VILLACORTESE NEWS
Dopo aver letto un rabelot voto NO dopo la lettura se esce con un certo stordimento, con la sensazione che cambiare sì, ma per pietà, non in peggio.
Fatto! Dopo approfondimenti, ascolti , letto il testo e una lunga riflessione ho deciso che voterò No ma non tranquillamente poiché avrei preferito dover pronunciarmi su una riforma fatta bene e utile. Ma tant’è, il dibattito è stato poco serio, sul merito, con manipolazioni e tanto testosterone anche femminile. Sono andati in onda, pardon in scena, soprattutto i "ggiovani" quelli dal giacchino stretto che hanno imparato che per fare carriera non occorre studiare ma basta urlare e sparare alto, gesticolare e non risolvere, semplificare tutto in 140 caratteri e delegittimare chi non la pensa come te. Ma la prima vera cosa che sta sopra tutte e che non si può digerire sta nel fatto che . . . . . " L'art. 138 prevede che le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali devono essere approvate da ciascun ramo del Parlamento con due distinte deliberazioni, tra le quali devono intercorrere almeno tre mesi; nella seconda deliberazione di ciascuna camera, per l'approvazione è necessaria la maggioranza assoluta[1]. L'art. 72 (ultimo comma) della Costituzione esclude che i progetti di legge costituzionale possano essere approvati dalle commissioni parlamentari in sede deliberante. Non può essere la Revisione del Governo pro tempore o la Riforma Renzi-Boschi. La Costituzione la fa il Paese nelle generalità delle sue espressioni politiche, tanto per essere appena democratici.
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L'insistenza con la quale Renzi ha messo sé stesso e il suo governo al centro della decisione sulla riforma costituzionale ha però generato un caos, una mischia in cui tutti si sono buttati generando una prova di forza che alla fine è stata una perdita di tempo poiché cambiare la Costituzione non è una priorità rispetto alle urgentissime scelte politiche in materia economica, sociale, energetica, di politica estera ed europea che dovrebbero essere fatte e non si fanno. Naturalmente, nessuno può dire davvero come andrà questo referendum perciò, dopo aver messo i tappi nelle orecchie mi sono letto il testo della riforma scoprendolo disomogeneo e che ragione di più lo "spacchettamento" sarebbe stata un'ottima idea; anche perché avrebbe tolto senso alla scelta che molti si apprestano a fare: il Sì e per Renzi, il No è contro Renzi. Dpo la lettura se esce con un certo stordimento, con la sensazione che cambiare sì, ma per pietà, non in peggio. E questa è gia una ragione. Il secondo motivo è che generalmente non compro a scatola chiusa. Molti sostenitori del Sì riconoscono incongruenze della riforma ma sostengono, per convincere i titubanti, che poi si potrà sempre porvi rimedio in un momento successivo ma come recita sempre l'art.138. . . . . . Le maggioranze necessarie per apportare modifiche alla Costituzione sono, come abbiamo visto negli anni, molto difficili da raggiungere e possono diventare quasi impossibili con il nuovo Senato che sarebbe introdotto se passasse la riforma. Pur essendo d'accordo sulla necessità di riformare il sistema del bicameralismo perfetto, penso che il Senato così come delineato dalla riforma sia un "rabelot", come si dice da noi: prima di tutto, per la sua composizione dato che mischiare sindaci e consiglieri regionali introduce un elemento di disomogeneità tra i membri che ne complica il funzionamento e l'impatto; e poi, a differenza per esempio dei membri del Bundesrat tedesco . . " che volenti o nolenti devono rappresentare le loro regioni, i nuovi senatori non avranno alcun vincolo di mandato" Allora tanto vale che siano eletti direttamente dai cittadini, no? Invece sono eletti dai partiti e rappresentano i partiti. Semplicemente ai cittadini viene tolto il voto. Il terzo motivo è che leggendo il testo si scopre la miriade di casi nei quali rimane il bicameralismo e la possibilità per il Senato di intervenire anche nei casi di competenza della Camera e non è davvero realistico pensare che non ci saranno più conflitti di competenza o perdite di tempo; infine il fatto che non si sa come i senatori saranno effettivamente eletti. Tanto valeva eliminiare del tutto il Senato.
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Non mi piace il meccanismo del "voto a data certa" e cioè l'idea che sempre e comunque il Parlamento dovrà dare la priorità alle proposte legislative del governo, se questo lo richiede. Già oggi lo spazio per l'iniziativa parlamentare è ridotto e anche sono notevoli i bastoni messi tra le ruote dei meccanismi di partecipazione diretta dei cittadini . Triplicare le firme necessarie per le proposte di legge di iniziativa popolare e passare da 500.000 a 800.000 firme per chiedere un referendum, significa che le chiacchiere sull'importanza della partecipazione dei cittadini sono, appunto, solo chiacchiere. Con questa riforma, da qualsiasi parte la si guardi, questa partecipazione diventa più difficile. Sono poco convinto anche ( quarto) della ricentralizzazione sistematica dei poteri verso lo Stato, in particolare in materia di energia, infrastrutture e ambiente. Le recenti esperienze ci insegnano che il metodo migliore per assicurare il massimo livello di protezione della salute dei cittadini, dell'ambiente, delle casse pubbliche ma anche la spinta di attività economiche virtuose, non è la massima centralizzazione o anche la massima decentralizzazione, bensì l'esistenza di una seria strategia e pianificazione nazionale in particolare in materia energetica e produttiva di cui non si vede traccia. Ora, dopo anni di decentramento fatto male e di pastoie burocratiche dovute a scarsa efficienza amministrativa, si vuole passare all'estremo opposto, senza prima avere riformato un bel nulla e continuando a fare dipendere da interessi economici non trasparenti . I vantaggi dei minori costi della politica sono molto limitati, o comunque molto minori rispetto a quelli indicati dal governo . Poi c’è l'Italicum, che mi pare una legge veramente da buttare. Un’altra grave omissione è poi non avere eliminato in Costituzione l'obbligo del pareggio di bilancio. Insomma, dopo aver ascoltato tante parole e urla spero che l'energia che tanti potenti e meno potenti stanno mettendo in questa battaglia referendaria possa presto essere invece spesa per i problemi veri dell’Italia Peppino Barlocco www.villacortese.net pubblicato 01/12/ 2016
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