X.RUN luglio agosto 2013

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Luglio Agosto 2013 v. 5 # 4

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Prezzo Copia 12 euro - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 n째46) art.1, comma 1, LO/MI

Nuovi Stimoli

Cento giorni di corsa

Parola di Fernanda

Intervista

02/07/2013 15.18.56



X.RUN

Storie di corsa

2013 luglio / agosto [v. 05 # 04] volume 5, numero 4


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La rincorsa

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« E CAPITE DI CERTO CHE NON MI STO RIFERENDO AD UNA GARA PODISTICA, MA ALLA VITA »

na delle prime cose che mi sono state dette quando ho iniziato a correre è stata: «Siamo tutti il Paul Tergatdi qualcun altro». Ahimé di tempo ne è trascorso parecchio e corre l’obbligo raccontare che Paul Tergat, all’epoca, era il detentore del record mondiale di maratona (2:04’55”primo uomo sotto le 2 ore e 5) ed era amatissimo per la sua corsa elegante. La frase significa che ognuno di noi, per quanto piano possa andare, troverà sempre qualcun altro che ambirebbe correre alla sua velocità. La frase - bella e consolatoria - ha anche un rovescio della medaglia meno piacevole: per quanto tu corra veloce, ci sarà sempre qualcuno più veloce lì davanti da inseguire. In fondo questa lunga rincorsa è uno degli aspetti che più mi piace del correre. La trovo estremamente significativa anche al di là del mero gesto sportivo. Nella vita siamo il punto di riferimento per alcune persone e ne scegliamo altre come nostro punto di riferimento. Possono essere degli amici più vecchi o più saggi, può essere un autore che amiamo particolarmente. Ci sarà persino chi sceglierà un campione sportivo o un personaggio televisivo... Dobbiamo essere consapevoli della nostra scelta. È fondamentale cercare il nostro Paul Tergat, la persona più adatta cui fare riferimento. Sbagliare persona può significare mancare i grandi obbiettivi, può significare non tenere il ritmo giusto, addirittura sbagliare percorso (e capite certamente che non mi sto riferendo solo ad una gara podistica). Ma non è poi così drammatico e definitivo come può sembrare. La buona notizia è che non si fanno contratti per la vita, ma solo per brevi periodi di tempo. Insomma, finito un Paul Tergat se ne trova un altro. E prima di salutarvi, un’ultima considerazione. Non guardiamo sempre e solo davanti a noi. Ricordiamoci che, come noi abbiamo il nostro riferimento, siamo anche il Paul Tergat di qualcuno. Potrebbero essere i nostri figli, qualche amico più giovane o quel collega silenzioso che ci chiede sempre cosa stiamo facendo. FRANZ ROSSI editore X.RUN E questa, a volte, è persino una responsabilità più grande.

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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani

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4 La testata è stata registrata presso il Tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008

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Stampa: INTIGRAF Senna Comasco (CO)


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INDICE

L’Editoriale 3 Editoriale La rincorsa

COVER

10 The White Flow Project di Catherine Desmurs Un fine settimana per conoscere meglio Fernanda Maciel, nutrizionista, atleta del team North Face, ma soprattutto una donna che sa apprezzare la semplicità della corsa e la bellezza della Natura. 6

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MITO 26 Il cioccolataio che andò a piedi fino ad Atene di Franco Faggiani Ai tempi eroici della “corsa a piedi” c’è stato un uomo, Carlo Airoldi da Varese, che aveva una grandissima passione per le lunghe distanze. Divenne famoso per le sue imprese ma soprattutto per aver tentato di partecipare alle prime Olimpiadi moderne (nella maratona, ovviamente) recandosi fino ad Atene a piedi....


RUNNING 38 I miei primi 100 giorni di Daniela Banfi È un’esperienza comune: dopo alcuni anni in cui la motivazione è alta, si incontra un calo di voglia. C’è chi ha risolto il problema con una sfida particolare: correre e scrivere ogni giorno. Per il momento è arrivata a quota 100...

50 Provarci è sempre una buona idea

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V Indice

di Paola Pin Una prima volta in una gara particolare, la Sei ore di Pastregno, dove gli atleti compiono un circuito trail per il massimo numero di volte possibile in un arco di tempo prestabilito (sei ore, appunto). Ecco com’è andata...

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58 «E venne chiamata due lune» di Franco Faggiani L’occasione è la Lago d’Orta Night Run di fine giugno. Si va per far chilometri, anche a costo di fare due volte il giro... ma poi si scopre un universo fatto di riflessi d’acqua e profumi di bosco. Il tutto reso più magico dalle luci delle frontali.

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68 Fuori dall’Uscio / Edam: Perdersi correndo di Stefano Medici Accompagnati dalla nostra guida d’eccezione esploriamo un bellissimo paesino dei Paesi Bassi. Come sempre la vacanza è occasione di corsa, e la corsa è esplorazione...

LOGOS

76 Il vecchio di Franz Rossi Un racconto che, a prima vista, non c’entra nulla con la corsa. Una coppia e le isterie della vita moderna, quando il dialogo è difficile e anche un vecchio che attraversa la strada è un punto di frizione...

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84 Il lessico del podista

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di Mauro Creatini Continua il nostro personale dizionario di termini “normali” imprestati al podismo e liberamente reinterpretati per noi da Mauro Creatini.

86 Con gli occhi delle donne: Chi le ama le segua di Stefania Visentini Zampini Ma chi l’ha detto che le donne sono il sesso debole? Stefania ci accompagna nel suo mondo, dove la corsa e le gare sono un piacere e non un modo di stare in forma.


94 Instamatic Le rupi del Gallo di Filippo Castiglia Di nuovo la poesia, di nuovo la Sicilia, dove l’amore per la propria terra e la passione per natura si sposano.

126 Il lato oscuro della corsa di G.RUNNER Ennesima riflessione tratta dal Diario di un dissidente. Una mente arguta che ci fa da specchio e che ci permette di confrontarci con le nostre manie da corridori. 9

102 Recensioni V Indice

106 Autori



PROJECT

WHITE F LOW

WF di corsa per la pace


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Fernanda Maciel è brasiliana, vive nei Pirenei spagnoli e, all’età di 32 anni, è diventata testimonial di North Face. Si impegna nell’educazione a difesa della natura e per la diffusione di uno stile di vita che sia perlomeno salutare. Impariamo a conoscerla in un lungo week end passato insieme sulle montagne... 13

Fernanda Maciel è brasiliana, vive nei Pirenei spagnoli e, all’età di 32 anni, è diventata testimonial di North Face, inserendosi nel team di ultrarunning. Ma c’è molto altro: è avvocato e nutrizionista sportiva, ambientalista convinta e operatrice umanitaria. Si impegna nell’educazione a difesa della natura e per la diffusione di uno stile di vita che sia perlomeno salutare. Fernanda svela un profondo amore per la Natura, la sua pace interiore irradia felicità, generosità, calore, energia... in una parola: vita. Quando sei con lei hai l’impressione di stare al fianco di un angelo sorridente.

lei su Live WEBTV. Parlammo brevemente e quel che mi colpì subito fu la sua passione per la vita, per la gente, per l’ambiente. Fu evidente il suo desiderio di rendere le persone più serene attraverso lo sport e un’alimentazione equilibrata. Che avrei voluto incontrarla di nuovo fu altrettanto chiaro.

Definire Fernanda una trail runner è limitativo. Lei usa lo sport per ispirare e coinvolgere altre persone attraverso il suo lavoro di nutrizionista o per mezzo dei progetti solidali che sviluppa. Quando seppi che stava organizzando il suo “White Flow Camino de Santiago” – un progetto solidale in cui avrebbe corso tutti i 900 chilometri del Cammino di Ho incontrato per la prima volta Fernanda a Santiago in dieci giorni, da sola, senza assistenza, Chamonix, in occasione dell’Ultra Trail du Mont allo scopo di aiutare i bambini malati di cancro – fui Blanc, nell’agosto del 2012, mentre traducevo per fortemente tentata di unirmi a lei almeno per i primi

C Di corsa per la Pace

testo di Kate Desmurs foto di copertina e nella Favela Bruno Senna foto Cammino di Santiago di Darío Rodriguez


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La straordinaria avventura sportiva ed umana di Carlo Airoldi, il cioccolataio brianzolo che era appassionato di corsa di lunga lena. Reso celebre per la sua lunga trasferta da Milano ad Atene a piedi, mandando i diari di viaggio al giornale La Bicicletta, allo scopo di partecipare alla maratona nelle prime Olimpiadi moderne


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Il cioccolataio che si recò a piedi ad Atene per correre le Olimpiadi

testo di Franco Faggiani foto tratte daAutori Vari

Spiegalo, ai giudici, che lui lavorava in una fabbrica di cioccolata e che la corsa era pura passione

M Il cioccolataio che corse fino ad Atene

Immaginate la faccia dei giudici quando lo videro tagliare per primo il traguardo con un tizio sulle spalle, gridando come un forsennato: «il primo sono io, lui è il secondo!» Tanto per chiarire subito. L’atleta in questione è Carlo Airoldi, la gara è datata 1895, una delle prime ultra trail della Storia, la Torino-Barcellona, 1.050 km, 30 “avventurosi”in tutto al via. Compreso quel marsigliese Louis Ortègue, il rivale per eccellenza che, a poca distanza dal traguardo dell’ultima tappa, vistosi superare da un aitante Airoldi, crollò in stress psicofisico. E anche per terra. Così l’atleta lombardo (era nato in una frazione della varesina Origgio, a Cascina Broggio, nel 1869) pensò bene di girarsi e tornare indietro a raccattarlo. Vinse la lunga gara, oltre che la tappa, e conquistò un premio di circa duemila pesetas. Le quali, alla fine, portarono più danno che beneficio. Infatti quando l’anno successivo, 1896, Airoldi si presentò ad Atene per iscriversi alla maratona della prima Olimpiade in assoluto, non venne preso. Perché accusato di professionismo per via proprio di quel mucchietto di pesetas. Vagli a spiegare, ai giudici, che lui lavorava in una fabbrica di cioccolata e che la corsa era una pura passione sportiva alternata al sollevamento pesi e alla lotta, gli sport che andavano per la maggiore. Niente da fare. Si parlò subito di intrallazzi. Del resto per gli organizzatori greci la gara era troppo importante per poterci ficcare dentro anche un “amateur” forte come

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Un gradito ritorno, Daniela Banfi e i suoi primi cento giorni di corsa. E poi insieme a Paola Pin per sei ore di trail nel Veneto. L’esperienza di correre di notte, magistralmente raccontata dal nostro direttore e lo spazio di Stefano Medici, che viaggia correndo, dedicato in questo numero alla cittadina di Edam


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Oltre la corsa

I miei primi cento giorni

testo di Daniela Banfi foto di Autori Vari

Ogni scusa era buona per lasciare le scarpette da qualche parte in casa a coprirsi di polvere

R I miei primi cento giorni

In realtà non ho idea di quanti saranno. Sono un po’ di anni che corro, non esageratamente tanti, ma quanto basta per essere un po’scarica di motivazioni. Ho corso un sacco di maratone, qualche mezza, campestri, qualche indimenticabile Monza-Resegone, ho seguito tabelle, rincorso tempi da migliorare, mi sono calata molto spesso nel ruolo del criceto allenandomi inseguendo i miei passi sul medesimo percorso il tutto con grande convinzione ed energia. Ho incontrato la montagna quando le corse sui sentieri erano ancora poche e pochi gli eletti che girovagavano correndo macinando dislivello. Ho ben impresse emozioni e immagini. Poi un giorno, forse già con qualche avvisaglia, ho incominciato a non seguire nessun consiglio, ero stufa di dover seguire tempi e ritmi dettati da altri. Ho diradato le uscite, ogni scusa poteva essere buona per lasciare le scarpette da qualche parte in casa a coprirsi di polvere. A volte ritornavo ben convinta, ma in poco tempo il fuoco si spegneva. Ma non potevo lasciare che la noia, la pigrizia e chissà cos’altro mi togliessero ciò che di buono la corsa regala anche per una solitaria come me. Così un giorno mi sono detta che non doveva essere poi così complicato trovare tutti i giorni almeno mezz’ora di tempo per correre, se volevo avrei potuto farlo. Così per quella caratteristica che mi contraddistingue se mi metto in mente

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NON GENERERÀ MAI UN MARINAIO ESPERTO anonimo

R Provarci è sempre una buona idea

“ UN MARE CALMO


“ PIÙ SCURA È LA NOTTE, PIÙ BRILLANO LE STELLE Fyodor Dostoyevsky

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La nostra sezione Logos di questo numero è dedicata alle cose che non sono come sembrano: Franz Rossi e il suo racconto su un vecchio che vuole attraversare una strada; Stefania Visentini si interroga su quale sia ilvero sesso forte; ed infine G.Runner che scherzando ci fa riflettere sulla nostra passione


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Il lessico del podista

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PELLE, sostantivo femminile, 1 Membrana che riveste esternamente il corpo umano o animale . 2 fig. fam. Esistenza fisica, vita: lasciarci, rischiare la pelle 3 Rivestimento del corpo di molti animali, conciato e adibito a diversi usi. 4 estens. Rivestimento esterno di frutti o di verdure

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L Il lessico del podista

La pelle rappresenta il primo elemento che, fisicamente, ci fa percepire molte delle sensazioni che proviamo Correndo. Quasi una “messaggera” dello stato degli elementi naturali nei quali ci immergiamo. La pelle è quella che, con i capelli (quando ci sono..) si prende tutta l’acqua delle Corse fatte sotto il diluvio e non c’è copricapo che tenga dopo qualche ora. Così come è sempre lei la prima a prendersi il dolore dello sfregamento contro un cespuglio mentre siamo in un trail, per non parlare di cosa le accade (e non solo a lei) quando cadiamo sull’asfalto dopo 10 metri dalla partenza di una gara che ne durerà altri 42.185, per colpa di un pirla che ci sorpassa perché lui vuole arrivare 987esimo. Di lei ci prendiamo cura coprendola, nei punti in cui è più delicata, con la vaselina o i cerotti (quelli fatti apposta per i capezzoli a me inquietano per forma e consistenza). Ma poi è anche lei che si gode la doccia calda o fredda, a seconda dei gusti, o magari il bagno bollente e il massaggio post Corsa. La pelle è anche quella di chi ha condiviso con noi l’esperienza di una Corsa, gara o allenamento che sia, e che entra in contatto con la nostra durante una stretta di mano, una pacca sulla spalla o un abbraccio alla fine del percorso, noncurante del sudore che ci copre. In fondo la pelle è una sorta di foglio su cui s’imprimono le prime, immediate e per questo più autentiche sensazioni fisiche della Corsa. Poi quelle stesse sensazioni, trasmesse attraverso i muscoli e le ossa si riverberano sul cervello, che intanto elabora i pensieri che quel movimento fa nascere. E tutto si mischia, divenendo parte di quel cocktail dal sapore unico che la Corsa regala.

MAURO CREATINI Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli regala.


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Instamatic

La rupe del gallo Questa volta l’ispirazione l’ha data una corsa solitaria, quando ormai sembrava impossibile allenarsi. Era quasi esaurita la voglia di correre, eppure per abitudine si uscì a sfidare un acquazzone che si approssimava dal mare verso la terra. sui petali sulle rocce arriva una parete liquida infranta, sprigiona odori di pollini fecondi di terra arida di decomposti esseri 95

grosse gocce colme di sabbie sahariane rimbalzano dividendosi disarticolati blocchi ruvidi e scabri scrutano il mare ora come un tempo ma non più grigie sagome belliche ali spiegate sono nuvola su resti di pescato rientrando in porto schizzi di gomme da rivoli e pozze il ringhio inatteso di un randagio troppo mogio Le rupi del Gallo? silenziose di brusii? di canti e fruscii

In Giappone esiste una forma di letteratura chiamata haiku, i componimenti poetici costituiti da tre strofe di cinque, sette e cinque sillabe. La lingua italiana meno si presta a tale sintesi estrema ed alla rigida regola, anche se illustrissimi esempi potrebbero essere facilmente citati, ma tale tipo di componimento sembra ideale per le esigenze del blog (lettura immediata, accompagnata da un’immagine). Noi ci proviamo...


Recensione

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IL FILOSOFO CHE CORREVA COL LUPO

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In questo numero recensiamo l’au- filosofia che racconta della sua tore più che il singolo libro, quindi vita e delle cose che fa, filtrandole attraverso gli occhiali del filosofo due testi al prezzo di uno... - un po’ faticoso per il mio inglese L’ho incontrato per caso, anzi - correre è un’attività che ha meglio, mi è stato suggerito da un iniziato più di dieci anni orsono conoscente che leggendo il Sole quando ha acquistato un cucciolo 24 Ore si era imbattuto nella di lupo e, per tenere sotto conrecensione di questo Running trollo la distruttiva energia del with the pack, che letteralmente giovane animale, ha iniziato a significa “Corri con il branco”. È portarlo fuori per delle lunghe una sensazione che conosco be- passeggiate in natura (trasforne e, di puro istinto sono andato matesi poi in corse sui monti). a cercarlo su Amazon e l’ho Partendo dall’inizio comperato. Qualche giorno dopo, quando è Quindi la prima cosa da fare è arrivato, ho dovuto lasciarlo stare stata un passo indietro e riperché ero impegnato con altre chiedere in biblioteca Il lupo e il letture. Una sera l’ho preso in filosofo (edizioni Feltrinelli, 16 mano e, nonostante di solito euro e 50). Un libro che si legge l’inglese non sia un problema, ho tutto d’un fiato. La storia vera di fatto fatica ad entrare nel libro... questo giovane gallese trasfeallora ho provato a cercare su ritosi negli States per insegnare Google Mark Rowlands e ho ed allargare i suoi orizzonti, e trovatosi suo malgrado invischiascoperto l’arcano. Rowlands è un insegnante di to in una storia d’amore con

Brenin (il nome significa “re” in gallese) prima e con un paio di altri cani subito dopo. Una storia che lo ha portato a viaggiare, a correre, a confrontarsi con le esigenze degli animali ed i loro diritti (lo stesso Rowlands ha scritto un interessante saggio sulla base filosofica per cui anche gli animali hanno dei diritti). Leggete Il lupo ed il filosofo prima di affrontare Running with the pack, vi aiuterà a capire meglio la scrittura di Rowlands e ad inquadrare i personaggi del saggio. Se poi amate i cani, questa lettura vi farà rivivere dei momenti indimenticabili. Giornate di grande allegria e giornate difficili come sicuramente anche voi avete affronatato con i vostri compagni. Brenin e Mark formano un’incredibile coppia che presto diventa celebre all’università dove


Il lupo ed il Filosofo, Mark Rowlands, Feltrinelli Running with the pack, Mark Rowlands, Granta Editore (disponibile su Amazon.com)

speravo e cercavo qualcosa di legato alle sensazioni primordiali che correre in un gruppo offre. Invece il titolo è molto evocativo ed efficace, ma il tema non è trattato. Rowlands non parla della corsa (in senso stretto) e non parla del branco. Ma cerca di andare a fondo su uno dei temi classici: perché corriamo? Parte citando l’austriaco Wittgenstein, un filosofo della fine dello scorso secolo, che cerca di definire il gioco. E da lì si muove per analizzare la corsa, che definisce come un atto inutile e proprio per questo fondamentale. Non dovremmo correre per dimagrire, per mantenerci in forma, o per battere un record o un amico, dovremmo correre per il semplice piacere di farlo. E veniamo al secondo libro Le mie aspettative personali mi Questa è la vera essenza del hanno un po’ tratto in inganno, gioco, e questa dovrebbe essere Rowlands insegnava (portava il lupo anche a lezione e nelle trasferte della squadra di football). Grazie a Brenin, Mark fa colpo sulle ragazze, e a causa di Brenin spesso deve metter mano al portafogli per ripagare i danni dell’irruente animale. Ma il filosofo osserva ed analizza ogni comportamento proprio ed altrui, offrendoci oltre alla cronaca una disamina dell’animo umano. Presto a Brenin si aggiungono altri due esemplari (la figlia dello stesso lupo ed un’altra femmina che Rowlands acquista) così a correre nei boschi sono un gruppo di quattro esemplari (tre quadrupedi ed un bipede) quello che potremmo decisamente definire un piccolo branco.

anche quella della corsa. Se lo facciamo per dei benefici, dei vantaggi accessori (la salute, il risultato, la socializzazione) allora stiamo inseguendo quegli scopi e non la felicità di per se stessa. Un concetto facile da capire e difficile da attuare. In fondo noi occidentali poniamo nell’utilitarismo la ricerca del valore intrinseco delle cose (la corsa è buona perché abbatte il rischio cardiovascolare), invece Rowlands ci sfida a cercare la felicità nell’azione della corsa. Lui dice di aver compreso che, per lui, la corsa è felicità nel momento in cui ha realizzato che non avrebbe mai smesso. Per nessuna ragione. E noi a che punto siamo nella nostra ricerca?

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“ LA PERSEVERANZA È IL DURO LAVORO CHE FAI DOPO CHE TI SEI STANCATO DEL DURO LAVORO CHE HAI FATTO Newt Gingrich

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Gli autori

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X.RUN luglio / agosto 2013 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu


DANIELA BANFI IMPIEGATA

FILIPPO CASTIGLIA BLOGGER DEL TRAIL

MAURO CREATINI DIRIGENTE 43 ANNI

È nata in provincia di Milano e continua a vivere nello stesso paese, è mamma di due ragazzi. Ha iniziato a correre intorno ai 28 anni per “fare il fiato” per un altro sport che l’appassionava moltissimo: la “Kickboxing”. Ha ripreso a correre dopo due anni dalla nascita del secondo figlio, nel 2001, all’inizio, per gioco poi un giorno vedendo le immagini della maratona di Venezia ha detto al marito: “un giorno correrò anche io una maratona” e così nel 2003 ha esordito proprio a Venezia, e da allora non si è più fermata. A Daniela piace mettersi alla prova e cambiare. Dotata di un animo inquieto ed avventuriero, ha provato sia gare in pista, che corse in montagna. La prima volta in assoluto in montagna fu alla Biella Monte Camino, poi via, via altre, in Svizzera, nel Biellese, in Valdaosta e in Veneto. Ama questo ambiente, il clima che si respira, il contatto con la natura, le asperità del terreno, le nuvole che a volte appaiono a portata di mano: per quanto dure siano le gare la rimettono in pace con il mondo. Ha smesso di allenarsi seguendo le tabelle, ma ha trovato una nuova dimensione in cui corsa e scrittura si inseguono.

Aggiorna quando può un blog dove senza paura e senza vergogna racconta della corsa e del tango, due passioni che si praticano preferibilmente con scarpe diverse. Il raccontare degli effetti delle scarpe sopradette attraverso il blog (felipelcid.splinder.com), lo iniziò così per fissare un po’ le sensazioni proprio in occasione delle prime corse di lunga lena. Su invito di un amico che voleva compagnia per il suo terza Passatore, nel giro di 5 mesi, da arbitro di calcio e ottocentista a tempo perso si cimentò in una progressione travolgente: prima mezza la Roma Ostia, la maratona di Roma, la 50 di Romagna, la 100 del Passatore e già che c’era la Monza Resegone. Con quella rincorsa, continua a correre su ogni superficie possibile. Tornato in Sicilia i boschi che gli danno lavoro, diventano luogo di allenamento e lui li ripaga grazie all’impegno di alcuni appassionati contribuendo trasformarli in teatro del circuito del trail siciliano generoso di ambienti estremi ed affascinanti. Dalla pista alla pietre aguzze di un sentiero di montagna è convinto che la corsa sia un mezzo e non un fine, ma meglio non averlo troppo vicino l’ultimo 400 prima dell’arrivo è spesso un pessimo cliente per via della tendenza a ricordare il finale dell’ottocentista…

Sposato con due figli. Durante la settimana le uscite di allenamento sono all’alba, nei parchi della Brianza (dove vive) e nei week end sulle strade della Liguria o della Valtellina. Corre con la gloriosa maglia del Road Runners Club di Milano. Sino a pochi anni fa era solo un runner della domenica, che correva per non ingrassare. Dal 2005, grazie all’inseparabile “socio” Pietro, ha cominciato con la mezza, poi la con la maratona e con tutto il resto. Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, che il suo lavoro gli nega, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli ha regalato.

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ABBONATI o RINNOVA SOSTIENI EMERGENCY Continua anche per il 2012 l’impegno di X.RUN per sostenere la Clinica Pediatrica di Bangui fondata da Emergency nella Republica Centroafricana.. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Il costo annuale dell’abbonamento a X.RUN è di soli 50 euro, riceverete 6 numeri dell’unica rivista di storie di corsa comodamente a casa vostra.


CATHERINE DESMURS TRADUTTRICE ED ILLUSTRATRICE

FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA

G.RUNNER PAROLAIO PIÙ ANTE CHE ENTA

Kate per gli amici, Fréd la chiama “Forrest” (come nel film Forrest Gump), o mémé [nonna NdR] se va piano. Ha iniziato a 6 anni con il nuoto, ma la lista degli sport in cui ha gareggiato comprende squash, badminton, tennis, triathlon, canottaggio in mare, mountain biking, e adesso in Francia lo sci (discesa e fondo) e il trail running. È nata a Kenilworth una cittadina storica nel bel mezzo dell’Inghilterra ed è cresciuta a Liverpool. La cacciatrice d’avventure: nel 95, avendo finito di rinnovare una casa rispose ad un annuncio su un giornale che cercava un equipaggio per una piccola imbarcazione a Panama, così viaggiò per un anno e mezzo toccando le isole Galapagos, l’Ecuador, Panama ed infine la Florida. Ha preso un diploma in fotogiornalismo e ha incontrato il padre francese dei suoi due figli. Quindi si è trasferita in Francia nel 98 dove, circa 4 anni fa, iniziò a praticare il trail running per poter continuare a chiacchierare con una sua amica, fino a quando questo sport non è diventato una vera e propria passione praticandola sulle Alpi francesi. A quel punto aveva bisogno di una nuova sfida in questo sport... le ultra! Oggi vive a Annecy, in attesa dell’inizio della stagione sciistica per provare la nuova passione: lo sci alpinismo.

Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. Autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo, ha appena mandato in stampa la seconda edizione integrata con le ultime notizie.

Senza nome, né qualità. In famiglia è amatissimo: cinico, egoista, insensibile sono i lusinghieri giudizi dei suoi fratelli. Per sua madre è un figlio perso, per suo padre un perdigiorno in mutande da corsa, per lo zio Bibo (ultimo comunista vivente, miliardario), un eroe gramsciano. Morto di matrimonio fulminante, subalterno ai figli, ha sempre ragione ma nessuno gliela dà. Vagamente sociopatico, regola i suoi rapporti con cortese maleducazione, dispensando impunemente leggiadre villanie: “non ti ho chiesto come stai, perché me lo dici?” o “ti vedo tanto invecchiata” o “è un po' che non ci vediamo, per la gioia di entrambi” sono gli usuali convenevoli. Sul lavoro è rispettato per i difetti che ostenta, stimato per il disprezzo che suscita, temuto per la trasparenza del suo pensiero. Vivendo di delinquenza, è leale quanto solo i banditi sanno esserlo. Rovinato podisticamente dalla scuola di Pol, è segretario di un team presieduto da un cane. È fuor di dubbio il peggiore allievo di Chiara tra i pistardi del martedì. Sopraffatto dalla corsa, frequenta il suo lato oscuro e ne divulga lo spietato dominio, cercando nuovi disertori pronti alla guerra di liberazione. Senza alcuna speranza di vincerla.

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STEFANO MEDICI RAGIONIERE

PAOLA PIN IMPIEGATA

FRANZ ROSSI MANAGER 49 ANNI

Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto un libro, “Di corsa attorno al mondo”, flash-back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai… spaghetti alla… bolognese.

Nata a Conegliano (TV), sportiva e iperattiva fin da piccola, ha giocato a pallavolo, praticato alpinismo e arrampicata fino ai 30 anni. Innamorata da sempre delle montagne non poté che abbracciare con gioia il trail-running. Nel 2009 la prima eco maratona poi si è avvicinata alle lunghe distanze e nel 2012 la prima cento miglia. Ha sempre odiato tabelle, programmi di allenamento ed il cronometro, corre a sensazioni, senza orologio. Le piace partire, andare avanti senza pensare all’arrivo, fermarsi lungo i sentieri, osservare l’orizzonte e ciò che la circonda, sognare e sentirsi leggera. Adora la semplicità ed i piccoli gesti, ama le salite, guardare verso l’alto e gli sport di resistenza come pure sci skating e mountain bike, odia velocità e discese. La natura l’ha dotata di un carattere estroverso, ama socializzare così corre in compagnia per parlare, ascoltare e condividere ciò che vive e prova. Per Paola la corsa è passione positiva, la fatica piacere di sentirsi vivi. Paradossalmente ciò che la stanca di più è il riposare. Appassionata di viaggi, usi, costumi e tradizioni altrui, della buona tavola e tanto innamorata del ballo. Ama conoscere sempre nuove persone, ascoltare coloro che parlano con entusiasmo di ciò che fanno.

Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Essendosi convinto di voler correre una maratona prima del 40esimo anno di età debuttava a Milano. Il virus della maratona non l’abbandonava ed andava a testarsi nelle principali maratone italiane e straniere. Adesso punta alle 30 maratone prima dei 50. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, e oggi la corsa in natura occupa la maggior parte dei suoi weekend. Tra le gare fatte alcune edizioni della Monza Resegone, della Biella Monte Camino, la Dolomites SkyRace, le Porte di Pietra, la Valdigne, la CCC, il ToubkalTrail, la 100km di Seregno. E la preferita, l’ArrancaBirra... Con il peggiorare delle prestazioni ha cercato di allungare le distanze, cercando la scusa che «non sono io che sono più lento, è che c’è più strada da fare». Avendo coniugato la passione per la corsa con quella per la parola scritta, ha fondato X.RUN e ne è rimasto invischiato. E dal giornale è nata anche la costola degli X.RUNNERs i corridori per EMERGENCY di cui si onora di far parte.


STEFANIA VISENTINI CASALINGA

Varesotta con origini friulane si divide tra i tre figli e le sue passioni. Con il marito Enea, vero runner della coppia, ha appena dato vita ad una nuova società sportiva amatoriale dove convogliano il loro tempo e il loro impegno. Podista per caso, non ha velleità di vittoria ma allacciarsi gli scarpini le stimola il sorriso. Non ama i pettorali se non quelli delle mezze maratone, che è la distanza che considera ideale per la sua testa e i suoi pensieri, mentre i chilometri scorrono costruisce trame e racconta storie. Infatti, l’altra sua grande passione è la scrittura: dice sempre che «se podista lo son per caso, sono assolutamente blogger per vocazione» nella speranza di diventare qualcosa di più.

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