5 ViaVai dei Piccoli - ottobre 2019

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N.5 OTTOBRE-NOVEMBRE 2019

Supplemento al Settimanale Via Vai n.38 / 11 ottobre 2019 COPIA OMAGGIO

DEDICATO AI GENITORI E AI BAMBINI DA ZERO A TREDICI


Sommario

n. 5 - 2019 ottobre/novembre Direttore:

Flavia Micol Andreasi micolandreasi@gmail.com

Carlotta Ravanello

Elena Montecchio

Caporedattore Carlotta Ravanello carlotta.ravanello@gmail.com

Redazione e Grafica redazione@viavaideipiccoli.it

M.Chiara Ghinato

Natascia Pavani

Flavia Micol Andreasi Mariachiara Ghinato Elena Montecchio Natascia Pavani Carlotta Ravanello Progetto grafico Mariachiara Ghinato chiaraghinato@gmail.com

Franco Ravanello

Roberto Samiolo

Stampa Grafiche Nuova Tipografia Corbola (Ro)

Il Viavai dei Piccoli supplemento al Settimanale Via Vai Reg. Tribunale di Rovigo n.1/94 del 9/2/94 Direttore Responsabile: dr. Flavia Micol Andreasi Promo Studio Editore Rovigo. Via Sacro Cuore 7 tel. 0425.28282 cell. 329 6816510 info@viavainet.it

Promo Studio Comunicazione grafica e pubblicità

Concessionaria pubblicità PROMO STUDIO snc adv@viavaideipiccoli.it

Franco Ravanello franco.ravanello@gmail.com

Un mare di plastica Ma perchè i cani vanno a scuola? Vivere bene la scuola Netiquette in chat

ATTIVIAMOCI 10. 12. 14. 38. 40. 41.

Fetonte a Crespino Bivacco ai Loff Tutti a castagne Halloween Il Ramen polesano Polpette di zucca

INTERVISTE 04. Alessandro Gottardo 23. Lucia Berdini 37. Alan Pellegrini

CULTURA 06. Venti d’Oriente 18. Lungo le Vie Consolari 20. Rovigo una città che canta

Roberto Samiolo samioloroberto@gmail.com

hanno collaborato: Eleonora Bagnaresi, Sara Bordiga, Francesca Bovo, Mauro Bragiotto, Paola Ceciliato, Marida Corbo, Maurizio Fantinato, Arianna Ferlin, Veronica Ferrarese, Erica Finotti, Elisa Garavello, Roberto Girardi, Emilia Mazzetto, Eva Mazzuccato, Simone Papuzzi, Raffaele Peretto, Francesca Rigon, Rossella Rizzi, Francesco Toso, Viginia Zambon In copertina illustrazione di Alessandro Gottardo fumettista si ringraziano: le edicole e le farmacie per la collaborazione

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PARLIAMONE 16. 30. 32. 34.

CENTOSTORIE 44. Una coppia strana 46. Tutti Libri

STAR BENE 09. 22. 26. 28. 31.

Visione e postura Latte si, ma Self Help dal Pediatra Le convulsioni febbrili Gengivite e gravidanzai

LIFE STYLE 42. La valigia dell’amore

www.viavaideipiccoli.it ilviavaideipiccoli@gmail.com f viavaideipiccoli


Micol Andreasi direttore

EDITORIALE

Come nella Grande Onda di Katsushika Hokusai. Solo quando la si osserva con gli occhi adulti, è possibile comprendere fino in fondo il valore dell’opera del maestro giapponese. (di cui una versione è esposta alla mostra in corso a palazzo Roverella a Rovigo fino al 26 gennaio) Non si intenda valore estetico. Non lo si cerchi nella sinuosità del disegno, nell’essenzialità compositiva o nell’armonia cromatica, che pure valsero all’opera un tale successo da diventare un punto di riferimento per l’intero mondo dell’arte e oggi un’icona cult. Lo si cerchi piuttosto nel dettaglio più piccolo del suo disegno. Nella postura e nell’atteggiamento dei pescatori dentro le loro instabili imbarcazioni, ormai in balia dell’onda. E’ in quell’atteggiamento, il valore, etico prima che estetico, di un’opera che a distanza di secoli non perde la sua eloquenza. L’onda del golfo di Kanagawa si erge imponente, con tutta la sua forza. La sua spuma prende la forma di artigli dalla cui presa nessuno sembra poter restare indenne. Sullo sfondo il monte Fuji è piccolo, osservatore impotente di ciò che accade in primo piano. Tutto all’apparenza fa presagire un disastro. Lo scontro potrebbe sembrare imminente. Da una parte la natura con tutta la sua energia creatrice e distruttrice insieme. Dall’altra l’uomo. Che paura deve aver provato di fronte a quello spettacolo. Che rabbia di fronte ad un destino a lui tanto avverso. Incapace di pensare, assalito dal panico, guidato dal solo istinto di sopravvivenza, ce lo immaginiamo a spendere ogni risorsa per opporsi alla violenza di quell’onda, nel tentativo di fuggire, riaffermare se stesso. E invece… Nella Grande Onda di Hokusai non c’è traccia di opposizione alcuna. Non c’è scontro. Non c’è fuga. I pescatori, piccoli puntini dentro ad ormai impotenti imbarcazioni, sono dipinti chini, inginocchiati di fronte a sua maestà la Natura. Raccolti in silenzio, sembrano mettersi in ascolto di ciò che quell’onda sta dicendo loro. E le barche invece di essere travolte, assecondano la corrente. Qualche critico d’arte definì l’opera come la rappresentazione di una serena inquietudine, facendo ovviamente riferimento alla biografia del suo autore. “Quell’Hokusai che visse per l’arte, che conobbe la povertà estrema e che per campare fece di tutto, dal fattorino all’illustratore di libri di serie B”. Che non prese mai troppo sul serio il valore della sua opera, pur continuando a disegnare e a studiare. Che sperava di vivere 130 anni (morì invece a 89). Quell’Hokusai che aveva forse capito che la vita non è cosa che si costruisce o ottiene combattendo, ma è riconoscere ed accogliere ciò che è dato e con gratitudine e silenziosa laboriosità renderlo fruttuoso. E’ l’inquietudine serena della Grande onda di Kanagawa, che solo gli occhi adulti sanno cogliere oltre la retina, fino al cuore.

La Grande Onda di Katsushika Hokusai.

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L’INTERVISTA a cura di

Micol Andreasi

l’arte dei ComiCS

A.Gottardo (a lato con il maestro G.Cavazzano) è l’autore della nostra copertina

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Alessandro Gottardo e l’arte dei comics Ve lo siete mai chiesti chi c’è dietro ad una storia a fumetti? Chi dà forma a quei personaggi che per una vita intera, a volte, accompagnano le nostre quotidianità? Chi c’è dietro ad una storia a fumetti?

Il più delle volte c’è uno scrittore, uno sceneggiatore, che scompone il testo scritto in tante piccole scene ed un fumettista o disegnatore, ovvero colui che riesce a trasformare tutto in immagini, a creare atmosfere, a rendere riconoscibili gli stati d’animo ed i tratti caratteriali dei personaggi, pure loro usciti tutti dalla punta della sua matita. Alessandro Gottardo è un fumettista. E da 30 anni è uno dei disegnatori italiani di casa Disney. La sua matita ha dato vita a quasi 300 storie con Paperino e Topolino. E oggi è anche uno dei docenti della Scuola Internazionale di Comics. A Rovigo ed in Polesine fa spesso tappa, ospite del RovigoComics e autore protagonista dello spettacolo “Musica a Fumetti”.

anche un appassionato lettore di storie a fumetti. A 11 anni ero uno dei maggiori collezionisti della provincia di Vicenza. A scuola anche gli insegnanti assecondavano la mia predisposizione al disegno, valorizzandola tutte le volte che potevano. Così, dopo le Medie, mi sono iscritto ad una scuola di grafica e pubblicità – al tempo non esisteva il Liceo Artistico -. Fu durante quegli anni che pubblicai per la prima volta le mie illustrazioni su alcuni giornali locali. Un po’ alla volta presi fiducia nelle mie possibilità e iniziai a sognare in grande…ma non avrei mai pensato di disegnare per Disney. Come ci sei arrivato?

Con tanto impegno. E, credo anche un pizzico di fortuna. La fortuna di aver incontrato il maestro Giorgio Cavazzano. Lo conobbi a Treviso Comics. Mi avvicinai, non senza emozione, a lui e gli raccontai delle mie passioni. Diventammo amici. Mi invitò a casa sua più Gli ho chiesto come e quando ha scoperto volte. Guardava i miei disegni, li correggeva… mi indicava possibilità diverse dalle mie. Fu il di voler diventare un fumettista… Ho sempre amato disegnare. Lo facevo conti- mio grande maestro. E fu lui a suggerirmi di nuamente, disegnavo qualunque cosa. Ed ero portare i disegni alla Mondadori. Ero diplo-


mato da poco e non avevo la patente. Cominciai ad andare a Milano, per recapitare i miei disegni almeno una o due volte al mese… Lo feci per due anni circa. Mi accompagnava in automobile da Vicenza mio padre, che con mia madre, fu il mio più grande sostenitore. Poi, un giorno, Marco Rota, che allora era il supervisore artistico Disney per Mondadori, mi consegnò la prima sceneggiatura da disegnare. La via era tracciata! Credi che per affermarsi come fumettista o disegnatore serva di più il talento o lo studio?

Rispondo senza esitazione. Servono soprattutto la passione e poi la perseveranza. Un fumettista non deve mai stancarsi di disegnare, non deve mai smettere di leggere. Come per lo scrittore, così il disegnatore deve essere un superesperto del suo settore, essere curioso e soprattutto colto. A fare la differenza è l’autenticità del personaggio o della storia cui diamo vita. L’autenticità non è una parola, ma il risultato di un lungo cammino di studio e resistenza. A quale dei personaggi Disney sei più affezionato?

Mi fa molto sorridere Paperoga, il cugino girovago e stravagante di Paperino, per la sua spensierata inconcludenza e per quell’aria stralunata con cui si approccia alle novità e coinvolge – loro malgrado – gli altri paperi della famiglia. Ma mi è caro anche Zio Paperone. Lui che nell’immagazzinare denaro trova la spinta per fare ogni cosa. Impossibile resistere alla sua energia, alla sua appassionata intraprendenza! Qual’è la cosa più difficile che deve fare l’illustratore?

Per un illustratore che produce molto, credo che la difficoltà maggiore sia proprio ricostruire e restituire di volta in volta atmosfere diverse, passare da un genere ad un altro senza perdere il suo tratto distintivo. Mantenere la cifra di autenticità che lo contraddistingue.

Alessandro Gottardo E’ nato a Vicenza il 30 luglio 1964. E’ un disegnatore italiano di fumetti, tra i nomi più noti della Disney Italia. La sua carriera di fumettista inizia nel 1986, all'interno della Disney.

La sua prima storia è “Paperino e la scuola di spettacolo”. E’ stato tra i primi disegnatori a seguire lo stile del maestro Giorgio Cavazzano .

Tra le saghe cui ha dato il suo contributo ci sono: Brigitta agenzia Asso di Cuori, Paperut, le Storie della P.I.A., I miti di Paperogate di Creta, Andiamo al cinema? Nel 2015 la sua storia “Quattro nella tenda” ha ricevuto un TopoOscar come Miglior Storia Breve

Giorgio Cavazzano Veneziano, classe 1947, Giorgio Cavazzano è uno dei migliori e più innovativi disegnatori di fumetto. Ha rivoluzionato il modo di realizzare quest’arte con il suo tratto unico. Ha saputo vivacizzare l’inquadratura moltiplicando i punti di vista. Ha reso tridimensionale l’immagine pur essendo sulla bidimensionalità della carta. E’ considerato uno dei massimi autori Disney della Storia.

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CULTURA a cura di

Micol Andreasi

VENTI D’ORIENTE Una mostra da non perdere per conoscere il fascino dell’arte giapponese

Una carpa nuota tranquilla sotto un pino. E’ l’immagine raffigurata in una delle tante opere esposte a palazzo Roverella in occasione della mostra “Giapponismo. Venti d’Oriente nell’arte europea”. Si trova nella sezione dedicata proprio agli autori giapponesi, quelli che dal 1854, da quando cioè il Giappone ruppe il suo secolare isolamento, affascinarono il mondo intero. Non che prima l’arte giapponese fosse ignorata, le stampe ukiyoe, ovvero del mondo fluttuante, per lo più xilografie, erano già conosciute in Europa. Arrivavano nei porti europei, usate come carta d’imballaggio per i carichi di tè.

quegli anni, dell’influenza di quella occidentale, lasciandosene permeare.

Nell’opera di Kan’ei, il tronco del pino è appena accennato in alto a destra. Vi scendono i rami carichi delle foglie aghiformi che lo contraddistinguono per tutto l’anno. Nella cultura giapponese il pino è simbolo di vigore e longevità, proprio perché sempreverde. Insieme al bambù ed al pruno forma la triade dei cosiddetti “amici dell’inverno”. Sono connessi alle festività di Capodanno ed indicano la vita che si rinnova. La carpa è simbolo di fermezza e perseveranza, proprio perché è in grado di risalire la corrente. Nella mostra di Rovigo, si ritrova in numerosi altri dipinti, in stampe e persino nelle decorazioni di vasi e di piatti di La carpa ed il pino è un dipinto ad inchiostro porcellana. su seta, fatto da Nishiyama Kan’ei intorno al Tutto è simbolo, tutto è in relazione e con1890-1897. Il taglio verticale della composi- corre a creare l’armonia. Lo mostrano anche zione alta 109 centimetri per 47 di larghezza, molte xilografie policrome esposte, raffigula sua essenzialità, la sinuosità delle linee si ranti fiori e uccelli, insetti, pesci, piante. Si ritrovano in molte altre immagini esposte e tratta di un genere di pittura di paesaggio con sono tratti distintivi di un’arte, quella giappo- cui tutti gli artisti giapponesi si misurarono e nese, tanto affascinante da essere ritenuta un che ebbe grande successo, riportata anche su punto di riferimento fondamentale per la na- manufatti di artigianato, paraventi e ventagli. scita di un nuovo gusto estetico, quello, per intenderci, dell’Impressionismo, dei Nabis, della Alle immagini erano connessi messaggi di buon auspicio. La raffigurazione della gru, ad Secessione viennese, del Liberty. esempio, è simbolo di longevità ed era più speMa l’immagine della carpa ed il pino, con la esso abbinata ad un pino o al sole che sorge. sua accurata attenzione realistica, l’uso di un Le anatre mandarine, raffigurate in coppia, chiaroscuro più intenso e della prospettiva, sono il simbolo dell’unione coniugale e delmostra che anche l’arte giapponese risentì, in l’amore fedele. 6


Così il gallo, raffigurato vicino ad una gallina con i pulcini, è il simbolo della protezione paterna nei confronti della famiglia. Dei fiori, il crisantemo è rappresentativo dell’inverno, simbolo di forza e resistenza, m anche della casa imperiale. I fiori di ciliegio, per la loro breve durata, rimandano alla caducità delle cose, alle nuvole ed alla neve insieme. Le farfalle all’anima, le libellule alla forza, al coraggio, al successo ed alla stagione estiva. Le rane simboleggiano il ritorno. Vi è in tutte le immagini della serie fiori e uccelli o pesci un riferimento continuo al tema del cambiamento stagionale, del passaggio dei dodici mesi dell’anno: espressione di quell’idea di variazione continua, di movimento, di circolazione di energia che, secondo la cultura giapponese, è propria della Natura. Di questa energia e movimento si fa portatrice la xilografia policroma del maestro Hokusai, dal titolo “La grande onda”, pure essa esposta a Palazzo Roverella. Di 25,3x37 centimetri, l’opera fa parte delle trentasei vedute del monte Fuji. E’ una delle immagini cult di tutta la storia dell’arte. Rappresenta un’onda alta e imbizzarrita, che pare “avere gli artigli”. Si staglia dal basso a sinistra. Sullo sfondo è il monte Fuji. Da destra, a muoversi sulla spinta della corrente dell’onda sono piccole imbarcazioni, dentro cui i pescatori stanno piegati, quasi inginocchiati. Non c’è scontro tra la barca e l’onda. Non ci sono segni di resistenza da parte di quei piccoli uomini, che non si stanno op-

ponendo alla furia del mare. Piuttosto vi si stanno adattando. Tutto sembra assecondare la natura. Il pittore, infatti, non racconta di un’imminente tragedia, ma di un matrimonio, quello tra l’uomo e la natura, da cui deriva l’armonia del paesaggio. E’ in questo piccolo capolavoro che l’estetica giapponese diventa anche etica: un invito a vivere in un certo modo il rapporto tra uomo e natura. Lo fa tutta l’arte giapponese esposta al Roverella, con i suoi paesaggi, con i fiori, gli uccelli, i pesci...

le mostre: VENTI D’ORIENTE NELL’ARTE EUROPEA 1860-1915 ROVIGO PALAZZO ROVERELLA 28.9.19 - 26.01.20 VENTI D’ORIENTE NEL MANGA EUROPEO RADIANT ROVIGO PALAZZO RONCALE 16.10.19 - 26.01.20 PALAzzOrOVErELLA.COM

La mostra Radiant Le forme contemporanee del giapponismo passano attraverso manga e anime. A testimoniare l'influenza dell'estetica giapponese sulla cultura visiva europea del Ventunesimo secolo, un fumetto si è imposto negli ultimi anni tra i principali alfieri della nuova diffusione di stili e modelli dal Giappone: Radiant.

Uno scenario fantastico tipico degli shonen manga giapponesi con le tavole originali, le illustrazioni, gli studi di colore e gli schizzi nati dalla mano del francese Tony Valente è pronto a popolare Palazzo Roncale e affascinarti. Dal 16 ottobre al 26 Gennaio.

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EVENTI LABORATORI DOMENICALI

Per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni dalle 15.30 alle 17.00

13 OTTOBRE 2019

Giornata Nazionale delle famiglie al Museo

Il mondo degli origami: l’arte prende un’altra piega

Laboratorio di origami per famiglie. Costo: 5 euro a bambino

20 OTTOBRE 2019 La leggenda del vascello fantasma Visita animata e a seguire laboratorio di costruzione con legno, stoffa e carta.

17 NOVEMBRE 2019 Dipinti sull’acqua: i Suminagashi

Laboratorio di pittura sull’acqua: un’antica tecnica di decorazione della carta.

15 DICEMBRE 2019 Favole dall’Oriente: “Il Velo fatato”

Lettura animata con laboratorio di decorazione su stoffa per bambini dai 3 anni.

19 GENNAIO 2020 La ceramica in stile giapponese Laboratorio di ceramica e pittura decorativa.

Costo: 6 euro a partecipante comprensivi di biglietto d’ingresso

LUDOTECA DI NATALE Alla corte dell’imperatore Cilie Jin 23, 24, 27, 28, 30, 31 DICEMBrE 2019 2, 3 GENNAIO 2020 dalle 9.00 alle 12.30 Per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni Alla corte dell’imperatore Cilie Jin ti aspettano eccentrici personaggi, sale piene di quadri, attività didattico-ricreative e laboratori sperimentali. Trascorri in allegria divertenti mattine tra manga, samurai e curiosità giapponesi. Non farti sfuggire questa imperdibile occasione e vieni a divertirti insieme a noi a Palazzo roverella!. Costi: 12 euro a partecipante al giorno 55 euro per il pacchetto 5 entrate 80 euro per il pacchetto 8 entrate Biglietto d’ingresso a 2 euro da pagare il primo giorno di frequenza I giorni successivi ingresso omaggio

MATINÉE

Costo: 12 euro a partecipante comprensivi di biglietto d’ingresso

27 OTTOBRE 2019 – ORE 10.00 L’Arcobaleno del Sol Levante: il colore a colazione

Colazione ad arte: visita tematica con degustazione

VISITE GUIDATE TEMATICHE

Costo: 5 euro a partecipante più biglietto d’ingresso ridotto

12 OTTOBRE 2019 – ORE 17.30 Come un affresco sonoro. L’immaginario orientale nel teatro d’opera italiano 9 NOVEMBRE 2019 – ORE 17.30 Arkè: oscuri rituali, leggende e antiche tradizioni 14 DICEMBRE 2019 – ORE 17.30 “All’ombra del Monte Fuji”. Il mondo delle geishe e dei samurai svela i suoi segreti 11 GENNAIO 2020 – ORE 17.30 Orihime e Hikoboshi: la danza millenaria delle stelle 25 GENNAIO 2020 – ORE 17.30 Una diversità che attrae: Giappone ed Europa nel rivoluzionario scorcio di fine ’800

8 DICEMBRE 2019 – ORE 10.00 Ikebana momijigari: ammirare i colori dell’autunno. Viaggio tra fiori ed emozioni

Visita guidata con laboratorio creativo per adulti..

23 DICEMBRE 2019 – ORE 17.30 I “Quadri Viventi”: l’arte si anima fiori ed emozioni Visita guidata esperenziale drammatizzata

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STAR BENE ottica

ViSioNe e PoStUra

È arrivato il momento per i vostri figli di tornare tra i banchi di scuola. Per un genitore è molto importante comprendere se il bambino ha dei fastidi che disturbano le sue giornate scolastiche.

a cura della dottoressa

Francesca Bovo Optometrista

Noi, specialisti della visione, vi aspettiamo per una consulenza all’interno del nostro negozio. Nel mese di ottobre consegneremo a tutti i bambini “gratuitamente”un LEGGIO FUNZIONALE e una PENCIL GRIP Ottica Toffoli 1867 rovigo P.za Vittorio E. II, 29 www.toffoli1867.it optolac@toffoli1867.it

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A volte, questi fastidi, vengono sottovalutati dai genitori, pensando si tratti di un semplice capriccio. Talvolta, però, il bambino risulta infastidito, sia a scuola che a casa, durante lo svolgimento dei compiti. Può un problema visivo disturbare l’apprendimento di un bambino?

La visione non si limita all’utilizzo dell’organo della vista. Gli occhi sono soltanto la parte più esterna di una “macchina complessa”. L’informazione in entrata, dopo essere stata percepita dalla retina, arriva al cervello, dove viene identificata, compresa e processata per essere poi memorizzata e darci la possibilità di rispondere con un’azione adeguata o fornendo a nostra volta altre informazioni.

Fatta questa precisazione, di fronte a problemi di lettura e scrittura, dobbiamo ricordare quanto siano rilevante, nel periodo scolastico, il sistema visivo e gli atteggiamenti posturali ad esso collegati. Le abilità visive di un bambino possono mutare e deteriorarsi a causa di molteplici fattori.

Un esempio può essere dato da una posizione inopportuna rispetto al banco o al

libro, da un’impugnatura scorretta della penna, da un’illuminazione insufficiente o da una posizione inadeguata dei banchi rispetto alla lavagna. Il ruolo del genitore, in questo caso, è quello di notare atteggiamenti che possono apparire anomali. Atteggiamenti posturali sbagliati possono essere la causa o una conseguenza del problema visivo.

Il bambino assume una posizione sbagliata durante lo studio perché il processo visuo-cognitivo può essere stressante a causa di un deficit visivo non corretto.

Le conseguenze, in tal caso, possono creare problematiche di origine posturale poiché il bambino ricercherà una posizione più confortevole che renda meno fastidioso lo studio.

Non parliamo solo di difetti rifrattivi ma anche di difficoltà a livello della motilità oculare.

Spesso, in quest’ultimo caso, ha difficoltà a tenere il segno mentre legge, a svolgere esercizi di copiatura e tende ad invertire lettere o numeri. Talvolta, invece, il problema posturale piò accentuare un problema visivo, poiché gli occhi cercano di compensare a loro modo la difficoltà. In questi casi il consiglio che noi vi diamo è quello di affrontare il problema con il proprio pediatra e con il medico oculista.

COME SCEGLIERE L’OCCHIALE GIUSTO PER IL TUO BAMBINO? NEL NOSTRO CENTRO OTTICO TROVERAI OPTOMETRISTI A TUA DISPOSIZIONE PER UN CONSULTO GRATUITO Back to School

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Crespino è situato in provincia di Rovigo sulla sponda sinistra del fiume Po. Si raggiunge dalla SS 16 in direzione di Adria

ATTIVIAMOCI itinerari

FetoNte a CreSPiNo Tra le tante passeggiate fuori porta, ma non troppo, che in autunno si possono fare, magari di domenica, ve ne consigliamo una a Crespino, solo 15 minuti in automobile da Rovigo. Noi abbiamo parcheggiato in prossimità della piazza principale e abbiamo avuto la fortuna di farci guidare alla scoperta del paese rivierasco dall’antica origine etrusca e poi romana, da Giulia Ziviani, laureata in lingua e letteratura italiana, con una specializzazione in valorizzazione dei beni ambientali ed una grande passione per il suo territorio. Con lei, ci godiamo un tiepido pomeriggio di inizio autunno tra arte, storia e natura. E’ Giulia a raccontarci dell’unicità di questa piazza.

Il Mito di Fetonte

E’ infatti intitolata ad un personaggio mitologico, Fetonte appunto, la piazza principale del paese. Proprio lui. Il discolo figlio di Elio, che noncurante degli avvertimenti paterni, guidò il carro del Sole fino ad avvicinarsi troppo alla terra e bruciarla e ferì il cielo da cui ebbe origine la via Lattea. Fetonte si meritò la punizione di Zeus, che gli scagliò contro un fulmine e lo fece cadere dritto nel fiume Po, al tempo Eridano. Secondo le fonti antiche, Fetonte cadde proprio a Crespino. Le sue sorelle, le Eliadi, lo piansero sconsolate, fintanto che Zeus decise di porre fine a tanto strazio e le trasformò in pioppi e le loro lacrime divennero gocce d’ambra. Forse è per questo fatto che quel tratto di fiume Po che costeggia Crespino e conduce al Delta è noto agli archeologi come un tratto della famosa via dell’Ambra. Giulia Ziviani ci fa notare che persino lo stemma del Comune (circa 1800 abitanti) conserva memoria di questo fatto mitologico. Piazza Fetonte

Piazza Fetonte è maestosa, elegante ed informale allo stesso tempo. Forse per questo è censita tra le piazze d’Italia di interesse cinematografica a Cinecittà. Molti registi di fama l’hanno scelta come set, l’ultimo in ordine di tempo è Vincenzo Ciampanelli per il film Baciami piccina.

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Domina sul vasto spazio centrale la facciata della settecentesca chiesa intitolata ai Santi Martino e Severo, opera del ferrarese Angelo Santini. Di manifattura ferrarese sono le opere interne al luogo sacro. Degna di nota è la tela raffigurante la Madonna con il bambino di Benvenuto Tisi da Garofolo, e quiella dello Scarsellino con la Madonna del Rosario. Entrambi gli autori contribuirono a fare grande nel mondo l’arte ferrarese. Vale la pena ammirarle. Attenti però. La chiesa è aperta quasi esclusivamente durante gli orari della sante messe; di domenica la celebrazione è alle 10 in punto. Se capitate la prima domenica del mese la piazza ospita anche un suggestivo mercatino dell’antiquariato. E in quella domenica che il Museo dell’acqua è eccezionalmente aperto anche di mattina. Altrimenti è sempre aperto nei pomeriggi dei giorni festivi. A due passi dalla chiesa, sotto il porticato su cui si affaccia anche il palazzo municipale, Giulia ci indica l’ingresso del Museo, un unicum nel suo genere. Raccoglie oggetti della vita quotidiana della gente di fiume. C’è persino la ricostruzione in scala reale di un mulino. Organizzandosi è possibile fare anche una visita guidata. Dall’altra parte della piazza c’è la casa del carbonaro Vincenzo Carravieri. La Carboneria fu la prima pagina della storia nazionale per l’indipendenza e l’unità. E’ significativo trovarne traccia importante nel nostro Polesine. Piazza del Pescatore

Se capitate a Crespino all’ora di pranzo o di cena e un toast o un buon panino in un bar del centro non vi bastano, in piazza XX Settembre, 200 metri dal centro, c’è l’imbarazzo della scelta. Qui, posti uno accanto all’altro, ci sono due tra i migliori ristoranti del Polesine specializzati rispettivamente in carne ed in pesce. Il luogo che li ospita è una piazzetta di grande suggestione che nel suonome, è detta infatti anche Piazza del Pescatore, ricorda la vicenda del misero pescivendolo Giovanni Albieri, condannato e poi decapitato pubblicamente dal governo francese di Napoleone, perché ritenuto uno dei responsabili della sommossa di Crespino avvenuta il 20 ottobre del 1805. Una lapide sul muro di una casa ne riporta la memoria: “A ricordo di Giovanni Albieri, detto Veneri, decapitato in questa piazza il 14 ottobre 1806 per delitto di ribellione al governo francese”. Se pensate di mangiare in uno dei due ristoranti, vi consigliamo di prenotare. E se dopo aver mangiato, come fanno sempre i bambini, anche i vostri hanno voglia di correre, potete spostarvi verso l’argine del Po. Ci accompagna ancora Giulia. Approdo Fetonte

C’è un attracco per le barche, sempre intitolato a Fetonte, servito con tavoli e caminetti per il barbecue. La golena qui è larghissima e di una vegetazione lussureggiante da fare invidia al più creativo degli architetti paesaggisti. Si può correre, passeggiare, o rimanere seduti a godersi la pace del luogo, lo scorrere calmo dell’acqua del fiume Po, i riflessi della luce autunnale ed il crepitio di qualche foglia che staccandosi dagli alberi finisce tra le altre secche a colorare di arancione il verde del prato. Il nostro pomeriggio è finito, ma torneremo con la bicicletta per fare il tour dei capitelli delle frazioni del Comune dove Fetonte racconta ancora di sé. 11


ATTIVIAMOCI Itinerari fuori porta

Bivacco ai Loff a cura di

Simone Papuzzi Club Alpino Italiano (CAI) sezione di Rovigo

Da Passo San Boldo (712 m) al Bivacco ai Loff (1124 m).

400 metri di dislivello, non impegnativi e panoramici.

Chi crede che con l’arrivo dell’autunno sia meglio stare in casa, si sbaglia di grosso. Non c’è un periodo dell’anno migliore per un’escursione o una gitarella sulle Prealpi Venete. L’itinerario da fare con la famiglia che propongo è proprio in direzione della dorsale montuosa che fa da confine tra le Province di Treviso e Belluno.

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Questa escursione semplice e adatta a tutta la famiglia parte dal Passo San Boldo, che segna il confine tra le Province di Treviso e Belluno lungo la dorsale delle Prealpi Venete e si raggiunge da Rovigo comodamente in circa 2 ore di auto prendendo l'autostrada A13 e poi A27 fino al casello di Vittorio Veneto Nord e proseguendo poi sulla SP35 fino alle indicazioni per il passo. Itinerario: Dal Passo di San Boldo (712 m) si imbocca la stradina asfaltata (indicazione per Bivacco ai Loff) che, passando accanto a numerose casette, prende quota con alcune svolte in direzione del Passo della Scaletta; in questo tratto sono ben visibili i dirupi che dal passo precipitano verso sud. Dopo un buon tratto si lascia a sinistra la strada che prosegue verso l'agriturismo Casera Campo e si imbocca la carrareccia che in breve porta a Malga Galliera (890 m circa), nelle immediate vicinanze del Passo della Scaletta (901 m - 0.30 ore). Senza raggiungere il passo si imbocca a destra il buon sentiero che risale a tornanti nel bosco il versante orientale di Cima Agnelezze; ben presto si esce su terreno più aperto e panoramico con meravigliose viste sulla pianura trevigiana. Qui il terreno si fa più scosceso e si raggiunge una lapide oltre la quale il sentiero comincia ad attraversare con minore pendenza il ripido versante meridionale di Cima Agnelezze. Questo tratto è un po' esposto ma il sentiero è sempre ben tracciato; si perviene ben presto a una larga sella prativa (1124 m) dove si trova un crocevia di sentieri; si prende a destra il sentiero che in breve in lieve discesa ci porta al Bivacco Ai Loff (1100 m, 1.15 ore) costruito al riparo di una paretina rocciosa. Si ritorna per lo stesso sentiero fino alla sella a quota 1124 m dove si imbocca il sentiero n° 2 che con percorso pianeggiante in direzione nord ci porta in breve ai prati della piccola Casera di Costa Curta (1075 m, 1.45 ore) ristrutturata di recente. Il panorama qui si apre in direzione nord verso le Dolomiti Bellunesi. Il sentiero ora diventa carrareccia e invertendo bruscamente la direzione inizia a scendere nel bosco fino a riportare al Passo di San Boldo (712 m, 2.30 ore), dove è possibile fare una gratificante pausa ristoro.


Il Passo San Boldo

Passo San Boldo è uno dei valichi più incredibili non solo d’Italia, ma del mondo intero.

Il Passo San Boldo è considerato uno dei valichi più incredibili non solo d’Italia, ma del mondo intero. Questa splendida destinazione si trova in Veneto, e mette in comunicazione le Prealpi Bellunesi attraverso la Valmaremo e la Valbelluna. Alto nel suo punto massimo appena 706 metri sul livello del mare, il valico è caratterizzato da un percorso fatto di curve e gallerie, che definiscono il panorama della SP635. Il nome del passo, secondo fonti storiche, deriverebbe da una contrazione linguistica di Sant’Ippolito: dapprima Poltus, e infine Boldo, sarebbero state le trasformazioni del nome. Il San Boldo non è sicuramente un percorso “primario”, e forse non tutti lo conoscono, ma merita sicuramente una visita, anche solo per carpire i segreti di una costruzione da record. Questa strada si trovava, nei tragici anni della Prima guerra mondiale, al confine tra Italia e Austria, e che per questo rappresentava un punto strategico per gli eserciti. Iniziati dagli italiani, guidati dall’ingegnere Giuseppe Carpenè, i lavori del Passo San Boldo furono completati dagli austriaco in meno di tre mesi. La rapidità dei lavori ha fatto sì che il Passo San Boldo fosse denominato anche “Strada dei Cento Giorni“. Oggi la zona è divenuta meta molto speciale da scoprire in moto o con la bici da corsa, soprattutto perché in questi chilometri di salita si passa in pochissimo tempo dall’aperto della strada al chiuso delle sue gallerie.

appena 706 metri sul livello del mare, il valico è caratterizzato da un percorso fatto di curve e gallerie.

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ATTIVIAMOCI natura

a cura di

Eleonora Bagnaresi biologa, appassionata di scienze e geografia

tutti a Castagne sui Colli Euganei

Lo sappiamo tutti fin dai tempi della scuola materna: autunno, tempo di foglie dai colori del fuoco e di castagne! Allora perché non organizzare una bella gita fuori porta con i bimbi e condividere con loro questa bellissima esperienza? Raccogliere le castagne con i bimbi è puro divertimento, sia per

loro che per noi. Basta armarsi di stivaletti in gomma (se ha appena piovuto) o scarpine da trekking, un bel k-way e tanti sacchettini. Il sentiero che abbiamo scelto è presso il Monte Madonna e parte dalla piazza di Rovolon a Teolo, dove si può la-

sciare l’auto. Una volta li, abbiamo chiesto alla gente del posto qualche sentiero suggerito per fare una bella raccolta. 14

E dopo pochi passi, ecco un bosco facilmente penetrabile pieno i castagni. Ci siamo addentrati giusto quanto bastava per poterle raccogliere, e devo dire che vedere la gioia di grandi e piccini nel trovare le castagne, facendo a gara a chi trovava la più grande non ha prezzo. Vi consiglio di fare un minuto di silenzio e far

ascoltare ai bimbi i rumori del bosco, fargli annusare gli odori di muschio e foglie bagnate

e spiegargli come ci si possa immergere completamente nella natura. Ne saranno entusiasti! E dopo una bella camminata, avrete l’imbarazzo della scelta per un bel pranzetto in una qualsiasi delle buonissime trattorie sui colli!


CASTAGNE&MARRONI

In passato le castagne hanno rappresentato la principale fonte di cibo per le popolazioni montane durante l’inverno e per questo venivano chiamate anche “pane dei poveri” Tante le sagre e le tradizioni che a tutt’oggi sono ancora vive: SAGRA DEI MARONI Teolo Capoluogo, piazza Perlasca domenica 20 e 27 ottobre 2019 è il posto dove si può.. far na spansada de boni “Maroni” rostii sul fogo (La Rostidora). La tradizionale sagra, arricchita da spettacoli ed intrattenimento, propone anche la “POENTA IN PIASSA COI FASOI IN BRENTONA”, lo Stand Gastronomico, le bancarelle di marroni e prodotti tipici dei Colli. A SAN MARTINO CASTAGNE E VINO 11 novembre 2019 Un tempo finite le attività agricole, con i primi freddi e le giornate corte, le persone si radunavano attorno al fuoco per arrostire le castagne, frutto di stagione, e per aprire le botti per assaggiare il vino novello. Le origini religiose della festa ricordano il gesto di S.Martino che incontrando per la strada un mendicante infreddolito si ferma e gli dona la metà del suo mantello. Un nobile gesto per il quale il cielo si aprì e la tempertura si fece più mite. E l’estate di San Martino che tradizione vuole si ripeta ogni anno l’11 novembre.

PROPRIETA’ le castagne sono un frutto atipico, perché sono molto ricche di amido (25,3%) e danno un buon apporto di proteine (2,9 g per 100 g) e di calorie (165 g per 100 g). Chi soffre di diabete o di sovrappeso, quindi, deve consumarne con moderazione. Le castagne contengono anche vitamine del gruppo B, vitamina C e sali minerali, tra cui potassio, fosforo e ferro. Per il loro apporto di fibra sono molto utili per migliorare la funzionalità intestinale sia dei bambini che degli adulti. IN CUCINA Le castagne più grandi sono adatte per essere arrostite (caldarroste), mentre quelle piccole per la bollitura. Con le castagne si possono preparare zuppe, creme e marmellate. Con la farina di castagne, che è priva di glutine, si preparano dolci e biscotti. Famosi il castagnaccio e le frittelle.

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PARLIAMONE Ambiente

a cura di

Mauro Bragiotto Chimico

L’80% della plastica prodotta non viene smaltita correttamente, né riciclata Estremamente allarmante è il fenomeno della presenza di plastica nel mare.

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UN mare di PlaStiCa Il Pianeta Azzurro si usa dire. La Terra,infatti, vista dallo spazio è azzurra. Il colore dominante è dato dagli oceani e dai mari che la ricoprono per circa il 70%. Con il passare degli anni rischiamo però di doverlo chiamare il “Pianeta di plastica”. Estremamente allarmante è il fenomeno della presenza di plastica nel mare. Se ci guardiamo intorno in questo momento, troveremo nei nostri paraggi una miriade di oggetti fatti di plastica o che la contengono. Purtroppo, questo materiale assai comodo è anche una delle principali cause dell’inquinamento delle acque. Esso non è biodegradabile. Non è un caso che nell’Oceano Pacifico si siano formate addirittura delle vere e proprie isole di plastica. Queste isole di rifiuti portati dalle correnti, in verità, sono composte per lo più da microplastiche, ovvero da frammenti piccolissimi di plastica, che sono molto nocivi per l’ambiente. Spesso vengono anche ingerite da uccelli e pesci, con rischi e danni gravissimo per la loro vita. Quegli stessi pesci arrivano sulle nostre tavole. E così seguendo la catena alimentare pure noi ingeriamo microplastiche.


Le microplastiche

Le microplastiche derivano dalla frammentazione (per effetto del moto ondoso, della corrente, dell’irradiazione solare, ecc) delle plastiche più grandi, utilizzate in ambito industriale e dagli scarichi civili (ad esempio: l’uso quotidiano di prodotti contenenti microgranuli di plastica come esfolianti, dentifrici e vestiti sintetici). Che i nostri mari e le nostre spiagge siano invasi dalla plastica è ormai evidente, ma un nuovo e forse più persistente tipo di inquinamento da plastica è stato recentemente scoperto da un team di ricercatori. Si tratta del plasticrust, ovvero delle incrostazioni di plastica che si stanno formando sulle rocce bagnate dal mare. Il fenomeno è stato studiato per la prima volta sull'isola portoghese di Madeira. Il plasticrust

La presenza di massicce quantità di plastica negli oceani e nei mari è un effetto dell’inquinamento che nasce sulla terraferma, perciò, per risolvere il problema bisogna agire alla fonte, vediamo come. L’80% della plastica prodotta non viene smaltita correttamente, né riciclata. I primi passi importanti per aiutare fiumi, laghi e mari:

• fare sempre la raccolta differenziata dei rifiuti, in questo modo si elimina il rischio che la plastica possa finire nelle acque; • prediligere gli oggetti con meno imballaggi o senza plastica; • cercare, anche in modo creativo, nuovi usi per gli oggetti in plastica che non servono più, in modo da ridurre al minimo la produzione di rifiuti.

Secondo gli studi effettuati, il plasticrust si origina quando i pezzi di plastica, trasportati dalle onde, urtano violentemente le scogliere, portando alcuni piccoli frammenti a incrostarsi sulle rocce similmente a quanto fanno le alghe, creando un effetto simile a quello di una gomma da masticare che si attacca al marciapiede. Dalle analisi effettuate è emerso che le incrostazioni ‘appiccicate’ agli scogli sono aggregati di polietilene, la più comune fra le materie plastiche, presente in molti oggetti di uso quotidiano come ad esempio le confezioni alimentari. Il principale timore degli scienziati è che anche questi frammenti di plastica possano essere già entrati nella catena alimentare, visto che le littorine, piccole lumache marine, sembrerebbero essere a proprio agio sul plasticrust, di cui potrebbero nutrirsi esattamente come fanno con le alghe che solitamente ricoprono le rocce.

Dobbiamo dire che in Italia, recentemente, è stato introdotto il divieto di distribuire sacchetti di plastica non biodegradabile nei supermercati e in tante altre attività che costituisce sicuramente un passo in avanti nella riduzione dell’uso delle sostanze plastiche che tanto inquinano i nostri mari. Tuttavia c’è ancora molto da fare se si vuole preservare il Pianeta Azzurro, a partire dai piccoli gesti quotidiani.

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IL POLESINE IN ETÀ ROMANA CULTURA Storia, Archeologia

a cura di

Raffaele Peretto Archeologo

La sezione di un fossato presso Adria, mette in luce le tracce di una via romana

lUNGo le

Vie CoNSolari

Nella loro progressiva espansione territoriale i Romani oltrepassarono le diramazioni del basso corso del Po nel II secolo a.C. ed anche nella terra dei Veneti impostarono, come primo segno del loro dominio, strade rapide e pratiche. I rettifili viari collegavano tra loro le principali città e dove i passaggi risultavano difficili non si indugiava nell’intervenire con opere di ingegneria, con la bonifica del suolo, con la costruzione di ponti. Inizialmente le strade assolvevano ad una particolare funzione strategico-militare, contribuendo ad unire e tenere sotto controllo i territori occupati. Roma, da qualunque luogo si partisse, era la fine della strada come conferma il famoso, antico detto: “tutte le strade portano a Roma”. Le stesse vie rappresentarono, inoltre, vere e proprie arterie di scorrimento di uomini e merci, acquistando una particolare valenza itineraria ed economica anche per epoche successive, tanto che ancor oggi importanti percorsi sono impostati su questi antichi tracciati stradali. Da Bologna ad Aquileia

Anche il Polesine fu coinvolto in questa organizzata gestione territoriale. Nel 175 a.C. il console Marco Emilio Lepido, già ideatore della via Emilia, che ancor oggi attraversa l’Emilia Romagna da Piacenza a Rimini (strada e regione da lui prendono il nome), fece costruire un percorso da Bologna ad Aquileia, le cui tracce sono state individuate tra Castelnovo Bariano e Torretta presso il Tartaro, dove la via si dirigeva verso Este. A rendere più rapido il tragitto da Bologna verso Aquileia intervenne, una ventina di anni dopo, un altro console, Tito Annio Lusco. Nel 153 a.C. fece collegare la città emiliana con Adria attraverso una strada particolarmente evidente dalla foto aerea nel territorio di Gavello ed attestata anche da sezioni stratigrafiche del terreno. La via Popillia

La foto dal deltaplano mostra il tracciato della “via di Villadose” 18

Fu però nel 132 a.C. che il console Publio Popillio Lenate decise di seguire il percorso più breve partendo direttamente da Rimini attraverso le dune del litorale marino. La via, detta appunto Popillia, raggiunta la località San Basilio di Ariano nel Polesine, si portava ad Adria, dove è stato recuperato il noto miliare che riporta il nome del console e la distanza dal capolinea, per poi proseguire a nord della città in direzione di Altino, nota città romana presso la Laguna di Venezia. Fu in seguito l’imperatore Claudio a far proseguire la via da San Basilio lungo il rilevato cordone di dune del litorale fino a quella città che da lui prese il nome: Clodia divenuta poi Chioggia.


Altre tracce di una via romana Questo ultimo percorso è riportato nella nota Tabula Peutingeriana, un antico documento cartografico dell’impero romano che, per quanto databile al IV secolo d.C, rispecchia una realtà topografica ben più antica.

fl.Brintesia

La via Annia

Un altro importante percorso stradale era in stretta relazione con Adria. Fu voluto nel 131 a.C. dal pretore Tito Annio Rufo e pertanto prese il nome di via Annia. Collegava Adria con Padova, passando attraverso il centro urbano di Agna, toponimo questo che richiama ancor oggi la stessa via.

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La via di Villadose

Non documentata da fonti storiche, ma scoperta nel sorprendente archivio della “memoria della terra” attraverso la fotografia aerea, un altro percorso viario di particolare rilevanza caratterizzava l’antico paesaggio del Polesine romano; è la cosiddetta “via di Villadose”, dal nome del centro mediopolesano nelle cui campagne fu individuata oltre 50 anni fa. Si tratta di un rettifilo accertato per 24 km ed è tra i più larghi concepiti dai Romani (100 piedi, corrispondenti a circa 30 m.). Visibile da Buso fino a Monsole nel Veneziano, si immetteva nella via Popillia, dopo aver incrociato l’Annia. Il legame con queste due importanti strade ci porta a ritenere che fosse in relazione anche con l’area emiliana, senza escludere il suo collegamento con Bologna: una ulteriore via, quindi, verso Aquileia e l’Istria, più diretta delle precedenti, lasciando in disparte Adria. La “via di Villadose” svolse funzione anche di decumano massimo di un’estesa centuriazione.

LA TABULA PEUTINGERIANA La Tabula Peutingeriana prende il nome da Konrad Peuntinger che nel XVI secolo ne venne in possesso. Si conserva presso la Biblioteca Nazionale di Vienna. Si tratta di un itinerarium pictum (percorso stradale dipinto) dell’impero romano su 11 fogli in pergamena alti 34 cm. per una lunghezza totale di circa 7 m. Il documento riporta i percorsi stradali, i luoghi di sosta e le distanze tra le località. La Tabula Peutingeriana, in copia, è esposta al Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo. Da Ravenna ad Aquileia-Istria

Il particolare riportato nella figura riguarda la viabilità da Ravenna e Aquileia-Istria. Nel documento è segnata la via “ab Hostilia per Padun” che da Ravenna, lungo il Po, si portava ad Ostilia. In corrispondenza della foce padana “fl. Brintesia” (sta per fiume Brintesia: ancor oggi nell’Isola di Ariano uno scolo irriguo ha il nome di Brenta) sono indicati i luoghi di sosta (mansiones) lungo la Popillia costiera (quella voluta dall’imperatore Claudio), tra questi Hadriani (1), VII Maria (2), Fossis (3), identificabili rispettivamente in San Basilio di Ariano, Porto Viro, Cavanella d’Adige, chiamata in passato Fossone, toponimo, questo, presente in altre località lungo il basso corso dell’Adige.

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CULTURA Beni culturali

a cura di

Francesco Toso baritono e docente di canto

ROVIGO UNA CITTA’ CHE CANTA

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Rovigo e l’opera lirica un binomio indissolubile.

Il nostro Teatro Sociale ha da poco festeggiato i suoi 200 anni di vita e di attività e la città ha reso un sentito omaggio a questo grande vecchio che si staglia elegante ai margini di Piazza Garibaldi. Ad ottobre, passata la calura estiva, capita spesso di passare sotto le finestre del Ridotto e sentir provare cantanti o il coro in vista della imminente Stagione Lirica, poi si cammina ancora per un po’, si oltrepassa Piazza Vittorio Emanuele e si sentono altre voci, quelle dei giovani studenti che provengono dalle finestre del Conservatorio Venezze altra prestigiosa istituzione musicale della nostra città. Le radici in un passato lontano.

Ma l’amore dei rodigini e dei polesani per il canto affonda le radici in un passato lontano. Il primo documento di un melodramma allestito a Rovigo risale infatti al 1683: lo spettacolo fu ospitato nella sala della Loggia dei Notari, oggi sede del Municipio, dal momento che il primo teatro in città venne edificato nel 1694, seguito pochi anni dopo dalla costruzione di un secondo teatro. Questi modesti teatri, costruiti per volontà delle più prestigiose famiglie locali, rimasero attivi fino all'inizio del XIX secolo, quando, risultando ormai insufficienti per il costante incremento di pubblico, fu deciso di costruire un terzo e più grande teatro. Per il progetto la “Società del Teatro” si rivolse a Sante Baseggio, noto ingegnere rodigino, che vantava una certa esperienza nello specifico campo della progettazione teatrale. Ed ecco che il “Teatro della Società”, questo il nome originale, aprì al pubblico il 3 marzo del 1819 in onore della visita in città dell'imperatore Francesco I d'Asburgo mettendo in scena l'opera “L'ombra di Fetonte, ossia l'omaggio della riconoscenza rodigina” di Sante Campioni. Il melodramma a Rovigo dovette incontrare un notevole favore se si considera che ben presto in città divennero normali tre stagioni d'opera all'anno, la più importante

delle quali si teneva in autunno, in coincidenza con la famosa fiera dell' “Ottobre rodigino”, mentre le altre durante il periodo di carnevale e in primavera. Il nuovo Teatro Sociale

Un furioso incendio nella notte tra il 21 e 22 gennaio 1902 distrusse la sala progettata dall’architetto rodigino costruita prevalentemente in legno per esigenze acustiche. Ciò che rimane tuttora fedele all’originale sono solo la facciata, in stile neoclassico, ed il ridotto. Ma la città non poteva e non voleva rimanere senza musica. Il nuovo Teatro Sociale fu inaugurato da Pietro Mascagni, che vi diresse la propria “Iris” il 12 ottobre 1904. Ripresa la propria attività, il Teatro di Rovigo seppe mantenere alto il prestigio conquistato pur dovendo affrontare momenti di grave crisi. L'impossibilità di scritturare interpreti affermati e famosi a causa delle ristrettezze finanziarie, spinse gli organizzatori ad individuare giovani promettenti. Dalla difficoltà all’opportunità e così il Sociale può vantare di aver tenuto a battesimo due dei maggiori cantanti del XX secolo: Beniamino Gigli e Renata Tebaldi. Camminando dietro il palco del Sociale, fra vecchi camerini, spazi angusti e corridoi affollati di artisti può capitare, nel tentativo di cercare un po’ di pace prima dell’ingresso in scena, di trovarsi per caso in una stanza piccola e buia dove appeso alla parete c’è una vecchia foto di Renata Tebaldi con una dedica di ringraziamento al Teatro e alla Città che la videro debuttare. La magia dell’opera, del canto lirico, l’incanto dei luoghi che ospitano quest’arte, oggi rimangono intatti. E ogni volta che si apre il sipario: è meraviglia!


Callas, Pirazzini e Turrini a Rovigo

Nomi illustri e intenditori d’opera

Molti i nomi illustri della musica lirica che salirono sul palco di Rovigo, perfino la divina Maria Callas fu in città per interpretatre Aida. Era il 1948. Una foto storica la immortala mentre cena dopo lo spettacolo. in compagnia del mezzosoprano Pirazzini, del tenore Turrini e della moglie, un bicchiere di vino e un buon piatto caldo per riprendersi dalle fatiche del palcoscenico e magari per scaldare le ossa dalla nebbia. Il canto, la buona tavola, le cene in compagnia seduti tutti assieme in cucina vicino alla stufa o al camino; Rovigo è una città che ama il canto, ma anche che ama cantare; moltissimi infatti sono le realtà corali professionali o meno ma tutte di alto livello che si esibiscono in tutti i luoghi della città e che, da alcuni anni, vengono riunite in occasione del Natale sul palco del Teatro Sociale.

Altra particolarità sono i famosi loggionisti del Teatro, ossia gli intenditori d’opera che siedono nella parte più alta del Teatro, il loggione appunto. I loggionisti sono amanti dell’opera e grandi intenditori e spesso decretano il successo dello spettacolo o il suo fallimento. Quante volte mi è capitato alla fine di una recita d’opera in qualche città sentire dire dai colleghi cantanti:”vedremo se applaudiranno anche a Rovigo, laggiù se ne intendono”. all’opportunità e così il Sociale può vantare di aver tenuto a battesimo due dei maggiori cantanti del XX secolo: Beniamino Gigli e Renata Tebaldi. Camminando dietro il palco del Sociale, fra vecchi camerini, spazi angusti e corridoi affollati di artisti può capitare, nel tentativo di cercare un po’ di pace prima dell’ingresso in scena, di trovarsi per caso in una stanza piccola e buia dove appeso alla parete c’è una vecchia foto di Renata Tebaldi con una dedica di ringraziamento al Teatro e alla Città che la videro debuttare. La magia dell’opera, del canto lirico, l’incanto dei luoghi che ospitano quest’arte, oggi rimangono intatti.

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STAR BENE alimentazione

a cura di

Erica Finotti Biologa Nutrizionista Segretario dell’Associazione Italiana Nutrizionisti

latte Si, ma... Nelle raccomandazioni dietetiche della maggior parte dei paesi del mondo vi sono alimenti la cui presenza è ritenuta salutare (frutta, verdura e cereali integrali, pesce) ed altri il cui consumo è fortemente sconsigliato (bevande gasate dolcificate, consumo di sale, conservanti). Il contributo del latte, nonostante sia inserito nella maggior parte delle linee guida dei diversi paesi, è oggetto di un acceso dibattito sia tra i membri della comunità scientifica sia tra i “semplici” consumatori. Il latte di tutte le specie mammifere fornisce al proprio piccolo una grande quota di proteine e di calcio necessari al metabolismo e contribuisce all’apporto di diversi minerali (potassio, magnesio e fosforo) e vitamine (D, B12, A, riboflavina). È inoltre caratterizzato da una miscela eterogenea di numerose componenti che svolgono diverse attività funzionali e chimiche: immunoglobuline, peptidi antibatterici, fattori di crescita, oligosaccaridi, lipidi (l’acido linoleico coniugato) e prebiotici. L’acqua è il maggior costituente e il principale tra gli zuccheri presenti, il lattosio è una fonte di energia prontamente utilizzabile dall’organismo.

Più ci allontaniamo dall’epoca dello svezzamento più la lattasi, importante enzima deputato alla digestione del lattosio, subisce una netta riduzione fisiologica arrivando a sparire. E’ per questo motivo che molti adolescenti, e non solo, presentano i disturbi gastrointestinali tipici dell’intolleranza. Va però detto che la produzione della lattasi è stimolata da un’assunzione costante di latte nel corso del tempo, ecco perché quella parte della popolazione che non ha mai smesso di assumerlo riesce a consumarlo anche in età adulta senza nessun problema.

Il latte, dal canto suo, è da considerarsi un vero e proprio alimento che possiede sia gli zucLa lattasi cheri che le proteine. Conviene, quindi, non E’ cresciuta nel tempo una certa perplessità abbinarlo ad una colazione troppo ricca o asal consumo del latte, soprattutto vaccino. A sumerlo come post-cena, sarebbe come agmotivarla sono soprattutto alcune forme al- giungere un altro pasto al principale! lergiche e di intolleranza al lattosio. Ci sono, poi, obiezioni di tipo ambientale e sociale Il latte vegetale (allevamento intensivo degli animali) ed In commercio esistono grandi varietà di latte etico (sfruttamento animale). vegetale ma le loro caratteristiche nutrizionali sono completamente diverse dal latte vaccino. Per chiarezza è giusto sottolineare che, dopo lo svezzamento, nessun altro mammifero Il latte vegetale può essere un’alternativa per continua a bere il latte perché il fabbisogno quelle persone che hanno problemi di iperconutrizionale e fisiologico dell’adulto è di- lesterolemia ma bisogna prestare molta attenverso da quello di un neonato. zione alla percentuale elevata di zuccheri semplici che ci sono in questi prodotti ed evi22


Lucia Berdin L’INTERVISTA a cura di

tarli se non si è sicuri della provenienza biologica (ma questo vale anche per il latte vaccino!) perché possono contenere addizioni industriali o residui di pesticidi e fitofarmaci. la ricerca scientifica

Dal momento che la mole di studi riguardante il consumo del latte è enorme viene spontaneo chiedersi perché la scienza non sia stata ancora in grado di definire esattamente il ruolo del latte in una dieta salutare. Le ragioni di questa incertezza risiedono in tutti quei processi e meccanismi che non sono analizzabili in laboratorio, come ad esempio la vita degli animali che va ad influire drasticamente sulle qualità nutrizionali del latte (cosa ha mangiato la mucca che ha prodotto il latte?). Oltre a ciò è importante considerare al posto di quali alimenti viene inserito nella dieta il latte. Se viene consumato in sostituzione di bevande gasate e zuccherate è evidente che se ne trarranno grandi benefici, ciò vale anche se assunto come merenda o come colazione, ma se inserito nella dieta come dopo-pasto, rischierebbe di diventare un’aggiunta calorica e il suo effetto sarà negativo. Ad oggi, la ricerca assegna al latte e ai suoi derivati un “ruolo neutro”. Significa che chi è abituato a consumarlo, non ha motivi per eliminarlo.

Micol Andreasi

IL POTERE DELLA RISATA Lucia Berdini è una Teacher di Yoga della Risata, Coach di Gibberish&Nonsense ed esperta di giochi cooperativi. In altre parole si occupa di aiutare le persone, soprattutto i businessmen, ma anche bambini, adolescenti e disabili a potenziare la loro competenza relazionale e a stare bene. Per farlo si serve di un paio di strumenti a dir poco magici: il gioco e la risata. Del loro potere ha dato prova anche a Rovigo in occasione del suo intervento al TedX.

Mai avrei creduto nella vita – afferma Lucia - che alla domanda “Che lavoro fai?“, avrei potuto rispondere dicendo “Mi occupo di risata, nonsense e giochi“. Devo dire grazie alla tenacia, al non voler mollare i sogni, al mio dire sempre “Sì” anche quando ho paura, e a un numero imprecisato di anime meravigliose che hanno fatto una grande differenza nella mia vita. (segue a pag.24)

Secondo le linee guida, si può consumare fino a tre porzioni al giorno, ma queste indicazioni devono tener conto del reale fabbisogno dell’individuo. Va benissimo, cioè, in bambini e adolescenti normopeso che sono in fase di crescita, ma negli adulti vanno considerati fattori come l’età, il peso corporeo, le eventuali patologie e l’attività fisica!

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ph Andrea Verzola

Che cosa ha in comune con la pratica dello yoga?

Gli esercizi respiratori che nello Yoga della risata si combinano con altri per stimolare la risata. Aumentando le riserve d’ossigeno nel corpo e nel cervello ci sentiamo immediatamente più energici ed in salute. Non è una pratica sempre immediata, ma con l’esercizio, tutti possono arrivare a trarne beneficio. Il fatto che si eserciti in gruppo, la rende più facile, anche in funzione dei neuroni specchio.

IL POTERE DELLA RISATA Come sei arrivata a scoprire il potere grande del gioco della risata e a scegliere di farne un mestiere?

In modo naturale. Ho un’infanzia e un’adolescenza legate strettamente allo scoutismo. Qui ho potuto sperimentare la forza educativa ed il potere relazionale del gioco. Con il gioco e l’animazione per i bambini, ai tempi dell’università, mi guadagnavo qualche soldo, mentre continuavo a frequentare corsi di teatro, di gestione della voce e mi interessavo di benessere olistico. Poi è arrivata la laurea in Lettere ed il desiderio di viaggiare…Così ho fatto per diversi anni. L’amore e la nascita del mio bambino mi hanno riportata a casa, a Monte San Giusto, nelle Marche. Ho cominciato a guardarmi dentro e ad interrogarmi sulla direzione da dare alla mia vita. Non fu un periodo facile. Mi avvicinai per caso allo yoga della risata, fu catartico. Si trattava di sorridere alla vita, senza attendere che la vita ne desse motivo. Ho cominciato a studiare e sono diventata formatore di Yoga della risata. In seguito, ho fatto altro che mettere a sistema questa competenza con ciò che da sempre mi interessava: il gioco, strumento capace di favorire più di tutti l’interazione tra le persone.

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Quali sono i benefici di una sana e prolungata risata?

I primi benefici li registriamo a livello fisiologico. Ridere almeno 10 minuti consecutivi: favorisce la capacità respiratorie grazie al miglioramento della ventilazione polmonare, aumenta l’efficienza del sistema cardiocircolatorio, regola la pressione arteriosa, riduce i livelli degli ormoni dello stress, favorendo invece la produzione endogena di betaedorfine (antidolorifici naturali), di serotonina (antidepressivo), ossitocina (empatia), encefaline ( che rinforzano il sistema immunitario). A questi si aggiungono benefici di tipo psicologico-relazionale. Ridere riduce in modo drastico lo stress qualunque ne sia la causa, favorisce un aumento dell’autostima e della sicurezza in sé, aumenta le capacità di attenzione e concentrazione, migliora le capacità di ascolto e di assertività, potenzia le doti di leadership, motiva alla responsabilità, promuove lo spirito di condivisione e di cooperazione, favorendo il superamento di idee e pregiudizi limitanti. Stimola le capacità creative e di problem solving. E se vi pare poco, aggiungo che genera le risorse fisiche e neuro-biologiche necessarie a superare momenti difficili nella vita personale, familiare, sociale e lavorativa.

Ed il gioco in tutto questo che ruolo ha?

Quando giochiamo ci togliamo la maschera, ci liberiamo del ruolo e riusciamo a cancellare le distanze con l’altro, chiunque sia, sviluppiamo la creatività. Il gioco permette di entrare in connessione, di avvicinare l’altro, di svelarci, di riempire il bicchiere dell’affettività. Così si creano o si consolidano relazioni, oggi più che mai fondamentali nel mondo professionale, come nel privato. Esse, le relazioni buone, sono fattori determinanti per la felicità di ciascuno, come lo è l’amare ciò che si fa. Anche in questo caso non si tratta di una pratica facile, richiede molto esercizio. Per questo, quando mi trovo a gestire un corso per manager, la prima cosa che dico ai miei partecipanti è di non stancarsi mai di fare pratica a casa con figli. Di farlo bene, però. Senza guardare l’orologio, o tenere d’occhio il cellulare. Senza voler pilotare o gestire il gioco. Ma, chiarite le regole, lasciandosi guidare dal bambino. Ha molto da insegnare. Qualcuno dei partecipanti si scioglie in lacrime. Sa che non c’è relazione autentica in ufficio, se non si è fatta pratica a casa, in famiglia. Ma anche questo fa parte del processo per arrivare a stare bene.


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SELF HELP STAR BENE

DAL PEDIATRA DI FAMIGLIA

medicina

a cura del Dottor

Roberto Girardi Pediatra di famiglia Adria

Fin dalla sua nascita la pediatria di famiglia ha maturato una forte propensione ed esperienza nel rispondere ai bisogni assistenziali dei propri pazienti e alle mutate condizioni sociali ed economiche della popolazione. Alcuni degli elementi che dalla sua nascita a tutt’oggi hanno contribuito ad una sempre più personalizzata presa in carico del bambino sono stati: • Organizzazione dell’attività ambulatoriale, aspetto fortemente innovativo per la medicina territoriale: visite su appuntamento, collaboratrice di studio, informatizzazione. • Progresso tecnologico: la ricerca ha ideato facili e rapide procedure diagnostiche eseguibili in ambulatorio, che fino a ieri erano eseguibili solo in laboratorio. Mi sembra doveroso sottolineare quanto sia importante eseguire e correttamente interpretare i risultati forniti dal self help in quanto consente al bambino, anche se affetto da una patologia non lieve, di raggiungere la guarigione conducendo una vita serena con la propria famiglia e nel proprio ambiente di gioco o scolastico. D’altro canto determina una riduzione dei ricoveri per patologie acute (febbri di origine indeterminata, infezioni delle vie urinarie, bronchioliti, broncopolmoniti) e croniche (asma) come pure una riduzione delle assenze scolastiche e dei giorni di lavoro persi dai genitori. Questo risultato si deve alla vocazione della pediatria di famiglia che si orienta sempre più verso l’assistenza territoriale: in questa ottica si inserisce il self help nell’ambulatorio del pediatra di famiglia.

Fig 1

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Fig 4

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Fig 5


Test rapido per lo streptococco beta emolitico di gruppo A Questo test permette di evidenziare la causa batterica della faringotonsillite, lo streptococco beta emolitico di gruppo A è l’ agente patogeno più frequentemente coinvolto. Si esegue, su bambino correttamente immobilizzato da un genitore, strofinando il tampone con una certa energia su entrambe le tonsille e sulla parete posteriore del faringe. Il campione così prelevato segue alcuni passaggi con dei reagenti in provetta e viene poi seminato su una striscia reattiva, nell’arco di cinque minuti si ottiene la risposta: una lineetta test negativo, due lineette test positivo. La giustificazione del ricorso a questo test sta nel fatto che la clinica non è sempre da sola dirimente. La diagnosi precoce dell’eziologia batterica permette di raggiungere la guarigione in tempi più rapidi, previene l’insorgenza della malattia reumatica, previene le complicanze locali e soprattutto indica quando è corretto prescrivere la terapia antibiotica in corso di faringotonsillite. (Fig 1)

Esame delle urine con Multistick Questo esame può essere effettuato per avvalorare molte ipotesi diagnostiche, ma l’indicazione e il ricorso più frequente allo stick delle urine è il sospetto di infezione delle vie urinarie. L’ esame delle urine con lo stick (striscia reattiva costituita da un supporto di plastica sul quale sono fissati reagenti enzimatici che reagiscono una volta a contatto con i componenti urinari) va eseguito preferibilmente su urine appena emesse, una volta ottenuto il campione si immerge lo stick nell’urina e la lettura si effettua dopo due minuti. Il test fornisce indicazioni utili per il riconoscimento delle infezioni delle vie urinarie (nitriti e leucociti), per la valutazione della funzionalità renale (peso specifico), per evidenziare la presenza di glucosio e di sangue, presente sia nelle infezioni che nelle infiammazioni di origine non infettiva dei reni. L’ esame delle urine è pure utile nella diagnosi di alcune sintomatologie tipiche dell’ apparato gastrointestinale (chetoni, urobilinogeno) (Fig 2)

Test rapido per la PCR (Proteina C Reattiva) La PCR è una proteina prodotta dal fegato come risposta ad antigeni presenti nella parete cellulare di molti agenti patogeni che infettano il nostro organismo. La condizione che più frequentemente induce il pediatra al suo dosaggio è il lattante di 3-4 mesi o un bambino di età inferiore ai 3 anni, fortemente febbrile da almeno 12 ore, che non presenti alcuna sintomatologia e che la visita non abbia indirizzato verso una diagnosi certa. Il dosaggio della PCR si effettua utilizzando una sola goccia di sangue, ottenuta per mezzo di un pungi dito fornito di lancette indolori, prelevata con un capillare e analizzata con un apparecchio che in tre minuti fornisce il risultato. Un elevato dosaggio della PCR è un sicuro indicatore dell’ origine batterica dell’ infezione in atto e orienta il pediatra ad iniziare tempestivamente una corretta terapia antibiotica. Essendo un esame volto a identificare la causa batterica delle forme febbrili è pure utile per discriminare le infezioni batteriche delle medie e basse vie respiratorie, può pure essere di ausilio nella diagnosi di infezione delle vie urinarie, qualora lo stick da solo non fornisse indicazioni certe.

Ossimetria. È un esame che consente di verificare la saturazione (la concentrazione) di ossigeno nel sangue arterioso circolante. Si effettua come illustrato: una sonda fornita di luce led trans illumina un polpastrello di un dito e fornisce dopo pochi secondi frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno del sangue. Si tratta di un esame molto importante dato l’elevato numero di bambini che afferiscono nei nostri ambulatori soprattutto nei mesi invernali e che sono affetti da infezioni delle basse vie respiratorie, bronchiti asmatiformi, bronchioliti e asma bronchiale. Questo esame è un indice sensibile della guarigione di queste malattie, come pure può essere un chiaro indicatore al ricovero (saturazione < 92%). (Fig 4)

(Fig 3)

Otoscopia pneumatica. L’otoscopia è l’esame con il quale si visualizza la membrana timpanica e al quale si ricorre ogni qualvolta un nostro piccolo paziente lamenti mal d’orecchi, effusione di fluidi dal CUE o ipoacusia (riduzione di udito). L’otoscopia permette di mettere in evidenza il colorito, la lucentezza e varie altre caratteristiche della membrana del timpano ma queste prese da sole non sono sufficienti per identificare la causa batterica di un ‘otite. Per consentire una diagnosi più accurata viene in aiuto l’otoscopia pneumatica, al classico otoscopio viene raccordato un insufflatore a palla, in tal modo è possibile anche apprezzare in diretta la mobilità della membrana che risulta ridotta in caso di infiammazioni di origine batterica, per la quale si renderà necessaria la prescrizione di terapia antibiotica. (Fig 5) 27


STAR BENE medicina

LE CONVULSIONI FEBBRILI queste sconosciute C'è chi le conosce per esperienza familiare, chi le ha solo sentite nominare e chi non le conosce affatto. Cosa si intende per convulsione?

Quando si parla in generale di convulsione si intende un evento improvviso, acuto, dovuto ad un momentaneo malfunzionamento della corteccia cerebrale, che può dipendere da varie cause e che può interessare tutte le età. La convulsione può essere causata da un trauma, dalla disidratazione, da un'intossicazione o raramente da lesioni cerebrali; in età pediatrica la causa più frequente è sicuramente la febbre. Quali sono i bambini maggiormente a rischio? a cura di

Francesca Rigon Pediatra Aulss 5 specialista in Neurologia

I bambini maggiormente a rischio sono quelli con meno di 6 anni con qualche familiare di primo grado che ha avuto nell’infanzia lo stesso problema, ma cio' non vuol dire assolutamente che i figli di genitori che hanno avuto le convulsioni febbrili siano per forza predestinati! In tutti i casi, è sempre un evento improvviso e inaspettato per cui è giusto sapere che esiste e come intervenire. Tutte le febbri possono essere la causa della convulsione, ma ci sono dei virus detti "neurotropi" che disturbano particolarmente il sistema nervoso per cui si associano più frequentemente a questi episodi. Qual’è il periodo più a rischio?

Il periodo più a rischio durante un evento infettivo sono le prime 24 ore di febbre e molto spesso la convulsione si manifesta quando ancora il genitore non si è accorto che la temperatura si è alzata. Inoltre, non è solamente il rialzo febbrile che può causare la convulsione, ma anche la rapida discesa della temperatura corporea. Come si manifesta?

Come si manifesta? Nelle forme più frequenti il bimbo si irrigidisce, perde conoscenza, gira gli occhi verso l'alto e presenta dei tremori, ma può capitare anche che diventi tutto "molle" e perda conoscenza, come se fosse uno svenimento. Il bimbo va messo "in sicurezza", cioè lontano da fonti di pericolo e posizionato su un fianco. Quanto dura?

Anche se è un evento che sempre spaventa il genitore, soprattutto se è il primo episodio, dobbiamo pensare che nella stragrande maggioranza dei casi si risolve in pochi minuti e il bimbo torna ad essere il nostro bambino di sempre. Per i bambini che hanno avuto un episodio di convulsione febbrile, è opportuno avere a disposizione sempre un farmaco che è in grado di bloccare l'episodio e che va somministrato se la convulsione non dovesse risolversi in 3-4 minuti. Inoltre, questi piccoli pazienti predisposti, dovranno controllare più frequentemente la temperatura quando iniziano un episodio febbrile, in modo da somministrare l'antipiretico appena la febbre comincia a salire (cosa non necessaria nei bambini che non hanno mai avuto le convulsioni). Superata l'età di 6 anni...possiamo rilassarci un po' perchè il rischio di nuovi episodi diminuisce drasticamente. 28


ora sappiamo che: la febbre può causare una convulsione chi ha avuto un episodio di convulsione febbrile è più a rischio di averne altri, ma non è detto che ogni febbre causerà una convulsione •••

non ci sono controindicazioni alle vaccinazioni, anzi li proteggiamo da malattie infettive che potrebbero causare convulsioni •••

la stragrande maggioranza delle

convulsioni durano poco, ma ci sono dei farmaci che possiamo usare per interromperle se durano troppo •••

quando capita dobbiamo stare più tranquilli possibile e mettere in sicurezza il bimbo •••

è indicato che il bimbo venga poi visitato da un pediatra per controllare il suo stato generale

dopo i 6 anni diventano rarissime

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Ma perché i cani vanno a scuola? PARLIAMONE Animali

a cura di

Veronica Ferrarese Educatrice cinofila

Intanto chiariamo subito una cosa molto importante, il percorso educativo non riguarda solo il cane ma anche il suo compagno umano, la sua famiglia. L’educazione cinofila ha infatti una duplice funzione: fornire al cane tutte le competenze necessarie per vivere la quotidianità in modo sereno ed equilibrato e fornire al proprietario tutti gli strumenti utili per poter comprendere i bisogni primari e le esigenze del cane. Solo attraverso una reciproca conoscenza si può costruire una relazione cane-uomo sana, appagante e positiva sin dall’inizio. Chiaramente quando nasce una comprensione reciproca si evitano conflittualità, disagi ed incidenti pertanto educare il cane è un atto d’amore nei suoi confronti ma anche di rispetto nei confronti della società in cui viviamo.

Autunno: la stagione in cui, finite le vacanze estive, riprende la vita quotidiana con nuovi propositi e nuovi progetti. E’ IL PErIODO IN CUI rICOMINCIA LA SCUOLA …ANCHE PEr I CANI! Quando iniziare un percorso educativo con il proprio cane?

Il mio consiglio è: subitissimo! Il carattere ed il comportamento del cane infatti, dipendono dalla genetica, dall’ambiente in cui vive ed interagisce e dalle esperienze che vive, per questo è fondamentale affidarsi sin dall’inizio ad un professionista che possa guidare cane ed umano in un corretto percorso di crescita e rispetto reciproco. Il fatto che lavori sulla relazione cane-proprietario da diverso tempo, mi ha dato l’opportunità di riflettere ed approfondire una serie di osservazioni che di volta in volta faccio seguendo il binomio a scuola. Una tra queste è che ogni cane è diverso così come è diverso ogni essere umano e all’interno 30

di un percorso educativo ciascuno deve essere guidato nel rispetto della propria unicità. Un’altra riflessione è che il cane è molto veloce a decodificare i segnali anche minimi che inviamo con il nostro corpo e questo succede mentre comunichiamo con lui ma anche quando non stiamo comunicando direttamente con lui ad esempio siamo arrabbiati per qualcosa o siamo preoccupati etc. Spesso però questa sensibilità che ha il cane di percepire le nostre variazioni di umore non viene capita dal suo compagno umano anzi, viene fraintesa e nel tempo questa incomprensione può crescere provocare stress e frustrazione nel cane ponendo così le basi per l’insorgenza di problemi comportamentali anche molto seri. Di qui l’importanza di intraprendere sin dall’inizio un percorso educativo finalizzato ad una giusta comuni- cazione tra compagno bipede e quadrupede e di conseguenza ad una corretta gestione del cane. Andare a scuola con il cane dunque dovrebbe far crescere e rafforzare una relazione pertanto sono fondamentali altri due ingredienti per raggiungere questo scopo: la gentilezza ed il divertimento. Partendo dal primo elemento, il metodo utilizzato per educare il cane deve essere gentile e questo lo ritengo fondamentale non solo per una ragione etica ma anche per raggiungere degli obbiettivi concreti. Il divertimento è l’altro elemento che non può mancare in un percorso educativo, anzi è la motivazione principale per cui cane e proprietario vengono a scuola, più si divertono più ottengono risultati! Ho sempre creduto fermamente che l’educazione cinofila non debba avere come scopo l’obbedienza del cane, lo scopo del percorso educativo è la valorizzazione del cane mentre l’obbedienza, o meglio “l’ascolto” del cane ne è solo la conseguenza. Oltre che utile, è affascinante osservare il proprio cane, capirne le capacità cognitive, creare insieme quell’intesa solida e nello stesso tempo unica che unisce da sempre i nostri due mondi.


Gengivite e Gravidanza La Gengivite è un’infiammazione più o meno intensa delle gengive, che se non curata in tempo utile può creare veri e propri danni parodontali. Studi epidemiologici hanno dimostrato che i principali pazienti che vengono colpiti da essa sono le donne in gravidanza (60-75%) ed alcune evidenziano segni clinici di malattia parodontale conclamata (30%).

CAUSE

Cause per le quali la gravidanza incide in ambito parodontale: • Aumenta il sangue in circolo • Si alzano i livelli ormonali • La placca batterica è più aggressiva

a cura della Dottoressa

Virginia Zambon

Studio Dentistico zambon

• l sistema immunitario è più debole.

SINTOMI • Dolore alle gengive

• Gengive gonfie o tese

• Gengive sanguinanti durante l’igiene domiciliare • Gengive facilmente traumatizzabili

Questi sintomi spesso vengono sottovalutati dalle gestanti, mentre, invece, dovrebbero essere considerati come dei campanelli di allarme. All’inizio della gravidanza sarebbe consigliata una visita odontoiatrica; in modo tale da prevenire o intervenire repentinamente, in caso di sintomi iniziali patologici, per spegnere il focolaio di una possibile paradontite gravidica

COSA FARE: PREVENIRE SEMPRE!

Importantissimo è praticare una corretta igiene domiciliare giornaliera, la placca batterica se non rimossa adeguatamente sui denti produce tossine che infiammano le gengive. Non saltare i controlli periodici dal proprio dentista di fiducia. Avere un regime alimentare sano Aumentare il consumo di:

PADOVA, Piazzetta Bettiol 15 tel. 049 875 8314 rOVIGO via Aldo Moro 6 tel. 0425 410710

-Vitamina D in quanto non solo contribuisce al mantenimento di ossa e denti sani, ma rafforza il sistema immunitario. -Vitamina C la quale oltre a partecipare al mantenimento della normale funzione del sistema immunitario ed alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo, favorisce la formazione di collagene per la normale funzione di gengive, pelle, cartilagini e ossa. Queste vitamine si possono assumere direttamente arricchendo la propria dieta alimentare quotidiana, o attraverso l’assunzione di integratori alimentari. 31


PARLIAMONE Scuola

ViVere beNe la SCUola

per vivere bene a cura di

Paola Ceciliato e Marida Corbo docenti di Lettere

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Drinnn…. Il suono della campanella, per molti, segna l’inizio di una nuova avventura; per altri il proseguimento di un percorso già avviato. In entrambi i casi, l’affermazione di una nuova routine giornaliera o il ripristino di abitudini pregresse, rappresenta un momento delicato per i nostri bimbi/ragazzi, tenuto conto che provengono dall’estate in cui gli orari, le scadenze, gli impegni sono stati più rilassati e finalizzati al divertimento e al riposo. Si consideri un aspetto all’apparenza banale, come il momento del risveglio mattutino: per arrivare senza stress e sereni il primo giorno di scuola, sarebbe auspicabile adeguare già qualche settimana prima gli orari del riposo notturno e del risveglio, in linea con quanto poi si richiederà durante l’intero anno scolastico.

Mens sana in corpore sano

Non a torto gli antichi sostenevano che il presupposto di una mens sana era possedere un corpore sano, motto che si potrebbe tradurre oggi nell’osservanza in primis di stili alimentari adeguati. Cominciamo quindi con offrire ai nostri ragazzi delle colazioni che siano equilibrate, in cui siano presenti zuccheri, preferibilmente complessi, tralasciando grassi e bevande eccessivamente gasate, che aumenterebbero solamente il senso di sonnolenza e pesantezza. Per merenda veloci snack, di preferenza frutta o alimenti sani e leggeri che rendano meno pesante il rientro in classe, soprattutto nelle ultime ore di lezione della mattina. Mens sana: auspicando che durante l’estate non ci sia stato il definitivo abbandono dello studio di quanto appreso, il rientro dovrebbe


Organizzare lo studio domestico

essere preceduto da un graduale riavvicinamento ai libri, che abbia previsto qualche attività di ripasso, non affannoso ma neanche troppo superficiale. Tutto ciò per arrivare con una mente aperta e già pronta ad assimilare ed elaborare nuovi concetti. Non è la quantità di compiti eseguiti a garantire una preparazione adeguata, sicuramente la qualità del tempo e del prodotto svolto sono fondamentali. Uno slogan che dovrebbe essere assunto dalla scuola per risolvere l’annosa polemica riguardo i compiti estivi: meno è meglio, se mirato; piuttosto di tanto e fatto in modo approssimativo.

Superato lo shock da rientro è noto che le difficoltà più evidenti degli studenti nel corso dell’anno rimandano all’organizzazione dello studio domestico, che deve rocambolescamente inserirsi nelle varie attività in cui i nostri ragazzi sono impegnati. Ricordiamoci bene che il successo scolastico non si ottiene necessariamente privando i ragazzi di attività quali lo sport, la musica o le passioni; anzi il risultato spesso di tale scelta è l’acuirsi di un certo malessere dovuto all’assenza di valvole di sfogo, senza tenere conto delle difficoltà sempre più frequenti che vivono i nostri ragazzi nel ricavarsi spazi di socializzazione. Il suggerimento metodologico, che forse appare scontato, è di rivedere nella fase dello studio a casa quanto appreso durante la mattinata per favorire così la sedimentazione delle conoscenze. Anche in questo caso, a fronte di 5 ore di lezione, basta dedicare 20 minuti agli argomenti svolti nelle singole discipline, per ottenere un livello di preparazione adeguato. Diversamente, l’insuccesso scolastico degli studenti, il più delle volte, è dovuto ad uno studio spesso superficiale, finalizzato all’interrogazione o a un compito, e quindi svolto in modo non sistematico. La scuola primaria

Meritano una riflessione a parte coloro che cominciano l’avventura della scuola primaria, un suggerimento: non spaventiamoli con frasi evocative di un impegno che sarà gravoso e che li farà entrare nel mondo dei grandi. Facciamoli vivere con serenità il loro ingresso nel mondo della scuola, lasciamogli il piacere della scoperta; condividiamo i loro successi, non esasperando le caonseguenze degli inevitabili insuccessi. Anche questi sono parte fondamentale del processo di crescita, che deve essere prima di tutto educativo oltreché formativo. Non sostituiamoci ai nostri bimbi nella fase dei compiti domestici, evitiamo di correggere i loro errori, favoriamo la loro autonomia rendendoli consapevoli di quello che realmente sanno. Per finire, se noi genitori vivremo l’anno scolastico serenamente lo faranno anche i nostri figli; se non ci arrabbieremo per un’insufficienza presa, ma rifletteremo con loro sulle implicazioni che questa comporta, forse li renderemo maggiormente critici ed esigenti con se stessi. Detto questo che sia un produttivo anno scolastico!

Se l'inglese è un gioco da piccoli non sarà uno sforzo da grandi !

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PARLIAMONE psicologia

In ambito informatico il termine Netiquette viene utilizzato per riferirsi a tutta quella serie di norme e regole di comportamento che non sono imposte per legge, ma che spettano alla buona coscienza di ciascun utente su internet

NetiqUette iN Chat

per vivere bene

Arianna Ferlin pedagogista

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"Quali compiti di matematica ci sono per domani?", "Quanti soldi sono per la gita?", " Oggi Marco è venuto a casa con un graffio, sono stanca di questa situazione! Le maestre dov'erano?". Questi sono solo alcuni esempi dei messaggi che circolano nei gruppi WhatsApp dei genitori di bambini della scuola dell'infanzia, ma anche di scuola primaria e secondaria, accompagnati poi dal gruppo dello sport, del catechismo, dell'animazione e così via! Rispetto a qualche anno fa le comunicazioni scolastiche e non si sono fatte più celeri e immediate, aggregando i genitori attorno ad un tavolo virtuale e istantaneo. Fin qui nulla di male! Vengono scambiate informazioni che prima richiedevano tempo, fatica e metri di carta per essere

fatte circolare. Talvolta, però, succede che in queste chat si inneschino dinamiche pericolose e controproducenti: critiche poco costruttive, chiacchiere inutili, discussioni sterili che sarebbe più opportuno affrontare di persona con gli insegnanti o con i diretti interessati. La velocità della comunicazione spesso rispecchia anche la velocità con cui scriviamo il nostro pensiero senza filtri, riflessione ed empatia. Ci lamentiamo dei nostri ragazzi, ma talvolta nemmeno noi sappiamo come comportarci online (diciamocelo, questo mondo ci affascina, ma ci sfugge spesso di mano!). Ecco allora qualche piccolo spunto/ suggerimento per rendere le chat di gruppo utili, efficaci e piacevoli:


- Concordiamo una "netiquette" (piccole regole informali di buona educazione digitale). Stabiliamo da subito quali argomenti potranno essere trattati nel gruppo, in base alla sua finalità. - Utilizziamo la chat in caso di effettiva necessità. Se mio figlio è malato chiedo i compiti ad un compagno fidato in chat privata, mentre se ha dimenticato di scriverli lascio che sia lui a telefonare (non a messaggiare) all'amico per chiederli. Responsabilizziamo senza sostituirci! - Evitiamo di scrivere a qualsiasi ora! Difficilmente chiameremmo a casa di qualcuno in tarda serata! - Domandiamoci se ciò che stiamo per scrivere lo diremmo anche a voce senza problemi. Se così non fosse rallentiamo e cerchiamo il giusto modo (cancellare il messaggio dopo averlo inviato non è sempre così efficace; ci sarà sempre qualcuno più veloce di voi!) - Evitiamo messaggi pleonastici ("Sì", "Ok", "Va bene"), che creano innumerevoli notifiche inutili. Il famoso proverbio "Chi tace acconsente" è validissimo anche in chat. - Controlliamo che ad una domanda non abbia già risposto qualcuno prima di noi. - Inviamo messaggi scritti e non vocali che richiedono tempo per l'ascolto e ci fanno perdere il filo del discorso. - Rispondiamo in privato se l'argomento è personale o non interessa tutti (se Maria ha preso per sbaglio l'astuccio di Sofia, possiamo evitare di informare tutto il gruppo!). - Selezioniamo i contenuti condivisibili (la foto di mio figlio in piscina forse interessa a nonni e zii, non all'intera "assemblea virtuale" di genitori). Tuteliamo la privacy dei nostri bambini! - Evitiamo di dare sfogo a rancori repressi o di utilizzare toni polemici che ostacolano la comunicazione (facendo uscire magari qualcuno dal gruppo con successivi annessi commenti sarcastici!). - Silenziamo le notifiche se diventano eccessive e inutili. Tuteliamoci!

Chi deve essere regolamentato?

I gruppi genitori, inoltre, non sono gli unici a dover essere "regolamentati", perché spesso sono affiancati da gruppi di classe degli alunni stessi, i quali richiedono una supervisione attenta da parte di mamma e papà! Sì, perche, ahimé, i ragazzi non hanno ancora sviluppato a pieno quelle competenze relazionali, emotive e comunicative utili a gestire in autonomia un numeroso gruppo virtuale di coetanei. Spetta a noi il compito di presidiare, di consigliare stili di comportamento digitale veicolati dall'esempio e dal dialogo. I gruppi possono essere molto utili, creano senso di appartenenza, scambio di idee e informazioni, ma necessitano di adulti attenti in grado di guidare, mediare e fungere da modello. I ragazzi sanno cogliere il nostro atteggiamento e lo ripropongono, nel bene e nel male! Buon anno scolastico e buone chat (responsabili) a tutti!

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ISCRIZIONI SEMPRE APERTE inizio corsi da settembre posti limitati • • • •

L’ AIKIDO è un’arte marziale giapponese di difesa fondata sui principi della non violenza e della non competitività. Insegna il rispetto per gli altri, aiuta a trovare sicurezza in se stessi e ad accrescere la propria autostima. Non è un esercizio di forza, ma di equilibrio che si ottiene con la disciplina del corpo e della mente. Attraverso giochi di movimento i bambini imparano a sviluppare la concentrazione e a migliorare l’agilità corporea.

Orari

Lunedi-giovedi ore 18.00-19.00 ROVIGO via del Cervo 6 tel. 345 9229479

per bambini dai 5 anni

CORSI AIKIDO

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MAESTRO

ALAN PELLEGRINI III DAN CINTURA NERA Per conoscere l’Aikido a fondo Alan Pellegrini ha vissuto e studiato in Giappone per due anni e ci torna ciclicamente per aggiornamenti

alan1983p@gmail.com


IL PERSONAGGIO a cura di

Micol Andreasi

ALAN PELLEGRINI L’AIKIDO:UNA VIA DI SPIRITUALITÀ In via del Cervo 6 a Rovigo, a pochi metri dalla sede dei Vigili del Fuoco c’è il Dojo del maestro Alan Pellegrini. Qui, da quasi 10 anni, Alan insegna Aikido a persone di tutte le età. Oggi a frequentare settimanalmente le sue lezioni sono circa in 70, di cui 20 bambini. Il Dojo non è una palestra come tutte le altre. Lo si capisce subito, appena vi si entra. E’ un luogo essenziale, in cui si respira un’atmosfera di silenzio e tranquillità. Per accedervi è buona norma togliersi le scarpe. Così è anche consuetudine ripulirlo quando l’allenamento è finito. Un inchino è il saluto di rispetto al Maestro, ma anche al compagno con cui ci si sta per confrontare o con cui ci si è appena confrontati. E’ un modo per chiedere all’altro “per favore facciamo insieme?” e per dire “grazie di aver fatto insieme”. Infondo è questa l’essenza dell’AI(armonia) KI(energia) DO(via): recuperare l’energia che vi è dentro ognuno di noi e usarla per costruire una nuova armonia. “Non è uno sport come tutti gli altri – spiega il maestro Pellegrini – è più una palestra di vita, una via di spiritualità. La sua pratica attiva e rinvigorisce i muscoli, ma non per abbattere l’avversario, per vincere, ma per recuperare l’armonia tra il nostro corpo ed i nostri pensieri”.

AI armonia

KI energia

DO via

M°Toshio Tanimoto

L’incontro con il M° Toshio Tanimoto

Un'arte impostata sul rispetto

Dodici anni fa, quando si recò per la prima volta in Giappone con un curriculum sportivo da cintura nera di Karate, Alan Pellegrini si imbatté per caso nel maestro Toshio Tanimoto, un ometto di appena 43 chili per un metro e mezzo d’altezza. Fu lui ad avvicinarlo alla pratica dell’AIKIDO. “Era così esile, eppure io – spiega Alan – dai miei quasi 2 metri di altezza non riuscivo a spostarlo. Quell’uomo mi stava mostrando il potenziale enorme di energia che c’è in noi, se solo sapessimo riconoscerla e gestirla. Mi stava insegnando ad armonizzare le energie mentali e fisiche. Ad unire anima e corpo. Mi appassionai a quella pratica. Frequentai quotidianamente il Dojo del maestro Tanimoto per quasi due anni. Poi, un giorno, fu lui a dirmi: ora puoi insegnare”. Da allora Alan torna in Giappone due volte l’anno per studiare Aikido con il suo maestro e da allora, da quando è rientrato a Rovigo, la sua città, non ha mai smesso di insegnare.

“Quella dell’Aikido non è una tecnica fatta di capriole o piroette – spiega- ma di controllo. E’ fatta di cose semplici al momento giusto, richiede concentrazione, capacità di ascolto di sé e dell’altro, attenta osservazione. E' un'arte impostata sul rispetto di entrambi. Non è mai una condizione di forza o rigidità. Non c'è gara nell'Aikido: le due parti vincono assieme. Non c'è antagonismo per scelta. I due combattenti si studiano ed in questo studio percepiscono l’intensità e la forza con cui dovrà essere condotto il combattimento, percepiscono la forza avversaria, la misurano senza subirla.”. E’ questo il segreto semplice, ma complesso dell’atmosfera che si respira nel Dojo di via del Cervo 6 a Rovigo. Un segreto che arriva dritto al cuore dei tanti che lo frequentano, compresi i bambini, che qui accettano il silenzio, si inchinano al maestro ed ai loro compagni, si mettono al servizio gli uni degli altri per fare insieme, senza competizione, ricavandone tutti i benefici del caso: saper gestire la propria energia e gli stati emotivi eccessivi, maggiore conoscenza di sé, più consapevole autostima. 37


ATTIVIAMOCI facciamo insieme

HALLOWEEN GIOCHI

a cura di

mamma Carlotta Organizziamoci per tempo! Per una festa di Halloween di successo le decorazioni sono fondamentali, dunque, qualche giorno prima facciamo una bella lista di tutto quello che ci serve per preparare una festa “mostruosa” o un party delle streghe per i nostri amici. Prendiamoci del tempo anche per preparare una playlist con le canzoni dei film horror più famose: servirà a creare un’ atmosfera macabra e ad invogliare i bambini e gli adulti a ballare !

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DECORAZIONI

il gioco delle sedie stregate

Pipistrelli e fantasmini riciclosi

I bambini girano attorno alle sedie e quando la musica si ferma ognuno deve trovare un posto a sedersi. Attenzione ad ogni giro una sedia viene tolta!

facciamoli insieme con i cartoni delle uova, foglie secche, occhietti e colori acrilici.

La mummificazione

Gioco per due squadre: ognuna sceglierà la persona da mummificare con tanta carta igienica. Ogni giocatore bendato dovrà circondare di carta la mummia scelta nel minor tempo possibile. Cosa bolle nel pentolone?

Prendete oggetti di Halloween: denti da vampiro, ragni, topi finti... e metteteli in un pentolone o in ciotole con un composto viscido (fatto con la gelatina o lo slimer). I vostri amici, bendati, dovranno identificarli. Il vincitore? chi avrà indovinato più oggetti.

Pipistrelli Dividete a metà i cartoni delle uova

e dipingetele di nero. Lasciate asciugare e con la colla a caldo attaccate gli occhietti. Con una spillatrice, attaccate del nastro colorato arancione al centro della confezione così da poterli appendere! Fantasmini Dipingete di bianco foglie secche di vario tipo e lasciate asciugare. Con il color nero creiamo gli occhi al centro della foglia.

Dolcetto o scherzetto

Su dei foglietti, scrivete “dolcetto” o “scherzetto” (più scherzi che dolci). Sulla parte posteriore dei foglietti con scritto “scherzetto”, scrivete una prova divertente da sostenere. Ad esempio: ruggire come un lupo mannaro, ridere come una strega, camminare come Frankenstein, ballare come una mummia senza testa, ecc. Mettere tutti i foglietti all’interno di un cappello da strega o in una zucca e fatelo passare tra i bambini seduti in cerchio. Ogni bambino ne prenderà uno e, a seconda di quello che troverà scritto, riceverà un dolce o dovrà sostenere una prova mostruosamente difficile.

La tavola del party

Decorate la tavola con qualche occhio finto o insetto galleggiante, lanterne, zucche, piatti, bicchieri e ciotole decorati. Aggiungete alcune maschere con mostri e vampiri e mettete sul soffitto delle ragnatele e qualche ragno penzolante. Illuminate con lanterne fatte con zucche intagliate oppure create delle luci fantasmagoriche attraverso videoproiettori o delle candele


Nella notte

e’ tutto scuro filastrocca di Jolanda Restano

Nella notte è tutto scuro, vedo un’ombra lungo il muro, sento un gatto miagolare ed ho voglia di gridare!

BARZELLETTE E COLMI DI HALLOWEEN Come trascorrono la serata 3 scheletri? Giocando a tre sette col morto! Cosa consuma la Bat-mobile? Le Bat-terie!

Come mai non si è mai visto uno scheletro che si butta col paracadute? Perché non ha fegato!

Al bar entra uno scheletro e chiede al barista: “Per favore, mi fa un panino con la MOrTAdella?”

La strega dice allo scheletro: “Che bello! Finalmente stasera è la notte di Halloween! Si festeggia!”. E lo scheletro risponde: “Non sto più nella pelle!”

Qual è il colmo per due scheletri? Essere amici per la pelle!

Cosa devi fare se hai davanti un mostro verde? Aspettare che maturi!

COLORA LA ZUCCA DI HALLOWEEN

Senti il grido nella notte? Mi nascondo in una botte guardo in mezzo a una fessura tremo tutto ed ho paura! C’è una strega tutta nera con la sua magica sfera; c’è un fantasma fluorescente che spaventa la mia mente; c’è una zucca ballerina che rincorre mia cugina; c’è un vampiro insanguinato che vagheggia in mezzo a un prato e col sangue fa: “Cin Cin!” nella notte di Halloween! 39


ATTIVIAMOCI in cucina

il Ramen polesano! IL GIAPPONE SPOSA IL POLESINE NEL PIATTO

a cura dello chef

Maurizio Fantinato docente di Enogastronomia presso l’Istituto Alberghiero “G.Cipriani” Adria (Ro)

Avete mai pensato di portare un po’ di sapori d’oriente nella vostra tavola? In omaggio alla mostra in corso a Palazzo Roverella a Rovigo, vi propongo un piatto facile e gustoso proprio della tradizione giapponese: il Ramen. Quella che prepareremo è una variante con fatta proprio con i prodotti tipici polesani.

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procedimento

Per cominciare prepariamo un buon brodo, ci possiamo aiutare con una pentola a pressione… Su 1,5 lt d’acqua, mettiamo: 1 cipolla, 2 carote, 2 gambe di sedano, 1/2 finocchio, 4 ali di pollo, tutto a freddo con poco sale. Facciamo bollire per 30 minuti. (Il brodo giapponese si prepara con miso e alga Wakame, i tempi di preparazione, comunque, rimangono uguali.) LA LONZA AL FORNO

Mentre aspettiamo il brodo, cuciniamo la lonza di maiale in forno, salandola leggermente LA MARINATA DI UOVA

In un pentolino con acqua fredda immergiamo le uova, quando comincia il bollore - calcoliamo 5 minuti - il rosso deve risultare morbido, quasi cremoso. E ora prepariamo la marinata delle uova. Farà la differenza! 1 bicchiere d’acqua 1/2 bicchiere di vino bianco, 2 cucchiai di aceto di mela, 1 cucchiaio di zucchero, 1 cucchiaio si sale fino. Mescoliamo fino a quando non saranno sciolti il sale e lo zucchero. Sgusciamo le uova e immergiamole nella marinata fino all’ utilizzo.

ingredienti 300 g lonza di maiale 200 g petto di pollo 160 g tagliolini all’uovo (1 uovo + 100 g farina “00”) 100 g porro o cipollotto 1lt brodo 4 uova 100 g solo della parte verde delle coste argentate verdure per preparare il brodo con 4 ali di pollo

IL BRODO

Il RAMEN è un piatto rappresentativo della cucina Giapponese, che si può adattare in maniera significativa con i prodotti del nostro territorio. Un matrimonio nel piatto tra culture diverse: quella Giapponese e quella Polesana. E’ un piatto unico, semplice e veloce da fare, bastano alcuni trucchi.

POLLO E VERDURE

Tagliamo a pezzi i petti di pollo e il porro e sminuzziamo il verde delle coste argentite. Scottaimo tutto assieme in una casseruola, salando leggermente. Bagnamo con il brood, circa 1 lt… Cuciniamo e aggiustiamo di sale. I TAGLIOLINI

In una pentola facciamo bollire per 4 minuti i tagliolini all’uovo. Scoliamoli e raffreddiamoli NEL PIATTO

in una ciotola capiente sistemiamo, divisi in maniera armonica, i tagliolini, le fette di lonza, l’uovo sodo tagliato a metà, dei pezzetti di pollo e il porro, per ultimo versiamo il brodo aggiustato di sale, deve essere bollente. ECCOLO il nostro RAMEN polesano!


Polpette di zucca filanti servite calde in piccoli coni di carta

ATTIVIAMOCI mamma in cucina

La Zucca Un prodotto tipico della nostra terra e gustoso soprattutto in autunno. Stiamo parlando della zucca, protagonista di questo semplice e appetitoso piatto. Io mi sto già leccando i baffi!!!

a cura di

Elisa Garavello

procuratevi: 1kg e 200 gr di zucca violino 100 gr di parmigiano 100 gr di pane grattato 1 uovo 100 gr di Asiago Sale e pepe quanto basta Olio per friggere

Procedimento: Pulite la zucca, tagliatela a fette piuttosto grosse e disponetela sulla placca da forno e cuocere in modalità ventilata a 180 gradi per 40 minuti. Se vi sembra impossibile da tagliare, compratela già a pezzi, sarà tutto più facile. Tolta dal forno, fatela raffreddare e versatela in una ciotola capiente: schiacciatela con una forchetta, aggiungendo il parmigiano, il pane grattato, l'uovo, un pizzico di sale e il pepe. Amalgamate il tutto fino a creare un composto omogeneo. Prendete una piccola quantità di impasto, modellatelo con le mani fino a formare una pallina (di solito è un’operazione che fa impazzire i bambini, anche i più piccoli! Lasciatela fare a loro):con l'indice create un piccolo incavo per mettervi un pezzetto di Asiago. Fatto? Richiudete la vostra pallina di zucca e formaggio. Create tutte le polpette, friggetele in una padella con olio abbondante e ben caldo. Servitele calde dentro piccoli coni in carta.

Polpette di Zucca 41


LIFE STYLE Moda Fashion

a cura di

Rossella Rizzi consulente d’immagine ed event planner

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La valigia dell 'Amore E' proprio vero, si diventa mamme dal momento in cui scopri di aspettare un bambino e man mano che il pancione cresce, oltre alle emozioni, aumentano anche i preparativi perchè il nascituro trovi tutto l'occorrente per i suoi primi giorni di vita. Eccovi quindi alle prese con la crescita del pancione, il cambio delle forme, nuovi abiti da indossare, gli ormoni pazzerelli e...la valigia per l'ospedale da preparare! Quando farla? Sarebbe opportuno prepararla già al settimo mese per essere pronte nel caso il bimbo decida di nascere prima quindi se avete già superato questo limite e non l'avete ancora fatta, correte ai ripari.


Baby Shower Party

Negli ultimi anni sono molto gettonati i Baby Shower Party, la festa che viene organizzata dagli amici o dai familiari per regalare alla futura mamma tutto l'occorrente per il corredino: un'idea geniale per trascorrere del tempo con le persone più care e per risparmiare un po' di soldini grazie ai doni ricevuti. Per affrontare i preparativi al meglio, munitevi di una valigia senza esagerare con le dimensioni perchè gli armadietti dell'ospedale non sono molto capienti! Il formato ideale è il trolley che viene spesso usato come bagaglio a mano in aereo. Ecco un piccolo promemoria per non dimenticare nulla: L'occorrente per il bimbo:

E per voi care mamme? Ecco alcune dritte per essere carine anche

- 4 body in cotone a manica corta per l'estate e a manica lunga per l'inverno, uno per ogni giorno di degenza e magari qualcuno in più (che non si sa mai!); - 4 tutine o completini, in cotone per l'estate oppure in ciniglia per l'inverno; - Coordinate alle tutine anche un paio di calzini di lana o cotone, un morbidissimo berrettino e i bavaglini in modo che i loro primi look appaiano armoniosi e ordinati. - 1 copertina morbida per la nanna

in ospedale! - Preparatevi almeno 2 camicie da notte abbottonate sul davanti scegliendo un colore che doni al vostro incarnato. Lasciatemelo dire, le camicie da notte non sono proprio fashion per questo cercatene di sfiziose con stampe colorate, fiori o magari scherzose con qualche personaggio o scritte più young: vi aiuteranno a recuperare un po' di autostima che potreste perdere nei momenti più duri. - Procuratevi un bel paio di ciabatte da camera magari in pelliccia se è inverno oppure in cotone stampato se è estate avendo cura di coordinarle alle camicie da notte: avrete bisogno di sentirvi belle e alcuni dettagli faranno davvero la differenza! - Non dimenticate qualche paio di calzini in cotone, mutandine post parto e qualche reggiseno da allattamento. - Mettete in valigia il vostro beauty kit: Burro cacao, le creme viso che usate abitualmente, elastici per capelli, uno specchietto, un pettine o spazzola, nonchè tutto l'occorrente per lavarvi come il detergente intimo, un sapone neutro, spazzolino e dentifricio. Niente profumo per quei giorni, potrebbe dare fastidio al vostro piccolo. Non dimenticate il make up: dopo il parto, un filo di cipria, un gloss colorato e una passata di mascara vi saranno utili per sentirvi presentabili e curate.

All'ospedale vi chiederanno di inserire i vari completi in singoli sacchettini con il nome e per essere davvero stilose cercate nei negozi specializzati quelli in tessuto che trovate in rosa, azzurro ma anche in colori neutri come bianco o beige nei quali potete applicare delle etichette o dilettarvi con il ricamo del nome. Ovviamente non dimenticate l'occorrente per l'igiene come pannolini, sapone neutro, crema per il sederino e un piccolo accappatoio.

E per completare il tutto, aggiungete una super dose di tenerezza:

sarà un momento speciale quello che trascorrerete a piegare le tutine e a riporle nella "valigia dell'amore", magari aggiungendo un DuDu e un fiocco nascita handmade col nome del vostro bambino. Siete pronte per questa bellissima avventura?

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CENTOSTORIE favole

UNa coppia strana Questa storia me la racconto' Prossimo, un ometto gentile, che ho avuto la fortuna di conoscere. C'era una volta, ma non tanto tempo fa, una città come altre ce n'erano, che si chiamava IERILALTRO. Aveva belle case colorate, con giardini pieni di fiori d'ogni tipo; l'erba nei prati era così morbida da non resistere a farci le capriole. Ogni tanto nei vicoli s'incontrava una pittoresca fontanella, col rubinetto come una bocca spalancata di pesce, dalla quale usciva acqua fresca e cristallina. In periferia, grosse mucche e pecore ricciolute, brucavano beate il tenero manto verde, mentre il cane da pastore sonnecchiava sotto l'ombra di un albero, con un occhio aperto e uno chiuso, per fare la guardia al gregge. I bambini di IERILALTRO avevano le guance rosse, ginocchia spesso sbucciate, ed i vestiti tutt'altro che puliti.Finiti i compiti, giocavano senza sosta, instancabili, litigando per un niente ma facendo subito pace. Verso sera le mamme avevano il loro "bel da fare" a sfregare colli ed orecchie, ignorando le proteste dei figli. Dopo cena, "via a letto! che domani si va a scuola". A volte i nonni li incantavano con le loro fantastiche storie, mentre le nonne li coccolavano con dolci merende dal profumo di burro, fatte con amore. Gli adulti erano allegri e "compagnoni", ogni pretesto era buono per organizzare delle mega feste, alle quali spesso partecipavano gli abitanti delle città vicine. Fu proprio in occasione dell'ultima festa che i cittadini di IERILALTRO conobbero il Sig. Progresso e la Sig.ra Tecnologia. Una coppia colta, affascinante, gentile... molto "avanti" come dire, moderni! E per tutta la serata furono al centro dell'attenzione di grandi e piccoli. Nelle settimane che seguirono, si parlò molto di loro, che nel frattempo si erano stabiliti in città. 44


Giorno dopo giorno cambiarono molte cose, una catastrofe! Nei prati sorsero degli orribili centri commerciali dove le persone trascorrevano tutto il loro tempo libero e come degli ossessi comperavano tutto ciò che credevano fosse necessario per essere "molto avanti", "alla moda"! Le mucche con le pecore, arrabbiate, si rifiutavano di uscire dalle stalle e facevano il "dito medio" ai loro allevatori. Il Sig. Progresso e la Sig.ra Tecnologia, sogghignando, si sfregavano le mani soddisfatti. I bambini, pallidi in viso, non ascoltavano più le magiche storie dei nonni e le dolci merende della nonna che vennero rimpiazzate da sapori artificiali. "Siete antichi"! dicevano..... Ora giocavano solo con la MINTEDI WOOO o la MAI SPASSON 3BS e a furia di schiacciare tasti, le loro dita si erano trasformate in orribili spatole. Adulti e ragazzi comunicavano emettendo solo consonanti: "tpp, mtc, lrs !?". Gli auricolari erano diventati un tutt'uno con le orecchie. Le dita delle mani sembravano impazzite a furia di battere tastiere e schermi di aggeggi spaziali. E tutti andavano di fretta da mattina a sera, da sera a mattina, un vero esercito di robot. Sempre piu' veloci, anche gli orologi erano impazziti... Boom! Il nostro amico Prossimo, che fino ad allora era stato a guardare, decise di intervenire. Preparò una pozione magica mettendo insieme un pizzico di amore, amicizia, molto buon senso, fantasia e calma (ma dove vai sempre così di fretta?) e la distribuì agli abitanti di IERILALTRO , ormai stremati. A poco a poco la città riprese la sua vita, rassicurante, tranquilla, semplice... ma così bella! Per l'occasione festeggiarono insieme a Prossimo e, pensate un po', anche con la strana coppia che aveva annientato la loro serenità. PROGRESSO e TECNOLOGIA promisero che avrebbero messo a disposizione la loro moderna intelligenza solo a chi , con buon senso, avesse voluto usarla MO-DE-RA-TA-MEN-TE!

favola di

Eva Mazzuccato illustrazioni di

Emilia Mazzetto studentessa Liceo Artistico “Roccati” Rovigo

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C’E’ UN RINOFANTE SUL TETTO. 4 anni di Marita Van Der Vyver e Dale Blankenaar. Lupoguido ‘18 E’ un

CENTOSTORIE narrativa

albo illustrato mostruosamente ben confezionato, a partire dal formato verticale e dalla copertina misteriosamente spaventosa. Le paure di Daniel, il protagonista del libro, sono reali, e visibili, come lo sono tutte le paure dei bambini. Ma i nomi buffi e l’aspetto comico attribuito alle sue paure rassicura, insieme alla presenza dei nonni, anche il lettore più fifone, liberando, alla fine, una sana risata antimostro!. CARO VAMPI di Ross Collins.I l castoro, 2013 6 anni

Una storia di quotidianità, di vicinato, di convivenza, di accettazione. La Fam. Piri (ci suggerisce qualcosa, questo cognome??) conosce nuovi vicini, dagli strani comportamenti: adorano il sole, stanno svegli tutto il giorno… La diversità e la stranezza dipendono sempre dalla prospettiva da cui le si guarda! BUON COMPLEANNO, GATTO kILLER! 7 anni di Anne Fine. Sonda, 2017 a cura di

Sara Bordiga Bibliotecaria

tUtti libri

Halloween

Da sempre la letteratura per l’infanzia è ricca di personaggi mostruosi e di rappresentazioni di ciò che fa paura: servono ad esorcizzare, ad allontanare dai più piccoli il lato spaventoso delle paure e a lasciare ciò che di quel mostruoso costituisce la parte più divertente, ironica, buffa. In occasione di Halloween vi proponiamo proprio letture di questo tipo: si servono di creature mostruose per scongiurare la loro presenza reale, e le rendono più simpatiche, perché celate tra le pagine di un libro rassicurante. 46

Tuffy, il “gatto killer”, felino brontolone e pasticcione, è il protagonista dell’omonima spassosissima serie che prende in giro, attraverso le battute in prima persona, i comportamenti degli umani. In questo episodio (il settimo, della saga) si scopre che il compleanno di Tuffy cade proprio… il 31 ottobre. Ma sapere che la festa organizzata dai suoi padroni non è per festeggiare lui bensì Halloween non viene affatto digerita da Toffy, che si organizza al meglio per rendere orrendi e spaventosi i preparativi di tutta la famiglia AGATA DE GOTICI E IL SEGRETO DEL LUPO di Chris Riddell. Sonda, 2016 8 anni

Agata è un personaggio “dark” creato dalla penna di Chris Riddel, già autore della serie, altrettanto “gotica” di Ottoline. La protagonista vive in un maniero spettrale infestato da fantasmi, il suo animale domestico è un topolino (fantasma, of course!), e molti sono i dettagli macabri, minuziosamente e altrettanto comicamente descritti. Il brivido (sempre molto richiesto dai lettori ormai autonomi ma ancora legati all’aspetto figurativo) che ne scaturisce è assolutamente divertente! ESPERIMENTI CON ZOMBI VAMPIRI E ALTRI MOSTRI di C. Bianchi et al. Edit. Scienza, 2013 9 anni

Si possono mettere d’accordo scienza e fantasia? Sì, se, come in questo libro, un’equipe di serissimi scienziati si occupa di descrivere precisissimi esperimenti partendo da mostruosissimi particolari: 21 mostri, dalla A di arpia alla Z di Zombi, vengono sezionati, approfonditi, scandagliati, e da ciascuno prende vita un’esperienza scientifica di tutto rispetto, da riprodurre anche a casa, con materiali di facile reperimento. Ad ogni mostro (Idra, Licantropo, Troll… ce n’è per tutti!) sono abbinate una scheda “anagrafica”, tante curiosità, e, appunto, un … terribile laboratorio scientifico! ORRENDI x SEMPRE di Aquilino. Giunti junior 10 anni

Trilogia tra l’horror e lo humor che ripercorre le vicende di quattro amici, “orrendi”, appunto, a partire dai nomi: Morta, Macabro, Scossa e Albein. Ciascuno di questi ragazzi è “diverso”, “mancante”, ed è costantemente deriso dagli altri. Sarà il loro incontro a renderli speciali e a consentire la realizzazione di una missione importante: aiutare i bambini in difficoltà. I protagonisti sono strani, simpatici, sinceri, generosi e pieni di vita: gli amici migliori un ragazzo possa desiderare!


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