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PENELOPE UR
Penelope Ur è nata a Milano da padre Olandese e da madre Greca di genitori Sardi.
Da giovane ha iniziato a manifestare le sue qualità artistiche in particolare la danza, il teatro e la poesia. Dopo il Liceo Linguistico, ha conseguito il Diploma Erboristico e si è trasferita a Firenze in Toscana, dove ha aperto una Erboristeria e ha vissuto alcuni anni.
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La passione per l’Archeologia l’ha portata in seguito a trasferirsi a Roma e a laurearsi in Storia delle Religioni e in Egittologia, presentando la Tesi di Laurea in Astronomia Egizia e Tolemaica e sostenendo gli esami di Astronomia I, II al Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi ‘Sapienza’ di Roma. Ritornata a Milano si è associata al Circolo Astrofili di Milano, dedicandosi allo studio delle stelle e dell’arte. Dopo numerosi viaggi compiuti in Egitto, India e Asia si è dedicata allo studio dell’arte Egizia realizzando creazioni artistiche su pietra e dipinti sulla simbologia Egizia. All’arte Egizia e all’iconografia regale ha dedicato diversi cicli pittorici (1996-2020). Lo studio dell’arte e dell’architettura Egizia l’ha portata in seguito a realizzare Amuleti e Tavolette Egizie incise sulla pietra calcarea, la stessa pietra che gli antichi Egizi usavano per edificare i templi e scolpire le stele celebrative.
I modelli iconografici Egizi a cui l’autrice si è ispirata sono stati selezionati tra i simboli sacri della Teologia Egizia, quali la Tavoletta Udjat, l’occhio onniveggente del Dio Sole Ra, usato dagli Egizi come Amuleto a protezione del Ba, l’Anima immortale dell’uomo.
La tavoletta a due occhi del Dio autogeneratosi AtumRa, il Dio eterno delle origini della creazione, il cui occhio solare (destro) simboleggia il Sole, mentre quello lunare (sinistro) la Luna.
La Tavoletta con la Dea Isis-Hathor-Stella Maris, sposa del Dio Osiris, madre di Horus, Dea celeste Egizia equivalente nella tradizione Cristiana della Vergine Maria. Nella Teologia Egizia è stata tramandata la storia della divina coppia, Osiris-Unnefer il Dio buono e perfetto che fu assassinato dal fratello Seth, rimasta sola Isis con l’aiuto di Thot, Dio della medicina delle arti e delle scienze, ricompose il corpo smembrato in 14 pezzi del marito e concepì divinamente Horus, designato in seguito con l’epiteto di ‘Horus il vendicatore di suo padre’.
Nella Teologia Egizia Isis è definita stella del mattino e a lei furono dedicati templi in tutto l’Egitto. La Tavoletta di Maàt reca la raffigurazione della Dea della verità, della giustizia e dell’ordine universale, venerata dagli Egizi in qualità di essenza spirituale di Atum-Ra, Colei che simboleggia la luce divina che rischiara il buio delle tenebre, Colei che ristabilì l’ordine nell’Universo dopo il Caos primordiale.
Le Tavolette Egizie possono essere impreziosite dai cartigli dei committenti eseguiti ad personam.
Poesie
‘Ichnusa’
Sorge il Sole, come la vita, da un frammento di stella. Gemme preziose sul mar di cristallo e dalle antiche rocce emerse dal profondo degli abissi, quando dalla forza degli elementi scaturiva il magma incandescente, che separò il cielo dalla terra. Un mistero di granito rosa sorse dalle acque del cataclisma, come meteora che esplode nell’Universo e crea nuovi mondi e nuove Costellazioni.
‘Tharros’
Fosti sommersa dal maremoto, oh Tharros, tu l’altera, le colonne della tua magnificenza, ora sigillate dal silenzio del mistero.
Ma al tramonto le rocce d’arenaria rivivono e svelano l’infinita bellezza di colori soprannaturali. L’armonia del creato stilla gocce d’immortalità, come gigli soavi sfiorano il blu dell’immenso, nei cicli cosmici del volere divino.
‘Profumo di Sardegna’
Dolci sensazioni d’incanto, sotto una quercia da sughero al tramonto.
L’antico e secreto Nuraghe si staglia nel cielo infinito dall’alto di un monte e l’aria profuma di mirto e lentisco, aspro e selvatico, come questa misteriosa terra. da “IL FUOCO SACRO”
Penelope Ur
Dlustro ai suoi abitanti e che spesso vengono trascurati e dimenticati.
Tra gli episodi, uno dei principali risale al 6 giugno 1806, quando circa 300 saraceni armati di tutto punto sbarcati dalla potente flotta sulla spiaggia di Osala per saccheggiare il paese e farne schiavi gli abitanti, furono respinti dalla pronta reazione dei popolani, animati da Tomaso Mojolul”, che abitava all’estrema periferia meridionale del paese, e costretti, inseguiti dalla cavalleria miliziana della Baronia subito accorsa in aiuto, a fare precipitoso rientro ai loro bastimenti.
La vittoria esaltata dal manifesto 11 giugno 1806 del re Vittorio Emanuele, fu presto conosciuta in tutta la Sardegna ed altrove.
Nel 1882 l’Amministrazione Comunale intestò a Mojolu una via del centro cittadino.
Nel 1994 il Centro Studi
G.Gyuiso dedicò una pubblicazione di approfondimento.
Sa Die de Orosei ha l’obiettivo di ricordare quella storia ed i personaggi che la resero possibile. Questo il calendario delle attività che si svolgeranno principalmente nei locali del Monte Granatico in via Mannu 8. il 26 maggio alle 18 e 30 é stata inaugurata la Mostra di produzioni artistiche degli alunni delle scuole di Orosei, che sarà visitabile fimo all’8 giugno 2023 dalle 17 alle 21.
Sabato 3 giugno , alle ore 19.00 si terrà il convegno “Sa Die de Orosei”, aprirà l’evento Carmen Deidda, presidente del Centro Studi “G:Guiso di Orosei, con i saluti del sindaco Elisa Farrise e dei tenores di Orosei “Antoni Milia”.
Coordina Michele Carta, storico del Centro Studi G:Guiso - Orosei.
Seguiranno “Un turista speciale a Orosei” di Franco Docchio, Università di Brescia, e la consegna all’Istituto Comprensivo “G.A.Muggianu” di Orosei di una raccolta di volumi pubblicati dal Centro Sudi G:Guiso come dono per aver collaborato al progetto su Tomaso Mojolu; Pietro Paolo Piredda, Giangiacomo Rosu, Redento Carboni, Pina Contu leggeranno documenti originali.
Nella bellissima valle del Cedrino sorge Orosei che da il nome alla famosa costa della Sardegna centro-orientale. Il golfo si estende per circa 20 chilometri con un alternanza di splendidi strapiombi a picco sul mare e bellissime spiagge da Bidderosa a Cala Goloritzè.
Ad Orosei appartengono anche le piccole frazioni marittime di Sos Alinos, Cala Liberotto e Sas linnas Siccas. Il paese di origini romane sorge su un antecedente insediamento nuragico.
Dalle ricerche effettuate dagli studiosi i primi documenti scritti attestanti l’esistenza del paese di Orosei risalgono al periodo compreso fra il 1100 e il 1200. Durante il periodo pisano acquistò importanza grazie alla colonia dei mercanti che gestirono il porto in maniera efficiente.
Nel periodo pisano pare che Orosei abbia vissuto le pagine più significative della sua storia grazie alla presenza di un porto abbastanza efficiente gestito da una colonia di mercanti pisani , diretti da un console mercatore, che avevano una loro chiesa (Santa Maria del Mare) e numerosi beni.
In questo periodo diventa la sede principale della curia del Giudicato di Gallura ed è dotato di un castello. Risalgono a quest’epoca la torre di Sant’Antonio, Sa Prejone Vezza, la Parrocchiale di San Giacomo e di San Gavino. Nel 1449 questa zona fu acquistata da Salvatore Guiso che si trasferì, dal castello di Pontes situato a Galtellì, definitivamente a Orosei dando inizio alla costruzione dei famosi palazzi signorili ancora oggi presenti a ben conservati nel centro storico.
La zona venne sottoposta a frequenti incursioni nemiche che la saccheggiarono e la distrussero.
Più volte fu oggetto di incursioni e attacchi.
L’ultimo è del 1806 sventato da Tomaso Mojolu.
Dopo duecento anni l’Azienda Agricola Donna Lina omaggia le sue gesta con un vino forte e coraggioso.
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Il Tomaso Mojolu è un vino dall’intenso colore rosso, affinato per dodici mesi in botte Clayver di ceramica, da quattrocento litri.
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Gioconda Beatrice
Salvadori Paleotti, coniugata Belluigi e poi Lussu, più nota come Joyce Lussu (Firenze, 8 maggio 1912 – Roma, 4 novembre 1998), è stata una partigiana, scrittrice, traduttrice e poetessa italiana, medaglia d’argento al valor militare, capitano nelle brigate Giustizia e Libertà, sorella dello storico e antifascista Max Salvadori e moglie in seconde nozze del politico e scrittore Emilio Lussu, col quale ha avuto un unico figlio, Giovanni. Nacque come Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti a Firenze, l’8 maggio 1912, dal conte Guglielmo Salvadori Paleotti detto Willie e da Giacinta Galletti de Cadilhac detta Cynthia. Il padre era figlio del conte Giorgio Salvadori Paleotti di Fermo e di sua cugina Adele Emiliani[2]. La madre Giacinta Galletti era figlia del colonnello garibaldino romano Arturo Galletti de Cadilhac (1843 - 1912) e della scrittrice Margaret Collier (1846 - 1929), una nobile inglese[3]. Giacinta era quindi nipote per parte di padre del generale garibaldino romano Bartolomeo (Meo) Galletti (1812 - 1887), fra i difensori della Repubblica romana del 1849[4]. Suo zio era l’ingegnere Roberto Clemens
Galletti de Cadilhac (18791932) pioniere della telegrafia senza fili.
Il padre di Joyce, un liberale in ottimi rapporti con il mondo intellettuale e politico anglosassone, nel 1906 si era trasferito da Porto San Giorgio a Firenze per insegnare presso l’Istituto di Studi Superiori. Nel 1921 s’era candi-