Verona InForma N. 3 - ANNO 1 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2012
CONSIGLI E INFORMAZIONI PER VIVERE MEGLIO
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M A G A Z I N E
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M E D I C I N A ,
P S I C O L O G I A ,
Intervista a Maria Giuseppina Bonavina Il bisogno di formazione e informazione della coppia Quando può essere utile rivolgersi ad uno psicologo PARCO TERMALE
Il caldo inverno di Aquardens
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ITA U T A GR A I P CO
Aquardens, un caldo autunno alle terme
Cristina Chiabotto per Aquardens
ZZZ DTXDUGHQV LW Parco Termale
Wellness
Ristorazione
Medical Spa
Un incanto. Un grandioso complesso di acque termali a 36 C°, di strutture per il relax, il benessere, il divertimento. Dove il corpo ritrova l’energia e l’animo la serenitĂ . Dolcemente abbracciato dalla Valpolicella, Aquardens è in perfetta armonia con le forme e la natura di questo magico territorio. Ne esalta le forze e le virtĂš profonde: l’acqua salso-bromo-iodica, riconosciuta dal Ministero della Salute, dagli effetti salutari che sgorga dal sottosuolo a 47 C° , scorre nel parco in grotte, lagune, vasche termali, coperte e all’aperto, un river, una cascata e due laghi termali. Ăˆ una magniďŹ ca wellness farm di 60 mila mq con parco termale, centro wellness, saune, terapie naturali. Ha strutture e servizi per il divertimento, la ricettivitĂ , la ristorazione. Sorprendente, davvero.
TERME
Pescantina - Verona Seguici su
Sommario ASSOCIAZIONI
Niente di più serio di un pagliaccio in corsia Br. Mo.
26
RIABILITAZIONE POSTURALE
Quel fastidioso mal di schiena di fine giornata…
ULSS 20
ULSS 20: innovazione e professionalità al servizio dei veronesi Alberto Cristani
10
Mater Salutis: la storia, la gente, un valore per la comunità
14
Veneto - Lombardia - Piemonte: tre sanità a confronto
16
L’arte in ospedale
20
Just Italia, l’anno si chiude all’insegna di splendidi “Raggi di Colore”
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Insieme per la salute: Una serata di gala memorabile
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ATTIVITÀ MOTORIA
Migliorare la salute? Si può con Medical fitness
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DISTURBI ALIMENTARI
Il cibo e i suoi significati
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DONATORI
Servizio di prenotazione per i donatori di sangue della zona di Legnago
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DERMATOLOGIA
Una questione di pelle che talvolta lascia il segno Dr.ssa Micol Del Giglio
30
FONDAZIONE
Dott.ssa Serena Bombana
FONDAZIONE
Silvia Zanolli
Il caldo inverno di Aquardens
Giorgio Pasetto
EVENTO
Ma. So.
PARCO TERMALE
Al. Cr.
CONVEGNO Cl. Ca.
28
Patrizia Zanetti
ULSS 21 Mi. Tr.
Dott. Pier Alberto Pernigo
24
ODONTOIATRIA
Edentulia, non solo un problema estetico Prof. Pier Francesco Nocini
42 novembre, dicembre 2012 : 3
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Sommario NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
PSICOLOGIA
La vecchia “ninna-nanna” addormenta bimbo e mamma Dott.ssa Cristina Albertini
Quando può essere utile rivolgersi allo psicologo Marina Soave
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OCULISTICA
Occhio e pc: convivenza delicata da non sottovalutare
SESSUALITÀ
Sesso: il bisogno di informazione e formazione alla coppia Dott.ssa Maria Antonietta Donà
64
Br. Mo.
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UROLOGIA
68
EVENTO
Fair Play: uno stile di vita per “stare bene” Laura Ugolini
70
Le varie tappe della sessualità maschile Dott. Massimo Occhipinti
52
COMUNE DI VERONA
56
72
ANIMALI
Cani e gatti d’accordo: padroni, teneci al caldo! Perla Ambretti
COMUNE DI VERONA
25 Novembre 2012 Campagna del fiocco bianco
Un team di professionisti per un lavoro sano e sicuro Gi. Oc.
Con P.e.t.r.a. azioni concrete contro la violenza sulle donne Dott. Alberto Simonazzi
ORTO STUDIO
58
76
MANI
La cura e la bellezza delle mani Luisa Crestani
78
PATOLOGIA NEONATALE
Garantire il latte umano per il bene dei neonati
ASSOCIAZIONI
Dott.ssa Silvana Lauriola, Dott.ssa Carmen Richelli, Rita Piccoli, Monica Golinelli, Prof. Eziomaria Padovani
Alberto Cristani
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Curare quando non si può guarire
78
Verona Informa rispetta l’ambiente! La rivista, infatti, è stampata su carta ecologica 100% riciclata, prodotta senza uso di cloro e certificata. Un piccolo contributo per tutelare il nostro pianeta. novembre, dicembre 2012 : 5
NUMERI UTILI EMERGENZA
113 112 115 118 045 500333 045 8078411 045 8075511 045 6138111 045 8075111 045 8121111 045 8121111 045 8121212 840000877 045 7614565
Soccorso pubblico di emergenza Carabinieri Vigili del fuoco Emergenza sanitaria Polizia stradale Polizia municipale Centralino ULSS 20 Centralino Presidio Ospedaliero “G. Fracastoro” San Bonifacio Centralino Presidio di Marzana Ospedale di Borgo Trento Ospedale di Borgo Roma Ufficio Prenotazioni CUP (Centro unico prenotazioni) Disdette visite ed esami (no di radiologia) Guardia medica - Servizio di Continuità Assistenziale (ascoltare il messaggio della segreteria e premere il tasto corrispondente alla zona di residenza)
045 8041996
Farmacie di Turno
PUBBLICA UTILITÀ 117 1515 045 8090411 045 8090711 045 8078411 045 8077111 800016600 19696 803803 064477 803116
Guardia di Finanza Servizio antincendi boschivo del corpo forestale dello Stato Questura di Verona Polizia Stradale di Verona Polizia Municipale Comune di Verona Drogatel Telefono Azzurro Soccorso stradale Automobile Club d’Italia Soccorso stradale novembre, dicembre 2012 : 7
Verona InForma CONSIGLI E INFORMAZIONI PER VIVERE MEGLIO
N. 3 - ANNO 1 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2012
EDITORIALE
A CURA DEL DIRETTORE
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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n° 4035/2012 Proprietario ed editore: Associazione Culturale Verona Informa Sede legale: vicolo cieco S. Pietro Incarnario - Verona
Verona InForma N. 3 - ANNO 1 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2012
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Intervista a Maria Giuseppina Bonavina
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A ATUIT IA GR COP
Il bisogno di formazione e informazione della coppia Quando può essere utile rivolgersi ad uno psicologo PARCO TERMALE
Il caldo inverno di Aquardens
Direttore responsabile: Alberto Cristani Coordinatore scientifco: Luca Ravazzin Redazione: Luca Ravazzin, Giuliano Occhipinti, Patrizia Zanetti. Grafica: Silvia Sorio Stampa: Relazioni esterne e marketing: Giuliano Occhipinti Contatti: - Redazione: +39 345 5665706, veronainforma@gmail.com - Pubblicità: +39 347 4773311 Hanno collaborato per questo numero: Claudio Capitini, Michele Triglione, Marina Soave, Silvia Zanolli, Dott.ssa Micol Del Giglio, Dott. Pier Alberto Pernigo, Patrizia Zanetti, Dott. Giorgio Pasetto, Dott.ssa Serena Bombana, Prof. Pier Francesco Nocini, Dott.ssa Cristina Albertini, Dott.ssa Maria Antonietta Donà, Dott. Massimo Occhipinti, Anna Malgarise, Dott.ssa Silvana Lauriola, Dott.ssa Carmen Richelli, Rita Piccoli, Monica Golinelli, Prof. Eziomaria Padovan, Perla Ambretti, Luisa Crestani. Foto: Archivio Verona Informa, Ufficio stampa Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Ufficio stampa Azienda Ulss 20 di Verona, Ufficio stampa Azienda Ulss 21 di Legnago, Avis Verona, Centro Bernstein Verona, Federfarma Verona. Foto di copertina: Aquardens - Pescantina (VR)
Prepariamoci in salute all’inverno...e al 2013! L’inverno - e con esso la fine dell’anno - sono oramai alle porte. Un 2012 non facile sotto tutti i punti di vista, economico, sociale, politico e finanziario. E’ proprio in questi momenti che, nonostante lo sconforto e le incertezze, ci si rende conto che il bene più importante, grazie al quale possiamo affrontare qualsiasi difficoltà, è la salute. “Stare bene” è un ottimo punto di partenza per affrontare la quotidianità. Ma cosa dobbiamo fare per restare sani e di conseguenza attivi? Il Ministero della Salute ha stilato un breve vademecum contro il freddo che si può riassumere nei seguenti punti: regolare la temperatura degli ambienti in conformità con gli standard consigliati e curate l’umidificazione degli ambienti di casa, aerare correttamente i locali, evitare il contatto ravvicinato con stufe elettriche o altre fonti di calore, prestare attenzione ai bambini molto piccoli e alle persone anziane non autosufficienti, mantenere contatti frequenti con anziani che vivono soli e verificate che dispongano di sufficienti riserve di cibo e medicinali, segnalare ai servizi sociali la presenza di senzatetto in condizioni di difficoltà, assumere pasti e bevande calde (almeno, evitare alcolici (non aiutano contro il freddo, al contrario, favoriscono la dispersione del calore prodotto dal corpo), uscire nelle ore meno fredde della giornata, indossare vestiario idoneo, proteggersi dagli sbalzi di temperatura (da caldo a freddo e viceversa). Inoltre come strumento di prevenzione delle forme gravi e complicate di influenza è consigliata la vaccinazione specialmente per i soggetti a rischio. Oltre a queste importanti regole c’è n’è una semplice che si esemplifica con due semplici parole: volersi bene! Già, perché chi si “trascura” non è una persona...in forma. Buon freddo e buone feste a tutti! Alberto Cristani
Primi nel risultato, costanti nel metodo. (BSBOUJSF SJTVMUBUJ QSFDJTJ F JOEJTDVUJCJMJ TJHOJรถDB EBSF GPOEBNFOUP TPMJEP BMMB EJBHOPTUJDB %B TFNQSF UFDOJDJ F DMJOJDJ TJ JNQFHOBOP OFM DPOUJOVP DPOTPMJEBNFOUP EJ TUBOEBSE RVBMJUBUJWJ FDDFMMFOUJ QFS GPSOJSF SJTVMUBUJ GFEFMJ BMMB SFBMUร NewTom, lo standard nellโ imaging radiologico.
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ULSS 20
ULSS 20: innovazione e professionalità al servizio dei veronesi Intervista esclusiva con il Direttore Generale dell’Azienda ULSS 20: una panoramica a 360° su un quinquennio di grande impegno e importanti conquiste sul territorio cittadino, in costante sinergia con la Regione Veneto Dott.ssa Bonavina, un quinquennio trascorso al timone dell’ULSS 20. Un ruolo ed un impegno certamente non facili... Soprattutto se si tiene conto di quali stagioni siano, all’insegna di una progressiva e necessaria ristrutturazione del sistema socio sanitario, operazione che ci ha visti impegnati nel mantenimento dei servizi erogati alla cittadinanza, mantenimento associato al raggiungimento dell’equilibrio economico aziendale garantendo la continuità delle cure, l’elevata qualità delle stesse e la sostenibilità del sistema a fronte di risorse sempre più esigue. Il Patto per la Salute aveva già regolato le risorse economiche, ma la spending review, i tagli e la nuova legge di stabilità hanno ulteriormente ridotto le disponibilità finanziarie del sistema sanitario nazionale e messo a dura prova la tenuta del sistema. Le problematiche che la conclamata crisi sta evidenziando avrebbero potuto provocare rallentamenti nel processo di riorganizzazione in atto, costringere ad operare i temuti “tagli” in alcune strutture operative, generando incertezze nella percezione dei nostri assistiti. Eventualità scongiurata dalla professionalità di tutto il personale che si è posto come primo obiettivo lo svolgere i programmi stabiliti avviando, là dove necessitava, graduali innovazioni negli assetti gestionali. 10 : novembre, dicembre 2012
Tra i risultati conseguiti nelle varie aree quali si sente di citare? Nell’ottica di una politica di una sempre più congrua ed appropriata offerta territoriale, si è migliorata la collaborazione con i Medici di Medicina Generale e con i Pediatri di Libera Scelta, realizzata attraverso l’impegno ad avviare un lavoro comune per definire alcuni percorsi diagnostici e terapeutici per le principali patologie cronico degenerative e a strutturare un processo di continua revisione e miglioramento degli stessi attraverso un’analisi costante dei risultati ottenuti. Con il progetto Arca l’Azienda ULSS 20 ha dato il via ad una profonda rivisitazione delle modalità di erogazione Dott.ssa Maria Giuseppina Bonavina
dell’assistenza socio-sanitaria per l’utenza anziana. L’opera di rafforzamento e riorganizzazione dei Distretti, nel rispetto degli indirizzi del Piano Socio Sanitario Regionale, è proseguita con lo scopo di accrescere i livelli di assistenza territoriale anche attraverso il potenziamento dell’integrazione con la rete ospedaliera e con l’assistenza sociale. Particolare impegno è stato dedicato ai Dipartimenti di Prevenzione Medica e Veterinaria, alle attività di tutela dei rischi connessi all’ambiente di vita e di lavoro, e all’area degli alimenti e della nutrizione, attraverso l’aumento delle attività di vigilanza e controllo e,soprattutto, l’incremento delle attività di educazione sanitaria. Diverse e numerose sono state le iniziative di promozione della salute realizzate in collaborazione con istituzioni, associazioni e con il mondo della scuola. Altro aspetto rilevante, da evidenziare nell’area della prevenzione, l’ampliamento del programma di screening in generale e di quello del colon esteso all’intero territorio. Particolare impegno è stato dedicato allo sviluppo di un sistema condiviso di relazione con gli Enti Locali e con il Terzo Settore. Il processo di riorganizzazione in ambito socio sanitario ha investito anche il settore delle dipendenze con una riorganizzazione anche strutturale.
processi organizzativi e per l’umanizzazione dell’assistenza. Funziona in modo armonico e sinergico con i servizi sanitari, sociali e della comunità del territorio, e rappresenta un nodo importante di dialogo e di comunicazione per i cittadini. Il Fracastoro può vantare peraltro alcune eccellenze. Mi piace qui ricordare che da dieci anni può vantare la qualifica di ‘ospedale amico del bambino - baby friendly hospital’, e che, dopo la recente verifica da parte degli esperti di Unicef Italia, l’ospedale Fracastoro di San Bonifacio e l’intera ULSS 20 di Verona hanno rilanciano il loro impegno nei confronti della maternità con un progetto che estende a tutto il territorio le buone pratiche attuate nell’ospedale per accompagnare mamme e neonati sia prima che dopo la breve parentesi ospedaliera che richiede un parto. Ma vorrei anche ricordare che al presidio ospedaliero di San Bonifacio si aggiunge l’ospedale integrativo della rete di Marzana, dedicato prevalentemente all’assistenza per la post-acuzie e per l’attività di riabilitazione funzionale che ha riservato un numero di posti letto che durante il periodo 2008-2011 è quasi raddoppiata. E non va dimenticato il Centro Sanitario Polifunzionale di Tregnago che va ad inserirsi a pieno titolo e con ottimi risultati nella complessa e articolata rete dei servizi dell’ULSS 20.
L’ospedale Fracastoro? E’ cresciuto in modo esponenziale. Oggi è un nodo imprescindibile della rete assistenziale dei servizi dell’Azienda ULSS 20 di Verona, per la professionalità dei suoi medici ed operatori, per l’efficienza dei
Tra gli obiettivi regionali da raggiungere c’era anche quello dell’informatizzazione. Sotto questo profilo? E’ stato elaborato un progetto complessivo di rinnovo e di consolidamento dell’intero sistema, rimodu-
lato per renderlo pienamente compatibile con le specifiche nel frattempo emanate dalla Regione Veneto per la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico. Ad oggi sono state attivate tutte le nuove componenti infrastrutturali necessarie, con gestione dei documenti sanitari firmati digitalmente, possibilità per i cittadini di ritirare i propri referti via web, integrazione nel sistema aziendale di oltre 250 MMG, produzione delle ricette elettroniche e collegamento diretto dei Centri Servizi per la residenzialità extra ospedaliera e delle farmacie territoriali. Il rapporto con la Regione Veneto? E’ un rapporto diretto, anche dialettico ma sempre costruttivo, che ha prodotto ottimi risultati. Del resto, come ha fatto emergere il recente convegno alla Gran Guardia mettendo a confronto la nostra sanità con quelle di Lombardia e Piemonte, e come rilevato dall’assessore Luca Coletto, il Veneto non si è fatto cogliere impreparato dalla crisi anticipando la spending review, razionalizzando gli interventi sul territorio, riorganizzando la rete ospedaliera, dando dignità agli ospedali di rete e rafforzato la sanità sul territorio. L’augurio agli Stati generali della Sanità del Nord Italia, così definiti in un videomessaggio del Ministro della Salute Renato Balduzzi trasmesso durante l’evento, è stato quello di vincere insieme questa sfida, in un momento in cui è richiesto molto ai professionisti e ai decisori politici. Un augurio da condividere ed una sfida ancora tutta da giocare. Con entusiasmo e competenza, la si deve vincere. Dove si può e si vuole migliorare in futuro? L’impegno della nostra Azienda è sempre stato rivolto, in modo diretto e determinato, a rispondere adeguatamente ai bisogni di salute degli assistiti, sia attraverso l’organizzazione e la gestione dei servizi che attraverso il ruolo di garante dell’equità e del diritto alla salute di tutti i cittadini del territorio dell’ULSS 20. Detto questo, certamente molto risulta ancora da fare e tutto è migliorabile. Penso appunto all’equità nell’accesso ai servizi, ai temi dell’appropriatezza e della qualità delle cure, che costituiscono i fondamentali diritti che ogni Azien12 : novembre, dicembre 2012
da sanitaria deve garantire ad ogni suo cittadino. L’analisi dei bisogni dei cittadini e la capacità di dare piena soddisfazione agli stessi sono gli ambiti nei quali alta è sempre stata l’attenzione di tutto il nostro gruppo. Stiamo peraltro ultimando il percorso di Accretitation Canada, iniziato ben due anni fa, che dovrebbe comprovare il miglioramento continuo della qualità e della sicurezza realizzato nell’ambito dell’intera nostra Azienda. Al termine del suo quinquennale mandato di cosa soprattutto va orgogliosa? Il rispetto della dignità e della partecipazione dei cittadini e di coloro che entrano in contatto con i nostri servizi è sempre stato il principio motore del mio agire. Ma un altro tipo di rispetto abbiamo cercato di conquistare, quello di tutti coloro che operano nell’ambito dell’Azienda ULSS 20. Questa Direzione, sin dall’inizio del suo quinquennale mandato, ha promosso una larga partecipazione del proprio personale alla riorganizzazione aziendale. Senza di essa non si sarebbero raggiunti quei risultati nella gestione della quotidianità e nella prospettiva strategica che oggi sono sotto gli occhi di tutti e che il Bilancio Sociale che presenteremo in Gran Guardia alla fine dell’anno potrà evidenziare. Ecco, di questo soprattutto vado orgogliosa. Dott.ssa Bonavina, usciamo un attimo dall’ambito sanitario e parliamo del suo rapporto da “semplice” cittadina con Verona città... Posso dire? Mi è capitato talvolta di pensare che questa splendida città,dalle Istituzioni ai cittadini,mi abbia fatto sentire completamente sua parte integrante. Verona è una città a misura d’uomo dove non ci si può che sentire a casa. Per dirla in breve, non mi sono mai sentita “foresta”!. Questo numero di Verona InForma entra nelle famiglie in occasione delle festività natalizie: cosa augura ai veronesi? L’augurio più scontato ma a tutti il più caro, quello di una buona salute. Alberto Cristani
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ULSS 21
Mater Salutis: la storia, la gente, un valore per la comunità Una serie di eventi, iniziative e convegni formativi per condividere con la collettività il cinquantesimo anno di attività dell’Ospedale di Legnago
I
l Cinquantesimo dalla posa della prima pietra del Mater Salutis ha dato l’avvio a una serie di iniziative che sono elencate nel programma– manifesto affisso nei luoghi pubblici e consultabile sul sito aziendale: www.aulsslegnago.it La principale caratteristica del programma ampio di inizitive collegate al Cinquantesimo è stata la volontà di idearlo e realizzarlo con il massimo coinvolgimento di vari protagonisti sia del passato che dell’attualità con uno sgurado penetrante al fururo della programmazione regionale. Per questo motivo tutte le compomenti dell’Azienda e della Collettività sono stati invitati a far parte del Comitato Organizzatore del Cinquantesimo, senza preclusioni, anzi sollecitando tutti gli interessati: i primari sono stati presenti con il presidente dell’Associazione, Antonio Conti del
14 : novembre, dicembre 2012
Laboratorio Analisi Clicniche, il personale sanitario con Aldo Zattarin, responsabile delle funzione infermieristica e poi a seguire Paolo Andreetto, Mauro Bertassello, Gianluca Bertoja, Giuliana Bonizzato, Daniele Caprara, Erika Ferraresi, Lauro Gasparini, Angiolina Gennari, Sandro Magagnotto, Franco Margonari, Andrea Melotto, Sante Olivato, Fiorenzo Panziera, Alberto Rigo, Monica Rossini, Sonja Segala, Morena Tollini del Corso di Laurea in Infermieristica, Michele Triglione, Ferdinando Vaccari. Per la collettività i primi interessati sono stati il presidente di Cittadinanzattiva-TDM, Roberto Venditti, anche con il past president Mario Crocco e i Sindaci della Conferenza dei Sindaci a partire dal Sindaco di Legnago, Roberto Rettondini e dal Presidente della Conferenza dei Sindaci Paolo Marconcini di Cerea. Poi hanno partecipato: Marco Bacchini, Alessandro Belluzzo, Mons. Giampaolo Beltrame, Ester Bonfante, Giampaolo Brasioli, Flavio Brunetto, Roberto Dal Cer, Francesca Feder, Fausta Livio, Giuseppe Ferrarini, Silvio Gandini, Giovanni Gobbi, Claudio Marafetti, Luigi Marconcini, Paolo Mattiazzi, Maurizio Mazzocco, Stefano Roncon, Catone Sbardellini, Antonio Tedesco, Francesco e Luisa Tregnaghi, Gabriella Zanferrari. Un’altra caratteristica è stata la varietà delle proposte celebrative: una inaugurazione (il 22 otto-
bre dell’Unità di terapia intensiva coronarica), un seminario – convegno sull’ospedale ieri-oggi e domani (il 24 ottobre al Teatro Salieri). Una novità assoluta è stato lo spettacolo (aperto al pubblico come tutte le altre iniziative) totalmente realizzato dal personale dipendente e convenzionato dell’ULSS 21. il 28 ottobre si è svolto un concorso per bambini delle elementari sul loro senso della salute. Alcune serate di informazione sanitaria si terranno il 14, 21 e 28 novembre al Centro Ambientale Archeologico di Legnago, con inizio alle ore 18,00 (sono stati scelti i temi che interessano tutti: il soccorso in urgenza, i tumori e come prevenirli, il benessere del cuore); un gemellaggio con l’ospedale di Kiremba in Burundi. Il 10 novembre ha preso il via, in collaborazione con l’Istituto Tecnico Commerciale ‘Minghetti’ di Legnago, una ricerca sulla sussidiarietà con un incontro a più voci il cui tema è stato riassunto dal titolo “Il territoro sostiene l’opera, l’opera sostiene il territorio. Sussudiarietà e finanziamento delle opere pubbliche”, basandosi sulle origini del Mater Salutis che ha visto la materiale contribuzione dei cittadini con dei prestiti obbligazionari al Comune. Il confronto si svilupperà sulle tematiche più attuali degli “eurobond” su cui relazionerà il europarlamentare veneto Antonio Cancian, Gabriella
Zanferrari per la parte storica e rappresentanti del monndo economico veronese per l’attualità. Per il Cinquantesimo è stato stampato un raccoglitore con tre cartoline storiche, con materiale tratto dagli archivi: sono tremila cartoline e potranno essere acquistate con un contributo libero il cui ricavato andrà a favore dell’Ospedale di Kiremba (Burundi), gestito dai volontari dall’AS.COM. di Legnago, presidente Giovanni Gobbi, durante la manifestazione del 24 ottobre al Salieri. Sulle cartoline acquistate sarà apposto, da parte del personale di PosteItaliane lo speciale annullo postale riportante il logo del 50°. Da aggiungere la produzione di un video della durata di circa 6 minuti le cui immagini illustrano la presenza e l’attività dell’ospedale legnaghese: il video sarà a disposizione di tutte le iniziative curate dall’Aulss e nei monitor delle sale d’attesa. Con il cinquantesimo viene dato alle stampe il libro: “L’Ospedale di Legnago - La storia, la gente, un valore per la comunità”, affidato allo scrittore di storia locale Francesco Occhi che ha potuto contare sulla collaborazione di alcuni dipendenti ed ex dipendenti dell’ULSS 21. Sarà in omaggio uno per dipendente/convenzionato e per tutti gli interessati In vendita ad offerta libera con il minimo di euro dieci. Tutte le inziative del Cinquantesimo sono autofinanziate e quindi nessun costo è a carico dell’ULSS. Mi. Tr.
CONVEGNO
Veneto - Lombardia - Piemonte: tre sanità a confronto L’iniziativa è nata dalla necessità di un confronto fra queste tre Regioni sulle modalità di coniugare compatibilità economico-finanziaria ed offerta dei servizi sanitari ai cittadini
“U
n confronto di alto livello tra tre sistemi sanitari tra i più importanti d’ Italia, per capire come agire in questa difficile congiuntura economica”. Con queste parole, Vasco Giannotti, Presidente Fondazione Sicurezza in Sanità ha aperto i lavori del Convegno “Tre Sanità a confronto. Veneto, Lombardia, Piemonte” che si è tenuto lunedì 22 ottobre a Verona, un appuntamento, questo, in preparazione del VII° Forum Risk Management in Sanità, in programma ad Arezzo dal 20 al 23 novembre 2012. Veneto, Lombardia e Piemonte a confronto per tracciare il futuro della sanità territoriale alla luce degli ultimi provvedimenti normativi nazionali, quali la spending review e il decreto sulla tutela della salute: questo il tema del convegno promosso dalla Fondazione Sicurezza in Sanità no profit e realizzato con il contributo di Abbott e rivolto a dirigenti di Assessorati alla Sanità, a Direttori Generali, Direttori Sanitari, Direttori Amministrativi di Aziende sanitarie pubbliche, a dirigenti di strutture private e a medici. L’iniziativa è nata dalla necessità di un confronto fra queste tre Regioni sulle modalità di coniugare compatibilità economico-finanziaria ed offerta dei servizi sanitari ai cittadini e di come tutto ciò renda indispensabile l’innovazione nei percorsi di cura ed assistenziali. Mentre a livello nazionale continuano a profilarsi pesanti tagli che solo per il Veneto potrebbero significare 900 milioni di euro in meno, il Presi16 : novembre, dicembre 2012
dente Zaia chiarisce “Il nostro nuovo Piano Socio - Sanitario, approvato lo scorso giugno, costituirà di fatto una spending review virtuosa, senza tagli ma con riorganizzazioni e riforme il cui obiettivo è rispondere, a diversi livelli, a tutte le specifiche esigenze di salute, portando le cure più vicino al cittadino”. Tra le scelte strategiche del Piano spiccano:la riorganizzazione della rete ospedaliera - il potenziamento della medicina sul territorio - l’informatizzazione - l’integrazione tra il sociale e il sanitario, caratteristica storica del welfare veneto - l’assistenza farmaceutica; il rilancio della prevenzione. In particolare l’informatizzazione delle strutture sanitarie consentirà un risparmio annuo di 72 miloni di euro, evitando al cittadino spostamenti anche durante l’orario di lavoro e code agli sportelli. “Un’azienda che punta sull’innovazione – ha dichiarato Fabrizio Greco, AD Abbott Italia – e che investe ingenti risorse nello sviluppo di nuove farmaci e di nuove terapie, che per essere poi rese disponibili ai pazienti dopo anni di ricerca, necessitano a loro volta di risorse da parte dei servizi sanitari.” L’iniziativa nasce dalla necessità di un confronto fra queste tre Regioni sulle modalità di coniugare compatibilità economico-finanziaria ed offerta dei servizi sanitari ai cittadini e di come tutto ciò renda indispensabile l’innovazione nei percorsi di cura ed assistenziali. Il Patto per la Sa-
lute aveva già regolato le risorse economiche, ma la spending review, i tagli e la nuova legge di stabilità hanno ulteriormente ridotto le disponibilità finanziarie del sistema sanitario nazionale e messo a dura prova la tenuta del sistema. L’Assessore Luca Coletto a questo proposito sostiene che il Veneto non si è fatto cogliere impreparato: “Nella mia Regione abbiamo anticipato la spending review, abbiamo razionalizzato gli interventi sul territorio, organizzando la rete ospedaliera secondo il modello hub and spoke, abbiamo dato maggiore dignità agli ospedali di rete e rafforzato la sanità sul territorio con i “gruppi di medicina di base”, ossia aggregazioni di medici di base che saranno attive h24, sette giorni su sette, per dare una prima risposta ai cittadini e fare da filtro agli accessi impropri ai pronto soccorso”. In questo quadro di riforme rientrano anche i costi standard o meglio “i criteri standard”: secondo l’assessore Coletto, adottandoli a livello nazionale - come già avviene in Veneto – si innescherebbero risparmi ben superiori a quanto prevedono i tagli della revisione di spesa del governo, senza incidere sui servizi alla popolazione. Anche per Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale dell’ULSS 20 di Verona “Per razionalizzare bisogna conoscere prima di tutto le esigenze, per rinnovare non ragionando in termini di “dieta assoluta” ma prevedendo un apporto razionale e sistematico”. L’augurio agli “Stati generali della Sanità del Nord Italia” così definiti in un videomessaggio del Ministro della Salute Renato Balduzzi, trasmesso durante l’evento, è quello di “Vincere insieme questa sfida, in un momento in cui è richiesto molto ai professionisti e ai decisori politici”. Nel pomeriggio tra i temi trattati “La qualità della cura e dell’assistenza: formazione e ricerca”, “Fascicolo sanitario elettronico e sanità elettronico” e “Sistemi di prevenzione del rischio in sanità”. Ha chiuso i lavori Giovanni Bissoni, Presidente Agenas “Oggi abbiamo avuto ulteriore dimostrazione che in Italia ci sono sistemi sanitari regionali che nulla hanno da invidiare alle migliori esperienze europee. Le manovre sulla Sanità sono pe-
santi e riguardano tutti i settori, non nascono da un eccesso di spesa, come succede invece negli altri paesi europei, ma dalla situazione di grave contrazione finanziaria del Paese. Questa emergenza finanziaria deve essere l’occasione per accelerare i percorsi di innovazione dal riordino ospedaliero alle cure territoriali. Come si attesterà il Servizio Sanitario dopo questa fase resta comunque incerto, penso che la politica dovrà con coerenza e coraggio dire se rimanere in Europa significa rigore nei conti ma anche salvaguardia dei sistemi di welfare”. Cl. Ca.
novembre, dicembre 2012 : 17
NOTIZIE BREVI
Prenotazione Cup? In farmacia si può! Un servizio che ha come obietto snellire, semplificare e deburocratizzare l’accesso ai servizi assistenziali Il 1° ottobre 2012 ha preso il via la fase sperimentale del servizio di “Prenotazione Cup in Farmacia” nel territorio della ULSS 20. E’ un tassello importante che si inserisce nel quadro generale di attivazione della cosiddetta “sanità elettronica” (E-Health), ovvero della possibilità per i cittadini di poter fruire dei servizi assistenziali attraverso modalità di accesso semplificate e deburocratizzate, evitando ogni inutile necessità di “accesso fisico” alle strutture sanitarie e consentendo la condivisione delle informazioni a tutti gli interlocutori accreditati a far parte del Servizio Sanitario regionale. Si tratta del completamento dell’informatizzazione del processo di erogazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale: il cittadino può prenotarle via web attraverso le farmacie e, una volta erogate, può scaricare il relativo referto sempre via web (a casa propria oppure sempre attraverso le farmacie). Sia il ritiro referti che le prenotazioni sono completamente gratuite per il cittadino. Questa sperimentazione costituisce una tappa fondamentale nell’evoluzione del ruolo che le farmacie territoriali sono chiamate ad assumere come componente essenziale del Sistema Sanitario regionale: non mero distributore di farmaci, ma erogatore di una ampia gamma di servizi. A questa prima fase aderiscono 25 farmacie territoriali aderenti a Federfarma Verona che si sono rese disponibili ed i cui titolari hanno già frequentato nelle scorse settimane uno specifico corso di formazione. Altre 20 farmacie erogheranno questo servizio dalla fine di ottobre/inizio novembre, e la fase di sperimentazione si concluderà entro la fine dell’anno in corso.
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EVENTO
L’arte in ospedale La mostra dedicata a Michelangelo Buonarroti è la prima di una serie di iniziative volte a promuovere l’arte all’interno della struttura ospedaliera di Borgo Trento
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ell’ambito dell’iniziativa “L’Arte in Ospedale”, lo scorso 15 ottobre è stata inaugurata nella Piazza Canneto del Polo Confortini all’Ospedale di Borgo Trento, la Mostra Didattica sulle opere di Michelangelo Buonarroti, promossa dall’Associazione Rivela in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. La mostra che è durata fino al 28 ottobre, ha ripercorso la vita e la produzione artistica di Michelangelo, tenendo come punto di vista il rapporto tra i disegni preparatori e le opere compiute. Michelangelo ha sempre concepito il suo essere artista come un’esperienza di intuizioni e verifiche continue, mettendosi in discussione al fine di rendere la sua arte segno di veri-
tà e di espressione dell’animo. Le sezioni della mostra sono state introdotte da brevi profili biografici affiancati a ricostruzioni storiche e culturali e sono concluse da alcune Rime e passi del carteggio michelangiolesco. La Mostra è stata patrocinata dalla Regione del Veneto, dalla Regione Lombardia, dalla Provincia e dal Comune di Verona, e inserita nel percorso “Mostre itineranti” curate dall’Associazione Rivela. Dopo il successo della Mostra sulle opere del Buonarroti prossimamente verranno presentate nuove esposizioni tra cui quella dell’artista albanese, veronese di adozione, Agron Hoti. Ma. So.
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FONDAZIONE
Per Fondazione Just Italia, l’anno si chiude all’insegna di splendidi “Raggi di Colore” Dopo il successo dell’iniziativa benefica 2012, più speranze per la cura dei tumori ossei pediatrici
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er Just Italia, che da quasi 30 anni distribuisce i cosmetici naturali svizzeri Just, la chiusura d’anno registra un successo non solo commerciale: il 2012 si illumina di “Raggi di Colore”! Questo è il nome dell’iniziativa benefica con cui l’Azienda, attraverso la propria Fondazione, ha finanziato un’importante ricerca per la cura dei tumori ossei pediatrici con l’utilizzo di cellule staminali. Ne parliamo con Marco Salvatori, Direttore Generale di Just Italia e Presidente dell’omonima Fondazione: Just Italia, nome di spicco nel settore della vendita a domicilio, da tempo si dedica concretamente all’impegno sociale. In che modo e con quali risultati? Nel settembre 2008 il consiglio direttivo dell’Azienda ha dato vita a Fondazione Just Italia Onlus, che opera attraverso il sostegno di progetti di solidarietà, tutela ambientale e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. I principali ambiti di intervento riguardano l’assistenza sociale e socio-sanitaria rivolta specialmente ai bambini: da 22 : novembre, dicembre 2012
diversi anni Fondazione si concentra su un’iniziativa di rilevanza nazionale finanziata attraverso la proposta di uno speciale set di prodotti. È stato così anche quest’anno, con “Raggi di Colore”. Un nome che richiama l’infanzia e la positività: di che si tratta? Con l’iniziativa “Raggi di Colore” abbiamo scelto di affiancare Noi per Voi per il Meyer Onlus, asso-
Marco Salvatori
ciazione che riunisce famiglie di bambini malati, per sostenere un’importante ricerca che impegna tre Centri di eccellenza fiorentini con lo scopo comune di utilizzare cellule staminali per nuove terapie contro i tumori ossei infantili. Uno scopo oggi ancora più raggiungibile: grazie al lavoro impagabile dei nostri 17.000 incaricati alla vendita, a maggio abbiamo potuto destinare alla ricerca parte del ricavato del miniset benefico “Raggi di Colore”, raggiungendo il finanziamento record di € 285.000 (che supera di ben € 85.000 il nostro obiettivo iniziale).
pazienti. L’eccezionalità dello studio è proprio questa: grazie alla medicina rigenerativa (quella cioè che utilizza cellule staminali, capaci di autorinnovarsi e differenziarsi diventando così i “mattoni” di terapie innovative), il chirurgo ortopedico potrà evitare di sostituire con una protesi l’arto colpito, ma ne favorirà la guarigione offrendo all’organismo ciò che gli serve per attivare il processo rigenerativo fisiologico e, nei casi in cui le cure tradizionali non bastano, creando con le cellule staminali sostituti biologici per ricostituire i tessuti danneggiati.
Un risultato sorprendente, che testimonia l’impegno della Forza Vendita Just e la splendida risposta della clientela. Ad oggi, come procede la ricerca? I tre centri lavorano in modo sinergico: la Cell Factory dell’Ospedale Meyer è preposta a preparare le cellule staminali espandendole in vitro e rendendole idonee alla ricostruzione dell’osso malato; il laboratorio dell’Università (Di.V.A.L.) è incaricato di validare la preparazione delle cellule confermandone funzionalità e assenza di effetti collaterali negativi, mentre il centro clinico di Ortopedia Oncologica Ricostruttiva del Careggi adotterà le nuove terapie per i suoi piccoli
La collaborazione dell’intero mondo Just rende più vicino un traguardo davvero grande! E ora, cosa prevede il 2013? Stimolati dagli ottimi riscontri ottenuti in questi anni, stiamo ultimando la raccolta delle candidature per la prossima iniziativa nazionale, che sarà attiva in primavera. Ci dedicheremo inoltre a diversi progetti a carattere locale: anche le attività quotidiane rivestono una grande importanza, per le famiglie e le comunità! Silvia Zanolli info: www.just.it - www.fondazionejustitalia.org novembre, dicembre 2012 : 23
DERMATOLOGIA
Una questione di pelle che talvolta lascia il segno L’adolescenza è il periodo dei “brufoli”, con “ricordi” anche indelebili
L’
adolescenza è un periodo complesso per numerosi fattori, non ultimo il cambiamento del proprio corpo che appare in continua trasformazione, con mutamenti psico-fisici non sempre gradevoli. L’acne giovanile rappresenta uno degli aspetti più frequenti e fastidiosi di questo periodo, è tipica infatti dell’adolescenza e generalmente tende a scomparire dopo la pubertà, in rari casi in età adulta. Si presenta solitamente tra i giovani fra i 12 e i 25 anni, periodo in cui le ghiandole sebacee (ghiandole associate ai peli) presenti a livello del volto, del dorso e del tronco, sono stimolate dagli ormoni, sia maschili che femminili. Si determina così una maggior produzione di sebo, secrezione oleosa che normalmente svolge un’azione protettiva sulla cute. La pelle si presenta untuosa al tatto e appare lucida, soprattutto a livello del naso, fronte e guance. Nell’età puberale (età dello sviluppo) sono più frequenti le forme lievi di acne, come l’acne “comedonica”, in cui prevale la presenza dei punti neri o bianchi, e quella “papulosa”. I comedoni rappresentano dei “tappi” allo sbocco delle ghiandole, che impediscono il norma24 : novembre, dicembre 2012
le scorrimento del sebo alla superficie della cute. Si sviluppano così papule e pustole (i cosiddetti “brufoli”), la cui presenza ed evidenza, spesso stimola i ragazzi a manipolare e “schiacciare” le lesioni, contribuendo al peggioramen-
Dott.ssa Micol Del Giglio
to della malattia e alla comparsa di cicatrici. Dopo la pubertà, ma talvolta anche prima, l’acne si può presentare con forme più gravi, in cui le lesioni infiammatorie possono essere anche di tipo nodulo-cistico, caratterizzate dalla comparsa di noduli che possono dare origine a cicatrici permanenti. In un giovane si possono riscontrare un’unica forma di acne o più forme cliniche contemporanee o che si susseguono l’una all’altra. Le forme lievi di acne, non traumatizzate ed adeguatamente trattate, guariscono senza lasciare segni, mentre quelle nodulo-cistiche o le forme di acne escoriata (manipolata) causano spesso cicatrici, come avvallamenti estesi oppure “a scodella”, ipertrofiche (rigonfiamenti rossi) o cheloidee (rigonfiamenti del colore della cute normale). L’acne non è una “malattia grave”, infatti nella maggior parte dei casi tende al progressivo miglioramento con l’età; tuttavia molto spesso comporta disagi estetici, talora notevoli, con importanti ripercussioni psicologiche. A volte questa situazione viene sottovalutata dai genitori, così giungono alla nostra attenzione giovani con forme di acne avanzate, che
possono lasciare segni evidenti e molto difficili da trattare. E’ importante ricordare che le terapie specifiche prescritte dallo specialista Dermatologo permettono di curare l’acne, e soprattutto se valutata agli esordi, non si rischia lo sviluppo di cicatrici talora deturpanti. I trattamenti variano da paziente a paziente ed in base alla fase clinica in atto; quindi è necessario che il medico consideri attentamente l’entità del problema, prima di prescrivere la terapia adatta, che a volte può richiedere tempi lunghi. Nel frattempo, anche il trucco eseguito in modo adeguato, e sotto consiglio medico, può contribuire alla guarigione dell’acne e a rassicurare le ragazze che ne sono affette in attesa dei primi miglioramenti. Dr.ssa Micol Del Giglio
RICERCATORE UNIVERSITARIO PRESSO IL D IPARTIMENTO DI M EDICINA , S EZIONE DI D ERMATOLOGIA E VENEREOLOGIA, C LINICA DERMATOLOGICA DI VERONA
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ASSOCIAZIONI
Niente di più serio di un pagliaccio in corsia “Essere Clown Verona Onlus” per portare così forza e sorriso al malato
“E
ssere Clown Verona Onlus è un’associazione di volontariato, nata per portare un sorriso, un momento di spensieratezza e svago dalla monotonia, un sostegno empatico soprattutto a quelle persone che si trovano a dover affrontare situazioni di difficoltà emotiva. L’Associazione si occupa di utilizzo e diffusione della Clowncare, che per noi significa prendersi cura degli altri attraverso l’azione clown. Il volontario, vestito in modo colorato o con un camice da dottore, creativamente personalizzato, si presenta alle persone chiedendo loro se hanno piacere di ricevere la sua visita. La figura del clown o del clowndottore ci permette di avvicinarci alle persone in maniera più facile e diretta; inoltre, ci aiuta a creare una sdrammatizzazione della situazione in cui ci si trova. Vengono utilizzati trucchi di micromagia, elementi mimici e di giocoleria; vengono creati sprazzi di fantastici mondi da sogno, attraverso il gioco e l’immaginazione: il tutto, prestando sempre particolare attenzione al paziente e ai suoi familiari. Si può anche solo rimanere a conversare piacevolmente con i degenti e le loro famiglie, cercando di sostenerli emotivamente, senza mai entrare nel merito delle cause e dei particolari del ricovero. L’intento è di 26 : novembre, dicembre 2012
mettere il paziente, o la persona con cui si interagisce, al centro dell’attenzione, di fare in modo che sia lui a condurci nella sua realtà. È lui che dirige il “gioco”, attraverso il quale può rilassarsi, svagarsi, non pensare a nulla di negativo e sorridere o ridere, se gli va. Attualmente Essere Clown Verona Onlus presta servizio di volontariato, con cadenza settimanale, presso le seguenti strutture: - Ospedale Civile Maggiore Borgo Trento - Reparto di Neurochirurgia Pediatrica - Pediatria - Medicina e Geriatria III - Ospedale don Calabria – Sacro Cuore, Negrar, Reparto di Geriatria - Ospedale Orlandi, Bussolengo, Reparti di Medicina e di Geriatria Inoltre, l’attività dei clowndottori prevede visite, con cadenza mensile, in alcune Case di Riposo di Verona e provincia e nel Reparto di RSA Psicoriabilitativa al Centro Sanitario Polifunzionale di Caprino. Anche presso la Casa Circondariale di Montorio i volontari si intrattengono in sala d’aspetto, con i familiari dei detenuti. L’associazione ha infine definito importanti collaborazioni con altre realtà del territorio: - Gruppo di Sostegno DBA Italia Onlus - Cavaion nel Mondo - Col’or Lombardia amici di Wamba - Ronda della Carità.
Altre iniziative importanti alle quali Essere Clown Verona garantisce la propria presenza sono: - Il Dono Abbracci, in Piazza Bra e a Garda, un’occasione per dare e ricevere emozioni, affetto e conforto con un gesto antico e guaritore. - L’animazione del Convegno Malattie Rare - Sindrome DBA (anemia di Blackfan-Diamond), organizzato dal Gruppo di Sostegno DBA Italia Onlus al Centro Mons. Carraro di Verona, associazione presieduta da Maria Elisabetta Villa. - Attività di promozione e testimonianza a studenti ed adolescenti sul volontariato e sulla figura del clowndottore. - Animazione e attività durante la Grande Sfida, organizzata dal CSI con Roberto Nicolis. - Presenza alla Festa del Volontariato organizzata dal CSV a settembre. - Sostegno gli Amici di Wamba nella raccolta fondi per l’ospedale di Wamba in Kenya. - Collaborazione con altre Associazioni di Sant’Ambrogio al progetto dell’Emporio della Solidarietà. FORMAZIONE DI NUOVI CLOWN DI CORSIA Per aumentare il numero di volontari specializzati in Clowncare viene organizzato ogni anno un corso che inizia in autunno/inverno ed ha una durata di circa 25 lezioni. La formazione comprende materie scientifiche, quali: - Psicologia - Igiene - Organizzazione Sanitaria - Argomenti artistici quali Clownerie, Giocoleria, Improvvisazione Teatrale, Espressione Corporea. I volontari, finito il Corso, iniziano un percorso di osservazioni in corsia e quindi affrontano i primi servizi affiancando un clown-anziano. Per informazioni, rivolgersi alla Segreteria dell’Associazione (346/9432540) o scrivendo una mail a essereclownverona@gmail.com. Inoltre, sono attivi canali telematici quali blog su Splinder e contatto su Facebook. Br. Mo. novembre, dicembre 2012 : 27
RIABILITAZIONE POSTURALE
Quel fastidioso mal di schiena di fine giornata… Qualche indicazione per migliorare la postura ed evitare disturbi molto diffusi
A
lla fine della giornata, un uomo torna a casa stanco dal lavoro. Ha passato otto ore chino sulla scrivania, a compilare carte contabili. Oppure è stato fermo davanti al computer, le spalle incassate, gli occhi puntati sullo schermo. Magari ha fatto un lungo viaggio in autobus, attaccato scomodamente ai sostegni, o ha sobbalzato di buca in buca sul suo scooter per rientrare più in fretta. Quel che è certo è che, indipendentemente dal suo nome o dal suo lavoro, giunto a sera quest’uomo avverte un senso di fastidioso indolenzimento, se non un vero e proprio dolore, alla schiena. Gli capita spesso, quasi tutti i giorni. E parlandone con gli amici, si rende conto che è un problema molto diffuso. Il medico a cui si rivolge gli dice che è tutta questione di postura, cioè di quella posizione preferenziale nella quale ciascuno di noi mantiene il proprio corpo nei vari momenti della giornata, a casa come nel lavoro, seduto piuttosto che in piedi. “Ma da cosa dipende la postura?”, chiede il nostro uomo, ripensando a se stesso curvo di fronte al PC. Il medico gli spiega, e tutto appare più chiaro: sono molti i fattori che determinano la nostra postura, sia congeniti che acquisiti. I muscoli, l’apparato scheletrico, il sistema nervoso, ma anche elementi che apparentemente non c’entrano nulla, come l’udito o la vista. Un’alterazione di uno o più di questi sistemi può provocare un cambiamento nel modo in cui il nostro corpo si rapporta con l’ambiente che lo circonda. E da qui il mal di schiena, che si concentra più spesso nel
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tratto cervicale o lombare, ovvero proprio quelle zone sottoposte a una maggiore mobilità (e quindi maggiormente stressate) durante le attività quotidiane. Ecco perché, oltre al controllo del peso corporeo attraverso una dieta equilibrata e all’esercizio fisico - che deve essere praticato con regolarità, nei limiti delle possibilità di ciascuno - dobbiamo porre attenzione anche ad alcune nostre abitudini. “Ma quali abitudini?”, chiede ancora al medico il nostro uomo, ansioso di trovare una soluzione a quel fastidioso dolorino serale. Il dottore, spirito pragmatico, decide di dargli subito dei consigli pratici, per aiutarlo a proteggere la schiena e a mantenere ossa, muscoli, tendini e legamenti elastici più a lungo. Il trucco sta tutto nel salvaguardare la colonna vertebrale, continuamente sollecitata da pressioni e sforzi, prevenendone così l’usura eccessiva determinata da cattive abitudini posturali. La sedia, ad esempio, deve essere scelta bene: deve essere sufficientemente alta per chi la usa, in modo da consentirgli di poggiare saldamente i piedi a terra. Il sedile deve essere poco imbottito e lo schienale garantire un appoggio adeguato, così da favorire il riposo della colonna, Dott. Pier Alberto Pernigo
riducendo il carico sui dischi e sulle vertebre e ottimizzando la distribuzione del peso. É poi preferibile un letto rigido; poco importa se il materasso è con le molle o in lattice, ma deve necessariamente sostenere e mantenere la colonna ben allineata, impedendole di infossarsi in pericolosi avvallamenti. Il cuscino non dovrà essere né alto né basso, ma sufficiente a colmare la distanza tra la testa e il piano del materasso. Particolare attenzione va posta al momento del risveglio: anche gesti banali, come alzarsi dal letto o curvarsi sul lavandino per lavare faccia e denti, possono comportare movimenti incauti e lesivi per la colonna. I divani di casa devono essere alti, per favorire il passaggio dalla posizione seduta a quella eretta. A tutti piacciono le poltrone comode, ma non ci si deve sprofondare e lo schienale deve essere alto, meglio ancora se con un supporto lombare. E se, come a tutti inevitabilmente accade dopo una lauta cena e le fatiche del giorno, ci si addormenta sul divano, è bene evitare di scivolare dalla posizione seduta a quella semisdraiata, facendo assumere al collo angolazioni innaturali e potenzialmente dannose. Infine, particolari cautele devono essere osserva-
te nel sollevare pesi e nell’eseguire i piccoli lavori domestici; il carico dei sacchi della spesa va ridotto al minimo e distribuito su entrambe le braccia; nel caso invece di lavori quotidiani ,come rifare il letto o pulire con l’aspirapolvere, è bene piegare di più le gambe e meno il busto. “Tutto qui?!”, si chiede sollevato il nostro uomo. Ed esce dallo studio del medico più sereno, già gli sembra di stare un po’ meglio. Ha capito l’antifona: pochi accorgimenti - e di facile attuazione - possono tutelare la sua colonna vertebrale e aiutarlo ad arrivare a fine giornata più rilassato e in forma. Dott. Pier Alberto Pernigo DIRETTORE U.O. DI RIABILITAZIONE A.O.U.I. DI VERONA
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PARCO TERMALE
Il caldo inverno di Aquardens Le nuove terme in Valpolicella sanno coniugare salute e svago, grazie alle proprietà dell’acqua e alla magica architettura
A
quardens, le terme che sorgono vicino a Verona, a Santa Lucia di Pescantina, hanno già incantato le migliaia di persone, che le hanno visitate in questi primi 3 mesi d’apertura.
Inaugurate lo scorso 23 luglio, si estendono su una superficie di 35.000 metri quadri che ospitano una struttura “underground” completamente immersa nel verde della Valpolicella e oltre 5.000 metri quadri di acqua salso-bromo-iodica.
Magia, emozione, relax scaturiscono tra lagune, grotte e cascate animate da oltre 200 punti idromassaggio e 700 fari immersi nell’acqua termale mantenuta a una temperatura tra i 32 e i 39 gradi. Ma il piacere di un’immersione ad Aquardens sa dare molto di più, grazie alle proprietà terapeutiche dell’acqua termale che qui sgorga purissima dalla fonte a 46 gradi. Come certificato dal Ministero della Salute, l’acqua salso-bromo-iodica di Aquardens è efficace nella stimolazione del sistema immunitario e produzione di immunoglobuline, aumentando le difese dell’organismo. Inoltre è particolarmente indicata nel trattamento delle malattie artro-reumatiche, quali artrosi, lombalgie croniche, periartriti e tendiniti, così come nelle terapie riabilitative post traumatiche degli arti, come fratture, lussazioni, distorsioni e distrazioni muscolari. L’azione di contrasto alle malattie vascolari, come varici venose e flebiti viene potenziata, nel percorso Kneipp a disposizione degli ospiti, dall’alternanza di acqua termale calda e fredda. Impossibile, poi, non approfittare della vasca Salina, consigliata oltre che per le proprietà drenanti, idratanti e di contrasto ai radicali liberi, per molti disturbi dermatologici grazie all’alta concentrazione di sali del Mar Morto. L’area Medical SPA mette a disposizione consulti con oltre 16 medici specialisti in varie discipline -dalla medicina termale a quella sportiva, dalla reumatologia alla medicina estetica- per soddisfare pienamente il desiderio di salute degli ospiti termali. Per un’esperienza totalizzante di benessere ad Aquardens 1.400 metri quadri sono dedicati alla sola area wellness, dove SPA e beauty si integrano e completano per donare ai propri ospiti una esperienza di benessere assoluto. SPA innovative e tecnologicamente avanzate: saune, bagni novembre, dicembre 2012 : 31
di vapore e aree relax dal design accogliente e raffinato, studiati per offrire differenti percorsi di benessere a seconda delle diverse esigenze. E poi piogge aromatiche ed emozionali, materassi ad acqua, cascate di ghiaccio, pareti di sale, sabbiature benefiche, completano una dimensione di totale rigenerazione dove il tempo si annulla e la mente si rilassa, in percorsi da scegliere tra un’infinita gamma di proposte per creare il proprio benessere su misura. E per chi desidera andare oltre l’eccellenza ecco le private SPA, con percorsi attrezzati per 2 persone, dalla sauna al massaggio finale, assistiti e coccolati dal personale wellness che sa abbinare alle alte competenze e capacità un’autentica passione per i trattamenti proposti.
Così ritemprati, diviene ulteriore fonte di piacere assaporare le specialità che la ristorazione interna ad Aquardens sa offrire. Aquardens Restaurant, caldo e accogliente, affacciato sulle terme, presta grande attenzione alla cucina del territorio, selezionando quanto di meglio appartiene alle tradizioni locali: dal Lago di Garda ai monti Lessini. Lo chef Emanuele Selvi affianca poi abilmente nei menu piatti mediterranei arricchiti da un tocco di personale e originale esoticità. Al Ripasso Bistrò spuntini stuzzicanti possono essere un gustoso pretesto per un abbinamento con l’eccellente carta vini. Ristorante e Bistrò hanno il piacere di ospitare anche clienti esterni per un pranzo di lavoro o una cena con amici, mentre agli ospiti delle terme sono riservati in esclusiva il Salus Self Restaurant, il bar a bordo laguna e quello in acqua. Salus Self Restaurant, dove si accede comodamente in accappatoio, propone pietanze fresche e veloci, mentre rientra nel rituale termale accomodarsi sugli sgabelli in acqua per una pausa ristoratrice.
Aquardens potrebbe essere definita, in sintesi, una vera e propria cittadella del benessere, dove ognuno può ritagliarsi la propria dimensione di relax e salute su misura. Patrizia Zanetti Orari di apertura Da Dom. a Gio. dalle 10.00 alle 22.00 Ven. e Sab. dalle 10.00 alle 24.00 Tel. 045.6755565 info: www.aquardens.it - info@aquardens.it
Insieme per la salute: Una serata di gala memorabile Una grande occasione di festa aperta al pubblico e con ospiti importanti per celebrare 30 anni di attività e di successi e presentare i nuovi progetti umanitari legati alla salute Grande successo per l’evento organizzato dalla Fondazione Incontri di Madruzzo che si è tenuto lo scorso 10 novembre nelle splendide cornici del Teatro Filarmonico e del Palazzo della Gran Guardia. Dallo storico Castello di Madruzzo, dove tutto cominciò oltre 30 anni fa, prima a Milano ed oggi dalla nuova sede di Verona in Via Santa Chiara 10/A, la Fondazione Incontri di Madruzzo ha sempre perseguito finalità di solidarietà sociale e si è impegnata dai sui esordi nella diffusione e nello sviluppo della Cultura della Salute attraverso un’intensa attività focalizzata su simposi e convegni di carattere internazionale e progetti umanitari, spesso realizzati in collaborazione con organismi internazionali quali l’Unione Europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La Fondazione consolida e rilancia oggi il suo operato con una nuova versione del suo sito internet (www.madruzzo.org) facile da consultare e ricco di contenuti e con un evento denominato Insieme per la Salute, che vuole sensibilizzare opinione pubblica, addetti ai lavori e sostenitori sull’importanza della percezione della salute come valore fondamentale dello sviluppo della società civile. Il 10 novembre nella spettacolare cornice del Teatro Filarmonico ha di fatto preso il via un programma di spettacoli e di presentazioni aperte a tutti mentre a Palazzo della Gran Guardia è stata organizzata una cena benefica durante la quale sono stati presentati gli importanti e nuovi progetti umanitari della Fondazione che come sempre saranno Professor Mario Emanuele Bianchetti
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attuati in piena autonomia e portati a compimento soltanto ad obiettivi di budget raggiunti attraverso un’intensa attività di fund raising. I nuovi temi, sui quali la Fondazione concentrerà i suoi sforzi nei prossimi anni, riguardano: - la realizzazione di speciali unità sanitarie galleggianti per fornire cura e prevenzione alle popolazioni di vari Stati che si affacciano sul mare (La Salute Viene Dal Mare) - la creazione di città-servizio, dedicate al benessere di anziani e bambini nelle vicinanze dei principali centri metropolitani italiani, calibrate sulle necessità e sugli interessi di entrambe le tipologie di utenza (Le Città Del Sole) - il soccorso a soggetti affetti da patologie facilmente curabili che si aggravano nei Paesi in cui scarseggiano l’igiene e l’assistenza medica (Non Sei Solo) - la costituzione di scuole e sedi didattiche in aree strategiche, studiate per fornire il personale specializzato necessario alle unità sanitarie galleggianti e alle aree territoriali interessate dalle attività della Fondazione (Conoscere Per Aiutare). Fondatore e presidente della Fondazione è il Professor Mario Emanuele Bianchetti, chirurgo vascolare impegnato da decenni in un’intensa attività di divulgazione scientifica e intellettuale nonché autore di libri che da sempre sostiene che la salute é un bene così universale e irrinunciabile per l’uomo, che può essere salvaguardato e incrementato solo se riconosciuto quale fattore determinante dello sviluppo. Nata nel 1985, la Fondazione Incontri di Madruzzo persegue finalità di solidarietà sociale ed è impegnata dai sui esordi nella diffusione e nello sviluppo della Cultura della Salute attraverso un’intensa attività focalizzata su simposi e convegni di carattere internazionale e progetti umanitari realizzati anche con la collaborazione di organismi internazionali quali l’Unione Europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Al. Cr.
info: www.madruzzo.org
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Consulenza
ATTIVITÀ MOTORIA
Migliorare la salute? Si può con Medical fitness Un programma predisposto del Centro Bernstein per mantenere in salute ottimale il proprio fisico
U
n’ ampia evidenza scientifica ha dimostrato che esiste un rapporto diretto tra la quantità di attività fisica praticata e lo stato di salute e la qualità della vita delle persone. In tal senso, il Ministero della Salute dichiara che “L’esercizio fisico e l’attività sportiva sono fondamentali per favorire il pieno sviluppo dell’organismo e per promuovere e mantenere uno stato di salute ottimale sia a breve che a lungo termine”. Una regolare ed appropriata attività fisica rappresenta quindi una fondamentale pratica di prevenzione, oltre che di trattamento per rallentare e allontanare l’insorgenza di condizioni fisiche e metaboliche indesiderate come l’ipertensione, il sovrappeso, la resistenza insulinica e valori elevati di colesterolo e trigliceridi (che quando presenti insieme sono conosciute come “Sindrome Metabolica”). Di fatto, questi fattori di rischio sono un pericoloso campanello d’allarme perché possono condurre a patologie invalidanti e fatali
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di tipo cardiovascolare (quali infarto o ictus), al diabete di tipo 2, possono aumentare il rischio di alcuni tipi di tumore, la fragilità muscolo-scheletrica ed accelerare il decadimento cognitivo. Quando l’attività motoria viene progrettata, condotta, valutata e monitorata da personale specializzato, con proposte e metodologie basate su evidenze scientifiche, può essere considerata a tutti gli effetti una forma di esercizio-terapia in grado di apportare significativi miglioramenti alla salute e quindi alla vita delle persone, ecco che a tal proposito è stato coniato il nome “Medical Fitness”. Il Medical Fitness è un programma di esercizio fisico rivolto ai cittadini colpiti da alterazioni metaboliche e fisiologiche (ipertensione, so-
vrappeso, valori di trigliceridi e colesterolo fuori norma) e patologie croniche diagnosticate (quali diabete, osteoporosi, obesità) ma in condizioni di salute stabili, che su indicazione del proprio medico curante necessitano di un aumento della pratica dell’ attività motoria nella propria vita. L’insorgenza di tali patologie è spesso lenta e silente e quindi vale il principio che prima si interviene e migliore sarà il percorso rieducativo verso la riconquista di uno stato di salute ottimale, tuttavia si ritiene che questo programma sia particolarmente adatto per le persone adulte a partire dai 40/45 anni, e ancor di più per le persone anziane che non presentano ancora una funzionalità motoria compromessa. Il Centro Bernstein di Verona ha predisposto un programma di Medical Fitness gestito da Dottori in Scienze Motorie specializzati in Attività Motorie Preventive e Adattate (Dario Meneghini e Andrea Brunelli). Il programma prevede: - Un Incontro Iniziale per comprendere lo stato fisico generale, lo stile di vita e le ragioni per le quali si rende necessario un programma di attività fisica specifica; - Una Valutazione dello stato fisico del soggetto (con test per la misurazione del metabolismo a riposo, dello stato di fitness muscolare e cardiovascolare e della percentuale di massa grassa e magra dell’organismo); - Una Programmazione a medio-lungo termine dell’Attività Motoria, che sarà individualizzata secondo le caratteristiche della persona e attenta alle indicazioni forniteci dal medico di medicina generale (medico curante); - Assistenza durante le sedute di allenamento, inizialmente in maniera individuale con i nostri specialisti poi inserendo il soggetto in gruppi ristretti. - Un continuo monitoraggio, con apposite strumentazioni, per verificare gli effetti dell’esercizio sull’organismo e sullo stato di salute;
- Consulenza ed educazione su come continuare in maniera individuale a praticare attività fisica e suggerimenti vari su come “Costruire la Propria Salute” assumendo in maniera responsabile corretti stili di vita. Il raggiungimento e il mantenimento di uno stato di salute e quindi di una qualità di vita ottimali dipendono in gran parte da fattori che possono e devono essere modificati mediante l’assunzione di “Stili di Vita” opportuni. E’ responsabilità di ogni persona essere pro-attiva nel ricercare questo equilibrio. Iniziare (o riprendere) a praticare attività fisica adeguata e in modo regolare è il fattore più importante in questo processo di ricerca e mantenimento del proprio benessere fisico e mentale. Giorgio Pasetto DOTTORE IN SCIENZE MOTORIE DOTTORE IN OSTEOPATA www.centrobernstein.it gpasetto@centrobernstein.it tel. 045/8300454 novembre, dicembre 2012 : 37
DISTURBI ALIMENTARI
Il cibo e i suoi significati Riflessioni sui diversi significati che le persone con disturbi del comportamento alimentare attribuiscono al cibo
I
l nutrimento: elemento necessario alla sopravvivenza ed innegabile fonte di piacere, veicola significati importanti nella nostra vita; si fa portatore di tradizioni tramandate nelle generazioni; è associato al benessere, alla festa, a dimensioni intensamente affettive ed intime; è legato allo stare insieme e rappresenta un elemento conviviale, di incontro e di legame tra le persone, un rituale. Compagno deriva dal latino cum panis, la/le persone con cui si condivide il pane. I momenti di condivisione del pane sono momenti fondanti, dalla prima all’Ultima Cena. La sensazione della fame è all’origine della scoperta della propria fragilità e dipendenza. Il neonato scopre, attraverso la fame che, al contrario di quanto avveniva prima di essere messo al mondo, se qualcuno (in ge-
nere la mamma, comunque il care-giver) non arriva a nutrirlo lui è destinato a morire. Sentire la fame significa quindi, immediatamente, sentire il proprio bisogno dell’altro, la dipendenza assoluta. Inizialmente il neonato non distingue l’oggetto concreto (il latte e poi via via gli altri alimenti) da colei o colui che è portatore di quel nutrimento e di tutto il coteue affettivo legato al momento della nutrizione (il calore del corpo della mamma, l’odore, la voce, l’abbraccio, il seno. Il mondo delle rappresentazioni e degli affetti del bambino si sviluppa a partire da quella primaria relazione. Freud aveva molto sottolineato l’importanza dell’associazione fra il cibo e la nascita di un mondo psichico, con le sensazioni di bisogno (fame) e di soddisfacimento del bisogno stesso (sazietà). I significati e le associazioni legati al nutrirsi e al cibo
vengono enfatizzati all’interno di pubblicità televisive che ne utilizzano la plusvalenza, estremizzandola, talvolta, a livelli sui quali vale la pena riflettere. Basti pensare a spot famosi come “fate l’amore con il sapore” o al vincente slogan “che mondo sarebbe senza Nutella???”: l’atto sessuale dunque con uno yogurt, e la mancanza di senso nel mondo se non ci fosse la cioccolata! In un’altra pubblicità che ci colpisce, una bellissima e magrissima signora rimane a casa a gustare intensamente il suo prezioso gelato o biscotto, preferendolo di gran lunga ad un’uscita romantica con l’affascinante fidanzato! Preferiamo un biscotto ad una relazione? Forse no, e sono soltanto i grandi strateghi della pubblicità che ce lo fanno credere ma… A queste immagini sono sensibili parti di noi le quali, disperate e affrante da una relazione andata male o da frustrazioni causate da elementi incerti e rischiosi (lavoro, sentimenti, autostima…), preferiscono un oggetto che certamente ci darà piacere e non ci abbandonerà mai: il cibo! E da qui vogliamo partire per riflettere sui diversi e particolari significati che vengono attribuiti al cibo da molte persone e, in modo estremizzato, da coloro i quali soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Nei disturbi alimentari c’è un’inversione di significato e di senso: il cibo, da elemento vitale per il corpo, finisce per essere considerato, nella nostra cultura, un nemico perché impedisce alla persona di gestire l’immagine di sé. La fame è, appunto, alla radice della scoperta della propria dipendenza e fragilità. Per un’adolescente il cibo può diventare un mezzo di comunicazione, uno strumento per dire delle cose: non mangiando il ragazzo può comunicare alla madre la propria tristezza o la rabbia. Il cibo può diventare un’arma per farsi del male: la persona privandosi o abbuffandosi di cibo arreca consistenti danni ad un corpo che probabilmente non piace perché ha “tradito”, cambiando, trasformandosi, e che diventa il colpevole di fallimenti sentimentali: “se fossi stata più magra non mi avrebbe lasciato il fidanzato!” Ad altri livelli, il cibo può diventare un sur-
rogato affettivo, un “tappabuchi”, un modo per riempire dei vuoti di significato o lasciati dalla perdita di una relazione. In alcuni casi l’angoscia percepita è alta, il vissuto di inanità e la noia sembrano insopportabili. Il cibo si trasforma così, talvolta, in una medicina per placare l’ansia o per farci sentire meno depressi, uno “scacciapensieri”. Ma il cibo può anche diventare un modo per illuderci di poter controllare qualcosa; le pazienti anoressiche si illudono che non mangiando possono riuscire a sentirsi più forti, dominando il corpo, i suoi bisogni, le proprie fragilità e la propria dipendenza; si illudono di poter vivere senza avere bisogno di niente, per poi ritrovarsi ad avere, purtroppo, bisogno di tutto avendo utilizzato le proprie preziose energie vitali contro sè stesse. Mangiare, qualche volta, è un modo per non pensare a qualcosa che ci fa soffrire: “sono preoccupato perché devo studiare ma non ce la faccio e così intanto mangio…”, “i miei hanno litigato di brutto e non ci voglio pensare e così mangio…” Dietro a queste parole si nasconde spesso la sofferenza di giovani e meno giovani che cercano nel cibo una compagnia, un amico, sempre presente al bisogno e davvero l’unico che non abbandona né tradisce mai. Dunque ricerchiamo tutti nel cibo, a volte, cose diverse da quelle che ci può davvero dare. Da qui la necessità di riflettere, per riattribuire al nutrimento alcuni suoi importanti significati. Questo diventerebbe possibile esaminando, già a partire dai primi momenti di vita, le modalità distorte con cui il cibo viene utilizzato per riuscire a riordinare dimensioni affettive che sovraffollano e sovraccaricano l’ambito alimentare, andando così a scoprire i momenti in cui il cibo viene usato per non pensare, per dimenticare, per consolarci, per non sentire, per scaricare la rabbia, la tristezza o per maltrattarci. Questa è una ricerca in sé stessi, talvolta dolorosa e non priva di difficoltà, ma che vale sempre la pena di compiere. Dott.ssa Serena Bombana PSICOLOGA – PSICOTERAPEUTA verona@fidadisturbialimentari.it novembre, dicembre 2012 : 39
Servizio di prenotazione per i donatori di sangue della zona di Legnago A partire dallo scorso ottobre è iniziato a Legnago il progetto pilota per i donatori di sangue organizzato dal Dipartimento Interaziendale di Medicina Trasfusionale – Servizio Immunoematologia e trasfusione dell’Azienda UlSS 21 di Legnago, diretto dal Dott. Francesco Bertola, in collaborazione con le associazioni dei donatori di sangue Avis, Fidas e Asfe. Tale iniziativa è la prima nella provincia di Verona e tra le prime in Veneto. I donatori di sangue, infatti, potranno prenotare in anticipo le loro donazioni al servizio immunotrasfusionale della ULSS 21 di Legnago con il duplice il vantaggio: per i donatori poiché con la prenotazione potranno effettuare la loro donazione senza aspettare o fare code, organizzandosi così per tempo, e per il Servizio immunotrasfusionale poiché avrà una visione generale del sangue e dei derivati a disposizione secondo le prenotazioni, ottimizzandone la raccolta. La prenotazione non è obbligatoria per il donatore ma è consigliata. Il servizio prenotazioni, è attivo dal lunedì al sabato dalle ore 8 alle ore 11 e i pomeriggi martedì e giovedì dalle 18.30 alle 20.30. Le prenotazioni potranno essere fatte attraverso il numero verde gratuito per chiamate da telefono fisso 800-31061 oppure chiamando ai numeri 0442 622867 e 339 3607451 o via mail all’in-
dirizzo: prenota.trasfusionale@aulsslegnago.it. caso di prenotazione via mail o alla segreteria telefonica le prenotazioni vanno fatte con cinque giorni di anticipo ed è necessario attendere la chiamata dell’operatore che conferma la data di prenotazione. Sarà possibile prenotare da 3 mesi e fino a 3 giorni prima della data desiderata. Il Servizio immuno-trasfusionale dell’Azienda Ulss 21 di Legnago è in continua crescita di donazioni dall’anno 2000, dimostrando così di essere un centro vivo, in continuo miglioramento: 8.350 donazioni totali nell’anno 2000 e 12.122 (+31%) nel 2011, delle quali, oltre 9.900 sono state le donazioni di sangue intero, con un incremento, per questo emocomponente rispetto al 2010, del 4,6% (+436 donazioni). Questo valore percentuale di crescita delle donazioni è stato il migliore risultato ottenuto in tutta la provincia di Verona nel 2011. Da molti anni il SIT (Dipartimento Interaziendale di Medicina Trasfusionale) garantisce il fabbisogno di sangue, plasma, e piastrine ai pazienti residenti nell’ULSS 21 e, oltre a soddisfare il fabbisogno interno, contribuisce significativamente a soddisfare la domanda di grosse aziende ospedaliere, prima tra tutte quella di Verona, tramite la cessione di significative quantità di sangue.
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ODONTOIATRIA
Edentulia, non solo un problema estetico Una patologia che compromette la funzione masticatoria, altera la fonazione e modifica l’immagine individuale
L’
edentulia è stata definita come patologia dalla WHO nel 1990. Il raggiungimento di tale definizione ha rappresentato un momento importante per milioni di malati del mondo. L’edentulia infatti, per quanto non rappresenti in alcun modo una patologia in grado di causare direttamente danni organici severi all’organismo, può essere alla base di un deterioramento cronico estetico e funzionale del cavo orale. L’assenza degli elementi dentari causa un processo di progressivo riassorbimento delle strutture ossee dei mascellari con un conseguente ptosi anche dei sovrastanti tessuti molli. Il risultato finale di questo processo è la tipica facies vecchieggiante dell’anziano. Purtroppo, il normale procedere del processo di invecchiamento anatomico si associa anche ad un progressivo deficit delle normali funzioni del cavo orale, quali masticazione, deglutizione e fonazione. Complessivamente l’edentulia inveterata può causare dunque un sovvertimento anatomico e funzionale tale da rendere molto difficile qualsivoglia iter riabilitativo, dalla semplice protesi mobile totale alle più complesse riabilitazioni protesiche implantosupportate. L’edentulia rappresenta oggi un problema sempre più sentito nella popolazione in quanto il progressivo aumento percentuale della popolazione Prof. Pier Francesco Nocini 42 : novembre, dicembre 2012
over 65 ha causato un aumento esponenziale dei pazienti affetti. Inoltre, il progressivo aumento dell’età media della popolazione generale ha incrementato in maniera sensibile quelle che sono le aspettative dei pazienti in termini di funzione ed estetica. In definitiva sono sempre di più oggi i settantenni che, godendo di un ottimo status di salute generale ed avendo ancora una vita ricca di interrelazioni i personali, non si accontentano più della classica protesi mobile totale ma fanno esplicita richiesta di soluzioni protesiche fisse con canoni estetici molto elevati. La ricerca in ambito odontoiatrico e maxillo-facciale ha da tempo dato risposta a questa richiesta mediante innovative soluzioni chirurgiche e protesiche. Negli ultimi dieci anni, nuove tecniche chirurgiche ed implantari, associate a nuove tecniche di imaging radiologico, hanno permesso di sviluppare protocolli clinici che, mantenendo fermo l’obiettivo di una riabilitazione efficiente, esteticamente valida e duratura nel tempo, hanno abbattuto i tempi di riabilitazione ed il numero di sedute chirurgiche e protesiche necessarie. Il paziente anziano mal si adatta, infatti, ad un iter terapeutico che necessita di innumerevoli sedute chirurgiche, esecuzione di multiple anestesie locali o totali e che prevede una durata complessiva di un anno o più. Le tecniche di nuova generazione che più significativamente hanno segnato il passo nell’evoluzione terapeutica dell’edentulia negli ultimi 10 anni sono la chirurgia computer-guidata associata all’utilizzo di impianti convenzionali inclinati e gli impianti zigomatici. La chirurgia computer-assistita (ndr universalmente nota come CAD-CAM) permette all’ope-
ratore uno studio preoperatorio della struttura ossea tridimensionale residua del paziente talmente preciso, da rendere possibile il posizionamento di impianti convenzionali nella struttura ossea residua anche in casi di atrofia che un tempo avrebbero sicuramente necessitato di ricostruzione ossea del mascellare. Inoltre, il miglioramento progressivo delle performance degli impianti ha reso possibile oggi la realizzazione di un protocollo, denominato “ALL ON FOUR“, che in una singola seduta chirurgica in anestesia loco regionale permette il posizionamento degli impianti endossei e l’immediata consegna del manufatto protesico, costituito dalla sola arcata dentaira e non dalla classica protesi con le cosiddette flange (ndr: le odiosissime gengive rosa). Finalmente, il paziente può dunque completare l’intero iter riabilitativo in una singola seduta operatoria e protesica. L’edentulia inveterata al mascellare superiore si associa talvolta ad un riassorbimento delle basi ossee scheletriche tale, da rendere impossibile lo stesso innovativo iter appena descritto. Gli impianti zigomatici rappresentano oggi una ulteriore opzione per tutti quei casi in cui le opzioni convenzionali no sono sufficienti. Gli impianti zigomatici si caratterizzano per avere dimensioni e lunghezza molto maggiori rispetto ad i convenzionali. Inoltre il loro posizionamento, che deve avvenire in regime di anestesia generale, non sfrutta l’osso residuo del mascellare superiore bensì l’osso zigomatico, ottenendo dunque una adeguata stabilità anche in quei casi di atrofia estrema del mascellare. Nonostante il loro attuale utilizzo anche nei pazienti affetti da atrofia, gli impianti zigomatici vennero infatti inizialmente sviluppati al fine di permettere la riabilitazione nei pazienti sottoposti a demolizioni oncologiche risultanti in ampie amputazioni della mascella e dunque privi del supporto osseo naturale. Nonostante l’invasività del loro posizionamento e la necessità di una singola ospedalizzazione, essi garantiscono comunque nella maggior parte dei casi la possibilità di completare l’iter riabilitativo nell’arco di 7 giorni anche in quei casi di atrofia estremamente complessa. L’edentulia totale rappresenta oggi un serio handicap
funzionale e psicologico per un numero elevatissimo di pazienti anziani. Fermo restando che la protesi totale mobile rappresenta tuttora la soluzione di prima scelta nella maggior parte dei pazienti, le nuove tecnologie chirurgiche, radiologiche ed implantari permettono oggi risultati riabilitativi funzionali ed estetici un tempo impensabili. Prof. Pier Francesco Nocini DIRETTORE DELL’UOC (UNITÀ OPERATIVA COMPLESSA) ODONTOIATRIA E CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE novembre, dicembre 2012 : 43
NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
La vecchia “ninna-nanna” addormenta bimbo e mamma Come se non bastassero le fatiche del giorno, ecco piombare la notte…
I
l disturbo del sonno rappresenta, per il Neuropsichiatra Infantile, uno dei motivi più frequenti di richiesta di visita, sia che si tratti di un neonato che di un bambino in età scolare. Solitamente, il disturbo del sonno preoccupa sempre i genitori quando la quantità del sonno è in difetto, quasi mai quando è in eccesso… Infatti, spesso i neo genitori dei neonati telefonano allarmati e sfiniti, allorché - presi tra poppate e colichette - non riescono a chiudere occhio di notte e a godere essi stessi di un sonno ristoratore. Le mamme sono preoccupate che il loro infante abbia qualcosa che non va, preoccupate di non riuscire a capirlo nei suoi bisogni, rischiando di cadere in una spirale di ansia, angoscia e panico, in uno stato di prostrazione e stanchezza, che qualche volta rischia di rinforzare
quel periodo fisiologico di fragilità conosciuto con il nome di “ depressione post partum”. Il sonno, come l’alimentazione rappresenta uno dei canali di comunicazione di disagio da parte del bambino, ma esso rappresenta anche un grande piacere, qualcosa che fa star bene. Si dice infatti: ”Dorme come un angelo”, come a dare del buon sonno il significato di qualcosa di celestiale. Spesso si ritiene, a torto, che un bimbo debba necessariamente solo mangiare e dormire. Tra genitori si dà ascolto all’esperienza degli altri, ci si confronta e sembra sempre che tutti gli altri bambini dormano senza problemi: tutti tranne il proprio. Per questo è facile che si faccia strada, nella testa di alcuni, l’idea che nel proprio bambino ci sia qualcosa che non va o il dubbio di essere geni-
tori che sbagliano. Invece, non è poi così naturale che tutto fili liscio. In realtà esiste uno spazio di tempo necessario, affinché il bambino sia in grado di raggiungere un certo grado di autoregolazione. Non è sempre semplice la comunicazione con una creatura di pochi giorni, non è facile cogliere i suoi segnali; soprattutto se si è inesperti e alle prime armi, è concesso sbagliare, se serve poi a far meglio. Primo passo: escludere che alla base del disturbo del sonno ci sia una patologia neurologica, un problema fisico (es. fame, reflusso gastroesofageo), un problema ambientale (es. freddo, caldo, luce, rumore). Molto spesso, mi si chiede se sono favorevole a metodi spiegati in un famoso libro che tratta di come far dormire i bambini… Personalmente, penso che non sia mai un bene generalizzare. Ritengo, cioè, che non si possa pensare che i bambini siano pronti allo stesso modo nello stesso momento, che una cosa possa andar bene ad uno e non bene ad un altro. Per qualche bambino è possibile, per altri no; per qualche genitore è possibile, per altri no. Non è detto che chi non ci riesce sia meno bravo e più debole di chi “ce la fa”. Non tutti hanno la stessa capacità di tollerare il pianto, la protesta del bambino. Il distacco per lui può significare solitudine, separazione ed esclusione, ma non c’è nulla di anomalo: si tratta di sentimenti ed emozioni inevitabili nello sviluppo evolutivo del bambino, sono “prove” da affrontare e da superare a poco a poco, per poter crescere. La vita, di fatto, inizia con una perdita, un distacco. Durante la vita intrauterina non c’è separazione, si è sempre insieme, c’è fusione. Fino alla nascita, è probabile che vostro figlio vi conosca meglio di quanto voi conosciate lui. Fino a quando è nella pancia, lui è intento a mangiare, dormire e sentire. Sente il cuore della mamma, le voci, i suoi movimenti, i suoi gusti e i sapori, le sue emozioni. Tanto è che molte mamme rimpiangono la gravidanza, “la pancia”, perché era un momento in cui non si sentivano mai sole: “ Sì, alla fine ero stanca, mi pesava, ma poi che tristezza scoprire che la pancia non c’era più…”
Una volta fuori dall’utero, il bambino sperimenta la gratificante illusione che sia lui che la sua mamma, dividano gli stessi confini. La mamma si frappone tra lui e il mondo, proteggendolo dall’angoscia sovrastante. I bambini hanno bisogno della sua continua presenza, perché non tollerano la separatezza, fisica e psichica. E’ complicato diventare una persona a se stante. Come dice uno scrittore che apprezzo molto, “essere in due comincia dalle madri”. Difficile trovarsi da soli sulle proprie gambe e avanzare barcollando, sarebbe più comodo rimanere tra le braccia materne. Quando ci si riesce, però, la perdita è controbilanciata dal guadagno delle esperienze fatte allontanandosi. Ma se avviene troppo presto, al momento sbagliato, il costo della separazione può essere molto alto. I bambini hanno antenne acutissime, si sa; assorbono come spugne il clima familiare, l’energia e la gioia del loro arrivo li rinforzano, ma essi assimilano anche le ansie e le tensioni dell’atmosfera di casa, intossicandosi. Assumono i carichi di sollecitazioni esterne, legate ad eccitazioni e nervosismo. Tutto può interferire col ritmo sonno-veglia, i cambiamenti delle abitudini richiedono un tempo di adattamento più o meno lungo. Tra le variazioni influiscono anche gli apprendimenti stessi del bambino, l’inserimento al Nido o alla Materna, le vacanze, un trasloco, l’arrivo di nuove nascite, le separazioni, i conflitti, un licenziamento, un lutto. I piccoli, infatti, risentono delle situazioni che fanno parte dell’esistenza, circostanze imprevedibili che possono portare distrazione, allontanamento e distacco. novembre, dicembre 2012 : 45
Ciò può rendere difficile assicurare il nutrimento affettivo necessario ai bambini, la mancanza di nutrimento emotivo è un po’ come dormire con la pancia vuota: molto penoso. Quindi perché mai rinunciare per perdere il controllo e sprofondare nell’oblio? Il sonno è un momento di vita molto importante. E’ la fase che contribuisce allo sviluppo del pensiero, fase in cui il bambino si può distogliere dalle sollecitazioni del mondo esterno, rientrare in se stesso. Egli dormirà meglio se la veglia si sarà stata serena, stimolante ma non troppo stancante. Il bimbo, nelle fasi di addormentamento, in realtà vuole essere lasciato in pace per poter appisolarsi, ha bisogno di tranquillità, in un certo senso ha bisogno di ritiro, come avrà bisogno di poter giocare da solo. Il sonno ha valore di separazione e distacco dai genitori, ma anche dai giochi, dall’esterno che sta scoprendo. Anche da neonato, infatti, inizia a farlo: quando sembra “bastarsi da solo”, inizia a comunicare tra sé e sé, facendo i conti con le immagini, i ricordi e i desideri, che prendono una forma sempre meno confusa. Sperimentando l’unicità, si concede una tregua dalla solitudine della separatezza. Non è detto che tutto fili liscio, certamente ci saranno momenti in cui il bimbo si sentirà abbandonato e userà il pianto come richiamo ai suoi bisogni. Ciò che si deve fare è aiutarlo e consolarlo perché si sente solo, ha paura, ma resistere e non portarselo nel lettone (sebbene sia da considerarsi fino a che punto cioè vada a vantaggio del bambino e quanto della coppia… molto spesso alcune richieste arrivano anche da mamme di bambini dai sei ai dodici anni, che non riescono più a gestire un figlio, talvolta anche due, che s’infila nel lettone), altrimenti ciò assumerà valore di soluzione magica a ogni forma di disagio. L’unica cosa è consolarlo di notte e tenerlo vicino di giorno, parlargli, giocare con lui. Anche se crollano, tendono a rimandare, i più grandi a contrattare: - Perché sanno che mentre loro dormono la vita continua e loro vorrebbero partecipare! - Per paura dell’abbandono, che dormendo tutto ven46 : novembre, dicembre 2012
ga meno. Vivono l’angoscia profonda e radicata di non ritrovare più nulla, soprattutto nella fase dei conflitti, delle rivalità e dei castighi. - Se c’è poco tempo per lui, dopo il rientro dal lavoro rivendica il mal tolto, “la fa pagare”. Compito dei genitori è gestire la regressione, in modo che essa sia accettata e aspettata. Il consiglio è di facilitare il passaggio al sonno con l’utilizzo di rituali che si cambiano quando hanno esaurito la loro funzione, buio-luce, silenzio-carillon, peluche, storia, ninnananna. Rituali ripetitivi e quindi rassicuranti per lui, perché può controllarli e quindi, come controlla quello, pensa di controllare il resto, altro da sé. E’ necessario agire con passaggi graduali, poco importa se vi saranno intoppi, anche l’eccezione che conferma la regola è importante, basta che vi sia coerenza tra i due genitori. Tra le difficoltà del ritmo sonno-veglia, nel 1° anno d’età le più frequenti si manifestano con insonnia agitata e calma, opposizione: nel 2°-3° anno con fobie per andare a letto, atteggiamenti di opposizione e provocazione. Tra le condotte patologiche, il sonnambulismo, gli automatismi motori, le angosce notturne: il “pavor notturno” caratterizzato da risveglio ansioso, occhi sbarrati, il bambino urla e non riconosce chi accorre, lo respinge. Tra i rituali, la ninna-nanna ha mantenuto inalterata nel tempo la sua funzione. Unisce l’effetto calmante della voce, del tatto, permette “l’incantamento”, ha quasi un effetto ipnotico! La ninna-nanna, patrimonio culturale di ogni popolo, permette inoltre alla mamma di riposare anch’essa per poter poi dedicarsi a ciò che deve ancora finire di fare, ma soprattutto le permette di concludere la giornata col proprio bimbo, prospettando un domani positivo, augurandogli solo cose belle, solo sogni d’oro. Dott.ssa Cristina Albertini NEUROPSICHIATRA INFANTILE albertini.cristina@alice.it
SESSUALITÀ
Sesso: il bisogno di informazione e formazione alla coppia Matrimonio, maternità, andro e menopausa, terza età: tutte tappe importanti nel cammino sessuale di una coppia
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a consulenza sessuale alla coppia è da poco tempo considerata un intervento preventivo e formativo nell’ambito psico-sociosanitario. Da tempo i consultori familiari giocano un ruolo rispetto all’informazione sulla sessualità ma sono soprattutto impegnati in una campagna di informazione circa una contraccezione sicura piuttosto che nel formare la coppia a vivere una sessualità piena e soddisfacente. Negli ultimi anni si assiste ad un aumento di interesse rispetto alla sessualità, grazie anche a una certa sensibilizzazione, non sempre proficua, attuata dai mass-media. Sembrerebbe che il bombardamento mediatico che prospetta la sessualità come prestazione efficiente abbia creato nuovi problemi sessuali nelle coppie, incapaci di sostenere gli standard proposti dal cinema, dalla televisione e dalle riviste. In realtà un raffronto con la situazione di popolazioni in via di sviluppo 48 : novembre, dicembre 2012
mostra che la percentuale di difficoltà sessuali è più o meno immutata nei diversi paesi. La vita di una coppia infatti è caratterizzata da varie tappe legate al ciclo della vita che portano spesso cambiamenti significativi: matrimonio/convivenza, gravidanza, nascita del primo figlio, menopausa/ andropausa e terza età. Per ognuno di questi vi sono cambiamenti sia dal punto di vista della sessualità maschile e femminile che della coppia nel suo insieme. Il matrimonio rappresenta un momento di aggiustamento reciproco in tutti i campi, non ultimo quello della sessualità; compito della nuova coppia è quello di trovare un equilibrio, negoziando gusti, preferenze, durate. Gli studi effettuati misurano principalmente la frequenza dell’attività sessuale nella coppia che sembra diminuire col matrimonio; in realtà sembra che il decremento della frequenza dei rapporti sessuali nel matri-
monio sia dovuto a fattori psicologici e biologici entrambi associati al processo di invecchiamento. Continuare però a focalizzare l’attenzione sulla frequenza dei rapporti potrebbe non essere così utile come analizzare altri aspetti, quali la soddisfazione sessuale e l’intimità di coppia. Per quanto riguarda la sessualità in gravidanza, un ruolo determinante sembra essere giocato da pregiudizi e false credenze presenti all’interno dell’immaginario sessuale delle coppie “in dolce attesa” (le donne incinte perdono interesse per il sesso, gli uomini non dimostrano interesse sessuale nei confronti delle donne incinte, i rapporti sessuali nei primi mesi di gravidanza possono essere pericolosi, il peso dell’uomo e le sue spinte possono danneggiare il bambino). I cambiamenti nel comportamento sessuale in gravidanza sembrano comuni e diffusi: tutti gli studi li riportano ed esiste un certo accordo sulle caratteristiche di tali cambiamenti. Le ricerche però hanno raramente preso in considerazione il contesto della relazione. Gli uomini risentono del cambiamento rappresen-
tato dalla gravidanza e adottano un atteggiamento più protettivo verso la partner. Sembrerebbe quindi non essere presente una relazione diretta tra diminuzione della sessualità e deterioramento del legame affettivo durante la gravidanza. Sembra emergere una dimensione della sessualità nella coppia in gravidanza strettamente legata a fattori psicologici e culturali piuttosto che biologici. A tale riguardo è importante investire maggiormente su alcuni canali comunicativi, al fine di educare la coppia durante la gravidanza a vivere serenamente la propria sessualità. Anche la nascita del primo figlio richiede capacità d’adattamento e di organizzazione da parte della coppia. Il periodo della gestazione non segna solo l’attesa della nascita del bambino, ma anche l’attesa della nascita della madre, della donna come madre e della nascita del padre, dell’uomo come padre. Compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di agevolare e favorire tale transizione. Con la nascita del primo figlio avviene, infatti, una radicale ridefinizione dei ruoli e un riposizionamento relazio-
nale. Agli aspetti gratificanti del diventare genitori si affiancano alcuni aspetti negativi: i genitori sono stanchi, il sonno è insufficiente e cresce l’impegno. E’ un momento intenso di cambiamento e l’intesa sessuale è messa alla prova: è facile che rischi di andare in tilt di fronte a pianti notturni, sveglia ogni tre ore per le poppate, tristezza improvvisa e qualche chilo in più dovuto alla gravidanza. Capita alla maggior parte delle donne che il “sesso” diventi l’ultimo dei desideri, dopo il parto c’è un innalzamento del livello di prolattina e una caduta del livello di estrogeni e tutto questo predispone la donna a continui cambiamenti di umore e causa secchezza vaginale che rende fastidiosi i rapporti. La paura di non piacere, la paura di provare dolore, soprattutto se vi è stata un’episiotomia, inibisce il desiderio sessuale. Anche gli uomini possono non avvertire il desiderio sessuale. In genere tutto si risolve in circa tre mesi, e la ripresa dell’attività sessuale avviene naturalmente. Questa ripresa però è molto soggettiva e dipende anche da come era vissuta in precedenza la sessualità
dalla coppia. Per quanto riguarda menopausa e andropausa spesso coincidono con il cosiddetto “nido vuoto” che, da una parte può essere il momento giusto per rinegoziare la propria relazione di coppia, dall’altra parte può essere il momento in cui emergono difficoltà relazionali, ci si ritrova faccia a faccia e l’andropausa e i primi acciacchi possono intaccare la funzione sessuale. In questa fase della vita i problemi principali sono i falsi miti che vogliono che il desiderio diminuisca fino a scomparire, soprattutto nelle donne. In un’ottica di intervento sembra necessario in tutte queste fasi del ciclo di vita sessuale della coppia dare informazioni precise circa la sessualità nelle diverse fasi di vita e accompagnare la coppia a viverle in modo sereno e consapevole. Dott.ssa Maria Antonietta Donà PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA SPECIALISTA IN PSICOLOGIA DELLA SALUTE CONSULENTE IN SESSUOLOGIA CLINICA info: www.psychoarea.it
UROLOGIA
Le varie tappe della sessualità maschile Conoscere le modificazioni che l’età produce sulla sfera sessuale è utile per affrontare in modo “attivo” la terza età
“S
to bene e mi piace fare sesso con mia moglie. Credo che sia molto importante per una coppia fare sesso regolarmente. Noi lo facevamo tre volte al giorno, anche se da quando è nato Karamyt abbiamo messo da parte i nostri bisogni.” Queste parole possono apparire banali se pronunciate da qualunque uomo innamorato della moglie con la quale ha una buona intesa sessuale. Molto meno banali sono invece se a pronunciarle è Ramaytit Raghav, contadino indiano che vive nello stato di Haryana, che a 96 anni è diventato padre confermandosi per la seconda volta il padre più anziano del mondo battendo il primato che lui stesso deteneva. Questa notizia pubblicata dal Times of India e ripresa
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da vari altri mezzi di informazione ci dà lo spunto per parlare della sessualità dell’anziano. E’ un argomento che fino a non molti anni fa era pressoché tabù, associato all’idea di una certa lascivia e licenziosità. Questa è, secondo la definizione del Devoto-Oli “una offensiva violazione dei limiti della decenza e del pudore”. Siamo, praticamente, ad un passo dalla perversione. Per fortuna però da alcuni anni le cose sono cambiate e l’eros ad un certa età non è più un tabù, anzi, come segnalano medici ed esperti vari, è considerato un toccasana per la salute. Ciò vale sia per le donne che per gli uomini. Chi scrive ha per motivi professionali maggior dimestichezza con la sessualità del maschio e con i problemi della
sfera sessuale che spesso si manifestano nell’uomo “ad una certa età” per cui proseguiremo nella disamina dell’argomento parlando principalmente dell’uomo, pur tenendo presente che le sessualità maschile e femminile si influenzano profondamente l’una con l’altra, soprattutto se parliamo di partner di pari età. Negli ultimi anni il miglioramento della qualità di vita degli anziani dei paesi industrializzati ha condotto ad un maggior interesse per la sessualità nell’anziano e si è capito che essa è parte integrante della salute psicofisica. Alla base di tutto c’è la consapevolezza, ormai assodata, che con l’età si hanno modificazioni fisiologiche, ma la sessualità nell’accezione fisica e psichica rimane, anche se con intensità e forme di espressione diverse. Ciò ha contribuito a “sdoganare” la sessualità nella terza età, ma ancora oggi molti anziani hanno difficoltà ad affrontare i naturali cambiamenti che avvengono col passare degli anni, a fare emergere il problema e a trovare ascolto presso chi può aiutare a risolverlo. Bisogna quindi comprendere quali sono i fattori che incidono sulla sessualità maschile, tenendo ben presente che le possibili modificazioni anatomiche, endocrinologiche, neurologiche, etc, hanno significato
Dott. Massimo Occhipinti
soltanto quando assieme ad esse si tiene conto degli aspetti psicologici, culturali e sociali. Esaminiamo quindi per primi i fattori fisici. Con l’avanzare degli anni si verifica una diminuzione della produzione ormonale con conseguente graduale regressione degli organi che da questi ormoni dipendono (organi androgeno-dipendenti) quali lo scroto, il pene, i peli, i testicoli, il tessuto muscolare. Tali cambiamenti sono molto lenti e non hanno un effetto immediato sulla sessualità. Il decremento della produzione di testosterone condiziona la potenza virile molto meno di quanto si è portati a pensare. L’anziano mantiene sia la capacità di procreare che di avere un rapporto sessuale. E’ ben evidente la differenza tra l’uomo e la donna la quale, con la menopausa, perde la capacità di procreare pur conservando tutti gli altri aspetti della sessualità. Con il passare degli anni l’uomo impiega più tempo per raggiungere l’erezione che , spesso, è meno completa ed efficiente. L’orgasmo viene raggiunto in un periodo di tempo più breve e dopo l’eiaculazione l’anziano perde l’erezione con estrema rapidità. La fase di refrattarietà, cioè il periodo di tempo che deve trascorrere prima di avere una successiva erezione, si allunga notevolmente fino a raggiungere tempi misurabili in giornate intere. A tutto ciò si possono aggiungere oggettivi impedimenti causati da eventuali patologie più o meno invalidanti e dalla possibile concomitante riduzione del desiderio che può essere effetto di una patologia ormonale (ad esempio un aumento della prolattina, una diminuzione del testosterone, un fattore psicologico, l’effetto di farmaci che possono agire sia direttamente che alterando i meccanismi ormonali). Le modificazioni descritte variano molto da persona a persona e gli effetti sulla sessualità sono cospicuamente influenzate da numerosi fattori, non soltanto intrinseci all’individuo. Ci sono anziani infatti che hanno un tasso di testosterone pari a quello di un giovane uomo e che hanno problemi sessuali e situazioni diametralmente opposte. Molti autori si sono chiesti se esiste l’andropausa, novembre, dicembre 2012 : 53
cioè se anche nell’uomo esiste un periodo della vita che sia fisicamente e psicologicamente paragonabile alla menopausa. Le opinioni sono discordi. Qualcuno afferma che il termine andropausa conduce ad una confusione già per il significato del termine preso alla lettera (menopausa = fine delle mestruazioni ; andropausa = fine dell’uomo). Questo termine improprio, coniato per una sintomatologia sfumata e che può assumere forme diverse, definirebbe una malattia che probabilmente non esiste, ma che proprio per la sua particolarità è causa di vere e proprie epidemie, se qualche “esperto televisivo” ne parla in modo convincente. Altri autori affermano che, a parte l’aspetto della capacità riproduttiva, molti sintomi che sono associati alla menopausa compaiono nell’uomo anziano, anche se incidenza, gravità ed esordio sono vari, a differenza di ciò che si verifica nella donna dove c’è una certa costanza sia nei tempi che nei modi di manifestazione. Poco importa se ciò che accade nel maschio sia definito andropausa. Molto di più conta avere la esatta percezione del fenomeno perché è da qui che parte la possibilità di alleviare il disagio che può conseguirne. Accenniamo adesso brevemente alle cause psicologiche del discomfort nella sessualità dell’anziano. La più importante causa è la non conoscenza delle modificazioni che l’età produce su tutto quanto riguarda la sfera sessuale perché provoca interpretazioni errate di ciò che accade. Altra causa è l’ansia da prestazione, che è un problema che non si verifica soltanto nell’anziano ma che nell’anziano trova terreno più fertile. Importantissimi sono poi i disturbi dell’umore, che possono andare dalle semplici “tristezze” alla vera e propria depressione, e che sono di per sé causa di disturbi sessuali. Anche i farmaci usati per la terapia di queste patologie possono influire negativamente. L’ambiente in cui l’anziano vive ha una notevole influenza, sia nel favorire la sessualità che nel deprimerla. Basta pensare a quanto diversa è la situazione di una coppia che vive serenamente in un ambiente confortevole rispetto al’anziano solo o che vive in una casa di riposo. Altro fattore importantissimo è il proprio passato: la vecchiaia è per ognuno di noi l’ultima 54 : novembre, dicembre 2012
parte della vita e di conseguenza non può prescindere dagli equilibri o disequilibri della sessualità nelle età precedenti. In passato si sosteneva che un precoce inizio dell’attività sessuale, cioè prima del matrimonio, ed una frequenza eccessiva avrebbero condotto ad una precoce cessazione di tale attività, come succede quando si consuma qualcosa che possediamo in quantità limitata. Oggi è dimostrato il contrario: quanto maggiore è l’abitudine al rapporto, tanto più facilmente si prolunga la possibilità di continuare ad averne nella vecchiaia. Questo scritto ha volutamente tralasciato la disamina delle malattie che direttamente o indirettamente influiscono sulla sessualità dell’anziano; ha altresì tralasciato di trattare delle terapie, sia mediche che chirurgiche altrettanto nocive, spesso, sulla sessualità. Se i lettori mostreranno interesse all’argomento potremo sviluppare questi aspetti del problema in un prossimo articolo perchè molti altri sarebbero gli aspetti della sessualità della terza età, ma in questa sede credo sia sufficiente aver dato una visione panoramica. Prima di concludere però è bene ricordare che gli anziani di oggi sono molto più fortunati dei pari età di 30 o 40 anni fa. Infatti non solo viaggiano, fanno sport, studiano allenando le loro menti nelle varie Università della terza età, usano il computer, vanno a ballare etc, ma per quanto riguarda l’argomento che stiamo trattando, fanno sesso. Il loro è spesso un sesso migliore di quello dei loro figli perché più romantico, più consapevole, impreziosito da quella tenerezza che talvolta manca nei rapporti giovanili. Talvolta, per i motivi prima elencati, è meno frequente ma forse proprio per questo più apprezzato. Talvolta per far tutto ciò bisogna ricorrere alla “pillola blu” o a quella “gialla” ma, poco importa il colore delle pillole se danno un buon risultato... Dott. Massimo Occhipinti DIVISIONE DI UROLOGIA
CASA DI CURA PRIVATA POLISPECIALISTICA DOTT. PERDERZOLI PRESIDIO OSPEDALIERO ACCREDITATO AL SSN ASL 22 PESCHIERA DEL GARDA
NOTIZIE BREVI
Bisogni educativi e risorse nel ciclo di vita delle famiglie Un’interessante iniziativa che prevede un itinerario di ricerca sulle giovani coppie e sulle famiglie nella realtà di Verona L’Opera Don Calabria, il Centro Diocesano di Pastorale Familiare e l’U.L.S.S. 20 di Verona, in collaborazione con la Cattedra di Pedagogia della Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano, propongono un progetto-itinerario di ricerca che, partendo dai momenti fondanti la vita di coppia, quali la preparazione al matrimonio, l’attesa del primo figlio e la vita delle famiglie con bimbi piccoli fino ai 6 anni, consenta di individuare i bisogni educativi e formativi per poter offrire Servizi adeguati per la persona e per la famiglia. Il progetto nasce e si sviluppa in quanto tutti gli Enti promotori hanno a cuore il benessere della persona e delle persone che, apprestandosi a formare una famiglia o avendola formata da poco, stanno crescendo in una relazione e in una conoscenza reciproca e stanno scegliendo di fidarsi l’uno dell’altra per costruire o rafforzare un progetto di vita. Il progetto ha preso il via con 2 incontri interattivi, caratterizzati dalla chiarezza della comunicazione, dalla concretezza e dalla immediata fruibilità degli strumenti di riflessione e dialogo. Gli incontri si sono svolti sabato 20 ottobre e sabato 27 ottobre 2012, dalle 9.30 alle 12.30 in sala Zanotto presso l’Abbazia di san Zeno, di Verona. Ai partecipanti é stato richiesto di compilare in modo anonimo un questionario. Successivamente c’è stata la divisione in tre laboratori educativi, con l’obiettivo pedagogico di far assumere coscienza delle soggettive responsabilità educative nelle diverse fasi del ciclo di vita della coppia. Gli incontri sono stati condotti con metodologia partecipativa da parte di un’equipe dell’Università Cattolica, coordinata dalla prof.ssa Maria Luisa De Natale, direttrice della Cattedra di Pedagogia dell’Università Cattolica di Milano, che ha la responsabilità scientifica di tutto il progetto. Le conclusioni e le proposte operative che saranno elaborate verranno presentate nell’aprile 2013. Dal tutto partirà anche un’indagine conoscitiva, un vero e proprio Itinerario di ricerca sulle giovani coppie e sulle famiglie nella realtà di Verona nel quale saranno coinvolte complessivamente una cinquantina di coppie. Chi volesse chiedere informazioni può contattare il Centro Diocesano di Pastorale Familiare allo 045- 8034378 o la dott.ssa Maria Grazia Rodella 347-5397681. Il progetto si avvale della collaborazione dell’Assessorato ai Servizi Sociali e Famiglia del Comune di Verona e del sostegno delle Banche del Credito Cooperativo della Provincia di Verona.
LA CONDIZIONE DELLA FAMIGLIA A VERONA La situazione della famiglia nel territorio veronese non si discosta di molto da quella nazionale, pur ovviamente con diversità a seconda delle caratteristiche locali (città, provincia, zona sud/nord, zona lago, zona collinare, etc.). Secondo alcuni parametri specifici, quali numero dei matrimoni e crisi coniugali, il trend segnala, addirittura, una situazione critica più accentuata. Per quanto riguarda Verona città-capoluogo, il numero dei matrimoni è passato da 1.558 del 1990, a 1.264 nel 2000, per arrivare a 969 nel 2009 (meno 37.8% rispetto al 1990). 10 A livello nazionale il calo nello stesso periodo è stato del 16.7% (XVI Rapporto su Verona della Curia Diocesana, Quaderno n.37, 2010). Nello stesso intervallo, si è assistito a un forte aumento dei matrimoni civili che, sempre nel capoluogo, hanno praticamente superato quelli religiosi: erano il 24.1% nel 1990, il 38.7% nel 2000 e sono stati il 53.7% nel 2009 (idem). Per quanto riguarda la crisi di coppia, nel 1° semestre del 2009, a livello nazionale ci sono state 298 richieste di separazione ogni 1.000 matrimoni e 234 richieste di divorzio. Nel Veneto, tali cifre sono rispettivamente di 302 e di 250 (Dati Ministero della Giustizia – Sole 24 Ore – febbraio 2010). A Verona, a livello provinciale, si è passati da 1.106 separazioni nell’anno giudiziario 1994/95 (periodo da 01/07 a 30/06), pari a 13.9 separazioni ogni 10.000 abitanti (15.8 a livello Veneto, 14.1 livello nazionale), a 1.610 nell’anno 200/01 (rispettivamente 19.4 – 21.5 – 18.8 ogni 10.00 abitanti) per arrivare a 1.749 nel 2006/07; che corrispondono a 19.9 ogni 10.000 abitanti (Veneto 16.6 – Italia non riportato). (XIV Rapporto su Verona della Curia Diocesana, Quaderno n.34, 2008). Negli stessi anni i divorzi sono passati da 641 (8.0 ogni 10.000 abitanti, in confronto a 7.6 del Veneto e del 7.9 dell’intero Paese). Cinque più tardi, 2000/01, gli stessi dati sono stati rispettivamente 1.008 (12.2 – 9.7 – 8.6), per arrivare nel 2006/07 a 1.294 (14.7 – 11.4 – non riportato) (idem).
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COMUNE DI VERONA
Con P.e.t.r.a. azioni concrete contro la violenza sulle donne Un centro anti violenza sulle donne aperto nel 2004 dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Verona
U
na tragica realtà sono gli ormai quotidiani episodi che vedono coinvolte donne vittime di violenza. Tali fatti si traducono in situazioni drammatiche vissute quasi sempre all’interno delle mura domestiche, con pesanti connotazioni anche di natura sessuale, oltre che da parte di ex partner, che agiscono spesso con insistenti azioni di stalking, o di sconosciuti molestatori, che approfittano di situazioni in cui le donne si trovano prive di difese. È fondamentale comunicare alle donne che il maltrattamento in famiglia e fuori è un fenomeno governabile; l’omicidio può essere anche conseguenza di un raptus, ma nella maggior parte delle occasioni è solo
una delle ultime azioni all’interno di una relazione già da tempo connotata da violenza non riconosciuta. All’interno di una relazione di maltrattamento, spesso caratterizzata da una chiusura verso l’esterno, non sono mai da sottovalutare e trascurare importanti campanelli d’allarme, tra i quali la gelosia nei confronti di tutto e di tutti, l’isolamento da amici e/o familiari, la svalorizzazione della persona e l’umiliazione, il controllo del cellulare e della posta, i pedinamenti, le telefonate sul posto di lavoro o agli amici, il frugare nelle tasche alla ricerca di scontrini o quant’altro, nonché gli ingiustificati ed improvvisi sbalzi di umore. La cronaca anche locale ormai ridondante ci induce a
fornire informazioni corrette e fruibili per contrastare il fenomeno e indirizzare ai servizi attivi sul territorio. A Verona l’Assessorato alle Pari Opportunità ha aperto dal 2004 un Centro Antiviolenza denominato P.e.t.r.a. (Pratiche Esperienze Teorie Relazioni Antiviolenza), che si rivolge alle vittime della violenza, in particolare alle donne. Al suo interno opera un’équipe costituita da figure professionali (psicologi, assistenti sociali, avvocati) che quotidianamente trattano il fenomeno del maltrattamento agito all’interno delle relazioni affettive all’interno della coppia e della famiglia. Il Centro P.e.t.r.a. è facilmente contattabile attraverso il Numero Verde 800 392722. A partire dall’esperienza del Centro P.e.t.r.a. nel 2009 è stata aperta una casa Rifugio, ad indirizzo segreto dove vengono accolte temporaneamente, per un massimo di 6 mesi, donne sole o assieme agli eventuali figli minori che hanno la necessità di allontanarsi dalla propria abitazione perché stanno vivendo una situazione di maltrattamento e non hanno risorse familiari, sociali ed economiche cui fare riferimento. Il centro P.e.t.r.a. ha pertanto attrezzato un alloggio che può ospitare 3-4 nuclei fino ad un massimo di 10-12 persone. Dal giugno 2009 si è stipulata anche una convenzione con l’Associazione Cattolica Internazionale al servizio della giovane, più nota come Casa della giovane, per un servizio di ospitalità in pronta accoglienza per donne con o senza figli minori che devono essere messe in protezione nell’immediato, fino a un massimo di 15 gg. Alcuni dati: - richieste telefoniche di aiuto al Centro P.e.t.r.a. in questi 8 anni sono state 1.484 - casi seguiti 795 - colloqui effettuati 3.534. - dal 2009 a settembre 2012 messe in protezione 47 donne e 42 figli minori. In città esistono altri servizi, che operano in stretto collegamento con il centro P.e.t.r.a., quali il Telefono Rosa (tel. 045.8015831), il Servizio di risposta telefonica attivo 24 ore su 24 della Prefettura (tel. 045.8673411), i Centri Sociali Territoriali del Comune di Verona (reca-
piti reperibili in www.comune.verona.it) e i Consultori familiari dell’Ulss 20 (www.ulss20.verona.it). A livello nazionale è attivo il Numero Verde Antiviolenza Donna 1522, un servizio multilingue attivo 24 ore su 24. È inoltre attiva sul territorio provinciale una Rete tra servizi pubblici e del privato sociale, che già da alcuni anni lavora sulla condivisione di progettualità sostenute finanziariamente dal Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Pari Opportunità. “L’esperienza all’interno del Centro Antiviolenza e degli altri servizi - afferma l’Assessore alle Pari Opportunità Anna Leso - ci porta alla necessità di dar voce al fenomeno, affinché le morti delle donne non siano vane, o accompagnate solo da stupore e amarezza, ma divengano fonte di conoscenza e di impegno. Conoscere offre la possibilità di agire, aumenta la consapevolezza che il fenomeno può essere gestito, avvicina le donne a chi con professionalità le può aiutare. Il fenomeno della violenza domestica non deve essere considerato una questione privata in quanto provoca gravi conseguenze psicologiche, fisico-sanitarie, sociali ed economiche, non solo sulle donne, vittime dirette, ma anche sui figli, adulti di domani, che assistono impotenti ai drammi familiari”. L’Assessorato alle Pari Opportunità, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre) dedicherà l’intero mese ad una campagna di sensibilizzazione nei confronti del problema, in collaborazione con molte realtà territoriali veronesi quali scuole, società sportive, associazioni femminili, sindacati e organismi di parità. “La vera forza è nel rispetto. Uomini, con le donne, contro la violenza sulle donne” sarà lo slogan adottato per il calendario degli eventi. Riferimenti per mettersi in contatto con Centro P.e.t.r.a.: Orari ascolto telefonico: lunedì e mercoledì 11-13; martedì e giovedì 15-17; venerdì 9-11 Numero verde gratuito 800392722 (segreteria telefonica 24 ore su 24) info: petra.antiviolenza@comune.verona.it Anna Malgarise novembre, dicembre 2012 : 57
25 NOVEMBRE 2012 CAMPAGNA DEL FIOCCO BIANCO Anche quest’anno, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Comune di Verona si unirà alla voce di tutti coloro che intendono mobilitarsi per dire no alla violenza di genere in tutte le sue forme. Grazie al prezioso contributo di tutte le realtà cittadine che nei diversi ambiti hanno affiancato l’Amministrazione Comunale, vengono proposti numerosi appuntamenti che intendono sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica, ma anche rompere la cultura del silenzio e testimoniare la sensibilità e l’impegno civile della nostra città. Con l’adesione alla Campagna del Fiocco Bianco, ci rivolgiamo in particolare agli uomini, giovani e non, affinché indossando un fiocco bianco possano testimoniare l’impegno personale nel rispetto delle donne che fanno parte della loro vita, contribuendo così a promuovere per tutte le donne una vita libera dalla paura e dalla violenza. Flavio Tosi Sindaco di Verona
Anna Leso Assessore alle Pari Opportunità
Aderiscono le scuole secondarie di secondo grado: Liceo S. Maffei, Liceo C. Montanari, Ist. E. Fermi, Ist. Sacra Famiglia, Ist. M. Sanmicheli, Liceo G.Galilei, Licei A. Aleardi. In ciascuna scuola verranno realizzate iniziative, scelte tra studenti e insegnanti, nella settimana precedente il 25 novembre. In collaborazione con l’Assessorato allo Sport del Comune di Verona, aderiscono anche le società sportive: Soc. ChievoVerona, Hellas Verona F.C., FIGC, FIPAV Verona, BluVolley Verona srl, ASD C.F. Bardolino Verona, A.S.D. Mastini Verona American Football, ASD American Football Verona Redskins, Sport Management, Cus Verona, Scaligera Basket Verona, Dynos Verona Baseball Softball, Baseball Verona Team , Verona Calcio a Cinque, che si impegnano inoltre in azioni di sensibilizzazione e promozione della campagna stessa.
PROGRAMMA Dal 17 al 25 novembre Chiesa di S. Giorgetto, piazza Sant’Anastasia Madri contro la Violenza a cura di Maria Teresa Ferrari WOMEN DON’T WAR. Mostra di fotografie di Maurizio Marcato SVAW. Installazione a cura di Giancarlo Beltrame e Iaia Zanella - Inaugurazione sabato 17 novembre ore 17. Orario: tutti i giorni 15-19, sabato e domenica 10-13/14-18. Ingresso libero Dal 17 al 31 novembre, Ph Neutro – Piazza Erbe 3 HILARIA. Installazione di Silvia Celeste Calcagno - Inaugurazione sabato 17 novembre, ore 18.30. Orario: da martedì a sabato 10-13/15.30-19.30 Promosse dalla Commissione Pari Opportunità provinciale, Consigliera di parità, Telefono Rosa. 19 novembre (ore 21) Cinema Fiume, vicolo Cere 14 Tyrannosaur (Gran Bretagna 2011, 91’), di Paddy Considine, con Peter Mullen, Olivia Colman, Eddie Marsan. Il film sarà preceduto dal cortometraggio Dietro la porta chiusa – Donne e violenza domestica nel cinema, a cura di Alessandro Pennasalico. A cura di Verona Film Festival del Comune di Verona, promosso dalla Commissione Pari Opportunità provinciale, Consigliera di parità, Telefono Rosa. 21 novembre (ore 18) Società Letteraria, piazzetta Scalette Rubiani - Voci dal pianeta terra. Perché così pallida oggi? Letture di poesie di autrici del novecento con accompagnamento musicale. Ideazione e regia: Ida Travi, voce: Michela Ottolini. Direzione artistica musicale: Federico Gianello. Promosso da Commissione Pari Opportunità provinciale, Consigliera di Parità, Telefono Rosa, Società Letteraria.
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23 novembre (ore 17) Sala conferenze di Palazzo Da Lisca Cavalli, via Interrato Acquamorta 54 Dialogando sulla paura e la violenza di genere - Incontrodibattito formativo/divulgativo sui temi della violenza e della paura. Promosso dal Centro antiviolenza P.e.t.r.a. del Comune di Verona, organizzato dal Gruppo di Studio Lacaniano Veronese, in collaborazione con la Consulta delle Associazioni Femminili di Verona. 25 novembre (ore 18.30-23.30) Foyer del Teatro Nuovo, Cortile di Giulietta - via Cappello - Maratona di lettura a cura del Circolo dei Lettori. ore 1013/14-18 (proiezione tutto il giorno). San Giorgetto, Piazza Sant’Anastasia SOS Violence - Video a cura di Giancarlo Beltrame, Martine Susana, Eleonora Ievolella, Dagmawi Yimer, Tommo Castiglioni e Alessandro Rosso. Presentazione del video, ore 18.30, Foyer del Teatro Nuovo, Cortile di Giulietta - via Cappello, promosso da Telefono Rosa, Commissione Pari Opportunità provinciale, Consigliera di parità. 26 novembre (ore 15-18.30) Sala Convegni Palazzo della Gran Guardia, Piazza Bra Convegno: Convenzione di Istanbul 2011: l’impegno dello Stato, l’iniziativa delle amministrazioni e delle istituzioni sul territorio. Relatrice: Nerina Boschiero, Università di Milano. Promosso dall’Ass. Vega (Veronesi giuriste associate), Commissione Pari Opportunità provinciale, Consigliera di Parità, Università di Verona, Ordine degli Avvocati di Verona, Telefono Rosa.
PATOLOGIA NEONATALE
Garantire il latte umano per il bene dei neonati Unâ&#x20AC;&#x2122;iniziativa in crescita, importante nei casi critici. Decisive le donne donatrici
I
progressi nel campo della medicina perinatale e neonatale hanno determinato negli ultimi decenni un progressivo aumento dei nati vivi di peso molto basso, associato ad una loro aumentata sopravvivenza. Questi neonati costituiscono oggi la maggioranza dei pazienti ricoverati nelle UTIN (Unita di terapia intensiva neonatale); la loro aumentata sopravvivenza ha aperto nuovi problemi, tra i quali, particolarmente importante, quello di una adeguata nutrizione. Nu-
merose evidenze scientiďŹ che dimostrano i vantaggi del latte umano per la crescita ed il normale sviluppo del neonato. Se infatti non esistono dubbi sul fatto che il latte umano sia lâ&#x20AC;&#x2122;alimento naturale per il nato a termine, negli ultimi decenni sono emersi progressivamente dati che hanno confermato i grandi vantaggi del latte materno anche per i neonati pretermine e in alcune situazioni di patologia pediatrica, quali la rialimentazione dopo interventi chirurgici sullâ&#x20AC;&#x2122;intestino,
gravi allergie alimentari, malattie metaboliche. Il latte materno fresco costituisce in tutti questi casi l’alimento di prima scelta, qualora questo non sia disponibile, il latte umano raccolto da donatrici rappresenta l’alternativa più valida. Un grosso limite ad un trattamento nutrizionale con il latte umano è costituito dalla difficoltà di reperire l’alimento naturale; solo la presenza di una Banca del Latte Umano consente di superare tale difficoltà. All’interno della “banca” viene raccolto latte umano di madri donatrici, che hanno da poco partorito e che raccolgono quotidianamente il latte in eccesso. Le donne che donano una quota del proprio latte e che con pazienza e responsabilità attuano le procedure per l’estrazione e la conservazione, contribuiscono meritoriamente a proteggere la salute dei bambini più “fragili”. Presso il reparto di Patologia Neonatale dell’Ospedale di Borgo Roma è operativa una BLUD (Banca del Latte Umano Donato) che, attraverso la selezione attenta delle donatrici, la raccolta, il trattamento e la conservazione del latte umano, permette l’uso in assenza di latte materno, in tutte le situazioni che lo richiedono. In particolare, la Banca del Latte Materno Donato consente la disponibilità costante di latte umano o controllato per l’alimentazione dei neonati prematuri e dei neonati affetti da gravi patologie ricoverati nella U.O. di Patologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’ Azienda Ospedaliera o di altri Ospedali che ne abbiano necessità. La BLUB, inoltre, vuole essere un punto di riferimento e di disponibilità del latte umano anche per gli altri presidi ospedalieri della Provincia o della Regione. La presenza di una BLUD presso la nostra Azienda costituisce, inoltre, un punto di forza per la promozione ed il sostegno dell’allattamento materno nel percorso della salute materno-infantile. ORGANIZZAZIONE La Banca del Latte Umano Donato (BLUD) è un servizio costituito al fine di selezionare, raccogliere, trattare, conservare e distribuire il latte umano donato da utilizzare per specifiche necessità mediche. La principale indicazione oggi all’utilizzo del latte umano di
Banca è costituita dalla somministrazione ai neonati pretermine ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale, nei casi in cui non sia disponibile il latte materno, come avviene soprattutto nei primi giorni di vita. Numerosi studi hanno dimostrato i vantaggi, a breve e lungo termine, dell’utilizzo del latte umano donato nell’ alimentazione di questi bambini, soprattutto per quanto riguarda una migliore tolleranza dell’alimento, la riduzione del rischio di infezioni e di enterocolite necrotizzante, malattia che può essere molto grave in questi neonati. Fra i vantaggi a distanza ,è stata osservata una riduzione di alcune malattie, quali l’ipertensione arteriosa e il diabete. Altre situazioni, in cui è stato proposto l’utilizzo del latte umano di Banca, sono la rialimentazione dopo interventi di chirurgia gastro-intestinale, l’insufficienza renale cronica e alcune malattie metaboliche. Il latte umano donato, che per molti bambini in condizioni cliniche precarie rappresenta la miglior alternativa al latte materno, un vero e proprio complemento terapeutico, deve essere sicuro e di buona qualità. Le Banche del latte umano, che svolgono la loro preziosa attività grazie alla generosità di donatrici volontarie accuratamente selezionate, distribuiscono il prodotto solo dopo averlo sottoposto a controllo e pastorizzazione. Le procedure che regolano la raccolta, la manipolazione e la conservazione del latte materno sono indicate da Linee guida nazionali ed internazionali. Le “Linee guida per la costituzione ed organizzazione novembre, dicembre 2012 : 61
di una Banca del Latte Umano Donato della Società Italiana di Neonatologia (SIN ed 2007)” regolano in Italia la realizzazione di queste strutture, uniformando requisiti e caratteristiche. Il 22 marzo 2005 è sorta a Milano l’AIBLUD, Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato, presidente dott. Guido Moro. L’Associazione persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, non ha fini di lucro ed ha per oggetto lo svolgimento di attività nel settore dell’assistenza sociale e socio-sanitaria ed in particolare, ispirandosi alla Convenzione Internazionale dei Diritti dei Minori (ONU, 1989) a concetti di globalità ed efficienza nell’assistenza perinatale. Gli obiettivi che si propone sono: promuovere e diffondere l’allattamento materno; promuovere e diffondere la donazione del latte materno; promuovere e diffondere l’utilizzo del latte umano donato nei Centri di Neonatologia e, in particolare, nelle Terapie Intensive Neonatali; favorire l’attività ed il coordinamento delle Banche del latte Umano Donato (BLUD) esistenti in Italia e la costituzione di nuove Banche nelle aree carenti; promuovere il miglioramento della qualità nelle procedure operative delle BLUD italiane; diffondere in ambito nazionale ed internazionale le “Linee guida per la costituzione 62 : novembre, dicembre 2012
e l’organizzazione di una BLUD” elaborate dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN), e promuovere il loro aggiornamento periodico. Ancora promuovere studi ed attività di BLUD e dell’area materno infantile. Nell’organizzazione della BLUD ci si riferisce alle “Linee guida di una Banca del Latte Umano Donato, della Società Italiana di Neonatologia 2°, ed.2007. Dal lato pratico, la BLUD collegata alla TIN di Borgo Roma, viene gestita presso le strutture del Lactarium dell’Ospedale Policlinico, dove viene raccolto il latte delle madri nutrici proveniente dal Centro nascita di Borgo Roma, ma anche da madri donatrici che hanno partorito presso gli altri punti nascita della provincia. Il personale della BLUD dell’Azienda Ospedaliera è sempre disponibile a fornire indicazioni e consigli sullo stile di vita, la dieta e a prevenire o risolvere eventuali problemi relativi all’allattamento al seno e alla donazione. All’inizio della collaborazione, le donatrici ricevono informazioni sulle procedure della raccolta, del trattamento termico, dell’utilizzo del latte umano e redigono un consenso scritto per il trattamento dei dati personali (legge n° 675 del 31/12/96) e per l’esecuzione degli esami sierologici. L’ammissione alla donazione si svolge attraverso un
NUMERO MAMME DONATRICI PER ANNO: UÊÓääÓ\ÊV ÀV>Ê£xÆ UÊÓääÎ\ÊÓn ÎäÆ UÊÓää{\Ê£ÈÆ UÊÓääx\ÊÓÎÆ UÊÓääÈ\ÊÎäÆ UÊÓääÇ\Ê£Ó UÊÓään\Ê£ÓÆ UÊÓää \Ê£ÓÆ UÊÓä£ä\Ê£x° UÊÓ䣣\Ê£{ In totale, nel periodo 2002/2011, ci sono state circa 179 mamme donatrici, per un totale di circa 1730 litri di latte donato (circa 170 litri/anno).
primo colloquio, cui seguono gli accertamenti necessari (esami sierologici e lattocolture). Successivamente, il latte raccolto a domicilio viene ritirato da un servizio di fattorini nel rispetto della catena del freddo, consegnato al personale del Lactarium per la manipolazione e lo stoccaggio per il successivo utilizzo Le procedure attraverso le quali si realizza l’operatività della BLUD comprendono UÊ `i Ì wV>â iÊ`i iÊ >`À Ê` >ÌÀ V UÊ ÃÌÀ>â iÊiÊÀ>VV Ì>Ê`i Ê >ÌÌiÊ >ÌiÀ Ê` >Ì Ê>Ê` micilio o presso presidi ospedalieri (servizio fattorini) UÊ*>ÃÌ À ââ>â iÊÃiV ` Ê iÌ ` Ê `iÀÊÉÈÓ°xcÊ«iÀÊ 30 m)e conservazione in freezer –20° max 3 mesi per alimentazione del neonato pretermine UÊ `i Ì wV>â i]ÊÃÌ VV>}} Ê`i ÊV> « ÊiÊ` ÃÌÀ LÕzione presso la BLUD del latte materno donato Attualmente, alla BLUD afferiscono circa 12-15 madri donatrici all’anno, provenienti sia punti nascita aziendali, sia dagli ospedali della provincia. Ogni madre donatrice effettua circa 4-5 donazioni di variabile quantità di latte.
In reparto, nel periodo indicato, ci sono state circa 1215 madri nutrici/die, che hanno donato circa 20-600 gr di latte materno/die, per un totale di 700-1300 lt di latte materno anno. Il nostro obiettivo è che, attraverso questa iniziativa di informazione, possa essere diffusa la sensibilità alla donazione di questo prezioso alimento, così da poter assicurare continuamente la sua disponibilità per i neonati critici. La costituzione di una BLUD presso la nostra Azienda costituisce, come già detto, un punto di forza per la promozione ed il sostegno dell’allattamento materno nel percorso della salute materno-infantile. Si ritiene che l’iniziativa sia da potenziare, non solo per i benefici che ne derivano sotto l’aspetto assistenziale, ma anche per la componente sociale e promozionale dell’allattamento materno. Dott.ssa Silvana Lauriola NEONATOLOGA, Dott.ssa Carmen Richelli NEONATOLOGA, Rita Piccoli DIETISTA, Monica Golinelli DIETISTA, Prof Eziomaria Padovani RESPONSABILE UO PATOLOGIA NEONATALE novembre, dicembre 2012 : 63
PSICOLOGIA
Quando può essere utile rivolgersi allo psicologo Le diverse possibilità che vengono offerte alle persone in stato di disagio psicologico
I
n questi tempi complessi, caratterizzati da una crisi profonda a tutti i livelli, emergono più facilmente, o si acuiscono, disagi ed insicurezze. Può essere utile affrontare questa situazione avvalendosi dell’aiuto di uno specialista. Ne parliamo col Dott. Luca Ravazzin, psicologo-psicoterapeuta. Quando si rende necessaria una consultazione psicologica? Paura, tristezza, ansia, insicurezza, smarrimento sono sentimenti normali che fanno parte della nostra vita. Tali stati d’animo spesso sono la risposta a momenti di particolare tensione in ambito lavorativo, relazionale o familiare, e si presentano, in modo più intenso, durante le fasi di passaggio più significative della nostra esistenza. Normalmente, riusciamo, attingendo alla risorse che abbiamo a disposizione, a ripensare e riorganizzare le nostre vite, superando questi periodi di difficoltà. Talvolta, però, il disagio assume carattere più persistente ed invalidante, od arriva a strutturarsi in un vero e proprio disturbo (ansia, attacchi di panico, fobie, stati depressivi, disturbi alimentari, disturbi psicosomatici, ecc.), con significative ricadute a danno del nostro benessere. È in questi casi che, avviare una consultazione psicologica, può essere utile, se non addirittura necessario, 64 : novembre, dicembre 2012
soprattutto se si desidera favorire un modo diverso di confrontarsi con il proprio disagio, interrogandosi seriamente sulle sue origini e sui suoi significati attuali. Esattamente, in cosa consiste la consultazione? È innanzitutto un incontro, in grado di offrire alla persona l’ascolto rispettoso e competente di un professionista, al fine di promuovere un modo diverso di confrontarsi con la propria sofferenza. La consultazione si propone dunque, da un lato, di favorire una maggiore comprensione della situazione di difficoltà che la persona sta vivendo; dall’altro, di individuare i più adeguati percorsi di cura. Al termine della consultazione (che normalmente si svolge nell’ambito di due o tre incontri) c’è da parte del terapeuta una sintesi di
quanto è emerso nel corso dei colloqui. Nei casi in cui si individui la necessità di svolgere un lavoro terapeutico approfondito, e quindi di più lunga durata, il terapeuta indica i tipi d’intervento ritenuti più adeguati (colloqui di sostegno, psicoterapia individuale, di coppia, sostegno farmacologico, ecc.), fornendo indicazioni sulle varie possibilità di supporto psicologico offerte dai Servizi pubblici e privati presenti sul territorio. Che differenza c’è tra colloqui di sostegno e psicoterapia? Per intervento di sostegno si intende un lavoro psicologico che non rientra nella psicoterapia, ma che comunque è costituito da una serie di incontri proposti al paziente dopo la consultazione. Lo scopo dell’intervento non è quello di favorire un cambiamento profondo della personalità, ma piuttosto quello di accompagnare la persona in un percorso, in cui il terapeuta fa riferimento alla situazione attuale del paziente. Gli incontri hanno cioè lo scopo di favorire nella persona, attraverso lo scambio e il confronto con il terapeuta, una presa di contatto con aspetti di sé appena in ombra, immediatamente latenti, ma di cui non si ha ancora piena consapevolezza. Scopo della psicoterapia è invece quello di alleviare le difficoltà della persona, aiutandola in un processo autoconoscitivo, che le permetta di capire e integrare parti di sé (pensieri, fantasie e affetti) che a mano a mano si attivano nella relazione psicoterapeutica. Non si tratta di risolvere il disagio nell’immediato del colloquio, ma di aiutare la persona a capire come e perché il malessere sussista, a trovare nuove rappresentazioni di sé e dei suoi rapporti con gli altri e con il mondo esterno, a trovare nuove soluzioni ai suoi conflitti. Ma questi interventi sono riservati agli adulti o anche ai giovani? A tutti, ovviamente. Un intervento psicologico in adolescenza può essere di grande importanza, considerato che questa fase della vita è caratterizzata, per definizione, da profondi cambiamenti e dalla ricerca di una nuova identità. Con l’adolescenza, infatti, si rompe un
equilibrio e si apre – in tutti – una crisi, caratterizzata da profondi mutamenti fisici, dall’emergere di un nuovo funzionamento mentale, oltre che da radicali cambiamenti nelle relazioni sociali, sia interne che esterne alla famiglia. In tal senso, l’intervento psicologico è finalizzato a favorire nell’adolescente l’assunzione di una posizione attiva nei confronti di ciò che sta accadendo dentro di sé e nel rapporto con la realtà esterna, così da riattivare quei processi di separazioneindividuazione, indispensabili al raggiungimento di una chiara soggettività identitaria. L’obiettivo è, dunque, quello di favorire movimenti maturativi in grado di aiutare l’adolescente a superare l’eventuale disagio incontrato. Un disagio che può esprimersi mediante disturbi del comportamento e della socializzazione, difficoltà scolastiche, disturbi psicosomatici, comportamenti a rischio (abuso di sostanze, atteggiamenti autolesivi), disturbi alimentari, ecc. Marina Soave
OCULISTICA
Occhio e pc: convivenza delicata da non sottovalutare Alcuni semplici accorgimenti per evitare che le giornate passate davanti a computer e tablet si trasformino in disturbi della vista
U
omo e computer sono ormai, è un dato di fatto, un binomio ormai imprescindibile e indispensabile soprat-
tutto nell’ambito lavorativo. Ma non solo: molti bambini e giovani ormai trovano nel pc (e nella tv…) abituali “compagni” di gioco e di svago.
Questo legame ormai irreversibile con la tecnologia porta però all’insorgenza di problematiche legate alla sfera visiva. Infatti, dalle ultime statistiche sembra che ben nove persone su dieci che usano abitualmente il computer per lavorare, studiare o giocare, sono destinate a sviluppare almeno un disturbo visivo. Negli ultimi anni è cresciuto il numero di adulti che devono fare i conti con le conseguenze delle troppe ore passate davanti al monitor dei computer. Il problema della vista non interessa solo gli adulti ma anche i più piccoli, troppe ore davanti alla tv o a giocare con i videogiochi hanno compromesso la vista del 25 per cento dei bambini italiani con ripercussioni anche sul rendimento scolastico. Secondo un recente studio dell’American Academy of Optometry basterebbero due ore al giorno di fronte allo schermo di un computer o di un tablet per andare incontro a significativi disturbi della vista. Di fronte ad una percentuale sempre più alta di persone che trascorrono la giornata lavorativa con gli occhi incollati al pc o alla tavoletta - il 26% degli intervistati nell’ambito di una ricerca del Vision Council, l’organo che raggruppa i produttori dell’industria ottica, ha dichiarato di passare tra le 7 e le 9 ore quo-
tidiane davanti allo schermo - l’associazione ha diffuso una serie di consigli che aiuterebbero a salvaguardare la salute oculare. Oltre alle conseguenze per spalle e collo, tra i disturbi citati dall’American Academy of Optometry ci sono tensione, secchezza oculare e appannamento della vista. Tra i metodi per contrastarli il Vision Council cita innanzitutto la necessità di ridurre il bagliore dello schermo del computer. Per farlo è necessario pulirlo in maniera ricorrente ed assicurarsi che si tratti sempre della superficie più luminosa della stanza nella quale si sta lavorando. Meglio anche evitare di utilizzare lo smartphone in piena luce solare, e preferire sfondi in tonalità grigia rispetto al bianco. Importante anche la postura, con il consiglio di restare a distanza di almeno un braccio steso dallo schermo. La raccomandazione dell’organizzazione è quella di ricorrere al test del cinque alto. Distendendo il braccio completamente si dovrebbe poter dare il cinque allo schermo, che deve essere il più possibile parallelo alla direzione dello sguardo, appena sotto l’altezza degli occhi. A natura degli schermi porta il cervello a sbattere le palpebre più raramente rispetto a quanto succede normalmente. Per questo è importante ricordarsi di farlo frequentemente, per evitare secchezza ed arrossamento e per aiutare la vista a rimettere a fuoco lo schermo. Fondamentale prevedere momenti di pausa che consentano allo sguardo di riposarsi. La raccomandazione è di allontanare gli occhi dallo schermo ogni 20 minuti e di lasciare libero lo sguardo per 20 secondi osservando quello che succede ad almeno 6 metri di distanza. Il Vision Council cita anche l’opportunità di ricorrere ad un paio di occhiali specifici per il lavoro davanti a pc e tablet. Br. Mo. novembre, dicembre 2012 : 69
EVENTO
Fair Play: uno stile di vita per “stare bene” Un convegno europeo dedicato al significato e alle tematiche legate al “comportamento rispettoso” nella vita di tutti i giorni
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u proposta del Comitato nazionale italiano Fair Play, l’Assemblea dell’European Fair Play Movement ha scelto Verona quale sede per il XVIII Congresso Europeo del Fair Play. L’Evento, che ha visto la presenza di delegazioni provenienti da 40 paesi d’Europa, si è tenuto
dal 24 al 27 ottobre, in Gran Guardia, nell’ambito della “Settimana del Fair Play”. L’evento infatti ha rappresentato l’occasione per programmare un’intera settimana di appuntamenti sul tema del fair play. “I criteri cardine del fair play - sottolinea Rug-
gero Alcanterini, predente del comitato italiano del Fair Play - sono due: il rispetto delle regole e stile di vita corretto”. E se questi criteri vengono adottati a 360 gradi, è inevitabile considerare fondamentale il rispetto verso gli altri, verso se stessi e l’ambiente circostante. Di qui anche l’adozione di uno stile di vita sano, che implica scelte come una corretta alimentazione, attività fisica, contro l’uso di droghe. Su questa linea troviamo l’iniziativa “Medici Fair Play”, dove “il medico diventa promotore di Fair Play della salute verso i suoi pazienti ma si impegna anche ad essere testimonial in prima persona di Fair Play della salute con i suoi comportamenti e stili di vita. Obiettivo – ha spiegato, sempre Alcanterini, in un’altra circostanza – è diffondere la cultura e l’importanza di una vita sana grazie allo sport, a partire proprio da coloro che promuovono i principi della prevenzione e della salute”. Ecco i principali appuntamenti della Settimana del Fair Play a Verona. Lunedì 22 ottobre la Settimana del Fair Play si è aperta con la proiezione in anteprima nazionale del film “Il Sole dentro” del regista e ambasciatore dell’Unicef Paolo Bianchini, vincitore del 2° premio Giffoni Film Festival. All’iniziativa, riservata alle classi terze delle scuole medie e al biennio delle superiori di Verona, ha partecipato il campione olimpico di canoa slalom a Londra 2012 Daniele Molmenti, che ha fondato un’associazione denominata la “Squadra della Speranza” per cercare di trasmettere
i veri valori dello sport al mondo della scuola. Sempre lunedì è stata inaugurata nel loggiato della Gran Guardia, la mostra di vignette satiriche “Humor & Arena”, con la presentazione del noto vignettista e fumettista Passpartout, al secolo Gianfranco Tartaglia. Martedì 23 ottobre ha previsto un’altra mattinata dedicata alle scuole, solo superiori in questo caso: nell’auditorium della Gran Guardia sono stati proiettati tre cortometraggi, realizzati dagli studenti veronesi sul tema “Segni, parole, immagini per la legalità”. E’ stata l’occasione per approfondire il tema del Fair Play dal punto di vista del rispetto delle regole, e non solo quelle dello sport. La giornata di martedì si è conclusa con l’appuntamento alle 18.00 presso le sale della Società Letteraria, per la presentazione dei libri “Viaggio attorno al Fair Play” e “Sport, Unione Europea e diritti umani” con la partecipazione degli autori. Mercoledì 24 si è tenuta in Sala Arazzi, la cerimonia di apertura del XVIII Congresso Europeo del Fair Play, durante la quale il Sindaco Flavio Tosi e l’assessore al Fair Play Antonio Lella hanno incontrato i rappresentanti delle delegazione dei 40 paesi partecipanti. Erano presenti il segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi, il presidente dell’European Fair Play Movement Carlos Gonzalves, il presidente del comitato nazionale italiano Fair Play Ruggero Alcanterini e il coordinatore dell’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri Giovanni Panebianco. Il resto della settimana è proseguita con i lavori del Congresso che hanno visto anche due tavole rotonde sul tema “Professional Sport e Fair Play” e “Sport e Fair Play finanziario”, con la partecipazione di esponenti del mondo sportivo, economico e finanziario. Laura Ugolini novembre, dicembre 2012 : 71
ORTO STUDIO
Orto Studio: un team di professionisti per un lavoro sano e sicuro Stare “in salute” è un obiettivo primario. Anche durante l’orario di lavoro
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uando si parla di salute, è opportuno fare riferimento alla Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), agenzia dell’ONU istituita nel 1948 con l’obiettivo
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di operare per far raggiungere a tutte le popolazioni il livello di salute più elevato possibile. La salute, definita nella Costituzione dell’OMS, come “stato di completo benessere fisico, psichi-
co e sociale e non semplice assenza di malattia”, viene considerata un diritto e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone. Questo principio assegna agli Stati e alle loro articolazioni compiti che vanno ben al di là della semplice gestione di un sistema sanitario. Essi dovrebbero farsi carico di individuare e cercare, tramite opportune alleanze, di modificare quei fattori che influiscono negativamente sulla salute collettiva, promuovendo al contempo quelli favorevoli. In tale contesto, la salute viene considerata più un mezzo che un fine e può essere definita come una risorsa di vita quotidiana che consente alle persone di condurre una vita produttiva a livello individuale, sociale ed economico. Purtroppo questo status non viene molte volte associato all’ambiente di lavoro. L’Unione europea con la Direttiva 89/391/CEE del Consiglio, del 12 giugno 1989 , pone in essere un complesso di norme basilari al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori , norme poi recepite a livello Nazionale dal Testo Unico per la Sicurezza D.Lgs. 81/2008 con successive modifiche e integrazioni (106/09) Sia i datori di lavoro che i lavoratori però non sempre riescono a seguire questa normativa con successo, vuoi per incapacità vuoi per negligenza. In questi casi esistono associazioni di categoria e studi di professionisti che possono rendere il tutto molto più semplice e meno “spaventoso”. Una nuova realtà di settore è nata da poco a Povegliano Veronese, a pochi chilometri da Verona, grazie alla competenza di un gruppo di giovani professionisti. Stiamo parlando di Orto Studio e di seguito riportiamo l’intervista realizzata ad uno dei fondatori Tazio Pradella. Dottor Pradella, quando nasce il progetto Orto Studio? Orto Studio inizia la sua attività lo scorso maggio grazie all’idea e all’unione di intenti di tre professionisti, operanti già da tempo nei loro settori
di competenza. L’attività dello studio è svolta dal sottoscritto tecnico e responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro con esperienza pluriennale, da Federico Scarsini specializzato in assistenza e consulenza in ambito agricolo e da Cinzia Pradella, anch’essa specializzata nel settore agricolo, ma con un occhio di riguardo alle tematiche legate all’ambiente. Nonostante la sinergia tra noi sia nata da poco più di sei mesi, la scelta di operare mettendo al centro di tutto la “risorsa uomo”, ha portato ad una veloce espansione e alla ricerca di collaborazione con altri esperti del settore per offrire un servizio sempre più “di qualità” e soprattutto a 360 gradi. Qual è la vostra mission e quali sono i vostri obiettivi? Orto Studio nasce con l’obiettivo di offrire risposta alle molteplici richieste, da parte del mercato, di fornire un servizio di consulenza innovativo, personalizzato, professionale e altamente qualificato. Orto Studio opera principalmente in Veneto. Dal momento della costituzione di Orto Studio, il novembre, dicembre 2012 : 73
nostro scopo è stato quello di creare una struttura efficiente ed organizzata, in cui i professionisti che la costituiscono potessero lavorare avvalendosi delle capacità tecniche proprie e del collettivo. 74 : novembre, dicembre 2012
Qual è il vostro target e quali servizi proponete? Lo Studio ha gradualmente creato una struttura di consulenza integrata e multidisciplinare che, condividendo rigorosità e professionalità, assiste i clienti nei principali servizi offerti, raggruppati in 4 macro-settori: consulenza agricola, sicurezza nei luoghi di lavoro, sicurezza ambientale e sicurezza alimentare. Tutto questo senza però trascurare il tipico rapporto personale di fiducia che si instaura tra cliente e professionista, una sinergia che cerchiamo di consolidare sempre di più grazie al supporto di un’ organizzazione che valorizza le singole competenze. La condivisione di valori comuni, di un modus operandi che si basa sull’impegno mirato al miglioramento continuo e la massima disponibilità nei confronti del cliente, completano la competenza tecnica che le singole risorse sono in grado di esprimere. Questo ci consente di affrontare con professionalità le problematiche riguardanti le normative vigenti sempre più complesse e specifiche. La fiducia del cliente nei nostri confronti è per noi una priorità. Per questo il nostro approccio è improntato alla ricerca della massima trasparenza. Offriamo consulenza alle aziende agricole, sicurezza nei luoghi di lavoro per aziende e cantieri, certificazioni energetiche, relazioni sull’amianto, corsi di formazione (primo soccorso, antincendio, ecc.), sicurezza alimentare, pratiche per prevenzioni incendi, emissioni in atmosfera, progettazione e realizzazione aree verdi e tantissimi altri servizi. Non è “sufficiente” lavorare: è indispensabile lavorare in ambienti sani. Perché,al di là di ogni retorica, la salute è ancora il bene più prezioso e tutti dobbiamo fare il massimo per tutelare la nostra e quella di chi ci sta accanto, in qualunque momento della giornata. Gi. Oc.
LE NOSTRE SEDI VERONA Lungadige Attiraglio, 34 tel. 045 8300454 / 045 8350660 fax: 045 8351518 info@centrobernstein.it
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ANIMALI
Cani e gatti d’accordo: padroni, teneci al caldo! Consigli sugli accorgimenti più opportuni nella brutta stagione
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e avete un cane, l’ideale è massima attenzione alle passeggiatine esterne. In un giorno di pioggia sarà bene indossare un impermeabile, poiché spesso il solo
ombrello non è utile a riparare il nostro cane dall’umidità e dall’acqua. Appena rientrati è bene asciugare le zampe di fido con asciugamani possibilmente caldi,
e solo dopo utilizzare il phon, poiché potrebbe causare uno sbalzo di temperatura troppo forte e fargli buscare un bel malanno! Bisogna poi tener conto che alcune razze soffrono maggiormente il freddo, quindi per loro obbligo assoluto di indossare un cappottino. Attenzione anche alle pozzanghere del parco! Oltre ad essere un cenacolo di batteri per l’animale che ne beve l’acqua, possono causareinsidiosi sbalzi di temperatura. Se invece il vostro cane vive in giardino, sarà fondamentale avere una cuccia solida e robusta, adatta alle intemperie e che assicuri al vostro fido riparo dal freddo e dall’acqua: l’ideale sarebbe, se ovviamente ne avete la possibilità, che nei giorni/notti di maggior freddo, il vostro cane potesse restare al chiuso, anche solo all’interno del garage. Se invece avete un gatto, le cose sono decisamente più facili da gestire, poiché questo animale ha un sistema termoregolatore migliore rispetto al cane. Di sicuro, noterete che il vostro micio cercherà sempre il posto più caldo, dove potersi acciambellare e dove poter sonnecchiare più del solito: infatti, in inverno i gatti aumentano notevolmente le ore di nanna, diventando così più pigroni e “coccolosi”. Realizzate per loro una cuccia morbida e riparata, magari con una cesta bella grande e con una copertina di pile tutta per loro; se avete in casa i termosifoni, potete anche optare per un’amaca per gatti da attaccare ai caloriferi: potrete acquistarla nei negozi specializzati e vedrete che ben presto diventerà il posto preferito del vostro micio. Nel caso di uscite, assicuratevi che il trasportino abbia all’interno una copertina o comunque qualcosa che riesca a tenerlo caldo, onde evitare sbalzi termici elevati. Altro elemento da curare, sia per quanto riguarda i cani che i gatti, è sicuramente la dieta: in vista dell’inverno sarebbe bene adottare integratori vitaminici per i nostri amici a quattro zampe e somministrare loro più cibi
a contenuto maggiore di grassi, mantenendo invariatie le porzioni, altrimenti si rischia di farli ingrassare senza utilità. Perla Ambretti novembre, dicembre 2012 : 77
MANI
La cura e la bellezza delle mani Alcune semplice informazioni per avere sempre mani e unghie belle e, soprattutto, sane
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vere mani curate e unghie in ordine negli ultimi anni è diventato un imperativo. Non si tratta solo di seguire
le tendenze della moda, che ha imposto nuovi canoni di bellezza, ma di prendersi cura delle proprie mani a 360°, sia sotto lâ&#x20AC;&#x2122;aspetto estetico
ma soprattutto per un fattore salutistico. Poche regole possono aiutarci a mantenere pelle perfetta e unghie sane: - l’uso dei guanti nelle faccende domestiche ci protegge dall’aggressione di sostanze chimiche (figuriamoci come impoveriscono lo strato superficiale della nostra pelle prodotti che tolgono il calcare!) - idratare e nutrire con specifiche creme mani - applicare oli nutrienti sulle unghie - indossare guanti contro il freddo serve per evitare fastidiosi taglietti e dolorose ragadi difficili da risanare. Molto indicato inoltre, come prevenzione e cura con risultati immediati, è il trattamento alla paraffina, con azione riparativa e ricostruttiva anche quando la pelle presenta già delle fessurazioni dovute al clima freddo. MANICURE Si inizia accorciando l’unghia con l’utilizzo di una lima e le si dà poi una forma, che può essere tondeggiante, ovale o squadrata. Poi, tramite un olio apposito, devono venire ammorbidite e in seguito tolte le cuticole, le pellicine attorno all’unghia. Infine verrà applicata una base trasparente e poi lo smalto che va assolutamente rimosso ai primi segni di scheggiatura. Niente è più sinonimo di trascuratezza e disordine che uno smalto smangiucchiato. Per questo motivo oramai da qualche anno per avere unghie costantemente in ordine si usano sempre di più il gel e gli smalti semi-permanenti.
posito impacco che ammorbidirà lo smalto che verrà quindi tolto con un bastoncino di legno. Il grande vantaggio di questo nuovo metodo è che, a parità di durata del gel, una volta rimosso lascia l’unghia perfettamente integra e normale come prima dell’applicazione. È consigliato anche per unghie sottili che tendono a spezzarsi o sfaldarsi. GEL Attualmente è richiesto da chi ha un’unghia o troppo corta o troppo rovinata per avere un buon risultato con lo smalto semi-permanente. Il gel crea uno spessore sull’unghia, proprio per dare l’effetto “unghia finta”, e con esso si possono anche allungare le unghie troppo corte. Per rimuovere la colata è necessario utilizzare una lima. Rivolgersi a centri estetici seri e autorizzati garantisce igiene e controlli sanitari costanti, per non mettere a repentaglio la propria salute, con il rischio di contrarre funghi, infezioni, epatite virali, AIDS e altre malattie infettive. Un centro estetico qualificato offre la sicurezza di professionalità e dell’utilizzo di prodotti di qualità certificata. Luisa Crestani
SMALTO SEMI-PERMANENTE Si tratta di un gel leggero che ha la stessa consistenza dello smalto naturale non creando così spessore sull’unghia. Viene applicato come uno smalto e asciugato con una lampada UV. Questa tecnica ha una tenuta ottimale e lascerà l’unghia perfettamente intatta e lucidissima per circa tre settimane. La rimozione viene fatta con un apnovembre, dicembre 2012 : 79
ASSOCIAZIONI
Curare quando non si può guarire L’Associazione Assistenza Domiciliare Oncologica assiste gratuitamente i malati nella fase ultima della vita secondo i principi della medicina palliativa
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ssistere un malato nel percorso che porta alla guarigione può a volte, purtroppo, rivelarsi inutile. In questi casi esistono comunque delle cure definite palliative ovvero - secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità - quelle
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cure che si occupano in maniera attiva e totale dei pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta conseguenza è la morte. Il controllo del dolore, di altri sintomi e degli aspetti psicologici, sociali e spirituali è di fondamentale importanza. Lo scopo delle cure palliative è il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per i pazienti e le loro famiglie. Alcuni interventi palliativi sono applicabili anche più precocemente nel decorso della malattia, in aggiunta al trattamento oncologico. Sul territorio veronese è attiva l’Associazione A.D.O. - Assistenza Domiciliare Oncologica Onlus fondata a Verona nel marzo 1992 e con sede in Via San Cristoforo, 2, che da 15 anni assiste gratuitamente a domicilio i malati di tumore nella fase ultima della vita secondo i principi della medicina palliativa con operatori volontari formati in cure palliative ed un modello assistenziale basato sul ruolo centrale del medico di famiglia.
“L’Associazione – spiega il presidente Dott. Massimo Gastaldo – è ufficialmente riconosciuta dal Comune di Verona, dalla Regione Veneto e dal Dipartimento degli Affari Sociali. All’Associazione sono stati assegnati, nel 1998 uno dei premi “Don Bassi”, nel 1999 il premio “San Rocco” e nel 2005 il premio “Amici di S. Eufemia per La dignità della persona, istituiti da enti veronesi. Il modello operativo dell’Associazione si basa sul medico di famiglia che stabilisce il piano assistenziale con l’Infermiere professionale, i volontari e con i familiari”. Gli operatori (volontari è bene ricordarlo) giocano un ruolo fondamentale all’interno dell’A.D.O. “La formazione degli operatori – evidenzia il Dott. Gastaldo - è uno degli aspetti più significativi e viene curata con corsi di formazione in cure palliative secondo i principi della Società Italiana di Cure Palliative. L’A.D.O. è attualmente sede regionale della Società. Un team di coordinamento costituito da medici di famiglia, oncologo, infermieri professionali, psicologo, Padre spirituale e volontari, si riunisce settimanalmente con gli operatori che seguono l’ammalato e la famiglia per verificare la qualità del piano assistenziale”. L’operatività è garantita dall’ attività volontaristica di 4 medici di famiglia, 4 infermieri professionali, 1 oncologo, 20 volontari e dalla consulenza di una psicologa. Caratteristiche importanti dell’assistenza sono la rapidità di attivazione (entro 24 ore), la stabilità degli operatori dell’èquipe, la continuità di Dott. Massimo Gastaldo cura e la dispo-
nibilità 24 ore su 24 anche la notte e i giorni festivi. “L’A.D.O. – conclude il presidente Gastaldo ha rappresentato in tutti questi anni un punto di riferimento importante per la medicina territoriale dato che circa l’80% dei medici di famiglia di Verona hanno assistito i propri pazienti avvalendosi della consulenza e del supporto dell’Associazione. Ad oggi sono stati oltre 900 i pazienti assistiti gratuitamente a domicilio, di cui l’83% sono deceduti a casa circondati dall’affetto dei propri cari e le famiglie sono state supportate anche nella fase importante del lutto. Dallo scorso anno inoltre è attivo presso la nostra sede un servizio ed un luogo di ascolto, di accoglienza, di informazione e di supporto rivolto a tutti i cittadini, alle persone malate di tumore, ai loro familiari e a tutti coloro che si occupano dell’assistenza dei malati. Con questo gruppo di ascolto aiutiamo ad orientarsi fin dalla diagnosi e per tutta la durata della malattia ed a superare i bisogni e le difficoltà di tutte le persone coinvolte. Offriamo inoltre informazioni sui servizi di diagnosi e cura, sulla prevenzione dei tumori, sulle opportunità socio-assistenziali e sosteniamo i malati ed i loro familiari mediante eventuale supporto nelle difficoltà quotidiane che derivano dalla malattia anche grazie a colloqui con gli infermieri, con lo psicologo e con medici specialistici”. L’informazione e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni sulle cure palliative sono altri aspetti rilevanti dell’attività di A.D.O. Due eventi, promossi a livello nazionale dalla Federazione Cure Palliative, vedono L’Associazione ogni anno impegnata in iniziative divulgative: l’11 novembre, San Martino, “Giornata contro la sofferenza inutile della persona inguaribile” e l’ultima domenica di maggio, “Giornata nazionale del sollievo”. novembre, dicembre 2012 : 81
La ricerca in Medicina palliativa fa parte degli scopi statutari e, al fine di integrare l’attività assistenziale domiciliare con una metodologia scientifica, l’Ado ha effettuato il progetto di ricerca: “Quando iniziare la terapia con morfina in pazienti in Assistenza domiciliare oncologica”, approvato dal Comitato Etico dell’ASL 20, finanziato dalla Fondazione Cariverona, terminato nell’ottobre 2003 ed i cui risultati sono
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stati pubblicati sulla “Rivista Italiana di Cure Palliative (vol. 5, n° 3/2003). L’obbiettivo di questi progetti è quello di misurare, verificare, migliorare la qualità della assistenza erogata, con criteri misurabili. Alberto Cristani info: www.adoverona.org
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