2 - Via Vai dei Piccoli - Aprile 2019

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N.2 APRILE-MAGGIO 2019

Supplemento al Settimanale Via Vai n.14 del 12 aprile 2019 COPIA OMAGGIO

DEDICATO AI GENITORI E AI BAMBINI DA ZERO A TREDICI

Giulia Boari

f viavaideipiccoli | www.viavaideipiccoli.it 11


Sommario

n. 2 - 2019 aprile /maggio Direttore:

Flavia Micol Andreasi micolandreasi@gmail.com

Caporedattore Carlotta Ravanello Carlotta Ravanello

Elena Montecchio

Flavia Micol Andreasi Mariachiara Ghinato Elena Montecchio Natascia Pavani Carlotta Ravanello

06. Natura come luogo privilegiato dell’educazione 08. Aria.Quel miscuglio gassoso tanto inportante 10. Educare il cane a pare pupù 14. Il vero significato della Pasqua 26. Il cyberbullismo riguarda tutti 29. Affido familiare e accoglienza 30. Vita e lavoro mai più inconciliabili

Progetto grafico Mariachiara Ghinato

ATTIVIAMOCI

carlotta.ravanello@gmail.com

Redazione e Grafica redazione@viavaideipiccoli.it

M.Chiara Ghinato

Natascia Pavani

chiaraghinato@gmail.com Franco Ravanello

Roberto Samiolo

Il Viavai dei Piccoli supplemento al Settimanale Via Vai Reg. Tribunale di Rovigo n.1/94 del 9/2/94 Direttore Responsabile: dr. Flavia Micol Andreasi Promo Studio Editore Rovigo. Via Sacro Cuore 7 tel. 0425.28282 cell. 329 6816510 info@viavainet.it

Promo Studio Comunicazione grafica e pubblicità

Stampa Grafiche Nuova Tipografia Corbola (Ro)

Concessionaria pubblicità PROMO STUDIO snc

05. 32. 34. 39. 39.

Slow per innamorarsi del Polesine Un due tre si progetta. Scratch Il mito del talento Cre-attiviamoci La primavera nel piatto

adv@viavaideipiccoli.it

LIFE STYLE

Franco Ravanello

40. Cerimonia nell’aria?

franco.ravanello@gmail.com

Roberto Samiolo samioloroberto@gmail.com

hanno collaborato: Micol Agio, Marco Angriman, Silvia Bellonzi, Marco Bonvento, Maurizio Fantinato, Claudia Fenzi, Veronica Ferrarese, Erica Finotti, Annarosa Granata, Anna Marchesini, Emilia Mazzetto, Silvia Moretto, Andrea Mussari, Raffaele Peretto, Rossella Rizzi, Enrico Schibuola, Chiara Zambon.

CENTOSTORIE 43. Alla fiera del libro 44. To be a caterpillar 45. Essere un bruco

STAR BENE 17. 18. 20. 22. 24.

Otite media acuta L’arte di dormire bene Sos allergie I pungiglioni Junk food

illustrazione di copertina: Giulia Boari www.giuliaboari.it si ringraziano: le edicole e le farmacie per la collaborazione

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PARLIAMONE

www.viavaideipiccoli.it ilviavaideipiccoli@gmail.com


i l c ap of i la

ED I TO R I ALE

Sarò io il capofila.

Micol Andreasi direttore

Mi racconta tutta eccitata di ritorno da scuola la che aspetta. Il capofila fa bene il suo lavoro quando sa che tutti quelli dietro di lui stanno mia bambina. bene. Dico tutti, mamma, anche quel bimbo Il capofila? – le rispondo io curiosa – cosa signistrano che non parla mai con me . fica esattamente? Che sto davanti a tutti gli altri bambini … cioè quando andiamo a pranzo, quando torniamo in classe, quando usciamo in giardino o saliamo sul pulmino e persino in occasione delle prove di evacuazione. Io sarò sempre davanti. Urca! - Penso tra me, e aggiungo - è una bella responsabilità? Non so cosa sia RESPONSABILITÀ, ma so che devo prepararmi bene. E sono un po’ agitata. I bambini non finiscono mai di stupire. Quando perentoria asserisce che si deve preparare per fare il capofila, vorrei sorridere, ma resto seria, la osservo ed ascolto. In tempi in cui i capifila sono inflazionati, forse perché le file si sono sciolte ed ognuno va un po’ dove gli pare, in direzione sparsa, o forse perché non ci ricordiamo più cosa sia un capofila, mi pare proprio che il suo discorso torni utile.

Ti ascolto. L’altra regola è che non si arrabbia. Anche quando qualche furbetto lo prende in giro o non è leale con gli altri, il capofila sa essere temperante. Piuttosto che litigare, esercita il silenzio. Ci hanno spiegato che bisogna respirare profondamente e contare fino a 100. Io arrivo anche a 500. Sono diventata brava con i numeri. Dopo aver contato e respirato a lungo, però, ricomincia ad andare dove sa che è bene andare, perché lo ha compreso ascoltando le maestre, perché tutti gli altri bambini lo hanno compreso e condiviso. E tutti lo sanno. Resto in silenzio. Penso che le maestre abbiano fatto un gran lavoro. E poi commento: deve essere forte il capofila per riuscire a fare tutte queste cose?

No mamma, deve essere coraggioso. E’ diverso. Vuol dire che deve avere un cuore grande, di quelli che contengono tutti e tutto e anche la Dimmi allora – insisto – in che modo ti stai paura… preparando? Questa poi? E’ dall’inizio dell’anno che le maestre ce lo spiegano e a turno, dopo aver ordinato in Tu lo sai vero mamma cos’è la paura? una lunga fila i bimbi, assegnano ad uno di noi Tesoroooo il compito di capo… Abbiamo colorato cartelloni Quando la sera non voglio addormentarmi da interi con le regole di comportamento per svol- sola io ho paura, ma tu mi vieni vicino, mi canti gere al meglio quella funzione… Li abbiamo ap- una canzone e io, sicura, mi addormento. Ecco, pesi alle pareti del salone d’ingresso. Non li hai il capofila ce l’ha la paura, ma ha un cuore capace mai visti? Avresti dovuto, tu sai leggere! di tenerla dentro, di non farsi fregare… Sai come Gli adulti sono distratti. Così convinti di sapere ci riesce? confidando nella sua fila, che poi sono tutto che si dimenticano di leggere i cartelloni di- tanti piccoli e grandi bambini come me… pinti a mano dai bambini. Allora ha i super poteri questo capofila? Allora? - le chiedo – dimmi… Mamma! Cosa dici? La maestra ci ha detto che l’unico superpotere che possiede è l’umiltà, perché La prima regola è pensare al plurale. Resto basita. Mi sembra un po’ difficile per dei sa ascoltare, sa aspettare, sa servire e usa sempre il pronome noi, anche quando pensa per sé. bambini della primaria… Lo sai vero che chi sta davanti a guidare una fila Non ho altro da aggiungere. Solo che ogni tanto deve aspettarli tutti, prima, ad esempio, di sedersi noi adulti, dimentichi di cosa sia e come debba a tavola, prima di mangiare… Poi deve assicurarsi comportarsi un capofila, faremmo bene a tornare che ci siano tutti e che a ciascuno sia dato quello per qualche giorno alla scuola primaria.

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Un’uscita in bicicletta con tutta la famiglia è un vero e proprio toccasana. Favorisce la relazione. Ci permette di vivere e conoscere meglio il territorio. Fa bene al fisico. Migliora l’umore. Provare per credere. Ma perché funzioni, assicuriamoci di essere attrezzati di tutto ciò che serve secondo la normativa: caschetti, luci, campanelli, seggiolini omologati per portare i bimbi e, se servisse, anche di trasportino per l’amico fido! Pronti, partenza, si va!

Sella

in

con

1_ benessere relazionale

2_ conoscenza del territorio

3_ benessere fisico

tre ottimi motivi per salire in sella con Bellelli 1) Benessere relazionale Seduto al sicuro sul seggiolino posteriore o anteriore,

insieme a mamma e papà il nostro bambino è felice. Anche noi lo siamo. Facciamo quello che la fretta e la velocità del quotidiano ci impediscono il più delle volte: vivere un’esperienza insieme. Mentre pedaliamo, magari tra il verde di una lussureggiante pianura, o sull’argine di un fiume, riusciamo ad ascoltarci, a dedicarci del tempo, ad entrare in relazione, ad intonare una canzone. Tutti insieme, persino il nostro amico peloso è con noi, comodamente sdraiato nel suo Pet box “pluto” o Pet Box Peggi o nel trasportino Dog Trailer: sicuro, facile da montare e da attaccare alla bicicletta.

█ pagina

promozionale

2) Conoscenza del territorio

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Lo stanno scoprendo sempre più persone che lo slow è uno stile che aumenta la qualità della vita. La bicicletta ne è lo strumento privilegiato. L’aria ci accarezza i capelli e ci trasmette una sensazione di benessere e libertà capace di farci alzare la testa oltre i nostri pensieri fissi. E ci accorgiamo finalmente di cosa c’è intorno a noi: gli alberi, il fiume, i capitelli, le case, la gente. E’ così che impariamo

a conoscere. Cosa c’è di più bello di condividere queste pedalate con i nostri bimbi, comodi ed al sicuro sui seggiolini Bellelli; un modo per passare più tempo con loro. 3) Benessere fisico.

E’ confermato dalla scienza: andare in bici almeno 30 minuti al giorno fa bene al cuore. Ma permette anche di mantenersi in forma, favorendo una generale tonificazione del corpo, a partire proprio dai glutei. E si può anche arrivare a dimagrire. Basta lavorare su brevi sprint, in salita o pedalando con un rapporto lungo, per velocizzare il metabolismo e bruciare grassi anche sotto la doccia dopo essere scesi di sella. E se il fine è proprio bruciare grassi, facendo jogging, magari insieme ai bambini, grazie al kit Jogging si può trasformare il carrellino B-travel in passeggino e cominciare a correre. Se invece si ha solo voglia di camminare, meglio il Kit Urban, per passeggiare in modo pratico e sicuro. Buon divertimento

BELLELLI SRL Badia Polesine (Ro) via Meucci 232 tel.0425 594953 www.bellelli.com

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ATTIVAMENTE itinerari

Slow

in bicicletta per innamorarsi del Polesine

di Micol Andreasi

Slow...significa lento, non fermo.

Lento rispetto al movimento accelerato e distratto di ogni giorno con l'automobile, il treno, il bus...Slow significa per questo anche relazione: con ciò che ci sta intorno, con l'ambiente, le cose, le persone. Vogliamo provare? Montiamo in sella della nostra bicicletta e seguitiamo Denis Maragno.

Lui è il presidente della Fiab di Rovigo, di biciclette è maestro, ma lo è anche di un certo modo di vivere e conoscere il territorio. Il primo itinerario slow che ci propone va da piazza Vittorio Emanuele nel cuore di Rovigo fino a Lusia. Sono circa 12 chilometri, non

impegnativi in termini di fatica fisica, ma da fare con attenzione perché per gran parte sterrati. Costeggiano l'Adige. Pedaliamo fino ad imboccare la pista ciclabile in piazzale di Vittorio e procediamo verso la stazione dei Treni. Da qui seguiamo la ciclabile dedicata a Chiara Lubich, affiancando la ferrovia da una parte e l'area del Censer dall'altra fino ad arrivare sull'argine. Che spettacolo l'acqua con questo sole! Basta arrivarci di fronte al grande gigante – il fiume Adige – per sentirsi meglio. Oltre i suoi argini fa bella mostra di sé la campagna po-

lesana. Procediamo verso sinistra. Ma concediamoci il piacere dell'aria tra i capelli, del profumo della primavera, del canto degli uccelli. In alcuni punti della città quasi non si sentono più. A metà del percorso, facciamo una pausa nell'oasi del WWF Bojo della Ferriana. E' un'area umida di circa 7 ettari, appena sotto l'argine e alimentata dalle acque del fiume stesso che emergono in corrispondenza di una stratificazione impermeabile del suolo. Qui la flora e la fauna sono ricchissime e ci raccontano di un territorio complesso e fragile insieme. Dove l'acqua la fa sempre da padrone. Dopo la pausa possiamo riprendere a pedalare. La direzione è Lusia, con meta Parco delle Rimembranze. E' un piccolo parco attrezzato e creato in memoria delle vittime del bombardamento subito durante la Seconda Guerra Mondiale. Da cui è possibile apprezzare uno dei più importanti monumenti storici del Polesine: Torre Morosini. E' pendente e merlata, misura ben 22 metri di altezza. Completamente in muratura, con una base piramidale. Se siamo fortunati, possiamo entrare: una scala interna a chiocciola di marmo composta da ben 128 scalini, ci porta ad uno dei punti panoramici più belli sul nostro territorio.

Il secondo itinerario slow va dalla Chiesa di San Bortolo a Rovigo fino Lama.

Sono altri 14 chilometri, con la costante presenza dell'elemento acqua. Dapprima l'Adigetto lungo la pista ciclabile Baden Powell, poi il Canal Bianco. Prima di arrivare a Buso c'è una chiesetta piccola e accogliente dedicata alla Vergine della Salute con una colonnina per l'acqua. Possiamo ristorarci. Poi proseguiamo in direzione della piccola frazione di Buso, dove possiamo bere un buon caffè e ammirare ciò che resta di un gioiellino del 1730 la chiesetta di San Marco Ev a n g e l i s t a , con la sua bella facciata barocca e la pianta ottagonale (piange il cuore a vederla ridotta così!). Dopo il caffè, torniamo sui nostri passi e prendiamo la direzione per Sant'Apollinare per raggiungere il Canal Bianco. Da qui il percorso si fa ombreggiato e dal profumo intenso di robinie. Seguendo il fiume raggiungiamo Lama, dove c'è un'area attrezzatissima anche per pic-nic, adatti a tutta la famiglia. C'è anche lo spazio per giocare al pallone... E buon divertimento! Al prossimo itinerario... 5


PARLIAMONE Educazione

a cura di.

Claudia Fenzi pedagogista

natura COME LUOGO PRIVILEGIATO DELL’EDUCAZIONE

C.Fenz

i

Una domenica d’autunno mi è capitato di assistere dalla finestra al gioco, durato tutto il pomeriggio, di quattro bambini nel giardino di fronte a casa. Il vento forte del giorno prima aveva staccato rami e foglie in gran quantità: ”Raccogliamo tutto e facciamo una montagna!” Lavorando con guanti e rastrello erano riusciti a creare una bella montagna nella quale tuffarsi, immergersi e sparire. Il materiale della montagna in seguito era servito per creare il perimetro di un castello con tanto di torri, camminamento, sala del trono e prigioni. I rami più flessibili erano diventati spade e archi e, dopo mezz’ora di battaglie e assedio, finalmente si celebrava la pace attorno ad una “tavola” imbandita con manicaretti al gusto di terra, foglie, bacche e legno.

Quali erano gli ingredienti di questo gioco?

• Libertà: nel gioco non strutturato i bambini creano proprie regole, stabiliscono ruoli e strategie, possono scegliere se giocare oppure no. • Immaginazione: i bambini vengono assorbiti in un mondo che non può essere visto dagli altri; sembra reale, funziona come quello reale, ma non lo è. • Sfida intellettiva: il gioco non è passivo, ma attivo, richiede valutazioni costanti e capacità di risolvere problemi. • Intelligenza sociale: si devono contrattare le decisioni e le regole del gioco, si può collaborare per uno scopo, si devono gestire piccoli conflitti. • Gestione delle emozioni: si possono sperimentare fiducia e sicurezza, pazienza e perseveranza, empatia nei confronti dei compagni di gioco e della natura. • Attività fisica: nel gioco in natura i bambini sono stimolati sia dal punto di vista motorio che sensoriale. “Educare, come fare scuola, in natura risponde alle domande naturali dei bambini e dei ragazzi, ribalta le convenzioni, invita al cambiamento, chiede all’adulto di mettere a disposizione strumenti capaci di sostenere e focalizzare gli sguardi, in modo da tenere alti il livello osservativo, la curiosità e l’abitudine a interrogarsi. Allora, senza che glielo si chieda, bambini e ragazzi – come faceva a suo tempo il giovane Darwin con i suoi taccuini – aprono i loro quaderni, sfoderano le loro matite e coltivano naturalmente la propria sete di conoscenza.” (M. Guerra, FUORI, Franco Angeli, 2015) 6


Quando la natura fa parte della vita quotidiana i bambini tendono ad essere più felici, più sani, più intelligenti e più collaborativi.

Le esperienze basate sulla natura promuovono l’immaginazione, la capacità di risolvere problemi, la fiducia in sé e l’empatia. Quando i bambini sono privati di esperienze di gioco e di iniziativa propria nel condurle potrebbero avere problemi nello sviluppo delle abilità superiori del pensiero (espressione creativa, autonomia di pensiero, capacità critica e di risoluzione di problemi). Tutti i bambini hanno bisogno della natura. In diverse parti del mondo negli ultimi decenni sono nati movimenti per riconnettere i bambini con la natura: non per demonizzare l’utilizzo della tecnologia o per promuovere un nostalgico ritorno al passato, ma per consentire ai bambini di fare esperienza diretta di gioco e di apprendimento in contesti di natura, perché questo contribuisce fortemente al loro sviluppo cognitivo, fisico, sociale ed emotivo.

Il contesto natura, quindi, ha valore non solo per il gioco libero e autonomo, ma anche come luogo per l’educazione: dallo scoutismo ai campi avventura, dalle esperienze di apprendimento all’aperto inserite nei programmi scolastici agli asili nel bosco, agli agrinidi o agli agriasili, per citare solo alcune esperienze che appartengono alla categoria dell’outdoor education.

Un AGRI-ASILO per crescere in modo straordinario C’è un luogo a pochi chilometri da Rovigo, immerso nel verde di una campagna polesana che fa invidia al mondo intero. Una distesa lussureggiante di colori e luce come una tavolozza impressionista. Lunghe distese di alberi, un mare di grano che cresce, gli animali che allegri gironzolano tra le siepi, l’Adige gigante alle spalle… Un’ampia aia come quelle che la tradizione vuole caratterizzino le corti rurali, su cui si appoggiano gli archi di un lungo porticato oltre il quale gli spazi si fanno accoglienti, caldi, sicuri, a misura di bambino. Quando ci si arriva, il tempo rallenta, i rumori del caos cittadino si trasformano in suoni. Ovunque l’orizzonte è aperto. La curiosità si lascia stimolare. Una sensazione di piacevole libertà si fa sentire e si trasforma immediatamente in desiderio di contatto: con i fiori, i frutti, le piante, gli animali, persino la terra, ancora non troppo calda, ci invita…a toccarla, a camminarci sopra senza scarpe. Gli adulti si rilassano. I bambini corrono, sperimentano, scoprono. Qui il tablet non serve. E’ passato di moda o forse non è mai riuscito a spuntarla sulla capacità attrattiva della natura. A Cortecarezzabella in quel di San Martino di Venezze è quasi tutto pronto per ospitare il primo agri-asilo della provincia, in funzione da settembre prossimo.

Tommaso Reato, che insieme alla sorella gestisce l’azienda agricola e l’agriturismo, sta curando ogni dettaglio: dalla flessibilità dell’orario di servizio, così da adattarsi alle esigenze delle mamme che lavorano, al personale educativo coinvolto fino alla proposta educativa, fondata sul valore dell’esperienza a contatto con la natura in un contesto di vita prevalentemente all’aria aperta e salutare. Nulla è trascurato, nemmeno l’esperienza di lingua inglese integrata nella quotidianità del gioco con i bambini. E poi c’è il cibo, regolarmente tutto prodotto in azienda. Così l’agri-asilo di Cortecarezzabella si prepara e diventare un luogo dove crescere è esperienza straordinaria.


quel miscuglio gassoso tanto importante...

PARLIAMONE Educazione

a cura di

Silvia Moretto

aria

geologa

S.More tto

“Miscuglio gassoso di azoto e ossigeno con piccole quantità di altri gas”… ovvero “aria”, ciò che permette la sopravvivenza a noi e a tutti gli esseri viventi che popolano il nostro Pianeta. L’inquinamento atmosferico, uno dei principali fattori di rischio per la salute umana, è un fenomeno estremamente complesso che determina un’alterazione della sua naturale composizione. Una ricetta fatta di precisi ingredienti e dosaggi, per usare un gergo alla “MasterChef ”! Secondo studi epidemiologici l’inquinamento atmosferico aumenta significativamente e in modo consistente il rischio di sviluppare malattie respiratorie e cardiovascolari, disagi nell’età evolutiva ed impatti considerevoli già in gravidanza. Ma quali sono questi inquinanti e le fonti emissive da cui derivano?

Gli inquinanti monitorati previsti dalla normativa italiana vigente (D.Lgs.155/2010 ) sono: biossido di zolfo (SO2) ossidi di azoto (NO e NO2) ozono (O3) monossido di carbonio (CO) benzene (C6H6 o BTEX) materiale particolato PM10 (particelle con diametro aerodinamico < 10 µm) materiale particolato PM2.5 (particelle con diametro aerodinamico < 2.5 µm) benzo(a) pirene (B(a)P) arsenico (As) cadmio (Cd) nichel (Ni)

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Gli agenti inquinanti possono avere natura particellare, come le polveri sottili (PM o Particulate Matter misurate, secondo norma, in PM10 e PM2.5), o gassosa come il biossido di zolfo SO2, il monossido di carbonio CO, gli ossidi di azoto NOX ed i composti organici volatili COV. Le fonti emissive o sorgenti rappresentano il mezzo attraverso il quale una sostanza può essere introdotta nell’atmosfera causandone un’alterazione. Si può parlare di punto di emissione puntuale (ad esempio un camino industriale), lineare (il traffico veicolare lungo un tratto stradale) o areale (un serbatoio dal quale evapora un certo inquinante). Le emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti sono all'origine di alcuni dei problemi ambientali più importanti e urgenti da affrontare: qualità dell'aria, cambiamenti climatici, buco dell'ozono nella stratosfera e altri fenomeni, come il deterioramento dei materiali che costituiscono le opere d'arte. Individuare e conoscere la natura degli inquinanti atmosferici e disporre dei dati delle emissioni sono azioni fondamentali per formulare politiche ambientali sulla qualità dell'aria e monitorarne l'efficacia. Il controllo della qualità dell’aria si effettua attraverso:

1 - siti fissi Questa metodologia prevede la determinazione dei livelli di concentrazione degli inquinanti atmosferici mediante rilevamento in centraline automatiche dotate di strumentazione automatica o manuale, dislocate in punti fissi del territorio.


Il campionamento dell’aria ambiente avviene con frequenza oraria o giornaliera e ciascuno strumento determina la concentrazione dell’inquinante. I dati prodotti da ciascuno strumento sono raccolti e archiviati da un computer (datalogger) presente in ciascuna centralina; il datalogger trasmette i dati ai centri operativi provinciali dove viene eseguita l’operazione di verifica dei dati (validazione) e l’immissione degli stessi nella tabella della qualità dell’aria presente nel sito internet (www.arpa.veneto.it) 2 - laboratori mobili Che permettono di stimare i livelli di concentrazione degli inquinanti nelle aree non coperte dalla rete fissa. In Veneto, a causa della somma degli effetti generati dalle diverse sorgenti di emissione in atmosfera e dalle condizioni atmosferiche di elevata stabilità e scarsa circolazione dei venti, si rilevano superamenti ripetuti del valore limite giornaliero per il PM10, soprattutto nel periodo invernale. Tali condizioni sono comuni a tutte le regioni del Bacino Padano, tra cui Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, che hanno siglato, insieme al Ministero dell’Ambiente, il Nuovo Accordo di Bacino Padano allo scopo di contenere il più possibile l'immissioni di inquinanti nell'aria. Sono previsti due livelli di allerta: Il livello di allerta 1 si attua con 4 giorni consecutivi di superamento del valore limite giornaliero del PM10, mentre il livello di allerta 2 si attua con 10 giorni consecutivi di superamento di tale limite.

Ma qual è la situazione in Polesine e come ciascuno di noi può diventare parte attiva nel miglioramento?

Il recente studio (Mal’aria di Città 2019) pubblicato da Legambiente il 22 gennaio 2019 descrive come nel 2018 siano stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il PM10 e 25 per l’Ozono), in ben 55 capoluoghi di Provincia, quasi tutti in Pianura Padana. Rovigo ha raggiunto il triste primato di 121 giorni! Un dato reale che deve far riflettere. Le condizioni climatiche locali che favoriscono un ristagno del particolato, soprattutto nei mesi invernali ed un aumento della concentrazione di ozono, in quelli estivi, contribuiscono a peggiorare lo stato qualitativo dell’aria. Le misure di tutela e provvedimenti adottati dai nostri Amministratori non sono sufficienti se non vengono accompagnati da azioni concrete che ci vedano direttamente coinvolti. Con alcuni gesti possiamo fare la differenza per la salute nostra e dei nostri figli e la sua efficacia sarà direttamente proporzionale alla costanza con la quale sapremo compiere alcuni semplici gesti: • nei centri urbani, per gli spostamenti quotidiani, andiamo a piedi/in bicicletta o utilizziamo i mezzi pubblici • spegniamo il motore dei veicoli durante le soste • riduciamo le ore di riscaldamento domestico diminuendo la temperatura massima dei locali • riduciamo l’utilizzo di stufe a pellet/legna se nell’edificio sono presenti altri sistemi di riscaldamento meno inquinanti (metano) • Non bruciamo rifiuti. Prendiamoci veramente cura di chi ci sta a cuore.

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PARLIAMONE

V.Ferra rese

a cura di

Veronica Ferrarese educatrice cinofila

EDUCARE IL CANE A FARE PUPÙ

Adottare un cane è il primo passo di una convivenza fatta di reciproca conoscenza e comprensione. Per questo motivo è fondamentale educare il cane sin da cucciolo garantendogli una crescita equilibrata e una vita serena con la sua nuova famiglia. L’educazione, però, non è un episodio isolato, piuttosto un percorso in continua evoluzione che richiede pazienza, costanza e talvolta l’aiuto di una figura professionale (l’amore e la buona volontà dell’adottante spesso non bastano!). In questo articolo cerco di rispondere ad una delle domande più frequenti in seguito all’arrivo di un cane a casa, ovve

come educarlo a sporcare nel posto giusto.

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IL CUCCIOLO

IL CANE ADULTO

Innanzitutto un cucciolo fa i bisogni molto frequentemente perché non ha il controllo degli sfinteri, tale controllo si allunga con la crescita e lo sviluppo del cucciolo, di conseguenza è importante cominciare da subito a guidarlo correttamente affinché acquisisca, a man mano che cresce, la capacità di sporcare nel luogo giusto. Sconsiglio vivamente di insegnare al cane a sporcare sulle traversine assorbenti poiché preferirà evacuare sopra a qualunque tappeto o tessuto ed imparerà a fare i bisogni dentro alle mura domestiche. Suggerisco di controllare l’accesso al cibo senza lasciarlo a disposizione del cane tutto il giorno proprio per evitare di aumentare la frequenza dei suoi bisogni, mentre è preferibile rispettare una routine. Il cucciolo sporca soprattutto dopo i pasti, dopo aver giocato o dormito. In questi momenti suggerisco di guidarlo con il guinzaglio all’esterno dell’abitazione nella zona che preferite e di aspettare i suoi tempi senza mettergli fretta o distrarlo. Quando avrà sporcato è necessario lodarlo e premiarlo con un bocconcino e proseguire la passeggiata. Se invece il cane sporca in casa, è importante ignorare il suo comportamento e pulire in sua assenza con prodotti che non contengano ammoniaca. E’ fondamentale non punirlo mai poiché non capirebbe e diventerebbe un atto controproducente. Un altro mio consiglio consiste nel delimitare un’area in cui il cucciolo dovrà stare nel primissimo periodo di crescita così in caso di emergenza non si abituerà a sporcare ovunque.

Diverso è il discorso se parliamo di cani adottati adulti. Solitamente un cane adulto sporca in un luogo diverso da quello in cui mangia o riposa e se ha la possibilità preferisce sfruttare un luogo esterno dove fare i bisogni per cui abituatelo da subito ad una routine composta da almeno quattro passeggiate al giorno. Tuttavia, ci sono cani che hanno vissuto in spazi talmente angusti che erano obbligati a mangiare, dormire e sporcare nello stesso ambiente, per questi soggetti ci vorrà un po’ più di pazienza ma evitando da subito punizioni, portandolo molto spesso a passeggio ed usando il metodo del rinforzo positivo anche loro prenderanno le abitudini corrette. E’ bene sottolineare che se il cane adulto, nonostante i suggerimenti di cui sopra, continua a sporcare in casa i problemi potrebbero non dipendere dall’educazione ma da altre cause collegate ad esempio a stati eccitativi del cane, ad un disagio, a paure, ansie o anche a problemi di salute, per cui affidatevi ad un professionista. Un’ultima raccomandazione: siate civili e rispettosi, raccogliete le deiezioni del vostro compagno quadrupede durante le passeggiate e abbiate l’attenzione di trascinarlo lontano dalle porte d’ingresso delle case, quando deve fare pipì! Nello scegliere di adottare e vivere con un cane o qualunque altro animale, il nostro senso civico aumenta e con esso la sensibilità ed il rispetto verso il prossimo e l’ambiente in cui viviamo.


9a Edizione

dai 6 ai 14 anni

media partner

Vieni anche tu a fare mercatino? prenota il tuo spazio per vendere o scambiare

fumetti, giochi, figurine, giornalini, braccialetti, biciclette, collezioni... ...e tutti quegli oggetti che fanno parte dei tuoi hobby e delle tue passioni

più siamo più ci divertiamo!

sabato 18 domenica 19 maggio 2019 Parco Diritti dei Bambini Quartiere S.Pio X Rovigo

Non solo mercatino... a far da contorno alle bancarelle ci sarà una miriade di eventi ludici, sportivi e culturali. Un’imperdibile occasione di fare nuove amicizie, di avvicinarsi allo sport, al mondo del volontariato e di vivere una giornata all’aria aperta.

Il mercatino, organizzato dagli Amici di Elena, è un invito ai giovanissimi a uscire dalle proprie stanze, ad amare l’ambiente e a rispettarlo, ad impegnarsi nel sociale ed a instaurare con i cosidetti diversamente abili rapporti di amicizia basati su un piano paritario.

Info 339 6948797 (dalle 18 alle 19) - regolamento e moduli di iscrizione: www.mercatinodeiragazzi.it 11


LIFE STYLE Tradizioni

PRIMA VERA tra

TRADIZIONE E LEGGENDE POPOLARI a cura di

Raffaele Peretto Archeologo

R.Pere tto

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L’AQUILONE Giovanni Pascoli

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole.

Con questa strofa Giovanni Pascoli apre la poesia “L’aquilone”, dove rivive la spontanea gioia, sua e dei compagni di collegio, nel far alzare in volo quelle bianche ali sospese grazie a quell’aria celestina che si diffonde leggera con i primi rinnovati aliti della nuova stagione. Dopo i rigori del lungo periodo invernale, la primordiale e tanto desiderata atmosfera primaverile sempre e dovunque ci fa direttamente partecipi del progressivo risveglio della natura, coinvolgendoci tra emozioni, speranze, desideri. Ed ecco, in un tempo ormai lontano, gruppi di bambini giocare chiassosi all’aperto, animando le tiepide giornate, che sempre più si appropriano di luce: Quando marzo l’è chi, tanto è longa la notte come el dì. Andava incrementandosi sensibilmente anche il lavoro e la fatica dei contadini e dei braccianti; si portava a termine la potatura di alberi e viti, si vangava e concimava l’orto, limitando con ordine gli spazi destinati alle primizie, ma soprattutto si operava a schiera nei campi per prepa-

rarli alle semine della barbabietola da zucchero, del granoturco, della canapa. Batter marzo

Era consuetudine nei primi tre giorni di marzo che bambini e ragazzi andassero a batter marzo in gruppo per la campagna, urlando e cantando particolari filastrocche, colpendo con verghe il suolo, facendo un gran chiasso, battendo con bastoni coperchi, vecchie pentole, recipienti di latta. Il festoso corteo intendeva scuotere la natura dal sonno invernale verso il tanto atteso risveglio, per far ritornare la terra ad essere feconda e dare abbondanti frutti. La tradizione rappresentava il retaggio di antiche ritualità da ricercarsi nel fatto che nella Repubblica Veneta marzo rappresentava il primo mese dell’anno, e pertanto il chiassoso corteo di giovani durante i primi giorni del mese, ricordava i festeggiamenti del capodanno veneto. La Serenissima, caso anomalo per altri contemporanei Stati, basava il suo calendario sulla prima versione di quello risalente all’epoca romana. L’inizio dell’anno con marzo, il cui


nome deriva da Marte (dio, in questo caso, non della guerra ma della germinazione e dei raccolti primaverili), era in relazione con il rinnovo della prima stagione. Questo conferma anche che settembre, ottobre, novembre e dicembre erano effettivamente il 7°, 8°, 9°,10° mesi dell’anno come indicano i loro nomi. Già Giulio Cesare stabilì di iniziare l’anno con gennaio secondo la sequenza attuale dei mesi, che venne adottata anche nei territori già governati dalla Repubblica Veneta solo nel 1797, a seguito delle riforme durante la dominazione napoleonica. Calendario dell’anno More Veneto (secondo l’usanza veneta) con la denominazione latina dei mesi. Martius da Marte dio dei raccolti primaverili Aprile Aprilis da aperire=aprire era dedicato a Venere Maggio Maius da Maia dea dell’abbondanza (lega il suo nome al maiale) Giugno Junius da Giunone Luglio Julius (già Quintilis) da Giulio Cesare Agosto Augustus (già Sextilis) da Augusto Settembre Septembris Ottobre Octobris Novembre Novembris Dicembre Decembris Gennaio Januarius da Giano Febbraio Februarius da februa= feste della purificazione Marzo

Questa sequenza giustifica che febbraio ha meno giorni degli altri mesi: come ultimo gli furono assegnati i restanti 28 giorni a completamento dei 365 giorni dell’anno solare (febraro febraretto, corto e maledeto), compresa quella frazione di tempo di 5h 48m 46s, che ogni 4 anni corrisponde ad un giorno in più (anno bisesto anno senza sesto).

Un tempo anche l’ora era diversa

Come noto, il giorno equivale al tempo che impiega la Terra a fare una rotazione completa intorno al suo asse. Il giorno, suddiviso in 24 ore, è composto dal dì, il periodo di luce, e dalla notte, il periodo di oscurità. In passato in Italia e in altri Stati europei il giorno finiva con il tramonto del sole e ad esso seguiva la prima ora del nuovo giorno. Considerando che il tramonto del sole avviene in ore diverse durante l’anno, variabili tra le 17 e le 21, anche la prima ora del giorno non era sempre la stessa, come è evidenziato nello schema seguente. Il giorno iniziava alle ore: 18.00 dal 15 febbraio al 14 marzo; 19.00 dal 15 marzo al 14 aprile; 20.00 dal 15 aprile al 14 maggio; 21.00 dal 15 maggio al 14 agosto; 20.00 dal 15 agosto al 14 settem.; 19.00 dal 15 sett. al 14 ottobre; 18.00 dal 15 ottobre al 14 nov., 17.00 dal 15 nov. al 14 febbraio.

In questo particolare e complesso criterio di misurazione del tempo, i contadini e la popolazione tutta, per conoscere l’ora, si affidavano ai periodici botti giornalieri delle campane, percepibili anche a lunghe distanze. Una reminiscenza di questa usanza è da individuarsi nei rintocchi delle campane per l’ora dell’Avemaria che annunciavano l’arrivo dell’ oscurità, invitando a lasciare il lavoro per tornare a casa, come ammoniva il modo di dire: per l’Avemaria a casa o par la via. Intorno alla metà del Settecento, la diffusione degli orologi meccanici portò gradualmente a fissare la mezzanotte come fine dell’ultima ora del giorno.

Pure per gli Ebrei il giorno iniziava al tramonto, come si può evincere dal Vangelo quando è descritta la deposizione nel sepolcro di Cristo, alla sera del venerdì, corrispondente alla parasceve: “Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato…” (Lc. 23, 54)

Lo sapevate che?

L’uovo nell’antichità fu simbolo dell’immortalità e della vita rinnovata che si perpetua dopo la morte. Nelle sepolture romane e di altre popolazioni era frequente collocare, assieme al corredo funebre del defunto, uova a scopo votivo: a volte erano modellate al caso da pietre dure. L’uovo esteriormente sembra inerte, ma racchiude una sorpresa, una nascosta forza vitale. La sua potenzialità si riflette anche nella festa di Pasqua, con la celebrazione del passaggio dalla morte alla resurrezione a nuova vita. Non è casuale che a questa festa siano legate le remote tradizioni delle uova colorate e della gara del cozzo di uova sode, unitamente a quella più recente delle uova di cioccolato con la sorpresa, ultima versione-invenzione commerciale di un simbolo che trova lontane origini culturali e religiose.

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Il vero significato della

PARLIAMONE Festività

paSqua "Andiamo a Emmaus" - mi disse -

E.Schib uola

a cura di

don Enrico Schibuola

Era una bella sera di primavera quando mi accadde qualcosa che mi ha cambiato la vita. Quel giorno insieme al mio carissimo amico Cléopa ce ne stavamo andando da soli per strada. Eravamo partiti solo con la voglia di andarcene via.

"là ci sta mio zio che fa il falegname... Staremo lì qualche giorno e penseremo a cosa fare adesso che è tutto finito". Io non riuscivo proprio a parlare, sapete, perché ero troppo scombussolato da quello che era successo. Da alcuni mesi seguivamo un rabbì un po' particolare. Per te che non ne hai mai sentito parlare, un "rabbì" è un po' come un maestro che non solo ti insegna a leggere la Bibbia (l'unico libro che studiamo noi ebrei) ma che ti insegna anche come vivere quello che leggi. Una specie di professore, allenatore, catechista e prete messo insieme. E lui, te lo devo proprio dire, per me era questo e molto di più: si chiamava Joshua ben Joseph, per gli amici Gesù di Nazareth. Cleopa e io avevamo deciso di seguirlo perché ci sapeva proprio fare. Parlava del Signore in modo diverso da come parlavano tutti gli altri: finalmente con lui avevamo capito che non è cattivo e non ci vuole far fare penitenza per cose che non abbiamo fatto. Con lui invece abbiamo capito che il Signore è un Papà buono, uno che ci ha sempre amati e sempre ci amerà. E credimi, a sentirne parlare veniva proprio voglia di conoscerlo ‘sto Papà, perché glielo vedevi negli occhi a Gesù che era uno che amava

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tantissimo noi uomini. Erano fortunati i suoi apostoli ad avercelo sempre vicino, e anche Cleopa e io da un bel po' di tempo avevamo deciso di non tornare più a casa, ma di seguirlo. Ma devi sapere che non a tutti era simpatico. Infatti quei prepotenti degli Scribi (un gruppo dei miei compaesani che si credono di essere sempre più perfetti di tutti gli altri solo perché sanno a memoria tutta la Bibbia) e pure i capi dei Sacerdoti (che erano un po' come dei politici, ma che pensavano solo al Tempio e alle loro tasche) da un po' di settimane erano preoccupati per tutta la gente che stava seguendo Gesù, e anche dei discorsi che stava facendo riguardo la religione, tanto che si erano messi d'accordo con i Romani per farlo condannare a morte. A me e agli altri pareva impossibile: con tutto il bene che stava facendo! Eppure è andata proprio così: hanno aspettato che arrivasse a Gerusalemme e in cinque giorni l'hanno preso, condannato e messo in croce. Non mi pareva vero! Ecco, Cleopa e io stavamo parlando di queste cose mentre camminavamo verso Emmaus, quando un signore un po' strano ci ha raggiunti da dietro e si è intromesso nel nostro discorso. Aveva l'aria di uno che voleva fare due chiacchiere per farsi compagnia, tanto


che ha iniziato lui ad attaccare bottone dicendo "di cosa state parlando?". Ti dirò, sul momento ci son rimasto un po', perché sembrava non essere mai stato a Gerusalemme prima d'ora. Pure Cleopa - che è tanto più socievole di me - c'era rimasto male, e gli ha perfino detto: "Tu solo non sai che cosa è accaduto in questi giorni? Tutto ciò che riguarda Gesù, un rabbi grande in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; ma son passati tre giorni da quando l'hanno messo in croce. Ma alcune donne che lo seguivano, ci hanno sconvolti; sono andate al suo sepolcro e non hanno trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver visto degli angeli che affermano che è vivo. Alcuni degli apostoli sono andati anche loro al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

vero non ci eravamo neanche presentati!) ma volevamo tanto che restasse con noi. Lui ci ha detto di sì, e così ha cenato con noi. "Già che sei nostro ospite, saremmo contenti se facessi tu la preghiera prima del pasto!" gli dissi. Lui sorrise. Prese un pezzo di pane e iniziò a dire la benedizione solita, quella che diciamo prima di mangiare. Lo spezzò e ce ne diede un pezzo a testa. E lì fu come se mi si aprissero gli occhi dopo un lungo sogno: quel sorriso, quello sguardo, quel modo di prendere in mano il pane, quelle parole... non era possibile... era proprio Gesù! Cleopa e io ci siamo guardati negli occhi: era incredibile! Con questo pensiero ci siamo alzati si scatto da tavola col cuore che batteva a mille, e mentre cercavamo di capire cosa stesse succedendo lui è scomparso dalla nostra vista. "Cleopa! Non ti si

Da allora non faccio altro che raccontare questa cosa, perché so che anche ad altre persone succede ancora oggi così: si trovano insieme e mentre spezzano il pane, Gesù è lì presente in mezzo a loro, proprio in quel pane. Ecco allora che cos'è per noi la Pasqua: sapere che Gesù ha vinto la morte, e sentire che ogni giorno è vicino a tutti noi! immagina e colora la scena ...

Non ci crederai mai, ma 'sto signore qua ha iniziato a parlare dicendo che tutte queste cose che erano successe a Gesù, le avevano predette i profeti e pure Mosè e tutti i nostri padri. Ha iniziato a tirare fuori tante frasi della Bibbia - frasi che tutti e due avevamo sentito molte volte, ma probabilmente senza metterci la testa - e a farci capire che per entrare nella gloria del Padre e vincere la nostra grande paura della morte, Gesù doveva passare attraverso tutta quella sofferenza e morire per amore nostro. Ti giuro, è stato bellissimo sentirlo parlare, tanto che son passate le ore senza accorgerci che ormai stava scendendo la sera e non eravamo ancora arrivati a Emmaus. Cleopa vide una locanda e decise di fermarsi per la notte. Stavamo contando i pochi spiccioli che ci erano rimasti in borsa e insieme decidemmo di chiedere al nostro amico se voleva fermarsi come nostro ospite. Non sapevamo dove volesse andare (a dire il

era scaldato il cuore mentre ci parlava prima?" esclamai. "Si è vero - mi rispose - dobbiamo tornare indietro a raccontare agli altri quello che ci è successo!". E così anche se era sera, anche se tutti avrebbero detto che era troppo pericoloso mettersi in cammino per tornare a Gerusalemme, io e Cleopa ci siamo fiondati fuori e abbiamo iniziato a correre a Gerusalemme, col fiatone perché il cuore ci stava scoppiando dalla gioia.

da: www.midisegni.it

I discepoli sulla via di Emmaus 15


il paio di occhiali giusto

Gli studi scientifici dimostrano che la maggior parte delle informazioni che un bambino acquisisce vengono processate attraverso gli occhi, e per questo motivo, se il tuo bambino necessita di occhiali da vista, è di fondamentale importanza scegliere il paio di occhiali giusto. Quali sono gli elementi chiave per l'occhiale di un bambino? MATERIALE: confortevole e anallergico, flessibile e resistente agli urti.

a cura della dottoressa

Francesca Bovo

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Optometrista Ottica Toffoli, Rovigo

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STRUTTURA: la forma deve adattarsi correttamente alle caratteristiche del viso del bambino per impedire di guardare in una zona non ottica. Per fare ciò il ponte di appoggio sul naso deve calzare correttamente, mentre la forma del frontale deve essere proporzionata al viso. LENTE OFTALMICA: rappresenta la scelta più importante per cui, con la nostra esperienza, consigliamo la lente più adatta al difetto rifrattivo, scegliendo un materiale resistente e, al contempo, leggero. dopo la giusta scelta di montatura e lenti, con relativi controlli di qualità sull’assemblaggio, è importante che l’occhiale si adatti al viso del bambino. ASSISTENZA POST-VENDITA: per questo ausilio è molto importante, noi di Ottica Toffoli, infatti, sappiamo bene che un bambino necessita di essere seguito con professionalità anche dopo l’acquisto, perché solo un occhiale utilizzato in maniera corretta svolge appieno la propria funzione.


STAR BENE il Pediatra

otite media acuta

Il male all’orecchio, ovvero otalgia,

C.Zamb on

a cura della Dott.ssa

Chiara Zambon Pediatra Badia Polesine

è un sintomo che si riscontra con una certa frequenza nei bambini e spesso risulta essere particolarmente preoccupante per i genitori. Molte volte non si sa bene come comportarsi ed essendo un dolore che sorge acutamente e con una certa intensità ci si spaventa facilmente. Spesso l’otalgia è secondaria all’infiammazione della membrana del timpano, questa condizione si definisce otite media acuta. Altre cause di dolore riferito all’orecchio possono essere l’otite esterna (infiammazione del condotto) oppure patologie dell’orofaringe o dei denti (otalgia riflessa). Entro i primi 5 anni d’età, circa il 90% dei bambini ha presentato almeno un episodio di otite media acuta. Nella maggior parte dei casi la causa è un’infezione batterica

(S. pneumoniae alias pneumococco è il batterio più coinvolto). I sintomi con cui si manifesta questa infiammazione sono generalmente dolore, ad uno od entrambi gli orecchi e più o meno intenso, febbre e spesso si associano raffreddore e tosse. La diagnosi vera e propria non si può effettuare solo sui sintomi ma si basa sulla visita da parte del pediatra tramite l’otoscopia ovvero la visualizzazione, attraverso l’otoscopio, della membrana timpanica e del condotto auricolare. In base ai sintomi presentati e all’esame con l’otoscopio il pediatra deciderà come intervenire. Negli ultimi anni, in base ai numerosi studi, la tendenza è quella di attendere

48-72 ore prima di trattare con antibiotico in quanto l’80% degli episodi di otite media acuta ha decorso benigno e si risolve spontaneamente in circa 2-3 giorni. Questo approccio meno invasivo viene chiamato “vigile attesa”, al bambino quindi vengono somministrati solamente antidolorifici per bocca (il paracetamolo è il più utilizzato e il più sicuro); il pediatra poi verificherà l’andamento della malattia e rivaluterà il trattamento se ci sarà un peggioramento clinico. Qualora il quadro non rientrasse in questi due giorni di attesa si passerà alla terapia antibiotica per bocca (il farmaco di scelta è l’amoxicillina). Ci sono le eccezioni ovviamente: i bambini sotto l’anno di età, la fuoriuscita di secrezioni dall’orecchio (otorrea), otiti medie ricorrenti (più di 3 episodi in un periodo di 6 mesi), altre infezioni concomitanti come ad esempio una bronchite acuta. L’utilizzo di antibiotici in modo poco

razionale e soprattutto a scopo preventivo non ha alcun senso, anzi il rischio è quello di fare più danno che altro! Oltre al problema sempre più preoccupante dello sviluppo di resistenze da parte dei batteri ci sono anche gli effetti collaterali, in particolare sulla flora intestinale “buona” dei nostri bambini. Dato che la terapia antibiotica non accorcia né tanto meno previene

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STAR BENE lo specialista

l’otite...perché allora talvolta si fa?

Il motivo principale è quello di evitare le rare ma temibili complicazioni: perforazione della membrana timpanica, coinvolgimento di strutture nelle vicinanze come ad esempio l’osso dietro l’orecchio (mastoidite), una sordità transitoria. Cosa succede poi alla membrana timpanica che ha “sofferto” durante questa infiammazione?

Generalmente può rimanere arrossata per 15-20 giorni senza particolari sintomi associati, i bambini più grandicelli a volte possono riferire un senso di orecchio tappato, la risoluzione avverrà spontaneamente senza la necessità di farmaci. L’otite è un’infezione che si può presentare più volte, soprattutto se il primo episodio si è verificato in età precoce.

l’Arte di Dormire Bene a cura del Prof.

Marco Angriman Neuropsichiatra Infantile Esperto in Medicina del Sonno Ospedale di Bolzano Azienda Sanitaria dell'Alto Adige

Ci sono azioni che possono prevenire il ricorrere di queste infezioni?

Sicuramente sono di aiuto a scopo preventivo l’allattamento al seno, la non esposizione al fumo passivo di sigaretta, la somministrazione di vaccino pneumococcico coniugato nel primo anno di vita secondo lo schema raccomandato...soprattutto negli episodi ricorrenti. Infine l’ideale sarebbe una sonora ed efficace soffiata di naso! In sostanza allontanare il più possibile il muco che per questioni di anatomia (in particolare nei bambini più piccoli) si accumula più facilmente passando dalle cavità nasali all’orecchio e scatenando di conseguenza l’infiammazione della membrana timpanica. Possono quindi essere di aiuto i lavaggi nasali con soluzione fisiologica che favoriscono l’eliminazione del muco in particolare nei bambini che non riescono ancora a soffiare efficacemente il naso. 18

M.Ang

riman


Lo sviluppo della letteratura scientifica nell’ambito della Medicina del sonno nel bambino ha ricevuto un notevole impulso negli ultimi anni, prendendo spunto sia dalla elevata frequenza dei disturbi del sonno in questa fascia d’età, che dalle importanti conseguenze dimostrate a carico dello sviluppo cognitivo, della regolazione dell’umore, dell’attenzione, del comportamento e della qualità della vita in generale che questi disturbi possono provocare in caso di cronicizzazione. Non va inoltre trascurata inoltre la ricaduta della privazione di sonno sulla qualità di vita familiare e sulle prestazioni lavorative dei genitori. Il ritmo sonno-veglia nei primi anni della vita è una funzione fisiologica che subisce importanti variazioni.

I ritmi. tra 1 e 4 mesi di vita, il bambino inizia a sincronizzare i propri ritmi

con quelli ambientali (alternanza luce/buio e giorno/notte); da 4-6 mesi a 4 anni si verifica una riduzione progressiva del tempo di sonno totale e dai 5 anni fino all’adolescenza la qualità del sonno dovrebbe essere la migliore dell’arco della vita. La durata del sonno. In particolare nei primi 5 anni di vita i cambiamenti più importanti riguardano la riduzione della durata del sonno che, in linea generale, scende da 16 a 14 ore ad 1 anno, a 13 ore a 2 anni e 12 ore a 4 anni. La riduzione del tempo totale di sonno è a spese del sonno diurno: si riduce progressivamente il sonno diurno da 3-4 sonnellini giornalieri a 6 mesi fino a 2 sonnellini a 12 mesi, a 1 sonnellino a 18 mesi; scompare prima il sonnellino di mezzogiorno e tra 3 e 5 anni scompare quello pomeridiano. I disturbi del sonno, che si manifestano come difficoltà di addormentamento e risvegli notturni, sulla base di studi epidemiologici effettuati in realtà culturali differenti e basati su informazioni raccolte con questionari compilati dai genitori, si manifestano come difficoltà di addormentamento e/o risvegli notturni, nei primi tre anni di vita affliggono circa il 20-30% dei bambini e delle loro famiglie e dai 3 anni in poi rimangono costanti intorno al 15%. L’insonnia. L’insonnia del bambino può essere un disturbo primario, essere associata ad un disturbo organico (p.es. problematiche gastrointestinali, otiti non riconosciute, carenza marziale, asma, obesità) o neuropsichiatrico (disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbi d’ansia o dell’umore, epi-

lessia, disturbi del neurosviluppo) oppure essere secondaria ad altri disturbi del sonno (p.es. disturbi respiratori o sindrome delle gambe senza riposo). L’attuale sistema classificativo internazionale per l’insonnia definisce quale criterio soglia la presenza di almeno 3 risvegli notturni prolungati, per almeno 3 notti alla settimana, da almeno 3 mesi, o una latenza di sonno aumentata. In particolare nel bambino i genitori possono osservare se è presente un aumento del tempo necessario per addormentarsi (superiore ai 20 minuti) ed almeno 3 risvegli di durata superiore ai 20’ per la maggior parte delle notti della settimana. Spesso nel bambino la manifestazione più rilevante è la difficoltà di riaddormentamento senza le condizioni iniziali di addormentamento (per esempio essere cullato o attaccato al seno) per cui il risveglio tende ad essere molto prolungato. La qualità del sonno. Per prevenire l’insorgenza di cattive abitudini che possano peggiorare la qualità del sonno, è fondamentale il ruolo preventivo rivestito da alcuni comportamenti che i genitori possono mettere in atto, per esempio: • evitare prima di andare a dormire qualsiasi gioco stimolante, luci intense, e forte rumore, al fine di prepararsi per la notte; • instaurare una routine pre-addormentamento costituita dalle stesse attività rilassanti ogni sera: - evitare di addormentare il bambino direttamente al seno o in braccio, ma metterlo nella culla o nel lettino quando è stanco, ma ancora sveglio, dargli un oggetto per addormentarsi; - mantenere ritmi ed orari regolari sia durante il giorno che per i pisolini ed il sonno notturno, instaurare dei rituali serali che creino un’associazione positiva con l’addormentamento. 19


STAR BENE il pediatra

a cura del Dottor

Andrea Mussari Pediatra e allergologo pediatra, ospedale di Rovigo e di Adria, ULSS 5 Polesana.

A .Muss

ari

SoS allergie In che modo l'allergia si può manifestare e quando possiamo sospettare che il nostro bambino possa avere problemi di allergia?

L’ aumentata prevalenza di patologie allergiche viene attribuita ad una aumentata esposizione ad inquinanti ambientali soprattutto nei paesi industrializzati: si calcola infatti che il 90% di chi abita in aree urbane è esposto a livelli di inquinanti maggiori rispetto a limiti dati dall'OMS.

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Se pensiamo ai più piccoli, al primo anno di vita, possiamo pensare ad una allergia alimentare quando manifestano episodi di eritema (arrossamento della cute) o orticaria che compaiono dopo un tempo variabile da pochi minuti a 2 ore dalla assunzione di latte di formula o uovo o altro nuovo alimento e che si risolvono entro 24 ore; tale sintomatologia si può accompagnare a edema (gonfiore) palpebrale o delle labbra, vomito, diarrea. Ancora una forma diversa di allergia alimentare si può sospettare nel bambino che manifesti vomiti ripetuti accompagnati a stato di prostrazione che esordiscono da 2 a 4 ore da un pasto più spesso di latte o crema di riso o grano o pesce. Sempre nei più piccoli, nei primi 6 mesi di vita, la presenza di sangue rosso vivo nelle feci anche senza dolore addominale o rallentamento della crescita puo essere espressione di una problematica allergica in genere non grave e che si autorisolve entro il primo anno di vita. Episodi di broncospasmo (il fischietto espiratorio dei bronchi o per dirla alla veneta il “ranteghin” ) in bambini con più di 6 anni possono far pensare ad una allergia respiratoria quasi esclusivamente ad allergeni inalanti (acari, muffe, pollini, epiteli di cani e gatti). Per quanto riguarda i bambini più piccoli, sono tanti quelli che manifestano broncospasmo durante le malattie respiratorie virali ma solo quelli che hanno o hanno avuto dermatite atopica, hanno almeno un genitore allergico e che soprattutto continuano a tossire tra un broncospasmo e l'altro potrebbero avere una allergia.


AMBULATORIO ALLERGOLOGICO DIAGNOSI, TERAPIA E FOLLOW-UP dell’allergia alimentare, dell'asma, della dermatite atopica e della rinocongiuntivite allergica. DAL PUNTO DI VISTA STRUMENTALE SI ESEGUONO prove allergiche cutanee, spirometria per misurare la funzione bronchiale, spirometria dopo sforzo per la diagnosi della asma da sforzo, test di esposizione a farmaci o alimenti per la diagnosi delle allergie a questi; L'AMBULATORIO É AUTORIZZATO ALLA PRESCRIZIONE della immunoterapia desensibilizzante per le allergie, il cosiddetto vaccino antiallergico.

Starnuti e ostruzione nasale al mattino per le prime ore dopo il risveglio sono spesso espressione di una rinite allergica da acari della polvere. Starnuti con prurito nasale, gocciolamento trasparente al naso, occhi rossi e prurito agli occhi, in primavera, in particolare quando gioca all'aperto, fanno invece pensare ad una rinocongiuntivite primaverile quindi ad una allergia a pollini. Se un bambino con familiarità allergica manifesta invece episodi di difficoltà alla deglutizione con impres sione di blocco della progressione del cibo in esofago in particolare con la carne potrebbe avere un’infiammazione allergica dell’esofago. Orticaria di breve durata (poche ore) associata o meno a gonfiore di labbra e palpebre, che compare a distanza da pochi minuti a 2 ore dalla assunzione di un alimento nuovo o insolito o che

in passato è stato consumato molto di rado puo far pensare ad una allergia. In tutti questi casi la famiglia si dovrà rivolgere al Pediatra di Base che farà una prima valutazione del bambino e deciderà se inviarlo a fare una visita allergologico; presso la nostra ULSS, l’ambulatorio allergologico è attivo presso i 3 ospedali (Rovigo, Adria e Trecenta), l’accesso alle visite avviene con impegnativa del Curante tramite CUP provinciale. Non richiedono invece approfondimenti allergologici i bambini con dermatite atopica lieve, orticaria che dura 5 / 7 giorni in particolare se in corso di una virosi. Bambini con febbre e raffreddore frequenti, bambini con tonsilliti ricorrenti, bambini sani con familiari di 1° grado allergici.

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STAR BENE il pediatra

a cura della Dott.ssa

Silvia Bellonzi Pediatra

S.Bello n

i pungiglioni

ZANZARE

API E VESPE

Le zanzare “nostrane” pungono prevalentemente nel tardo pomeriggio sera, mentre le zanzare “tigre” pungono anche di giorno. Il prurito e il pomfo che ne consegue è dovuto all’iniezione di una sostanza allergizzante.

Api e vespe sono attratte dal cibo e generalmente pungono se avvertono pericolo; mentre l’ape normalmente muore a seguito della puntura, le vespe possono colpire più volte.

Prevenire…

Poiché le zanzare depositano le uova in acqua, è bene cercare di eliminare, o almeno svuotare di frequente, ogni contenitore domestico (ad esempio i sottovasi), rasare spesso l’erba del giardino ed aggiungere un larvicida per zanzare nei tombini o in altri contenitori che non possono essere svuotati. Va inoltre incentivato l’uso delle zanzariere e dei repellenti, sia per il corpo quali stick o spray (a meno che non siano state riscontrate in precedenza reazioni indesiderate), che per l’ambiente quali gli zampironi. E se siamo stati punti…

Se il prurito e la reazione infiammatoria dovessero essere molto importanti si può applicare del ghiaccio oppure una crema a base di cortisone. E’ meglio cercare di grattarsi il meno possibile, ma soprattutto è inutile incidere con le unghie il pomfo. Inoltre è inutile l’applicazione di ammoniaca, la cui efficacia non è documentata e può rendere maggiore l’irritazione cutanea. 22

zi

E se siamo stati punti…

Se a seguito della puntura si manifestano difficoltà a respirare, dolore toracico, tachicardia o riduzione della pressione arteriosa (reazione allergica) è bene rivolgersi ad un medico quanto prima. La reazione non allergica si manifesta invece con prurito, gonfiore e/o bruciore; se si vede il pungiglione nella cute si può estrarlo utilizzando un piccolo ago e successivamente disinfettare. Anche in questo caso, se il prurito e la reazione infiammatoria dovessero essere molto importanti, si può applicare del ghiaccio o una crema a base di cortisone. ZECCHE

Le zecche sono piccoli acari che parassitano animali selvatici e domestici, ma che talvolta possono mordere anche l’uomo. Le zecche possono essere portatrici di alcuni agenti infettivi in grado di provocare la Malattia di Lyme (Borreliosi) e la Meningoencefalite da zecche (TBE). Prevenire…

Se si programma una gita in un bosco, zoo o in una zona ad alto rischio, può essere utile applicare dei prodotti repellenti a base di DEET

(dietil toluamide), seguendo le istruzioni riportate sulle confezioni. Si può inoltre limitare il rischio di morso di zecca indossando indumenti con maniche e pantaloni lunghi e scarpe chiuse, camminando al centro del sentiero, non addentrandosi nella vegetazione fitta e non sedendosi nell’erba alta. Al rientro è poi importante ispezionare tutto il corpo, magari con l’aiuto di un’altra persona. Per chi ha animali domestici (come il cane o il gatto), è inoltre importante controllarli periodicamente ed usare prodotti repellenti per prevenire anche in loro la puntura di zecche. E se siamo stati punti…

Togliere la zecca usando una pinzetta, ruotandola e girandola delicatamente (non strapparla); se nella pelle rimane il rostro della zecca (“la testa”), rimuoverlo usando un piccolo ago come si farebbe per una spina. Disinfettare poi la zona del morso. NON è indicata la terapia antibiotica, né esami del sangue! Se però nei successivi 30-40 giorni dovesse comparire nella zona del morso una chiazza rossa (che in genere tende a diventare sempre più grande e a schiarirsi nel mezzo) o un quadro simil-influenzale o disturbi neurologici, è bene rivolgersi al proprio medico. La vaccinazione esiste, ma solo per la meningo-encefalite da zecche (TBE) e non per la malattia di Lyme; è indicata nelle persone a rischio lavorativo (ad esempio i forestali).


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junk food

STAR BENE Il Nutrizionista

CIBO SPAZZATURA ...se lo riconosci, lo eviti E.Finot ti

dottoressa

Erica Finotti Biologa Nutrizionista Segretario dell’Associazione Italiana Nutrizionisti

Per cibo spazzatura si intende una serie di alimenti industriali fortemente calorici e che non forniscono gli elementi nutritivi essenziali per un’alimentazione equilibrata. Il cibo spazzatura è del tutto inappropriato per la crescita dei bambini e ricordiamoci che è infatti tra le principali cause, insieme alla scarsa attività fisica, dell’obesità infantile.

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Il junk food è diventato, purtroppo, un’abitudine troppo frequente nelle diete delle famiglie fino ad arrivare ad un vero e proprio abuso quotidiano. Basti pensare che la maggior parte dei bambini e ragazzi utilizza come ‘merenda’ prodotti sbagliati come le patatine fritte, i dolciumi confezionati, i succhi di frutta, gli snacks, i wurstel, le sottilette, merendine varie, le bibite zuccherate o non zuccherate e gasate. Il problema è l’utilizzo sbagliato di questi prodotti perché vengono consumati senza considerare la loro composizione e la loro frequenza nell’alimentazione dei nostri figli. I genitori devono considerare che una corretta alimentazione comprende 5 pasti al giorno: colazione, merenda mattutina, pranzo, merenda pomeridiana e cena. Abbiamo quindi ben due merende al giorno! Inoltre nella socialità dei nostri figli durante l’anno ci sono spesso eventi come compleanni, feste sia per la scuola sia legate ad altri momenti (musica, sport, campi scuola estivi) e in queste attività non mancano certo i cibi spazzatura come la famosa “cioccolata” con il pane da tramezzini dove di cioccolato non vi è nulla ma c’è un prodotto industriale ricco di conservanti e materie prime scadenti accompagnato con un altro elemento che definirlo pane è un insulto a quello croccante e caldo sfornato dal nostro fornaio di fiducia. Tra le domande più frequenti vi è: “ma è giusto vietare certe merende”? Abbiamo visto quanto è facile inciampare nell’abuso di merende spazzatura e se il termine ‘vietare’ non piace molto dobbiamo almeno ridurre drasticamente


questi cibi. C’è chi parla di una ricerca del proibito portando come esempio che quello che è stato vietato durante il proibizionismo, ad esempio tabacchi e alcolici negli USA, ha avuto come effetto l’aumento di queste sostanze ma dobbiamo ricollocare al loro posto certe situazioni: non stiamo parlando di una popolazione adulta ben consapevole dei rischi di cibi spazzatura e dotata di libero arbitrio ma di bambini e adolescenti dove si può dialogare fino ad un certo punto perché a differenza degli adulti sono più impulsivi e meno motivati a comprendere ed accettare problematiche legate alla salute. I bambini possono essere facilmente influenzati dalle pubblicità che aumentano il rischio di scelte alimentari non salutari perché i protagonisti sono spesso o personaggi dei cartoni animati o le loro celebrità preferite, con conseguente pressione sui genitori per l’acquisto della merenda spazzatura. Ad “ostacolare” la Sana Merenda compaiono anche i nonni che troppo spesso guadagnano qualche minuto di quiete o, peggio ancora, vedono nell’utilizzo delle merendine una coccola nei confronti del bambino.

LINEA GUIDA DI PRODOTTI CHE VANNO SEMPRE EVITATI perché non hanno ragione di esistere in una corretta alimentazione:

Bevande gasate

Succhi di frutta

con o senza zucchero: totalmente prive di valori nutrizionali

abbondano di zuccheri e in quantità elevate sono nocivi per i bambini (basta sostituirli con frutta, frullati o centrifugati)

Prodotti con oli vegetali dannosi

Patatine fritte

come olio di palma raffinato (pericoloso per salute ed ambiente), olio di colza e olio di soia (tra gli organismi geneticamente modificati più immessi nel mercato alimentare)

attenzione a dire patate: solo il 45% è costituito dalla materia prima il resto sono farine di scarsa qualità, sale, emulsionanti e aromi artificiali

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PARLIAMONE attualità

IL CYBERBULLISMO riguarda tutti di Micol Andreasi

Di Cyberbullismo si riempiono le narrazioni giornalistiche e la cronaca il più delle volte drammatica. E’ un fenomeno complesso tanto più quanto la rete è entrata a far parte delle nostre quotidianità e di quelle dei nostri ragazzi. Nessuno escluso. E se da una parte il suo potenziale positivo è enorme, dall’altro essa rappresenta un rischio altrettanto grande, di cui bisogna essere consapevoli. E’ un po’ come avere l’automobile e guidarla, senza, però, conoscere il codice della strada. Il libro Cyber bullismo, scritto da Mauro Berti sovintendente capo della Polizia di Stato e impiegato presso il Compartimento della Polizia Postale e da Serena Valorzi psicologa e psicotepaeuta è un manuale di guida sicura per i ragazzi, i genitori, gli educatori.

MAURO BERTI

Mauro Berti, sovrintendente Capo della Polizia di Stato, impiegato presso il Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Trento, è responsabile dell’Ufficio Indagini Pedofilia.

Che cosa dovrebbe sapere un genitore quando regala uno smartphone al figlio?

Non esiste un’età giusta per iniziare ad utilizzare uno strumento potente come, orami da tempo, sono risultati essere i moderni telefoni cellulari. Questi strumenti permettono di creare mondi che, solitamente, vengono frequentati dai giovani, soli, o comunque senza il necessario accompagnamento dell’adulto. Questo fa si che, in molte occasioni, i ragazzi confondano l’assenza degli educatori con il permesso di fare qualsiasi cosa, ritenendo, erroneamente, che tutto rimanga in quello che viene definito mondo virtuale. Iniziamo dalle definizioni e dalle differenze: bullismo e cyberbullismo.

Senza perdersi in tecnicismi potremmo dire si tratta di fenomeni similari che avvengono of line, e on line. Dobbiamo però sapere che ciò che avviene on line ha caratteristiche tali da avere effetti più profondi nella nostra vita. Vi sono particolarità che rendono il Cyberbullismo più pericoloso del bullismo, tra queste troviamo: la memoria infinta della rete che rende perpetua un’offesa; la propagazione delle informazioni, che le rende accessibile a tutti; la solitudine del nativo digitale che affronta queste situazioni, che deriva soprattutto, ma non solo, dal fatto che queste tecnologie ci rapiscono e ci emarginano a stare soli dinnanzi ad uno schermo.

SERENA VALORZI

Serena Valorzi Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, esperta in dipendenze da comportamento, assertività e di impatto emotivo, cognitivo e relazionale delle tecnologie di comunicazione

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La dimensione pervasiva di Internet è davvero capace di modificare la percezione del tempo, dello spazio e delle emozioni?

Ricordate il momento in cui abbiamo iniziato a scoprire internet? La promessa era che avremmo recuperato moltissimo tempo: niente più code agli sportelli, ricerche a portata di click senza spostarsi in biblioteca, la spesa a domicilio, acquisti di prodotti provenienti dall’altra parte del pianeta senza doverci spostare, dialoghi immediati con persone lontane, navigatori, e poi, social network capaci di rimetterci in contatto con persone ormai perse nel tempo… Promesse che hanno trovato risposta nelle innumerevoli App, senz’altro. Ma è


proprio vero che abbiamo guadagnato tempo di vita e di relazione profonda? Le notifiche, le email che ci raggiungono e interrompono in ogni luogo, di giorno come di notte, i messaggi con le spunte che spingono a rispondere subito, senza riflessione, il tutto e subito che atrofizza la capacità di pazientare e di memorizzare (tanto trovo tutto in internet), le distrazioni, le incursioni nelle vite meravigliose che gli altri postano e che fanno apparire la nostra vita così banale… Internet tende a fagocitare il nostro tempo di vita, e mentre ci affaccendiamo a farci un selfie, tutti sorridenti e abbracciati in compagnia, perdiamo spesso gli sguardi, così significativi, delle persone che ci circondano. Continuamente connessi, la nostra attenzione è rapita dallo schermo, alla ricerca di relazioni con persone che non ci sono, disattenti rispetto a chi invece c’è. Il tempo si è affrettato, decolorato, e anche la percezione dello spazio ha subito mutamenti. Il paradosso è che lo spazio di internet è infinito mentre noi siamo sempre più costretti a guardare in esso e a rimanere fermi nello spazio che sta tra noi e il nostro smartphone. Molti di noi riescono ancora a prendersi il tempo per contemplare il tramonto, a guadagnarsi lo spazio di una passeggiata tra gli alberi che germogliano, a perdersi nelle molteplici espressioni dello sguardo di una persona amata, certo, ma chi è nato in quest’epoca in cui tutti corriamo, spesso alla ricerca dell’esperienza da postare, rischia di rimanere confinato nella propria stanza, davanti ad uno specchio in cui vedi solo te stesso e non senti l’imbarazzo della nudità perché di fatto l’altro

non c’è, o davanti ad uno schermo in cui vedi le vite degli altri e pensi che la loro sia meglio, o con le armi in mano, in un terreno di battaglia dove sfoghi tutta la rabbia e la tristezza delle quali non si sa dire neppure il nome. Le emozioni hanno bisogno di tempo e spazio di condivisione per assumere significato, essere lette, accolte, contenute, e in questa nuova dimensione di spazio e di tempo, non sempre c’è posto per la comprensione e la calma, le interazioni significative e profonde di cui ogni essere umano ha bisogno. E sul sistema delle relazioni come incide l’utilizzo di internet?

Credo che internet possa regalare molteplici possibilità di relazione che possono perfettamente affiancarsi alle relazioni viso a viso. Poter inviare un video delle onde del mare a chi non è potuto essere con noi, una foto divertente, un articolo interessante, un faccino con i cuori per dirti al volo che ti penso e ti voglio bene, sono fantastiche integrazioni possibili. Ma solo dal vivo possiamo assaporare pienamente la nostra capacità di entrare in sintonia con l’altro, sentire (attraverso l’attività dei nostri neuroni a specchio) ciò che prova e decidere come interagire gentilmente o in maniera decisa, se la situazione lo richiede. Immaginate di interagire con qualcuno di cui non potete vedere le espressioni del viso, di cui non sentite le inflessioni del tono, di cui non vedete i gesti. La vostra comunicazione sarebbe castrata, egocentrata, attenta solo a ciò che pensate voi senza avere rimandi chiari. Potreste essere davvero curiosi di com’è la persona davanti a voi, interessati a conoscere i suoi pensieri, attenti a non ferirla?

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Ecco, è ciò che accade spesso quando siamo online. L’impatto più vistoso della comunicazione in internet è che tende a sostituirsi a quella reale perché, apparentemente, è molto meno faticosa e rischiosa. Credo fermamente che per stare in internet senza farsi male ci debba essere oggi ancora più attenzione alle relazioni dal vivo, all’affetto manifesto, al coraggio di esprimere pensieri originali e non violenti, anche in opposizione alla comunicazione aggressiva, critica, e non empatica che pervade la dimensione dello scritto solitario, spesso anonimo, senza freno in cui, invece del volto dell’altro, vedi riflesso solo il tuo. (SV) Esistono social più sicuri di altri?

I social Media non sono insicuri, sono neutri è l’utilizzo che se ne fa, o che subiamo, che mettono a nudo le nostre debolezze. Sperare che delle Forze di Polizia Planetarie rendano sicura la rete è un utopia, ecco quindi che se ne esce solamente con un aumento generale della cultura di Internet, che abbraccia anche la conoscenza di effetti collaterale che la tecnologia porta regolarmente nella nostra vita. Penso alla solitudine digitale , alla cattiveria della rete che, sembra, abbia la capacità far emergere il peggio che c’è in noi. Penso all’invidia digitale, che possiamo provare quando visioniamo la vita patinata dei nostri amici, oppure alla possibilità di interpretare male i messaggi e i contenuti presenti sui profili delle persone che conosciamo. Vittima, Persecutore, Salvatore, nel libro si parla di triangolo drammatico, dal quale è necessario uscire se si vuole superare il problema.

In quest’epoca accelerata e spesso deprivata di contatto diretto che stimoli la capacità di riflessione e comprensione dei motivi dell’altro, siamo tutti spinti a funzionare per stereotipi. Siamo abituati al fatto che tutti dicano la loro, via via in modo sempre più forte, per distinguere la propria voce dall’altro, essere notati, ricevere più like o essere più seguiti. E poi, siamo stanchi. E quando noi esseri umani siamo stanchi, tendiamo a vedere il mondo in modo ipersemplificato. Come nelle favole; Cappuccetto Rosso è sempre tanto buona, il lupo sempre tanto cattivo… Ma è davvero tutto così semplice? Il triangolo drammatico di Karpman, che il libro propone in maniera innovativa quanto facilmente comprensibile, rappresenta una chiave interpretativa che permette di

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comprendere ed intervenire senza complicare le cose e senza aggiungere dramma al dramma. Immaginate che Vostra figlia riceva dei messaggi spiacevoli sulla chat di classe. Probabilmente sareste molto in pena per lei che non ha fatto nulla per meritarsi di essere trattata così e molto arrabbiati e determinati a fare smettere tutto ciò. Mentre identifichereste chiaramente vostra figlia quale vittima di offese, e chi la offende online (o non le risponde mai) quali persecutori/carnefici, non vi accorgereste di aver assunto il ruolo di salvatore/giudice (il triangolo drammatico si compone di queste tre posizioni: Vittima-Persecutore-Salvatore). In questa posizione cieca, potreste scrivere d’impulso sul gruppo genitori e accusare altri genitori di non aver visto, di non essere intervenuti e magari, qualcuno di loro, sentendosi fortemente, e magari ingiustamente, accusati potrebbero rispondere in modo altrettanto aggressivo (ma voi percepireste solo la loro aggressività, non la vostra, perché ciechi nella vostra posizione di salvatori). A questo punto potreste sentirvi loro vittima, o anche venire accusati da vostra figlia di aver scatenato un guerra e peggiorato la situazione (aggredendovi da persecutrice, pur sentendosi vittima). E così via per tutte le figure implicate (i papà, le mamme, i nonni, le zie, gli insegnanti, i dirigenti, i compa-gni…), in questo giro complesso che fa perdere lucidità, come se si stesse nella centrifuga. Uscire dal triangolo drammatico significa riacquisire la capacità di riflessione, di mettersi nei panni altrui, di comprenderne le ragioni, di mediare, di chiedere scusa vicendevole, e soprattutto, significa non aggiungere danno a danno e, contemporaneamente, dare buon esempio a chi ha tanto bisogno di adulti solidi da adottare quali modelli. Qual è il ruolo degli adulti?

Quando parliamo di adulti ci riferiamo sempre ad un ruolo ben preciso che incarnano gli adulti. Quello dell’educatore. Quindi, i docenti, i genitori e chiunque, anche occasionalmente, sia collegato, anche per un attimo, a questo genere di responsabilità ha il dovere di dare l’esempio, costantemente, con pazienza e senza mai abbassare la attenzione. Noi educatori dobbiamo osservare con attenzione i nostri ragazzi e cogliere anche i più piccoli segni di cambiamento o di disagio, tutto può essere un segno utili a tal fine.


PARLIAMONE genitorialità

AFFIDO FAMILIARE E ACCOGLIENZA Tutti i bambini hanno diritto ad una famiglia

Ci sono molti modi per vivere la genitorialità, uno è l’affido familiare.

"Terreferme" è un progetto pilota di UNICEF e CNCA (Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza), si occupa di affido familiare per minori stranieri senza famiglia, come previsto dalla Legge 47/2017 (nota come "Legge Zampa"), che costituisce l’attuale quadro normativo principale. Lo scopo è offrire a questi ragazzi l’opportunità di vivere in famiglia, secondo un modello di intervento e collaborazione inter-istituzionale tra Regioni diverse: da un lato la Sicilia, che da sola ospita il 43% di tutti i minorenni stranieri non accompagnati (MSNA) presenti sul territorio nazionale, e dall'altro Lombardia e Veneto, dove sono presenti solide reti di famiglie affidatarie. I MSNA (minori stranieri non accompagnati) rappresentano in Italia circa 1/6 dei migranti che arrivano via mare, e seppure il numero degli sbarchi sia in nettissimo calo ormai da un anno (-80% rispetto ai primi 8 mesi del 2017) sono tuttora oltre 13.000 i minorenni stranieri soli accolti nel sistema di accoglienza italiano. In Veneto oltre 220 persone hanno aderito al percorso di formazione, fra famiglie e operatori, e 15 hanno offerto l’immediata disponibilità all’affido.

Nel mese di aprile, a Vicenza parte il 2° corso di formazione di carattere regionale per famiglie e cittadini interessati ad approfondire la tematica e a sperimentarsi nell’accoglienza. Per informazioni scrivere a cnca.veneto@gmail.com.

I primi 6 affidi sono partiti nell’estate del 2018 e i ragazzi accolti, di età compresa fra i 15 e i 18 anni, provenivano da Egitto, Gambia e Costa d’Avorio. I bambini sono stati inseriti in famiglia, ma soprattutto a scuola, praticano il calcio, un ragazzo frequenta il gruppo scout e si stanno progressivamente integrando nella comunità locale. Per questi ragazzi, l’allontanamento forzato e drammatico dalle loro famiglie e dai loro paesi d’origine, la traversata per mare e gli stenti, restano solo un ricordo. Il loro ingresso nelle nuove famiglie rappresenta la soddisfazione di un bisogno, che è di tutti i bambini, ma anche un arricchimento per l’intera comunità. Perché – come recita una massima africana - ci vuole un intero villaggio per educare un bambino. “L’affido – afferma Mattia de Bei, coordinatore del progetto in Veneto - è sempre un’esperienza forte di ‘genitorialità sociale’ che accompagna e dà senso alla scelta della singola famiglia accogliente.

E’ generativa di cambiamento per i singoli e per la collettività perché apre processi di confronto con la comunità locale, costruisce relazioni con le altre famiglie, sollecita corresponsabilità nei processi di inclusione e di avvio all’autonomia dei ragazzi/e accolti. Una comunità che accoglie ri-

scopre il valore della reciprocità quale “bene comune” per tutti, non solo per il ragazzo/a in affido”.

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SMA

PARLIAMONE lavoro

Vita e lavoro mai più inconciliabili Qualcuno lo ha già chiamato piano C o terza opzione. E’ l’alternativa che spezza finalmente la forcella cui spesso la donna si trova costretta, per l’impossibilità di conciliare la vita familiare con quella lavorativa. E’ l’affermazione di un’economia necessariamente cambiata dai tempi del fordismo, in cui la separazione vita e lavoro in rigidi silos non solo non serve più, ma genera inefficienze ed esclude talenti preziosi. Si declina in forma di smartworking, di coworking, cobaby, in occasioni continue di ridefinizione professionale... E’ un modo tutto nuovo di lavorare in cui si condividono spazi e strutture, servizi, emozioni, pause caffè, e persino, laddove serve, l’accudimento dei figli. E se in molte città d’Europa e del mondo questa modalità lavorativa è una realtà consolidata, in Italia, da Milano arrivano le prime sperimentazioni di successo, iniziate, guarda caso, proprio da donne. E a Rovigo? Pure qui, in anticipo su molte altre province, esiste una prima sperimentazione in questo senso. A darle forma sono due giovani professioniste Enrica e Natalia

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Natalia Bertelli

COWORKING

di Micol Andreasi

Enrica Crivellaro

Enrica Crivellaro ha 38 anni, è sposata e mamma di una bimba di 4 anni e di un altro in arrivo. Dopo la laurea e dopo aver lavorato per oltre 10 anni come dipendente nel settore della progettazione e della comunicazione in ambito culturale e sociale, ha scelto di mettersi in proprio e realizzare i propri sogni. Ma il lavoro della libera professione è pieno di insidie. Se da una parte c’è il vantaggio di una maggiore flessibilità nella gestione del tempo, dall’altra le scadenze sono rigidissime, le incombenze amministrative enormi, i costi di gestione di un ufficio altissimi e, a volte, la solitudine di ore di lavoro alla scrivania rischia di restringere gli orizzonti. Natalia Bertelli ha 34 anni, sposata, pure lei è mamma di due bambini. Traduttrice legale, specializzata nelle traduzioni di testi giuridici e amministrativi. Dopo aver gironzolato molto in Europa per formazione e per lavoro, per amore ha scelto Rovigo come sua città. Qui vive e lavora. Anche per Natalia lavorare in proprio ha enormi vantaggi, ma il senso di isolamento si è fatto sentire presto.


ARTWORKING E’ così che, amiche dai tempi della scuola, Enrica e Natalia hanno cominciato circa un anno fa a darsi appuntamento tutti i mercoledì per lavorare insieme. Due postazioni desk con Pc, wi-fi, una stampante da condividere, un angolino per le telefonate riservate, ed uno spazio dove poter mettere i bambini a giocare, magari con una sola babysitter. Così hanno iniziato a progettare per la città il primo spazio di coworking e mentre ne parlavano, hanno allargato ad altre donne. Tutti i mercoledì dalle 9 alle 17 circa, sono circa 10 le donne che si trovano per lavorare insieme. Il luogo non è sempre lo stesso, da alcune settimane utilizzano una parte del locale Giornali e Caffè sul Corso del Popolo. Sono tutte libere professioniste operanti in settori diversi dalla comunicazione, alla formazione, fino alla traduzione… Qualcuna di loro sta rientrando nel mondo del lavoro dopo la pausa di maternità e trova nell’esperienza del coworking non solo un punto di rife-

rimento logistico, ma anche motivazionale e di crescita personale. “Non si tratta – spiegano Enrica e Natalia – di scambiarsi il lavoro, ma di condividere uno spazio attrezzato di tutti i servizi utili, compreso un luogo con un educatore o animatore dove poter lasciare i bimbi. Si tratta di unire le forze per porre fine a quella brutta dicotomia tra vita e lavoro, che non ha più motivo d’essere in un mondo fortemente tecnologizzato. E si tratta anche di sfruttare ogni occasione per fare rete, fosse anche solo per scambiarsi un punto di vista. Uno spazio – aggiungono – non necessariamente solo femminile, ma aperto agli uomini o ai papà lavoratori”. Enrica e Natalia, di concerto con alcuni partner, da mesi stanno lavorando all’individuazione di uno spazio capiente, strutturato e attrezzato di tutti i servizi dove poter realizzare di fatto il piano C o Terza opzione, loro, di tante e tanti professionisti.

L’ Educatore di Nido in Famiglia si occupa dell’educazione, socializzazione e cura di piccoli gruppi di bambini, in un ambiente familiare; rappresenta il fulcro relazionale e comunicativo della relazione educativa tra bambini e genitori.

La figura del Coordinatore rete di Nidi in Famiglia garantisce alle famiglie un’offerta di servizi competenti e di qualità; garantisce un’adeguata responsività alle esigenze territoriali anche attraverso la promozione della formazione e dell’aggiornamento degli Educatori grazie ad una cultura di tutela dell’infanzia; coordina e supervisiona le unità di Nidi di cui è responsabile e ne monitora le attività svolte. Al termine verrà consegnato un Attestato di Qualifica Professionale, previo superamento esame, rilasciato dalla Regione Veneto valido su tutto il territorio nazionale e l’opportunità di lavorare nel settore educativo e dell’infanzia.

ADESIONI ENTRO IL 14 MAGGIO 2019 inviando una mail a rovigo@agenfor.it oppure tel.: 0425.474643 - 335 1411753 Agenfor Veneto - Borsea Fraz. Rovigo

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ATTIVIAMOCI tecnologie&web a cura di

Anna Marchesini Pop Lab

un due tre si progetta Tutto nasce da un biglietto di auguri per la festa della mamma!

A .Marc hesini A .Marc hesini

Sì, può sembrare strano ma il coding deve moltissimo del suo successo al sentimento di affetto e di amore di un ricercatore del Media Lab del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Stava sviluppando e lavorando un software nuovo, interattivo molto particolare basato su un sistema intuitivo e semplicissimo da usare, che poteva servire per fare giochi, storie o animazioni varie, partendo da pochi comandi semplici e predisposti, in modo che le persone molto semplicemente dovessero unire dei blocchetti l'uno all'altro: si chiamava Scratch.

Scratch in quel periodo era un programma che si stava semplicemente sviluppando in un gruppo di ricerca e veniva testato con alcuni bambini che si erano resi disponibili a provare questa nuova esperienza. In quel momento dopo essersi reso conto che le risposte alla sua richiesta semplicissima di scrivere un biglietto di auguri per la festa della mamma furono tantissime nel giro di 24 ore o poco più cominciò la storia di un successo mondiale. Ma facciamo un passo indietro…

Scratch è un ambiente di programmazione, gratuito, che utilizza un coding di tipo grafico e visuale, a blocchi e che consente, quindi, a chiunque di creare, in maniera semplice ed intuitiva, delle storie interattive, dei semplici giochi e delle animazioni. Coding significa “programmazione informatica” ovvero una sequenza di istruzioni eseguite da un calcolatore. 32

Diciamo che partiva tutto dal prendere atto che le nuove generazioni sono i cosiddetti nativi digitali cioè sono bambini nati in un contesto totalmente tecnologico, e per loro entrare in relazione con un qualunque strumento tipo scientifico o tecnologico è assolutamente facile. E’ chiaro che usare una cosa non vuol dire padroneggiarla nel migliore dei modi, anzi si è capito e si comprende sempre di più che per conoscere bene uno strumento e per non usarlo in maniera sbagliata o errata è più importante conoscere come funziona e come è stata costruito. In questo caso specifico poi, imparare a programmare non ha niente a che fare con il mestiere che si finirà per fare da grandi, ovvero non vuol dire che se io sono bravo in questo momento con il coding finirò per fare una professione di tipo digitale, perché ad essere onesti più si entra nel programma e più si capisce che Scratch è un modo straordinario per dare sfogo alla fantasia e alla creatività, perché lo stesso tema, ad esempio quello del biglietto con su scritto auguri per la tua festa Cara mamma beh può essere fatto in tantissimi modi diversi. O meglio ognuno di noi presumibilmente ha una sua idea di come potrebbe fare questo biglietto di auguri e programmare con Scratch ti offre un modo per sviluppare con la tua fantasia un progetto assolutamente unico. Imparare a programmare in questo caso vuol dire affrontare situazioni diverse o dinamiche che altrimenti non affronteresti con una attività didattica tradizionale.


Come si accede a Scratch?

Basta andare su internet e digitare su un qualunque motore di ricerca: Scratch download.

Il primo indirizzo che comparirà sarà quello del MIT. https://scratch.mit.edu/download/scr atch2. Cliccate e vi apparirà una schermata E’ assolutamente gratuito e potete scaricarlo sul vostro computer, oppure potrete rimanere sul sito e sviluppare i vostri progetti semplicemente attraverso un accesso. In questo caso vi troverete a fare la programmazione online. Dopo avere scelto la lingua italiana cliccando sul mappamondo nella barra dei comandi, vi appariranno tutta una serie di comandi sulla sinistra dello schermo. Ora siete pronti per il vostro primo progetto… E’ disponibile anche il Tutorial (foto a lato) del programma, vi si accede dalla barra degli strumenti in alto, per iniziare e imparare più in fretta Come è andata? Ci siete riusciti?

Come vi avevo detto è estremamente semplice… per questo, vi va di inviarci il vostro secondo progetto?

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ATTIVIAMOCI sport

a cura di

Marco Bonvento presidente Fidal (federazione italiana atletica leggera), esperto in mental training

IL MITO DEL TALENTO

M.Bon vento

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come avere successo nello sport e nella vita Katie Ledecky

record mondiale dei 1500 MT stile libero 2018 Indianapolis

Katie nel 2003 ha 6 anni. Ha imparato a nuotare da poco ma ha già un idolo sportivo: Michael “il cannibale” Phelps. Il nuotatore più medagliato della storia. Phelps, proprio in quell’anno, le firmerà un autografo dopo una gara nell’Università del Maryland, in cui, come sempre, non c’è stata storia. Ha vinto lui. 9 anni dopo Il Cannibale di Baltimora “schiaccia un cinque” a questa ragazzina di 15 anni che sta per affrontare la sua prima gara olimpica. Siamo a Londra 2012. Gara degli 800 metri stile libero femminile. La sua specialità. Katie è in corsia 3. Nei primi 100 metri stacca le avversarie più dirette. Poi nuota solo contro il cronometro. Centra l’oro e sfiora il record del mondo. E’ qui che Katie Ledecky, 15 anni, diventa famosa in tutto il mondo e non solo nei ristretti ambienti del nuoto. Katie, la predestinata. Katie, l’anello di congiunzione tra il nuoto femminile ed il nuoto maschile. Le definizioni si sprecano. Talento cristallino.

Nel 2015 un momento chiave della carriera sportiva di Katie sono i mondiali in Kazan dove lei si presenta per vincere tutto, nello stile libero. 200, 400, 800, 1500 e staffetta 4x200. Fu proprio nei 1500 che successe un fatto insolito. In una batteria di qualificazione, vista probabilmente da poche persone in tutto il pianeta, Katie nuota e stabilisce il nuovo record del mondo. Facile come bere un bicchiere d’acqua. Nell’intervista successiva Katie afferma: “questo record è il segnale della mia forma fisica ed il frutto di tutto il lavoro che ho svolto fino a qui”. Non ha mai fatto cenno al suo talento. Alla sua superiorità. Ha parlato solo di allenamento ed impegno. Torniamo al 2003. Proprio in quell’anno una brillante neo dottorata in psicologia ad Harvard (USA) elabora come tesi di dottorato la “Grit Scale”. Un test che misura la “Grinta”. Cioè ciò che la ricercatrice di origini asiatiche, Angela Lee Duckworth, identifica come la PASSIONE moltiplicata per L’IMPEGNO. Da allora la Grit Scale ha avuto importanti validazioni in molti ambiti: scuola, lavoro, sport. Proprio come Katie Ledecky. Passione e soprattutto IMPEGNO.


Da qui A. Duckworth trasse, successivamente, la sua “equazione per il successo”, che consta di due fasi 1.Abilità = talento X impegno 2.Successo = abilità X impegno Ossia: hai talento? Se ti impegni, prima sviluppi le abilità che ti servono. Sviluppate quelle, con una ulteriore iniezione di impegno, puoi arrivare al successo. A dire: il talento non è sufficiente. Nell’equazione entra solo una volta. Ciò che conta davvero è l’impegno. La persecuzione “maniacale” del gesto perfetto. Cosa differenzia Cristiano Ronaldo da altri giocatori? Il talento? No. La maniacalità. La ricerca della perfezione in ogni aspetto del suo “essere calciatore”. Come trasferire tutto questo ai nostri figli? Quattro sono i punti chiave, a mio avviso, su cui possiamo lavorare. INTERESSE. Spesso si crede che l’interesse sia un colpo di fulmine. Ad esempio: scopro la musica e ne vengo immediatamente rapito, tanto da voler diventare assolutamente e per sempre un musicista. In realtà l’interesse si forma nel tempo. Ciò che genitori ed educatori in genere devono favorire è l’esplorazione. In altri termini a chi mi chiede se deve forzare il proprio figlio a fare sport, rispondo con un netto “sì, a patto che lo lasci libero di esplorare i vari sport se lo desidera, a cominciare da dove preferisce. Rendendogli solo chiaro che deve rispettare un minimo di impegno”. Cioè: dopo un paio di prove, fermarsi in quello sport e concludere almeno un ciclo (stagione) di allenamenti.

PRATICA DELIBERATA E RESILIENZA. Secondo un famoso studio, occorrono 10.000 ore di pratica per diventare esperti in qualsiasi campo, dalla musica, allo sport. Non sto a sindacare se DIECIMILA siano tante o poche. Ciò che non fa una piega, invece, è che occorre impegno. Tanto. E non sempre il perseguire i propri interessi con tanto impegno genera piacere. Chiedetelo a qualsiasi atleta professionista. Ci sono giorni in cui la fatica è talmente tanta (così come la paura di non farcela) che vorrebbero cambiare vita. Tornare ad una “vita normale”. Proprio come noi. Il mantra del “se solo…”. “Se solo fossi più bello, bravo, intelligente, magro, alto….”. Insegnare che la sofferenza e la fatica sono parte del gioco e non sensazioni da evitare, può essere la chiave. DATEMI UN PERCHE’ E VI SOLLEVERO’ IL MONDO. Un giorno a tre muratori venne chiesto cosa stavano facendo. “Tiro su un muro”, rispose il primo. “Costruisco una chiesa”, affermò il secondo. “Costruisco la casa del Signore”, disse il terzo. Il primo aveva un lavoro. Il secondo una carriera. Il terzo una vocazione. Avere molto chiaro il perché si fa qualcosa è avere molto chiari i propri valori e non solo i propri obiettivi. La differenza tra i due è che gli obiettivi si raggiungono, i valori invece non si raggiungono mai e guidano i nostri giorni. Posso diplomarmi o laurearmi, ma mai finire di aver voglia di conoscere, se questo è un mio valore. Insegnate ai vostri figli a chiedersi il perché, non appena saranno adolescenti. Questo sarà un grande driver motivazionale.

MINDSET. Parola molto di moda. Ha a che fare con la speranza e può essere tradotta come atteggiamento. Se insegno che il talento se non ce l’hai non vale la pena impegnarsi insegno ciò che viene definito un “mindset fisso”, che favorirà l’abbandono e castigherà la motivazione. Se insegno e premio l’impegno per raggiungere i propri obiettivi e, perché no, i propri sogni, favorirò un “mindset incrementale”. Un toccasana per la motivazione e per il senso di efficacia dei nostri piccoli. Ecco un esempio: “Questa è difficile, non prendertela se non ti riesce” (mindset fisso); “Questa è difficile, non prendertela se ANCORA non ti riesce” (mindset incrementale). Hernest Heminghway diceva: il successo è 1% ispirazione (inspiration) e 99% sudore (perspiration). Oggi queste parole trovano molte conferme in campo accademico e come applicazione. Per arrivare ad applicarle tuttavia non basta conoscere la teoria. Questa è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Il modo migliore è iniziare da se stessi. Poniamoci questa semplice domanda: quanto ancora credo al mito del talento?

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eState 2019 animazione

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CORTE CAREZZABELLA www.cortecarezzabella.com - facebook • 11 maggio ore 10-16 L’AULA MIGLIORE È FUORI per educatori e insegnanti • 12 aprile,10 e 31 maggio ore 15.30 - 18.30 POMERIGGIO IN CORTE per bambini 2-8 anni • 5 maggio ore 10-16 FAMIGLIE FUORI per genitori e figli • 25 maggio ore 19-23 STORIE ATTORNO AL FUOCO per famiglie appuntamenti di Primavera

Questa è l'estate Quando la terra è calda e matura, quando la sera si cerca frescura,

filastrocca di Roberto Piumini

quando la valle è piena d'oro e le cicale gridano in coro,

quando le gole sono assetate questa è l'estate

• 24 giugno -12 luglio 2019 • da

Settimane VERDI settembre 2019

laboratorio continuativo di fattoria didattica per bambini dai 3 ai 6 anni

17 giugno-2 agosto Pincara

orario 7.30 -18.00 servizio mensa

1 luglio-9 agosto fratta Pol.

orario 7.30 -18.00 servizio mensa

giugno pre-animazione pre-scuola: 26 agosto-6 settembre

1 luglio-9 agosto ceneselli orario da definire

HAKUNA MATATA a.r.c.s.d

aniMazione estiva 2019 per bambini dai 3 ai 13 anni progetto

OLAF

l’origine della leggenda! obiettivo: stimolare la creatività combinando apprendimento e divertimento.

Cortecarezzabella, via Marconi 754 San Martino di Ven.(Ro) tel. 340 2680346 info@cortecarezzabella.com tra le attività settimanali

• laboratori esperenziali motori sensoriali - logico matematici • uscita pic nic - parchi acquatici e parchi divertimento • servizio svolgimento compiti

............................................. per i bambini della materna l’orario delle attività, dei laboratori e del pranzo è programmato su misura ed è previsto il riposino pomeridiano

iscrizioni entro il 17 maggio contatti:

Genni zilio - tel. 349 6905914 zgenni@libero.it arcsd.hakunamatata@libero.it Hakuna Matata arcsd

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asilo nido

Un’isola felice in città Qui i vostri bambini potranno vivere gli anni più belli e spensierati della propria vita tra attività ludiche e momenti di socializzazione positiva.

tutto è a misura di bambino: ampi spazi interni per il gioco, i pasti, e il sonno e un bellissimo giardino esterno, con ampio spazio gioco

sezione lattanti per bambini dai 3 mesi

con spazi e tempi propri, separati dai bambini più grandi e zona allattamento dedicata alle mamme

eqUiPe edUcatiVa Professionale ProGetto edUcatiVo esclUsiVo ricco di attività suppleMentari coMe:

orario tempo parziale

7.30\9.00 – 13.00

tempo pieno

7.30\9.00 – 16.30 con opzione

aperto luglio agosto chiuso solo nei giorni festivi annuali

orario prolungato fino alle 18.30

laboratorio di inGlese in collaborazione con Babylon-lingue straniere rovigo

laboratorio di Gioco-danza in collaborazione con atelier danza rovigo laboratorio di MUsicalità in collaborazione con Music together rovigo

Incontri di promozione allattamento al seno e benessere della mamma con “oltre la pancia” di rovigo

Incontri per apprendere le tecniche di massaggio al bambino dedicati ai neogenitori con “oltre la pancia” di rovigo

info tel. 0425 1544068

sede: rovigo, via della costituzione 4/q (dietro stadio Battaglini)

info@asilonidogalileo.it www.asilonidogalileo.it asilo nido Galileo

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dalle 10 alle 12.00 si potrà visitare l’asilo nido, conoscere le educatrici, ed effettuare l’iscrizione per l’anno 2019-20 ore 11.00:

oPen day

11 MaGGio 2109

Un caffè con... Valentina!

ore 10-12

incontro con la dott.ssa valentina Borella pedagogista clinico e psicomotricista funzionale


ATTIVIAMOCI facciamo insieme

a cura di

mamma Carlotta

attivi cre-am oci!

Il countdown di Pasqua è cominciato da un po’ e noi mamme siamo alla ricerca di un lavoretto pasquale da fare con i più piccoli. Uova, pulcini e coniglietti sono i principali simboli di questa dolce ricorrenza.

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In occasione della festa della mamma, creiamo delle bellissime cornici portafoto con le cannucce colorate. Ma, prima di iniziare il nostro lavoretto, divertiamoci a scattare dei simpatici selfie.

Mamma… Sorridi! Materiale: Cartoncino spesso | Cannucce | Forbice |Taglierino |Colla a caldo | Foglio di acetato (facoltativo) | Fotografia | Carte colorate (facoltative)

Uova di carta stand-up Materiale: Cartoncini colorati | Sagoma uovo | Colla | Nastro colorato | Forbice

1) Prendiamo una sagoma di “uovo” da internet di dimensioni a piacere o facciamola disegnare al nostro bambino. 2) Tracciamo la sagoma d’uovo su cartoncini colorati e ritagliamola. Più sagome ritagliamo, più l’uovo sarà pieno. 3) Pieghiamo le sagome a metà. Incolliamo 2 sagome una sovrapposta all’altra, sulla linea della piega interna. Incolliamo, tra la prima e la seconda, un’altra sagoma piegata. 4) Aggiungiamo nuove sagome piegate, incollandole sempre facendo coincidere la piega alle precedenti. 5) Una volta aggiunte abbastanza sagome piegate, l'uovo starà in piedi da solo! 6) Per finire, prendiamo del nastro colorato e con la colla lo poniamo alla sommità dell’uovo. Ecco l’uovo di Pasqua di carta fatto a mano, fatto da voi!

Con il cartoncino prepariamo la struttura del portafoto, che sarà composta di 3 pezzi: un cartoncino rettangolare intero della misura che desideriamo che fungerà da base; un cartoncino tagliato a forma di “C” per inserire la foto e far sì che non si muova ed infine un cartoncino rettangolare privo del rettangolo centrale che corrisponderà alla misura della foto. 2) Per decorare la cornice prendiamo le cannucce colorate; con la forbice le tagliamo in vari pezzetti, non necessariamente della stessa lunghezza. Con la colla a caldo incolliamo i vari pezzetti, sfalsando la successione di colori nella riga successiva. Dopo della aver ricoperto l’intera superficie della cornice, sul retro si può incollare il foglio di acetato trasparente. Alla fine si ricompone la cornice con gli altri due pezzi di cartone che avevamo realizzato inizialmente. Non rimane che inserire la foto.

fe s t a Ma m ma

Porta gioie per una mamma super glamour! Ecco una delle tante belle idee crerative e originali per un regalo perfetto. Materiale: Stecchini del gelato | Gomma crepla |Pennarelli| Colla a caldo o vinavil

Facciamo colorare ai nostri bambini, anche con i pennarelli, i bastoncini di legno del gelato. Dopodiché con la colla vinavil o colla a caldo iniziamo a creare il nostro quadrato incollando un bastoncino sull’altro creando dapprima la base e poi i lati della nostra scatola, incollando a gruppi di 4 bastoncini alla volta come nella foto. Il coperchio dovrà essere realizzato come la base ed aggiungendo, a proprio piacimento varie decorazioni. 39


LIFE STYLE Moda Fashion a cura di

Rossella Rizzi consulente d’immagine ed event planner

Eh si care mamme, questo è proprio il periodo in cui si concentrano le occasioni più formali.

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cerimonia nell'aria? Come coniugare comodità ed eleganza per far trascorrere una bella giornata anche ai piccoli di casa? Se la cerimonia è in estate o in una giornata primaverile molto calda, meglio preferire tessuti freschi, traspiranti e naturali come il lino e il cotone. Per le femminucce sono molto eleganti gli abiti bianchi, un colore che se scelto da un'invitata ad un matrimonio sarebbe vietato, ma sui bimbi è perfetto, sopratutto per pagetti e damigelle. Balze e pizzi sono i benvenuti così pure accessori per capelli come cerchietti, fiocchi e coroncine di fiori. Per i maschietti la camicia in lino e il pantalone chino sono perfetti sopratutto se coordinati da gilet e magari da un accessorio come il papillon o la cravattina, rigorosamente in tono con l'outfit.

Come scarpine preferite i mocassini o le oxford allacciate per lui e ballerine con il cinturino per lei, per creare subito un look formale ma pur sempre comodo. Se la cerimonia volge alla sera non dimenticate un micro cardigan o una giacchina per coprirsi. Molto chic quest'anno anche i piccoli foulard annodati al collo, sia per lui che per lei! Ovviamente mamme prevedete sempre un piano B, portando un cambio per i vostri bimbi perchè sporcarsi è un attimo, ma non rinunciate all'eleganza della cerimonia nemmeno al ristorante, quindi si al casual purchè si tratti di un outfit di classe e non di una tuta da ginnastica o di una tshirt: quelle vengono indossate tutto il giorno, magari a scuola, ma per una cerimonia è sempre meglio mantenere lo stile!


E per te mamma?

alcuni piccoli consigli per essere sempre al top, accanto al tuo piccolino, in occasione formale:  evitiamo il denim e i tessuti troppo casual come il cotone, ideali per il tempo libero ma non indicati per una cerimonia;  se adorate le gonne optate per un abito o una gonna con blusa, purchè la lunghezza superi il ginocchio: stupende le gonne a ruota midì, che nascondono le rotondità e arrivano al polpaccio. Con una décolletè o una sling back, il risultato sarà ottimale.

Non occorre un tacco 12: il tacco kitten (anche di pochi cm) è di grande tendenza!!  se amate i pantaloni sceglietene un paio morbido e ampio, per esempio una "gonna-pantalone" che risulta subito elegante e ricercata. Se il modello che scegliete è skinny, abbinate una blusa morbida e che copra il primo fianco in modo da non lasciare trasparire le rotondità, nel caso ne aveste ancora qualcuna dopo la gravidanza. Per le cerimonie diurne scegliete colori pastello e fiori, per quelle che vol-

gono alla sera colori più saturi come il blu, il mauve, il tangerine e il rosso porpora. Un ultimo consiglio: se il vostro bimbo è ancora piccolino, prediligete i tessuti tecnici come il poliestere o magari il taffetà che consentono di lavare subito eventuali macchie accidentali, tipiche dei primi mesi ! Voi e il vostro piccolo sarete così perfetti per una giornata elegante, sprizzando stile da tutti i pori!

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ATTIVIAMOCI facciamo insieme

a cura dello chef

Maurizio Fantinato aglio orsino

docente di Enogastronomia presso l’Istituto Alberghiero “G.Cipriani” di Adria (Ro)

la primavera nel piatto!!! Tortelli al tarassaco e ricotta con burro alla margherita, viole o rose e fiori di aglio orsino.

Ingredienti per tre persone

per la pasta 100 gr. di farina 00 100 gr. di farina di grano duro 2 uova petali di circa 18 fiori di viole o di rose per il ripieno 30 gr. di tarassaco già lessato (circa 100 gr. crudo) 200 gr. di ricotta ben sgocciolata 50 gr. di grana padano grattuggiato sale per la salsa 100 gr. di burro 1 cucchiaio di yogurt magro 10 margherite un pizzico di sale

Una ricetta originale dal sapore primaverile. E’ un po’ come prolungare in tavola quel piacere sottile che si prova quando ci si lascia accarezzare dall’aria e baciare dal sole non ancora bollente, coccolare dai profumi dei fiori ed emozionare dai colori di una natura che fa sfoggio di tutta la sua bellezza. Lo avrete di certo capire che qui ora si cucina con I fiori. Lo facevano gli antichi romani, i nomadi del Sahara e i guerrieri Celti… Preparazione

• Per primo prepariamo il ripieno. Mettiamo tutti gli in un mixer e frulliamo

fino a ottenere una crema omogenea. • Sciacquiamo i petali di viola o rosa (non trattata) e mettiamoli ad asciugare tra due fogli di carta assorbente. • Misceliamo le farine, uniamo le uova e impastiamo come le nostre nonne ci hanno insegnato. • Stendiamo la pasta e, prima di dare un’ultima tirata alla sfoglia, mettiamo tra due strati i petali. Tiriamo quindi la sfoglia un’ultima volta, fino ad avere i petali visibili in trasparenza. • Adagiamo per bene il ripieno a cucchiaini sulla sfoglia. E copriamo con un’altra sfoglia. “Coppiamo” i tortelli come più ci piace. • Per la cottura, ricordiamoci che serve abbondante acqua salata. Vanno conditi con il burro fuso aromatizzato, del grana grattugiato, alcuni petali di aglio orsino e alcune viole o petali di margherite. E’ la primavera nel piatto!!!

tarassaco

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curioSando nel magico mondo della fiera del libro Dal primo al quattro aprile si è tenuta la Bologna Children's Book Fair, letteralmente la Fiera del libro per bambini di Bologna, che da oltre 50 anni è un appuntamento imperdibile per gli operatori nel mondo dell’editoria e per gli appassionati di letteratura per l'infanzia. La fiera, oltre alla presenza della maggior parte gli editori italiani e stranieri, propone un ricco programma di appuntamenti e si conferma ogni anno come il palcoscenico ideale di prestigiosi premi internazionali per l’editoria per ragazzi. È un’occasione perfetta per gli amanti del libro per immergersi in albi illustrati appena pubblicati o in vecchie uscite che ancora non avevano scovato. Un enorme via vai di persone ha abitato i padiglioni ricchi di colori e di nazionalità, giovani scrittori e illustratori che sfilavano tra gli stand degli editori mostrando fieri i loro lavori, ascoltando consigli e stringendo nuove collaborazioni. Come si fa a descrivere l'emozione e l'impazienza che accompagna una libraia, che si occupa del settore dedicato all'infanzia, nel partecipare a un evento così importante e di portata mondiale? Assolutamente impossibile, come difficile diventa la scelta degli eventi ai quali partecipare. Dopo un anno di letture, recensioni e analisi un evento in particolare che non può essere perso di vista: la proclamazione dei finalisti del

Premio Andersen, il più ambito rico-

noscimento attribuito ai libri per ragazzi, ai loro autori, illustratori ed editori. È l’occasione per riflettere sull’annata editoriale con un’attenzione particolare alle produzioni più innovative e originali. Ecco allora alcune delle categorie con i titoli in corsa per essere proclamati vincitori sabato 25 maggio nell'ambito della rassegna Genova Città del Libro per Bambini e Ragazzi ............... A inizio giornata, all’entrata della fiera, enormi pannelli bianchi accoglievano i visitatori, che all’uscita si ritrovavano circondati da un’esplosione di colori e fantasia: per tutto il giorno artisti provenienti da tutto il mondo hanno esposto lì le loro opere, con i loro biglietti da visita. Tantissime mani che sperano di vedere una loro illustrazione, un giorno, come la cornice perfetta per un testo ancora da scoprire. Quest’anno il sogno sarà realizzato per Sarah Mazzetti, vinci-

trice italiana della decima edizione del Premio Internazionale d’Illustrazione.

La Bologna Children's Book Fair è un’occasione speciale per avere accesso a quell’immenso e magico mondo creato per i bambini, che sa emozionare anche i cuori adulti. È il posto giusto dove sognare, lasciarsi stupire e costruire nuovi legami per il futuro. A tutti gli artisti: continuate a creare.

TITOLI IN CONCORSO

• Miglior libro 0/6 anni Nina e Teo (Kalandraka) di Antonio Ventura e Alejandra Estrada, trad. di Elena Cannelli La cosa più importante (Orecchio acerbo) di Margaret Wise Brown, ill. di Leonard Weisgard, trad. di L. Spatocco Il più folle e divertente libro illustrato del mondo di Otto (Franco Cosimo Panini) di Tom Schamp, trad. di Paola Cantatore • Miglior libro 6/9 anni Tempestina (Lupoguido) di Lena Anderson, trad. di Laura Cangemi Miss Rumphius (Atlandide) di Barbara Cooney, trad. di Flavia Piccinni Seb e la conchiglia (Verbavolant) di Claudia Mencaroni, ill. di L.Montalto • Miglior albo illustrato: Il brutto anatroccolo (Zoolibri) di H.C. Andersen, ill. di Veronica Ruffato La diga (Orecchio acerbo) di David Almond, ill. di Levi Pinfold, trad. di Damiano Abeni Terraneo (Gallucci) di Marino Amodio e Vincenzo Del Vecchio Miglior libro senza parole (Silent Book) Un lupo nella neve (Clichy) di Matthew Cordell Clown (Camelozampa) di Quentin Blake Immagina (Carthusia) di Anastasia Suvorova

la mostra degli illustratori

a cura di

Annarosa Granata libraia di Adria 43


TO BE A CATERPILLAR CENTOSTORIE favole

Micol Agio

favola di

Micol Agio illustrazioni di

Emilia Mazzetto studentessa Liceo Artistico “Roccati� Rovigo

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Once upon a time, in a big big garden full of flowers and bugs, lived a mother caterpillar and her son Cater. They were long and green bugs, with lots of strong legs and two short antennae. They lived happily in a community in which Cater and the other caterpillars went to school together and played along every day. Their teacher, the Wise Spider, always told them to stay close to each other and don't go outside the green areas of the garden. So, they spent long hours playing hideand-seek behind the daisies and the fallen pieces of bark, until one day, towards the beginning of spring, something happened: some of Cater's friends started turning into butterflies. Cater asked the teacher: "Wise Spider, why are all the other caterpillars turning into butterflies?" "Because this is the law of nature: some caterpillars, at a certain stage of their life, turn into butterflies. Maybe someday you will turn too, or maybe you won't. Not all caterpillars turn into butterflies, but this is not important, as long as you remain friends."So from that moment on, Cater waited, and waited, and waited... he was looking forward to becoming a butterfly, because in just a few months all of his friends had already turned, except for him. But time went on and Cater didn't turn. He was feeling very sad because all of his friends were now butterflies, and he was the only one different. The butterflies started to leave him behind, while now that they had wings, they went playing outside the green areas of the garden. "We don't want you anymore! You are ugly and you can't fly. We don't want someone like you in our group!" The butterflies kept saying these horrible things to Cater. While he was alone and sad, they flew away to play above the daisies. Even if Wise Spider had told them to stay close, they didn't listen and did whatever they wanted, because they were the most beautiful and


bruco

ESSERE UN

C'erano una volta, in un grande grande giardino pieno di fiori e insetti, una mamma bruco e suo figlio Cater. Erano lunghi insetti verdi, con molte zampette forti e due corte antenne. Vivevano felicemente in una comunità, in cui Cater e gli altri bruchi andavano a scuola insieme e giocavano in gruppo ogni giorno. Il loro maestro, il Ragno Saggio, diceva sempre loro di stare vicini e non andare all'esterno delle aree verdi del giardino. Così, passavano lunghe ore a giocare a nascondino dietro le margherite e i pezzi di corteccia caduta, finché un giorno, verso l'inizio della primavera, accadde qualcosa: alcuni degli amici di Cater iniziarono a trasformarsi in farfalle. Cater chiese al maestro: "Ragno Saggio, perché tutti gli altri bruchi stanno diventando farfalle?" "Perché questa è la legge della natura: alcuni bruchi, a un certo punto della loro vita, si trasformano in farfalle. Forse un giorno anche tu ti trasformerai, o forse no. Non tutti i bruchi diventano farfalle, ma questo non è importante, fintanto che rimarrete amici." Così, da quel momento in poi Cater aspettò e aspettò e aspettò... non vedeva l'ora di diventare una farfalla, perché in solo pochi mesi tutti i suoi amici si erano trasformati, al di fuori di lui. Ma il tempo passò e Cater non si trasformò. Si sentiva veramente triste perché tutti i suoi amici ora erano farfalle e lui era l'unico diverso. Le farfalle iniziarono a lasciarlo indietro, mentre ora che avevano le ali, se ne andavano a giocare fuori dalle aree verdi del giardino. "Noi non ti vogliamo più! Sei brutto e non sai volare. Non vogliamo qualcuno come te nel nostro gruppo!" Le farfalle continuavano a dire queste cose orribili a Cater. Mentre era solo e triste, loro volavano lontano per giocare al di sopra delle margherite. Anche se il Ragno Saggio aveva detto loro di stare vicine, non ascoltavano e facevano tutto quello che volevano, perché erano le più belle e aggraziate di tutti gli insetti e si sentivano potenti. Stanco della situazione, Cater andò da sua madre e le chiese: "Mamma, perché tutti i miei amici si sono trasformati, e io no?" "Oh, figliolo." Rispose sua madre. "Questo è perché noi siamo una specie diversa. Noi non ci trasformiamo in farfalle, ma rimaniamo bruchi per tutta la nostra vita. Però è fantastico! Siamo intelligenti, siamo 45


graceful of all insects and they felt powerful. Tired of this situation, Cater went to his mother and asked: "Mum, why have all my friends turned into butterflies, except for me?" "Oh, son." his mum answered. "That is because we are a different species. We don't turn into butterflies, we remain caterpillars for all of our lives. But this is great! We are intelligent, we are strong and we have a very kind heart."Cater didn't believe his mother: "I don't want to be a caterpillar! I am just ugly and my friends don't want to play with me anymore!" Cater spent the whole day trying to become a butterfly: he collected two leaves and painted them pink, blue and yellow, as if they were butterfly wings. Then he picked two little blossoms and he put them on his antennae: now he was just like his friends! He went out and found the butterflies outside the green areas of the garden. He proudly showed them his new wings and antennae, but they laughed at him and told him to go away. Sad and disappointed, the caterpillar hid behind a piece of fallen bark, crying all alone.

A few time later, the sky was getting darker. Grey and heavy clouds had covered the sun and a strong, cold wind had started to blow: soon there would be a storm. Cater knew he had to go home, but he had heard the butterflies scream: "Help us! We are too light, the wind is blowing us away! We are too far from the grass and we can't hold on to anything! We are going to die!" Even if Cater was still angry, he really had a kind heart, so he decided to help his friends. Thanks to his strength, he pulled the piece of bark to where the butterflies were flying. He thought about a very smart plan: he lifted the bark, so it worked as a shield and it blocked the wind. Behind the protection of the bark, the butterflies were finally able to fly down and reach the earth, just in time before the storm could blow them away. "Thanks, Cater, you just saved our lives!" The butterflies were very grateful to Cater. They didn't believe they had treated him so badly. After all, he was their friend and he had a lot of great qualities, even if he was aesthetically different. He was the strongest of them all, and the smartest, and absolutely the kindest! The butterflies had learnt a lot from him and from the whole experience. First of all, they would always listen to Wise Spider... at the end of the day, he was truly wise! Then, they apologised to Cater and swore they would never treat someone badly again. They realised they were not perfect: they had weaknesses too, like the rest of us. From that day on, the butterflies and Cater became best friends. Whenever Cater felt unconfident, he remembered his mother's words and finally, he was very very happy to be a caterpillar. 46


forti e abbiamo un cuore molto gentile." Cater non credeva a sua madre: "Io non voglio essere un bruco! Sono solamente brutto e i miei amici non vogliono più giocare con me!" Cater passò l'intero giorno a provare ad essere una farfalla: raccolse due foglie e le dipinse di rosa, blu e giallo, come se fossero ali di farfalla. Poi raccolse due piccoli boccioli e se li mise sulle antenne: ora era proprio come i suoi amici! Uscì e trovò le farfalle al di fuori delle aree verdi del giardino. Mostrò loro con orgoglio le sue nuove ali e le sue nuove antenne, ma loro risero di lui e gli dissero di andarsene. Triste e deluso, il bruco si nascose dietro un pezzo di corteccia caduta a piangere tutto solo. Poco tempo dopo, il cielo si stava facendo più scuro. Nuvole grigie e pesanti avevano coperto il sole e un forte, freddo vento aveva cominciato a soffiare: presto ci sarebbe stata una tempesta. Cater sapeva che avrebbe dovuto andare a casa, ma aveva sentito le farfalle gridare: "Aiutateci! Siamo troppo leggere, il vento ci sta soffiando via! Siamo troppo lontane dall'erba e non possiamo aggrapparci a nulla! Moriremo!" Anche se Cater era ancora arrabbiato, aveva davvero un cuore gentile, così decise di aiutare i suoi amici. Grazie alla sua forza, tirò il pezzo di corteccia fino a dove stavano volando le farfalle. Pensò a un piano molto intelligente: sollevò la corteccia, così funzionò come uno scudo e bloccò il vento. Dietro alla protezione della corteccia, le farfalle riuscirono finalmente a volare in basso e raggiungere il terreno, giusto in tempo prima che la tempesta potesse soffiarle via. "Grazie Carter, ci hai appena salvato la vita!" Le farfalle erano molto grate a Cater. Era il più forte di tutti loro, e il più intelligente, e assolutamente il più gentile! Le farfalle avevano imparato molto da lui e dall'intera esperienza. Si scusarono con Cater e giurarono che non avrebbero mai più trattato male qualcuno. Avevano realizzato di non essere perfette, ma di avere tante debolezze, come tutti. Da quel momento in poi, le farfalle e Cater rinsaldarono la loro amicizia. Ogni volta in cui Cater si sentiva insicuro, si ricordava delle parole di sua madre e, finalmente, era davvero davvero felice di essere un bruco. 47


grafica: Promo Studio Rovigo


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