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MICHELANGELO FALSARIO E ALTRE BURLE
Anche il mondo dell’arte non è immune agli scherzi, con autori che si sono lasciati andare a burle e giochetti anche parecchio ironici, nonostante poi siano passati alla storia per essere stati artisti tra i più importanti e influenti di tutti i tempi.
Una bischerata diventata nota nel Rinascimento fu quella di Michelangelo che, in giovane età, realizzò un Cupido dormiente spacciandolo per reperto archeologico; e poi l’Autoritratto di Giorgione in realtà opera di Antonio Canova.
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Insomma, aneddoti e storie che rendono ancora più interessante il mondo dell’arte, e che noi di Artribune abbiamo deciso di raccontarvi per celebrare, come sempre a modo nostro, questo Pesce d’aprile 2023. Sappiamo cosa state pensando: e il ritrovamento delle teste di Modigliani realizzate da un gruppo di simpatici studenti livornesi?
Vi raccontiamo anche quello!
Una delle truffe più celebri della storia dell’arte è stata architettata da uno dei suoi autori più noti e influenti di tutti i tempi, Michelangelo Buonarroti.
Poco più che ventenne, il genio rinascimentale realizzò un Cupido dormiente che, attraverso diversi espedienti, dava l’impressione di essere un’opera risalente all’antichità.
Per farla apparire più antica, Michelangelo seppellì l’opera, operazione che conferì alla scultura una patina e un’aurea “archeologica”.
Il Cupido venne inserito così nel mercato romano delle antichità, ed ebbe anche un acquirente: il cardinale di San Giorgio Raffaele Riario.
Accortosi del raggiro, il cardinale chiese il rimborso da parte del mercante con cui aveva chiuso l’affare, non chiedendo però alcun rimborso a Michelangelo per via dell’illusione che era riuscito a creare con la sua maestria.
Addirittura Riario commissionò un’opera allo scultore, la statua di un Bacco, che però non piacque al cardinale e venne poi acquisita da Jacopo Gallo.
Il “falso” autoritratto di Giorgione
Nasce come una burla per ridere alle spalle della crème de la crème romana la storia che vede protagonisti l’artista Antonio Canova, il mecenate Abbondio Rezzonico e – suo malgrado – Giorgione.
Intorno alla fine del Settecento Canova realizzò, su idea condivisa con il principe romano, un dipinto passato alla storia come Autoritratto di Giorgione. Nel corso di un ricevimento presso la sua dimora, in cui erano presenti artisti e storici dell’arte, Rezzonico tirò fuori il dipinto, presentandolo come un autoritratto di Giorgione rimasto inedito fino a quel momento.
La perizia con cui Canova realizzò l’opera e la presenza di cornici d’epoca ingannarono i presenti, e l’inganno si è perpetuato fino a qualche anno fa, quando, arrivato alla fiera TEFAF, ci si è resi conto che l’opera non è di Giorgione ma di Canova, andando venduta.
Le fantomatiche teste di Modigliani a Livorno. Per un breve periodo è stata una delle scoperte più sensazionali della storia dell’arte, salvo poi rivelarsi una bischerata congegnata “ad arte”, è il caso di dirlo, da un gruppo di studenti livornesi.
Secondo una leggenda, Amedeo Modigliani prima del suo viaggio a Parigi avrebbe realizzato e poi gettato nei fossi livornesi alcune sue sculture, vero cruccio di non pochi storici e critici d’arte, anelanti di ritrovare queste misteriosissime opere di Modigliani.
E il desiderio, nel 1984, anno in cui decorreva il centenario dalla nascita dell’artista, si è avverato: in un canale a Livorno vengono ripescate tre teste scultoree, che autorevolissimi critici tra cui Giulio Carlo Argan e Bruno Zevi non esitano ad attribuire a Modigliani.
La notizia fa il giro del mondo fino a quando, a un mese e mezzo dalla “scoperta”, gli studenti livornesi Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pierfrancesco Ferrucci (segue pagina 24)
(segue dalla pagina 23) confessano in un’intervista a Panorama di essere stati loro a realizzate le teste ritrovate.
“
Visto che non trovavano niente, abbiamo deciso noi di fargli trovare qualcosa!”, hanno dichiarato i tre artisti per caso nei tanti programmi televisivi in cui sono stati ospitati, tra tutti quello in cui è avvenuta la prova del nove, uno Speciale TG1 in cui è stato chiesto loro di riprodurre una “testa”. Manuale di storia dell’arte alla mano, i ragazzi davanti al pubblico di tutto il Paese hanno dato vita a un’opera di Modì. Successivamente, è emerso che i ragazzi hanno in realtà realizzato una sola testa, mentre le altre due erano opere di Angelo Froglia, artista livornese che ha poi dichiarato, attraverso il suo gesto, di aver voluto “evidenziare come attraverso un processo di persuasione collettiva, attraverso la Rai, i giornali, le chiacchiere tra persone, si potevano condizionare le convinzioni della gente. Inoltre io sono un artista, mi muovo nei canali dell’arte, volevo suscitare un dibattito sui modi dell’arte e questo mi è riuscito in pieno”. Insomma, dalla burla alla performance il passo qui è stato davvero breve.
Desirée Maida www.artribune.com/arti-visive/arte-moderna/2023/03/ dal-falsario-michelangelo-alle-teste-di-modigliani-le-burle-piu-celebri-del-mondo-dellarte/
Agrigento è la Capitale Italiana della Cultura 2025. La città siciliana è stata proclamata dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, durante la cerimonia tenutasi venerdì 31 marzo 2023nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura.
Agrigento è stata selezionata da una rosa di dieci città finaliste composta da Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Bagnoregio (Viterbo), Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto (Terni), Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone) e Spoleto (Perugia).
Ad aprire la conferenza è stato Davide Maria Desario, Presidente della Giuria che ha valutato i dossier di candidatura delle città finaliste: “li abbiamo valutati, confrontati a 360 gradi, seguendo con attenzione le linee guida previste dal bando.
È sui progetti presentati che siamo stati chiamati a scegliere e non per la bellezza delle città.
Il momento più emozionate sono state le audizioni delle città finaliste, che con i loro progetti hanno mostrato capacità organizzativa, visione, e con serietà e responsabilità non hanno voluto nascondere le loro fragilità.
Abbiamo visto e sentito professionalità e passione, un grande senso di squadra in grado di unire campanili e ideologie”.
Desario inoltre lancia un invito al Ministro Sangiuliano: “i progetti delle città che non si aggiudicheranno il titolo non meritano di essere dispersi, ma di essere supportati nella maniera che il Ministero riterrà più opportuno”.
“L’Italia è una super potenza culturale perché, in questo, la storia ci ha baciato: abbiamo avuto in migliaia di anni di storia un unicum nella sovrapposizione di diverse civiltà che si sono sedimentate sul nostro territorio”, ha dichiarato il Ministro Sangiuliano.
“Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre città e del nostro territorio.
Anche per le città non Capitali troveremo il modo affinché anche i loro progetti possano trovare un momento di realizzazione”.
Nel corso della conferenza, Sangiuliano ha inoltre annunciato la nascita di un nuovo titolo che andrà ad aggiungersi a quello di Capitale Italiana della Cultura e di Capitale Italiana del Libro: dal prossimo anno sarà proclamata anche la Capitale Italiana dell’arte contemporanea.
Desirée Maida https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e-pubblica-amministrazione/2023/03/ agrigento-capitale-italiana-cultura-2025/
MACCA – Museo D’Arte Contemporanea a Cielo Aperto di Peccioli dà ufficialmente il via alle sue attività nel cuore della Valdera, tra Pisa e Volterra.
Inaugurato il 25 marzo, quando sono state svelate al pubblico le tre nuove opere d’arte di Vittorio Corsini, Marcella Del Signore, Maria Perbellini-Christian Pongratz e ha inoltre avuto luogo la riapertura del Museo Archeologico, riconosciuto da poco dal Ministero della Cultura come struttura di livello nazionale, con il nuovo allestimento.
Il MACCA ospita oltre 70 opere d’arte contemporanea, frutto di un lavoro trentennale con artisti italiani e internazionali invitati a sviluppare nel tempo progetti in sintonia con il territorio pecciolese.
E nello stesso tempo, è un’istituzione che raccoglie sotto un’unica direzione le progettualità artistiche disseminate sul territorio di Peccioli e le sue frazioni. Così, questa data rappresenterà uno dei punti cardine della programmazione del Comune, della Fondazione Peccioli per e di Belvedere Spa.
Da oltre trent’anni, la cittadina incastonata in un paesaggio collinare porta avanti Cantiere Peccioli, un ambizioso progetto che interseca l’arte contemporanea(segue è 26)
(segue dalla pagina 25) con il territorio e la sua identità.
L’idea di un parco d’arte contemporanea nasce nel 1991, sulla base di due esigenze molto sentite dall’amministrazione comunale: creare un cammino culturale incentrato sull’arte e farlo in maniera da lasciare un segno durevole.
Prima l’idea di rendere le opere di arte contemporanea a cielo aperto un vero e proprio museo pubblico. Poi l’annuncio nel luglio 2022 della scelta del nome e l’inizio dei lavori per rendere il Macca, acronimo di museo di arte contemporanea a cielo aperto (e diffuso nel territorio), realtà.
Mesi di lavoro, di catalogazione certosina, di preparazione di una sezione specifica nell’app Sistema Peccioli. L’allestimento di nuove opere e di un percorso che permetterà a Peccioli di avere un museo unico nel suo genere in tutto il panorama nazionale.
Il 25 marzo, il Macca di Peccioli ha aperto ufficialmente le sue porte. L’evento di lancio ha visto come cuore pulsante il portico di piazza del Popolo. Oggetto di un restyling, già in programma da tempo da parte dell’amministrazione comunale, e che restituisce, ora, un vero e proprio nuovo salotto pubblico ai cittadini pecciolesi e ai turisti. Questo luogo rappresenta al meglio la centralità simbolica del Macca, il