Donned'arte

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Donne d’Arte

L’altra metà dell’arte


RINASCIMENTO Caterina van Hemessen Marietta Robusti Sofonisba Anguissolla Fede Galizia Lavinia Fontana BAROCCO Artemisia Gentileschi Judith Jans Leyster Giovanna Garzoni 18° SECOLO

Rosalba Carriera Angelica Kauffman Marguerite Gérard Anne Vallayer-Coster 19° SECOLO

Elisabeth- Louise- Le Brun Marie-Denise Villers Berthe Morisot Mary Cassatt 20° SECOLO

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Aleksandra Aleksandrovna Ekster Aleksandra Aleksandrovna Ekster Tamara de Lempicka Tamara de Lempicka Georgia Totto O'Keeffe Georgia Totto O'Keeffe

CONTEMPORANEE Giuliana Bellini Eliora Bousquete Annamaria Zanarella D’este Cécile Dumas Silvia Carta Patrizia Canola Yayoi Kusama Luigina Lorenza Michela Meccacci Francesca Parola Serena Rossi Maria Trasmondi?

Giuliana Bellini Eliora Bousquete Annamaria Zanarella D’este Cécile Dumas Silvia Carta Patrizia Canola Yayoi Kusama Luigina Lorenza Michela Meccacci Francesca Parola Serena Rossi Maria Trasmondi?


Premessa N

ella percezione comune, la storia dell'arte è quasi interamente opera di artisti uomini, e per di più spesso attivi per committenti o per collezionisti a loro volta di sesso maschile. Questo libro esplora, invece, l'insospettabile ricchezza dell'arte "al femminile", creata cioè dalle donne. Dalle prime "virtuose" rinascimentali,alle attuali artiste di tendenza attraverso più di quattro secoli di creatività.


ARTISTE NELLA STORIA Talvolta ci si chiede quante donne siano entrate a far parte della Storia dell'arte? La nostra memoria è affollata di così tanti nomi maschili che, nell'immaginario collettivo, c'è sempre la presenza di un uomo con pennello e scalpello intento a realizzare un quadro o una scultura. E le donne artiste? Per molti secoli restano 'invisibili' fra le mura di casa o di un convento, dedite alle arti cosiddette minori quali il ricamo, la tessitura, la miniatura. Nel Medioevo non possono intraprendere alcun tipo di apprendistato nelle botteghe d'arte o artigiane; per cui fino al Cinquecento viene repressa e ignorata ogni loro aspirazione artistica. Solo a partire dal XVI secolo alcune pittrici riescono a farsi conoscere al di là dei confini cittadini, mentre le più dotate s'impongono addirittura in ambito europeo. Accade alla primogenita del Tintoretto, Marietta Robusti, che lavora per quindici anni nella bottega paterna dimostrando un'abilità sorprendente al punto da essere invitata dal re spagnolo Filippo II, senza che il padre però le concedesse di recarsi in terra straniera. Viceversa la cremonese Sofonisba Anguissola potè esercitare, alla corte di Spagna, la funzione di ritrattista ufficiale dal 1559 al 1580 perché suo padre glielo consentì, essendo un uomo liberale e grande appassionato di pittura. Nello stesso periodo la miniaturista fiamminga Levina Teerline lavora al servizio dei sovrani inglesi Edoardo VI,

Maria Tudor ed Elisabetta I affermandosi come artista di prim'ordine al punto da guadagnare cifre ragguardevoli e superiori a molti famosi pittori (maschi) del suo tempoNel 1562 era sorta a Firenze l'Accademia europea del Disegno, ma solo nel 1616 vi fu ammessa una donna. Si trattava di Artemisia Gentileschi, la maggiore pittrice del Seicento, fra i massimi artisti italiani d'ogni tempo. Tre anni prima del suo ingresso in Accademia, Artemisia aveva già dipinto il suo capolavoro intitolato "Giuditta che decapita Oloferne", una tela di 159x126 cm. che rievoca il cruento episodio biblico trattato anche da Caravaggio. Il dipinto esprime le straordinarie doti pittoriche di questa giovane donna che venne violentata a diciott'anni da un anziano amico del padre e, durante il processo contro il suo stupratore, dovette subire ogni tipo di umiliazione, compresa la tortura, da una giustizia maschilista e reticente verso le vittime di sesso femminile. Nella fredda violenza del gesto di Giuditta che decapita Oloferne si può cogliere il rancore di tutte le donne violentate nei secoli; per cui Artemisia Gentileschi e i suoi magnifici quadri sono stati spesso assunti a simbolo dal femminismo del XX secolo.Oltre a Barbara Longhi - figlia del pittore manierista Luca ed eccellente ritrattista di sante e Madonne nel piccolo formato - un caso straordinario di precocità artistica fu quello della bolognese Elisabetta Sirani che, a soli 17 anni,


era già considerata un maestro in grado di gestire una sua Scuola d'arte per fanciulle in cui insegnava le più raffinate tecniche della pittura e dell'incisione. Nella sua breve esistenza produrrà più di 200 dipinti e verrà apprezzata nelle maggiori corti europee per la raffinatezza e l'intensità espressiva dei suoi quadri. Un'ulcera perforata la stroncherà giovanissima, nel 1665, a soli 27 anni. Si sospetterà un avvelenamento procurato da una sua cameriera invidiosa, ma l'autopsia evidenziò come fossero state del tutto naturali le cause della sua morte improvvisa e inattesa.Nel corso del Seicento si afferma rapidamente, soprattutto nel nord Europa, una ricca borghesia mercantile che vuole arredare elegantemente le proprie case, richiedendo ai pittori soggetti sempre nuovi o decisamente decorativi. Si diffonde, quindi, il genere della 'natura morta' in cui eccellono le pittrici olandesi Clara Peeters, Maria Van Oosterwijck e Rachel Ruysch. Un caso a parte è rappresentato da Maria Sibylla Merian che si specializza nell'illustrazione botanica ed entomologica, al punto da essere inviata dalle autorità olandesi nella colonia del Suriname per illustrare i risultati di una spedizione scientifica. In Italia al nuovo genere si dedica la milanese Fede Galizia, alla quale si deve una natura morta con frutta risalente al 1602, forse la prima della nostra storia artistica. Dotata di eccezionale talento seppe dipingere su tavola opere bellissime e caratterizzate stilisticamente da una luce fredda, tagliente in grado di esaltarne la perfetta armonia compositive bellissime e caratterizzate stilisticamente da una

luce fredda, tagliente in grado di esaltarne la perfetta armonia compositiva Il Settecento italiano fu dominato al femminile dalla veneziana Rosalba Carriera, straordinaria ritrattista nella tecnica del pastello in cui dimostrò grande versatilità e finezza descrittiva nell'introspezione psicologica dei personaggi rappresentati. Fin da giovane conquistò una fama internazionale, dividendo la sua esistenza fra Venezia e Parigi ed ottenendo commissioni da molti principi e sovrani europei. Tornata definitivamente nella sua amatissima città lagunare fu afflitta negli ultimi anni da una grave malattia agli occhi che la condurrà alla cecità irreversibile fino alla morte, avvenuta nel 1757.In Europa vanno ricordate almeno due pittrici vissute tra il Settecento e l'Ottocento: la svizzera Angelica Kaufmann e la francese Marie-Guillemine Benoist. La prima, famosa e carica di riconoscimenti accademici, fece scandalo per alcuni suoi disegni di nudi maschili ritratti dal vero; la seconda, allieva del grande pittore napoleonico David, si battè per l'abolizione della schiavitù anche attraverso dei quadri simbolici, diventati famosi, come 'Ritratto di negra'. La pittura del XIX secolo verrà profondamente rinnovata, negli ultimi decenni, dall'impressionismo di cui fecero parte quattro donne: Mary Cassat, Berthe Morisot, Suzanne Valadon ed Eva Gonzales. Della Cassat si parla alla pagina Artista del mese. Berthe Morisot fu una bellissima modella e prima donna ad unirsi al gruppo dei grandi maestri francesi di fine Ottocento. Modella prediletta di Monet, si legò a lui, a Renoir e a Rodin di profonda

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rinascimento


Caterina van Hemessen Caterina Van Hemessen (1528-1587)è una delle prime artiste fiamminghe di cui si hanno sicuramente opere a u t o g r a f e . Anch’essa, figlia di un pittore, Jan van Hemessen, fece il suo apprendistato artistico sotto la guida del padre.

Ma nonostante il facile e precoce esordio e le promettenti prospettive professionali, Caterina depose i pennelli e accantonò i colori il giorno del suo matrimonio con Chrètien de Morien, un'organista della Cattedrale di A n v e r s a . Le opere certe che restano della Van Hemessen sono sei piccoli ritratti, due dipinti religiosi, un autoritratto, dipinto all’età di vent’anni e un ritratto di Giovane donna al virginale, sempre dello stesso anno e dedicato alla sorella Cristina.


Marguerite Gérard Figlia di Claude Gérard, profumiere a Grasse, e di Marie Gilette, Marguerite era la cognata (sorella della moglie) di Jean-Honoré Fragonard e di lui fu allieva e stretta collaboratrice. Fu anche, di conseguenza, la zia di Alexandre-Évariste Fragonard, figlio di Jean Honoré. Nota soprattutto come ritrattista, si espresse con talento anche nella pittura di genere e, in questo campo, ha lasciato numerosi capolavori


Marie-Denise Villers nacque in realtà come Marie-Denise Lemoine[1], finché, a vent'anni (1784), sposò lo studente di Architettura Michel-Jean-Maximilien Villers. MarieDenise proveniva da una famiglia di artisti. Figlia di Charles Lemoine e di Marie-Anne Rousselle, pittori, aveva due sorelle (Marie-Victoire Lemoine e Marie-Élisabeth Gabiou) nonché una cugina (Jeanne-Élisabeth Chaudet) tutte ritrattiste affermate. Nacque e trascorse l'infanzia in rue Saint-Honoré-Traversière, nel primo Arrondissement di Parigi, presso il Palais-Royal. Pochissimo si sa della sua giovinezza, ad eccezione del suo matrimonio con Michel Villers, che era allievo di Anne-Louis Girodet[2]. MarieDenise divenne quindi anche lei allieva di Girodet e, grazie a ciò, le fu concesso di esporre nel 1799 tre suoi quadri al Salon de Paris. Iniziò poi a frequentare anche gli atelier di François Gérard e di Jacques-Louis David da cui fu certamente influenzata. Fra le sue tele presentate al Salon nel 1799 vi era anche un Ritratto di pittrice al quale fu assegnato un premio d'incoraggiamento di 1500 franchi e che gli storici dell'arte considerano un autoritratto. Al Salon del 1801 Marie-Denise presentò uno Studio di una giovane seduta sulla finestra, seguito nel 1802 dalla tela Un bambino nella sua culla .... La sua ultima opera conosciuta fu esposta nel 1814 ed è il ritratto della duchessa di Angoulême. Da quell'anno in poi, sino alla sua morte, di lei non si sa più nulla, né ella venne più menzionata: fu, per qualche ragione, dimenticata da tutti, nonostante fosse stata certamente nota per i suoi finissimi ritratti di stile neoclassico, ma permeati da una grazia e da una intensità espressiva mai idealizzate e quindi sconosciute al classicismo. La sua riscoperta avvenne solo alla fine del 1800, mentre, nel frattempo, le sue opere venivano attribuite a Girodet o a David.La sua Giovane donna che disegna, forse del 1801, che è sicuramente un suo autoritratto[3][4] e che si trova ora al Metropolitan Museum of Art di New York, era stata per l'appunto considerata come opera di David. Solamente dopo il 1996 venne riconosciuta come opera di MarieDenise Villers.[5]Denise Lemoine-Villers si spense a Parigi a soli 47 anni, ma non si conoscono, per ora, né le circostanze della sua morte, né il luogo della sua sepoltura.

Marie-Denise Villers


Contemporanee


Gaia Macchina ( Gaia Alice Intaglietta, Genova 1980)

l'origine del nome ha avuto inizio con la prima esposizione personale dell'artista denominata appunto: "La Gaia Macchina". "Macchina" va inteso come macchinario, meccanismo, e dunque evoluzione. "Gaia" racchiude in se diversi significati che danno forza ad una coscienza trascendente.L'artista è concentrata a sviluppare un proprio percorso tematico relativo ad una ricerca interiore. Descrive questo suo mondo parallelo con concetti matematici, alchemici: droidi vestiti di metallo. Il fine è quello di descrivere il suo processo evolutivo della "meccanica dell'anima". La sua prima soddisfazione in campo artistico risale a 16 anni in cui viene segnalata al premio del Liceo Artistico Paul Klee. Già durante le scuole superiori disegna le sue "macchine inutili" prima di conoscere quelle di Bruno Munari, ma avendo già chiara la lezione del dadaista. Allieva Omar Galliani presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara suscita subito l'interesse del professore che la stima e la incoraggia ad andare avanti.

La galleria Passo Blu la accoglie e dal 2004 espone con grandi artisti: Enrico De Paris, Piero Gilardi, Karin Andersen. Dopo essere stata inserita al concorso Pagine Bianche Liguria, segnalata da Luca Beatrice, partecipa in Brasile, in una mostra con altri genovesi, tra cui: Lele Luzzati, Renzo Piano ... Partecipa al Flash Art Show, Bologna Arte Fiera di Parma e Padova, Novegro, Notte Bianca di Lodi. I suoi video d'arte sono stati proiettati all'estero: al Museo Micro di New York, nel Kentucky, a Mosca e inLituania. Nel 2009 Roma è stata notata dalla figlia di Novella Parigini (artista emblema del periodo della Dolce Vita) e Gaia espone nella prestigiosa Via Margutta. Dal 2011 inizia a Roma a sfilare la sua linea divestiti Cyborg ed è chiamata in tutta Italia da Catania a Venezia. Nel 2013 ha partecipato alla sua prima asta per la Caput Mundi di Roma dunque è anche registrata su ArtPrize ed Arcadja.!


Francesca Parola L'Artista Francesca Parola è nata a Novara, in Piemonte (Italia), ad oggi vive e lavora in provincia di Alessandria, nel Monferrato. Si è diplomata al liceo artistico di Novara con indirizzo artistico. Intraprende l'Accademia di Belle Arti di Brera, in Milano, frequentando corsi e stage anche extrascolastici per una nuova esperienza sul campo figurativo pittorico e d'immagine immergendosi anche nella creazione e disegno del gioiello orafo e nella moda e stilistica dell'abito in Valenza. In ambito artistico si specializza sull'aspetto femminile, particolarmente ne studia l'incarnato e l'espressività profonda che nei suoi dipinti vuole conferire; acquisisce il comportamento del chiaroscuro creando così una serie di collezioni private in uno stile raffinato ed elegante e tirato in sfumature perfette. Un ricco curriculum artistico vede l'artista protagonista in mostre nazionali e internazionali ove la sua arte viene visionata da persone di tutto il mondo e apprezzata da critici e collezionisti del settore. Inoltre crea una rinomata scuola di pittura a olio, TIArte , con corsi anche online seguibili da tutti. La voglia e la dedizione incessanti della sua pittura ad olio incorniciano bellissime donne, personificazioni degli elementi della natura, delle stagioni, della ricerca del mistero del mondo e del viaggio nell'essere.. Donne di forza, di sensualità, di potere ma anche di fragilità, sensibilità e innocenza…. Tutte le emozioni e suggestioni del Regno Femminile.


Maria Trasmondi

Maria Trasmondi nata a Roma nel 1944, ha iniziato a dipingere giovanissima dopo essersi formata nello storico liceo Artistico "via di Ripetta" negli anni 60. Nello stesso periodo ha partecipato a diversi eventi esp ositivi. Partecipa nel 1964 alla quadriennale con l'opera l'Avo, elogiata dalla critica per essere riuscita ad esprimere la tristezza dell'età che avanza nella solidità della figura. Successivamente, mette via la tavolozza per seguire e "costruire" le sue tre opere principali, i tre figli, dipingendo solo sporadicamente nei momenti liberi da altri impegni. Dal 2009 riprende in mano la sua passione che in realtà non aveva mai abbandonato. L'artista predilige la tecnica classica, ma effettua anche lavori in acrilico e su pareti. Molte opere sono esposte in studi di noti professionisti e locali romani, riscontrando un notevole apprezzamento dagli appassionati d'arte. Note Critiche Il Prof Aldo Albani, .. ha premiato alla

mostra "Amor per Roma", Tornatora Art Gallery: l'opera "Campo de' Fiori" per l'utilizzo preciso della prospettiva, dei colori e la sensibilità artistica dell'opera. Il Prof. Claudio Lepri, .. ha valutato le sue opere "Il Nido" e " Amore Immenso" alla mostra 'Esser Donna' : "il profondo amore della maternità, espresso con grande qualità pittorica, con la sensibilità di un'artista che ha immortalato il più profondo dei sentimenti e lo ha eletto a valore universale. La Dott.ssa Daniela Accorsi, nel testo critico: .. Maria illumina con i riflessi dell'acqua le strade, non sospende mai il vagare dei passanti, promuove il piacere di giornate piovose. Nelle sue meravigliose piazze inaugura mercati rendendo più vivi i presenti di un istante, ignari di divenirlo nel ritratto che Maria gli dona. I colori di ogni cosa nei dipinti di Maria non sanno smettere di dimostrarci che il Mondo va osservato meglio perché sia assaporato nella sua straordinaria natura..




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