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X.RUN luglio / agosto 2011
X.RUN
Storie di corsa
2011 luglio / agosto [v. 03 # 04] volume 3, numero 4
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La ricerca del piacere della corsa
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« APPAGARE UNA FAME DELLO SPIRITO E NON PIÙ DEL CORPO »
arà la stagione, saranno i temi trattati in questo numero di X.RUN, sarà la bella storia raccontata da Mariella Carimini nella sezione Running, ma in questi giorni mi trovo spesso a riflettere su uno dei temi cari a noi che corriamo: il Viaggio. Correre è movimento, è spostarsi da un posto all’altro, è attraversare luoghi ad un ritmo che è proprio di noi esseri umani, quello del nostro passo. Lo hanno fatto gli antichi migranti seguendo le mandrie che erano un’opportunità di cibo; lo facevano i migranti della passata generazione seguendo le opportunità di lavoro (parlo degli Italiani, i migranti Africani lo fanno ancora oggi); lo facciamo anche noi, cercando nella migrazione la soddisfazione di un’esigenza interiore, di una fame dello spirito e non più del corpo, nel tentativo di trovare pace per l’insoddisfazione del quotidiano. Il viaggio risponde a tutte queste esigenze diverse. Se poi ci riflettete un po’ su, non è tanto la meta finale ad essere il vero obbiettivo, ma l’atto in se del viaggiare. Quindi forse sarebbe più saggio smettere di pensare a dove vogliamo andare e partire. Fare il primo passo e guardarsi intorno, godersi quel nostro incedere consapevoli che il piacere è tutto lì e non nel luogo dove siamo diretti. Similmente per la corsa. Forse dovremmo smettere di pensare a fare il personale, a finire una maratona, a provare a spingerci su distanze più lunghe, ma iniziare a goderci la corsa per la corsa. Sapete che differenza passa tra un turista ed un viaggiatore? La vacanza del turista inizia quando è arrivato all’albergo dove ha prenotato, quella del viaggiatore quando si mette in viaggio. Sapete che differenza passa tra un agonista e un corridore? La gara dell’agonista si concretizza al traguardo, quella del corridore alla partenza, o magari anche prima, quando inizia a prepararsi per quella gara. Insomma non cerchiamo nell’obbiettivo la motivazione, ma facciamo sì che il raggiungimento dell’obbiettivo sia solo la conseguenza del premio che FRANZ ROSSI editore X.RUN otteniamo ogni giorno: il piacere della corsa.
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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani Comitato di redazione: Daniela Banfi, Franz Rossi
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INDICE
L’Editoriale 3 La ricerca del piacere della corsa di Franz Rossi COVER 12 Correre al tempo del computer di Davide S. Chionna Il computer ha modificato la maggior parte delle nostre abitudini. Come ha cambiato il nostro modo di correre?
20 Quando la sede è virtuale... di Fabio Calabrese e Paolo Talenti La vera storia di una società di podisti che raccoglie soci in tutta Italia, ma che esiste solo sul web e durante i raduni pre gara.
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26 Mentre noi corriamo in gara... X.RUN luglio / agosto 2011
di Indro Neri La parola ad uno dei massimi esperti italiani di podismo su internet, il fondatore dei DRS, l’editore di ePodismo e un viaggiatore impenitente, sempre con le scarpette in valigia.
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MITO 34 Sulle tracce dei Tarahumara di Franco Faggiani C’è una tribù nel New Mexico i cui membri sembrano dotati di una resistenza straordinaria nella corsa. Fino a battere i più forti ultramaratoneti statunitensi.
44 Un uomo chiamato Caballo di Chris McDougall
RUNNING 50 5 istantanee per 1 maratona photogallery di Simone Borioni Abbiamo chiesto ad un maratoneta di raccontare in cinque immagina la MilanoCityMarathon 2011. Ecco la sua storia...
56 Ultrabericus: buona la prima di Max Panchetti La prima edizione di un nuovo trail che dal cuore di Vicenza sale i monti Berici.
62 Navigatori silenziosi di sogni di Stefania Cena Cosa succede se si corre con il cuore? Si impara a viaggiare nei sogni; propri e altrui.
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66 Fuori dall’Uscio di Damiano Colla Correre a Shangai è un’esperienza davvero diversa, tra grattacieli e traffico congestionato. Ma si può trovare anche qui un punto di contatto.
74 Una skyrace dietro casa di Marco Stracciari Per essere bella una skyrace non deve per forza passare sui monti più celebrati.
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82 In viaggio per ricominciare di Mariella Carimini Che sia in auto o sia a piedi, l’importante è muoversi. Ecco come due amiche, entrambe sportive, hanno deciso di passare l’estate. Ma l’autrice ha un motivo in più..
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90 Una cavalcata lunga 100 km di Davide Sanna La cento chilometri di Seregno, una gara storica e l’occasione per scoprire un po’ di più su se stessi.
98 Quattro passi per Dublino... a cura della Redazione 102 Correre la Dublino Marathon di Daniela Banfi Scopriamo qualcosa di più sulla maratona della capitale irlandese attraverso i racconti di chi vi ha partecipato. LOGOS
112 Intervista a Stefano Redaelli di Andrea Busato Incontriamo l’autore di Chilometrotrenta, l’appassionante romanzo che racconta la storia di un giovane medico che sceglie la maratona per guarire dai mali d’amore. 118 Chilometrotrenta di Stefano Redaelli per gentile concessione dell’editore pubblichiamo un capitolo del romanzo di Redaelli.
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122 La corsa intorno di Pietro Landriani
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di Simone Magnani Il racconto di un incontro, un mattino, durante una corsa...
128 Polvere e Memorie di Franz Rossi Due ragazzi alle prese con dei vecchi scatoloni e una storia che si dipana tra polvere e memorabilia.
138 Il lessico del podista di Mauro Creatini Continua il nostro personale dizionario di termini “normali� imprestati al podismo e liberamente reinterpretati per noi da Mauro Creatini.
140 Il lato oscuro della corsa di G-RUNNER Seconda parte del Diario di un dissidente. Una mente arguta che ci fa da specchio e che ci permette di confrontarci con le nostre manie da corridori.
142 La solitudine del Maratoneta di Alberto Zambenedetti Continuano le recensioni di film legati al mondo della corsa, scritte dal nostro specialissimo inviato a New York.
148 Recensioni 152 Autori
Per assoluta mancanza di spazio in questo numero abbiamo dovuto togliere le pagine dei crediti fotografici e degli autori delle frasi motivazionali. Ce ne scusiamo con gli interessati.
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PC la corsa ai tempi del
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Il pc ha cambiato le nostre vite, è presente in ogni cosa che facciamo, e per noi che corriamo ha cambiato molti modi di vedere l’attività fisica. Nelle pagine che seguono alcuni esempi di cosa signifchi correre ai tempi del computer... 13
«Hai aperto un account online per scaricare l’allenamento dell’altra sera? Non ancora? E cosa aspetti? Ricordati che devi “taggare” la mappa del percorso in Facebook; altrimenti invia un allegato tramite mail a tutti gli iscritti del blog!»
Vi sembra un po’ eccessivo un discorso del genere? Eppure vi assicuro che ho cercato di riportare il più fedelmente possibile uno stralcio di conversazione udita ieri sera di fronte alla linea di partenza dell’ultima edizione della gara “Milanino sotto le stelle”! Forse qualche corridore di una certa età potrà storcere il naso sentendo parlare di tag, account e “scaricamenti” vari, ma sono certo che la maggior parte di noi sia ormai abituata ad un linguaggio del genere.
Gran parte della nostra giornata lavorativa (eccezion fatta per alcune categorie di persone, ovviamente) trascorre placida di fronte ad uno schermo di computer; gestiamo sempre più spesso le nostre finanze affidandoci a conti bancari online, prenotiamo le vacanze da casa visitando siti che promettono sconti mai visti prima e soddisfiamo qualsiasi nostra curiosità aprendo l’home page di Wikipedia con un timore quasi reverenziale, come se ci trovassimo dinnanzi a qualche infallibile saggio dell’antichità... È vero, diranno in molti, l’uso del computer è imprescindibile, ma la corsa è tutta un’altra cosa; non possiamo correre stando seduti ad una scrivania con uno schermo piatto a cristalli liquidi davanti al nostro viso. Correre è fisicità, libertà, adrenalina, sofferenza, catarsi e, naturalmente,
C Correre ai tempi del computer
testo di Davide S. Chionna foto di Autori Vari
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PIÙ DURO TI ALL PIÙ DURO SARÀ AENI, RRENDERSI
Vince Lombardi
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C Correre ai tempi del computer
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Ci sono popoli che vivono la corsa come forma di meditazione, ma nel New Mexico c’è una tribÚ di indiani che usa la corsa come principale mezzo di collegamento e come rituale per celebrare il raccolto. Tra essi si celano dei super atleti capaci di correre senza fermarsi per due giorni, praticamente scalzi e su sentieri ripidi e sassosi
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Sulle tracce dei Tarahumara /1 La tribù dei “piedi che corrono”
testo di Franco Faggiani foto di Autori Vari
McDougall invita gli appassionati della corsa a liberarsi di tutti gli “orpelli inutili”
M La tribù dei “piedi che corrono”
“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Citazione da Il giovane Holden, scritto nel 1951 da Jerome David Salinger e che, quasi sicuro, nella vostra adolescenza avrete letto. Per dirvi che a me sarebbe piaciuto conoscere, o almeno telefonare, a Christopher McDougall, giornalista e runner americano di 49 anni autore di Born to Run, un libro che nel 2009 è stato considerato un vero best-seller. E che lo ha fatto diventare automaticamente “antipatico”, a dir poco, a tutte le case produttrici di attrezzature per la corsa, quelle di scarpe in prima fila. Perché? Perché McDougall, nelle sue affollate conferenze tenute in giro per gli Stati Uniti in seguito al successo del suo libro, invita gli appassionati della corsa a liberarsi di tutti gli “orpelli inutili”. Come i cronometri e gli arzigogoli simili, le tabelle di allenamento, le cupe fissazioni psicosomatiche della corsa sulle distanze prestabilite (tradotto: l’ansia da prestazione). E naturalmente le scarpe, che per quanto tecnologiche, finiscono per creare sempre acciacchi difficili da assorbire. «Ognuno di noi ne ha provate un mucchio, ma quelle ideali, nonostante la vastità del modelli e delle innovazioni, non le ha ancora trovate», sostiene McDougall. E poi: «Quando incontrate un runner, dopo neanche 30 secondi inizierete a parlare inevitabilmente di infortuni».
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CARICHI PIÙ LEGGERI MA PER UNA SCHIENA PIÙ FORTE anonimo
M La tribù dei “piedi che corrono”
“ NON PREGARE PER
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L’odore della terra bagnata nel bosco ha caratterizzato le prime uscite della stagione del Trail. Occasioni uniche per correre nella natura. E poi ancora in viaggio a Shangai e nei monti dietro casa, oppure correre solo cinque km al giorno mentre si attraversa la Mongolia. E finalmente la maratona di Dublino, tra cetre celtiche e birra
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X.RUN luglio / agosto 2011 L’EXPO MARATONA [WWW.XRUN.EU]
Si studia il percorso, si ritirano il pettorale e il pacco gara, si incontrano vecchi amici e se ne fanno di nuovi
PhotoGallery by Simone Borioni
5 istantanee per 1 maratona
testo di Franz Rossi foto di Simone Borioni
Quando le immagini raccontano storie, a noi non resta altro che sederci ad ascoltare
R Cinque istantanee per una maratona
Quando inizia una maratona? Qualcuno penserà al 32esimo chilometro, qualcuno penserà al momento dello sparo, o quando si entra nelle gabbie e si sente la tensione crescere, o quando il giorno prima si arriva in una città sconosciuta e si inizia a visitare l’expo della gara. Qualcuno dirà «quando si inizia la preparazione, sei mesi prima». Certo è che nelle nostre retine di runners ci sono immagini che restano impresse per ogni gara. Una luce particolare alla partenza, un cartello intravisto lungo la strada, la smorfia di un podista seduto su un’ambulanza. E quelle immagini raccontano tanto. Molto di più di quello che si potrebbe raccontare con le parole. Consapevoli di questo, noi di X.RUN lasciamo alle immagini una dignità autonoma dal racconto. Le consideriamo storie indipendenti. E la PhotoGallery che pubblichiamo ogni tanto è una raccolta di storie, un X.RUN all’interno dei X.RUN. In questo numero abbiamo sfidato Simone Borioni, maratoneta e fotografo, a partecipare ad una gara (nella fattispecie la MilanoCityMarathon 2011) con gli occhi del corridore ma senza indossare le scarpette. Gli abbiamo chiesto di raccontare questa due giorni in cinque foto. Un compito sfidante, un interessante esperimento, una bella storia. Infine un’ultima considerazione. Il diverso punto di vista di ogni singolo osservatore fa sì che ogni realtà venga letta in modo diverso. Cosa sarebbe successo se avessimo messo due o più fotografi nella stessa gara?
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Le due ore che precedono la partenza sono caratterizzate da riti scaramentici e piccole manie. Ma soprattutto dal tempo che passa lentamente...
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L’ATTESA [WWW.XRUN.EU]
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R Cinque istantanee per una maratona
[WWW.XRUN.EU]
Nessuno come un maratoneta a bordo strada riesce ad incitare i corridori: legge le sensazioni sul viso, le riconosce e sceglie le parole da dire
IL TIFO
Dopo il trentesimo diventa la meta più ambita, nelle giornate di caldo è un’oasi nel deserto. È il luogo dove rinfrancare il corpo e lo spirito
[WWW.XRUN.EU]
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IL RISTORO
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R Cinque istantanee per una maratona
La gara è finita. Recuperando la sacca possiamo goderci gli ultimi istanti con noi stessi prima del rientro nella normalità della vita quotidiana
IL RECUPERO SACCHE
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“ PER LA STESSA RAGIONE DEL VIAGGIO, VIAGGIARE... Fabrizio DeAndré
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R DaV: In viaggio per ricominciare
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Anche questo numero di X.RUN offre una sezione Logos ricchissima. Si parte dalla bella intervista a Stefano Redaelli e si continua con due racconti, nel primo l’incontro con una volpe, nel secondo un viaggio negli scatoloni della memoria. E poi l’immancabile appuntamento con G RUNNER e il suo Lato oscuro della corsa
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La corsa intorno Pietro Landriani Ha iniziato a correre 10 anni fa. Ha impiegato 9 anni per scendere sotto le quattro ore in maratona e ci è riuscito sbagliando orario di partenza. Questo gli ha dato modo di riflettere a lungo sul significato della corsa e di ciò che gli sta intorno. Intorno al correre ama la luce, la fotografia ed il disegno. Tre parole su cui ama riflettere: Leggerezza, Lentezza, Passione.
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Il lessico del podista
QUIETE, sostantivo femminile; 1, calma tranquillità silenzio assenza di rumori e movimenti fastidiosi, 2 pace serenità calma interiore, 3 immobilità assenza di movimento
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orsa e Quiete. Di primo acchito potrebbe sembrare un paradosso: come può essere che ci sia quiete nel muoversi, in modo veloce, sbuffando e ansimando, magari in orde di migliaia, come si vede alla partenza della NYCM? Non è così! Correre è un modo eccezionale per cercare la quiete. Basta provare a correre lungo l’Adda al tramonto di una sera di primavera o in un bosco a mezza montagna, ma anche in un parco cittadino prima che sorga il Sole per capire che ho ragione. È singolare che nella definizione della quiete si trovi “assenza di rumori e movimenti fastidiosi”. Ecco! Correre nel silenzio e in scioltezza, accompagnati solo dal suono del proprio respiro e spinti in avanti da un passo leggero, quasi vellutato, è quiete. Quiete “dinamica”, quiete in movimento, che si sviluppa, che procede, che avanza. Non c’è nulla di statico, di fermo, di immobile in questo tipo di quiete, ma è pace, provare per credere. Pace e serenità interiore. Tutte le volte (quante…) che i miei pensieri si fanno pesanti, contorti, cupi e avverto quell’orribile senso di costrizione alla bocca dello stomaco (la faccio breve: ansia e stress) mi forzo di uscire con le mie fedeli amiche annodate ai piedi. E alla fine rientro a casa più allenato e più in pace, non che i problemi si siano risolti, ma quella fatica mi ha aiutato a renderli meno opprimenti. Meglio di un Prozac, no? Quiete come assenza di movimento: cosa c’entra con la corsa? Beh, io credo che c’entri, ma non in senso molto positivo: è quel totale black-out che ti prende quando correndo hai la crisi vera. Allora più che quiete è buio, assenza di movimento, dove il corto circuito spesso è mentale prima che fisico. Ecco, quella è la quiete che meno mi va di associare alla corsa.
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L Il lessico del podista
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MAURO CREATINI Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli regala.
Videoteca
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Visioni in corsa recensioni da New York
La solitudine del maratoneta: Correre come ribellione
testo di Alberto Zambenedetti foto di Lisa Guerriero
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Buone visioni Secondo incontro con la nuova rubrica Visioni in Corsa, curata dal nostro corrispondente da New York Alberto Zambenedetti, studioso di cinema e podista. Ad ogni uscita Alberto recensirà un film o un documentario sulla corsa, cercando di occuparsene da vicino, esaminandone non solo le qualità artistiche ma anche il rapporto con il nostro sport preferito.
L The Loneliness of the Long Distance Runner
Come è ben noto, fra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta, il cinema europeo fu attraversato da una corrente di rinnovamento tematico e stilistico che si incarnò in “nuove ondate” di giovani registi. Se la Francia è generalmente considerata dai critici all’avanguardia di queste tendenze, l’Italia e la Gran Bretagna non furono sicuramente da meno; le nuove generazioni si lanciarono in sperimentazioni linguistiche che produssero film innovativi e controversi, e The Loneliness of the Long Distance Runner (tradotto inefficacemente in La Solitudine del Maratoneta) si inserisce a pieno titolo in questa atmosfera, la cui energia e vitalità l’originale pellicola è ancora oggi in grado di comunicare allo spettatore. Il film è tratto dall’omonimo racconto di Alan Sillitoe (se ne veda la bella recensione nel numero del Maggio/Giugno 2009), allora giovane autore alla sua seconda esperienza dell’adattare il proprio lavoro letterario in sceneggiatura per il cinema. Nonostante ne abbia sempre rifiutato la definizione, Sillitoe era considerato uno dei principali narratori della generazione degli Angry Young Men, una frangia di scrittori di estrazione proletaria che includeva John Osborne e Kingsley Amis, e che dipinse l’irrequietudine e la disillusione della gioventù inglese negli anni cinquanta. Nel 1959 John Osborne fondò la compagnia di produzione Woodfall Films insieme a Tony Richardson, che esordì alla regia con Look Back in Anger, prodotto appunto dalla Woodfall, e tratto dal lavoro teatrale dello stesso Osborne. Il film lanciò la carriera di Richardson, che si affermò velocemente
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Il direttore dell’istituto lo spinge ad allenarsi con rigore, per vincere contro la squadra di una scuola privata
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come cineasta con altre pellicole nella stessa vena. The Loneliness of the Long Distance Runner, il suo quinto lungometraggio, è una vibrante testimonianza della crisi attraversata dalla società inglese in quegli anni e del distacco sempre maggiore fra classi e generazioni che sarebbero sfociati presto in aperte ribellioni culturali e politiche. Il protagonista è il tormentato Colin Smith (interpretato brillantemente da Tom Courtenay), figlio maggiore in una famiglia proletaria di Nottingham. In seguito alla morte del padre operaio, la rabbia esistenziale di Colin inizia a manifestarsi in una ribellione sempre più autodistruttiva che, dopo un furto in un panificio, lo spedisce al riformatorio. Schivo e solitario, Colin mal si adegua alla reclusione, ma si distingue nello sport, particolarmente nella corsa campestre. Il direttore dell’istituto, un gentleman all’antica interpretato da Michael Redgrave, inizia ad interessarsi alle potenzialità atletiche del ragazzo, e lo spinge ad allenarsi con rigore, nella speranza di conquistare una vittoria contro la squadra di una prestigiosa scuola privata. Al momento di correre cinque miglia nella campagna inglese per soddisfare le ambizioni del direttore, Colin dovrà affrontare non solo sudore e fatica, ma anche le proprie ansietà esistenziali ed i propri demoni. The Loneliness of the Long Distance Runner è costruito su un montaggio alternato che illustra la vita nel penitenziario e il percorso compiuto dal protagonista prima di arrivarci. Meccanismo narrativo alquanto assodato negli anni sessanta, questo tipo di montaggio si presta particolarmente bene ad illustrare la spaccatura fra le classi sociali e le generazioni che il film mette a confronto. Da una parte quella del direttore, garbato e orgoglioso rappresentante della politica monarchica, della Gran Bretagna memore del proprio lustro imperialista, della nazione che uscì prostrata ma vittoriosa dalla Seconda Guerra Mondiale. Dall’altra il figlio del proletariato urbano sfruttato dai padroni, il giovane ambizioso che cerca un destino diverso da quello del padre ma che, come confessa alla sua ragazza, non sa come ottenerlo. Nella splendida scena iniziale, Colin dichiara che la sua corsa è in realtà una fuga dalla polizia, chiara metafora dell’ordine costituito che il giovane però non cerca di sovvertire, affrontandolo faccia a faccia, ma che invece cerca di lasciarsi alle spalle, battendolo in astuzia e velocità. E bellissimo è quindi l’epilogo, vero gioiello confezionato dall’abilissimo montatore Antony “Tony” Gibbs, che riflette le parole pronunciate dalla voce fuori campo del giovane in apertura: durante la corsa finale, rapidissime immagini e frammenti di dialogo baluginano nella testa del ragazzo, stremato per lo sforzo di competere con chi è più in forma e privilegiato di lui. Vi si legge sicuramente l’influenza di Hiroshima Mon Amour, film in cui Alain Resnais si inventò un modo tutto nuovo di rappresentare le conseguenze psicologiche di un evento traumatico e il flusso di coscienza nel cinema narrativo. Il racconto di questo corridore solitario e ribelle si snoda anche nella
contrapposizione di campagna e città. Il tormentato Colin raggiunge momenti di chiarezza nelle sue corse mattutine e solitarie attraverso il paesaggio campestre inglese, fatto di pozzanghere lucenti ed alberi spogli, in cui l’elemento umano è tratteggiato in silhouette dal bravissimo direttore della fotografia di origine tedesca Walter Lassally. La città è invece inospitale, buia, e piovosa; la notte della rapina, un autobus schiva Colin ed il suo compare per un soffio, forse addirittura causando in loro il desiderio di compiere azioni illecite, e sicuramente senza preoccuparsi per la salute dei ragazzi. È la dimostrazione dell’incuria, della mancanza di attenzione da parte delle istituzioni sofferta dalla sua generazione e dal suo ceto sociale in generale. Il sistema è pronto ad aiutarlo – “riformandolo” – solo dopo che ha commesso un crimine, non prima. Prima è solamente un potenziale criminale che si rifiuta di lavorare ed invecchiare in fabbrica come il padre, che si rifiuta di conformarsi alle aspettative della società, che si rifiuta di stare al passo con gli altri. Colin è infatti risoluto nel tenere il proprio passo a qualsiasi costo, anche quando ha tutti gli occhi puntati addosso nel climax finale del film. The Loneliness of the Long Distance Runner si chiude appunto con una dichiarazione di indipendenza del suo protagonista, che sceglie coraggiosamente di affermare davanti a tutti una propria identità di uomo e corridore.
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L The Loneliness of the Long Distance Runner
La Solitudine del Maratoneta (1962) (The Loneliness of the Long Distance Runner) Diretto da Tony Richardson Il film è reperibile su Amazon.COM
Colin è risoluto nel tenere il proprio passo, anche con tutti gli occhi puntati addosso
Recensioni
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X.RUN luglio / agosto 2011 Ai cinquanta ci sono arrivato, Ezio Gamberini, Euro 15,00 Acquistabile scrivendo a gamberini.5@libero.it
STORIE DI CUORE E NON SOLO QUELLE
Ezio Gamberini, ai runners che lo seguivano sulle pagine di Podisti.Net meglio noto come Tapascio Bombatus pubblica questa seconda raccolta di racconti dal titolo scaramantico: Ai cinquanta ci sono arrivato (e si riferisce agli anni, non certo ai chilometri in gara). Edito per i tipi della Liberedizioni, questo libro racconta l’esperienza del passaggio da maratoneta a ex-maratoneta, attraverso la traumatica esperienza di un infarto. E non si può certo dire che il buon umore manchi al nostro autore. Un buonumore che permea tutto il libro, uno spirito per certi versi vicino all’amato Guareschi e ai suoi personaggi Camillo e Peppone. Così ritroviamo la vita della provincia italiana e più precisamente di quella bresciana, del comune di Vobarno, che si popola di personaggi che interagiscono con
il nostro protagonista. Nel libro, attraverso le cronache del Tapascio, conosciamo così il parroco, gli amici e, sopra tutti, la moglie e i familiari di Ezio, che compongono il suo mondo. Un mondo attraversato come un fulmine dall’esperienza del ricovero, ricca di umanità e solidarietà, dalla necessità di ritrovare nuove passioni, dall’impegno per gli amici (bellissimo il Nessun Dorma cantato sotto la pioggia dalla rocca durante la notte) e nel sociale. La penna di Gamberini fruga nel suo animo e lo svela in tutta la sua schietta semplicità, e trasforma le esperienze di vita quotidiana in storie belle da ascoltare.
Recensioni
SULLE TRACCE DI MARCO POLO
Prendete due ragazze, giovani e carine, prendete un vecchio furgone acquistato per 150 euro ad un’asta e colorato di rosa, metteteli insieme su una strada e puntate il muso verso Ulaan Baatar, capitale della Mongolia. Ecco, la storia è tutta qui. 39 giorni per coprire oltre 14mila chilometri, attraversando due continenti, toccando luoghi che evocano i viaggi di Marco Polo. Mariella (Carimini) è una vagabonda per natura, nata a Roma approda a Milano per studiare e poi lavorare, ma ogni occasione è buona per mettersi in viaggio. Silvia (Gottardi) è una sportiva, ama il basket e lo pratica da professionista in Italia e all’estero. Incrocia a Milano la strada di Mariella e insieme partono per un viaggio: il Mongol Rally, una manifestazione non competitiva (c’è solo un tempo massimo per arrivare) a scopo benefico.
Il libro è il loro diario di viaggio, in esso appuntano sensazioni, aneddoti, fotografie di paesaggi incredibili e gusti di luoghi fuori dalle rotte del turismo. Raccontano con semplicità le esperienze di questi due mesi, dai problemi di motore all’incontro con i nomadi. Ma il vero protagonista del libro è il viaggio. Il fatto che non ci fosse competizione tra i team ha reso possibile gustare ogni tappa (forzata e non), di sfruttarla per meglio conoscere e comprendere luoghi, persone, abitudini, cucina. Mariella e Silvia si sono impegnate a raccogliere in un libro la loro esperienza per raccogliere fondi per il CESVI, un’associazione che lavora per migliorare le risorse idriche nel Kathlon (TaDonne al volante, Missione jikistan).
Info: www.donnealvolante.com
Mongolia, Mariella Carimini e Silvia Gottardi. Euro 12,00 Acquistabile scrivendo a info@donnealvolante.com
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“ A CIASCUNO È DESTINATO IL SUO GIORNO Virgilio
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Gli autori
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X.RUN luglio / agosto 2011 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu
DANIELA BANFI IMPIEGATA 48 ANNI
SIMONE BORIONI GRAPHIC DESIGNER PHOTOGRAPHER
È nata in provincia di Milano e continua a vivere nello stesso paese, è mamma di due ragazzi. Ha iniziato a correre intorno ai 28 anni per “fare il fiato” per un altro sport che l’appassionava moltissimo: la “Kickboxing”. Ha ripreso a correre dopo due anni dalla nascita del secondo figlio, nel 2001, all’inizio, per gioco poi un giorno vedendo le immagini della maratona di Venezia ha detto al marito: “un giorno correrò anche io una maratona” e così nel 2003 ha esordito proprio a Venezia, e da allora non si è più fermata. A Daniela piace mettersi alla prova e cambiare. Dotata di un animo inquieto ed avventuriero, ha provato sia gare in pista, che corse in montagna. La prima volta in assoluto in montagna fu alla Biella Monte Camino, poi via, via altre, in Svizzera, nel Biellese, in Valdaosta e in Veneto. Ama questo ambiente, il clima che si respira, il contatto con la natura, le asperità del terreno, le nuvole che a volte appaiono a portata di mano: per quanto dure siano le gare la rimettono in pace con il mondo. Si allena 4 volte la settimana, cercando di far combaciare gli impegni di lavoro e famiglia. A volte deve fare delle levatacce per correre e rientrare a casa in tempo per svestirsi dagli abiti di podista e indossare quelli di mamma.
Nato e cresciuto nella tranquillità delle Marche, cerca presto stimoli metropolitani e si trasferisce a Milano. Lavora così nella grafica e nella pubblicità come ha sempre sognato di fare. Poi scopre, con una folgorazione alla John Belushi, la Maratona. Da allora la sua vita è scandita da tabelle, allenamenti all’alba e gare in giro per l’Italia. Va a vivere con Fabiola alle porte di Milano e coinvolge anche lei nella corsa, tanto da aiutarla a preparare e completare assieme per 2 volte la New York City Marathon. Appassionato di fotografia, musica, moto, e di tutto ciò che è creativo, decide di concretizzare le sue idee e fonda Jumbled, marchio con il quale produce T-shirt basate sul credo della qualità e del design (jumbled-factory.com) Vive la corsa trasversalmente a tutti i suoi impegni, viaggi e passioni, pensa che senza non riuscirebbe a fare tutto il resto, e per questo ammira tutti quegli amatori che sacrificano il proprio tempo per allenarsi e gareggiare, su qualsiasi distanza. Conosce così X.RUN e scopre un mondo di podisti mossi dallo stesso spirito. Decide di testimoniare con le immagini questa “comunità” di donne e uomini che si aggregano e sfidano se stessi, ognuno con i propri obiettivi, e di realizzare così una serie di reportage.
ANDREA BUSATO PROFESSORE 49 ANNI
FABIO CALABRESE IMPRENDITORE 50 ANNI
MARIELLA CARIMINI
Classe ’62, pordenonese. Quando da bambino gli altri lo battevano in velocità, lui la buttava sulla resistenza, e da allora gli è rimasta. Poi gli è venuta anche la passione per la musica. Alle spalle una dozzina di maratone soddisfacenti, più altre sei da pace-maker e altro e non troppo indecoroso mezzofondo. Poi una serie di acciacchi fisici lo costringono a correre di meno: per un po’ si diverte lo stesso, ma adesso che la lotta contro i chiletti di troppo si fa sempre più dura sta cercando qualcosa di meno faticoso. Avrebbe trovato un altro sport che gli piace, il golf. Ma mentre questo lo respinge, il podismo non lo rivuole indietro. Alleva con passione Elena e Nicola, nel resto del tempo fa l’insegnante nel liceo che lo aveva visto studente.
Milanese di nascita, diversamente giovane avendo passato il mezzo secolo nel 2011, runner dentro da sempre, anche perchè da fuori nessuno se ne è mai accorto. La corsa appartiene al suo DNA, corre in montagna fin da piccolo con altri bambini coi quali corre tuttora facendo sempre le stesse battute di allora; verso i 35, pur non avendo mai corso una Maratona nella sua vita, prepara in 6 mesi la sua prima Marathon des Sables. In effetti, contro qualsiasi previsione e aspettativa, la conclude e, incurante delle figuracce inanellate, ne farà altre due successive, trascinando con se addirittura una squadra. Non contento negli anni successivi alla prima MdS (oltre ad altre due MdS) corre una 50 km, due 100km, una Desert Marathon (Libia), un numero infinito di mezze, corse in montagna e tapasciate, una ventina di Maratone, una Diagonal des Fous (Reunion): sempre finisher, mai ritirato, fino a quando nel 2010 tenta il Toubkal e qui, alle soglie dei 50 anni, il primo segnale ma anche definitivo: ritiro! Nel frattempo, nel 2007, nel vano tentativo di sembrare un runner vero fonda con dodici amici e ne diventa Vicepresidente l’Happy Runner Club, ma questa è tutta un’altra storia, questa sì che è di successo!
Nata il 22 Maggio 1978 a Roma, passa la vita a vagabondare, sempre in viaggio verso una nuova meta e una nuova storia. Roma, Pantelleria, Nigeria, Liguria, Indonesia, sono solo alcuni dei posti in cui ha abitato. A 20 anni si stabilizza a Milano dove si laurea in Economia e Commercio con la specializzazione in Commercio Estero. Dopo alcuni anni da Product Manager in un’importante Gruppo Editoriale Italiano, ha poi seguito quella che è sempre stata la sua passione e predisposizione naturale, approdando in un’importante Agenzia di Organizzazione Eventi di Milano. Nel 2007 apre la sua TOP1. Le sue grandi passioni sono gli animali, i viaggi, l’equitazione e, ultima arrivata ma non meno importante, la corsa. Il suo soprannome? Wonder Woman perché 100 ne pensa e 1.000 ne fa. Non sta mai ferma un attimo, vive la vita di corsa, ha mille interessi e non sembra mai esaurire le batterie!
33 ANNI
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X.RUN luglio / agosto 2011
ABBONATI o RINNOVA SOSTIENI EMERGENCY Per tutto il 2011 X.RUN devolverà il 50% dei ricavi degli abbonamenti alla Clinica Pediatrica di Bangui fondata da Emergency nella Republica Centroafricana.. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Il costo annuale dell’abbonamento a X.RUN è di soli 50 euro, riceverete 6 numeri dell’unica rivista di storie di corsa comodamente a casa vostra.
STEFANIA CENA IMPIEGATA 42 ANNI
DAVIDE CHIONNA BANCARIO 33 ANNI
DAMIANO COLLA
Classe 1969. Impiegata in un’azienda metalmeccanica, vive e lavora in Valsesia. Da bambina la scambiavano per un maschio e da lì non ha mai più recuperato la sua femminilità. Salvo quando guida l’auto. Dopo un’infanzia spensierata di case sugli alberi e tuffi nel fiume, passa un’adolescenza normalmente infelice. Inquietudini miste l’hanno poi portata a qualche trasloco, fino a ritrovarsi a correre. Corre per caso. Corre a casaccio. Corre per conoscersi... Le antiche inquietudini sono assopite, ma non dimenticate. Non avendo ottenuto risposte, ha smesso di domandare. Vive con un cane di nome Moretta, che disdegna la corsa, con malcelato disprezzo.
Nato a Milano nel 1978, ma da sempre lucano nel cuore in quanto figlio di emigranti provenienti da questa splendida regione del sud Italia (tifosissimo della squadra di calcio del Melfi). Zio di una splendida nipotina, Letizia, lavora per un grande istituto bancario internazionale a Milano. Corre dal momento in cui suo padre lo accompagnò, poco più che dodicenne, al Parco Nord Milano per fare una corsetta... Beh... Da quel momento non ha più smesso... Appassionato di storia antica, lingua latina e cultura classica, combatte come legionario e gladiatore nell’associazione di archeologia sperimentale “Ars Dimicandi” e ha partecipato al reality/docu-fiction The R.U.N., andato in onda sul digitale terrestre nel 2010, con il soprannome di “Gladiatore”. Sta attualmente lavorando alla stesura di una raccolta di racconti storico-fantastici ambientati ai tempi dell’antica Roma. Alla continua ricerca di miglioramenti cronometrici sulle “brevi” distanze (10 K e mezza maratona) per ottenere buoni risultati anche sui percorsi trail e sulle lunghissime distanze, che rimangono comunque il suo obiettivo sul medio-lungo periodo. Per aspera ad astra, semper!
Classe 1972, valsesiano puro DOC, cresce in ambiente montano ove prende forma il suo carattere ruvido e un po’ cinico. Sin da bambino mostra le caratteristiche che a tutt’oggi lo contraddistinguono: altezza sotto la norma, pelle un po’ spessa tipo cetaceo, vivacità estrema, talvolta preoccupante. Ben presto gli viene affibbiato il soprannome di “fungo”. Lui sostiene derivi da un buffo caschetto da arrampicata viola, largo quasi come le sue spalle, che usava durante le sue imprese alpinistiche a 15 anni; ma i più sanno bene che la ragione è la sua altezza micotica. Pare altresì che sostenga di essere fungo perché chi lo trova, poi è felice. Dopo anni di disordinata attività sportiva, inizia a correre in modo più continuativo per questioni filosofico/esistenziali. La vita, fortuna sua, lo vuole cassa integrato per un certo periodo in cui approfitta per approcciarsi, un po’ spocchiosamente, alla maratona. Ora, per le strane trame della vita, a lui stesso oscure, vive a Shanghai. Fa ripetute multi etniche e misteriose alla pista di atletica dell’università di Jaotong e sogna (?) la maratona di Shanghai, tra smog e grattacieli.
39 ANNI
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X.RUN luglio / agosto 2011
MAURO CREATINI DIRIGENTE 43 ANNI
FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA
G-RUNNER PAROLAIO PIÙ ANTE CHE ENTA
Sposato con due figli. Durante la settimana le uscite di allenamento sono all’alba, nei parchi della Brianza (dove vive) e nei week end sulle strade della Liguria o della Valtellina. Corre con la gloriosa maglia del Road Runners Club di Milano. Sino a pochi anni fa era solo un runner della domenica, che correva per non ingrassare. Dal 2005, grazie all’inseparabile “socio” Pietro, ha cominciato con la mezza, poi la con la maratona e con tutto il resto. Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, che il suo lavoro gli nega, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli ha regalato.
Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. È autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo.
Senza nome, né qualità. In famiglia è amatissimo: cinico, egoista, insensibile sono i lusinghieri giudizi dei suoi fratelli. Per sua madre è un figlio perso, per suo padre un perdigiorno in mutande da corsa, per lo zio Bibo (ultimo comunista vivente, miliardario), un eroe gramsciano. Morto di matrimonio fulminante, subalterno ai figli, ha sempre ragione ma nessuno gliela dà. Vagamente sociopatico, regola i suoi rapporti con cortese maleducazione, dispensando impunemente leggiadre villanie: “non ti ho chiesto come stai, perché me lo dici?” o “ti vedo tanto invecchiata” o “è un po' che non ci vediamo, per la gioia di entrambi” sono gli usuali convenevoli. Sul lavoro è rispettato per i difetti che ostenta, stimato per il disprezzo che suscita, temuto per la trasparenza del suo pensiero. Vivendo di delinquenza, è leale quanto solo i banditi sanno esserlo. Rovinato podisticamente dalla scuola di Pol, è segretario di un team presieduto da un cane. È fuor di dubbio il peggiore allievo di Chiara tra i pistardi del martedì. Sopraffatto dalla corsa, frequenta il suo lato oscuro e ne divulga lo spietato dominio, cercando nuovi disertori pronti alla guerra di liberazione. Senza alcuna speranza di vincerla.
PIETRO LANDRIANI BANCARIO 49 ANNI
SIMONE MAGNANI
Nato a Milano nel 1961 Lavora in un Gruppo Bancario dove si occupa di Leasing. Ha iniziato a correre 10 anni fa dopo alcune Granfondo di ciclismo, ha impiegato 9 anni per scendere sotto le quattro ore in maratona e ci è riuscito sbagliando orario di partenza. Questo gli ha dato modo di riflettere a lungo sul significato della corsa e di ciò che gli sta intorno. Intorno al correre ama la luce, la fotografia ed il disegno. Ama correre prima dell’alba ai bordi della natura o della città. Corre con la leggera canotta del Road Runners Club Milano, con Mauro, Socio di mille avventure, ed il sorriso sulle labbra. Tre parole su cui ama riflettere : Leggerezza, Lentezza, Passione.
È nato a Milano proprio in fondo agli anni ’60. Quando l’uomo era appena tornato dalla luna e i Beatles erano ancora insieme, per intenderci. Ha vissuto una trentina d’anni a Cinisello Balsamo e una decina a Roma. Ma se glielo chiedete dice di essere mantovano, guardando più ai suoi avi e alle sue vacanze, che a sé stesso. Durante l’università, per caso, ha cominciato a fare volontariato. E in Bosnia ha incontrato Francesca, che adesso è sua moglie. I loro tre bimbi del terzo millenio li tengono in ostaggio, ma danno molte soddisfazioni. Anche se adesso sarebbe difficile farsene venire in mente qualcuna. Spreca il poco tempo libero rincorrendo passioni sempre nuove. Come la chitarra, il computer e adesso la scrittura. La corsa quella no. È una passione di quando non aveva ancora vent’anni. E piano piano ha imparato la differenza tra correre e arrivare. Si è messo in testa di finire una maratona prima del quarantesimo compleanno. E per ora ne ha finite quattro, sempre con tempi che i fanatici del cronometro snobberebbero. Legge davvero poco, ma ha idee chiarissime su quello che gli piace. Invece scrive. Scrive pezzi di satira e su riviste di economia e tecnologia. E su un blog che nessuno legge.
INDRO NERI GIORNALISTA
41 ANNI
Fiorentino di nascita, Indro ha cominciato la sua attività podistica nel 1973 ad una corsa ora scomparsa che si svolgeva a Lucolena di Greve, in provincia di Firenze, vincendo un sacchetto di castagne quale concorrente più giovane. Da allora ha continuato a correre insieme al babbo. Insieme, nel 1976, hanno fondato la rivista “Podismo” che ha accompagnato i podisti di tutta Italia fino a trasformarsi nell’attuale pubblicazione elettronica gratuita ePodismo.com. Non si allena quasi mai, ma partecipa a tutto, affiancando alla corsa a piedi la pratica del kendo. Dopo aver creato RunThePlanet.com al quale ha lavorato fino al 2007, è ora responsabile di numerosi altri siti Internet in inglese sempre di argomento podistico. Indro è stato uno dei fondatori delle sezione italiana della Dead Runners Society. Il suo nome figura tra i soci fondatori della Association of Road Racing Statisticians, l’associazione degli statistici di corse su strada (Arrs.net) e forse pochi sanno che è grazie al suo iniziale entusiasmo per la corsa del “Gambero d’oro” di Poviglio che adesso l’Italia vanta il più nutrito calendario mondiale di corse all’indietro. Di professione giornalista, Indro ha diversi libri al suo attivo.
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X.RUN luglio / agosto 2011
MASSIMO PANCHETTI ALIAS MAX PANK 52 ANNI
FRANZ ROSSI MANAGER 47 ANNI
DAVIDE SANNA CONFIGURATION MANAGER
Classe 1947, toscanaccio di Livorno, avvolto nel bozzolo di una Ancona troppo stretta e da troppi anni, ma la crisalide si sta formando… forse un casale in Maremma è in agguato? Una vita da sub, praticamente nato sotto un gozzo arrovesciato; ma la forza della montagna ha cominciato a spingere, oggi di LEI non potrebbe più fare a meno.… anche se, quella amata, ha ancora i verdi connotati della vita: le piante, erbacee, arbustive, arboree; gli animali, tutti; gli amati funghi… che sono diventati studio, amore, oggi persino professione per la Regione Marche; le orchidee; le erbe commestibili…! L’ amata mezza-montagna, quella dei nostri Appennini, quella più abbandonata, poco segnata e trafficata, a volte agonizzante nel crollo di quei tetti di quercia e di lastre d’ ardesia… Bello accompagnarci gente, bello mostrarli, quei boschi superbi! mostrarli a quanti si vogliano avvicinare per conoscere, camminare, correre, dormirci, godere delle loro offerte, di visioni, di cibo, di riposo, di silenzio; un diploma di Guida Ambientale-Naturalistica rende fieri e consapevoli di fare tutto ciò in sicurezza. Oggi la passione forte per correrle, le montagne e anche i lusinghieri successi nelle più belle corse europee.
Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Essendosi convinto di voler correre una maratona prima del 40esimo anno di età debuttava a Milano. Il virus della maratona non l’abbandonava ed andava a testarsi nelle principali maratone italiane e straniere. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, finendo dignitosamente le gare iniziate e tornando ogni volta con più entusiasmo di prima. Adesso la corsa in natura occupa la maggior parte dei suoi weekend. Tra le gare fatte alcune edizioni della Monza Resegone, della Biella Monte Camino, la Dolomites SkyRace, le Porte di Pietra, la Valdigne, la CCC con cui ha ancora un conto aperto, il ToubkalTrail, al 100km di Seregno. E la preferita, l’ArrancaBirra... Con il peggiorare delle prestazioni ha cercato di allungare le distanze, cercando la scusa che «non sono io più lento, c’è più strada da fare». Avendo coniugato la passione per la corsa con quella per la parola scritta, ha fondato X.RUN e ne è rimasto invischiato. Lavora come manager in una software house milanese.
Rhodense di nascita. Sposato, e, come ama dire, “anche abbondantemente”, con una donna importante e 2 figli al seguito davvero unici! Una iena e un rugbysta. Davide si definisce “Felice”. Nella quotidianità cerca di ricavarsi sempre dei piccoli spazi per veicolare le tossine che inevitabilmente si accumulano durante la giornata. Pratica sport, principalmente di resistenza, perché sono una necessità. Ha sperimentato, in ordine di tempo, rugby, ciclismo, nuoto e per finire da qualche anno questa disciplina spettacolare che è la corsa. Si definisce “atipico a 360°”. Questo aspetto ha la sua valenza anche nello sport. Sceglie le gare in funzione delle percezioni e del livello di libertà che queste gli trasmettono, insomma ha la sindrome del nomade! Per concludere una sua citazione: “Giusto per rendere al meglio l'idea del mio nomadismo, riesco a trovare la mia identità e il mio livello di spiritualità anche attraversando Milano, di corsa la mattina presto, da Ovest ad Est. Sicuramente prediligo la montagna, ma se questa per ovvi motivi tarda a venirmi incontro allora cerco d'immaginarla dentro di me. In fondo in fondo, mi basta avere della terra sotto i piedi da calpestare per stare bene.”
MARCO STRACCIARI AUTORE E REALIZZATORE TV 49 ANNI
PAOLO TALENTI
Dopo il debutto a 12 anni, riscopre la voglia di correre grazie alla Stramilano ma il definitivo salto di qualità e soprattutto di quantità, avviene alla fine degli anni ’80, quando trasferitosi in Brianza viene tesserato da un gruppo podistico di Concorezzo. In maratona raggiunge l’apice della carriera con il 2h50’ di Torino 2004. Il cuore lo porta spesso e volentieri alla Capanna Alpinisti Monzesi, arrivo della massacrante Monza-Resegone, gara che lo vede più volte ai nastri di partenza e che gli infonde un nuovo amore: la corsa in montagna. Così si cimenta in una serie di gare: il “Giro dei laghi del Bitto” in Val Gerola, la “Maratona degli Altipiani” (Asiago), la “Marcia dei Forti” di Folgaria e la “Corsa del Trenino” di Asiago. Gli infortuni lo costringono ad un lungo stop ma nel 2009 torna alle gare su strada dove coglie lusinghieri risultati di categoria. Capisce però che le emozioni e le soddisfazione provate nelle gare e negli allenamenti in montagna superano ogni posizione in classifica e nell’autunno del 2010 torna a sgambettare tra gli amati sentieri. Intanto cerchiamolo sul “Triangolo Lariano”. Se vedete qualcuno saltellare su e giù per quei sentieri cercate di fermarlo poco prima di un rifugio: sicuramente vi offrirà una fresca birra!
Nasce a Genova, quindi viaggia molto seguendo il lavoro del babbo. Unico denominatore comune : la corsa, fin dalle scuole medie. All’inizio con delle belle “tapasciate” in Brianza poi con qualche prestazione su pista e su strada (5k e 10k) per finire con due “Cinque Mulini”. All’epoca del liceo segna molti dei suoi “record” (del tipo: “70 giorni” consecutivi di allenamento e qualche bel primato su pista). Il Politecnico di Milano lo allontana dai campi gara per un po’ di anni … faceva finta di studiare. Negli anni ’80 si appassiona all’“orientamento”: sempre scarso nei boschi, ma coglie qualche buon risultato nelle corse cittadine. Oltre alla corsa su strada, prova anche a cimentarsi nel windsurf (mitiche le spedizioni nei weekend a Torbole) e in qualche vacanza “cicloturistica”. Nel 2006-2007 scatta la scintilla di Happy Runner Club e delle Maratone: si parte con New York (poteva essere altrimenti?) per passare da Roma, Berlino, Parigi, Praga, Atene, Shangai, Firenze e molte altre. L’animo competitivo lo spinge a “durissimi” (ahi ahi) allenamenti (per ben 2-3 volte alla settimana, non di più). In corsa, la sua caratteristica principale è quella di farsi fotografare con le mani alzate, magari con la bandiera italiana e un gran sorriso da Happy Runner.
ALBERTO ZAMBENEDETTI
46 ANNI
Nato e cresciuto a Venezia, Alberto è un giramondo coi piedi per terra. Pragmatico sognatore al tempo stesso, coltiva le sue passioni ovunque vada, e dove vada, non si può mai dire. Perito informatico, letterato, critico e studioso di cinema, insegnante universitario ed abilissimo a bluffare, Alberto si è trasferito a New York nel 2003, dove corre con il Brooklyn Road Runners Club inanellando infortuni a causa della sua proverbiale incostanza negli allenamenti. In linea con la sua personalità contraddittoria, il suo momento di gloria e quello di massima idiozia coincidono: nel 2009 ha corso la maratona di New York con una gamba ingessata.
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