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LA GRANDE GUERRA DEGLI ORSETTI GOMMOSI
Un capolavoro per tutti i sensi, persino l’olfatto viene travolto dall’aroma di frutta delle caramelle gommose.
Uno spettacolo delicato, commovente, divertente, struggente e malinconico, in particolare nel capitolo quarto: “Addio”.
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Tutto inizia nel buio totale e la voce fuori campo, calda e avvolgente di Tino Petilli è già una garanzia. Gli attori, con precisione da oreficeria, passano dalla manipolazione dell’esercito di orsetti gommosi all’esilarante e magistrale interpretazione dei dinosauri (che mai manchino!), questi, sorpresi in ufficio ad approvare ed archiviare pratiche di amministrazione generale, ricevono una dichiarazione di guerra a dir poco paradossale.
Cosa spinga un popolo di minuscole proporzioni ad affrontare una guerra contro un nemico badiale, è il vero mistero.
E rimarrà tale.
Soggiungo però, che qualunque fosse il loro motivo, noi siamo con loro, poiché qui i dinosauri, palesemente simpatici e divertenti, tratteggiano tutto ciò che è prepotente, superficiale, gretto, feroce e violento.
E di governanti “simpatici” che mal celano atteggia- menti violenti siamo tuttora circondati. In parure con l’installazione che accoglie il pubblico nella roccaforte del Lazzaretto, (sapientemente arredata dell’eclettico Filippo Grandulli con le icone grafiche di Daniele Coppi), la deliziosa canzone scritta ad hoc ed interpretata da Chiara Effe, con le immagini delicate del videoclip diretto da Micaela Cauterucci.
-Perché uno spettacolo da tavolo?
Angelo Trofa:“Volevamo sperimentare la dimensione di contatto diretto col pubblico, creare un piccolo cenacolo, pubblico e attori, seduti intorno al tavolo, in una intimità speciale.
Non c’è la contrapposizione tra palco e platea, questa volta sono entrambi sullo stesso piano. Questo l’input iniziale, ma c’è comunque un’esigenza tecnica: fare in modo che il pubblico faccia da” telecamera di sé stesso” e metta a fuoco quello che succede sul palcoscenico, ovvero sul tavolo, giacché i protagonisti sono piccole caramelle gommose a forma di orsetto”.
-Perché proprio gli orsetti?
A.T.:“Fa parte di quelle intuizioni che non hanno radici in una motivazione vera e propria, posso però affermare che ho fatto questa scelta per affrontare alcuni generi, soprattutto quelli più antichi come la tragedia, attraversando gli opposti, e quindi la farsa e la commedia, e in questo caso specifico, trovo artisticamente interessante parlare dell’epica laddove nessuno se l’aspetta, che in questo caso arriva da delle caramelle”.
E i Dinosauri?
Forse per questioni di proporzioni, forse per contrapporre un animale piccolissimo come l’orsetto gommoso, con un gigante estinto dell’evoluzione animale?
A.T.:“esattamente per questo motivo.
Poi però c’è tutto un gioco di rimandi e di incroci, ovvero i dinosauri sono estinti, gli orsetti gommosi no, ma nello spettacolo raccontiamo la storia opposta. I dinosauri sopravvivono”.
Ci sarà un seguito? Una rivincita?
A.T.:“No. Nessun sequel.”
Peccato dico io, non ci basta.
No, proprio no.
Angelo Trofa, autore, attore e regista di pregio, speriamo cambi idea.
Tiziana Troja
LA GRANDE GUERRA DEGLI ORSETTI GOMMOSI di Batisfera Teatro, in scena al Lazzaretto di Cagliari sino domenica 22 maggio, con due repliche ore 19 e ore 20.
Info e prenotazioni
+39 345 5842521 El Ro l pellegrinaggio de El Rocio è qualcosa di unico e assolutamente da vedere.
Nel mezzo del Parco Doñana, in provincia di Huelva, questo santuario è visitato da un milione di persone durante un fine settimana che ha del’incredibile.
Cercheremo di spiegare cos è El Rocio e come funziona questa tradizione nel sud della Spagna. El Rocio è una piccola frazione di Almonte, una località nella provincia di Huelva.
Per quasi tutto l’anno è un tranquillo borgo di 1.635 abitanti immerso nel Parco Nazionale di Doñana con qualche visita turistica durante il fine settimana, mentre che, per la Romeria del Rocio (che si celebra la Domenica di Pentecoste) diviene un luogo di pellegrinaggio nella quale si riuniscono fino ad un milione di devoti. Questa celebrazione, che richiama religiosi da tutte le province d’Andalusia, viene molto discussa nella Regione.
Anche se apparentemente il rituale continui ad essere quello tradizionale, molti sono quelli che mettono in discussione la veridicità della fede con la quale avviene (molti sono gli andalusi che vedono la Romeria del Rocio come un bagordo portato all’estremo).
Oltre agli eccessi dei fe-