LAUREANDO Vittorio Valentini
TESI DI LAUREA Anno accademico: 2016/2017 Sessione di Laurea: ottobre 2018 RELATORI Prof.ssa Silvia Brunoro Prof. Roberto Di Giulio CORRELATORI Prof. Fausto Barbolini
INDICE INTRODUZIONE: GLI OBIETTIVI DELLA TESI
pag.
7
ABSTRACT
pag.
8
CAPITOLO 1: IL CONTESTO
pag.
9
1.1 L’inquadramento geografico 1.2 L’analisi demografica 1.3 Gli strumenti urbanistici 1.4 Il PUV come primo strumento di analisi 1.5 La scelta dello studentato come principale destinazione d’uso
pag. pag. pag. pag. pag.
10 13 19 22 27
CAPITOLO 2: IL MASTERPLAN
pag.
28
2.1 Premessa: la Ex Staveco 2.2 La posizione nel territorio di Bologna 2.3 La storia 2.4 Lo stato di fatto 2.5 Gli edifici per cui si propone la conservazione 2.6 Gli edifici per cui si propone la demolizione 2.7 La strategia progettuale
pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag.
29 30 32 41 43 84 94
5
2.8 Il programma funzionale 2.9 I riferimenti progettuali
pag. 101 pag. 105
CAPITOLO 3: LO STUDENTATO
pag. 109
3.1 La scelta della nuova edificazione 3.2 La strategia progettuale 3.3 Il programma funzionale 3.4 Il progetto 3.5 I riferimenti progettuali 3.6 Le soluzioni tecnologiche
pag. 110 pag. 111 pag. 117 pag. 121 pag. 128 pag. 135
REFERENZE
pag. 142
RINGRAZIAMENTI
pag. 147
ELABORATI GRAFICI
pag. 148
6
GLI OBIETTIVI DELLA TESI
INTRODUZIONE
Dovendo cimentarmi nel delicato tema del recupero di un’area urbana dismessa, ho tentato di risolvere una criticità che colpisca realmente il contesto sociale di una delle nostre città, rendendo effettivamente utile e attuale il mio lavoro. La scelta è ricaduta su Bologna perchè da sempre particolarmente attenta alle esigenze del proprio tessuto sociale, tanto da divenire una delle prime città italiane a dotarsi di piani urbanistici all’ avanguardia, superando l’utilizzo dell’ormai obsoleto Piano Regolatore Generale ed introducendo il nuovo Piano Strutturale Comunale, che delinea le scelte strategiche di assetto e sviluppo del territorio.
zioni d’uso e organizzando gli spazi comuni all’aperto. Questa strategia progettuale garantisce una visione d’insieme, che regoli ed indirizzi gli eventuali futuri interventi sugli specifici edifici, evitando scelte slegate dal contesto generale, che rischierebbero di rivelarsi inadeguate. Solamente dopo aver ottenuto il controllo della trasformazione generale dell’area, la tesi si focalizza sul secondo obiettivo: il progetto del singolo edificio. La stategia è quella della progettazione di un edificio di nuova edificazione. L’aggiunta di nuova volumetria, permessa dall’eccedenza di superficie utile lorda, lascia, da un lato, inalterata la strategia di recupero degli edifici già esistenti e permette, dall’altro, la riorganizzazione una porzione dell’ intera area, lasciata vuota dalla proposta di demolizione di alcuni stabili privi di interesse storico-architettonico. Così facendo è possibile garantire una corretta densità edilizia, in armonia con gli spazi liberi. Nella seconda fase, la tesi scen-
Il primo obiettivo della tesi è quello di realizzare un progetto in scala di masterplan dell’ intera area oggetto di studio: una superficie di circa 90.000m2.. Dunque l’intento è quello di rimanere su una larga scala, che permetta il controllo, allo stesso tempo, di tutti i manufatti già esistenti e di tutti gli spazi non edificati, attribuendo destina7
de dunque di scala fino a raggiungere quella del dettaglio tecnologico. Il risultato sarà quello della realizzazione di tutte le linee guida dettate dal masterplan, in maniera differita nel tempo, che possa venire in contro anche alle esigenze economiche che richiederebbe un intervento dalle dimensioni notevoli come questo.
ABSTRACT
StaVeCo: stabilimento di veicoli da combattimento. Questo il nome di un’area, ormai dismessa di Bologna, unica per posizione, caratteristiche morfologiche e potenzialità di rigenerazione. Affidata dall’Agenzia del Demanio nel 2007 al Comune di Bologna, è stato subito chiaro quanto la Ex Staveco potesse trasformarsi in una importante risorsa per la città universitaria più antica dell’ Occidente, costantemente frequentata da studenti, docenti e ricercatori provenienti da tutto il paese e da tutto il mondo. Situata nella zona più nobile di Bologna, la Ex Staveco offre un diretto contatto con il centro storico e con i colli al contempo: due realtà che non riescono a trovare un ponte che le connetta facilmente conferendo alla città una rapida valvola di sfogo dalla vita che si svolge all’interno del perimetro del centro storico, caratterizzata da ritmi frenetici, tipici di un capoluogo delle dimensioni di Bologna. Inserita nel PUV (Programma Unitario di Valorizzazione) di Bologna, rappresenta, insieme alle 8
altre aree dismesse individuate all’ interno del Comune, tra le quali altre caserme che hanno esaurito il proprio corso, un’ottima opportunità per una densificazione edilizia del centro storico, come risposta ad uno sprawl urbano che sta lentamente allargando il confine edificato, investendo le distese rurali, sempre più preziose, della città. Inaccessibile fin dal XVIII secolo per motivi di sicurezza e letteralmente sottratta dunque dalla disponibilità dei cittadini, assumerebbe il ruolo di nuova centralità e di importante spazio pubblico per una città che ha bisogno di aree pedonali e luoghi di incontro protetti dal traffico e ossigenati dalla vegetazione, carenti in numero e in dimensioni all’ interno del centro storico. Da ricovero per militari e deposito di armi e veicoli bellici, potrebbe trasformarsi in porto sicuro per studenti e cittadini di ogni età, in isola pedonale su cui evadere dal traffico e dal frastuono quotidiani.
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IL CONTESTO
CAPITOLO 1
L’INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Bologna riveste ad oggi una grande importanza nazionale nel panorama dei collegamenti infrastrutturali. Rappresenta infatti un grande snodo che collega autostrade e ferrovie provenienti dal centro-sud Italia , ripartendole a loro volta nelle direzioni dei grandi centri urbani del settentrione. Questo fatto è dovuto sopratutto alla posizione geografica strategica. La Stazione Centrale e i caselli autostradali di Bologna ricongiungono le tratte adriatica e tirrenica: la prima parte da Taranto, la seconda da Napoli e terminano entrambe a Milano. La facilità di raggiungimento con qualsiasi mezzo e da tutti i maggiori centri del del Mezzogiorno e del centro Italia, unita all’ importanza che Bologna assume nel contesto accademico nazionale, fa si che la frequentazione da parte di studenti fuorisede sia ogni anno a livelli molto alti, sommandosi alla popolazione di una capoluogo di
regione, dunque già considerevole. Sotto l’ aspetto regionale, invece, Bologna costituisce il fulcro del sistema metropolitano della regione Emilia Romagna. Nel 2013 viene conclusa l’ opera, iniziata con l’ Accordo Procedimentale del 1997, di addizione della stazione AV (Alta Velocità) a quella estente, caratterizzata già da una grande capacità. Questo ha portato un duplice beneficio: da un lato ha incentivato notevolmente il trasporto su rotaia per le grandi distanze, riducendo i tempi di viaggio, dall’ altro ha permesso un potenziamento del trasporto passeggeri nell’ ambito del bacino ferroviario bolognese, mediante il Servizio Ferroviario Metropolitano. All’ interno del comune di Bologna, la Ex Staveco occupa una posizione geografica molto fortunata, come evidenziato dalla classificazione del territorio descritta nel Programma Unitario di Valorizzazione, poichè è inserita ottimamente nel tessuto urbano, ma al contempo se ne distacca, comunicando con l’e-
sterno della cinta muraria trecentesca, oggi circonvallazione del centro storico. Verso nord si relaziona con due dei quartieri più popolosi ed ad alta densità: Malpighi e Galvani; verso sud, invece con quello più esteso ma meno popoloso perchè più rurale: Colli. Poichè in sretto contatto con il centro storico, che ospita la maggior parte delle facoltà dell’ ateneo, dall’ area è agevole il loro raggiungimento: 1,4Km da Giurisprudenza, 1,2Km da Medicina e Chirurgia, 1,1Km da Ingegneria-Architettura, 1Km dal Dams, 850m dal dipartimento di Storia, 700m da lingue moderne.
10
Imm. 2 | principali uscite della tratta autostradale A1: • Milano • Lodi • Piacenza • Parma • Reggio Emilia • Modena • BOLOGNA • Prato • Firenze • Arezzo • Roma • Frosinone • Caserta • Napoli
Imm. 1 | principali uscite della tratta autostradale A14 Adriatica: • BOLOGNA • Forlì • Rimini • Pesaro • Ancona • Fermo • Pescara • Foggia • Barletta • Bari • Taranto
11
Piacenza Ferrara
Parma Reggio Emilia
Modena Bologna
Ravenna
Forlì Cesena Rimini
Imm. 3 | inquadramento di Bologna nella regione Emilia Romagna.
Imm. 4 | inserimento della Ex Staveco all’ interno del Comune di Bologna. Sono visibili in grgio i quartieri, in verde l’ arteria carrabile che separa la parte urbanizzata della città dai colli, tangente alla Ex Staveco con il viale Panzacchi, in rosso la Ex Staveco.
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L’ANALISI DEMOGRAFICA
mando verso quelli periferici (è significativo come il quartiere più periferco ma con la maggiore estensione territoriale Colli sia quasi disabitato). Considerando che l’ateneo di Bologna con tutte le facoltà si concentri proprio all’ interno del centro storico e che quindi gli studenti tendano inevitabilmente ad alloggiare in quegli stessi quartieri, si presuppone che la densità demografica effettiva sia maggiore di quella riportata dai dati statistici. Il numero di iscrizioni degli studenti all’ Università di Bologna infatti, seppur abbassatosi dopo il 2010, dopo essere rimasto stabilmente intorno ai 90.000 risulta stabile da ormai sette anni, rimanendo sempre intorno alla agli 80.000 e senza dare segni di decremento, sintomo del prestigio inalterato dell’intero ateneo ed in primis delle facoltà umanistiche e quella di ingegneria La risposta edilizia a questo andamento può essere rappresentata da una densificazione residenziale il più vicino possibile al centro storico, recuperando
La popolazione di Bologna normalmente non subisce forti oscillazioni, poichè è costituita dai cittadini residenti che ormai da un decennio incrementano in modo più o meno regolare, registrando dunque sempre un saldo positivo e dagli studenti universitari, che si aggiungono anch’essi di anno in anno in modo costante. La popolazione residente, infatti, si attesta ormai da quasi un decennio intorno ai 380.000, crescendo rispetto al decenio precedente, in cui si attestava intorno ai 370.000. La fetta degli studenti equivale a circa 1/3 della torta che rappresenta l’intera cittadinanza (in numero mai inferiore agli 80.000), poichè Bologna è di fatto una delle città universitarie più importanti del paese e accoglie giovani provenienti da tutte le regioni. La densità della popolazione residente nel comune è più alta della media nei quartieri all’ interno del centro storico, sce13
quelle superfici dismesse, come la Ex Staveco, che creano vuoti nel tessuto urbano, per poter tamponare il più possibile la costante domanda del mercato immobiliare.
Anni
Incremento/Decremento
Popolazione residente alla fine del periodo
1991
-5.011
403.397
1992
-2.089
401.308
1993
-6.339
394.969
1994
-4.535
390.434
1995
-3.943
386.491
1996
-1.355
385.136
1997
-1.375
383.761
1998
-1.755
382.006
1999
-845
381.161
2000
-1.197
379.964
2001
-2.129
370.363
2002
2.655
373.018
2003
521
373.539
2004
886
374.425
2005
-682
373.743
2006
-717
373.026
2007
-770
372.256
2008
2.688
374.944
2009
2.276
377.220
2010
2.961
380.181
2011
2.085
371.151
2012
9.484
380.635
2013
3.567
384.202
2014
1.979
386.181
2015
482
386.663
2016
1.704
388.367
2017
894
389.261
Tab. 1 | movimento anagrafico della popolazione residente a Bologna dal 1991 al 2017. Fonte: Servizio Studi e Statistica Città metropolitana e dell’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna 14
Abitanti/Kmq. Quartiere/Zona
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
Borgo Panigale-Reno
1.836,3
1.852,7
1.872,1
1.881,5
1.903,1
1.908,7
1.918,4
1.926,5
1933,5
1935,9
Barca
6.206,4
6.257,2
6.273,2
6.295,2
6.328,9
6.316,2
6.337,9
6.342,4
6.343,9
6.336,7
Borgo Panigale
945,3
952,9
966,1
968,8
981,8
988,3
996,4
998,0
1.005,1
1.010,6
Santa Viola
6.354,0
6.430,0
6.538,8
6.616,4
6.733,5
6.757,6
6.768,4
6.870,6
6.886,0
6.861,9
Navile
2.496,3
2.522,2
2.557,0
2.588,0
2.616,4
2.605,9
2.620,3
2.634,4
2.655,1
2.658,8
Bolognina
6.625,0
6.712,4
6.865,7
6.983,6
7.101,8
7.061,3
7.111,9
7.133,1
7.170,5
7.190,4
Corticella
1.770,3
1.780,9
1.788,3
1.806,9
1.823,9
1.822,2
1.835,1
1.852,1
1.864,1
1.872,9
Lame
1.298,7
1.310,7
1.316,9
1.320,2
1.318,6
1.313,8
1.313,1
1.321,5
1.342,6
1.334,6
Porto-Saragozza
4.268,7
4.288,3
4.324,3
4.347,3
4.367,6
4.346,6
4.370,2
4.368,5
4.387,6
4.402,8
Costa Saragozza
2.142,8
2.159,9
2.176,1
2.184,9
2.187,1
2.190,0
2.202,5
2.202,7
2.217,3
2.223,1
Malpighi
12.665,7
12.626,1
12.749,1
12.744,9
12.790,7
12.608,4
12.638,6
12.546,9
12.454,1
12.462,5
Marconi
13.248,7
13.233,6
13.360,2
13.407,5
13.551,1
13.323,4
13.360,2
13.462,3
13.658,8
13.807,2
Saffi
6.514,3
6.579,5
6.630,5
6.712,2
6.749,6
6.769,9
6.831,3
6.813,0
6.820,8
6.824,6
San Donato-San Vitale
2.429,6
2.447,4
2.461,4
2.491,2
2.505,1
2.497,7
2.508,1
2.501,9
2.506,5
2.508,4
San Donato
2.005,0
2.016,7
2.026,6
2.047,3
2.066,2
2.059,9
2.069,6
2.046,9
2.043,1
2.038,4
San Vitale
3.037,5
3.063,8
3.083,7
3.126,6
3.133,2
3.124,2
3.135,8
3.153,2
3.170,0
3.181,2
Santo Stefano
2.105,7
2.114,7
2.121,6
2.127,7
2.128,0
2.109,1
2.117,4
2.113,9
2.126,4
2.133,4
Colli
334,2
337,0
341,3
341,5
343,4
343,8
346,9
351,5
353,3
356,7
Galvani
11.769,4
11.759,6
11.746,2
11.785,6
11.771,2
11.610,0
11.619,0
11.498,1
11.608,3
11.585,9
Irnerio
10.126,0
10.112,9
10.152,9
10.120,2
10.110,7
9.877,4
9.883,9
9.858,5
9.862,1
9.896,3
Murri
9.891,6
9.973,8
9.994,7
10.058,8
10.055,3
10.027,6
10.082,5
10.064,8
10.136,7
10.173,2
Savena
5.077,5
5.079,9
5.104,6
5.115,5
5.151,3
5.153,2
5.182,4
5.191,0
5.200,4
5.215,4
Mazzini
6.489,8
6.492,0
6.547,2
6.559,6
6.602,0
6.596,1
6.632,3
6.645,5
6.652,1
6.674,2
San Ruffillo
3.656,8
3.659,3
3.653,3
3.662,8
3.691,8
3.701,6
3.723,8
3.727,7
3.740,0
3.747,8
Tab. 2 | densità di popolazione nelle zone e nei quartieri di Bologna dal 2008 al 2017. Fonte: Servizio Studi e Statistica Città metropolitana e dell’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna 15
Tab. 3 | numero di studenti iscritti all’ Università di Bologna dall’A.A. 2000-2001 all’A.A. 2016-2017. Fonte: Università degli studi di Bologna.
A.A.
n. iscritti
2000-2001
102.154
2001-2002
102.856
2002-2003
104.986
2003-2004
105.765
2004-2005
102.518
2005-2006
99.509
2006-2007
96.840
2007-2008
91.803
2008-2009
87.767
2009-2010
87.708
2010-2011
86.733
2011-2012
81.524
2012-2013
80.795
2013-2014
81.045
2014-2015
80.414
2015-2016
81.348
Maschi e femmine
2016-2017
85.244
20132014
20142015
20152016
Agraria e Medicina veterinaria
3.842
3.858
3.868
Economia, Management e Statistica
8.756
8.287
8.265
Farmacia, Biotecnologie e Scienze motorie
5.069
4.769
4.712
Giurisprudenza
8.513
8.530
8.553
Ingegneria e Architettura
12.053
11.935
12.195
Lettere e Beni culturali
13.444
13.496
14.082
Lingue e Letterature, Traduzione e Interpretazione
3.682
3.609
3.608
Medicina e Chirurgia
6.442
6.660
6.521
Psicologia e Scienze della Formazione
7.075
6.703
6.344
Scienze
6.097
6.212
6.456
6.072
6.355
6.744
81.045
80.414
81.348
Tab. 4 | numero di studenti iscritti all’ Università di Bologna per facoltà dall’A.A. 2013- Scienze politiche 2014 all’A.A. 2015-2016. Totale Fonte: Università degli studi di Bologna 16
Agraria e Medicina veterinaria
1.983
2.023
Tab. 5 | numero di studenti iscritti all’ Università di Bologna per sesso dall’A.A. 20132014 all’A.A. 2015-2016. 2.079 Fonte: Università degli studi di Bologna
Economia, Management e Statistica
4.579
4.374
4.419
Farmacia, Biotecnologie e Scienze motorie
2.097
2.017
1.993
Giurisprudenza
3.332
3.234
3.189
Ingegneria e Architettura
8.556
8.485
8.677
Lettere e Beni culturali
4.907
4.943
5.189
Lingue e Letterature, Traduzione e Interpretazione
670
653
670
Medicina e Chirurgia
2.468
2.538
2.477
Psicologia e Scienze della Formazione
1.014
950
902
Scienze
3.721
3.843
4.056
Scienze politiche
2.295
2.398
2.497
Totale
35.622
35.458
36.148
Maschi
Femmine Agraria e Medicina veterinaria
1.859
1.835
1.789
Economia, Management e Statistica
4.177
3.913
3.846
Farmacia, Biotecnologie e Scienze motorie
2.972
2.752
2.719
Giurisprudenza
5.181
5.296
5.364
Ingegneria e Architettura
3.497
3.450
3.518
Lettere e Beni culturali
8.537
8.553
8.893
Lingue e Letterature, Traduzione e Interpretazione 3.012
2.956
2.938
Medicina e Chirurgia
3.974
4.122
4.044
Psicologia e Scienze della Formazione
6.061
5.753
5.442
Scienze
2.376
2.369
2.400
3.777
3.957
4.247
45.423
44.956
45.200
Tab. 6 | numero di studenti iscritti all’ Università di Bologna per sesso dall’A.A. 2013- Scienze politiche 2014 all’A.A. 2015-2016. Totale Fonte: Università degli studi di Bologna 17
2006-07
2007-08
2008-09
2009-10
2010-11
2011-12
2012-13
2013-14
2014-15
2015-16
Province Emilia Romagna
49.933
48.343
47.372
47.651
47.988
48.607
47.404
46.626
45.318
45.036
Bologna
21.747
21.018
20.801
21.036
21.138
21.613
21.072
20.709
19.980
19.997
di cui capoluogo
11.200
10.613
10.369
10.410
10.416
10.826
10.566
10.469
10.119
10.242
Piacenza
237
223
207
183
180
168
177
176
183
167
Parma
622
565
508
497
499
560
559
576
601
625
Reggio Emilia
1.609
1.495
1.405
1.378
1.454
1.571
1.575
1.613
1.680
1.685
Modena
3.576
3.488
3.365
3.417
3.487
3.548
3.538
3.539
3.612
3.647
Ferrara
1.546
1.474
1.420
1.449
1.500
1.507
1.525
1.492
1.469
1.484
Ravenna
6.496
6.280
6.203
6.292
6.254
6.256
5.965
5.867
5.629
5.579
Forlì-Cesena (3)
8.187
8.067
7.868
7.804
7.748
7.713
7.456
7.290
7.042
6.917
Rimini (4)
5.913
5.733
5.595
5.595
5.728
5.671
5.537
5.364
5.122
4.935
Altre Prov. Italia
40.481
37.602
34.707
32.925
32.181
32.108
31.922
32.068
32.749
33.882
Italia Settentrionale (5)
10.654
9.661
8.609
8.012
7.795
7.908
7.966
8.091
8.187
8.582
Italia Centrale
13.381
12.421
11.675
11.333
11.233
11.469
11.514
11.588
12.051
12.488
Italia Meridionale
12.175
11.538
10.614
9.923
9.503
9.034
8.707
8.475
8.458
8.483
Italia Insulare
4.271
3.982
3.809
3.657
3.650
3.697
3.735
3.914
4.053
4.329
Estero
1.823
1.987
2.192
2.238
2.353
2.368
2.380
2.342
2.339
2.426
Residenza non indicata
68
50
47
36
30
23
15
9
8
4
Totale iscritti
92.305
87.982
84.318
82.850
82.552
83.106
81.721
81.045
80.414
81.348
Tab. 7 | numero di studenti iscritti all’ Università di Bologna secondo la residenza dall’A.A. 2006-2007 all’A.A. 2015-2016. Fonte: Servizio Studi e Statistica Città metropolitana e dell’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna. 18
GLI STRUMENTI URBANISTICI Dal momento della sua dismissione, successivamente alla seconda guerra mondiale, l’area Ex Staveco è stata riconsiderata per la prima volta nel 2007. Insieme alla prospicente caserma d’Azeglio, essa è stata dichiarata di interesse storico-artistico ai sensi degli artt. 10, comma 1, e 12 del D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 con decreto del 4 aprile 2007 ed è pertanto sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute del Decreto. «Nella relazione Storio-Artistica, facente parte integrante del decreto di vincolo, si fa riferimento all’ intero enseble quale bene da sottoporre a tutela. Sono infatti ritenute considerevoli le caratteristiche costruttive dei fabbricati nel loro evolversi tra la fine dell’Ottocento ed il Novecento, nonchè il valore testimoniale dell’ insediamento militare. A questo valore storico-artistico si aggiunge il valore ambienta-
le dell’area posta nella fascia ai piedi della collina e prossima alla città storica»1. Il PSC (Piano Strutturale Comunale), strumento di pianificazione urbanistica generale che delinea le scelte strategiche di assetto e sviluppo del territorio con ampi contenuti strategici e tempi lunghi di attuazione, individua l’area in esame come potenzialmente molto vantaggiosa nell’acquisizione di attrezzature e spazi colletivi a favore della città. Il 5 maggio 2007, il Ministero dellEconomia e delle Finanze, l’Agenzia del Demanio e il Comune di Bologna sottoscrivono il PUV (Programma Unitario di Valorizzazione), nel quale si tratta nello specifico anche la Ex Staveco. In esso viene descritta la disciplina urbanistica e attuativa, alla base della trasformazione dell’area. In particolare si trattano: l’ inquadramento nel PSC, le modalità di attuazioe, le consistenze di progetto (SUL), le funzioni e gli usi, le tutele e i vincoli, le condizioni
di sostenibilità, le prestazioni di qualità degli interventi. Viene inoltre allegata un’indagine approfondita, che possa indirizzare la trasformazione dell’area, con i seguenti punti: analisi del contesto, analisi urbanistiche ed ambientali, potenzialità urbanistiche riconosciute, approfondimento edilizio, dotazioni tecnologiche e necessità di bonifica ambientale, indagine storico architettonica sui beni oggetto di vincolo D. Lgs. 42-04 e verifica dell’ interesse culturale. L’ indagine è stata condotta da Politecnica, Ingegneria e Architettura e finanziata da Jedi, Partecipazioni, Area Group e SCS Consulting. Il 31 marzo 2009, a seguito dell’approvazione del PUV, il Comune di Bologna e l’Agenzia del Demanio sottoscrivono un’intesa istituzionale, secondo la quale il primo si impegna a garantire la compatibilità del PUV con il RUE (Regolamento urbanistico Edilizio) e a predisporsi del POC (Piano Operativo Comunale). La Ex Staveco,
Comune di Bologna, PUVBO - Dossier indagine storico-architettonica. Caserma Staveco, pag. 3. 19
1
in questo modo, insieme ad altre aree dismesse del territorio, viene inserita nel POC, per poter essere a disposizione del Comune di Bologna nella sua futura trasformazione. A questo punto, la questione risulta quale funzione destinarle, così, con l’accordo del 5 marzo 2014 ex art. 15 L. 241/1990 fra Università di Bologna (con a capo il Rettore Ivano Dionigi) e Comune di Bologna (con il sindaco Virginio Merola), si decide di recuperare e valorizzare l’area come sede strutture universitarie. Purtroppo, nonostante le numerose proposte di idee, di progetti e di casi studio, il 15 novebre 2016 viene ufficialmente sciolto l’accordo fra Università (con a capo il rettore Francesco Ubertini) e Comune di Bologna, a causa dell’impegno finanziario troppo gravoso da parte dell’Alma Mater per il mantenimento del piano edilizio universitario, che avrebbe comportato rilevanti investimenti.
Imm. 1 | i protagonisti della storia recente della Ex Staveco. 20
Imm. 2 | i principali strumenti urbanistici adottati e approvati dal Comune di Bologna a partire dal 2007. 21
IL PUV COME PRIMO STRUMENTO DI ANALISI Bologna è una delle prime e anche una delle poche città in Italia che abbia intrapreso un cammino di cambiamento del modo di governare il proprio comune. Il PRG, ritenuto ormai uno strumento di pianificazione obsoleto, è stato sostituito, dopo l’approvazione nel 2008, con il PSC, che, al contrario del primo, analizza grazie ad una visione strategica e strutturale, le criticità e le potenzialità del territorio prima di intervenire nel sua modificazione. Grazie a questo nuovo approccio, è stato possibile capire di cosa la città avesse realmente bisogno per migliorare sotto l’aspetto urbanistico e una conferma di questo è data sicuramente dall’approvazione, nel marzo del 2009, del PUV, uno strumento ausiliario del PRG, che individua, grazie soprattutto alla collaborazione dell’Agenzia del Demanio, diverse aree ex militari appartenenti al pa-
trimonio statale, nel comune di Bologna le quali, se rigenerate e tolte dal loro stato di abbandono, porterebbero grandi benefici alla comunità. «Questa sfida richiede approcci innovativi sul piano dei modelli di gestione del patrimonio che consentano di trovare buoni equilibri tra esigenze economiche ed esigenze urbanistiche. L’operazione del Programma Unitario di Valorizzazione (PUV) di Bologna è un tentativo di questo tipo, che intende integrare l’utilità dello Stato e l’utilità della città, ovvero trovare una convergenza tra interesse nazionale e interesse locale»1. Tra i siti più importanti rilevati nel programma vi sono le caserme Chiarini, Mazzoni, Sani, Masini, San Mamolo e il complesso Staveco, che è uno dei più vasti e sicuramente uno dei più strategici. Uno dei documenti più importanti, sul quale si è basata la fase di analisi che precede lo sviluppo del masterplan è l’allegato H: Studio di fattibilità e
assistenza tecnica in fase di attuazione, che ha supportato le successive scelte progettuali. Gli aspetti analizzati nel documento sono il contesto urbano, l’inquadramento nel PRG, il contesto ambientale, le potenzialità urbanistiche. In particolare si sono rivelati molto utili gli approfondimenti sul sistema della mobilità e sulla classificazione del territorio. Il primo permette di calare il progetto all’interno del flusso stradale di Bologna: il viale Panzacchi, che permette l’accesso nell’area Ex Staveco, è un’arteria di collegamento molto importante per la città ed è dunque una delle più irrorate dal traffico, con una classe di congestione stradale nell’ora di picco mattutina medio-alta. Se da un lato questo aspetto crea degli scompensi come la produzione di inquinamento atmosferico ed acustico, dall’altro si rivela utile per il buon collegamento tra l’area e il sistema della mobilità cittadino. Ecco perchè sarà fondamenta-
F. Evangelisti, Bologna: un campo di sperimentazione tra PSC e PUV, “Territorio”, 2012, n. 62. 22
1
le garantire un parcheggio sufficentemente capace. Lo stesso viale è intressato da una pista ciclabile, collegata agli altri percorsi ciclabili che raggiungono il centro della città: questo aspetto risulta importante per la scelta dei tipi di destinazione d’uso da assegnare agli edifici dell’area. Sembra adeguato quindi l’inserimento di una struttura come lo studentato, in cui gli utenti possano servirsi facilmente della bicicletta come mezzo per raggiungere le sedi universitarie. Il secondo approfondimento permette di concepire l’area Ex Staveco come una vera e propria sutura tra due realtà territoriali molto differenti, della stessa città. Da una parte il territorio urbano strutturato, che racchiude gli ambiti storici; dall’altra il territorio rurale, che racchiude gli ambiti di valore naturale e ambientale e gli ambiti agricoli di rilievo paesaggistico.
viabilitĂ ciclabile
aree esclusivamente pedonali
traffico intenso che interferisce con viabilitĂ ciclabile 23
classe di congestione stradale (ora di punta mattutina): F/C 61 - 80
classe di congesttione stradale (ora di punta mattutina): F/C 46 - 60
24
classe di congestione stradale (ora di punta mattutina): F/C 81 - 100
classe di congestione stradale (ora di punta mattutina): F/C 101 - 222
25
territorio urbano strutturato > ambiti storici > nucleo di antica formazione territorio urbano strutturato > ambiti storici > quartieri giardino territorio urbano strutturato > ambiti storici: tessuti compatti specializzati territorio rurale > ambiti di valore naturale e ambientale territorio rurale > ambiti agricoli di rilievo paesaggistico
Imm. 2 | i principali strumenti urbanistici adottati e approvati dal Comune di Bologna a partire dal 2007. 26
LA SCELTA DELLO STUDENTATO COME PRINCIPALE DESTINAZIONE D’USO La grande importanza della cittò di Bologna nel panorama universitaria nazionale ed europeo, supportata dai dati statistici che evidenziano un alto numero di iscrizioni di anno in anno ed una crescita sensibile della popolazione bolognese proprio grazie alla grande affluenza di studenti nella città, porta alla conclusione che un utilizzo a favore dell’ateneo di un’ampia area dismessa dalla posizione strategica come quella della Ex Staveco, non può che portare benefici. Conclusione tra l’altro supportata anche dall’accordo, seppur terminatosi con un nulla di fatto, che il sindaco Virginio Merola prese con l’ex Rettore Ivano Dionigi per l’inserimento nell’area proprio di una cittadella universitaria. I benefici della
scelta di inserire una struttura come uno studentato andrebbero in primis agli studenti: si incrementerebbe il numero dei posti letto in un mercato pressocchè saturo, in cui gli studenti sono costretti a soluzioni precarie e molte volte inadeguate1 a causa della loro condizione di fuori sede. L’affitto degli appartamenti da parte degli studenti sta diventando sempre più difficile da sostenere: «i canoni di locazione - si legge nel report di Fiaip, firmato dal segretario regionale Stefano Rambaldi - crescono mediamente dello 2,66% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Del 2% è invece l’aumento assoluto. Inoltre molti affittuari non affittano più per lunghi periodi, preferendo di gran lunga i brevi periodi (e i maggiori introiti) dei soggiorni turistici. Le previsioni Fiaip corrono verso un aumento nel breve periodo del 5% e una diminuzione dell’offerta per gli
affitti lunghi, una dinamica che inevitabilmente finisce per ‘punire’ le classiche categorie di riferimento dell’affitto bolognese come giovani coppie, lavoratori e studenti”2. In generale in tutto il territorio bolognese vige molta disomogeneità nel mercato delle locazioni con i canoni più bassi che toccano i 10,7€/m2/mese per quanto riguarda le zone più periferiche e quelli più alti delle zone del centro storico, ovvero le uniche che interessano gli studenti per ragioni di vicinanza con tutte le facoltà dell’ateneo e quindi quelle con la maggiore domanda, che toccano invece i 13,8€/ m2/mese3. Ad avvalorare la difficoltà degli studenti nel trovare e mantenere una locazione a Bologna è sicuramente l’affollamento delle strutture a studentato presenti sul territorio. Da un’indagine svolta su alcune delle strutture gestite dalla Er.Go (Azienda Regionale per il Dirit-
to agli Studi Superiori) lo conferma. Posti letto occupati costantemente e senza soluzione di continuità nel corso di tutto l’anno accademico, un continuo ricambio tra gli utenti che lasciano la propria sistemazione e quelli che aspettano di riceverla, situazione pressochè identica sia per le strutture più modeste (con 25 posti letto) sia per quelle più grandi (che superano i 100 posti letto). In questo panorama sembra dunque una scelta ragionevole quella di dedicare agli studenti di Bologna una parte di un’area così interessante ma finora per nulla sfruttata.
C. Giusberti, Bologna, emergenza affitti per studenti universitari: “Io, costretta a dormire in un camper”, “La Repubblica / Bologna”, 1 novembre 2017. Affitti e case in vendita a Bologna: prezzi in aumento, offerta in calo, “Bolognatoday, 25 giugno 2018. 3 Quotazione appartamenti a Bologna, “Mercato immobiliare”, 20 agosto 2018 27 1
2
28
IL MASTERPLAN
CAPITOLO 2
PREMESSA: LA EX STAVECO «Lo stabilimento per i Veicoli da Combattimento (Staveco), già Arsenale militare, occupa lo spazio compreso tra l’area pedecollinare bolognese e la linea delle mura trecentesche, tra la via Castiglione e la via San Mamolo che si dipartono radialmente dalle omonime porte; in particolare l’area, attraversata dal torrente Aposa e lambita dal canale di Savena, è stretta tra i conventi extramurari della Misericordia, ad est, e della Santissima Annunziata, a ovest, ai piedi di San Michele in Bosco, oggi istituto Ortopedico Rizzoli, e dell’Osservanza. A levante, è forte la presenza di valore decorativo degli ottocenteschi Giardini Margherita»1. Una descrizione concisa ef efficace per descrivere la posizione fortunata della Ex Staveco nel comune di Bologna. Unìta
alle parole del Magnifico Rettore dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Ivano Dionigi, ai tempi dell’ accordo da lui stipulato con il sindaco Virginio Merola per realizzarvi una struttura universitaria, confermano la scelta del tipo di destinazione d’uso attribuita dal mio progetto. «A Bologna c’è un’area di 9 ettari, metà occupata da edifici e metà destinata a verde; un’area che configura una perfetta e miracolosa cerniera tra centro storico e collina; un’area che - destinata a uso militare per 150 anni dal 1796 alla secondaguerra mondiale - da decenni è l’oggetto del desiderio di architetti e ingegneri, cimentatisi in molteplici progettazioni: da quartiere residenziale a parco urbano, da cittadella giudiziaria a campus universitario. Fascino e curiositas aumentano al pensiero che nel’VIII sec. a.C. vi era già un insediamento, testi-
moniato dai resti di una necropoli. A Bologna c’è un’Università che con i suoi 925 anni è la più antica dell’Occidente e che fin dalle sue origini, per vocazione e per scelta, si identifica con la città; un’Università che con i suoi 87.000 studenti, 3.000 professori e 3.000 tecnici amministrativi costituisce la prima impresa dell’ Emilia Romagna; un’Università che grazie ai suoi ventenni porta in dote alla società un triplice bonus: anagrafico, culturale, economico. Questa Università è nella città ma non della città, perchè i suoi confini sono quelli del mondo»2.
Giovanni Leoni, Francesco Ubertini, Un progetto per Bologna / Area Staveco, da cittadella militare a campus universitario, pag. 2. 2 Magnifico rettore dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Ivano Dionigi, Un progetto per Bologna / Area Staveco, da cittadella militare a campus universitario, pag. 2. 29 1
LA POSIZIONE NEL TERRITORIO DI BOLOGNA Per delineare al meglio il nodo con cui la città comunica con l’ area in esame e viceversa, è necessario affidarsi al PSC, lo strumento urbanistico adottato a partire dal 2007, nel quale il comune di Bologna inserisce le strategie a lungo termine per il miglioramento del proprio patrimonio ambientale ed architettonico. Al suo interno sono descritti gli stati di fatto delle criticità, le potenzialità e le proposte per la loro risoluzione. Per la prima volta il territorio di Bologna viene suddiviso in sette macro-ambiti: la «città della ferrovia», la «città della tangenziale», la «città del Reno», la «città del Savena», la «città della via Emilia Ponente», la «città della via Emilia Levante» e la «città della collina», quello in cui è inserita la Ex Staveco. «Con Città della Collina si intende affermare una nuova identità per la
parte del territorio bolognese che ha subìto un processo di progressiva riduzione e privatizzazione degli usi (quasi solo residenza), rompendo i tabù (congelamento dello stato attuale) e individuando un diverso statuto dell’abitabilità. Quindi: ricostruzione di un sistema di connessioni e nodi (corridoi, sentieri, stazioni, parcheggi) che diversifichi e qualifichi l’accessibilità urbana e metropolitana; individuazione di luoghi da progettare come raccordi-parco con le aree densamente urbanizzate; creazione di un mosaico di ambienti ecologici, agricoli e periurbani disponibili a diverse pratiche d’uso degli abitanti metropolitani»1. È proprio grazie all’ individuazione di luoghi da progettare come raccordi-parco con le aree densamente urbanizzate, che il comune si è potuto accorgere delle potenzialità dell’area Ex Staveco e di come essa avrebbe potuto perfettamente rispondere a questa esigenza. Senza dubbio, la zona
Comune di Bologna, Piano Strutturale Comunale 2007, pag. 63. Comune di Bologna, Piano Strutturale Comunale 2007, pag. 69.
1
2
30
geografica più critica della città della collina è il suo fronte verso il centro storico, là dove cioè sarebbe possibile creare un varco che permetta la comunicazione delle due fin’ora distinte parti di città e allo stesso tempo sfruttare la vasta superficie per l’inserimento di funzioni, servizi e verde pubblico: «Particolare cura dovrà essere prestata alla progettazione del verde, affinchè i nuovi spazi stabiliscano una continuità con quelli già esistenti dalla parte della collina, realizzando un unico grande insieme di spazi verdi fruibili, in continuità con il parco di San Michele in Bosco, per il quale è previsto un importante intervento di restauro»2.
Imm. 1 | schematizzazioni delle «sette città» di Bologna individuate nel PSC del 2007: l’ultima individua la «città della collina», in cui è situata la Ex Staveco. 31
LA STORIA Il complesso denominato ex caserma Staveco, di proprietà dello stato, assume questo nome nel 1978 e con esso rimane impresso nella memoria dei bolognesi che lo associano al parcheggio per la sua funzione attuale e marginale. Oggi è infatti per la maggior parte in disuso, un luogo non luogo, una città nella città, ad eccezione di una minima zona centrale ad est dell’Aposa, usata dal 2003 appunto come parcheggio a pagamento, a campi da tennis privati e della parte ad ovest, vicina al Convento della SS. Annunziata, che ospita la Caserma dei Carabinieri Massimo d’Azeglio. Questa area ha però assunto in passato una notevole importanza strategica dall’Unità d’Italia alla Seconda Guerra Mondiale, anche per la funzione di collegamento tra la città storica e il territorio industriale della valle del fiume Reno. Infatti una ferrovia urbana collegava, fino alla fine degli anni ‘50, la
stazione della Veneta alla Staveco e proseguiva fino a Casalecchio di Reno e Vignola. La Ex Staveco è una vasta area militare di oltre 14 ettari che si trova ai piedi del colle San Michele in Bosco, nel cuore di Bologna, tra le porte di San Mamolo e di Castiglione, vicino alla Chiesa e al Convento della SS. Annunziata. Ma da ormai 25 anni il complesso è in stato di abbandono e desolazione, invaso dalla vegetazione che cancella la storia importante di questa area della città e dei suoi edifici, dichiarati di particolare interesse storico dal Ministero per i Beni e le attività Culturali. L’area della Ex Staveco venne militarizzata dai francesi quando nel 1796 passarono comandati da Napoleone e crearono un ospedale e una caserma. Passata la città sotto il controllo austriaco, nei primi del Novecento, questo complesso divenne uno dei maggiori arsenali di Bologna e luogo di collegamento tra le diverse caserme cittadine. Ma la costruzione della maggior parte degli edifici mili-
tari industriali risale al periodo successivo all’Unità d’Italia e alla conseguente annessione di Bologna allo Stato Unitario, quando la città fu scelta come piazzaforte strategica per la difesa dell’Italia centro-settentrionale. Il generale Manfredo Fanti attuò nel 1859 la fortificazione della città e il primo insediamento militare che sorge proprio tra il Convento della SS. Annunziata e il corso del torrente Aposa. Nel 1890 l’arsenale militare si era già allargato ad est del torrente e in una pianta del 1907, la parte orientale dell’insediamento era indicata come Laboratorio Pirotecnico, un edificio lungo quasi 200 metri e usato come deposito di materiale bellico. Nella “Nuova pianta della città di Bologna” del 1909 sono descritte con maggiore precisione le destinazioni: ad ovest dell’Aposa le caserme SS. Annunziata e Massimo d’Azeglio, ad est Il Laboratorio Pirotecnico. A ridosso della Grande Guerra questo arsenale incrementa in modo esponenziale il suo lavoro. La fine del conflitto por32
ta con sé la prima proposta di cambiamento d’uso dell’area e nel secondo Dopoguerra essa diventa un luogo per la riparazione dei mezzi militari. Nel 1947 viene costruita la Ormec per la riparazione del mezzi corazzati che nel 1978 assume il nome di Staveco. Curiosa è anche la storia di un parco costruito nel 1879 su quest’area, disegnato dal conte di Sambuy già ideatore del Parco del Valentino a Torino. Tale parco all’inglese, di moda all’epoca, con alternanza di boschi e spazi aperti, con viali da percorrere in carrozza e sentieri nei quali inoltrarsi a piedi, con la presenza di un laghetto, sarebbe diventato il “Giardino Margherita” in onore della regina consorte di Umberto I che da un anno sedeva sul trono italiano. Il parco divenne un luogo di incontri per i bolognesi e sede di importanti manifestazioni tra cui l’Esposizione Emiliana d’Agricoltura e Industria del 1888. In quell’occasione si realizzò una cremagliera che collegasse i giardini con san Michele in Bosco.
Imm. 1.1 | Ricostruzione orientativa dello stato degli immobili al 1886.
Imm. 1.2 | Ricostruzione orientativa dello stato degli immobili al 1909.
Imm. 1.3 | Ricostruzione orientativa dello stato degli immobili al 1939.
Imm 1.4 | Ricostruzione orientativa dello stato degli immobili ad oggi.
Fonti: • ”Pianta della città di Bologna” Cart. 8 n. 75; • Gabinetto Disegni e Stampe; • BCABO; • PUVBO, allegato 13, “Dossier indagine storico-architettonica”.
Fonti: • ”Pianta della città di Bologna” Cart. 9 n. 92; • Gabinetto Disegni e Stampe; • BCABO; • PUVBO, allegato 13, “Dossier indagine storico-architettonica”.
Fonti: • Accertamento generale della proprietà immobiliare urbana (R.D.L. 13/04/1939) - Catasto di impianto - Agenzia del territorio di Bologna; • PUVBO, allegato 13, “Dossier indagine storico-architettonica”.
Fonti: • PUVBO, allegato 13, “Dossier indagine storico-architettonica”; • Bing Maps.
33
Imm. 2 | aquerello del primo Ottocento dell’area oggi occupata dalla Staveco.
Imm. 3 | mappa austriaca del 1850 circa (dettaglio).
Imm. 4 | “Pianta della città di Bologna”, 1850 (dettaglio). 34
Imm. 5 | “Plan de la Ville de Bologne pour les membres du Congres International”, 1871 (dettaglio).
Imm. 6 | “Pianta della città di Bologna”, 1886 (detaglio).
Imm. 7 | “Pianta della città di Bologna”, 1890 (detaglio). 35
Imm. 8 | “Pianta della città di Bologna con il piano regolatore del 1889”, 1889 (dettaglio).
Imm. 9 | “Pianta di Bologna. Zone di espansione relative alle tre cerchie di mura”, sec. XX, inizio (dettaglio).
Imm. 10 | “Pianta di Bologna e circondariato con linea daziaria e percorsi del tramvay”, sec. XX, inizio (dettaglio). 36
Imm. 11 | “Pianta di Bologna e dintorni”, 1902 (dettaglio).
Imm. 12 | “Pianta di Bologna”, 1907 (dettaglio).
Imm. 13 | “Pianta della città di Bologna”, 1909 (dettaglio). 37
Imm. 14 | “Pianta di Bologna”, 1916 (dettaglio).
Imm. 15 | “Pianta di Bologna”, 1932 (dettaglio). 38
Imm. 16 | “Pianta di Bologna con i principali monumenti�, 1888 (dettaglio). 39
Imm. 17 | “Pianta generale delll’Esposizione Emiliana dell’Agricoltura e dell’Industria del 1888, 1932 (dettaglio). 40
LO STATO DI FATTO All’interno dell’area Staveco, sono presenti numerosi tipi edilizi poichè, nel corso della sua evoluzione, sono stati aggiunti in continuazione nuovi edifici, in relazione alle esigenze del momento. Dagli enormi stabili per l’assemblaggio dei carri armati agli uffici amministrativi, Dai depositi dei veicoli e delle armi, ai più curati, architettonicamente, alloggi per le alte cariche. In molti casi, soprattutto nel corso del XX secolo, sono state aggiunte superfetazioni di nessun interesse testimoniale e architettonico, ma al contrario dannosi in quanto costituiti da materiali inquinanti e pericolosi per la salute. Dal momento in cui il comune di Bologna ha preso in carico il recupero della Ex Staveco, inserendola nel PUV, è stato possibile valutare quali, tratutti i manufatti dell’ intero complesso, fosse necessario conservare e quali sostituire, grazie soprattutto alle indagini condotte
dalla società Politecnica, alla quale si è affidato il comune di Bologna. La Politecnica, nel rispetto degli artt. 10, comma 1 e 12 del D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, che dichiarano l’area Ex Staveco di interesse storico-artistico, ha consegnato dunque al comune una mappa dove sono distinte tre categorie di edifici, in ordine di pregio, come punto di partenza per una futura riorganizzazione dell’area. «Per la valutazione del valore degli edifici e conseguentemente della scelta di criteri di conservazione sono stati considerati i seguenti aspetti: • Analisi dei vincoli esistenti ai sensi del D.L. 42/2004 o della L. 1089/1939; • Analisi dei valori storico artistici delledificio/enseble; • Analisi di singoli elementi di pregio; • Analisi dello stato di conservazione della materia. Sono stati individuati tre distinti caratteri di conservazione: 1. Edifici per cui si propone
la conservazione: nel caso di manufatti edilizi che presentino interesse storico-architettonico e/o testimoniale; 2. Edifici per cui valutare ipotesi di recupero della superficie (in volumi conservati o in nuovi volumi): nel caso di manufatti edilizi che non presentino interesse storico.architettonici e/o testimoniale; 3. Edifici per cui valutare ipotesi di recupero di volumetria e superficie utile su sedime esistente: nel caso di manufatti edilizi che presentino interesse storico-architettonico e/o solo testimoniale ma versano in gravissimo stato di conservazione»1. Da queste premesse è stato possibile ridurre a due categorie gli edifici della Ex Staveco, per poter avviare una strategia progetuale unita ad un programma funzionale: 1. Edifici per cui si propone la
Comune di Bologna, PUVBO - Dossier indagine storico-architettonica. Caserma Staveco, pag. 2. 41
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demolizione; 2. Edifici per cui si propone la conservazione.
Imm. 1.2 | situazione degli edifici dopo le proposte di demolizione e di conservazione.
Imm. 1.1 | situazione degli edifici ad oggi.
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GLI EDIFICI PER CUI SI PROPONE LA CONSERVAZIONE I beni da conservare tra tutti gli stabili presenti all’ interno della Ex Staveco, sono stati selezionati mediante il criterio proposto dal POC, che è il risultato dei rilievi e di sopralluoghi svolti da tecnici incaricati. Il metodo di intervento su di essi, invece è il risultato dell’incrocio tra i giudizi del valore storico-architettonico, i giudizi dello stato manutentivo e i giudizi sulle vocazioni d’uso. I primi due derivano delle analisi condotte da Politecnica e inserite nel POC, mentre i secondi sono stati attribuiti in sede di progetto confrontando le destinazioni d’uso con i primi due giudizi. Le destinazioni d’uso sono state attribuite, a loro volta, coerentemente con la strategia progettuale e il programma funzionale e, tengo molto a precisarlo, non esclusivamente in funzione dello stato di fatto dei corpi di fabbrica lasciatici in eredità dal tempo. Si è preferito, dunque anteporre la necessità 43
di attribuzione di una destinazione d’uso a vantaggio dei flussi d’utenza, della successione degli ambiti pubblico, intermedio e privato e della corretta fruizione degli spazi aperti, piuttosto che esclusivamente per per la capacità o meno di ospitarla da parte di un edificio. Il risultato è il mantenimento di 18 stabili, con altrettante diverse proposte di intervento su ognuno di essi. Gli interventi hanno un certo range di portata, che varia in funzione dei risultati dedotti dal suddetto incrocio di giudizi.
Imm. 1.1 e Imm. 1.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 1. 44
Imm. 1.3 e Imm. 1.4 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 1. 45
Caratteri dell’edificio: esso rappresenta il limite dell’area verso la città ed appartiene al primo nucleo di formazione della Staveco. Ospitava il comando e gli uffici con i relativi servizi. L’indagine ha avuto luogo solo per l’esterno del fabbricato in quanto non vi è possibilità di accesso. Si sviluppa lungo viale Panzacchi con un fronte complessivo di circo 205 metri. Tale sviluppo non comprende le due testate ad est ed ovest costruite successivamente. Dai rilievi topografici eseguiti sull’edificio si comprende l’organizzazione in linea del fabbricato con vani scala aventi caratteri architettonici e dimensioni differenti i quali distribuiscono agli uffici disposti sui due fronti attraverso lunghi corridoi centrali. Le aperture della facciata, organizzate sui due livelli, hanno disegno ad arco al piano terra, mentre al primo livello sono binale e caratterizzate da arco in mattoni e piattabanda in pietra. La facciata è ritmata da lesene verticali in mattone intonacato con fugatura orizzontale caratterizzata da apertura ad arco al piano terra ed elemento decorativo incorniciato al primo livello. Tutto il piano terra ha trattamento “a bugnato”, mentre al primo livello il paramento è in mattone a vista. La facciata è caratterizzata da un corpo centrale su tre livelli con frontone decorato, doppi balconcini al primo livello ad inquadrare l’ingresso principale dell’edificio. Il fronte interno non presenta alcuna decorazione. Le aperture si aprono sul paramento di mattoni a vista. Una porzione dell’edificio presenta paramento del piano terra tinteggiato in rosso e arco delle finestre tinteggiato in bianco.
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Stato di degrado: le indagini svolte hanno consentito di valutare lo stato di conservazione dell’edificio solo dall’esterno. Non risultano evidenti danneggiamenti alla struttura portante realizzata in muratura. Sono rilevabili danneggiamenti degli intonaci causati dall’umidità di risalita. Particolarmente degradati risultano gli infissi in ferro delle finestre su viale Panzacchi e quelli in legno del fronte interno dell’edificio. 47
Imm. 2.1 | rilievo planimetrico edificio 2. 48
Imm. 2.2 | rilievo prospettico edificio 2. 49
Caratteri dell’edificio: si tratta di un complesso di più edifici e rappresenta il vero cuore dell’area Staveco. Si tratta di un agglomerato di edifici con caratteristiche costruttive e tipologiche differenti in quanto costruito in diversi periodi storici che ricopre un’area di circa 9.500m2. I corpi, tutti ad un unico volume con altezze che variano dai 3 ai 4,70m (al colmo delle campate), erano utilizzati come ricovero, officine riparazione e manutenzione dei mezzi da combattimento. Le caratteristiche costruttive degli edifici documentano l’evolversi della tecnologia edilizia a ridosso tra due secoli: vi è infatti il passaggio tra la tecnologia collegata all’uso del legno fino all’introduzione dei materiali metallici quali la ghisa ed il ferro. Troviamo infatti alcuni volumi con struttura di copertura a capriate lignee, altri con capriate miste che presentano puntoni in legno e tiranti in ferro, fino a capriate reticolari metalliche. Singolari sono le colonne metalliche di alcuni padiglioni con capitelli foggiati alla maniera classica. In particolare, si sottolineano quelle con capitelli in ghisa a motivi floreali. Le strutture portanti perimetrali sono realizzate con murature in mattoni pieni faccia a vista o con pilastri murari a tamponamento in mattone a vista spesso tinteggiato di rosso. Predomina in generale l’uso del mattone non solo con funzione di struttura portante, ma anche quale elemento decorativo tipico dell’archeologia industriale risalente a questo periodo. Vis sono infatti cornici, modanature con mattoni disposti a dentelli e a dente di sega che si rifanno a stilemi neo-gotici, ricorrenti nell’architettura di fine ‘900 bolognese.
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Stato di degrado: le indagini si basano su considerazioni svolte durante i sopralluoghi e sull’analisi della documentazione fotografica raccolta nelle visite. I giudizi sintetici riguardanti le strutture portanti verticali e le coperture dovranno essere supportati, in fase progettuale vera e propria, da indagini puntuali e mirate a valutare la consistenza effettiva delle strutture. Da questa prima indagine sono escluse valutazioni sulle fondazioni degli edifici. In generale, le strutture primarie quali murature e pilastri non presentano danneggiamenti patologici. Molto compromesse risultano invece le coperture, specie le strutture portanti di secondo ordine che, in parte crollate, hanno fortemente favorito il degrado causato dagli agenti atmosferici. Le infiltrazioni di acqua dalle coperture hanno fortemente degradato gli intonaci interni, talvolta crollati dal supporto. Si riscontrano in modo diffuso fenomeni di umidità di risalita sulle strutture portanti verticali, che hanno causato distacco dell’intonaco. La muratura presenta spesso tracce di imbibizione e danneggiamenti dovuti alla presenza di acqua. Il sistema di raccolta delle acque meteoriche di copertura è spesso danneggiato )assenza di canali di gronda, canali di gronda intasati da depositi vegetali o semplicemente danneggiati) con conseguente degrado localizzato di murature e intonaci. Le pavimentazioni interne, quasi tutte in battuto di cemento, risultano spesso danneggiate. 51
Imm. 3.1 e Imm. 3.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 3. 52
Caratteri dell’edificio: appartiene al primo nucleo di formazione della Staveco. Si tratta di un tipo monopiano a carattere produttivo recentemente rimaneggiato all’interno probabilmente per adattare l’uso originario ad altre funzioni (si noti la controsoffittatura ed i corpi illuminanti). La struttura portante verticale è in mattoni e la copertura realizzata con capriate metalliche. L’edificio è caratterizzato da una semplice volumetria coperta da tetto a capanna con lucernario anch’esso a due falde posto in posizione centrale. Elegante risulta il ritmo delle aperture di facciata e il motivo del cornicione longitudinale in mattoni che gira sulle facciate corte a formare due elementi d’angolo (lesene). L’effetto decorativo del mattone è sottolineato dall’uso del colore: rosso per il paramento e bianco per lesene e cornicione. Stato di degrado: dalle indagini dei sopralluoghi non risultano danneggiamenti alla struttura portante dell’edificio. Anche la copertura risulta in buono stato di conservazione. Sono rilevabili danni al piede della muratura causati dall’umidità di risalita. 53
Imm. 4.1 e Imm. 4.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 4. 54
Caratteri dell’edificio: è posto sul margine nord est dell’area Staveco. Si tratta di un edificio monopiano a carattere produttivo con copertura a sheds in acciaio e struttura portante verticale in mattoni. Risulta parzialmente ampliato con l’aggiunta di un corpo sul fronte ovest con copertura omogenea e struttura intelaiata. I caratteri dell’edificio sono analoghi a quelli di altri all’interno dell’area: murature tinteggiate in rosso e cornici in bianco. Stato di degrado: dalle indagini condotte durante i sopralluoghi non risultano danneggiamenti alla struttura portante. Anche la copertura versa in buono stato di conservazione. Sono rilevabili danni al piede della muratura causati dall’umidità di risalita. 55
Imm. 5.1 e Imm. 5.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 5. 56
Caratteri dell’edificio: risalente alla fine dell’Ottocento, era utilizzato come officina per la riparazione e manutenzione dei mezzi militari. È costituito da un ambiente di forma rettangolare che si sviluppa su un unico livello, coperto da tetto a capanna. La struttura portante è in muratura di mattoni pieni faccia vista con lesene e la copertura è realizzata con capriate lignee a catene in ferro e manto in coppi. Stato di degrado: Dalle indagini condotte durante i sopralluoghi non sono riscontrabili lesioni strutturali gravi o danneggiamenti dovuti a forti infiltrazioni, ma lo stato è di degrado generale. 57
Imm. 6.1 e Imm. 6.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 6. 58
Caratteri dell’edificio: tipo a mono piano con copertura a sheds, ospitava officine per la riparazione e manutenzione dei mezzi da combattimento. I caratteri del fabbricato ed il sistema costruttivo sono analoghi a quelli di molti altri della Ex Staveco: murature portanti perimetrali in laterizio con lesene e struttura portante interna in pilatri e travi reticolari a shed. Finestre orbicolari in corrispondenza degli sheds scandiscono i fronti esterni. Stato di degrado: le strutture metalliche sono complessivamente in buono stato. Si evidenziano infiltrazioni meteoriche nei tamponamenti perimetrali, in particolar modo all’estremità sud; la porzione est, che sembra un’addizione successiva di forma e dimensioni diverse dal resto del complesso, presenta dei cedimenti e forti infiltrazioni. 59
Imm. 7.1 e Imm. 7.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 7. 60
Imm. 8.1 e Imm. 8.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 8. 61
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Caratteri degli edifici: adibiti ad officina, erano inizialmente uniti da una tettoia metallica. I due corpi di fabbrica ripropongono i caratteri tipologici e costruttivi di altri fabbricati analoghi presenti nel comparto: sviluppo verticale mono piano con copertura a sheds, murature perimetrali portanti in laterizio e struttura portante interna in pilastri e travi di copertura a shed. Nel caso specifico travi e pilastri sono realizzati in cemento armato e gli edifici appaiono complessivamente, sotto il profilo formale, piuttosto poveri. Stato di degrado: le strutture portanti in cemento armato di entrambi gli edifici non presentano lesioni rilevabili. Diversa è la condizione delle coperture, le cui ampie infiltrazioni hanno danneggiato sia solaio che murature. 63
Imm. 9.1 e Imm. 9.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 9. 64
Caratteri dell’edificio: appartiene al primo nucleo di formazione della Staveco ed ospitava probabilmente uffici con relativi servizi. Si sviluppa su due piani fuori terra ed un interrato connesso al complesso di edifici con la ciminiera. Il fronte principale ad ovest si caratterizza architettonicamente per la presenza di un portico al piano terra successivamente completato e chiuso al primo livello cui originariamente corrispondeva una terrazza o un pergolato. Tale aggiunta risulta quasi una modifica al progetto originario, contestuale alla costruzione dell’edificio in quanto i materiali sono omogenei. Essa altera comunque la lettura della semplice ed elegante facciata dell’edificio caratterizzata, sul piano retrostante il portico, da timpano in mattoni a vista e oculo centrale. Il timpano ed il cornicione sono decorati con mattone posto a dentelli. Sempre in mattoni il rilievo del marcapiano. Il piano terra è caratterizzato da aperture con arco a tutto sesto in mattoni, mentre il primo livello presenta corrispondenti aperture con sesto ribassato. La copertura è in legno ed i solai a volta (vela o crociera). Stato di degrado: non risultano evidenti danneggiamenti alla struttura portante dell’edificio realizzata in mattoni. Sono rilavabili danneggiamenti agli intonaci interni causati da infiltrazioni d’acqua dalle coperture in legno che presentano invece segni di degrado. 65
Imm. 10.1 e Imm. 10.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 10. 66
Caratteri degli edifici: le due unità fanno parte di un complesso di officine situate nel cuore dell’area Staveco. La prima ha un impianto planimetrico a prevalente sviluppo longitudinale, copertura a doppio spiovente e struttura portante in pilastri di laterizio. Le murature di tamponamento sono in laterizio tinteggiate di bianco. La seconda unità è composta da un corpo rettangolare con struttura portante in cemento armato e travi in copertura a sheds. Stato di degrado: gli edifici non sono interessati da gravi dissesti statici, tuttavia lo stato in cui versano non è generalmente buono. 67
Imm. 11.1 e Imm. 11.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 11. 68
Caratteri dell’edificio: una porzione appartiene al primo nucleo di formazione della Staveco ed era utilizzata come officina. Come i 12 e 13, è organizzato su un unico livello ed ha struttura portante in muratura. Le coperture, probabilmente legate a sviluppi successivi del corpo di fabbrica, sono in legno per una campata ed in acciaio per le restanti due campate. Il manto è in coppi. Insieme al corpo 12, affaccia sul principale asse di attraversamento all’ interno dell’area cui corrisponde l’accesso da viale Panzacchi. I fronti presentano il disegno ricorrente per gli stabilimenti produttivi interni all’area: facciate semplici in laterizio tinteggiate di rosso ritmate da aperture con finestre a sesto ribassato evidenziate in tinte di calce bianca. I pilastri in muratura d’angolo anch’essi tinteggiati di bianco incorniciano in modo semplice le facciate. I cornicioni presentano il motivo a dentelli di laterizio e sono anch’essi tinteggiati. Il fronte sud risulta da un’addizione successiva dell’edificio. Stato di degrado: non risultano evidenti danneggiamenti alla struttura portante dell’edificio realizzata in mattoni. Sono rilevabili danneggiamenti della muratura causati da infiltrazioni d’acqua dalle coperture ed alla base della muratura stessa da umidità di risalita. 69
Imm. 12.1 e Imm. 12.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 12. 70
Imm. 13.1 e Imm. 13.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 13. 71
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Caratteri degli edifici: appartengono al primo nucleo di formazione della Staveco ed erano utilizzati come officina l’uno e come uffici e relativi servizi l’altro. Sono organizzati su un unico livello con struttura portante in muratura e copertura lignea con manto in coppi. I fronti presentano il disegno ricorrente già descritto per l’edificio 11: facciate semplici in laterizio tinteggiato di rosso ritmate da aperture con finestre a sesto ribassato evidenziate con tinte di calce bianca. I pilastri di muratura d’angolo anch’essi tinteggiati di bianco incorniciano in modo semplice le facciate. I cornicioni presentano il motivo a dentelli di laterizio e sono anch’essi tinteggiati. L’edificio 11 è caratterizzato da un’apertura circolare posta centralmente ad ogni campata. Gli edifici sono stati adattati in tempi recenti) si notino gli infissi in alluminio). Stato di degrado: non risultano evidenti danneggiamenti alla struttura portante realizzata in mattoni. Sono invece rilavabili danneggiamenti alla muratura causati da umidita di risalita. 73
Imm. 14.1 e Imm. 14.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 14. 74
Caratteri dell’edificio: appartiene al primo nucleo di formazione della Staveco ed era utilizzato probabilmente come abitazione. Il corpo di fabbrica si sviluppa su due livelli, con struttura portante in muratura e copertura lignea con manto di coppi. I fronti presentano il disegno ricorrente già descritto per altri edifici: facciate semplici in laterizio tinteggiato di rosso ritmate da aperture a tutto sesto o a sesto ribassato evidenziate con tinte di calce bianca. I pilastri in muratura d’angolo anch’essi tinteggiati di bianco incorniciano in modo semplice le facciate. Diversamente da altri stabili destinati ad uso abitativo, presenta caratteri più nobili come le modanature stuccate dei cornicioni e del marcapiano ed il frontone gradonato delle testate. Gli infissi e le persiane sono in legno verniciato. Stato di degrado: non risultano evidenti danneggiamenti alla struttura portante realizzata in mattoni. Sono rilevabili danneggiamenti della muratura causati da umidità di risalita o da infiltrazioni d’acqua dalla copertura. 75
Imm. 15.1 e Imm. 15.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 15. 76
Caratteri dell’edificio: si tratta di un’aggiunta successiva del corpo di fabbrica principale che si affaccia su viale Panzacchi. SI rimanda pertanto alla descrizione dell’edificio 1. Stato di degrado: si rimanda alla descrizione dell’edificio 1. 77
Imm. 16.1 e Imm. 16.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 16. 78
Caratteri dell’edificio: appartiene al primo nucleo di formazione della Staveco e presenta caratteristiche architettoniche simili all’edificio 9. Si sviluppa su due piani fuori terra ed un interrato ed era originariamente destinato a reparto tipografia. Diversamente dal corpo 9, non ha portico sulla testata corta ed è possibile leggerne l’intero volume. Il piano terra è caratterizzato da aperture con arco a tutto sesto in mattoni, mentre il primo livello presenta corrispondenti aperture con sesto ribassato. Alla copertura a capanna corrisponde un timpano in mattoni incorniciato da elementi posti a dentelli. Al centro del timpano si apre un semplice oculo. Sempre in mattone il rilievo del marcapiano. La copertura in legno è stata recentemente sostituita. I solai sono voltato a vela. Stato di degrado: nonostante il recente rifacimento della copertura, vi sono ingenti infiltrazioni di acqua che hanno causato evidenti danneggiamenti agli intonaci. La muratura presenta lesioni parziali in corrispondenza dell’innesto delle travi principali del coperto. 79
Imm. 17.1 e Imm. 17.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 17. 80
Caratteri degli edifici: questo piccolo gruppo, collocato in posizione centrale sul margine sud dell’area era destinato a servizi di carattere tecnologico (quadri elettrici, carica batterie). Lo stabile più ad ovest è stato aggiunto in seguito, destinato ai servizi igienici dei militari. Mentre quest’ultimo ripercorre i caratteri di altri edifici in mattone già descritti, gli altri due volumi hanno elementi architettonici originali; in particolare le aperture ad arco ribassato sono caratterizzate da conci di imposta in cemento prefabbricato che conferiscono alla facciata un aspetto singolare. Stato di degrado: non risultano evidenti danneggiamenti alla struttura portante degli edifici realizzata in mattoni mentre particolarmente compromesse sono le coperture. Sono rilevabili danneggiamenti della muratura causati da umidità di risalita o da infiltrazioni di acqua. 81
Imm. 18.1 e Imm. 18.2 | rilievo planimetrico e prospettico edificio 18. 82
Caratteri degli edifici: questo complesso è formato da due unità di modeste dimensioni, la cui realizzazione è collocabile nella seconda metà del XIX secolo. Presentano molte delle caratteristiche degli edifici costruiti nell’area nello stesso arco temporale: strutture portanti perimetrali realizzate con murature in mattoni pieni faccia a vista tinteggiate di rosso, struttura del coperto in legno con manto in copi, modanature e bassorilievi in facciata realizzati in laterizio. L’edificio disposto a nord presenta una copertura a padiglione. Quello a sud un tetto a due spioventi. Il primo manifesta inoltre interventi sul corpo di fabbrica successivi alla sua realizzazione, quali la predisposizione di una tettoia in corrispondenza dell’ingresso e la costruzione di un muro di cinta in calcestruzzo che si salda ad uno dei suoi fronti. Stato di degrado: i sopralluoghi effettuati evidenziano per entrambi gli edifici condizioni generali di degrado piuttosto avanzato. 83
GLI EDIFICI PER CUI SI PROPONE LA DEMOLIZIONE ÂŤCome si evince dal regesto fotografico, gli edifici per cui si propone il recupero della superficie [previa demolizione] sono quelli costruiti ai margini del nucleo originario della Staveco, che non presentano caratteristiche di particolare pregio architettonico (trattasi di capannoni con copertura in eternit, privi di elementi di interesse testimoniale) e che versano in stato di degrado anche in relazione alla scarsa qualitĂ dei materiali impiegati nella costruzioneÂť1.
Comune di Bologna, PUVBO - Dossier indagine storico-architettonica. Caserma Staveco, pag. 3. 1
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Caratteri dell’edificio: il fabbricato è costituito da tre corpi di fabbrica, di cui uno di dimensioni minori. Ospitava officine per la riparazione e manutenzione dei mezzi bellici. Il manufatto, costituito da ambienti a un solo livello coperti da tetti a capannaa due falde, è realizzato con struttura portante in pilastri e travi reticolari in acciaio e tamponamenti in muratura. Stato di degrado: le strutture sono in buono stato, si evidenziano infiltrazioni meteoriche nei tamponamenti perimetrali, in particolar modo all’estremità sud; la porzione est, che sembra un’addizione successiva di forma e dimensioni diverse dal resto del complesso, presenta dei cedimenti e forti infiltrazioni. 85
Caratteri dell’edificio: allineato secondo l’asse nord-sud, è un ex capannone utilizzato per attività produttive o manutentive. Attualmente adibito a parcheggio. Il corpo di fabbrica, a cui manca il coperto, è realizzato con pilastri e travi reticolari. Stato di degrado: rimangono solo lo scheletro e i tamponamenti.
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Caratteri dell’edificio: il fabbricato, attualmente adibito a parcheggio, si configura secondo la tipologia dei capannoni industriali costruiti negli anni ‘30, con struttura portante in muratura di laterizio, travi di copertura a sheds e fronti longitudinali contraddistinti da oculi e modanature in mattoni disposti a dente di sega. Stato di degrado: il fabbricato è in stato di degrado generalizzato, anche a causa delle infiltrazioni d’acqua attraverso la copertura. 87
Caratteri dell’edificio: fabbricato a destinazione produttiva con sviluppo longitudinale in direzione nord-sud, caratterizzato da tecnologia in muratura portante e copertura lignea con manto di coppi. Pur non presentando particolari elementi di pregio architettonico, riveste primariamente un valore storico in quanto segna fisicamente il limite ad ovest dell’insediamento militare originario. Stato di degrado: l’edificio versa in cattivo stato di conservazione e presenta porzioni crollate o parzialmente crollate.
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Caratteri dell’edificio: fabbricato monopiano realizzato in muratura intonacata con copertura a due spioventi. Adibito ad abitazione, si sviluppa ad “U” intorno a una corte aperta su un lato. La copertura è in legno con manto in eternit. Stato di degrado: gli edifici sono in buono stato, non si riscontrano segni di lesioni evidenti. 89
Caratteri dell’edificio: ex capannone, a pianta rettangolare a una campata, in muratura e coperto in legno. Attualmente non utilizzato, a causa dello stato avanzato di edgrado in cui versa. Stato di degrado: l’edificio è in stato pericolante, la copertura è quasi completamente crollata, non rimane che la struttura muraria.
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Caratteri dell’edificio: trattasi di edifici di piccola dimensione, destinati ad attività manutentive/produttive, ad un solo piano, realizzati in muratura di laterizio facciavista o tinteggiata colore rosso, con copertura in legno e manto in lamiera. Stato di degrado: gli edifici si presentano in uno stato di degrado piuttosto avanzato. 91
Caratteri dell’edificio: l’edificio, costruito intorno agli anni ‘30 del secolo scorso, è composto da due corpi di fabbrica affiancati. Il primo è realizzto in pilastri di laterizio e tamponamento in muratura di laterizio e copertura con capriate metalliche e manto in legno. Il secondo è ugualmente in muratura intonacata con il coperto in capriate lignee e manto in eternit. Stato di degrado: il primo si presenta in stato molto compromesso: la copertura è infatti molto danneggiata a causa del parziale crollo del manto ligneo che provoca infiltrazioni meteoriche all’ interno. Il secondo è in condizioni sostanzialmente buone.
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Caratteri dell’edificio: gli edifici si sviluppano lungo il margine sud-est dell’area. Si tratta di due corpi con struttura portante intelaiata e tamponamenti in mattone. La copertura è realizzata con capriate in c.a., struttura secondaria in legno e manto di tegole marsigliesi. La costruzione risale probabilmente intorno agli anni ‘20/’30. Stato di degrado: le strutture portanti dell’edificio non risultano danneggiate. Il coperto e gli intonaci interni risultano danneggiati per le infiltrazioni meteoriche. Sono presenti fenomeni di umidità di risalita al piede della muratura. 93
LA STRATEGIA PROGETTUALE Una volta appurata quale fosse la principale destinazione da inserire all’ interno della Ex Staveco, le fasi successive sono state decidere quali fossero quelle da affincare ad essa per poter rendere l’intera area il più funzionale possibile. Come poter fa convivere la zona universitaria più privata e quella pubblica, utilizzabile invece da qualunque cittadino di Bologna? A quali edifici, tra quelli da conservare, assegnare le rispettive funzioni? La risposta che sembra più adeguata è quella della suddivisione in “fasce”: l’ alternanza in senso longitudinale di ambiti prettamente pubblici, ambiti prettamente privati (dunque ad uso degli studenti) e ambiti intermedi, cosiddetti di buffer. Essi si sviluppano dal viale Panzacchi, verso la città, ai piedi della collina, creando dei corridoi pedonali e ciclabili di uscita dalla zona più densamente urbanizzata di Bologna. Lo studio dell’ evoluzione
storica, che ha caratterizzato la Ex Staveco è risultato funzionale in tal senso perchè grazie al metodo con cui si sono aggiunti i manufatti nel corso dei decenni è stato possibile riconoscere le direttrici e gli assi secondari dei percorsi, per poi trasformarli nei flussi pedonali dei futuri utenti, che seguono la direzione delle “fasce”. Le “fasce” incontrano spazi pieni occupati dagli edifici e gli spazi vuoti tra di essi. A seconda della categoria a cui appartiene la “fascia”, è stata assegnata, agli edifici interessati, una destinazione d’uso ad essa confacente; considerando anche la vocazione d’uso di ogni manufatto, analizzata nella fase progettuale precedente. In questo caso è stato produttivo il confronto con un riferimento significativo: si tratta di un progetto svolto nella stessa area, la Ex Staveco, e rimasto sulla carta. Dopo l’ accordo tra comune di Bologna e Alma Mater Studiorum, per il suo sfruttamento a favore dell’ Università, il dipartimento di Architettura, assegna la riprogettazione di
un edificio tra quelli da conservare, con la propria funzione già assegnata, a testa ad alcuni studi di architettura della zona, per poter infine assemblare le diverse idee nello stesso masterplan. A mio modesto avviso, il punto debole dell’iniziativa, che ho a mia volta tentato di evitare, è l’ assenza di una visione d’insieme: così facendo, infatti, ogni progetto, semplicemente affiancato poi agli altri, non si inserisce nel contesto. L’ assegnazione delle destinazioni d’uso, inoltre, avviene esclusivamente secondo il criterio della vocazione d’uso: parametro senza dubbio importante, ma da affiancare anche alla pianificazione dell’area e all’accostamento o allontanamento delle funzioni l’una all’altra, rispetto al loro grado di compatibilità. D’altra parte, lo stesso progetto si è verificato molto utile proprio nella scelta delle singole destinazioni d’uso. Correggenndo il fatto di assegnare gli alloggi esclusivamente agli studenti dell’ Istituto di Studi Superiori, aggiungendo un volume anche per gli studenti lau94
reandi, di nuova costruzione, lo stesso che verrà approfondito in dettaglio, sono state riprese pressocchè tutte, perchè ritenute frutto di ricerca e dunque le più adeguate. Proseguendo con la pianificazione dell’area, si è dimostrata utile una verifica sull’effettivo funzionamento della disposizione degli ambiti secondo il criterio delle “fasce”, basata sul grado di utilizzazione delle stesse nell’arco della giornata. Basandomi sui dati raccolti dal motore di ricerca Google riguardo all’affollamento dei locali della stessa natura di quelli che ospiterà la Ex Staveco, del centro di Bologna, è stato bossibile individuare quali zone saranno più utilizzate e quali meno in vari archi di tempo nel corso delle 24 ore. Il risultato stabilisce che gli interi nove ettari verrebbero utilizzati più o meno omogeneamente dai diversi tipi di utenti, come studenti, docenti e cittadini di Bologna di tutte le fasce d’età. I loro flussi, inoltre, secondo le probabilità, non interferirebbero, se non nelle “fasce” dedicate alle funzioni
miste. Grazie a questo principio, si assolve alla necessità di garantire attiva nel corso della giornata almeno in parte l’area e grazie ad una distribuzione omogenea delle funzioni di non creare “zone morte”, che si trasformerebbero, soprattutto per quelle più periferiche, in breve tempo in sfortunati cul-de-sac, difficili da gestire. Il masterplam affronta anche il tema della sostenibilità ambientale mediante vari accorgimenti che migliorano la qualità degli spazi all’aperto progettati. Le aree verdi alberate, disposte in modo omogeneo in tutta l’area e che dialogano con gli edifici presenti, rendono le zone pubbliche all’aperto ombreggiate, diventando un riparo dalla forte insolazione estiva. Gli specchi d’acqua, che caratterizzano la piazza in cui convergono le “fasce”, rendono il luogo di ritrovo più fruibile d’estate sfruttando l’espediente termodinamico dell’evaporazione e rinfrescando l’aria circostante.
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“fasce” che individuano gli ambiti a vocazione prettamente pubblica
“fasce” che individuano gli ambiti a vocazione universitaria aperta a utenti esterni
Imm. 1 | STEP 1: definizione dell’area Ex Staveco.
Imm. 2 | STEP 2: individuazione delle “fasce”.
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“fasce” che individuano gli ambiti a vocazione prettamente universitaria
Imm. 3 | STEP 3: dimensionamento delle “fasce”.
Imm. 4 | STEP 4: distinzione degli edifici per “fasce”.
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9 - 12
12 - 15
Imm. 5 | ipotesi del livello di affollamento nella fascia oraria 9-12.
Imm. 6 | ipotesi del livello di affollamento nella fascia oraria 12-15.
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15 - 18
18 - 21
Imm. 7 | ipotesi del livello di affollamento nella fascia oraria 15-18.
Imm. 8 | ipotesi del livello di affollamento nella fascia oraria 18-21.
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affollamento elevato
21 - 9
affollamento medio
affollamento basso
Imm. 9 | ipotesi del livello di affollamento nella fascia oraria 21-9.
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IL PROGRAMMA FUNZIONALE L’area Ex Staveco è un comparto di 93.288m2, dei quali 41.000 sono la superficie utile lorda. Conseguentemente alla strategia progettuale che si intende adottare, essa dovrà essere suddivisa in tre macro-ambiti, quello pubblico, quello universitario e quello universitario usufruibile anche da utenti esterni, che funge da filtro tra i due precedenti. Questi hanno caratteristiche diverse l’uno dall’altro. Al primo verranno ovviamente destinate molte aree all’aperto, perchè include spazi da gioco dedicati a bambini e ragazzi, il viale pedonale e la piazza, mentre le aree al chiuso sono destinate solo agli spazi commerciali. Al secondo macro-ambito verrà assegnata una maggiore area al chiuso, in quanto necessaria alla vita universitaria degli studenti e dei docenti, che hanno bisogno di luoghi dedicati al pernottamento e allo studio. Anche al terzo, escludendo la “fascia” di filtro
interamente dedicata alla piantumazione e la produzione di legno per il cippato, verranno assegnate prevalentemente aree al chiuso ma in quantità più modeste date le dimensioni minori proprio del macro-ambito. Quantitativamente, dunque, la superficie pubblica influirà poco sul computo da attribuire alla SUL, al contrario di quelle universitaria e mista: rispettivamente, il 10%, il 60% e il 30%. In termini numerici, la superficie coperta destinata a funzioni pubbliche, che coincide interamente con quella degli spazi commerciali ammonta a 3.833m2. La superficie coperta destinata a funzioni universitarie aperte anche al pubblico ammonta a 12.470m2 e include il circolo sportivo con la palestra e i campi da gioco (5.470m2), l’albergo (3.000m2), il museo con gli spazi epositivi (3.000m2) e il centro interreligioso (1.000m2). La superficie coperta destinata a funzioni prettamente universitarie ammonta a 24.862m2 e include lo studentato (6.737m2), le residenze dell’Istituto di Studi Su101
periori (stimato, per comodità di computazione, della stessa dimensione dello studentato), la mensa (3.000m2), i servizi accessori dedicati prevalentemente agli utenti delle residenze dell’Istituto di Studi Superiori come ristorante, bar e altri locali simili (2.100m2), il centro linguistico di ateneo (2.000m2), il parcheggio coperto riservato agli addetti che gestiscono residenze servizi, la biblioteca annessa allo studentato e quella annessa alle residenze dell’Istituto (rispettivamente 870m2 e 1632m2). La maggior parte delle quantittà è stata assegnata indicativamente, comunque facendo riferimento ad esempi simili: in questo modo si è potuto raggiungere un equo dimensionamento generale.
superficie coperta destinata a funzioni pubbliche = 3.833m2
spazi commerciali = 3.833m2 superficie totale edificata = 41.165m2 superficie utile lorda = 40.929m2
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circolo sportivo + palestra + campi da gioco = 5.470m2 superficie coperta destinata a funzioni universitarie aperte anche al pubblico = 12.470m2
museo + spazi espositivi = 3.000m2
albergo = 3.000m2
centro interreligioso = 1.000m2
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parcheggio coperto = 1.786m2
residenze Istituto di Studi Superiori = 6.737m2 biblioteca Istituto di Studi Superiori = 1.632m2
superficie coperta destinata a funzioni universitarie = 24.862m2
biblioteca studentato = 870m2 studentato = 6.737m2
mensa = 3.000m2
servizi accessori Istituto di Studi Superiori = 2.100m2
centro linguistico di ateneo = 2.000m2 104
I RIFERIMENTI PROGETTUALI come ispirazione per la progettazione del masterplan, dunque per l’organizzazione su grande scala, dell’area Ex Staveco, mi sono affidato ad alcuni lavori che avessero una superficie di intervento simile, che si avvicini quindi ai circa 90.000m2 dell’intervento di Bologna. L’esempio principale è il Masterplan di Yokohama, non vincitore del concorso, affidato allo studio OMA nel 1991. Significativo è il programma funzionale che organizza cronologicamente tutti i servizi e ne ottimizza l’utilizzo da parte degli utenti nell’ alrco di tutta la giornata. Risulta importante, infatti, evitare il sovraccarico di utilizzo o l’abbandono di una determinata zona in un edterminato arco temporale della giornata. Dello studio MVRDV è la riorganizzazione di un quartiere di Bordeaux affidata dalla CUB (Comunità Urbana di Bordeaux, Francia). Il progetto, denominato Bastide-Niel, ancora
in fase di realizzazione, intende rigenerare circa 300.000m2 di brownfield mediante l’inserimento di molteplici funzioni e servizi, tra cui residenze, uffici, servizi commerciali al dettaglio, luoghi pubblici e culturali e parcheggi: destinazioni d’uso molto simili a quelle da inserire nella Ex Staveco. Da questo progetto ho estrapolato principalmente l’idea della convivenza e della miscela di tutte le funzioni in ogni zona dell’area interessata dall’intervento, in modo da evitare fenomeni di gentrificazione o inutilizzo. Per l’integrazione del verde, ho fatto rifarimento al progetto di un’area di 27.000m2 che ospita funzioni residenziali: il Traumhaus Funari, a Mannheim in Germania, sempre dello studio MVRDV. Pieni e vuoti interagiscono tra di loro seguendo il ritmo detato dalle vie pedonali che si intersecano tra un volume e l’altro. Per l’area di Bologna, l’organizzazione delle zolle di verde alberate è affidata alle linee dei sedimi dei capannoni, che prolungandosi modellano lo spazio. Nell’esempio citato tutti i corpi 105
di fabbrica sono di nuova costruzione, mentre nella Ex Staveco sono per la maggior parte preesistenti: la loro posizione e al loro orientamento si trasformano così in punti di riferimento per la progettazione delle sistemazioni esterne.
Imm. 1 | progetto del Masterplan di Yokohama, OMA. 106
Imm. 2 | progetto Bastide-Niel, MVRDV. 107
Imm. 3 | progetto Traumhaus Funari, MVRDV. 108
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LO STUDENTATO
CAPITOLO 3
LA SCELTA DELLA NUOVA EDIFICAZIONE Una volta terminata la fase della pianificazione dell’intera area Ex Staveco, l’organizzazione generale che si presenta con il masterplan è quella della suddivisione in varie zone, l’una con caratteristiche funzionali diverse dall’altra, ovvero le “fasce”, che si alternano in senso longitudinale secondo la logica della separazione degli ambiti pubblici dagli ambiti privati, mediante quelli misti o di filtro. La presenza o meno di edifici tra quelli per cui si propone la conservazione ha influito in minima parte sull’assegnazione delle diverse funzioni inserite in un particolare ambito. Dunque il risultato ottenuto è quello di alcune “fasce”, soprattutto quelle del quadrante nord-est, con una massiccia presenza di manufatti da conservare, nei quali esclusivamente inserire una destinazione d’uso, valutandone l’idoneità e la superficie, in modo da considerare la possibilità di adattare il manu-
fatto alla destinazione d’uso o viceversa. D’altra parte, altre “fasce”, soprattutto quelle situate sul versante ovest, sono intererssate in misura minore dalla presenza di edifici o non lo sono affatto. Ad esempio, nella fascia dedicata alle funzioni miste, in cui sono inseriti il museo e gli spazi espositivi, l’unico edificio presente, da conservare, in cui essi sono inseriti, ha una superficie utile lorda insufficiente ad ospitare le funzioni assegnate: in questo caso è stata prevista una edificazione di completamento, ovvero un’aggiunta volumetrica. Nel caso, invece, della “fascia” con funzioni prettamente universitarie e che ospita una biblioteca, lo studentato ed il centro interreligioso, la carenza di superficie utile lorda già esistente è maggiore. Assorbendo già la biblioteca interamente quella degli unici edifici da conservare presenti, costringe a dover aggiungere nuova volumetria per poter ospitare le altre due funzioni. L’obiettivo della tesi, a questo punto, si sposta dal fornire una
solida organizzazione dell’intero comparto al dedicarsi nello specifico ad una delle destinazioni d’uso previste dal masterplan ed il suo inserimento nell’area Ex Staveco. La scelta è ricaduta sullo studentato, il quale rappresenta quella trainante dal punto di vista economico nei confronti delle altre, che invece risultano più di ausilio nei confronti di essa. Il fatto che si trattasse della progettazione di un edificio di nuova edificazione è stato un ulteriore incentivo, per rivolgere l’attenzione verso lo studentato, perchè una volta governato, seppur in linea di massima, l’esistente, sarebbe più corretto dare una forma a ciò che ancora non c’è. In questo modo è possibile ottenere un quadro generale, completo, dell’intera area oggetto di studio, che non lasci spazi vuoti. Le uniche destinazioni d’uso che sono state lasciate in sospeso del tutto o in parte, per ciò che concerne il loro inserimento in uno specifico volume, sono appunto il centro linguistico di ateneo e il museo con gli spazi esposi110
tivi. Per esse sono stati assegnati semplicemente due lotti edificabili con i propri margini: quello del centro linguistico è stato posizionato lungo l’asse longitudinale disegnato dallo studentato all’interno della propria “fascia”, per accentuare il percorso in direzione dei colli e creare continuità tra due funzioni prettamente unniversitarie.; quello del museo rispetta l’orientamento dell’edificio già esistente e con il quale la nuova costruzione dovrebbe integrarsi.
LA STRATEGIA PROGETTUALE Coerentemente con i temi della sostenibilità ambientale sviluppati con il masterplan, il progetto dello studentato tratta il tema della duplice sostenibilità economica ed energetica. Per garantire la sostenibilità economica e quindi una maggiore semplicità di realizzazione dell’opera, si è pensato ad una sua esecuzione differita nel tempo ed in funzione sia della domanda del mercato immobiliare, legato agli affitti degli studenti universitari fuori sede, sia della disponibilità economica dell’investitore, sia esso pubblico o privato. Si è cercata una particolare flessibilità nel numero di utenti che la struttura potesse ospitare in modo da dimensionare l’intervento edilizio in funzione di esso. Il risultato sono quattro unità residenziali da 23 utenti cada una che possano essere assemblati e soprattutto scegliendo quanti di essi realizzare. Ogni unità gode di una propria autonomia:
sono infatti rispettati gli standard per gli spazi delle dotazioni per un numero di 23 studenti. Ma nel momento in cui vengono assemblate, le unità riescono a comunicare le une con le altre sia attraverso i flussi interni che attraverso quelli esterni. Sul fronte della sostenibilità energetica, lo studentato è già inserito all’interno di un sistema, quello dell’intera area Ex Staveco, di valorizzazione dell’energia rinnovabile, grazie all’installazione del fotovoltaico e all’assegnazione di una superficie di quasi due ettari alla piantumazione di specie arboree per la produzione di cippato, destinato ad una centrale a biomasse, e di accorgimenti in ambito di bioclimatica, grazie alla dislocazione di numerose superfici alberate e di specchi d’acqua che mitighino le alte temperature estive. Per quanto riguarda il caso specifico dell’edificio, si è optato per l’istallazione di un sistema di convettori solari termici per la produzione di acqua calda a disposizione degli studenti. Ad ogni unità residenziale corri-
sponde la propria superficie di impianto, installato sulla copertura. La scelta è dovuta al fatto che la produzione di energia elettrica è affidata all’ impianto di pannelli solari fotovoltaici installati sul parcheggio, i quali ricoprendo una superficie molto ampia, servono anche gli altri edifici dell’area Staveco, oltre al solo studentato. Il corpo di fabbrica che ospita gli alloggi degli studenti è fornito di un sistema logge che sfruttano il principio delle serre solari, le quali, essendo rivolte ad ovest, garantiscono un buon funzionamento nel corso dell’autunno ed in primavera, riscaldando naturalmente gli ambienti condivisi, destinati alle attività comuni come la consumazione dei pasti o le attività ricreative. Per smaltire invece l’eccessivo carico termico estivo, le aperture a vasistas garantiscono un ottimo ricirco dell’aria, mentre l’installazione di tende oscuranti all’interno dei vetrocamera mitiga l’insolazione diretta. Le camere da letto, che sono ambienti molto utilizzati garantiscono un buon 111
apporto termico in inverno per il loro orientamento e sono protette in estate da un sistema frangisole regolabile, integrato con il rivestimento dell’ intera facciata, costituito da listelli in legno verticali. Per sopperire all’aggiunta di sperficie utile lorda dovuta alle serre solari in aggetto sulla facciata ad ovest del comparto, sono state sottratte delle porzioni dalla superficie coperta del corpo di fabbrica destinato alle funzioni collettive, trasformadole in terrazze scoperte, ma protette parzialmente dal sole grazie alla copertura a fade.
Imm. 1 | prima fase realizzativa dello studentato. 112
Imm. 2 | seconda fase realizzativa dello studentato. 113
Imm. 3 | terza fase realizzativa dello studentato. 114
Imm. 4 | quarta fase realizzativa dello studentato. 115
Imm. 5 | vista che spiega il rapporto tra lo studentato (sullo sfondo) e le aree pubbliche (lo skatepark in primo piano). 116
IL PROGRAMMA FUNZIONALE Uno studentato è una struttura che assicura la permanenza in una città universitaria a studenti fuori sede, garantendo loro in primo luogo il pernottamento in secondo luogo tutti i servizi necessari a svolgere le attività legate allo studio, nonchè al tempo libero. La normativa di riferimento su questo tema è l’allegato A al D.M. n. 27/2011: “Standard minimi qualitativi e linee guida relative ai parametri tecnici ed economici” Essa, infatti, elenca varie aree funzionali in ordine di importanza e quindi di dimensione all’interno di una struttura: AF1 (Area Funzionale 1) di tipo residenziale, AF2 che ospita servizi culturali e didattici, AF3 per i servizi ricreativi, AF4 per quelli di supporto e AF5 per quelli gestionali e amministrativi. Sta poi al progettista trovare loro il più giusto assemblaggio rispetto alle specifiche esigenze. Inoltre, la norma specifica la superficie minima da rispettare per ognu-
na delle aree funzionali; superfici che per il progetto della Ex Staveco sono state sempre abbondantemente superate, per garantire un buon grado di comfort. Ognuna delle unità residenziali, descritte nel paragrafo “La strategia progettuale” contiene un numero di 23 posti letto, suddivisi tra camere singole e camere doppie; in questo numero ne è compresa una attrezzata dimensionalmente per ospitare un utente con disabilità poichè la norma prevede un minimo del 5% del numero di posti alloggio totali con tali caratteristiche. Il numero delle camere singole è di 13, mentre quelle delle doppie è di 5; poichè aumenteranno ad ogni aggiunta di una unità residenziale, fino ad arrivare rispettivamente a 52 e 20, aumenteranno proporzionalmente in dimensioni anche le aree funzionali annesse. A parte le AF4 e AF5, che hanno un impatto relativamente basso nel computo metrico finale, le AF2 e AF3 sono state raggruppate in un corpo di fabbrica separato da quello degli
alloggi, separando due flussi di utenza diversi: quello degli studenti residenti, che potranno usufruire di spazi privati e quello degli studenti residenti e non, i quali potranno servirsi di spazi di incontro collettivi. Per questi ultimi la norma ne prevede la suddivisione in aula video, aula musica, aula riunioni e aula internet, con un minimo di 2,5m2 ciascuna a studente. Potendo interpretare questa regola, la soluzione più consona per lo specifico caso è stata quella di raggruppare i quattro scomparti in un unico ampio ambiente, suddivisibile all’occorrenza in superfici più ristrette attraverso pareti mobili, in cui fosse più semplice la socializzazione e la miscela tra gli studenti residenti e quelli ospiti ed in cui la versatilità dello spazio consenta di diminuire o aumentare in base alle necessità la superficie di una funzione o di un’altra. Questa soluzione non riguarda però lo spazio dedicato allo studio, il quale, data la particolare destinazione d’uso, è caratterizzato da aule di dimensione fissa. 117
Oltre a queste descritte, sono state aggiunte ulteriori funzioni, chiamate “accessorie”, che non rientrano tra i criteri obbligatori descritti dalla normativa. Esse sono di varia natura, migliorano qualitativamente l’utilizzo della struttura e svolgono il compito di ausilio per la permanenza degli studenti. Ad ogni unità residenziale corrisponde una funzione accessoria: la prima ospiterà inizialmente un bar, con una superficie ridotta a causa della presenza anche delle funzioni amministrative, che si trasferirà poi nella seconda unità residenziale dove troverà più spazio e lascerà nella prima una tabaccheria, che non necessita di una eccessiva superficie. Nella seconda e nella terza unità residenziale verranno inserite infine una copisteria e una lavanderia automatica. Le funzioni accessorie sono accessibili, proprio come le aule studio, da utenti esterni poichè occupano il piano terra dei corpi di fabbrica degli alloggi lungo il viale che attraversa lo studentato e dunque favoriscono l’incontro e la socialità.
Imm. 1 | vista assonometrica della stanza singola tipo. 118
Imm. 2 | vista assonometrica della stanza doppia tipo. 119
Imm. 3 | vista assonometrica della stanza singola attrezzata per disabili tipo. 120
IL PROGETTO La progettazione ex novo dello studentato all’interno della Ex Staveco è in netta continuità con la progettazione del masterplan e in particolare l’individuazione delle “fasce” dedicate alle diverse destinazioni d’uso. Se infatti il masterplan individua, come chiave di lettura dello spazio, uno sviluppo prettamente longitudinale, che colleghi facilmente i versanti opposti del macrolotto, quello che si affaccia sulla città urbanizzata e quello che si addentra nel territorio più rurale collinare, lo studentato deve ribadirne il concetto. Esso infatti è inserito in una delle “fasce” dedicate agli ambiti più privati della Ex Staveco, separata da quelle pubbliche mediante quelle cosiddette di buffer, in cui le strutture universitarie sono aperte anche ad un utenza esterna. È lo studentato stesso la “fascia” perchè ne modella lo spazio. Dunque per favorire un andamento longitudinale, che incentivi la passeggiata rettilinea
fino all’arrivo alla piazza che è il punto d’incontro tra tutti i corridoi del complesso, si è dovuto escludere l’utilizzatissimo tipo a corte, in realtà ideale per un ambiente studentesco, a favore del tipo in linea. L’esperimento è consistito nel riadattare il tipo in linea al concetto dello spazio comune che favorisca la socialità e le relazioni interpersonali tra gli utenti, proprio invece del tipo a corte. Da qui la separazione in due volumi distinti e con sviluppo longitudinale, posizionati parallelamente, comunicanti tra di loro attraverso lo spazio interno all’ aperto, che funga, da un lato, da disimpegno e smistamento dei flussi d’utenza, dall’altro da prolungamento dei piani terreni che ospitano le funzioni comuni: in particolare le aule studio e i servizi accessori dedicati allo svago e alle utilità degli studenti. Lo spazio esterno diventa un porticato (quindi coperto) nella zona adiacente al piano terra, permettendo un più agevole ingresso agli ambienti interni e la loro comunicazione; è stata d’ispirazione la classica tipolo-
gia edilizia bolognese con il suo arretramento del piano terra, che crea passaggi pedonali, in continuità tra un edificio all’altro fino alla formazione di interi viali riparati dalla pioggia. Nel momento in cui una nuova unità residenziale si aggiunge alle precedenti, attaccandosi ad una delle due testate, il muro che prima divide l’ambiente interno da quello esterno, ne diventa uno di collegamento, tra il vecchio ed il nuovo corpo di fabbrica. La comunicazione avviene nei tre piani adibiti ad alloggi per gli studenti (dal primo al terzo), per quanto riguarda il volume più alto e al piano primo per quello più basso; ai due piani terra, invece viene a crearsi un varco che collega trasversalmente il corridoio all’aperto più privato a quelli paralleli sempre all’aperto, esterni allo studentato. La diversa altezza dei due volumi abitabili è dovuta al diverso dimensionamento relativo alle funzioni inserite: quelle culturali, didattiche e ricreative occupano una superficie minore (due piani) rispetto a quella residenziale (quattro piani). Si è 121
dunque armonizzato il dislivello con un tetto a falde sempre diverse tra loro ma con la medesima inclinazione, in modo da poter bene integrare l’impianto dei convettori termici, rivolti a sud con un angolo di 30°. I piani che ospitano le camere da letto e le cucine comuni degli studenti dispongono di volumi abitabili aggiuntivi, che aggettano dal sedime rettangolare dell’edificio di circa 2,5m, definendosi dei corpi “parassiti”, senza i quali gli ospiti avrebbero carenza di superfici comuni in cui svolvere molte attività, dalla consumazione dei pasti al relax.
Imm. 1 | prima fase di concept. 122
Imm. 2 | seconda fase di concept. 123
Imm. 3 | terza fase di concept. 124
Imm. 4 | accorgimenti apportati alla forma architettonica: 1 - aggiunta dei volumi per le serre solari del corpo adibito ad alloggi per studenti; 2 - sottrazione dei volumi per le terrazze del corpo adibito ad aule studio e funzioni ricrative e culturali; 3 - modellazione della copertura per l’istallazione dei convettori termici. 125
Imm. 5 | vista che mostra il viale piĂš privato tra i due corpi dello studentato. 126
Imm. 6 | vista che mostra il viale pubblico all’esterno dei corpi dello studentato. 127
I RIFERIMENTI PROGETTUALI Il progetto dello studentato della Ex Staveco ha avuto un riferimento principale, che ha ispirato soprattutto la sistemazione funzionale degli ambienti, ovvero La “Residenza Universitaria Villa Val Di Rose” di Ipostudio Architetti a Sesto Fiorentino. L’edificio consiste in due corpi edilizi distinti, convergenti: uno che ospita tutte le funzioni residenziali e l’altro le varie tipologie di servizi. L’edificio residenziale si sviluppa su tre piani ed è articolato in tre nuclei serviti da due corpi scala. I nuclei residenziali esterni sono organizzati secondo la tipologia del nucleo integrato (appartamenti di 6 camere con spazi comuni), mentre quello centrale ha un corridoio che serve 4 camere doppie con relativi servizi residenziali (cucine, bagni). Il volume dei servizi si attesta lungo via Lazzerini e si sviluppa su un piano, anche se il fronte sulla strada è costituito da un muro continuo più alto
che, risvoltando verso l’interno dell’area, offre un riparo al piano di copertura dei servizi. Il contenimento dell’altezza verso il fronte strada consente di ottenere una sezione stradale proporzionata e rispettosa degli edifici circostanti. Per quanto concerne l’aspetto compositivo, vari sono stati i riferimenti. Tra i più importanti, sicuramente il “Mandal Slipway Housing Complex” di Reiulf Ramstad Architetti a Vest Agder in Norvegia: un complesso residenziale in cui la linea della copertura a falde inclinate ricopre un ruolo fondamentale nei prospetti dei volumi. In questo caso l’inclinazione delle falde rappresenta una rilettura in chiave contemporanea della tipologia edilizia autoctona, nel caso dello studentato invece assolve ad uno scopo pratico, ovvero quello dell’ irraggiamento dei convettori termici in copertura. Inoltre, per l’integrazione del rivestimento ligneo con il sistema frangisole è stato di supporto il “Centro Linguistico Dell’Università Di Valenzia” di Arkitera SLP e Salvador Lara
Ortega. Il listellato verticale in legno di facciata diventa un elemento meccanico orientabile, anch’esso verticale al piano terra e invece orizzontale sui due piani superiori; nello studentato, invece l’andamento e sempre verticale sia sui tre piani adibiti agli alloggi per studenti (dal primo al quarto), nel corpo di fabbrica più alto, sia sul piano primo del corpo di fabbrica più basso.
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Imm. 1.1 | progetto “Residenza Universitaria Villa Val Di Rose�, Ipostudio Architetti. 129
Imm. 1.2 | progetto “Residenza Universitaria Villa Val Di Rose�, Ipostudio. 130
Imm. 2.1 | progetto “Mandal Slipway Housing Complex”, Reiulf Ramstad Architetti. 131
Imm. 2.2 | progetto “Mandal Slipway Housing Complex”, Reiulf Ramstad Architetti. 132
Imm. 3.1 | progetto “Centro Linguistico Dell’Università Di Valenzia” di Arkitera SLP e Salvador Lara Ortega. 133
Imm. 3.2 | progetto “Centro Linguistico Dell’Università Di Valenzia” di Arkitera SLP e Salvador Lara Ortega. 134
LE SOLUZIONI TECNOLOGICHE La struttra portante dello studentato ha come elemento principale l’acciaio, che forma uno schema intelaiato pilastri-travi, di quattro piani per i corpi di fabbrica degli alloggi per gli studenti e di due piani per quelli delle funzioni culturali e ricreative, mentre l’involucro è di tipo leggero ed è costituito principalmente da lastre in gessofibra e relative staffature in acciaio e dalla coibentazione ad alta densità. L’acciaio ha permesso di risolvere molte problematiche legate ad alcune scelte progettuali, come ad esempio l’estrusione dei volumi delle serre solari per l’aumento della superficie per le attività comuni e la realizzazione delle terrazze, che invece sottraggono volumetria. Ogni unità residenziale risulta indipendente strutturalmente da quelle che si aggiungono, risultando sismicamente più affidabile, assorbendo in modo autonomo le oscillazioni. Poichè i vari corpi
di fabbrica che costituiscono il complesso si svolgono tutti in modo longitudinale, con una dimensione che supera significativamente l’altra, in pianta (35m per la lunghezza, e 8m per l’ampiezza circa), è stato necessario garantire un ancoraggio per le travi principali in acciaio in testata, coincidente con il corpo scale, in calcestruzzo armato. L’intero impalcato poggia su fondazioni anch’esse in calcestruzzo armato a travi rovescie. I pilastri e le travi principali hanno una sezione HEB280, mentre le travi secondarie, che svolgono principalmente la funzione di controventamento tra le varie campate, una sezione IPE200. Il piano terreno è arretrato rispetto al piano principale della facciata rivolta verso il viale interno dello studentato, ma i pilastri del piano terreno si interrompono per evitare l’ingombro degli stessi ai piani successivi, in cui si articolano le camere da letto degli studenti e le zone per le attività ricreative. A partire dal piano primo, dunque, i pilastri sono disallineati rispetto a quelli del piano sot-
tostante, verso l’esterno e per evitare di gravare sullo sbalzo che si formerebbe, sono stati aggiunti pilastri di sezione quadrata e ridotta, con un profilo più snello, poichè svolgono un ruolo di ausilio rispetto all’ intelaiatura principale. I solai, anch’essi in acciaio sono costituiti da lamiere greate che collaborano con una soletta in calcestruzzo armato. Essi mantengono un’altezza costante in tutte le campate, grazie ad un interasse tra i pilastri che subisce piccole variazioni di lunghezza e rimane quindi anch’esso approssimativamente costante. In alcuni interassi, il solaio viene prolungato verso l’esterno, per la realizzazione delle serre solari, che costituiscono uno sbalzo di circa 2,5m. Per sostenere lo sporto ci si è serviti di due travi di tipo IPE200 ai lati estremi, che trovano un incastro in mezzeria del solaio adiacente. Particolare attenzione merita la copertura. È costituita da un solaio portante piano (con un inclinazione del 2% per garantire lo smaltimento dell’acqua 135
piovana), sul quale è installata una sovrastruttura autoportante in montanti e traversi in acciaio, da sostegno ai convettori termici che hanno bisogno di un’inclinazione di circa 30° verso sud. Essa è nascosta dai rivestimenti delle facciate, ovvero dalle lastre cementizie per quelle verso l’esterno dello studentato e dalle listellature in legno per quelle verso l’interno, che seguono l’andamento dell’inclinazione della stessa sovrastruttura. L’effetto visivo è dunque quello di una copertura a falde inclinate complanari ai piani dei prospetti. Poichè l’involucro non garantisce una massa sufficientemente elevata, utile invece nei mesi estivi, si è scelto per la copertura un rivestimento in ghiaia, che allo stesso tempo svolge una funzione drenante per l’acqua meteorica.
CV2 - CHIUSURA VERTICALE 2. Dall’interno all’esterno: • lastra in gessofibra con barriera al vapore = 12,5mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • intercapedine impiantistica riempita con isolante in lana di roccia = 260mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • lastra in gessofibra resistente all’acqua = 12,5mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 100m; • intercapedine ventilata = 50mm; • listellato in legno di larice = 38mm.
CO2
CV2
Imm. 1 | nodo tecnologico tra la chiusura orizzontale di copertura e la chiusura verticale. 136
CO2 - CHIUSURA ORIZZONTALE 2. Dall’interno all’esterno: • doppia lastra in gessofibra = 25mm; • controsoffitto per passaggio di inpianti idraulico e elettrico isolato con lana di roccia = 685mm; • solaio portante in lamiera gracata e cls armato livellante = 125mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 100mm; • strato impermeabile di tenuta all’ acqua = 4mm; • sistema di accumulo e drenaggio dell’acqua = 80mm; • strato permeabile di separazione = 1,3mm; • strato di ghiaia = 80mm c.a.
CV2
PO
Imm. 2 | nodo tecnologico tra la partizione orizzontale, la chiusura verticale e l’infisso. 137
PO - PARTIZIONE ORIZZONTALE. Dall’interno all’esterno: • pavimentazione in resina poliuretanica = 3mm: • massetto livellante in cls = 50mm; • sistema di riscaldamento radiante a pavimento = 50mm: • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 80mm; • tappetino acustico per sistema di solaio galleggiante = 5mm; • solaio portante in lamiera grecata e cls armato = 125mm; • controsoffitto impiantistico con sostegni ad altezza regolabile isolato con lana di roccia = 685mm; • doppia lastra in gessofibra = 25mm.
CV2 - CHIUSURA VERTICALE 2. Dall’interno all’esterno: • lastra in gessofibra con barriera al vapore = 12,5mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • intercapedine impiantistica riempita con isolante in lana di roccia = 260mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • lastra in gessofibra resistente all’acqua = 12,5mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 100m; • intercapedine ventilata = 50mm; • listellato in legno di larice = 38mm.
2%
CV1
CV1 - CHIUSURA VERTICALE 1. Dall’interno all’esterno: • lastra in gessofibra con barriera al vapore = 12,5mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • intercapedine impiantistica riempita con isolante in lana di roccia = 260mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • lastra in gessofibra resistente all’acqua = 12,5mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 100m; • intercapedine ventilata = 50mm; • lastra in cemento e inerti = 13mm.
CO1
CO1 - CHIUSURA ORIZZONTALE 1. Dall’interno all’esterno: • finitura in resina poliuretanica = 3mm; • massetto livellante in cls = 50mm; • sistema di riscaldamento radiante a pavimento = 50mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 120mm; • sistema di ventilazione con casserature a perdere = 500mm; • magrone di sottofondazione = 150mm.
Imm. 3 | nodo tecnologico dell’attacco a terra della chiusura verticale. 138
CV1
2%
CO4
PO
CV1 - CHIUSURA VERTICALE 1. Dall’interno all’esterno: • lastra in gessofibra con barriera al vapore = 12,5mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • intercapedine impiantistica riempita con isolante in lana di roccia = 260mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • lastra in gessofibra resistente all’acqua = 12,5mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 100m; • intercapedine ventilata = 50mm; • lastra in cemento e inerti = 13mm. CO4 - CHIUSURA ORIZZONTALE 4. Dall’interno all’esterno: • solaio portante in lamiera grecata = 50mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 80mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 70mm; • strato impermeabile di tenuta all’acqua = 4mm.
Imm. 4 | nodo tecnologico dell’attacco superiore tra la chiusura verticale e lo sbalzo della loggia/serra solare. 139
PO - PARTIZIONE ORIZZONTALE. Dall’interno all’esterno: • pavimentazione in resina poliuretanica = 3mm: • massetto livellante in cls = 50mm; • sistema di riscaldamento radiante a pavimento = 50mm: • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 80mm; • tappetino acustico per sistema di solaio galleggiante = 5mm; • solaio portante in lamiera grecata e cls armato = 125mm; • controsoffitto impiantistico con sostegni ad altezza regolabile isolato con lana di roccia = 685mm; • doppia lastra in gessofibra = 25mm.
CO3
PO
CV1
Imm. 5 | nodo tecnologico dell’attacco inferiore tra la chiusura verticale e lo sbalzo della loggia/serra solare. 140
CO3 - CHIUSURA ORIZZONTALE 3. Dall’interno all’esterno: • finitura in resina poliuretanica = 3mm; • massetto livellante in cls = 50mm; • sistema di riscaldamento radiante a pavimento = 50mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 80mm; • tappetino acustico per sistema di solaio galleggiante = 5mm; • solaio portante in lamiera grecata e cls armato = 125mm; • controsoffitto per passaggio di impianto elettrico = 170mm; • lastra in gessofibra resistente all’acqia = 12,5mm • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso con rasatura esterna = 100mm.
141
142
REFERENZE
LIBRI E ARTICOLI >Agnoletto M., Progetto STAVECO, in “Progetto STAVECO. Un nuovo polo universitario tra centro storico e collina”, Bologna, Editrice Compositori, 2014, pagg. 222-235. >Angiola Gallingani M., Le occasioni della metropoli - La pianificazione metropolitana a Bologna: disegni compiuti, sentieri interrotti, sogni, suggestioni, Clueb, 2004. >Basilico G., L.R. 19/98: la riqualificazione delle aree urbane in Emilia-Romagna, a cura di Piero Orlandi, Bologna, Editrice Compositori, 2001, pagg. 86-88. >Broekhuizen D., Verstegen T., Contemporary Dutch School Architecture: A tradition of change, NAi Publishers/Staro, 2008. >Cuttin S., La città proibita, in “Quaderno Staveco N.1”, gennaio 2008, pagg. 7-8. >Evangelisti F., Bologna: un campo di sperimentazione tra PSC e PUV, in “Territorio”, 2012, fascicolo n. 62, pagg. 22-28, DOI: 10.3280/ TR2012-062004. >Iovino R., Edilizia scolastica. Riqualificazione funzionale ed energetica, messa in sicurezza, adeguamento antisismico, Flaccovio Dario, 2014. >Kramer S., Schools: Educational Spaces, Braun, 2010. >Orlandi S., Laboratorio Staveco a Bologna, in “Architettare”, febbraio 2014, pagg. 34-41. >Pirazzoli E., Ex-Staveco: breve storia di un vuoto nella mappa della città, in “Quaderno Staveco N.1”, gennaio 2008, pagg. 9-11. >Romandini L., Staveco, La “città fantasma” di Bologna, in “Magzine”, aprile 2014, URL: https://www.magzine.it/staveco-la-citta-fantasma-di-bologna/. >Turri F., La progettazione della residenza universitaria: esperienze italiane e straniere, Pavia, PIME, 1996. 143
>Zaffagnini M. (a cura di), L’edilizia scolastica, universitaria e per la ricerca. Quaderni del manuale di progettazione edilizia, Hoepli, 2006. >Zanelli A., Il Progetto Staveco di Bologna: un polo universitario tra centro storico e collina, in Paesaggio Urbano, gennaio 2014, pagg. 31-49.
TESI DI LAUREA >Casalini A., Ex manifattura tabacchi di Firenze: progetto di una residenza per studenti, Marzo 2018.
STRUMENTI URBANISTICI >Comune di Bologna, Carta unica del territorio: schede dei vincoli, novembre 2017 (adozione). >Comune di Bologna, Piano Strutturale Comunale: Relazione illustrativa, 2007 (adozione), 2008 (approvazione). >Agenzia del Demanio, Programma Unitario di Valorizzazione - Allegato 13: Indagine storico-architettonica, Giugno 2008. >Agenzia del Demanio, Programma Unitario di Valorizzazione - Allegato E3: Proposte di conservazione e riuso, Giugno 2008. >Agenzia del Demanio, Programma Unitario di Valorizzazione - Allegato H6: Studio di fattibilità e assistenza tecnica in fase di attuazione, 27 febbraio 2009.
STRUMENTI NORMATIVI >Decreto D.R. del 04/04/2007, “Notifica della dichiarazione d’interesse culturale ai sensi dell’art. 15 c. 1 del Decreto Legislativo 42/2004”. >Legge 14 novembre 2000, n. 338, “Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari”. >Allegato A al D.M. n. 27/2011, “Standard minimi qualitativi e linee guida relative ai parametri tecnici ed economici”.
144
STRUMENTI TECNICI >Alfachem, finitura in resina Metracryl. >Daku - la natura sul tetto, sistemi per tetti verdi. >Fermetal - prodotti e soluzioni per l’edilizia, lamiera grecata per solai FM 75/570. >Isover - Saint-Gobain, pannello in lana di roccia Isover R. >Kalikos, pannello di facciata FibreC. >Knauf, pannelo in gessofibra Vidiwall. >Knauf Acustika, tappetino acustico Silent Pad. >Leali Vetri - vetrocamera per infissi. >Purenit, pannello 550 MD. >Riko - rivestimenti in legno per facciate. >Secco - serramenti per infissi. >Stiferite, Stiferite GT - isolamento di coperture, pavimenti e pareti.
SITOGRAFIA >progetto “Bastide-Niel”, MVRDV: https://www.mvrdv.nl/en/projects/zac-bastide-niel. >progetto “Casa Dell’Accademia”, Konz-Barchi-Molo: https://www.koenz.ch/?progetti=45. 145
>progetto “Centro linguistico Dell’Università Di Valenzia”, Arkitera SLP e Salvador Lara Ortega: http://www.arkitera.es/portfolio/centre-idiomes-universitat-de-valencia/. >progetto “Internship Georges Freche”, Tourre Sanchis: https://divisare.com/projects/364889-tourre-sanchis-herve-abbadie-internship-georges-freche. >progetto “Mandal Slipway Housing Complex”, Reiulf Ramstad Arkitekter: http://www.reiulframstadarchitects.com/the-slipway-housing-complex/. >progetto “Parco Robert Baden-Powell, Lord Of Golwell”, Marco Fabbri: http://www.marcofabbri.it/it/49-parco-baden-powell.html. >progetto “Pietrasanta Skatepark”, Marco Morigi: https://marco-morigi.divisare.pro/projects/250570-pietrasanta-skatepark. >progetto “Residenza Per Studenti Università Bocconi, Milano”, Fabio Nonis: http://www.nonisarch.it/it/portfolio/residenza-studenti-universit%C3%A0-bocconi-milano-mi. >progetto “Residenza Universitaria Villa Val Di Rose”, Ipostudio: http://www.ipostudio.it/portfolio_item/2013-villa-val-di-rose-residenza-per-studenti/. >progetto “Santa Caterina Pathway”, David Closes: https://divisare.com/projects/316052-david-closes-santa-caterina-pathway. >progetto “Traumhaus Funari”, MVRDV: https://www.mvrdv.nl/en/projects/traumhaus-funari. >progetto “The Next Hutong”, MVRDV: https://www.mvrdv.nl/projects/the-next-hutong. >progetto “Tietgen Dormitory”, Lungaard & Tranberg: http://www.ltarkitekter.dk/tietgenkollegiet/. >progetto “Yokohama Masterplan”, OMA: http://oma.eu/projects/yokohama-masterplan. >progetto “145 Student Housing”, Gardera-D: http://gardera-d.com/diaporama/145-logements-etudiants/. 146
Ringrazio Marco, Alessandra, Maddalena e Rodolfo, che hanno finanziato e sempre sostenuto la riuscita di questa tesi, dandomi il loro incondizionato appoggio su ogni mia scelta, non facendomi mai mancare niente e spianandomi la strada verso il traguardo. Ringrazio Annarita, un’àncora di salvezza in tutti i momenti più faticosi.
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio il Comune di Bologna e in particolare l’ing. Irene Sensi, che ha fornito il materiale necessario per lo sviluppo di tutto il lavoro. Ringrazio Umberto per aver messo a disposizione il suo studio tecnico durante la stesura della tesi. Ringrazio l’ing. Paolo Tombolini per i preziosi consigli.
147
148
ELABORATI GRAFICI
P R O G E T T O
D I
R E C U P E R O
D I
U N A
E X
A R E A
M I L I T A R E
D I
B O L O G N A
A B S T R A C T StaVeCo: stabilimento di veicoli da combattimento. Questo il nome di un’area, ormai dismessa di Bologna, unica per posizione, caratteristiche morfologiche e potenzialità di rigenerazione. Affidata dall’Agenzia del Demanio nel 2007 al Comune di Bologna, è stato subito chiaro quanto la Ex Staveco potesse trasformarsi in una importante risorsa per la città universitaria più antica dell’ Occidente, costantemente frequentata da studenti, docenti e ricercatori provenienti da tutto il paese e da tutto il
mondo. Situata nella zona più nobile di Bologna, la Ex Staveco offre un diretto contatto con il centro storico e con i colli al contempo: due realtà che non riescono a trovare un ponte che le connetta facilmente conferendo alla città una rapida valvola di sfogo dalla vita che si svolge all’interno del perimetro del centro storico, caratterizzata da ritmi frenetici, tipici di un capoluogo delle dimensioni di Bologna. Inserita nel PUV (Programma Unitario di Valorizzazione)
di Bologna, rappresenta, insieme alle altre aree dismesse individuate all’ interno del Comune, tra le quali altre caserme che hanno esaurito il proprio corso, un’ottima opportunità per una densificazione edilizia del centro storico, come risposta ad uno sprawl urbano che sta lentamente allargando il confine edificato, investendo le distese rurali, sempre più preziose, della città. Inaccessibile fin dal XVIII secolo per motivi di sicurezza e letteralmente sottratta dunque dalla disponibilità dei cittadini, assumerebbe il ruolo di nuova centralità
149
e di importante spazio pubblico per una città che ha bisogno di aree pedonali e luoghi di incontro protetti dal traffico e ossigenati dalla vegetazione, carenti in numero e in dimensioni all’ interno del centro storico. Da ricovero per militari e deposito di armi e veicoli bellici, potrebbe trasformarsi in porto sicuro per studenti e cittadini di ogni età, in isola pedonale su cui evadere dal traffico e dal frastuono quotidiani.
ANALISI STATISTICA SULLA POPOLAZIONE DI BOLOGNA MAPPATURA DEL COMUNE DI BOLOGNA SECONDO I QUARTIERI
ORTOFOTO DELL’AREAEX STAVECO IN RELAZIONE CON IL CONTESTO COLLINARE E IL COMPLESSO DI SAN MICHE IN BOSCO
9 5
Densità di popolazione residente a Bologna nei quartieri nell’anno campione 2016. Fonte: Servizio Studi e Statistica Città metropolitana e dell’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna. 4
2 c d
10 7
1
11
6
f
e
3
h
4
g
i 5
10
14
9 15 2
1
7 11
12
b
14
1
quartiere Barca
2
quartiere Borgo Panigale
3
quartiere Santa Viola
4
quartiere Bolognina
5
quartiere Corticella
6
quartiere Lame
7
quartiere Costa Saragozza
8
quartiere Malpighi
9
quartiere Marconi
10
quartiere Saffi
11
quartiere San Donato
12
quartiere San Vitale
13
quartiere Colli
14 15 16
RAPPORTO DELL’AREA EX STAVECO CON IL TERRITORIO URBANIZZATO E QUELLO COLLINARE
l
8
6
12
Fonte: PUV BO - Area Staveco - Analisi urbanistica ed ambientale
m
a
n
I QUARTIERI DI BOLOGNA
3 16
13
8 17
o
18
q 13
a
ex area Staveco
c
prati di Caprara Nord
quartiere Galvani
d
ex Polfer
quartiere Irnerio
e
prati di Caprara Ovest
quartiere Murri quartiere Mazzini quartiere San Ruffillo
2
6
territorio urbano strutturato > ambiti storici: tessuti compatti specializzati
POC: AREE DELLA TRASFORMAZIONE
ex caserma Sani
17
1
territorio urbano strutturato > ambiti storici > quartieri giardino
b
18
4
5
territorio urbano strutturato > ambiti storici > nucleo di antica formazione
p
attraversamento quartiere Costa Saragozza
territorio rurale > ambiti di valore naturale e ambientale
attraversamento quartiere Malpighi
territorio rurale > ambiti agricoli di rilievo paesaggistico
attraversamento quartiere Murri
attraversamento quartiere Galvani
attraversamento quartiere San Ruffillo
2
Porta Santo Stefano
3
Porta San Mamolo
4
Porta Saragozza
5
Arco Del Meloncello
6
Mulino Parisio
principali attraversamenti ciclopedonali punti di attraversamento ciclopedonale
principali attraversamenti carrabili
ANALISI STATISTICA SULLA POPOLAZIONE DI BOLOGNA
f
prati di Caprara Sud
g
prati di Caprara Est
RAPPORTO DELL’AREA EX STAVECO CON IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ NEL CENTRO DI BOLOGNA
ORTOFOTO DA SATELLITE DEL COMUNE DI BOLOGNA
Fonte: PUV BO - Area Staveco - Analisi urbanistica ed ambientale
9
b c d
f
e
7
10
h i
4
g
1
11
2
12 a
Fonte: Università degli studi di Bologna.
Fonte: Servizio Studi e Statistica Città metropolitana e dell’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna.
l 6
m n
Numero di studenti iscritti all’ Università di Bologna dall’A.A. 2007-2008 all’A.A. 2016-2017.
Numero di studenti iscritti all’ Università di Bologna secondo la residenza nell’A.A. campione 2015-2016.
5 14
aree esclusivamente pedonali
sistema della viabilità ciclabile.
classe di congesttione stradale (ora di punta mattutina): F/C 46 - 60.
viabilità ciclabile. traffico intenso che interferisce con viabilità ciclabile.
3
I PUNTI DI RIFERIMENTO 1
piazza Maggiore
2
le due torri
3
Giardini Margherita
4
Stazione Centrale
13
8
o
p
q
5
Montagnola
6
ospedale Sant’Orsola
7
ospedale Maggiore
h
Ravone
8
ospedale Rizzoli
i
ex Oma
9
canale navile
l
scuole Tempesta (ampliamento)
10
scalo ferroviario
m
ex caserma Masini
11
stadio Dall’Ara
n
scuole Carracci (ampliamento)
12
fiume Reno
o
ex caserma Mazzoni
13
parco dei Cedri
p
ex polveriera Monte Albano
cimitero
q
ex scuole Ferrari
14
Movimento anagrafico della popolazione residente a Bologna dal 2003 al 2017.
Movimento anagrafico della popolazione residente a Bologna nei quartieri nell’anno campione 2016.
Fonte: Servizio Studi e Statistica Città metropolitana e dell’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna.
Fonte: Servizio Studi e Statistica Città metropolitana e dell’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna.
TESI DI LAUREA
LAUREANDO
RELATORI
CORRELATORI
Anno accademico: 2016/2017 Sessione di Laurea: ottobre 2018
Vittorio Valentini
Prof.ssa Silvia Brunoro Prof. Roberto Di Giulio
Prof. Fausto Barbolini
150
classe di congestione stradale (ora di punta mattutina): F/C 61 - 80.
classe di congestione stradale (ora di punta mattutina): F/C 81 - 100.
classe di congestione stradale (ora di punta mattutina): F/C 101 - 222.
CONTENUTO DELLA TAVOLA Analisi del contesto geografico, demografico e urbanistico dell’area Ex Staveco
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1
2
3
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5
6
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9
10
11
1850
1871
1886
LA STORIA DELLA EX STAVECO
ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE via Chiudare
1886
QUANTIZZAZIONE DELLE DESTINAZIONI D’USO IN RELAZIONE ALLA SUL
viale XII Giugno
viale Panzacchi ovest viale Panzacchi est
Ricostruzione orientativa dello stato degli immobili. Fonti: • ”Pianta della città di Bologna” Cart. 8 n. 75; • Gabinetto Disegni e Stampe; • BCABO; • PUVBO, allegato 13, “Dossier indagine storico-architettonica”.
superficie totale edificata = 41.165m2 superficie utile lorda = 40.929m2
via Castiglione
1890
1895
1909
superficie coperta destinata a funzioni pubbliche = 3.833m2
1909
STEP 1 | definizione dell’area Ex Staveco. La superficie totale ammonta a 93.288m2, mentre la Superficie Utile Lorda a 40.929m2; l’area ha uno sviluppo nord-sud: dai corpi di fabbrica più antichi edificati in prossimità del viale Panzacchi, verso quelli più recenti, in direzione dei colli; questo favorisce la comunicazione tra due zone di Bologna, quella del centro storico e quella dei colli, finora troppo distaccate l’una dall’altra.
Ricostruzione orientativa dello stato degli immobili. Fonti: • ”Pianta della città di Bologna” Cart. 9 n. 92; • Gabinetto Disegni e Stampe; • BCABO; • PUVBO, allegato 13, “Dossier indagine storico-architettonica”.
STEP 2 | individuazione delle fasce. All’interno dell’area verranno inserite diverse destinazioni d’uso che possono essere raggruppate in tre macro-ambiti: quello pubblico, quello universitario e quello universitario aperto anche ad utenti esterni. La loro organizzazione prevede una disposizione longitudinale, un orientamento nord-sud ed una successione che favorisca il contatto tra ambiti di natura simile e la separazione di quelli diversi.
spazi commerciali = 3.833m2
superficie coperta destinata a funzioni universitarie aperte anche al pubblico = 12.470m2
1916
1939
1939
circolo sportivo + palestra + campi da gioco = 5.470m2
Ricostruzione orientativa dello stato degli immobili. Fonti: • Accertamento generale della proprietà immobiliare urbana (R.D.L. 13/04/1939) - Catasto di impianto Agenzia del territorio di Bologna; • PUVBO, allegato 13, “Dossier indagine storico-architettonica”; • Geoportale della regione EmiliaRomagna.
albergo = 3.000m2 STEP 3 | dimensionamento delle fasce. Una volta indivisuata la giusta successione longitudinale dei macro-ambiti, è necessario individuarne l’esatta superficie, in funzione degli edifici da conservare all’interno dell’area. Le funzioni inserite all’interno dei macro-ambiti universitari sono separate da quelle dei macroambiti pubblici: vengono così ad individuarsi delle zone filtro tra le une e le altre. fasce che individuano gli ambiti a vocazione prettamente pubblica
STEP 4 | distinzione degli edifici per fasce. Definiti in modo chiaro i margini dei tre macro-ambiti in successione all’interno dell’area, è necessario assegnare ad ogni edificio per cui cui si propone la conservazione una funzione relativa alla sua posizione. Nei macro-ambiti in cui gli edifici già esistenti non sono sufficienti per ospitare le funzioni assegnate, verranno aggiunti corpi di nuova edificazione.
fasce che individuano gli ambiti a vocazione universitaria aperta a utenti esterni
museo + spazi espositivi = 3.000m2
fasce che individuano gli ambiti a vocazione prettamente universitaria
centro interreligioso = 1.000m2 MODALITÀ DI UTILIZZO DEI MACRO-AMBITI NEL CORSO DELLA GIORNATA
2018 2018 Ricostruzione orientativa dello stato degli immobili.
superficie coperta destinata a funzioni universitarie = 24.862m2
Fonti: • PUVBO, allegato 13, “Dossier indagine storico-architettonica”; • Bing Maps.
9 - 12
15 - 18
12 - 15
studentato = 6.737m2 affollamento elevato
2028
affollamento medio
affollamento basso
residenze Istituto di Studi Superiori = 6.737m2
21 - 9
18 - 21
STRATEGIA PROGETTUALE PER L’ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO
mensa = 3.000m2
servizi accessori Istituto di Studi Superiori = 2.100m2
2028
centro linguistico di ateneo = 2.000m2
Proposta di intervento e criteri di conservazione
parcheggio coperto = 1.786m2
Fonti: • PUVBO, allegato E3; • D. Lgs 42/04 e.s.m.e.i.; • Art 12 D. Lgs 42/04.
STEP 1 | tracciamento dei perimetri. I manufatti da conservare, e con essi anche le linee dei propri sedimi, rappresentano i punti di riferimento da cui partire per l’organizzazione del resto dell’area; sia degli ambienti all’aperto, sia degli adifici di nuova edificazione.
TESI DI LAUREA
LAUREANDO
RELATORI
CORRELATORI
Anno accademico: 2016/2017 Sessione di Laurea: ottobre 2018
Vittorio Valentini
Prof.ssa Silvia Brunoro Prof. Roberto Di Giulio
Prof. Fausto Barbolini
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STEP 2 | tracciamento delle linee guida. Dagli spigoli dei perimetri tracciati si diramano le linee che, ortigonalmente e perpendicolarmente ad essi, suddividono lo spazio tra un edificio e l’altro, organizzando la superficie dell’intera area.
biblioteca Istituto di Studi Superiori = 1.632m2
STEP 2 | tracciamento delle aree verdi. Dall’intersezione delle linee guida si individuano varie porzioni di terreno: alcune di esse saranno pavimentate rappresentando il sistema di connessione tra un edificio e l’altro, altre saranno sistemate a verde.
biblioteca studentato = 870m2
CONTENUTO DELLA TAVOLA Analisi storica dell’area Ex Staveco e metaprogetto dell’intervento di recupero
0
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2
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4
5
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7
8
9
10
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EDIFICIO
#
SUL (m 2)
TIPOLOGIA DI FABBRICATO/ TIPOLOGIA COSTRUTTIVA***
DESTINAZIONE D’USO NUOVA
1
6.703 (2.960,40 p0 - 318,00 p ammezzato - 2.754,10 p1 - 643,90 p2 81,00 p interrato)
fabbricato principale, di rappresentanza / muratura portante e copertura in legno
>piano 0 = spazi commerciali >piano 1 = mensa universitaria >piano 2 = mensa universitaria
2
6.703 p0
complesso industriale produttivo con ciminiera in muratura / muratura portante + colonne in ghisa e coperture in acciaio e legno
>3.500m 2 = residenze Istituto di Studi Superiori >3.203m 2 = spazi commerciali
3
4 5 8, 2 5 p0
edificio produttivo a capannone / muratura portante, capriate metalliche
servizi accessori Istituto di Studi Superiori
4
1 .12 9, 52 ( 1 .04 0,12 p 0 - 89,4 0 p s o ppa l co)
capannone officina manutenzione / muratura portante, capriate metalliche a shed
servizi accessori Istituto di Studi Superiori
5
3 4 6,03 p0
capannone officina manutenzione / muratura portante con lesene, capriate in legno con tiranti in acciaio
servizi accessori Istituto di Studi Superiori
6
1 .932 ,78 p 0
capannone officina / pilastri e travi reticolari in acciaio e marature portanti perimetrali, copertura a shed
parcheggio riservato personale Istuto di Studi Superiori
7
6 8 5,95 p 0
capannone officina / pilastri, travi e copertura a shed in calcestruzzo armato; murature portanti perimetrali con lesene
biblioteca Istituto di Studi Superiori
8
94 6,4 3 p 0
capannone officina / pilastri, travi e copertura a shed in calcestruzzo armato
biblioteca Istituto di Studi Superiori
9
1.211,03 (584,29 p0 - 550,55 p1 - 643,90 p2 - 76,19 p interrato)
edificio ad uso abitativo su due piani fuori terra e piano interrato con porticato su un fronte corto / muratura portante, solaio voltato (vela e crociera), copertura in legno
spazi espositivi studenti Alma Mater Studiorum
10
51 8, 3 3 p0
complesso di officine con un solo piano fuori terra / muratura portante, telai in calcestruzzo armato con shed
>130m 2 = spogliatoi campi da gioco >320m 2 = circolo sportivo al coperto
11
1 . 272 ,9 0 p 0
capannone officina + uffici / muratura portante e copertura in legno e eternit
palestra
12
7 76,89 p0
capannone officina + uffici / muratura portante e copertura in legno e eternit
palestra
13
61 6,1 3 p 0
capannone officina + uffici / muratura portante e copertura in legno e eternit
bibliioteca Alma Mater Studiorum
14
668,80 (326,00 p0 - 297,00 p1 - 45,80 p interrato)
edificio ad uso uffici su due piani fuori terra / muratura portante e copertura in legno e coppi
bibliioteca Alma Mater Studiorum
15
792,16 (396,08 p0 - 396,08 p interrato)
fabbricato principale, di rappresentanza / muratura portante e copertura in legno
spazi commerciali
16
1.513,12 (536,17 p0 - 487,02 p1 - 489,93 p interrato)
edificio ad uso abitativo su due piani fuori terra / muratura portante e copertura in legno e coppi
museo Alma Mater Studiorum
17
374,92 (193,67 edificio 1 - 45,54 edificio 2 - 135,71 edificio 3)
centrali elettriche di piccole dimensioni / muratura portante
circolo sportivo al coperto
243,85 p0
edifici ad uso uffici / muratura portante e copertura in legno e lamiera
VALORE STORICO ARCHITETTONICO*
STATO MANUTENTIVO**
VOCAZIONE D’USO
TIPOLOGIA DI INTERVENTO
TIPOLOGIA DI INTERVENTO Corpi di fabbrica di recente realizzazione o privi di interesse testimoniale ove è possibile intervenire con un grado di libertà maggiore anche con opere dichiaratamente contemporanee e mantenimento dell’ impianto a terra.
VALORE STORICO - ARCHITETTONICO
ambiente di modesto interesse testimoniale ove sono consentiti interventi eventuali di ristrutturazione con mantenimento dell’ impianto a terra.
seconda metà dell’ 800 tra il 1900 e il 1930 tra il 1900 e il 1930 tra il 1900 e il 1930
ambiente di interesse testimoniale ove sono consentiti modesti interventi di ristrutturazione, caratterizzati da un alto livello di reversibilità e da un basso impatto impiantistico.
STATO MANUTENTIVO discreto
18
sufficiente scarso
spogliatoi campi da gioco
pessimo
Ambiente di particolare interesse testimoniale che ha subito manomissioni ove non sono consentiti interventi di ristrutturazione. Necessità di intervento di restauro al fine di reintegrare alcuni caratteri connotativi anche in chiave contemporanea.
VOCAZIONE D’USO
*dati ricavati da: PUV-BO, allegato 13, “indagine storico-architettonica” / rilievo a vista
**dati ricavati da: PUV-BO, allegato H, “studio di fattibilità e assistenza tecnica in fase di attuazione” / rilievo a vista
discreto
***dati ricavati da: PUV-BO, “information memorandum”
sufficiente scarso pessimo
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Anno accademico: 2016/2017 Sessione di Laurea: ottobre 2018
Vittorio Valentini
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152
CONTENUTO DELLA TAVOLA Analisi storico-architettonica dello stato di fatto e definizione degli interventi di recupero
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
SPECIE ARBOREE
A1 - Paulownia da legno pianta da produzione di cippato, con 5 cicli di vita ogni 3 anni.
Skatepark di Pietrasanta, Marco Morigi, 2013.
5°C
Q Q Q
Parco “Robert Baden Powell, lord of Gilwell”, Marco Fabbri, 2009.
“Tietgen Dormitory”, 2009, Lungaard & Tranberg, 2006.
Q Q Q
21°C
P1
205 m2 di superficie adibita a serre solari 15 P3
A2 - Frassino periodo di fioritura: da novembre a gennaio.
A4 P3
A1 A2
P3
14
Q
A3 - Olmo comune periodo di fioritura: da febbraio a marzo.
Q
Q
1 13
Q
10°C
A3
35°C 3
A1 12
1.070 m di superficie adibita a convettori solari termici. 2
P2 A4
A4 - Acero campestre periodo di fioritura: da aprile a maggio.
A2
Lotto destinato alla nuova edificazione dello studentato. Superficie lotto: 8.571m2. Superficie utile lorda: 6.737m2.
P3
4
A1
PAVIMENTAZIONI A2
Lotto destinato alla nuova edificazione del centro Linguistico di Ateneo. Superficie lotto: 2.267m2. Superficie utile lorda: 2.000m2.
5 A3
P1
11
P3
A2
P3
P1 - Masselli autobloccanti ad alta permeabilità: superfici adibite a parcheggio.
A1
P3
A4
A2
A3
6 10
A4
A1
P2 - Lastricati cementizi a inerti grossi: superfici esterne dello studentato.
A1 A4 A3
2 A4
P2
8
7
9
P4 A1
P3 - calcestruzzo livellato: superfici zone pubbliche.
A2 17 A2
A1
18
P4
A4
A3
P4 - resina colorata: campi sportivi.
P3
16
P1
A3
A1 P4
P2
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153
CONTENUTO DELLA TAVOLA Masterplan dell’area Ex Staveco
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
18
Lotto destinato alla nuova edificazione di museo e spazi espositivi. Superficie lotto: 2.280m2. Superficie utile lorda: 1.487m2.
P3 P4
16
P2
Q
Q
Q
Q
Q
Q
CO2
P4
6.370 m2 di superficie adibita a pannelli fotovoltaici 700 KWh distribuito per tutto il comparto
CO2
A2
P1
8.073 m2 di superficie adibita a produzione di legno per cippato A1
A3 A3
P3
A4
9 Spazi espositivi Alma Mater Studiorum
A1
A2
1.211,03 m2
10
518,33 m2
A3
1
6.703 m2
2
6.703 m2
>piano 0 = spazi commerciali >piano 1 = mensa universitaria >piano 2 = mensa universitaria
>130m2 = spogliatoi campi da gioco >320m2 = circolo sportivo al coperto
11 palestra 1.272,90 m2
>3.500m2 = residenze Istituto di Studi Superiori >3.203m2 = spazi commerciali
12 palestra 776,89 m2
3
13 biblioteca Alma Mater Studiorum
Servizi accessori Istituto di Studi Superiori 458,25 m2
616,13 m2
4
14 Servizi accessori Istituto di Studi Superiori
biblioteca Alma Mater Studiorum
1.129,52 m2
668,80 m2
Intervento di nuova costruzione nuova costruzione
5
spazi commerciali
346,03 m2
nuova costruzione
6 studentato 1.932,78 m2
3.368,5 m2
CO2
15 Servizi accessori Istituto di Studi Superiori
studentato 1.684,25 m2
792,16 m2
16
Parcheggio riservato personale Istituto di Studi Superiori
museo Alma Mater Studiorum 1.513,12 m2
26°C O2
Q
Q
Q
Q
Q
nuova costruzione
Q
26°C
2.004,6 m2 di superficie adibita specchi d’ acqua.
7.137 m2 di superficie alberata
5
10
30
circolo sportivo al coperto
Biblioteca Istituto di Studi Superiori
5.052,75 m2
374,92 m2
685,98 m2
nuova costruzione
50
18
8
spogliatoi campi da gioco
Biblioteca Istituto di Studi Superiori
studentato 0
17
7 studentato
30°C 30°C
6.737 m2
243,85 m2
946,43 m2
“Sentiero di Santa Caterina”, David Closes, 2015
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CONTENUTO DELLA TAVOLA Masterplan dell’area Ex Staveco
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
DESCRIZIONE SCHEMATICA DELLE PRIME FASI DI CONCEPT DEL PROGETTO DELLO STUDENTATO
SCHEMATIZZAZIONE ASSONOMETRICA DEI FLUSSI DI UTENZA DELLO STUDENTATO PUNTI DI RIFERIMENTO
collegamento verticale funzioni residenziali
cucina + sala da pranzo
soggiorno
collegamento verticale funzioni collettive
aula studio
terrazza
STEP 1 | separazione delle due macrofunzioni e dei due principali flussi di utenza dello studentato. Da una parte quelli prettamente domestici, dall’altra quelli collettivi, ricreativi e legati allo studio. I secondi assolvono allo scopo di filtro dagli ambienti pubblici situati verso l’asse principale dell’area Staveco, a quelli privati degli alloggi degli studenti. DESCRIZIONE SCHEMATICA DELLE FASI DI AFFINAMENTO DEL CONCEPT DEL PROGETTO DELLO STUDENTATO
STEP 2 | ridimensionamento dei due volumi nati dalla separazione delle funzioni. La loro diversa altezza deriva dalla diversa superficie utile relativa alle destinazioni inserite al loro interno: quelle secondarie universitarie, culturali e ricreative, distribuite su due piani e quella principale residenziale, distribuita su quattro piani.
STEP 3 | adattamento della forma. Lo spazio esterno di comunicazione tra i due volumi distinti diventa un portico, quindi un ambiente filtro, adiacente al piano terra, che agevola l’ingresso ai locali degli edifici e la comunicazione tra di loro, come nella maggior parte dei casi nella tipologia edilizia bolognese.
DESCRIZIONE SCHEMATICA DELLA STRATEGIA PROGETTUALE DELL’INTERVENTO EDILIZIO LA STRATEGIA PROGETTUALE 23
46
12
24
Per garantire la
sostenibilità
economica e quindi una maggiore semplicità di realizzazione dell’opera, si è pensato ad
5
10
1
2
una sua esecuzione
differita
nel
tempo ed in funzione sia della domanda del mercato immobiliare, legato agli affitti degli studenti universitari fuori sede, sia della
disponibilità
dell’investitore,
STEP 4 | estrusione di volumi, che si aggiungono a quello principale, destinati alle zone comuni, per la consumazione dei pasti, per attività legate al tempo libero e al relax.
sia
esso
economica
pubblico
o
privato.. Si è cercata una particolare
flessibilità nel numero di utenti che la struttura potesse ospitare in modo da dimensionare l’intervento edilizio in funzione di esso. Ogni
PERCORSI
unità gode di
flussi esterni di collegamento tra i due corpi di fabbrica dello studentato e tra lo studentato e il resto del complesso Staveco
una propria autonomia: sono infatti rispettai gli standard per gli spazi delle dotazioni per
flusso interno di collegamento tra gli ambienti delle funzioni collettive
un numero di 23 studenti. Ma nel momento in cui vengono assemblate, le unità riescono a
comunicare le une con le altre.
flusso interno di collegamento tra gli ambienti delle funzioni residenziali
EVOLUZIONE DELLA SUPERFICIE ADIBITA AI SERVIZI ACCESSORI IN RELAZIONE ALLE FASI EDILIZIE DELL’INTERVENTO FASE REALIZZATIVA STEP 5 | sottrazione di porzioni di volume dal quello principale, per la realizzazione di terrazze, che svolgono la funzione di punti di incontro e separazione degli ambienti interni.
69
NUMERO UTENTI
UNITÀ ABITATIVA 1
UNITÀ ABITATIVA 2
UNITÀ ABITATIVA 3
UNITÀ ABITATIVA 4
area inedificata
area inedificata
area inedificata
area inedificata
area inedificata
92
36
48
15
20
3
4
23
caffè
ufficio amministrativo
portineria
deposito biciclette
tabaccheria
ufficio amministrativo
portineria
deposito biciclette
bar
deposito biciclette
tabaccheria
ufficio amministrativo
portineria
deposito biciclette
bar
deposito biciclette
copisteria
deposito biciclette
tabaccheria
ufficio amministrativo
portineria
deposito biciclette
bar
deposito biciclette
copisteria
deposito biciclette
46
69 area inedificata
92 STEP 5 | modellazione della copertura a falde inclinate per garantire un adeguato irraggiamento dei convettori termici installati e orientati a 30° verso sud.
lavanderia self-service
deposito biciclette
DIAGRAMMA DELL’EVOLUZIONE DELLA SUPERFICIE DEDICATA AI SERVIZI ACCESSORI
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CONTENUTO DELLA TAVOLA Concept e metaprogetto dello studentato
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
PROSPETTO AA1 IN SCALA 1:200
1 - reception 2 - guardaroba 3 - bagno 4 - archivio 5 - ufficio amministrazione 6 - tabaccheria 7 - bagno 8 - deposito biciclette 9 - ingresso 10 - guardaroba
11 - bagno 12 - dispensa 13 - bar 14 - deposito 15 - bagno 16 - copisteria self-service 17 - lavanderia self-service 18 - deposito 19 - bagno 20 - aula studio
PLANIMETRIA IN SCALA 1:200 DEL PIANO TERRENO
PROSPETTO CC1 IN SCALA 1:200
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CONTENUTO DELLA TAVOLA Planimetrie e prospetti
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
PROSPETTO BB1 IN SCALA 1:200
1 - lavanderia 2 - camera singola 3 - bagno 4 - camera doppia 5 - camera singola disabile 6 - bagno disabile 7 - cucina 8 - loggia/soggiorno 1
9 - loggia/soggiorno 2 10 - loggia/soggiorno 3 11 - loggia/soggiorno 4 12 - deposito 13 - spazio multifunzionale 1 14 - spazio multifunzionale 2 15 - spazio multifunzionale 3
PLANIMETRIA IN SCALA 1:200 DEL PIANO PRIMO
PROSPETTO DD1 IN SCALA 1:200
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CONTENUTO DELLA TAVOLA Planimetrie e prospetti
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
PLANIMETRIA IN SCALA 1:200 DEL PIANO SECONDO DELLA PRIMA UNITÀ RESIDENZIALE
PLANIMETRIA IN SCALA 1:200 DEL PIANO TERZO DELLA PRIMA UNITÀ RESIDENZIALE
PLANIMETRIA IN SCALA 1:200 DELLA COPERTURA CON SOVRASTRUTTURA PERMEABILE A FALDE DI SUPPORTO DEI CONVETTORI TERMICI DELLA PRIMA UNITÀ RESIDENZIALE
SPACCATI ASSONOMETRICI DEI TRE TIPI DI CAMERE DELLO STUDENTATO
CAMERA SINGOLA
1
VISTA PROSPETTICA SULLO SKATEPARK ESTERNO ALLO STUDENTATO
CAMERA DOPPIA
18m2
2,80m2
78,4m2
2
PLANIMETRIA SCHEMATICA DEL SOLAIO PORTANTE DI COPERTURA DELLA PRIMA UNITÀ RESIDENZIALE CON INDICAZIONI DEL SISTEMA DI RACCOLTA DELL’ACQUA METEORICA
CAMERA SINGOLA DISABILE
28m2
2,80m2
78,4m2
1
2,80m2
28m2
78,4m2
SEZIONE HH1 IN SCALA 1:200
SEZIONE EE1 IN SCALA 1:200
SEZIONE FF1 IN SCALA 1:200
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CONTENUTO DELLA TAVOLA Planimetrie, programma funzionale e sezioni
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
PLANIMETRIA IN SCALA 1:50 DEL PIANO PRIMO DEL COMPARTO SERVIZI
PLANIMETRIA IN SCALA 1:50 DEL PIANO PRIMO DEL COMPARTO ALLOGGI
808
808
551
15
90 210
200
328 499
210 210
120
15 23
40 120
200
360
323
30
328
90 210
508
80
70
90 250
175 197
60
740
806
550
23
40
60
200 200
70
90 210 200
80
343
sala video S = 73,8m2
325
30
336 403
bagno S = 4m2
118
100 250
128
camera da letto singola S = 13,5m2
175 197
VISTA PROSPETTICA SUL VIALE INTERNO DELLO STUDENTATO E SUL COMPARTO DEDICATO AI SERVIZI
15
551
200
118
bagno S = 4m2
90 210
15
374
camera da letto singola S = 13,5m2
128
1138
336
80 280
90 250 152
90 210
551 94
90
15
200 40
90 250
147
315
80 280
camera da letto singola disabile S = 19,7m2
90 210 395
90 250
490
bagno disabile S = 6,3m2
162
80
200
115
90
561
100 250
59
343
508 561
217
55
333
144
397
140 250
90 250
23 175 197
198
60 115
30
470
328
534
195
90 210
80 280
80
177
69
207
200
VISTA PROSPETTICA SUL VIALE ESTERNO DELLO STUDENTATO E SULLE LOGGE
40
528 149
80 280
140 250
15
terrazza S = 11,1m2
561
70 280
90 280
585
190 280
60
60
110 250
100 280
403
190 280
423
182 150 178
477
241 241
32
168
90 280
20
100 280
475 170
355
205 561
359
140 250
501
462
80 280
80 280
190 280
90 280
90 280
321 374
110 250
517
loggia / soggiorno S = 15,8m2
110 250
terrazza S = 17,2m2 55
70 280
60
212
cucina / sala da pranzo S = 26,7m2
100 280
100 280
90 250 234
140 250 90 280
90 210
185
711
bagno S = 4m2
20
187
388
387
427 374
sala riunioni S = 35,6m2 477
551
200
118
camera da letto singola S = 13,5m2
100 250
15
128
336
125
537
90 250
90 210
30
140 493
118 374
575
70 280
210
bagno S = 4m2
195
120
15
23
90 250
40
60
175
175 197
80
70
90 210
sala musica S = 41,1m2
90 280
200
10 546
360
200 336
camera da letto doppia S = 22,6m2
493
136
140 250
70 280
285
90 250
262
450
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CONTENUTO DELLA TAVOLA Render e planimetrie tecnologiche
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
base = 280mm, altezza = 300mm.
canale di gronda in alluminio con superficie inferiore forata per il 60% Prefa :
canale di gronda in alluminio con superficie inferiore forata per il 60% Prefa :
2%
espanso = 120mm; larghezza = 170mm, sistema di ventilazione con casserature a spessore = 19mm. perdere = 500mm; magrone di sottofondazione = 150mm. montanti e traversi in acciaio CO2 - CHIUSURA ORIZZONTALE 2. zincato di sostegno per sistema Dall’interno all’esterno: frangisole: • doppia lastra in gessofibra = 25mm; larghezza 60mm, • controsoffitto per passaggio= di inpianti = 3mm. idraulico e elettricospessore isolato con lana di roccia = 685mm; zincato edicls armato • solaioangolare portantein in acciaio lamiera gracata ancoraggio per sistema livellante = 125mm; frangisole: • isolante termico ad alta densità in poliuretano •
A
diametro fori = 10mm, spessore = 6/10mm. CO2
A
CO2
CV1
CO2
CO2
CV1
CV2
CV2
• • • •
I2 - infisso 2. 190mm X 2800mm con apertura ad anta ribalta;
I2 - infisso 2. 190mm X 2800mm con apertura ad anta ribalta;
serramento: Secco EBE75 in acciaio zincato a taglio termico con profondità 75mm;
serramento: Secco EBE75 in acciaio zincato a taglio termico con profondità 75mm;
vetro: vetrocamera Law-E, 4mm-16mm-3mm, con tenda veneziana interna da 12,5mm, Ug = 1,0W/m2K, g = 48%.
vetro: vetrocamera Law-E, 4mm-16mm-3mm, con tenda veneziana interna da 12,5mm, Ug 2% = 1,0W/m2K, g = 48%.
D
D
piano terzo
+10,80
2%
PO CO4
PO
PO
PO
21/12
I1 - infisso 1. 100mm X 250mm;
I1 - infisso 1. 100mm X 250mm;
serramento: Secco EBE85 in acciaio zincato a taglio termico con profondità 85mm;
serramento: Secco EBE85 in acciaio zincato a taglio termico con profondità 85mm;
vetro: doppio vetrocamera Low-E, 4mm-16mm-4mm-16mm-3mm, Ug = 0,5W/m2K, g = 39%.
vetro: doppio vetrocamera Low-E, 4mm-16mm-4mm-16mm-3mm, Ug = 0,5W/m2K, g = 39%.
CO3
PO
CO5 PO
piano primo +3,60
B C
blocco di cls cellulare Ekoru: λ = 0,07W/mK, res. compressione =CV1 2,03N/mm2.
tubo corrugato per drenaggio:
tubo corrugato per drenaggio:
2%
diametro = 120mm.
diametro = 120mm.
68°
CO5
piano primo
CV2
+3,60
E
CV1 CO1
piano terreno 0,00
CO1
piano terreno 0,00
B - IPE200: collegamento delle campate e sistema di controventamento dei telai. Struttura principale delle serre solari a sbalzo.
2%
CO2
21/12
21/12
22°
22°
I1 - infisso 1. 100mm X 280mm.
CV2
CV1 - CHIUSURA VERTICALE 1. Dall’interno all’esterno: • lastra in gessofibra con barriera al vapore = 12,5mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • intercapedine impiantistica riempita con isolante in lana di roccia = 260mm; PO • lastra in gessofibra = 12,5mm; • lastra in gessofibra resistente all’acqua = 12,5mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 100m; • intercapedine ventilata = 50mm; • lastra in cemento e inerti = 13mm. CV2 - CHIUSURA VERTICALE 2. Dall’interno all’esterno: • lastra in gessofibra con barriera al vapore = 12,5mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • intercapedine impiantistica riempita con Eisolante in lana di roccia = 260mm; • lastra in gessofibra = 12,5mm; • lastra inBlocco gessofibra resistente all’acqua Purenit 550MD in = 12,5mm; poliuretano ricompattato ad alta • isolante termico ad altaXdensità in poliuretano densità (183mm 100mm): espanso = 100m; • intercapedine ventilata = 50mm; λ = 0,06W/mK, • res. listellato in legno di larice = 38mm. a compressione = 6,5KN/m2. CO6 - CHIUSURA ORIZZONTALE 6. Dall’interno all’esterno: • finitura in resina poliuretanica = 3mm; • massetto livellante con canali di raccolta dell’acqua = 70mm; • strato impermeabile di tenuta all’acqua = 4mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 100mm; • solaio portante in lamiera gracata e cls armato = 125mm; • controsoffitto impiantistico con sostegni ad altezza regolabile isolato con lana di roccia = 685mm; • doppia lastra in gessofibra = 25mm
21/06
21/06
68°
C - LAMIERA GRECATA SPESSA:
68°
PO 2%
struttura in elevazione orizzontale (solai e copertura) e orditura orizzontale secondaria.
2%
D - LAMIERA GRECATA SOTTILE:
Blocco Purenit 550MD in CO6 poliuretano ricompattato ad alta densità (183mm X 100mm):
sistema di copertura delle serre solari a sbalzo.
CO6 CV1
CV1
Trave rovescia in cls armato:
Trave rovescia in cls armato:
λ = 0,06W/mK, res. a compressione = 6,5KN/m2.
15
blocco di cls cellulare Ekoru: λ = 0,07W/mK, res. compressione = 2,03N/mm2.
larghezza ali = 10mm, spessore = 6mm.
14
2%
B C
espanso = 100mm; larghezza ali = 10mm, strato impermeabile di tenuta all’ acqua = spessore = 6mm. 4mm; sistema di accumulo e drenaggio dell’acqua = 80mm; strato permeabile di separazione = 1,3mm; strato di ghiaia = 80mm c.a.
CO5 - CHIUSURA ORIZZONTALE 5. Dall’interno all’esterno: • finitura in resina poliuretanica = 3mm; • massetto livellante in cls = 50mm; • sistema di riscaldamento radiante a pavimento = 50mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 80mm; • tappetino acustico per sistema di solaio galleggiante = 5mm; • solaio portante in lamiera grecata e cls armato = 125mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso con rasatura esterna = 100mm.
21/06
68°
CO3
larghezza = 60mm, spessore = 3mm. angolare in acciaio zincato di ancoraggio per sistema frangisole:
19
21/06
struttura principale in elevazione verticale (pilastri principali) e orditura orizzontale primaria (travi principali).
montanti e traversi in acciaio zincato di sostegno per sistema frangisole:
CO4 - CHIUSURA ORIZZONTALE 4. Dall’interno all’esterno: • solaio portante in lamiera grecata = 50mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano CO2 espanso = 80mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 70mm; I1 - infisso 1. • strato impermeabile di tenuta all’a100mm cqua = 4mm. X 280mm.
21/12 22°
2,82
2,82
22°
A - HEB280:
larghezza = 170mm, spessore = 19mm.
CO3 - CHIUSURA ORIZZONTALE 3. Dall’interno all’esterno: • finitura in resina poliuretanica = 3mm; • massetto livellante in cls = 50mm; • sistema di riscaldamento radiante a pavimento = 50mm; • isolante termico ad alta densità in poliuretano 2% espanso = 80mm; • tappetino acustico per sistema di solaio galleggiante = 5mm; • solaio portante in lamiera grecata e cls armato = 125mm; • controsoffitto per passaggio di impianto elettrico = 170mm; • lastra in gessofibra resistente all’acqia = 12,5mm • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso con rasatura esterna = 100mm.
piano terzo
+10,80
CO4
listello frangisole in legno di larice Riko :
•
10
diametro fori = 10mm, spessore = 6/10mm.
2%
28
base = 280mm, altezza = 300mm.
2%
7,5
blocco di ancoraggio in cls alleggerito:
DEFINIZIONE DEI PRINCIPALI ELEMENTI STRUTTURALI
5
blocco di ancoraggio in cls alleggerito:
CO1 - CHIUSURA ORIZZONTALE 1. Dall’interno all’esterno: • finitura in resina poliuretanica = 3mm; • massetto livellante in cls = 50mm; • sistema di riscaldamento radiante a pavimento listello frangisole in legno di larice = 50mm; : • isolante termico ad alta densitàRiko in poliuretano
20
base = 60mm, 2% altezza = 80mm, Lunghezza = 500mm.
5
blocchetto di zavorra e contenimento in tufo Daku :
base = 60mm, altezza = 80mm, Lunghezza = 500mm.
28
blocchetto di zavorra e contenimento in tufo Daku :
E - SCATOLARE:
CO1
base maggiore = 130cm, CO1 base minore = 50cm, altezza totale = 105cm.
struttura secondaria in elevazione verticale (pilastri) del piano terra.
base maggiore = 130cm, base minore = 50cm, altezza totale = 105cm.
PO - PARTIZIONE ORIZZONTALE. Dall’interno all’esterno: • pavimentazione in resina poliuretanica = 3mm: • massetto livellante in cls = 50mm; • sistema di riscaldamento radiante a pavimento = 50mm: • isolante termico ad alta densità in poliuretano espanso = 80mm; • tappetino acustico per sistema di solaio galleggiante = 5mm; • solaio portante in lamiera grecata e cls armato = 125mm; • controsoffitto impiantistico con sostegni ad altezza regolabile isolato con lana di roccia = 685mm; • doppia lastra in gessofibra = 25mm.
TESI DI LAUREA
LAUREANDO
RELATORI
CORRELATORI
Anno accademico: 2016/2017 Sessione di Laurea: ottobre 2018
Vittorio Valentini
Prof.ssa Silvia Brunoro Prof. Roberto Di Giulio
Prof. Fausto Barbolini
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CONTENUTO DELLA TAVOLA Sezioni tecnologiche e concept strutturale
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