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JACK HOGAN VETTRIANO

tismo da quattro soldi per tirare su un po’ di grana, in uno sdoppiamento artistico degno di Jung.

Insomma, i lavori di Vettriano sono una piacevolezza per gli occhi e vanno guardati spegnendo il cervello per evitare troppe riflessioni.

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Altrimenti si finirebbe per rimpiangere il Vettriano artista che poteva essere e che solo raramente è stato, troppo impegnato a riempire di vuoto le mancanze patite da ragazzo.

[Martedì Arte]

#ArteALR

Nato a Saint Andrews e cresciuto a Methil – cittadina industriale scozzese del Fife – in una famiglia legata all’estrazione del carbone, Hogan iniziò a lavorare precocemente, fin dai dieci anni, per contribuire alle finanze familiari e a 16 anni lasciò la scuola per impiegarsi come apprendista tecnico minerario.

Iniziò da autodidatta l’attività pittorica dopo aver ricevuto un set di pennelli e acquerelli in regalo per il suo ventunesimo compleanno. Le sue prime opere, firmate con il nome di nascita, sono in genere riproduzioni di impressionisti che solo quasi quindici anni più tardi riuscì a esporre in un ambiente artistico professionale: la sua mostra d’esordio è, infatti, del 1988 presso la Royal Scottish Academy durante la quale, nel primo giorno d’esposizione, entrambi i suoi dipinti presentati furono venduti; questo garantì all’artista l’invito a numerose mostre presso altre gallerie d’arte.

Al successo artistico coincise la fine del matrimonio e il susseguente trasferimento a Edimburgo; lì Hogan assunse Vettriano quale suo nome d’arte, prendendolo dal cognome di sua madre, figlia di un emigrante di Belmonte Castello, in Ciociaria, che lasciò l’Italia per lavorare in Scozia come minatore.

Nel novembre 1999 i lavori di Vettriano sono stati esposti per la prima volta a New York, esibiti alla International 20th Century Arts Fair. Una serie di sue opere è stata venduta per un totale superiore al milione di sterline in agosto 2007. L’opera più costosa è stata Bluebird at Bonneville, comprata per 468.000 sterline all’asta di Sotheby’s tenutasi in Scozia, presso il Gleneagles Hotel. Vettriano mantiene laboratori d’arte in Scozia, Londra e Nizza. È stato rappresentato dalla Portland Gallery fino al 2007, suoi quadri sono stati acquistati da Jack Nicholson, Sir Alex Ferguson, Sir Tim Rice e Robbie Coltrane e altre importanti personalità. A tutt’oggi sono stati pubblicati cinque volumi sulla sua vita e opere, l’ultimo nel 2008 col titolo Studio Life. wikipedia.org n nastro che lega stretto Scilla alla ingorda Cariddi

Nel destro lato è Scilla; nel sinistro È l’ingorda Cariddi. Una vorago

D’un gran baratro è questa, che tre volte

I vasti flutti rigirando assorbe, E tre volte a vicenda li ributta Con immenso bollor fino a le stelle.

(Virgilio, Eneide)

Un ponte sullo Stretto di Messina: la luce più grande del mondo

Questo progetto di Sergio Musmeci, ingegnere a Roma, è uno dei sei premiati (fra i 143 presentati) al concorso internazionale di idee bandito dalla ANAS e dalle FS per la realizzazione di un collegamento viario e ferroviario fra Messina e Reggio Calabria sullo (o nello) Stretto di Messina. La proposta di Musmeci – che può consentire all’Italia di realizzare un’opera di architettura e di ingegneria unica al mondo – è così descritta dall’autore: “La realizzazione dell’attraversamento viario e ferroviario dello stretto di Messina può divenire un problema di opere marittime, oppure, alternativamente, un problema di grande luce libera (3.000 m).

Questa proposta nasce dalla convinzione che il secondo problema consente soluzioni più controllabili tecnicamente e quindi economicamente, in quanto svincolate dalle molte incognite poste da ogni eventuale opera in mare: forti correnti, fondali profondi e instabili, oltre che poco conosciuti dal punto di vista geotecnico. Tutti problemi acuiti dalla forte sismicità della zona.

Una luce di 3.000 m è più del doppio della luce più grande finora esistente, che è quella del ponte Giovanni da Verrazzano a New York, realizzato nel 1964, (1.298 m), ma bisogna subito rilevare che questa luce è rimasta praticamente inalterata dagli anni Trenta; il Golden Gate di S. Francisco (1.280 m) è del 1937 e da allora vi è stato un notevole progresso tecnologico nel campo degli acciai strutturali.

Ma soprattutto va rilevato che nei più grandi ponti sospesi esistenti il rapporto fra la freccia e la luce è solo 1/10 e ciò indica chiaramente che le luci possono essere notevolmente aumentate; portando questo rapporto a 1/5, si possono avere luci doppie senza modificare la sezione dei cavi.

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