X.RUN luglio agosto 2012

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Luglio Agosto 2012 v. 4 # 4 Prezzo Copia 12 euro - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 n째46) art.1, comma 1, LO/MI

Intervista Livio Berruti: il signore dei 200

Photo Gallery

Brividi da finish line

La fiamma di Olimpia

Impressioni di un tedoforo



X.RUN

Storie di corsa

2012 luglio / agosto [v. 04 # 04] volume 4, numero 4


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Lo spirito dello sport

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« GLI EROI DELLO SPORT PROVANO CHE LA DEDIZIONE PUÒ FAR GIUNGERE OBBIETTIVI ALTISSIMI »

n questi ultimi mesi mi ha colpito come certa stampa (e in fondo anche una buona parte degli sportivi-tifosi) abbia cercato nello sport una rivincita sulla Germania: lo spread affossa i titoli del Tesoro italiano ma noi ci rifacciamo grazie alla nazionale di calcio o ai prodigi della Ferrari in terra tedesca. Persino Massimo Gramellini dedica uno dei suoi piacevoli articoletti su La Stampa ad un sogno fantasportivo: tutti gli atleti europei delle Olimpiadi uniti contro gli atleti americani o cinesi. Una sorta di Guerra dei Continenti in cui gli Europei avrebbero potuto dire la loro (cosa che noi Italiani, Tedeschi, Francesi o Inglesi separatamente non possiamo fare). Lo scopo è rinsaldare la fede nell’Europa come unità politica... ma Gramellini si scorda quanto sia difficile condividere un’ideale o un’idea con chi non parla la tua lingua. La cosa che mi ha fatto riflettere è che, con l’approssimarsi dei giochi olimpici che dovrebbero essere la quintessenza dello spirito sportivo, si torni a cercare degli Eroi che possano combattere il Male assoluto (incarnato ai nostri giorni dai politici o dall’economia). Abbiamo paura di perdere il posto o di non riuscire ad arrivare a fine mese e cerchiamo serenità nei superuomini che vincono per noi le loro gare... Credo che l’approccio sia sbagliato: i Campioni, gli Eroi dello Sport, sono l’esempio di come la tenacia e la dedizione possano far raggiungere obbiettivi altissimi. Questo è la loro missione. Non combattere la battaglia al nostro posto, ma dimostrare che anche noi possiamo - preparandoci e credendoci - vincere la nostra battaglia. Dobbiamo scendere in campo e non restare sugli spalti a tifare. In fondo si tratta del noto problema italiano, lo sport è spettacolo e non attività fisica. Gli sportivi guardano la partita alla televisione non vanno al parco a tirare quattro calci al pallone con gli amici. E la cultura dovrebbe fare la sua parte, raccontando più storie in cui lo sport è parte del quotidiano. Citatemi un libro o una produzione televisiva italiana in FRANZ ROSSI EDITORE cui il protagonista pratica regolarmente sport?

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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani Redazione Daniela Banfi, Franz Rossi

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4 La testata è stata registrata presso il Tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008

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Stampa: A.G. Bellavite Missaglia (LC)


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INDICE

L’Editoriale 3 Editoriale

COVER 10 In viaggio con la fiamma di Olimpia di Franz Rossi Dicembre 2005, corro come Tedoforo, al servizio della Fiamma che da Atene raggiungerà lo stadio di Torino per le Olimpiadi Invernali 2006.

MITO

22 Livio Berruti, il signore di Roma di Franco Faggiani Il Direttore incontra uno dei più famosi medagliati olimpici d’Italia, il torinese che incantò tutti con la sua curva perfetta a Roma 1960.

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RUNNING 34 Cinque debuttanti al Tor: motivazioni, strategie, paure di Franco Faggiani Come ci si prepara ai 330 km e 24mila metri di dislivello della gara di endurance per eccellenza? L’abbiamo chiesto a cinque runners “normali” che quest’anno debutteranno al Tor des Geànts..

46 Una promessa di 50 chilometri di Paolo Panunzi Il debutto in un’ultra per Paolo segna il mantenimento di una promessa. Una preghiera correndo...


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52 Il mio Paolo, la corsa e il suo secondo tempo di Pupetta Greco Abbiamo chiesto alla moglie di Paolo di tracciare un ritratto del marito.Ne è uscito un quadro interessante per tutti quelli che hanno il partner che corre.

58 L’armata verde pisello e il Passator cortese di Alessandro Avalli Nell’intervista a Paolo Fossati scopriamo come, anche una gara monstre come la 100km del Passatore possa essere affrontata cercando il divertimento.

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66 Photo Gallery: V Indice

Brividi da finish line di Giovanna Cardella Al GranTrail Valdigne, la nostra fotografa ferma con l’obbiettivo alcuni istanti preziosi. Attimi di vita rubati.

78 In vacanza dalla strada: un maratoneta ad una skyrace di Francesco Girotti Quando sei abituato a sprintare sull’asfalto e a sfruttare ogni istante della gara per guadagnare posizioni, metterti alla prova in una skyrace significa anche scoprire un nuovo modo di correre.

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86 Fuori dall’Uscio / Versailles: una real corsetta di Stefano Medici Nel parco della reggia del Re Sole, scoprire correndo i segreti dei corsi d’acqua e delle fontane.

LOGOS

96 Intervista a Elvio Calderoni: La musica, le parole, la corsa di Andrea Busato Incontriamo l’autore di “lasciamisenzafiato” e scopriamo le sue passioni nascoste. 8

104 Lasciamisenzafiato

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di Elvio Calderoni Per gentile concessione dell’autore e degli editori, pubblichiamo un brano tratto dall’ultimo romanzo dello scrittore romano.

110 Il lessico del podista

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di Mauro Creatini Continua il nostro personale dizionario di termini “normali” imprestati al podismo e liberamente reinterpretati per noi da Mauro Creatini.

112 Un castello all’ombra di una vetta di Margherita Battini Una giovane campionessa ci racconta con prosa raffinata il suo modo di vedere la corsa e lo sport.


116 Instamatic Supermaratona dell’Etna di Filippo Castiglia Inauguriamo una nuova rubrica. Brevi flash di una gara, come delle foto istantanee, che ci restituiscono dei gusti forti, appena filtrati dalle parole.

118 Il lato oscuro della corsa di G.RUNNER Ottava riflessione tratta dal Diario di un dissidente. Una mente arguta che ci fa da specchio e che ci permette di confrontarci con le nostre manie da corridori. 9

124 Recensioni

140 Photo Credits 142 X.RUN POINTS Presentiamo una nuova iniziativa per i nostri lettori che potranno trovare la nostra rivista anche in una rete di negozi convenzionati.

V Indice

134 Autori



In viaggio con la fiamma di Olimpia


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Per 500 metri sono stato un Tedoforo, al servizio della fiamma di Olimpia che da Atene risaliva l’Italia verso lo stadio di Torino in occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006. Un viaggio fatto di emozioni e ideali che trascendono le piccinerie di cui, purtroppo, è fatta larga parte dello sport di oggi... 13

Venerdì 16 dicembre 2005 – IX giorno del Viaggio della Fiamma Olimpica La mia avventura olimpica è cominciata un venerdì all’ora di pranzo. Ero fuori a mangiare una pizza con i colleghi di lavoro e si respirava quell’aria rilassata da venerdì natalizio, quando squilla il mio cellulare. È Daniela, amica e compagna di mille corse, che mi avvisa che forse si è liberato un posto come Tedoforo per il giorno successivo. Entrambi avevamo presentato la candidatura a Tedoforo in primavera, ma, come capita quando si acquista un biglietto della lotteria, io ero scettico con un filo di speranza in fondo al cuore. Sono ritornato al tavolo sovrappensiero, e ho finito in fretta quanto avevo nel piatto. Pagato il conto me ne stavo tornando in ufficio quando il telefono squilla di nuovo. Sul display un numero sconosciuto con il prefisso di

Torino: «Buongiorno è il Comitato Olimpico, volevo informarla che è stato selezionato per portare la Fiamma Olimpica…» Le parole si confondono in un ronzio, il cuore salta nel petto, farfuglio un “grazie” e salgo a quattro alla volta le scale dell’ufficio. Trovo ad attendermi un’email di Daniela che mi invita a chiamarla appena rientro. Anche lei ha ricevuto la stessa telefonata: domani correremo come Tedofori nel tratto tra la Toscana e la Liguria. Solo pochi attimi per mettersi d’accordo e sistemare il sabato, posticipando i regali di natale e le incombenze pre-festive, e poi eccomi a fantasticare sulla giornata che viene. Condivido la gioia mandando un messaggio agli amici podisti, scorro cento volte il sito della Fiamma Olimpica, guardo e riguardo le foto di chi mi ha

C Il viaggio del fuoco di Olimpia

testo di Franz Rossi foto del Comitato Olimpico Torino


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Mentre a Londra si rinverdiscono i fasti delle Olimpiadi, incontriamo un degli uomini che per l’Italia rappresentarono e ancora rappresentano il senso stesso dello spirito olimpico. Livio Berruti, torinese doc, chimico per vocazione e pubblicitario per caso. Roma 1960 quando un oro poteva essere solo un passatempo


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Apriamo la sezione Running con la testimonianza di sei debuttanti al Tor des GeĂ nts. Segue il racconto di una prima ultra e di un Passatore. Giovanna Cardella ci regala una photogallery mentre Stefano Medici ci porta a correre a Versailles. Estate tempo di montagna: un maratoneta si cimenta in una skyrace...


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“ STELLE OCCULTATE IL VOSTRO FUOCO, NON PERMETTETE ALLA LUCE DI ILLUMINARE I MIEI OSCURI E PROFONDI DESIDERI. William Shakespeare, Macbeth

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R Cinque debuttanti al Tor des GeĂ nts


“ GIOCARE È ALLENARSI PER L’IMPREVISTO Marc Bekoff

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R Una promessa di 50 chilometri


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R L’armata verde pisello e il Passator cortese


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X.RUN luglio / agosto 2012 LA GIOIA [WWW.XRUN.EU]

Un viaggio di ore, fatto di fatica, sudore, passi, buio, crisi, dolore, solidarietĂ , energia, motivazioni. Tutto esplode dentro dopo la finish line.


Photo Gallery Giovanna Cardella

Brividi da finish line

photo gallery di Giovanna Cardella testi di Franz Rossi

La linea immaginaria che divide la sofferenza dalla gioia, ma anche il viaggio dalla malinconia dell’arrivo

R Brividi da finish line

Il Tempo è sospeso intorno al gonfiabile in piazza a Morgex. È una calda serata di luglio e si attendono gli arrivi del Gran Trail Valdigne, il GTV come viene abbreviato comunemente. Radio corsa avvisa che Giuliano Cavallo, il vincitore della gara lunga sta percorrendo il tratto finale, mentre da poche ore si è fermato il flusso degli arrivi della gara corta. Gli sguardi vagano intorno alle transenne. Ci sono concorrenti che sono arrivati prima e, con una birra in mano, attendono gli amici dopo aver fatto la doccia. Ci sono amici e parenti di concorrenti ancora in gara: i meno esperti interrogano gli altri: «L’ho appena sentito al cellulare, ha iniziato la discesa dal Fetita. Tra quanto sarà qui?» L’obbiettivo di Giovanna fruga in quell’umanità e ci racconta storie. Attimi rubati. Fatica che cede il posto alla gioia, ansia che cede il posto al sollievo, e soprattutto una grande emozione che sembra aleggiare ovunque. Emozione che è condivisa tra pubblico, concorrenti e volontari. La magia di una finish line è tutta qui: è la linea immaginaria che divide la sofferenza dalla gioia, ma anche il viaggio dalla malinconia dell’arrivo. E in questo calderone dove le sensazioni si mescolano si annullano tutte le differenze, rimane solo una grande voglia di liberare la felicità. Che la festa cominci.

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X.RUN luglio / agosto 2012 L’ATTESA [WWW.XRUN.EU]

Il traguardo è una sottile linea che divide chi corre da chi aspetta. E non sempre a soffrire di più sono quelli che non sono ancora arrivati.


CONDIVISIONE [WWW.XRUN.EU]

Intorno al gonfiabile dell’arrivo è palpabile l’emozione. Condividere queste sensazioni con le persone che ami è una delle gioie più grandi.

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R Brividi da finish line


IL TEMPO [WWW.XRUN.EU]

Dopo l’arrivo il tempo perde significato. Prima è un nemico da battere, un cancello da varcare, uno spettro contro cui confrontarsi.

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GLI ULTIMI PASSI [WWW.XRUN.EU]

Dopo tanti chilometri, gli ultimi passi vengono percorsi quasi in trance, sembra che il corpo sia leggero e il terreno molleggiato.

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R Brividi da finish line

IL TERZO TEMPO [WWW.XRUN.EU]

La festa dopo che l’ultimo concorrente è arrivato fa parte del trail come del rugby. Si attende per congratularsi con chi ce l’ha fatta e per rincuorare chi dovrà ritentare.



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“ IL DESERTO È UN LUOGO DOVE L’ASPETTATIVA NON ESISTE Nadine Gordimer

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“ ALCUNE PERSONE BEVONO ALLA FONTANA DELLA CONOSCENZA, ALTRE SI FANNO I GARGARISMI Robert Anthony

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R Una real corsetta


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Quattro recensioni chiudono la sezione Logos, impreziosita dall’intervista a Elvio Calderoni e da un brano tratto dal suo romanzo lasciamisenzafiato. Inauguriamo una nuova rubrica Instamatic, mentre Margherita Battini condivide con noi il suo punto di vista sulle corse. E non può mancare lo sferzante contributo di G.RUNNER


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“ LAVORO DURO, SVOLGO BENE IL MIO COMPITO, E HO INTENZIONE DI DIVERTIRMI Usain Bolt

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Il lessico del podista

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ARMONIA, sostantivo femminile. [1.] equilibrio, accordo di più elementi. [2. in musica] Teoria e applicazione delle associazioni di suoni simultanei. [3.] Equilibrio e bilanciamento di un componimento letterario, di un opera d’arte pittorica o di una scultura

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L Il lessico del podista

L’armonia è l’essenza della Corsa, sia sul piano fisico che su quello mentale. Armonia è Correre quando testa, cuore e muscoli sono in quello stato di allineamento astrale che rasenta la perfezione: un equilibrio delicato e sottilissimo in cui non si avverte la fatica, il peso, il tempo, la distanza, il caldo, il freddo, il dolore, la sete, ma solo di esistere Correndo. E quel movimento così ancestrale del corpo, che porta una gamba davanti all’altra, ripetuto migliaia di volte, è l’espressione dinamica dell’armonia Correre in questo stato è un susseguirsi fluido e ininterrotto di gesti facili e naturali: si fluttua nell’aria, cosa che avviene davvero, perché correndo entrambi i piedi restano staccati dal suolo per una frazione di secondo. Armonia sono gli appoggi delle fedeli Mizuno come carezze date al terreno, il respiro come il soffio del vento, il cuore che pulsa come il suono del basso di Paul McCartney in Michelle. Armonia è quando Correndo i tuoi pensieri si fanno così lievi che evaporano, il tuo cervello diventa di una lucidità che quasi spaventa e le emozioni si espandono che quasi piangi per quanto sono limpide. Armonia è tutto questo insieme, unito e inscindibile: anima e corpo una cosa sola. E Corri. In quei momenti, se hai la fortuna di essere nella natura, ne diventi, armonicamente, parte. Se sei in riva al mare il ritmo della Corsa e le onde sono la stessa cosa. Se sei in montagna e riesci a vedere il falco, il movimento delle tue braccia e il suo battito d’ala sono la stessa cosa. Armonia è la cosa che ogni vero runner dovrebbe cercare. Armonia è la poesia del movimento, è poesia in movimento.

MAURO CREATINI Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli regala.


“ IN GIOVENTÙ TUTTE LE PORTE SI APRONO VERSO FUORI, IN VECCHIAIA VERSO L’INTERNO Henry Wadsworth Longfellow

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Recensione

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L’ITALIA IN MARCIA

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Nell’atmosfera euforica del boom economico, la commedia diretta dall’allora esordiente Giulio Petroni usa la cornice della lunga gara di marcia attraverso la capitale per raccontare un’Italia che non si prende troppo sul serio e che sa ridere anche delle proprie miserie. Il cast è vastissimo, e si avvale del contributo di attori allora affermati come Massimo Girotti e Riccardo Garrone, ma anche di caratteristi del calibro di Raffaele Pisu, Enzo Garinei, Mario Carotenuto, Gigi Reder, Gianrico Tedeschi, Carlo Taranto, e Ferruccio Amendola. Quattro storie in una La trama si poggia sulle vicende di quattro atleti che partecipano alla competizione per motivazioni molto differenti: in testa per la maggior parte della corsa troviamo Toccaceli, l’olimpionico a

fine carriera (interpretato da un Massimo Girotti ancora in forma smagliante) che impartisce lezioni di vita e sportività al figlioletto allenatore orfano di madre. In seconda posizione c’è il signor Malabrocca, padre di famiglia febbricitante e squattrinato che partecipa alla gara per evitare che gli portino via i mobili di casa (Riccardo Garrone). L’amore in gara Sperduto per le soleggiate vie di Roma abbiamo poi il romantico Stefano, giovane studente di medicina che durante la gara si avvale della gentilezza della bella violinista Elena (Yvonne Monlaur) — di cui finirà per innamorarsi — per risolvere un problema di vestiario. Infine, molto distante dal resto del gruppo, l’illustre avvocato Corsetti (Mario Carotenuto) mar-


La cento chilometri, regia di Giulio Petroni

Questa interminabile galleria di personaggi è impreziosita anche da un cameo con tanto di esibizione canora di Fred Buscaglione, che viene convinto da un ex commilitone ad unirsi alla Il tocco del fuoriclasse Sceneggiato da Pasquale Festa marcia insieme alla sua orcheCampanile, Massimo Franciosa, stra. e da Giulio Petroni stesso, La cento chilometri infarcisce le A passo di marcia quattro storie principali con sva- Come in ogni film su una gara riate vignette comiche che pren- podistica, anche in La cento dono in giro vizi, pudori, e su- chilometri la musica ha un ruolo fondamentale. In questo caso, la perstizioni degli Italiani. Sotto tiro non solo gli atleti della colonna sonora allegra ed indomenica, che con il loro buffo calzante di Armando Trovajoli marciare in canotta e “mutande” ha il compito non solo di acsi espongono volontariamente al compagnare il prolungato sforzo pubblico ludibrio, ma anche gio- atletico dei protagonisti, evocanvani musicisti secchioni ed oc- do il ritmo della marcia, ma chialuti, raffinate e ingioiellate anche di fare da collante per le signore che discutono dell’inu- diverse parti del film, unendo le tilità dei propri mariti, ragazzini storie di Toccaceli, Malabrocca, monelli, corridori scorretti, piccoli Stefano, e Corsetti alle numetruffatori, massaie disincantate, rosissime ed episodiche scenette umoristiche. paparazzi invadenti, e così via. cia sbeffeggiato da una carovana di amici perché ha perso una scommessa legata alla sua amata Lazio.

La pellicola è difficile da trovare ma su YouTube è possibile gustarsi questo piccolo gioiellino della commedia italiana. http://youtu.be/dg9Wr29B7pE

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«Non vorrei esser che qui. Qui, con lo zainetto sulle spalle e un chilo di roba dentro, tutto il resto nella testa. Sento gli occhi umidi, è una bella sensazione e mi dico: “Perché no?” Già… nessuno che mi vede: piango. Come un bambino o un pirla, non lo so. Non è più un pensiero, è un gesto ed è liberatorio; mentre mi lascio andare sento che lo trattenevo da chissà quanto; dentro solo la gioia di essere dove mi trovo». Fabrizio Pistoni, “Elogio del limite – sogna in grande e osa fallire – divagazioni sull’arte di correre”, 2012 Ediciclo

SOGNA IN GRANDE E OSA FALLIRE

L’estratto dall’interno di copertina sintetizza così il senso di un libro che è la testimonianza in prima persona della partecipazione di Fabrizio Pistoni al Tor des Géants del 2010. Una partecipazione, sia detto per inciso, di assoluto livello ma della quale il protagonista ci fornisce un racconto che prescinde completamente dall’elemento tecnico (dobbiamo cercarlo altrove: quattro giorni e mezzo per completare i 330 km con 24.000 metri di dislivello, ventesimo in classifica generale), per puntare tutto sulle sensazioni, la percezione del paesaggio, la fenomenologia del contatto umano in condizioni estreme: in una parola, quello che chiamiamo il vissuto. La ricerca del limite Leitmotiv della storia, imperativo kantiano che la incornicia, una massima di Roberto Ghidoniche


Elogio del limite – sogna in grande e osa fallire – divagazioni sull’arte di correre, Fabrizio Pistoni

per Fabrizio diventa un mantra: «sogna in grande e osa fallire!» L’invito di questa sfida, raccolto con la partecipazione a una competizione di incredibile durezza, trova nel concetto di limite un proprio costante termine di confronto che va al di là della retorica. Non sarà grave se avremo tolto la sorpresa al lettore facendogli sapere che l’impresa sarà portata a termine, perché ci serve a sottolineare come nel racconto di Fabrizio Pistoni il “limite” non rappresenterebbe comunque il confine di un fallimento, ma un elemento di consapevolezza, di profonda conoscenza di sé. Un sé, fra l’altro, che non può dimenticare di fare i conti con quel mondo che intanto sta continuando nella sua normalità, fatta dei propri figli che vanno al primo giorno di scuola (con quel poco di senso di colpa che si

prova a non esserci), di un sistema massmediatico per il quale questa impresa è solo uno dei tanti eventi con cui riempire il palinsesto del network, degli impegni che ti aspettano appena ritornerai alla vita di tutti i giorni, pronti a non fare sconti né al tuo sfinimento, né al tuo non garantito successo. Superuomini? Le condizioni estreme della fatica muscolare e della privazione del sonno ci portano non a toccare con mano un tabù superomistico davanti a cui sarebbe proibito cedere, ma a esplorare una quinta teatrale entro cui scegliamo di mettere in scena una prova in cui il fallimento rimane una possibilità costante con cui fare i conti. Attorno all’impresa la natura della Val d’Aosta, meravigliosa ma leopardianamente indifferente alla

piccolezza umana (con le mucche che si mangiano la segnaletica della corsa), straordinaria nelle dimensioni del suo meccanismo; ma anche il piccolo grande mondo di un’umanità generosa, con le centinaia di volontari che assumono spesso il ruolo di angeli custodi, e con gli altri concorrenti, sempre in bilico fra l’apparire al protagonista ora come gli avversari da battere, ora come i compagni che un destino bizzarro ci mette al fianco nella loro e nostra debolezza, condivisori di una sofferenza cercata ma non per questo meno insopportabile. Un piccolo romanzo sul cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi.

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NELLA TESTA DEL CAMPIONE

Credo che chiunque prenda in mano Open, l’autobiografia di Andre Agassi e legga le prime pagine non potrà fare a meno di arrivare in fondo. Se poi è uno sportivo l’effetto è assicurato. Nel prologo l’insopportabile Agassi (tra i campioni di tennis era uno di quelli che mi andavano meno a genio, con quelle sue manie da prima donna, quei look che volevano colpire, quell’essere sempre sopra le righe) racconta di come ha giocato una partita (quella che sarebbe dovuta essere la partita del ritiro). Il racconto iniza al mattino, quando si sveglia e sente moglie (è sposato con Steffie Graf) e figli chiacchierare in cucina e finisce nel dopo partita disteso sul lettino dei massaggi, incapace di alzarsi per il mal di schiena e la stanchezza. Ed in mezzo tutte le scaramantiche abitudini del campione che affronta la gara.

Dovete leggerlo. Andate nella libreria più vicina e prendete in mano il libro. Iniziate le prime dieci pagine... poi mi saprete dire. Molto più di un autobiografia Tra i ringraziamenti Agassi cita J. R. Moehringer, un giornalista americano, vincitore di un Pulitzer e autore de Il bar delle grandi speranze. Senza peli sulla lingua anche in questo caso, Agassi racconta che proprio la lettura del libro di Moehringer gli ha fatto venir voglia di scrivere la propria biografia. E per farlo si avvalso dell’aiuto del giornalista e scrittore. In effetti il risultato finale è molto più di una semplice storia di un grande campione. Dentro si trova moltissimo dell’uomo. Si comprende il motivo di certi atteggiamenti in campo e fuori. Agassi è estremamente franco, o

perlomeno dà l’impressione di non nascondere nulla. Narra in prima persona della sua infanzia, di come il padre sfoga su di lui la sua ambizione frustrata di atleta olimpico, di come lo obblighi a giocare a tennis fino allo sfinimento. E Agassi cerca di sfuggire - tutta la sua vita è una fuga - dal destino di diventare un grande campione, il più grande di tutti. Un’infanzia incredibile Ancora giovanissimo, Andre viene accompagnato dal padre a palleggiare con i più importanti e celebrati tennisti che passavano a Las Vegas, per ognuno ha un ricordo, da Borg (che è il suo eroe) a Connor. Tutto ruota intorno al tennis, persino il suo primo amore (Wendi, con la quale dieci anni più tardi avrà la sua prima relazione seria) è una raccattapalle


Open, Andre Agassi, Edizioni Mondadori, 20 euro

al circolo. E sarà Vilander (non il solito compagno di scuola, come è capitato a tutti noi) a metterlo in imbarazzo di fronte all’amata. Il padre lo iscrive ad un college specializzato in tennis (dal quale usciranno poi molti dei suoi avversari più quotati) e Andre si ribella. Mette tutta la sua abilità e determinazione al servizio della volontà di tornare a casa. Usa il tennis (è il più dotato del college) per ricattare il proprietario della scuola ed ottenere di non frequentare le lezioni. La vita è un gioco Inizia così la fase più scatenata della vita di Agassi. Insieme al fratello prima e a vari amici e collaboratori poi, persegue il suo obbiettivo che va via via chiarendosi: vuole diventare il più grande giocatore americano di tutti i tempi. Però il tennis, la cosa in cui riesce

meglio, non sempre rispecchia la sua vita personale. Agassi attraversa momenti bui (come giocatore e ancor di più come uomo), ha grandi delusioni e grandi slanci. È ossessionato dal tennis che è diventato il suo unico modo di comunicare con il mondo. La squadra Ogni volta che comprende un suo punto debole cerca di porvi rimedio e per farlo si rivolge ad esperti, il suo manager Brad o Gil il suo preparatore atletico e guru. Ma quello che Andre cerca in realtà è una squadra cui appartenere. Degli amici che lo sostengano e lo sopportino. Nel libro si lamenta spesso che il tennis è uno sport individuale mentre lui vorrebbe giocare in squadra. Evidentemente è l’uomo che parla non il tennista. La sua solitudine, la sua necessità di un

amico con cui condividere le ansie, si rivela pagina dopo pagina. Così Open è anche un ritratto a tinte forti delle persone più vicine ad Agassi. Gli amici, le compagne (Brooke Shields e Stefanie Graff) e gli avversari. Alcune delle parti più belle e significative sono proprio i rapporti tra questi grandi campioni: in primis Pete Sampras, il suo incubo e il suo miglior sprone, e molti altri famosissimi tennisti su cui Agassi ci regala il suo singolarissimo punto di vista personale. Non è un libro di corsa, ma lo consiglieremmo anche a dei poltroni sedentari... come non consigliarlo a chi comprende la bellezza della fatica?

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Eravamo il posto da cui vengono i sogni

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Non so come mi sia capitato tra le mani questo libercolo, ma l’ho letto tutto d’un fiato e ve lo raccomando caldamente: il Libro della gloria, edizioni Einaudi, 206 pagine. Lloyd Jones, l’autore di questo libro, è nato in Nuova Zelanda nel 1955. Come potete immaginare, per un giovane neozelandese appassionato di attività fisiche, la parola sport era sinonimo di rugby e la parola rugby era sinonimo di All Blacks, la mitica squadra neozelandese che da anni è il rugby per antonomasia. Per tutti i coetanei di Jones, l’inizio del mito degli All Blacks coincideva con un viaggio che The Originals (così era semplicemente chiamata la squadra neozelandese) avevano compiuto oltreoceano a cavallo degli anni 1905-1906. All’epoca si erano imbarcati su una grossa nave

chiamata Rimutaka ed avevano compiuto un lungo viaggio di nove mesi nelle isole britanniche, in Francia ed infine negli Stati Uniti. Si trattava di un vero tour promozionale, che fece conoscere agli europei prima e agli statunitensi poi, l’incredibile qualità del gioco degli All Blacks. «Per la cronaca, segnammo ottocentotrenta punti e ne concedemmo trentanove». In questa frase si racchiude tutta l’incredibile vicenda sportiva. Una netta supremazia fisica e tattica, un’irraggiungibile abilità nel trattare la palla, un senso di squadra quasi religioso. Lloyd Jones, prima di scrivere questo romanzo, ha compiuto un accurato lavoro di ricerca. Si è recato, quasi in pellegrinaggio, nei luoghi visitati da The Originals.


Il libro della gloria, Lloyd Jones, Edizioni Einaudi

Ha guardato gli stessi monumenti, ha cercato gli hotels dove dormirono e gli stadi dove giocarono. Ed ha sfogliato le vecchie copie dei giornali dell’epoca, in cui i cronisti inglesi raccontano delle partite tra gli All Blacks e le squadre locali. Non riuscivano a credere che si potesse giocare un rugby a quei livelli e mentre riempivano le colonne dei giornali con le imprese dei giocatori neozelandesi, la fama di questi cresceva e li precedeva nel loro tour: ad ogni stadio la folla cresceva. Veniva concesso un giorno di ferie agli operai nelle fabbriche, venivano aggiunte corse speciali ai treni per far fronte alla richiesta supplementare, venivano organizzate feste con gli All Blacks come ospiti d’onore. L’altra fonte di ispirazione per Lloyd Jones sono stati il diario

personale di George Dixon e un quaderno di appunti di Billy Stead, entrambi membri di quella squadra. Così l’autore ha sapientemente mescolato elementi reali e fantasia, episodio narrati nei giornali e storie entrate nella leggenda, e ha scritto il Libro della gloria. A tutti gli effetti si tratta di un diario fatto per immagini del lungo viaggio degli Originals, raccontato da loro in prima persona, aggiungendo un pizzico di storie intime ai resoconti delle partite. Uno spaccato di un’epoca e di una mentalità. Anzi di più mentalità a confronto, via via che i neozelandesi incontrano gli altri popoli. Ci sono commenti sulle donne e il fascino che i giocatori esercitavano su esse. Ci sono le considerazioni sulla sportività degli avversari e i trucchetti usati contro di loro, ci sono

gli incontri particolari e i paesaggi nuovi... tutto visto attraverso gli occhi di uomini di inizio 1900. «Eravamo le cose che stanno in vetrina. Ciò di cui sono fatti i compleanni dei bambini. Eravamo il Natale. Le bollicine nella bibita. La marmellata sul pane. Eravamo il posto da cui vengono i sorrisi». Lloyd Jones ci mette di suo alcune belle immagini e una certa sapienza narrativa. Il linguaggio è estremamente scarno e proprio da questa sua peculiarità ne deriva un lirismo che a tratti fa dimenticare che si parli di rugby e non della vita stessa. E così il libro si trasforma e acquista valore.

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“ PRESTO FUMMO FUORI DA BOSCHI E CESPUGLI, E LEGGERI VOLAMMO SULL’AMPIA PRATERIA Francis Parkman 133


Gli autori

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X.RUN luglio / agosto 2012 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu

ALESSANDRO AVALLI REGISTA E GIORNALISTA 45 ANNI

MARGHERITA BATTINI

Diplomato in Comunicazioni Visive e iscritto a Lettere con indirizzo cinematografico a Pavia , comincia a lavorare in pubblicità ma capisce subito che è una strada lunga e abbastanza dura; quindi indossa le scarpe da running e comincia a correre: fondo e mezzofondo. Lavora con registi americani ma non parla inglese; allora si trasferisce a Los Angeles. Abita sulle colline di Hollywood e scende per lavorare sui set cinematografici. Prende una bici da corsa e comincia a pedalare. Le discese ardite e le risalite. Dopo 4 anni di California torna a casa e lavora in pubblicità come link tra l’Italia e l’estero. Distanze sproporzionate e vento contro: con la sua Colnago va in agilità e tiene duro. Dal 2007 raccoglie il suo lavoro sotto il nome di “abroad communication”, foto e video su sport e turismo italiano all’estero. La strada è ancora lunga e ancora dura, come una mezza maratona. Ma l’aveva capito subito, quindi: avanti!

Margherita è una delle realtà emergenti della corsa trail italiana. Toscana d’origine, vive all’isola d’Elba e corre per l’Atletica Elba, così per lei è naturale partecipare al Trail organizzato per ricordare la giovane Eleonora. Da quella gara in poi il cammino di Margherita è cosparso di vittorie. Nel 2011 entra nel Team Tecnica e viene scelta come Miglior Trailer Giovane dalla rivista Spirito Trail. Alla Malandrinata 2012 vince la gara mettendo in riga uomini e donne (arriverà seconda assoluta dietro a Matteo Ghezzi), ma tutti i successi non le fanno perdere la testa e rimane una ragazza semplice con tanta voglia di fare sport.

24 ANNI


ANDREA BUSATO PROFESSORE 49 ANNI

ELVIO CALDERONI SCRITTORE 42 ANNI

GIOVANNA CARDELLA

Classe ’62, pordenonese. Quando da bambino gli altri lo battevano in velocità, lui la buttava sulla resistenza, e da allora gli è rimasta. Poi gli è venuta anche la passione per la musica. Alle spalle una dozzina di maratone soddisfacenti, più altre sei da pace-maker e altro e non troppo indecoroso mezzofondo. Poi una serie di acciacchi fisici lo costringono a correre di meno: per un po’ si diverte lo stesso, ma adesso che la lotta contro i chiletti di troppo si fa sempre più dura sta cercando qualcosa di meno faticoso. Avrebbe trovato un altro sport che gli piace, il golf. Ma mentre questo lo respinge, il podismo non lo rivuole indietro. Alleva con passione Elena e Nicola, nel resto del tempo fa l’insegnante nel liceo che lo aveva visto studente.

Nasce a Roma e nella capitale continua a vivere e lavorare, cercando di trasferire ai ragazzi la sua passione per la lingua e la letteratura italiana. Ha scritto varie commedie brillanti per il teatro e delle sceneggiature per dei corti, ma l’interesse per la cinematografia non si esaurisce qui, infatti Calderoni dirige anche un festival di cortometraggi, il Videocorto Nettuno. La sua prima passione è probabilmente la musica.

Palermitana di nascita, si divide tra Milano dove lavora e vive e il resto del mondo dove vorrebbe passare il resto del suo tempo. Non perde l’occasione di tornare nella sua bella Sicilia, trascinando gli amici con le scuse più improbabili. È così che ha dovuto anche iniziare a correre, per trovare una scusa valida per gareggiare nell’isola. Dotata di una sensibilità particolare e di un naturale senso dell’ironia, osserva la vita con occhio disincantato e trasforma ciò che vede in fotografie e poesie grazie alle quali ha anche vinto un premio letterario. Correre è un modo di condividere e a Giovanna piace mettersi alla prova in varie specialità: membro attivissimo dei Podisti da Marte corre per il Road Runners Club Milano. Resta mitica la sua partecipazione alla Fisherman Strongman...

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ABBONATI o RINNOVA SOSTIENI EMERGENCY Continua anche per il 2012 l’impegno di X.RUN per sostenere la Clinica Pediatrica di Bangui fondata da Emergency nella Republica Centroafricana.. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Il costo annuale dell’abbonamento a X.RUN è di soli 50 euro, riceverete 6 numeri dell’unica rivista di storie di corsa comodamente a casa vostra.


FILIPPO CASTIGLIA BLOGGER DEL TRAIL

MAURO CREATINI DIRIGENTE 43 ANNI

FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA

Aggiorna quando può un blog dove senza paura e senza vergogna racconta della corsa e del tango, due passioni che si praticano preferibilmente con scarpe diverse. Il raccontare degli effetti delle scarpe sopradette attraverso il blog (felipelcid.splinder.com), lo iniziò così per fissare un po’ le sensazioni proprio in occasione delle prime corse di lunga lena. Su invito di un amico che voleva compagnia per il suo terza Passatore, nel giro di 5 mesi, da arbitro di calcio e ottocentista a tempo perso si cimentò in una progressione travolgente: prima mezza la Roma Ostia, la maratona di Roma, la 50 di Romagna, la 100 del Passatore e già che c’era la Monza Resegone. Con quella rincorsa, continua a correre su ogni superficie possibile. Tornato in Sicilia i boschi che gli danno lavoro, diventano luogo di allenamento e lui li ripaga grazie all’impegno di alcuni appassionati contribuendo trasformarli in teatro del circuito del trail siciliano generoso di ambienti estremi ed affascinanti. Dalla pista alla pietre aguzze di un sentiero di montagna è convinto che la corsa sia un mezzo e non un fine, ma meglio non averlo troppo vicino l’ultimo 400 prima dell’arrivo è spesso un pessimo cliente per via della tendenza a ricordare il finale dell’ottocentista…

Sposato con due figli. Durante la settimana le uscite di allenamento sono all’alba, nei parchi della Brianza (dove vive) e nei week end sulle strade della Liguria o della Valtellina. Corre con la gloriosa maglia del Road Runners Club di Milano. Sino a pochi anni fa era solo un runner della domenica, che correva per non ingrassare. Dal 2005, grazie all’inseparabile “socio” Pietro, ha cominciato con la mezza, poi la con la maratona e con tutto il resto. Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, che il suo lavoro gli nega, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli ha regalato.

Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. Autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo, ha appena mandato in stampa la seconda edizione integrata con le ultime notizie.

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FRANCESCO GIROTTI MARKETING ANALYST 46 ANNI

PUPETTA GRECO

G.RUNNER PAROLAIO PIÙ ANTE CHE ENTA

riminese di nascita, bolognese di crescita e cesenate di adozione, lavora in un’azienda di forniture per ufficio; grazie alla moglie Silvia è passato dalla corsetta serale con felpa di cotone alle maratone con maglie tecniche traspiranti; è arrivato al podismo dopo aver acquisito la consapevolezza di non essere bravo nel tennis, nel basket e nel calcio; grazie allo sponsor del gruppo sportivo “Pasta Granarolo” di Bologna è sempre in forma grazie alla dieta che ovviamente abbonda in carboidrati; felice di vivere in romagna, racconta con orgoglio di aver corso sul lakeshore di Chicago e sulla five miles beach a Port Douglas in Australia; quando ha fatto il suo personale in maratona qualche anno fa, non credendo al suo cronometro, ha chiesto agli organizzatori se il percorso non fosse più corto; ultimamente si è appassionato al trail ed alla corsa in montagna, anche perché “se vai piano non se ne accorge nessuno” ed è bello correre in mezzo alla natura; nel tempo che gli rimane dopo il lavoro, la famiglia e lo sport si dedica all’altra sua grande passione, la batteria; ha suonato con tanti gruppi ma non è ancora riuscito a mettere in piedi una seria cover band del suo gruppo preferito, la Dave Matthews Band.

Difficile parlare di Pupetta senza parlare di Paolo, così abbiamo deciso di uniformare il loro profilo. Paolo ha iniziato a correre quasi per scommessa dopo aver visto un amico completare la maratona di Roma. Colpito dalla determinazione che aveva spinto e supportato il suo amico, ha compreso che avrebbe potuto fare lo stesso e, dopo un anno è tornato a Roma per correre la gara. Nel frattempo ha perso parecchi chili e ha rimesso in moto quel suo corpo che aveva conosciuto un passato sportivo. Pupetta, sua moglie, si professa “una che non corre”, ma condivide l’entusiasmo del marito e apprezza i cambiamenti che in lui la corsa ha prodotto. Sono una coppia straordinaria, forse persino un po’ fuori dal tempo, con quel loro legame più forte di ogni cosa.

Senza nome, né qualità. In famiglia è amatissimo: cinico, egoista, insensibile sono i lusinghieri giudizi dei suoi fratelli. Per sua madre è un figlio perso, per suo padre un perdigiorno in mutande da corsa, per lo zio Bibo (ultimo comunista vivente, miliardario), un eroe gramsciano. Morto di matrimonio fulminante, subalterno ai figli, ha sempre ragione ma nessuno gliela dà. Vagamente sociopatico, regola i suoi rapporti con cortese maleducazione, dispensando impunemente leggiadre villanie: “non ti ho chiesto come stai, perché me lo dici?” o “ti vedo tanto invecchiata” o “è un po' che non ci vediamo, per la gioia di entrambi” sono gli usuali convenevoli. Sul lavoro è rispettato per i difetti che ostenta, stimato per il disprezzo che suscita, temuto per la trasparenza del suo pensiero. Vivendo di delinquenza, è leale quanto solo i banditi sanno esserlo. Rovinato podisticamente dalla scuola di Pol, è segretario di un team presieduto da un cane. È fuor di dubbio il peggiore allievo di Chiara tra i pistardi del martedì. Sopraffatto dalla corsa, frequenta il suo lato oscuro e ne divulga lo spietato dominio, cercando nuovi disertori pronti alla guerra di liberazione. Senza alcuna speranza di vincerla.


PAOLO PANUNZIO

FRANZ ROSSI MANAGER 48 ANNI

ALBERTO ZAMBENEDETTI PROFESSORE

Difficile parlare di Paolo senza parlare di Pupetta, così abbiamo deciso di uniformare il loro profilo. Paolo ha iniziato a correre quasi per scommessa dopo aver visto un amico completare la maratona di Roma. Colpito dalla determinazione che aveva spinto e supportato il suo amico, ha compreso che avrebbe potuto fare lo stesso e, dopo un anno è tornato a Roma per correre la gara. Nel frattempo ha perso parecchi chili e ha rimesso in moto quel suo corpo che aveva conosciuto un passato sportivo. Pupetta, sua moglie, si professa “una che non corre”, ma condivide l’entusiasmo del marito e apprezza i cambiamenti che in lui la corsa ha prodotto. Sono una coppia straordinaria, forse persino un po’ fuori dal tempo, con quel loro legame più forte di ogni cosa.

Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Essendosi convinto di voler correre una maratona prima del 40esimo anno di età debuttava a Milano. Il virus della maratona non l’abbandonava ed andava a testarsi nelle principali maratone italiane e straniere. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, finendo dignitosamente le gare iniziate e tornando ogni volta con più entusiasmo di prima. Adesso la corsa in natura occupa la maggior parte dei suoi weekend. Tra le gare fatte alcune edizioni della Monza Resegone, della Biella Monte Camino, la Dolomites SkyRace, le Porte di Pietra, la Valdigne, la CCC, il ToubkalTrail, la 100km di Seregno. E la preferita, l’ArrancaBirra... Con il peggiorare delle prestazioni ha cercato di allungare le distanze, cercando la scusa che «non sono io che sono più lento, è che c’è più strada da fare». Avendo coniugato la passione per la corsa con quella per la parola scritta, ha fondato X.RUN e ne è rimasto invischiato. Lavora come manager in una software house milanese. Appena può scappa in montagna.

Nato e cresciuto a Venezia, Alberto è un giramondo coi piedi per terra. Pragmatico sognatore al tempo stesso, coltiva le sue passioni ovunque vada, e dove vada, non si può mai dire. Perito informatico, letterato, critico e studioso di cinema, insegnante universitario ed abilissimo a bluffare, Alberto si è trasferito a New York nel 2003, dove corre con il Brooklyn Road Runners Club inanellando infortuni a causa della sua proverbiale incostanza negli allenamenti. In linea con la sua personalità contraddittoria, il suo momento di gloria e quello di massima idiozia coincidono: nel 2009 ha corso la maratona di New York con una gamba ingessata.

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Photo Credits Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. La foto di copertina è uno scatto di Giovanna Cardella, ed è stata raccolta il 14 luglio 2012 all’arrivo del GranTrail Valdigne. 140

X.RUN luglio / agosto 2012

Le fotografie pubblicate nel numero Luglio/Agosto 2012 di X.RUN sono di: Archivio BERRUTI pagine 22, 24, Giovanna Cardella pagine 68, Monica Nanetti pagine 5, 44-45, 26, 28 e 30. 69, 72, 73 e 74-75. 56-57, 104, 106, 108 e 122-123. Archivio CALDERONI pagina Francesco Girottipagine 78, 82 e 96. 84-85. Archivio VERDEPISELLO pagine Stefano Medici pagine 86, 88, 60-61. 90 e 92-93.


Pagine Motivazionali Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Franz Rossi. Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali:

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pagine 44-45 Stars, hide your fires; Let not light see my black and deep desires frase di William Shakespeare, Macbeth, foto di Monica Nanetti

pagine 92-93 Some people drink from the fountain of knowledge, others just gargle. frase di Robert Anthony, foto di Stefano Medici

pagine 122-123 In gioventù tutte le porte si aprono verso fuori, in vecchiaia verso l’interno frase di Henry Wadsworth Longfellow, foto di Monica Nanetti

pagine 56-57 Giocare è allenarsi per l’imprevisto motto degli Marc Bekoff, foto di Monica Nanetti

pagine 102-103 I work hard, and I do good, and I'm going to enjoy myself frase di Usain Bolt, foto di Archivio X.RUN

pagine 132-133 Presto fummo fuori da boschi e cespugli, e leggeri volammo sull’ampia prateria frase di Francis Parkman, foto di Archivio X.RUN

pagine 84-85 Il deserto è un luogo dove l’aspettativa non esiste si tratta di un Nadine Gordimer, foto di Francesco Girotti


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Nuove iniziative

Gli X.RUN points crescono

Concedeteci un piccolo spazio a fine giornale per rispondere ad una domanda che molto spesso mi viene posta: “Perché non posso acquistare X.RUN in edicola?” La risposta breve è “Perché ci costerebbe troppo”. In Italia ci sono 38mila edicole. Immaginiamo per un istante di inviare 1 copia di X.RUN ad ognuna di esse... anzi diciamo pure di mandarne una ogni dieci edicole. Probabilmente qualche copia andrebbe venduta ma la stragrande maggioranza verrebbe sepolta nel mucchio dei giornali. Noi dovremmo stampare e distribuire 4 mila copie di X.RUN in più a fronte di qualche copia venduta... Il gioco non vale la candela. Una catena distributiva autonoma Però abbiamo deciso di creare una catena distributiva della nostra rivista. Stiamo convenzionandoci con una serie di negozi sportivi e di librerie che diverranno gli X.RUN POINTS (troverete un elenco sempre aggiornato sul nostro sito www.xrun.eu). Iniziamo un po’ per volta, in Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria. Poi ci muoveremo in altre regioni, anzi se avete dei nomi da proporre non esitate a scriverci a marketing@xrun.eu suggerendo i vostri negozi di fiducia. Cosa si trova negli X.RUN POINTS Nei nostri punti X.RUN potrete acquistare i numeri singoli della rivista a 12 euro l’uno e potrete abbonarvi alla nostra rivista. Inoltre saranno un canale privilegiato di contatto anche per gli X.RUNNERs ed organizzeremo delle iniziative per conoscerci di persona...

Gli X.RUN POINTS sono un punto di contatto tra rivista e lettori

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