X.RUN Settembre Ottobre 2013

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Settembre Ottobre 2013 v. 5 # 5

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Speciali Gare

Riflessioni Tor des Géants Ronda dels Cims Trans d’Havet

L’alba del trail 30/09/2013 09.40.50



X.RUN

Storie di corsa

2013 settembre / ottobre [v. 05 # 05] volume 5, numero 5


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Quale futuro per il mondo del trail

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« COSA RIMANE DELLO SPIRITO TRAIL ORIGINALE AL DI LÀ DELLE MODE DEL MOMENTO? »

ome alla fine di ogni estate, dedichiamo il numero di Settembre/Ottobre di X.RUN al mondo del trail che in queste settimane ha festeggiato due delle sue gare simbolo: l’UltraTrail du Mont Blanc e il Tor des Geants. La prima è stata un successo annunciato. Meteo perfetto (a differenza che negli ultimi anni) e sentieri intorno al re delle Alpi piene di trailer (tra concorrenti e simpatizzanti si registrano quasi diecimila presenze). Il secondo, invece, è stato funestato da un grave incidente: la morte di Yuan Yang, un atleta cinese, scivolato nella discesa dopo il Col de la Crosatie e caduto battendo la testa su una pietra. Immediati i soccorsi, ma infausto l’epilogo. Contemporaneamente ci sono verificati altri incidenti minori, una persona è caduta fratturandosi una gamba e una decina di persone si sono trovate in stato di ipotermia e sono state evacuate. Gli Organizzatori del Tor escono a testa alta da questa sfortunata edizione. Alcune polemiche sull’opportunità o meno di continuare la gara hanno trovato risposta in una lettera inviata da Yuan Yang prima della gara. Lettera che sembra tracciare il suo testamento spirituale e che trasmette un messaggio di passione e speranza. Ma una riflessione si impone su tutto il movimento. Negli ultimi cinque anni il mondo del trail si è modificato radicalmente, allargandosi ad un pubblico molto più vasto e vedendo l’ingresso di brand altisonanti. Cosa è rimasto dello spirito trail che animava i primi pionieri di questo sport? E, cosa ancora più importante, che futuro possiamo sperare per un movimento che sembra aver calamitato l’attenzione dei media? Nei giorni del Tor, Orlando Pizzolato (uno dei miti assoluti della corsa) ha commentato l’evento in un modo che non lascia dubbi sulla sua scarsa conoscenza di un movimento che pure sta riempiendo le pagine della rivista da lui diretta, e confermando la distanza tra il mondo della corsa (e la FIDAL stessa) e il trail. È giunto il momento di dare voce nuova alla corsa in natura, riaffermandone FRANZ ROSSI editore X.RUN i valori fondanti e prendendo le distanze da mode del momento.

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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani

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4 La testata è stata registrata presso il Tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008

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Stampa: INTIGRAF Senna Comasco (CO)


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INDICE

L’Editoriale COVER 8 Cos’è rimasto dello Spirito Trail di Franz Rossi Quale futuro per le corse in natura dopo la rapida evoluzione degli ultimi anni?

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MITO Tor des Géants dedichiamo una serie di articoli alla celebre gara valdostana Il viaggio di Stefania Visentini Zampini Una rinuncia amara di Franco Faggiani Un punto di vista esterno di Volontario Anonimo E dopo, cosa eguaglierà il Tor? di Franz Rossi

RUNNING 58 Avventura sui Pirenei di Roberto Beretta Il primo degli italiani in gara ci racconta com’è la celebre Rond dels Cims.

66 Un clandestino ai campionati

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di Gianfranco Maranzan Alla Trans d’Havet, nel gruppo di chi seguiva i grandi atleti in lizza per il titolo.

76 Fuori dall’Uscio / Verona: Sulle tracce di Giulietta e Romeo di Stefano Medici Quando la poesia e l’infortunio corrono mano nella mano.


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LOGOS 86 Correndo per il mondo di Andrea Busato Intervista a Roberto Giordano, conduttore della celebre trasmissione televisiva ed ora autore di un libro

90 Il lessico del podista di Mauro Creatini Continua il nostro personale dizionario di termini “normali� imprestati al podismo e liberamente reinterpretati per noi da Mauro Creatini.

92 Con gli occhi delle donne: Donne di Sport di Stefania Visentini Zampini Anche nell’essere spettatori di eventi sportivi, uomini e donne sono molto diversi...

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V Indice

98 Instamatic Montenero Rollercaster di Filippo Castiglia Di nuovo la poesia, di nuovo la natura, ma questa volta in trasferta in terra toscana.

100 Il lato oscuro della corsa

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di G.RUNNER Ennesima riflessione tratta dal Diario di un dissidente. Una mente arguta che ci fa da specchio e che ci permette di confrontarci con le nostre manie da corridori.

104 Recensioni 114 Autori 118 Credits

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Cosa è rimasto dello SPIRITO TRAIL

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Negli ultimi anni, e sempre più velocemente, abbiamo assistito ad un’evoluzione del mondo che ruota intorno alle corse in natura. C’è chi grida contro gli incoscienti che gareggiano sulle cime e chi invece vorrebbe un ritorno al passato. Proviamo a riflettere e a far chiarezza sul futuro del trail in Italia. 11

In principio c’era la montagna e un modo classico di avvicinarsi ad essa. Quelli di pianura indossavano gli scarponcini, i pantaloni alla zuava e le camice di flanella. Si andava in gita da giugno a settembre, mentre nei mesi invernali si usavano gli sci e (in casi rari) le ciaspe o ciaspole per percorrere gli stessi sentieri che si battevano d’estate. Le gite avevano come meta qualche rifugio, oppure un colle o una vetta. Quelli di montagna, invece, erano un club esclusivo. Portavano con loro corde e ramponi e si avventuravano per linee verticali. D’inverno praticavano lo sci alpinismo e rifuggivano gli impianti. Poi le cose sono lentamente cambiate. In meglio. Noi di pianura abbiamo iniziato ad andar per monti in modo più leggero, meno carichi, meno vestiti, più veloci. Con l’allenamento i sentieri sono sembrati

meno ripidi e, soprattutto, meno lunghi. I posti che raggiungevamo in un giorno sono diventati mete per escursioni da mezza giornata. Alcune delle vette che c’erano precluse sono diventate raggiungibili grazie ad una maggior preparazione e ad una miglior attrezzatura (correre con gli scarponi è assolutamente sconsigliato, eppure l’abbiamo fatto tutti). Insomma, tra gli appassionati di montagna si è andato creando un movimento nuovo, quello dei trailer, che aveva le sue avanguardie negli skyracer, ma che contava un buon numero di “camminatori veloci” oltre che di “corsari del cielo”. Una filosofia di vita La cosa importante era che, dietro al movimento sportivo, esisteva una chiara scuola di pensiero. I

C Cosa è rimasto dello Spirito Trail

testo di Franz Rossi foto di Manuela Restagno


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La sezione Mito si confonde con la sezione Running in questo numero dedicato al mondo del trail. Parliamo del Tor des Geants, 330km e 24mila metri di dislivello positivo. Un viaggio, un’esperienza che inizia molti mesi prima della partenza. Abbiamo selezionato alcuni testi che vorrebbero dare uno spaccato della gara...


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Tra Mito e Running

TdG: Il viaggio

testo di Stefania Visentini Zampini foto di Manuela Restagno

È facile scambiare per pazzia ciò che non si comprende e per comprendere bisogna conoscere

M Il viaggio

Questa storia la volevo raccontare diversamente. Poi son cambiati i presupposti, il destino e la testardaggine ci hanno messo lo zampino ed è diventata una storia diversa. Una storia ancora più bella. Volevo raccontarvi di una donna. Una donna speciale, una donna come ce ne sono tante, le donne speciali non sono una merce rara sono solo un prodotto, a volte, sottovalutato. E spesso per descrivere una di loro ci vuole un’altra donna. Tra di noi ci capiamo non meglio, ma in maniera diversa, partiamo con il vantaggio, abbiamo la stessa miscela cromosomica, ci muovono medesime dinamiche e istinti, veniamo tutte dallo stesso pianeta. Lei è granitica, una macchina da guerra, come la chiama sua sorella, specialista in imprese al limite, non solo delle capacità ma dell’umana comprensione. Ammettiamolo, per chi il nostro mondo lo sfiora soltanto le ultra maratone in semi-autonomia nel deserto e trail oltre i duecento chilometri sono follia pura. E io in qualche modo li capisco, è facile scambiare per pazzia ciò che non si comprendere, e per comprendere bisogna conoscere. In fondo dobbiamo scegliere, essere curiosi non basta, ci vorrebbe il tempo per appassionarsi a tutto quello che ci gira intorno e allora si seguono le nostre

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“ TRANQUILLI, SENZA IL RUMORE DI AUTO E TRENI, CORRIAMO LONTANO VERSO IL CIELO. INSEGUIAMO IL SOLE, E ACCOMPAGNANDO LA LUNA ATTRAVERSIAMO IL VENTO E LA PIOGGIA, GUARDIAMO IL LUCCICHIO DELLE MIGLIAIA DI CASE A VALLE. CORRIAMO LONTANO, CANTIAMO LUNGO TUTTO IL CAMMINO. PIÙ FORTI NEL CORPO E PIÙ PURIFICATI NELLO SPIRITO Yang Yuan


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Tra Mito e Running

TdG: Una rinuncia amara

testo di Franco Faggiani foto di Manuela Restagno

Manco in Nuova Guinea, dove larve e scimmie da mettere sul fuoco non è che fossero certificate Asl

R Una rinuncia amara

In gioventù ho vissuto per un paio di mesi con una tribù di indigeni della Nuova Guinea che mai aveva visto “estranei” prima del sottoscritto, mi sono mescolato – da reporter – con i guerriglieri somali nella guerra dell’Ogaden, ho fatto guardie lungo i confini di nord-est quando ancora c’erano gli attentati in Alto Adige. Mi sono anche paracadutato un bel po’ di volte, ho arrampicato, sciato, fatto lunghi viaggi a cavallo in posti selvaggi, impegnative traversate a piedi, maratone con gli sci da fondo, ho guidato per miliardi di chilometri in un sacco di posti anche difficili… beh, mai un graffio, nemmeno un mal di testa e neppure un piccolo problema digestivo. Manco in Nuova Guinea, dove larve e scimmie da mettere sul fuoco non è che fossero certificate dalla Asl locale. Che c’entrava dunque, adesso, la “fascite al retinacolo degli estensori del piede destro” solo per aver fatto una camminata di 54 km? A questo pensavo mentre portavo a termine, l’ultimo fine settimana di agosto, i due riti classici che, nella nostra casa di montagna, decretano ufficialmente la fine delle vacanze e anche dell’anno: distribuire la vernicetta impregnante sulle due pavimentazioni di legno esterne e un mucchio di tocchi di pane raffermo sotto gli abeti davanti al prato. Il primo è utile a proteggere un po’ le assi di larice dalle piogge autunnali e soprattutto dall’accumulo della neve, che abitualmente sta lì sopra fino a fine marzo.

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Tra Mito e Running

TdG: Un punto di vista esterno

testo di Volontario Anonimo foto di Manuela Restagno

Il motivo per cui ho deciso di offrirmi come volontario è, in realtà, piuttosto vario. Un po’ perché mi piace stare con la gente, e al mio villaggio c’erano alcuni amici che avevano partecipato lo scorso anno e sarebbero tornati tutti insieme. Poi conoscevo alcuni concorrenti (adesso ne conosco la maggior parte) e mi piaceva l’idea di vederli passare stravolti verso l’arrivo. E poi amo la montagna e mi piace camminare. Il Tor non è una gara di corsa, è una specie di sfida per montanari. Alcuni, anche famosi come Gigi Riz, non

Ho scelto di restare anonimo perché vorrei parlare a nome di tutti i volontari

R Un punto di vista esterno

Secondo me, che di corsa ne capisco davvero poco, dovrebbero rendere obbligatoria una partecipazione come volontario al Tor per tutti quelli che vogliono iscriversi alla gara. E non perché sia giusto dare prima di ricevere, ma proprio perché credo che sia estremamente educativo vedere la gara dal nostro punto di vista. Non so più quanti fossimo all’edizione 2013, si è parlato di 1600 persone, personalmente sono stato in ballo un paio di giorni ad un ristoro e poi sono andato a Courmayuer per mettermi a disposizione e ho fatto un po’ di tutto, dalla navetta con le borse all’allestimento della sala per la festa finale. Ma ho scelto di restare anonimo perché mi piacerebbe leggeste queste poche righe come se fosse la testimonianza di uno qualsiasi delle tantissime persone che hanno vissuto il Tor dall’altra parte della barricata.

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“ FAREMO UN VIAGGIO FANTASTICO SUDANDO E PERSEVERANDO CON TUTTI I NOSTRI AMICI. LA FELICITÀ E LA LIBERTÀ VIVRANNO SEMPRE NEI NOSTRI CUORI Yang Yuan

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R Un punto di vista esterno


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Tra Mito e Running

E dopo, cosa eguaglierà il Tor?

testo di Franz Rossi foto di Ruggiero Isernia

Ho trovato una frase (o forse lei ha trovato me) in internet. Non sono riuscito a capire chi sia l’autore (si chiama Hari Menon. Un programmatore? Un fotografo?) e la cito come l’ho trovata, in inglese. «Running is not about conquering something/pushing hard etc. It is all about the flow» Non riesco a tradurre in italiano il termine “flow”. Letteralmente è flusso, quindi probabilmente una versione abbastanza vicina sarebbe: «Correre non è una questione di conquistare qualcosa/spingere più forte ecc. Correre è tutta una questione di flusso» Il concetto di flusso, di fluire, è molto caro al pensiero orientale (credo che Hari sia un indiano). In Occidente lo usiamo in questa accezione quando pensiamo alle attività creative (ad esempio, la scrittura creativa usa la tecnica del flusso di coscienza). La corsa è flusso. È movimento. È vita che scorre. E questo l’ho imparato al Tor...

«Running is not about conquering something or pushing hard etc. It is all about the flow»

R E dopo, cosa eguaglierà il Tor?

Forse qualcuno si aspetta una cronaca della mia gara. Ma non la farò. Telefonatemi oppure venite ad una delle serate in cui si parlerà di Tor e ve la racconterò in diretta. Qui su X.RUN devo provare a far uscire le cose che ho dentro .

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La sezione Running ci porta prima ad Andorra che circumnavighiamo tutta grazie al racconto di Roberto Beretta primo italiano alla Ronda dels Cims. Poi ai Campionati Europei di sky running della Trans d’Havet ed infine a Verona, sulle tracce di Giulietta e Romeo grazie al racconto di Stefano Medici nella rubrica Fuori dall’Uscio.


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collina e o g a l a r f o n a rte di mil o p e l l a , il a r t n due gare, u

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Fuori dall’Uscio Verona

Sulle tracce di Giulietta e Romeo

testo di Stefano Medici foto di Autori Vari

Mi sento come un gladiatore pronto ad esntrare nell’arena, il traguardo che voglio tagliare

R Suelle tracce di Giulietta e Romeo

Ad una settimana dalla Giulietta e Romeo half marathon, un fastidioso dolore sulla parte esterna del ginocchio mina le mie convinzioni di partecipazione alla gara. Quella che fino ad un mese fa si presentava come un’occasione unica di vedere Verona dall’occhio del corridore, dopo l’ultima uscita era ormai una vera e propria utopia. Il dolore all’articolazione non completamente assorbito, sommato ad un devastante raffreddore con qualche linea di febbre, riassumono lo stato fisico alla vigilia. Ma la speranza è l’ultima a morire. Buonanotte! Domattina scioglierò le riserve. Mi sveglio determinato, lo stato influenzale sembra attenuato, sono carico, mi sento come un gladiatore pronto ad entrare nell’arena, il traguardo che voglio tagliare. Va bene, ci voglio provare: Verona sto arrivando! Salgo in auto e parto tra dubbi e incertezze. L’organizzazione è veramente eccezionale: zona accoglienza, ritiro pettorali, parcheggi, si trova tutto presso il palasport, estremamente comodo e funzionale. Raggiungo le griglie di partenza con estrema calma e attendo lo sparo del via guardando l’allegro folclore che mi circonda. Al mio fianco i pacer risaltano con parrucconi colorati e palloncini con il tempo del passo, leggo 1.05.00… no!... forse ho letto male: 1.55.00, molto meglio. Bang! La corsa ha inizio, cerco di frenare l’entusiasmo stimolato dall’ambiente, per sollecitare il meno possibile la bandelletta ileo tibiale responsabile dei miei

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“ COLUI CHE CREDE IN SE STESSO VIVE COI PIEDI FORTEMENTE POGGIATI SULLE NUVOLE. Ennio Flaiano

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Il nostro Andrea Busato incontra ed intervista per noi Roberto Giordano, conduttore televisivo e fresco autore di Correndo per il mondo. Libri in primo piano con quattro recensioni e, tra le rubriche, Con gli occhi delle Donne di Stefania Visentini Zampini e la pungente satira di G.RUNNER e del suo Lato oscuro della corsa.


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Intervista a Roberto Giordano

Correndo per il mondo

testo di Andrea Busato foto di Autori Vari

Roberto, a chi ancora non sapesse nulla di te, puoi presentarti in breve? Il bimbo, l’adolescente, il ragazzo, l’adulto. Credo di incarnare tutte queste persone e tutte insieme! No, fermi psicologi! Lasciatemi andare! E non è nemmeno un gioco a indovinelli... In realtà credo che ciascuno di noi sia la

Roberto Giordano è riuscito in un’impresa che molti gli invidiano: trasformare la passione in professione

L Intervista a Roberto Giordano

In tutti i campi della vita, diciamo la verità, avendo una passione nutriamo grande invidia e ammirazione per chi di quella passione è riuscito a fare un lavoro. Chi non ha invidiato Syusy Blady e Patrizio Roversi per aver saputo fare dell’andare in vacanza un mestiere? Così tanti di noi, sfogliando le proposte delle più diverse gare per runner in giro per il mondo, si saranno detti spesso quanto sarebbe bello potersi prendere un periodo della propria vita per cimentarsi nelle più attraenti di quelle proposte. Ma c’è chi ha avuto il merito e la capacità di andare un passo oltre il desiderio e l’immaginazione. È l’attore e autore genovese Roberto Giordano, ideatore e protagonista di Correndo per il mondo, format televisivo di Rete4 di cui molti avranno visto almeno qualche puntata (e si può sempre rimediare su Youtube). Ora l’esperienza di quei viaggi in cui Roberto ci ha raccontato televisivamente la sua partecipazione a tante gare in giro per il mondo è diventata anche un libro, “Correndo per il mondo – Storie, aneddoti e consigli di corsa”, edito da Kowalski.

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Il lessico del podista

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ARTE, s. femm. 1 Attività dell’uomo basata sul possesso di una tecnica, su un sapere acquisito sia teoricamente che attraverso l'esperienza. 2 Produzione di opere adeguate ai canoni estetici del bello. 3 Attitudine mimica e interpretativa. 4 estens. Abilità nel compiere una data azione. 5 Dal Medioevo fino alla Rivoluzione francese, corporazione di artigiani, mercanti, professionisti

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L Il lessico del podista

“Amo l’atletica perché è poesia. Se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta”. Lessi con emozione queste parole di Eugenio Montale pochi giorni dopo aver corso la mia prima maratona. Un poeta, premio Nobel, che sognava di essere un maratoneta, Corsa e Poesia: fantastico. Credo che ogni sport sia arte quando i gesti e la tecnica sono utilizzati con armonia e leggerezza: vidi sciare Stenmark e mi parve un ballerino classico, vidi giocare a tennis John McEnroe e la sua voleé bassa di rovescio aveva la leggerezza delle ali della Nike (nomen omen) di Samotracia; la forza intelligente della schiena dell’All Black Ritchie McCaw durante le mischie mi ricorda quella del Pensatore di Rodin. La corsa ha però un aspetto particolare: la (apparente) semplicità del gesto tecnico. In questo senso, cogliere la purezza, la linearità e la forza del messaggio che trasmette è più “facile” che in altri sport. Fernando Alonso dipinge traiettorie con la sua Ferrari, ma non è così immediato coglierle rispetto a Usain Bolt che fa un tratteggio dritto e immediato sui 100 mt. Capito cosa intendo? Scott Jurek che chiude la Western States correndo l’ultimo miglio di 100 lo leggo con la facilità con cui leggo Monet rispetto alla difficoltà con cui associo la strambata di una barca di Coppa America a una pennellata cubista. Se arte è manifestazione del genio e della capacità dell’uomo di comunicare, di esprimere ciò che è, allora ogni runner è un po’ artista, perché quei passi, più o meno delicati, disegnati, suonati, scolpiti, recitati, sono il frutto della Passione e dell’Amore che vuole trovare un modo di esprimersi.

MAURO CREATINI Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli regala.


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Instagram

Montenero rollercaster di Filippo Castiglia la spiaggia alle spalle diradarsi di case infittirsi di alberi ripidi incrementi di battiti e di pendenze intermittenze fartlek sguardo veloce a cogliere riferimenti fontane e toponimi stimolo inatteso del ciclista vittima di difetto di denti

Di nuovo sul mare dove occorre allungare sfruttando ignari podisti. indolenzimenti oscurati dalla prospettiva di un tuffo tirrenico refrigerio limpido di acque salate tra mattinieri frequentatori di scogli e flutti

strada avvolta da fronde di lecci ascende crudele il colmo lo stremo il blu intenso del mare punteggiato di isole discesa amica infida l’agognata fontana la meta tra le case fitte in picchiata le strade riconosciute i luoghi della fatica scorrono

In Giappone esiste una forma di letteratura chiamata haiku, i componimenti poetici costituiti da tre strofe di cinque, sette e cinque sillabe. La lingua italiana meno si presta a tale sintesi estrema ed alla rigida regola, anche se illustrissimi esempi potrebbero essere facilmente citati, ma tale tipo di componimento sembra ideale per le esigenze del blog (lettura immediata, accompagnata da un’immagine). Noi ci proviamo... barando un po’ sulla metrica.

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Recensione

IL SOGNO E L’AVVENTURA

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Tor che inizia, libro sul Tor che esce. Naturalmente riferito all’edizione precedente. Quasi una prassi, ormai. L’ultimo in ordine di tempo è stato scritto da Francesco Prossen, runner genovese di chiara fama (due Utmb e tre Tor, compresa l’edizione 2013, fin qui portati a termine sono solo un piccolo accenno del suo curriculum sportivo di successo). Il libro, 160 pagine, con le immagini di un altro noto corridore di montagna, Mirko Mottin, edito da eidonEdizioni di Genova, si intitola “La grande corsa – il sogno e l’avventura”. Si può acquistare anche on line.

Iniziamo dai difetti Prossen ha scritto senza dubbio un buon libro – ci ha messo impegno, capacità e passione che si evidenzia in pagina – che avrebbe potuto essere un eccellente libro. Sarebbe bastato un editing, ovvero un controllo testi, tanto per sintetizzare, un po’ più accurato. Verbi che vanno un po’ per fatti loro, piccoli refusi, frasi che fanno un po’ sorridere ma che tuttavia frenano la fluidità della lettura sulla materia che più interessa, il sogno e l’avventura, appunto. «Prendo i bastoncini in mano, saluto la macchina», oppure «ordino un buon caffè d’orzo in tazza grande» (e quanti cucchiaini di zucchero? verrebbe da chiedere), per esempio, bisognava avere il coraggio di sforbiciarli. Non me ne voglia Prossen per queste “critiche” amichevoli, possono magari essere utili per la


La grande corsa - il sogno e l’avventura, di Francesco Prossen, euro 14,00

prossima volta. Del resto la recensione è capitata a me, che per mestiere mi occupo anche di… editing e controllo testi (e nonostante questo, quando scrivo, di errori ne faccio parecchi). Detto questo, per coerenza e perché la recensione sia effettivamente vera e non si limiti alla solita lode sperticata e generalista, ho letto il libro (in formato pdf, prima ancora dunque che il testo andasse in stampa) con grande piacere e continuità, quasi tutto in una tirata. Un libro veloce, da leggere d’un fiato Perché i posti attraversati sono stati scritti con dettaglio e chiarezza (molti li conoscevo e li ho perfettamente “rivisti” nel corso della lettura), le emozioni personali ben trasmesse, i personaggi abilmente delineati. Un libro veloce, come l’andatura

dell’autore al Tor 2012 (quello che a me, passo passo, quanto avevo descrive), ma ricco di piccoli letto nel testo. affreschi, di incontri e sorprese. Perfettamente coincidente. Con citazioni proprie dell’autore che assolutamente condivido, come Il Tor «ricorda il misticismo dei viaggi medioevali» o anche «Non ci sono sfide, limiti da superare». Un’utilissima guida Il libro, per come è stato articolato – in capitoli che raccontano il viaggio da un posto-vita all’altro – ha anche una sua indiscutibile “utilità” pure per chi il Tor lo farà in futuro. Di ogni tappa sono stati chiaramente descritti l’itinerario, la difficoltà, i tratti spettacolari o critici. Oltre, naturalmente, alle mille emozioni. Quando a fine luglio sono andato a calpestare il tratto Courmayeur-La Thuile-Rifugio Deffeyes, ho ritrovato esattamente davanti

Per acquistare: La grande corsa - il sogno e l’avventura potete andare sul sito: www.lagrandecorsa.com

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Recensione

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DIARIO SCANZONATO DI UN TRAILER NAIF

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Un libro atipico, così come atipico è il suo autore e la sua personale storia sportiva. Dario Pedrotti è un orientista, e piuttosto bravo anche. Per lui, ingegnere e precisino, la corsa è strumentale rispetto allo scopo finale: raggiungere nel più breve tempo possibile il traguardo dopo aver trovato tutti i check point. Poi la vita ti riserva delle sorprese, e scopri che l’essere ingegnere ha i suoi pro e i suoi contro, così come scopri che la corsa, specie nelle belle montagne del trentino dove Pedrotti vive, riserva dei piaceri che vanno oltre alla gara. Il libro Il suo Diari di uno scairunner (Edizioni31, 12,00 euro) è un ottimo esempio di scrittura dissacratoria e un po’ naif. Totalmente in linea, quasi un ri-

tratto, con il suo autore. Il libro racconta del viaggio di Dario Pedrotti verso la Dolomites Sky Race, una gara che lui ritiene la cartina al tornasole del suo essere uno sky-runner o meglio, come precisa nell’introduzione, uno scairanner per meglio sottolineare la sua distanza con chi pratica seriamente questa disciplina. Chi è Dario Pedrotti L’autore è un atleta di sicuro valore (sempre per sua definizione «sono uno degli scarsi più forti, o uno dei forti più scarsi»), e si impegna con metodo e costanza nella preparazione della gara. Per farlo affronta delle gare sull’odiato asfalto (lui che ha fatto dell’ecosostenibilità e del consumo critico il centro della propria vita), affronta anche un’ultratrail (l’Ultrabericus di 65 km) ma soprattutto compie delle lun-


Diari di uno scairanner, Dario Pedrotti, Edizioni31, euro 12,00 (disponibile su www.edizioni31.com)

ghe escursioni sulle montagne intorno a Trento. Scritto con un arguto senso di autocritica e con un occhio un po’ distaccato che rende la testimonianza molto più interessante, Diari di uno scairanner va letto tutto d’un fiato. Difficile non sorridere delle disavventure dell’autore così come difficile è non solidarizzare con lui. Una personalità peculiare Di certo viene voglia di conoscere questo atleta, capace di scegliere, coerentemente con i suoi principi, di andare con i mezzi pubblici a fare un allenamento in montagna, anche quando questa scelta comporta poi una lunga attesa per trovare un passaggio verso casa. E ancora, piace lo spirito pioneristico con cui studia i tracciati dei sentieri e, in perfetta solitudine, prova a ricreare dal vivo

le linee che ha individuato sulle mappe. Da citare infine, come elemento della personalità di Pedrotti, anche il cosiddetto bonus track, ovvero la ricetta della “torta da corsa” che, invero, lascia un po’ scettici ma curiosi. La gara delle gare Ci si trova così a tifare per lui nei suoi tre tentativi di migliorarsi alla Dolomites Sky Race, e chi l’ha provata sa che si tratta di una prova davvero maiuscola. La sfida nasce per caso, una foto spettacolare della salita al Pordoi vista dall’elicottero e qualcosa scatta nella mente dell’autore. La voglia di esserci, di far parte di quello spettacolo. La prima edizione è parzialmente funestata dalla pioggia, ma gli lascia la voglia di ritentare. Nella seconda partecipazione la neve che è scesa abbondante gli

nega il diritto al percorso completo. Non resta che tornare per la terza volta... Lascio a voi scoprire come andrà a finire, ma sottolineo che, come sempre accade nelle gare a lungo vagheggiate e preparate, il vero divertimento sta nella fase di avvicinamento. E per concludere Infine un ultimo motivo per cui vale la pena leggere i Diari di uno scairanner. L’autore non può fare a meno di dedicare alcune pagine al mondo dell’orienteering e nel farlo lascia trasparire tutta la sua passione per questo mondo che in Italia è ancora abbastanza misconosciuto. Ecco dunque un’occasione perfetta per dare un’occhiata a questo universo affascinante che in fondo confina con il mondo della corsa.

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UN CLASSICO «USA» ARRIVA IN ITALIA

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La cosa più banale del libro che recensiamo è il titolo, La corsa, ma la colpa non è dell’autore. La versione originale si chiama infatti Once a Runner ed è molto più coerente al contenuto; ma tant’è, capita spesso con la traduzione di opere letterarie e non (“Chariots of Fire” per restare sul tema Corsa - al cinema - è per noi “Momenti di Gloria”). Il libro, che Runners World considera “il miglior romanzo sulla corsa mai pubblicato” è stato scritto da John L. Parker, tre volte campione sul miglio della Southeastern Conference, poi laureatosi in legge e giornalismo all’Università della Florida e divenuto anche direttore editoriale di Running Times; uno che di chilometri sotto le suole ne ha fatti, ed anche velocemente. L’opera è uscita per la prima volta nel 1978, auto pubblicata da Parker e da lui venduta sul cofano

dell’auto prima delle gare cui partecipava negli States. In poco tempo il libro è diventato molto noto tra i runners americani soprattutto in ambito accademico, anche se solo nel 2009 ha avuto la seconda edizione che lo ha fatto conoscere a un pubblico più ampio. La storia La trama è incentrata su Quenton Cassidy, giovane promessa del miglio del mondo universitario americano degli anni ‘70, descritto dall’interno in modo molto caustico e puntuale. Si colgono aspetti interessanti, come la rivalità sportiva tra le varie discipline, nonché all’interno dell’atletica, tra i velocisti e i fondisti: ci sono riferimenti alle implicazioni politiche/sociologiche dello sport in una visione piuttosto liberal, come quando Parker parla dell’atteggiamento


La corsa, John Parker, edizioni Ultra, euro 17,50

verso gli studenti di colore nell’ambiente universitario. Le vicende sono legate al percorso sportivo di Cassidy, che segue il suo progetto di divenire una star del mezzo fondo, partendo dal noto limite dei 4 minuti sul miglio. I capitoli, tutti piuttosto brevi, non sono legati in modo stretto, tanto che a volte si perde un po’ il filo degli eventi. Anche la scrittura è asciutta, ma questo è forse figlio della filosofia da runner dell’autore, poco propenso a manierismi letterari che allontanano dall’essenza del racconto. Racconto nel quale, e ciò è molto bello, compaiono i camei di alcuni personaggi mitici del mezzo fondo americano degli anni ’70 uno su tutti: Frank Shorter a cui il libro, oltre che a Jack Bacheler, è dedicato. La vicenda in sé non appare molto intrigante per un non run-

ner, diciamo che se fossimo nella rubrica “Libri del mese” di una rivista generalista, non prenderemmo in considerazione il testo. Per noi corridori ci sono invece passaggi molto intensi nella descrizione di alcune delle sensazioni che ci regala la nostra passione, eccone alcuni esempi. Sulla sofferenza dell’atleta: «…quando pratichi l’atletica vera, è talmente seria e competitiva che penso che nessuno riesca a divertirsi. Accade di rado in allenamento e mai in gara. Certo, a tutti piace l’idea dell’atletica, così come gareggiare, fare parte di un team e tutto il caos che comporta essere uno sportivo. Ma mentre lo fai c’è poco da ridere. Non ricordo una sola gara di un miglio che io abbia trovato anche solo lontanamente divertente». Sul senso del tempo e della distanza: «Nei particolari processi

della mente, una corsa di dieci miglia dura molto di più dei sessanta minuti che dice il cronometro. Un tempo del genere quasi non esiste nel mondo reale; esiste solo su un percorso, e lo puoi ritrovare quando corri”. Sul perché Correre e gareggiare: «Non correva per motivi quasi religiosi, ma per vincere delle gare, per coprire delle distanze il più velocemente possibile. Non solo per battere i suoi avversari, ma per battere sé stesso. Per essere più rapido di un secondo, di un centimetro, di due metri, di quanto era stato la settimana o l’anno prima». Insomma, per chi condivide i temi della corsa, una lettura non indimenticabile, ma degna di essere fatta.

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Recensione

UNA LETTERA D’AMORE LUNGA 42 CHILOMETRI

Quando mi è capitato sottomano, in versione pdf, il testo di Pupetta Greco, “dai Piedi al Cuore” (disponibile su web), scritto a quattro mani e una sola grande passione insieme al marito Paolo Panunzi, avevo appena finito di leggere un corposo libro su “Max Perkins, l’editor dei geni”. Perkins era uno che coordinava, suggeriva, aggiustava i libri di Fitzgerald, Wolfe, Hemingway, tanto per citare alcuni autori. A loro consigliava caldamente di eliminare premesse, prefazioni, presentazioni e di andare subito al sodo. Assolutamente condivisibile, quando prendo un libro voglio entrare subito nella storia, immergermi d’impeto, senza suggerimenti, spiegazioni o considerazioni altrui. Io e i personaggi e i luoghi descritti dall’autore, stop. Con questo spirito avevo attaccato il libro di Pupetta Greco,

ma ho dovuto fare qualche sobbalzo iniziale. Non solo c’era tutto – premessa, presentazione, prefazione – ma pure un indice fittissimo in apertura e, a chiudere, un “racconto d’appendice” e perfino un “dialogo dell’epilogo”. Ci credo che poi sono venute fuori, foto comprese, trecento pagine da sfogliare! Il libro non ha la struttura di un romanzo, di un racconto o di un saggio, ma è un insieme di frammenti costituiti da brevi descrizioni di storie (le loro storie da innamorati della corsa, della vita, dei luoghi e della gente), di città visitate grazie alla corsa, di trasformazioni, di incontri, di emozioni. Testi, poesie (anche in dialetto “romanesco” con relativa… traduzione a seguire), preghiere, lettere, dialoghi anche curiosi, come quelli tra un piede e l’altro o del tacco con la punta. Pupetta, non scrittrice ma “scri-

vente”, come si definisce, racconta attraverso questi passaggi la “trasformazione” fisica e psicologica di suo marito, passato da ‘Omo de panza, omo de sostanza’ (come è scritto in una maglietta indossata da Paolo) ad atleta a tutti gli effetti. Dalla prima corsetta nelle vie del quartiere romano, quando i suoi 48 anni trasportavano 130 pesanti chili, alle maratone ufficiali fino ad altre prove su distanze ancora maggiori. Difficile, se non impossibile dare un valore “letterario”, ci si passi il termine, a un lavoro di scrittura come questo che non ha una impalcatura editoriale ben definita, vista la disposizione, la struttura il contenuto dei vari capitoli. Rimane però evidente una grande passione dell’autrice per quel “modo corsa” che ha saputo plasmare, rallegrare e migliorare la loro vita.


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ABBONATI o RINNOVA SOSTIENI EMERGENCY Continua anche per il 2012 l’impegno di X.RUN per sostenere la Clinica Pediatrica di Bangui fondata da Emergency nella Republica Centroafricana.. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Il costo annuale dell’abbonamento a X.RUN è di soli 50 euro, riceverete 6 numeri dell’unica rivista di storie di corsa comodamente a casa vostra.


“ LE PASSIONI FANNO VIVERE L'UOMO, LA SAGGEZZA LO FA SOLO VIVERE A LUNGO. Nicolas de Chamfort

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Gli autori

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X.RUN settembre / ottobre 2013 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu


ROBERTO BERETTA IMPIEGATO 43 ANNI

ANDREA BUSATO PROFESSORE 51 ANNI

FILIPPO CASTIGLIA BLOGGER DEL TRAIL

Vive in provincia di Lecco, è un impiegato cassa integrato, a breve disoccupato. Sposato con due figli, il più piccolo suo grande tifoso, la più grande si accorge solo che esce e rientra da casa per una gara. Inizia a correre a circa 37 anni, dopo che la rampa di scale di casa sua gli ha fatto venire il fiatone di un vertical e dopo che da taglia L è passato alla XL Inizia con le FIASP dove si sofferma con abilità ai ristori, si sposta poi sulle sky race, forte di una esperienza in montagna del tutto assente . Successivamente passa poi al trail sotto la spinta del loro blasonato terzo tempo. Grazie allo Stroh, liquore austriaco portato a ogni gara, si fa conoscere e temere dagli atleti. Il resto sono km e km … ma alla fine portano tutti allo stesso traguardo: Passione

Classe ’62, pordenonese. Quando da bambino gli altri lo battevano in velocità, lui la buttava sulla resistenza, e da allora gli è rimasta. Poi gli è venuta anche la passione per la musica. Alle spalle una dozzina di maratone soddisfacenti, più altre sei da pace-maker e altro e non troppo indecoroso mezzofondo. Poi una serie di acciacchi fisici lo costringono a correre di meno: per un po’ si diverte lo stesso, ma adesso che la lotta contro i chiletti di troppo si fa sempre più dura sta cercando qualcosa di meno faticoso. Avrebbe trovato un altro sport che gli piace, il golf. Ma mentre questo lo respinge, il podismo non lo rivuole indietro. Alleva con passione Elena e Nicola, nel resto del tempo fa l’insegnante nel liceo che lo aveva visto studente.

Aggiorna quando può un blog dove senza paura e senza vergogna racconta della corsa e del tango, due passioni che si praticano preferibilmente con scarpe diverse. Il raccontare degli effetti delle scarpe sopradette attraverso il blog (felipelcid.splinder.com), lo iniziò così per fissare un po’ le sensazioni proprio in occasione delle prime corse di lunga lena. Su invito di un amico che voleva compagnia per il suo terza Passatore, nel giro di 5 mesi, da arbitro di calcio e ottocentista a tempo perso si cimentò in una progressione travolgente: prima mezza la Roma Ostia, la maratona di Roma, la 50 di Romagna, la 100 del Passatore e già che c’era la Monza Resegone. Con quella rincorsa, continua a correre su ogni superficie possibile. Tornato in Sicilia i boschi che gli danno lavoro, diventano luogo di allenamento e lui li ripaga grazie all’impegno di alcuni appassionati contribuendo trasformarli in teatro del circuito del trail siciliano generoso di ambienti estremi ed affascinanti. Dalla pista alla pietre aguzze di un sentiero di montagna è convinto che la corsa sia un mezzo e non un fine, ma meglio non averlo troppo vicino l’ultimo 400 prima dell’arrivo è spesso un pessimo cliente per via della tendenza a ricordare il finale dell’ottocentista…

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MAURO CREATINI DIRIGENTE 43 ANNI

FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA

GIANFRANCO MARANZAN VIGILE DEL FUOCO 51 ANNI

Sposato con due figli. Durante la settimana le uscite di allenamento sono all’alba, nei parchi della Brianza (dove vive) e nei week end sulle strade della Liguria o della Valtellina. Corre con la gloriosa maglia del Road Runners Club di Milano. Sino a pochi anni fa era solo un runner della domenica, che correva per non ingrassare. Dal 2005, grazie all’inseparabile “socio” Pietro, ha cominciato con la mezza, poi la con la maratona e con tutto il resto. Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, che il suo lavoro gli nega, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli ha regalato.

Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. Autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo, ha appena mandato in stampa la seconda edizione integrata con le ultime notizie.

Classe '62 nato a Pordenone e vive a Fiume Veneto. Nella vita è un capo squadra dei Vigili del Fuoco di Venezia, sposato e padre di 2 figli. Sportivo, fondista da sempre, ciclista prima, runner poi... Centinaia sono le gare importanti e non, a cui ha partecipato, sia in bici che di corsa. Molti anche i lunghi viaggi in bici che ha effettuato. Non gli mancano saltuarie parentesi con altri sport, dalla canoa kayak, all’arrampicata sportiva, al ballo boogie woogie. Al trail ed al mondo delle ultra si avvicina per caso alla fine del 2012, appassionandosi prepotentemente. Definirebbe “grande” la sua passione per la buona tavola e si diverte molto con la Salsa Cubana, ballo che attualmente pratica.


STEFANO MEDICI RAGIONIERE

FRANZ ROSSI MANAGER 49 ANNI

STEFANIA VISENTINI CASALINGA

Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto un libro, “Di corsa attorno al mondo”, flash-back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai… spaghetti alla… bolognese.

Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Essendosi convinto di voler correre una maratona prima del 40esimo anno di età debuttava a Milano. Il virus della maratona non l’abbandonava ed andava a testarsi nelle principali maratone italiane e straniere. Adesso punta alle 30 maratone prima dei 50. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, e oggi la corsa in natura occupa la maggior parte dei suoi weekend. Tra le gare fatte alcune edizioni della Monza Resegone, della Biella Monte Camino, la Dolomites SkyRace, le Porte di Pietra, la Valdigne, la CCC, il ToubkalTrail, la 100km di Seregno. E la preferita, l’ArrancaBirra... Con il peggiorare delle prestazioni ha cercato di allungare le distanze, cercando la scusa che «non sono io che sono più lento, è che c’è più strada da fare». Avendo coniugato la passione per la corsa con quella per la parola scritta, ha fondato X.RUN e ne è rimasto invischiato. E dal giornale è nata anche la costola degli X.RUNNERs i corridori per EMERGENCY di cui si onora di far parte.

Varesotta con origini friulane si divide tra i tre figli e le sue passioni. Con il marito Enea, vero runner della coppia, ha appena dato vita ad una nuova società sportiva amatoriale dove convogliano il loro tempo e il loro impegno. Podista per caso, non ha velleità di vittoria ma allacciarsi gli scarpini le stimola il sorriso. Non ama i pettorali se non quelli delle mezze maratone, che è la distanza che considera ideale per la sua testa e i suoi pensieri, mentre i chilometri scorrono costruisce trame e racconta storie. Infatti, l’altra sua grande passione è la scrittura: dice sempre che «se podista lo son per caso, sono assolutamente blogger per vocazione» nella speranza di diventare qualcosa di più.

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Photo Credits

Le immagini Le fotografie pubblicate nel nuLe condizioni d’uso delle fo- mero Settembre/Ottobre 2013 di tografie sono state concordate X.RUN sono di: con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. La foto di copertina è uno scatto gentilmente concesso da Andorra Ultratrail, ed è stata raccolta nel giugno 2013 durante la Ronda dels Cims. 118

Archivio Andorra Ultratrail pagine 58, 62, 66, 74, 82-85. Ruggiero Isernia pagine 5, 8-9, 48, 52, 54. Arnau Martinez Lafleur pagina 60. Manuela Restagno pagine 10, 14, 18, 22, 24, 26, 28, 30-31, 32, 36, 38, 40, 44, 46-47, 92, 112-113.

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Pagine Motivazionali

Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Franz Rossi.

Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali: pagine 46-47 Faremo un viaggio fantastico sudando e perseverando con tutti i nostri amici. La felicitĂ e la libertĂ vivranno sempre nei nostri cuori Brano trattodalla lettera di Yang Yuan e Liu Yumei, foto di Manuela Restagno

pagine 82-82 Colui che crede in se stesso vive coi piedi fortemente poggiati sulle nuvole. frase di Ennio Flaiano, foto di Archivio Cima dels Ronds

pagine 112-113 Le passioni fanno vivere l'uomo, la pagine 74-75 saggezza lo fa soltanto vivere a Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, lungo. ma non tutti abbiamo il medesimo frase di Nicolas de Chamfort, orizzonte. foto di Manuela Restagno frase di Konrad Adenauer, foto di Archivio Cima dels Ronds

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V Varie

pagine 30-31 Tranquilli, senza il rumore di auto e treni, corriamo lontano verso il cielo. Inseguiamo il sole, e accompagn ando la luna attraversiamo il vento e la pioggia, guardiamo il luccichio delle migliaia di case a valle. Corriamo lontano, cantiamo lungo tutto il cammino. PiĂš forti nel corpo e piĂš purificati nello spirito Brano trattodalla lettera di Yang Yuan e Liu Yumei, foto di Manuela Restagno


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