IES Trieste Lifestyle n27 ITA/ENG

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COM’È BELLO... DA TRIESTE IN GIÙ

direttore responsabile

Giovanni Marzini

coordinamento editoriale

Emily Menguzzato

coordinamento

Paola De Cassan

segreteria di redazione

Fabiana Parenzan redazione@prandicom.it

Via Cesare Battisti 1, 34125 Trieste

hanno collaborato

Cristina Bonadei, Giovanna Botteri, Micol Brusaferro, Alice Noel Fabi, Cristina Favento, Isabella Franco, Nicolò Giraldi, Maddalena Giuffrida, Simonetta Lorigliola, Francesca Pitacco, Alberto Polojac, Lucija Slavica, Ottavio Silva, Ilaria Romanzin

content editor Rino Lombardi

marketing advisor

Stefania Boccabianca

coordinamento traduzioni

Rita Pecorari Novak

progetto grafico e impaginazione

Matteo Bartoli, Elisa Dudine – Basiq

stampa Riccigraf S.a.s.

Portfolio fotografico

Maurizio Melozzi

fotografie

Camilla Bach, Marco Covi, Massimo Crivelleri, Gabriele Crozzoli, Nika Furlani, Massimo Gardone, Luciano Guadenzio, MassMedia, Lara Perentin, Mark Turtoo, Marco Valentinuzzo, Archivio fotografico Museo e Parco del Castello di Miramare

Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, PromoTurismoFVG, Archivio Adobe Stock

un progetto

Ies Trieste Lifestyle N°27 – Winter 2024

Autorizzazione del Tribunale di Trieste del 16 marzo 2018, numero periodico 9/2018 V.G. 847/2018.

Finito di stampare a dicembre 2024 Città

la cultura,

quasi un processo di “geminazione”

Leggere un libro. Visitare una mostra. Ascoltare un concerto. Raramente si pensa che si tratta di autentici “privilegi”: oggi condivisi da molti, ma ancora (anche se può apparire strano) preclusi ai più.

La cultura, per progredire, richiede continue “chiavi di accesso”. Dalle più elementari (come il saper leggere) ad altre più sofisticate, che la cultura stessa, quasi per “geminazione”, crea di continuo.

Chiavi che ci consentono di scrutare orizzonti sempre più affascinanti e impegnativi (percepire l’enigma di una statua greca, di un quadro astratto o di un brano musicale, al di là della mera contemplazione).

Chiavi che durano per sempre. Che affinano gusto e capacità di giudizio. Che non possiamo smarrire e che nessuno ci potrà mai rubare. Che potremo condividere e scambiare con altri.

La cultura, innegabile segno di benessere sociale. Ma anche matrice di autentica felicità individuale.

Ci sono infiniti buoni motivi per incoraggiare e sostenere la cultura in tutte le sue migliori espressioni.

La Fondazione lo crede da sempre.

SBRILLUCCICANTE —Sparkling

Il gruppo di lavoro che confeziona questo magazine lo aveva deciso da tempo: il numero che ci accompagnerà verso il nuovo anno dovrà essere “sbrilluccicante”, capace cioè di accendersi a tratti, all’improvviso, con rapidi guizzi di luce. Lo abbiamo trovato adeguato, consono a Raffaella Carrà, alla sua luce, al suo spirito ed anche ai suoi inconfondibili abiti di scena protagonisti di una mostra a Trieste –al Magazzino 26 del Porto Vecchio sino a febbraio– che porta la firma di IES magazine, Prandicom editore. Con ogni probabilità Raffaella non conosceva bene la città, ma quel suo indimenticabile ed ancora attuale “…come è bello far l’amore da Trieste in giù…” resta la più potente ed ineguagliabile operazione di marketing mai fatta per questo territorio. Una scelta dettata dal caso e dalla musicalità di non nome che –dicono gli “storici” delle canzonette– vinse alla fine il ballottaggio con Bolzano. Trieste era più… sexy, come l’ombelico di Raffa mostrato scandalosamente in TV cinquant’anni fa, proprio grazie a quegli impensabili (per l’epoca) abiti di scena.

Ecco perché abbiamo scelto come madrina di un numero –una volta di più– votato al “femminile” una donna emiliana per raccontare Trieste, ma chiesto poi ad una triestina doc come Giovanna Botteri di spiegare cosa significhi essere una “mula” triestina. Perché abbiamo la presunzione di credere fermamente che la storia ed il percorso sociale della nostra città sia stato fortemente segnato dalla forza e dal ruolo che hanno avuto le donne negli ultimi due secoli di storia.

Se la canzone di Raffa ha insomma aiutato a capire dove si trova Trieste, il volto e le incorreggibili vocali aperte di Giovanna nelle sue corrispondenze televisive da ogni parte del mondo, hanno testimoniato il coraggio, la forza e la vitalità di una giornalista che meglio di tutti ha saputo rappresentare il carattere di questa città, anche grazie al suo accento.

Lasciatevi guidare allora nelle tante storie di donne che le donne vi racconteranno per farvi conoscere meglio Trieste in questo numero di IES, che non potrà che essere… sbrilluccicante. E leggetelo anche come augurio per il 2025 che ci apprestiamo a vivere!

The team behind this magazine had decided long ago: the issue that will guide us into the new year must be “sparkling,” capable of lighting up in bursts, suddenly and unexpectedly, with flashes of brilliance. We found it a fitting tribute to Raffaella Carrà, to her radiance, her spirit, and even her iconic stage outfits, which are now the stars of an exhibition in Trieste – on display at Magazzino 26 in the Old Port until February – presented by IES Magazine and Prandicom Editore.

Raffaella probably didn’t know the city well, but her unforgettable and still relevant refrain, “… how wonderful it is to make love from Trieste and beyond…” remains the most powerful and unparalleled marketing campaign ever created for this region. A choice dictated by chance and the musicality of the name, which – as “song historians” say – narrowly won over Bolzano in the final decision. Trieste was simply more… seductive, like Raffa’s navel, scandalously revealed on TV fifty years ago, thanks to those daring (for the time) stage costumes.

This is why we’ve chosen an Emilian woman as the muse for an issue that, once again, celebrates the feminine, to narrate Trieste, while also asking a true Triestine, Giovanna Botteri, to explain what it means to be a mula of this city. We dare to firmly believe that the history and social evolution of Trieste have been profoundly shaped by the strength and role of women over the past two centuries.

If Raffa’s song helped the world locate Trieste, Giovanna’s face and her unmistakably open vowels, heard in her television reports from every corner of the globe, have conveyed the courage, strength, and vitality of a journalist who has embodied the spirit of this city better than anyone else – accent included.

So let yourself be guided through the many stories of women, as told by women, to better discover Trieste in this edition of IES, which could only be… sparkling. And read it as a good omen for 2025, the year we are about to embrace.

TRIESTE VIA FELICE VENEZIAN 7/B
di /by
Emily Menguzzato

IES, IL CUORE DI TRIESTE

Associazione ASTRO.

Far sorridere i bambini ricoverati è un impegno molto serio.
ASTRO Association.
Making hospitalised children smile is a very serious commitment.

Sono più di cento e, a turno, offrono quotidianamente compagnia, supporto emotivo e divertimento nei reparti dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste. Sono i volontari di ASTRO, “Associazione triestina ospedaliera per il sorriso dei bambini”, operativa dal 1999 per alleviare l’impatto del bambino e della sua famiglia con le strutture sanitarie e per rendere più leggera la loro permanenza in ospedale. Tra le attività proposte ci sono il gruppo clown, i raccontastorie, il truccabimbi, il teatro dei burattini e i laboratori di pittura, disegno e uncinetto.

“Grazie soprattutto alle donazioni ricevute –spiega il presidente di Astro, Roberto Cook– che dimostrano il forte coinvolgimento emotivo della cittadinanza alla nostra attività, Astro ha ideato nel 2019 un “Progetto di sostegno economico alle famiglie di bambini ricoverati o in cura presso l’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste”. I destinatari, segnalati dall’ospedale, sono quelle famiglie che vivono una situazione di importante disagio a causa della malattia del figlio o della figlia, che costringe a ospedalizzazioni molto lunghe. Si tratta di un concreto aiuto economico per spese di viaggio, alloggio e buoni pasto».

Per maggiori informazioni e donazioni www.astrotrieste.it

Every day, over a hundred volunteers take turns offering companionship, emotional support, and fun activities in the wards of the IRCCS Burlo Garofolo in Trieste. They are the heart of ASTRO, the Triestine Hospital Association for Children’s Smiles, which has been active since 1999. The association’s mission is to ease the impact of hospitalization on children and their families, making their stay in the hospital more bearable.

Among the activities offered are clown performances, storytelling sessions, face painting, puppet theater, and workshops for painting, drawing, and crocheting.

“Thanks to the generous donations we receive,” explains ASTRO President Roberto Cook, “which reflect the deep emotional connection our community has with our work, ASTRO launched in 2019 an Economic Support Project for families of children hospitalized or under treatment at IRCCS Burlo Garofolo in Trieste. The beneficiaries, identified by the hospital, are families facing significant hardship due to their child’s illness, which often involves prolonged hospital stays. This initiative provides concrete financial help for travel expenses, accommodation, and meal vouchers.”

For more information or to donate www.astrotrieste.it

MULA, COSA SIGNIFICA?

Mula, what does it mean?

La verità è che non capisci di essere una mula finché non te ne vai da Trieste. Quando hai otto anni, e te zoghi in campagneta a sesa comanda color, non sai di essere una muleta. Come fai a distinguerti quando intorno hai solo braghe e braghette sporche di terra, compiti appena fatti, i minerali del Piccolo chimico e Barbie e Ken con cui tutti, maschi e femmine, vogliono giocare? E come fai a capirlo quando a dodici infili loden e sciarpa sopra la maglietta sudata con cui hai giocato a calcio a Monte Radio e torni a casa scendendo dal clanz dove tua madre ti aspetta preoccupata?

O a tredici, quando il primo fidanzatino ti viene a prendere alla Bianchi dopo l’allenamento di nuoto… Neanche adolescente il pensiero di essere una mula ti sfiora… con quella bora che ti si porta via sempre, quando vai in motorino da sola o quando sei in vespa col moroso, perché il mitico parabriz ripara lui e non te…e con la politica e il naso che ti fanno sentire come Rosa Luxemburg…

No, è solo quando cominci a viaggiare ad andare in giro, quando sentono le tue “a” e le tue “e” aperte come le sdraio ai Topolini, quando si chiedono da dove vieni, e poi ti dicono subito…ah …una mula di Trieste… È allora che scopri quella che sei.

Quella del… xe chi pol e chi no pol che nessuno vedrà piangere, o lamentarsi troppo, ultima di una generazione di donne che andava a scuola negli anni in cui nel resto del paese le altre restavano a casa a ricamare, che dovrà lavorare il doppio perché per chi arriva da lontano la strada è sempre più lunga, che quando il gioco si fa duro comincia a giocare, perché a briscola e tresette non la batte nessuno, che pensa ai schei ma l’amore è più importante.

Di una mula triestina non si dice mai che è fragile… si dice più volentieri che è matta, tanto per far capire subito quanto sia diversa dallo stereotipo, così popolare, della donna italiana.

Perché la mula è insieme rassicurante e scomoda, indipendente e generosa, testarda e solidale. Tropa roba!

Tanto che il Sulzberger soldato a Trieste nella Seconda guerra mondiale, nonché proprietario del New York Times, se fosse vivo oggi non si chiederebbe se l’America è pronta per una donna alla presidenza ma se il mondo è pronto per le mule

The truth is, you don’t realise you’re a mula until you leave Trieste. When you’re eight years old, playing in the fields as only kids know how, you have no idea you’re a little mula. How could you stand out when you’re surrounded by boys and girls in dirt-stained shorts, freshly finished homework, chemistry sets, and Barbie and Ken dolls that everyone, boys and girls alike, wants to play with? And how could you realise it when, at twelve, you throw on a loden coat and scarf over the sweaty T-shirt you wore playing football on Monte Radio, walking home down the clanz to where your mother waits anxiously?

Or at thirteen, when your first boyfriend comes to pick you up after swim practice at the Bianchi swimming pool… Even as a teenager, the thought of being a mula never crosses your mind. Not with the bora wind constantly sweeping you away – whether you’re riding your scooter alone or sitting behind your boyfriend on a Vespa, because that mythical windshield always protects him, not you. Not with politics and your strong opinions making you feel like Rosa Luxembourg. No, it’s only when you start travelling, moving around, when people notice your open “a”s and “e”s – as wide as the deckchairs at the Topolini – that they ask where you’re from. And then they say, almost immediately… ah, a mula from Trieste. That’s when you discover who you really are. You’re the one who lives by the motto, “There are those who can, and those who can’t.” The one no one will ever see crying or complaining too much. The last of a generation of women who went to school while others in the country were still at home learning embroidery. The one who must work twice as hard because, for those who come from far away, the road is always longer. The one who gets serious when the going gets tough because no one can beat her at briscola or tresette. The one who thinks about money, but for whom love always matters more.

You’d never say a mula from Trieste is fragile. It’s easier to call her crazy – just to make it clear how different she is from the stereotype of the Italian woman. Because the mula is both comforting and unsettling, independent and generous, stubborn and supportive. She’s something else entirely. So much so that Sulzberger, the soldier stationed in Trieste during the Second World War and owner of The New York Times, if he were alive today, wouldn’t be wondering whether America is ready for a woman president. He’d be wondering whether the world is ready for a mula

Dalle piantagioni alla torrefazione, le donne sono protagoniste di questo viaggio.

From plantations to roasting, women take centre stage on this journey.

—The

road to coffee is female

La strada per arrivare a bere un buon caffè è molto più lunga di quanto si pensi e nel suo viaggio si intrecciano storie e aneddoti che restituiscono al visitatore un’immagine diversa dal semplice risultato finale. È un viaggio che inizia nelle piantagioni dell’America latina, dove sono soprattutto le donne a raccogliere i chicchi di caffè e a continuare a spezzarsi la schiena in un lavoro fatto di grande sacrificio e troppo spesso ignorato dall’opinione pubblica. Smistare i chicchi, dopo averli raccolti direttamente dalle piante, racconta un lavoro dettagliato, una manualità rapida e precisa. Non c’è margine di errore, nella velocità. Quando i chicchi sono pronti a partire alla volta dei mercati europei, ecco che la produzione viene protocollata. Documenti

di viaggio, oltre alle relative bolle di accompagnamento, vengono preparate negli uffici amministrativi delle società che esportano il caffè. Anche qui sono le mani delle impiegate a realizzare ciò che le normative sul commercio impongono, al fine di tracciare la provenienza del prodotto.

Sulle navi è difficile incontrare donne che lavorano come marittime, ma la storia di Trieste nel settore portuale è piena di esperienze al femminile. Fin dagli anni Settanta nello scalo giuliano furono numerose le facchine. Donne che svolgevano le stesse mansioni degli uomini, per caricare e scaricare le merci sistemate nelle stive. Una realtà che sembra impossibile, soprattutto se si pensa alla dimensione del lavoro e dei mestieri esistente in quegli anni. Eppure, quelle

di /by Nicolò Giraldi

donne, alla pari delle lavoratrici dall’altra parte dell’oceano hanno contribuito al raggiungimento di uno status sociale per certi versi inimmaginabile, fatto di autonomia e di libertà. L’emancipazione di genere –ma in generale un passaggio che si materializza in ogni rivoluzione culturale– passa attraverso la dignità del lavoro. Anche qui, poi, i documenti vengono vagliati dagli uffici amministrativi, per poi riprendere il loro viaggio assieme al caffè. In tutto questo, potrebbero essere passate settimane, in una incredibile dilatazione temporale. Una volta sbarcate le tonnellate di caffè in Europa, i chicchi verranno destinati al mercato privato: arrivano nelle aziende dove verranno sottoposti ad una ulteriore lavorazione. Si passa quindi alla polvere di caffè, il vero prodotto finale. Il suo utilizzo più comune è quello in moka. Il suo nome proviene dalla città di Mokha, nello Yemen, ma in italiano, la lingua che grazie a Bialetti inventò lo strumento tra i più celebri al mondo, diventa “la moka”. Femminile, anche qui.

TLe triestine furono le prime donne in Italia a frequentare i bar da sole e persino a concedersi una sigaretta in pubblico.
The women of Trieste were the first in Italy to go to cafés on their own and even to enjoy a cigarette in public.

A Trieste mia zia ha gestito per oltre quarant’anni la torrefazione La Triestina, nel rione di Cavana. Ricordo con precisione i salti che assieme a mio fratello facevamo sui sacchi appena arrivati nel retrobottega. Era un modo per passare il tempo, fino a quando poi arrivava nostra zia che, sgridandoci, iniziava a riempire i contenitori da dove poi traslare i chicchi di caffè direttamente nelle vetrine in esposizione, pronti per essere venduti. Anche in tale occasione erano le mani di una donna a lavorare incessantemente, tra il rumore delle tazzine e l’attesa dei clienti al bancone.

Il chicco del caffè viene quindi frantumato, sprigionando un aroma inconfondibile. Una volta polvere, ecco che lentamente si compie la magia di una trasformazione iniziata settimane prima, in una piantagione distante migliaia di chilometri e che si materializza nei bar di tutto il mondo. La macchina del caffè si mette in moto, inizia a sbuffare neanche fossimo alle prese con una vaporiera del sud-est asiatico. Poi la tecnologica capacità di estrazione fa sì che quella polvere regali le sue qualità all’acqua, dando vita a ciò che tutti attendono. In un attimo la bevanda più consumata al mondo precipita nella tazzina, pronta per essere consumata. Mia zia –sintesi del lavoro di tutte le donne che dall’America latina a Trieste han messo le mani in questo caffè–, afferra la tazzina, la appoggia sul piattino e, con una mossa impercettibile, eppure così essenziale, la fa ruotare fino a concludere la sua corsa nel punto giusto.

he journey to savour a good cup of coffee is much longer than one might expect, weaving together stories and anecdotes that reveal far more than just the final product. It begins on the plantations of Latin America, where women, in particular, bear the burden of harvesting coffee beans – a gruelling task that requires immense effort yet often goes unnoticed by the wider world. After the beans are picked directly from the plants, they are meticulously sorted by hand, a process that demands both speed and precision, leaving no room for error.

Once the beans are ready to be shipped to European markets, the production process becomes a matter of protocol. Travel documents and shipping forms are prepared in the administrative offices of exporting companies. Here too, it is women’s hands that process the paperwork to meet trade regulations and ensure the product’s traceability.

While it is rare to find women working as sailors aboard cargo ships, the history of Trieste’s port is full of female contributions. Since the 1970s, many women worked as dock labourers in Trieste’s port, performing the same heavy duties as men, loading and unloading goods stored in the ship holds. It might seem unbelievable, especially when considering the working conditions and roles of that period. Yet, like their counterparts across the ocean, these women helped secure a social status that was, in some respects, unimaginable – one built on autonomy and freedom. Gender emancipation – and indeed the transformation inherent in any cultural revolution – is deeply rooted in the dignity of work.

Once again, the administrative offices review the documents before the coffee continues its journey. By this stage, weeks may have passed, stretching time in a remarkable way. When the tonnes of coffee finally arrive in Europe, the beans are destined for private markets, where they undergo further processing. The next step is the transformation into

coffee powder, the true final product, most famously used in the moka pot.

The moka takes its name from the city of Mokha in Yemen, but in Italian – the language that, thanks to Bialetti, invented this world-renowned brewing device – it becomes “la moka,” feminine, once again.

In Trieste, my aunt managed the La Triestina coffee roasting shop in the Cavana district for over forty years. I vividly recall the leaps my brother and I would take onto the newly delivered coffee sacks in the shop’s storeroom. It was our way of passing the time until our aunt arrived, scolding us as she began filling the bins from which the beans would then move to the shopfront displays, ready for sale. Even then, it was a woman’s hands that tirelessly worked amidst the clatter of cups and the anticipation of customers at the counter.

The coffee bean is eventually ground, releasing its unmistakable aroma. Once transformed into powder, the magic of a journey that began weeks earlier in a plantation thousands of kilometres away is finally realised in cafés worldwide. The coffee machine springs to life, hissing like a steam engine in Southeast Asia. Technology extracts the essence of the coffee powder into water, producing the drink everyone awaits.

In an instant, the world’s most consumed beverage pours into the cup, ready to be enjoyed. My aunt – a symbol of the work done by women from Latin America to Trieste – would pick up the cup, place it on the saucer, and with a subtle, essential twist, set it down in just the right spot.

TIPS

Per un buon caffè For a good coffee

Caffè San Marco

Nato nel 1914, è uno dei più frequentati caffè storici di Trieste, intriso di storia del Novecento.

Opened in 1914, this is one of the city’s most popular historic cafés, rich with 20th-century history.

Via Battisti, 18

Caffè degli Specchi

Locale storico con vista mozzafiato e una selezione di caffè artigianali. –

A historic café with breathtaking views and a fine selection of artisanal coffees.

Piazza Unità d’Italia, 7

Caffè Tommaseo

Il più antico di Trieste, risale al 1825. –

The oldest café in Trieste, dating back to 1825.

Piazza Tommaseo, 4/c

La Bomboniera

La Bomboniera è una pasticceria tipica austroungarica risalente al 1836, dove il tempo sembra essersi fermato. –

A traditional Austro-Hungarian pastry shop from 1836, where time seems to stand still.

Via Trenta Ottobre, 3

Antico Caffè Torinese Nonostante sia stato ristrutturato nel 2009, conserva ancora gli arredamenti originali, in particolare il bancone Liberty. –

Though renovated in 2009, it retains its original furnishings, especially the Liberty-style counter.

Corso Italia, 2

Per poter dire di conoscere veramente Trieste non basta limitarsi a scoprire il centro, ma è necessario indagarne i margini. Il confine è un “non luogo” grazie al quale la città ha cercato di descriversi, soprattutto nella sua storia più recente. “Ma voi triestini come vi sentite?” è una delle domande più ricorrenti che fanno i turisti a conclusione di una visita. Più italiani? Più austriaci? Più slavi? Più europei? Difficile a dirsi. Non a caso Trieste è la città della psicanalisi. È la città dove le differenze possono non sfociare in contraddizioni, dove effettivamente tre radici linguistiche del tutto diverse hanno trovato casa creando quel luogo inesistente –eppure reale– chiamato Mitteleuropa.

Altrettanto non a caso i due libri che tratteggiano Trieste con maggior accuratezza sono ‘Trieste’ di Angelo Ara e Claudio Magris, che porta come importante sottotitolo Un’identità di frontiera, dove le vicende del secolo breve sono narrate attraverso la lente della produzione letteraria, e Trieste o del nessun luogo di Jan Morris.

James Humphry Morris, nato a Clavedon nel Somerset inglese, il 2 ottobre del 1926 sotto il segno della Bilancia, segno caratterizzato dalla continua ricerca di equilibrio, raggiunse Trieste nel 1945 con il 9° Lancieri britannici, dove prestò servizio nell’intelligence. Morris visse quel tempo sospeso del Territorio Libero di Trieste, quando il governo era nelle mani degli eserciti anglo-americani e l’amministrazione era locale, quando le notizie circa la definizione del confine provocavano entusiasmi irrefrenabili oppure tristi ondate di arrivi di profughi delle

comunità italiane provenienti dai territori rimasti sotto il controllo jugoslavo. È il tempo delle spie e dell’irrequietezza, dove Trieste passa dalle spinte indipendentiste alla strenua volontà di far parte dell’Italia.

In questa città che ha un porto per andarsene e luoghi accoglienti per farne un rifugio, Morris trova una patria e ci piace pensare che sia proprio da qui che cominci il suo viaggio più incredibile.

“Per addentrarsi in un luogo bisogna anzitutto scrutare dentro di sé, specialmente con una città che ostenta la sua dichiarazione di non appartenenza” scrive Piero Budinich nella presentazione della versione italiana di Trieste and the Meaning of Nowhere, di cui è traduttore.

Nel 1949 Morris sposa Elizabeth Tuckniss, figlia del proprietario di una piantagione di tè a Ceylon, dalla quale avrà cinque figli. Nel 1964 però Morris comincerà la sua transizione femminile, antesignano tra le personalità di spicco del mondo culturale a intraprendere un cambiamento radicale del proprio sesso. Jane Morris è in anticipo sui tempi, ma insieme a lei c’è la famiglia, che rimarrà con lei sino alla morte avvenuta nell’amato Galles nel novembre 2020. L’operazione chirurgica –poi avvenuta in Marocco nel 1972– venne inizialmente rifiutata a Morris in Gran Bretagna a meno che non avesse divorziato da Elizabeth, fatto per il quale non era ancora pronta. I due divorziarono solo successivamente, per poi riunirsi di nuovo con un’unione civile nel 2008. Questa lunga transizione venne raccontata in dettaglio nel memoir personale Conundrum, pubblicato nel 1974.

LA TRIESTE DELLA NON APPARTENENZA —

Trieste: the city of non-belonging

To truly know Trieste, you must venture to its borders.

To say you truly know Trieste, it’s not enough to explore just the city centre; you must delve into its edges. The border is a “nonplace” through which the city has sought to define itself, particularly in its more recent history.

“So, how do you Triestines feel?” This is one of the most common questions tourists ask at the end of their visit. More Italian? More Austrian? More Slavic? More European? It’s hard to say. It’s no coincidence that Trieste is the city of psychoanalysis. It’s a place where differences need not result in contradictions, where three entirely distinct linguistic roots have found a home, creating that seemingly non-existent – yet entirely real – space called Mitteleuropa.

It’s equally fitting that the two books that most accurately portray Trieste are ‘Trieste’ by Angelo Ara and Claudio Magris, which bears the significant subtitle An Identity of the Border, using literary production as a lens to narrate the events of the 20th century, and Trieste and the Meaning of Nowhere by Jan Morris.

James Humphrey Morris, born in Clevedon, Somerset, on 2 October 1926 under the sign of Libra – a sign marked by the constant search for balance – arrived in Trieste in 1945 with the British 9th Lancers, serving in military intelligence. Morris experienced the suspended time of the Free Territory of Trieste, when the city was governed by AngloAmerican forces but administered locally. During this period, news about the defining of borders sparked either uncontainable enthusiasm or waves of sorrowful arrivals by Italian refugees from areas now under Yugoslav control. It was a time of spies and restlessness, where Trieste swung between independence movements and a fierce desire to belong to Italy.

In this city, which has a port for leaving and welcoming spaces for refuge, Morris found a homeland. And we like to think that it was from here that their most incredible journey began.

“To delve into a place, one must first look within oneself, especially with a city that so openly declares its refusal to belong,” writes Piero Budinich in the preface to the Italian edition of Trieste and the Meaning of Nowhere, for which he was the translator.

In 1949, Morris married Elizabeth Tuckniss, the daughter of a tea plantation owner in Ceylon, and together they had five children. However, in 1964, Morris began her transition, becoming one of the first prominent cultural figures to undergo such a radical change. Jane Morris was ahead of her time, but her family stood by her side until her death in her beloved Wales in November 2020.

The surgical procedure, which finally took place in Morocco in 1972, had initially been denied to Morris in Britain unless she divorced Elizabeth – a step she wasn’t yet ready to take. The two eventually divorced but later reunited through a civil partnership in 2008. This long transition was detailed in her personal memoir, Conundrum, published in 1974.

L’emancipazione di genere passa attraverso la dignità del lavoro.
Gender emancipation goes through the dignity of work.

Sissi style

C’era una volta una principessa. Era narcisista, egocentrica e infelice. Una favola con tanti castelli ma senza sogni e, purtroppo, senza lieto fine: è la vera storia dell’imperatrice Sissi, Elisabeth, amatissima moglie di Francesco Giuseppe.

“Ella riteneva che ognuno avesse diritto alla propria libertà”, così scriveva di lei la nuora Stefania, consegnandola a posteri come la prima femminista. Ciò che oggi riteniamo scontato, infatti, nei decenni alla fine dell’Ottocento non lo era di certo, soprattutto alla corte imperiale di Vienna. Tra le curiosità che costellano il suo cliché patinato e un po’ kitsch dell’eroina sognante, si narra pure del consenso che Sissi diede al rapporto tra Francesco Giuseppe e Katharina Schratt, attrice del Burgtheater che poteva dare all’imperatore la vicinanza e il trasporto che lei non aveva mai potuto offrirgli.

Molte fonti accreditate la dipingono come ribelle e anticonformista, tutt’altro che vittima. Passò a corte solo sei anni dei quaranta come sovrana, preferendo viaggiare con la scusa della salute.

Il suo spirito era sì delicato e lucido, ma era anche soggetta a continue crisi,

una donna profondamente inquieta, che in età matura “curava” le sue depressioni con la cocaina che all’epoca veniva considerata una medicina.

Forse comprese di trovarsi di fronte alla fine di un’epoca o, più semplicemente, la sua indole libera e disinibita mal si era conformata alla rigidità della corte asburgica.

Solo la consapevolezza della sua avvenenza la rese più sicura di sé; per questo cercò di mantenere la sua bellezza il più a lungo possibile, a costo di strampalati capricci. Diete sempre più rigide la portavano a bere “un’orribile mistura di cinque o sei chiare d’uovo con sale”, regime alimentare che forse oggi definiremmo anoressia, e che manteneva invariato durante i suoi numerosi viaggi per conservare un girovita di soli 46 centimetri! Non voleva rinunciare al latte fresco e faceva imbarcare la sua capra e le sue mucche preferite, pretendeva che i vestiti le fossero cuciti direttamente addosso, anche più volte nel corso della stessa giornata. Per mantenere i fianchi snelli dormiva stretta in panni bagnati e faceva immersioni nell’olio d’oliva per conservare la pelle morbida. Aveva una cura maniacale per la sua chioma: il lavaggio veniva effettuato ogni tre settimane e durava una giornata intera, mentre la cura quotidiana esigeva tre ore. E poi la forma fisica, che curava con sessioni di allenamento e lunghe cavalcate.

Oggi si definirebbe una “beauty sickness”, una influencer capace di crearsi uno stile per evadere dalla solitudine e dare un segno di sé.

Ribelle, anticonformista, donna libera, mai vista un’imperatrice così!
Rebellious, unconventional, a free woman—she’s an empress like no other!

Ma l’ossessione di Sissi per il suo aspetto, la sua vanità e le sue tendenze eccentriche celavano una profonda infelicità: bella, inquieta e affascinante, difficile da incasellare tanto in un’epoca che in uno stereotipo. ENGLISH TEXT

Once upon a time, there was a princess. She was narcissistic, self-centred, and unhappy.

A fairy tale with many castles but no dreams and, unfortunately, no happy ending: this is the true story of Empress Sissi, Elisabeth, the beloved wife of Franz Joseph.

“She believed that everyone had the right to their own freedom,” wrote her daughter-in-law Stefanie, portraying her as the first feminist. Indeed, what we take for granted today was anything but in the late 19th century, particularly at the imperial court in Vienna. Among the curiosities that punctuate her glamorous yet slightly kitsch image as a dreamy heroine is the tale of her granting approval for Franz Joseph’s relationship with Katharina Schratt, an actress at the Burgtheater who could provide the closeness and affection Sissi herself had never been able to offer him.

Many reputable sources depict her as rebellious and nonconformist, far from a victim. She spent just six of her forty years as sovereign at court, preferring to travel under the guise of seeking better health. Her spirit was indeed delicate and sharp, but she also suffered from frequent crises – a deeply restless

woman who, in later years, “treated” her depression with cocaine, which at the time was considered medicinal.

Perhaps she sensed the end of an era or, more simply, her free and uninhibited nature could not adapt to the rigidity of the Habsburg court. Only her awareness of her beauty gave her confidence, leading her to do everything she could to preserve it, even indulging in eccentric whims. Her increasingly restrictive diets led her to drink “a dreadful mixture of five or six raw egg whites with salt,” a regimen we might today associate with anorexia. She kept this routine even during her extensive travels, determined to maintain a waistline of just 46 centimetres!

She insisted on having fresh milk, so her favourite goat and cows travelled with her. She demanded her dresses be sewn directly onto her body, sometimes multiple times a day. To keep her hips slim, she slept wrapped in wet cloths and bathed in olive oil to keep her skin soft. Her hair was another obsession: washing it took an entire day every three weeks, and her daily grooming required three hours. She also maintained her physical fitness with exercise routines and long horse rides.

Today, she might be described as suffering from “beauty sickness,” an influencer ahead of her time who created a unique style to escape solitude and leave her mark.

Yet Sissi’s obsession with her appearance, her vanity, and her eccentric habits concealed a profound unhappiness. Beautiful, restless, and captivating, she was a figure impossible to confine to any era or stereotype.

CONTEMPORANEA TORNA A MIRAMARE

—Contemporary art returns to Miramare

Il Museo storico e Parco del Castello di Miramare a Trieste presenta la grande mostra Naturae. Ambienti di arte contemporanea, un viaggio esplorativo e poetico sul tema della natura e del suo profondo legame con l’essere umano, a cura di Melania Rossi. L’esposizione si tiene dal 6 dicembre 2024 al 9 novembre 2025 nell’ambito della rassegna Miramare contemporanea, organizzata da MondoMostre e CoopCulture in collaborazione con il Museo di Miramare.

Oltre cinquanta opere di diciotto artisti contemporanei sono allestite nelle scuderie e nel parco del castello. Tra installazioni scultoree, disegni, dipinti, video e fotografie, il percorso espositivo farà immergere in sorprendenti e multiformi universi artistici, invitando a guardare alle cose del mondo attraverso il mezzo dell’arte.

Il progetto espositivo affronta tematiche come la presenza umana nel paesaggio, la relazione con il corpo, con il tempo, con la bellezza delle forme naturali e con le leggi fisiche.

Naturae. Ambienti di arte contemporanea invita a una riflessione sulla relazione tra uomo e natura, dove l’arte può diventare luogo di contemplazione e introspezione, facendosi strumento di riscoperta delle meraviglie del mondo naturale.

In mostra, la natura si manifesta come arte e l’arte diventa elemento naturale, in un costante gioco di sguardi e prospettive.

ENGLISH TEXT

The Historical Museum and Park of Miramare Castle in Trieste proudly presents the great exhibition Naturae. Contemporary Art Environments, a poetic and exploratory journey into the theme of nature and its profound connection with humanity, curated by Melania Rossi. The exhibition runs from 6 December 2024 to 9 November 2025 as part of the Miramare Contemporanea series, organised by MondoMostre and CoopCulture in collaboration with the Miramare Museum.

Featuring over fifty works by eighteen contemporary artists, the exhibition unfolds across the castle stables and park. Through sculptural installations, drawings, paintings, videos, and photographs, visitors will be immersed in surprising and multifaceted artistic worlds, encouraging them to view the world through the lens of art.

The exhibition addresses themes such as human presence within the landscape, the relationship with the body, time, the beauty of natural forms, and the laws of physics. Naturae. Contemporary Art Environments invites reflection on the bond between man and nature, positioning art as a space for contemplation and introspection and a tool for rediscovering the wonders of the natural world. Here, nature emerges as art, and art becomes a natural element, engaging in a continuous interplay of perspectives and interpretations.

Marina Abramović / José Angelino / Simone Berti

Bianco-Valente / Liu Bolin / Gianni Caravaggio

Elisabetta Di Maggio / Jan Fabre / Sophie Ko

Christiane Löhr / Macoto Murayama

Hermann Nitsch / Mimmo Paladino / Marta Roberti

Serse Roma / Pietro Ruffo / Luca Trevisani

Omaggio a / Homage to Rebecca Horn (fino al / until 5.3.25)

a cura di / curated by Melania Rossi

Bellezza di mare e monti rocciosi

Tra storia e leggenda, un itinerario al femminile dal mare al Carso racconta le mille sfaccettature di Trieste. Between history and legend, a female-centric journey from the sea to the Karst reveals the many facets of Trieste.

— The beauty of sea and rocky mountains

Ci sono luoghi a Trieste che raccontano una città al femminile dai mille volti. Storie che hanno il sapore di selvaggio, di semplice e genuino, altre avvolte dal mistero e altre ancora che hanno il fascino ammaliante della giovinezza, del vento e del mare in un gioco di contrasti che è l’essenza stessa di questo nostro meraviglioso e contraddittorio angolo di Adriatico.

Sul lungomare di Barcola si staglia la figura esile e aggraziata di una giovane donna, la Mula de Trieste, scultura bronzea del grande maestro Nino Spagnoli, mirabile interprete dell’anima di Trieste nelle tante opere che in città portano il suo segno.

La nostra Sirenetta locale vuole essere un omaggio a Trieste e alle sue donne, le mule appunto, la parola dialettale con cui vengono definite le ragazze, a indicare l’incrocio di etnie diverse di cui Trieste è la custode e che è anche il segreto della famosa bellezza e del carattere delle donne triestine, così libero, disinibito, audace ed emancipato. Decantate da scrittori e poeti come Stuparich, Joyce e Saba per la loro bellezza “fatta di mare e monti rocciosi”, per il loro temperamento “distintivo” e lo “spirito libero”, le mule furono anche le prime donne in Italia a frequentare i bar da sole e persino a concedersi una

sigaretta in pubblico, mentre nel resto d’Italia con fatica cercavano di conquistare un ruolo in società. L’anno scorso si era temuto il peggio per la Mula de Trieste, quando una violenta mareggiata l’aveva staccata dal suo piedistallo. Ad un anno esatto di distanza la scultura è tornata sugli scogli di Barcola, subito dopo la pineta, pronta per essere lo sfondo di tante foto ricordo di turisti e non solo. E sempre sul mare, a Duino, c’è una roccia che, per un affascinante gioco della natura, sembra una figura femminile avvolta da un velo, la Dama Bianca, protagonista di numerose leggende. Come tutte le leggende che si rispettino, sono molte le varianti del racconto, che hanno in comune la bellezza della dama e il suo destino sfortunato. A Duino, delizioso borgo marinaro, sembra proprio di vivere in una dimensione quasi da fiaba, con il suo castello e le falesie che si tuffano nel mare. Un luogo incantevole, sospeso tra storia e leggenda, di cui lo scoglio velato sotto i ruderi dell’antico maniero ricorda l’eterna bellezza del femminile. Se dal mare ci incamminiamo per addentrarci sull’altipiano carsico, al confine tra Italia e Slovenia, c’è un monte, il Lanaro/Volnik, che custodisce la storia di una donna fuori dall’ordinario conosciuta dagli abitanti e camminatori di questi luoghi come Efa. Forte, coraggiosa e indipendente, Efa

alla fine degli anni ‘40 decise di ritirarsi volontariamente sul Lanaro, dove visse in solitudine. A farle compagnia solo i suoi animali, capre, cani, galline e un asino. Una vita selvatica quella di Efa, come il ruvido e aspro Carso che l’ha accolta tra i suoi boschi di pini neri e roverelle per quasi mezzo secolo. A ripercorrere la storia di Efa ci ha pensato alcuni anni fa la scrittrice Susanna Rigutti, che ha restituito la vita straordinaria della signora del Lanaro in un libro. A Efa e al suo monte, Sara Famiani, guida naturalistica e fondatrice di Estplore, ha dedicato numerose passeggiate, ricordando che persino la carta escursionistica della Tabacco 047, quella dedicata al Carso triestino e isontino, lega il nome di Efa al Lanaro, come se la sua “anima” fosse destinata a rimanere per sempre tra quei boschi che tanto ha amato.

There are places in Trieste that tell a story of a city shaped by its women, each with a different face. Some stories carry the essence of the wild, the simple, and the authentic. Others are shrouded in mystery or captivate with the allure of youth, wind, and sea – a play of contrasts that defines this marvellous and contradictory corner of the Adriatic.

On the Barcola seafront stands the slender, graceful figure of a young woman, the Mula de Trieste, a bronze sculpture by the great master Nino Spagnoli, a remarkable interpreter of Trieste’s soul through his many works across the city.

Our local Little Mermaid is a tribute to Trieste and its women – the mule, as the city’s girls are affectionately called in dialect. The term reflects the interweaving of diverse ethnicities that Trieste has long embraced, a secret behind the renowned beauty and character of its women – so free-spirited, uninhibited, bold, and emancipated. Celebrated by writers and poets such as Stuparich, Joyce, and Saba for their beauty “shaped by the sea and rocky mountains,” their distinctive temperament, and their “free spirit,” the mule were also the first women in Italy to enter cafés alone and even indulge in a cigarette in public – at a time when women elsewhere in Italy were struggling to carve out a place in society.

Last year, there were fears for the Mula de Trieste when a violent storm dislodged her from her pedestal. But now, a year later, the sculpture has returned to the Barcola rocks, just past the pine grove, ready once again to grace tourist photos and delight locals alike.

And still by the sea, in Duino, a fascinating rock formation takes on the appearance of a veiled woman – the Dama Bianca (White Lady), the protagonist of numerous legends. Like all good legends, there are many versions of the tale, but they all share the beauty of the lady and her tragic fate. In Duino, a charming seaside village, it feels like stepping into a fairytale, with its castle

and cliffs plunging into the sea. This enchanting place, suspended between history and legend, is epitomised by the veiled rock beneath the ruins of the ancient fortress – a timeless reminder of feminine beauty.

If we leave the sea behind and head into the Karst plateau, straddling the border between Italy and Slovenia, we find Mount Lanaro (Volnik), which holds the story of an extraordinary woman known to locals and hikers as Efa.

Strong, courageous, and fiercely independent, in the late 1940s, Efa chose to retreat to Mount Lanaro, where she lived in solitude. Her only companions were her animals – goats, dogs, chickens, and a donkey. Efa’s life was as wild as the rugged Karst landscape that sheltered her among its black pines and oak woods for nearly half a century.

The writer Susanna Rigutti brought Efa’s extraordinary life back to light in a book a few years ago, recounting the tale of the “Lady of Lanaro.” Sara Famiani, a nature guide and founder of Estplore, has since dedicated numerous walks to Efa and her mountain, reminding us that even the Tabacco 047 hiking map –the one covering the Trieste and Gorizia Karst – ties Efa’s name to Mount Lanaro, as if her spirit were destined to remain forever among the woods she loved so much.

A Duino c’è una roccia che, per un affascinante gioco della natura, sembra una figura femminile avvolta da un velo, la Dama Bianca.

In Duino, there is a rock that, due to a fascinating natural formation, looks like a female figure draped in a veil — the White Lady.

GALLERY, LA FORZA DELLE DONNE

—Gallery, the power of women

Virginia e Giuliana Cuffaro, Caterina De Paolo.

Tre donne che si impegnano ogni giorno a portare sempre più in alto la loro professionalità contribuendo a far crescere Gallery Real Estate.

Sicuramente non è un caso che ci sia un legame di parentela fra loro.

Le origini familiari spesso giocano un ruolo fondamentale nella formazione di persone particolarmente predisposte al rapporto umano, alla correttezza e all’onestà.

Crescere in contesti in cui i valori del rispetto e della trasparenza vengono trasmessi sin dall’infanzia contribuisce a forgiare personalità attente alle relazioni interpersonali e alla giustizia.

Famiglie che mettono al centro l’importanza del dialogo, dell’ascolto reciproco e dell’integrità morale tendono a crescere individui capaci di costruire legami solidi e autentici.

Questo tipo di educazione incoraggia a sviluppare profonda sensibilità verso le esigenze degli altri e una naturale propensione a comportamenti equi e onesti.

Se poi aggiungiamo a tutto questo il fatto che siano donne questa base morale diviene ancor più solida.

Virginia e Giuliana sono sorelle.

casa. Ogni compravendita la arricchisce con la conquista di nuovi amici. Giuliana è amministratore delegato di Gallery. Ha fatto un percorso di studi in ingegneria civile ed è il prezioso supporto dell’azienda per tutti quegli aspetti urbanistici ormai indispensabili per la corretta conduzione di un’agenzia immobiliare. Un punto di riferimento fondamentale, unico e prezioso, che non trascura l’umanità nonostante sia obbligata al tecnicismo rigoroso.

Caterina è figlia di Virginia.

È agente immobiliare e rappresenta la nuova generazione, quella che si fa avanti con una ventata di entusiasmo e freschezza coinvolgente. Dopo gli studi in turismo culturale ha voluto seguire le orme dei genitori. Forte degli esempi familiari si impegna con caparbietà e perseveranza ma soprattutto con quell’empatia necessaria nei rapporti con il cliente.

Non potrebbero fare tutto questo da sole, anche se ci si potrebbe scommettere.

Lavorano con passione in un bellissimo gruppo, grazie anche al supporto dei soci (uomini) e del validissimo staff (donne) che le circonda.

galleryimmobiliare.it

info@galleryimmobiliare.it +39 040 7600250

Virginia è vice presidente di Gallery. Nonostante una laurea umanistica, è agente immobiliare dal 1985. Con la passione per la scrittura, a malincuore ridotto ad un hobby a causa degli impegni professionali, ama del suo lavoro soprattutto il rapporto umano che si instaura in uno dei momenti più importanti della vita, quando si cambia

Un trinomio vincente, legato da un grande amore, che guarda al futuro con ottimismo. Uno sguardo tutto al femminile che un giorno potrebbe estendersi, chissà, proprio “da Trieste in giù!”

Caterina De Paolo

ENGLISH TEXT

a degree in civil engineering, she provides crucial support for the company in urban planning, an essential aspect of running a modern real estate agency. She is an irreplaceable pillar, expertly balancing technical rigor with genuine humanity.

Virginia and Giuliana Cuffaro, along with Caterina De Paolo, are three women who dedicate themselves daily to elevating their professionalism and contributing to the growth of Gallery Real Estate. It’s no coincidence that they share familial ties.

Family origins often play a key role in shaping individuals who are particularly skilled in building human connections and upholding principles of fairness and integrity. Growing up in environments where values like respect and transparency are instilled from a young age helps forge personalities that prioritize interpersonal relationships and justice.

Families that emphasize dialogue, mutual listening, and moral integrity tend to raise individuals capable of creating strong, authentic bonds. This type of upbringing fosters sensitivity to the needs of others and a natural inclination toward fairness and honesty.

And when these qualities are embodied by women, this moral foundation becomes even more robust.

Virginia and Giuliana are sisters.

Virginia serves as Vice President of Gallery. Despite her background in the humanities, she has been a real estate agent since 1985. Passionate about writing—an interest she reluctantly relegates to a hobby due to her professional commitments—she cherishes the human connections formed during one of life’s most significant moments: moving home. Each transaction enriches her life with new friendships.

Giuliana is the CEO of Gallery. With

Caterina, Virginia’s daughter, represents the new generation—a breath of fresh air, bringing contagious enthusiasm to the team. After studying cultural tourism, she decided to follow in her family’s footsteps. Inspired by the example set by her relatives, she works with determination and perseverance, complemented by the empathy essential in client relationships.

While they might appear capable of doing it all on their own, their success is amplified by a fantastic team, including supportive (male) partners and a highly skilled (female) staff.

This winning trio, united by a deep passion for their work, looks to the future with optimism. Their distinctly feminine perspective might one day extend, who knows, “from Trieste and beyond!”

Gallery Real Estate
Via S. Nicolò, 23d
Virginia Cuffaro

M ACHE MUSICA MAESTRO!

Trieste, una città che suona bene nelle canzoni. What a tune, Maestro!

Trieste, a city that sounds perfect in songs.

Se per caso cadesse il mondo / Io mi sposto un po’ più in là / Sono un cuore vagabondo / Che di regole non ne ha”.

Inizia così la celebre canzone “Tanti auguri” di Raffaella Carrà che, con il suo ancor più iconico refrain “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù” da cantare a squarciagola, ha fatto conoscere quella città italiana al tempo certamente meno conosciuta di ora e arrivata all’onore delle cronache musicali nel 1952 attraverso i versi nostalgici di “Vola Colomba” cantata da Nilla Pizzi al Festival di Sanremo: “Che inginocchiata a San Giusto / Prega con l’animo mesto / Fa che il mio amore torni, ma torni presto”.

Sul perché la Carrà scelse come protagonista la nostra città non lo sappiamo con certezza, ma possiamo dirvi che l’intero testo si adatta perfettamente all’indole un po’ scanzonata e libertina che si respira a Trieste e che vede la sublimazione nei versi del suo celebre motto triestìn “Che la vadi ben, che la vadi mal… / Sempre alegri e mai passion / Viva là e po bon!”. Il testo nella sua versione degli anni ‘50 è figlia di un tempo più leggero e di una voglia di superare i tragici avvenimenti storici, riassaporando il piacere della musica e dello swing che risuonava

nelle sale da ballo triestine frequentate da “mule” e giovani militari americani. E lo swing influenzò certamente Lelio Luttazzi, el mulo triestìn che a fine anni 40-inizio anni 50 seguendo a Milano un suo concittadino, Teddy Reno, intraprese la carriera di musicista, cantando tra le tante anche “Muleta mia / Domani partirò / Ma so che morirò / De nostalgia!” e diventando poi negli anni uno dei principali volti della RAI. Dal piccolo schermo sono riecheggiate così, non solo le grandi interpretazioni con le star dell’epoca come Mina, Ornella Vanoni, Sylvie Vartan, ma anche le note di canzoni che omaggiavano la sua città, sia in maniera spensierata e scherzosa che nostalgica. Si pensi a “El can de Trieste” che inizia tristemente “Xe tanti ani ormai / Che son lontan de ti / Vecia Trieste mia” per arrivare alla parte più irriverente del ritornello “Davanti a un fiasco de vin / Quel fiol d’un can fa le feste / Perché xe un can de Trieste / E ghe piasi il vin!”.

Un altro fil rouge lega Luttazzi alla “Raffa”: la sua prima apparizione tv avvenne nella trasmissione “Tempo di danza” nel 1961 proprio a fianco del nostro Lelio con cui condusse tra il ‘62 e il ‘63 Il paroliere questo sconosciuto che vide tra gli ospiti un altro voto della

Paola De Cassan
Il testo si adatta all’indole un po’ scanzonata e libertina che si respira a Trieste.
The text reflects the carefree and libertine spirit that defines Trieste.

canzone italiana legato a Trieste, Sergio Endrigo, nato a Pola ai tempi in cui l’Istria era italiana. “Mare e cielo senza fondo / Ombelico del mio mondo / Trieste” canta Endrigo in un valzer malinconico in crescendo che fa emergere un sentimento rabbioso per una città troppe volte usata e bistrattata “Speranza rifiorita / E subito tradita / Trieste ferita / Romana e repubblicana / Vendi cara la sottana / Se devi essere italiana”. Di certo molti versi di canzoni triestine salite alle cronache nazionali rivelano una visione nostalgica nei confronti di una città che ti fa innamorare a tal punto da cantare “Co’ son lontan de ti Trieste mia / me sento un gran dolor, un gran dolor, / e più che zerco de pararlo via, / più me se ingropa’l cuor”.

Ma Trieste come vi abbiamo raccontato è anche spiritosa e godereccia e incarna lo spirito libero cantato dalla Carrà “Com’è bello far l’amore da

Trieste in giù / L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu / E se ti lascia lo sai che si fa / Trovi un altro più bello / Che problemi non ha”; questo lato si rivela in molte delle canzoni dialettali protagoniste negli anni del “Festival della canzone triestina”. La serata dedicata alla rassegna musicale, giunta quest’anno alla 45a edizione, ha ospitato in novembre il “Premio Lelio Luttazzi”, un importante riconoscimento istituito dal Comune di Trieste e dalla Fondazione Lelio Luttazzi e rivolto ai giovani autori pianisti jazz.

Con questo sguardo rivolto verso il futuro, non ci resta che cantare “Ma che musica, Maestro!”.

If the world should happen to fall down / I’d just move over a bit / I’m a wandering heart / that follows no rules.”

So begins the famous song “Tanti auguri”, by Raffaella Carrà, which, with its even more iconic refrain, “How wonderful it is to make love from Trieste and beyond,” is best sung at the top of your lungs. This song brought recognition to the Italian city of Trieste, which was far less well-known at the time, earning its place in musical history as early as 1952 through the nostalgic lyrics of “Vola Colomba”, performed by Nilla Pizzi at the Sanremo Festival:

“Kneeling at San Giusto / Praying with a sorrowful heart / Please, let my love return, and return soon.”

Why Carrà chose our city as the protagonist of her song remains uncertain, but we can say that the lyrics perfectly suit the easy-going, carefree spirit of Trieste. This spirit finds its ultimate expression in the famous Triestine motto:

“Whether it goes well, whether it goes badly... / Always cheerful, never downhearted / Cheers, and so be it!”

The song’s 1950s version reflects a lighter time, a desire to move beyond tragic historical events and rediscover

“Mare e cielo senza fondo Ombelico del mio mondo Trieste.”
“Sea and sky without end, the navel of my world, Trieste.”

the joy of music and swing. Swing, which filled Trieste’s dance halls welcoming local “ mule ” (young women) and American soldiers, undoubtedly influenced Lelio Luttazzi, the mulo triestìn (young man from Trieste). In the late 1940s and early 1950s, Luttazzi followed fellow Triestine Teddy Reno to Milan to launch a music career, singing hits like:

“My little girl / Tomorrow I’ll depart / But I know I’ll die / Of longing!”

Luttazzi went on to become one of RAI’s most recognisable figures. From the small screen, he performed not only with stars of the period such as Mina, Ornella Vanoni, and Sylvie Vartan but also songs that paid tribute to his city in both lighthearted and nostalgic ways. Take The Dog of Trieste, which opens mournfully:

“It’s been many years now / Since I’ve been far from you / My dear old Trieste”

only to reach the irreverent chorus:

“In front of a flask of wine / That son of a dog celebrates / Because he’s a dog of Trieste / And he loves wine!”

Another connection ties Luttazzi to “Raffa”: her first TV appearance was on the programme Time to Dance in 1961, where she appeared alongside our Lelio. Between 1962 and 1963, they co-hosted The Unknown Lyricist, which featured another figure from Italian music linked to Trieste – Sergio Endrigo, born in Pola when Istria was still part of Italy. Endrigo sang in a haunting waltz:

“Sea and sky without end / The navel of my world / Trieste,” where his rising anger emerges as he laments a city so often exploited and

mistreated:

“Hope rekindled / And immediately betrayed / Wounded Trieste / Roman and republican / Hold your head high / If you must remain Italian.”

Indeed, many lyrics of Triestine songs that gained national fame reveal a sense of longing for a city so captivating that one might sing:

“When I’m far from you, my dear Trieste, / I feel great pain, great pain, / And the more I try to drive it away, / The tighter my heart feels.”

But as we’ve told you, Trieste is also witty and indulgent, embodying the free-spirited ethos of Carrà’s refrain:

“How wonderful it is to make love from Trieste and beyond / The important thing is to always do it with whoever you want / And if they leave you, you know what to do / Find someone better / Who won’t give you trouble.”

This playful side is reflected in many of the dialect songs that have taken centre stage at the Triestine Song Festival over the years. The 45th edition of this music festival, held this November, hosted the Lelio Luttazzi Award, an important recognition established by the Municipality of Trieste and the Lelio Luttazzi Foundation to honour young jazz pianist-composers.

With this gaze firmly set on the future, all that remains is to lift our spirits and sing, “What a tune, Maestro!”

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TRIESTE BY NIGHT

Sorseggiare un aperitivo nel locale intitolato a una prostituta che ha accompagnato la vita dell’ex quartiere a luci rosse di Trieste e scoprire, passeggiando con una visita guidata, storie, aneddoti e curiosità su tutta la zona. Fermarsi in un bar in cui al posto delle sedie si può dondolare su alcune altalene vicino al bancone, sfidando l’equilibrio con un drink in mano. Ballare fino a tarda ora, in pieno centro, tra feste e musica contemporanea o revival, in diverse discoteche, piccole ma affascinanti, inserite nel tessuto degli edifici storici. E concludere la serata con un cocktail ispirato allo stabilimento balneare considerato tra i più originali al mondo.

Le notti triestine possono racchiudere tutto questo, in un mix di musica, storia, divertimenti, eventi speciali e un pizzico di trasgressione.

Tra i tanti locali dove poter iniziare la serata c’è la Muta [1], (Via della Pescheria, 18a), nella zona di Cavana, che negli anni Cinquanta e Sessanta era famosa per i tanti bordelli. Alcune meretrici, tra le più popolari, avevano soprannomi famosi, c’era la Bersagliera, la Zingara o, appunto, La Muta, chiamata così per un reale problema fisico. Una delle più conosciute. Il nome del

/by
Micol Brusaferro

bar è stato scelto per ricordare in generale un’epoca vissuta da quella che ora è una delle aree più eleganti della città. E La Muta è stata una delle protagoniste di quell’epoca, e del passaggio storico dall’esercizio del mestiere all’interno delle case chiuse all’abrogazione della legge Merlin. Per chi vuole scoprire la storia di Cavana nel suo complesso, sempre di sera è possibile partecipare ai tour di “Cavana Stories” un viaggio affascinante, a piedi, tra viuzze, androne e piazze, alla scoperta di piccole e grandi curiosità. Cavana è anche uno dei punti in cui più si concentrano le proposte per l’ora dell’aperitivo.

Spostandosi a pochi passi da piazza della Borsa, uno dei bar più particolari è il Mast [2] (Via S. Nicolò, 3b) che al posto delle sedie, all’interno, ha una serie di altalene appese al soffitto. Un modo divertente per bere un drink, facendo attenzione a mantenere l’equilibrio.

Per chi vuole scatenarsi a ritmo di musica, sono tre le discoteche centrali, che propongono serate di diverso tipo nel corso dell’anno, feste a tema, party dedicati agli universitari, dj-set con nomi molto conosciuti o ancora musica revival. La più vicina al centro è il Dhome [3] (Via delle Beccherie, 18) incastonata tra gli edifici dietro piazza della Borsa. Bastano poche centinaia di metri per raggiungere il Deus [4] (Piazza Venezia, 1bc), ai piedi di un palazzo che si affaccia sulla piazza. È necessaria un po’ di strada in più, per arrivare al Dodylon [5] (Via S. Francesco D’Assisi, 2), anche in questo caso il locale è inserito in uno degli stabili della zona. Per chi cerca invece una serata più trasgressiva, l’unico a proporre spettacoli e sexy show dal vivo è il Night Club Mexico [6] (Via Trenta Ottobre 4), anche questo in centro città, a pochi

passi da piazza Sant’Antonio.

Infine per l’ultimo drink, prima di rincasare, le offerte non mancano, e molti dei locali già operativi all’ora dell’aperitivo, sono aperti fino a tardi. Tra questi l’Antico Caffè Torinese [7] è uno dei più apprezzati sul fronte dei cocktail. Quest’anno, alla lunga lista di proposte già presenti, si è affiancato anche una nuova idea, il Pedocin, ispirato all’omonimo stabilimento balneare di Trieste, l’unico in Europa con una spiaggia divisa tra uomini e donne da un muro. Un pezzo di ghiaccio, sapientemente sistemato nel bicchiere, separa perfettamente a metà due drink, di colore diverso.

A realizzare il singolare cocktail è Sebastiano Villatora, bartender dell’Antico Caffè Torinese, che quest’anno, con il suo talento e il suo estro, è stato anche il vincitore della terza edizione della “Trieste Cocktail Week”.

Per l’ultimo drink, le offerte non mancano, molti locali già operativi all’ora dell’aperitivo, sono aperti fino a tardi.

For the last drink, there’s no shortage of options, as many places that are already open for aperitivo stay open late.

Largo
Via Torino
Piazza

Picture yourself sipping an aperitivo in a bar named after a prostitute who shaped the life of Trieste’s former red-light district, while strolling through its streets on a guided tour that reveals stories, anecdotes, and curiosities about the area. Enjoy a drink in a bar where, instead of chairs, you can sway on swings near the counter, challenging your balance with a glass in hand. Dance late into the night in the city centre at small but charming nightclubs nestled within historic buildings, hosting parties with contemporary beats or nostalgic throwbacks. End the evening with a cocktail inspired by one of the world’s most unique seaside establishments.

This is just a taste of Trieste’s nightlife, a blend of music, history, entertainment, special events, and a touch of cheeky fun.

Among the many venues to kickstart your evening is La Muta [1] (Via della Pescheria, 18a) in the Cavana district. In the 1950s and 60s, this area was famed for its brothels, with some of the most popular sex workers earning evocative nicknames such as La Bersagliera, La Zingara, and La Muta (so called due to a physical disability). The bar’s name was chosen as a tribute to an era that has shaped what is now one of Trieste’s most elegant neighbourhoods. La Muta herself was one of the key figures of the time, witnessing the historic transition from regulated brothels to the closure mandated by the Merlin Law.

For those curious to delve deeper into the history of Cavana, evening tours like “Cavana Stories” offer a fascinating walking journey. Winding through narrow streets, courtyards, and squares, the tour uncovers quirky and captivating details about the area. Cavana is also a hub for aperitivo culture, with plenty of options for a pre-dinner drink.

Just steps away from Piazza della Borsa, Mast [2] (Via S. Nicolò, 3b) offers one of the city’s most unusual experiences. Instead of traditional seating, guests can enjoy their drinks while gently swinging on suspended swings—a playful way to sip a cocktail

while keeping your balance.

For those eager to hit the dance floor, Trieste’s central nightclubs provide diverse options year-round, including themed parties, student events, and DJ sets featuring well-known names or nostalgic revival music. Among the most central is Dhome [3] (Via delle Beccherie, 18), tucked behind Piazza della Borsa. A short walk leads to Deus

[4] (Piazza Venezia, 1/b/c), situated at the base of a historic building overlooking the square. Dodylon [5] (Via S. Francesco D’Assisi, 2) requires a slightly longer stroll but offers a similar charm, nestled within another classic Trieste building. For a more risqué experience, the Night Club Mexico [6] (Via Trenta Ottobre, 4) is the city’s only venue offering live shows and entertainment, located just a short distance from Piazza Sant’Antonio. For a final drink before heading home, the city has plenty to offer, with many aperitivo spots staying open until late. One standout is the Antico Caffè Torinese [7] , renowned for its expertly crafted cocktails. Among its creative offerings is the Pedocin, a drink inspired by Trieste’s famous beach—the only one in Europe divided by a wall separating men and women. The cocktail mimics this unique feature with a block of ice perfectly dividing two drinks of different colours within a single glass.

This ingenious creation was crafted by Sebastiano Villatora, bartender at Antico Caffè Torinese, who won the third edition of the Trieste Cocktail Week with his talent and originality this year.

Le serata organizzate da Mashup al ‘Dhome’ (ig: @mashup_squad)

Per chi vuole scatenarsi a ritmo di musica, sono tre le discoteche in centro città.

For those who want to dance to the rhythm of music, there are three nightclubs in the city center.

M. Turtoo

CARRÀ!

RAFFAELLA MAESTRA

La sera del 4 marzo 1978 più di 20 milioni di italiani erano davanti alla TV per il grande ritorno di Raffaella Carrà dopo anni di successi all’estero.

“Ma che sera” era lo show, ma quel titolo passa in secondo piano se ricordiamo il ritornello della sigla d’inizio. “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù!” Com’è bello far l’amore, io son pronta e tu Tanti auguri, a chi tanti amanti ha Tanti auguri, in campagna ed in città…” Sì, quel posto era proprio Trieste. Subito dopo, nella stessa sigla, Raffaella, a mo’ di Gulliver, ballava vicino a celebri edifici e monumenti italiani… in miniatura, e tra questi c’era anche la Cattedrale di San Giusto. I triestini furono fieri di quella citazione. La terra dove far l’amore è più bello comincia da qui. Che onore!

Raffaella, inconsapevolmente, aveva creato quello che oggi possiamo definire il sound branding della città, ovvero quel suono memorabile che crea una certa idea di qualcosa. In questo caso, Trieste. Un’immagine positiva e spensierata. È la stessa idea in cui crede IES Trieste Lifestyle, che ha curato con entusiasmo il progetto “Com’è bello da Trieste in giù” promosso dall’Assessorato alle politiche della cultura e del turismo del Comune di Trieste.

Fino al 16 febbraio, nella Sala Sbisà del Magazzino 26 in Porto Vecchio, la città rende omaggio alla regina della TV con l’esposizione di alcuni abiti di scena di una star capace di creare lei stessa uno stile, anzi un lifestyle. Dall’ombelico

DI LIFESTYLE

— Raffaella: a Lifestyle icon

IES firma l’esposizione di 37 abiti di scena della grande star della TV italiana amatissima dai triestini.
IES curates the exhibition of 37 stage costumes of the beloved Italian TV star, cherished by the people of Trieste.
Rino Lombardi

scoperto in poi. Attrice, ballerina, cantante, presentatrice… Artista completa, libera, spontanea, sempre professionale. Aperta alle nuove idee e alle trasformazioni della società. Spregiudicata, con eleganza. Con un grande senso dello spettacolo, sempre.

On the evening of 4 March 1978, more than 20 million Italians tuned in for the grand return of Raffaella Carrà after years of success abroad.

La mostra è aperta fino al 16 febbraio 2025 in Porto Vecchio, Magazzino 26, Sala Sbisà. Ingresso libero.

The exhibition is open until 16 February 2025 at Porto Vecchio, Magazzino 26, Sala Sbisà. Free entry.

L’esposizione conta 37 abiti indossati da Raffa durante alcuni popolari show TV. Strass, paillettes, chiffon, pietre Swarovski, luccichii, tessuti preziosi, tagli originali, sempre personali, di alta sartoria, di cui 35 provenienti dalla collezione Carrà dell’Archivio Privato di Giovanni Gioia e Vincenzo Mola.

Dagli archivi televisivi provengono invece una serie di frammenti di programmi selezionati da Massimiliano Canè, autore RAI che ha donato due abiti della propria collezione privata all’esposizione. I video spaziano dagli anni ‘70 all’inizio di questo secolo. Da “Ma che sera” a “Carramba! Che fortuna”, per chi ha maggiore dimestichezza con i ricordi invece che con le date esatte.

Ci sono tutti gli ingredienti per un’esposizione imperdibile, accompagnata da una serie di appuntamenti collaterali, pacchetti speciali e sorprese ideati da IES per i giorni di San Valentino. “Carramba, che lifestyle!”

The show was What an Evening, but that title takes a backseat to the unforgettable refrain of the opening theme song:

“How wonderful it is to make love from Trieste and beyond! How wonderful it is to make love, I’m ready and so are you, Best wishes to those with many lovers, Best wishes, in the countryside and the city…”

Yes, that place was none other than Trieste. Moments later, in the same opening sequence, Raffaella, styled like a modern-day Gulliver, danced beside miniature versions of famous Italian landmarks, including the Cathedral of San Giusto. The people of Trieste were proud of the nod to their city. The land where making love is most wonderful starts here. What an honour!

Raffaella, perhaps unknowingly, created what we might today call the city’s sound branding: a memorable sound that evokes a specific idea or identity. In this case, it was Trieste – carefree, positive, and full of life. This is the same ethos embraced by IES Trieste Lifestyle,

ENGLISH TEXT

which enthusiastically spearheaded the project “Com’è bello da Trieste in giù”, promoted by the Department of Cultural and Tourism Policies of the Municipality of Trieste.

Until 16 February, in the Sala Sbisà of Magazzino 26 in Porto Vecchio, the city pays tribute to the queen of Italian television with an exhibition of some of her iconic stage costumes – a star who didn’t just create a style but a whole lifestyle. From the moment she bared her navel, she became an actress, dancer, singer, presenter… a complete artist. Free, spontaneous, always professional, and open to new ideas and societal transformations. Bold, yet always elegant. A true master of entertainment. The exhibition features 37 costumes worn by Raffa during some of her most popular TV shows. Glitter, sequins, chiffon, Swarovski crystals, dazzling lights, luxurious fabrics, and original, personalised designs of the highest craftsmanship – all sourced from the Carrà Collection in the private archive of Giovanni Gioia and Vincenzo Mola.

From the RAI television archives comes a selection of programme clips curated by Massimiliano Canè, a RAI producer who also donated two costumes from his private collection for the

exhibition. The videos span from the 1970s to the early 2000s, from What an Evening to Carramba! What a Surprise! – perfect for those who recall moments more vividly than exact dates. The exhibition promises to be unmissable, enriched with a series of complementary events, special packages, and surprises organised by IES to coincide with Valentine’s Day. Carramba, what a lifestyle!

G. Crozzoli

dalla città dei venti

Twenty gems from the city of winds

Quanti fagioli?

How many beans?

Negli anni ‘80 “Raffa” premiava chi riusciva a indovinare quanti fagioli erano contenuti in un grande vaso di vetro. E i fagioli della jota triestina? Non vanno contati, vanno gustati insieme a tutto quello che hanno attorno!

In the 1980s, “Raffa” rewarded those who could guess how many beans were in a large glass jar. And what about the beans in the Trieste-style jota? They’re not meant to be counted, but savoured with everything around them!

TOP 20

PreRaffaellita!

La Cattedrale di San Giusto appare in “formato mini” nella popolare sigla TV resa famosa dalla canzone “Tanti auguri”. Non perdete l’occasione di visitarla nel suo “formato reale”…

–The Cathedral of San Giusto appears in “miniature” form in the famous TV intro, made popular by the song “Tanti auguri”. Don’t miss the chance to visit it in its “real” size...

Quella volta a Trieste

That time in Trieste

Raffaella Carrà recitò a Trieste solo una volta, nel 1965, nella pièce “Il seduttore” di Diego Fabbri, al Teatro Rossetti, dove oggi sono di casa i musical che a lei piacevano tanto!

Raffaella Carrà only performed in Trieste once, in 1965, in the play “Il seduttore” by Diego Fabbri, at the Rossetti Theatre, where musicals, which she loved, are now a regular feature!

www.ilrossetti.it

Per la Stock di Trieste…

For Trieste’s Stock...

…Raffa è stata la testimonial delle cassette natalizie ed è stata protagonista anche dell’ultima puntata di Carosello, con “Superspettacolo di Capodanno” uno show concentrato in 100 secondi firmato dalla celebre azienda triestina. Facile da trovare su YouTube. –

Raffaella was the spokesperson for the Christmas boxes and also featured in the final episode of Carosello, with “Superspettacolo di Capodanno”, a show packed into 100 seconds, created by the famous Trieste-based company. It’s easy to find on YouTube.

Voglia di piadina

Craving a piadina

Raffaella nacque a Bologna ma visse a lungo a Bellaria, sulla Riviera Adriatica, la terra della piadina, una specialità romagnola che a Trieste prende sempre più piede.

Raffaella was born in Bologna but lived for many years in Bellaria, on the Adriatic Riviera, the land of the piadina, a Romagnola speciality that is gaining popularity in Trieste.

Auguri di carta

Paper greetings

È il momento di augurarsi buone feste! Ma prima di WhatsApp, degli emoticon, delle gif animate e dei meme, c’erano i biglietti d’auguri. E ce ne sono ancora di belli da spedire per esempio da Muran, storica cartoleria triestina.

It’s time to wish each other happy holidays! But before WhatsApp, emoticons, animated gifs, and memes, there were greeting cards. And there are still beautiful ones to send, like those from Muran, a historic stationery shop in Trieste.

Come si dice a Trieste? How do you say it in Trieste?

A Trieste ombelico si dice bugnigolo. E il bugnigolo più famoso d’Italia è quello di Raffaella Carrà che all’inizio degli anni 70 destò scandalo in TV. Memorabile tortellino!

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In Trieste, the word for bellybutton is “bugnigolo”. And the most famous “bugnigolo” in Italy is that of Raffaella Carrà, which caused a scandal on TV in the early ‘70s. A memorable tortellino!

Da Trieste in giù…

From Trieste and beyond...

Questo grafico segnala la qualità dell’accoppiamento in Italia secondo Raffaella Carrà. Sono tanti i meme come questo ispirati dalla canzone “Tanti auguri” reperibili nel web e nei social. Per chi si ama è bello georeferenziarsi qui!

This graph shows the quality of pairing in Italy according to Raffaella Carrà. There are many memes like this, inspired by the song Tanti auguri, which can be found online and on social media. For those in love, it’s nice to georeference yourselves here!

Non pervenuto /Unavailable

Soddisfacente /Satisfactory

Da Trieste a Trieste!

From Trieste to Trieste!

“M’incantò la rima fiore amore, la più antica, difficile del mondo” scrisse Umberto Saba. Com’è bello ritrovare la sua libreria Antiquaria che sta per riaprire in via San Nicolò, 30. –

“The rhyme flower love enchanted me, the oldest, most difficult in the world,” wrote Umberto Saba. How wonderful to rediscover his Antiquarian Bookstore, finally reopened at Via San Nicolò, 30.

Luogo del cuore

Place of the heart

“Va dove ti porta il cuore”, il bestseller di Susanna Tamaro, è tutto ambientato a Trieste. Quando diventò un film non mancarono le riprese davanti alla “Casa dei Mascheroni” in via Tigor, 14.

“Go where your heart takes you” the bestseller by Susanna Tamaro, is set entirely in Trieste. When it was turned into a film, scenes were shot in front of the “House of Masks” at Via Tigor, 14.

Peace and love

“Ma girando la mia terra, io mi sono convinta che, non c’è odio non c’è guerra, quando a letto l’amore c’è”. Questo auspicio di Raffaella vale ora più che mai.

“But traveling through my land, I became convinced that there’s no hatred, there’s no war, when love is in the bed.” Raffaella’s wish is more relevant now than ever.

Lifestyle, Lovestyle

In occasione di San Valentino, IES accompagna l’esposizione dedicata a Raffaella Carrà con letture a tema e appuntamenti speciali dedicati agli innamorati. Scopriteli sulla nostra pagina Instagram @ies.magazine –

For Valentine’s Day, IES accompanies the exhibition dedicated to Raffaella Carrà with themed readings and special events for lovers. Discover them on our Instagram page @ies.magazine.

La Rai a Trieste I più grandi successi di Raffaella Carrà sono andati in onda sui canali RAI. La sede regionale della Radiotelevisione Italiana è in Via Fabio Severo, 7. Esattamente lì di fronte si trova la Kleine Berlin un rifugio antiaereo della II guerra mondiale divenuto sito culturale.

The greatest hits of Raffaella Carrà were broadcast on RAI channels. The regional headquarters of the Italian Radiotelevision is at Via Fabio Severo, 7. Right across from it is Kleine Berlin, an air-raid shelter from World War II turned cultural site.

www.cat.ts.it

Da innamorarsi!

To fall in love with!

Com’è buono assaggiare una tartina di Liptauer, il formaggio spalmabile soffice e cremoso a base di ricotta di pecora e paprika, che si gusta nei buffet triestini. Sarà amore a prima vista! –

How delicious it is to taste a tartine with Liptauer, the soft, creamy spreadable cheese made from sheep’s ricotta and paprika, served at Trieste’s buffets. It will be love at first bite!

Da ‘Rumore’ a ‘Fiesta’

From ‘Rumore’ to ‘Fiesta’

Dove trovare le canzoni di Raffaella, in formato CD o addirittura in vinile? Da Feltrinelli, Musical Box, Vinylone o magari in uno dei tanti rigattieri della Città vecchia. Buona caccia al tesoro!

Where to find Raffaella’s songs, on CD or even vinyl? At Feltrinelli, Musical Box, Vinylone, or perhaps in one of the many secondhand stores in the Old Town. Happy treasure hunting!

Amore con vista

Love with a view

Sul lungomare di Barcola, a Miramare sulla Napoleonica, in val Rosandra, a Conconello… In tutta la città ci sono tanti splendidi luoghi dove baciarsi. Compresi meravigliosi tramonti. Il resto è privacy.

Along the Barcola seafront, in Miramare on the Napoleonica road, in the Rosandra Valley, in Conconello... There are many beautiful places in the city where you can kiss. And breathtaking sunsets. The rest is privacy.

Carramba che sorpresa-1

Carramba, what a surprise-1

La bora a Trieste non soffia tutti i giorni, ma quando soffia, dà spettacolo. E ti sorprende con i suoi refoli appena giri l’angolo… È lei la vera star cittadina!

Da Carrà a Carà… From Carrà to Carà...

A Muggia gli amanti dell’arte possono scoprire il bel Museo d’arte moderna dedicato alla vita e alle opere dello scultore e designer Ugo Carà, che ospita anche interessanti mostre temporanee.

In Muggia, art lovers can discover the beautiful Museum of Modern Art dedicated to the life and works of sculptor and designer Ugo Carà, which also hosts interesting temporary exhibitions.

www.museougocara.eu

–Trieste, just like Raffaella Carrà, always knows how to surprise you! In just a few minutes, you can leave the city center and find yourself in the natural beauty of the karst landscape with its slow rhythm.

E in spagnolo?

And in Spanish?

Trieste non c’è nella traduzione di “Tanti auguri”, che cambia titolo e diventa “Hay Que Venir Al Sur” ovvero “Devi venire al Sud”, per un amore più caliente! Guardala su youtube. –

Trieste is missing from the translation of “Tanti auguri,” which changes title to “Hay Que Venir Al Sur”, meaning “You Must Come South”, for a more passionate love! Watch it on youtube.

Carramba che sorpresa-2

Carramba, what a surprise-2

Trieste, proprio come Raffaella Carrà, sa sempre sorprenderti! In pochi minuti si può uscire dal centro e ritrovarsi nella meraviglia naturale del paesaggio carsico e del suo ritmo lento.

The bora winds don’t blow every day in Trieste, but when they do, they put on a show. And they surprise you with their gusts just around the corner... The Bora is the true star of the city!

E dedicarle un luogo della città?

And dedicate a place to her in the city?

A Madrid lo hanno già fatto. intitolandole una piazza in una delle zone più animate della capitale spagnola. Non sarebbe bello celebrarla in qualche modo anche a Trieste? Magari con il testo di “Tanti auguri” in forma di luci al neon sospese nel cielo?

A Madrid lo hanno già fatto. They’ve already done it in Madrid, naming a square in one of the most lively areas of the Spanish capital after her. Wouldn’t it be wonderful to celebrate her in some way here in Trieste? Perhaps with the lyrics of “Tanti auguri” in the form of neon lights suspended in the sky?

BALLO BALLO

Teatro Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi Theatre

La stagione dei balletti con compagnie e star della danza italiane e straniere è un grande classico in città.

The ballet season, featuring Italian and international dance companies and stars, is a city classic.

Foto di /Photo by Maurizio Melozzi

Il Rossetti

The Rossetti Theatre

Il “Politeama” -così lo chiamano ancora i triestinidedica uno spazio speciale alla danza classica e a quella contemporanea, oltre naturalmente ai grandi musical internazionali.

The “Politeama” –as it’s still called by Triestines– dedicates a special space to both classical and contemporary dance, as well as to major international musicals.

Arteffetto Danza

Un centro capace di far incontrare chi danza per professione ma anche chi danza semplicemente per passione. Tutto questo in grande armonia.

A center capable of bringing together those who dance professionally, as well as those who dance simply for passion. All of this in perfect harmony.

A sinistra /left

Scuola di Ballo

Arianna & Friends

Swing ma anche Danze Latino Americane e Caraibiche, Tango Argentino, Salsa, Bachata, Kizomba, Charleston, Lindy Hop, Liscio, Ballo da Sala e via danzando!

–Swing, as well as Latin American and Caribbean dances, Argentine Tango, Salsa, Bachata, Kizomba, Charleston, Lindy Hop, Ballroom Dancing, and more!

A destra /right House of Aerialist

Pole Dance: un po’ danza, un po’ ginnastica, questa acrobatica disciplina ormai è di casa anche a Trieste.

Pole Dance: a bit of dance, a bit of gymnastics, this acrobatic discipline has also become a staple in Trieste.

In alto /top

Tango Gb Trieste

Milonga che passione!

I triestini sono grandi amanti di questo ballo e molti lo praticano anche en plein air con le “milonghe illegali” in luoghi suggestivi della città.

Milonga — what a passion! Triestines are passionate about this dance, and many practice it outdoors with “illegal milongas” in the city’s most charming spots.

In basso /bottom Big Ben

La storica discoteca degli anni ‘70/’80 oggi propone una formula contemporanea che mixa ristorazione e disco music evergreen.

The historic disco from the ‘70s and ‘80s now offers a contemporary formula blending dining and evergreen disco music.

In alto /top Melodia Simple gruppo Flamenco di Elisabetta Romanelli e Agi Zapart

Nel ballo Trieste è più mediterranea che mitteleuropea. C’è posto anche per il più caratteristico ballo spagnolo.

Chitarra e nacchere! Olè! –

In dance, Trieste is more Mediterranean than Central European. There’s also room for the most characteristic Spanish dance. Guitar and castanets! Ole!

In basso /bottom Dancing Paradiso

L’atmosfera è assolutamente vintage in questa discoteca d’altri tempi che ormai apre solo per eventi speciali.

–The atmosphere is completely vintage in this old-time nightclub, now only open for special events.

Maurizio Melozzi

Maurizio Melozzi, 60 anni, triestino, pur vivendo nella sua città, opera da sempre nel mondo della moda che gravita sull’asse MilanoFirenze e negli anni ha firmato immagini per importanti campagne pubblicitarie nazionali ed internazionali ed eventi mondani del jet set. Molte sue foto sono state pubblicate da prestigiose pubblicazioni tra le quali segnaliamo GQ, Glamour, Marie Claire, Panorama, Velvet, Cosmopolitan, Elle, Vogue ed Harper’s Baazar. –

Maurizio Melozzi, born in 1964, lives in Trieste, Italy. He is a photographer primarily focused on portraits and works in the fashion industry. He captures significant images for both domestic and international advertising campaigns within the fashion industry. Additionally, he documents societal events related to the jet-set lifestyle. Many of his pictures, editorials, and ad press campaigns have been published on GQ, Glamour, Marie Claire, Panorama, Amica, Velvet, Jackie, Cosmopolitan, Sin Elite, Flair, Elle, Vogue, L’0fficiel, In Style, Harper’s Baazar.

I 100 anni del Museo Schmidl e i 150 anni di Marconi

Theatrical and nautical

heritage: a journey through history and memory

100 Years of the Schmidl Museum and 150 Years of Marconi

L’EREDITÀ TEATRALE E NAUTICA IN

UN VIAGGIO TRA

STORIA E MEMORIA

ALFABETO SCHMIDL

Il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” celebra il centenario della sua fondazione con un ‘abecedario’ che arbitrariamente declina la multiforme varietà delle sue collezioni. In un itinerario dalla A alla Z, l’esposizione suggerisce percorsi di lettura nello straordinario patrimonio del Museo, costituito da costumi e gioielli di scena, manifesti, locandine, fotografie, stampe, medaglie, dipinti, strumenti musicali, cimeli, libri, fondi archivistici e manoscritti.

INFO

Alfabeto Schmidl

sala Selva, Palazzo Gopcevich, via Rossini, 4

20.12.2024 – 4.05.2025 da martedì a domenica

/Tuesday to Sunday 10.00 – 17.00 ingresso libero /Free entry

museoschmidl.it

Elettra – Roveska

Memorie dallo yacht di Marconi

sala Fini, Magazzino 26, Porto Vecchio

21.12.2024 – 16.02.2025 da giovedì a domenica

/Thursday to Sunday 10.00 – 17.00

ingresso libero /free entry

museodelmaretrieste.it

Alla collezione di costumi teatrali sono dedicate tre lettere di questo alfabeto: la B del mezzosoprano Fedora Barbieri (1920–2003), la K del baritono Giuseppe Kaschmann (1850–1925) e la Q del soprano Ida Quaiatti (1890–1962), che ci riportano a un’epoca in cui i grandi protagonisti del teatro d’opera vestivano i loro personaggi con costumi di loro proprietà.

Voce tra le più applaudite e longeve del Novecento, la triestina Fedora Barbieri, dopo gli studi nella sua città natale, ventenne debutta al Comunale di Firenze. È l’inizio di una carriera destinata a svilupparsi nell’arco di un sessantennio, con un centinaio di ruoli in repertorio, sui maggiori palcoscenici del mondo, con direttori del calibro di Arturo Toscanini, Wilhelm Furtwängler, Victor de Sabata e Herbert von Karajan. Ha lei stessa donato allo Schmidl la collezione dei suoi costumi.

Grazie alla donazione di Giovanna Stuparich Criscione, anche la voce di Giuseppe Kaschmann continua idealmente a risuonare nelle collezioni dello Schmidl. Nativo di Lussinpiccolo, Kaschmann disegna la parabola

della sua carriera da una sponda all’altra dell’Atlantico: a Genova crea il personaggio di Cristoforo Colombo nell’omonima opera di Alberto Franchetti, a Bayreuth incassa l’incondizionata ammirazione di Cosima Wagner, a New York inaugura il Metropolitan.

Nativa di Spalato, ma cresciuta musicalmente a Trieste, dove debutta nel ruolo di Frasquita in Carmen nel 1907, Ida Quaiatti è stata una grande interprete pucciniana. Puccini, dopo averla sentita in una rappresentazione di Bohème, la vuole a Firenze e successivamente, nel 1920, al Covent Garden, quale interprete di Giorgetta in Il Tabarro.

ENGLISH TEXT

The “Carlo Schmidl” Civic Theatre Museum celebrates its centenary with an “alphabet” exhibition, creatively exploring the diverse range of its collections. From A to Z, the display offers curated insights into the museum’s extraordinary holdings, which include stage costumes and jewellery, posters, playbills, photographs, prints, medals, paintings, musical instruments, memorabilia, books, archival collections, and manuscripts.

Three letters in the Schmidl alphabet are devoted to the museum’s collection of theatrical costumes: ‘B’ for mezzosoprano Fedora Barbieri (1920–2003), ‘K’ for baritone Giuseppe Kaschmann (1850–1925), ‘Q’ for soprano Ida Quaiatti (1890–1962).

These evoke an era when opera stars often performed in costumes they personally owned.

Fedora Barbieri, one of the most celebrated voices of the 20th century, was born in Trieste and began her career in Florence at the age of 20. Over six decades, she performed more than 100 roles on the world’s greatest stages, working with legendary conductors such as Arturo Toscanini, Wilhelm

Furtwängler, Victor de Sabata, and Herbert von Karajan. Barbieri donated her collection of costumes to the Schmidl Museum.

Thanks to Giovanna Stuparich Criscione’s donation, Giuseppe Kaschmann’s legacy also lives on in the museum. Born in Lussinpiccolo, Kaschmann’s career spanned both sides of the Atlantic. In Genoa, he originated the role of Christopher Columbus in Alberto Franchetti’s Cristoforo Colombo. He earned Cosima Wagner’s admiration in Bayreuth and performed at the inaugural season of New York’s Metropolitan Opera.

Soprano Ida Quaiatti, born in Split and musically trained in Trieste, debuted in 1907 as Frasquita in Carmen Renowned for her Puccini interpretations, she impressed the composer himself, who invited her to perform at Florence and later at London’s Covent Garden in 1920 as Giorgetta in Il Tabarro.

ELETTRA ROVESKA

MEMORIE DALLO YACHT DI MARCONI

Nel 150° anniversario di Guglielmo Marconi, si celebra la storia dello yacht Rovenska, costruito nel 1904 per l’arciduchessa Maria Teresa d’Austria e divenuto la nave sperimentale di Marconi, Elettra. Requisito dalla marina tedesca, fu affondato nel 1944 vicino Zara. I reperti del relitto, riportato a Trieste nel 1962, sono stati assegnati a musei e vari luoghi d’Italia. La mostra riunisce idealmente i reperti, valorizzandoli con opere fotografiche di Primoz Bizjak. –

Marking the 150th anniversary of Guglielmo Marconi, this exhibition traces the story of the Rovenska yacht, built in 1904 for Archduchess Maria Theresa of Austria and later repurposed by Marconi as the experimental vessel Elettra. Requisitioned by the German navy, it was sunk near Zara in 1944.

The wreck was recovered and brought to Trieste in 1962, with fragments distributed to museums and institutions across Italy. This exhibition reunites these relics and enriches them with photographic works by Primož Bizjak, offering a profound tribute to Marconi’s maritime legacy.

s u d i n o i

HOME VIALE

via Muratti 1

040 631780

HOME BORSA

via della Cassa di Risparmio 1 040 767674

Home vuole unire sotto lo stesso tetto l'America, la Francia, l'Inghilterra e l'Italia, e lo fa riunendoli nel cuore della casa: la cucina.

Home - Sapore di Casa nasce dal desiderio di creare un luogo intimo e accogliente dove potersi fermare a gustare caffè, colazioni, brunch, pranzi o aperitivi, sentendosi come a casa.

s e g u i c i

Home - Sapore di Casa home sapore di casa

Un’idea nata per gioco

che suscita grande curiosità.

An idea born as a joke that sparks great curiosity.

The wind tapped like a tired man And like a host: “Come in” (Emily Dickinson) O la ami o la odi. È divisiva, adoperando un lessico della contemporaneità.

“Conosco la bora, chiara e scura la detesto quando scende fuori misura col cielo sereno.

Amo l’altra che ha una buia violenza cattiva.”

Recita una poesia di Umberto Saba. James Joyce, invece, si piantava sotto i refoli, deliziato: “Ho aspirato tutta la fragranza della terra”. E se nel mondo antico era diffusa la credenza secondo cui il soffio, aria, respiro vitale, pneuma per il pensiero greco, avesse il potere di fecondare, beh, il Museo della Bora - Magazzino dei venti, è un’operazione tutt’altro che filosofica.

Nato vent’anni fa per opera di una Associazione che ha in Rino Lombardi –copywriter di professione, creativo di nome e di fatto–, il suo braccio animato e animistico, dedicato a quella che lui definisce una istituzione invisibile della città, è “un museo che ha un senso”

Prossimamente a Opicina altri refoli troveranno casa nel Borarium.

Soon in Opicina other poofles will find home in the Borarium.

come disse un anziano che ne era rimasto folgorato. Cogliendo così l’essenza di uno spazio concepito per preservare, collezionare, conservare e catalogare il patrimonio culturale di un luogo (la bora, per l’appunto). Dove i visitatori sono parte attiva di un Museo partecipato che offre “esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze” proprio come sancisce la più recente definizione dell’ICOM-International Council of Museums.

Al servizio di qualcosa che qui a Trieste ha a che fare con una presenza familiare, storica, folcloristica, letteraria, affettiva, emotiva, geografica. Identitaria, anche nella sua memoria. A tal punto che il Museo in una stanza di via Belpoggio è finito su testate internazionali prestigiose da The Guardian alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, per citarne alcune. Ben consapevoli che questo è anche un marketing vero e proprio, e l’alfabetizzazione eolica da esportare si traduce in itinerari da scoprire –oltre ad angoli inediti di una Trieste da scandagliare con occhi nuovi–, se non altro perché questo vento lo si trova solo qui. Un esperimento di grande responsabilità “nato dal basso ma che vola alto” nel

di /by
Cristina Bonadei

lontano 2002, che però vive d’aria, grazie al volontarismo dei suoi custodi.

Mai domi, perché a Opicina, prossimamente, altri refoli troveranno casa, nel Borarium, nuova attrazione ludico digitale, e nella sala dell’Università del vento, dove si spazierà dalla meteorologia alla creatività, caratteristica propria e distintiva di un fenomeno che scompagina tutto per sua stessa natura. Insomma se la bora rende rapsodici, esaltati, elettrizzati, anzi, imborezzadi, una categoria antropologica che Musil chiamava “perturbazione euforica”, i 2400 avventori (solo quest’anno), del Museo in una stanza di via Belpoggio e al tempo stesso diffuso nello spazio e nel tempo, hanno colto l’aspetto fattivo del tutto (e chissà se ne sono usciti boriosi).

Il museo approda in Piazza Unità a giugno con le girandole di Boramata, che diventano una festosa installazione e, come il vento del nord mai addomesticato in Chocolat, continua a soffiare senza sosta, cercando complicità di spifferi, ricordi, assonanze e alleanze.

Mettere l’aria di Trieste in un barattolo, nel 1999, è stato il battesimo con cui Rino Lombardi, direttore di questa visionaria realtà, ha reso prêt-à-porter un archetipo di forza e cambiamento che è

MUSEO DELLA BORA

molto di più del frutto di un movimento di masse d’aria fredde. Piuttosto un sapere appetibile per chiunque, come un rabdomante, cerchi un’autentica originalità quando è alla ricerca di luoghi sconosciuti, fuori dai soliti tracciati ordinari. Il vento catabatico che nasce a Segna-Senj, si sposa a Fiume-Rijeka e muore a Trieste è poliglotta, libero, contenibile solo grazie all’ironia intelligente di chi gli ha dedicato una dimora, ma è anche altro. In un mondo dove i muri non solo stentano a crollare, ma sono in ripresa, rappresenta la metafora di un’umanità che non smette di credere e sperare in un mondo senza confini. Come il vento.

Il museo approda in Piazza Unità a giugno con le festose girandole di Boramata.
Soon, in Opicina, more breezes will find a home in the Borarium.

The air that blows through Trieste is sacred. You either love it or hate it. It’s divisive, to borrow a term from contemporary discourse.

I know the bora, light and dark, I detest it when it blows too fiercely under clear skies.

I love the other, with its dark, cruel violence, writes Umberto Saba in one of his poems.

James Joyce, on the other hand, delighted in standing under its gusts, saying, “I’ve breathed in all the earth’s fragrance.” And if, in ancient times, breath and air—the vital spirit or pneuma to the Greeks—were believed to possess the power of creation, the Museo della Bora – Magazzino dei Venti (Bora Museum – Warehouse of winds) takes this concept and grounds it in something far less philosophical yet equally profound.

Established 20 years ago by an association spearheaded by Rino Lombardi—a copywriter by trade and a true creative at heart—it celebrates what Lombardi calls an “invisible institution” of the city. As one visitor put it, it’s “a museum that makes sense.” This succinctly captures the essence of a space designed to preserve, collect, and showcase the cultural heritage of a place dominated by its iconic wind.

At the museum, visitors are active participants in what is described as a participatory museum, offering experiences for education, enjoyment, reflection, and the sharing of knowledge—perfectly aligned with the latest definition by the International Council of Museums (ICOM).

The bora here is more than just a

meteorological phenomenon; it’s familial, historical, folkloric, literary, emotional, geographical, and deeply tied to identity and memory. This is perhaps why the one-room museum on Via Belpoggio has captured international attention, with mentions in The Guardian and Frankfurter Allgemeine Zeitung, among others.

But it’s also a savvy example of grassroots marketing. The museum uses its “wind literacy” to create itineraries that unveil hidden corners of Trieste, encouraging visitors to see the city through fresh eyes—because, after all, this wind is unique to this place. Born as an experiment in 2002, it is sustained by the dedication of volunteers who keep it “alive.”

New expansions are already in the works. In Opicina, the Borarium—a playful, digital attraction—and the University of the Wind will soon take shape, offering explorations of meteorology and creativity, two traits intrinsic to this untamed force of nature.

If the bora makes people rhapsodic, elated, and, as some locals describe it, imborezzadi—a kind of euphoric disturbance—the 2,400 visitors this year to the museum (both at its physical location and as a broader concept) have surely grasped its transformative essence.

This June, the museum takes centre stage in Piazza Unità with Boramata’s whimsical pinwheel installations, a celebration of the bora’s playful yet unyielding spirit. Like the irrepressible north wind in Chocolat, it continues to blow, stirring memories, forging connections, and inspiring alliances.

In 1999, Rino Lombardi inaugurated this visionary project by bottling Trieste’s air—a symbolic gesture making the untamable wind portable. More than a product of cold air masses moving over the land, the bora has become a metaphor for transformation, creativity, and unbridled freedom.

Rather, it is knowledge that appeals to anyone who, like a dowser, seeks genuine originality when exploring unknown places, off the beaten path. The katabatic wind, born in Segna-Senj, wedded to Fiume-Rijeka, and ending its journey in Trieste, is polyglot, free, containable only through the clever irony of those who have given it a home— yet it is more than that. In a world where walls not only resist falling but are being rebuilt, the bora stands as a metaphor for humanity that continues to believe and hope in a world without borders.

Like the wind itself.

10:00

Giovedì 19 dicembre

Calendario

11 MER sentire agenzia per vendita

Amore

Hai chiamato LAB ???

Ricordati di chiamare LAB ! Mamma

Sister

Quelli di LAB top !!!

Avv. Rossi

mi raccomando LAB immobiliare

INFO

Per tutte le informazioni sul servizio inquadrare il QR code o consultare la sezione servizi a chiamata del sito www.tplfvg.it

/For full details, scan the QR code or visit the on-demand services section at www.tplfvg.it

MUOVERSI A RITMO DI NOTTURNO

Il servizio di autobus a chiamata che rende facili e sicuri gli spostamenti di notte a Trieste.

—The on-demand bus service that makes nighttime travel in Trieste easy and safe.

ATrieste, tornare a casa anche a notte fonda è diventato semplice, sicuro e conveniente grazie a Notturno, il servizio di autobus a chiamata che percorre la città durante le ore serali.

Non solo per i giovani diretti a feste o eventi, ma anche per gli adulti che vogliono godersi una cena, una serata a teatro o un film al cinema senza doversi preoccupare del ritorno a casa o del parcheggio.

L’idea del servizio è nata dalla collaborazione tra Tpl Fvg (attraverso la consorziata Trieste Trasporti), la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e l’Università degli Studi di Trieste, che ha ascoltato le esigenze di chi si sposta di notte in città.

Il risultato è un sistema che non solo semplifica gli spostamenti, ma offre anche l’opportunità di socializzare e incontrarsi durante il viaggio, creando nuovi legami tra chi si muove di notte.

Notturno è attivo ogni venerdì e sabato, e anche il mercoledì nei mesi invernali, dalle 22:00 alle 4:00.

Le corse si prenotano esclusivamente tramite l’app TSonDemand, disponibile per Android e iOS, e il viaggio costa solo 2 euro.

Il servizio copre una vasta area della città, da viale Miramare a piazzale Cagni, passando per tutte le zone centrali, offrendo una soluzione comoda e sicura per chi vuole godersi la serata senza pensieri.

(via its partner Trieste Trasporti), the Autonomous Region of Friuli Venezia Giulia, and the University of Trieste, which gathered insights from people who travel at night in the city.

The result is a system that not only simplifies getting around but also provides opportunities to socialise and connect with others during the journey, creating new bonds among night-time travellers.

In Trieste, getting home even late at night has become simple, safe, and convenient thanks to Notturno, the on-demand bus service operating across the city during evening hours. It’s not just for young people heading to parties or events but also for adults who want to enjoy a dinner out, an evening at the theatre, or a film at the cinema without worrying about getting home or finding parking.

The service was developed through a collaboration between TPL FVG

Notturno operates every Friday and Saturday, as well as on Wednesdays during the winter months, from 10:00 PM to 4:00 AM. Trips must be booked exclusively through the TSonDemand app, available for Android and iOS, and each journey costs only €2.

Covering a wide area of the cityfrom Viale Miramare to Piazzale Cagni, including all the main central zones - it provides a convenient and safe way to enjoy a night out without worries.

ENGLISH TEXT

Com’è bello osare da Trieste in giù

—How wonderful it is to dare, from Trieste downwards

Copricapi esagerati per le serate più stravaganti, gioielli oversize per osare anche di giorno e una pioggia di lustrini per brillare nelle notti più vivaci. Basta un accessorio o un abito fuori dagli schemi per trasformare un look semplice in qualcosa di unico. Anche Trieste si presta a fare da palcoscenico per look audaci e capi che uniscono glamour e ironia, celebrando la libertà di espressione in ogni dettaglio.

Scopri il lato più sfacciato e colorato della moda e dove trovarlo.

Partiamo con una vera chicca: Katastrofa [1], un negozio-santuario dedicato alla bellezza. Situato in via Diaz 19, è un luogo unico, un “cortocircuito mediatico” dove arte contemporanea, antiquariato e moda si intrecciano. In questo affascinante labirinto, potreste imbattervi in una pochette thailandese impreziosita da un drago, o da una spilla in radice di rubino firmata Percossi Papi, mentre PJ Harvey, ritratta da Anton Corbijn, vi osserva da una cornice. Ogni angolo di Katastrofa è pensato per stupire e affascinare, offrendo accessori straordinari e carichi di storia, perfetti per chi ama esprimere la propria personalità con dettagli unici o desidera aggiungere un po’ di carattere alla propria casa.

“ Io stasera vorrei tornare indietro nel tempo”, cantava Raffaella Carrà in Rumore. E se anche voi sognate un viaggio nel passato, Vintage Boogaloo [2] in piazza del Barbacan 4 è il luogo perfetto per immergervi in decenni di stile e fascino. Questo negozio non è solo una boutique, è una finestra su epoche passate: offre una curata selezione di abbigliamento e accessori dagli anni ‘40

agli anni ‘90, con pezzi per la maggior parte provenienti proprio da Trieste. Ogni epoca ha le sue stravaganze, quindi avrete solo l’imbarazzo della scelta. Per chi ama gli anni ‘70, ci sono gli abiti in maglina di lurex, gli anni ‘80 brillano con spalline esagerate, mentre i cappelli anni ‘50, piumati ed elegantissimi, sono piccoli capolavori fatti a mano. Non mancano originali scarpe anni ‘60, borse gioiello e gli imperdibili manicotti. Stravaganza anche nella lingerie e vestaglie anni ‘70.

Direttamente da Budapest, la boutique slow fashion Lollipop [3] ha portato in via Dante 2a una ventata di freschezza, catturando l’attenzione dei triestini con pezzi stravaganti creati da giovani designer dell’Europa Centrale. Lollipop, che ha aperto le porte anche ai creativi triestini, propone abiti e accessori che uniscono estetica, innovazione e rispetto per l’ambiente. Tra gli scaffali troverete magliette con guanti al posto delle tasche e blue jeans che diventano gonne. Se nel vostro guardaroba manca qualcosa di psichedelico, non potete perdervi Extravacat [4] di Marija Milic, un brand che celebra la diversità e l’audacia di chi non teme di uscire dagli schemi. Specializzata nella tecnica del “marbling”, Marija crea capi e accessori che sono vere e proprie opere d’arte da indossare. Questo brand omaggia gli “strambi” di tutto il mondo, quelli che amano esprimersi liberamente e che non hanno paura di essere giudicati. Extravacat è sinonimo di libertà, sperimentazione e creatività sfrenata. Ogni prodotto è fatto a mano, dalla creazione del tessuto fino all’assemblaggio finale (showroom e corsi di marbling in via della Madonnina 5b).

Per chi desidera borse che vadano oltre l’accessorio, le creazioni di Vanessa Picelli rappresentano l’essenza di una donna autonoma, ironica e amante della libertà. Vanessa reinterpreta la classica borsa a rete, rendendola un oggetto di design unico: una base intrecciata a mano secondo antiche tecniche artigianali, talvolta lasciata a vista, altre ricoperta di materiali pregiati come piume

Trieste diventa un palcoscenico per look esagerati, accessori oversize, e capi che combinano glamour e ironia, in un mix che celebra la libertà d’espressione.

Trieste becomes a stage for extravagant looks, oversized accessories, and garments that blend glamour with irony in a celebration of self-expression.

Lollipop Via Dante Alighieri, 2

Prodotti ‘Extravacat’ disponibilli in negozio. Showroom e corsi di marbling in via della Madonnina, 5b

Il lato più audace e colorato della moda si cela tra negozi che custodiscono il passato e menti creative che reinventano il concetto di stile.

The boldest, most colourful side of fashion emerges in shops that preserve the past and creative minds redefining style.

di struzzo sfumate o maxi paillettes. Ogni borsa è pensata per una donna che gioca con le contraddizioni e ama affermare il proprio stile senza uniformarsi alle tendenze. La collezione incarna infatti il concetto di “Libera di essere io” — un invito a esprimere la propria personalità in modo autentico (@vanessaiocollection).

Plastica riciclata, metallo, corda e persino zucchero: i gioielli di Carla Movia [5] sfidano le convenzioni e invitano chi li indossa a rivalutare materiali alternativi, spesso considerati di scarto. Le sue creazioni sono frutto di una ricerca che punta a trovare un equilibrio tra l’uso di tecniche antiche e forme e concetti del design contemporaneo. Ogni pezzo celebra la tradizione dell’oreficeria classica, ma al contempo la mette in discussione, offrendo una nuova prospettiva su ciò che i gioielli possono rappresentare. Tra le sue creazioni più iconiche spiccano gli orecchini Sugar, realizzati con zucchero, resine e pigmenti e montati su argento sterling. Il risultato è una serie di piccoli capolavori che sembrano caramelle, minerali o coralli. Una vera e propria rinascita dei materiali più comuni che, trasformati, svelano la propria anima e raccontano una storia, diventando ancora più preziosi (Via Conti 2c - su appuntamento).

Non vi resta che farvi ispirare da questi luoghi e queste realtà, dove ogni accessorio o capo grida libertà. Da Trieste in giù, osate, sperimentate e rendete unico il vostro stile: il mondo è il vostro palcoscenico.

Extravagant headpieces for the most eccentric evenings, oversized jewellery for bold daytime statements, and a cascade of sequins to sparkle through lively nights. Sometimes, all it takes is a daring accessory or an unconventional outfit to transform a simple look into something truly unique. Trieste, too, lends itself as a stage for bold styles and garments that blend glamour with irony, celebrating the freedom of expression in every detail.

Discover the most daring and colourful side of fashion and where to find it.

We start with a real gem: Katastrofa [1], a shop-temple dedicated to beauty. Located at Via Diaz 19, this unique space is a “media short-circuit” where contemporary art, antiques, and fashion intertwine. In this fascinating labyrinth, you might stumble across a Thai clutch adorned with a dragon or a ruby-root brooch signed Percossi Papi, while PJ Harvey, captured by Anton Corbijn, gazes at you from a frame. Every corner of Katastrofa is designed to astonish and enchant, offering extraordinary

Vintage
Boogaloo
Piazza del Barbacan, 4

accessories full of history—perfect for those who love expressing their personality through unique details or adding a touch of character to their home.

“I’d like to turn back time tonight,” sang Raffaella Carrà in Rumore. If you, too, dream of a journey into the past, Vintage Boogaloo [2] at Piazza del Barbacan 4 is the perfect place to immerse yourself in decades of style and allure. This shop is not just a boutique but a window into bygone eras, offering a curated selection of clothing and accessories from the 1940s to the 1990s, with most pieces sourced locally from Trieste. Each era has its eccentricities: from the lurex jersey dresses of the 1970s to the oversized shoulder pads of the 1980s, and the feathered, handmade elegance of 1950s hats. You’ll also find original 1960s shoes, jewelled handbags, and must-have mufflers. Even the lingerie and 1970s dressing gowns exude flair and whimsy.

Straight from Budapest, the Lollipop [3] slow fashion boutique has brought a breath of fresh air to Via Dante 2/A, capturing Triestini attention with eccentric pieces by young Central European designers. Lollipop, which has also opened its doors to local creatives, offers clothing and accessories that combine aesthetics, innovation, and sustainability. On its shelves, you’ll find T-shirts with gloves as pockets and jeans that transform into skirts.

If your wardrobe is missing something psychedelic, don’t miss Extravacat [4] by Marija Milic, a brand celebrating

Piazza Unità d’Italia
Piazza Oberdan
San Giusto
Katastrofa Via Diaz, 19/1
Dalla stravaganza degli anni ‘70 e ‘80 ai gioielli fatti di materiali semplici e poveri: Trieste offre molti spunti per rendere ogni look unico.
From the flamboyance of the 1970s and 1980s to jewellery crafted from humble materials, Trieste offers endless inspiration to make every look unique.

diversity and the boldness of those unafraid to defy convention. Specialising in the “marbling” technique, Marija creates garments and accessories that are wearable works of art. This brand is a tribute to the world’s “eccentrics”— those who express themselves freely and don’t fear judgment. Extravacat is synonymous with freedom, experimentation, and boundless creativity. Every piece is handmade, from fabric creation to final assembly (showroom and marbling courses at Via della Madonnina 5/B).

For bags that transcend mere accessories, Vanessa Picelli’s creations embody the essence of an independent, ironic woman who loves her freedom. Vanessa reinvents the classic netted bag, transforming it into a unique design object: a base handwoven using ancient artisanal techniques, sometimes left exposed, other times adorned with premium materials such as shaded ostrich feathers or oversized sequins. Each bag is designed for a woman who embraces contradictions and asserts her style without conforming to trends. The collection embodies the concept of “Free to Be Me”—an

invitation to express one’s personality authentically (@vanessaiocollection).

Recycled plastic, metal, rope, and even sugar: the jewellery of Carla Movia [5] defies conventions, inviting wearers to reconsider alternative materials often deemed waste. Her creations strike a balance between ancient techniques and the forms and concepts of contemporary design. Each piece celebrates the tradition of classical goldsmithing while challenging it, offering a fresh perspective on what jewellery can represent. Among her most iconic creations are the Sugar Earrings, crafted from sugar, resins, and pigments, mounted on sterling silver. The result is a collection of small masterpieces resembling candies, minerals, or coral—a true rebirth of everyday materials that, transformed, reveal their essence and tell a story, becoming even more precious (Via Conti 2/c – by appointment).

Let yourself be inspired by these places and creations, where every accessory or garment cries freedom. From Trieste onward, dare, experiment, and make your style unique— the world is your stage.

Carla Movia
Via Conti, 2c

Festeggiamo 60 anni di esperienza e dedizione. La nostra missione è sempre stata aiutarti a muoverti senza dolore e a ritrovare la qualità di vita.

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PASSIONE E CURIOSITÀ SOPRA LE RIGHE

—Passion and curiosity beyond the Ordinary

Nei vocabolari il termine tappezzeria ha di solito due significati e cioè quello di “tessuto impiegato nell’arredamento d’interni” ma anche quello di “tecnica relativa alla preparazione e messa in opera di stoffe per arredamento”.

Ma a Zinelli piace andare oltre le solite definizioni, perché il tappezziere è molto di più! È prima di tutto un arredatore, capace di avere una visione d’insieme, un certo buon gusto, un grande savoir-faire nell’abbinare i materiali e i colori di una casa.

Lo storico marchio Zinelli & Perizzi nasce negli anni ‘60 come tappezzeria e nel tempo cresce fino a realizzare gli arredamenti. Ovviamente, in una prima fase, il design e il gusto sono influenzati ancora, e fortemente, dal classico.

Zinelli & Perizzi decidono di andare sopra le righe, di uscire dal solito. Vanno lontano, a caccia di nuove idee, per essere più vicini a una clientela in evoluzione.

Si tratta di “emancipare gli arredi” un po’ come Raffaella Carrà fa con i suoi balletti! La curiosità, unita a una grande passione per i viaggi, fa scoprire altrove ai soci di Zinelli & Perizzi nuove idee e un nuovo stile. Sopra le righe, senza confini.

Dalla Scandinavia in giù! La scoperta dei mobili dei paesi nordici, dal design essenziale, realizzati con materiali naturali, porta a una nuova visione, a una nuova estetica. Nino Perizzi e Maddalena de Padova, sì, proprio quella di Edizioni de Padova, la prima signora del design italiano, autentica maestra di stile, creano insieme un nuovo modo di arredare. Un mondo nuovo. Le case vengono vestite con arredamenti più semplici e funzionali rispetto al classico, in un’armonia di colori-non-colori come bianco, grigio, sabbia, in tante varianti diverse, insieme al tocco distintivo dei colori primari che rendono più personali le abitazioni. Un tocco che a volte può essere spregiudicato nei dettagli, ma sempre con eleganza. Seguendo questa linea il marchio Zinelli & Perizzi, con il suo logo in carattere graziato (e l’inconfondibile “e” commerciale) firma 30 anni di design, proponendo le raffinate produzioni di serie delle aziende italiane più rinomate.

Nel frattempo gli orizzonti si allargano ai mobili di campagna inglesi, francesi e ungheresi, tutti pezzi rigorosamente unici, capaci di caratterizzare con grande nitidezza una casa, insieme ai tessuti e alle opere d’arte, con in più il tocco inconfondibile di Zinelli. Oggi il nome è più breve ma l’esperienza c’è tutta. Con la passione e la curiosità di sempre.

creative territory.

From Scandinavia and beyond!

In dictionaries, the term tapestry usually carries two meanings: “Fabric used in interior decoration” and “the art or technique of preparing and fitting upholstery fabrics.”

But Zinelli likes to push boundaries, redefining these notions. For Zinelli, a decorator is so much more! First and foremost, they are interior designers with an eye for harmony, impeccable taste, and the savoir-faire to perfectly pair materials and colours, transforming a house into a true home.

The storied Zinelli & Perizzi brand was born in the 1960s as an upholstery atelier and gradually evolved to encompass full-scale interior design. In its early years, the company’s style leaned heavily toward the classics.

However, Zinelli & Perizzi soon decided to break free from convention, embarking on a quest for fresh ideas to resonate with a changing clientele. It wasn’t just about designing furniture; it was about liberating it—a kind of revolution not unlike what Raffaella Carrà brought to her iconic dance routines! Their passion for travel and insatiable curiosity led them to discover new styles and trends far beyond their Italian roots, venturing into uncharted

The sleek, minimalist designs of Nordic furniture, crafted from natural materials, profoundly influenced their aesthetic vision. Collaborating with icons like Maddalena De Padova—yes, the legendary founder of Edizioni de Padova and a true maestro of Italian design—Nino Perizzi helped shape a new way of living. This movement embraced simplicity and functionality over traditional opulence, favouring a palette of muted tones—white, gray, and sandy beige—accented by bold primary colours to add personality and flair.

Zinelli & Perizzi spent three decades redefining modern interiors, presenting refined collections from Italy’s most renowned furniture manufacturers. Their logo, with its elegant serif font and unmistakable ampersand, became synonymous with quality and style.

Meanwhile, their horizons expanded further, embracing unique country-style pieces from England, France, and Hungary. These one-of-a-kind items, coupled with curated textiles and artwork, gave homes a distinctive charm that only Zinelli’s touch could achieve.

Today, though the name may be shorter, the legacy remains as rich as ever. With the same passion and boundless curiosity, Zinelli continues to craft homes that go “beyond the ordinary”.

ENGLISH TEXT

Volitiva e autonoma come le sue nonne: e sempre più determinata. È la triestina che oggi, come nel ’78, ascolta e balla, anche da sola, l’inno che ha reso popolare il nome di Trieste. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù com’è bello far l'amore io son pronta e tu...”. Un invito all’emancipazione, alla libertà e all’indipendenza, preso sempre sul serio, che strizza l’occhio al desiderio...

Di profumi golosi e sapori avvolgenti, di una giornata dedicata a fare l’amore in tutte le sue forme. “L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu”, diceva la Carrà, e anche come hai voglia tu, aggiunge la triestina, che con il suo piglio ribelle, si gode l’autunno per... –

Strong-willed and independent like her grandmothers: and more determined than ever. She is the Triestina who, today just as in ‘78, listens and dances – even on her own –to the anthem that made the name of Trieste famous: “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù com'è bello far l'amore io son pronta e tu...”. An invitation to emancipation, freedom, and independence, always taken seriously, with a playful wink to desire... The desire for delicious fragrances and enveloping flavours, for a day dedicated to making love in all its forms.

“L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu”, said Carrà, and also how you want, adds the Triestina, who, with her rebellious streak, enjoys the autumn for…

Avvolgersi

Coperte inglesi di pura lana, anche riciclata, Tweedmill.

Wrapup

PurewoolEnglishblankets, includingrecycled,Tweedmill.

Fattorie del LatteVia Nazionale, 38 (Opicina)

di /by

Coach e consulente, brand-lover, ama scoprire piatti, locali e prodotti sempre nuovi.

/Coach and consultant, brand-lover, loves discovering new dishes, restaurants and products.

Scrivi a: hello@stefaniaboccabianca.com

Scaldarsi

Maglione di cachemire made in Italy, Be you di Geraldine Alasio.

Warmup

CashmeresweatermadeinItaly, BeyoubyGeraldineAlasio.

Speranza. Via Fabio Filzi, 2

Sorseggiare

Complesso, fresco ed elegante. Schioppettino DOC Friuli Colli Orientali, Spolert.

Sipping

Flavoured,freshandelegant. SchioppettinoDOCFriuliColli Orientali,Spolert.

Enoteca Bischoff - Via Mazzini, 21

Sorprendersi

Fiori freschi e naturali di Licia.

Surpriseyourself

Licia's fresh and natural flowers.

Mercato Ex PonterossoPiazza Sant'Antonio Nuovo

Apparecchiare

Pregiato lino belga per la tavola Libeco.

Setting

FineBelgianlinen fortheLibeco’stable. Blu di Prussia - Via Luigi Cadorna, 10

Appisolarsi

Cuscino realizzato con i tessuti di Zinelli & Perizzi.

Napping

PillowmadefromZinelli&Perizzi'sfabrics.

Officina Spaziocavana di Zinelli & PerizziVia S. Sebastiano, 1

Osservare Occhiali Kador in tartaruga, interamente “fatti in casa” in Cadore.

Watching

Kador tortoiseshell glasses, entirely “homemade” in Cadore. Siroki Visual Team - Via Dante Alighieri, 14

TIPS DELLA TRIESTINA:

Raffaella Carrà è stata un grande esempio di emancipazione e libertà, proprio come le triestine. Ascolta il 6° episodio del podcast di Boramata, " Le donne e la bora", per capire come “Raffa” avrebbe potuto benissimo nascere qui!

STEFANIA VERBICH, IL VOLTO DELL’HOME STAGING A TRIESTE

Stefania Verbich: the face of home staging in Trieste

Cwww.rehabdesign.it info@rehabdesign.it +39 351 988 4536

Rehab Design

Piazza Silvio Benco, 4

olpo di fulmine o nulla di fatto? La decisione di acquistare un immobile, secondo gli studi, avviene nei primi 90 secondi di una visita. Quei secondi bisogna renderli indimenticabili…. A Trieste, chi ha trasformato questa intuizione in professione è Stefania Verbich, architetto di formazione e fondatrice di Rehab Design, il primo studio interamente dedicato all’home staging a Trieste. Stefania scopre l’home staging nel 2015: intuendone il potenziale ha deciso di portare a Trieste questa tecnica sconosciuta, scommettendo su un progetto che molti consideravano impossibile. “Era una follia, dicevano. Una moda americana che qui non avrebbe mai funzionato. Ma quei no sono stati la mia benzina,” racconta Stefania. L’home staging nasce negli Stati Uniti già negli anni ‘70 e significa “mettere in scena un immobile”, ovvero metterlo nella luce migliore prima di destinarlo alla vendita o all’affitto. È uno strumento di marketing che unisce il mondo dell’arredamento a quello delle vendite immobiliari, diventando a tutti gli effetti uno strumento imprescindibile per vendere o affittare prima un immobile e fa leva sulle emozioni: fa

scattare il cosiddetto effetto wow! Molto più potente di un render virtuale o di un’animazione 3D, l’home staging è un servizio “fisico” al 100%. Questo perché le persone comprano quello che vedono, non quello che devono immaginare. Rehab Design offre soluzioni per ogni immobile: dal decluttering e styling per case abitate, alla valorizzazione e allestimento completo di immobili vuoti. Il risultato? Con l’home staging secondo le statistiche, un immobile si vende più velocemente e con meno sconti sul prezzo richiesto.

Niente male, vero? In un mondo prevalentemente maschile come quello dell’immobiliare e delle costruzioni, Stefania Verbich ha scommesso su sé stessa e oggi può dire fieramente di avercela fatta. Lo dicono i numeri: oltre 110 immobili valorizzati. Lo dicono i fatti: una rete di costruttori, agenzie e venditori che contano su di lei.

Ogni progetto porta il suo marchio: una cura estrema del dettaglio, creatività e l’obiettivo di aiutare le persone a vedere il potenziale di una casa. In un mondo che vive di immagini, Stefania ha saputo conquistare il suo spazio. Una bella soddisfazione (e per una donna vale doppio!).

Stefania Verbich
Fondatrice di Rehab Design

Love at first sight or a missed opportunity? According to studies, the decision to purchase a property is made within the first 90 seconds of a visit. Those seconds need to be unforgettable. In Trieste, the person who turned this intuition into a profession is Stefania Verbich, an architect by training and founder of Rehab Design, the first studio in Trieste entirely dedicated to home staging.

Stefania discovered home staging in 2015. Recognising its potential, she decided to bring this little-known technique to Trieste, betting on a project many deemed impossible. “They called it madness,” Stefania recalls. “An American fad that would never work here. But those ‘no’s became my fuel.”

Home staging originated in the United States in the 1970s and means “setting the stage for a property” –showcasing it in its best light before putting it up for sale or rent. It’s a marketing tool that combines interior design with real estate sales, becoming an essential strategy to sell or rent properties more quickly. It’s all about emotions: creating the so-called ‘wow effect.’ Far more powerful than a virtual rendering or 3D animation, home staging is a 100% physical service. This is because people buy what they see, not what they have to imagine.

Rehab Design offers solutions for every type of property: from decluttering and styling for occupied homes to full furnishing and enhancement of empty properties. The result? According to statistics, home staging

helps properties sell faster and with fewer price reductions.

Not bad, right? In a predominantly male-dominated field like real estate and construction, Stefania Verbich took a chance on herself, and today, she can proudly say she succeeded. The numbers speak for themselves: over 110 properties transformed. The facts back it up: a network of builders, agencies, and sellers who rely on her. Every project bears her signature style: meticulous attention to detail, creativity, and a commitment to helping people see the potential of a home. In a world driven by visuals, Stefania has carved out her own space. A remarkable achievement (and for a woman, it’s worth twice as much!).

Spumeggiante

Brilla in ogni festa. Le sue perle danzano nel bicchiere e fanno luce. Ed è subito gioia condivisa.

It sparkles at every party. Its pearls dance in the glass, lighting up the moment. Eyes meet eyes, and joy is instantly shared.

Il tappo a fungo che salta, un piccolo botto, la corsa verso la bottiglia da cui scende impetuoso il vino brillante. A volte scappa fuori dai bicchieri, ribelle, e allora bisogna prenderne qualche goccia e strofinarla dietro l’orecchio: fortuna! Infine, in alto i calici e i cuori. Il brindisi. À la santé. Tanti auguri! Sguardi che si cercano, sorrisi, tintinnii. Che cantino i bicchieri, e che siano di buon cristallo o il canto risulterà stonato. Ecco qua, è già la festa.

Lo spumante intesse l’ordito della condivisione. Abbandona i cliché e non chiamarlo ‘bollicina’ e, tantomeno, ‘frizzantino’. Smorzeresti la gioia festosa. Chiamalo col nome di battesimo: “spumante”, participio presente del verbo spumare, il brio che danza nel calice materializzando, semplicemente, la gioia.

Le sue origini si perdono nel tempo. Più volte ci si è battuti per la paternità dei vini spumeggianti. L’abate Pérignon è il riferimento più illustre. C’est du champagne, mes chéris!

Di spumanti ne esistono due. Metodo champenois: le uve pigiate fermentano a diventar vino che rifermenta in bottiglia. Si ruota la bottiglia, per mesi: remuage; si stappa e si eliminano i depositi: dégorgement; si rabbocca con miscele segrete (liqueur d’expedition) d’alcol e zucchero: dosage (se l’aggiunta è col vino di partenza: dosaggio zero o pas dosé o nature). Tempo, maestria, cultura. Ne nascono Champagne, Franciacorta, TrentoDoc e tutti gli illustri “metodo classico”.

Ci sono poi gli spumanti “metodo charmat” (o Martinotti): il vino base rifermenta in grandi autoclavi di acciaio prima di essere imbottigliato e venduto. Meno poesia, più economia. Scegli tu. Liberitutti.

Ora basta teoria, però! Voglio portarti nel borgo carsico di Medjievas/ Medeazza (TS) da Boris Pernančič, vignaiolo per passione. Fa un altro lavoro ma il suo cuore batte nella vigna di

famiglia, nascosta nel bosco. Ai lati, come da tradizione, ci sono gli alberi di pere, vigili sentinelle ammaliatrici di uccelli: i frutti sono offerti ai volatili in cambio della loro rinuncia a becchettare l’uva. Baratto solidale. Indi, la sua piccola azienda si chiama Fruške che, nello sloveno carsolino, significa “pera”. Natura e cultura sbocciano nei suoi vini. Specchianti, pulite e tradizionalissime Malvasia e Vitovksa, che vinifica dal 1985. Boris viaggia, per lavoro. Guarda, osserva e rimugina: “Sono innamorato del metodo classico da sempre e quando sono in giro cerco la chicca, assaggio. Una volta mi sono detto: ma io ce l’ho la materia prima! Ho voluto provarci”. Primo millesimo il 2016. Prove, cambi di strategia, pensiero e azione. Oggi gli spumanti sono due, in continua evoluzione nella composizione: a Boris piace sperimentare e vuole costantemente migliorarsi.

Fulminante il blanc de blanc (base Malvasia e Vitovska), millesimo 2022: oro giallo, naso raffinato, perlage (per i francesi son “perle”, mica “bolle”!) decisamente persistente, nota distintiva di uno spumante di classe. Odlično. “Ma è anche un po’ rustico!” mi dice Boris, tuonando la sua risata sonora ed empatica. In fondo, lui, non se la tira proprio. Testa e cuore, simply. Più rustico e campestre è il rosé a base Terrano e Merlot (da vecchia vigna), uno spumante gastronomico che chiama l’eccelso crodeghin (home made Fruške) cotto nel pane che fa Patrizia, sua moglie, anche lei fan assoluta degli champenois. Passione di famiglia e divertissement che ci racconta come un territorio possa esprimersi anche nella sperimentazione. Come diceva Oscar Wilde: “la tradizione è solo un’innovazione ben riuscita”. Sembra di vederlo, lo scrittore dandyssimo, con davanti il suo vino preferito: un calice di Champagne ghiacciato, guardatè. Lo spumante di Boris gli sarebbe piaciuto. No doubt.

Che cantino i bicchieri, e che siano di buon cristallo o il canto risulterà stonato.

Let the glasses sing, and they must be of good crystal, or the song will be off-key.

Come diceva Oscar Wilde: “la tradizione è solo un’innovazione ben riuscita.”
As Oscar Wilde said: “Tradition is only a successful innovation.”

The cork pops, a small explosion, followed by the rush to the bottle as the brilliant wine pours forth with gusto. Sometimes it rebels, spilling over the glass—so you catch a drop, dab it behind your ear, and call it luck! Then come raised glasses and lifted hearts: the toast. À la santé. Cheers! Wishes are exchanged, smiles shared, and glasses chime. Let them sing—be sure they’re crystal, or the melody might fall flat. And just like that, the celebration begins.

Spumante weaves the fabric of togetherness.

Forget the clichés—don’t call it bubbly or frizzantino. That would dampen its joyous spirit. Instead, use its proper name: spumante—the present participle of spumare, or to foam. It’s the sparkle that dances in the glass, materialising pure joy.

Its origins are lost to time, though many have claimed the invention of sparkling wines. The most famous reference is the monk Dom Pérignon: C’est du champagne, mes chéris!

There are two main types of sparkling wine. The Champenois method begins with pressed grapes fermenting into wine, which is then re-fermented in the bottle. Bottles are turned over months (remuage), sediments are removed (dégorgement), and the wine is topped up with a secret blend (liqueur d’expedition) of alcohol and sugar: dosage (if the addition is made with the base wine: zero dosage, pas dosé, or nature. Time, expertise, and tradition culminate in masterpieces like Champagne,

Franciacorta, TrentoDoc, and other illustrious metodo classico wines.

Then there’s the Charmat method (or Martinotti), where the base wine re-ferments in large steel tanks before bottling. Less poetry, more economy. The choice is yours—freedom for all!

But enough theory! Let’s head to the Karst village of Medjevas/ Medeazza (TS), where Boris Pernančič crafts wine out of passion. Though he has another job, his heart lies in the family vineyard, hidden in the woods. Pear trees stand watch along its borders, enticing birds with their fruit in exchange for leaving the grapes untouched—a harmonious barter. His small winery is aptly named Fruške, meaning pear in the local Slovene dialect. Here, nature and tradition flourish in his wines: pristine, reflective Malvasia and Vitovska, which he has vinified since 1985.

Boris travels often for work, observing and reflecting:

“I’ve always loved the metodo classico. On my travels, I search for hidden gems to taste. One day I thought: I already have the raw material! So, I decided to give it a go.” His first vintage was in 2016, followed by trials, changes, and growth. Today, his two sparkling wines are ever-evolving, as Boris relishes experimentation and constant improvement.

The Blanc de Blancs (Malvasia and Vitovska base) from the 2022 vintage is stunning: golden yellow, a refined nose, and a persistent perlage (or pearls, as the French call them— not bubbles!)—a hallmark of a classy sparkling wine. Odlično! “But it’s a bit rustic too!” Boris admits with a hearty, infectious laugh. He doesn’t put on airs—it’s all heart and humility.

The rosé, on the other hand, is more rustic and pastoral. Made from Terrano and Merlot (from an old vineyard), it’s a gastronomic sparkling wine that pairs beautifully with crodeghin— home made Fruške, a dish of pork cured in bread and cooked by his wife Patrizia, herself a fan of Champenois wines. This family passion, born of tradition and playfulness, illustrates how a region’s spirit can thrive in experimentation.

As Oscar Wilde said: “Tradition is simply successful innovation.” You can almost picture the dandy writer himself, a glass of icy Champagne in hand. No doubt, he’d have adored Boris’s sparkling wines.

Sogna, Scegli, Vivi.

5 Immobili Esclusivi

Per Il Tuo Futuro a Trieste

1) Residence Sunset

Appartamenti primingresso con terrazze e vasche idromassaggio, giardini, consegna a giugno 2025. In villa indipendente progettata dall’Architetto Luciano Celli, con terrazze uniche, 5 alloggi con parcheggio e vista mozzafiato sul mare e su Trieste. Immersi nel verde, in posizione strategica. Stile e comfort in un contesto esclusivo. Roiano, via Sottomonte

2) Palazzo Goldoni

Immobili rinnovati con riscaldamento e raffrescamento ad alta efficienza, impianti elettrici e idrotermosanitari riqualificati per ridurre i consumi. Appartamenti luminosi, rifiniti con eleganza e gusto contemporaneo, progettati per garantire massimo comfort anche in spazi contenuti. Un equilibrio perfetto tra stile e funzionalità. Centro, Piazza Goldoni

3) Villa Wisteria,

Ultimi due appartamenti primingresso nella villa. Situata a Opicina, è un luogo ricco di storia, come la stessa villa costruita nel 1902 dall’ing. Dimmer, oggi di interesse storico. Restaurata con cura, prende il nome dai glicini che la circondavano. Immersa tra ville liberty e wagneriane, offre natura, pace e un parco condominiale curato. Ottimamente collegata, i servizi sono a pochi passi. Un’eleganza senza tempo. Opicina, via Ermada

4) Proposta Immobiliare Unica

Affacciandosi da ogni angolo della casa, si ammira l’intero Golfo di Trieste. Costruita nel 1914, è la prima abitazione della Costiera, scelta dalle famiglie Lutz e von Trapp per la posizione privilegiata, a 80 metri sopra al mare. Una scala conduce a una spiaggia di scogli incontaminata. Fermata autobus regionale sotto casa. Un’opportunità rara e affascinante! Strada Costiera

5) Villa di 170 mq in via dell’Erica

In posizione dominante sul Golfo di Trieste, immersa nel verde. Su tre livelli: salone con terrazzo panoramico, cucina abitabile, giardino di 400 mq con alberi da frutto; al primo piano, tre camere (due con terrazza vista golfo), cabina armadio, due bagni; piano terra con living, caminetto e cantina. Garage, tre posti auto e ulteriore parcheggio. Privacy e vista mozzafiato. Commerciale, via dell’Erica

COFFEE BREAK

UN CAFFÈ ALLA MODA

A fashionable coffee

Chi l’ha detto che il caffè è solo un prodotto da bere? Oltre ad essere un rito quotidiano, può diventare il punto di partenza per un movimento che unisce moda e sostenibilità. Grazie alla creatività del design e all’arte dell’upcycling, le confezioni di caffè tostato e i sacchi di juta del caffè verde possono trasformarsi in accessori unici e di tendenza, offrendo a questi materiali una seconda vita.

I sacchi di juta, con la loro texture grezza e il fascino vintage, sono perfetti per dare vita a borse, zaini, cinture e pochette. Ogni pezzo racconta una storia e porta con sé il profumo e il carattere del caffè. Questi accessori si adattano tanto a un look casual quanto a uno stile più sofisticato, diventando il simbolo di una moda consapevole e senza tempo.

Le confezioni di caffè tostato, spesso realizzate con materiali plastici o metallici, trovano nuova vita in creazioni ancora più audaci. Da clutch laminate e portamonete brillanti a gioielli eccentrici, le possibilità sono infinite. La

superficie lucida e i colori vivaci delle confezioni si prestano a interpretazioni glamour, capaci di trasformare il quotidiano in qualcosa di straordinario.

Oltre al fascino estetico, c’è un messaggio forte dietro questa trasformazione: il valore del riuso e l’unicità di un prodotto realizzato artigianalmente. In un mondo in cui la moda si sta riscoprendo sempre più etica, scegliere accessori realizzati con materiali upcycled significa fare un passo verso un futuro sostenibile, senza rinunciare allo stile.

Un “caffè alla moda” non è solo un modo di indossare la sostenibilità, ma anche una celebrazione dell’artigianato e della creatività. È la dimostrazione che, con un po’ di immaginazione, persino un sacco di juta o una busta di caffè possono diventare protagonisti di un look indimenticabile, proprio come un espresso intenso rimane nel cuore.

La prossima volta che gusti un caffè, pensa che potrebbe non fermarsi alla tazzina: potrebbe seguirti, con stile, ovunque tu vada.

Who says coffee is just something to drink? Beyond being a daily ritual, it can also become the starting point for a movement that blends fashion and sustainability. Thanks to the creativity of design and the art of upcycling, roasted coffee packaging and green coffee jute sacks can be transformed into unique, trendy accessories, giving these materials a second life.

Jute sacks, with their rough texture and vintage charm, are ideal for creating bags, backpacks, belts, and clutches. Each piece tells a story, carrying with it the scent and character of coffee. These accessories suit both casual looks and more sophisticated styles, becoming symbols of timeless and mindful fashion.

Roasted coffee packaging, often made from plastic or metallic materials, finds new life in even bolder creations. From laminated clutches and shiny coin purses to eccentric jewellery, the possibilities are endless. The glossy surface and vibrant colours of the packaging lend themselves perfectly to glamorous reinterpretations, transforming the everyday into something extraordinary.

Beyond the aesthetic appeal, there’s

a powerful message behind this transformation: the value of reuse and the uniqueness of handcrafted products. In a world where fashion is becoming increasingly ethical, choosing accessories made from upcycled materials is a step towards a sustainable future without compromising on style.

A “fashionable coffee” is not just about wearing sustainability—it’s a celebration of craftsmanship and creativity. It’s proof that, with a little imagination, even a jute sack or a coffee bag can become the star of an unforgettable look, just as an intense espresso lingers in your heart.

The next time you enjoy a coffee, think about how it might not stop at your cup—it could follow you, stylishly, wherever you go.

Fiesta!

di /by Alice Noel Fabi
Foto di /photo by Camilla Bach
Il segreto in cucina è essere golosi. The secret to great cooking is being a foodie.

Nel suo libro di cucina –e perché dovremmo stupirci ne abbia fatto uno– Raffaella lo disse chiaramente: “Sono emiliana, amo la buona tavola e un bel pranzo con gli amici è un momento di festa al quale non so e non voglio rinunciare”. L’asse fondamentale qui è proprio la “festa”, quella gioia di una vita da assaporare e condividere dalla quale la Carrà non si è mai tirata indietro, tirando dentro pure noi, sempre. “Festa, che fantastica, fantastica sta festa.”

È proprio da qui che vogliamo partire, dal cibo come piacere e come mezzo di convivialità, celebrando un’icona irripetibile e al tempo stesso guardando alle festività in arrivo. Ricette semplici ma sofisticate nel risultato, con quel tocco di goduriosità che le rendono perfette per la condivisione.

Nutrirsi è un rituale che intreccia piacere e cultura rendendo la sopravvivenza parte del nostro stile di vita. Mangiare in compagnia –lo dimostrano innumerevoli studi– è un toccasana per corpo e mente che riduce lo stress, rafforza i legami e migliora il nostro umore. Stiamo giustificando, insomma, l’occasione perfetta per proporvi qualcosa di squisito da mangiare insieme, con le mani e con un buon calice di vino.

Come sempre, si parte dalla stagione e dalla materia prima, permettendoci –festa!– di scegliere qualche chicca sfarzosa ed un gusto un po’ decadente, che non si sbaglia mai. Salmone, bolle e cioccolato.

ENGLISH TEXT

In her cookbook—and why should we be surprised she wrote one—Raffaella Carrà declared unapologetically:

“I’m from Emilia, I love good food, and a beautiful meal with friends is a celebration I neither want nor know how to give up.”

At the heart of it all is “celebration”— the sheer joy of savouring and sharing life’s pleasures. It was a sentiment Carrà embraced wholeheartedly, always drawing us in alongside her.

“Festa, che fantastica, fantastica sta festa.”

This is where we’ll begin: food as both a pleasure and a conduit for conviviality, celebrating an unforgettable icon while also looking forward to the festive season. Simple recipes that yield sophisticated results, with a touch of indulgence to make them perfect for sharing.

Eating isn’t just about sustenance— it’s a ritual blending pleasure and culture, elevating survival into a lifestyle. Sharing a meal, as countless studies show, is good for the body and mind: it reduces stress, strengthens bonds, and uplifts the spirit. In short, it’s the perfect excuse to present you with something delicious to enjoy together—with your hands and a good glass of wine.

As always, we start with seasonal ingredients and quality, indulging— festa!—in a few luxurious, decadent touches that never fail. Think salmon, bubbles, and chocolate.

Salmone Gravlax e Bolle

Gravlax Salmon and Bubbles

A pochi passi da Trieste, presso le risorgive di Bagnoli della Rosandra, c’è il produttore di salmone più a sud d’Europa. Qualità altissima grazie ad acque sorgive cristalline, ampie vasche che permettono agli animali di nuotare liberamente e pulizia maniacale. E salmoni che raggiungono almeno i 3 anni (spesso 5) di età, prima di essere pescati.

Per celebrare questa squisitezza artigianale ci siamo spinti un po’ a nord con la ricetta, per proporvi una versione “local” del tipico salmone gravlax svedese. Ha origini antichissime che raccontano della preservazione degli alimenti prima dell’avvento del frigo, in cui cospargere di sale e aromi e sotterrare (“grav” in svedese vuol dire infatti “tomba”) un cibo ne garantiva la conservazione permettendo,

senza l’uso del frigo, anche di sperimentare tecniche di marinatura. Nel caso del salmone questa tecnica dona grande burrosità al pesce, mantenendone intatta la freschezza.

Noi la marinatura la caratterizziamo aggiungendo anche l’HoneyGin, dell’azienda Farma Jakne, uno squisito Gin artigianale creato da un’azienda agricola che si occupa anche e soprattutto della produzione di miele e olio extravergine. Miele usato anche nel gin per una straordinaria aromaticità e complessità organolettica che, su base di ginepro e limone, danno un gusto rotondo, particolarmente amabile ma non dolce.

Just outside Trieste, in the springs of Bagnoli della Rosandra, you’ll find the southernmost salmon producer in Europe. The exceptional quality comes from pristine spring waters, large tanks that allow the

fish to swim freely, and meticulous cleanliness. These salmon live for at least three years (often five) before being harvested.

To celebrate this artisanal delicacy, we’ve ventured a bit north with our recipe, presenting a “local” twist on Swedish gravlax. This ancient preservation method, born out of necessity before refrigeration, involved salting, seasoning, and burying (“grav” means grave in Swedish) the fish to extend its shelf life and enhance its flavour.

With salmon, this technique imparts a buttery texture while preserving freshness. We’ve added a unique local spin to the cure with HoneyGin from Farma Jakne, a handcrafted gin infused with honey and extra-virgin olive oil. This gin, with its complex juniper and lemon notes, is rounded yet not sweet—perfect for enhancing the marinade.

Abbinamento Vino Wine Pairing

In abbinamento ci va una bolla importante, perché è di festa che stiamo parlando. E da qualche anno sul Carso c’è un vino estremamente raffinato e di gran carattere, una glera metodo ancestrale dell’azienda Škerk. Una produzione limitata, con uve che provengono da vigne spettacolari posizionate sul ciglione dell’altopiano, sopra il castello di Miramare. Un vino elegante e complesso che si sposa perfettamente alla raffinatezza e burrosità del salmone.

–This calls for a special sparkling wine—after all, we’re celebrating! In the Carso region, there’s a particularly elegant and characterful Glera Metodo Ancestrale from Škerk Winery. Produced in small batches from hillside vineyards near the Miramare Castle, this wine’s intense golden hue and rich complexity pair beautifully with the salmon’s buttery texture. A true celebration in a glass.

Ingredienti

Salmone fresco Zobec: 1 baffa di circa 1,5 kg con la pelle

Sale fino: 250 g

Zucchero: 250 g

Barbabietola cruda o cotta grattugiata: 300 g

Rafano grattugiato: 50g

Erbe fresche tritate (prezzemolo, aneto, barbe di finocchio)

Scorza di 1 limone

Gin Farma Jakne: 100 ml

Preparazione

In una ciotola, unire il sale, lo zucchero, la barbabietola ed il rafano grattugiati, le erbe tritate, la scorza di limone e il gin. Mescolare bene fino a ottenere un composto omogeneo. In una teglia capiente, stendere metà della marinatura sul fondo. Adagiare il salmone con la pelle rivolta verso il basso, quindi ricoprirlo attentamente con la restante marinatura. Coprire la teglia con pellicola e lasciare a marinare in frigo per 24-48 ore, a seconda dell’intensità di sapore desiderata: più dura la marinatura, più il gusto sarà pronunciato e più il salmone si tingerà di viola in superficie, grazie al colore della barbabietola. Estrarre il salmone dalla marinatura, rimuovendo delicatamente l’eccesso. Tagliare a fette sottili e servire su crostini di pane con un velo di burro per esaltare il gusto. –

Ingredients

Fresh Zobec salmon: 1 fillet

(~1.5 kg) with skin

Fine salt: 250 g

Sugar: 250 g

Grated raw or cooked

beetroot: 300 g

Grated horseradish: 50 g

Chopped fresh herbs (parsley, dill, fennel fronds)

Zest of 1 lemon

Farma Jakne Gin: 100 ml

Method

In a bowl, mix salt, sugar, beetroot, horseradish, chopped herbs, lemon zest, and gin into a uniform blend. Spread half the cure mixture over the base of a large tray. Lay the salmon, skin-side down, on top, then cover it completely with the remaining cure. Wrap the tray tightly with cling film and refrigerate for 24–48 hours, depending on the desired intensity of flavour. The longer the curing time, the more pronounced the flavour and the deeper the beetroot’s purple hue on the salmon’s surface. Remove the salmon from the cure, gently scraping off any excess. Slice thinly and serve on buttered toast to enhance the flavour.

Dove trovare gli ingredienti

Where to find the ingredients

Salmone

Azienda Agricola Zobec Edi

Bagnoli della Rosandra, 244

San Dorligo Della Valle, TS

HoneyGin

Farma Jakne

San Giovanni del Timavo, 23 Duino TS

Glera Metodo Ancestrale

Azienda Agricola Škerk

Località Prepotto, 21a Duino Aurisina TS

Tavolo e tagliere in vendita da VUD, via Diaz 15a

Fondente al Cioccolato

Decadent Chocolate Fondant

“Il segreto in cucina è essere golosi” diceva la Carrà in una vecchia trasmissione di Luca Barbareschi. Ha ragione, ed è infatti quasi impossibile escludere il cioccolato dai momenti golosi di una festa, un passe partout al piacere di una tavolata.

Perciò vi proponiamo una dolcezza senza tempo fatta di consistenza cremosa e gusto intenso. In aggiunta, è senza farina quindi perfetto anche per chi non digerisce il glutine. Pochi ingredienti, quindi la loro qualità è fondamentale. Il cioccolato fondente deve essere tra il 70-80% per dare carattere e profondità a questa torta che vi conquisterà. Da abbinare, perché no, a frutti rossi o a una crema pasticcera calda.

“The secret to great cooking is being a foodie,” Carrà once said during a show with Luca Barbareschi. And she was right—chocolate is nearly impossible to exclude from any indulgent celebration. It’s a timeless pleasure, a fail-safe for any festive table. This rich dessert offers creamy texture and intense flavour, free from flour and perfect for gluten-free guests. With just a few ingredients, quality is key: opt for dark chocolate with 70–80% cocoa for depth and character. Pair with fresh berries or warm custard for an added touch.

Ingredienti

Burro: 200 g

Cioccolato fondente: 200 g Uova: 6

Zucchero di canna: 200 g Cacao in polvere: 85 g Frutti rossi per decorare

Preparazione

Preriscaldare il forno a 160°C. Sciogliere il burro e il cioccolato in un pentolino a bagnomaria, mescolando fino a ottenere una crema liscia. Separare i tuorli dagli albumi, montare gli albumi a neve e metterli da parte. Sbattere i tuorli con lo zucchero per circa 5 minuti, fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere il cacao in polvere e mescolare delicatamente. Versare il cioccolato e il burro fusi nel composto di tuorli, amalgamando bene. Infine, incorporare delicatamente gli albumi montati, mescolando dal basso verso l’alto per non smontarli. Versare l’impasto in una tortiera imburrata e infornate per 45 minuti. Lasciare raffreddare, quindi servire con una spolverata di cacao in polvere e frutti rossi freschi.

Ingredients

Butter: 200 g

Dark chocolate: 200 g

Eggs: 6

Brown sugar: 200 g

Cocoa powder: 85 g

Fresh berries for garnish

Method

Preheat the oven to 160°C. Melt the butter and chocolate in a double boiler, stirring until smooth. Separate the eggs. Whisk the whites to stiff peaks and set aside. Beat the yolks with sugar for about 5 minutes until pale and fluffy. Gently fold in the cocoa powder, followed by the melted chocolate mixture. Carefully incorporate the whipped egg whites, folding from bottom to top to retain air. Pour the batter into a greased baking tin and bake for 45 minutes. Let cool before serving with a dusting of cocoa powder and fresh berries

C. Bach
C. Bach

Famiglia Amato

Dal 1995 nel settore enogastronomico a Trieste.

Has been active in the food and wine sector in Trieste since 1995.

Dal 2017 gestisce “La BarcacciaFish Academy”, pescheria con gastronomia di mare e ristorazione all’interno di Eataly.

Since 2017, they’ve managed La Barcaccia –Fish Academy: a seafood market combined with gourmet dining and a restaurant located inside Eataly.

Dal 2024 gestisce “90% pesce”, gastronomia di mare e vegetariana con ristorazione veloce e servizio catering.

As of 2024, they run “90% Pesce,” a seafood and vegetarian gastronomy with quick-service dining and catering options.

Non solo pranzi e cene: l’aperitivo in casa con gli amici è sempre un’ottima idea.

Not just lunches and dinners: hosting an aperitif at home with friends is always a great idea.

Volete stupire i vostri ospiti?

Organizzare un aperitivo a casa vostra diventerà un’esperienza divertente e creativa, che vi permetterà di proporre dei piatti tipici della tradizione, ma sfiziosi.

Quando la tradizione incontra l’originalità e quando la scelta delle materie prime e l’abbinamento con il vino giusto possono renderlo elegante e sfizioso.

Il vino da abbinare? Noi vi consigliamo un Prosecco Superiore DOCG, che è lo stesso che consigliamo ogni giorno ai clienti che si affidano a noi.

Santa Margherita, Valdobbiadene Prosecco Superiore, DOCG, Brut Spumante dal profumo pulito, piacevolmente fruttato, che ricorda la mela renetta e i fiori di pesco. Il gusto è morbido e armonico, con una freschezza vibrante che unita alla finezza del perlage prolunga le piacevoli sensazioni aromatiche.

Want to impress your guests?

Organizing an aperitif at home can be a fun and creative experience, allowing you to showcase traditional yet innovative dishes. When tradition meets originality, and highquality ingredients are paired with the perfect wine, the result is both elegant and irresistible. Which wine to pair? We recommend a Prosecco Superiore DOCG, the same one we proudly suggest each day to our trusted customers. Our choice is the Santa Margherita Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut- a sparkling wine with a fresh, delicately fruity aroma, evoking notes of rennet apples and peach blossom. The flavour is smooth and balanced, with a vibrant freshness that, combined with the fine, elegant bubbles, enhances and extends the delightful aromatic notes.

Cosa rende un aperitivo a base di pesce elegante e sfizioso?

Ecco la nostra proposta:

Macarons salati farciti con il baccalà mantecato alla triestina

Macarons a base dolce, con grani di sale, che rendono il macarons irrinunciabile e croccante; farcito con il classico baccalà mantecato alla triestina.

Cosa li rende così irresistibili? Il connubio tra la base dolce, la croccantezza del salato e la cremosità del baccalà mantecato.

Come li rendiamo noi ancora più irresistibili?

Con la granella di pistacchio o la granella di mandorle, che ne arricchiscono il sapore.

What makes a seafood aperitif stylish and irresistible? Here’s our proposal: Savory Macarons with Triestine Creamed Cod

Sweet macarons, accented with a touch of salt, create an irresistible balance of flavors and textures. These unique macarons are filled with classic baccalà mantecato alla triestina (Triestine style creamed cod). What makes them so irresistible?

The contrast between the sweet, delicate base, the crunch of salt crystals, and the creamy filling of the cod.

How do we make them even better? We finish them with a sprinkle of crushed pistachios or almonds for added flavor and a gourmet touch.

INFO

La Barcaccia – Fish Academy Riva Tommaso Gulli 1 (all’interno di Eataly) 0402465712

Instagram: labarcacciats

Email: info@fishacademy.it

90% pesce

Via XXX Ottobre 13/a 0402450255

Instagram: novanta_per_cento_pesce

Al Museo Carnico delle Arti Popolari “Michele Gortani” di Tolmezzo una piccola mostra temporanea espone una originale collezione di scarpets, le tipiche calzature della tradizione friulana che le donne carniche cucivano a mano utilizzando materiali di recupero. Fino al 7 gennaio sono esposti, insieme a quelli antichi conservati dal Museo Carnico, gli scarpets realizzati dai giovani creativi internazionali, finalisti di ITS Contest 2024 - International Talent Support con il supporto delle artigiane del progetto Scarpetti. I Scarpets de Cjargne”.

L’esposizione temporanea sviluppata su due sale del Museo, custode della storia e della memoria del popolo carnico nato dal grandissimo lavoro di conservazione e catalogazione del fondatore Michele Gortani, vede la presenza di una vera e propria bottega artigiana. Ogni mercoledì, giovedì e venerdì mattina, dalle 9:00 alle 12:00, lo spazio prende vita grazie alle dimostrazioni di Flordeliza San Juan, Elisa Mainardis e Anna Rita Belluzzo, le prime tre artigiane licenziatarie del marchio di certificazione “Scarpetti”, che illustrano ai visitatori, passo dopo passo, i segreti della realizzazione a mano delle tradizionali calzature carniche, accogliendo

VIAGGIO CON GLI SCARPETS

Tolmezzo-Trieste: a journey with the ‘scarpets’

0433 43233

anche eventuali ordini su misura. Tradizione e futuro si incontrano nello spazio espositivo che mette in mostra le incredibili creazioni realizzate da sedici giovani creativi internazionali, finalisti dell’edizione 2023/24 di ITS Contest –una delle piattaforme più importanti a livello mondiale per i talenti creativi emergenti creata da Barbara Franchin, direttrice di ITS Arcademy– e dalle neodiplomate del corso “Tecniche di confezionamento artigianale di calzature” realizzato in collaborazione con ENAIP FVG all’interno del progetto “Scarpetti. I Scarpets de Cjargne”.

Tutto è nato da un’esperienza durata una giornata intera, un laboratorio artigianale che ha visto lavorare insieme persone che non si erano mai incontrate prima e che non parlavano la stessa lingua. Un momento speciale, che ha visto protagonisti il saper fare di mani operose, aghi, filo di canapa, stampi di carta, pezze di tessuto, pinze, ditali, curiosità e creatività. Un incontro che ha dato vita a creazioni uniche e sorprendenti, perfetto connubio tra passato e futuro, tradizione e innovazione.

Dallo scarpet di Momoka Sato (vincitrice di ITS Contest) che si ispira allo

stile vittoriano alla cake version realizzato da Tal Maslavi, dallo scarpet in jeans di Ivan Delogu allo scarpet gioiello di Richard Farbey, per un viaggio senza fine nella creatività. I dettagli e la raffinatezza di questi prodotti artigianali artistici sono inoltre valorizzati dalle potenti e affascinanti immagini del fotografo Massimo Gardone. Molti di questi scarpets sono ispirati al fascino senza tempo dei toni neutri dei tessuti realizzati dalla Tessitura di Sauris e dalla Carnica Arte Tessile.

“Il tempo della memoria è il futuro: la tradizione degli scarpets ispira i fashion designer di domani” è un progetto promosso dal Museo Carnico insieme alla Fondazione ITS, main partner, e a Tessitura di Sauris, Carnia Arte Tessile, Sutrio Ricama e Carnia Industrial Park, con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Qui “passato e futuro si compenetrano e convergono in un’unica dimensione, quella del patrimonio materiale e immateriale”, commenta Aurelia Bubisutti, Presidente del Museo Carnico di Tolmezzo.

“Un’occasione da non perdere per scoprire e riscoprire il fascino della memoria delle nostre tradizioni, una storia senza tempo, fonte di ispirazione senza confini”.

Barbara Franchin, Presidente di Fondazione ITS e fondatrice di ITS Contest, nonché di ITS ArcademyMuseum of Art in Fashion a Trieste, è orgogliosa di questo emozionante scambio poiché “designer e artigiane, insieme, hanno contribuito a far conoscere la storia degli Scarpetti nel mondo”.

At the “Michele Gortani” Carnic Museum of Popular Arts in Tolmezzo, a small temporary exhibition showcases an original collection of scarpets, the traditional footwear of Friulian heritage. These handcrafted shoes, made by Carnic women using recycled materials, represent a cherished local tradition. Until 7 January, alongside historical examples from the museum’s collection, visitors can admire scarpets created by young international talents, finalists of the ITS Contest 2024 – International Talent Support – in collaboration with artisans from the “Scarpetti. I Scarpets de Cjargne” project.

The temporary exhibition spans two rooms of the museum, which serves as a guardian of Carnic history and memory, a legacy meticulously preserved by its founder, Michele Gortani. A highlight of the event is a functioning artisan workshop. Every Wednesday, Thursday, and Friday morning, from 9:00 to 12:00, the space comes to life with demonstrations by Flordeliza San Juan, Elisa Mainardis, and Anna Rita Belluzzo – the first three certified artisans under the “Scarpetti” trademark. These experts reveal the secrets of crafting traditional Carnic footwear, step by step, while also taking bespoke orders.

Tradition meets innovation in the exhibition space, which displays stunning creations by sixteen young international designers, finalists of the 2023/24 edition of the ITS Contest – one of the world’s premier platforms for emerging creative talent, founded by Barbara Franchin, director of ITS Arcademy. Joining them are graduates of the “Artisanal Footwear Crafting Techniques” course, delivered in collaboration with ENAIP FVG as part of the “Scarpetti. I Scarpets de Cjargne” project.

This collaboration began with a unique one-day workshop that brought together individuals who had never met before and did not share a common language. It was a remarkable moment of creativity, featuring industrious hands, hemp thread, paper templates, fabric scraps, pliers, thimbles, and boundless

curiosity. The result was a collection of unique, surprising creations – a perfect blend of past and future, tradition and innovation.

From Momoka Sato’s Victorianinspired scarpet (winner of the ITS Contest) to Tal Maslavi’s cake-themed design, from Ivan Delogu’s denim scarpet to Richard Farbey’s jewelled interpretation, the exhibition takes visitors on a boundless journey through creativity. The exquisite craftsmanship of these artisanal pieces is further highlighted by the powerful and captivating photography of Massimo Gardone. Many of the designs draw inspiration from the timeless elegance of neutral-toned textiles crafted by Tessitura di Sauris and Carnic Arte Tessile.

“The time of memory is the future: the tradition of the scarpets inspires tomorrow’s fashion designers” is a project spearheaded by the Carnic Museum in collaboration with the ITS Foundation (its main partner), Tessitura di Sauris, Carnic Arte Tessile, Sutrio Ricama, and Carnia Industrial Park, with support from the Autonomous Region of Friuli Venezia Giulia. Here, “past and future merge into a single dimension, that of material and intangible heritage,”

remarks Aurelia Bubisutti, President of the Carnic Museum in Tolmezzo. “This is an unmissable opportunity to discover and rediscover the allure of our traditions – a timeless story and an endless source of inspiration.”

Barbara Franchin, President of the ITS Foundation and founder of the ITS Contest and ITS Arcademy – Museum of Art in Fashion in Trieste, celebrates this enriching exchange: “Designers and artisans have together brought the history of the scarpets to a global audience.”

Esposizione degli abiti di scena indossati da

Esposizione degli abiti di scena indossati da

GO!2025 INCREDIBILE MA WARHOL!

Superare le frontiere, in senso fisico ma anche concettuale: è ciò a cui ambisce lo stimolante cartellone di eventi “GO!2025”, che nei prossimi mesi animerà Gorizia, Capitale europea della Cultura per tutto l’anno prossimo assieme a Nova Gorica.

“ Andy Warhol. Beyond Borders (Oltre i confini) ” è il titolo di uno dei primi appuntamenti in programma, ovvero una mostra dedicata all’iconico arista statunitense. Inaugurerà prima di Natale negli spazi del Palazzo goriziano Attems Petzenstein.

E chi meglio poteva incarnare il tema del “travalicare” se non uno dei più grandi innovatori del XX secolo? Warhol ha demolito il confine fra arte elitaria e opera commerciale, riproducibile in serie. Anticipando delle macro dinamiche sempre più orientate ai media e al consumo, l’eclettico creativo ha usato come alfieri espressivi i simboli della società americana. Li ha elevati a nuove forme d’arte, destinate a entrare tanto nella quotidianità delle masse, quanto fra gli esclusivi spazi delle gallerie.

Fu un esponente straordinario della Pop Art, nata in Inghilterra nel secondo dopoguerra ma esplosa soprattutto negli States. Un movimento artistico di rottura, che puntava a smantellare appunto le barriere di accesso all’arte, fino a quel momento distante dalle persone “qualsiasi”.

Warhol non dipingeva soltanto: è stato anche grafico, illustratore, scultore, sceneggiatore, produttore cinematografico e televisivo, regista, direttore della fotografia e attore. Fra

L’immagine realizzata da Lorenzo Mattotti scelta come manifesto di “GO!2025” /The image created by Lorenzo Mattotti, chosen as the poster for “GO!2025.”

le sue opere più note, come dimenticare la celebre banana che campeggia sulla copertina dell’album dei Velvet Underground? Non meno popolari sono anche l’etichetta della Campbell’s Soup e il ritratto di Marilyn Monroe, appartenente a una serie che ha visto protagonisti anche molti altri personaggi celebri dell’epoca da Jackie Kennedy a Mohammed Alì, a Grace Kelly, sino a Superman e Mickey Mouse.

La mostra celebra l’estro interdisciplinare di Warhol, ne ripercorre la carriera e affronta i temi fondanti della sua estetica. Offre un originale spaccato sulla produzione e sulla vita dell’artista, con 180 opere e sezioni tematiche dedicate a moda, musica, cinema, letteratura, editoria e molto altro. Il percorso, arricchito anche da installazioni multimediali e fotografie d’autore, è stato concepito come un viaggio immersivo, costruito per regalare al visitatore un’esperienza di grande impatto visivo ed emotivo. Invita a esplorare il mondo con la curiosità e l’apertura che appartenevano all’artista stesso. L’esposizione inaugura il 20 dicembre nell’ambito di GO!2025 e sarà visitabile sino a inizio

maggio del prossimo anno. In parallelo, il Friuli Venezia Giulia integra al programma ufficiale anche “Go!2025&Friends”, una serie di iniziative di respiro internazionale che prenderanno vita in diversi luoghi del territorio regionale. Fra queste, spiccano il concerto del 20 luglio a Villa Manin dove si esibirà la cantautrice canadese Alanis Morissette, impegnata in un tour mondiale per celebrare il 25° anniversario del suo album di successo Jagged Little Pill, e l’imponente retrospettiva “Steve McCurry. Sguardi sul mondo”. Già inaugurata al Salone degli Incanti di Trieste, la mostra espone sino a maggio 150 scatti del fotoreporter statunitense, considerato uno dei più grandi del suo secolo. Comprende anche alcune opere inedite e accompagnano i visitatori alla scoperta di culture, emozioni e storie da ogni angolo del pianeta.

La mostra celebra l’estro interdisciplinare di Warhol, ne ripercorre la carriera e ne affronta l’estetica. The exhibition celebrates Warhol’s interdisciplinary genius, traces his career, and explores his aesthetics.

Overcoming borders, both physical and conceptual, is the ambition of the exciting programme of events, GO!2025, which in the coming months will bring Gorizia to life as the European Capital of Culture for the upcoming year, alongside Nova Gorica.

who had long been excluded.

Warhol was much more than a painter. He was a graphic artist, illustrator, sculptor, screenwriter, film and television producer, director of photography, and actor. Among his most iconic works, who could forget the famous banana gracing the cover of The Velvet Underground’s album? Equally legendary are the Campbell’s Soup label and his portrait of Marilyn Monroe – part of a series that featured other renowned figures of the period, from Jackie Kennedy and Mohammed Ali to Grace Kelly, Superman, and Mickey Mouse.

The exhibition celebrates Warhol’s interdisciplinary genius, retracing his career and exploring the central themes of his aesthetic. It offers a unique perspective on the artist’s life and production, with 180 works and thematic sections dedicated to fashion, music, cinema, literature, publishing, and more. The journey is enriched with multimedia installations and art photography, designed as an immersive experience to give visitors a powerful visual and emotional impact. It invites them to explore the world with the same curiosity and openness that defined Warhol himself.

Un invito a esplorare il mondo con la curiosità e l’apertura che appartenevano all’artista.
An invitation to explore the world with the curiosity and openness that belonged to the artist.

One of the first highlights on the calendar is the exhibition ‘Andy Warhol: Beyond Borders’, dedicated to the iconic American artist. The show will open before Christmas at the Palazzo Attems Petzenstein in Gorizia.

And who can better embody the idea of “pushing boundaries” than one of the greatest innovators of the 20th century? Warhol broke down the boundary between elite art and mass-produced commercial work. Anticipating large-scale trends increasingly focused on media and consumerism, the eclectic creator used American societal symbols as his expressive flagbearers. He elevated them into new forms of art that became staples of both everyday mass culture and the exclusive spaces of galleries.

Warhol was an extraordinary figure of the Pop Art movement, which originated in post-war England but truly flourished in the United States. This revolutionary art movement aimed to dismantle barriers to artistic access, bringing art closer to “ordinary” people

The exhibition opens on 20 December as part of GO!2025 and will run until early May next year.

In parallel, Friuli Venezia Giulia will expand the official programme with GO!2025&Friends, a series of internationally focused initiatives that will take place across the region. Among these, the standout events include a concert on 20 July at Villa Manin, featuring Canadian singer-songwriter Alanis Morissette, who will be celebrating the 25th anniversary of her iconic album ‘Jagged Little Pill’, as part of her global tour. Another highlight is the grand retrospective ‘Steve McCurry: Glimpses of the World’, already on display at the Salone degli Incanti in Trieste. Running until May, the exhibition showcases 150 photographs by the celebrated American photojournalist, considered one of the greatest of his century. It includes several previously unseen works and takes visitors on a journey through cultures, emotions, and stories from every corner of the globe.

Tarvisio Monte Lussari 13-12-1993 matrimonio al Santuario del Monte Lussari

LA ‘FATINA’ DELLE ALPI GIULIE

—The Fairy of the Julian Alps

Quattro chiacchiere con Maria Giovanna Elmi, storico volto della Rai, ambasciatrice di Tarvisio. —

A chat with Maria Giovanna Elmi, a historic face of Rai and ambassador of Tarvisio.

Maria Giovanna Elmi e Raffaella Carrà, due icone di un’epoca che sono entrate nelle case e, soprattutto, nei cuori degli italiani. Due professioniste, due figure uniche nel mondo dello spettacolo che hanno creato con il pubblico un legame intimo grazie alla loro autenticità. Entrambe sfaccettature di una femminilità magnetica che ha segnato la storia della televisione: la Carrà con la sua verve è stata la regina della festa, mentre la dolcezza e la spontaneità della Elmi hanno fatto di lei il volto rassicurante del piccolo schermo. Maria Giovanna, donna eclettica che nella sua lunga carriera ha manifestato vivo interesse per la cultura e le diverse forme di comunicazione, oggi vive a Tarvisio, piccola perla delle Alpi Giulie che ha scelto come rifugio, diventandone una vera “ambasciatrice”.

Maria Giovanna, come ricorda Raffaella Carrà?

La ricordo come una donna molto gentile e cordiale, anche se purtroppo non ho avuto modo di conoscerla da vicino; partecipai ad “Amore”, la trasmissione di beneficenza condotta da lei nel 2006, un format che aveva come obiettivo la sensibilizzazione sul tema delle adozioni a distanza e la raccolta fondi

per aiutare bambini in situazioni di povertà in diversi Paesi del mondo. Me la ricordo affabile, divertente e simpatica. Cosa rappresenta per lei Tarvisio?

Sono passati più di trent’anni da quando mi sono trasferita in questo lembo d’Italia, eppure ogni giorno scopro nuove sfumature, scorci che non avevo notato prima. Tarvisio per me è un rifugio, un luogo ricco di fascino dove si incontrano, senza confondersi le culture latina, tedesca e slava. Tre etnie che costituiscono tutto il mondo occidentale; un tempo teatro di guerre secolari dove però ora, sotto il nome di “Senza Confini,” si lanciano insieme messaggi di pace, sportivi e culturali. Camminando per le sue strade, ascoltandone le voci, mi accorgo di quanto sia un luogo incomparabile, un crocevia di storie e di sguardi che abbracciano la montagna. Piova o splenda il sole, c’è sempre qualcosa di incantevole da fare, da perlustrare, da scoprire e da vedere.

Definisce Tarvisio, oltre che il suo rifugio, uno scrigno. Perché?

Tarvisio è davvero come uno scrigno ricco di bellezze uniche e preziose! La natura e ricca, la foresta tra le più suggestive: in autunno si è ammantata dal rosso e l’oro dei faggi, con il verde pallido dei larici che spiccano tra le migliaia di

25 anni dopo, sempre sul Monte Lussari

Nozze d’ Argento 13-12-2018 per le nozze d’argento con la stessa tuta da sci di 25 anni prima e lo stesso bouquet!

antichissimi abeti raccolti all’interno di una foresta millenaria. È da questi abeti che si produce il legno di risonanza, forgiato appositamente per la costruzione dei violini Stradivari! E il meraviglioso Lago di Fusine? Ogni volta che mi trovo lì, di fronte a quelle acque silenziose, circondate dalle maestose vette delle Alpi Giulie, percepisco un’armonia profonda. Immagine caratteristica di Tarvisio è la vetta del monte Lussari, cui lei è particolarmente legata. Sì, è uno dei luoghi a me più cari, con il suo piccolo borgo trecentesco che sorge come un nido tra le montagne. Lì, in una cornice incantata, ho scelto di sposarmi. Ricordo l’emozione di salire al Santuario della Madonnina del Lussari, dove ogni pietra, ogni sentiero, riferisce di devozione e di storia. Quando ci torno (e succede spesso) rivivo quel momento e rammento perché ho scelto di viverci. Ora però un’amabile e simpatica rivelazione: anagrammando “Tarvisio” esce fuori il verbo “Rovistai” che significa: “ispezionare minuziosamente un luogo”. Ci credete che dopo tutto questo tempo, ancora non ho smesso di farlo? Tarvisio è un territorio incantevole che consiglio a chiunque cerchi una fuga dalle frenesie e un ritorno alle cose essenziali. Tarvisio è la mia casa, è sede della mia anima, Tarvisio è il cuore d’Europa. Un piccolo mondo, senza confini e messaggero di pace.”

Maria Giovanna Elmi and Raffaella Carrà: two iconic figures of an era who didn’t just appear on screens but found a place in the hearts of Italians. Both were consummate professionals, unique in their field, who forged a deep and genuine connection with audiences through their authenticity. Each represented a distinct facet of a magnetic femininity that shaped television history: Carrà, with her boundless energy, was the life and soul of the party, while Elmi’s warmth and spontaneity made her the comforting face of the small screen.

in centuries of conflict. Today, however, they come together under the banner of Senza Confini (Without Borders) to spread messages of peace through sport and culture.

Walking through its streets and listening to its voices, I’m constantly reminded of how unique this place is—a crossroads of stories and gazes that embrace the surrounding mountains. Whether in sunshine or rain, there is always something magical to explore, uncover, or admire.

You describe Tarvisio as not just a sanctuary but a treasure chest. Why is that?

Tarvisio really is like a treasure chest, brimming with rare and precious wonders! Its nature is abundant, home to one of the most breathtaking forests I’ve ever seen. In autumn, it’s draped in the golden and crimson hues of beeches, interspersed with the pale green of larches, standing tall among the countless ancient fir trees in a millennia-old forest.

From these firs comes resonance wood, used to craft Stradivarius violins—an incredible legacy of nature and artistry!

Raffaella Carrà me la ricordo affabile, divertente e simpatica.
I remember Raffaella Carrà as friendly, fun, and charming.

Maria Giovanna, a multifaceted woman with a lifelong passion for culture and communication, now calls Tarvisio home. Nestled in the Julian Alps, this hidden gem has become her sanctuary and the place where she proudly serves as its ambassador.

Maria Giovanna, how do you remember Raffaella Carrà?

I remember her as a truly kind and gracious woman, though sadly, I never had the chance to know her well. I did, however, take part in Amore, the charity programme she hosted in 2006. The show aimed to raise awareness about long-distance adoptions and collect funds to help children in poverty worldwide. I recall her as approachable, fun, and full of life.

What does Tarvisio mean to you?

It’s been over thirty years since I moved to this corner of Italy, and yet it still surprises me. Every day, I discover new details, perspectives, or hidden corners I hadn’t noticed before. For me, Tarvisio is a sanctuary—a place of extraordinary beauty where Latin, Germanic, and Slavic cultures meet without losing their individuality.

These three heritages, representing the Western world, were once at odds

And what about the magnificent Lake Fusine? Every time I stand before its serene waters, surrounded by the towering peaks of the Julian Alps, I feel a profound sense of harmony.

Mount Lussari, with its iconic peak, also holds a special place in your heart.

Absolutely. It’s one of my most cherished places, with its charming 14th-century hamlet nestled like a bird’s nest amid the mountains. It was in this magical setting that I chose to marry. I still vividly recall the emotion of climbing to the Sanctuary of the Madonna of Lussari, where every stone and path seems to whisper stories of devotion and history.

Each time I return (and I do so often), I relive that moment and am reminded why I chose to make my home here. Here’s a little playful revelation: if you anagram Tarvisio, you get rovistai, which means “to rummage through a place thoroughly.” And believe me, after all these years, I’m still doing exactly that!

Tarvisio is a place of unparalleled beauty, and I’d recommend it to anyone seeking an escape from life’s frenzy and a return to simplicity. Tarvisio is my home, the seat of my soul. It’s the heart of Europe—a small world without borders and a messenger of peace.

Il nuovo hotel CX Trieste | Giulia è il punto di partenza ideale per esplorare Trieste: la posizione strategica e la connessione eccellente con i principali punti di interesse permettono di muoversi con facilità nella città. L’hotel, ricavato dall’ex palazzo Telecom e completamente riqualificato, o re molteplici soluzioni per long e short stays in perfetto stile mitteleuropeo, un design mix perfetto tra il brutalismo degli edifici del '900 e

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NUOVI CAMPIONI CRESCONO

Vivere l’emozione dei Campionati Mondiali Juniores di Sci. Experience the

excitement of the Junior World Ski Championships.

Il Tarvisiano, gioiello naturale di straordinaria bellezza e simbolo di integrazione culturale, si prepara dal 24 febbraio al 6 marzo 2025, a ospitare la 44ª edizione dei JWSC, i Campionati Mondiali Junior di Sci Alpino. Questa prestigiosa competizione internazionale, promossa dalla Federazione Internazionale di Sci e Snowboard, vedrà i migliori giovani talenti del mondo sfidarsi sulle piste del Tarvisiano, regalando emozioni e spettacolo in un contesto unico.

Nelle giornate dedicate all’evento, che si aprirà ufficialmente con una suggestiva cerimonia il 26 febbraio in Piazza Unità a Tarvisio, oltre 350 atleti, di età compresa tra i 15 e 20 in rappresentanza di 60 nazioni, assieme ai

loro sostenitori, tecnici e allenatori, animeranno i luoghi della Valcanale. I giovani campioni del circo bianco, alcuni future promesse dello sci mondiale, si contenderanno il titolo in sei discipline dello sci alpino: Discesa libera, Super-G, Slalom gigante e Slalom, e discipline a squadre (come Parallelo e Combinata). La loro passione, grinta e determinazione saranno messe alla prova nelle competizioni disputate lungo le piste “Di Prampero”, dove sono previste le prove veloci, mentre la “Priesnig B” è il tracciato scelto per quelle tecniche.

Una serie di eventi collaterali contribuiranno ad arricchire il clima di una festa che merita di essere vissuta e partecipata!

www.tarvisio2025.it

The Tarvisio area, a natural gem of extraordinary beauty and a symbol of cultural integration, is preparing to host the 44th edition of the JWSC, the Junior World Alpine Ski Championships, from 24 February to 6 March 2025. This prestigious international competition, promoted by the International Ski and Snowboard Federation, will see the world’s top young talents compete on the slopes of Tarvisio, offering thrilling performances in a truly unique setting.

The event will officially open on 26 February with an enchanting ceremony in Piazza Unità in Tarvisio. Over the course of the championships, more than

Oltre 350 atleti, tra i 15 e 20 anni di età in rappresentanza di 60 nazioni, animeranno la Valcanale.

Over 350 athletes, aged between 15 and 20, representing 60 nations, will bring the Valcanale to life.

350 athletes aged 15 to 20, representing 60 nations, along with their supporters, coaches, and technicians, will enliven the Val Canale area.

The young stars of the “white circus,” many of whom are the future of global skiing, will compete for titles in six alpine skiing disciplines: Downhill, Super-G, Giant Slalom, Slalom, and team events such as Parallel and Combined. Their passion, grit, and determination will be put to the test on Tarvisio’s challenging courses. The “Di Prampero” slope will host the speed events, while the technical disciplines will take place on the “Priesnig B” track. A series of side events will enhance the festive atmosphere of this remarkable event – an experience not to be missed!

M. Crivellari
M. Crivellari

A TRIESTE PER LE FESTE

Con il contributo di:

comune di trieste

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