Paes

Page 1

Il paesaggio nell’Arte

Storia ed evoluzione del paesaggio pittorico dal medioevo ad oggi

Swing edizioni


INDICE ARTISTI

1200/1300 Giotto Simone Martini 1400/1500 Van Eyck Giovanni Bellini 1600 Annibale Caracci Nicolas Poussin Claude Lorrain 1700 Canaletto 1800/1900 John Constable William Turner Caspar David Friedrich Giovanni Fattori Silvestro Lega Telemaco Signorini Camille Corot Édouard Manet Claude Monet Pierre-Auguste Renoir Giovanni Segantini Georges Seraut Paul Cézanne Vincent Van Gogh Henrì Matisse Pablo Picasso Umberto Boccioni Mario Sironi Mario Mafai Giacomo Balla Giorgio De Chirico CONTEMPORANEI Elena Bellaviti Felice Boccadoro Walter Buscarini Gianluca De Grossi Angelo Lotti Roberto Pepino Ferdinando Ragni Gianni Raineri Pier Francesco Ramero Natalia Repina Renato Restelli Carmine Verre

pagina 8 9 11 12 14 15 16 18 20 21 22 23 24 25 26 28 29 31 32 33 34 35 37 38 40 42 44 45 46 48 50 53 55 57 59 62 64 66 69 71 74


Introduzione

I

l paesaggio, naturale o urbanizzato, evoca in tutti noi un forte fascino e ha costituito in passato e rappresenta tuttora, seppure secondo particolari declinazioni, una forte attrazione perl’animo dell’artista. Nei paesaggi il soggetto è rappresentato perlopiù da scorci più o meno ampi di ambiente naturale e generalmente si differenzia dalle raffigurazioni di città denominate vedute. Il paesaggio è caratteristico dell'espressione pittorica, perché più adatto a rendere lo spazio e la profondità, ma esistono anche brani paesistici nella scultura. La rappresentazione di elementi naturali ebbe un certo sviluppo già nell'arte egiziana (tavolette dipinte di Tebe) e in quella assira (come dimostrano i rilievi di Sennacherib), benché non fosse concepita in modo autonomo, ma come ambientazione per le figure. Nell'arte greca del periodo classico scarse sono le notazioni naturalistiche, mentre un maggiore interesse per la rappresentazione paesistica si riscontra in età ellenistica, nella quale si affermò una concezione del paesaggio di intonazione idilliaca e bucolica, che trovò sviluppo nelle pitture parietali romane. Le testimonianze maggiori sono date dalle scene dell'Odissea dipinte in una casa dell'Esquilino (Biblioteca Vaticana), da quelle della cosiddetta Casa di Livia e dalla grande serie di dipinti pompeiani.

3


Dall'antichitĂ alla fine del XVI secolo

Il paesaggio ebbe funzione subordinata anche nell'arte asiatica, tranne che nell'Estremo Oriente dove i paesaggi puri, caratterizzati dalla trasfigurazione dei dati naturalistici, toccarono altissimi livelli qualitativi, soprattutto in Cina tra i sec. VII e XII, e in Giappone nel sec. XVII. Nell'arte bizantina il paesaggio ebbe per lo piÚ un valore simbolico-decorativo. Nella pittura romanica esso non appare, in quanto incompatibile con la raffigurazione del divino; venivano raffigurati singolarmente solo alcuni elementi naturali, in funzione appunto decorativa o simbolica (i giardini per esempio rappresentavano il paradiso). Eguale significato allegorico ebbero i paesaggi gotici; tuttavia proprio con la pittura gotica senese (A. Lorenzetti, Simone Martini), diffusa dalla corte papale di Avignone in tutta Europa, il paesaggio acquistò un ruolo importante nei dipinti, fino al minuzioso realismo descrittivo delle miniature lombarde e fiamminghe. Nel Quattrocento il paesaggio assunse nei fiamminghi un preciso significato di ambientazione empirica, grazie anche al valore unificante della luce e all'applicazione delle regole della prospettiva. Nel Rinascimento italiano, dove il modo di intendere il luogo d'azione delle figure era tutt'uno col modo di intendere il rapporto ideale tra l'uomo e la natura, il paesaggio è presentato ora secondo una cristallina formula prospettica (Piero della Francesca),

ora secondo l'inquieta compenetrazione dei due termini (Leonardo), ora nelle soluzioni liriche della scuola veneta e veneziana (da Bellini a Giorgione), soluzioni che, per la concezione antropocentrica dell'umanesimo, lasciano all'uomo una posizione di predominio.


Dal XVII al XX secolo

Il paesaggio acquistò carattere autonomo e predominante solo nel Seicento, quando, nell'ambito di quel movimento antiaccademico propugnato specialmente da fiamminghi, olandesi e tedeschi che diede inizio ai vari "generi" della pittura, si sviluppò la riflessione teorica sulla rappresentazione paesistica e sul suo valore espressivo. Il paesaggio si venne così differenziando in vari tipi secondo le esigenze del mercato; si ebbero in tal modo: il paesaggio eroico, o classico (Poussin, Lorrain) , dove i vari elementi naturali sono accostati secondo un preciso ideale compositivo essenzialmente antinaturalistico; il paesaggio dal vero (Rembrandt, Vermeer, Ruysdael, Guardi, Canaletto, ecc.), che interpreta drammaticamente la realtà naturale attraverso le masse di colore e la luce; il paesaggio di fantasia (Salvator Rosa, Marco Ricci), ricco di elementi curiosi, fantasiosi, pittoreschi fino al cosiddetto "capriccio". Accanto ai vari tipi di paesaggio naturale, spesso con figure (o "macchiette"), si hanno inoltre le marine (soprattutto in Olanda) e le vedute, talvolta con complessi significati allegorici in relazione alla filosofia del tempo. Per quasi tutto l'Ottocento il paesaggio fu un tema dominante della pittura europea, permettendo le più varie ricerche stilistiche in senso antiaccademico per una pittura del reale (con varie sfumature del concetto di realismo: Turner, Constable, Corot, i pittori di Barbizon, i macchiaioli, gli impressionisti, Van Gogh), fino a diventare strumento di transizione al cubismo e all'astrattismo (Braque, Cézanne, Marc, de Staël).

5


1200/1300


Nel periodo che va dal 1200 al 1300 il paesaggio possedeva caratteristiche surreali. Durante il Medioevo, purtroppo, vi sono pochissime opere d'arte in cui ilpaesaggio può essere considerato come parte principale delle opere. Solo tra fine del '200 e metà '300,Giotto comincia a considerare come importante il ruolo del paesaggio nelle sue opere su dipinti. Sempre in questi anni gli artisti senesi cominciano a dare importanza agli spazi, che siano essi campestri o cittadini È grazie a Giotto che si afferma come una dimensione credibile ma non ancora a misura d’uomo. Infatti, ad esempio, ne “l’assunsione di san giovanni evangelista” nella cappella dei parracci , possiamo notare come il paesaggio acquisti un ruolo ben evidente nell’opera ma ancora le sue proporzioni non sono reali.

7


GIOTTO Giotto di Bondone, forse diminutivo di Ambrogio o Angiolo, conosciuto semplicemente come Giotto (Vespignano, 1267 circa – Firenze, 8 gennaio 1337). La vita di Giotto è stata da sempre oggetto di discussione tra gli studiosi. Secondo la maggioranza degli esperti egli nacque nel 1267 (tale ricostruzione si basa sulla verseggiatura che il Pucci fece della "Cronica" di Giovanni Villani ed è piuttosto attendibile, salvo il posticipare di uno o due anni la data secondo alcuni pareri), anche se tuttora una minoranza della critica tende a porre la sua data di nascita nel 1276, secondo la cronologia che nella seconda metà del XVI secolo offrì il Vasari, nella biografia dedicata all'artista. La data fornita dal Vasari sarebbe inattendibile qualora si tenga per assodato che Giotto doveva essere almeno ventenne attorno al 1290, cioè nel momento in cui si ritiene che abbia iniziato i lavori pittorici a fresco nella Basilica Superiore di san Francesco ad Assisi. Nacque a Colle di Vespignano, in quello che attualmente è il Comune di Vicchio nel Mugello da una famiglia di contadini che, come molte altre, si era inurbanizzata a Firenze e, secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, aveva affidato il figlio alla bottega di un pittore, Cenni di Pepi, detto Cimabue, iscritto alla potente Arte della Lana, che abitava nella parrocchia di Santa Maria Novella. Tuttavia certo è che i primissimi anni del pittore sono stati oggetto di credenze quasi leggendarie fin da quando egli era in vita. La prima volta che Giotto venne ufficialmente nominato è in un documento recante la data 1309, nel quale si registra che Palmerino di Guido restituisce in Assisi un prestito a nome suo e del pittore. Il Vasari racconta come Giotto fosse capace di disegnare una perfetta circonferenza senza bisogno del compasso, la famosa "O" di Giotto.Giotto di Bondone fu uno dei più grandi artisti di tutti i tempi e segnò l'inizio della grande tradizione della pittura italiana. Primo nell'era moderna a raggiungere la piena consacrazione in vita, rivoluzionò la pittura del tempo, abbandonando le linee uniformi e astratte dello stile bizantino per un senso più spiccato dei volumi e dello spazio, dando maggior risalto alle emozioni umane.


Nacque a Siena nel 1284 circa. Nessuna fonte certa esiste sulla sua formazione, ma è consolidata l’ipotesi che essa si sia svolta nella bottega diDuccio di Buoninsegna. Tuttavia, la presenza nella pittura di Simone, già nelle sue opere più precoci giunte sino a noi, anche di elementi non ducceschi lascia presumere che il tirocinio del pittore sia stato arricchito anche da esperienze diverse. Innanzitutto, in Simone si coglie una particolare sensibilità per la resa plastica delle figure umane, sicuramente maggiore di quanto non fosse nella coeva pittura senese e in quella di Duccio in particolare, il che rende ipotizzabile un contatto, già in età giovanile, con le novità giottesche.Possibile veicolo di tale contatto potrebbe essere stato Memmo di Filippuccio – futuro suocero di Simone – che fu attivo nel cantiere assisiate apprendendovi della rivoluzione giottesca, poi diffusa in area senese. La traccia dell’attività di Simone in San Gimignano, ove era situata la bottega di Memmo, e i futuri rapporti familiari con quest’ultimo, legittimerebbero l’ipotesi che la formazione di Simone Martini si sia completata proprio presso Memmo. Altro elemento caratterizzante l’opera di Simone, sin dagli esordi noti, è la sua attenzione per le arti suntuarie, fiorenti nella Siena del tempo. Ne è testimonianza il diffuso utilizzo di raffinati stampini e punzoni, mediante i quali Simone arricchisce di eccezionali elementi decorativi i suoi dipinti (si pensi ai nimbi della Vergine e del Bambino della Maestà del Palazzo Pubblico). Del pari gli oggetti in oro illusionisticamente raffigurati nelle sue opere sono riprodotti con ineguagliabile maestria (si veda in questo senso il trono della Vergine della stessa Maestà, quasi un ingrandimento di alcuni bellissimi reliquiari senesi dell’epoca). Sulla base di questi elementi si è ipotizzato che il giovane Simone abbia avuto familiarità con l’arte orafa. Ipotesi che peraltro potrebbe spiegare anche un ulteriore elemento distintivo dell’opera del Martini, cioè la sua conoscenza del gusto gotico oltremontano, diffuso a Siena soprattutto nel campo dell’oreficeria, dove, in taluni casi, è evidente la ripresa, nelle decorazioni a smalto, di modelli stilistici transalpini, come ad esempio nell’opera di Guccio di Mannaia.

Simone Martini

9


1400/1500

Nel corso del '400 la pittura cortese comincia ad elaborare molti spunti per lo sviluppo dell'importanza del paesaggio nelle opere. Vi è in questo periodo la realizzazione di alcune miniature rappresentanti alcuni feudi nelle più varie condizioni atmosferiche. Sempre in questo periodo in Italia cominciano ad essere realizzate opere con paesaggi come la Germania e le Fiandre. Nel periodo rinascimentale, che ha inizio nei primi anni del 1400 a Firenze e che dura fino a circa metà del 1500 il genere paesaggistico prenderà nuove caratteristiche sia tecniche che formali. Nel rinascimento gli artisti tornano ad una rappresentazione realistica della natura Le novità tecniche, specie l’invenzione della prospettiva lineare geometrica (Brunelleschi) e di quella aerea (Leonardo) servono a rendere i paesaggi più vicini al mondo reale Nel ‘400 è ancora l’uomo il protagonista principale delle rappresentazioni ma col ‘500 il paesaggio comincia a essere un genere autonomo . Si pensi all’opera di Giovanni Bellini,del Giorgione, e dello stesso Leonardo, ruolo svolto anche da pittori tedeschi e fiamminghi, particolarmente sensibili al dato naturale e, al tempo stesso, favoriti da uno spirito più libero da vincoli religiosi.


Jan van Eyck nacque in una data compresa fra il 1390 e il 1400 quasi sicuramente a Maastricht che all'epoca faceva parte dei possedimenti del ducato di Borgogna e a introdurlo nel mondo della pittura dovrebbe essere stato il fratello maggiore, il misterioso Hubert, anche se parte della critica dubita persino della sua esistenza. Nulla sappiamo sulla formazione dell'artista, nemmeno se essa si svolse in Francia o nella terra di origine. Probabilmente la sua formazione fu nel campo della miniatura, dalla quale imparò l'amore per i dettagli minuti e per la tecnica raffinata, che si riflesse anche nelle opere pittoriche. Tutta la sua carriera restò legata ai poteri ufficiali delle Fiandre. Divenne pittore di corte del duca di Borgogna Filippo il Buono, ruolo che ricoprì fino alla morte. Dopo aver abitato per qualche tempo nella città francese di Lilla, nel 1432 si trasferì definitivamente a Bruges, dove trascorse il resto della sua vita e morì ancora in giovane età nel giugno 1441, come testimoniano gli incartamenti relativi al suo funerale custoditi nell'archivio della cattedrale di Saint-Donatien.

Van Eyck

11


Giovanni Bellini, sebbene ritenuto fin dai contemporanei una figura di eccezionale grandezza, è raramente citato dai documenti e dalle fonti dell'epoca, con interi periodi oscuri della sua biografia e numerose sue opere, anche capitali, che sfuggono a un inquadramento definitivo per la scarsità di notizie sicure pervenuteci. Non si conosce la data di nascita esatta dell'artista, che era figlio dell'affermato artista veneziano Jacopo Bellini, forse il secondo o terzogenito. Vasari lo definì morto novantenne nel 1516, quindi sarebbe nato nel 1426. Ma il grande storiografo fiorentino, tutt'altro che estraneo a questo tipo di errori soprattutto per gli artisti a lui non contemporanei, viene smentito da un documento del testamento della madre di Bellini, la marchigiana Anna Rinversi, redatto in occasione del primo parto, che avvenne solo nel 1429. Le fonti contemporanee a Giovanni Bellini sono incomplete su chi sia il primogenito della famiglia: Gentile è sempre ricordato come maggiore di Giovanni, ma primogenita potrebbe essere anche Nicolosia (andata poi in sposa ad Andrea Mantegna) o un fantomatico quarto fratello Niccolò, riscoperto solo nel 1985 da Meyer Zu Capellen. La data di nascita di Giovanni non può quindi cadere negli anni venti e va verosimilmente spostata almeno agli anni 1432-1433 circa, se non più tardi.C'è poi la questione della legittimità o meno di Giovanni come figlio della coppia. Di solito viene indicato come figlio naturale, nato quindi dal padre fuori dal matrimonio con un'altra donna, o da un matrimonio precedente a quello con Anna, in base al documento del testamento di Anna Rinversi del novembre 1471, quando, ormai già vedova di Jacopo, dispose che i suoi beni andassero a Niccolò, Gentile e Nicolosia. L'assenza di menzioni a Giovanni è stata spiegata da Fiocco (1909) come prova della diversa nascita del quarto figlio, che però non è suffragata da altre prove e di cui la critica successiva ha preso atto con molte cautele.

Giovanni Bellini


1600

Tra la fine del cinquecento e i primi anni del seicento vari artisti elaborano paesaggi di fattura bolognese e classicista. Un grande fautore di ciò è Annibale Carracci Nel corso del '600 il paesaggio assume sempre più grande valore grazie a due artisti francesi, Poussin e Lorrain. In particolar modo quest'ultimo dedica molte giornate alla realizzazione dal vero delle campagne romane; molti gli commissionano infatti opere riguardanti questi paesaggi. Un'altra tendenza di questo secolo è quella di cogliere la natura in momenti sorprendenti. Il ‘600, anche per quanto riguarda l’arte è un secolo molto influenzato dalle regole rigide della Controriforma, che riguardavano anche le scelte artistiche Il paesaggio è un genere che non creava difficoltà agli artisti dal punto di vista dei contenuti, quindi, in questo momento, viene ripreso in maniera considerevole Si tratta soprattutto di paesaggio classico, dove piccole figure (tratte dalla mitologia classica o dalla bibbia) sono solo pretesti per evidenziare una natura realistica e molto rigogliosa .


Già il Bellori, nelle sue Vite (1672), considerava che Annibale Carracci nel raffigurare i paesaggi «ha superato ogn’altro eccettuando Tiziano». Nelle sue prime prove da paesaggista – ad esempio nelle scene di caccia e di pesca oggi al Louvre – Annibale si rifece a precedenti veneti, ma a Roma elaborò un nuovo tipo di paesaggio, definito come paesaggio classico o moderno, che superava le precedenti coniugazioni di queste genere, nordiche ed italiane. L’innovazione di Annibale sta nel raggiungimento di un equilibrio tra la natura e l’uomo che la abita e la trasforma evitando al tempo stesso che gli elementi paesistici si limitino a fare da mero sfondo a soggetti di altro genere. Infatti, a lui, come riconosce la storiografia quasi unanime (già a partire dal Burckhardt nel suo Il Cicerone 1853/54), è dovuta una nuova concezione della pittura di paesaggio che la sottrae dal novero dei generi minori. Il capolavoro di Annibale in questo genere è il Paesaggio con la fuga in Egitto[67], tela databile tra il 1602 e il 1604, realizzata per la cappella di Palazzo Aldobrandini. In questa ideale finestra aperta sull'Agro romano inondato da una luce autunnale, l’episodio sacro quasi scompare nell’amplissimo paesaggio che lo avvolge e vi è piena armonia tra l'elemento naturale e quello architettonico che si fondono in un tutto.Debitori di Annibale saranno i maggiori paesaggisti del Seicento quali il Domenichino, Nicolas Poussin e Claude Lorrain, pittori che portarono questo genere ad uno dei livelli più alti che esso abbia mai raggiunto .

Annibale Caracci


Nicolas Poussin

Nato in una famiglia borghese nei pressi di Andelys, in Normandia, lasciò a diciotto anni la dimora familiare in seguito alla disapprovazione dei genitori per la scelta della carriera di pittore.Seguirono diversi brevi soggiorni in atelier di pittori dove, però, era considerato un artista autodidatta, non avendo seguito corsi accademici d'arte. Nel 1623 eseguì sei tavole sulla vita di Ignazio di Loyola per i gesuiti, e ciò gli procurò una certa fama. Arrivò in Italia nel 1624, sotto la protezione del cardinale Barberini, ricco collezionista e mecenate e, successivamente, incontrò Giambattista Marino, poeta alla corte dei Medici, che gli aprì le porte di ricche famiglie romane. Ma Poussin, che conduceva una vita molto regolare divisa fra lavoro e svaghi, non ottenne che piccoli incarichi. Avido di conoscenze, Poussin studiò l'ottica, la geometria e la prospettiva. Fu gravemente malato e sposò la figlia di un pasticcere francese trasferito in Italia. Si fermò quindi a Roma. Ripetutamente invitato a rientrare in Francia, accettò solo quando il suo amico più devoto, Paul Fréart de Chantelou, venne a cercarlo nel 1640. In patria fu ricevuto con grandi onori: Luigi XIII e Richelieu gli chiesero di assumere la supervisione dei lavori del Louvre; fu perciò nominato primo pittore del re e direttore generale degli abbellimenti dei palazzi reali.La morte di Richelieu e quella di Luigi XIII lo indussero a considerare esauriti i propri impegni con la corte francese: non tornò più in Francia, ma non smise di lavorare per il proprio paese. Tornato a Roma, poté applicarsi a numerose tavole mitologiche ("Orfeo e Euridice", "Orione cieco", "I Pastori dell'Arcadia") e bibliche ("Le quattro stagioni") che gli assicurarono una fama europea.La sua tomba, fatta costruire nel XIX secolo da Chateaubriand, si trova nella basilica di San Lorenzo in Lucina a Roma.

15


Claude Lorrain Giunse a Roma giovanissimo (nel 1616 partecipò alla decorazione pittorica di Villa Lante di Bagnaia, presso Viterbo) e fu allievo del Cavalier d'Arpino e soprattutto di Agostino Tassi, paesaggista ed esperto di decorazione architettonica (era un apprezzato quadraturista): conclusa la sua formazione, nel 1625 tornò in Francia e lavorò agli affreschi per la chiesa dei Carmelitani di Nancy, ma dal 1626 si stabilì definitivamente a Roma, dove si specializzò nel genere del paesaggio.I presupposti estetici di Claude Lorrain, così come quelli del suo connazionale Nicolas Poussin, vanno ricercati nell'interpretazione classicista della natura operata dai bolognesi Annibale Carracci e Domenichino. Strumento prezioso per seguire l'attività del Lorenese è il suo Liber Veritatis, un album di 195 disegni che raccoglie le riproduzioni dei suoi lavori a partire dal 1639, redatto dall'artista per tutelare la propria opera (le sue tele, a partire dagli anni '30, erano divenute oggetto di imitazione). Morì a Roma nel 1682 e venne sepolto, secondo la sua volontà, nella chiesa di Trinità dei Monti. Nel 1840 la sua salma venne traslata nella Chiesa di San Luigi dei Francesi. L'epitaffio sulla sua tomba recita: "rappresentò in modo meraviglioso i raggi del sole all'alba e al tramonto sulla campagna".


1700

Nel Settecento la pittura di paesaggio assunse un carattere conoscitivo e documentaristico. Con il termine VEDUTISMO, da preferirsi a quello generico di paesaggio, si intende una produzione pittorica che comprende sia il paesaggio naturale che quello artificiale fatto di città e di grandi opere dell’uomo. In questa vastissima produzione, spesso di qualità non eccelsa, emersero diversi artisti di notevole valore. Famosa nel Settecento fu soprattutto la scuola veneziana di cui vanno ricordati Giovanni Antonio Canal, più noto con il nome di Canaletto, Bernardo Bellotto e Francesco Guardi. Nel corso del Settecento si ebbe uno sviluppo notevole dei viaggi. Una delle mete preferite dai viaggiatori europei fu soprattutto l’Italia per la quantità di tesori artistici e bellezze naturali da visitare. Questo inedito sviluppo del turismo ( che passerà sotto il nome di Gran Tour) unito ad un rinnovato interesse per la storia e la geografia in genere, fece sviluppare notevolmente il mercato di opere d’arte che rappresentavano le bellezze naturali o storiche di un luogo. In ogni città italiana si avviò la produzione di dipinti raffiguranti vedute di piazze, scorci caratteristici. A Roma, nella prima metà del Settecento, fu attivo soprattutto Giovanni Paolo Panini che al vedutismo cittadino unì anche la rappresentazione di rovine,dando un contributo notevole alla diffusione di questo genere per tutto il Settecento e oltre.


Canaletto

Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come il Canaletto (Venezia, 17 o 18 ottobre 1697 – Venezia, 19 aprile 1768), è stato un pittore e incisore italiano, noto soprattutto come vedutista. I suoi quadri, oltre a unire nella rappresentazione topografica architettura e natura, risultavano dall'attenta resa atmosferica, dalla scelta di precise condizioni di luce per ogni particolare momento della giornata e da un'indagine condotta con criteri di scientifica oggettivitĂ , in concomitanza col maggiore momento di diffusione delle idee razionalistiche dell'Illuminismo. Insistendo sul valore matematico della prospettiva, l'artista, per dipingere le sue opere si avvaleva talvolta della camera ottica.


1800/1899

Tra la seconda metà del settecento e i primi anni dell’ottocento si diffonde in Europa un nuovo sentire, a noi noto col termine Romantico. In questo nuovoscenario gli artisti e, con essi molti poeti e filo sofi, in evidente contrapposizione con l’Illuminismo, si ritrovano ad esplorare gli inquieti campidell’emotività, dell’irrazionalità, del mito, delle tradizioni popolari e a confrontarsi con nuovecategorie estetiche. Sarà l’Inghilterra del tardo 700, la nazione europe a dove si svilupperà per prima una nuova pittura di paesaggio che vedrà in Thomas Gainsborough, già affermato ritrattista, uno dei maggiori interpreti. Tratto fondamentale della sua opera è il particolare rapporto che lega le figure ad un paesaggio che non è concepito come scenario accessorio, bensìcome parte integrante della composizione. La campagna inglese di Gainsborough diventa un “personaggio” con cui dialogare, dotato di un’anima e di un sentimento. La campagna inglese continuerà a troverà nell’800 molti interpreti. La figura di artista che si imporrà è quella di John Constable che dipingerà il suo mondo rurale, avendo attenzione agli effetti che le stagioni e la luce hanno sulla natura trasformata dall’uomo. Sue, le innumerevoli vedute della Cattedrale di Salisbury da diversi punti di vista e in diverse condizioni meteorologiche.


John Constable Nacque nel Suffolk, conosciuto principalmente per i suoi paesaggi di Dedham Vale, area posta nei dintorni del suo luogo natio — attualmente conosciuta come "Constable Country" — pervasi di un'intensa passione. "Dipingerei meglio i miei luoghi", scrisse al suo amico John Fisher nel 1821, "pittura non è altra parola che sentimento [feeling]". Le sue opere più famose comprendono Dedham Vale del 1802 e Il carro da fieno (The Hay Wain) del 1821. Sebbene i suoi dipinti siano adesso tra i più popolari e quotati dell'arte britannica, non ebbe mai grande successo economico e non divenne membro dell'establishment fino a che non fu eletto alla Royal Academy all'età di 52 anni. Vendette più dipinti in Francia che nella sua nativa Inghilterra.


William Turner

Joseph Mallord William Turner (Londra, 23 aprile 1775 – Chelsea, 19 dicembre 1851) è stato un pittore e incisore inglese. Appartenente al movimento romantico, si può dire che il suo stile abbia posto le basi per la nascita dell'Impressionismo. Nonostante ai suoi tempi fosse visto come una figura controversa, attualmente è considerato l'artista che ha elevato l'arte della pittura paesaggistica ad un livello tale da poter competere con la maggiormente considerata pittura storica. Anche se è diventato famoso per le sue opere ad olio, Turner è anche stato uno dei più grandi maestri britannici nella realizzazione di paesaggi all'acquerello. È conosciuto con il soprannome di Il pittore della luce.

21


(Greifswald, 5 settembre 1774 – Dresda, 7 maggio 1840) è stato un pittore tedesco, esponente dell'arte romantica. L'artista, uno dei più importanti del "paesaggio simbolico", basava la sua pittura su un'attenta osservazione dei paesaggi della Germania e soprattutto dei loro effetti di luce; permeandoli di umori romantici. Egli considerava il paesaggio naturale come opera divina e le sue raffigurazioni ritraevano sempre momenti particolari come l'alba, il tramonto o frangenti di una tempesta.con la sua opera, riesce a visualizzare l’unione profonda tra immensità dello spazio e senso del divino. Questa nuova forma d'arte popolare è in netta contrapposizione con l'eccessivo intellettualismo espressionismo astratto e rivolge la propria attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei consumi.

Caspar David Friedrich

I personaggi di Friedrich sono quasi sempre girati di spalle, non guardano mai lo spettatore, hanno lo sguardo rivolto all’infinito, verso l’ignoto. Lo sp irito romantico del pittore lo porta a credere nel superamento della frattura tra uomo e natura grazie alla forza riconciliatrice dell’universo. Il person aggio in primo piano nel Viandante davanti a un mare dinebbia, abbandonato nella contemplazione della vastità del paesaggio, sembra acquisire la consapevolezza della sua nullità, dell’essere infinitesimamente piccolo al cospetto dell’assolutamente grande Kantiano. Il Sublime è proprio questo: un oscuro e tormentato moto dell’animo nato dal piacere che deriva dallo sgomento dell’uomo di fronte a minacciosi scenarinaturali, allo scatenarsi delle forze della natura.


Giovanni Fattori

Giovanni Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908) è considerato, insieme a Silvestro Lega e a Telemaco Signorini, tra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli. Il movimento pittorico dei macchiaioli si ha a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento L''importanza del movimento sta anche nell'aver preceduto l'affermarsi dell'Impressionismo. Fattori nasce a Livorno nel 1825, della sua vita si sa poco. Entrato in contatto con il gruppo del Caffè Michelangelo, divenne allievo di Giuseppe Bezzuoli e iniziò a frequentare la Scuola di Nudo all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Descritto spesso come realista, fu in questo periodo che l’artista divenne un membro dei Macchiaioli, una corrente di pittori precursori dell’impressionismo. La poetica macchiaiola è verista opponendosi al Romanticismo, al Neoclassicismo e al Purismo accademico, e sostiene che l’immagine del vero è un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro, ottenuti tramite una tecnica chiamata dello specchio nero, utilizzando uno specchio annerito con il fumo permettendo di esaltare i contrasti chiaroscurali all’interno del dipinto. L’arte di questi pittori consisteva "nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri" Fattori è oggi considerato uno dei membri più notevoli di questo movimento artistico, mentre al suo tempo era considerato rivoluzionario o quanto meno poco credibile, secondo il punto di vista dell'epoca, piuttosto che espressione di un'avanguardia.

23


Silvestro Lega

Silvestro Lega (1826-1895), romagnolo di nascita, svolse la sua formazione giovanile presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze dove fu allievo di Giuseppe Bezzuoli. Dopo un esordio dai tratti fondamentalmente accademici, si accostò alla tecnica a macchia degli artisti che si riunivano al Caffè Michelangelo, compiendo una evoluzione in senso realista ma con caratteristiche personali. Pittore molto dotato tecnicamente, realizzò le sue opere migliori tra il 1867 e il 1868, quali «Il canto dello stornello», «Il pergolato», «La visita», che rimangono tra le opere più alte dell’Ottocento italiano. Il contenuto dei suoi quadri tende ad esaltare la semplicità delicata e gli affetti puri che caratterizzano la piccola borghesia italiana di quegli anni. Nei suoi quadri vi è sempre un po’ di commozione nostalgica per questo piccolo mondo vissuto in piccoli centri urbani.


Telemaco Signorini

Fu uno dei protagonisti di spicco della corrente macchiaiola, forse il più colto e certamente uno dei più polemici, oltre ad essere un artista di grande qualità fu anche un ottimo scrittore, ed affidò molto spesso i propri pensieri alle pagine del “Gazzettino delle Arti del Disegno”. Nel suo operato si possono distinguere due fasi principali, la prima delle quali lo vede tra i sostenitori più accesi della “macchia”. Nella seconda è invece possibile cogliere un addolcimento dei colori, forse frutto dei suoi contatti con gli artisti di Parigi e Londra. Figlio di un famoso vedutista della Firenze granducale, Giovanni Signorini, in gioventù frequentò l’Accademia, ma solo la scuola libera del nudo. Nutrì fin dall’inizio sentimenti patriottici e partecipò ad alcune campagne garibaldine. Nel 1855 troviamo Signorini all’interno del Caffè Michelangiolo e nel ’56 è aVenezia, dove conobbe Abbati, amico d’arte e di vita.Al suo ritorno, presso La Spezia, si dedicò a quadri di storia di ispirazione letteraria. Saranno i primi riusciti studi macchiaioli, risolti attraverso contrasti luministici e tonali, alla maniera dei bozzetti. All’inizio degli anni Sessanta utilizzò la sua nuova tecnica per ritrarre le case e i rustici di Riomaggiore, luogo da lui molto amato e che ne divenne il ritiro in tarda età.

25


Camille Corot

Con il Sentire romantico verso il declino, la pittura di paesaggio s’incammina, in Francia, verso la suo definitiva affermazione. Già verso la metà degli anni ’30, un gruppo di artisti si riunì nel villaggio di Barbizon -piccolo centro al limite della foresta di Fontainebleau - con l’intento di guardare la natura con occhio diverso, vivendola fino in fondo, immergendosi in essa, producendo una pittura che prendesse spunto dall’osservazione diretta. Maggiori esponenti di questa tendenza furono Théodhore Roussaeau e Camille Corot. Di Corot va comunque segnalata la sua permanenza in Italia, testimoniata da varie vedute. Camille Corot è nato a Parigi, in una casa sul Quai vicino a Rue du Bac, ora demolita. La sua famiglia era borghese d'origine svizzera, e diversamente dall'esperienza in alcuni dei suoi colleghi artisti, durante la sua vita non ha mai avuto bisogno di denaro. Dopo una educazione a Rouen, ha cominciato a lavorare nel commercio dei tessuti, ma odiava la vita del commercio e disprezzava ciò che chiamava i suoi "trucchi di affari," tuttavia continuò fedelmente il suo lavoro fino a 26 anni, quando suo padre acconsentì a fargli adottare la professione dell'artista.Corot ha imparato poco dai suoi maestri. Visitò l'Italia in tre occasioni e due dei suoi Studi Romani sono esposti al Louvre. Fu un regolare espositore al Salone di Parigi e nel 1846 il governo francese lo decorò con la croce della Legion d'onore e fu promosso ad Ufficiale il 1867. Molti suoi amici consideravano, tuttavia, che era ufficialmente trascurato e il 1874, un poco prima della sua morte, lo hanno proposto per una medaglia d'oro. Si avvicinò alla religione cattolica durante gli ultimi giorni di vita, anche se alcuni studiosi ritengono che si fosse convertito già precedentemente. È morto a Parigi ed è stato sepolto al cimitero di Père Lachaise.Le opere di Corot sono sparse tra Francia, Paesi Bassi, la Gran Bretagna e America. Famosi i ponti di Narni conservati a Parigi ed in Canada.


27


Édouard Manet

Édouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883) non volle mai essere identificato col gruppo degli impressionisti, né partecipò mai alle loro esposizioni. Ciò perché, lungo tutta la sua carriera, egli preferì ottenere l'ammissione al Salon mediante un riconoscimento ufficiale dello Stato, e non «attraverso sotterfugi», come lui stesso affermò. Per questo si batté in difesa del principio della libertà espressiva dell'artista con opere che suscitarono scandalo presso i suoi contemporanei, come Colazione sull'erba e Olympia.A partire dal 1869 si dedicò alla pittura en plein air ("all'aperto") e le sue uscite ai giardini delle Tuileries, sul retro del Louvre, divennero quasi degli appuntamenti mondani. Restò in attività fino al 1883, l'anno della sua morte. Manet raggiunse una grandissima fama e ancora oggi è considerato il più grande interprete della pittura pre-impressionista.


Nell’ultimo trentennio dell’Ottocento, le invenzioni dovute alla rivoluzione industriale si riflettono notevolmente nei movimenti culturali dell’epoca La nascita della fotografia permette una riproduzione fedele della realtà e si affianca alla pittura come nuova tecnica artistica L’invenzione del colore in tubetto permette ai pittori di lavorare all’aperto (pittura en plein air) Lo sviluppo urbano crea nuovi spunti paesaggistici oltre a quelli naturali Il paesaggio diventa uno dei generi più frequenti, soprattutto nell’ambito della corrente francese Impressionista (1874-1886), che con una tecnica veloce a tratti imprecisi (composizione retinica), rappresenta realisticamente paesaggi legati alla natura o alla città (soprattutto la Parigi della Belle Epoque) Gli impressionisti, al contrario dei pittori romantici non vogliono trasmettere particolari contenuti, ma sono interessati a rappresentare i fenomeni ottici della luce e del colore .Claude Monet (1840-1926), tra tutti i pittori dell’impressionismo, può essere considerato il più impressionista di tutti. La sua personale ricerca pittorica non uscirà mai dai confini di questo stile, benché egli sopravviva molto più a lungo dell’impressionismo. La sua formazione avvenne in maniera composita, trovando insegnamento ed ispirazione in numerosi artisti del tempo. A diciotto anni iniziò a dipingere, sotto la direzione di Boudin, che lo indirizzò al paesaggio en plain air. Recatosi a Parigi, ebbe modo di conoscere Pissarro, Sisley, Renoir, Bazille. In questo periodo agisce su di lui soprattutto l’influenza di Courbet e della Scuola di Barbizon. Nel 1870 conobbe la pittura di Constable e Turner. In questo periodo si definisce sempre più il suo stile impressionistico, fatto di tocchi di colore a rappresentare autonomi effetti di luce senza preoccupazione per le forme. Nel 1872 dipinse il quadro che poi diede il nome al gruppo: «Impression. Soleil levant». Questo quadro fu esposto nella prima mostra tenuta dagli impressionisti nel 1874.In questo periodo lo stile di Monet raggiunge una maturazione che si conserva inalterata per tutta la sua attività posteriore. Partecipa a tutte le otto mostre di pittura impressionista, tenute fino al 1886. I suoi soggetti sono sempre ripetuti infinite volte per esplorarne tutte le varianti coloristiche e luministiche. Tra le sue serie più famose vi è quella che raffigura la cattedrale di Rouen. La facciata di questa cattedrale viene replicata in ore e condizioni di luminosità diverse. Ogni quadro risulta così diverso dall’altro, anche se ne rimane riconoscibile la forma di base pur come traccia evanescente e vaporizzata.Dal 1909 al 1926, anno della sua morte, esegue una serie di quadri aventi a soggetto «Le ninfee». In questi fiori acquatici sono sintetizzati i suoi interessi di pittore, che rimane impressionista anche quando le avanguardie storiche hanno già totalmente demolito la precedente pittura ottocentesca.

Claude Monet

29


Rosalba Carriera


Pierre-Auguste Renoir Dopo un esordio come decoratore, Pierre-Auguste Renoir diventa uno dei pittori impressionisti più famosi e acclamati. Tuttavia, mentre i suoi colleghi per rincorrere l’attimo disintegrano la forma, egli si concentra su una pittura che non perde mai di vista la concretezza delle figure intorno al 1865, frequenta il Café Guerbois, nel quartiere di Batignolles a Parigi, dove è solito riunirsi un gruppo di artisti innovativi che fa capo al maestro Édouard Manet. Sono anni di grandi sperimentazioni nel campo della pittura: mentre il pubblico è ancora affezionato ai temi storici, che rappresentano uomini e donne in costumi di epoche lontane, questi pittori non si accontentano più di raccontare il passato, vogliono farsi interpreti della vita moderna, dell’istante che fugge. Uno di questi artisti è Renoir.Fin dai primi anni Sessanta lavora a stretto contatto con un altro grande artista, Claude Monet, con il quale sperimenta la pittura all’aria aperta (en plein air in francese) per rendere quelle vibrazioni di luce e di colore che una pittura fatta al chiuso dello studio (atelier) non è in grado di dare. I risultati sono eccezionali: guardando quelle opere riusciamo a sentire il calore del Sole, il luccichio dell’acqua, la frescura dell’ombra. Ma per ottenere questi effetti così naturali c’è bisogno di rapide pennellate, tanti piccoli tocchi di colore, l’occhio e la mano devono essere molto veloci per rincorrere le sensazioni! Il rischio è che la forma, la corporeità si polverizzino, cosa che Renoir cerca di evitare, tentando sempre una sintesi tra linea e colore. «Monet, Renoir amano le nostre donne, i loro ombrelli, i loro chiffons, persino la loro cipria, che le rende figlie della nostra civiltà» (Émile Zola). Gli impressionisti, al di là delle loro innovazioni pittoriche, sono anche attenti testimoni del loro tempo. Renoir ama dipingere Parigi e i parigini, i balli, gli incontri ai caffè, gli stabilimenti balneari, trattando il quotidiano con la stessa dignità che la pittura tradizionale dell’epoca riserva ai temi biblici, storici e mitologici.

31


Giovanni Segantini

PUNTINISMO E DIVISIONISMO- Quasi allo scadere del secolo due correnti artistiche si dedicano assiduamente al tema del paesaggio, partendo da uno stesso principio per quanto riguarda la tecnica (colore diviso, composizione retinica, utilizzo della ruota cromatica di Chevreul, per aumentare il contrasto e la luminosità delle opere) Il Divisionismo nasce in Italia e nel paesaggio trasmette talvolta significati di tipo simbolico riguardo la natura. Con tecnica divisionista Segantini, realizzò ampie composizioni di soggetto naturalista, caratterizzate da sfuggenti tagli prospettici e da pennellate a fibre lunghe di una luminosità cristallina. Negli ultimi anni di attività prolungati contatti con la secessione viennese lo aprirono alle suggestioni del simbolismo. Orfano, dopo un'infanzia infelice trascorsa anche in riformatorio , fu allievo all'accademia di Brera di G. Carmignani. Sensibile all'influenza dell'ambiente milanese e della tradizione romantica lombarda esordì dipingendo con densi impasti materici nature morte, vedute e soggetti d'ispirazione letteraria; Nel 1880, S. si stabilì in Brianza dove, lavorando a più diretto contatto con la natura, schiarì gradualmente la tavolozza e approfondì le ricerche sulla luce in numerosi paesaggi e scene agresti Dipinse le sue ultime opere, dense di riferimenti simbolici, nell'isolamento delle montagne dell'Engadina dove si ritirò nel 1894


Georges Seraut

Considerato il capostipite dei cosiddetti puntinisti, fu tra i primi pittori a staccarsi dal gruppo degli Impressionisti. La sua, è una pittura non attenta più al racconto paesaggistico, all’immediatezza dell’immagine, quanto piuttosto al dato più squisitamente coloristico: una pittura che ritorna negli studi, quasi scientifica. Seraut, infatti, studia le più recenti teorie ottiche, si documenta per mettere in pratica una regola che gli impressionisti avevano indagato ma che non avevano messo in pratica : non mescolare i colori sulla tavolozza ma lasciare che sia la retina dell’osservatore a farlo. Georges Seurat morì molto giovane, nel 1891, a soli trentadue anni. La sua eredità venne raccolta soprattutto dall’amico Paul Signac. Oltre all’attività pittorica, Signac si dedicò anche a quella di teorico e con il suo libro, «Da Delacroix al neoimpressionismo», diede i fondamenti teorici del «pointillisme» che egli proponeva invece di chiamare «divisionismo». Il puntino era quindi solo un mezzo e non un fine. Tanto che gli stessi procedimenti divisionistici potevano ottenersi anche con tratteggi accostati e non solo con piccoli punti. Ed il tratteggio divenne infatti la tecnica preferita dai divisionisti italiani quali Pelizza da Volpeda, Segantini e Previati.

33


Altri pittori tentano strade autonome: tra questi va subito citato Paul Cézanne che, distaccatosi anch’esso dagli impressionisti, cercherà lontano da Parigi una sua dimensione che lo porterà ad essere considerato uno dei padri della pittura moderna. Paul Cezanne (1839-1906) è il pittore francese più singolare ed enigmatico di tutta la pittura francese post-impressionista. Nato ad Aix-en-Provence, nel meridione della Francia, proviene da una famiglia benestante (il padre era proprietario della banca locale). Egli quindi ebbe modo di condurre una vita agiata, a differenza degli altri pittori impressionisti, e di svolgere una ricerca solitaria e del tutto indifferente ai problemi della critica e del mercato. Egli, infatti, nella sua vita, al pari di Van Gogh, vendette una sola tela, solo qualche anno prima di morire. Egli disse infatti che «nella pittura ci sono due cose: l’occhio e il cervello, ed entrambe devono aiutarsi tra loro». Da questa sua ricerca parte proprio la più grande rivoluzione del ventesimo secolo: la pittura cubista di Picasso. I paesaggi sono, tra la produzione di Cezanne, quella più emozionante e poetica. Vi dominano i colori verdi, distesi in infinite tonalità diverse, tra cui si inseriscono tenue tinte di colore diverso. Sono paesaggi che nascono da una grande sensibilità d’animo e che cercano nella natura la serenità e l’equilibrio senza tempo.

Paul Cézanne


Vincent Van Gogh

La pittura di paesaggio, quindi, negli anni a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, non è più alla ricerca di nature idealizzanti, di vedute descrittive oppure di visioni piacevoli o orride, ma utilizza la natura e il paesaggio come campo di nuove esplorazioni. E’ il caso, ad esempio, di Vincent Van Gogh che realizza una veduta notturna visionaria, potente, per niente naturalistica Vincent Willem van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato autore di ben 864 tele e di più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi iniziati e non portati a termine più diversi appunti probabilmente destinati all'imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese, tanto geniale quanto incompreso in vita, van Gogh influenzò profondamente l'arte del XX secolo. Dopo aver trascorso molti anni soffrendo di frequenti disturbi mentali, morì all'età di 37 anni per una ferita da arma da fuoco, molto probabilmente auto-inflitta. In quel momento i suoi lavori erano molto poco conosciuti e apprezzati ancor meno.

35


1900

Nei primi anni del 900, infine, con l’avvento delle cosiddette Avanguardie, l’abbandono di qualsivoglia volontà descrittiva diventerà sempre più incontenibile. La natura verrà totalmente piegata alle nuove esigenze espressive, dettate ora dal colore, ora dalla ricerca della geometria, come dalla pure astrazione.


Henrì Matisse

Henri Matisse iniziò la sua attività di pittore a Parigi intorno al 1890. Studiò presso il pittore simbolista Gustave Moreau e presso l’École des Beaux-arts di Parigi. In questi anni conobbe Albert Marquet, André Derain e Maurice de Vlaminck. Dalla loro amicizia nacque il gruppo dei Fauves. La loro prima comparsa pubblica avvenne nel 1905 al Salon d’Automne. Il gruppo dei Fauves, pur non essendo un movimento organico, si riconosceva in alcune comuni convinzioni: soprattutto, il dipinto deve comporsi unicamente di colore. Senza ricercare la verosimiglianza con la natura, il colore deve nascere dal proprio sentire interiore. Il colore viene quindi svincolato dalla realtà che rappresenta ma esprime le sensazioni che l’artista prova di fronte all’oggetto che riproduce.Il fauvismo rappresenta la prima vera rottura con l’impressionismo ed è la prima esperienza moderna che svincola il rapporto tra colore reale delle cose e colore impiegato per la loro rappresentazione pittorica. I presupposti per queste scelte derivarono dalla conoscenza della pittura di Cezanne, Van Gogh e Gauguin. Da Cezanne presero l’idea della scomposizione e ricomposizione non prospettica delle forme, e da Van Gogh e Gauguin l’uso del colore come autonoma espressione interiore. Lo stile di Matisse già si definisce in questa fase della sua attività. I suoi quadri sono tutti risolti sul piano della bidimensionalità, sacrificando al colore sia la tridimensionalità, sia la definizione dei dettagli. L’uso del colore in Matisse è quanto di più intenso è vivace si sia mai visto in pittura. Usa colori primari stesi con forza e senza alcuna stemperatura tonale. Ad essi accosta i colori complementari con l’evidente intento di rafforzarne il contrasto timbrico. Ne risulta un insieme molto vivace con un evidente gusto per la decoratività. La sua attività pittorica si svolse per decenni, nel suo quieto ambiente familiare, lontano dai clamori della vita mondana. Svolse la sua ricerca portando il suo stile ad un affinamento progressivo fino a farlo giungere, in tarda età, alle soglie dell’astrattismo. Ma senza mai perdere il gusto per la forza espressiva del colore.

37


Pablo Picasso

Pablo Picasso (1881-1973) nacque a Malaga, in Spagna, da un padre, insegnante nella locale scuola d’arte, che lo avviò precocemente all’apprendistato artistico. A soli quattordici anni venne ammesso all’Accademia di Belle Arti di Barcellona. Due anni dopo si trasferì all’Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona, effettuò il suo primo viaggio a Parigi nel 1900. Vi ritornò più volte, fino a stabilirvisi definitivamente.Dal 1901 lo stile di Picasso iniziò a mostrare dei tratti originali. Ebbe inizio il cosiddetto «periodo blu» che si protrasse fino al 1904. Il nome a questo periodo deriva dal fatto che Picasso usava dipingere in maniera monocromatica, utilizzando prevalentemente il blu in tutte le tonalità e sfumature possibili. I soggetti erano soprattutto poveri ed emarginati. Picasso li ritraeva preferibilmente a figura intera, in posizioni isolate e con aria mesta e triste. Ne risultavano immagini cariche di tristezza, accentuata dai toni freddi (blu, turchino, grigio) con cui i quadri erano realizzati. Dal 1905 alla fine del 1906, Picasso schiarì la sua tavolozza, utilizzando le gradazioni del rosa che risultano più calde rispetto al blu. Iniziò quello che, infatti, viene definito il «periodo rosa». Oltre a cambiare il colore nei quadri di questo periodo cambiarono anche i soggetti. Ad essere raffigurati sono personaggi presi dal circo, saltimbanchi e maschere della commedia dell’arte, quali Arlecchino.La svolta cubista avvenne tra il 1906 e il 1907. In quegli anni vi fu la grande retrospettiva sulla pittura di Cezanne, da poco scomparso, che molto influenza ebbe su Picasso. E, nello stesso periodo, come molti altri artisti del tempo, anche Picasso si interessò alla scultura africana, sulla scorta di quella riscoperta quell’esotico primitivo che aveva suggestionato molta cultura artistica europea da Gauguin in poi. Da questi incontri, e dalla volontà di continua sperimentazione che ha sempre caratterizzato l’indole del pittore, nacque nel 1907 il quadro «Les demoiselles de Avignon» che segnò l’avvio della stagione cubista di Picasso.La fase cubista di Picasso durò circa dieci anni. Nel 1917, anche a seguito di un suo viaggio in Italia, vi fu una inversione totale nel suo stile. Abbandonò la sperimentazione per passare ad una pittura più tradizionale. Le figure divennero solide e quasi monumentali.

La sua capacità di sperimentazione continua lo portarono ad avvicinarsi ai linguaggi dell’espressionismo e del surrealismo, specie nella scultura, che in questo periodo lo vide particolarmente impegnato. Nel 1937 partecipò all’Esposizione Mondiale di Parigi, esponendo nel Padiglione della Spagna il quadro «Guernica» che rimane probabilmente la sua opera più celebre ed una delle più simboliche di tutto il Novecento. Negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale si dedicò con impegno alla ceramica, mentre la sua opera pittorica fu caratterizzata da lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto personale, di famosi quadri del passato quali «Les meninas» di Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva alla Senna» di Courbet. Picasso è morto nel 1973 all’età di novantadue anni.


39


Umberto Boccioni Umberto Boccioni (1882-1916) è stato il maggior esponente del futurismo italiano. Nato a Reggio Calabria, si trasferì a Roma all’età di diciotto anni. Qui iniziò il suo apprendistato artistico prendendo lezioni di disegno e frequentando la Scuola libera del nudo. A Roma Boccioni entrò in contatto con Severini e Sironi ed insieme ai due frequentò lo studio del più anziano Giacomo Balla, da poco rientrato da Parigi.Nel 1907 si trasferì a Venezia e, dopo altri viaggi compiuti a Parigi e in Russia, si stabilì a Milano. In questa fase prefuturista la pittura di Boccioni si modella soprattutto sulla lezione di Balla: la pittura dal vero e la tecnica divisionista. I suoi interessi per la vibrazione del colore e della luce lo portano ad esiti molto vicini all’ambiente divisionista del nord Italia, dove il maggior rappresentante restava Pellizza da Volpedo, scomparso proprio in quegli anni (1907). I soggetti dei quadri di questo periodo, soprattutto nella scelta di periferie urbane in costruzione, anticipano i successivi sviluppi del futurismo. A Milano Boccioni ha anche modo di conoscere la pittura simbolista di Previati e della Secessione viennese e la pittura espressionista tedesca. L’incontro con queste tendenze lo porterà ad attenuare i suoi interessi per il naturalismo e a ricercare una pittura più intensa sul piano psicologico ed espressivo. Nacquero così alcune sue celebri tele, quali il famoso trittico degli «Stati d’animo». Il suo interesse per la psicologia, tuttavia, non ebbe mai i toni decadenti e raffinati della pittura simbolista, ma si concentrò sui temi della interiorità dell’uomo moderno, coniugando a ciò le suggestioni più intense del futurismo.

Nel gennaio del 1910 conobbe Marinetti, e l’incontro risultò decisivo per i successivi sviluppi della sua pittura. La sua adesione alle idee futuriste di Marinetti fu immediata e dopo pochi mesi firmò il primo manifesto della pittura futurista. La svolta stilistica avviene con la redazione del quadro «La città che sale» realizzato sempre nel 1910. L’anno successivo fu il principale ispiratore del Manifesto tecnico della pittura futurista. In esso si definisce più chiaramente il parametro fondamentale del futurismo in pittura: la «sensazione dinamica». La scomposizione della luce e del colore si unisce alla scomposizione dei volumi e dello spazio, portando il futurismo ad esiti molto vicini al cubismo Allo scoppio della prima guerra mondiale viene richiamato alle armi. Il 17 agosto del 1916, all’età di soli trentaquattro anni, muore per un banale incidente mentre era nelle retrovie dei campi di battaglia. La sua precoce morte ha privato l’arte moderna di uno degli esponenti più geniali del panorama europeo di quegli anni. La sua attività di pittore si è svolta per un arco di circa dieci anni. In questo periodo Boccioni riesce ad attraversare, e far proprie, le maggiori novità artistiche del periodo, dal divisionismo al futurismo, dall’espressionismo al cubismo. E lo fa con ispirazione tale da consentirgli di produrre opere di sempre elevata qualità. Passa attraverso i territori della psicologia (notevoli sono i suoi quadri intitolati Stati d’animo), pur senza essere un decadente, così come apprende dall’espressionismo la capacità di comunicare, pur senza giungere alle esasperazioni deformistiche di quella corrente.


41


Mario Sironi Nato a Sassari il 12 maggio 1885, da padre comasco Enrico Sironi, e Giulia Villa, fiorentina. La sua formazione era avvenuta a Roma, dove la famiglia si era trasferita l'anno dopo la sua nascita. "Si considerava più che altro romano, e del Romano aveva anche l'accento" ricordava il figlio di Margherita Sarfatti, Amedeo, che l'aveva frequentato a lungo. A Roma, dopo la prematura morte del padre, che lo lascia orfano a soli tredici anni, Sironi compie gli studi tecnici. Trascorre l'adolescenza, segnata, oltre che dalle suggestioni della Città Eterna, da appassionate letture. Nel 1902 si iscrive alla facoltà di ingegneria, ma l'anno dopo è colpito da una crisi depressiva, primo sintomo di un disagio esistenziale che lo accompagnerà tutta la vita. "Era un uomo introverso e pieno di complessi: per quanto, credo, ben conscio del suo valore, e certamente convinto dei suoi ideali estetici e artistici, era stranamente sprezzante almeno in apparenza - verso la sua opera, di cui non si mostrava mai soddisfatto" ricorda ancora Amedeo Sarfatti3.Abbandona quindi l'università e, incoraggiato dal giudizio positivo del vecchio scultore Ximenes e del divisionista Discovolo, si dedica alla pittura, frequentando la Scuola Libera del Nudo in via Ripetta e lo studio di Balla. Qui incontra Boccioni (che, nonostante qualche momento di incomprensione, diventa l'amico più caro della sua giovinezza), Severini e altri artisti.Inizia intanto (1905) a eseguire illustrazioni, disegnando tre copertine per "L'Avanti della Domenica". Sempre nel 1905 partecipa per la prima volta a una mostra, presentando due opere (Senza luce e Paesaggio) a una collettiva della Società Amatori e Cultori. Sempre in questo periodo compie i primi viaggi: nel 1906 a Parigi, dove in quel periodo si trova anche Boccioni; nel 1908 a Erfurt, in Germania, dove ritorna anche nel 19101911, ospite dello scultore Tannenbaum.I diari e le lettere di Boccioni ci informano delle ricorrenti crisi depressive di Sironi, che lo portano a chiudersi in casa, senza vedere nessuno, concentrandosi ossessivamente sul disegno. Ci rivelano però anche il suo profondo amore per i classici, proprio mentre i manifesti futuristi incitano a distruggere i musei. "Ha la casa piena di gessi e copia in tutti i sensi per 20, o 25 volte una testa greca!!! Ci disapprova naturalmente" si lamenta Boccioni nell'agosto 19104.


43


Mario Mafai

MARIO MAFAI (Roma 1902 - Roma 1965) Il giovane Mafai abbandona gli studi regolari intorno al 1917 per dedicarsi alla pittura. Nel 1924 stringe amicizia con Gino Bonichi (Scipione) e insieme frequentano la scuola libera del nudo all'Accademia di Belle Arti. Nel 1925 si lega alla Antonietta Raphaël da poco giunta da Parigi, dalla quale avrà tre figlie, Miriam (1926), Simona (1928) e Giulia (1930). Nel 1927 Mafai e Antonietta vanno ad abitare nella casa-studio in Via Cavour, frequentata anche da Scipione e Mazzacurati. Nello stesso anno Mafai esordisce nella "Mostra di studi e bozzetti" organizzata dall’Associazione Artistica Nazionale in Via Margutta. Nel 1928 espone alla XCIV Mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti.In questo periodo Mafai frequenta insieme a Scipione la Biblioteca di Storia dell’Arte di Palazzo Venezia, stringe rapporti di amicizia con Ungaretti, de Libero, Sinisgalli, Beccaria, Falqui. Nel 1929 espone, con Scipione e altri, al "Convegno" di giovani pittori a Palazzo Doria. C.E. Oppo appoggia il gruppo dei giovani romani e scrive dell’antimpressionismo di Mafai, che espone paesaggi e ritratti, richiamando i nomi di Utrillo, Derain, Vlaminck. Di lì a poco Longhi, recensendo la I Sindacale del Lazio, conia per il terzetto Mafai- Scipione- Raphaël la fortunata definizione "Scuola di Via Cavour".Ai primi del 1930 parte con la moglie per Parigi, ma nel novembre è di nuovo a Roma per una personale, con Scipione, alla Galleria di Roma. Gli anni 1933-34 lo vedono impegnato in un intenso lavoro, che produrrà alcune fra le sue opere maggiori. Nel 1939 si trasferisce con la famiglia a Genova, per sottrarre Antonietta alle discriminazioni razziali; gli sono vicini i collezionisti e amici Jesi e Della Ragione, incontra Manzù, Guttuso, Birolli.Nel 1943 ritorna a Roma e nel '44 è tra i principali espositori della mostra "Arte contro la barbarie" promossa da "L'Unità" alla Galleria di Roma, Nello stesso anno la XXIV Biennale di Venezia ospita un'importante personale, che raccoglie opere dal 1938 al '47. Da quel momento è un susseguirsi di mostre e premi nel 1964; in una nota il pittore sottolineò la coerenza interna del suo lavoro, che, in un arco di oltre quarant'anni, lo ha portato a scelte innovatrici non per ansia di novità o frettoloso adeguamento, ma per esplorare, oltre l'essere, il possibile.


Giacomo Balla

Giacomo Balla, (Torino 1871 - Roma 1958). Si formò a Torino e a Roma, dove si trasferì nel 1893, in un ambito culturale partecipe del socialismo umanitario e del positivismo scientifico, affrontando tematiche come il paesaggio urbano e le condizioni umane (ciclo Dei viventi, 19021905), in un linguaggio che trae elementi dal verismo, dal liberty e dal neoimpressionismo. Artista maturo e affermato, nel 1910 firmò, con i suoi allievi Boccioni e Severini, il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista, ma il suo più originale contributo iniziò dal 1912 con la serie di studî sul movimento (dal Dinamismo di un cane al guinzaglio, 1912, Buffalo, Albright-Knox Gal., alle serie sulla "velocità d'automobile", sul "volo di rondine", ecc.) e sulle "compenetrazioni iridescenti". L'interesse per la forma pura e soprattutto per il colore sfociarono in ricerche di rigorosa astrazione. Partecipò intensamente alle manifestazioni futuriste, creando e interpretando azioni sceniche, disegnando vestiti, costumi, mobili, progettando complessi plastici. La sua posizione critica nei confronti del secondo futurismo, latente a metà degli anni Venti, si accentuò all'inizio degli anni Trenta, portandolo a un isolamento e a un ripiegamento su una ricerca di figurazione naturalistica.

45


Giorgio De Chirico Giorgio De Chirico (1888-1978) nacque in Grecia da genitori italiani. Nel 1906 si trasferì a studiare in Germania a Monaco, dove venne a contatto con la cultura tedesca più viva del momento. Si interessò alla filosofia di Nietzsche, Schopenhauer e Weininger e fu molto colpito dalla pittura simbolista e decadente di Arnold Böcklin e Max Klinger. Nel 1910 si trasferì a Parigi dove divenne amico dei poeti Valery e Apollinaire, ma rimase estraneo al cubismo che, in quegli anni grazie a Picasso, rappresentava la grossa novità artistica parigina.Egli rimase comunque sempre estraneo alle avanguardie, nei quali manifestò spesso atteggiamenti polemici. In quegli anni dipinse molti dei suoi quadri più celebri che vanno sotto il nome di «Piazze d’Italia». Si tratta di immagini di quinte architettoniche che definiscono spazi vuoti e silenziosi. Vi è la presenza di qualche statua e in lontananza si vedono treni che passano. L’atmosfera magica di queste immagini le fa sembrare visioni oniriche.Nel 1916, all’ospedale militare di Ferrara, De Chirico incontrò Carrà, ed insieme elaborarono la teoria della pittura metafisica. Il termine metafisica nasce come allusione ad una realtà diversa che va oltre ciò che vediamo allorché gli oggetti o gli spazi, che conosciamo dalla nostra esperienza, sembrano rivelare un nuovo aspetto che ci sorprende. E così le cose che conosciamo prendono l’aspetto di enigmi, di misteri, di segreti inspiegabili.In questo periodo, oltre agli spazi architettonici, entrano nei soggetti dechirichiani anche i manichini. Questa forma umana, pur non essendo umana, si presta egregiamente a quell’assenza di vita che caratterizza la pittura metafisica. Anzi, per certi versi la esalta, data la visibile contraddizione tra ciò che sembra umano ma non lo è.Dal 1918 al 1922 partecipa attivamente alla vita di «Valori Plastici», mentre nel 1924 torna a Parigi dove frequenta il gruppo dei Surrealisti. In seguito la sua pittura si rivolse sempre più ad una classicità di tipo archeologico, dove il ricorso alle mitologie venne sempre interpretata in chiave metafisica, che rimase comunque il suo principale amore. E alla pittura metafisica fece costantemente ritorno anche negli anni successivi, fino a quando morì a Roma nel 1978, all’età di novanta anni.


Contemporanei


Elena Bellaviti

Fantasia di primo autunno, 40 x 50, olio su tela

Di origine lombarda, autodidatta, ha iniziato a dipingere motivata dalla volontà di rappresentare la bellezza della natura, a difesa dell’ambiente contro ogni speculazione. I soggetti dei suoi quadri sono prevalentemente paesaggi, spaziando dalla natia campagna lombarda, alle dolci colline toscane, agli incontaminati scenari norvegesi, fino alle marine. Ad oggi la sua produzione è prevalentemente a olio su tela e tecnica mista su tela. Si è espressa anche con la tecnica a carboncino. La sua espressione pittorica passa per un'interpretazione romantica, trasognata e poetica, immersa in una dimensione eterea, per addivenire attraverso una ricerca di stile ad una pittura sgombra da ogni aspetto letterale del paesaggio, con l’ausilio dell'emozione che lo stesso le ha procurato.

Paesaggio marino, 60 x 80, tecnica mista su tela

In riva al fiume, 40 x 50, olio su tela


Percorso campestre, 40 x 60, olio su tela

Tramonto a Pantelleria, 40 x 50, olio su tela

49


Felice Boccadoro

"onde" olio su tela 50 x 70

Fin dalla tenera età ha mostrato forte attitudine al disegno. Al Liceo ha realizzato molti lavori a china nel disegno storico e architettonco, anche di dimensioni notevoli, donati all’Istituto. Per l’anniversario di ”Italia 1961” a Torino crea una gigantesca riproduzione della battaglia di Solferino. Conseguita la maturità scientifica si è iscritto alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari per poi entrare, quasi subito, nel mondo del lavoro nello Sport dove ha gestito e diretto per 40 anni una grande Agenzia di rappresentanze sportive, Ciesse Piumini, Carnielli, Nike, InSport, Brunner, ecc. Fin dai tempi del Liceo l’amore per l’arte lo ha spinto a cimentarsi nella pittura che è, poi, rimasta la sua grande e incondizionata passione: ha coronato il suo sogno con l’iscrizione e frequentazione dell’ACCADEMIA di Belle Arti di Bari, dove si è laureato con 110 e lode. Il periodo artistico che sente più congeniale è quello dell’Impressionismo per tematica, tecnica e sentimento: l’amore e lo studio approfondito di tutto quel periodo, che tanto ha dato all’umanità e alla storia della pittura, ha condizionato fortemente il suo modo di dipingere e di osservare la realtà che lo circonda. Approndimenti: Boccadoro Felice via Aurelio Carrante, 1/a Bari cell. 338.7003906 - email:fedoro44@alice.it

" fratello mare" olio su tela 70 x 150


"il peschereccio" olio su tela 50 x 70

"pensieri" olio su tela 40 x 80

"trabucco" olio su tela 50 x 70

"laguna" olio su tela 50 x 70

51


"alba nella nebbia" olio su tela 40 x 60

"sogno" olio su tela 50 x 70

"il faro" olio su tela 70 x 70


Walter Buscarini Walter Buscarini nasce a S.Giovanni Suergiu ( CA ) il 20.09.1960.Attualmente risiede e opera nella città di Carbonia. La sua attività artistica inizia nel 1995 con le prime esposizioni a carattere regionale. Successivamente partecipa, ottenendo significativi riconoscimenti ,a diversi e importanti Premi di Pittura in campo nazionale. Nel 2002 espone alla Terza Mostra d’Arte e Design presso il Museo Villa .Breda di Padova. Nel 2003 ha preso parte alla II° BIENNALE INTERNAZIONALE D’ARTE DI BARLETTA ( IL DE NITTIS ) ricevendo una targa di segnalazione.Sempre nello stesso anno ha conseguito il Titolo di ACCADEMICO ASSOCIATO – SEZIONE ARTE da parte dell’ACCADEMIA INTERNAZ. GRECI MARINO e dell’ACCADEMIA DEL VERBANO DI LETTERE, ARTI E SCIENZE. L’artista ha esposto e collaborato con diverse Gallerie e Centri d’Arte. Tra i principali ricordiamo la Galleria Modigliani di Milano nel 2004, la Elvis Art Gallery di Padova nel 2005 , la Giò Art di Lucca nel 2006 e la Artexpoart di Bologna nel 2007 ( esposizione on line ) la Piccola galleria Marchionni di Villacidro nel 2008 . Nel 2009 , con la Galleria Mentana di Firenze , partecipa alla Rassegna “Valori di Continuità” - (Salone Brunelleschi - Palagio di parte Guelfa. - Firenze ) . Dal 2010 la sua attività espositiva si svolge principalmente in ambito regionale con frequenti collaborazioni con enti e associazioni culturali che operano nel territorio. Sulle sue opere hanno scritto diversi critici d’arte e esponenti della stampa tra cui, Gavino Colomo , Romano Pelati, Isabella Convertino , Dino Marasà , Valeria S. Lombardi , Salvatore Russo . Notizie e recensioni sono state pubblicate su quotidiani regionali, periodici e libri d’arte, tra i quali segnaliamo “ La Nuova Sardegna “ ,” La Provincia del Sulcis Iglesiente “ , “ La Gazzetta del Sulcis “ “ Boè” , ,il Dizionario Enciclopedico Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea “e la “ Guida agli Artisti Sardi Contemporanei operanti in Sardegna e nel Mondo. Approndimenti: www.walterbuscarini.com e-mail buscariniwalter@alice.it - Walter Buscarini - Via Trilussa 26 Carbonia - Tel 0781 61925 3393898491

Antico borgo - acrilico e malta sabbiosa su tela f.to 70 x 100

Verso il mare- - acrilico su tavola f.to 62x 72

53


Tratalias borgo medioevale - acrilico e malta sabbiosa su tela f.to 70 x100

Porto Pino - acrilico su tela f.to 50x 100


Gianluca De Grossi L’attività artistica orientata verso il mondo dell’arte comincia nel maggio del 1994. Nato nel bolognese nel 1970, l’artista ha sempre avuto la tendenza verso il disegno artistico e verso il mondo dei colori. Conseguito il diploma di maestro d’arte , all’istituto statale d’arte di Bologna, decise di abbandonare i canoni accademici a lui imposti, ricercando al contrario un’espressione artistica e iconografica del tutto personale, scegliendo di essere un’artista completamente autodidatta. I primi anni della sua produzione, l’artista realizza opere proiettate su diversi orizzonti, rientrando nella sfera del puro eclettismo,poi successivamente la sua visione artistica subirà una leggera e graduale trasformazione, alla volta di una più decisa personificazione stilistica, che caratterizzerà la mano e la mente dell’autore.La ricerca tecnico espressiva è alla base della sua pittura.Bisogna sottolineare con particolare rilievo la forte tendenza nel ricercare il contrasto dei colori, i quali emergono carichi di luce ed energia, da fondi scuri o variopinti. CARATTERISTICA TECNICA: uso del pennello, gli sfondi vengono preparati con colori acrilici diluiti , i soggetti vengono rappresentati con colori a olio,non

diluito. CARATTERISTICA TECNICA DAL 2009 IN POI: uso del pennello, l’opera viene realizzata completamente a olio. La produzione artistica è divisa in 5 periodi o tendenze: 1° periodo: eclettismo maggio 1994/maggio 1997 - Fase di ricerca, sperimentazione. 2° periodo:surrealismo prospettico maggio 1997/aprile 1998. Le stanze prospettiche: ogni contesto, oggetti e soggetti sonocircoscritti all’interno di stanze. Assenza di uno o più pareti nella stanza: periodo transitorio che aprirà le porte alla fase pittorica successiva.3° periodo: surrealismo onirico - aprile 1998/ settembre 2005 Annullamento della stanza prospettica. La mente è libera di Spaziare nell’infinito, verso un paesaggismo surreale, non piùsoffocato dalle pareti di una stanza. 4° periodo: surrealismo simbolico settembre 2005/ dicembre 2007- Fase nuova in cui la terra e il cielo sono rispettivamente al loro posto, non più capovolti e sconvolti come nel periodo precedente. 5° periodo: realismo e surrealismo - dicembre 2007 in poi… Fase in cui oggetti e soggetti della vita quotidiana vengono inseriti in un contesto, a metà strada tra il reale e il surreale.

Terra dimenticata cm. 60x100

55


EuroHotel - cm. 50x80

Siamo quasi nessuno - cm.60x100

Sogni nel cuore - cm. 50x80


Angelo Lotti Angelo Lotti è nato a Brindisi nel 1991, vive a Carovigno, cittadina dell'Alto Salento. Si è diplomato all'Istituto Agrario di Ostuni, cambiando percorso e continuando poi gli studi presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. Appassionato a tutte le cose del mondo, della natura e soprattutto all'arte in tutte le sue forme e declinazioni, è noto anche come scalpellino e scultore. Nel 2012 ha creato una raccolta di poesie scritte in diversi anni. Autodidatta in tutto, anche nella pittura, in cui è sempre alla ricerca di strade diverse e personali, che svelano argomenti importanti come i grandi temi della modernità, della natura e soprattutto delle diverse sensazioni umane. Come supporti egli usa di tutto, dalla tela al compensato, al cartone o tavole, componendo l'opera in tempi molto rapidi o molto lunghi a seconda di quanto richiede la composizione dell'opera. La sua produzione è visibile su internet, e tutti gli anni durante l'estate espone nelle sale del Castello della sua città o per le strade del centro storico, oltre alle varie mostre collettive di livello locale e nazionale.

Il viandante sul mare - - olio su tela.cm. 50 x 70

L’ILVA DI TARANTO - - olio su carta.cm. 50 x 60

57


Elementi eterni - olio su tela dimensioni: cm. 50 x 70

L’autunno e il silenzio - olio su cartone pressato cm. 55 x 40


Roberto Pepino

St.Remy en Provence 2010 cm 42 x 38 olio su tavola

Inverno in Norvegia 2013 cm 30x 30 olio su compensato

Roberto Pepino nasce a Torino il 3/7/1948. Attualmente vive ed opera a Saint Pierre (AO). Il suo primo impatto con la pittura avviene per caso nel 1967 quando, affascinato da un quadro fiammingo, pur non avendo alcuna conoscenza delle tecniche pittoriche, entra in un negozio di Belle Arti e acquista, affidandosi totalmente al negoziante, il minimo di attrezzatura per dipingere ad olio. Incoraggiato dal risultato ottenuto, da quel momento la pittura diventa la sua passione. Alla metà degli Anni Ottanta inizia seriamente la sua carriera artistica e allarga il proprio orizzonte artistico partecipando a concorsi di pittura nazionali ed internazionali ed esponendo le proprie opere in manifestazioni artistiche. I riconoscimenti di pubblico e critica non tardano ad arrivare e l’artista, tutt’oggi, continua con entusiasmo nel percorso artistico intrapreso in giovane età. Pepino ha attualmente al suo attivo più di un centinaio di esposizioni in Italia e all’estero (Francia, Svezia, Spagna, Germania, U.S.A) e dieci mostre personali nel territorio italiano. Tra i premi ricevuti ai concorsi di pittura nazionali e internazionale si contano 7 primi premi, 10 secondi premi, 5 terzi premi e svariati premi e riconoscimenti secondari. Nel 1990 Pepino riceve l’onorificenza più ambita della sua carriera: la Medaglia d'argento della Presidenza della Repubblica Italiana. Approfondimenti: Email : p e p i n o ro b e r t o @ t i s c a l i . i t Sito Web: www.pepinoroberto.it - FB pepino roberto galleria virtuale

59


Casolare Toscano 1- 2013 cm 96 x40 olio su faesite

Casolare Toscano-2 - 2011 cm 44 x 20 olio su tavola

Autunno in Bassa Valle

2014 cm 50 x 25 olio su faesite


Pozzanghere 2014 cm 30x 30 olio su compensato

61


Ferdinando Ragni Ferdinando Ragni nasce a Collamato, un paesino dell’entroterra marchigiano, alle falde dei monti Appennini, il 10 agosto 1943. Sin da bambino mostra la sua passione e le sue capacità artistiche, disegnando con pezzi di carbone sui muri della casa del nonno, paesaggi e personaggi fantastici. Già nelle scuole elementari partecipa a piccoli concorsi locali e vince un primo premio per aver illustrato un racconto del Libro Cuore Frequenta l’Istituto Tecnico Industriale di Fabriano e una volta diplomato, lavora prima a Milano poi si trasferisce, sempre per lavoro, in Somalia a Mogadiscio. Le atmosfere africane e gli straordinari tramonti, risvegliano in lui la vecchia passione, tra l’altro mai sopita per il disegno e la pittura. L’incontro con l’arte del pittore Bruno Disopra lo stimola a presentare la sua prima personale all’Italian Club di Mogadiscio. Sempre in Somalia partecipa a varie manifestazioni artistiche vincendo premi e con l’esposizione permanente delle sue opere alla S.M.O. di Mogadiscio Rientrato in Italia si trasferisce in Sardegna dove lavora come agente di commercio. Le splendide coste, gli aspri paesaggi interni, le rocce, gli alberi contorti dal vento, gli fanno amare questa terra così bella e così diversa. In una mostra collettiva a Cagliari, conosce il maestro Fantini che lo stimola a continuare la strada intrapresa e a perfezionare la sua tecnica. Essendo autodidatta e sempre alla ricerca della perfezione si cimenta nella riproduzione dei maestri del passato con ottimo successo. Partecipa a vari concorsi, nazionali e internazionali con premi e riconoscimenti La sua pittura figurativa esprime la poesia della natura e l’arte della realtà che ci circonda.Guardando le sue opere si entra in contatto con le emozioni più profonde, dove le immagini coinvolgono lo stato d’animo dell’osservatore in un senso di avvolgente serenità. Alcune quotazioni 40x50 € 400/500 - 50x60/70 € 600/700 - 60x80 € 900/1000

Un angolo di Poggio - olio su tela cm 50 x 70

Nei d'intorni del lago di Gusana - olio su tela cm 80 x 50


l'eterno fascino del mare - olio su tela- cm 70 x 50

Il bosco in autunno - olio su tela : cm80 x 60

Notturno sul mare : olio su tela cm 60 x 50

63


Gianni Raineri

Temporale

Nato a Napoli , ha studiato a Roma conseguendo la laurea in Architettura Ha lavorato negli Stati Uniti presso lo studio Brown and Daltas di Boston. Nello stesso periodo ha conseguito un Master in progettazione architettonica alla Harvard University. Tornato in Italia ha iniziato una collaborazione presso lo studio dell’Arch. Paolo Portoghesi e successivamente con l’Arch. Massimiliano Fuksas. Ha esposto le sue opere pittoriche e fotografiche a Cambridge (Massachusetts) e Boston. Attualmente lavora nel suo studio di Roma

Venezia forever


Una mattina a Londra

Domenica

65


Pier Francesco Ramero Pier Francesco Ramero è nato il 16 ottobre 1949 a Busca in provincia di Cuneo, ove risiede con la famiglia, Sin da ragazzino si dedica con interesse ed amore alla pittura,che via via diverrà sempre più importante e determinante in età adulta e l’espressione principale dei suoi sentimenti e delle sue emozioni.Ramero dedica gran parte del suo tempo libero a immortalare con luci, ombre e colori i luoghi in cui vive, i ricordi e gli scorci d’Italia che maggiormente lo colpiscono durante i suoi frequenti viaggi di lavoro. Numerose le mostre personali e collettive, tra le quali si cita: Cuneo, palazzo della Provincia, Dronero (CN), sala d'arte Isaia, Saluzzo (CN), palazzo Italia, Savigliano (CN), sala d'arte V. Cambiani, Limone Piemonte (CN), Hotel “La Piazzetta” Pavone Canavese (TO) Museo D’Andrade dal 27.11.2011 al 23.12.2011- Busca (CN), mostra personale patrocinata dall’Associazione “Mangiatori di Nuvole” con ricavato interamente devoluto all’Oratorio parrocchiale di BUSCA.Concorso "E. Francotto“-Busca(CN): medaglia d'oro 1971 - '72 '73 Galleria d’arte ”La Telaccia” , Torino Euro Art Expo, Fiera Verona New York Video Exposition for the Italian Artists (diplomato come artista DISTINTO per la sezione pittura) Roma, Palazzo della Scienza e della tecnica EUR 2007 Roma, Castello di Porta San Paolo 2008 Roma, Cascina Farsetti, Villa Doria Pamphili 2010 Torino, Concorso “Il mondo della fine” mostra Artisti selezionati (23 su 134 partecipanti) presso la Sala Espace, via Mantova, 38 TORINO gennaio 2012 Roma, Teatro dei Dioscuri , via Piacenza, 1 dal 4 al 12 febbraio 2012.Pavone Canavese TO Fondazione museo D’Andrade 7 30 aprile 2013 Approfondimenti: Pier Francesco Ramero - Corso Giovanni XXIII, 13. Cuneo e-mail: piero.ramero@libero.it

Case in montagna - olio su carta , cm 30x40 - 2013 -


Gregge in libertĂ - sabbie e frammenti incollati su carta dipinti ad olio cm. 30x40 - 2014 -

Il tevere - olio cm. 30x40 - 2013 -

67


Al mare di sera - olio su carta trattata con sabbia e farfalla di legno incollata 24 x 30 anno 2014.


Natalia Repina Natalia Repina, una artista ricca di esperienze internazionali,rimane fedele all’esigenza di dipingere la visione secondo i canoni del figurativo continuando a pensare all’Arte come creazione e non come caos,a praticarla come produzione di forme,non come lacerazione,una scelta che non è da tutti,perché implica delle regole e dei doveri sia verso natura sia verso l’anatomia. Regole che l’artista ha raggiunto con lo studio e con il sacrificio dell’esercizio,una scelta più difficile ma più appagante,una scelta che segue una tradizione spingendo l’arte nel vivo dibattito e nella capacità di chi ha saputo inserire nel proprio lavoro ,anima ,carattere e luce capace di dare qualità e storia alla rappresentazione.” Critico d’arte Giorgio Falossi.“ Repina cattura la luce dei colori del tempo perduto e come una poesia, una dolce poesia di Charles Trenet, la sua pittura penetra la nostra anima, trasmette sentimenti nobili ed antichi. L’artista dedica molta attenzione alla ricerca; la ricerca cromatica, infatti, il dinamismo cromatico, rappresenta il connotato più evidente della sua pittura: il colore è il protagonista... “Critico d’arte Maria Teresa Prestigiacomo “Le opere di Natalia Repina sono permeate da una notevole ricerca estetica,evidenziata dall’eleganza del tratto,che la pone ad un livello artistico di altissima valenza”.Prof. Claudio Lepri,critico d’arte Natalia Repina è nata nel 1967 a San Pietroburgo (Russia), dove si è laureata all'Accademia delle Belle Arti nel 1991. Pittrice figurativa, esperta in varie tecniche pittoriche e grafiche (olio, pastello, carboncino, ecc.) Dal 1998 è membro dell'Unione dei Pittori della Russia e di varie associazioni d'arte in Italia e Stati Uniti. Sue opere figurano in vari enti pubblici tra cui : Museo della Ricerca Scientifica dell'Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo (Russia), Museo F.M. Dostoevskij di San Pietroburgo (Russia), Ministero degli Affari Esteri della Russia, Lyle Finley Gallery Stati Uniti, Robert F.Garren Gallery Tennessi Stati Uniti, e, in numerose collezioni private in Cina, Danimarca, Italia, India, Finlandia, Francia, Germania, Russia, Spagna e Stati Uniti.

Le rose di maggio, olio su tela - 40 x 50

L'artista ha ottenuto premi e riconoscimenti e i più recenti sono : Finalista Premio Renzo Magnanini nel 2011 Bologna, Italia; Honorabile Mention nella categoria ritratto/figura di Pastel Journal's 12 th Annual Pastel 100 Competition Stati Uniti nel 2010; seconda classificata al Premio Internazionale d'Arte a tema "il Giocattolo" nel 2009 Zagarolo Roma, Italia.Le opere della pittrice partecipano dal 1994 alle aste d'arte Internazionali come Millon & Robert Parigi, Antiquitaten und Auktionshaus J.Weiner Munchen, Peter Karbstein Kunst-und Auktionshaus Dusseldorf, Druout Richelie Parigi ed altri. La pittrice ha esposto con mostre personali a Parigi, San Pietroburgo, Bologna ed ha partecipato a moltissime mostre collettive in Europa,Stati Uniti e Cina. Inoltre, è stata recensita su libri,giornali,riviste e riviste on-line dai critici d’arte come :Anatoly Dmitrenko,Melissa Hefferlin,Giorgio Falossi,Sabrina Falzone,Guido Folco,Claudio Lepri ed altri . Dal 2013 le opere della pittrice sono presenti nella TV italiana al Progetto LabOrler di Artetivu. Docente di disegno e di pittura, ha insegnato Grafica all'Università di Architettura e Costruzioni di San Pietroburgo, critica d'Arte presso l'Ufficio Internazionale di Prenotazioni srl di San Pietroburgo, docente di pittura all'Università Primo Levi di Bologna e di scuola d'arte privata. Vive e lavora a Bologna.Quotazione dell’artista coefficiente ufficiale olio su tela : 1,8 Internet : www.nataliarepina.com

69


I Riflessi del Canal Grande - olio su tela 73 X 113

Mar Adriatico - olio su tela 30 x 40 cm

Pontile sul Canal Grande - pastello su carta 32x40 cm.


Renato Restelli Nato a Milano nel 1949, residente nel comune di Brentonico dal 1977. Si è dedicato all’espressione artistica sin dai primi anni della sua adolescenza con un interesse intimo e spontaneo.Sotto la guida di artisti affermati, nell’ambiente artistico Milanese tra cui Michele Cascella, ha arricchito e perfezionato le proprie doti ispirandosi alle tecniche dei grandi pittori impressionisti, cercando di trasmettere con le proprie opere sensazioni di gioia e serenità. Nel 1972 inizia ad esporre le proprie opere a Milano e Varese con il desiderio di aprire con le persone uno scambio e un dialogo diretto.Con delle pubblicazioni e la realizzazione di calendari inizia in Trentino nel 1992 il proprio percorso artistico. Dal 2003 è presente annualmente con diverse mostre personali in Trentino e a Torino nel 2008, per arrivare al maggio del 2009 all’esposizione di 20 opere presso il “Palazzo della Regione di Trento” e nella biblioteca del Mart a Rovereto. Nel Febbraio 2012 espone le sue opere a Parigi, nella galleria "Galerie de l'Europe", affacciandosi con successo e molto apprezzamento sul palcoscenico Europeo. Nel gennaio 2013 vince il primo premio nel concorso Ad-Art Artisti. Nel mese di Aprile espone le sue opere presso la galleria Itinerart-cultura di Viterbo nella mostra tematica "I Luoghi del Sogno". Il 4 maggio riceve a Bruxelles il premio Personalità Artistica Europea 2013 presso la galleria Amart. Nel mese di Luglio gli viene conferito il Premio Internazionale della Pace nel Mondo G.O.M.P.A, importante premio di rilevanza mondiale riservato a personalità del mondo dello spettacolo della letteratura e delle arti visive, inoltre espone nella mostra dedicata agli artisti premiati dal 29 giugno al 31 agosto 2013 presso il museo d'Arte Moderna e Conemporanea della citta di Monreale. Nei mesi di febbraio e marzo 2014 espone a Rovereto (TN) con la personale "Il lavoro in Vallagarina nell'Arte di Renato Restelli" presentata daL Prof. Maurizio Scudiero, che definisce questa raccolta di opere del Maestro Restelli "un afrresco di insieme di insospettata forza immaginativa ed emotiva; celebrando il nostro territorio come nessun'altro ha mai pensato di fare prima".

Per l'inizio dell'estate 2014 sono previste due importanti pubblicazioni corredate da recensione critica, la prima a cura del Prof. Paolo Levi inserita nel volume "Protagonisti nell'Arte 2014 dal XIX secolo ad oggi", la seconda il catalogo d'arte contemporanea "Artisti Porto Franco" frutto di una accurata selezione operata dal Prof. Vittorio Sgarbi, che presenterà nel suo annuario il Maestro Restelli tra gli artisti in primo piano. Contatti: sito web: www.renatorestelli.it - e-mail: renato.restelli@virgilio.it - Quotazione delle opere: Da euro 4000,00 a 20000,00

Il ponte della rocca

71


Archetipi cromatici

Suggestione invernale Magia del bosco


Fiume

Inanto nella neve

73


Carmine Verre Carmine Verre è nato a Casoria, alle porte di Napoli nel febbraio 1946. Dopo aver compiuto gli studi secondari al liceo scientifico Vincenzo Cuoco, ha conseguito la laurea in chimica (‘72) ad indirizzo organico-biologico, presso la Facoltà di Scienze dell’Università Federico II di Napoli. Contemporaneamente agli studi intrapresi, per soddisfare una sua inclinazione per l’arte e la sua passione per il disegno e la pittura, si è diplomato al Liceo Artistico Statale (‘69) e ha seguito un corso all’Accademia di Belle Arti (‘70) di Napoli. Per l’esigenza di ampliare il suo patrimonio di conoscenze, ha frequentato, inoltre, il biennio di Filosofia (‘72-‘73) sempre all’Università Federico II.Si è avvicinato fin da adolescente alla pittura, provando un particolare interesse per la tematica del paesaggio. Le sue osservazioni visive, le sue notazioni grafiche andavano dalle falde del Vesuvio e del Monte Somma alle azzurre marine della costa sorrentina e amalfitana, dai paesini arroccati di terra di lavoro ai piccoli e intensi laghi campani, dalle simboliche piazze cittadine alle monumentali architetture metropolitane. Tutto ciò rientrava nel tentativo di poter essere trasformato in disegni e bozzetti, rileggendo quanto visto attraverso percezioni e ricostruzioni visive. Ha utilizzato ed utilizza principalmente la tecnica della pittura ad olio.

Acropoli di Indios - olio 60x50

Da giovanissimo ha partecipato a numerose Mostre Collettive di pittura (Napoli, Nola, Sorrento, Benevento, Varese, Bologna, Ercolano, Milano, Portici, Sulmona, Torre del Greco, Dicembre artistico, Alife, Catanzaro, Oplonti, Paesaggio vesuviano, ecc) ottenendo premi e riconoscimenti.Mostre personali: il suo esordio è stato sostenuto (’69) dalla presentazione del maestro Osvaldo Petricciuolo, pittore, scenografo,baritono e musicologo, docente in varie Accademie di Belle Arti nazionali, esponente dell’astrattismo già negli anni 60.1969, maggio – S. Anastasia, Napoli – sala Fiore/ 1970, marzo – Alife, Caserta – MAG 1970, novembre – Napoli, Galleria Il Faro/ 1971, giugno – Giugliano, Napoli 1977, gennaio – Lucca, galleria Spampanato/ 1977, agosto – Mendoza, Argentina - Museo Arte Moderna/ 1978, gennaio – Pistoia, Sala Palazzo Comunale1978, giugno – Castenuovo G. (LU), Pro Loco/ 1979, maggio – Firenze, Galleria 14 1980, maggio – Lucca, Sala d’arte Ass. Commercianti/ 1994, aprile – Firenze, Hotel Sheraton FI-sud/ 1995, ottobre – Modena, club Europa 92, complesso Pavarotti/ 2008, gennaio – Roma, Laboratorio emozionale/ 2009, maggio – Cremona, galleria Immagini-Spazio-Arte/ 2009, giugno – Ferrara, galleria Lovetti 2009/, novembre – Milano, Sassetticultura/ 2010, marzo – Buenos Aires, Argentina- sedeSAAP 2010, settembre – Milano, Artecultura- sala azzurra/ 2011, ottobre- Milano, Artecultura- sala olimpia - 2012, settembre – Piacenza, minipersonale – La Spadarina 2013, settembre – Milano, Galleria degli artisti. Recenti partecipazioni a Mostre collettive: Bergamo, Milano, Treviso, Savona, Genova, Bologna, Buenos Aires. Ha svolto la sua effettiva attività professionale in una multinazionale farmaceutica, per molti anni. Ha lasciato l’azienda ricoprendo l’incarico di training director. Dopo aver lasciato Napoli nel 75, ha vissuto a Lucca, Roma, Milano.


Borgomanero - olio 69x50

Mulini di Mikonos - olio 100x100

Ponte regina Emma - olio 100x80

Punda lungomare - olio 120x100

75


Swing Edizioni Finito di stampare nel giuno 2014 swingedizioni@libero.it Collana I gioielli dell’arte www.swingedizioni.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.