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ROSETTA MURRU
nelle Mostre Campionarie Nazionali della FIDAPA ha perseguito con attenzione il percorso di fusione tra antico e moderno di colori ed arte, rafforzando collaborazione e intesa tra artista/artigiano con creazioni al femminile e nel segno della valorizzazione degli elementi culturali e naturali dell’identità dell’Isola Tutto il lavoro della fucina creativa di Rosetta, che segue continuamente molteplici canali e progetti espressivi, è sempre – impiegando un pensiero di Le Corbusier – “una sola e identica manifestazione creatrice, rivolta a diverse forme di fenomeni”.
Ha elaborato progetti di raffinata complessità concettuale, coltivando gli elementi e le sinergie creative radicate nella storia sarda e nell’artistica personale per il carattere figurativo con i maestri Stanis Dessì, Filippo Figari e Gavino Tilocca e con l’imprinting avanguardista, acquisito come apprendimento giovanile dalle formative lezioni di Mauro Manca, la predisposizione ad intendere l’internazionalità e potenzialità dell’arte.
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Nei progetti ISOLA e corsi CIF ha riversato il maturato rapporto dinamico tra designer e artigiano impegnato nella manualità e scoperta di nuovi orizzonti di sapienza, di conoscenza, di tecniche e di materie; Rosetta, da artista curiosa e creativa, ha basato i progetti sul rispetto delle rispettive competenze, trovan- do comunanze e “contaminazioni” per descrivere e rappresentare la contestualità di territori ed aree da far veicolare nella valorizzazione in modo nuovo e inusuale.
Per la rinnovata produzione artigianale ha contribuito ad alimentare significativamente, nei diversi territori in cui ha operato, quel senso virtuoso del manufatto tipico come capitale culturale e dei saperi.
Il rapporto collaborativo in Sardegna tra artista e artigiano, ha radici certamente nel fondamentale lavoro svolto da Eugenio Tavolara, negli anni Cinquanta, con l’ISOLA.
Tra i diversi periodi creativi, sempre e costantemente in piena evoluzione sperimentale e di ricerca, si segnala la serie di quadri titolati “Scenari” che sono una sfida tra astratto e reale all’interno di uno spazio scenografico di forme, colori e linee di vitale energia; facile intuire una natura primordiale che dà senso alle origini e le racchiude in un suggestivo abbaglio, ammaliante e fascinoso da rivivere!
In altre opere si caratterizza per la valenza simbolica, che attinge dagli elementi vitali della natura: terra, fuoco, sole, luna, acqua, aria e vento in cui è presenza, talvolta da protagonista, la figura umana rivisitata. Fin da giovanissima, maturando stimolanti esperienze formative, ha esposto con Aligi Sassu, Giovanni
Ciusa, Antonio Atza, Salvatore Fara ed i maggiori e qualificati Maestri della scuola del Novecento; tra i suoi tanti alunni, nell’attuale olimpo artistico sardo, figurano validissimi pittori, scultori, stilisti e designers di Sassari e Nuoro.
Hanno scritto di lei numerosi critici d’arte e letterati, ne citiamo solo alcuni con diversificate visioni interpretative e di giudizio.
Eugenia Cervello, intellettuale e creatrice di recenti e prestigiosi eventi culturali, commentando l’opera “Bagliori nell’acqua” (tecnica mista), scrive:
“
Ci si chiede cos’è il tempo davanti alla composizione “Bagliori nell’acqua” dell’artista Rosetta Murru: è un tempo circolare e fluttuante nello spazio cromatico, estendibile allo stato di coscienza. Movimento e luminosità sembrano determinare il ritmo della vita, il pulsare di quel centro interiore, definito anima o ‘compagno intimo’, che consente in un attimo impercettibile e istantaneo, come il battito di un volo di farfalla, di ritornare allo stadio essenziale non contaminato della civiltà contemporanea. Fare, dunque, esperienza introspettiva nelle profondità dell’essere significa raggiungere uno stato di coscienza che trova il suo senso nella natura primordiale degli archetipi, (segue pagina 10)
(segue dalla pagina 9 ) custoditi come reliquie in quelle linee cromatiche sinuose e morbide che nell’opera dell’artista Rosetta Murru rimanda all’immagine dell’acqua. L’acqua, come simbolo di regressum ad uterum, come simbolo dell’eterno femminino, o l’acqua come simbolo del rapporto sponsale tra l’umanità e il trascendente.
È il tempo… dei bagliori… dell’epifania… quello delle emozioni… quello della memoria che conserva e preserva dal tempo lineare la storia dell’umanità”.
Enzo Espa, scrittore etnologo, docente e critico d’arte, collega l’arte di Rosetta Murru alla genesi formativa e perciò “educata all’arte nel clima spirituale e culturale che Mauro Manca aveva promosso all’interno della scuola d’arte di Sassari.
Di conseguenza ha avvertito, fin da ragazza, l’interesse a recepire tutte le forme del nuovo, oltre le tecniche idonee a esprimere queste esigenze compositive; confortate, in questo suo lavoro, dal contatto e dalla collaborazione dei compagni di corso, e sollecitata da maestri che le suggerivano il costante controllo del suo discorso.
Così è andata maturando una chiara tendenza verso le forme dell’arte optical, dentro le quali ha composto lavori in cui è evidente l’esigenza della ricerca e la cura dell’ele- mento formale.
Il discorso culturale maturato dalla Murru, non si tratta esclusivamente su una astratta elaborazione di forme, né sulla ricerca fredda del movimento degli oggetti, o sulla dimensionalità.
Si tratta sempre di elaborazione di elementi della natura, che pur non giustificandosi nel figurativo, consentono a chi legge di non sentirsi nel vuoto di un fatto esclusivamente culturale o di maniera.
Le forme simboliche che oggi predilige, sono segni che ricava dal suo inconscio: e sono perciò elementi vivi, come i simboli del sole e della luna, ricorrenti in molti suoi lavori.
Ricorrente, nella sua sensibilità femminile, è il discorso delle foglie e dei fiori, che approfondisce utilizzando materiali più diversi, a cominciare dalla seta.
La materia serica, anzi, le sue delicate trasparenze, consente alla Murru libere invenzioni compositive, arditi accoppiamenti di colore, in un discorso svincolato dalle regole tonali, che l’arte ha disciplinato nel corso dei secoli, ma che l’artista popolare supera tutte le volte che vengono eseguiti certi motivi decorativi per gli oggetti di uso comune”.
Significativo il giudizio critico di Salvatore Naitza, uno dei massimi storici sardi dell’arte, che analizzando 25 anni di ricerca artistica in Sardegna (1957-
1983) ed osservando le nuove tendenze, rileva “la progettualità attenta del design”, nelle opere di Rosetta Murru, ed “i risultati di una iconografia geometrica perfetta”, dove collauda un linguaggio e “un’avventura della sensibilità al femminile, negli spazi più rischiosi del fantastico e del lirico.
Le sue opere si muovono tra superficie e tridimensionalità con le variazioni estrose dei materiali e di particolari costruttivi”.
Il giudizio critico di Naitza fu espresso in occasione di una mostra storica a Nuoro, ospitata nella prestigiosa Galleria Chironi 88 e diretta dall’esperta e geniale Sandrina Sanna; la mostra, con opere bidimensionali e tridimensionali, ebbe un seguito espositivo a Cagliari nella Cittadella dei Musei e a Sassari nel Palazzo Sciuti della Provincia.
La stessa mostra storica fu “replicata” al MAN (Museo d’Arte della Provincia di Nuoro), ben 25 anni dopo, con immutato e straordinario successo.
Lo scrittore Giacomino Zirottu coglie in Rosetta “la libertà dell’arte” e il “diritto a sperimentare” nella totale “emancipazione dell’iniziativa artistica”, che si concretizza in una “sua straordinaria poliedricità” e “produzione in movimento, con passaggi che spaziano dal reale al surreale” per abbracciare e testimoniare “tutti gli aspetti della favola umana” e di profonda sensibile umanità.
Ennio Puggioni, scultore, definisce l’artista sarda “una colonna dell’arte contemporanea” e la caratterizza come “avanguardista per via dei suoi contributi proposti dagli anni Sessanta ad oggi”, che nella strada della sperimentazione hanno significato importanti “soluzioni cromatiche di grande impatto visivo e di particolare coinvolgimento spirituale”; mentre per Giovanna Sitzia, docente di Lettere Classiche, la Murru è “fragile e delicata nella sua fisicità espressiva, forte e vigorosa maestra del colore e della materia che plasma con perizia sensibile e decisa competenza. Sperimentatrice per natura, curiosa nello scavare e dominare la materia più rigida che ammorbidisce levigandone le asperità” con manuale e giocosa sapienza; Dina Montesu, pittrice e poetessa, coglie dell’artista la “personalità forte animata da spirito positivo, che sprigiona vitalità e testimoniano una ricerca interiore”, con i segni ad “una tendenza all’antinaturalismo, all’astrazione e all’interiorità” da esprimere in pura espressione di vita. E ancora Ventura Musu Saba, valida figura nella ceramica sperimentale, visualizza l’artista in “un’opera pittorica realizzata in un supporto di sintesi con tecnica mista: colori ad olio, acrilici e resina.
(segue pagina 12)
(segue dalla pagina 11)
Le linee, curve o sinuose, hanno un notevole valore espressivo e comunicano sensazioni che coinvolgono tutto l’essere di chi riesce a cogliere il loro movimento intrinseco. Infatti, esse non sono mai orizzontali e quindi statiche, ma piuttosto linee che ‘danzano’, quasi a voler restituire gli armonici sentimenti che lei, ballerina, inconsciamente propone alla sensibilità di chi guarda.
I volumi, mirabilmente sottolineati, sciolti e fluenti, a volte sembrano inghiottirti… in un alone magico e di mistero”; invece Andrea Cammarota, insegnante, si accosta all’opera della Murru “con la gioia di scoprire un’artista nuova dell’arte ‘optical‘ che riesce a dare vita e movimento alla materia più amorfa” e per questa capacità di creare intensità “con una tecnica scenografica che sfrutta gli effetti, il calore e i colori della luce riflessa”.
Anche il religioso Giovanni Giacu visitando una mostra dell’artista, nel periodo in cui presentava una ricerca creativa dominata dal cerchio, triangolo e dal rettangolo, colse criticamente che le nuove opere custodivano un senso di movimento “maggiormente evidenziato dal fatto che la luce con i suoi effetti viene imprigionata da queste forme e respinta in modo graduale, quasi trasformata in nuova identità” e rileva una plastica “esplosione del cerchio in senso crescente, modulato da rettangoli che bloccano questa fuga orizzontale per proiettarla circolarmente nello spazio infinito.
Il tutto è proiettato dall’effetto della luce che si interpone tra i vari vuoti creati da queste luci”.
Tutti i giudizi testimoniano una poliedricità creativa in movimento, che continuamente si rinnova nel geniale “osare” della sperimentazione e curiosità inesauribile per le emozioni di bellezza e di vita.
Il riferimento critico del Giacu era guidato da una “lettura” specifica dell’opera “Visualizzazione plastica”.
Significativo sguardo, su altro materiale plasmato e concetto interpretativo, è quello di Giuliana Altea, storica dell’arte, che parla del “gesso, elemento friabile, docile alla mano e allo strumento, semplice e denso di connotazioni storiche, è il materiale privilegiato degli ultimi lavori di Rosetta Murru sui fondi bianchi e compatti si delinea un reticolo di graffiti sottili, nervosi, spesso interrotti da tacche più profonde e segnati da tinte lievi, come affioranti dai recessi della memoria.
Altrove la duttilità della materia è sfruttata in calchi dalle superfici mosse e sinuose, vagamente biomorfe, ricoperte di tinte uniformi.
Materiale duttile è anche la carta, che l’artista impiegava già negli anni scorsi nei “ventagli” vibranti di toni, in un gioco paziente di minute pieghettature”. E sullo specifico delle opere realizzate nel corso del 1983, Altea rileva che “il colore si è ridotto all’alternanza dei bianchi e dei neri ma i fogli si sfrangiano, lasciano cadere filamenti e peduncoli talvolta confusi e avviluppati in matasse, riscattando coi loro itinerari casuali la nudità della pagina; i risultati visivi sono tali da suggerire una tangenza con alcune ricerche di Maria Lai, artista della quale la Murru condivide del resto la volontà di evidenziare l’opera laboriosa della mano”.
Il percorso artistico e creativo di Rosetta Murru, si è espresso in un lungo arco di tempo e continua tuttora, con estrema freschezza, attraverso la caratterizzante poliedricità nell’impiego di materiali e nella capacità evocativa di creare emozioni e opere di innovative sperimentazioni nelle diversificate correnti espressive.
La vigoria di maestra del colore e della materia è confermata dalla grande attenzione che a lei hanno riservato critici, giornalisti e intellettuali.
Oltre i già citati con note critiche, segnaliamo ancora alcuni nomi di un elenco infinito: Giommaria Cherchi, Vico Mossa, Salvatore Tola, Nicola Tanda, Paolo
Pillonca, Paolo Ledda, Wally Paris, Riccardo Campanelli, Dolores Turchi, Mario Massaiu, Antonio Corriga, Alberto Rodriguez, Barbara Tosi, Maria Teresa Micheli, Vincenzo Floris, Enrica Delitala, Sandra Piras, Giovanna Cerina, Natalino Piras, Giorgio Pellegrini, Maria Rosa Di Paola, Ugo Collu, Carmina Conte, Marco Magnani, Primo Pantoli, Umberto Grossi, Clara Farina, Stefano del Re, Anna Maria Janin e Wanda Nazzari. Chilometrico anche l’elenco delle mostre personali e collettive a livello regionale, nazionale ed internazionale, che la Murru ha tenuto con regolare frequenza a partire dai primi anni Sessanta. Frequenti le collaborazioni con innumerevoli Spazi d’Arte e Centri Culturali come, ad esempio, quello Man Ray di Wanda Nazzari, in cui ha realizzato, tra l’altro, un innovativo progetto artistico multimediale; presenza trainante e di prestigio anche anche per tutte le rassegne d’arte e letteratura promosse dall’Associazione Lumen di Eugenia Cervello. Importanti e di grande idealità creativa le mostre del Premio Isole, manifestazioni che hanno favorito un interscambio culturale e accomunato la Sardegna ad Irlanda e Baleari; a livello europeo ha partecipato – con patrocinio UE, R.A.S, Federazione Popolare per l’Arte (segua pagina 14)
(segue dalla pagina 13) e l’Artigianato e i Comuni di Cagliari e Olbia e Associazione Villanova di Cagliari – al progetto con mostre speculari in Austria, Estonia, Finlandia, Norvegia, Slovacchia, Spagna e Ungheria e nella prestigiosa location della Reggia di Caserta.
L’arte di Rosetta Murru ha avuto sempre una puntuale attenzione dagli organi di stampa e frequentemente recensita nei quotidiani sardi (Unione Sarda e Nuova Sardegna); in settimanali diocesani (L’Ortobene); in giornali nazionali (Corriere della Sera); in riviste d’arte e arredamento; in pubblicazioni di Padova, Venezia, Udine, Milano, Como, Catanzaro ed in importanti volumi della Newton Compton (per diverse opere della Turchi ha commentato e interpretato con tratto originale tante figure del mito e delle leggende e racconti popolari sardi), di Carlo Delfino Editore e della Elisso di Nuoro. L’artista, figura inoltre in numerose pubblicazioni sui percorsi nazionali e delle province sarde, “è nella storia e oltre la storia, perché, con la sua arte, si fa sacerdotessa di un messaggio che unisce la coscienza umana a quella cosmica.
Dal figurativo (con il maestro Filippo Figari e Gavino Tilocca), nel passare all’Arte d’Avanguardia ( con i maestri Mauro Manca e Aldo Contini), http://www.tottusin- all’Optical Art, diventata, oggi, il suo universo cromatico in un continuo divenire metamorfico concettuale e spirituale”.
Artista a tutto tondo, di grande presenza ed umanità, con significative esperienze da restauratrice di affreschi e del ricco patrimonio locale d’arte sacra; significativa figura e interprete in attività teatrali, cinematografiche, canore, musicali e di danza; operatrice didattica e da sempre attiva nell’associazionismo sociale e di volontariato solidale, fin da giovanissima legata all’AVIS, alla Croce Rossa e ad altre attività di volontariato.
L’arte di Rosetta si realizza e compie nel narrare visivamente ed esteticamente la Sardegna e l’Internazionalità in modo personale, incisivo e con continui segni di evoluzione creativa, risultando sempre innovativa in percorsi di originale variegata interpretazione estetica e ideale.
Un’arte e un’artista legittimata da una miriade di prestigiosi attestati e da unici e preziosi riconoscimenti: Premio “David di Donatello 1980” e Premio Speciale “Artista nella Storia. Omaggio al 150° Anniversario dell’Unità d’Italia”.
*Breve nota biografica
La poliedrica carriera artistica di Rosetta Murru è ricca di affermazioni e successi che ha cresciuto costantemente con lo studio (a Sassari, Cagliari, Roma, Firenze) e sotto la guida di assoluti Maestri del Novecento (Filippo Figari, Stanis Dessì, Eugenio Tavolara, Vico Mossa, Gavino Tilocca, Aldo Contini e il geniale avanguardista Mauro Manca). Ha dedicato le sue maggiori energie all’insegnamento a Sassari, Arti Murali e Discipline Plastiche, e presso l’Istituto d’Arte di Nuoro ha insegnato Discipline Plastiche ed Educazione Visiva e diretto la sezione Arte del Tessuto, Moda e Costume. Verso l’artigianato tessile e ceramico sardo ha impresso una significativa impronta modernista e di contemporaneità con innovativi progetti e originalissimi design. Illustratrice di opere letterarie (narrativa e poesia) ed etnografiche; figura da protagonista in documentari e volumi d’arte, curati dai più rinomati critici. È diffusamente seguita e stimata tra gli artisti e conosciutissima per le frequenti mostre in Italia e all’estero (Francia, Germania, Portogallo, Slovenia, Olanda Grecia, Canada, Stati Uniti). Attualmente, con l’opera “Ritmi musicali” esposta al Museo Stadio Domiziano a Piazza Navona, rappresenta la Sardegna alla Quattordicesima Biennale Internazionale di Roma.
Cristoforo Puddu
Ausonio Tanda (Sorso 1926 –Roma 1988) è stato uno dei maggiori artisti sardi del dopoguerra. Si formò presso l’Istituto d’Arte di Sassari e nel 1951 si trasferì a Roma. L’anno precedente vinse ex aequo con Mauro Manca e Costantino Spada il premio “Città di Sassari” a cui ne seguirono altri tre: il I Premio alla Biennale di Arti Figurative di Nuoro, quello della Mostra di Arti Figurative di Cagliari e il Premio Giovanni Ciusa Romagna.
Nel 1962 gli fu consegnata la Medaglia d’Oro della Presidenza della Repubblica alla VII Rassegna d’Arte di Termoli. L’anno successivo espose alla Mostra d’Arte Contemporanea di Palazzo Strozzi, vincendo ex aequo il premio della critica.
Nel 1967 ricevette l’incarico di istituire il Liceo Artistico Statale a Cagliari che diresse fino al 1971.
Gli furono commissionati numerosi lavori per collezioni pubbliche e private, sia in Sardegna che nel resto d’Italia.
Alcune sue opere si possono ammirare presso l’Amministrazione provinciale e l’Università di Sassari, il Banco di Sardegna e le Camere di Commercio di Cagliari, Sassari e Nuoro.
Morì nel 1988 a Roma.
https://www.ilisso.it/ausonio-tanda-2/
Tutti i colori, tutti gli aromi, tutti gli amori, tutti gli ardori, tutti i timori, tutti i dolori finiranno.
Oggi. Prima che questo sole tramonti partiranno, per non tornare mai più”.
(La grande guerra degli orsetti gommosi)
CAGLIARI 2018
-Quale sarà il tuo prossimo spettacolo?
“La grande guerra degli orsetti gommosi”
Uno spettacolo da “Teatro Ragazzi”?
No, per adulti.
Si vabbè… almeno cambia titolo.
Il titolo non è stato cambiato, per fortuna.
Non c’è spettacolo più autentico, raro e prezioso come l’ultima creazione di Batisfera Teatro, scritto e diretto da Angelo Trofa.
Un gioiello.
Uno spettacolo da tavolo, questo è il genere.
Una gemma di drammaturgia, narrazione, regia e interpretazione.
Nei trenta minuti di esecuzione, ogni parola è ricamata, mai un tempo morto, mai un’esitazione.
Una scrittura ricercata, un racconto avvincente, grottesco, che incolla lo spettatore sul tavolo, dove gli attori, splendidi protagonisti, Valentina Fadda e Leonardo Tomasi, manipolano con vera maestria gli orsetti di caramelle, interpretano i dinosauri, mandano le luci, la musica.