10 minute read

ALESSANDRO MANZONI ON LINE

mata o odiata, l’opera di Alessandro Manzoni (Milano, 1785-1873) è un retaggio sedimentato nella memoria di ogni studente italiano.

La produzione letteraria dell’autore italiano, che culmina con i Promessi Sposi ma comprende numerosi altri scritti, viene raccolta ora in un unico portale, nato grazie alla collaborazione di studiosi provenienti da vari istituti: dalle Università di Parma, Milano, Pavia, Losanna, Bologna e Roma, con l’apporto della Biblioteca Nazionale Braidense (BNB) e del Centro Nazionale di Studi Manzoniani (CNSM) di Milano. Il nome della piattaforma è Manzoni Online. IL NUOVO

Advertisement

Portale Manzoni Online

Si tratta di un grande progetto work in progress – il sito è infatti in continuo aggiornamento, man mano che vengono catalogati e digitalizzati nuovi materiali per essere messi a disposizione del pubblico – e l’obiettivo è recuperare l’intera bibliografia e l’intera critica storica dell’opera manzoniana. Manzoni Online è quindi uno strumento che si rivolge prevalentemente a un pubblico di ricercatori e di lettori interessati, e a chiunque voglia saperne di più sulla catalogazione (segue pagina 20)

(suit della pagina 19) delle opere, dei manoscritti, delle lettere e della biblioteca dello scrittore, tramite una presentazione sintetica e ragionata.

COME CONSULTARE MANZONI ONLINE

Le brevi schede dedicate a ogni opera sono classificate secondo vari criteri, di modo da permetterne una consultazione immediata. Ad esempio, se si sta cercando un documento preciso come una lettera o un manoscritto, basterà accedere alle relative categorie del sito e avviare la ricerca per mittente, destinatario, opera citata, istituto conservatore o titolo. Se si vuol ricercare un’opera letteraria, invece, nella prima sezione troverà i diversi testi divisi in sezioni, ad esempio poesie, tragedie, opere morali e filosofiche, saggi storici e politici, scritti letterari, scritti linguistici inediti, e così via.

MANZONI

ONLINE,

UN NUOVO STRUMENTO DI RICERCA

“Il progetto Manzoni

Online risponde a esigenze rigorosamente scientifiche, ma anche alla necessità di tutelare e conservare per via digitale il grande patrimonio cartaceo delle biblioteche italiane”, spiegano gli organizzatori del progetto, finanziato dal Ministero della ricerca e dal Mini-

Foto a rtribune.com

ROMANZI, COMPONIMENTI POETICI, DOCUMENTI E CORRISPONDENZA PRIVATA:

IL MONDO LETTERARIO

DI MANZONI VA ONLINE

SU UNA NUOVA PIATTAFORMA, REALIZZATA

GRAZIE ALLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, AL

CENTRO NAZIONALE DI STUDI MANZONIANI DI MILANO E A VARIE UNIVERSITÀ. L’OBIETTIVO È

DIVENTARE UN PUNTO

DI RIFERIMENTO PER

GLI STUDIOSI DI TUTTO

IL MONDO stero dei Beni culturali. “La piattaforma consentirà infatti di accedere a catalogazioni esaustive del corpus manoscritto e librario appartenuto all’autore, che integreranno e sostituiranno gli attuali strumenti di ricerca, incompleti e datati, permettendo agli studiosi italiani e stranieri un accesso diretto ai materiali manzoniani”.

Giulia Ronchi http://www.alessandromanzoni.org/

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991.

È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando mostre e workshop con artisti emergenti del panorama milanese.

Ha curato il progetto Dissuasori Mobili, presso il festival di video arte “XXXFuoriFestival” di Pesaro. Ha collaborato con le riviste Exibart e Artslife, recensendo mostre e intervistando personalità di spicco dell’arte.

Ha collaborato con le testate femminili Elle, Elle Decor, Marie Claire e il maschile Esquire scrivendo di arte, cultura, lifestyle, femminismo e storie di donne.

Aronne Pleuteri (Erba, 2001) è un artista emergente che lavora a Milano.

Ancor prima di laurearsi in pittura all’Accademia di Brera, ha lavorato a svariate mostre in Italia.

Dal 2020 ha partecipato a diverse collettive, come Mistici, Sensuali, Contemplativi a Metodo Milano (2020), Osservatorio per Super Studio sempre nel capoluogo lombardo (2021), A sense of wander alla Candy Snake Gallery di Milano (2022), Salòn 2 alla Rizzuto Gallery di Palermo, e molte altre.

Nel 2019 fa la sua prima personale al Museo Vignoli di Seregno, a cui fa seguito la personale allo Studio sù di Lecce nel 2022.

Nello stesso anno lavora a una performance dal titolo Voglio essere impercettibile, che porta al Castello di Rivoli, e organizza un’altra personale per Osservatorio Futura di Torino.

Pleuteri si è fatto notare non solo per la sua capacità tecnica, ma anche e soprattutto per i suoi rimandi fiabeschi, bizzarri e singolari.

Basti pensare che si identifica con Enrico, la talpa di Lupo Alberto…

Come nasce Aronne in veste d’artista?

Era un uggioso sabato di aprile, mamma Simona era molto felice e contenta, e le infermiere ammiravano le lunghe mani del pargolo profetizzando una fiorente carriera da pianista. Si sbagliavano, perché io alla fine, nonostante le mani lunghe, il pianoforte non ho ancora imparato a suonarlo. Hai usato le mani in altri modi…

Sì. Alle medie vinsi per tre anni di fila il Prestigioso Premio di Pittura Estemporanea del Lago di Alserio. Avevo già intuito che la mia carriera d’artista sarebbe stata una strada irta e tormentata e basata su un insondabile senso di nostalgia (i pittori del Lago di Alserio sono molto invidiosi, competitivi e nostalgici).

Una volta durante una collettiva per Artinzone, uno di questi pittori del lago, Giovanni Ruggieri, mi disse che io a differenza sua potevo ancora sperare in una carriera artistica che rappresentasse il nostro territorio.

La accolsi, onorato, come una grande responsabilità. Quando le prime esposizioni?

Ho partecipato a molte altre di queste esposizioni in posti non deputati all’arte, per esempio nella torre del paese, o tra le ultime, in una kebab house di Winterthur (in Svizzera) nel 2022, con il collettivo Hrüze gegi. C’è sempre un binomio tra pittura e musica nella tua pratica artistica. Come mai?

Perché ascoltare il suono delle cose è un buon esercizio etico e io voglio essere un buon pittore.

Ci sono molte cose nel mondo (segue pagina 22)

(segue dalla pagina 21) che desiderano essere ascoltate e queste cose sono sempre indipendenti da noi.

La conquista spaziale del canto dei merli, per esempio, o gli armoniosi grugniti di una persona anziana.

Ogni tanto, mettendomi in ascolto, mi capita di entrare in trance e tutto sembra accadere simultaneamente, come se corpo e musica raggiungessero una sinergia cosmica e io diventassi protagonista del tempo e delle cose che succedono. Quindi i rumori del mondo sono una forte ispirazione…

È questo che mi lega alla musica come produttore di immagini, ché la musica non è mai solo musica, ma è anche corpo e riappropriazione del corpo. Un pittore deve in primis rapportarsi con questo incontrollabile strumento primario, oltre che alla protesi di un pennello comprato al colorificio. Quando si parla di pittori visionari per esempio, io penso che questi visionari abbiano poco a che vedere con l’organo della vista: una “visione” é una sensazione che pervade ogni fibra del corpo, anche la punta dei piedi, per davvero. È una potente vibrazione che ti investe.

Miti, leggende, origini: quanto influiscono questi concetti nei tuoi lavori?

Beh, molto. Quando divento argonauta dell’immaginario mi imbatto in nuclei di senso più antichi di me. Per comodità ho iniziato a chiamare questi grovigli di informazioni “unità mitologiche”, anche se di unità non hanno nulla. E mi ci imbatto sempre per caso, scoprendo per esempio che qualche aborigeno dall’altra parte della terra, per assicurarsi la felicità del raccolto, aveva già pensato al mio dispositivo per mobilità orizzontale molto prima che lo facessi io.

Spiega meglio queste unità mitologiche.

Ultimamente per esempio ho analizzato uno di questi nuclei immaginari, il nano, perché mi sembrava incarnare una certa problematicità: cosa succede a queste figure immaginarie quando ci ostiniamo a trascinarle nel reale?

Ho quindi organizzato una partita di basket tra una squadra di persone nane e una squadra di persone molto alte per vedere che cosa succedeva. E il team dei nani ha perso, nonostante l’aspettativa eroica che gravava su di loro. Vuoi sfidare gli stereotipi quindi…

In effetti io mi occupo di questo: mostrare l’immaginario fallire nell’impresa impossibile di sostituirsi al tempo della vita, ma al contempo vederlo trionfare nel suo ininterrotto, originario perdurare.

Nei tuoi soggetti c’è un che di misterioso, fiabesco. Da che cosa prendi spunto?

In quanto artista cerco di riappropriarmi di certe forme che vivono, si definiscono, e sopravvivono nell’immaginario collettivo. Faccio parte di una generazione che tramite la semplicità di queste immagini cerca di definirsi.

Anche io mi approprio di stereotipi visivi. Ma mi identifico veramente solo nelle vignette della settimana enigmistica o al massimo in Enrico la talpa di Lupo Alberto. Come descriveresti la tua pratica artistica?

Potrei dire che la mia pratica artistica si basa su praticare pigrizia e sulla tendenza alla non-azione. È in questi stati di coscienza alternativa che funziona meglio il cervello. Spesso però mi capita di svegliarmi e dovere velocissimamente recuperare un foglio per fissare un’idea. Quindi la mia pratica artistica è basata sull’inerzia e sulla velocità improvvisa. L’altra regola che adotto è quella di avere un’etica di produzione, e di produrre solo l’indispensabile. O forse è solo un’altra scusa per lavorare poco.

Come racconteresti la tua esperienza all’Accademia di Brera?

I primi anni di studio mi sono sentito molto spaesato all’interno di certi discorsi basati su neologismi inventati.

Nonostante parole come Post-Internet fossero inventate, però, mi hanno aiutato a riconoscere il segno che lascio per sbaglio sulle cose del mondo.

Diciamo che ho imparato a riconoscere la mia pratica d’artista come un esercizio politico ed intellettuale, oltre che ludico e psicoterapeutico chiaramente. Solo con il tempo poi ho capito che l’Accademia di Brera è un posto che devi accogliere tu, e non viceversa.

Sono gli studenti il vero cuore pulsante di questa bolla dedicata all’arte, i loro intrighi e sotterfugi, le loro colpevolissime trame. Siamo noi che inventiamo i neologismi, in pratica. E che li facciamo subire ai nuovi arrivati e anche ai vetusti professori.

Dove lavori oggi?

In uno studio che si trova a Milano, che condivido con altri giovani artisti: Andrea Kvas, Andrea Contin e Manuel Esposito. É un grande spazio seminterrato che affaccia su un cortile. Siamo in affitto da una fondazione. Per noi è un luogo intenso, creativo e di grande condivisione.

Ti segue una galleria?

Non ho una galleria con cui intrattengo un rapporto fisso, me la sto prendendo con calma. Per adesso preferisco così

Che progetti hai per il futuro?

Vorrei decementificare la Brianza, lo giuro.

Prossime collaborazioni?

Verso la fine del 2023 parteciperò a delle grandi collettive di pittura italiana, in gallerie e sedi istituzionali. Non posso dire altro, perché amo nascondere dei segreti. Durante l’attesa, però, potrete vedermi ogni venerdì sera su Antenna3, con il mio disperato gruppo di musica sperimentale

La confraternita dell’amore. Portiamo un genere che abbiamo definito pop-rumorismo post-rurale.

Gloria Vergani

https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2023/04/ intervista-aronne-pleuteri-artista-gen-z-milano-2023/

Museo del Vino, con il suo percorso enologiLco-etnografico, illustra l’aspetto culturale della produzione del vino in Sardegna. Un viaggio semplice ma significativo nel mondo delle tradizioni, raccontate da rudimentali attrezzi da lavoro, dove è ricostruita la filiera partendo dalla lavorazione della terra, la cura della vigna, la spremitura delle uve, la lavorazione del sughero e l’imbottigliamento.

Attraverso uno scorcio della mostra Thyrsos, ci si immerge in un mondo antico, fatto di viaggi nel Mediterraneo, attraverso i quali, su navi onerarie, il vino raggiungeva i porti in affascinanti anfore vinarie.

Lungo il percorso, una tappa supportata dalla tecnologia di un totem, ci permette di approfondire i principali argomenti sulla viticoltura dell’Isola, attraverso la visione del Cd Rom “Su Inu” (Il Vino).

MUSEO DEL VINO

Enoteca Regionale della Sardegna

Una selezione di vecchie etichette è abbinata agli oggetti in esposizione.

La grafica delle etichette, il tipo di bottiglia, le stesse scritte ci portano in un contesto temporale vitivinicolo molto diverso da quello di oggi, anche se non molto lon-

Museo Del Vino

CULTURA DEL VINO, TRADIZIONI E DEGUSTAZIONI.

A Berchidda Un Contesto Unico

DOVE SCOPRIRE PERCORSI DEL PASSATO E DEL PRESENTE, ATTRAVERSO

LA MEMORIA DEGLI OGGETTI E I COLORI, PROFUMI E SAPORI

Dei Vini Della

SARDEGNA.

tano, mostrandoci un cambiamento a volte radicale, sul concetto di immagine, informazioni e tecnologia.

Il Museo del Vino di Berchidda, dopo diversi anni di esperienza e dopo aver riscontrato l’entusiasmo con il quale i produttori partecipano al Concorso enologico Vino Nuovo in Otre Nuovo (concorso di vini di proprietà ovvero di vini non commerciali che nascono nei vigneti del territorio dei comuni di: Alà dei Sardi, Berchidda, Buddusò, Monti, Oschiri, Padru e che vanno a formare la Comunità Montana del Monte Acuto), bandisce anche quest’anno il Concorso dedicato al vino dell’ultima annata.

Parliamo di vini non conosciuti dal grande pubblico, ma che spesso sono prodotti con impegno rivelando apprezzabili qualità e che possono dare semplici ma importanti indicazioni sul territorio e sull’annata di riferimento.

Il Concorso prevede che i vini siano esaminati da una Commissione composta da tecnici esperti.

La raccolta dei vini a concorso è curata sempre dalMuseo del Vino e, per un maggior coinvolgimento dei viticoltori del territorio interessato, chiediamo la vostra collaborazione per dare massima diffusione all’iniziativa.

https://www.muvisardegna.it/

L’associazione Sardonia creata nel 1993 a Parigi ed a Cagliari organizza da trent’anni ormai delle manifestazioni culturali e festive e più particolarmente delle mostre d’Arte.

Più recentemente nel 2016 con la serie “Cagliari Je t’aime” ha proseguito invitando delle artiste francesi di particolare rilievo ad esporre al Lazzaretto ed alla MEM di Cagliari, in seguito dal 2021 la serie “Meglio una Donna” ha invitato una dozzina di artiste sarde o residenti in Sardegna ad esporre sia a Cagliari Villanova in Via San Domenico, che ad Oristano all’Arrubiu Art Gallery Cafè. All’occasione del secondo anno di Insulae Lab ha avuto l’intuizione di una serie di mostre e ringrazia il sindaco di Berchidda Andrea Nieddu per aver proposto il Museo del Vino che accoglierà a partire dal mese di maggio una serie di esposizioni sia di pittori che di fotografi o piuttosto fotografe, la presenza femminile é importante anche nella pittura.

Continuando nella sua tradizionale creazione di documentazioni sia cartacee con questo giornale che filmate con le trasmissioni omonime o della sua estenzione S’Arti Nostra presente sul web, si rallegra di poter continuare con profitto nella sua presentazione e sostegno degli artisti isolani.

La rassegna ainsi ideata ha debuttato il 13 maggio con gli acquerelli di Alberto Miscali, che vedete nella foto qui sopra, continuerà con le fotografie di Angela Ciboddo, gallurese, per poi lasciare le pareti agli olii delle sorelle Sara e Stefania Pedoni di Capoterra, seguite dalle fotografie della sulcitana Dolores Mancosu, lasciando le cimese alla pittrice Laura Zidda nuorese, seguita dalla fotografa del sud Sardegna Antonella Marini. Per terminare last but not least, la pittrice Michelle Pisapia presenterà i suoi oli.

La manifestazione si vuole un naturale pendant culturale all’Insulae Lab di Mattea Lissia e Paolo Fresu, che con il suo secondo anno di attività estende le manifestazioni musicali di Time in Jazz ben oltre il mese di agosto invitando gruppi musicali in provenienza delle isole del Mediterraneo come Cipro, Malta e le Baleari.

Nello stesso tempo altre manifestazioni come letture poetiche o presentazioni di libri insieme naturalmente alle altre manifestazioni più particolarmente legate al vino ed al suo mondo, si svolgono nel museo che accoglie già una scultura di Igno Panzino ed un’altra di Pinuccio Sciola, oltre alle mostre d’Arte già precedentemente accessibili negli spazi museali.

Ringraziamo particolarmente il sindaco di Berchidda, Andrea Nieddu ed il personale tutto del Museo del Vino per la sua calorosa accoglienza. potete consultare i video qui: vimeo.com/groups/sardonia oppure vimeo.com/ channels/sartinostra.

This article is from: