N.6 DICEMBRE ‘19-GEN. ‘20
Supplemento al Settimanale Via Vai n. 45/ 29 novembre 2019 COPIA OMAGGIO
DEDICATO AI GENITORI E AI BAMBINI DA ZERO A TREDICI
Sofia Boccato
f viavaideipiccoli | www.viavaideipiccoli.it
Sommario
n. 6 - 2019/2020 dicembre/gennaio Direttore:
Flavia Micol Andreasi
Carlotta Ravanello
Elena Montecchio
micolandreasi@gmail.com
PARLIAMONE
Caporedattore Carlotta Ravanello
08. 10. 13. 16. 22. 31.
carlotta.ravanello@gmail.com
Redazione e Grafica redazione@viavaideipiccoli.it
M.Chiara Ghinato
Natascia Pavani
Flavia Micol Andreasi Mariachiara Ghinato Elena Montecchio Natascia Pavani Carlotta Ravanello Progetto grafico Mariachiara Ghinato chiaraghinato@gmail.com
Franco Ravanello
Roberto Samiolo
Stampa Grafiche Nuova Tipografia Corbola (Ro)
Il Viavai dei Piccoli supplemento al Settimanale Via Vai Reg. Tribunale di Rovigo n.1/94 del 9/2/94 Direttore Responsabile: dr. Flavia Micol Andreasi Promo Studio Editore Rovigo. Via Sacro Cuore 7 tel. 0425.28282 cell. 329 6816510 info@viavainet.it
Promo Studio Comunicazione grafica e pubblicità
Concessionaria pubblicità PROMO STUDIO snc adv@viavaideipiccoli.it
Franco Ravanello franco.ravanello@gmail.com
Roberto Samiolo
ATTIVIAMOCI 05. 14. 19. 38. 44. 45.
Girotonda sotto l’albero Trento, non solo mercatini Una ghirlanda per augurare.. Pan del Doge, Pan di zenzero Facciamo...Babbo Natale Facciamo... I passatelli
INTERVISTE 29. Mia Canestrini
CULTURA 32. Madame Butterfly 34. Polexinus 46. Una storia di resistenza e d’amore
samioloroberto@gmail.com
hanno collaborato: Eleonora Bagnaresi, Sara Bordiga, Francesca Bovo, Marta Cestari, Roberta Callegari, Maurizio Fantinato, Veronica Ferrarese, Erica Finotti, Giulia Franco, Elisa Greggio, Elettra Maggiolo, Roberto Mattei, Emilia Mazzetto, Raffaele Peretto, Rossella Rizzi, Anna Segato Francesco Toso, Alessandra Tozzi, Enrico Turcato, Giulia Ziviani. copertina di Sofia Boccato illustratrice si ringraziano: le edicole e le farmacie per la collaborazione
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Così è Natale Natale in Burundi È tempo di salire sul palco Giochi con tuo figlio? Conoscere i BES Pianeta Dog
CENTOSTORIE 41. Il natale tra le pagine di un libro 42. Tif Tof e il mago del fiume
STAR BENE 20. In linea anche a Natale 26. Disturbi dello sviluppo puberale 40. Visione e attività sportiva
LIFE STYLE 28. Trap-pole in musica 46. La valigia dell’amore
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DA R E F IDU CI A
editoriale
Micol Andreasi direttore
E’ una consuetudine di casa nostra quella di costruire il Presepe interamente a mano. Creiamo anche le statuine e da un po’ di anni ci piace usare la pasta sale. A dire il vero, nonostante l’ambiziosa aspettativa, non ne esce mai un capolavoro. Ma è un modo come un altro per condividere l’attesa della festa più importante dell’anno e per riflettere su ciò che questo evento ha ancora da dire. Stavamo impastando i personaggi quando mia figlia mi ha chiesto: “Perché quest’anno non facciamo più grande Giuseppe?”. “Più grande di cosa?”. “Più grande di tutti, anche di Maria e Gesù!”. “Perché mai?” - ho ribattuto con un pizzico di arroganza io, che ho la fissa della giusta proporzione e dell’equilibrio tra le parti -. “Perché lui, Maria e Gesù, li ha tenuti in braccio insieme”. Non ho osato chiederle di più. Perché l’immagine di quell’uomo, capace di contenere tra le sue braccia la fragilità di una moglie in preda alle doglie del parto e poi del suo piccolo neonato, mi ha commosso. Una volta essiccata la statuina, la sua evidente sproporzione, per un attimo, mi ha disorientata. Così grande mi sembrava un affronto alle tante e pur giuste rivendicazioni di uguaglianza, di parità tra uomini e donne, che fuori e dentro le famiglie accendono tanto spesso gli animi. I principi azzurri, si sa, sono scomparsi dall’immaginario romantico persino delle favole, le nuove principesse si salvano da sole. E benché non si tratti di una favola, perché mai dovrebbe fare eccezione la statuina nel mio presepe? Stavamo posizionando la sacra famiglia dentro la capanna, quando mia figlia, entusiasta, ha esclamato: “Vedi che avevo ragione a volere Giuseppe più grande!”.
La grandezza di Giuseppe: forse è la prima volta che ne prendo realmente coscienza. E’ la grandezza di un uomo di fede, silenzioso e umile, che ha avuto il coraggio di dire di si all’angelo del Signore. Ma è soprattutto la grandezza di un uomo innamorato che non ha dubitato della sua donna. Prima di sposarla, prima di vivere sotto lo stesso tetto, ha creduto a Maria, ha partecipato con gioia all’attesa per la nascita di quel bambino figlio dello Spirito Santo. Se ne è assunto la responsabilità. Non ha avuto paura dell’opinione altrui, non si è lasciato spaventare dalle avversità. Giuseppe: un gigante di fiducia, senza il quale non sarebbe stato possibile portare a compimento il progetto divino. Mi fermo spesso in questi giorni davanti al nostro presepe, osservo l’immagine di Giuseppe e provo a riflettere su ciò che vuol dire a me. Un invito a ripartire dalla fiducia, fulcro e sostanza di ogni relazione: con mia figlia, con mio marito, con i miei studenti, con i miei colleghi, con le altre persone che incontro. Principio di ogni nuova relazione e cemento per rinsaldare quelle che sembravano sfilacciate. Dare fiducia: ovvero credere che l’altro, senza imposizioni, senza minacce, senza alcuna volontà di controllo, sia in grado di fare ciò che è buono e bello. Significa dare del tu all’altro. Un tu reale. Non un altro da me, uno qualunque o qualsiasi di cui in realtà non mi interessa fino in fondo, ma un tu vicino. Significa farsi a nostra volta degni di fiducia e non perché ce lo siamo guadagnati sforzandoci, ma semplicemente partecipando alla vita delle persone con cui abbiamo a che fare in modo immediato e naturale, prendendo su di noi la responsabilità che da ciò deriva. Giuseppe è nel mio presepe sproporzionatamente più grande. E’ l’invito alla fiducia di cui, forse, abbiamo tutti bisogno per ricominciare. 3
Girotonda sotto l’albero II Edizione
ROVIGO SABATO 14 E DOMENICA 15 DICEMBRE 2019 Due giorni per immergerci nell’atmosfera natalizia secondo tradizione con le luci, le bancarelle, i regali, i giochi, i laboratori, i canti natalizi. Girotonda Sotto l’albero è una festa per tutti, per i bambini, per le famiglie, per la città. Ci fa rivivere l’emozione, la magia dell’attesa e dei preparativi, aspettando il Natale con gli occhi dei bambini e i doni del cuore.
Ass. culturale L’Asino d’Oro
Comune di Rovigo Patrocinio
Buone feste Associazione culturale l’Asino d’oro Via Vai dei Piccoli, Associazione Giovani Smile e Atelier Danza.
GRAN GUARDIA piazza Vittorio Emanuele II angolo Via Cesare Battisti
VIA CESARE BATTISTI tra Piazza Vittorio Emanuele II e Corso del Popolo
SOTTO L’ALBERO 5
IDEE-REGALO, GIOCHI E & ANIMAZIONE androne Gran Guardia sabato 14 e dom.15 dicembre 2019 ore 9.30-12.30 e 15.00-19.00
IDEE REGALO • Hockety Pockety • Fioreria Boscolo • Bottoni e Nuvole • La' Crea • Lo Zuccherino • Yves Rocher Cristina Malaspina • La Boutique di Monica
LIBROSCAMBIO L’angolo dove scambiarsi i libri. Via Cesare Battisti sabato 14 e dom.15 dicembre ore 9.30-12.30 e 15.00-19.00
ANGOLO SELFIE per le foto-ricordo con le nostre mascotte e la cassetta dove imbucare la letterina a Babbo Natale
DEGUSTAZIONE PRODOTTI • Az. agric.Corte Carezzabella • Azienda agricola Valier • Azienda agricola S.Bonifacio • Zucchero filato
ANIMAZIONE PREMIAZIONE sabato 14 dicembre ore 17.00 androne Gran Guardia Concorso “Colora il tuo Occhiale” Premiazione dei 12 vincitori
SOTTO L’ALBERO
a cura dell’Ass.ne Giovani Smile • Truccabimbi • Sculture di palloncini • Balli di gruppo
LABORATORI Rovigo piazza Vittorio E.II Gran Guardia, sala interna €12.00 (bambino+adulto) iscrizione obbligatoria su: WhatsApp 342 1330495 pagina FB vvpiccoli
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sabato 14 dic. ore 10.30 - 12.00 età consigliata 5+
sabato 14 dic. ore 15.30 - 17.00 età consigliata 3+
sabato 14 dic. ore 17.00 - 18.30 età consigliata 5+
LA COMETA AL CASTELLO
ATTACCHI D’ARTE NATALIZI
PINGUINO NATALINO
a cura di Evelin Crepaldi Il racconto di uno strano sogno animato dalla presenza della frizzante Signora della Notte guiderà la fantasia dei bambini per creare un presepio ambientato nel suggestivo scenario dei giardini del Castello di Rovigo. Colle alla mano, forbici, muschio, legni e tanto ingegno è tutto quello che serve.
a cura di Alessia e Federico Con la tecnica del sandpainting, ovvero con la colorazione della sabbia usando i "Sabbiarelli" i bambini creeranno alcuni addobbi natalizi (bidimensionali e tridimensionali) La fantasia e le infinite combinazioni di colore e sfumature sporteranno a creare l’addobbo perfetto per rendere il Natale magico e scintillante
a cura di Silvia Bordin Pannolenci, ovatta, ago, filo e pom pom: questi gli ingredienti che andranno a comporre i nostri pinguini da appendere all'albero di Natale! Nel laboratorio si useranno ago per cucire a mano. Silvia è una fan di mago Merlino! Hockety Pockety è il suo brand artigianale dove crea accessori per grandi e piccini.
SPETTACOLI Gran Guardia, scalinata sabato 14 dic. ore 18.30
CHRISTMAS BUBBLE SHOW
LA VIA DEI BALOCCHI domenica 15 dicembre 2019 - Via Cesare Battisti a cura di Kormetea Artis Giochi creativi di legno costruiti artigianalmente in grado di coinvolgere tutte le fasce d'età(giochi di lancio, giochi competitivi, giochi cooperativi, giochi di equilibrio, ecc.) con angolo allestito per i più piccoli
Compagnia H2O Le bolle di sapone non hanno età e affascinano piccoli e grandi. La compagnia H2O Bolle vi emozioneranno e vi faranno sognare. Bolle di fumo, giganti, minuscole, volanti. Uno spettacolo che vi farà rimanere a bocca aperta. Sarà come vivere nelle favole, dove le bolle danzano e piovono dal cielo.
LETTURE ANIMATE a cura dell’Ass.ne Giovani Smile Androne Gran Guardia e Via Cesare Battisti sabato 14 dicembre ore 10.00 domenica 15 dic. ore 10.00 - 11.00 16.00 e 17.00 Androne Gran Guardia sabato 14 dicembre ore 11.00 GATTO TOMEO E I COLORI Alberto Cristini presenta un nuovo gioco per divertirsi e imparare
domenica 15 dic. ore 18.30
CONCERTO DI NATALE Coro di Voci Bianche “Leopold Mozart” diretto da Francesco Toso Il Coro di voci bianche dell’Accademia Musicale Venezze è intitolato al padre del celebre Wolfang Amadeus Mozart “Leopold Mozart” famoso didatta e grande musicista del’epoca barocca che tanta attenzione aveva dedicato alla formazione dei giovani, famosissima la sua Sinfonia dei Giocattoli. Il Coro è un luogo privilegiato di crescita musicale e personale dove fare musica insieme divertendosi, imparando, condividendo gioie e fatiche
dom. 15 dic. ore 10.30 - 12.00 età consigliata 4+
dom.15 dic. ore 15.30 - 17.00 età consigliata 4+
dom.15 dic. ore 17.00 - 18.30 età consigliata 5+
dom. 15 dic. ore 17.00 - 18.30 età consigliata 6+
IMPASTIAMO IL NOSTRO ADDOBBO DI PANE
SPORCHIAMOCI LE MANI
LA RENNA COMETA
IL PAESAGGIO DI NATALE
a cura di Marta Cestari Laboratorio con i fiori Nella mia piccola bottega creo lavori combinando Natura, Arte e altre Culture, cercando di limitare l'impatto che possono avere sull'ambiente: proprio per questo utilizzo, quando è possibile, materiali ed oggetti di riciclo.
a cura di Carlotta Tognin “Lo zuccherino” è un laboratorio itinerante di fiocchi da indossare tra i capelli o su un capo di abbigliamento. Ago, filo, nastri, perline e una piccola valigetta, sono tutto ciò che serve per creare la renna Cometa. Tra le sue gambe potrai nascondere un biglietto con i tuoi desideri! Sarà lei a portarli in segreto a Babbo Natale.
a cura di Maurizio G. Pizzo I bambini impareranno a piegare alcuni personaggi tradizionali come la renna, gli gnomi, l’albero… Andremo conoscere le infinità possibilità costruttive e creative che la carta può dare. L’origamo si può praticare ad ogni età e l’unico strumento necessario sono le mani.
a cura di Arabella Mazzetto Lettura e successivo laboratorio ludico-creativo finalizzati a far conoscere ai bimbi in maniera simpatica e divertente come si fa il pane, quali sono gli ingredienti necessari e la loro provenienza. Insieme realizzeremo il nostro gustoso addobbo di Natale, lo decoreremo insieme per renderlo dolce o salato.
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PARLIAMONE Festività
CERCARE STUPIRSI CAMMINARE INSIEME
a cura di
don Enrico Turcato Servizio pastorale giovanile diocesi di Adria-Rovigo
così è
Natale
Come vivere oggi il Natale? Come farlo vivere a nostri ragazzi?
Due domande per nulla scontate perché chiedono a noi di mantenere insieme la tradizione e il motivo per cui questa è nata. Vorrei, con voi, riscoprire le motivazioni facendo un viaggio ideale tra i personaggi del presepe. Un percorso, breve, tra i volti di quei personaggi che tante volte, in casa, insieme ai nostri piccoli poniamo accanto alla capanna, tra muschio, paglia, carta crespa e cieli stellati. Le statuine del presepe, non sono realizzate a caso, ognuna di esse parla e racconta una storia, raccoglie nell’espressione del volto e del corpo un atteggiamento con cui vivere il Natale. Il pastore con la lanterna.
Nel nostro presepe non manca mai il pastore con la lanterna. È l’uomo pellegrino, il viaggiatore, colui che ricerca la strada. Ci suggerisce l’atteggiamento della ricerca. Il pellegrino, il viaggiatore è l’uomo che rimane in ricerca, che non si accontenta di ciò che ha trovato. Non gli basta il Natale di sempre, non gli basta sapere che a Betlemme due millenni fa, è nato un bambino. L’uomo con la lanterna è colui che si interessa di quel bambino, si chiede chi sia quel piccolo nato nella povertà, fragile segno di qualcosa di più grande che magari non si comprende fino in fondo. Occorre quindi guardare oltre la luce della propria lanterna, oltre il bagliore del “già capito”. Occorre tornare a stupirsi.
É questo l’atteggiamento del pastore che incontriamo poco oltre, sulla strada verso la stalla. Un pastore dimesso, abito di vello di pecora, pantaloni arruffati e uno 8
Il Natale è la festa dell’incontro.
Il Natale non rende tutti più buoni, diciamocelo chiaramente. Il Natale ci aiuta a pensarci dentro una storia in cui io esco dal mio egoismo per andare incontro all’altro. Il Natale è la festa dell’incontro. Dio, l’inaccessibile, si fa vicino, prende la nostra carne. Come possiamo festeggiare senza uno sguardo che ci superi, che vada oltre noi stessi? Non un semplice altruismo ma un sentirci in cammino, i più forti accanto ai più deboli, i più giovani accanto ai più anziani. Insieme, in strada, tutti in cammino. Sulla stessa strada verso Betlemme, verso la stalla, dove un Bambino è nato per noi. Gesù Bambino
sguardo cristallino, aperto verso il cielo. Le labbra socchiuse come quelle di un piccolo davanti ad un dono e le braccia aperte per accogliere quel regalo. Lo stupore chiede di accorgersi dei dettagli, delle piccole cose che fanno la differenza. Al di là delle derive commerciali, i doni che ci scambiamo a Natale, possono essere strumenti che ci fanno ancora sorprendere. Abbiamo bisogno tutti, anche noi grandi, almeno un giorno all’anno, di poterci stupire per un dono inaspettato. Perché togliere ai piccoli il gusto dello stupore solo perché noi grandi pensiamo di non averne più bisogno? La storia del Natale non è una fiaba che finisce è una storia che continua, un Dio che si fa carne ogni giorno e pone sul nostro cammino segni piccoli, fragili, che, se accolti, ritornano a sorprenderci. Verso il Natale si va insieme, piccoli e grandi, vecchi e bambini, adulti e giovani. Non mancano mai infatti, nei nostri presepi le statuette multiple. La mamma con il suo bambino, l’anziano con il più giovane…
Gesù bambino non è un dettaglio del presepe, è il centro e il motivo per cui da ogni dove uomini e donne vivono questa festa di luce. È il segno che forse fatichiamo di più ad accogliere ma è il senso del Natale stesso. Se perdiamo lui, ci manca il motivo della festa. La strada non ha una méta, il cammino perde significato. Cercare, stupirsi e camminare insieme sono solo tre atteggiamenti che ci possono aiutare a vivere bene questo Natale. A ridarci il motivo per cui dirci “Buon Natale”. don Enrico Turcato. Ordinato sacerdote l’11 giugno del 2011. Prima di quella data, oltre agli studi Teologici, aveva frequentato il Liceo scientifico Paleocapa di Rovigo. Per 7 anni don Enrico è stato parroco della comunità di Santa Sofia a Lendinara. Da qualche tempo è il responsabile dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Adria e Rovigo e della Pastorale Giovanile. “Dare attenzione ai giovani – afferma – è contribuire a creare uno spazio NON per qualcuno, MA aperto a TUTTI”. Dal 2019 è il coordinatore della Settimana, il periodico della diocesano che esce in allegato all’Avvenire.
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PARLIAMONE mondi diversi
Natale buruNdi in
la bellezza della festa condivisa a cura di
Elettra Maggiolo
La Famiglia Missionaria della Redenzione è un ordine costituito da Missionari e Missionarie, Laici, Famiglie, e Giovani per la Missione. E' presente oltre che in Italia, con sede a Rovigo, anche in Brasile e Burundi. Lo stile missionario che le è proprio parte dalle nostre case e arriva ad aprirsi al mondo, condividendo una spiritualità incarnata nella quotidianità. Elettra Maggiolo: "Giovane per la Missione", coinvolta nell'animazione dell'infanzia missionaria e nella formazione dei ragazzi.
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Il Burundi, un piccolo stato collinare al centro dell’Africa, vive ancor oggi una situazione di instabilità politica ed economica che lo porta nella classifica tra i paesi più poveri del mondo. Ma anche là fra qualche giorno sarà Natale, anche là si assaporerà la bellezza della festa condivisa. Proprio la bellezza insita in questi momenti, secondo Simone Weil, ci obbliga ad abbandonare la nostra immaginaria posizione di centralità: non è che non siamo più al centro del mondo…non lo siamo mai stati. Consapevoli di questo proviamo a cedere volontariamente il campo alle cose o alle persone belle che ci stanno di fronte, per riscoprire l’autentica e dirompente bellezza di incontrarsi con l’Altro.
I doni
Tanti poi ritornano in famiglia per rivivere il Natale insieme, ognuno portando doni per gli altri: cibo, qualche bibita, materiale per la casa: si canta, si danza, si fa festa intorno a queste poche cose. Di solito a Natale i genitori, se possono, comprano scarpe e vestiti nuovi per i loro figli. Ma soprattutto cercano di cucinare al meglio quel giorno. C’è riso a tavola e, in particolare per le famiglie povere, non è così scontato poterne mangiare. È il cibo della festa, unito per chi Stare assieme, condividere Ed è proprio lo stare assieme, il condivi- può anche ad un pugno di carne. Alcune fadere, che caratterizza il Natale in Burundi. miglie che hanno un po’ di possibilità econoLucia, responsabile della Famiglia Missio- mica invitano i poveri del loro villaggio o del naria della Redenzione in quella terra, rac- loro quartiere, ma anche semplicemente laconta come tante persone quel giorno sciano le porte aperte a chiunque passi. vadano a Messa, anche quelli che sono poco I bambini o per niente praticanti, perché è un mo- I bambini e i ragazzi, veri protagonisti di quemento di ritrovo, per poter salutare amici e sta festa, non si limitano a ricevere, ma a loro parenti che vengono da lontano, arrivati volta donano. In particolare per i bambini nella parrocchia di origine con i mezzi di dell’Infanzia Missionaria è tempo forte per fortuna più disparati, persino percorrendo pensare ai propri coetanei poveri del mondo. a piedi diversi chilometri. I bambini e i Riferisce, Julienne, responsabile dell’Infanzia ragazzi si preparano addirittura un mese Missionaria a Yoba, che i ragazzi si organizprima con delle variopinte danze per l’ani- zano per il servizio della chiarastella, adornati mazione di questa speciale celebrazione. con i colori dei 5 continenti e con piccole stelle Dappertutto si respira un clima di gioia e che illuminano le strade. Accompagnati dai di festa.
loro animatori vanno di casa in casa per chiedere offerte per aiutare altri bambini e ragazzi bisognosi. Nelle case augurano la pace a quelli che ci abitano, entrando nelle famiglie cantando, danzando e, soprattutto, portando un lieto messaggio, tanto che tutti li accolgono con gioia, persino i non credenti chiedono a questi bambini di passare nelle loro case, come segno di benedizione, e a loro volta offrono doni: cibo, vestiti, denaro, ognuno secondo quello che ha. Questi doni vengono recapitati ed utilizzati, in base alle diverse esigenze, dall’Infanzia Missionaria parrocchiana, diocesana, nazionale e poi fino a Roma dove vengono indirizzati all’Infanzia Missionaria internazionale.
Si pensi che la sola umile Diocesi di Gitega ha potuto raccogliere l’anno scorso più di 7000 euro destinati a questa solidarietà tra i bambini. Ecco, il Natale in Burundi è questo inanellarsi di piccoli, significativi, gesti. È questo continuo pensiero per l’altro, grande o piccolo. È questo felice incontrarsi, condividendo in semplicità. “Spesso attendiamo la felicità sulle strade che vogliamo noi e non su quelle sulle quali cammina lei; non riusciamo a concepirla distinta dal grande. Ma la felicità è fatta di piccole cose”. Ogni felice vivere è incontrare gli altri lungo la strada. Buoni incontri e… Buon Natale! Noweri nziza!
il Natale in Burundi è questo felice incontrarsi, condividendo in semplicità. Buon Natale! Noweri nziza!
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PARLIAMONE Psicologia
e’ tempo di Salire Sul palco Tutti pronti al saggio natalizio. Natale è
a cura di
Anna Segato Psicologa Responsabile nido in famiglia "Il Giardino dei Cuccioli"
ormai alle porte e con sé porta tutta una serie di appuntamenti immancabili: la corsa ai regali, i preparativi per il presepe e l'albero, cene varie e le immancabili recite scolastiche. Ammettiamolo cari genitori, quanti di voi sono già lì, agenda alla mano, per incastrare la partecipazione allo spettacolo scolastico, in mezzo agli altri mille impegni di questo periodo?!? A cominciare dalla scuola materna, fino alla primaria con date e appuntamenti che si rincorrono all’impazzata. I genitori cercano di districarsi tra gli impegni, prendendo permessi e cercando di essere presenti sempre e comunque, quando il proprio figlio si esibisce in qualche attività. Gioie e Dolori. Qualcuno attende questo appuntamento dall'inizio dell'anno, altri spererebbero di essere già al 30 di Giugno e aver concluso qualsiasi impegno riguardante la scuola. E i nostri bambini? Loro come si sentono e come si preparano a questo appuntamento "importante"? Tutti questi impegni fanno loro bene, oppure li caricano di ulteriore stress? E’ un dilemma su cui mamme e papà dibattono da sempre e di continuo. C’è chi dice che si tratta di ulteriore fatica per i più piccoli, e chi invece sostiene questo tipo di iniziative con orgoglio; in alcuni casi poi, le recite scolastiche servono a mostrare a tutti costi (a nonne, parenti e amici) il loro “fenomeno”. Il consiglio. Ritengo importante ricordare che i bambini sono tutti diversi l'uno dall'altro: dal "cucciolo timido" al "bambino impavido", ognuno di loro affronta questi momenti in maniera diversa. Sicuramente la modalità del genitore e la sua emotività influiscono enormemente sul comportamento di un bambino. Se siamo persone che vanno in ansia all'idea
che il proprio figlio calchi un palcoscenico e possa sbagliare durante lo spettacolo, gli trasmetteremo, involontariamente, le nostre paure, rischiando che la recita diventi un "cattivo mostro" da affrontare e superare. Al contrario avere un atteggiamento sereno e rassicurante, può aiutare i bambini a vivere questa esperienza con gioia e spensieratezza. La recita come aggregante. A parer mio le recite, in qualsiasi periodo dell'anno, dovrebbero rappresentare un momento di aggregazione e incontro tra i due grandi attori del sistema scolastico: gli insegnanti e le famiglie. Non importa se i bambini dovranno recitare, cantare o ballare...non importa se qualcuno ha cinque battute e l'altro solamente una...ricordiamoci che ciò che davvero è importante è che i bambini si divertano e siano a loro agio. Alcuni possono essere entusiasti di esibirsi nella recitazione o nel saggio di musica: in questo caso è un bene renderli partecipi. Diverso è il caso in cui l’attività produce solamente ansia. Ma non possiamo certo lasciare in disparte qualcuno per evitare che partecipi. E inoltre se si è preparato durante l’anno, non è neanche giusto privarlo della soddisfazione dopo tanto impegno. E allora cerchiamo di coinvolgere sempre tutti, ognuno con il proprio "talento personale". Che siamo genitori o insegnanti, non perdiamo di vista l'obiettivo per cui organizziamo una festa o una recita scolastica. Se poi i bambini sbaglieranno, dimenticheranno una battuta, non vorranno salire sul palco all'ultimo minuto...poco conta, se sapremo farli sentire sempre e comunque al centro della scena, anche giù dal palco, avremo colto nel segno e creato un ricordo indelebile nella memoria dei nostri bambini. 13
ATTIVIAMOCI Itinerari fuori porta
a cura di
Eleonora Bagnaresi
biologa, appassionata di scienze e geografia
Trento non solo mercatini Un week end tra castelli, musei e mercatini di Natale. Quale meta può conciliare la visita ai mercatini di Natale (tanto amati dai genitori) con qualcosa di entusiasmante adatto anche ai più piccoli? La scelta è caduta su Trento, tenendo conto anche della distanza da Rovigo (solo un paio d’ore). Siamo partiti un week end di inizio dicembre e abbiamo prenotato un hotel abbastanza centrale che ci consentisse di non usare la macchina per passeggiare in centro. Nello specifico abbiamo soggiornato all’hotel Buonconsiglio, a pochi minuti a piedi dal castello del Buonconsiglio (prima nostra tappa). Siamo partiti con calma arrivando circa a metà mattina; fatto il check-in e lasciate le valige abbiamo subito cercato un posto per un veloce pranzo. Verso le 13,30 per sfruttare le ore più calde della giornata abbiamo deciso di visitare il castello del Buonconsiglio. Itinerario, 1a tappa: il castello del Buonconsiglio. Non abbiamo fatto una visita guidata, perché pareva difficile con una bimba di 2 anni e mezzo, ma lo abbiamo comunque girato all’interno apprezzandone gli affreschi e le raffinate decorazioni pittoriche che narrano tante storie, miti e favole. Inoltre abbiamo saputo che durante il periodo natalizio vengono organizzati dei laboratori creativi e speciali visite autogestite che permettono alle famiglie di visitare il castello secondo i propri tempi e necessità. Merita comunque una visita e se avete poco tempo vi consiglio di vedere almeno la torre dell’Aquila che ospita il suggestivo “Ciclo dei mesi”, dove avrete modo di fare un salto indietro nei secoli attraverso simbologie iconografiche. Vi rimarrà impresso il mese di gennaio, dove per la prima volta viene raffigurata una battaglia a palle di neve tra dame e cavalieri! Nel pomeriggio, anche per riscaldarci un po', abbiamo deciso di visitare il MUSE, uno dei migliori musei della scienza per le famiglie con bambini in Italia. Lo abbiamo raggiunto con un comodo bus.
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2a tappa: Muse Il MUSE è stato progettato da Renzo Piano, quindi vale la pena visitarlo solo per ammirare la bellissima architettura ecosostenibile. La visita dovrebbe cominciare dall’alto e finire al piano seminterrato, perché è una specie di percorso al contrario, dalle vette alle valli e al mondo interrato. Ad ogni livello comunque ci sono giochi interattivi per bambini adatti davvero a tutte le età. Se come noi avete bambini piccoli, si può partire dallo spazio dedicato ai più piccini Maxi OoH. È il luogo dove i bambini possono interagire con gli oggetti, le forme e i colori, provare, toccare e soprattutto imparare giocando e sperimentando. Organizzano attività sia per neonati (0-3) sia per età 3-5. Meglio informarsi appena si arriva in segreteria! Se poi i bimbi sono stanchi c’è anche un’area con dei cocoon e una zona libri per rilassarsi tutti insieme. Nel seminterrato troverete anche il mondo del passato più lontano, grandi scheletri di dinosauri, impronte; se i bambini o ragazzi amano i dinosauri è certamente il livello più avventuroso, anche qui sono presenti schermi interattivi e spiegazioni in abbondanza. Infine sempre qui troverete la grande serra tropicale, che merita sicuramente una visita! Facendo così, magari i vostri cuccioli saranno così stanchi da tante esperienze ed emozioni, da volersi concedere un pisolino in passeggino, lasciandovi come è successo a noi il tempo per vedere il restante museo in tutta tranquillità.
3a tappa: Mercatini e centro storico Quando poi il languorino ha iniziato a farsi sentire, abbiamo deciso di fare un giro per il centro storico, alla ricerca di un buon ristorante. E che sorpresa quando abbiamo trovato la casa di babbo natale! Siamo entrati e avevano appena finito un laboratorio per scrivere la letterina a babbo natale insieme agli elfi! È stato possibile comunque per Bianca scriverla e consegnarla personalmente a babbo natale, sedendosi anche sulle sue ginocchia per poi ricevere anche un piccolo dono direttamente dalle mani di Babbo Natale! Per la gioia dei bambini nella stessa piazza si trova una piccola fattoria didattica e dei pony. I mercatini di sera sono molto suggestivi, si sviluppano sulle due piazze storiche della città: Piazza Fiera e Piazza Cesare, ma anche la centralissima piazza Duomo è molto suggestiva, vestita a festa con il maestoso albero di Natale illuminato. Abbiamo assaporato un buonissimo vin brulèè e Bianca ha fatto il suo aperitivo con un buonissimo pretzel! Poi affamati abbiamo cenato con stinco e polenta presso un ristorante tipico buonissimo e siamo crollati a letto. Il giorno dopo, siamo tornati in centro; da piazza Duomo parte un simpatico trenino di Natale che tutti i giorni fa un tour alla scoperta delle più belle vie del centro storico e degli angoli più suggestivi, utilizzando le fermate dislocate nella città. Sempre in piazza Dante, da vedere anche il presepe in legno con tanto di animali. Abbiamo deciso di passeggiare lungo le vie del centro e di fare shopping tra i vari mercatini, non facendoci mancare pause di ristoro con i prodotti della gastronomia locale quali strudel e brulè di mele, molto apprezzato anche dai più piccoli, per poi ripartire subito dopo pranzo.
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PARLIAMONE Educare
a cura di
Elisa Greggio Pedagogista, educatrice, tutor per l’inclusione
CONSIGLI PER APPROCCIARSI AL GIOCO INSIEME
giochi
coN tuo
Molto spesso giocare con il proprio figlio è percepito come un dovere, un obbligo, qualcosa che se omesso, ci fa sentire in difetto di fronte agli altri genitori o addirittura all’intera società. Ma chi l’ha detto? Chi ha stabilito questa cosa? Sono una ferma sostenitrice che se una cosa ci appesantisce, non ci piace e non è in linea con il nostro essere, non la dobbiamo proprio fare! Certo, qualcuno di voi mi potrebbe obiettare che non sempre si ha scelta. La realtà è che si ha sempre una scelta. Abbiamo sempre la possibilità di scegliere se giocare o meno con nostro figlio. E possiamo decidere anche quando, dove, per quanto tempo e come. Andiamo per ordine.
non ricevete alcun segnale da vostro figlio seguite il vostro intuito, se tornate a casa dal lavoro e avete voglia di passare del tempo con lui giocando, fatelo. Prima che vi chiediate se è possibile quest’ultima cosa vi dò già la risposta: si. Non tutti i bambini amano giocare con i propri genitori, anzi, alcuni stanno meglio quando si dilettano in giochi solitari, nella propria cameretta, nel loro mondo. Come esistono genitori a cui non piace giocare con i propri figli, esistono bambini a cui non piace giocare con i propri genitori…tutto normale. 3. Quanto tempo devo dedicare al gioco con mio figlio?
1. Se non ho voglia di giocare con mio figlio Anche qui non c’è una regola fissa, non è che vuol dire che non gli voglio bene?
Assolutamente no! Ognuno di noi, quando cresce, rimane più o meno incline al gioco e non c’è un giusto ed uno sbagliato. Se non siete molto predisposti a giocare potete passare il tempo con vostro figlio in altri modi, svolgendo altre attività: guardare qualche cartone alla tv, disegnare, ascoltare musica e molto altro. A dirla tutta, molto semplicemente, potete anche restare nella stessa stanza di vostro figlio immersi nei vostri hobby, senza che necessariamente uno partecipi alle attività dell’altro. Il voler bene non è legato al gioco o a quanto tempo si dedica ad esso, ma è qualcosa che va oltre ogni attività. 2. E se mi chiede perché non gioco mai con lui?
Beh, spiegategli con gentilezza le vostre motivazioni, ricordate che vostro figlio non vi sta mettendo sotto processo ma sta cercando solo di capire. 3. Quand’è il momento di giocare?
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figlio?
Se è un bambino estroverso ve lo chiederà direttamente, se è più timido magari si limiterà a mandarvi dei segnali non verbali: uno sguardo, un sorriso ad esempio. Non esistono regole precise che indichino il momento esatto in cui far partire i giochi, se
se un papà o una mamma giocano per due ore di seguito con il figlio vincono il premio di genitori dell’anno. Il mio consiglio è di dedicare quanto tempo volete al gioco insieme non dimenticando però di lasciare spazio al gioco autonomo di vostro figlio. Giocare sempre insieme non è consigliato. Impedisce, infatti, di sviluppare l’autonomia nel bimbo. Facoltà estremamente importante.
4. Dove e come si gioca?
Soprattutto nei mesi invernali, il posto ideale per giocare è la propria casa, ma quando il tempo lo permette anche il parco può andare bene. Ricordiamoci che stare in mezzo alla natura è sempre fonte di benessere. Infine, per quanto riguarda l’aspetto del “come” giocare insieme, premesso che non esiste un manuale d’uso e consumo, il mio consiglio è alternare giochi in cui si va ad allenare la motricità fine (maneggiare oggetti piccoli e grandi dalle varie consistenze), a sviluppare i sensi come quello dell’olfatto, a giochi in cui si lascia spazio alla creatività della mente. Lasciare che il bambino crei la sua storia, inserendovi con le vostre domande e curiosità, è un bel modo per trascorrere del tempo insieme e crescere in armonia.
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ATTIVIAMOCI hand-made
uNa ghirlaNda la felicita’ per augurare
a cura di
Marta Cestari fioraia Uno dei simboli delle feste di l'Natale è la ghirlanda. E tra le tante composizioni floreali, proprio la ghirlanda è una delle mie preferite.
La storia della ghirlanda
Simbologia
Bisogna risalire alla tradizione del paganesimo per individuarne le origini. Corone di alloro e ghirlande fatte dalle foglie di altri alberi erano comuni tra i diversi popoli antichi sia della Germania che della Britannia. Erano utilizzate ed esposte accanto a piccoli fuochi il cui scopo era placare l’arrivo del buio dell’inverno. Ma diffuse erano anche tra i Greci ed i Romani. I greci, ad esempio, erano soliti utilizzare delle corone di alloro per incoronare gli atleti ai Giochi olimpici. Era un segno del favore del dio Apollo. I Romani utilizzavano la corona come simbolo di autorità.
La forma circolare della corona rappresentava l'eternità (Infatti il cerchio è una forma geometrica senza inizio e senza fine). In molte culture rimandava all’idea della Natura che nella sua eterna ciclicità superava la linea del tempo degli esseri umani. Cristianesimo
Quando il Cristianesimo si diffuse e raggiunge anche quelle terre di antica tradizione pagana, la corona o ghirlanda si caricò di valori simbolici nuovi. L’eterna ciclicità della natura si trasformò nell’infinito amore di Dio e nella sua infinità stessa. La forma non poteva non rimandare alla corona di spine di Gesù sul Golgota. Così, le bacche rosse rimandavano al sangue versato. Ma le foglie di piante sempreverdi erano la rassicurazione della nuova rinascita ed il simbolo della nuova vita che sempre prende forma quando si accoglie il messaggio del Natale. Si diffuse l’abitudine di accostare alla ghirlanda o corona quattro candele. Una per ogni domenica di avvento. Da lì la tendenza assai diffusa di arricchire le composizioni di luci di ogni genere. La ghirlanda hand-made
Una delle tante interpretazioni della ghirlanda di Natale è quella cui sto lavorando nella mia fioreria di via Angeli. La base è fatta di intrecciando rami di vite americana. Sopra, aggiungo con un continuo giro di fil di ferro vari elementi verdi, come il Pino, il Cipresso, l’ Alloro, il Tasso e l’Eucalipto. Non possono mancare le bacche: agrifoglio, bacche di rose e di eucalipto. E per sbizzarrirmi un po’ aggiungo varie decorazioni naturali come fiori e frutta secca, pigne e legno. Una ghirlanda appesa fuori dalla porta richiama subito la magia del Natale che sta arrivando e per l’infinità dei suoi simboli non può che essere di buon auspicio. 19
STAR BENE alimentazione
iN liNea aNche a Natale a cura di
Erica Finotti Biologa Nutrizionista Segretario Associazione Italiana Nutrizionisti
E’ proprio la tavola il luogo prediletto dalle feste natalizie. Ed è qui che il confine tra buona cucina e abbuffate si fa labile.
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Non c’è un periodo dell’anno più magico del Natale. Gli addobbi, le luci colorate, i canti e il ritrovarsi insieme…spesso a tavola. E’ proprio la tavola il luogo prediletto dalle feste natalizie. Ed è qui che il confine tra buona cucina e abbuffate si fa labile. Scontata è la reprimenda, noiosa e mai seguita.
derare anche il salmone ricco dei benefici omega-3. Legumi e verdure
Ospiti d’onore a Capodanno sono le lenticchie, un piccolo legume dai notevoli pregi nutrizionali come ferro, magnesio, vitamine e proteine. Non dovrebbero mai mancare le verdure Proviamo, invece, a capire insieme come crude ma vanno bene anche le cotte come ad accostare bene piatti saporiti, degni di esempio i cavolfiori e tutta la famiglia dei cauna festa in compagnia, senza danni per voli, ricchi di isotiocianati che sono sostanze la nostra salute. con proprietà antitumorali. Stratagemmi & accostamenti
Il primo consiglio è di valutare che i giorni in cui sarà difficile non sgarrare sono solo 5: la Vigilia, il Natale, Santo Stefano, Capodanno e l’Epifania. In questi giorni festivi, il primo ed il secondo piatto devono essere bilanciati. Se si scelgono i tortelli in brodo o il pasticcio meglio preferire come seconda portata un piatto più leggero come la carne bollita, il pesce o i legumi; al contrario se il secondo è “impegnativo” come il cotechino o lo zampone, meglio scegliere come primo o un piatto di pasta o un risotto con le verdure. Se nel pesce o nella carne si presta attenzione ai condimenti e si evita la meravigliosa “scarpetta” è difficile esagerare; nella preparazione possono aiutare le erbe e le spezie aromatiche che sono prive di calorie. Per festeggiare la Vigilia si è soliti consumare il capitone e l’anguilla ma si potrebbe consi-
I dolci, panettone e pandoro
Nella tradizione natalizia ci sono i dolci che in realtà non sono altro che l’evoluzione, più ricca dal punto di vista gastronomico, del pane tradizionale. Caratteristici esempi sono il panforte, il panpepato, il pandolce e, soprattutto, il panettone e il pandoro; il più calorico tra i due è senz’altro il pandoro con 450 calorie rispetto alle 340 calorie circa per 100 gr del panettone ma la differenza la fanno i grassi che sono quasi il doppio nel pandoro a causa del burro. In entrambi i casi, per tutelarsi, basta scegliere fette non più spesse di 2 cm. L’importante è sceglierli di qualità; anche se il costo è decisamente più alto preferire quelli artigianali dei pasticceri o dei fornai che contengono decisamente meno conservanti e non prenderli farciti con creme e cioccolata. Panettone e pandoro sono di qualità superiore se in ordine sono indicati: farina, uova, burro, tuorlo d’uovo e zucchero. Significa che le uova
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intere rappresentano, in quantità, il secondo ingrediente dopo la farina mentre al burro è affidata una postazione marginale (il terzo posto); se a quest’elenco vi è l’aggiunta di margarina o, ancor peggio di oli idrogenati o grassi non ne gioverà né il gusto né la salute. La frutta secca e frutta essiccata
Altro alimento prelibato e caratteristico è la frutta secca. Non va confusa però quella a guscio (noci, mandorle, nocciole, pinoli, pistacchi) da quella solamente essiccata (uvetta, fichi, prugne albicocche). In quest’ultima categoria si possono inserire i datteri, che sono i frutti della pianta omonima, talmente poveri di acqua da essere considerati simili alla frutta essiccata. La frutta secca è povera d’acqua ma mentre la frutta a guscio lo è per natura quella polposa lo diventa dopo esser stata disidratata. La frutta secca a guscio è un concentrato di grassi, che sono d’aiuto per il cuore e per le arterie, di minerali (zinco, ferro, selenio, rame) e di vitamine (E, B); è salutare a piccole dosi, perché la ricchezza in grassi ne fa una bomba calorica (da 500 a 650 calorie). Invece nella frutta essiccata il contenuto dei grassi è praticamente inesistente ma è ricca di zuccheri e fibra perché ha le proprietà della frutta fresca in versione concentrata. Va ricordato che i ritmi di vita dei bambini da Natale all’Epifania cambiano notevolmente perché vanno a letto più tardi, si alzano dopo, aumentano le merende durante il giorno e si muovono molto meno. Anche mamma e papà hanno qualche occasione in più per trascorrere del tempo con i figli, quindi sarebbe utile impiegarlo facendo delle suggestive camminate in montagna o in città o andare a pattinare sul ghiaccio, se c’è la possibilità.
AVVERTENZE PER IL DOPO FESTA In primis: consumate il pandoro o il panettone avanzato solo il mattino a colazione. Una fetta da 100 gr di panettone o pandoro, magari non tutti i giorni, va bene. Ricordiamoci di non abolire mai il pane e la pasta; basta ridurne le quantità o sostituire, a pranzo o a cena, il primo piatto con un bel minestrone di verdure 3-4 volte a settimana. Il suggerimento, scontato ma doveroso, è di consumare sempre le verdure a pranzo e a cena e la frutta fresca come principale merenda settimanale. Non vanno dimenticate il resto dell’anno le lenticchie che, insieme agli altri legumi (ceci, fagioli, piselli) vanno consumati 4-5 volte a settimana magari nei minestroni o 2-3 volte come un secondo piatto. I legumi non sono un contorno ma un secondo, “la carne dei poveri” dell’Italia contadina di un tempo, quindi vanno al posto o in alternativa a carne, pesce, uova e formaggi. La frutta secca o le castagne rimaste nella dispensa vanno consumate con molta parsimonia magari 2-3 volte alla settimana magari come merenda in ufficio. Bere acqua in abbondanza, anche sotto forma di tisane o di tè (non quello in bottiglia ricco di conservanti) è sempre consigliato. Per gli adulti è bene eliminare per qualche giorno le bevande alcoliche. Non ci si ingrassa per qualche pasto di troppo, perché non è l’eccezione che crea problemi ma l’errore, anche piccolo, quotidiano. Vale un vecchio detto tanto caro ai nutrizionisti: “Non si ingrassa tra “Natale e Capodanno, ma tra Capodanno e Natale”.
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PARLIAMONE bisogni educativi
FACCIAMO CHIAREZZA Conoscere i Bisogni Educativi Speciali
Giulia Franco Psicologa dell’età evolutiva, specializzata in modelli e metodologie di intervento per BES, DSA e gifted children
Che cosa sono i BES?
Cosa dice la legge?
In ogni scuola e in ogni singola classe sono presenti bambini con esigenze specifiche e bisogni particolari. Con il termine Bisogni Educativi Speciali (BES) si indicano tutti quei bisogni e necessità, tutte quelle difficoltà che possono ostacolare o impedire l’adeguato apprendimento di uno studente nel suo percorso e che quindi necessitano di un intervento specifico per poter essere compensate o risolte.
Bambini e ragazzi con caratteristiche riconducibili ad un profilo BES devono essere appositamente tutelati dalle istituzioni scolastiche, in accordo con specifiche direttive e circolari ministeriali. Con la Legge 170 del 2010 sui Disturbi Specifici di apprendimento (DSA) si è aperta la strada a un’attenzione particolare ai bisogni educativi degli alunni a scuola, portando alla realizzazione di disposizioni legislative volte a tutelare i bisogni dei bambini e ragazzi e a fornire loro tutti gli strumenti necessari ad affrontare il percorso scolastico e formativo nel miglior modo possibile. Il 27 Dicembre del 2012 è stata firmata la Direttiva “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” con la quale è stato introdotto nell’ordinamento scolastico il concetto di BES. Grazie a ciò vengono ampliati i margini di intervento nelle strategie inclusive della scuola. “Ogni alunno con continuità o per determinati periodi, può manifestare dei Bisogni Educativi Speciali per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”. (D.M. 27/12/2012, p.1) Viene affermato che a tutti gli alunni BES possono essere estesi i benefici della legge 170/2010, quindi possono avere una didattica personalizzata, strumenti compensativi e dispensativi e modalità di valutazioni adeguate.
I Bisogni Educativi Speciali vengono suddivisi in tre grandi aree: • Disturbi Specifici di Apprendimento - DSA (dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia), l’ADHD (deficit di attenzione e iperattività), deficit di linguaggio, deficit non verbali e deficit motorio; • Disabilità motorie e disabilità cognitive; • Disturbi legati a fattori socio-economici, linguistici, culturali e alcune difficoltà di tipo comportamentale e relazionale. All’interno dei BES sono inseriti anche i Gifted Children, ossia bambini e ragazzi con un potenziale intellettivo superiori alla norma: il ritmo di apprendimento più rapido e semplice, infatti, potrebbe costituire un ostacolo se la scuola non tiene in considerazione questa variabile quando organizza un efficace ambiente di apprendimento. L’introduzione del concetto di BES ha quindi permesso di focalizzare l’attenzione non tanto sui deficit individuali (che possono essere più o meno invalidanti), quanto piuttosto sulle specifiche esigenze educative dei singoli bambini e ragazzi, anche in base al background da cui provengono. 22
Nei casi in cui lo studente sia certificato secondo specifiche norme (Legge 104/92 e Legge 170/2010) la scuola procede per obbligo di legge alla personalizzazione e individualizzazione del percorso di apprendimento, mentre per gli alunni con bisogni educativi speciali sono i docenti a esercitare la propria discrezionalità. BES o DSA?
In ogni classe le difficoltà che si possono manifestare nel processo di apprendimento sono molte e varie, per questo l’insegnante può trovare situazioni anche molto diverse tra loro e non tutte distinguibili. Inoltre bambini e ragazzi potrebbero avere difficoltà nell’apprendimento sia per un disturbo specifico, sia come effetto secondario ad altri tipi di difficoltà (ansia, disturbi linguistici, problemi emotivi) o in seguito a situazioni emotivamente stressanti, oppure ancora a causa di difficoltà linguistiche. In una classe, quindi, possono esserci bambini con diagnosi di DSA, altri che manifestano una difficoltà grave, altri ancora che presentano difficoltà ordinarie rispetto all’andamento evolutivo. In realtà, come spiegato precedentemente, i Disturbi specifici dell’Apprendimento (DSA) appartengono ai Bisogni educativi speciali (BES). Con l’acronimo DSA, si fa riferimento ad un disturbo specifico relativo alla sfera dell’apprendimento, che può riguardare l’abilità di lettura, scrittura o calcolo. Nel gruppo più ampio dei BES, invece, sono racchiuse tutte quelle situazioni particolari che richiedono un’attenzione speciale da parte della scuola, e i DSA ne fanno parte in quanto chi possiede questo tipo di diagnosi necessita di bisogni speciali legati all’apprendimento. Per quanto riguarda la diagnosi di DSA deve essere supportata da documentazione clinica e certificazione rilasciata dal Servizio Sanitario Nazionale. La scuola che riceve la diagnosi scrive per ogni studente un Piano Didattico Personalizzato (PDP). Gli alunni BES, invece, non vanno certificati ma è comunque fondamentale formalizzare la personalizzazione della didattica attraverso un PDP.
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Perché scegliere “La Nuvola Blu”?
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STAR BENE lo specialista
a cura del dottor
Roberto Mattei Pediatra Endocrinologo, ASL 5 Polesana (RO)
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Lo sviluppo puberale
Per sviluppo puberale si intende quel complesso processo di eventi che consentono ad un organismo di raggiungere, al termine di esso, la fertilità e la piena maturazione corporea relativa al proprio sesso geneticamente determinato. L’età dello sviluppo
Benché tale processo si manifesti all'occhio dei genitori nelle note trasformazioni dell'adolescenza, con la comparsa del seno nella femmina e l'incremento del volume testicolare nel maschio e quindi con tutto quel complesso di fenomeni molto evidenti conseguenti che ciascuno conosce, dal cambiamento della voce, alla particolare odorosità della sudorazione, dall'incremento della statura, alle variazioni caratteriali, alla comparsa di acne, in realtà lo sviluppo puberale inizia molto prima di tale periodo che, nella normalità si colloca dopo gli 8 anni nella femmina ed i 9 nel maschio per l'avvio e che si completa in genere nell'arco di 4 anni. Esso infatti si attiva già in epoca fetale quando i geni programmatori entrano in funzione, determinando il sesso del feto e poi del neonato improntando in modo decisivo soprattutto i centri nervosi entro i quali è depositata l'identità sessuale. Non solo: l'attività dei sistemi endocrini preposti alla maturazione puberale è in azione anche nei primi mesi di vita, con un fenomeno conosciuto con minipubertà, che tanto condiziona certe variazioni comportamentali e tante notti dei lattanti e dei bambini svezzati, nei primi 12 mesi vita. Interferenze ambientali
Per definizione un processo quanto più è complesso, come nel nostro caso, tanto più è suscettibile di interferenze, spesso negative, che ne condizionano poi stabilmente l'esito finale. La qualità della nutrizione, il contatto con sostanze chimiche inquinanti presenti nell'ambiente (interferenti endocrini, come i PFAS dell'alto Vicentino ad esempio), con farmaci, con il fumo o l'alcol, specie in gravidanza, esercitano un influsso certo anche sullo sviluppo puberale che osserveremo poi a distanza di una decina d'anni quando si modificheranno i caratteri sessuali secondari. Si tratta del concetto di salute correlata con la qualità di vita offerta ai nostri bambini nei "primi 1000 giorni" della loro vita, facendo coincidere il 1° giorno con quello della fecondazione e non della nascita al mondo. 26
Trend secolare
Una macroscopica prova di quanto l'ambiente sia in grado di influenzare il processo puberale è data dal fenomeno di progressivo anticipo della comparsa dei caratteri sessuali secondari, specie nella femmina, che è stato registrato nel corso degli anni dal secolo scorso, concetto che gli autori anglosasssoni e gli esperti di variazioni di popolazione, identificano come "trend secolare", cioè tendenza che in un secolo caratterizza una intera popolazione come fenomeno diffuso e costante. Spesso i nostri nonni, ma anche i nostri genitori, hanno raggiunto l'epoca di avvio dello sviluppo ad età cronologiche più tardive di quanto avvenga nei nostri figli e lo stesso fenomeno coinvolge anche la statura, che nelle nuove generazioni è tendenzialmente più alta, ed il peso, maggiore anche in termini di proporzioni corpore (BMI od indice di massa corporea).
Diagnostica mirata
Molteplici sono i motivi per cui un nostro adolescente giunge alla nostra osservazione: avvio puberale precoce, ritardo puberale, mancata discesa dei testicoli, alterato ciclo mestruale sono i più frequenti. E' ora disponibile una diagnostica mirata ad ognuna di queste condizioni. Essa in genere si avvale, oltre che dell’esame clinico, con attenta misurazione del peso, della statura e degli stadi puberali comparati secondo degli standard internazionali, anche dell'esame radiologico della mano e del polso sinistri, di esami ecografici degli organi pelvici nella femmina ed infine di dosaggi mirati di tutti gli ormoni, maschili e femminili che a vari livelli, ipofisi e gonadi principalmente, sono prodotti per indurre e regolare l'effetto fisico finale, la pubertà compiuta ed in equilibrio che conferisce alla persona la capacità procreativa e lo stabilirsi di condizioni relazionali da adulto. Analisi genetica
Da ultimo si segnala la recente disponibilità di accesso, presso laboratori specializzati, di esami genetici molto raffinati di più geni in contemporanea, da analizzare in caso di soggetti affetti da condizioni complesse e spesso sindromiche, che l'enorme e rapidissima espansione della tecnologia correlata all'analisi genetica tramite tecniche meccanizzate di sequenziamento di nuova generazione (NGS in particolare) ha messo a diposizione di tutti, non più confinate a pochi centri di ricerca specializzati. Un panorama complesso la pubertà, affascinante e sondatile con strumenti all'avanguardia, sotto guide specialistiche, disponibili per tutti. Una buona notizia dei nostri tempi.
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LIFE STYLE generazione trap
a cura di
Alessandra Tozzi Psicologa e formatrice
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“TRAP- POLE IN MUSICA COSA ASCOLTANO I NOSTRI RAGAZZI?”
Nei primi anni ’90, all’epoca della mia gioventù, il massimo del “cool” era avere il walkman, ve lo ricordate? Walkman con cuffie rigide a cerchietto e musicassetta autoprodotta, quasi sempre registrando le canzoni dalla radio. Oggi il fenomeno musicale a cui siamo esposti è molto diverso. I brani creano il loro successo quando sono on-line: sono le visualizzazioni su youtube a generare il tormentone, ciò che tutti devono ascoltare. La musica arriva nelle case, o meglio, sugli smartphone con una velocità incredibile; musica mentre si studia, mentre si va in bicicletta, mentre si è a scuola o al lavoro, musica prima di dormire. Musica quasi sempre ascoltata in solitaria, attraverso gli auricolari senza fili, fissi nelle orecchie anche quando sono spenti. Ma cosa ascoltano i vostri figli? Ve lo siete chiesto? Il genere trap rappresenta senza dubbio la moda del momento. I testi parlano tipicamente di soldi, alcool e droga, mentre la base ritmico/melodica rimane semplice e ripetitiva, quasi ipnotica. Si tratta di una frangia musicale che vede le sue origini nei sobborghi delle
grandi città: le “trap house” sono letteralmente gli appartamenti abbandonati e in degrado dove si spacciano stupefacenti e nello slang dialettale, il “trapping” è proprio lo spacciare. La sfrontatezza dei testi, che mescola turpiloquio a provocazioni sessiste, genera nei giovanissimi una curiosità morbosa che rischia di diventare emulazione. “Quanto sei porca dopo una vodka/io non lo so cosa ti faccio/però mi cerchi lo so che ti piaccio/sono una merda ragiono col c***o /oggi ti prendo, domani ti lascio” – “Sogno montagne di soldi e i vari modi per spenderli/Giochi con la Gang, mio fratello alza un cannone - La tua tipa è una cagna, vuole un guinzaglio e un padrone”. Questi sono solo alcuni esempi di come il linguaggio possa diventare veicolo di un’idea sbagliata: la noncuranza con la quale il disprezzo delle regole sociali e la violenza vengono trattate anche da bambini molto piccoli, dovrebbe darci la misura di quanto il fenomeno rifletta un disagio sociale. Non fraintendetemi, non voglio demonizzare il trap a tutti i costi. Negli anni ’70 il “rock maledetto” la faceva da padrone. Chi di voi non ha ascoltato i brani dei “Sex Pistols” cantandoli in un inglese stentato senza conoscerne il testo… Jim Morrison, solo per citarne uno, dichiarava di scrivere i testi delle sue canzoni solo quando era sotto l’effetto dell’LSD! Ma il rischio è proprio questo, diffondere parole e pensieri negativi attraverso mezzi di trasmissione onnipresenti e poco controllabili. Le piattaforme di scambio musicale, si pensi a Spotify e Youtube, sono abitualmente a portata di click, nelle mani dei nostri figli e permettono loro di esplorare qualsiasi tipo di esperienza musicale (e non) senza alcun controllo. Ma cosa li spinge, oltre la curiosità, ad appassionarsi al trap? Io credo che primariamente ci sia un bisogno di appartenenza al gruppo. Se tutti i miei amici e compagni ascoltano lo stesso pezzo e lo canticchiano in modo ripeti-
L’INTERVISTA a cura di
Studenti ITIS tivo, io mi sento quasi obbligato ad ascoltarlo a mia volta, a farmelo piacere per forza. Negli ultimi mesi, insieme al collega musicista Federico Benini, siamo stati in diverse scuole medie per portare avanti un progetto contro il bullismo e cyber bullismo, dal titolo “Musica da s-bullo”. Abbiamo in questo modo l’opportunità di confrontarci con la viva voce dei ragazzi che si raccontano attraverso la musica che ascoltano e ci rendono partecipi degli stati d’animo che la loro musica accompagna. Il numero di ragazzi che ascoltano il trap è davvero alto, ma quando ragioniamo con loro sui testi, candidamente ci dicono di non condividerli e anzi, di vederli spesso come “sbagliati”. Ascoltano o guardano (sui video che accompagnano i brani ci sarebbe da fare una lunga dissertazione a parte) il trap “perché lo fanno tutti”, oppure “perché così siamo fighi, prof!”. In pochi conoscono i grandi classici della storia musicale moderna; qualcuno ci chiede cosa sia il “reggae” e ci guarda con occhioni sbarrati quando raccontiamo dei gruppi musicali che si opponevano alla guerra del Vietnam e che facevano ribellione sociale con una chitarra in mano… Credo personalmente che come adulti siamo assolutamente responsabili di ciò che i nostri ragazzi ascoltano; dobbiamo costruire un percorso di educazione musicale che non li faccia balzare dalle canzoni dello Zecchino d’oro, messe in loop in auto per farli stare tranquilli, alla solitudine del web e tutto ciò che ne consegue.
classe 4a e 5a indirizzo Chimica
NON AVERE PAURA DEL LUPO Intervista a Mia Canestrini
Mia Canestrini è specializzata in Conservazione della Biodiversità. Si è messa sulle tracce dei lupi da studentessa di Scienze Naturali, quando come tesi doveva cercare segni di presenza del lupo per studiarne la genetica. Oggi Mia è una "lupologa", ed è una delle più preparate. Tra le sue attività, è impegnata anche a insegnare alle persone a convivere con l'animale di cui gli uomini hanno una paura ancestrale e un'attrazione infinita. L'esperienza personale di Mia é confluita nel libro “La ragazza dei Lupi”, edito per i tipi Piemme e si intreccia con la storia più grande del lupo in Italia. E’ anche la storia di come i lupi le hanno insegnato a seguire la strada della libertà. Alcuni studenti dell’Itis Viola-Marchesini, dell’indirizzo Chimico, l’hanno intervistata per noi... Perché hai scelto di studiare i lupi?
Ho sempre amato gli animali, fin dai tempi del Liceo. Soprattutto i cani, creature splendide e intelligentissime. Il mio interesse per i lupi è stato un passaggio abbastanza naturale nato dalla curiosità, inizialmente, di studiare gli aspetti e le caratteristiche di quelli che, potremmo definire, i progenitori dei nostri amici domestici. Com’è stato il tuo primo incontro con i lupi?
Il mio primo incontro con i lupi è avvenuto del tutto occasionalmente alle porte di Bologna, non lontano da dove vivevo. In quella circostanza mi sono imbattuta in un branco composto da una lupa seguita dai suoi cuccioli, ed è stata un’emozione fortissima. Nel corso della mia esperienza lavorativa, vissuta lungo la dorsale appenninica, (Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-emiliano) che ha richiesto lunghe permanenze in luoghi isolati, ho avuto spesso modo di percepire la presenza di questi 29
splendidi animali, di osservarne le tracce e, a volte, di ritrovarne i corpi esanimi. Il lupo è un animale riservato, difficile da incontrare, dotato di un fiuto finissimo che tendenzialmente evita il contatto con l’uomo. Quando avverti la presenza di un lupo speri sempre di poterne incrociare lo sguardo. Quando ulula sembra incarnare la voce della foresta, della natura. Nel libro ci proponi un’interessante analogia tra gli uomini ed i lupi…
Direi che gli uomini assomigliano ai lupi più di quanto si possa pensare. Sono entrambe creature sociali, che vivono in comunità; solidali con chi è in difficoltà; intelligenti e curiosi. Il senso della famiglia del lupo è alto quanto quello dell’uomo. A riguardo ricordo vivida un’esperienza legata all’osservazione del comportamento di un branco di lupi nei confronti di un cucciolo che presentava una paralisi agli arti posteriori. Ebbene in tutti i fotorilevamenti registrati il cucciolo compariva sempre insieme al branco; arrancava dietro ai fratelli trascinandosi sulle zampe anteriori, la lingua penzoloni, fino a quando è diventato un lupo adulto. Evidentemente il branco non lo aveva mai abbandonato, non ne aveva fatto uno scarto, si era preso cura di lui. Così come spesso l’uomo fa nei confronti dei propri cari quando vivono una situazione di difficoltà. Quali sono i pregiudizi intorno ai lupi?
BiodiVerSita’ la biodiversità costituisce la rete della vita sulla nostra terra: la varietà di tutti gli organismi viventi, come piante, animali e microrganismi e gli ecosistemi di cui sono parte. tuttavia la natura e la biodiversità stanno oggi scomparendo ad una velocità allarmante. le principali minacce per le oltre 8.500 specie sono: il sovrasfruttamento e l'agricoltura, a cui si aggiungono l'inquinamento e il cambiamento climatico. la biodiversità costituisce l’infrastruttura che sostiene tutta la vita sulla terra. i sistemi naturali e i cicli biogeochimici che la diversità biologica genera consentono un funzionamento stabile dell’atmosfera, degli oceani, delle foreste, dei vari territori e dei bacini idrici. essi costituiscono i prerequisiti per l’esistenza della società umana e di tutte le altre specie che abitano il nostro pianeta. (tratto da WWf.it)
classi 4a e 5a ITIS Rovigo indirizzo Chimica 30
Non sempre è stato facile confrontarsi con pastori che si sono visti abbattere dei capi di bestiame a causa degli attacchi dei lupi. Però posso dire che, nel corso del tempo, ho avuto modo di consolidare rapporti di amicizia proprio con quei pastori che, inizialmente, opponevano più resistenza al ritorno dei lupi e alla necessità della loro tutela. Alcuni di loro si sono addirittura prodigati per salvare qualche lupo in difficoltà. Un altro pregiudizio duro a morire è che la presenza del lupo tra le nostre montagne sia opera di un reinserimento pilotato dall’uomo. In realtà il ritorno e il ripopolamento del lupo è dovuto principalmente all’approvazione di leggi a tutela del paesaggio e dalla fauna, oltreché istitutiva di nuovi parchi. Oggi per fortuna il lupo, nel nostro territorio, gode di ottima salute e non è più considerato un esemplare in via di estinzione. Come possono la cultura e la scuola contribuire al processo di salvataggio degli animali in via d’estinzione e più in generale di tutela dell’habitat in cui viviamo?
La tutela dell’ambiente, della natura, del paesaggio, è una questione di coscienza civile che si costruisce nel lungo periodo.Ecco perché il ruolo della scuola è fondamentale. La salvaguardia della fauna e del paesaggio, che comprende anche i bellissimi fenicotteri che nidificano nel vostro territorio, non vuol dire solo salvare un animale splendido e unico, che altrimenti correrebbe il rischio di estinguersi, significa salvare un territorio dalla sua rovina. La tutela del paesaggio è il passaporto per la salvezza dell’umanità.
PARLIAMONE Animali
a cura di
Veronica Ferrarese Educatrice cinofila
CONOSCERE ED EDUCARE PER EVITARE TRISTI SORPRESE
piaNeta
dog
Non di rado leggiamo articoli inerenti episodi di aggressività di cani nei confronti di altri cani o di persone. In tutta sincerità, il mio primo pensiero va al concetto di buonsenso e consapevolezza, parole spesso sconosciute per quanto possano sembrare scontate. Poi penso ai cani, vittime di comportamenti umani irresponsabili. Il cane è prima di tutto un essere vivente con caratteristiche fisiche ed esigenze etologiche che vanno rispettate, è un soggetto che ha bisogno di essere guidato per integrarsi nella sua nuova famiglia.
Disponibilità di tempo
Chi decide di vivere con un cane, dunque, deve avere innanzitutto del tempo disponibile per poterlo educare e farlo vivere sereno. Una delle principali cause di abbandono di cani presso canili e rifugi è riconducibile a problemi comportamentali del cane tra cui ad esempio l’aggressività, la fuga, gli abbai eccessivi ed in generale l’incapacità da parte del proprietario di gestirlo correttamente. A questo purtroppo si arriva, in una buona parte dei casi, quando il proprietario non ha dedicato tempo sufficiente per educarlo. Conoscenza del cane
Un secondo elemento è la conoscenza del cane che ci si porta a casa. Ogni cane è diverso, ha il proprio carattere che deriva non solo dalle sue abitudini ma anche dalla sua genetica pertanto prima di adottarlo è fondamentale informarsi, leggere e consultarsi con professionisti del settore quali allevatori, veterinari ed educatori cinofili. Essere consapevoli del cane che vorreste far entrare nella vostra famiglia vi dà la possibilità di riflettere sulla compatibilità di quel cane con il vostro stile di vita e vi rende più preparati al suo arrivo. Educazione del cane
Ed infine è fondamentale l’educazione, intesa come un percorso che è volto ad integrare il cane nella sua nuova famiglia ed a farlo vivere sereno. Il cane infatti per crescere equilibrato ha bisogno della nostra guida, di regole e di essere capito nelle sue necessità ed esigenze, pertanto l’educazione è rivolta anche al proprietario che deve imparare a comprendere il suo fedele amico. La normativa per i luoghi pubblici
Esistono cani cattivi?
La mia risposta è: esistono tanti cani tristi e frustrati, proprietari irresponsabili e pigri ma anche professionisti incompetenti che suggeriscono cani con caratteristiche genetiche del tutto inadatte allo stile di vita di quella famiglia.
A proposito di educazione e rispetto è fondamentale ricordare che è prevista una normativa per i cani condotti in luoghi pubblici per prevenire danni a persone o cose: • è consentito passeggiare nei centri urbani con un guinzaglio di una lunghezza non superiore a 1,5 mt. • è obbligatorio portare con sé la museruola, mentre non è obbligatorio farla indossare dal cane tranne in caso di cane che si dimostra aggressivo . • Non è consentito liberare i cani nelle aree urbane e nei luoghi pubblici (fatta eccezione per le aree di sgambamento dedicate ai cani). 31
TRAGEDIA GIAPPONESE
CULTURA Musica
Ha aperto la stagione lirica del Teatro Sociale di Rovigo, della cui origine abbiamo raccontato nel numero precedente. Lo spettacolo è stato un successo di pubblico di tutte le età. Affollatissimo anche l’appuntamento per le scuole. Ma chi era Madama Butterfly? Chi e come costruì tanto successo? Ce ne parla il maestro Francesco Toso, che nello spettacolo rodigino ha interpretato il principe Yamadori.
Nel libretto e nello spartito l’opera Madama Butterfly è definita “tragedia giapponese“. Composta dal grande Giacomo Puccini su libretto di G.Giacosa e L.Illica viene dedicata alla regina d’Italia Elena di Montenegro. Dopo il successo trionfale di Tosca (1900), Puccini fu catturato dalla rappresentazione londinese di Madama Butterfly di David Belasco, il quale aveva adattato per il teatro un racconto di John Luther Long del 1898. A dire il vero, Puccini non aveva capito granché della spettacolo recitato in inglese, ma quel poco bastò perché si innamorasse del soggetto. AMBIENTAZIONE ESOTICA
a cura di
Francesco Toso Baritono e docente di canto
IN MADAMA BUTTERFLY ORIENTE E OCCIDENTE A CONTRONTO
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Certamente dovette molto stimolare la fantasia musicale di Giacomo Puccini l’ambientazione esotica, quell’estremo Oriente che, allo scadere del secolo XIX, aveva sostituito, nella moda letteraria e teatrale, le “turcherie” in voga nel Settecento e in età rossiniana. Il Giappone si stava affacciando sulla ribalta politica internazionale e la guerra russo-giapponese del 1905 sancirà questa volontà di emergere del paese orientale; le suppellettili, i paraventi laccati, i delicati acquerelli, alcuni vocaboli (ikebana, harakiri, kimono, obi) cominciavano a entrare nelle case della borghesia europea e a suggestionare i pittori dell’Art Nouveau e della Sezession viennese. La cornice orientale, dunque, affascinò intensamente il compositore, tanto che volle documentarsi ampiamente sulle musiche, sugli strumenti
giapponesi, giungendo addirittura a citare più di una decina di temi autentici nella nuova partitura. Per la recitazione, Puccini seguì i consigli di una specie di Sarah Bernhardt nipponica, la celebre Sada Jacco; per le usanze rituali e la gestualità ricorse invece alle indicazioni della moglie dell’ambasciatore giapponese. L'inno nazionale degli Stati Uniti d'America, che compare svariate volte all'interno dell'opera, in realtà, ai tempi di Puccini era l'inno della Marina degli Stati Uniti d'America. Bisogna attendere il 1931 perché diventi, con una risoluzione del congresso, l'inno nazionale statunitense.
quando Pinkerton entrerà nella casa di Butterfly per chiedere il suo perdono, sarà ormai troppo tardi. Madama Butterfly è un atto di condanna contro la violenza ottusa e barbarica della cosiddetta civiltà occidentale, contro il suo sadismo, la sua superficialità, il suo cinismo, il suo infondato senso di superiorità. Pone con forza inaudita il contrasto tra culture del quale è vittima la protagonista incentrando su di essa (una piccola giapponese di quindici anni) un’accurata indagine psicologica con esiti che conoscono paragoni solo in figure quali Violetta Valery o Floria Tosca
BUTTERFLY CONTRO TUTTI
La Butterfly debuttò il 17 febbraio 1904, al Teatro alla Scala di Milano. Nonostante l’ottimismo di Puccini e dei suoi collaboratori, la serata fu un completo disastro. Già al primo atto si susseguivano i colpi di tosse e i segni di impazienza dell’uditorio. Il tragico clima di questo storico fiasco è efficacemente descritto da una delle sorelle di Puccini, Ramelde, in una lettera al marito: «Alle due siamo andati a letto e non posso chiudere occhio; e dire che tutti eravamo tanto sicuri! Giacomo, poverino, non l'abbiamo mai veduto perché non si poteva andare sul palcoscenico. Siamo arrivati in fondo non so come. Il secondo atto non l'ho sentito affatto e, prima che l'opera finisse, siamo scappati dal teatro.» Il fiasco spinse autore ed editore ad un'accurata revisione dell’opera. Nella sua nuova veste, venne accolta entusiasticamente al Teatro Grande di Brescia appena tre mesi dopo, il 28 maggio, e da quel giorno iniziò la sua seconda, fortunata esistenza.
Per mano dei librettisti e secondo le indicazioni di Puccini, l’opera venne totalmente incentrata sulla protagonista, attorno alla quale vengono fatti ruotare gli altri personaggi, tutti importantissimi per lo svolgersi della vicenda, ma di fatto si tratta sempre di personaggi secondari. In ogni atto Butterfly si deve scontrare con tre personaggi-situazione, nel primo atto con lo zio Bonzo che maledice la nipote per aver rinnegato la religione degli avi, nel secondo atto con il Principe Yamadori ricchissimo e nobile il quale tenta invano, appoggiato da Goro, di chiederla in moglie salvandola così dal disonore e dalla rovina economica e, infine nel terzo atto Kate, la nuova moglie di Pinkerton, che viene a prenderle il figlio pronunciando la frase più commovente di tutta l’opera “Potete perdonarmi?”. Butterfly, a malincuore, acconsente; tuttavia, ormai privata di tutti gli affetti più cari, decide di togliersi la vita. In silenzio, senza clamori, dopo aver abbracciato disperatamente il figlio (“Tu, tu, piccolo Iddio“), si uccide con un pugnale;
IL DEBUTTO
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CULTURA Storia, Archeologia
polexiNuS E LE SUE TERRE EMERSE
a cura di
Raffaele Peretto Archeologo
Condizioni climatiche e trasformazioni ambientali
La foto dal deltaplano evidenzia il ridotto corso dell’Adigetto allinterno del suo dosso fluviale. Su questa morfologia rilevata in epoca medievale sorsero diversi centri urbani.
Fu in epoca altomedievale che si delinearono le premesse verso l’attuale configurazione idrografica del Polesine. Infatti, intorno al V secolo, particolari condizioni climatiche sfavorevoli e prolungati cicli di piovosità, unitamente alla generale crisi sociale, determinarono il progressivo dominio della natura in un ambiente dai deboli equilibri, sempre bisognoso dell’opera dell’uomo per garantire la sicurezza dalle acque, più propense a ristagnare che a defluire verso il mare. Si andò, così, sconvolgendo l’assetto territoriale che durante la romanizzazione fu caratterizzato da una organizzata antropizzazione grazie alla gestione agricola di ampie aree bonificate e all’impostazione di importanti tracciati stradali, opere, queste, agevolate dalle favorevoli condizioni di un clima prevalentemente caldo e secco. Le complesse trasformazioni ambientali favorirono in particolare grandi rotte ed alluvioni sia dell’Adige che del Po, tanto da determinare il progressivo abbandono dei corsi passanti rispettivamente per Montagnana-Este-Monselice e per Ferrara e nel contempo incrementare le nuove diramazioni che intorno al X secolo si configurarono negli alvei attuali. In questo particolare sconvolgimento territoriale, il Polesine, come tutta l’estesa area della bassa pianura padana, era caratterizzato dalla presenza di paludi, denominate nei documenti medievali laghi, limitate e racchiuse da boschi e attraversate da diramazioni secondarie dei nuovi fiumi. Fu certamente il nuovo quadro ambiente a denominare con l’appellativo Polesine il nostro territorio, dai termini Polexinus, Policinus nel significato di terra emergente dalle acque.
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caldo
freddo ETÀ DEL FERRO
caldo
fresco umido
ETÀ ROMANA
Quelle che emergevano in una bassa pianura dal drenaggio delle acque piuttosto difficoltoso erano soprattutto (come lo sono ancor oggi) le marcate fasce dossive lasciate dall’attività dei più antichi e in parte scomparsi corsi fluviali, i cosiddetti paleoalvei. Queste serpeggianti morfologie, seppur di poco rilevate rispetto alle aree circostanti, garantirono una sufficiente sicurezza per costruire dimore stabili, in prevalenza concentrate in ridotti villaggi tra selve, fiumi, ristagni d’acque, aree pascolive, ridotti appezzamenti. Il sostentamento era dato dalla caccia, dalla pesca, da modeste attività di agricoltura e di allevamento. Gli insediamenti
Intorno al X secolo i documenti attestano la presenza di una particolare distribuzione insediativa in stretta relazione con la configurazione del paesaggio. Molti insediamenti sorsero sui dossi di paleoalvei padani: le generiche Pestrine; altri si svilupparono su argini di corsi d’acqua sensibilmente riattivati, quali l’Adigetto e il Tartaro-Canalbianco. Il richiamo offerto dai due maggiori fiumi portò la popolazione ad aggregarsi anche lungo le sponde del Po e dell’Adige, scegliendo sempre gli alti strutturali delle loro conoidi di rotta: è su questi dossi sabbiosi a ridosso dei più recenti fiumi che trovarono origine i paesi rivieraschi. Altro fattore determinante nell’aggregazione insediativa fu dato dalla diffusione del cristianesimo e dalla nascita delle prime Pievi che in seguito evolveranno nella maggior parte degli attuali centri urbani, paesi, borgate. Non mancarono comunque, dispersi in quelle “terre alte” e ai bordi di paludi e valli, gruppi di individui isolati. Vivevano nel pagus, nella campagna lontani e distaccati dai nuovi cambiamenti sociali, erano chiamati pertanto pagani, in quanto chiusi e relegati in culture e tradizioni proprie del mondo romano, rispetto a quanti avevano già abbracciato la fede cristiana.
caldo MEDIOEVO
1850
1630
1492
freddo mite
1590
1350
1100
800
476
400
Nascita di Cristo
-300 aC.
- 900 aC.
ETÀ DEL BRONZO
-800 aC.
-1050 aC. fresco umido
0
freddo
caldo
ETÀ MODERNA
Principali variazioni climatiche avvenute nel corso degli ultimi 3000 anni Studi rivolti alle variazioni climatiche del passato ci confermano che, dopo una favorevole situazione registrata in età romana, si determinò una fase fredda con abbondanti precipitazioni. crisi climatiche sono registrate nel 1300 con primavere ed estati fredde e piovose, simili a quelle di particolari annate (1588-1628-1816). piuttosto freddo fu il periodo tra il 1590 e 1630, che va sotto il nome di “piccola età glaciale”, durante la quale si verificarono gravi dissesti idrogeologici. all’intenso freddo è da mettere in relazione anche la notevole produzione di lana a Venezia durante il 1600. Le Pestrine documentato in più luoghi è il corso d’acqua pestrina che ricalcava un ramo padano scomparso, attivo nell’età del Bronzo; lega il suo nome ai mulini che sfruttavano l’energia dell’acqua per azionare le macine: il pistrinaio era il mugnaio. nei pressi di rovigo una pestrina, proveniente da arquà polesine attraverso la tassina, portava acqua al fossato del castello; proseguiva poi per Sarzano e Mardimago e si disperdeva nelle Valli di Santa giustina. un’altra pestrina è ancora presente come canale irriguo tra Salara e runzi. I Canalazzi nel Medioevo non secondario fu il ruolo del tartaro o meglio di quell’insieme di corsi d’acqua, ricordati con il termine canalazzi, che insistevano lungo l’asse di scorrimento dell’attuale canalbianco. dalla documentazione tra Viii e Xiii secolo il principale di questi canali si identificava nel gabello o gabellione o gaibo, detto anche atrio. Si evidenzia quanto tali idronimi sopravvivino nelle località gavello e Villanova del ghebbo, mentre atrio si lega ad atriano, denominazione romana del tartaro. 35
CULTURA memorie a cura di
Micol Andreasi
Allegra ha solo 5 anni. Non conosce ancora la pesante eredità di memoria della sua famiglia. La sua mamma, Rachele Cicogna, dice che è troppo presto per raccontare tutto e che quando parlerà a sua figlia della bisnonna Lala, si concentrerà soprattutto sul suo attaccamento alla vita, sulla vivacità, sull’energia, la forza d’animo e la passione che l’hanno contraddistinta sempre. Dirà anche del bisogno di nonna Lala di non tacere mai, anche quando risultava sconveniente. Era il suo modo per resistere al dramma che si portava dentro e per scongiurare il rischio che la storia potesse ripetersi.
Una storia di resistenza e d’amore Quella di Lala Lubelska, ebrea polacca originaria della cittadina di Lodz, a nord di Varsavia, e sopravvissuta all’Olocausto, appartiene ad una delle pagine più tristi della Storia di tutti i tempi. Ma è anche una storia di resistenza e d’amore che proprio in un campo di concentramento ha preso forma. Nello strazio e nella devastazione di ciò che c’era attorno, nel campo di lavoro di Flossemburg, dove per qualche tempo Lala fu costretta a dure fatiche, incontrò Giancarlo Cicogna, un soldato veneziano prigioniero per non aver aderito alla repubblica di Salò. Fu amore. Il loro incontro, da subito, si fece consolazione e rassicurazione. Lala conservò gelosamente per mesi un piccolo pezzetto di carta con il nome, il cognome e l’indirizzo di Giancarlo. E perché nessuno glielo sottraesse lo tenne sotto la lingua. A guerra finita, quando l’esercito americano liberò lei e gli altri ebrei sopravvissuti da Mautahausen- era il maggio del 1945 - Lala cercò quel nome, si servì di annunci sui giornali. I due si ritrovarono e sposati, si trasferirono a vivere a Badia Polesine.
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“Parlerò soprattutto di questo a mia figlia Allegra - mi dice Rachele, che di energia ne ha da vendere, forse ereditata da nonna Lala con cui ha trascorso molto tempo della sua infanzia -. Le racconterò anche che il nome del suo bisnonno Giancarlo Cicogna è con altri a far parte del giardino dei Giusti a Gerusalemme. Le ripeterò le frasi che mia nonna ripeteva a me: Forza! Non abbatterti! Vivi pienamente la tua vita! Sii grata anche quando non ti senti in forma! Sii curiosa di tutto! Non adagiarti sul pensiero altrui! Sii critica e studia! C’è una porta sola di accesso ad un futuro di giustizia, la sua chiave è la conoscenza e la consapevolezza!”. E aggiunge: “Allegra conoscerà la durezza e la complessità di questa storia a scuola, in occasione della giornata della memoria o quando studierà”. Allora saprà che Lala Lubelska era solo una bambina quando, nel 1939, i tedeschi invasero la Polonia e costrinsero gli ebrei a vivere nei ghetti marginalizzandoli ed escludendoli dalla vita sociale. Azioni che per i bambini di oggi sembrano scontate, come frequentare la scuola, a Lala e a milioni di altri ebrei in Europa vennero negate. Poi arrivò il giorno tragico del trasferimento nei campi di concentramento. I tedeschi si portarono via la mamma di Lala e solo qualche mese più tardi trasferirono anche lei con le sorelle ed il papà ad Auschwitz. Vi rimasero solo pochi giorni perché destinati a Mauthausen. Lala lavorava in una selleria. Ogni giorno per raggiungere il suo posto di lavoro doveva fare 10 chilometri a piedi. Camminava tra i cadaveri di quelli che a tanta fatica non erano riusciti a resistere. Furono anni interminabili di privazioni, sofferenze e paura... Ma nonna Lala era forte. Non rivide mai più suo padre, né sua madre “. A guerra finita, tutto ciò che le restava era quel pezzetto di carta con il nome di Giancarlo Cicogna. Ripartì da lì per ricominciare a vivere.
Perchè nessuno dimentichi Rachele e suo padre Giorgio, figlio di Lala e Giancarlo Cicogna, da anni sono impegnati a portare la testimonianza del ricordo di Lala nelle scuole di Badia Polesine e della provincia di Rovigo. Lo fanno perché nessuno dimentichi mai ciò che è stato. Perché il dolore di nonna Lala e dei 6milioni di ebrei vittime della brutalità dei nazisti, dei sopravvissuti e delle loro famiglie potrà essere risarcito solo se si affermerà una coscienza collettiva forte e decisa contro tutto ciò che lede e umilia l’umanità.
Giorno della Memoria 27 gennaio 2020 La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. In questo giorno tutti siamo chiamati a ripensare a una simile strage di proporzioni epocali, affinché non vengano mai più scritte pagine di storia come questa
Il Giardino dei Giusti
Il primo Giardino dei Giusti, nato a Gerusalemme nel 1962, è dedicato ai Giusti tra le nazioni. Il promotore è Moshe Bejski, salvato da Oskar Schindler. Moshe Bejski ha dedicato la propria vita a ricercare nel mondo i Giusti tra le nazioni: può rendere l'idea la portata della sua ricerca se si pensa che tra il 1963 e il 2001 ne sono stati commemorati circa 20.000 di cui 295 italiani. Il giardino si trova nel museo di Yad Vashem e ricorda i Giusti non ebrei che hanno salvato la vita a ebrei durante la Shoah. La commemorazione fino agli anni novanta era effettuata piantando alberi in onore dei Giusti tra le nazioni. Oggi, non essendoci più spazio per le piantumazioni, è stato costruito nel giardino il Muro d'Onore su cui ne vengono scolpiti i nomi. 37
ATTIVIAMOCI in cucina
Pan del Doge
Silvestro Valier. 109° doge della Serenissima (1694-1700) a cura dello chef
Maurizio Fantinato docente di Enogastronomia presso l’Istituto Alberghiero “G.Cipriani” Adria (Ro)
per la pasta lievito 100g farina “0” 50g acqua fredda 8g lievito di birra 200g fichi secchi 100g marsala all’uovo 400g farina “0” 20g zucchero grezzo 50g miele acacia (Robinia) 3g sale (un pizzico) 150 noci tritate grossolanamente 120g uova intere (circa 2 uova) 200g burro a temperatura ambiente. Per rifinire il dolce 100g burro sciolto e zucchero a velo q.b.
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Non c’è festa senza un dolce da condividere.
E allora perché non il Pan del Doge? E’ un dolce della tradizione dal sapore familiare. Per preparalo servono i prodotti della nostra terra, un po’ di pazienza, valore fondamentale nella cultura contadina polesana e attenzione, necessaria quando si ha cura di qualcosa. La storia racconta che a crearlo per la prima volta sia stato proprio il Doge Valier mentre soggiornava nella sua villa Cà Patella, oggi sede del Municipio di Villadose. Era la fine del XVIII secolo. Un bravissimo mastro pasticcere del luogo, Sergio Schiesari, che tuttora lo produce e riscuote successi, ha preso la ricetta del Doge, apportandovi qualche modifica, ha saputo creare un dolce memorabile capace di far parlare della nostra storia il mondo intero. Eccovi allora il pan del doge (due pagnotte da 600 g)
Preparazione del Pan del Doge 1° giorno
Occupatevi, come prima cosa, della pasta lievito, quindi lavorate gli ingredienti fino ad ottenere un composto un po’ grezzo che conserverete per un giorno intero, coperto da un canovaccio umido, in frigorifero. Tagliate grossolanamente i fichi. Lasciateli a bagno nel marsala, coprite con la pellicola e metteteli in frigorifero accanto al composto di pasta. 2 giorno
Stemperate il composto-lievito che avete lasciato riposare in frigorifero il primo giorno. Aggiungetevi le uova e la parte di marsala che non è stata assorbita dai fichi, poi lo zucchero, il miele, la farina, i fichi, le noci, e mescolate rendendo omogeneo il più possibile l’impasto… per ultimi mettete il burro e il sale. L’impasto a questo punto comincerà a prendere la maglia glutinica ( cioè risulterà molto elastica quando si tira). Lasciatelo riposare, coperto da un torcione, per circa due ore a temperatura ambiente. Dividete l’impasto in due parti, e con le mani date una forma circolare alle pagnotte. Adagiatele in una teglia sopra a della carta forno. Fatele lievitare fino a quando non risulteranno cresciute del doppio. Accendete il forno e portatelo a 220C° avendo l’accortezza di mettervi all’interno un pentolino con dell’acqua per produrre un eccesso di umidità. Quando le pagnotte risulteranno belle gonfie, infornatele. Levate, prima, il pentolino con l’acqua. Dopo 5 minuti che le avete infornate abbassate la temperatura a 180C° per 30 minuti se avete la funzione ventilata inseritela. Dopo 30 minuti provate con uno stuzzicadenti a verificare la cottura. Levate dal forno le pagnotte. Fatele raffreddare. Una volta raffreddate con un pennello cospargete le pagnotte di burro fuso e passatele nello zucchero a velo, questa operazione renderà il dolce morbido per molti giorni. Conservatelo in un sacchetto chiuso. Sarà un fine pasto da festa, come si conviene sempre a chi si siede a tavola con il Doge.
INGREDIENTI • 350 gr. di farina “00” • un uovo • 160 gr. di zucchero • 150 gr. di burro • 1 gr. sale fino • 150 gr. di miele • 2 gr. di zenzero in polvere • noce moscata • lievito una puntina
paN di zeNzero In una ciotola capiente mettere tutti gli ingredienti nell’ordine: farina"00" 350 g, un uovo (solo il tuorlo), zucchero 160 g, burro 150 g, sale fino 1 g, miele 150 g, zenzero in polvere 2 g, cannella in polvere 2 g, noce moscata un pizzico, lievito per dolci una puntina. Iniziare a impastare fino a formare un bel composto compatto, poi far riposare l’impasto per circa due ore. Questa pausa aiuta gli ingredienti ad amalgamarsi meglio. Quindi stendere bene la pasta con il mattarello su uno o due fogli di carta da forno e ritagliare con le formine dei biscotti. Mettiamo ora i biscotti nel forno già caldo a 180° per 10 o 12 minuti. Ora prepariamo la glassa. Montare a neve ferma l'albume dell’uovo (che prima abbiamo utilizzato per l’impasto) e incorporare poco alla volta lo zucchero a velo. Sfornare e lasciare raffreddare I biscotti. Infilare la glassa in una tasca da pasticcre e decorare. ricetta di Maurizio Fantinato
PS. Se non siete dei grandi amanti delle cose dolci, allora non cospargete le pagnotte nel burro fuso e nello zucchero filato, ma … una volta sfornato, abbinate il pan del Doge a formaggi erborinati e vino passito. 39
STAR BENE ottica
PERCHÉ VISIONE E ATTIVITÀ SPORTIVA SONO COLLEGATE? La performance visiva influenza la performance sportiva dell’atleta. le capacità fisiche e funzionali di un atleta sono molte, il processo visivo le controlla tutte. lo sport coinvolge sia percezione che psiche dato che il 70/80% delle informazioni sensoriali, che raggiungono il nostro cervello, provengono dal sistema visivo.
a cura della dottoressa
Francesca Bovo Optometrista
una buona vista è necessaria per percepire correttamente lo spazio e per calcolare la distanza degli oggetti, oltre alla rapidità nel percepire i movimenti. il saper vedere è frutto dell'espe- rienza e dell'educazione, e, in quanto tale può essere migliorato. perfezionare le abilità visive significa migliorare la prestazione sportiva.
Quali sono i controlli di routine da eseguire? È importante valutare correttamente l'efficienza visiva, ossia l'acuità visiva, lo stato refrattivo, la stabilità della visione binoculare e la motilità oculare.
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La valutazione dell’acuità visiva, ovvero la capacità dell'occhio di risolvere e percepire dettagli fini di un oggetto, deve essere affiancata dalla sensibilità al contrasto e dall’accomodazione. la prima determina la capacità, di discriminazione, la seconda rappresenta la capacità di modi- ficare la messa a fuoco del sistema visivo, per ottenere la massima nitidezza dell'immagine sulla retina, in relazione alla distanza alla quale si trova l'oggetto che si sta fissando.
Monitorare lo stato refrattivo dei vostri piccoli significa controllare l’insorgenza o l’evoluzione di difetti visivi come miopia, ipermetropia e astigmatismo. Questi ultimi, se non corretti adeguatamente, possono
rappresentare una limitazione, oltre che per la performance sportiva, anche per la quotidianità. Vedere bene vuol dire anche fondere in maniera corretta l’immagine di un oggetto. ciascun occhio invia la propria immagine al cervello, la capacità di ricavare un’immagine singola da due distinte si definisce fusione e determina la visione binoculare. Questa funzione complessa viene appresa nell’età pediatrica, se qualcosa ne impedisce il corretto sviluppo, non può più essere ripristinata.
un altro fattore fondamentale per una buona pratica sportiva è la motilità oculare. i nostri occhi si muovono in continuazione, così facendo ci permettono di esplorare il mondo che ci circonda in maniera efficiente e veloce. i principali movimenti oculari si distinguono in saccadici, di inseguimento, di vergenza e compensatori. Questi intervengono rispettivamente per cambiare punto di fissazione quando un oggetto si sposta rapidamente, per non perdere la fissazione di un oggetto in movimento, per conservare una buona visione binoculare quando l’oggetto fissato modifica posizione e distanza dall’osservatore, per mantenere stabile l’immagine sulla retina.
praticare un'attività fisica renderà felici i vostri piccoli, una buona visione li farà sentire anche a proprio agio, senza limitazioni: tutto ciò favorisce la socializzazione e il divertimento. noi di ottica toffoli sappiamo quanto è importante per i vostri bambini svolgere al meglio il loro sport preferito. passate a trovarci in negozio, saremo lieti di rispondere alle vostre domande e approfondire questi temi.
CENTOSTORIE narrativa
Ci piace pensare al Natale come ad un periodo in cui “festa“, “famiglia“ e “tempo” vadano di pari passo. Un momento in cui condividere la gioia di una lettura, pagine ben illustrate, voci di grandi autori che riescano a restituire aspetti non consueti della Festa. Vogliamo provare a farlo con una carrellata di titoli non solo per i più piccoli, che indaghino gli aspetti pi diversi del Natale: quello della magia, q mistero, dell attesa gioiosa, ma anche quello della riflessione, della soli parte della Festa.˚ Non sono tutti titoli nuovi, anzi, abbiamo viaggiato negli anni, e abbiamo dato spazio a libri che non sono più in commercio, per divertirci a scovarli anche nei vecchi cataloghi, nelle biblioteche, nelle rimanenze di magazzino. Buona ricerca ... e buon Natale!
di il Natale tra. le pagiNe uN a cura di
Sara Bordiga Bibliotecaria Una carrellata di titoli che indagano gli aspetti più diversi del Natale
Il viaggio dei tre re: aspettando Natale di Beatrice Masini. San Paolo. dai 7 anni Un libro che è una specie di calendario dell’avvento: 24 storie accompagnano il lettore durante l’attesa più magica dell’anno. Una scrittrice d’eccezione regala ai tre Magi, che hanno perso l’orientamento seguendo la cometa, un racconto ogni sera, una sorta di “angolo del filo’” in cui il viaggio si fa speranza e diviene magia.
libro
Uno spuntino di Natale di Magali Bonniol. Babalibri. Dai 4 anni Un gatto, un topo, un berretto rosso e la ricerca di un po’ di cibo sono gli ingredienti di questo spassoso albo, uscito anche in formato comodamente tascabile per le mani dei lettori più piccini. Deus ex machina di una serie di piccole disavventure gastronomiche dei due amici animali sarà un simpatico Babbo Natale, come sempre risolutore di ogni traversia!
L' alce Gustavo: una storia di Natale di Volker Kriegel. Il Castoro dai 5 anni Un alce con gigantesche corna e uno strambo Babo Natale automobilista: il quadretto è spassoso e la narrazione, tutta imperniata sui valori dell’amicizia e della condivisione, scorre liscia, per una lettura ad alta voce da godere sotto l’albero o sotto al vischio!
La Raccolta di Natale di Peter Coniglio di Beatrix Potter. Sperling & Kupfer. dai 5 anni Alcuni racconti classici e nuove storie sul Natale di Beatrix Potter, corredate di curiosità, illustrazioni inedite, biglietti dell’autrice. Un tuffo nell’Inghilterra di metà ‘800, nelle sue atmosfere, nei suoi paesaggi, e nel mondo animale - non solo il coniglio Peter! - che ha circondato davvero l’autrice.
Il Grinch di Dr. Seuss. Mondadori dai 6 anni Il Grinch, personaggio nato nel 1957 dalla geniale mente del dr Seuss, vive una enorme popolarità negli Stati Uniti, in cui è parte di opere teatrali e protagonista di albi e giochi. Da noi è apparso solo nel 2000: orrendo aspetto, pessimo carattere, repulsione per la bontà e la bellezza proprie delle festività natalizie.
L’abete di Hans Christian Andersen. Interlinea Junior dagli 8 anni Un piccolo abete si protende verso il futuro con il desiderio di diventare grande, senza riuscire a godere il momento presente, e ciò che di bello, in ogni fase della sua vita di albero, gli accade. Diventerà decorazione natalizia, ma sarà un momento di bellezza effimera. Una parabola vitale un po’ malinconica e saggia.
Billy Nebbia. Il bambino che non credeva più a Babbo Natale di Guillaume Bianco Bao Publishing. da 8 anni In questo secondo episodio (nel primo Billy vede sparire il suo gatto, Tarzan) il tenebroso e riflessivo ragazzino indaga sulla natura di Babbo Natale, sulla cui esistenza non nutre molta fiducia. Atmosfere misteriose e un connubio di magia e umorismo rendono la lettura adatta non solo a giovanissimi di “primo pelo”
Il Natale di Marguerite di India Desjardin e Pascal Blanchet. Bao Publishing dai 10 anni e per tutti Protagonista un’ottantenne che, ormai abituata alla solitudine e chiusa nelle proprie paure, non ama festeggiare il Natale e si prepara a viverlo nella ordinarietà delle sue giornate. Ma a volte basta un elemento di rottura per permettere di uscire dagli schemi e consentire al senso della Festa di riappropriarsi della nostra vita.
Ricordo di Natale di Truman Capote. Donzelli. dai 10 anni Una “chicca” natalizia, pubblicata nel 1957. È una storia di lieve, splendidamente illustrata, fatta di riti e abitudini consolidate alle soglie del Natale di ogni anno, il racconto dell’amicizia tra due bambini nell’ultimo anno che trascorreranno insieme: giorni di spensieratezza, tradizioni da rispettare, atmosfere, luoghi e odori di un dicembre americano anni ’50
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Tif Tof e il drago del fiume
Tif Tof, figlio di Tof Tof, nipote di Tuf Tof e fratello maggiore di Taf Tof, era un giovane e vivace folletto dei fiumi, che viveva con la sua famiglia lungo le rive del grande, lento, lungo e vecchio fiume Po. Tif Tof non era un folletto molto ubbidiente. Sua madre, Rif Raf, aveva sempre un bel da fare nel rincorre e rimproverare Tif Tof: “Tif Tof non saltare nel fango!”, “Tif Tof non spaventare le tortore!”, “Tif Tof non magiare tutte le castagne o ti verrà un gran mal di pancia!”. Ma non c’era proprio nulla da fare. Per quanto Tif Tof si sforzasse, non riusciva a restare a casa a studiare come faceva sua sorella. Lui aveva bisogno di correre all’aria aperta ed esplorare la natura, soprattutto quando arrivava l’inverno, che era la sua stagione preferita. A Tif Tof piaceva tanto uscire la mattina e sentire quel solletico sul naso quando respirava l’aria fredda e poteva passare ore ad immaginare che le nuvolette di vapore che gli uscivano dalla bocca, fossero creature fantastiche. Adorava anche nascondersi nella nebbia e fare i dispetti ai passanti e non aveva paura di perdersi, perché lui era un folletto del fiume e conosceva benissimo ogni albero, cespuglio e tutta la natura che cresceva attorno all’acqua. Ma c’era ancora una cosa di cui non sapeva molto: il fiume. Quel lento e sonnachioso serpentone d’acqua era per Tif Tof un grande mistero e non lo aveva ancora risolto, perché il suo papà gli aveva vietato di avvicinarsi troppo all’acqua. Tif Tof non osava disubbidire al papà, anche perché lui diceva sempre che, in fondo al fiume, viveva un grandissimo e pericolosissimo drago. Una mattina d’inverno però, Tif Tof si svegliò e vide qualcosa di meraviglioso. 42
Durante la notte era scesa la neve! La terra era tutta coperta da soffice neve bianca e l’aria profumava d’acqua. Tutto attorno la casetta di Tif Tof regnava un silenzio irreale. Sembrava di essere finiti dentro un grande cuscino bianco, morbido, morbido. Tif Tof si vestì in fretta e uscì correndo, lasciando le impronte dei suoi scarponcini sulla neve bianca e liscia. Il folletto si guardò attorno, incuriosito, quando, tutto a un tratto, notò qualcosa di nuovo, che non aveva mai visto prima: il fiume era ghiacciato! Tif Tof non riuscì a resistere. Alla vista del fiume gelato, dimenticò tutte le raccomandazioni che il papà gli aveva fatto: corse in casa, prese i suoi pattini, li indossò e sfrecciò verso il fiume. Tif Tof scivolava, pattinava e faceva le piroette sul fiume ghiacciato con grande eleganza e sicurezza. Quando ad un tratto… CRACK! Il ghiaccio si ruppe e Tif Tof cadde in acqua. Tif Tof doveva essere svenuto e aver dormito un bel po’ perché, quando si svegliò, aveva un gran mal di testa e non riusciva a ricordare quando si era addormentato. Infatti adesso si ritrovava in una grande grotta azzurra: sopra di lui, sentiva scorrere il fiume e accanto lui…Eccolo! Era grande e verde, con grosse ali appuntite e uno strano profumo d’erba e cenere. Non c’erano dubbi, era proprio lui: il grande drago del fiume! E lo stava fissando con i suoi occhioni lucenti. “Aiuto!” gridò Tif Tof ma il drago, sorridendo disse: “Non aver paura Tif Tof. Io non mangio i folletti. A dir la verità, io non mangio proprio nessuno. Sono il grande Drago Po. Vivo sotto questo fiume e il mio compito è tenere tranquille e pulite le sue acque. Devi sapere però che, con il passare degli anni, il mio lavoro è diventato sempre più difficile. Gli umani lassù non fanno altro che buttare sporcizia nel fiume e io, da solo, non riesco più a ripulirlo tutto”.
CENTOSTORIE favole
favola di
Giulia Ziviani illustrazioni di
Emilia Mazzetto studentessa Liceo Artistico “Roccati” Rovigo
Tif Tof provò grande dispiacere per tutta la fatica che quel grande drago gentile doveva fare. A ben pensarci anche a lui era capitato, qualche volta, di sporcare il fiume. Il folletto decise allora di diventare l’assistente del Drago Po. Parlò a lungo con il Drago e insieme stabilirono che Tif Tof lo avrebbe aiutato a pulire e proteggere il fiume e avrebbe cercato di insegnare a tutti i bambini umani il rispetto e l’amore per la natura. Fu così che Tif Tof diventò il più serio, responsabile e attento tra tutti i folletti che vivono lungo il fiume Po. 43
ATTIVIAMOCI con la mamma
a cura di
mamma Carlotta
Ecco a Voi un babbo Natale creativo ed originale, la cui prepzione saprà divertire grandi e piccini. Siete pronti? Ecco allora la proposta:
babbo Natale di cartapesta
procedimento occorrente: • palloncino • spago • quotidiani o riviste • colla vinilica • pennelli • matita • pennarello nero • tempere colorate • nastro bio adesivo di carta • batuffoli di cotone • lacca per capelli difficolta Media richiede tempi di asciugatura
Per cominciare, gonfiate il palloncino. Legate un filo robusto al nodo del palloncino e formate un cappio. Vi servirà più avanti per farlo asciugare appeso. Prendete, ora, un pennarello nero e disegnate una circonferenza intorno al nodo del palloncino. 2) Per tenere fermo il palloncino, appoggiatelo sopra una tazza o una scodella e iniziate a preparare alcuni fogli di carta strappandoli a pezzetti e raccoglieteli in un contenitore.
5) Appendete il vostro palloncino ad asciugare, possibilmente in un luogo riparato. Nel frattempo, formate due palline ovali di carta che diventeranno le scarpine del Babbo Natale. 6) Ora, stendete la tempera bianca su tutta la superficie del palloncino, servirà da copertura alla carta di giornale e come base per il disegno del vostro Babbo Natale. Quando sarà asciutto, procedete ad incollare i piedi al corpo, fissandoli nella parte bassa del pallone (quella più panciuta, per capirci) con del nastro bioadesivo.
3) In un altro recipiente mettete la colla vinilica alla quale aggiungerete un cucchiaio di acqua e con un pennello grande, iniziate 7) E’ necessario estrarre il palloncino dal suo a stendere la colla sul palloncino, copritela interno: il buco appena formato, sarà la cima con i pezzetti di carta di giornale e ripassate. del cappello del vostro Babbo Natale 4) Ricoprite l’intera superficie del pallon- 8) Iniziate a disegnare, con una matita morcino e ripetere fino a creare almeno 3/4 bida, i tratti del vostro Babbo Natale: gli ocstrati di carta e colla. chietti, il nasone, le sopracciglia, la barba e i capelli, il bordo del cappello e la cintura 9) Ora dipingete di rosso tutte le parti del cappello e della giacca, facendo attenzione ai bordi. Poi dipingete di nero la cinta, gli occhi usando il pennarello nero. Colorate di giallo la fibbia. 10) Per completare la vostra opera, incollate un ciuffo di cotone sul bordo del foro per formare il pon pon sul cappello e nascondere il buco. Il vostro Babbo Natale è pronto!
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ATTIVIAMOCI con la mamma
i passatelli di nonna Milena
a cura di
mamma Roberta
Dosi per 3/4 persone 3 uova 2h di parmigiano reggiano grattugiato 60gr di pane grattugiato 1 cucchiaio da cucina di farina (1 pizzico di noce moscata se lo gradite) In una terrina sbattete le uova con una forchetta, poi aggiungete il formaggio, il pane grattugiato e la farina, incorporate bene tutti gli ingredienti e lavorate il composto finché non risulterà compatto e morbido. A questo punto non ci resta che passare l'impasto nello schiaccia patate (usate il foro dei passatelli ) premete .... e i passatelli sono pronti per essere immersi nel brodo. Il tempo di cottura è velocissimo, immergeteli nel brodo che già sta bollendo e spegnete il fuoco... I passatelli della nonna sono già pronti! I bimbi ne andranno matti! Buon appetito
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LIFE STYLE Moda Fashion
Complici il profumo di cannella, le luminarie lungo le strade, le vacanze, le serate con gli amici o con zii e cugini che magari non si vedevano da tempo e poi… le gite fuori porta tra mercatini e alberi luminosi… tutto questo e molto alto fa si che i giorni delle feste natalizie siano in assoluto i più fotografati dell'anno. Impossibile non trattenere il ricordo di momenti tanto belli! Sarà anche per questo che ci piace creare per i nostri piccoli outfit speciali a tema natalizio.
Se il nostro bambino non ha ancora compiuto l’anno d’età, la regola cool per il Natale 2019 è il TEDDY COAT. Si tratta di un cappottino in lana che ricorda il classico orsetto di peluche. Stupendo, tenero e soprattutto caldo! Scegliete i colori rosa baby, azzurro polvere e color biscotto. Se dobbiamo vestire un bimbo o bimba un po’ più grandicella, lasciatevi ispirare dalle atmosfere britannia cura di che. Torna, infatti, il fascino del MONTGOMERY clasRossella Rizzi sico con gli alamari ma in colori sgargianti da indossare consulente d’immagine in versione sporty ma anche con mise più eleganti, ed event planner sdrammatizzate dagli anfibi sia per lui che per lei. E sotto il cappotto? Per il giorno di Natale vale per tutti l’ ELFO STYLE. A farla da padrone sono le tutine, i completini ed i coordinati che ricordano i piccoli aiutanti di Babbo Natale, oppure scegliete un maglioncino con stampa pan di zenzero, fiocchi di neve e simpatiche renne!
FESTE COOL CON L’ELFO STYLE
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E i colori? Oltre al classico e intramontabile ROSSO e alla stampa TARTAN
tipica del periodo, l'inverno 2019 accoglie colori nuovi come il giallo ocra, il verde muschio, il color zucca da indossare in tonal look o mixati insieme, giocando con varie pesantezze di tessuti e lana per un effetto davvero cool. E ora i vostri bimbi sono davvero pronti e super stilosi per le occasioni di Natale!
si gioca con i dadi
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PARCO GIOCHI CUSTODITO BRICKLAND Vedi regolamento presso area parco
Tutti i weekend dal 30 novembre al 6 gennaio 10.00 - 12.00 / 15.00 - 19.00 Divertiamoci con i mattoncini più famosi di sempre e con tanti laboratori natalizi! GIACCIANO CON BARUCHELLA (RO) - www.ilfaro.net ORARI: LUNEDÌ / SABATO 9.00 - 20.00 · DOMENICA 10.00 - 20.00