insegnanti di 35 scuole hanno aderito nel primo anno di attività; nel secondo anno (2012-13) il progetto si è esteso ad altre scuole con un coinvolgimento maggiore dei genitori e un’attenzione particolare anche ai genitori stranieri (con interventi formativi supportati da mediatrici culturali del servizio di mediazione linguistica e culturale dell’ULSS 20) . Il progetto utilizza un supporto pensato e realizzato per facilitare l’educazione alla sicurezza domestica dei bambini tra i 3 e i 6 anni di età: la “valigia di Affy Fiutapericolo” (box 2). Agli insegnanti, nel corso di un incontro formativo iniziale, vengono presentati alcuni dati sugli incidenti domestici nei bambini, i tipi di incidenti più frequenti a cui vanno incontro secondo il loro sviluppo motorio e infine i diversi interventi preventivi oltre che le varie attività ludiche e i materiali contenuti nella valigetta. Per aderire al progetto le scuole materne possono contattare il Servizio di Promozione ed Educazione alla Salute dell’ULSS 20, chiamando il numero 045 8075964. Affy Fiutapericolo è anche sul web alla pagina http://affyfiutapericolo.eclectica.it/, uno spazio dove trovare informazioni più approfondite sul progetto, visionare tutto il materiale e leggere le riflessioni scaturite dalla sperimentazione della valigia didattica.

Dott.ssa Susanna Morgante Servizio Promozione Salute ULSS 20 Responsabile del programma regionale di promozione dell’attività fisica Mobility manager ULSS 20 luglio, agosto 2013: 25


BOX 1

BOX 2

Insegnare la sicurezza ai bambini da 0 a 6 anni

La “magica”valigia di Affy

La sicurezza, nei bambini come negli adulti, è una dimensione più ”interna” che esterna; passa cioè attraverso il livello cognitivo, emotivo e motorio. Include il rispetto per se stessi e per gli altri e la capacità di comprendere e accettare regole da applicare in modo diverso in rapporto al contesto. È necessario quindi, per prevenire gli incidenti domestici, un approccio di tipo educativo/formativo oltre a quello strettamente rivolto all’ambiente in cui vive il bambino, sviluppando in quest’ultimo l’identità personale, l’autostima, la fiducia nelle proprie capacità e anche l’autonomia e le competenze (intese come sapere ma anche come abilità di utilizzare ciò che si sa per risolvere i problemi) . Nell’ambito della promozione della sicurezza queste tre dimensioni si possono sviluppare attraverso l’elaborazione di esperienze e di regole che vengono poi consolidate nell’interazione con gli altri, così da rinforzare le capacità di autocontrollo e di adattamento alle situazioni che si presentino come “novità”. Nella scelta didattica di questo importante argomento nasce l’esigenza educativa mirata alla presa di coscienza da parte dei bambini del loro mondo (fatto di casa, scuola, gioco) e di come inserirsi e relazionarsi positivamente in esso. L’approccio alla riflessione sul pericolo (per esempio la possibilità di cadere-scivolare, ustionarsi, soffocare, intossicarsi, tagliarsi...) non è basato solo sul divieto, poiché proibire molto spesso rischia di negare l’azione in tutti i suoi aspetti e modalità.

Il kit è un semplice strumento ludico pensato per essere utilizzato con gruppi di bambini e bambine in età prescolare (3-6 anni). È costruito per aumentare la loro consapevolezza sulle conseguenze spiacevoli che possono verificarsi in determinate circostanze e propone azioni preventive degli incidenti domestici, con giochi mediante i quali i bambini e le bambine sono stimolati a sperimentare strategie e soluzioni per imparare a muoversi con destrezza in eventuali situazioni di pericolo che possono incontrare nell’esplorare il loro piccolo mondo. Si tratta in pratica di un supporto didattico a forma di valigetta, contenente: - una fiaba che presenta, attraverso otto episodi, le avventure di Carlotta, Luigi e del cagnolino Affy; di capitolo in capitolo i personaggi si troveranno a vivere situazioni intriganti e divertenti, in una normale giornata trascorsa a casa, tra giochi, pasti e piccoli compiti: ogni volta che si fa cenno a un pericolo, ecco Affy a segnalare il fatto, con un colore diverso a seconda del tipo di incidente cui si fa riferimento; - un insieme di materiali (posters, stickers, mazzi di tessere colorate ed altro) con cui è possibile fare dei giochi di tipo linguistico, motorio ed espressivo adatti alla presentazione di diversi pericoli e comportamenti a rischio; - letture di approfondimento per maestre e genitori. Il set di materiali è utile anche per raggiungere obiettivi educativi di complessità crescente, quali l’apprendimento del linguaggio, l’acquisizione di regole e la gestione di situazioni complesse.

26: luglio, agosto 2013



urologia

Le malattie a trasmissione sessuale Le MST sono malattie molto diffuse non soltanto perché contagiose ma anche perché buona parte di esse spesso sono asintomatiche, oppure i sintomi compaiono tardivamente

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rima di parlare delle malattie a trasmissione sessuale cominciamo con una precisazione: il titolo di questo articolo è a rigor di termini errato in quanto non è la malattia che si trasmette ma l’infezione che a sua volta può provocare la malattia. Essere infetto cioè non equivale ad essere malato: chi è infetto può trasmettere l’infezione pur non essendo malato oppure non ancora malato. L’infettato a sua volta può ammalarsi oppure non sviluppare la malattia. Può comunque trasmettere l’infezione. Dopo questo chiarimento parliamo delle malattie sessualmente trasmesse (MST). Esse sono malattie infettive che si diffondono prevalentemente,ma non esclusivamente, attraverso rapporti sessuali di qualunque tipo, non necessariamente completi, se non adeguatamente protetti. Si definivano una volta veneree sia per le modalità di trasmissione sia perché nella maggior parte dei casi si localizzano e si manifestano nelle aree genitali. Ci sono però MST che colpiscono organi ed apparati danneggiandoli seriamente senza nessuna manifestazione a livello dell’apparato genitale (il virus responsabile dell’AIDS attacca il sistema 28: luglio, agosto 2013

immunitario ma non dà manifestazioni nell’apparato genitale; le epatiti possono essere trasmesse per via sessuale ma colpiscono il fegato). Gli agenti responsabili di queste malattie possono essere presenti non soltanto negli organi genitali propriamente detti, nello sperma e nelle mucose dell’uretra maschile e femminile e della vagina e


nelle loro secrezioni, ma anche nelle altre mucose (della bocca e dell’ano), nella pelle della zona genitale, nella saliva, nel sangue. In genere questi patogeni vivono e si moltiplicano nel corpo umano e muoiono rapidamente all’esterno. Queste malattie sono molto diffuse non soltanto perché contagiose ma anche perché buona parte di esse spesso sono asintomatiche, oppure i sintomi compaiono tardivamente. Ne consegue che l’apparente normalità delle zone genitali non è sufficiente garanzia di assenza di malattie. Altra grande causa di diffusione delle MST è la carenza di informazione sulla prevenzione. Questo vale per i soggetti di tutte le età, ma molto di più per i giovani che hanno più occasioni di contagio, ma non una adeguata informazione. Quasi mai infatti questi argomenti imbarazzanti si affrontano in famiglia per la naturale propensione a tacerne. Nella scuola l’educazione sessuale, non essendo istituzionalizzata, è lasciata all’iniziativa di qualche insegnante illuminato. Infezioni e le malattie più note La sifilide è di queste la più “vecchia”. Sembra certo che sia comparsa ai tempi dei viaggi di Colombo e che forse sia stata importata in Europa con questi viaggi. Certamente causò una documentata epidemia a Napoli nel 1495, a seguito della discesa in Italia di Carlo VIII. Nel 1530 il veronese Girolamo Fracastoro le impose il nome, ma è nota anche come Lue. é provocata da un batterio (il Treponema pallidum) presente nei genitali,nelle secrezioni e nelle lesioni che il treponema provoca sulla cute, sui genitali, sulle mucose, anche quelle della bocca e si tratta con terapie specifiche. Se non curata può provocare serie conseguenze cardiache o nel sistema nervoso centrale. Chi ha la sifilide rischia più di altri di essere contagiato dall’HIV. La Clamydia è il più comune agente patogeno a trasmissione sessuale. Si trasmette attraverso rap-

porti non protetti di qualsiasi tipo e spesso decorre asintomatica o quasi. Nel maschio causa modesta sensazione di bruciore all’uretra durante la minzione e secrezioni uretrali. Nella donna può causare dolori al basso addome, fastidi vaginali. Se non adeguatamente curata può causare infiammazioni alle tube, infertilità, possibilità di gravidanze extrauterine. Negli uomini la sterilità è meno probabile, ma si possono verificare infezioni del testicolo e dell’epididimo. Raramente la Clamydia può causare artrite e infiammazioni agli occhi. Si diagnostica con un esame delle urine, con esami delle secrezioni e del sangue e si cura con antibiotici. Dopo la guarigione non si diventa immuni, anzi la reinfezione aumenta il rischio di serie conseguenze. Spesso assieme alla Clamydia si contagia un batterio, il gonococco, responsabile della gonorrea,detta anche blenorragia o scolo, malattia altamente contagiosa ed ultimamente in aumento in Italia. Il gonococco si trova nelle mucose dei genitali, della bocca, della faringe e dell’ano delle persone infette e ciò spiega la facilità di contagio, anche con rapporti sessuali non completi.

Dott. Massimo Occhipinti luglio, agosto 2013: 29


Chi è infettato dal gonococco ha un rischio 5 volte maggiore di essere contagiato dall’HIV, il virus responsabile dell’AIDS. La malattia si diagnostica con esami specifici e si cura con antibiotici che quasi sempre ottengono la guarigione. La tricomoniasi, causata dal Tricomonas vaginalis, contende alla Clamydia la palma dell’infezione a trasmissione sessuale più diffusa. Nel maschio è spesso asintomatica oppure può causare modesti bruciori uretrali. Nella donna provoca prurito e bruciore ai genitali esterni accompagnati da secrezioni vaginali gialle maleodoranti. Si diagnostica sia con l’osservazione diretta che con esami delle secrezioni e dell’urina e si cura con antibiotici specifici. Se non adeguatamente trattata può provocare infiammazioni dei genitali interni (prostata, utero, tube). L’Herpes genitale è una malattia molto diffusa causata da un virus, L’Herpes virus (HSV-2) simile al virus che causa le note fastidiose vescicole labiali. I sintomi della prima infezione iniziano con una sensazione di formicolio-bruciore nella zona in cui compariranno le lesioni visibili, che sono piccole vescicole dolenti sulla mucosa e sulla cute dei genitali. Poco dopo le vescicole si rompono diventando piccole ulcere altrettanto dolorose. Le ulcere guariscono dopo che si sono ricoperte di crosticine. Possono coesistere sintomi aspecifici come febbri30: luglio, agosto 2013

cola, mal di testa, dolori articolari, difficoltà alla minzione e/o alla defecazione. Rarissime volte si verifica una meningite. Per la diagnosi è sufficiente l’osservazione del/della paziente e la terapia si basa su antivirali locali e sistemici oltre che su sintomatici. Dopo il contagio si rimane infetti per tutta la vita perché la terapia riesce soltanto ad alleviare i sintomi e ad accelerare la guarigione delle lesioni. è frequente infatti il risveglio periodico del virus. La sintomatologia degli episodi successivi al primo è sempre fastidiosa, ma più blanda e la guarigione avviene con le stesse modalità. Altra malattia provocata da un virus è la condilomatosi genitale. Il virus è il Papilloma virus (HPV, vedi immagine a sinistra) ed è simile a quello delle verruche cutanee. Colpisce entrambi i sessi provocando i condilomi, ovvero piccolissimi tumori benigni che sorgono sul pube, sul pene, intorno all’ano, nell’uretra, nella vagina, sul collo dell’utero, talvolta anche nelle regioni inguinali e nelle cosce. Le escrescenze, una volta chiamate creste di gallo, possono essere piatte o in rilievo, di dimensioni variabili (si parla comunque di millimetri), isolate o in gruppi. Non provocano generalmente dolore ma prurito e, se si infiammano o se grattate, possono sanguinare. Dal contagio alla manifestazione della “cresta di gallo” possono trascorrere da 1 a 3 mesi ed anche di più. Ciò vuol dire che molti sono infetti ma non malati, sono cioè portatori sani e possono contagiare il/la partner perché, non avendo malattia evidente, hanno rapporti sessuali non protetti. Poiché alcuni sottotipi di HPV sono associati al tumore del collo dell’utero e a certi tipi di tumore del pene, la difesa da questi virus è molto importante e prevede, oltre alla ovvia informazione sull’attività sessuale protetta, una vaccinazione per le ragazze quindicenni. è importante inoltre sottolineare che chi è infetto dal virus dei condilomi ha un rischio 6 volte maggiore di infettarsi con il virus dell’AIDS.


Il trattamento dei condilomi si effettua con la crioterapia, la diatermocoagulazione, la fotocoagulazione con laser, l’asportazione chirurgica e con applicazioni locali di un antivirale specifico. Parlando di malattie ad eziologia virale è d’obbligo parlare del virus che causa l’AIDS, cioè il tristemente noto HIV. L’immunodeficienza acquisita è la tipica malattia che si trasmette molto spesso per via sessuale ma che non ha manifestazioni nell’apparato genitale. L’AIDS ha reso di uso comune il termine “sieropositivo”, che identifica chi non ha ancora sviluppato la malattia (dal contagio alla manifestazione possono passare molti anni), ma può trasmettere il virus. Ovviamente la via di contagio ottimale è lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti, ma ciò ormai sembra avvenire molto raramente. Il contagio oggi avviene prevalentemente con rapporti sessuali non protetti e non con contatti fisici come la stretta di mano, la carezza, lo scambio di vestiti o di asciugamani. Sono descritti rari casi di contagio attraverso le lacrime. Su questa malattia è stato scritto moltissimo e va oltre i limiti di questo articolo approfondire. Basti qui dire che in molti paesi africani l’HIV è una vera e propria emergenza sanitaria per la percentuale di infezioni (si calcola, forse in difetto, che nonostante soltanto il 12 % della popolazione mondiale viva in Africa, ben il 60 % dei malati di AIDS vivano in Africa) anche perché non si trasmette soltanto con i rapporti sessuali. Nei paesi occidentali, dopo l’i-

niziale diffusione epidemica degli anni 80 e 90 che sembrava riguardasse prevalentemente gli omosessuali ed i tossicodipendenti, la malattia si è diffusa e continua a diffondersi tra gli eterosessuali, soprattutto giovani, ed è in aumento. Anche per l’infezione da HIV si può sostenere che si diffonde per la mancanza non soltanto di una terapia capace di eradicare il virus (i farmaci riescono soltanto a controllarlo in parte) ma per la mancanza di informazione e per i comportamenti a rischio. Prevenzione La prevenzione delle MST si effettua nella maggior parte dei casi con l’utilizzo del profilattico,che rappresenta oggi il mezzo più sicuro per difendersi. Esso protegge infatti efficacemente dall’HIV, dalla gonorrea, dalla sifilide, dalla tricomoniasi, dalla infezione da Clamidya. Per l’herpes e per L’HPV la protezione è meno efficace perché queste infezioni possono essere trasmesse con il contatto con zone cutanee vicine ai genitali e non coperte dal profilattico. L’unico modo possibile di accrescere l’efficacia del profilattico è la prudente attenzione nei rapporti sessuali, anche non completi,con partner non conosciuti. Molte malattie infatti possono trasmettersi non soltanto attraverso gli organi genitali ma anche con le mani, la bocca, la pelle, con gli oggetti usati per giochi erotici. Al minimo dubbio, comunque, insostituibili saranno i consigli del medico di fiducia che potrà prescrivere anche periodici esami per la diagnosi precoce .

Dott. Massimo Occhipinti Divisione di Urologia

Casa di cura privata polispecialistica Dott. Perderzoli Presidio ospedaliero accreditato al SSN Asl 22 Peschiera del Garda luglio, agosto 2013: 31


università

Diventare infermieri oggi La durata del corso è triennale e per il conseguimento della laurea sono necessari 180 CFU

L

a professione infermieristica nell’ultimo ventennio si è evoluta considerevolmente richiedendo agli operatori conoscenze, competenze e abilità complesse e innovative: infatti l’infermiere oggi deve essere in grado di gestire in prima persona l’assistenza al malato e la complessità delle cure prescritte dal medico. Il corso di Laurea in Infermieristica cerca di rispondere in maniera compiuta a queste nuove esigenze professionali ponendosi come obiettivo prioritario l’acquisizione da parte dello studente delle conoscenze, delle competenze e delle abilità necessarie per esercitare le funzioni previste dallo specifico profilo. In tale ottica il percorso formativo è professionalizzante e si conclude con un esame che ha valore di abilitazione professionale. La durata del corso è triennale e per il conseguimento della laurea sono necessari 180 CFU. Ciascun anno di corso è articolato in due semestri, in cui si alternano periodi di: - attività didattiche teoriche (lezioni ex cathedra); - attività di tirocinio professionale in relazione a spe-

Prof. Albino Poli

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cifici obiettivi formativi in strutture sanitarie e socioassistenziali accreditate; - attività di laboratorio professionale ed esercitazioni; - periodi di studio individuale. è prevista la possibilità di svolgere soggiorni di studio di tre mesi all’estero con il circuito europeo Erasmus.

Sbocchi professionali I laureati in Infermieristica possono trovare occupazione in strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche o private, sia come dipendenti che come liberi professionisti. Attualmente gli sbocchi occupazionali più frequenti sono: - in ospedale, nelle unità operative di degenza e nei servizi ambulatoriali e in alcuni servizi di gestione della struttura ospedaliera stessa; - nei servizi di emergenza territoriale ed ospedaliera; - nelle strutture per post acuti, di lungodegenza, in residenze sanitarie assistite, centri di riabilitazione, centri di assistenza per disabili, hospice; - nei servizi sanitari territoriali, domiciliari e ambulatoriali; - nei dipartimenti di prevenzione e nei distretti, in ambito di prevenzione e di salute pubblica. Requisiti di ammissione al corso Per l’ammissione al corso di laurea è necessario il diploma di maturità o altro titolo di studio equipollente conseguito all’estero. I pre-requisiti e le abilità personali richiesti allo studente che si vuole iscrivere al corso per infermieri dovrebbero comprendere buona capacità alle rela-


POLO LEGNAGO

Consegnati i diplomi di laurea in infermieristica

zioni con le persone, flessibilità, capacità di analizzare e risolvere problemi, disponibilità all’autoapprendimento e all’aggiornamento continuo. L’accesso al Corso di Laurea è a numero programmato e prevede un esame di ammissione che consiste in una prova con test a scelta multipla. La data della prova di selezione è fissata per il giorno 4 settembre 2013. I posti disponibili per l’Anno Accademico 2013/2014 per la sede di Verona sono 300. All’Università di Verona, fanno capo per la formazione infermieristica anche quattro sedi staccate, rispettivamente a Bolzano 130, Trento 120, Vicenza 99 e Legnago 100.

Le iscrizioni Sono aperte le iscrizioni al corso di Laurea in Infermieristica nei mesi di luglio e agosto collegandosi al sito www.univr.it Professor Albino Poli Presidente Corso di Laurea

Sono stati consegnati lo scorso 24 giugno i diplomi di laurea del Corso triennale in Infermieristica dell’Università di Verona, Polo di Legnago, Anno Accademico 2011-2012, a 56 studenti, 41 femmine e 15 maschi, dei quali 39 provenienti dal Veneto, 2 dalla Sicilia, 6 dalla Puglia, 4 dalla Campania, 4 dalla Calabria e 1 dalla Lombardia. Presenti alla cerimonia l’Assessore Regionale alla Sanità del Veneto Luca Coletto, il Direttore Generale, Dott. Massimo Piccoli, il Direttore Sanitario, Dott. Gianni Tessari, il Direttore Amministrativo, Dott. Gabriele Gatti, il Direttore dei Servizi Sociali e della funzione territoriale, Dott. Raffaele Grottola e la Prof.ssa Laura Cuzzolin in rappresentanza dell’Università di Verona. Sono Intervenuti con una loro testimonianza una neolaureata, Eleonora Pastorello, un docente del Corso di Laurea in Infermieristica del Polo di Legnago, Dott. Claudio Micheletto, Direttore U.O. di Pneumologia e il Dott. Aldo Zattarin, Responsabile del Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie. Sono state accreditate come sedi di tirocinio alcuni Centri Servizi del territorio dell’ULSS 21, l’anno scorso Cerea e Oppeano, e da quest’anno Legnago. Da due anni la nostra Azienda aderisce al progetto alternanza scuola/lavoro con il Liceo Cotta, facendo partecipare alcuni studenti alle lezioni frontali e ad uno stage osservativo in alcune Unità Operative. Da quest’anno partecipa anche l’istituto Ricci di Porto di Legnago. Il test di ammissione è previsto per 4 settembre 2013 . Per informazioni: Telefono 0442622245, fax: 0442622139, e-mail: laurea.infermieri@aulsslegnago.it luglio, agosto 2013: 33


neuropsichiatria

Adolescenza: quando vivere non è facile... Nel passaggio tra latenza e adolescenza c’è un conflitto tra volontà di crescere e restare bambini. In questa fase sia genitori che figli vanno incontro a perdite di potere

N

ella vita di una persona il periodo dell’adolescenza corrisponde al momento di maggiori cambiamenti sia esterni sia interni; cambiano soprattutto gli affetti, i sentimenti e le relazioni. Ogni adolescente vorrebbe saltare questa fase di trasformazione e svegliarsi a cose già fatte! L’adolescenza costituisce l’interruzione di una crescita pacifica, è uno sconvolgimento strutturale come pochi altri. Se il ragazzo mantenesse un equilibrio stabile, sarebbe di per se atipico e anormale. Normale invece è che si comporti in modo incoerente e imprevedibile, amare e odiare i genitori, ribellarsi e dipendere da loro, vergognarsi e apprezzarli, essere generoso e altruista come egocentrico e calcolatore. Queste contraddizioni stanno a significare che una struttura adulta di personalità richiede un tempo per emergere. Ogni fase è premessa di quella dopo, questo significa crescere, accedere a livelli sempre maggiori di difficoltà. Nel passaggio tra latenza e adolescenza c’è un conflitto tra volontà di crescere e restare bambini. Sia genitori che figli vanno incontro a perdite di potere, i genitori perdono l’innocenza dei figli, il ragazzo deve difendersi dai legami infantili, a volte con la fuga, a volte con l’indifferenza a volte col rovesciamento dei sentimenti (amore-odio, dipendenza-ribellione, ammirazione-derisione). 34: luglio, agosto 2013

Mentre il ragazzo vive il mondo adulto come fonte di sicurezza e appoggio, l’adolescente scopre che l’adulto non sa tutto e ne rimane deluso; sente pertanto l’impulso di allontanarsene e di rivolgere la propria affettività verso l’esterno, principalmente verso i coetanei. Eccolo allora credere ciecamente a ciò che dicono “i suoi amici che lo capiscono” e mettere in dubbio quello che dicono i genitori (“cosa volete saperne voi?”). Inizialmente l’adolescente adotterà i valori del gruppo dei pari cui sente di appartenere, che gli permettono di separarsi e individuarsi dalla famiglia; poi, nella maggior parte dei casi, arriverà ad assumere una morale autonoma, indipendente dal contesto esterno. Questo distacco è comunque costruzione del Se sociale, è un atto di coraggio, sostituisce la sicurezza che gli veniva dai genitori e si confronta nel gruppo che è fonte di appartenenza, ma anche di esperienza e apprendimento. Ma in questo distacco non c’è solo libertà, c’è anche sofferenza. Il bisogno di opporsi fortemente è paralizzante quanto un’obbedienza completa, allo stesso tempo è necessario che la sua conflittualità esca e trovi un capro espiatorio al di fuori di lui. Quando contrariamente l’ostilità e l’aggressività sono impiegate internamente, vi è il rischio di assistere a fenomeni depressivi e di autolesionismo. Il dolore dei sentimenti può essere talmente insopportabi-


le da volerlo sostituire con un dolore fisico, più palpabile e comprensibile. Per sfuggire al tumulto interno talvolta c’è il rischio che si concentri solo sul corpo (ipocondria), o che regredisca. In questa fase precipitano le illusioni infantili di vivere una vita eterna. Per l’adolescente accettare di possedere la vita implica che potrebbe giungere in qualsiasi momento la morte. Alcuni ragazzi coscientemente o incoscientemente non lo tollerano e possono mettere in atto condotte di rischio, di sfida alla morte. In questo modo mettono in atto circuiti che riattivano l’onnipotenza, l’invulnerabilità (ecco l’atteggiamento irresponsabile di giuda veloce, azzardata, la litigiosità per un nonnulla che scatena la rissa, la scommessa con il rischio) ma che li possono portare a gravi incidenti. Tipica di questo periodo è la tendenza al passaggio all’atto, l’impulsività (proprio per evitare di pensare ai motivi del conflitto) e la familiarità con l’idea di morte, com’è frequente la comparsa d’ideazione depressiva. L’adolescente è in un momento di rinunce e lutti: crollano le illusioni personali e l’immagine dei genitori che diventa meno ideale. Diventa con-

sapevole della distanza tra Io, ciò che è, e Ideale dell’Io, ciò che vorrebbe essere, delle imperfezioni dei genitori. è un passaggio obbligato quindi che si ribelli alle regole e alle tradizioni familiari per trovare di proprie che non è detto si discostino così tanto da quelle d’origine. Il soggetto deve farsi un’immagine di se adulto, creandosi un’identità che all’inizio prende spunto dalle figure più vicine, il padre, la madre, ma vi possono essere anche identificazioni inconsce. Se l’immagine dell’identità materna o paterna è troppo alta, può essere difficile da raggiungere, può essere difficile pensare di poter assomigliarci, poter diventare come lei/lui. Allo stesso modo se l’immagine del genitore dello stesso sesso è svilita, mancante, debole, un adolescente si discosterà da lui, lo sentirà ancor di più estraneo e vorrà starne lontano. L’adolescenza è caratterizzata da una crisi d’identificazione, di angoscia verso l’integrità e autenticità del Se, del proprio corpo e proprio sesso: lui sa di esistere ma non sa ancora chi è, chi diventerà. L’adolescente, infatti, è impegnato in una lotta luglio, agosto 2013: 35


emotiva urgente, è preoccupato per il tempo presente e non ha abbastanza energia da dedicare alle richieste esterne, ecco che così si spiega la sua difficoltà a essere puntuale, a ricordare gli impegni… il ragazzo mette in scena il problema che è poi il problema di tutti: integrare corpo e mente. Si vede e deve affronta il tema del doppio, il corpo, che non riconosce, lo vive come estraneo e deve farlo proprio (ecco spiegate le ore passate allo specchio!). Ha l’esigenza di essere rappresentato e contenuto nella mente degli altri. Nell’adolescente i sentimenti di mortificazione e vergogna hanno un posto rilevante. Inadeguatezza, incompetenza, disagio e depressione sono sentimenti presenti. Difficile ricordare l’atmosfera nella quale l’adolescente vive, proprio perché è così densa di emozioni forti che è necessario per tutti dimenticare un pò. Ma ognuno di noi ha vissuto le angosce, l’euforia, la profonda depressione, i facili entusiasmi, l’estrema disperazione, le appassionate e per contro sterili preoccupazioni filosofiche, le sma36: luglio, agosto 2013

nie di libertà il senso di solitudine, il sentimento di oppressione dei genitori, le rabbie impotenti o l’odio attivo verso il mondo adulto, le infatuazioni erotiche, le fantasie suicidarie… L’adolescente passa da una posizione emotiva all’altra, o le esprime tutte simultaneamente, o in rapida successione, lasciando poco tempo e spazio all’adulto per recuperare le forze e cambiare il proprio modo di trattarlo in base al bisogno mutato. Per l’adulto è difficile riassettarsi ma è indispensabile accettare le proiezioni che l’adolescente dà di Se, occorre prenderlo quando c’è, non lasciarlo sfuggire, altrimenti lo vedrà come un rifiuto. Importante è che il ruolo autorevole del genitore sia flessibile al punto da offrire al ragazzo la possibilità di essere ascoltato e accolto anche nel suo bisogno di differenziarsi e autonomizzarsi; ma che sia anche fermo, in grado di contenere il tumulto dei suoi cambiamenti e conflitti interiori. Dobbiamo essere noi adulti quelli adattabili. La troppa rigidità è vissuta come distanza e come abbandono, in questo caso il ragazzo dà segnali riconoscibili:


provocazione, opposizione, demotivazione. È necessario spiegare che si agisce nell’interesse reale così non si sentirà scaricato. Il ragazzo disorientato o inibito nel rapporto con i suoi genitori più facilmente, invece, sarà preda della “pressione del gruppo”, non solo nella moda, nei gusti, negli atteggiamenti, nel linguaggio (il che è perfettamente normale), ma anche nelle scelte ideologiche e nei valori di fondo. Oggi sembra che la tappa dell’adolescenza sia un pò dilatata, allungata. Una delle cause è la difficoltà di “futurarsi”, pensarsi nel futuro, che i ragazzi incontrano oggi durante la formazione dei loro studi. Un tempo durante lo studio, sapere che comunque ci sarebbe stato un lavoro ad attenderli rassicurava gli adolescenti di qualche decennio fa. Altra causa è l’atteggiamento dei genitori che consapevoli e angosciati da questo cercano di proteggerli, e questo fa si che alcuni ragazzi non si

assumano responsabilità, non inizino nemmeno a lottare, ad agire; si fermano nell’inedia, nella passività. Ciò che più impensierisce è la sensazione di vuoto; come se la paura li disorienti talmente tanto da non saper da che parte iniziare, allora non resta che rimanere fermi, sospesi. Si mimetizzano risparmiando forze ed energie, sembrando pigri e irresponsabili. Alcuni sentono di non funzionare bene e hanno atteggiamenti di demotivazione, di ritiro. Ma non è così, sono sgomenti. Sentono gli adulti vicini ma nello stesso tempo lontani perché impotenti, preoccupati. Solitamente come medico mi capita di intervenire quando il problema appare evidente nei vari contesti, scuola, casa, ambiente sociale, ed è necessario intervenire. D’altro canto ci sono situazioni di disagio in cui non possiamo intervenire perché non sono portate a nostra conoscenza. Segnali di disagio si manifestano attraverso forme di depressione, disturbi d’ansia e fobie, disturbi psicosomatici e disturbi del sonno o dell’alimentazione. In questo clima d’incertezza è ancora più difficile essere genitori di adolescenti, è una prova ancor più faticosa ma è doveroso prevenire difficoltà più grandi. È necessario definire un compito chiaro e preciso; qualunque sia la meta senza un suo significato perderà valore e non costituirà una sfida. L’obiettivo deve essere misurabile e raggiungibile seppur stimolante, con i ragazzi occorre lavorare con uno sguardo al futuro ma restare sull’immediato. Ci si dovrebbe ricordare di lodare l’adolescente in pubblico e criticarlo in privato e abituarsi a farlo con poche parole, separando l’errore dalla persona, tenendo a mente che attraverso le fasi di rivolta in cui l’adolescente è teso a stupire e ad affermare Se, lentamente allenterà le tensioni e accetterà un confronto fino a ridimensionare il suo giudizio, fino a far tacere i tumulti che lo investono e a stabilire un accomodamento interno necessario a ripartire per una nuova fase di vita in cui non crederà più di poter riorganizzare il mondo ma comincerà a organizzare il suo piccolo mondo, Se.

Dott.ssa Cristina Albertini luglio, agosto 2013: 37


uricemia

Acido Urico, un inisidioso nemico della salute Si tratta di una sostanza chimica organica di origine naturale che si forma negli organismi viventi superiori come sottoprodotto nel metabolismo

L’

acido urico è un acido organico, presente nel plasma normale in concentrazioni variabili da 4 a 6 mg/dl. Viene prodotto dal metabolismo delle proteine animali (purine) attraverso le tappe ipoxantina - xantina ad opera dell’enzima xantino-ossidasi. è prodotto anche nel fegato in presenza di fruttosio e dell’enzima fruttochinasi. I suoi valori plasmatici sono regolati dai reni, attraverso i quali l’acido urico viene filtrato (dai glomeruli) e riassorbito o secreto (dai tubuli) .

Cosa pensa la gente dell’acido urico (inchiesta su pazienti ambulatoriali) La maggior parte degli intervistati (60 %) lo collega all’alimentazione (“troppe proteine animali”) o lo ritiene responsabile di una malattia molto dolorosa: la gotta. Una piccola percentuale di intervistati (10 %) lo collega anche alla possibile comparsa di calcoli renali (calcolosi uratica). Ma il 30 % degli intervistati non sa nulla dell’acido urico perché “non si trova mai fra gli esami di laboratorio chiesti dal medico di base” . Le più comuni cause dell’aumento della sua concentrazione nel plasma (Iperuricemia) sono: - cause genetiche o congenite (10 %): inadeguata escrezione renale di ac. urico per ridotto numero di glomeruli alla nascita o per eccessivo riassorbimento dell’acido da parte dei tubuli ; 38: luglio, agosto 2013

- eccessivo consumo di proteine animali (20 %): soprattutto quelle più ricche di purine; - effetti secondari di farmaci non chemioterapici (40 %): diuretici, beta-bloccanti, ACEI, aspirinetta (e altri ancora) inibiscono parzialmente l’escrezione tubulare renale di acido urico; - eccessivo consumo di cibi e bevande contenenti fruttosio (30 %). In USA, uno studio eseguito su oltre 15.000 soggetti, seguiti per 9 anni, ha documentato il significativo aumento del rischio di sviluppare iperuricemia maggiore di 6 mg/dl in quelli che consumavano ogni giorno più di una bevanda dolcificata con fruttosio.

Prof. Giuseppe Maschio


Iperuricemia e gotta Quando la concentrazione di acido urico nel plasma supera 9-10 mg/dl, l’acido può dissociarsi nei suoi sali, i quali si trasformano in cristalli di urato di sodio. Questi cristalli si depositano nelle membrane (sinovie) che rivestono le parti interne delle articolazioni. Fra le più colpite il piede, il ginocchio e la mano. I cristalli sono agenti che stimolano l’infiammazione articolare acuta, clinicamente molto dolorosa e invalidante. La terapia degli attacchi di gotta si basa sull’uso di antiinfiammatori, colchicina e cortisone.

Calcoli di acido urico

: calcoli di acido urico.

Iperuricemia e calcolosi renale La formazione di calcoli di acido urico dipende in buona parte dalla presenza di iperuricemia (maggiore di 6-7 mg/dl) e di aumentata escrezione di acido urico nelle urine (maggiore di 750 mg / 24 ore). Sono altrettanto importanti almeno altri due fattori: l’eccessiva concentrazione e l’eccessiva acidità delle urine. Infatti, i sali di acido urico precipitano soltanto ad un pH urinario inferiore a 5.5.

Negli stessi individui era aumentata anche la prevalenza di ipertensione arteriosa e insufficienza renale. Nel fegato, il fruttosio - attraverso una serie di reazioni enzimatiche - viene trasformato in acido urico. Lo zucchero da tavola (saccarosio) è composto per il 50 % da glucosio e per il 50 % da fruttosio. La percentuale di fruttosio è molto più Profilassi dietetica della calcolosi uratica alta nello zucchero “commerciale”: sciroppi, be- Ecco alcuni consigli: vande dolci, marmellate, gelatine, yogurt, dolciu- - aumentare l’ apporto idrico a 1.5-2.0 l/die mi, succhi di frutta. Negli USA, dal 1966 al 2001 il - mantenere il peso corporeo, o cercare di ridurlo se consumo pro-capite di fruttosio è aumentato da 0 a in eccesso limitare il consumo di proteine animali 29 Kg/anno. Analoghi aumenti si stanno registran- - preferenza (limitata) al pesce o alle carni “bianche” do in tutto il mondo. Il fruttosio può aggiungere la - limitare il consumo di grassi e di zuccheri (saccasua azione a quella dello zucchero nel provocare la rosio) comparsa di diabete. La vendita di bevande dolci- - aumentare l’ apporto di fibre vegetali ficate con fruttosio è stata recentemente ostacolata - aumentare il pH urinario - mediante aumento della tassazione statale - negli - 2 spremute di arancia al giorno. USA, in Francia, in Scozia e in Danimarca. Anche Terapia della calcolosi uratica in alcune Regioni italiane (Molise, Sicilia) le bevan- La terapia medica della calcolosi uratica prevede il rischio de di dolcificate eventi cardiovascolari – ada parità di Scuole. valori di uricemia -­‐ è sono state bandite tutte le l’uso di farmaci che riducono la sintesi di acido urito negli uèomini chiaro che il problema non sono le bevande, ma il co ma soprattutto la limitazione di quei farmaci che fruttosio che viene aggiunto: ogni succo o bevanda ne aumentano la produzione: fra questi, quasi tutti ne contiene da 8 a 12 g per 100 g di prodotto. Una i diuretici, alcuni antiipertensivi, antiinfiammatori, lattina può contenere anche 35 grammi di fruttosio! immunodepressivi. La terapia chirurgica è di competenza degli specialisti urologi. luglio, agosto 2013: 39


Dal grafico si evince rischio di eventi cardiovascolari, a parità Figura 2 : il rischio di ecome venti ilcardiovascolari – a parità di valori di uricemia -­‐ è di valori di uricemia, è più elevato negli uomini più elevato negli uomini

Iperuricemia e ipertensione arteriosa La cronica iperuricemia modifica i sistemi di regolazione della pressione arteriosa, stimolando i fattori che l’aumentano e inibendo quelli che la riducono. Per questi motivi, è strettamente collegata all’ipertensione in tutti gli studi clinici epidemiologici. Inoltre, l’iperuricemia costituisce un fattore di aggravamento dell’ipertensione perché facilita i danni ai suoi organi-bersaglio: cuore, reni, arterie.

Iperuricemia e malattie cardiovascolari La cronica iperuricemia provoca ipertrofia delle cellule muscolari cardiache. Inoltre, lede lo strato interno (“endotelio”) delle arterie coronarie, facilitando la comparsa di angina e/o infarto, e stimola la sintesi di agenti infiammatori diretti al sistema di regolazione dei battiti cardiaci, provocando importanti disturbi del ritmo cardiaco. Per valori di uricemia superiori a 5.0 mg/dl nelle donne, e a 6.0 mg/dl negli uomini, il rischio di eventi cardiovascolari gravi aumenta del 20 % per ogni mg in più di uricemia. Per esempio, valori di uricemia di 7.0 mg/dl nelle donne e di 8.0 mg/dl negli uomini comportano un aumento del rischio dal 20 al 40 %. Iperuricemia e insufficienza renale Quando i livelli ematici di acido urico aumentano rapidamente fino a superare 9 mg/dl, i suoi cristal40: luglio, agosto 2013

li possono depositarsi nei tubuli renali, danneggiandone le funzioni. Si verifica quindi un quadro di insufficienza renale acuta con riduzione della diuresi, ipertensione arteriosa, accumulo nel sangue di sostanze tossiche, danni acuti dei polmoni e del cuore. Questo quadro di solito migliora con la terapia medica e nefrologica. Solo raramente è necessario ricorrere a qualche seduta di dialisi per “sbloccare” i reni. L’iperuricemia cronica danneggia tutte le componenti anatomiche dei reni, in particolare le arterie di piccolo calibro, i glomeruli e gli spazi interstiziali. Le conseguenze sono: ipertensione arteriosa associata ad aumenta escrezione renale di proteine (“proteinuria”) ; anemia ; progressivo aumento della creatinina nel siero. La terapia delle complicanze cardiovascolari e renali dell’iperuricemia si basa sulle misure dietetiche già indicate per la calcolosi e sull’uso di farmaci capaci di inibire la sintesi dell’acido urico: Allopurinolo, Febuxostat. Consigli pratici - se nella vostra famiglia ci sono stati episodi di gotta oppure di calcolosi renale uratica - se siete in terapia con antipertensivi Beta-bloccanti, da soli oppure associati a diuretici, o con aspirinetta - se la vostra alimentazione è ricca di proteine animali oppure di dolci (cibi o bevande) la soluzione è di chiedere al vostro medico di inserire l’ uricemia fra gli esami di laboratorio: valori superiori a 5.0 mg/dl nelle donne e 6.0 mg/dl negli uomini possono richiedere di modificare la terapia in atto oppure di aggiungere farmaci che correggono l’iperuricemia.

Prof. Giuseppe Maschio Nefrologo fondatore della rete di emodialisi nella provincia di

Verona e della scuola nefrologica di Verona


speciale CONVEGNO “Ferite aperte” - 7 settembre 2013

FERITE APERTE

La psicoanalisi a confronto con le radici della violenza

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abato 7 settembre, presso Giardino Giusti, si terrà un’importante evento intitolato: “FERITE APERTE, La psicoanalisi a confronto con le radici della violenza”. L’evento è organizzato e promosso dall’Associazione di Psicoterapia e Psicologia Clinica il Corpo Specchio in collaborazione con Verona InForma magazine. Hanno patrocinato l’evento: Comune di Verona, ULSS 20, Federfarma Verona, Sanità del Veneto. L’obiettivo della giornata è quello di approfondire ed analizzare, a partire da una prospettiva psicologica-psicoanalitica, una tematica di grande attualità: la violenza appunto. Tra gli ospiti più attesi vi sarà Stefano Bolognini, presidente uscente della Società Psicoanalitica Italiana, appena insediato alla guida della storica e prestigiosa International Psychoanalytical Association (IPA). Il Dott. Bolognini è il primo italiano a ricoprire la carica di presidente dell’IPA, la società psicoanalitica più importante al mondo, quella per intendersi fondata da Sigmund Freud nel 1910. Bolognini, con la sua presenza, desidera, da un lato, portare un contributo alla comprensione del tema del convegno, dall’altro, riaffermare il valore del trattamento psicoanalitico come risposta al disagio e alla sofferenza. Scrive Bolognini in un recente articolo comparso su Repubblica: “Oggi la psicoanalisi non è alla vigilia della sua scomparsa, ma è anzi decisamente viva. La sua sfida attuale è quella di contrastare nuove forme di attacco alla capacità di pensare e alla relazione tra le persone, che caratterizzano la nostra epoca.

PROGRAMMA giornata 9.00 - 13.00: Prima parte del Convegno: “FERITE APERTE, La psicoanalisi a confronto con le radici della violenza” (evento a pagamento, iscrizione obbligatoria) 13.00: Inaugurazione della mostra di Agron Hoti (ingresso gratuito e libero) 13.00 - 17.30 Seconda parte del Convegno 18.30 - 20.00 Conferenza: “LA VIOLENZA SULLE DONNE” (ingresso gratuito, iscrizione obbligatoria) 20.00 - 20.15: Presentazione dello Studio di Psicologia di Palazzo Giusti 20.15: Aperitivo presso il parco di Giardino Giusti Per ulteriori informazioni e modalità di partecipazione segue approfondimento dei singoli eventi.

Gli esseri umani sono invitati in vari modi, impliciti ed espliciti, ad evitare il contatto con sé stessi, a coltivare illusioni di onnipotenza e di totale autodeterminazione, ad identificarsi attraverso i media con idoli o gruppi idealizzati, a ritirarsi nell’uso della tecnologia virtuale, a previlegiare le difese maniacali considerando l’euforia e il piacere le uniche condizioni degne e normali della vita. (…). Quello che oggi va difeso, come assolutamente centrale, è il fattore umano e – anche nelle patologie più gravi ogni residuo frammento di speranza”. Il Dott. Bolognini, aprirà e chiuderà la giornata con due diversi interventi: la presentazione di un caso clinico dal titolo “Le ferite di Wilma” e una relazione teorico-divulgativa sulla violenza contro le donne.


speciale CONVEGNO “Ferite aperte” - 7 settembre 2013

Il convegno

PROGRAMMA convegno

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a giornata di sabato 7 si aprirà calle ore 9 circa con il convegno: “Ferite aperte”. Nel corso dell’evento Stefano Bolognini (nella foto), presidente dell’IPA, e altri autorevoli psicoanalisti si confronteranno sul tema della violenza. La giornata di studio è rivolta ai professionisti che operano nel campo della salute mentale (psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, psicoanalisti) e si articolerà in due tavole rotonde a cui parteciperanno: Maurizio Baciga (Psicoanalista SPI, IPA) Claudia Bartocci (Psicoanalista ASP, IFPS, Vicepresidente Corpo Specchio Verona) Mariella Beduschi (Psicoterapeuta ASP, IFPS, Associazione Psicoanalisi e Ricerca Verona) Marco Conci (Psicoanalista DPG, SPI, IPA) Presidente Corpo Specchio Verona) Maria Vittoria Costantini (Psicoanalista SPI, IPA, Presidente Centro Veneto di Psicoanalisi) Graziano De Giorgio (Psicoanalista SPI, IPA) Cristina Faccincani (Psicoanalista Istituto “Gaetano Benedetti”, IFPS) Maurizio Freschi (Psicoanalista BPS, IPA, Presidente Itinerari Psicoanalitici, Verona) Gianfranco Nicolussi (Psicoanalista SPI, AFT APA, IPA) Fausto Petrella (Psicoanalista AFT SPI, IPA) Luca Ravazzin (Psicoterapeuta, Presidente Associazione Veronese Psicoterapia Psicoanalitica) Sarantis Thanopulos (Psicoanalista AFT SPI, IPA). Gli interventi, che affronteranno il tema della violenza a partire da diversi aspetti della teoria, della tecnica e della clinica psicoanalitica, saranno intervallati da ampi spazi di dibattito al fine di favorire un confronto aperto e approfondito con il pubblico.

09.00 Registrazione partecipanti 09.45 Introducono la giornata Claudia Bartocci, Marco Conci, Luca Ravazzin 10.00 TAVOLA ROTONDA- Chairman Claudia Bartocci, Maurizio Freschi, Stefano Bolognini Le Ferite di Wilma, Marco Conci Discussant 11.00 Pausa 11.15 Maria Vittoria Costantini Il dolore di sparire senza mai essere esistiti 11.45 Graziano De Giorgio Ferite prenatali e organizzazioni somatopsdichiche 12.15 Discussione con i partecipanti 13.00 Conclusioni 14.00 TAVOLA ROTONDA - Chairman Mariella Beduschi, Luca Ravazzin, Fausto Petrella Violenza e storia: un problema psicoanalitico Cristina Faccincani Discussant 15.00 Saratis Thanopulos Il desiderio violato 15.30 Pausa 15.45 Gianfranco Nicolussi La violenza primaria in Winnicott 16.15 Maurizio Baciga Il passato che non passa: attualizzazione del trauma in un caso psichiatrico forense 16.45 Discussione con i partecipanti 17.30 Conclusioni La partecipazione al convegno prevede l’iscrizione e il versamento della quota di partecipazione. Per informazioni telefonare allo 045 8013574 oppure mail a: info@corpospecchio.org, lravazzin@libero.it, claudiabartocci@libero.it


speciale CONVEGNO “Ferite aperte” - 7 settembre 2013

La mostra

La conferenza

stimolare ulteriormente i partecipanti alla giornata vi saranno le opere di Agron Hoti (nella foto), artista albanese che dal 2002 vive e lavora a Verona. Nel corso degli anni, attraverso un’appassionata attività di ricerca, svolta presso il suo atelier sito in Via S. Chiara, Hoti è arrivato a sviluppare uno stile personale che si esprime in particolare nella realizzazione di collage, elaborati mediante una tecnica del tutto originale e molto caratterizzante. Opere astratte dove il colore è sostituito dalle immagini, che accostate per “libere associazioni” danno vita a complesse trame narrative sulle più diverse tematiche. Questa nuova tecnica di collage ha permesso all’artista di farsi conoscere nel panorama nazionale e internazionale. Nella cornice di Giardino Giusti l’artista sarà presente con diverse opere di ispirazione psicologica. Particolare risalto verrà dato alla presentazione del trittico dedicato a Sigmund Freud, una sorta di biografia per immagini che ripercorre la storia della psicoanalisi e in particolare del suo fondatore rispettando la tripartizione temporale proposta dal più importante biografo di Freud, Ernest Jones. Un tributo al padre della psicoanalisi che l’artista sente come dovuto. Afferma Hoti: “Ho sempre apprezzato il lavoro fatto da Freud per andare sotto la superfice ad indagare le forze irrazionali che governano la nostra vita. Ritengo che la psicoanalisi sia uno dei più importanti, se non il più importante, sistema di pensiero che ha condizionato il clima culturale, artistico e filosofico del XX secolo. Non c’è dubbio inoltre, come afferma Freud, che l’arte sia il più straordinario strumento di sublimazione delle passioni umane. Ed è proprio per questo che da sempre ritengo che lo spazio che una società riserva all’arte sia davvero la misura della sua salute… soprattutto mentale”. è possibile accedere alla mostra dalle 9.00 alle 20.30, l’ingresso è libero e gratuito.

a giornata si concluderà alle ore 18.30 circa con una conferenza su una tematica ormai sempre più drammaticamente attuale: la violenza sulle donne. Relatore della serata sarà Stefano Bolognini, presidente dell’International Psychoanalytical Association. Il suo intervento sarà introdotto e commentato da due autorevoli psicoanalisti: il Dott. Maurizio Freschi e dal Dott. Marco Conci. Il vertice dal quale verrà analizzato questo delicato argomento sarà quello psicologico-psicoanalitico; gli interventi manterranno tuttavia un taglio divulgativo. La serata, infatti, è rivolta alla cittadinanza veronese in una prospettiva di sensibilizzazione e prevenzione. La conferenza è stata organizzata con il patrocinio di Regione Veneto, ULSS 20, Assessorato al Sociale del Comune di Verona e Federfarma Verona. Partner dell’evento: AMIA Verona, Il Buon Gusto Veneto e Just Italia. L’ingresso è gratuito ma l’iscrizione è obbligatoria.

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Per iscrizioni mail a: info@corpospecchio.org, lravazzin@libero.it, claudiabartocci@libero.it


speciale CONVEGNO “Ferite aperte” - 7 settembre 2013

Associazione Il Corpo Specchio

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lla fine della giornata un breve spazio verrà riservato alla presentazione dell’Associazione promotrice della giornata “Ferite Aperte”, l’Associazione di Psicoterapia e Psicologia Clinica il Corpo Specchio. L’Associazione, attiva dal 2011, è nata allo scopo di promuovere lo studio, la ricerca e la diffusione della psicoterapia. Oltre a fornire uno spazio di formazione permanente per i soci, Il Corpo Specchio si occupa di promuovere nella popolazione una corretta conoscenza della psicoterapia. L’Associazione inoltre, attraverso i professionisti che la costituiscono, è in grado di offrire una prima accoglienza alle persone in condizione di disagio psicologico o a coloro che, a vario titolo (famigliari, educatori, insegnati) si confrontano con situazioni di sofferenza. Per lo svolgimento dell’attività clinica, sia diagnostica che terapeutica, l’Associazione fa riferimento al gruppo di professionisti che condivide gli studi di Giardino Giusti. Il gruppo di lavoro di Giardino Giusti è costituito da psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, psicoanalisti, che hanno deciso di collaborare in virtù delle loro diverse competenze e percorsi di formazione. Ne è scaturito un modello di intervento condiviso basato sull’esperienza maturata nei molti anni di attività clinica e sul continuo aggiornamento for-

nito dall’Associazione stessa. L’inizio del percorso di ciascun paziente è sempre un colloquio con un clinico. Lo scopo è quello di formulare una diagnosi e un eventuale indicazione di trattamento. La struttura clinica dello studio è costituita da Servizi creati per poter fornire le risposte più adeguate alle diverse problematiche: Servizio Diagnostico, Servizio di Psicofarmacologia, Servizio di psicoterapia per adulti, Servizio di psicoterapia per adolescenti e famiglie, Servizio di psicoterapia per coppie, Servizio per il trattamento dei disturbi alimentari. Per informazioni telefonare allo 045 8013574 oppure scrivere a info@corpospecchio.org


Nell'ambito delle iniziative "anti crisi" rivolte alle famiglie, VALPOLICELLA BENACO BANCA ha aderito a due importanti iniziative: “Fondo di credito nuovi nati”, per l'erogazione di finanziamenti a favore delle coppie con nuovi nati o figli adottati negli anni 2012, 2013 e 2014

Caratteristiche del finanziamento “Fondo Nuovi Nati” Valpolicella Benaco Banca Tipologia: Mutuo chirografario Importo: non superiore a 5.000 € Durata: non superiore ai 5 anni Tasso: pari tasso BCE (attualmente 0,75%) Penale di estinzione anticipata: gratis Spese di incasso rata: gratis Spese di istruttoria: gratis Dati riferiti a gennaio 2013

un sostegno rivolto alle famiglie che intraprendono il e Mutuo ad8 difficile cammino dell´adozione internazionale. Caratteristiche del finanziamento “ad8” Valpolicella Benaco Banca

Tipologia: Mutuo chirografario Importo: non superiore a 10.000 € Durata: non superiore ai 5 anni Tasso: pari tasso BCE (attualmente 0,75%) Penale di estinzione anticipata: gratis Spese di incasso rata: gratis Spese di istruttoria: gratis Dati riferiti a gennaio 2013

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cardiologia

Quando il cuore fa “bum...bum...bum” Tutto il funzionamento cardiaco è governato da impulsi elettrici intrinsechi del cuore che ne permettono l’attivazione e la regolazione

U

no dei segnali con cui il cuore si fa sentire è il cardiopalmo che definisce la sensazione di un accelerazione dei battiti cardiaci. Dal punto di vista clinico l’aumento dei battiti cardiaci sopra i 100 al minuto viene definita tachicardia. Distinguiamo, quindi, il termine cardipalmo che è un sintomo e tachicardia che è un registrabile aumento dei battiti cardiaci. Le tachicardie sono una grande famiglia che và da situazione assolutamente benigne a situazioni patologiche gravi. Come sappiamo il cuore risponde agli stimoli esterni aumentando la sua frequenza o per un’emozione forte

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o per uno sforzo od anche per esempio in corso di febbre o lare malattie estranee al cuore. Dobbiamo, quindi distinguere quello che è un aumento “normale” o fisiologico da quello patologico. Il battito cardiaco si origina da uno stimolo “ elettrico” prodotto da alcune cellule specifiche posizionate nell’atrio dx (nodo seno atriale) e poi attraverso circuiti appositi viene trasmesso prima agli atrii e poi giunge e si concentra nel nodo atrio-ventricolare da dove poi scende ai ventricoli. Questo stimolo permette la contrazione delle cellule muscolari dei ventricoli e quindi all’espletamento delle sue funzioni e, nella normalità viene definito come ritmo sinusale.


Bisogna segnalare, però, che anche se lo stimolo corretto nasce nei punti sopra descritti, tutti i circuiti “elettrici” del cuore possiedono delle cellule in grado di produrre stimoli (cellule Pace Maker). Possiamo quindi dividere le tachicardie in: - sinusali: l’accelerazione secondo normali funzioni od indotto dagli stimoli esterni o malattie non intrinseche del cuore; - sopraventricolari: che partono dagli atrii del cuore e sono patologiche, raramente pericolose; - ventricolari: che nascono dai ventricoli , dovute a importanti patologie cardiache spesso pericolose ed in alcuni casi mortali. I sintomi percepiti, oltre al cardiopalmo, possono essere astenia (stanchezza anomala), vertigini, dolori toracici, sensazione di svenimento, costrizione alla gola. Per comprendere il tipo di tachicardia in corso l’ideale è eseguire un elettrocardiogramma nel momento dell’insorgenza del sintomo. Se questo non è praticabile si può monitorare il ritmo cardiaco nelle 24-48 ore attraverso una registrazione esterna e portatile chiamata ECg dinamico secondo Holter che attraverso pochi elettrodi applicati sulla pelle registra una traccia ecg per tutto il giorno su un “scatolina “ non più grande di un cellulare e appesa al collo o alla cintura . Meno frequenti sono disponibili anche i “Loop Recorder” esterni, ovvero sistemi tipo il precedente ma che si attivano su comando del paziente, facili da usare e portabili anche per 7 giorni. Infine esistono anche , ma in casi estremamente selezionati, il “loop recorder “ impiantabili sottocute. Le tachicardie sinusali sono solitamente benigne e rappresentano semplicemente la reazione a stimoli esterni al cuore di qualsiasi tipo, emozioni, paure, sforzi, stress vari ma , in alcuni casi possono anche essere sintomo di anomalie ormonali tipo ipertiroidismo, disionie (perdita di Sali minerali), anemia di qualsiasi origine, ipotensione. In questi casi è importante escludere da parte del medico non tanto un problema intrinseco del cuore (raro) ma ricercare e curare la causa esterna mediante un’anamnesi accurata, esami ematochimici ed eventualmente un Ecg dinamico. Le tachicardie sopraventricolari (TSV) rientrano invece in patologie proprie del cuore. Si possono dividere in regolari (comunemente chiamate TPSV) ed irregolari (es: fibrillazione atriale). Le TSV regolari originano da circuiti di conduzione alternativi che prendono il sopravvento a quello normale accellerando la velocità del ritmo. Sono più

frequenti nei giovani ed in particolare donne, hanno solitamente insorgenza improvvisa, come accendere un interruttore, durata variabile da pochi secondi ad ore ed in alcuni casi passano solo mediante farmaci o “manovre vagali” (manovre esterne per stimolare il sistema nervoso parasimpatico modulatore del ritmo cardiaco). Le terapia per queste aritmie sono solitamente per la fase acuta ma se vi sono molti episodi durante l’anno si può decidere per una terapia farmacologica cronica medianti antiaritmici. Tra le TSV irregolari la più comune e rappresentata è la fibrillazione atriale che si manifesta come una caotica attività degli atri tanto veloce da non farli contrarre e i cui stimoli solo in parte si trasmettono ai ventricoli. Tale aritmia, molto comune nelle persone di media età e anziani, si manifesta con i sintomi classici del cardiopalmo sopracitati solo quando la frequenza dei ventricoli rimane elevata. Inoltre, in considerazione anche della tipologia dei pazienti, può portare anche a scompenso cardiaco. In queso caso gli atri, come detto, sono praticamente immobili non si contraggono facendo si che se tale situazione permane per più di 24-48 ore si possono formare dei coaguli si sangue. Quando poi l’atrio ricomincia a contrarsi spontaneamente o per le terapia eseguite questi coaguli possono muoversi e finire anche al cervello causando gli “Ictus cardioembolici”. In caso di fibrillazione atriale , quindi, se da un’anamnesi attenta risulta insorta entro le 24 ore può essere trattata anche in Pronto soccorso mediante infusione di farmaci antiaritmici o mediante Cardioversione elettrica, cioè una scossa esterna, previa sedazione profonda, che resetta il sistema di conduzione e che, per le sue proprietà intrinseche lo fa ripartire regolare. Solitamente dopo un episodio di fibrillazione atriale viene impostata una terapia antiaritmica cronica e se vi è un rischio di recidiva anche una terapia anticoagulante per evitare la formazione di trombosi. luglio, agosto 2013: 47


Questa tachiaritmia è spesso recidivante e solitamente dopo molti eventi si può decidere di cronicizzarla mantenendo controllata la velocità (fattore che dà i sintomi e i problemi) e il rischio trombotico. Le Tachicardie ventricoli sono solitamente espressione di patologie più importanti sia intrinseche (infarti, anomalie dei tessuti muscolari) che estrinseche al cuore (intossicazioni, disonie). Nascono appunto dal ventricolo e in alcuni casi possono portare anche all’arresto cardiaco. I sintomi sono più marcati che negli altri casi e spesso portano se sostenute alla perdita di coscienza. Se sostenute vanno trattate con urgenza mediante farmaco o cardioversione elettrica. Vanno stabilizzate determinando al causa e impostando terapie. Molte di queste meritano un approfondimento specifico. Cardioversione elettrica L’elettrofisiologia, che è la branca della cardiologia che si interessa del sistema elettrico del cuore, ha sviluppato tecniche sempre più avanzate e moderne di trattamento delle aritmie affiancando alla solo terapia farmacologica, non sempre efficace e non priva di effetti collaterali, la terapia ablativa mediante radiofrequenza o crioterapia. Si tratta di tecniche invasive in grado di testare mediante cateteri introdotti nelle cavità cardiache le vie di conduzione, accertare la presenza di anomalie (studio elettrofisiologico) ed eliminarle mediante mi-

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crobruciature mirate (ablazione) ad interrompere gli stimoli anomali. Queste nuove tecniche vanno messe in atto solo in casi selezionati da esperti in quanto, non essendo scevre da rischi , devono essere eseguite in sicurezza. Le indicazioni, quindi per eseguire queste procedure devono essere rispettate, il rischio/beneficio deve essere ampiamente a favore del beneficio, eseguito da personale esperto dopo completa informazione al paziente. Queste procedure pseudochirugiche possono essere applicate alle tachicardia sopraventricolari ed in alcuni casi a quelle ventricolari. Bisogna però altresi essere consci che non sempre tali procedure sono definitive ma necessitano di più sedute e non sempre eliminano definitivamente la terapia. Come si può notare anche il campo delle tachicardie in cardiologia è molto complesso e variegato, ognuno dei punti toccati meriterebbe un approfondimento specifico. Negli altri capitoli della cardiologia ogni singolo caso è a se stante ed ogni decisione di trattamento va discussa e valutata con uno specialista del settore, che eseguendo una valutazione globale del paziente e dei suoi rischi può proporre e prescrivere la terapia più idonea. Dott. Paolo Tosi UOC di Cardiologia Ospedale “ Mater Salutis “ Legnago


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defibrillatore

Quell’improvvisa scossa al cuore Considerando che oltre il 75% degli arresti cardiaci avviene in ambiente extraospedaliero, l’attivazione precoce delle manovre di rianimazione cardiopolmonare e di defibrillazione cardiaca aumenta la possibilità di sopravvivenza

..tuttavia nel profondo del suo cuore sapeva di sentirsi una ribelle... aveva percepito un’elettrizzante scossa di consapevolezza...”.

Così recita un passo di un contemporaneo romanzo di Jill Shalvis “Scossa al cuore”. Ma una scossa al cuore corrisponde a un alito di vita anche in un contesto meno romantico, parliamo della defibrillazione precoce, termine di difficile pronuncia che sempre più spesso sentiamo menzionare. Cerchiamo di capire allora di cosa si tratta e per farlo iniziamo con una premessa molto importante, che ci fa capire l’importanza di una pratica salvavita che ormai in tutto il mondo è diffusa tra i “comuni cittadini” e non più manovra a disposizione di specialisti sanitari. Contrariamente a quanto siamo portati a pensare, l’arresto cardiorespiratorio improvviso è una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati, colpisce spesso persone che fino a quel momento hanno goduto, almeno apparentemente di buona salute, non hanno presentato alcun “sintomo premonitore” che abbia fatto pensare ad una malattia cardiaca. La stima di pazienti colpiti in Italia é di circa 58000 all’anno, equivalenti a 156 al giorno uno ogni 9 minuti! Le cause sono dovute ad alterazioni del ritmo cardiaco che fanno perdere al cuore la capacità di svolgere il suo compito di “pompa meccanica” e il sangue non viene quindi più spinto, attraverso i vasi, verso i tessuti di tutto il corpo, non si ha più così un adeguato apporto di ossigeno, soprattutto al cervello ed al cuore stesso; la persona colpita cade a terra inco-

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sciente e, se non si interviene adeguatamente, muore entro 10 minuti. Nel 65% dei casi l’alterazione del ritmo che ferma la pompa cardiaca è un’aritmia cardiaca chiamata fibrillazione ventricolare, la persona che ne viene colpita può essere salvata solo se si pratica subito un massaggio cardiaco e si eroga una scarica elettrica sul torace con un defibrillatore, questo produce un reset al sistema elettrico del cuore, simile all’effetto che si ha quando si stacca la spina ad un computer impazzito... questo “silenzio elettrico” fa ripartire il segnapassi naturale che è presente all’interno del cuore e la pompa cardiaca riprende a funzionare normalmente. Fino a qui sembrerebbe semplice la soluzione, il vero problema sta nel fatto che per ogni minuto trascorso dall’arresto cardiaco decade del 10% la possibilità di intervenire con la “scossa” e, dopo 10 minuti la fibrillazione ventricolare scompare e non si ha più alcuna attività elettrica ma resta solo una linea piatta che non è più correggibile se non con farmaci e, comunque, 10 minuti di mancanza di ossigeno al cervello provocano danni irreversibili. Considerando che oltre il 75% degli arresti cardiaci avviene in ambiente extraospedaliero, la letteratura internazionale si è trovata concorde sul fatto che l’attivazione precoce delle manovre di rianimazio-


ne cardiopolmonare e di defibrillazione cardiaca aumenta la possibilità di sopravvivenza quanto più precocemente si è intervenuti. Aspettarsi soccorsi di un’ambulanza con un’equipe sanitaria del 118 a bordo quasi sempre non è sufficiente, in quanto i tempi di intervento, dal momento del riconoscimento del l’arresto cardiaco fino alla prima scarica elettrica da parte degli operatori, supera di gran lunga i fatidici 10 minuti. Da qui si capisce l’importanza di insegnare a tutta la popolazione quali siano le manovre da mettere in atto subito: la rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione, definite “precoci” proprio perché devono essere tempestive! Negli ultimi dieci anni la legislazione italiana, spinta anche dai casi di cronaca di morti cardiache improvvise anche tra personaggi famosi apparentemente sani, ha imposto il possesso e l’utilizzo dei defibrillatori semiautomatici a tutte le associazioni sportive, professioniste e dilettantistiche, con obbligo di adeguamento anche durante gli allenamenti entro settembre 2013 per le prime ed entro gennaio 2015 per le seconde. Molte associazioni sportive non agonistiche hanno quindi tirato un sospiro di sollievo constatando di avere ancora molti mesi davanti prima di dover affrontare una spesa che ritenevano onerosa; probabilmente si sentirebbero tranquillizzati dal fatto che l’acquisto di un defibrillatore semiautomatico non é così impegnativa. Andrebbe invece considerata la fondamentale importanza dell’utilizzo di questo strumento nei primissimi minuti dall’evento infausto, l’inserimento di un DAE (defibrillatore semiautomatico esterno) e un’adeguata formazione dei suoi potenziali utiliz-

zatori, diventa un’opportunità da non perdere non solo per le società sportive, ma anche per le imprese, per gli ambienti pubblici, gli ambulatori medici, le farmacie e comunque per tutti i luoghi ove è previsto un certo afflusso di gente, come menziona il Decreto Legislativo. Nasce in questo contesto la missione del nostro gruppo, nato dall’unione di diverse competenze professionali, a cura di specialisti che operano a livello nazionale, portando al servizio della comunità l’esperienza maturata nel corso degli anni anche in materia di sicurezza e primo soccorso. Quello che proponiamo a chi chiede il nostro aiuto lo facciamo già da molti anni e possiamo portare la nostra esperienza al servizio di quella che è stata individuata come la “fetta” più importante della popolazione, individuata prima di tutto dalla letteratura internazionale, poi dagli organi di legge, che sarà formata ad intervenire con il defibrillatore in caso di morti cardiache improvvise. La formazione è ad opera di istruttori con esperienza decennale in materia di rianimazione e defibrillazione, certificati dai maggiori organi internazionali (IRC ed AHA) e con esperienza in ambito di emergenza territoriale, il cui obiettivo è quello di veder realizzato il sogno di un compito che portano avanti da più di un decennio: diffondere la cultura dell’emergenza e di assicurare a chiunque una “chance” grazie alla massima diffusione della defibrillazione precoce. Uno degli aforismi che ha ispirato la nostra mission é: “La follia è continuare a fare le stesse cose ed aspettarsi risultati diversi”, un pensiero di un grande uomo che vorremmo portare avanti nell’intento di apportare un piccolo contributo per la riuscita di quello che riteniamo un progetto ambizioso: riuscire a far capire l’importanza di un alito di vita, una “scossa al cuore”, che ognuno di noi ha possibilità di donare a chiunque si trovi con la vita che gli sfugge tra le dita... Sapere di essere l’artefice della salvezza di un padre che torna a casa dalla sua famiglia deve essere una soddisfazione che va ben oltre un obbligo di legge. Dott. Carlo Brutto Responsabile Scientifico Anna Biasin infermiere di Area Critica, Formatore e Istruttore BLS-D Outsphera srl luglio, agosto 2013: 51


associazioni

Cilla Onlus: curare, guarire ma anche accogliere e fare compagnia Inaugurata a Verona, in Borgo Roma, la terza casa di Accoglienza dell’Associazione Cilla

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uando nelle nostre case si affaccia la malattia, oltre al dispiacere per l’ostacolo cui far fronte, siamo spesso chiamati a dover fare i conti con uno stravolgimento della nostra realtà quotidiana. Questo disagio viene acuito quando il malato deve subire un ricovero lontano dalla propria residenza. L’allontanamento da casa non solo del malato, ma anche dei suoi familiari chiamati ad assisterlo, si rivela di conseguenza un ostacolo al mantenimento delle proprie consuetudini. Insomma un vero e proprio choc sulla quo-

tidianità. Per offrire un conforto a situazioni come questa, che purtroppo rappresentano una realtà in continua crescita, l’Associazione Cilla, nata trent’anni fa dall’esperienza del dott. Rino Galeazzi, si propone come realtà in grado di dare risposte concrete. Sono 22 case di accoglienza sparse su tutto il territorio nazionale, di cui tre nella sola città di Verona, danno ospitalità ai parenti di malati ospedalizzati. Il tutto gratuitamente, perché l’Associazione Cilla fa parte delle opere sociali della Compagnia delle

Presenti all’inaugurazione, tra gli altri il Pres. 5^ Circ. Fabio Venturi, l’Ass. Anna Leso e la Senatrice Cinzia Bonfrisco

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Opere che funzionano proprio tenendo al centro l’umanità del singolo. “Siamo una goccia in un oceano di necessità - ha sottolineato il presidente nazionale di Associazione Cilla, dott. Salvatore Albanese - ma grazie all’ossigeno del 5xmille, alle donazioni, e al contributo volontario che i nostri ospiti ci vogliono lasciare, ma solo se possono, siamo in grado di offrire ospitalità e amicizia a chi deve necessariamente allontanarsi dalla propria abitazione per assistere un parente ricoverato distante da casa.” E non si tratta di una struttura di semplice affittacamere, perché nelle case Cilla i volontari presenti, davvero molti e instancabili, si alternano per fare compagnia almeno durante le ore dei pasti, agli ospiti che oltre a una casa che diventa quasi “loro”, trovano anche accoglienza e amicizia. “Cilla è il nomignolo di Maria Letizia Galeazzi, la figlia di Rino, il fondatore - ci racconta Claudio Sandrini, direttore nazionale della associazione e grazie alla sua breve ma intensa esperienza di

vita (Cilla muore poco più che adolescente in un incidente d’auto n.d.r.), passa al padre il testimone per costruire un’opera grande, di attenzione ai bisogni dell’altro. E in questo caso, una casa di amici che affronta un percorso di condivisione di dolore, insieme ai parenti di chi soffre”. Le tre case di accoglienza a Verona si trovano in via Trezza 9, in via Pomposa 32 e l’ultima inaugurata a fine maggio alla presenza della Senatrice Cinzia Bonfrisco, dell’Assessore ai servizi sociali del Comune di Verona Anna Leso e del presidente della 5^ Circoscrizione Fabio Venturi, si trova in via Monterotondo 28 ed è intitolata a Luigi e Zelia Martin, i genitori di santa Teresa di Lisieux.

Patrizia Zanetti

info: www.cilla.it luglio, agosto 2013: 53


Animali

Il caldo e la salute degli animali domestici Il Ministero della Salute ha pubblicato una guida informativa che aiuta a garantire un’estate serena ai nostri amici a quattrozampe

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l caldo eccessivo, soprattutto se associato a un alto tasso di umidità, può essere molto pericoloso per i nostri amici a quattro zampe. Durante la stagione estiva dobbiamo essere particolarmente attenti a tutelare la loro salute. Infatti, come l’uomo, anche un animale domestico in estate può andare incontro al colpo di calore o al colpo di sole che può mettere seriamente in pericolo la vita del nostro amico. È importante sapere che cani, gatti, piccoli animali d’affezione e uccelli non sudano e la loro termoregolazione avviene mediante un sistema di “raffreddamento ad aria”, che consiste nel ventilare

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con piccoli e frequenti atti respiratori, in modo da far passare velocemente l’aria sulle superfici umide del cavo orale e determinare così la dispersione del calore. Sono più predisposti al colpo di calore e al colpo di sole i cuccioli, gli animali anziani, le razze brachicefale (es. bulldog, gatti persiani ecc.), gli animali obesi e quelli affetti da malattie cardiocircolatorie e dell’apparato respiratorio. Colpo di calore Si tratta di una grave condizione patologica, che si verifica quando gli animali sono esposti a: · temperature ambientali e umidità relativa elevate


· scarsa ventilazione · situazioni di stress (spazi angusti, sforzi eccessivi). Il sistema di termoregolazione dell’animale non è più in grado di mantenere la temperatura corporea entro i limiti fisiologici e la temperatura corporea si innalza sino a 41–43°C (vedi tabella a fianco). Colpo di sole Si tratta di una grave condizione patologica che si verifica quando l’animale è esposto all’irradiazione diretta del sole, da cui non può sottrarsi perché impossibilitato a spostarsi (es. cane a catena, gabbie esposte al sole). Attenzione: - Alcuni cani si sdraiano spontaneamente sotto il sole e vi rimangono per ore, - i cani a mantello nero sono più a rischio perché il colore scuro aumenta la rifrazione dei raggi solari Raccomandazioni generali Bastano semplici ma importanti regole per passare insieme un’estate serena e in salute: - non lasciate cani, gatti e altri animali in macchina (non è sufficiente lasciare i finestrini un poco aperti e neanche parcheggiare all’ombra, perché l’abitacolo si riscalda rapidamente; inoltre l’animale con l’iperventilazione emana a sua volta calore) - non lasciate gli animali legati in luoghi esposti alla luce solare diretta · assicuratevi che gli animali abbiano sempre a disposizione dell’acqua fresca, soprattutto dopo l’esercizio fisico - evitate di portarli a spasso nelle ore più calde della giornata (fa male anche a noi!) - portare i cani in spiaggia solo se ci sono condizioni favorevoli (es. ventilazione, ombra) Se sospettate che il vostro animale presenti sintomi riconducibili al colpo di calore: - spostatelo rapidamente dal luogo in cui si è verificata l’ipertermia e portatelo in ambiente fresco e ventilato - iniziate a raffreddare il corpo con acqua di rubinetto, docce o panni bagnati sopra il collo, la testa, le orecchie, le ascelle e la regione inguinale. - evitate di usare ghiaccio o acqua ghiacciata - non fatelo bere a forza - consultate nel più breve tempo possibile un me-

dico veterinario - monitorate la situazione per le successive 24–48 h Altre regole per un’estate in salute - Fate molta attenzione a non lasciare residui di cibo nella ciotola del vostro animale, perché vengono decomposti dai batteri, che con il caldo si sviluppano velocemente e possono dare luogo a tossinfezioni alimentari anche gravi. - Dopo una passeggiata ispezionate accuratamente il mantello, le orecchie e le zampe del vostro animale per individuare la presenza di spighe di graminacee, i cosiddetti “forasacchi”, che possono provocare gravi inconvenienti. Prestate particolare attenzione ad atteggiamenti anomali come scuotimento della testa, lambimento continuo di parti del corpo e starnuti ripetuti, sintomi che possono far sospettare la loro presenza; in questi casi rivolgetevi prontamente a un medico veterinario. - L’ispezione del mantello consente anche di controllare la presenza di parassiti come zecche e pulluglio, agosto 2013: 55


ci. A scopo preventivo è fondamentale effettuare regolari trattamenti antiparassitari, secondo le indicazioni del medico veterinario, efficaci anche contro le punture del flebotomo (pappatacio). Ricordate che zecche, zanzare e pappataci possono veicolare malattie molto pericolose per il nostro animale come ehrlichiosi, rickettsiosi, leishmaniosi, filariosi. - Fate attenzione anche a quello che l’animale può ingerire durante le passeggiate in campagna, perché i terreni possono essere concimati o trattati con sostanze tossiche (diserbanti, lumachicidi) e, inoltre, possono anche essere presenti nell’ambiente resti di cibo avariato o esche avvelenate. È consigliabile non tenere gli animali in ambienti eccessivamente condizionati ed evitate gli sbalzi di temperatura. - Ricordate che prima di andare in vacanza con un animale è sempre opportuno effettuare un checkup dal medico veterinario, per assicurarsi dello stato di salute del vostro amico e verificare anche la correttezza dei richiami vaccinali e dei trattamenti antiparassitari. - Quando viaggiate cercate di evitare le ore più calde e ricordatevi di portare con voi la ciotola per l’acqua e un piccolo asciugamano per rinfrescare il vostro amico in caso di necessità. Inoltre, se viag56: luglio, agosto 2013

giate in automobile assicuratevi che la temperatura all’interno dell’abitacolo non sia né troppo calda né troppo fredda (eccessiva aria condizionata). - Cercate di guidare il più dolcemente possibile, evitando accelerazioni e frenate non necessarie. Il mal d’auto o cinetosi è un problema comune, più di quanto si possa pensare, al quale i cuccioli sono più predisposti. I segni tipici della cinetosi sono agitazione, affanno, salivazione eccessiva, eruttazione e infine vomito. Se l’animale presenta questi sintomi il medico veterinario può prescrivere farmaci efficaci, sicuri e privi di effetti indesiderati, che devono essere somministrati prima del viaggio. - Durante i viaggi lunghi fate soste regolari per fare scendere l’animale dalla macchina per sgranchirsi i muscoli e per e fare i suoi bisognini (Attenzione!! Non dimenticare di raccoglierli con gli appositi strumenti). - Se viaggiate in treno o in aereo e se il vostro viaggio non è in Italia, organizzatevi per tempo sia per quanto riguarda le profilassi sanitarie che i documenti necessari. Fonte: Ministero della Salute

Direzione Generale della sanità animale e dei farmaci veterinari

Direzione Generale della comunicazione e delle relazioni istituzionali


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FOPE INVESTIGAZIONI E SICUREZZA via Marche, 6 - 37139 Verona tel e fax +39 045 915517 fopestaff@tin.it www.fopeverona.it


AZienda ospedaliera - polizia municipale

L’Ospedale di Borgo Trento, un luogo sempre più sicuro Il piano di Sicurezza è stato studiato e redatto in collaborazione con il Comune di Verona e in particolare con la Polizia Municipale

L’

Ospedale di Borgo Trento è costituito da più padiglioni connessi tra loro da percorsi sotterranei che vengono utilizzati soprattutto per i servizi di supporto all’attività sanitaria. Percor-

si che si estendono per circa 3 chilometri e che sono accessibili da una cinquantina di ingressi, gran parte dei quali non possono essere chiusi per motivi di sicurezza legati soprattutto alla prevenzione incendi.

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Tali percorsi sotterranei rappresentano da sempre un luogo in cui la sicurezza è difficilmente gestibile in quanto aree poco frequentate sia negli orari diurni che notturni; inoltre l’attivazione del nuovo Polo Chirurgico nell’estate del 2011 - che ha comportato la dismissione di molti spazi per il trasferimento delle attività – ha esteso alcune problematiche relative alla sicurezza ad altre aree dell’Ospedale di Borgo Trento. La presenza di senza fissa dimora, i furti piccoli o anche consistenti, quali quelli del rame, che stanno interessando anche le industrie del territorio veronese, hanno portato la Direzione Aziendale ad affrontare il problema della sicurezza dell’Ospedale attivando varie iniziative. Fra queste la costituzione di un gruppo di lavoro interno denominato CHIUSURA AREE per la messa in sicurezza delle aree dismesse dall’attività istituzionale che ha proceduto in un primo momento a chiudere con murature provvisorie alcuni accessi e a installare dove possibile sbarre e lucchetti. A questo gruppo sono state affidate competenze non solo sulle aree dismesse ma anche a tutte le aree ritenute critiche dal punto di vista della sicurezza, quali sotterranei, aree non utilizzate nelle ore notturne e/o festive, etc. Un’altra azione promossa dalla Direzione Aziendale è stata di affidare al Direttore del Servizio Logistica, Economato e Gestione Clienti, un progetto con l’obiettivo di redigere un Piano della Sicurezza Interno, da applicare progressivamente alle due Sedi ospedaliere, che individuando un insieme organico di azioni, porti a risolvere o perlomeno a ridimensionare le problematiche emerse. Per la redazione del piano della Sicurezza è stata stipulata un’apposita convenzione con il Comune di Verona, che ha messo a disposizione la competenza e la professionalità del Dott. Altamura, Comandante della Polizia Municipale. Dal mese di settembre 2011, con il Dott. Luigi Altamura, e con il contributo di tutti i Servizi Aziendali coinvolti nel progetto, sono stati identificati e 60: luglio, agosto 2013

realizzati i primi interventi. Dopo aver individuato alcuni punti critici si è proceduto all’installazione di un primo gruppo di telecamere, a integrazione di quelle già presenti. Ciò ha richiesto, oltre ad opere di natura tecnica, quali il montaggio e il collegamento alla piattaforma informatica del Comune di Verona, anche l’elaborazione particolarmente complessa di un regolamento per l’utilizzo della videosorveglianza nel rispetto della legge in materia di privacy in ambito sanitario. Per quanto riguarda la presenza di persone disagiate che cercano e trovano ricovero per la notte nelle aree meno frequentate dell’Ospedale, e che purtroppo rappresentano un problema sia dal punto di vista igienico-sanitario che della sicurezza, (prevenzione incendi, possibili aggressioni, etc.), il progetto ha previsto il coinvolgimento delle Forze dell’Ordine presenti sul territorio con le quali è stata messa a punto un’azione coordinata di contrasto e controllo del fenomeno. Sono state presentate querele formalizzate verso ignoti ai sensi degli artt. 633 e 639bis del Codice Civile alla Polizia Municipale del Comune di Verona, alla Stazione dei Carabinieri di Parona di Valpolicella, competente per territorio, nonché alla Polizia di Stato, e con le stesse Forze dell’Ordine si è proceduto a numerosi sopralluoghi notturni per accertare e dissuadere la presenza di senza fissa dimora all’interno delle strutture ospedaliere.


Nel contempo la Direzione Aziendale procedeva a contatti con le Istituzioni competenti sul territorio per promuovere una maggior presenza delle Forze dell’Ordine all’interno delle aree ospedaliere e il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, grazie al Prefetto di Verona, dott.ssa Perla Stancari, ha deciso di proseguire i controlli effettuati per dissuadere la presenza di senza fissa dimora, in quanto non compatibile con le esigenze di igiene e salubrità dl luogo ed anche allo scopo di rassicurare il personale operante nella struttura sanitaria. Un ulteriore intervento è stato di ricercare il supporto e l’appoggio di tutti i Responsabili di servizi e attività aziendali, fornendo loro a cura della Direzione Medica e del Servizio Logistica, Economato e Gestione Clienti indicazioni sui comportamenti da tenere e sui soggetti da contattare per segnalazioni e/o interventi d’urgenza in caso di pericolo per se stessi, per terzi o per le strutture. Nei prossimi mesi si prevede di rivedere alcune procedure aziendali relative alla sorveglianza degli accessi dall’esterno e alla sicurezza dei dipendenti

e degli utenti tutti che accedono alle aree ospedaliere, nonché di completare l’estensione alla sede di Borgo Roma delle azioni già intraprese per Borgo Trento oltre a promuovere una collaborazione costante con i Servizi Sociali del Territorio, per conciliare il bisogno di sicurezza di pazienti e personale sanitario con le situazioni di disagio sociale che cercano risposta ai loro bisogni frequentando le aree ospedaliere. “Anche se non è sempre evidente - evidenzia il Comandante della Polizia Municipale Dott. Luigi Altamura - il concetto di sicurezza è strettamente legato a quello di prevenzione perchè quanto più si riesce a pre-affrontare questioni ed ambiti critici, tanto più si riesce a limitare pericoli e disagi che essi possono generare. è il caso del percorso che assieme all’azienda ospedaliera abbiamo iniziato, per risolvere -tra gli altri- il problema delle presenze irregolari nelle aree sotterranee, da affrontare non solo con i muscoli della polizia, ma anche con gli occhi della tecnologia e il cervello dell’organizzazione. Siamo sulla buona strada”. red. luglio, agosto 2013: 61


comune di verona

Uno spettacolo di serata per la Fondazione Don Mazzi “Gli adolescenti non vanno lasciati soli alle prese con cellulari e social network, che pure sono utili - ha detto don Antonio - I giovani hanno bisogno di tornare a giocare e divertirsi in modo sano”. E (ri)nascono i Centri Giovanili

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l format scelto lunedì 17 giugno per la presentazione ufficiale della Fondazione Centri Giovanili Don Mazzi è stato quello della festa. Una festa calibrata soprattutto sui gusti dei giovani, ma che ha finito per coinvolgere tutti. Una festa riuscita grazie a chi l’ha pensata e realizzata, a chi ha raccolto l’invito di salire sul palco a dare il meglio di sé (Renzo Rubino, L’Aura, Jerry Calà, Finley, Marco Ligabue, Giovanni Vernia, The Sun) e al pubblico

numeroso e caloroso. Il “fare squadra”, ecco il metodo operativo della Fondazione Centri Giovanili Don Mazzi, che non ha la pretesa o la presunzione di poter fare tutto da sola nell’offrire ai giovani spazi di aggregazione, percorsi e progetti basati sulle “quattro ruote educative” di don Mazzi: sport, musica, teatro e volontariato. “Fare squadra per arrivare prima”, compiendo un salto evolutivo rispetto all’intervento per

L’Assessore Anna Leso, Jerry Calà e Francesca Porcellato alla conferenza stampa di presentazione della serata

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recuperare situazioni spesso disperate, come ha constatato Exodus nei suoi trent’anni di attività. Per questo, oltre alle iniziative organizzate presso i propri centri sparsi in Italia (dalla Valtellina fino alla Locride), la Fondazione Centri Giovanili va a cercare le situazioni di intervento, per esempio nella scuola e in ambito sportivo. Moltissimo resta ancora da fare. I progetti sono ambiziosi e sollecitano la collaborazione della scuola, delle amministrazioni, del settore imprenditoriale e della Chiesa. L’obiettivo è quello di dare ai giovani un segnale di presenza e speranza, offrire loro situazioni in cui incanalare in modo positivo energie e coltivare talenti, fare capire che c’è qualcuno che si prende cura di loro in un’età che secondo don Mazzi costituisce la vera nascita dell’individuo. Le “quattro ruote educative” di don Mazzi: sport, musica, teatro e volontariato. Oltre alla testimonianza che è possibile “fare casino” senza farsi male e buttarsi via (Finley e The Sun), che la passione e il lavoro prima o poi pagano (Rubino), che è bello donare qualcosa di sé, con spirito di gratitudine e condivisione (Serafino, che nel corso della serata ha prodotto un dipinto, poi scomposto e donato a un gruppo di amici), i giovani veronesi sono tornati a casa con una bella notizia: nella loro città sorgerà un grande centro giovanile, costruito secondo criteri di sostenibilità inte-

grale (ambientale, sociale ed economica), che riprodurrà la firma di don Antonio. La struttura sorgerà in un’area ancora da individuare, ma si farà: il sindaco Tosi ha confermato pubblicamente l’impegno del Comune di Verona nell’appoggio al progetto. Comune di Verona che, con l’Assessorato Servizi Sociali, Famiglia, Pari Opportunità, ha patrocinato la serata. “Eventi come questo - ha dichiarato l’Assessore Anna Leso - aperta a tutti e in modo particolare ai giovani evidenzia l’importanza di azioni e progetti mirati a prevenire il disagio giovanile, come la creazione di luoghi di aggregazione con spazi creativi, culturali e di intrattenimento. E il Comune di Verona, da sempre attento a queste tematiche, ha accettato con entusiasmo la proposta di Don Antonio Mazzi”. Alberto Cristani luglio, agosto 2013: 63


alimentazione

Gli integratori: guida all’utilizzo e alla scelta Fatta eccezione per la popolazione sportiva di livello professionistico, di norma la popolazione che pratica attività fisica a livello amatoriale e in primis con obiettivi salutistici, non necessità di particolari supplementazioni

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a corretta alimentazione è uno dei presupposti fondamentali per il mantenimento dell’efficienza fisica ed il miglioramento della prestazione atletica. Non esistono alimenti miracolosi capaci di migliorare la prestazione atletica ma buone o cattive abitudini alimentari. è convinzione diffusa che la pratica di attività

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sportiva comporti necessariamente l’assunzione d’integratori nutrizionali: non è sempre vero. Gli integratori alimentari sono prodotti specifici volti a compensare carenze documentate, deficit derivanti da una dieta non corretta o aumentato fabbisogno. Il Ministro della Salute italiano, in accordo con


il Comitato scientifico dell’alimentazione umana dell’Unione europea, ha recentemente emanato una circolare (n° 3 del 30/11/2005, Gazzetta Ufficiale Italiana n° 287 del 10/12/2005) che disciplina le linee guida sulla composizione dei prodotti adatti ad un intenso sforzo muscolare ed indirizzati soprattutto agli sportivi: in una parola ciò che definiamo comunemente integratori per lo sport. Gli integratori in questione rientrano nelle seguenti categorie: - prodotti finalizzati ad una integrazione energetica; - prodotti con minerali destinati a reintegrare le perdite idrosaline causate dalla sudorazione conseguente all’attività muscolare svolta; - prodotti finalizzati all’integrazione di proteine; - prodotti finalizzati all’integrazione di aminoacidi e derivati; - altri prodotti con valenza nutrizionale, adattati ad un intenso sforzo muscolare; - combinazione dei suddetti prodotti. La circolare ministeriale fa, per forza di cose, di tutte le erbe un fascio. Considera gli integratori alimentari come prodotti adatti ad un intenso sforzo muscolare e li indirizza genericamente a chi praticano attività sportiva. Per cercare di capire se è necessario/utile o meno l’utilizzo di integratori, al di la di situazioni particolari di documentate carenze, potrebbe essere sufficiente prendere in considerazione due aspetti:

- il volume, l’intensità e la frequenza dell’allenamento; - l’adozione di un corretto ed adeguato regime alimentare in grado di soddisfare le necessità nutrizionali sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo. Fatta eccezione per la popolazione sportiva di livello professionistico (ed anche in quest’ambito è indispensabile considerare a quale disciplina facciamo riferimento), la popolazione che pratica attività fisica a livello amatoriale e soprattutto con obiettivi salutistici non necessità di particolari supplementazioni. La soluzione più ragionevole e salutare prevede che si reintegri ciò che si “perde” durante l’attività fisica, ovvero: acqua ed eventualmente sali minerali e carboidrati. Il raggiungimento e (per quanto possibile) il mantenimento durante l’attività sportiva di un adeguato livello di idratazione sono prerequisiti fondamentali per il benessere fisico e la qualità della performance. Anche un modesto grado di disidratazione preesistente all’allenamento o instauratasi durante l’allenamento stesso attraverso la sudorazione, implica una un’importante riduzione della capacità di performance ed espone a maggiori rischi di “colpo di calore”, soprattutto durante la bella stagione. Volendo riassumere in pochi consigli: - idratarsi non solo durante l’allenamento; assuluglio, agosto 2013: 65


mere acqua con regolarità nell’arco della giornata e soprattutto a stomaco “vuoto”; - bere 150-200ml d’acqua ogni 15’-20’ di attività fisica in rapporto all’intensità della sudorazione; - durante le giornate stive, evitare di allenarsi nelle ore più calde ed utilizzare abbigliamento idoneo alla temperatura ambientale; - il meccanismo della “sete” come strumento per riequilibrare il bilancio idrico del tuo corpo non è perfetto e spesso si attenua prima che tu abbia compensato le perdite d’acqua. Se per una seduta di allenamento di durata inferiore ai 45’-50’ è sufficiente bere semplicemente acqua, per allenamenti di maggior durata (>60’70’), può essere opportuno aggiungere all’acqua della borraccia piccole quantità di sali minerali e di carboidrati. La bevanda da utilizzare durante l’attività sportiva, oltre ad apportare adeguate quantità di carboidrati e sali minerali, deve essere formulata in modo tale da ottimizzare i tempi di svuotamento gastrico e di assorbimento intestinale. Esistono in commercio moltissimi integratori di sali minerali e carboidrati formulati a questo scopo. In linea di massima la quantità di carboidrati (in 66: luglio, agosto 2013

genere una miscela di fruttosio e maltodestrine) e sali minerali (sodio, cloro, potassio e magnesio) sono abbastanza standardizzate in quanto devono rispondere alle indicazioni del Ministero della Salute italiano. In ogni caso, la quantità di carboidrati disciolti in 1L d’acqua non dovrebbe superare il 4-6% (ovvero 40-60gr per litro d’acqua). Un’alternativa a fabbricazione “domestica” potrebbe essere rappresentata da succo di frutta confezionato diluito con acqua in modo da ridurre la concentrazione di zuccheri del prodotto di base (in genere tra il 9 e il 12%) al 4-6%, aggiungendo infine una piccola quantità di sale da cucina (1-1,5gr – meno di mezzo cucchiaino da the) per 1 litro di bevanda. Non ultimo, vanno considerati palatabilità e temperatura della bevanda: il gusto dev’essere gradevole (l’obiettivo principale rimane l’idratazione ed il gusto deve invogliare all’assunzione), la temperatura leggermente refrigerata (10°-15°C). Anche in questo caso, il timing consigliato per l’assunzione di liquidi durante l’allenamento è di 150-200 ml ogni 15’-20’. Dott. Filippo Balestreri Medicina dello Sport Ospedale Sacro Cuore Don Calabria - Verona


Allerta calore negli ambienti di lavoro Anche quest’anno, con l’arrivo improvviso del caldo si ripropone l’emergenza calore, pericolo insidioso spesso trascurato in alcuni ambienti di lavoro peculiari.

Il colpo di calore è la conseguenza più grave dell’alta temperatura e dell’elevata umidità e porta ad un aumento della temperatura corporea fino a superare i 40°C, con prognosi grave e rischio di morte.

LAVORI A RISCHIO Nella nostra realtà produttiva, i lavoratori maggiormente a rischio sono coloro che lavorano all’aperto, in particolare gli agricoltori, gli addetti alla raccolta di frutta o verdura nei campi e/o in serra e gli operai dei cantieri edili e stradali. Ed inoltre occorre tener conto di tutte quelle realtà dove i lavoratori sono esposti a fonti di calore radiante es.: acciaierie, fonderie, vetrerie. Il Testo Unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori (D.Lgs. 81/’08) indica tra gli obblighi del datore di lavoro quello di valutare “tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori”, compresi quelli riguardanti “gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari” e specificamente il lavoratore esposto ad agenti fisici tra i quali il microclima. Quindi anche al rischio di danni da calore tipico delle attività lavorative svolte in ambiente aperto nei periodi di grande caldo estivo.

MISURE DI PREVENZIONE CHE IL DATORE DI LAVORO DEVE METTERE IN ATTO - programmare i lavori con maggior fatica fisica in orari con temperature più favorevoli, preferendo l’orario mattutino e preserale; - garantire la disponibilità di acqua nei luoghi di lavoro: bere acqua fresca e sali minerali. Rinfrescarsi non solo abbassa la temperatura interna del corpo ma soprattutto consente al fisico di recuperare i liquidi persi con la sudorazione. I luoghi di lavoro devono quindi essere regolarmente riforniti di bevande idrosaline e acqua per il rinfrescamento dei lavoratori. È importante assumere liquidi frequentemente durante il turno di lavoro evitando le bevande ghiacciate ed integrando con bevande idro-saline se si suda molto. Una semplice bevanda idrosalina si può realizzare aggiungendo a 1, 5 litri d’acqua 4 o 5 cucchiaini di zucchero, 1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio e il succo di un limone; - mettere a disposizione mezzi di protezione individuali quali un cappello a tesa larga e circolare per la protezione di capo, orecchie, naso e collo, e abiti leggeri di colore chiaro e di tessuto traspirante; - prevedere pause durante il turno lavorativo in un luogo il più possibile fresco o comunque in aree ombreggiate, con durata variabile in rapporto alle condizioni climatiche e allo sforzo fisico richiesto dal lavoro.

VALUTAZIONE DELLO STATO DI SALUTE DEI LAVORATORI A RISCHIO è importante che il datore di lavoro nell’affidare i compiti ai lavoratori tenga conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza al fine di escludere e/o limitarne l’esposizione per coloro che risultano affetti da patologie quali pressione arteriosa elevata, obesità, disturbi cardiaci e renali.

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INIZIATIVA

Progetto Itaca, in barca a vela sostenendo l’AIL Questo percorso riabilitativo, rivolto ai pazienti onco-ematologici, si trasforma in un mezzo fondamentale per far ritrovare al paziente forza e tranquillità interiore necessarie per affrontare la malattia

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o sport può servire a sconfiggere la leucemia o a migliorare le condizioni dei malati. Ne sono convinti i promotori di “Progetto Itaca” che nasce proprio per questo: portare i pazienti degli ospedali di Verona e Brescia a navigare a vela sul lago di Garda. In barca, col sole in faccia, le scotte in mano e gli spruzzi dell’acqua che bagnano i vestiti, i malati escono dalla routine di luce al neon ed etere dell’ospedale. Respirano nuovo ossigeno, aprono i loro orizzonti e sono parte attiva di un equipaggio che fa procedere la barca verso la meta: il porto d’attracco o, metaforicamente, la guarigione. Ecco “Progetto Itaca”, nato quattro anni fa da un’idea di Andrea Zani, paziente oncologico dell’ospedale di Brescia e realizzato da un gruppo di medici, psicologi, infermieri e volontari. Il lago di Garda diviene, da giugno a settembre, un reparto ospedaliero mobile sui generis, grazie alle barche messe a disposizione gratuitamente dai molti armatori convinti della bontà dell’idea. La barca a vela si trasforma in un mezzo fondamentale per far ritrovare al paziente forza e tranquillità interiore necessarie per affrontare la malattia. L’idea che sta alla base dell’iniziativa è che solo 68: luglio, agosto 2013

un lungo viaggio porterà il malato a raggiungere la propria vittoria. Ma in questo percorso dovrà vedersela con mare aperto, acque sconosciute e luoghi talvolta pericolosi. Queste uscite in barca, organizzate dal Progetto Itaca, ser-


vono a preparare il paziente ad affrontare tali difficoltà con serenità e consapevolezza. Non esiste infatti la possibilità di guarire “adesso” e “subito”, ma la battaglia contro la malattia - il viaggio - può durare più o meno a seconda della combattività del paziente. Proprio come accadde a Ulisse via mare, nel suo viaggio verso Itaca: dovette combattere per dieci anni contro nemici di ogni sorta prima di raggiungere la sua meta. Per Zani e il suo medico, Mauro Tagliani, navigare in barca avrebbe potuto rivelarsi, con il tempo, un ottimo strumento riabilitativo e un’esperienza di crescita importante, durante una fase drammatica della vita del paziente. Detto e fatto, il progetto prende vita. Allo stato attuale, “Progetto Itaca” si è esteso e gode della collaborazione dell’AIL di Brescia, del reparto di Ematologia del Policlinico di Verona e dell’AIL di Verona. Su suolo nazionale coinvolge invece tutte le sezioni AIL sparse su

territorio italiano, attraverso “Progetto Itaca Mediterraneo”. Il “Progetto Itaca” si muove in due direzioni: al paziente offre uno stimolo per migliorare la qualità della vita attraverso un processo terapeutico, in considerazione del fatto che le condizioni fisiche non sono nella forma migliore durante il decorso della malattia; ai membri dell’equipe medica, invece, offre la possibilità di relazionarsi al paziente in un contesto extraospedaliero, in una situazione che faciliti l’approccio. La realizzazione di questa iniziativa si è resa possibile grazie alla collaborazione di alcuni circoli velici, dove per la sponda veronese troviamo Fraglia Vela di Peschiera del Garda, il Circolo Nautico di Bardolino e il Circolo Acquafresca di Brenzone, mentre per la sponda bresciana danno il loro appoggio Fraglia Vela Desenzano e Salò. La disponibilità di barche a vela, messe a disposizione da armatori volontari, è di fondamentale importanza per permettere al progetto di intraprendere il suo viaggio ogni estate. Parte attiva del progetto sono Massimo Tosi - direttore sportivo della Fraglia Vela di Peschiera - e Daniel Lovato - Presidente AIL sezione di Verona. Importantissimo per la diffusione e promozione dell’iniziativa è l’attività svolta dal reparto di Ematologia del Policlinico di Verona diretto dal professor Giovanni Pizzolo che in merito al Progetto Itaca ha le idee ben chiare: “Con l’esperienza del progetto Itaca si crea una straordinaria occasione di condivisione, di incontro, di conoscenza tra pazienti, guariti o ancora in trattamento, e i loro parenti, amici, personel infermieristico, medici, volontari e psicologhe. Un universo di persone che la malattia ha fatto incontrare in luoghi di sofferenza e che in barca ritrovano speranza e gioia di vivere. Un’esperienza forte dalla quale ciascuno ne esce arricchito e fortificato”. Elena Bazzoni luglio, agosto 2013: 69


Arte in Ospedale: grande successo per l’esposizione di Davide Antolini Nel mese di aprile sono continuate al Polo Confortini le rassegne “Arte in Ospedale” con il pittore Davide Antolini che, con una vivace Personale ha riscosso grandi consensi di critica e di pubblico, e l’ammirato plauso del personale, dei pazienti e dei loro visitatori che hanno potuto godere di un momento di serenità, attratti dalle opere che occhieggiano dallo spazio dedicato all’Arte, al lato della fontana di piazza Canneto. Davide Antolini, affermato Artista, che insegna alla Cignaroli, reduce da una fortunata Personale in Portogallo, abilmente racconta con gesti ampi e tratti minuti, la storia della vita fatta di slanci, di inquietudini, di segrete emozioni. Antolini piace e diverte per l’estro mordace, per l’abilità scaltra e ironica nel disporre il colore per zone, nel raffigurare la commedia umana che si muove attorno a tavole imbandite, dove scorre la vita di tutti e di ciascuno, dove ognuno intreccia la propria esistenza con quella degli altri e il cibo è l’elemento collante, che passa dall’uno all’altro e obbliga cia-

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scuno a confrontarsi con il suo vicino, a interloquire con lui nella traiettoria di una noce, di una mela, di un piatto da portata colmo d’arrosto, mentre i visi si deformano in caricature e i pensieri si raccolgono in nubi di impalpabili fogli volanti, che veloci transitano dal fondo, balzano incontro nell’azzurro dove anche le mucche possono volare assieme a tante piume di pavone. C’è una grande concitazione nelle Opere di Davide Antolini: è un fare pittorico condotto da un’ansia giocosa che insiste nel concatenarsi di occasioni, nell’affabulazione di accadimenti che scuotono e fanno scivolare l’orizzonte verso l’esterno o lo risucchiano in profondità secondo una sorta di prospettiva arbitraria dove diventa normale anche l’assurdo: c’è un senso di sorpresa e di sconcerto che tutto proceda contro senso, come avviene alle volte nell’incredibilità delle favole e dei sogni.

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cura del verde

Norme e consigli utili per curare il proprio giardino Tenere in ordine la vegetazione non è una scelta estetica ma un vero dovere giuridico

L

a bella stagione rende rigogliosa la vegetazione, tanto da richiedere maggiore manutenzione. Ma come possiamo mantenere in ordine il nostro giardino senza creare pericoli? Quali regole dobbiamo rispettare? Tenere in ordine la vegetazione non è una scelta di carattere personale ed estetica, ma un vero e proprio dovere giuridico dei proprietari, o conduttori, o amministratori. Il Regolamento Comunale per la Disciplina, le Gestione Integrata e la raccolta differenziata dei rifiuti urbani dispone infatti che aree verdi e terreni non edificati vengano tenuti puliti dalla vegetazione infestante. Questo per evitare molestia al vicinato, ma anche la proliferazione e la diffusione di insetti ed animali molesti. Orari. Gli orari da rispettare per utilizzare macchinari o attrezzature rumorose per l’esecuzione dei lavori di giardinaggio sono indicati dal Regolamento Comunale per la disciplina delle attività rumorose che indicano: - giorni feriali: dalle ore 08.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00 - giorni festivi ed il sabato: dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00 Se previsti dal regolamento condominiale, gli orari possono essere diversi e anche più restrittivi, ma non in deroga. Se l’area verde da sfalciare è adiacente agli edifici scolastici, l’orario consentito 72: luglio, agosto 2013

è solo quello al di fuori dell’attività scolastica, restando comunque entro i limiti orari generici. Conformazione e stato del suolo. è buona norma controllare sempre lo stato del terreno o del giardino da sfalciare liberandolo da rami secchi, sassi ed altri oggetti. Questa operazione evita che le lame del nostro apparecchio possano sollevare sassi e legni che, alla velocità di un proiettile, potrebbero colpire un passante o qualcosa nei dintorni (veicoli, finestre ecc). Un piccolo incidente, che potrebbe però provocare gravi lesioni o danni. Prestare la massima attenzione ai dislivelli quando ci si appresta a sfalciare la parte più alta: l’eventuale oggetto verrebbe proiettato all’altezza della testa delle persone che si trovano più in basso o all’altezza dei finestrini delle auto in transito sulla strada sottostante. Le pendenze sono più rischiose


per l’operatore quando si utilizzano i cosiddetti “trattorini” per la possibilità di ribaltamento. è utile sapere che è più sicuro affrontare le pendenze frontalmente: in questo modo si limita il rischio di ribaltamento. Inoltre deve essere acquistata un’apparecchiatura idonea a questo tipo di uso, affidandosi alle indicazioni dei rivenditori e dei produttori. Attenzione anche a non inciampare in radici scoperte o ceppi degli alberi e a non scivolare a causa del terreno viscido per umidità od altre cause. Sicurezza. Spingere la tosaerba su un prato rappresenta per molti un momento di relax ed è frequente che si incentivino i bambini più grandicelli a cimentarsi in queste operazioni. I bambini più piccoli non devono frequentare l’area che si intende sfalciare. A causa della loro bassa statura o per l’imprevedibilità tipica dell’infanzia potrebbero subire gravi lesioni se, nonostante tutti i nostri accorgimenti, l’apparecchio proiettasse su di loro sassi o oggetti. è importante inoltre tenere sempre presente che l’uso di falciatrici, tagliaerba e decespugliatori è molto pericoloso. Per questo motivo è necessario abituarsi ad ad adottare una serie di piccoli accorgimenti. Abbigliamento adatto allo scopo. Adoperare indumenti aderenti, evitando accessori che potrebbero impigliarsi nelle parti in movimento dell’apparecchiatura, e che non lascino scoperta alcuna parte del corpo (anche se fa molto caldo!) per evitare ferite superficiali, contatti dell’erba tagliata con la pelle che potrebbe irritare oppure esposizioni a punture di insetti, che di solito non gradiscono i nostri interventi di sfalciatura. è consigliabile utilizzare anche dispositivi di protezione individuale quali: - calzature antiscivolo - protezioni auricolari: in questo caso bisogna essere più attenti perchè diventa più difficile sentire eventuali grida o fischi di persone che tentano di segnalare un pericolo - occhiali protettivi

Terminato il taglio dell’erba, ricordarsi di pulire l’apparecchiatura e di controllarne lo stato d’uso per prevenire incidenti dovuti ad usura. Devono essere adottate maggiori cautele quando si utilizza un decespugliatore, per la maggior probabilità che vengano lanciati sassi od oggetti presenti nel terreno. Evitare la presenza di altre persone nel raggio di almeno 15 metri dall’area delle operazioni. Smaltimento dello scarto verde. Il Regolamento Comunale per la disciplina, la gestione integrata e la raccolta differenziata dei rifiuti urbani prevede che gli sfalci, le potature e ramaglie, le foglie e similari debbano essere raccolti: - conferendo il rifiuto verde direttamente presso i centri di raccolta da parte dell’utente domestico - con la raccolta porta a porta dove prevista e secondo precise modalità ed un calendario e solo per gli sfalci d’erba (consultare il sito di AMIA Verona per maggiori dettagli) - per il compostaggio domestico, consentito solo a chi dispone di un proprio orto o giardino. Nei condomini è consentito solo nelle aree verdi comuni ed è vietato conferire nella compostiera anche la frazione umida. Trattamenti fitosanitari. I trattamenti fitosanitari sono regolamentati dall’Ordinanza del Sindaco n. 26 del 08/04/2009, che prevede una serie di prescrizioni al fine di tutelare popolazioni, animali e coltivazioni di terzi limitrofe ai trattamenti. Fonte: www.poliziamunicipale.comune.verona.it luglio, agosto 2013: 73


Maya Idee informa Farmaci biosimilari e biotecnologici Idee chiare solo a metà

si ipotizzata alla crescita esponenziale di farmaci biotecnologici e biosimilari è naturale attendersi un impegno trasversale per ricomporre una strategia di appropriatezza clinica, normativa ed economica condivisa tra i diversi stakeholders. Il farmacista ospedaliero vince la sfida della sanità

Questi i dati che emergono dal sondaggio Maya Idee. La realtà italiana circa il significato terapeutico dei farmaci biosimilari e le migliori modalità per inserirli nel proprio bagaglio terapeutico è ancora indietro. L’ultimo sondaggio pubblicato sul portale web di MAYA Idee, a cui hanno aderito ad oggi 112 soggetti, porta in evidenza una realtà ancora “acerba” circa il significato terapeutico dei farmaci biosimilari e le migliori modalità per inserirli nel proprio bagaglio terapeutico: soltanto la metà dei rispondenti infatti riconosce nei biosimilari la possibilità di una sostituzione, pur ragionata e non automatica, dei farmaci biotecnologici originatori, in piena coerenza con le linee guida delle autorità sanitarie, più volte ribadite nei diversi documenti, normativi e di indirizzo. Le risposte dei restanti si sventagliano omogeneamente su un arco di ipotesi che vanno dall’estremo della non-sostituibilità all’estremo della sostituibilità automatica; poco meno del 20% (uno su cinque) riconosce il proprio limite di conoscenza sull’argomento ma evidentemente ne conferma l’interesse, vista l’adesione al sondaggio. Se il sondaggio da un lato legittima le numerose iniziative di carattere formativo/educativo oggi fruibili, dall’altro potrebbe riflettere un risultato di confusione nascente da un contesto di “prospettiva di parte” (ogni soggetto protagonista tira dalla sua parte) che va a costruire barriere alla crescita di competenze e alla successiva adozione consapevole delle nuove realtà. Abbinando la diagno-

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Sondaggio Maya Idee sull’impatto delle diverse figure professionali nello scenario della salute in Italia nei prossimi dieci anni: ecco i risultati. Le indicazioni che emergono sono chiare. Come professione sanitaria nel suo complesso e nello specifico dopo aver esaminato diversi aspetti dell’impatto dei singoli professionisti identificati sui principali determinanti della sanità nei prossimi 10 anni, i nostri lettori orientano il proprio sentire sul Farmacista Ospedaliero. Questi i risultati del sondaggio condotto da Maya Idee sul suo portale, condotto da Marzo a Giugno e che ha raccolto più di 100 voti. ll medico di medicina generale, il farmacista di comunità (a conferma della grande “effervescenza” del mondo della farmacia) e l’infermiere seguono da vicino e distanziano gli altri interlocutori, presenti sul grafico. La figura del Farmacista Ospedaliero risulta di maggiore impatto in particolare nei processi di valutazione dei nuovi farmaci e dei dispositivi, mentre il farmacista di comunità risulta il soggetto di maggior peso nella gestione di pazienti con malattie croniche. Agli specialisti di secondo livello la vittoria nella “tappa” della gestione delle malattie rare. Massimo Cussotto



RELAX e attività motoria

Villa dei Cedri tra relax e medical fitness Al Parco Villa dei Cedri, oltre all’acqua termale, si può usufruire di aree relax, centro benessere, piscine, vasche ad idromassaggio e, dallo scorso maggio, di un progetto Medical Fitness proposto dal centro Bernstein

A

Colà di Lazise, un piccolo paese dell’entroterra gardesano Veneto, la scoperta dell’acqua calda si è rivelata un evento straordinario.
Acqua sorgiva dalle viscere della terra, dal profondo delle ere geologiche, che avrebbe continuato a scorrere sotto la crosta terrestre, fiume gorgogliante e segreto, vitale e ignoto, se a qualcuno non fosse venuto in mente di cercare nel sottosuolo una falda acquifera per irrigare un magnifico parco di 13 ettari, ricco di alberi

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secolari: il Parco di Villa dei Cedri. 
La Villa dei Cedri, costruita secondo la tipologia delle ville napoleoniche dall’architetto Luigi Canonica tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, è soltanto una, ma sicuramente la più prestigiosa, tra le varie strutture che compongono la proprietà cui essa dà il nome.
Di fronte alla facciata principale della Villa dei Cedri la prospettiva del prato è chiusa da un vero e proprio bosco di lecci, pochi ma espansi ed estesi. Poco più in là un corbezzolo di “inquietan-


ti” dimensioni, abbandonata chissà quanto tempo fa la sua anima di cespuglio e di corteccia, mostra una pelle rossastra da animale preistorico. La forma del territorio, all’epoca della creazione del parco, era quella di un enorme catino attraversato nel centro da un ruscello. La morfologia del luogo sembrava fatta apposta per ospitare quello specchio d’acqua che costituiva un elemento di primo piano nella concezione del giardino settecentesco. Nel 1989 però qualcosa è cambiato. I nuovi proprietari, la società Villa dei Cedri S.p.A. il cui presidente è il dottor Vittorio Nalin, per potenziare l’irrigazione di una tenuta di tale estensione fecero scavare un pozzo all’interno del parco, in cerca d’acqua. Alla profondità di 160 metri, la sorpresa: una falda d’acqua calda, leggera, oligominerale, ricca di bicarbonato, calcio, magnesio, litio, silice (elemento molto importante per prevenire l’arteriosclerosi). Ed ecco l’idea geniale: sostituire l’acqua del laghetto (circa 5.000 metri quadrati) con quella calda, che scaturisce dal sottosuolo tramite pompe che garantiscono al lago un ricambio di 3.500 metri cubi di acqua al giorno, pari alla metà del suo intero contenuto.
 L’acqua minerale “Villa dei Cedri” scaturisce in grande quantità alla temperature di 36°C circa (temperatura più elevata rispetto a tutte le oligominerali presenti in Italia, che sono generalmente fredde tra 5°C e 18°C n.d.r.) da una profonda falda sotterranea. In base alla sua temperatura alla sorgente deve essere quindi considerata un’acqua minerale termale e nei suoi percorsi sotterranei passa attraverso strati sovrapposti di vario spessore di ghiaia e di argilla. Il passaggio attraverso questi strati rappresenta un vero e proprio filtro naturale di depurazione selettiva, in modo che vengono sottratte tutte le impurità nocive mentre viene lasciato intatto il suo corredo biologico. Quando scaturisce l’acqua è perfettamente limpida, inodore, incolore e microbiologicamente pura Viene classificata in genere in base ai principali elementi di cui è composta e alla quantità del re-

siduo fisso. Nei laghetti e nella piscina l’acqua è a una temperatura di circa 33° C, temperatura definita “termoindifferente” grazie alla quale il corpo umano trova il massimo del beneficio psico-fisico. L’acqua di “Villa dei Cedri” è definita oligominerale, bicarbonato-calcio magnesiaca con una quantità non trascurabile di silicio e perciò molto leggera, con poco residuo fisso e quindi ha la versatilità di poter essere applicata per balneoterapia ed anche essere bevuta. Caratteristiche queste difficilmente riscontrabili nelle acque termali ed ipertermali che di solito sono acque salso-bromoiodiche o solfuree, quindi difficili da bere. L’acqua termale, con queste caratteristiche, è utile anche per il recupero fisico, per attività di fitness e per protocolli rieducativi per età e target.
 Presso il Parco Villa dei Cedri è inoltre possibile usufruire di aree relax con centro benessere, piscine e vasche ad idromassaggio.
 In questo contesto si inserisce ottimamente il progetto Medical Fitness studiato e proposto dal centro Bernstein di Verona. Si tratta di un programma di esercizio fisico rivolto ai cittadini colpiti da alterazioni metaboliche e fisiologiche e patologie croniche diagnosticate ma in condizioni di salute stabili, che su indicazione del proprio medico curante necessitano di un aumento della pratica dell’ attività motoria nella propria vita. Il medical fitness risulta quindi utile e indicato per cardiopaluglio, agosto 2013: 77


tici, diabetici, diversamente abili, obesi e grandi obesi, artrosici e osteoporotici, parkinsoniani. L’insorgenza di tali patologie è lenta e silente pertanto prima si interviene, migliore sarà il percorso rieducativo verso la riconquista di uno stato di salute ottimale; tuttavia si ritiene che questo programma sia particolarmente adatto per le persone adulte a partire dai 40/45 anni, e ancor di più per le persone anziane che non presentano una funzionalità motoria compromessa.
“La nostra proposta - spiega Giorgio Pasetto, Dottore in Scienze Motorie, Osteopata e responsabile del Centro Bernstein - si sviluppa con la collaborazione del Team Medico del centro è gestito da Dottori in Scienze Motorie specializzati in Attività Motorie Preventive e Adattate. Uno stile di vita attivo, rappresenta quindi una fondamentale pratica di prevenzione, oltre che di cura per rallentare e allontanare l’insorgenza di condizioni fisiche e metaboliche indesiderate quali l’ipertensione, il sovrappeso, la resistenza insulinica e valori elevati di colesterolo e trigliceridi”.
 “L’attività motoria - prosegue Pasetto - viene programmata, condotta, valutata, monitorata e svolta da personale specializzato presso l’esclusiva vasca termale sita all’interno del parco, con proposte e metodologie basate su evidenze scientifiche, può essere quindi considerata a tutti gli effetti una forma di terapia in grado di apportare significativi miglioramenti alla salute delle persone. Ogni 78: luglio, agosto 2013

singolo partecipante viene seguito da un personal trainer sin dalla prima valutazione. Viene poi stilato un percorso mirato a seconda delle esigenze del paziente. I corsi sono iniziati a fine primavera e proseguiranno fino a fine anno. Il contesto Villa dei Cedri è l’ideale perché garantisce una struttura funzionale, immersa nella tranquillità e con un’acqua termale che è il vero non plus ultra per questo genere di attività”.
 “Un ringraziamento - conclude infine Pasetto - va ad Anna Lisa e Vittorio Nalin che hanno creduto e sposato fin da subito il progetto Medical Fitness targato Bernstein: quest’anno abbiamo iniziato una collaborazione che sono convinto porterà, in futuro, a nuovi progetti sempre all’insegna del benessere per tutti. Un benessere che oltre ad essere fisico è anche mentale”. Benessere del corpo e della mente quindi: condizione inevitabile quando si parla di un una location “magica” come Villa dei Cedri. Alberto Cristani info: www.villadeicedri.it


BUON GUSTO

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alimentazione

BGV, rete di imprese che brucia le tappe Il Buon Gusto Veneto è un progetto frutto della passione di alcuni operatori che credono nella rinascita dell’imprenditoria e...nel “mangiare bene”!

A

bbiamo incontrato Giancarlo Taglia, manager della rete d’impresa Il Buon Gusto Veneto, per un primo bilancio sull’attività che ha compiuto un anno in questi giorni. Allora Giancarlo, come è trascorso questo primo compleanno? In realtà non abbiamo avuto nemmeno il tempo di festeggiare, o meglio, abbiamo festeggiato la-

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vorando incessantemente. L’anno esatto è scaduto nei giorni di Tuttofood, la fiera milanese del settore agroalimentare che richiama un grande pubblico da tutto il mondo. Le nostre 32 aziende (ad oggi però sono già 34 n.d.r.) hanno avuto modo di presentarsi ad una platea internazionale, attivando contatti e offrendo il meglio di sé anche gastronomicamente, grazie all’impegno instancabile del nostro chef Andrea Tomaselli che per quattro


giorni ha deliziato i palati dei nostri ospiti con le specialità delle aziende in rete. Forse meno gradevoli delle graziose hostess, ma sicuramente più efficaci, le presenze dei manager e titolari delle aziende che per l’intera kermesse hanno illustrato, spiegato, attivato relazioni. Cosa avete portato a casa da questa esperienza? Prima di tutto abbiamo testato la sinergia tra gli aderenti alla rete, che ha già prodotto accordi molto interessanti al nostro interno. Ma ciò che ci ha entusiasmato enormemente è stato verificare l’interesse degli operatori italiani e stranieri: siamo stati invitati dalla Camera di Commercio italiana di Los Angeles, a settembre, a un evento BtoB a Bevelry Hills con i buyer della GDO statunitense e vari importatori. Grande interesse abbiamo riscontrato anche negli operatori asiatici, che hanno fortemente apprezzato l’idea di avere un unico interlocutore per l’import di prodotti di eccellenza. Né sono mancati i contatti con le istituzioni, come la Regione Veneto, che oltre a comprendere l’importanza dell’iniziativa per il settore agroalimentare del territorio, apprezza il nostro impegno nella promozione del patrimonio artistico-culturale e paesaggistico veneto. Malgrado abbiate solo un anno, avete già una buona visibilità e progetti ambiziosi. Infatti, la rete si sta muovendo con grande velocità: tra maggio e giugno abbiamo raggiunto il grande pubblico allestendo - come già alla fine dello scorso anno - il corner all’interno dell’ipermercato Galassia, presso il quale era possibile degustare i prodotti delle aziende aderenti alla rete. A giugno

siamo stati invitati nel panel relatori del convegno di Confindustria Verona sul tema delle reti d’impresa, un tema caro agli impenditori che in questa formula riconoscono una strategia efficace per centrare gli obiettivi di innovazione e internazionalizzazione. Nei nostri piani c’è il progetto di “esportare” in altre regioni italiane “Buon Gusto” fino ad arrivare a creare la rete delle reti “Il Buon Gusto Italiano”, destinato soprattutto ai mercati esteri. Ovviamente il progetto richiede un intervento corposo di comunicazione strategica: diverse le competenze richieste, che da luglio sono coordinate da Sissi Peloso e dallo studio BCF.

Marina Soave info: g.taglia@ilbnuongustoveneto.it +39.334.6395789

Cos’è Il BGV? Nata nel maggio 2012 dall’iniziativa di Giancarlo Taglia (nella foto) e dall’accordo tra oltre 30 aziende del comparto agroalimentare ed enologico, la rete di impresa riunita sotto il marchio Il Buon Gusto Veneto promuove le specialità ed eccellenze regionali attraverso la condivisione di informazioni, opportunità commerciali, esperienze e l’abbattimento di costi relativi al marketing, alla comunicazione, alla logistica e a molteplici servizi diversi. Ogni azienda, pur mantenendo la propria identità, partecipa ad iniziative comuni accedendo a canali commerciali difficilmente raggiungibili singolarmente. Della rete d’impresa fanno parte anche una trentina di partner per i servizi alle imprese e del settore turistico regionale.

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Al via il progetto “Palestre Verona” Il Sindaco Flavio Tosi e l’assessore allo Sport Marco Giorlo hanno presentatolo scorso 9 luglio il progetto “Palestre Verona”. L’iniziativa, nata in seguito a una deliberazione del Consiglio comunale e alla costituzione di un tavolo tecnico, si propone di creare una rete di enti e strutture sportive in grado di cooperare tra loro, al fine di incentivare l’attività motoria e migliorare la qualità dell’offerta per gli utenti con patologie di vario tipo. Al progetto partecipano, oltre al Comune, l’Ulss 20, la Facoltà di Scienze Motorie, la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Verona, l’associazione Dottori in Scienze Motorie, le palestre veronesi, le farmacie e il Centro Polifunzionale Don Calabria. Erano presenti questa mattina i consiglieri comunali Giorgio Pasetto, promotore dell’atto di indirizzo approvato dal Consiglio lo scorso febbraio, Marco Bacchini e Katia Forte, il presidente dell’associazione Medici sportivi di Verona Roberto Filippini, il preside della Facoltà di Scienze motorie dell’Università di Verona Federico Schena, il rappresentante dei gestori delle palestre di Verona Alessandro Mozzo, il presidente provinciale dell’associazione Dottori in Scienze motorie Dario Meneghini e, dell’Ulss 20, la responsabile del servizio di promozione ed educazione alla salute Susanna Morgante e il responsabile del dipartimento riabilitativo Gaspare Crimi. “Quando si affrontano argomenti quali la qualità della vita e la salute dei cittadini - ha detto Tosi - diventa fondamentale la collaborazione tra il mondo della scienza e le istituzioni, non solo per garantire la

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qualità di progetti come quello oggi presentato, ma anche per renderne attuabili e concreti i contenuti. Nella nostra città diversi sono stati gli investimenti fatti negli ultimi anni per lo sport e l’ambiente, interventi che hanno permesso di iniziare a creare una mentalità attenta agli stili di vita più sani”. “Un ringraziamento particolare - ha detto Giorlo va a tutti coloro che hanno contribuito alla stesura di questo importante progetto, che darà agli utenti dei centri sportivi e delle palestre, soprattutto se colpiti da patologie, delle garanzie superiori sulla qualità e la professionalità delle strutture”. Il progetto, per il quale già 7 centri sportivi hanno dimostrato interesse, considera l’attività motoria come un valido strumento di promozione della salute, di prevenzione e cura di patologie cronico degenerative, di promozione e valorizzazione di corretti stili di vita. Le palestre e i centri fitness che vorranno aderire all’iniziativa, riceveranno un logo da esporre, dovranno sottoscrivere un protocollo di qualità delle attività esercitate, che saranno periodicamente controllate, e un codice etico; le strutture sportive così facendo potranno garantire una elevata qualità dell’offerta agli utenti, anche a quelli con patologie di vario tipo, grazie ad un costante rapporto con i medici curanti e ad una collaborazione con i medici di base e le farmacie, che guideranno i pazienti nella scelta della struttura idonea dove praticare attività sportiva. St. Fin.



Bari Catania Lampedusa Napoli Olbia Palermo Minorca Mykonos Monastir Rodi Santorini Capo Verde Fuerteventura Sharm El Sheik


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