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IL RITRATTO Dalle origini ad oggi

Collana - I gioielli dell’ arte -


XIV / XVI Secolo XVII / XVIII Secolo XIX/XX Secolo

CONTEMPORANEI

INDICE ARTISTI da Giotto a Pontorno pagina 7 / 14 da Caravaggio a R. Carriera J.L.David Delacroix F. Goya GĂŠricault Ingres Hayez G.Fattori T.Signorini E.Degas P. CĂŠzanne C.Monet Renoire G.Boldini Van Gogh

T.Lautrec H.Matisse A.Modigliani P.Picasso E.Schiele Marilisa Argentieri Marisa Bellini Bramar (Marcella Bravetti) Osvaldo Crotti Irio Pietro Alessandro Dal Bo' Alejandro De Luna (Alejandro L L.Delgado) Berardino Del Bene Carolina Ferrara Loredana Giannuzzi Diana Giusto Kety Grillo Anna Maria Peluso Nanda Rago Massimo Raineri Rebecca Tudose ( Rebecca Tecla ) Virginia

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Nel mondo antico il ritratto “fisionomico”, che esprime cioè realisticamente i caratteri sia fisici sia psicologici di un determinato individuo, nacque in Grecia verso il sec. IV a. C. con l'affermarsi della concezione individualistica del periodo ellenistico. Nei millenni precedenti, in Egitto, Mesopotamia e nell'area minoico-micenea il ritratto non ebbe infatti carattere individuale e realistico, ma intenzionale e tipologico, limitandosi a caratterizzare la regalità del sovrano, la dignità del sacerdote, ecc. Tipologiche sono per esempio le famose maschere d'oro dei sovrani di Micene e semplici caratterizzazioni alcune vivaci teste maschili su gemmeminoiche. Anche nell'arte greca arcaica, e per tutto il sec. V a. C., le immagini maschili e femminili, votive, funerarie od onorarie, anche se riferite a individui determinati, conservarono un carattere astratto e tipologico: così i kûroi, le kórai, i defunti delle steleepolcrali, gli strateghi caratterizzati dalla barba e dall'elmo corinzio (per esempio, il Pericle di Cresila). Inoltre l'unitario concetto greco della figura umana ammetteva solo statue-ritratto, a figura completa, nuda o panneggiata, stante o seduta. Fu soltanto con gli scultori del sec. IV a. C., come Silanione (autore del ritratto di Platone), Demetrio di Alopece e soprattutto Lisippo, ritrattista diAlessandro Magno, che si affermò il ritratto fisionomico destinato a fiorire per tutta l'età ellenistica e a essere elemento determinante del sorgere della ritrattistica romana. Appartengono a questa fase alcuni capolavori del ritratto ellenistico, come i ritratti in bronzo di Anticitera e Delo, quelli di Eutidemo di Battriana e Antioco III di Siria, dei Tolomei, ecc. I caratteri della società romana favorirono lo

sviluppo del ritratto realistico e individuale, sia privato sia onorario. Nel ritratto romano la raffinata tradizione ellenistica si innestò sul vivace espressionismo dell'arte etrusco-italica che, a differenza di quella greca, concentrava la propria attenzione sulla testa e non sull'intera figura umana (significativo l'antico uso patrizio di conservare in casa i ritratti degli antenati, le imagines maiorum). Fiorì così a Roma la vigorosa ritrattistica di età repubblicana e imperiale che comprende teste e busti a tutto tondo, raffigurazioni monetali, rilievi funerari, statue iconiche di imperatori, imperatrici e magistrati, statue equestri; alla tradizione greca della nudità eroica si sostituì quella della figuraloricata e togata, come le statue di Augusto da Prima Porta e da Via Labicana o la statua equestre capitolina diMarco Aurelio. Il ritratto romano dei primi due secoli dell'Impero passa dal classicismo augusteo al delicato colorismo flavio, all'equilibrio formale di età traianea, al chiaroscuro barocco di età antonina. La crisi economica, politica e morale del sec. III d. C. mise in ombra la tradizione greca; nei ritratti dai Gordiani a Proboriemerge infatti il duro realismo di tradizione italica. Con l'età tetrarchica e costantiniana il prevalere di influssi orientali e dell'assolutismo imperiale dette luogo a una visione stereometrica e astratta che ricondusse il ritratto romano verso una concezione non più realistica ma tipologica. Questa si andò accentuando, per influsso del pensiero cristiano, in età bizantina e per tutto il Medioevo, quando il problema della fedeltà naturalistica cedette a esigenze simbolicorappresentative che si ricollegano a quelle magico-religiose delle antiche civiltà teocratiche del Vicino Oriente.

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Van Eyck La nascita del ritratto interiore

Fuori dalla fissità delle icone e delle fisionomie stereotipate, tipiche della tradizione medievale. Quasi d’un tratto. Per la prima volta appare sulla tela di un pittore lo sguardo vivo e l’espressività di un volto che ci appare in tutta la sua individualità irripetibile e originale. Siamo nelle Fiandre, nei primi decenni del Quattrocento, nelle ricche terre del Nord dove Robert Campin, meglio noto come il Maestro di Flémelle, aveva già dato avvio a una evoluzione del ritratto che assumeva forme nuove e sperimentali. Forme che poi diventano pienamente moderne grazie al lavoro di Jan van Eyck (Maaseik, 1390 circaBruges, 1441), forse il vero iniziatore del ritratto inteso come ritratto interiore, come rappresentazione di ciò che si muove nella mente e negli “affetti” del soggetto che misteriosamente ci appare sulla tela e, apertamente, interroga il nostro sguardo. Presenza anonima e misteriosa, ma non per questo meno intensa, l’uomo dal turbante turchese (1429) è diventato un emblema di un modo di intendere l’arte del ritratto come suggestiva sintesi di naturalismo e capacità di penetrazione psicologica. In una seducente fusione di forma e contenuto. Di verosimiglianza e allusione a qualcosa di invisibile e di vitale al di là della superficie. Oscillando tra rappresentazioni di uno spiccato realismo, tipiche dell'ambiente fiammingo (Van Eyck), ed esemplari di più aulici intendimenti (Masaccio, Piero della Francesca,Botticelli, Pollaiolo, o ancora tardogotici per l'accentuato decorativismo (Pisanello), la ritrattistica quattrocentesca in pittura e in scultura (Verrocchio, Pollaiolo, Laurana) già contiene in nuce quella problematica del rapporto tra imitazione del vero e ideale che animò la storia delle arti figurative dal Rinascimento all'Ottocento. Sollecitato dalla ritrattistica antica (busti, glitticamonete, medaglie), il ritratto quattrocentesco, destinato alle più alte categorie sociali, si configurò in alcune particolari tipologie: dal ritratto equestre alla figura intera stante, al mezzo busto di tre quarti o di profilo, su fondo unito o di paesaggio.


Verrocchio

Alla sua bottega si formarono allievi come Leonardo da Vinci, Botticelli, Perugino, Domenico Ghirlandaio, Francesco Botticini, Francesco di Simone Ferrucci, Lorenzo di Credi, Luca Signorelli, Bartolomeo della Gatta. Rivestì un ruolo importante nella tendenza a misurarsi con diverse tecniche artistiche, manifestatasi nella Firenze di fine Quattrocento, e infatti la sua bottega divenne polivalente, con opere di pittura, scultura, oreficeria e decorazione, così da poter far fronte all'insistente domanda proveniente da tutta l'Italia di prodotti fiorentini Lo stile del Verrocchio in pittura è intensamente realistico, con modi ripresi dalla pittura fiamminga, costruito da una linea espressiva e ricca di pathos. Tra il 1474 e il 1475 realizzò il Battesimo di Cristo, ora agli Uffizi, con il giovane allievo Leonardo da Vinci, che dipinse quasi sicuramente l'angelo di sinistra e i fondali paesistici.

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Géricault, Jean-Louis-Théodore

Di famiglia colta e benestante, nel 1798 si trasferì a Parigi dove frequentò gli atelier di C. Vernet e poi di Ch. Guérin, ma sulla sua formazione influì soprattutto A. Gros e lo studio, al Louvre, della pittura fiamminga ed olandese del Seicento e della pittura veneziana. Nel 1812 aprì un proprio studio e dipinse numerosi quadri che sono esaltazioni della vita militare interpretata in chiave eroica: Ufficiale dei cacciatori all'attacco (1812, Louvre), Cavallo spaventato dal fulmine (1813, Londra, National Gallery), Corazziere ferito (1814, Louvre), ecc. Nel 1816 compì un viaggio in Italia, dove la conoscenza delle opere di Raffaello, di Michelangelo e di Caravaggio influì notevolmente sulla maturazione del suo stile (Corsa dei barberi, 1816, Rouen, Musée des beaux arts; La corsa dei barberi, 1817, Baltimora, Walters Art Gallery). Tornato a Parigi conobbe Delacroix e nel 1819 presentò al Salon La zattera della Medusa, quadro gigantesco (35 m2), fonte di accese polemiche per la fusione, realizzata con romantica intensità drammatica, tra gusto compositivo classico e dinamica rappresentazione della realtà. Recatosi in Inghilterra nel 1821, ebbe modo di conoscere la libera e non accademica pittura di Constable e Lawrence. Sono di questo periodo litografie con scene della vita inglese e il Derby di Epsom (1821, Louvre), capolavoro di quegli anni. G. fu un importante tramite alla conoscenza in Francia della pittura inglese: conoscenza che concorse al superamento della tradizione accademica. Di ritorno in Francia, dall'amicizia con lo psichiatra parigino Georget nacque una impressionante galleria di ritratti di nevrotici (Alienata con mania del gioco, 1822, Louvre; Folle assassino, 1823, Louvre, ecc.). Oltre a penetranti studî, disegni e litografie, egli eseguì alcune interessanti figure modellate in cera


Giovanni Fattori Uno dei maggiori pittori italiani del sec. 19º. Condusse una vita modesta, tenendosi in disparte anche dalle polemiche dei macchiaioli di cui è considerato il massimo esponente. Dopo aver studiato a Livorno con G. Baldini e a Firenze con G. Bezzuoli, si dedicò soprattutto a dipingere battaglie e scene di vita militare. Verso i nuovi modi pittorici fu orientato da Nino Costa, giunto a Firenze nel 1859. Da allora andò sempre più discostandosi dalle forme accademiche per cercare negli umili aspetti della vita quotidiana - personaggi, animali, scene di vita rustica, ecc. - una più genuina fonte d'ispirazione. Fu anche ottimo ritrattista (ritratti della Cugina Argia, della Prima moglie, della Figliastra, Autoritratto, ecc.), e acquafortista di grande originalità. Nel 1869 fu nominato professore nell'accademia di Firenze. Il F. nel gruppo dei macchiaioli non ebbe mai una posizione di punta; tuttavia nella purezza espressiva della sua pittura emerge, meglio che in altri, la forza rinnovatrice di quella corrente. Le idee dei puristi orientarono il F. verso lo studio dei quattrocentisti, ma fu suo merito l'averlo condotto a fondo, mirando piuttosto alle qualità profonde dell'espressione che ai motivi esteriori. La parte migliore della sua opera è costituita da rapidi, piccoli abbozzi, in cui la rappresentazione è affidata all'accordo di poche, essenziali macchie di colore.

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P. Cézanne

Di famiglia agiata, dovette tuttavia superare dure difficoltà per l'incomprensione del padre che ostacolò la sua vocazione; il carattere diffícile e le continue disillusioni nel rapporto con la cultura e la critica ufficiale lo portarono a una vita isolata, dedita esclusivamente e caparbiamente alla ricerca artistica. Durante gli studî secondarî, a Aix, coltivò con entusiasmo accanto al disegno i suoi interessi umanistici e strinse una profonda amicizia con E. Zola, interrotta bruscamente solo nel 1886, dopo la pubblicazione del romanzo dello scrittore, L'oeuvre, il cui protagonista, un pittore, "génie avorté", adombrava la figura di Manet, ma soprattutto quella di Cézanne. Nel 1861 si recò per la prima volta a Parigi dove, evitando ogni insegnamento accademico, si dedicò allo studio dei maestri antichi, colpito in particolare nelle sue visite al Louvre dalla pittura veneta e spagnola, e ammirò, tra i moderni, G. Courbet, E. Delacroix e, soprattutto, H. Daumier, ai cui modi si accostano i suoi primi dipinti. Di grande importanza fu anche il suo incontro e l'amicizia che ebbe con C. Pisarro. Escluso ripetutamente dai Salons, si unì al gruppo dei futuri impressionisti e con questi espose nel 1874. Ritiratosi ad Aix, visse per oltre vent'anni quasi dimenticato, lavorando con accanimento. Solo nel 1895 fu organizzata da A. Vollard una mostra personale delle sue opere; nel 1899 inviò dei quadri al Salon des Indépendants e, nel 1904, un'intera sala gli fu dedicata nel Salon d'Automne, dove espose ancora nel 1905. Solo alla vigilia della sua morte cominciava ad essere riconosciuta un'arte che è stata poi punto di riferimento essenziale e costante per gran parte delle ricerche del 20° secolo. L'opera di C. è vasta e complessa: comprende paesaggi, nature morte, figure, ritratti, nonché alcune grandi composizioni.


Giovanni Boldini Fu avviato all'arte dal padre Antonio (1789-1872), discepolo di T. Minardi e pittore di ritratti e quadri storici. Recatosi a Firenze (1865), si orientò subito verso l'arte dei macchiaioli, ma già manifestando uno spirito estroso vòlto alla ricerca di raffinate eleganze. Nel 1870 lasciò l'Italia. A Londra iniziò quella brillante opera di ritrattista che doveva dargli fama europea. Ma il centro della sua attività fu Parigi, dove si stabilì nel 1871, e l'oggetto della sua pittura divenne l'alta società parigina. Il suo disegno rapido, il colore squillante, il tocco audace e sicuro colgono bene il carattere di una società frivola e raffinata.

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Egon Schiele Personalità sensibile e inquieta, aderì alle regole formali della secessione viennese (grande fu l'influenza di G. Klimt), ma successivamente elaborò una personale linea figurativa, sciolta ed essenziale, la cui cifra stilistica è costituita da una secondarietà del colore rispetto al nero, dalle forme spezzate e da una acuta indagine sul corpo umano come approdo ai paesaggi interiori della psiche.

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Contemporanei


Marilisa Argentieri

La ragazza cucita dal regno dei ragni 86/84 cm mixed media (materiale pannello in forex)

A. - 70/100 cm - mixed media (materiale pannello in forex)

Marilisa Argentieri ha studiato Filosofia e Storia presso l'Università La Sapienza. Pubblicando su internet le sue opere è stata notata da Paola Valori, artista visiva e gallerista, nipote dei celebri Bice e Paolo Panelli, e su suo invito ha partecipato a un'importante manifestazione espositiva. Poi le mostre a Londra (Roa) e New York (Angel Orensanz Foundation). Altri lavori sono stati selezionati per apparire su un grattacielo sulla 46esima di Broadway. Un’opera si trova presso la Sala degli Atti Parlamentari a Roma. Con Never Let Me Go si è aggiudicata la copertina del periodico d'arte Expoart e si è classificata al secondo posto in un'altra competizione. L'immagine ha costituito anche la quarta pagina dell'annuario d'arte TopART 2014 diretto dal Cav. Flavio De Gregorio; La ragazza cucita dal regno dei ragni ha costituito la copertina dello stesso annuario; sullo stesso le sono state dedicate nove pagine. Le è stato assegnato il I premio critica per la categoria Conformazionismo FOTODIGITALE MISTO dall'Accademia Santa Sara (Al), presieduta dallo stesso Cavaliere, e le è stato conferito il titolo di Accademico Benemerito della stessa. Con l'opera Amie si è aggiudicata il premio Pigafetta. E' prevista la pubblicazione di due opere all’interno del periodico “Effetto arte” (numero settembre/ottobre 2014) nello speciale "Art shopping Louvre". A breve la pubblicazione di tre opere all’interno della rivista “Il contemporaneo nell’arte”.

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Irio Pietro Alessandro Dal Bo'

Donna con i gatti- 40/50 -olio su tela

Bambini - olio su tela 50/70

Dal Bo' Irio Pietro Alessandro,nasce a torino il 16/4/1964 Pittore poliedrico,sviluppa le sue capacita' artistiche sin dall'infanzia ed e' li che nella solitudine cercava i volti dei genitori riproducendoli su album da disegno o con il pongo. Nonostante i studi accademici il suo spirito ribelle ha sempre cercato strade alternative dai canoni classici. Lavora come grafico pubblicitario,ma la routine gli va stretta e decide di lavorare in proprio . Il suo e' uno stile surrealista che tende a penetrare nell'anima delle cose piĂš che a valorizzare la fredda struttura delle cose,elemento questo che convoglia anche nel ritratto che nel corso degli anni non ha mai abbandonato. E' stato protagonista di diverse esposizioni per lo piĂš svoltesi fuori dall'Italia, ma nonostante i discreti successi e' sempre stato refrattario alle logiche che la societĂ impone,tanto da ritirarsi nel suo guscio e dipingere senza influenze esterne.

Bambina con il cane -olio su tela 50/70

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Diana Giusto Diana Giusto nasce in sud America da genitori italiani trasferitisi in quei luoghi per motivi di lavoro. Rientrati in Italia quando lei è ancora piccola, comprendono quanto la loro figlia ami disegnare e quando lei, crescendo, manifesta loro la volontà di voler intraprendere un percorso di studi artistico, pur disapprovandone la scelta, la assecondano. Diana Giusto desidera fortemente, infatti, di poter fare dell’arte la sua vita e il suo mezzo di sostentamento, ma dopo la maturità all’Istituto d’Arte della Villa Reale di Monza, capisce che ciò non sia così facile. Pur approfondendo saltuariamente lo studio delle tecniche pittoriche frequentando scuole di pittura, negli anni che seguono, si dedica in modo prioritario alla famiglia. Negli ultimi anni l’artista ha deciso di ritornare alla sua prima grande passione, l’Arte, e di dedicarle tutto il tempo che merita, partecipando a numerosi eventi e mostre sia a carattere nazionale che internazionale presso Musei, Gallerie e Castelli, ricevendo molti Premi e Riconoscimenti oltre all’attenzione di rinomati critici e storici dell’arte, tra cui Vittorio Sgarbi. È presente in prestigiosi volumi, annuari e riviste d’arte moderna e contemporanea. Il Prof. V. Sgarbi l’ha scelta per inserirla nel suo volume “Artisti-Porto Franco” e nel suo portale nella sezione speciale “Artisti Vittorio Sgarbi”. Diana Giusto dipinge prevalentemente con colori a olio, realizzando opere figurative di grande impatto visivo. Ama la pittura con la spatola, la modalità del “non finito” e altre tecniche pittoriche. La sua pittura parte da uno stile semplice, accessibile, immediato per convergere nella poesia. Si dedica a tutti gli aspetti della pittura, dal paesaggio (molte sue opere sono dedicate alla Lavanda), al ritratto, alla natura morta, alle figure (I’infanzia è un tema che le è caro). Qualunque sia il soggetto, il realismo che riporta sulle sue tele, con un suggestivo gioco di luci e ombre, trasforma ogni immagine in emozione, trascendendone la semplice apparenza. Il Prof. Paolo Levi, ex direttore delle riviste s’arte delle case editrici Bolaffi e Mondadori e oggi direttore dalla rivista Effetto Arte, ha quotato le sue opere. Diana Giusto è presente nel web con il suo sito personale. Esegue opere e ritratti anche su commissione. e-mail dell’artista: arte.dianagiusto@gmail.com

I Giochi della nostra infanzia: la Fionda, Dimensioni 50x60cm, Tecnica: Olio su tela grezza

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Diana Giusto

Infante, Dimensioni 30x40cm, Tecnica: Olio su tela

I Giochi della nostra infanzia: le Bambole, Dimensioni 60x50cm, Tecnica: Olio su tela grezza


Anna Maria Peluso E’ nata a Manduria (TA) Vive a Francavilla Fontana (BR) Precocissima, ha rivelato in giovane età uno spiccato senso artistico, producendo all’età di 10 anni il suo primo dipinto ad olio su tela. Si è diplomata all’Istituto Statale d’Arte di Lecce. Anche se nella vita ha fatto la direttrice di Ufficio Postale, non ha mai rinunciato a perseguire la sua vera passione, la pittura. Insegna in un corso privato di pittura a Francavilla Fontana (BR). Ha esposto in diverse Mostre Personali ed è presente sul territorio in collettive e rassegne varie, con un’ottima accoglienza da parte della critica. E’ presente sul catalogo dell’Arte Moderna Mondadori, su Arte Collezionismo, Boè, in copertina sull’Antologia dell’Arte 2013, Effetto Arte, Collezione Arte Contemporanea ed altri. Nel 2011 in permanenza presso la galleria “Immagini Spazio Arte” di Cremona e “La Spadarina” di Piacenza. Nel 2011 ha ricevuto il premio “Leone d’Oro per l’Arte” a Sirmione, il trofeo “Artista dell’anno 2011” a Cesenatico, il premio “Pablo Picasso”, il premio “ Art Museum Moma di New York” e “Oscar per le Arti Visive” a Montecarlo. Nel 2012 il premio “Mercurio d’Oro per l’Arte”, 1° premio critica e 1° premio artisti Ad-Art . Nel 2013 premio alla carriera a Firenze 1° Biennale Internazionale Arte di Palermo con Sgarbi 1° posto premio artisti 2° posto premio critica Ad-Art. Il premio Internazionale della Pace nell’Arte. Il premio Arte Michelangelo 2013 Attualmente è sul portale di Sgarbi per le vendite dei suoi quadri. Hanno scritto di lei: Antonio Benvenuto, Salvatore Russo, Massimo Zanetta, Leandro Cavaglieri, Mariarosaria Belgiovine, Francesco Chetta, Guido Folco, Elisa Bergamino ed altri. Quotazioni opere: 30x40cm. € 1200,00 – 40x50cm. € 1800,00 – 50x60cm. € 2400,00 – 50x70cm. € 3000,00 ecc...

San Giovanni Paolo II


Nanda Rago

Nanda Rago è nata a Milano,dove vive . Laureata in Scienze Biologiche , ha frequentato Corsi di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera ed è stata allieva del Maestro Nino Polenghi. Di lei hanno scritto numerosicritici, tra cui: Conte Daniele Radini Tedeschi, Paolo Levi, Vittorio Sgarbi, Mario Portalupi, Dino Villani, Ugo Celli, Antonio Oberti, Lia Ciatto, Giuseppe Martucci, Mario Monteverdi, B. Gauthron, Andrè Verdet, Giorgio Tarantino, Sandro Serradifalco, Giorgio Falossi , Rolando Sensini , Donat Conenna. Le sue Opere sono state pubblicate su vari cataloghi e libri d'arte, tra cui: Bolaffi, Comanducci, L'Elite, Donne di Quadri, Enciclopedia” Arte Italiana per il mondo” Vol. 6°, Nuova Arte Mondadori 2006 e 2007, Grandi Maestri, Capire l’Arte ed. Il Quadrato,Catalogo dell’Arte Moderna Mondadori n° 47. Ha eseguito nel 1979 ,su invito, un Murales a Cala'mpiso in Sicilia, nell'ambito della Rassegna europea di Murales. Per motivi familiari ha interrotto la sua attività per venti anni ed ha ripreso a dipingere nel 2005. Approfondimenti:Sito: www.nandarago.it - Email nandarago@libero.it - Quotazioni aggiornate su www.youcanprint.com Alessandro Costanza PROGETTO ARTE 2014 NANDA RAGO- Autore Dott Alessandro Costanza Critico e Storico dell'Arte cm 50x70 euro 2700,00 cm 60x80 euro 3700,00 cm 90x90 euro 4100,00

" Santone Indiano "" olio su tela cm 50x70 1976 Di lei hanno scritto numerosi critici, tra cui: Mario Portalupi, Daniele Radini Tedeschi, Dino Villani, Ugo Celli,Antonio Oberti, Lia Ciatto, Giuseppe Martucci, Mario Monteverdi, B. Gauthron, AndrèVerdet, Paolo Levi, Giorgio Tarantino, Sandro Serradifalco, Giorgio Falossi,RolandoSensini,DonatConenna,SalvatoreRusso,ecc…“Siamo di fronte ad una pittura dai motivi esotici ed estrosi,ricca di suggerimenti e di preziose scene di vita, presentate con uno stile pulito e un bel disegno...”Paolo Levi (nuova Arte 2006) - “Tutte le opere di questa sensibile pittrice, si reggono sull'abilità tecnica -corretta osservanza delle regole prospettiche e tonali-acquisita con una lunga carriera professionale.” Paolo Levi (nuova Arte 2007) - “...forse sono i tipi che l'Artista ha saputo cogliere durante i suoi viaggi in Oriente, cosi' vivi di colore e cosi' carichi di connotati fisici e spirituali,che scoprono meglio il piccolo o grande romanzo della loro esistenza...”Dino Villani



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