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Aprile Duemilaquattordici
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Il cielo sopra
Roma
Storie
Un atleta di altri tempi
Flavio Lajola 16/04/2014 07.09.32
X.RUN
Storie di corsa
# 32 [# 2 nuova serie] 2014 aprile
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Creare bellezza
A
« NELLO SPORT DOBBIAMO USARE LA BELLEZZA COME METRO PER LA NOSTRA AZIONE »
pensarci bene l’obbiettivo verso il quale tutti dovremmo puntare è creare bellezza. Che significa dare il meglio di noi stessi nello svolgere le nostre attività. La bellezza è un valore universale. E non intendo qui parlare della fugace bellezza di un volto o di un corpo che per la breve durata di una stagione si avvicina ai canoni della bellezza classica. Parlo della bellezza come valore universale; dell’entità filosofica che, ove rappresentata nella vita reale, dona serenità d’animo, piacere all’occhio e allo spirito. Ogni cosa ha una sua bellezza potenziale da esprimere. Noi italiani siamo abituati a cercare la bellezza nelle arti figurative. I nostri avi e la Natura dei nostri luoghi, ci hanno fatto dono di un gusto naturale per il colore ben accostato e per le forme armoniose. Ma la bellezza si trova anche in un libro, in una musica, nel gusto rotondo di un vino. Ogni attività umana deve tendere alla bellezza.Persino la matematica e le scienze sono permeate di una bellezza che appare similmente evidente all’occhio dello scienziato e del profano. Due squadre che si affrontano sul parquet, nove atleti che danno vita ad una sfida sul tartan, la danza di un free climber, la perfetta sincronia di una coppia di pattinatori, la perfezione del gesto di uno spadaccino o di un arciere. Lo sport è la fisicità che si trasforma in bellezza. A prescindere dall’essere campione o amatore, dall’essere principiante o esperto. Nello sport dobbiamo usare la bellezza come paradigma per la nostra azione. Non la vittoria sportiva, ma la ricerca dell’eleganza, del limite e della prestazione cronometrica come espressione numerica di questo. Bisogna essere folli, sperimentare fuori dagli schemi, rischiare di andare dove gli altri non pensano abbia senso andare. Così si cerca di fare cultura attraverso lo sport (perché in fondo lo sport, in quanto manifestazione dell’essere umano, è strumento di cultura). Di fare del bene attraverso lo sport (e non mi riferisco alle raccolte fondi, ma al creare speranza ed opportunità). Forse una scommessa persa in partenza. Ma qualcuno deve pur sbilanciarsi Franz Rossi Editore X.RUN verso l’ignoto...
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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani
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Stampa: INTIGRAF Senna Comasco (CO)
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INDICE
L’Editoriale Creare bellezza FIL ROUGE
8 Il cielo sopra Roma di Marco Raffaelli Durante l’ultima maratona della città di Roma, alcuni atleti hanno corso con la maglia rossa del team Purosangue. Tra essi nomi da podio e da gruppone. Ve li presentiamo.
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STORIE 18 Uno sportivo d’altri tempi di Franco Faggiani Il Direttore ha incontrato Flavio Lajolo, atleta eclettico che ha spaziato dalla pista di atletica al fuori pista nello scialpinismo.
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28 Una co(r)sa da matti di Monica Nanetti Tre amici appassionati di trail, un progetto che alla fine ha trovato uno sponsor, una gara in controtendenza.
36 TransOman 2014 Un’impresa nata per riscatto di Massimo Scribano La storia di Massimo, da studente oversize ad appassionato ultramaratoneta. Ecco il suo debutto nel deserto.
42 TransOman 2014 Seguendo Venere nel deserto di Luisa Balsamo Pensieri in libertà di un’atleta che ama la Natura e il deserto. Le gare le vince, ma la motivazione è più profonda.
50 Intervista a Ruggiero Isernia sfide estreme e low profile di Franco Faggiani Un senatore del Tor des Geànts alle prese con una gara estrema in Inghilterra. Scopriamo i segreti di un esperto ultratrailer.
62 Perdere è una questione di metodo di Mauro Ghirlanda Arrivare ultimo indossando il pettorale numero Uno. La vera storia del Ghirlanda al Casto (feat. Fluido)
76 Fuori dall’Uscio / Edimburgo: Una corsa tra nuovo e antico di Stefano Medici 7
84 Ritratti di maratoneti
92 Il lessico del podista di Franz Rossi
94 Lo spirito del lupo di Franz Rossi
104 Instagram di Filippo Castiglia Il poeta podista ci regala la sua personalissima maratona della capitale.
106 Recensioni 112 Autori 118 Credits & Pagine Motivazionali
V Indice
di Andrea Busato Intervista a Irene Righetti, autrice del libro “Il papa non corre”
Il cielo
PS sopra ROMA
Progetto Purosangue
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Il cielo di Roma non ti lascia mai solo. A volte sa essere così bello da togliere il fiato. Ci sono giorni in cui sei chiuso tra mille incastri e non hai il tempo di alzare gli occhi, ma sai che lui è lì che ti aspetta. Ti osserva e lascia che tutto scorra sotto di sé. Non ti chiede mai nulla in cambio. È generoso oltre misura. 11
Il cielo di Roma non ti lascia mai solo. A volte sa essere così bello da togliere il fiato. Cornice ideale di un quadro senza tempo. Ci sono giorni in cui sei chiuso tra mille incastri e non hai il tempo di alzare gli occhi, ma sai che lui è lì che ti aspetta. Ti osserva e lascia che tutto scorra sotto di sé. Non ti chiede mai nulla in cambio. È generoso oltre misura. Poi accade che in un momento tutto si ferma e sei obbligato a presentarti al suo cospetto, fermarti, alzare la testa e provarci a parlare. In quel preciso istante capisci che quanto hai fatto lo devi solo alla sua clemenza. La mattina del 23 marzo, il cielo di Roma, come in un implicito accordo ratificato da una sola delle parti, ha chiesto il conto. C’erano 14.000 teste piegate che assiepavano via
dei Fori Imperiali, in una partenza che non si ricordava da oltre 10 anni. Dal primo all’ultimo podista tutti hanno implorato la sua benevolenza, ma lui non ha sentito preghiere e ragioni, si è nascosto dietro un muro di nuvole nere e livide, scaricando tutta l’acqua che si può immaginare. È stata la partenza più difficile che maratoneta può sognare. La più temuta, e forse anche per questo la più bella. La mattina della 20a Maratona di Roma gli occhi non sapevano come esprimere la gioia che, non sapevano dove guardare, lo scenario era cambiato. Siamo una tempesta di passioni. Un universo di anime tutte mosse da una forza che dall’esterno di quelle gabbie per molti è follia. Provate a guardarvi da fuori non sarà facile capire perché. Ma a noi non importa e pur di arrivare fino
X.RUN Il cielo sopra Roma
testo di Marco Raffaelli foto tratte dall’Archivio Purosangue
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X.RUN Il cielo sopra Roma
“ VINCERE NON È TUTTO, VOLER VINCERE SÌ Vince Lombardi
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Uno sportivo d’altri tempi: due chiacchiere con Flavio Lajola
testo di Franco Faggiani foto tratte dall’Archivio Lajolo
Lui parte a manetta, coi ricordi lucidissimi delle prime prestazioni sportive
Stadio Nafta, Campionati Liguri, 17 ottobre 1948, gara dei 1500 chiusi in 4’17”1
X.RUN Due chiacchiere con uno sportivo d’altri tempi
Grugliasco, cittadina a ovest della cintura di Torino, ormai un tutt’uno di case e viali. La collina di Superga e la Mole da una parte, i primi contrafforti alpini dall’altra. Nei giorni belli è tutt’un circondario di montagne e creste innevate. A Grugliasco, quando arriviamo nella villetta ordinatissima a fondo via, Flavio Lajolo è già pronto a scattare. Dritto come un fuso, elegante, occhi chiari, assai loquace. Neanche il tempo di far trasbordare il caffè dalla cucina al tinello che lui è già partito a manetta, coi ricordi lucidissimi delle sue prime prestazioni sportive. Quelle in quinta elementare, quando i giri dell’isolato dove si trovava la scuola, lì a Diano Marina dove Flavio è nato, li vinceva tutti lui. Doveva essere, deduciamo, il 1935, visto che il nostro atleta è nato nel 1925, quindi ha 89 anni in bella vista e, manco a dirlo, in grande forma. Remote origini piemontesi (lo scrittore Davide Lajolo, suo illustre parente, seppur alla lontana, era di Vinchio, borgo di collina astigiana), nascita, infanzia e gioventù trascorse in Liguria, dove era stato costretto a superare anche brutte disavventure. «I tedeschi presero noi ragazzi diciottenni e ci mandarono in un campo di lavoro sopra Imperia, a costruire buche e trincee. Molti di quelli che erano con me vennero poi fucilati, io mi salvai perché al liceo avevo studiato un po’ di tedesco e potevo essere più utile da vivo», ricorda. Allora per i ragazzi più bravi, fisicamente prestanti e atleticamente preparati, il massimo era poter partecipare ai “ludi juveniles”, il saggio sportivo per
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X.RUN Due chiacchiere con uno sportivo d’altri tempi
“ LA MONTAGNA
È UNA PASSIONE
Flavio Lajolo
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Intervista a Nico Valsesia
Una co(r)sa da matti
testo di Monica Nanetti foto di Damiano Levati
Una sfida con una formula nuova: 3 km verticali e cancelli ad eliminazione
X.RUN Una co(r)sa da matti
Una cosa da matti: questo, a bruciapelo, il commento di molti trailer quando si sono trovati a esaminare le caratteristiche della Red Bull K3, la nuova gara promossa da Red Bull e organizzata da tre vecchie volpi della corsa in montagna come Nico Valsesia, Marco Abbà e Maurizio Scilla, in programma il prossimo 2 agosto. In effetti, questa gara ha davvero molti numeri fuori dal comune, tanto da essere stata definita a pieno titolo una corsa “unica al mondo”: 3030 metri di dislivello positivo in 10 chilometri di percorso, da Susa alla cima del Rocciamelone (a quota 3538 slm), nel primo “triplo chilometro verticale” mai disputato. A raccontarci la storia e le caratteristiche di una gara tanto particolare è Nico Valsesia, direttore tecnico della manifestazione e a sua volta personaggio noto nel mondo dell’endurance: runner, trailer, ciclista, ha al suo attivo tra l’altro il record mondiale Genova-Monte Bianco (bike+run, 16 H 35’), la traversata no stop di corsa dell’altopiano boliviano Salar de Uyuni (un deserto posto a 3600 mt sul livello del mare), quattro partecipazioni - più quella in programma il prossimo giugno - alla gara ciclistica Race Across America (4800 km da una costa all’altra degli Stati Uniti in una tappa unica), oltre all’organizzazione di varie competizioni di trail a livello nazionale e internazionale, dalla Toubkal Marathon in Marocco fino ai piemontesi Trail del Fenera e della Via Lattea.
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“ LA FATICA NON ESISTE Nico Valsesia
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X.RUN Una co(r)sa da matti
“ DIO CREÒ IL DESERTO AFFINCHÈ GLI UOMINI proverbio Tuareg
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POTESSERO CONOSCERE LA PROPRIA ANIMA
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X.RUN Seguendo Venere nel deserto
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L’intervista Ruggiero Isernia
Gare estreme e low profile
testo di Franco Faggiani foto di Ruggiero Isernia
Partecipare per la quinta volta di fila alla stessa gara non potrebbe far registrare un calo di motivazioni? «Potrebbe, certo. Dipende però come uno interpreta la gara. Ogni gara. Per me il Tor è la gara di casa, la mia famiglia frequenta Courmayeur da decenni, io e i miei, fratelli compresi, ci passiamo le vacanze fin da ragazzi. Conosco bene sentieri, boschi, valloni. La faccio, insomma, per affezione ai luoghi e alle persone, senza mai nessuna velleità di classifica. In tre parole: me la godo». Immaginiamo sia nata lì, sotto il Monte Bianco, la passione per la montagna e lo sport in generale. «Sì, da ragazzini si stava sempre in giro e da adolescenti si andavano a
Per me il Tor des Géants è la gara di casa, vengo a Courmayeur da quando ero piccolo
X.RUN Gare estreme e low profile
È uno di quei senatori che non abolirei, perché dimostra quel che sa fare con i fatti e non con le parole. Il titolo gli spetta, assai meritatamente, per aver partecipato e concluso brillantemente tutte e quattro le edizioni del Tor des Géants, fin qui disputate, dal 2010 ad oggi. Come lui solo un’altra ventina di atleti e non di più. Manco a farlo apposta incontriamo Ruggiero Isernia, vercellese di nascita ma per il resto nomade, il giorno in cui esce la lista dei partecipanti al Tor des Géants, 2014. Lui c’è, naturalmente, ormai gli spetta di diritto.
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“ IL SOLE NON PUÒ Ralph Waldo Emerson
X.RUN Gare estreme e low profile
SCOLORIRE LA NEVE, NE’ IL TEMPO DISFARE CIÒ CHE I POETI SANNO
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Perdere è una questione di metodo
testo di Mauro Ghirlanda
Abbasso lo sguardo osservando il mio pettorale con il numero uno, sì proprio il numero 1
X.RUN Perdere è una questione di metodo
Dopo questa lunga, interminabile, discesa le gambe mi fanno male. 2008 è ottobre e il manto di foglie ricopre gran parte del sentiero. Affiorano solo i sassi più grossi. Ogni passo su quelle rocce è una tortura, ma pian piano affronto le ultime salite. Mi fermo ed appoggio lo zaino su una pietra, sollevo lo sguardo al cielo. Perdere è una questione di metodo. Abbasso lo sguardo osservando il mio pettorale con il numero uno, sì il numero 1. L’ho vinto la scorsa edizione del Casto, sorteggiato tra i premi di fine gara. Non è stato l’ultimo colpo di fortuna, ma certo negli ultimi mesi lo “sfigometro” segna pericolosamente alto per quanto mi riguarda. Mi guardo dentro e ripasso gli ultimi accadimenti. Certo sono fortunato a stare qui, però... Tiro fuori un gel e siedo un secondo ammirando il verde di questo sottobosco. Riprendere a camminare adesso è troppo faticoso. Al terzo giorno di ospedale sdraiato supino sul mio letto si era avvicinato quel tipo coi baffi e mi aveva detto non credere a quello che ti dicono gli effetti della spinale li sentirai per molto tempo non ci avevo creduto ma nei giorni successivi appena mi alzavo dovevo subito sdraiarmi. A posteriori lo avrei dovuto ascoltare di piu. Svito il tappo e butto giù il gel e con un sorso d’acqua. Ultimo col pettorale numero uno, che paradosso.
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COMUNE DI LA SALLE SEZIONI DI MORGEX E LA SALLE
tutte le associazioni sportive e di volontariato presenti sul territorio
Il Licony Trail è gara valida per il circuito
25 km 1600 D+ 58 km 3300 D+
VA L L E D ’A O S TA VA L L É E D ’A O S T E
MORGEX 13-14 GIUGNO 2014 www.liconytrail.com
13 GIUGNO
14.00-19.00 Consegna pettorali 19.00 Briefing
Licony Trail 58 km
Partner PTL
19.30 Pasta Party
14 GIUGNO
6.00-6.35 Consegna pettorali 58 km
Il Licony Trail aderisce alla campagna rifiuti:
6.00-8.35 Consegna pettorali 25 km
IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI
7.00 Partenza in linea 58 km 9.00 Partenza in linea 25 km 19.30 Premiazione Lotteria con premi a estrazione (fino ad esaurimento premi)
2015
Abbiamo scelto di sostenere le associazioni che aiutano le persone meno fortunate e la ricerca medica. Incoraggiamo la raccolta al momento delle iscrizioni di fondi da devolvere a queste associazioni.
Lista completa degli sponsor disponibile sul sito
Cronometraggio ed iscrizioni a cura della
WEDOSPORT www.wedosport.net Per informazioni: infoline
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Per gli iscritti entro il 15 maggio pettorale personalizzato!
2014
O STA E D ’A O S T E L L A V A ÉE D’ VALL
il
a tra r t l u e l i tra Circuito
INFORMAZIONI E REGOLAMENTO
CIRCUITO DI TRAIL A PUNTEGGIO SU 6 GARE
sulla pagina FACEBOOK oppure sul sito di ogni manifestazione sportiva del circuito.
Trofeo al primo classificato (maschile e femminile) e premi ai primi 10 assoluti. Premio speciale ai finisher di tutte e 6 le tappe. Il circuito comprende le seguenti manifestazioni sportive:
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GranParadisotrail Rhême N.D. - Valsavarenche www.granparadisotrail.it
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2015
Antey-St.-André - La Magdeleine - Chamois www.cervinoxtrail.com
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25 km - D+1650 58 km - D+3300
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20 km - D+1300 36 km - D+3050
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25 km - D+2000 55 km - D+4000
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Trail della Becca di Viou 31 km - D+2700 Valpelline - Roisan
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giugno
giugno
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WEDOSPORT Tutte le gare del TTVDA aderiscono alla campagna rifiuti:
luglio
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luglio
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marzo
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03|05 19|07 26|07 14|08 16|08
Mammutrail . . www.facebook.com/mammutrailvalledaosta Vertikal Becca di Viou . . www.trailbeccadiviou.com Cervino Vertical . . . . . . . . . www.cervinoxtrail.com Vertikal 2000 . . . . . . . . . . . . . www.liconytrail.com Trek Valgrisenche . . www.trekvalgrisenche.com
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“ IL MONDO ESTERIORE È UN RIFLESSO DEL NOSTRO MONDO INTERIORE Bryant McGill
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Fuori dall’Uscio Edimburgo
Una corsa tra nuovo e antico
testo e foto di Stefano Medici
Predispongo l’attrezzatura minima per la trasferta, k-way, mini asciugamano, telefono, maglietta
X.RUN Una corsa tra nuovo e antico
Agosto 2013, il caldo accompagna degnamente la stagione estiva. Io e la mia famiglia, siamo nuovamente in giro sulle strade d’Europa, alla ricerca del fresco. Facciamo tappa ad Edimburgo, la capitale della Scozia. Il campeggio si trova a Mortonhall, un paesino poco fuori città. Un’oasi tranquilla, immersa nel verde, tra bufali delle highlands, dal lungo manto dorato, al pascolo nei campi. Completa il quadro, di un luogo da sogno, un accogliente pub, dove calarsi nelle tradizioni locali. Per la prima uscita in terra scozzese, c’è l’indecisione tra una corsa nella campagna circostante o una corsa per il centro della città, con i problemi di logistica conseguenti. Levataccia, mezzi di trasporto, tempo a disposizione, variabili diverse. Ma per un runner, che per raggiungere la linea dello starter, di chissà quale località, è capace di svegliarsi alle tre della domenica mattina, possono forse intimorire questi dettagli. E poi, a pensarci bene, un autobus a due piani, molto comodo e accogliente, con riscaldamento acceso per “covare” ancora un po’ prima dello sforzo, non è poi tanto male. La scelta cade entusiasticamente sulla seconda proposta. Predispongo l’attrezzatura minima per la trasferta, k-way, mini asciugamano, telefono, maglietta per il cambio, chiudo lo zaino e a seguire la tenda. Arrivederci a domani. L’occhio è già vigile e arzillo alle 6,20, anticipando l’allarme acustico della
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“ C’È SILENZIO ORA. UN SILENZIO COSÌ GRANDE CHE PUOI UDIRE I SOGNI DELLA GENTE Gayle Forman
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Intervista a Irene Righetti
Ritratti di maratoneti
intervista raccolta da Andrea Busato foto tratte dall’Archivio Righetti
Irene, cosa ci racconti di te per presentarti ai nostri lettori? Ho studiato Lettere a Bologna, con indirizzo in Storia dell’Arte. Abito però a Ferrara, la città più piatta d’Italia ma anche la più vocata per il running, dove sono nati e cresciuti alcuni campioni del mezzofondo come Laura Fogli e Massimo Magnani. Sono giornalista e ho collaborato per molti anni con “Il Resto del Carlino”, un free press e alcune riviste di settore. Ho seguito diversi uffici stampa e attualmente mi occupo di relazioni esterne per un istituto di credito ferrarese. Sono special contributor di Runner’s World, con la rubrica mensile “D Run” dedicata alle donne, e il blog omonimo.
Abito a Ferrara, la città più piatta d’Italia ma anche la più vocata per il running
X.RUN Ritratti di maratoneti
La “democrazia” della maratona è quell’aspetto per il quale nel nostro sport, come in pochi altri, il campione professionista da 3’ al chilometro e l’appassionato che si ritaglia con mille sacrifici il tempo per allenarsi tra le incalzanti incombenze della vita possono sentirsi, con pari legittimità, parte di un unico grande sogno. Sarà per questo forse che la motivazione a impegnarci ci può venire non solo dalla testimonianza di top runner inarrivabili, ma anche da chi non misura i propri risultati solo coi numeri. A stimolarci in questo percorso di ricerca ecco un nuovo contributo a firma della giovane giornalista Irene Righetti, “Il papa non corre – 42 modi di vivere la corsa”, per le Edizioni La Carmelina.
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Il lessico del podista
SILENZIO, sostantivo maschile. 1. Assenza di ogni forma di rumore, di suono o di voce; 2. Divieto di produrre qualsiasi rumore, imposto nelle caserme e in alcuni collegi in occasione del riposo notturno; 3. figIl tacere o non produrre rumori di qualsiasi tipo; 4. Oblio, dimenticanza; 5.Termine con cui si indica l'inerzia di un soggetto sollecitato a esprimere la propria volontà
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er un podista la parola silenzio ha un valore diverso. Il silenzio assoluto non esiste; al massimo puoi contare su un’assenza di suoni esterni che lasciano spazio al pulsare ritmico del tuo cuore, alla cadenza del tuo passo sul selciato, all’alternarsi sbuffo e risucchio della tua respirazione. Se c’è il silenzio assoluto allora sei fermo, e se sei fermo sei morto. Il silenzio caratterizza dei momenti particolari: la concentrazione prima della partenza; l’entrare in sintonia con te stesso quando allo sprint iniziale segue il passo che terrai per oltre 35 chilometri in maratona; all’aria che si congela subito prima e subito dopo la campana dell’ultimo giro. Per un runner il silenzio è anche linguaggio. Non occorrono parole per capirsi quando ci si incrocia. Lo sguardo perso in avanti, le braccia che sorreggono il ritmo, il piede che si alza nella fase del volo - unica grande differenza tra corsa e marcia. I gesti non hanno bisogno di suoni per raccontare chi sei, che gare ami, quali sono i tuoi obbiettivi. Per chi corre in Natura, il silenzio è la cornice perfetta. Un silenzio rumoroso, fatto di rametti che si spezzano e sassi che rotolano, di animali che fuggono e di uccelli che lanciano il loro verso. Anche in questo caso, il silenzio assoluto è segnale di pericolo. L’aria si immobilizza nell’istante che precede la frana o che un pericolo, predatore o umano, si manifesti. C’è un ultimo silenzio di cui vale la pena di parlare, ed è quello immobile di una mattina in cui nevica. I suoni ovattati perdono personalità e cedono lo spazio al silenzio. È tempo di correre.
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L Il lessico del podista
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Racconto
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Lo spirito del lupo
racconto di Franz Rossi immagini di Autori Vari
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na spolverata di neve fresca e farinosa aveva ricoperto la sommità del monte. Era facile seguire le impronte di Bruno che era passato un paio di minuti prima di me, e come in un gioco mi divertivo a fare le sue stesse curve, provavo ad allungare il passo per calcare le sue orme e lasciare un’unica traccia invece di due. Mi chiedevo cosa avrebbe pensato la Luis (in realtà si chiamava Luisella, ma l’unica autorizzata ad usare il suo vero nome era la mamma) che mi seguiva a distanza. Il sole faceva brillare la neve, le gocce di sudore scendevano sulle lenti degli occhiali disegnando degli arabeschi strani, il vento freddo mi spezzava il fiato ogni volta che la traccia mi riportava sul crinale. Conoscevo bene quel sentiero, c’ero venuto parecchie altre volte, partendo dallo Tzecore o dal Col du Joux. Bruno mi aspettava seduto con le spalle appoggiate alla croce sulla vetta. Aveva indossato la giacca a vento e stava mangiucchiando una barretta. Lo raggiunsi, sfilai lo zaino e indossai la giacca per proteggermi dal vento. Presi il sacchetto della frutta secca e la bottiglietta d’acqua e mi accocolai vicino a lui. Mangiavamo senza parlare in attesa che arrivasse la Luis. Con una voce strana, come se si fosse appena svegliato da un sogno, Bruno iniziò a raccontarmi la leggenda di quel luogo. Eravamo su una delle cime più alte di quella piccola valle. Si tratta di una vetta tondeggiante che
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La maratona della cittĂ eterna di Filippo Castiglia
Nuvole gonfie di pioggia giungono da nord podisti multicolori da ogni dove convergono sui marmi antichi. Primo scroscio spesso su plastiche tecniche e coperture di fortuna. Stretti in gabbie di musica fornite ricevono secondo scroscio. Liberati da uno sparo corrono ora felici ora preoccupati. In Giappone esiste una forma di letteratura chiamata haiku, i componimenti poetici costituiti da tre strofe di cinque, sette e cinque sillabe. La lingua italiana meno si presta a tale sintesi estrema ed alla rigida regola, anche se illustrissimi esempi potrebbero essere facilmente citati, ma tale tipo di componimento sembra ideale per le esigenze del blog (lettura immediata, accompagnata da un’immagine). Noi ci proviamo... barando un po’ sulla metrica.
Conquistano strade e viali alle auto lambendo mura vetuste. Sorprendenti palazzi varchi di storia viscidi sanpietrini. Terzo tremendo rovescio gelida acqua sui corpi e le pietre. esaltazioni e abissi prima della meta che fa sentire eroi
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Recensione
Il volo della farfalla: Samia e la libertà
Samia vive a pochi passi dal mare. Eppure sarà il non saper nuotare che le procurerà la morte, a pochi metri dalla cima di una nave italiana che l’avrebbe potuta trarre in salvo, il 2 aprile 2012 nel Mediterraneo in direzione di Lampedusa. Perché Samia è una ragazza somala che passa la giovinezza nella natìa Mogadiscio dominata dagli scontri delle bande nella guerra civile, dove un tuffo nell’acqua del mare è un gioco che una bambina non si può concedere per non esporsi al tiro dei cecchini delle milizie integraliste.
suo popolo agli occhi del mondo. Comincia allora una vita di sotterfugi per sottrarsi alla logica di divieti insensati e di minacce il cui scopo è prima di tutto ridurre la società civile al timore e all’obbedienza. Samia non si fa intimidire e corre di notte, col corpo coperto, nelle strade nascoste, per coltivare il suo sogno. E la corsa diventa la cifra della sua libertà, il momento che dà senso al suo esistere, con l’affettuosa complicità della famiglia che, nella povertà estrema, non ha altro da offrirle che il diritto a nutrire col sacrificio della propria fatica il diritto a credere in un futuro felice.
La corsa come bandiera Ma quella bambina vuole sognare e il progetto di vita che giura all’amico d’infanzia Alì è di diventare una campionessa della corsa, vincere le olimpiadi e portare così la tragica causa del
“Non dirmi che hai paura” è un romanzo di Giuseppe Catozzella (Feltrinelli) che racconta la storia vera di Samia Yusuf Omar, ultima classificata nei duecento metri piani alle Olimpiadi di Pechino e che voleva raggiungere l’Europa per vincere quelle di Londra, esattamente come poche settimane dopo la sua morte avrebbe fatto il suo idolo Mo Farah, somalo di origine come lei. Una storia in cui la corsa è la via per gridare al mondo la propria voglia di libertà, raccontata tra la ricostruzione storica documentata dalle testimonianze e la costruzione letteraria del personaggio di una giovane donna che con le sue fragilità e la sua incredibile tenacia ha commosso L’illusione della fuga Dall’altra parte la sorella Hodan, il mondo. cara compagna dell’infanzia, che raggiungendo l’Europa ha dimo- Non dirmi che hai paura, Giustrato che anche per una giovane seppe Catozzella, Ed. Feltrinelli, somala un’altra vita è possibile. 15 Euro
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Recensione
MA SIAMO DAVVERO NATI PER CORRERE?
Finalmente è giunto in Italia per i tipi di Mondadori (collana Strade Blu) uno dei maggiori successi letterari legati alla corsa degli ultimi anni. Stiamo parlando del bellissimo Born to Run, che ha mantenuto anche in italiano il titolo originale (che suonerebbe “Nati per correre”) di Christopher McDougall, un best seller da oltre un milione di copie solo negli Stati Uniti. Ne abbiamo parlato in un vecchio numero di X.RUN (il #04v03 del luglio 2011) quando abbiamo raccontato dei Tarahumara e la nostra fonte principale era stato proprio questo libro di McDougall che unisce il ritmo serrato del giallo e le conoscenze del reporter. Non vogliamo anticipare troppo per non gustare la sorpresa pagina dopo pagina. Qui ci basti dire che l’autore è un giornalista professionista, specializzato in
reportage e appassionato di corsa. E come ogni runner, con il passare degli anni e l’intensificarsi degli allenamenti, si trova a fronteggiare il problema degli infortuni che continuano a frenare la sua preparazione. Spinto dalla sua curiosità di giornalista e dalla voglia di trovare una soluzione “finale” al suo problema, McDougall si interessa al “barefoot running”, la corsa a piedi nudi, che sembra impattare in modo molto minore su articolazioni e legamenti. Da lì incappa in una delle più incredibili popolazioni del Messico: gli indiani Tarahumara. Un salto indietro nel tempo Questa popolazione vive in semiclandestinità all’interno del Copper Canyon, nella regione del Chihuahua. Lo stile di vita è quello di cento anni fa, nessuna comodità moderna. Coltivano il
frumento e allevano capre, vivono di quello che producono senza contatti con il mondo esterno (anche perché la zona è controllata dai narcotrafficanti che in quei canyons si rifugiano e coltivano la cocaina). In questa bolla temporale si sono preservati alcuni riti antichi, tra cui una celebrazione a metà tra il sacro ed il profano, durante la quale gli indiani si sfidano correndo per giornate intere. Una specie di sfida a chi corre più a lungo, simile a quella raccontata da Stephen King nel suo La lunga marcia. Ovviamente non esistono diete o integratori, tabelle di allenamento, scarpe o abbigliamento tecnico. I Tarahumara corrono vestiti nella loro tunica e con ai piedi dei sandali piatti e senza protezioni di sorta. Mangiano fondamentalmente grano e una bevanda simile alla birra ottenuta dalla
Born to Run, McDougall Christopher, edito da Mondadori nella Collana Strade Blu, euro 17,50
fermentazione del cereale. Insomma quanto di più lontano possiamo immaginare dagli ultramaratoneti e ultratrailer moderni. Il lungo viaggio di Chris Incuriosito da quello che aveva sentito raccontare, Christopher McDougall si mette alla ricerca di Caballo Blanco l’unico bianco che si era integrato con quella popolazione e dopo una lunga caccia riesce a scovarlo e a farselo amico. E il libro inizia proprio dal primo incontro con questo personaggio e attraverso lui veniamo introdotti nel misterioso mondo dei Tarahumara. McDougall è uno scrittore abile e sa come infilare nella storia principale una serie di aneddoti legati ai grandi nomi della corsa, così vediamo apparire Emil Zatopek o Roger Bannister, e per ognuno di
essi dei piccoli episodi che spiegano e avvalorano le tesi che l’autore vuole dimostrare nella sua disamina dei Tarahumara. Ma anche tra i protagonisti principali vediamo apparire dei grandi nomi, in primis Scott Jurek, che è stato l’antesignano degli ultratrailer di oltreoceano e che, con la sua dieta vegetariana e il suo atteggiamento ieratico, ha conquistato un ruolo di guru.
voglia di scoprire e di imparare. Mc Dougall osserva da lontano e ci racconta, sfruttando l’occasione per analizzare alcune delle più comuni credenze sulla corsa, dalla necessità di scarpe ammortizzate al tipo di cibo che bisogna assumere. Lo fa con l’occhio lucido del giornalista e ci offre un’analisi sicuramente interessante. Ma la storia si sviluppa e ci appassiona, fin quasi farci dimenticare che si tratta di un saggio e non di un romanzo giallo. Non vogliamo anticipare altro per non rovinare la lettura di questo splendido libro che non può mancare nella libreria di un runner.
Diverse concezioni, una passione E proprio Scott Jurek viene invitato, insieme ad altri trailer famosi, a correre con Caballo Blanco e con gli indiani Tarahumara. Sono mondi diversi che trovano nella corsa una passione che li accomuna. I giovani campioni dell’ultratrail si trovano a faticare dietro a vecchi indiani Born to Run, McDougall Chriscalzi. E superato il primo mo- stopher, edito da Mondadori nella mento di imbarazzo, nasce la Collana Strade Blu, euro 17,50
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“ SE NON TROVI LE RISPOSTE DOPO UNA CORSA DI 4 ORE, NON LE TROVERAI MAI Christopher McDougall
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Gli autori
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X.RUN numero 32 / marzo 2014 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu
LUISA BALSAMO IMPRENDITRICE
ANDREA BUSATO PROFESSORE 51 ANNI
FILIPPO CASTIGLIA BLOGGER DEL TRAIL
Quarta di sette figli, si distingue subito perchè unica ad amare lo sport in modo esagerato. Inizia con il calcio, poi la ginnastica artistica e la pallavolo e finalmente tornerà a quello per cui è nata: la corsa. Ama il deserto e la montagna e nel 2004 corona il sogno della vita correndo la sua prima Marathon des Sables e il Cro Magnon arrivando quinta e terza delle donne. Da quell’anno in poi non si fermerà più e metterà in fila deserti e montagne con la passione di una ragazzina. Mamma di due talentuosissimi ragazzi, Marta classe '95 agonista nel nuoto e Lorenzo classe '97 promessa del tennis siciliano. Da qualche anno socia di TRIATHLET, un negozio sportivo palermitano, meta degli amatori del running, e Presidente dell’A.S.D. Palermo H 13:30, punto di riferimento di atleti scanzonati e amanti della natura. Riesce con piccole magie a far combaciare tutti i suoi impegni, inclusi i suoi due meravigliosi Rhodesian Ridgeback Ettore e YaYa, con i quali si diletta a correre nella palestra naturale di Monte Pellegrino. Dopo le fatiche del deserto, Luisa preparerà la gara che ancora le manca: il Tor des Geants . Ennesima scommessa per quello che lei considera la sua passione, il suo amore e il suo passatempo preferito!
Classe ’62, pordenonese. Quando da bambino gli altri lo battevano in velocità, lui la buttava sulla resistenza, e da allora gli è rimasta. Poi gli è venuta anche la passione per la musica. Alle spalle una dozzina di maratone soddisfacenti, più altre sei da pace-maker e altro e non troppo indecoroso mezzofondo. Poi una serie di acciacchi fisici lo costringono a correre di meno: per un po’ si diverte lo stesso, ma adesso che la lotta contro i chiletti di troppo si fa sempre più dura sta cercando qualcosa di meno faticoso. Avrebbe trovato un altro sport che gli piace, il golf. Ma mentre questo lo respinge, il podismo non lo rivuole indietro. Alleva con passione Elena e Nicola, nel resto del tempo fa l’insegnante nel liceo che lo aveva visto studente.
Aggiorna quando può un blog dove senza paura e senza vergogna racconta della corsa e del tango, due passioni che si praticano preferibilmente con scarpe diverse. Il raccontare degli effetti delle scarpe sopradette attraverso il blog (felipelcid.splinder.com), lo iniziò così per fissare un po’ le sensazioni proprio in occasione delle prime corse di lunga lena. Su invito di un amico che voleva compagnia per il suo terza Passatore, nel giro di 5 mesi, da arbitro di calcio e ottocentista a tempo perso si cimentò in una progressione travolgente: prima mezza la Roma Ostia, la maratona di Roma, la 50 di Romagna, la 100 del Passatore e già che c’era la Monza Resegone. Con quella rincorsa, continua a correre su ogni superficie possibile. Tornato in Sicilia i boschi che gli danno lavoro, diventano luogo di allenamento e lui li ripaga grazie all’impegno di alcuni appassionati contribuendo trasformarli in teatro del circuito del trail siciliano generoso di ambienti estremi ed affascinanti. Dalla pista alla pietre aguzze di un sentiero di montagna è convinto che la corsa sia un mezzo e non un fine, ma meglio non averlo troppo vicino l’ultimo 400 prima dell’arrivo è spesso un pessimo cliente per via della tendenza a ricordare il finale dell’ottocentista…
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ABBONATI o RINNOVA SOSTIENI EMERGENCY Continua anche per il 2012 l’impegno di X.RUN per sostenere la Clinica Pediatrica di Bangui fondata da Emergency nella Republica Centroafricana.. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Il costo annuale dell’abbonamento a X.RUN è di soli 50 euro, riceverete 6 numeri dell’unica rivista di storie di corsa comodamente a casa vostra.
FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA
MAURO GHIRLANDA
STEFANO MEDICI RAGIONIERE
49 ANNI
Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. Autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo, ha appena mandato in stampa la seconda edizione integrata con le ultime notizie.
Mauro è un ligure, prima di ogni altra cosa. Poi è anche un vegetariano, un corridore, un padre felice, un amico sempre pronto... e molto ancora. Ma non per forza nell’ordine che ho citato. Corre da sempre, e forse per questo non è stato mai raggiunto dal virus dell’agonismo. Predilige le corse in natura, meglio se di notte, meglio ancora se piove o nevica... non per una malcelata pulsione masochistica, ma solo perché vuole allargare le esperienze di corsa. Ama fotografare ma, per il momento, racconta più con le parole con le immagini.
Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto un libro, “Di corsa attorno al mondo”, flash-back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai… spaghetti alla… bolognese.
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MONICA NANETTI GIORNALISTA
MARCO RAFFAELLI GIORNALISTA
FRANZ ROSSI MANAGER 50 ANNI
Milanese, giornalista free lance e acquarellista per hobby. Ha praticato in gioventù innumerevoli sport, tra cui equitazione, windsurf e nuoto, sempre con risultati inversamente proporzionali all’entusiasmo (scarsi i primi, gagliardo il secondo). Lo stesso rapporto si è riproposto tre anni fa al suo esordio assoluto nel mondo della corsa, cui si è avvicinata dapprincipio come forma di allenamento per un trekking sull’Annapurna e che ha poi proseguito, una volta rientrata incolume alla base, in una continua sfida alle proprie capacità inesorabilmente scarse. Fantasiose e improbabili tabelle di allenamento l’hanno così portata a concludere un paio di maratone (Parigi e New York) sul filo delle 5 ore: una velocità che, se da un lato non resta negli annali dell’atletica, dall’altro le ha consentito di guardarsi intorno con calma e di studiare da vicino usi e costumi dell’ “animale-runner”. Si allena al Parco Sempione, alle prime luci dell’alba, invidiando tutti quelli che corrono più veloci di lei. In altre parole, tutti.
Corro perché fermo, non so stare e altrimenti non vedo nulla, poi se mi trovo sul Monte Resegone, sul Queensborough Bridge o a Gamla Stam non fa differenza. Roma è la compagna di corse ideale, la mia squadra, il Cral Poligrafico dello Stato, il rifornimento al 35km. Ho corso tante maratone, mi sono ritirato, ho fatto il mio tempo dei tempi e camminato per 42000 mila passi. Non mi sono ancora stancato, mio padre mi ha passato il testimone e corre ancora con me, magari un km dietro, ma grazie a lui ho sempre la forza e l’entusiasmo di vivere e raccontare il mio podismo!
Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Essendosi convinto di voler correre una maratona prima del 40esimo anno di età debuttava a Milano. Il virus della maratona non l’abbandonava ed andava a testarsi nelle principali maratone italiane e straniere. Prima dei 50 anni si è regalato la sua maratona nr. 30. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, e oggi la corsa in natura occupa la maggior parte dei suoi weekend. Con il peggiorare delle prestazioni ha cercato di allungare le distanze, cercando la scusa che «non sono io che sono più lento, è che c’è più strada da fare». Avendo coniugato la passione per la corsa con quella per la parola scritta, ha fondato X.RUN e ne è rimasto invischiato. E dal giornale è nata anche la costola degli X.RUNNERs i corridori per EMERGENCY di cui si onora di far parte. Infine ha scritto con l’amico Giovanni Storti il libro Corro perché mia mamma mi picchia, nel quale raccontano molte delle storie che non sono state pubblicate su X.RUN.
MASSIMO SCRIBANO
Siciliano doc, cuore grande e testa dura. Inizia a correre nonostante (o forse proprio per via) dei 115 chilogrammi di peso che fin da ragazzo lo avevano limitato. La corsa diventa parte della sua vita e sperimenta un po’ tutte le distanze, fino a confrontarsi con i trail e le ultramaratone. Alla ricerca di nuovi stimoli partecipa alla TransOman 2014.
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Photo Credits
Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. 118
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La foto di copertina è uno scatto gentilmente concesso da Archivio Purosangue, ed è stata raccolta nel marzo 2014 durante la Maratona di Roma.
Le fotografie pubblicate nel numero Aprile 2014 di X.RUN sono di: Archivio Lajolo pagine 18, 20, 22, 24, 26-27.
Damiano Levati pagine 28, 30, 34-35.
Archivio Purosangue pagine 8-9, 10, 14, 15-16.
Stefano Medici pagine 76, 78, 80, 82-83.
Archivio Righetti pagina 84.
Sergio Pontoriero pagina 90.
Archivio TransOman pagine 42, 48-49.
Franz Rossi pagina 5.
Tommaso Gallini pagina 88-89.
Guillaume Vimeney pagine 36, 40, 44, 46.
Ruggiero Isernia pagine 50,52, 54-55, 56, 60, 74-75.
Pagine Motivazionali
Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Franz Rossi.
Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali: pagine 16-17 Winning isn't everything, but wanting to win is. frase di Vince Lombardi, foto di Archivio Purosangue
pagine 48-49 Dio creò il deserto affinchè gli uomini potessero conoscere la propria anima frase ritenuta un Proverbio Tuareg, foto di Archivio TransOman
pagine 26-77 La montagna è una passione frase di Flavio Lajolo, foto tratta pagine 54-55 dall’Archivio Lajolo Sunshine cannot bleach the snow, Nor time unmake what poets pagine 34-35 know La fatica non esiste. frase di Ralph Waldo Emerson, frase di Nico Valsesia, foto di foto di Ruggiero Isernia Damiano Levati
pagine 74-75 The outer world is a reflection of our inner selves. frase di Bryant McGill, foto di Ruggiero Isernia pagine 82-83 It’s quiet now. So quiet that can almost hear other people's dreams. frase di Gayle Forman, foto di Stefano Medici pagine 110-111 If you don't have answers to your problems after a four-hour run, you ain't getting them. frase di Christopher McDougall, tratta dal libro Born to run foto tratta dall’Archivio Mondadori
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