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Gennaio Duemilaquattordici
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felicitĂ
Alla ricerca della Michele Graglia il modello che corre le ultra
Storie
22/01/2014 10.23.36
X.RUN
Storie di corsa
# 31 [# 1 nuova serie] 2014 gennaio
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X.RUN numero 31 / gennaio 2014
La rivoluzione dell’acqua
I
« LIBERTÀ CHE SI MANIFESTA NEL CORRERE SENZA PETTORALE, SENZA PISTE O TRACCIATI PREFISSATI
media che si occupano in modo esclusivo di un ambiente, nel nostro caso la corsa, sono come la superficie del mare, il sottile velo che rivela, attraverso le sue increspature, le correnti profonde che agitano il mondo che raccontano. La concezione della corsa sta cambiando. Si sta trasformando da attività sportiva ed agonistica per eccellenza a prassi quotidiana, a stile di vita di chi tiene a se stesso e ricerca il benessere nella sua accezione più completa: stare bene. Se questa è la premessa, come possiamo noi non rinnovarci come riflesso dei cambiamenti del mondo del running? Alla ricerca di una libertà che si manifesta nel correre senza pettorale, senza piste o tracciati prefissati, ascoltando le proprie sensazioni e le proprie pulsioni, abbiamo deciso di dare una nuova impostazione anche a X.RUN. Facciamo saltare la divisione nelle tre sezioni Mito, Running e Logos, lasciando che i contenuti fluiscano liberi da una all’altra. Facciamo saltare la cadenza bimestrale che tanto ci ha fatto tribolare in passato, pur mantenendo l’impegno dei sei numeri all’anno. Facciamo saltare anche quei paletti logici che ci avevano impedito di parlare di alcune forme di corsa perché inserite in altre discipline (penso al triathlon, ma anche a tutte le volte in cui si corre non per una gara ma solo per lavoro, piacere o come preparazione ad altro). Alcuni segnali di questa rivoluzione sono già presenti oggi, altri li scopriremo durante il 2014. Ma tanto per dare un segnale forte, quello che avete in mano è il numero 31 (o se preferite il numero 1 della nuova era) di X.RUN. E il fil rouge, il tema principale, l’argomento che caratterizza l’intero numero, è proprio la volontà di rifuggire dalle regole e dalle imposizioni. Siano esse da parte della Federazione o da un sistema marketing che ti spinge all’acquisto di una scarpa o di un pantaloncino piuttosto che un altro. È una rivoluzione, lenta ma inesorabile, che ci porterà a scoprire una nuova rivista e un diverso modo di fruirla. Nel prossimo numero ci saranno novità grafiche e di contenuti. Ma per il momento godetevi quella che tenete in mano. FRANZ ROSSI Editore X.RUN Benvenuti nel nuovo X.RUN.
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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani
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4 La testata è stata registrata presso il Tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008
X.RUN numero 31 / gennaio 2014
Stampa: INTIGRAF Senna Comasco (CO)
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INDICE
L’Editoriale La rivoluzione dell’acqua FIL ROUGE
8 Alla ricerca della felicità di Franz Rossi Dopo anni che corriamo abbiamo capito cosa ci fa muovere? Si tratta solamente di voglia di migliorare o di scoprire i propri limiti? STORIE
20 La maratona di Shizo
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di Franco Faggiani Una storia che ha incuriosito e commosso il mondo. Un maratoneta partito dal Giappone per partecipare ai Giochi Olimpici di Stoccolma e sparito nel nulla...
X.RUN numero 31 / gennaio 2014
30 Da fotomodello a ultrarunner il lungo viaggio di Michele di Franz Rossi Un ragazzo parte dalla Liguria alla conquista del sogno americano e torna più ricco e più consapevole grazie ad un incontro fortuito in una libreria di New York.
44 Sapori di Sicilia all’Ecomaratona delle Madonie di Giorgio Cambiano Una classica del panorama trail siciliano, un appuntamento obbligato per chi ama correre in Natura.
50 Photo Gallery Quei pazzi esaltati della 24ore di Adriana Ponari Una storia raccontata per immagini: una gara lunghissima in cui si corre solo per il piacere del gesto.
56 Domando il Tor ho scoperto che ci sono sfide più grandi di Andrea Boggieri Ancora il Tor des Geànts, ma questa volta raccontato dal momento dell’estrazione al momento del bilancio consuntivo.
70 Fare fatica per dare felicità: l’esperienza dei MaratonAbili di Mauro Ghirlanda Mauro racconta attraverso gli occhi di Michele: una maratona di Firenze all’insegna dell’entusiasmo e dello spirito di gruppo.
78 Fuori dall’Uscio / Highlands: Una corsa mostruosa di Stefano Medici
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84 Attimi perfetti
90 Di corsa, amicizia e molto di più di Andrea Busato Intervista a Giovanni Storti, il noto comico del trio Aldo Giovanni e Giacomo, autore del libro “Corro perché mia mamma mi picchia”
96 Il lessico del podista di Franz Rossi
98 Con gli occhi delle donne: Quello che le runners non dicono di Stefania Visentini Zampini
110 Recensioni 116 Autori
V Indice
di Marta Villa Una prima maratona è fatta di mille attimi che non si scordano più.
Alla
RF RICERCA
della
FELICITÀ
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Rieccoci ad affrontare l’annosa questione sul perché si corre. Al di là delle gare, al di là delle tessere sportive, al di là del battere il proprio personale o di rientrare in quel paio di jeans che vanno stretti. Scopriamo come si può correre d’istinto, semplicemente seguendo l’impulso di cercare la felicità... 11
Si è fatto un gran parlare, soprattutto negli States, di un articolo che è apparso a novembre sul prestigioso Wall Street Journal a firma di un opinionista di nome Chad Stafko e dal titolo provocatorio “OK, You’re a Runner. Get Over It” che in italiano potremmo tradurre “Va bene, sei un runner, ma adesso andiamo avanti”. E a specificare meglio il concetto interveniva il sommarietto che diceva “Correre una maratona è già abbastanza duro anche se non ti batti la spalla ad ogni passo”. L’articolo era scritto per provocare e c’era riuscito bene a giudicare dalle molte risposte giunte in redazione e dagli articoli che lo avevano seguito. In buona sostanza, Stafko iniziava il suo pezzo puntando il dito sugli adesivi ovali con impresso 13.1 o 26.2 (che sono le distanze di mezza maratona
e di maratona espresse in miglia) attaccati sulle automobili di alcuni corridori. L’autore si chiedeva che senso avesse alzarsi alle 5 del mattino e correre per 10 miglia vestiti con abiti fluorescenti per evitare che delle persone così sensate da considerare 10 miglia un viaggio da fare in auto ci travolgano sulla strada. Ancora, sosteneva che i runners, quando non corrono, fanno shopping come tutte le persone normali, salvo farlo in negozi specializzati, spendendo cifre folli per scarpe di gomma e capi tecnici dalla foggia e dai colori estremamente appariscenti. E finalmente la conclusione, secondo lui, tolta una piccola parte di sportivi veri, la maggior parte dei corridori lo fa per mettersi in mostra. Correndo in mezzo al traffico con i capi colorati di cui sopra,
X.RUN La ricetta della felicità
testo di Franz Rossi foto di Autori Vari
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“ IT MATTERS NOT HOW STRAIT THE GATE, HOW CHARGED WITH PUNISHMENTS THE SCROLL, I AM THE MASTER OF MY FATE; I AM THE CAPTAIN OF MY SOUL. William Ernest Henley
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La maratona di Shizo Kanakuri
testo di Franco Faggiani foto di Autori Vari
Un maratoneta nipponico con una storia decisamente singolare
X.RUN La maratona di Shizo Kanakuri
Di solito non si fa, ma chisseneimporta. Ovvero anticipare il soggetto di un libro al quale hai da poco iniziato a lavorare. Anche perché nemmeno il protagonista può dire più niente. È morto, infatti, 30 anni fa, a Tamana, una città del Giappone dove era anche nato, nell’agosto del 1891. Un protagonista vero, nel senso che è proprio esistito. In carne e ossa, in pantaloncini e scarpette gommate. Un maratoneta nipponico, dunque, con una storia decisamente singolare. Provo a riassumerla in poche pagine, mescolando la molta realtà a un pizzico di fantasia. La versione romanzata, dove la fantasia predominerà sulla realtà (che rimarrà comunque inalterata) avrà ovviamente una veste ben più consistente. Lui, il maratoneta in questione, è Shizo Kanakuri. Tamana immaginatevela come poteva essere alla fine del 1800. Un borgo di poche case nella prefettura di Kumamoto, nell’ultima delle isole dell’arcipelago giapponese, a sud, con la Cina di fronte e, a ovest, la Corea del Sud. «Nascere lì voleva dire fare il pescatore o il soldato», diceva Shizo nel ricordare le sue origini. Quella del soldato era attività molto richiesta perché il Giappone, allora, era una nazione particolarmente bellicosa e ampi tratti del continente asiatico a portata delle sue navi erano da tempo sotto il suo dominio. «Io però presi un’altra strada, nel vero senso della parola, perché avevo naturale attitudine alla corsa. Mi piaceva infilarmi da solo tra le colline dell’interno, salire
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“ CHI PUÒ DIRE QUANTE MIGLIA DOBBIAMO PERCORRERE MENTRE INSEGUIAMO UN SOGNO? Michele Graglia
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X.RUN Il lungo viaggio di Michele
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Da fotomodello ad ultrarunner il lungo viaggio di Michele
intervista raccolta da Franz Rossi foto tratte dall’Archivio Graglia
Michele, per prima cosa, come finisce un ragazzo ligure a fare il modello in California? «Da sempre esportiamo fiori all’estero e i mercati più promettenti sono Giappone ed America. All’epoca avevo 20 anni e gli Stati Uniti erano il sogno.
Classe 1983, un talento naturale per le ultra scoperto grazie ad un libro e ad una libreria di New York
X.RUN Il lungo viaggio di Michele
Spiazzante. Questo è probabilmente l’aggettivo che più rappresenta Michele Graglia, un giovane imprenditore che ha appena compiuto 30 anni, che è nato nella Riviera di Ponente (a Taggia, vicino a Sanremo) ma che vive a Los Angeles, che ha abbandonato gli studi di giurisprudenza per dedicarsi all’impresa di famiglia (esportare nel mondo i fiori della Riviera), che è stato fotografato come modello sulle più famose riviste di moda del mondo ma ha scelto come sport l’oscuro mondo delle ultramaratone. Ma il motivo per cui ho contattato Michele è diverso. Ero stato colpito dal fatto che si fosse messo in testa di attraversare un deserto e “concatenare” Las Vegas con Los Angeles (sono circa 500 chilometri) per il puro piacere di farlo. E lo ha fatto, unendo alla straordinarietà dell’impresa anche uno scopo benefico. Per una volta, quando alla televisione parlano della “maratona di Telethon”, non avrebbero citato la regina delle corse a sproposito. E dopo 3 giorni e dieci ore di corsa, Michele è arrivato all’Oceano. Ecco la sua storia...
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“ NON TI FRENA CIÒ CHE SEI MA CIÒ CHE PENSI DI NON ESSERE anonimo
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X.RUN numero 31 / gennaio 2014
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X.RUN numero 31 / gennaio 2014 TEMPO VS DISTANZA [WWW.XRUN.EU]
Nella 24h si inverte l’assioma, non devi correre una distanza nel minor tempo possibile, ma coprire la massima distanza in un tempo dato. Il cronometro ti è alleato in questa gara.
PhotoGallery di Adriana Ponari
Quei pazzi esaltati della 24 ore
testo e foto di Adriana Ponari
La 24 ore del Sole si è svolta allo stadio delle Palme di Palermo tra il 30/11 e l’1/12/‘13
X.RUN Quei pazzi esaltati della 24 ore
Di due cose ero a conoscenza mentre mi ci recavo a fare foto: che lo storico Stadio delle Palme, a ridosso del Parco della Favorita, era stato intitolato a Vito Schifani “caduto nell’adempimento del dovere nel maggio del ’92” (leggi: saltato in aria a Capaci assieme a Giovanni Falcone, faceva parte della scorta). Io avrei scritto semplicemente “eroe”... lui correva anche. La seconda cosa di cui ero certa era che andavo a fare foto a dei pazzi scatenati che correvano chi per 24 o per 12 ore e chi in turni da un’ora “sola” in team con altri cinque. Ma a prescindere da chi si sceglieva, sicuramente, erano pazzi scatenati! Inanellare giro dopo giro in un ovale il cui colore richiama la terra battuta rossa, senza un motivo apparente. Correre su strada è diverso: ci si sfida, si fanno strategie per vincere o per risalire classifiche, a volte si partecipa per voglia di stare in compagnia di amici e condividere belle sensazioni con loro, si gode del paesaggio, se si può. «E questi?» mi chiedevo con curiosità e soprattutto con molta perplessità «questi devono fare i conti con limiti fisici e mentali pesanti: eppure deve esserci qualcosa per cui valga la pena, qualcosa di più sottile, di più profondo che non sia la solita formuletta banale della sfida con se stessi». Sulla pista, gente diversa, delle più disparate età, persone abituate se non affezionate alla formula delle 24 ore (che sono i primi a partire). Ci sono inglesi,
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X.RUN numero 31 / gennaio 2014 TEMPO VS ETÀ [WWW.XRUN.EU]
Sono gare in cui la componente di esperienza nel sapersi gestire e nel saper accettare la fatica diventa fondamentale e l’età anagrafica è un fattore a favore e non limitante.
Correre per così tanto tempo è come fare un viaggio in treno: prima la tua mente vigila poi si lascia andare
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X.RUN Quei pazzi esaltati della 24 ore
un gallese che assomiglia buffamente a Ringo Star, dei tedeschi, fra di loro Herr Preisler che si vede ha una certa età, taciturno e severo: riuscirò a strappargli l’unico sorriso della gara che immortalo frettolosamente in un foto non perfetta ma umanamente preziosa. Poi c’è anche una bellissima famiglia identicamente abbigliata e sorridente sempre ad ogni scatto fotografico: entusiasta di essere lì a correre. Seguo i partecipanti con attenzione e man mano che passa il tempo con simpatia e affetto: ormai li conosco tutti. Ma la domanda è sempre lì, non evasa: perché corrono? e faticano e soffrono maledettamente anche se cercano di non farlo vedere? se qualcuno si accorgesse di ciò, scatterebbe probabilmente la solita frase: «ma chi te lo fa fare!» a meno che non veda anche lui quello che vedo io: sorrisi sinceri su limpidi visi. Hanno anche la voglia di ringraziarmi perché sto vivendo con loro questa esperienza. Così, dentro me, cambia la domanda: «A cosa penseranno? Dove corrono con la mente e con il cuore?» C’è però qualcosa che disturba e notevolmente la gara! Il maltempo che grava sulla città. Chi pensa che a Palermo non piova mai e che non faccia mai freddo domandi ai partecipanti: tanta pioggia, vento e freddo da riempire e vetrificare le ossa, insomma una tempesta continua e violenta, altre che 24 ore di Sole! A mezzanotte si aggiungono quelli della 12 ore che a freddo affronteranno il vento gelido. Il brutto tempo durerà sino all’indomani mattina tardi. Luigi, uno di quelli che concluderà la 24 ore, mi spiega: «Correre per così tanto tempo è come fare un viaggio in treno: prima la tua mente vigila poi si lascia andare e i pensieri fluiscono liberi, le emozioni affiorano; i grandi motivi della tua vita, le grandi domande ma anche la quotidianità che ti rassicura perché continua al di là degli avvenimenti belli o brutti. Hai tempo per pensare e per capire mentre corri». E anche io ho capito, so di avere capito: la verità è molto semplice e molto umana, si corre, si ama correre, si trova pace, ci si innamora del correre verso significati che sanno di vita e si scopre che correndo e correndo e correndo, anche fra mille difficoltà, prima o poi si arriva. E quando si è arrivati si pensa a ricominciare.
TEMPO VS METEO [WWW.XRUN.EU]
Nella nostra lingua abbiamo un solo termine per definire il tempo cronologico e quello meteorologico, ma il secondo devi accettarlo come un compagno di viaggio.
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X.RUN Quei pazzi esaltati della 24 ore
LA META [WWW.XRUN.EU]
In una 24h capisci che in un viaggio così lungo non è importante dove arrivi, ma l’esperienza in se. Per questo corriamo in un circuito breve da ripetere così tante volte.
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Domando il Tor ho scoperto che ci sono sfide più grandi
testo di Andrea Boggieri foto di Autori Vari
Era iniziata sfidando la sorte alla preiscrizione e oggi stavamo per partire sotto la pioggia
X.RUN Domando il Tor ho imparato che ci sono sfide più grandi
Tutto comincia quando è arrivata la notizia che non ero stato sorteggiato all’UTMB. Il mio amico Pasquale mi chiama e mi dice, perché non facciamo la preiscrizione al Tor des Geànts? Gli rispondo «Stai scherzando o sei impazzito?» ma lui sorridendo mi ribatte che tanto non avremo mai la fortuna di essere estratti… e così siamo stati sorteggiati tutti e due. Così durante la primavera e l’estate ci siamo allenati, alcune gare da 40/50 chilometri per poi passare a quelle da 70/80. Il pensiero correva a questa gara così lunga e con un dislivello così impegnativo, ma dato che sono un ottimista non ho mai rimpianto la scelta fatta, anzi immaginavo il Tor come un bel viaggio e un’occasione per mettermi alla prova. Come sempre succede la data sembra lontana ma il tempo passa e ci troviamo alla mattina della partenza, quando il meteo non è dei migliori, inizia a piovere e tutti noi concorrenti entriamo nelle gabbie con mantelle e k-way, ma la tensione è talmente alta che non sentiamo la pioggia, anche perché continuiamo a scambiarci i consigli dell’ultimo minuto sul materiale nello zaino, discutiamo se sia meglio coprirsi di più o di meno: come succede in tutte le gare non sai mai se hai fatto le scelte giuste. Il conto alla rovescia ci distoglie dalle preoccupazioni e SI PARTE. Dietro le transenne vedo i miei famigliari e ci scambiamo un ultimo abbraccio, la commozione è grande. Il viaggio comincia.
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10–13 luglio
2014 Il tour di un'intera nazione!
OrganitzaciĂł
www.andorraultratrail.org
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6 Aprile 2014 Partecipa alla Milano City Marathon 2014 e sostieni Emergency!
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Franz Rossi - X.RUN marketing@xrun.eu
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X.RUN numero 31 / gennaio 2014
“ POESIA È UN’ECO, CHIEDI AD UN’OMBRA DI DANZARE CON TE Carl Sandburg
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Fare fatica per dare felicità: l’esperienza dei MaratonAbili
testo di Mauro Ghirlanda foto di Valeria Bestetti
Non abbiamo fatto tanti chilometri ma ‘sta storia di partire in testa alla 30esima maratona di Firenze è stata esagerata. Eravamo davanti a tutti, davanti a tutti quanti, noi sette carrozzine davanti e tutti gli altri dietro. Anche davanti ai top. Si vabbè abbiamo fatto 500 metri percorrendo il viale tra la folla che ci salutava e ci applaudiva e poi ci siamo defilati, ma noi sette eravamo davanti, emozionante. Sì, Gino sta ancora parlando, se non fossi legato gli avrei già tappato la bocca in qualche modo. Mannaggia lui e il miglior spingitore d’Europa. Parla parla e quelli delle 5 ore ci hanno ripreso. Mannaggia. Luca aiutami tu ti prego.
Magari per soli 500 mt ma noi eravamo davanti a tutti. Davanti anche ai primi
X.RUN Fatica x Felicità
Le ruote girano, veloci. Non riesco a distinguere i raggi e sembra che sia un tutt’uno con il copertone duro. Gino che mi sta spingendo non smette di parlare. È da tre chilometri che non sta zitto. Dice di essere il miglior spingitore d’Europa, ma io non gli credo. Secondo me mi racconta una frottola. «Michele tu non capiscci! cchi ti sta spingendo è il migliore d’Europa maccheddico del mondo... gli atri sono scarsi non lo sanno fare tanto bene ccome me!» Continua a ripetermelo. È un pò pazzo. Non riesco a dirglielo ma quando me lo ripete per l’ennesima volta guardandomi in faccia provo ad accennargli un sorriso compiacente. Chissà se si è reso conto che adesso sono io che lo prendo in giro.
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X.RUN Fatica x Felicità
“ LA FELICITÀ PER ESISTERE DEV’ESSERE CONDIVISA Lord Byron
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“ LA CORSA È INUTILE E PROPRIO PER QUESTO VA COLTIVATA. COME UN’ARTE Giovanni Storti & Franz Rossi
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X.RUN Intervista a Giovanni Storti
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Intervista a Giovanni Storti
Di corsa, amicizia e molto di più
intervista raccolta da Andrea Busato foto di Dino Bonelli
Giova, il vostro libro è intitolato “Corro perché mia mamma mi picchia”: come mai questo titolo, visto che poi invece, tra le tante cose raccontate nel libro, non si racconta che tua mamma o la mamma di Franz vi picchiava? Cercavamo qualcosa che colpisse l’immaginazione, che facesse capire che si parlava di corsa ma con un tono leggero, comico. Mi è venuta questa immagine, ho scritto l’introduzione su questo titolo, ma in realtà mia madre non mi picchiava… nel senso che mi picchiava come tutti i bambini di quel periodo lì, ecco: le ciabattate sicuramente arrivavano! Però non mi sono messo a correre per quello. Ma questa vocazione alla corsa ti è venuta di recente? Io mi ricordo non solo le tue corse nei dvd di X.RUN, ma anche quelle in un “servizio” della televisione svizzera, quello della gara podistica: allora ce l’avevi già nel sangue, avevi già cominciato a correre?
Vi svelo un segreto: anche se le ciabattate arrivavano non mi sono messo a correre per colpa di mia mamma
X.RUN Intervista a Giovanni Storti
Giovanni Storti, celebre comico del trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”, è autore a quattro mani - insieme a Franz Rossi - di una recente novità editoriale sulla corsa per Strade Blu di Mondadori. In questa chiacchierata la presenta ai lettori di X Run.
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Il lessico del podista
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VENTO, sostantivo maschile. 1. Spostamento di una massa d’aria atmosferica dovuto a differenze di pressione e di temperatura tra un’area anticiclonica e una ciclonica; 2. Aria che viene smossa; 3. fig. Preannuncio, avvisaglie; 4. edil., aer. Tirante usato per conferire stabilità a un elemento molto sporgente, soprattutto in verticale
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L Il lessico del podista
È il tuo migliore amico: quando correndo lo trovi alle tue spalle ti fa andare più veloce, quando invece lo trovi contro ti insegna ad essere più forte. Al corridore abituato a spaziare in Natura o sulle strade della sua città, quando si trova costretto ad allenarsi sul tapis roulant impara la nostalgia per il Vento: la bocca si apre spasmodica, la fronte si imperla dopo pochi passi, le gocce scendono copiose sul nastro nero che scorre sotto ai piedi in un simulacro di movimento. Ma è l’Aria quella che manca, la carezza del vento sulla pelle, il ristoro per il corpo surriscaldato. Il Vento, per chi corre, è anche simbolo di velocità. È la sensazione dei capelli nel Vento che ti fanno capire che è una giornata buona per allungare la falcata. La curva disegnata dai tuoi passi lungo l’anello di tartan fa da controcanto al frusciare del Vento attorno a te. E in quel momento capisci che sei un velocista. Non a caso la massima espressione dello sprinter, Carl lewis, era chiamato il figlio del Vento. Il Vento è anche libertà. Correre nel Vento in riva al mare ti riempie le narici e la bocca e i polmoni del gusto aspro del sale e ti sembra di poter spiccare il volo con i gabbiani. Correre nel Vento in montagna tra i boschi ti regala il passo veloce del camoscio e quello sicuro dello stambecco e ti sembra di essere nato solamente per fare quello. E poi viene un momento magico, che ti coglie di sorpresa, in cui il Vento ti entra dentro e tu diventi il soffio di un corpo in movimento. Solo chi corre può apprezzare davvero il Vento, ed essergli riconoscente per ogni alito che spazza via la fatica e dona nuova vitalità.
Polemos
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Con gli occhi delle donne
Quello che le runners non dicono
testo di Stefania Visentini Zampini foto di Autori Vari
Di fluidi, secrezioni e gas vari È vero siamo runners e quindi poco schizzinose e molto inclini al cameratismo, ma non è che vedervi appostati dietro ad ogni macchina, albero, ramoscello o arbusto che abbia la compiacenza di nascondervi alla vista dei più, mentre espletate le vostre esigenze corporee, sia da annoverare tra i nostri desideri massimi. Per intenderci, mentre prepariamo lo zaino la mattina non è che ci auguriamo, oltre al personale, di vedervi con i ciclisti abbassati. Quindi, o fate come noi e vi bevete un caffè (siam diventate nervose per esigenze evacuative noi mica per altro) o fate in modo di nascondervi un pochino meglio. Che a volte son cose veramente brutte. Altra cosa di cui vi saremmo grate è di accertarvi prima di espettorare che non ci sia nessuna di noi nelle prossimità. Vi sembrerà strano, ma ci fa
Ma davvero credete che prima di correre entriamo nei bar solo per berci un caffè?
X.RUN Quello che le donne non dicono... degli uomini
Capisco che a vederci arrivare stremate dopo chilometri sotto il sole, devastate da sete e fatica, non si direbbe, ma siamo donne. Credo che fin qui potremmo essere tutti d’accordo. È con questo spirito assolutamente discorsivo e disteso che mi rivolgo all’altra metà del cielo. Ai nostri compagni di corse e chilometri: a voi uomini. Partiamo da una cosa che mi sta estremamente a cuore.
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Recensione
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Ci sono dei libri, e Tracce sotto la neve è uno di questi, che quando hai finito di leggerli corri in libreria o su Google per vedere se ce ne sono altri dello stesso autore. Un po’, credo, è merito dei personaggi, un po’ dei continui colpi di scena che tengono viva la trama. Ed entrambe le caratteristiche, a ben vedere, sono merito della scrittura leggera e scorrevole di Franco Faggiani.
AVVENTURE IN QUOTA PER BART COLLEONI
conferenze e simposi ma rimbocchiamoci le maniche e facciamo attenzione ai problemi delle foreste di casa. Si trasferisce così in una valle del Trentino e sconvolge la vita del quieto ispettore Pariello, un uomo d’ordine che dopo la scomparsa del precedente comandante gestisce la stazione. I metodi di Colleoni sono tutto fuorché ordinari e Pariello fatica ad entrare in sintonia. Ma via via che i due si conoscono cresce la La storia Volendo cercare un termine al- collaborazione e la stima. tisonante, il romanzo è un eco-giallo: il protagonista, l’af- Una carrellata di maschere fascinante Bartolomeo Colleoni, I personaggi di Tracce sotto la è un comandante della Guardia neve si svelano, uno dopo l’altro, Forestale dal curriculum impres- al lettore che sviluppa un’imsionante. È un consulente del mediata simpatia o antipatia per ministero dell’ambiente, da anni essi. Hanno tinte forti, tratti cuin prima linea sui temi ambientali riosi del carattere, storie affama che ha deciso di doversi scinanti e peculiari alle spalle. impegnare in prima persona nel- Sembra quasi di tornare alla la battaglia sul territorio: basta commedia dell’arte con le ma-
schere, e dove prima c’erano Arlecchino e Balanzone, adesso ci sono il montanaro burbero e misterioso che vive isolato, l’ex moglie geniale e bellissima (ma che per il fatto stesso di essere “ex” deve aver qualche difetto), il taxista appassionato d’auto d’epoca cui trucca il motore, la figlia indipendente e più saggia del padre o la vinaia (nel senso di produttrice di vini) che fa girare la testa più dei suoi prodotti. Ma il Comandante Colleoni è un uomo che sa stare al mondo e da tutti trae il meglio, che sia per risolvere un caso o per togliersi un personale sfizio. In ognuno dei dieci capitoli del libro dovrà affrontare avventure e disavventure, e tra una notte di passione e un’altra passata in compagnia dei nuovi amici per salvare un animale in pericolo, cementa il gruppo e persegue la giustizia. L’altra grande protagonista del
Il comandante Colleoni: Tracce sotto la neve, Franco Faggiani, IdeaMontagna, Euro 16,50
montana hanno fatto vibrare le nostre corde, ma quello che ci ha piacevolmente sorpreso è l’abitudine dell’eroe, il Colleoni appunto, di uscire a correre regolarmente. Non lo fa per tenersi in forma (lui è in forma a prescindere) non lo fa per prepararsi per una competizione... semplicemente corre, per il piacere di farlo. In Italia manca la cultura della corsa e dello sport. Ogni anno vengono pubblicati migliaia di nuovi romanzi ma solo in una piccolissima parte di essi lo sport fa parte della vita dei protagonisti. Ed è un errore. Personaggi come il Comandante Colleoni, che suscitano una naturale simpatia, diventano modelli da seguire per chi li incontra. Se oltre a far colpo sulle donne, a E la corsa? Ma cosa ha colpito noi che trovare soluzioni geniali per i trattiamo soprattutto della corsa? problemi più intricati e a saper Certo l’ambientazione outdoor e abbinare un buon vino ad un cibo romanzo è la Natura e la sua espressione più imponente: le montagne. Faggiani è un viaggiatore ed un appassionato dello sport outdoor (pratica l’arrampicata, lo sci, la corsa), ama e rispetta la cultura e la tradizione montagnina, per cui le scene ambientate tra i boschi o sulle cime sono quelle che più vivide e partecipate. Scritto in origine come sceneggiatura per una serie televisiva, Il Comandante Colleoni: Tracce sotto la neve non lascia respiro e ti trascina di avventura in avventura fino all’epilogo e all’ultimo inaspettato risvolto che lascia aperta la speranza per un sequel di questo appassionante romanzo.
specifico, sanno anche apprezzare la corsa come fonte di relax e gioia, beh allora ben venga Colleoni e la sua allegra combriccola. Ci farà passare lietamente qualche ora e invierà un messaggio positivo sulla corsa ai nostri amici sportivi da divano.
Dove trovarlo Si trova nelle librerie ma può essere ancor più comodo ordinarlo on line presso il sito dell'Editore (www.ideamontagna.it) che lo spedisce a casa al volo e non fa pagare le spese di spedizione.
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Recensione
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LA CORSA, L’AMICIZIA + AVVENTURE VARIE
X.RUN numero 31 / gennaio 2014
Scrivere un libro (non basta avere un’idea brillante; servono anche il tempo, e molto, la disciplina, la costanza, la capacità di revisione e un sacco di altre cose non sempre a portata di mano) è già un’impresa. Scriverlo a quattro mani è un’impresa ancor più complicata. Anche se a dargli vita allegra e sostanza sono due persone che, come in questo caso, conoscono bene i magici effetti della parola e della scrittura, che sono amici da lunga data e che condividono la stessa “materia prima” del libro: la corsa. La corsa al centro Che poi è la protagonista della storia attraverso i racconti, le battute, le riflessioni, gli appunti scritti separatamente e poi abilmente assemblati in piacevoli riunioni editorial-familiari, da Giovanni Storti, attore, e Franz Rossi, che in queste nostre pa-
gine gioca in casa (la sua) e non ha certo bisogno di essere “presentato”. “Corro perché mia mamma mi picchia”, 190 pagine edite da Mondadori e in libreria dall’inizio di novembre 2013, è un libro decisamente divertente – su questo non avevamo dubbi visto che i due autori sono a prescindere gente “di spirito” – ma anche utile. Perché dai racconti semiseri delle loro esperienze, a volte in comune, sulle strade e sui sentieri di mezzo mondo (dal Libano alla Bolivia, da Israele al Brasile, dal Marocco all’Islanda, tanto per citare, fino ai tour nostrani sul Resegone o sulle alte quote della Valle d’Aosta) possiamo rintracciare notizie utili ad affrontare un’attività in fondo all’opposto, ovvero inutile, come la corsa (ma proprio per questo, dice il duo Giova-Franz, da coltivare con cu-
Corro perché mia mamma mi picchia, Giovanni Storti e Franz Rossi, Strade Blu, Mondadori, Euro 16,50
ra, come un’arte sopraffina o come una pausa di silenzio). Per esempio non utilizzare magliette tecniche che comprimono troppo (abbiamo dovuto salvare un tizio dal soffocamento, ha raccontato Giovanni in una delle piacevolissime presentazioni del libro in giro per l’Italia) oppure dare un taglio alla tecnologia (a uno con addosso con l’iPod, il cellulare, il cardiofrequenzimetro, il Garmin gli si sono incendiati i capelli per un cortocircuito, sempre Giovanni dixit). I luoghi della corsa Esperienze in campo ma anche luoghi, perché uno dei vantaggi più evidenti e piacevoli della corsa è che ti porta in posti e tra persone che probabilmente non avresti mai avuto occasione di incontrare. Da soli o in compagnia, specie se questa è formata da gente per certi versi
strampalata (o squilibrata, secondo una definizione di Giacomo Poretti, l’altro 33,33 per cento del Trio a cui gli autori hanno avuto la temerarietà di affidare la prefazione dl libro), personaggi sì ma anche veri atleti, come Nico Valsesia, Dino Bonelli, Pietro Trabucchi, Gianluca Moreschi. Personggi particolari In azione c’è persino un Gruppo Vacanze Albania, un bel mix di pugliesi, milanesi, albanesi con pure uno svizzero infiltrato. Per un tour dalle imprecazioni multilingue. E ogni tanto appare, runner un po’ indolente, del resto come i personaggi che porta in scena, anche Aldo Baglio (l’ultimo 33,33 per cento…). Corsa dunque a tutto campo, ma non quella a base di cronometri, sfide con se stessi, limiti da spostare chissà dove. Piuttosto
corsa intesa come un filo invisibile che gira intorno alle persone e rinsalda amicizie, ne crea di nuove, allarga orizzonti visibili e sentimentali. La mamma, di Giovanni, che ha ispirato il titolo, dovrebbe a questo punto rilassarsi e non minacciare più il suo ragazzo. Dal canto suo, la mamma di Franz ha assicurato che ha sempre visto di buon occhio l’attitudine alla corsa del suo figliolo. “Corro perché mia mamma mi picchia” non dovrebbe mancare sugli scaffali di chi colleziona i libri sulla corsa e lo sport in genere. Non tanto per affetto, che certo c’è, verso i due autori quanto perché è uno di quei testi (pochi) che anche dopo molto tempo vale la pena di riprendere in mano e di rileggere qua e là. Per divertirci, rassenerarci un po’ e riscoprire l’importanza dell’amicizia.
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A miriadi di Filippo Castiglia A miriadi brillano di pioggia le gocce nella notte rischiarata dai riflettori. Colpiscono i corpi impegnati in migliaia di moti concentrici Percuotono l’ovale rosso e spugnoso dei salti delle corse e dei lanci Scivolano sulle plastiche protettive delle memorie di silicio dei giri concentrici Si raccolgono al suolo in pozze e rivoli calpestate a loro volta Scorrono su chi è abbattuto dal loro perdurare su chi assiste e chi attende A miriadi cadono in un sol luogo di molti Km e Sole, 24 ore
In Giappone esiste una forma di letteratura chiamata haiku, i componimenti poetici costituiti da tre strofe di cinque, sette e cinque sillabe. La lingua italiana meno si presta a tale sintesi estrema ed alla rigida regola, anche se illustrissimi esempi potrebbero essere facilmente citati, ma tale tipo di componimento sembra ideale per le esigenze del blog (lettura immediata, accompagnata da un’immagine). Noi ci proviamo... barando un po’ sulla metrica.
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Gli autori
ANDREA BOGGERI IMPRENDITORE 65 ANNI
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X.RUN numero 31 / gennaio 2014 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu
Ha iniziato a correre nel 1999 , partecipando alla maratona di New York e da allora non si è più fermato. Imprenditore da 44 anni si divide tra il lavoro e la sua passione più grande, la corsa, che coltiva cercando di ritagliarsi dello spazio durante la pausa pranzo e d’estate di sera dopo il lavoro, alternando a volte anche la bici. Ha partecipato a molte maratone in tutta Europa, 6 volte a quella di NY e a due Passatori. Da quando “GLI ORSI” sono arrivati in Val Borbera, si è unito a loro dando vita alle Porte di Pietra, contribuendo sia come imprenditore, sia come atleta, tanto da guadagnarsi il soprannome di Orso Grigio. Ha attraversato molti sono i deserti tra cui i Gobi CINA, Australia e Sahara. Tra il trail a cui ha partecipato ottimi sono i risultati ottenuti nella CCC, Valdigne, Porte di Pietra. Con il passare degli anni ha maturato la filosofia di correre senza competizione, ma solo per il piacere di sentirsi bene, libero spensierato e con la fortuna di avere un fisico che regge ancora e a cui non chiedere mai più di quello che può dare. Ma è il Tor l’esperienza che più l’ha gratificato, un’avventura unica nel suo genere che da Uomo l’ha trasformato in un Gigante .
ANDREA BUSATO PROFESSORE 51 ANNI
GIORGIO CAMBIANO PROFESSORE ED INGEGNERE NAVALE
FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA
Classe ’62, pordenonese. Quando da bambino gli altri lo battevano in velocità, lui la buttava sulla resistenza, e da allora gli è rimasta. Poi gli è venuta anche la passione per la musica. Alle spalle una dozzina di maratone soddisfacenti, più altre sei da pace-maker e altro e non troppo indecoroso mezzofondo. Poi una serie di acciacchi fisici lo costringono a correre di meno: per un po’ si diverte lo stesso, ma adesso che la lotta contro i chiletti di troppo si fa sempre più dura sta cercando qualcosa di meno faticoso. Avrebbe trovato un altro sport che gli piace, il golf. Ma mentre questo lo respinge, il podismo non lo rivuole indietro. Alleva con passione Elena e Nicola, nel resto del tempo fa l’insegnante nel liceo che lo aveva visto studente.
Divide il suo tempo tra i banchi di scuola e la montagna. A dispetto della sua formazione, infatti, preferisce di gran lunga le alte vette al mare. Ha la rara fortuna di vivere a Palermo in prossimità di una riserva naturale per cui potete trovarlo spesso a correre tra i boschi - a qualsiasi ora del giorno (o della notte) - in compagnia della cagnetta Luna. Nel 1999 la sua prima maratona, alla quale hanno fatto seguito una settantina di altre maratone e ultra. Ha sempre cercato di conciliare la partecipazione alle gare con l’occasione di fare turismo. Ha abbracciato la corsa sulle lunghe distanze quando, preso atto della sua estrema lentezza ma discreta resistenza, ha capito che solo nelle ultra poteva togliersi la soddisfazione di acchiappare qualche risultato dignitoso. Fino al settembre 2010 poteva vantarsi di aver terminato tutte le gare. Poi il sofferto ritiro alla prima edizione del Tor des Geants, superata grazie anche allo sfottò della moglie Loredana. Da allora vive la corsa con più consapevolezza dei propri limiti. Due peculiarietà da maniaco podista: registra scrupolosamente tutti i chilometri percorsi (è prossimo ad eguagliare la lunghezza dell’equatore terrestre) e conserva gelosamente tutti i modelli (una trentina circa) di scarpe da running.
Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. Autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo, ha appena mandato in stampa la seconda edizione integrata con le ultime notizie.
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MAURO GHIRLANDA
STEFANO MEDICI RAGIONIERE
ADRIANA PONARI MEDICO
Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto un libro, “Di corsa attorno al mondo”, flash-back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai… spaghetti alla… bolognese.
Ha ereditato dalla famiglia materna l’amore per la fotografia, cui si dedica nel tempo che le lascia libero la sua professione di medico neurologo. Ama la natura, ama camminare e abita in campagna. Da un po’ di tempo a questa parte ha iniziato a puntare il suo obbiettivo sul variegato mondo podistico. Adriana vi dedica il suo tempo con interesse ed entusiasmo, sempre più convinta che tale mondo abbia tanto da dire dal punto di vista umano e culturale. Potete trovare altre foto e scritti di Adriana nel sito web di Ultramaratone, maratone e dintorni con il quale collabora.
49 ANNI
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Mauro è un ligure, prima di ogni altra cosa. Poi è anche un vegetariano, un corridore, un padre felice, un amico sempre pronto... e molto ancora. Ma non per forza nell’ordine che ho citato. Corre da sempre, e forse per questo non è stato mai raggiunto dal virus dell’agonismo. Predilige le corse in natura, meglio se di notte, meglio ancora se piove o nevica... non per una malcelata pulsione masochistica, ma solo perché vuole allargare le esperienze di corsa. Ama fotografare ma, per il momento, racconta più con le parole con le immagini.
FRANZ ROSSI MANAGER 50 ANNI
MARTA VILLA
Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Essendosi convinto di voler correre una maratona prima del 40esimo anno di età debuttava a Milano. Il virus della maratona non l’abbandonava ed andava a testarsi nelle principali maratone italiane e straniere. Prima dei 50 anni si è regalato la sua maratona nr. 30. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, e oggi la corsa in natura occupa la maggior parte dei suoi weekend. Con il peggiorare delle prestazioni ha cercato di allungare le distanze, cercando la scusa che «non sono io che sono più lento, è che c’è più strada da fare». Avendo coniugato la passione per la corsa con quella per la parola scritta, ha fondato X.RUN e ne è rimasto invischiato. E dal giornale è nata anche la costola degli X.RUNNERs i corridori per EMERGENCY di cui si onora di far parte. Infine ha scritto con l’amico Giovanni Storti il libro Corro perché mia mamma mi picchia, nel quale raccontano molte delle storie che non sono state pubblicate su X.RUN.
L’età conta poco quando c’è tanta voglia di correre. Lo sport è stato una costante di tutta la vita. Prima gli sci, poi il ping pong e poi il running che, per qualche anno, è stata accantonato per la bici per motivi lavorativi. Ma poi, come spesso capita con le cose autentiche che non si scordano mai, capisci che quello che ti dà il suono della cadenza del tuo passo è un sottofondo musicale a cui non sai dire no. Così ricominciano le gare la domenica, gli allenamenti in settimana e i confronti soprattutto con un papà che a 61 anni, in pensione, e con un passato sportivo in cui sono di nota le escursioni in montagna, corre una maratona in 3h42’. La fortuna ha voluto che la passione sportiva si sia sempre unita al lavoro e allora si iniziano a seguire le gare, conoscere la gente, cominci a cercare qualcosa di più, una sfida, un traguardo e, perché no, anche un tempo. Da qualche tempo il trail è stata una scoperta, forse un po’ un ritorno alle origini. Con uno sforzo fisico maggiore di adattamento alle condizioni del terreno, gli allenamenti alternati fuoristrada sono diventati una divertente costante. Per poche settimane non si è riusciti a concludere la prima maratona prima dei 40 anni, ma a traguardo raggiunto, solo un obiettivo farne un’altra e questa volta in famiglia.
STEFANIA VISENTINI BLOGGER
40 ANNI
Varesotta con origini friulane si divide tra i tre figli e le sue passioni. Con il marito Enea, vero runner della coppia, ha appena dato vita ad una nuova società sportiva amatoriale dove convogliano il loro tempo e il loro impegno. Podista per caso, non ha velleità di vittoria ma allacciarsi gli scarpini le stimola il sorriso. Non ama i pettorali se non quelli delle mezze maratone, che è la distanza che considera ideale per la sua testa e i suoi pensieri, mentre i chilometri scorrono costruisce trame e racconta storie. Infatti, l’altra sua grande passione è la scrittura: dice sempre che «se podista lo son per caso, sono assolutamente blogger per vocazione» nella speranza di diventare qualcosa di più.
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