DORIANO //Zacchilli’S COLUMNS Magoo! Forse il nickname più iconico di sempre nel mondo del motocross. Alzi la mano chi non ha mai sentito questo nome! Crediamo pochissimi sia tra le vecchie generazioni, sia tra i più giovani che amano “smanettare” oltre che in pista, anche sui social. Basta dire Magoo e subito la mente va al più spericolato, veloce, ardimentoso pilota che la scuola a stelle e strisce abbia partorito nel suo periodo più fulgido, quello a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80. Non ce ne vogliano le nuove generazioni di piloti ma gli Stati Uniti in quel periodo hanno sfornato una quantità immane di super campioni che non solo hanno fatto sognare gli spettatori di mezzo mondo, ma che hanno dato il via a uno stile di guida talmente innovativo che ha permesso ai suoi rappresentanti di dominare almeno trent’anni di competizioni. E tra questi rappresentanti Danny occupa sicuramente di diritto un posto particolare nel cuore degli appassionati. Intendiamoci, non ha vinto quanto nomi più blasonati come Bailey, Johnson, Glover, O’Mara o Hannah e nessuno vuole accostarlo a questi mitici piloti a livello palmares, ma col suo stile di guida “tutto aperto o niente”, i suoi salti arditissimi, le sue evoluzioni e perchè no, le sue spettacolari cadute, in ogni caso si è ritagliato un degnissimo posto nell’Olimpo del cross mondiale. Purtroppo il suo gettare il cuore oltre l’ostacolo, è stato anche il suo più grande limite. Limite culminato con il gravissimo incidente nel Supercross di Parigi Bercy che nel Dicembre del 1985, pose tragicamente fine alla sua carriera, rendendolo tetraplegico e segnandolo nel bene e soprattutto nel male, per il resto della sua breve vita. Gli
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DANNY “MAGOO” CHANDLER Il cavaliere del rischio