Vox Populi l' aperiodico della facoltĂ di psicologia dicembre 2012 n. 13
Laboratorio 15
Salve
benvenuta o benvenuto in Vox Populi. Eccoti una bussola per orientarti in questo mare...nelle coordinate qui sotto troverai prima il nome della rubrica che fa da cornice all'articolo, raconto, poesia che vuoi leggere, poi il suo titolo, il suo autore e infine le sue pagine. A te la scelta della rotta o di un piacevole naufragio...
a mano libera: Formiche e carote di Arturo Mugnai. pagina 0 un bacione a Firenze: La ribalta più utile a 19 anni dalla strage dei Georgofili di Feragine 1 e 2 uno sguardo al di là della Torretta: Gandhi o lotta armata e Un passo irrevocabile di Amira Hass. pagine 3 e 4 dialogo in Poesia: "2 APRILE ATTESA IN OSPEDALE", "30 APRILE 2012" , "23 NOVEMBRE 2012" di Simona Falsini. pagina 6 "Tacheles" di Edoardo Olmi. pagina 7 e 8 "Sconvolgente destro in faccia al design" di Gaille. pagina 9 "Conosci la differenza" di Sandro Candreva. pagina 10 simbolico open source: Il chiasma transgenerazionale di Luciano Cella. pagine 11 e 12
Formiche e Carote
0
Le formiche di un formicaio si preparavano all'inverno accumulando tutto ciò che poteva essere utile. Briciole, foglie, detriti di ogni genere e perfino carcasse di insetti morti: sapevano che tutto sarebbe risultato utile nel freddo inverno che si avvicinava. Capitò che vicino a quel formicaio cadesse una carota da un carro di un fruttivendolo, una carota intera, enorme e ovviamente grandissima f onte di nutrimento. Ognuna delle formiche le passava accanto zampettando verso oggetti più piccoli, perchè la carota era troppo pesante e soltanto tutte insieme avrebbero potuto spostarla fin dentro il formicaio. Ma si sa come vanno queste cose: ci sarebbe da organizzarsi, da litigare sul come spostarla, su chi sta dietro e chi davanti ecc. Il fatto è che quella carota rimase lì, vittima delle intemperie che ben presto si scatenarono su di essa. Quell'inverno fu molto molto freddo e nonostante il gran lavoro delle formiche, nessuna sopravvisse. Forse nemmeno con la carota ce l'avrebbero fatta, ma questa è un'altra storia... Sbattiamoci, perdiamo pure del tempo in qualcosa che sembra troppo "pesante"... oppure continuiamo a prendere carote nel culo...
Arturo Mugnai
dal blog
http://isolarturo.blogspot.it/
1
La ribalta più utile a 19 anni dalla strage dei Georgofili Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 il perverso intreccio tra politica e mafia uccide cinque persone con una bomba nei pressi della storica Torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l’Arno. Sono Caterina Nencioni (50 giorni di vita), Nadia Nencioni (9 anni), Dario Capolicchio (22 anni), Angela Fiume (36 anni), Fabrizio Nencioni (39 anni); altre 48 persone rimangono ferite.
Il 23 maggio 201 2 essendo in città per impegni familiari (nipotini) e avendo letto della Cerimonia ai Gergofili alle 11 .30 per commemorare in un luogo purtroppo storico e simbolico delle stragi che non hanno ancora visibilità sui mandanti (oppure si sanno ma non si possono pronunciare pena una pesante querela milionaria…), abbiamo deciso Graziella ed io di andare a dare un contributo di solidarietà. In Via Por Santa Maria alle 11 ,1 5 troviamo un bellissimo corteo con figuranti del trecento fiorentino, con tamburini e chiarine e stendardi dei quartieri. n testa, dietro il gonfalone di Firenze, un Sindaco giovane con fascia tricolore, che manifesta in modo plateale la sua soddisfazione per essere lì a capo di quel corteo, con sorrisi e gesti della mano a destra e a manca e con la voce a chi per conoscenza o adulazione gli indirizza un saluto. Bello, aitante, colpito dai flash delle centinaia e centinaia di fotografie scattate dai turisti gratificati in modo inaspettato da cotanto spettacolo. I costumi sono bellissimi, l’incedere dei rappresentanti della borghesia di allora è maestoso, le dame, con i loro cesti colmi di petali di rose, paiono veramente uscite dal passato con le loro sembianze che denunciano una discendenza diretta dalle loro tristrisavole. Il corteo supera l’angolo che porta alla Torre delle Pulci e muove verso il Ponte Vecchio. Stupiti, chiediamo lumi a una vigilessa. Risposta: sono già stati ai Gergofili (ma come sono sempre informati a puntino questi vigili vigili). Seguiamo quindi il corteo sino al Ponte Vecchio e qui scopriamo l’arcano mistero: si tratta in verità di un’altra cerimonia. Il 23 maggio, data fissa, ricorre la tradizionale cerimonia della Fiorita, a ricordo della morte di Girolamo Savonarola, con corteo storico in Piazza della Signoria e scenografico lancio di fiori nell’Arno. I turisti si affollano sul Ponte Vecchio, scattano foto al Sindaco, sorridente, affabile con le fanciulle del corteo e sempre più convinto nella sua fiera convinzione di vivere un momento di piena visibilità mediatica, nazionale e internazionale.
2
Dispiaciuti per aver mancato la cerimonia alla quale volevamo portare il nostro piccolo contributo, ci avviamo ugualmente verso il monumento con l’ulivo centenario che celebra la follia del 27 maggio 1 994. E qui sorpresa: la cerimonia deve ancora avere inizio. Vi sono una trentina di persone. Il Presidente del Consiglio comunale, Eugenio Giani con a fianco rappresentanti dei Comuni dell’Area fiorentina e molti Consiglieri comunali di Firenze, tiene un breve discorso commemorativo della strage del 23 maggio 1 992 a Capaci con l’uccisione del Giudice Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e di tre uomini della scorta. Poi raccorda tale strage all’attenato del 27 maggio 1 994 con il Fiorino parcheggiato a pochi metri dalla Torre delle Pulci che, grazie alle fondamenta in pietra del trecento, crolla in parte ma non collassa. Ricorda con commozione l’emozione e le immagini di quella notte quando, accorso sul posto, scoprì prezzo pagato dalla famiglia Nencioni, abitanti all’ultimo piano, con 4 morti e i loro corpi raccolti in terra, compresa la neonata Nadia di 50 giorni, e la quinta vittima, il giovane studente Capolicchio. Rammenta la persistente grave carenza di verità sui mandanti sia della strage a Capaci sia di quella dei Georgofili. A ognuno di voi pensare quale fosse la cerimonia più importante ma molto molto meno visibile alla quale era doveroso essere presente in qualità di rappresentante eletto dai cittadini di Firenze.
di Fernando Romussi
da http://altracitta.org/
3
Gandhi o lotta armata 31 marzo 2011
In questi giorni a Ramallah stanno nascendo vari gruppi giovanili. Così ho chiesto a due attivisti, figli di un mio amico, di spiegarmi la situazione. Li ho raggiunti nel loro appartamento, dove vivono insieme a E. Grazie a loro ho potuto stilare una mappa dei nuovi gruppi, che puntano a costruire una nuova rappresentanza per il popolo palestinese. Tempo fa hanno incontrato un attivista statunitense, che auspicava l’avvento di un Gandhi palestinese. “E se noi palestinesi non volessimo un Gandhi? E se volessimo la lotta armata?”, aveva ribattuto E. Nella mia intervista sono partita da qui: “Forse avete diritto alla lotta armata, ma vi rendete conto del male che ha fatto alla causa palestinese negli ultimi dieci anni?”. “Non puoi accusarci di fornire pretesti all’occupazione. Israele è uno stato imperialista che non ha bisogno di pretesti per prendersi la nostra terra. E comunque lotta armata non significa attentati negli autobus”, ha risposto E. “Perché non partecipate alle proteste che si svolgono ogni venerdì contro il muro di separazione e gli abusi dell’esercito israeliano?”, ho chiesto. “Perché sono strumentalizzate da Al Fatah”, ha risposto E. “Perché il venerdì mi sveglio tardi”, ha detto S., il più giovane dei due fratelli. “Ma queste manifestazioni preoccupano l’esercito più della lotta armata”, ho detto. “Questo lo dici tu”, ha risposto E. Prima che andassi via, E. ha promesso che la prossima volta mi inviteranno a pranzo: “Siamo ottimi cuochi”.
4
Un passo irrevocabile 30 novembre 201 2
Se non ci saranno sorprese dell’ultimo minuto, il nuovo numero di Internazionale andrà in edicola quando l’assemblea generale delle Nazioni Unite avrà già concesso alla Palestina lo status di stato non membro. I pochi paesi che avranno votato contro, spiegano i palestinesi, si ritroveranno “dalla parte sbagliata della storia, della moralità e della giustizia”. Nel corso dell’ultima settimana ho osservato giovani palestinesi dell’Olp, di Al Fatah e dell’Autorità Nazionale Palestinese impegnati in un ultimo tentativo di assicurarsi il voto di numerosi paesi (anche europei), o quanto meno la loro astensione. Tre settimane fa i paesi europei favorevoli erano appena tre, ma poi gli inviati palestinesi hanno fatto il giro delle capitali europee, invitando i loro rappresentanti a partecipare a una svolta storica. Se voteranno contro, hanno spiegato, manderanno ai palestinesi il messaggio che solo la lotta armata produce risultati concreti. C’è grande eccitazione, perché diventare stato non membro dell’Onu apre nuove possibilità di azioni internazionali. Resta da capire se l’Anp e l’Olp saranno in grado di mantenere le promesse e riusciranno a essere creativi. Alcuni giovani funzionari sono originari di Gaza, dove vivono ancora le loro famiglie e i loro amici. Ho provato a immaginare queste persone. Probabilmente la settimana scorsa avranno festeggiato quella che è stata generalmente salutata come una vittoria politica (e militare) su Israele. Negli ultimi giorni la sensazione diffusa – sia tra gli abitanti di Gaza sia tra quelli della Cisgiordania – era che la lotta armata si fosse dimostrata ancora una volta la scelta giusta. Chi lavora all’iniziativa palestinese all’Onu teme questo rafforzamento del sostegno alla lotta armata. A questo punto, dopo che l’Anp e l’Olp sono riusciti a conquistare l’appoggio di un’impressionante maggioranza di stati, è arrivato il momento di convincere il popolo palestinese che la diplomazia e la lotta armata non sono due facce della stessa medaglia. “I risultati della lotta armata sono reversibili”, ha spiegato uno degli inviati palestiesi, “Invece un sì all’Onu è un passo avanti irrevocabile”. Articoli di Amira Hass (giornalista israeliana che vive a Ramallah, in Cisgiordania, scrive per il quotidiano Ha’aretz e ha una rubrica su Internazionale) tratti da: http://www.internazionale.it/
5
Nutrite l’anima, perché la fame la trasforma in una belva che divora cose che non tollera e da cui resta avvelenata. C. G. Jung, Il Libro Rosso
Scrivendo
Scrivendo, volevo Salvarmi l’anima. Tentai di fare versi Non funziono'. Tentai di raccontare storie Non funziono'. Non si puo' scrivere Per salvarsi l’anima.
Lei, data per persa, passa avanti e canta
di Marie Luise Kaschnitz
6
2 APRILE 2012 ATTESA IN OSPEDALE
che vada bene Pinocchio un'altra bugia può funzionare per prender tempo e per volare calma fatina maligna non è il tuo momento. 30 APRILE 2012
Dio, il silenzio questo maledetto frastuono è il suono del mio dolore e della mia solitudine Dio, perché Dio che tu sia maledetto per l'inferno cui ci hai lasciati 23 NOVEMBRE 2012
esaspera la mente tace nella notte nel quieto sonno s infrange al mattino e come una frustata ti lascia esangue
poesie e disegni di
Simona Falsini
7
Tacheles Ei fu? Sì tanto immobile dato il mortal suo stile steso da banca ignobile ghiotta di soldo stitico. Però My people defend themself and their land is not for sale at any price e in ogni caso non hai l’aria di un portafogli abbastanza gonfio per aggiudicartelo; se lo filano in di più degli stivali di Tom Waits, il rasoio di Johnny Cash la sorella di Johnny Depp il tatuaggio di Belen Rodriguez ringrazia – che ti evito figure da principiante. Intanto: ai bistrot di Oranienburger Straße cosa vuoi che gliene freghi, se chi mitizza le rivoluzioni vuole solo vederle morire scoperto il pareggio come porto di ogni vittoria. Ci si scorticano i piedi. Transumando una Berlino disinfettata al Napisan dei governi amici affettata mano mano come carne sullo spiedo di un Kebab, tossendo ad ogni trancio fuochi di rivolta. Dove l’arte finalmente ha detto <<basta ya!>> agli inestetismi della cellulite l’oggi è più importante di ogni ieri
8
con la partecipazione di
UE – BCE – FMI e tanto di ringraziamenti fatti proprio là. Lungo i piani: bucce d’artista rimpastate in canditi giusto in tempo per il sacco finale, souvenir di indignazioni d’autore; reliquie ogni contro in sé per sé trova sempre il proprio stalinismo.
Edoardo Olmi dal blog
http://cornadipavone.wordpress.com/
9
Sconvolgente destro in faccia al design La logica di avere grossi occhiali come mio nonno che nella canicola d'Egitto addestrava camaleonti a catturar zanzare per la sua salvezza per vincere la noia, la fame, la paura del concentramento.
La logica di avere grossi occhiali come un'inetto che per stare nel tempo non si inventa nulla e ripesca nel passato per sembrare diverso. Ha paura di zanzare e camaleonti perchè non abbastanza umani, e non sa come concentrarsi.
Nel mezzo è successo qualcosa di aberrante... io lo chiamo progresso.
Gaille
dal blog http://variabilecostante.blogspot.it/
Conosci la differenza Conosci la differenza tra stringere e tenere tra contrastare e dare la via, libera accompagnando la forza a quello svincolo che porta in una direzione sempre solo in parte comune alla tua !? “Amore” è il nome ambiguo del diletto che fatica per evitare questo apprendimento e realizzarlo. “Aikido” è un nome più preciso. Se invece il messaggio manipolando si fa amo che credendo di amare non ama ma trattiene incontri una risposta: “Siamo spiacenti hai effettuato troppi tentativi non corretti. Grazie, arrivederci.”
tratto da qb di
Sandro Candreva
10
11
Il chiasma transgenerazionale.
di Luciano Cella Liberamente tratto da: Losso, R. (2000), Psicoanalisi della famiglia, Franco Angeli, Milano.
L'apparato psichico si potrebbe considerare come interiorizzazione del gruppo familiare attuale e passato, modificato da desideri e fantasie dell'individuo? Il soggetto umano è essenzialmente un essere culturale, non è concepibile né lo si può astrarre dalla cultura. Pertanto è anche inconcepibile il soggetto umano isolato, al di fuori dei legami che lo costituiscono. In questo l'individuo non è soltanto un essere relazionale ma anche un essere prodotto dalla cultura. E la famiglia funziona come una struttura intermedia tra la società e l'individuo: l'ambiente che media tra cultura e soggetto. Perciò il processo che genera il soggetto umano inizia dal momento in cui egli comincia ad occupare un posto nello spazio mentale dei futuri genitori, i quali vanno creando immagini consce ed anche inconsce nella loro fantasia, relative alle loro aspettative nei confronti del futuro figlio, aspettative influenzate a loro volta, in misura maggiore o minore, da quelle delle loro rispettive famiglie d'origine. Secondo Freud (1933) il mondo interno del soggetto (Es definito come mondo interno ed esterno del soggetto) ha una dimensione transsoggettiva. Tale inclusione avviene attraverso le identificazioni e attraverso il SuperIo, come rappresentante del SuperIo dei genitori, vale a dire un SuperIo trans generazionale. Così i mandati, le deleghe transgenerazionali si trasmettono attraverso il SuperIo che persiste nel passaggio delle generazioni. Questa parte del SuperIo che costituisce l'ideale dell'Io è una formazione comune allo psichismo individuale e all'insieme sociale infatti rappresenta l'ideale dell'Io familiare ed entra a far parte della mitologia familiare. I miti per Abadi sono “creazioni anonime , collettive, popolari, infinitamente cambiate e deformate, impoverite o arricchite nel tempo nella loro elaborazione, tempo scandito dal susseguirsi delle generazioni. Il mito esprime qualcosa di più di ciò che esprime in modo manifesto la favola”. Il mito non è traduzione: per il suo creatore (il poeta) è la verità, e non un interpretazione. La struttura mitica, per Abadi, è astorica.
12
E' una struttura che inconsciamente ci cattura, s'impone, che vive in noi ed ordina le nostre vite. Spesso i fatti accadono perché determinati dalla risignificazione mitica che possono assumere dopo. “Il passato è costruito ad immagine e somiglianza di qualcosa di presente: la struttura mitica. Il passato copia il presente...La realtà ultima, che il processo psicoanalitico cerca, è il mito...dietro ogni comportamento umano c'è un mito”. Potremmo dire che il mito è il risultato di un'elaborazione secondaria di ricordi di copertura di situazioni traumatiche che sono state rimosse, negate o dissociate. In particolare è un tentativo di negare – e allo stesso tempo di svelare – i lutti non elaborati, che provengono a volte da generazioni lontane. Questa elaborazione darà anche un diverso carattere al mito a seconda di quale di questi meccanismi predomini. Nei miti più rigidi predominano gli aspetti negativi delle alleanza inconsce e soprattutto le difese più “drastiche” rispetto la semplice rimozione. Dalle costruzioni mitiche sorgono le regole e i mandati transgenerazionali che determinano i ruoli, le missioni e le deleghe per ogni membro della famiglia. Missioni e deleghe che possono funzionare come strutturanti della psiche degli individui e dell'identità familiare, come messaggi simbolici provenienti dalle origini, oppure possono essere deleghe abusive, alienanti e paralizzanti. Inoltre le rappresentazioni immaginarie dei legami transgenerazionali si installeranno, sotto forma di particolari scene, come aspetti del Super Io – Ideale dell'Io. Quando sono “benigne” contribuiscono in modo molto importante allo sviluppo degli ideali familiari. Invece quelle che si “impongono” come mandati, determinano di più l'imposizione di un Io ideale familiare ovvero un ideale narcisistico, come espressione del narcisismo familiare. Sempre Freud (1920) dice che nella tendenza alla ripetizione di modelli familiari arcaici, i modelli identificatori si trivializzano: non c''è posto per il nuovo e per la creazione personale. Nella patologia l'ideale si trivializza, si oggettivizza quando coincide con un oggetto concreto: il soggetto deve ripercorrere una strada già percorsa da altri (tracciata) e non può crearsi un suo proprio percorso. Mentre il mito "nutriente" è strutturante e si riferisce al messaggio simbolico delle origini.
DNA Vox Populi
Quello che hai letto o semplicemente sfogliato e ora hai fra le mani (o sullo schermo se stai leggendo online) è il giornale, anzi no, meglio l'APERIODICO degli studenti di Psicologia di Firenze! Più precisamente è un contenitore cartaceo e virtuale aperto a tutto e a tutti per condividere conoscenze, impressioni e opinioni oltre a racconti, poesie, disegni, esperienze personali ecc.. Scrivi, componi, crea, distruggi, disegna e se lo desideri invia tutto all'indirzzo mail:
psicovoxpopuli@libero.it
Qualche nota di carattere tecnico... Il numero di caratteri (times new roman 12 senza interlinea compresi di spazi) per una pagina è di circa 3200, senza contare titolo e sottotitolo, in questo caso i caratteri diventano circa 2700. Sono ben graditi anche disegni e/o vignette e/o fumetti in formato jpeg, sia in bianco e nero che a colori. A presto! Altri contatti: email psipervendetta@gmail.com blog http://psipervendetta.blogspot.it/ facebook Collettivo LaboratorioQuindici
Laboratorio 15