X.RUN marzo aprile 2011

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Marzo Aprile 2011 v. 3 # 2 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 n°46) art.1, comma 1, CNS TS

Coast to Coast Viaggio nell’Italia sconosciuta

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La storia della UISP

Voce del verbo Andare

Run baby run baby


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Storie di corsa

2011 marzo / aprile [v. 03 # 02] volume 3, numero 2


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Dell’importanza del gioco

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« TI SCORDI IL CRONO, ASSAPORI PAESAGGI NON NOTI E SCOPRI I VALORI DELLE PERSONE »

L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca». Lo scrisse alla fine del 1700 Friedrich Schiller, poeta e storico tedesco, nel sul saggio Sull’educazione estetica dell’uomo. Lasciamo perciò che i bambini, i piccoli uomini (e donne), giochino. Senza remore, seppur con qualche regola. Perché il gioco è una cosa seria. Molto seria. Basta guardare le foto dei bambini nei servizi in apertura di questo numero. Fanno vedere non solo movimento ma anche stupore, allegria, fatica e, soprattutto, impegno, determinazione e grinta. Tutte quelle cose che nella vita sono assolutamente essenziali. Non mettiamo un freno, specie noi genitori, con le nostre ambizioni nascoste e, forse per questo, spesso devianti, a queste qualità naturali. Lasciamoli andare, sporcarsi, graffiare, lottare e soprattutto perdere. Cadere e rialzarsi da soli, per dirla grossa. Affidiamoli a educatori preparati, capaci di mettere sul prato passione e sentimento prima di ogni altra cosa. Impegno non facile, il loro. Nelle cronache di un quotidiano leggiamo proprio oggi, giorno di chiusura di questo numero, di un educatore, Paolo Cusini, allenatore di una squadra di calcio giovanile lombarda, che si è dimesso all’istante, lì a bordo campo, quando le formazioni si sono azzuffate (scusate l’eufemismo) per via del solito insulto razzista. A lui tutta la nostra comprensione. Tra gli altri argomenti di questa nostra uscita, oltre alle gare di solidarietà - che ormai sono una bandiera, una finalità di X.RUN - credo sia da non perdere il racconto delle esperienze della Coast to Coast, la corsa che attraversa l’Italia dal Tirreno all’Adriatico. «Man mano che vai», scrive uno dei protagonisti, «ti dimentichi il cronometro, assapori paesaggi sconosciuti e scopri la solidarietà tra le persone che incontri per strada e tra i componenti della tua e delle altre squadre». La corsa, dunque, anche come spinta a scoprire un’Italia defilata, secondaria. Ma non certo di FRANCO FAGGIANI direttore seconda classe. Anzi.

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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani Segreteria di redazione: Daniela Banfi

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La testata è stata registrata presso il Tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008 4 Stampa: A.G. Bellavite Missaglia (LC)

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INDICE

L’Editoriale 3 Dell’importanza del gioco di Franco Faggiani

COVER 12 Run, baby, run di Daniela Banfi Basta osservare in un piccolo parco cittadino dei bambini correre per restare affascinati dalla naturalezza del loro gesto.

18 Correre è giocare di Marina Maiocchi Il punto di vista privilegiato di chi guida dei gruppi di ragazzi verso l’atletica, quando la cosa più importante è divertirsi, quando correre è giocare.

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24 Si può andare fuori? di Cinzia Califano La maestra se lo sente chiedere ogni giorno appena suona la campanella. Pioggia o freddo, l’importante è uscire a sfogare le energie.

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28 Pronti, partenza, via! di Paolo Manelli Spesso i bambini non comprendono le regole delle gare di atletica. Ma siamo certi che abbiano torto?

34 Palla ovale o rotonda... di Davide Sanna Un runner si trova ad allenare una squadra di giovani rugbisti. Superato il primo impatto, si trasforma in un’esperienza meravigliosa.


MITO 40 Quando normalità è una piccola corsa felice di Massimo Tossini Una corsa a Sarajevo, in contemporanea a centinaia di altre corse in Italia e nel mondo, per tornare a vivere una vita normale.

46 Voce del verbo Andare... di Ivano Maiorella Ripercorriamo le tappe salienti della storia della UISP, una delle associazioni sportive che più ha fatto e fa per lo sport popolare.

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56 Sete (di emozioni) di Andrea Di Giorgio Dove trova un atleta non professionista le motivazioni per allenarsi a gareggiare in gare lunghissime come un triplo IronMan?

66 Sotto il muro delle tre ore di Stefano Gatti Durante un allenamento si intrecciano le due storie di un obbiettivo raggiunto e di un obbiettivo mancato.

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82 Fuori dall’Uscio di Daniela Banfi

84 Il luogo magico per vivere... di Indro Neri Un italiano trapiantato temporaneamente a Seattle ci racconta l’esperienza di correre (e vivere) in quella città.

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92 L’ultra più vecchio d’Europa di Andrea “Darta” Zambon Il 5-6 dicembre 10mila trailer si danno appuntamento vicino a Lyone per la gara più vecchia d’Europa. Si parte a mezzanotte in punto.

100 Si può fare qualcosa D+ di Cristiano Moschini Un progetto che unisce un gruppo di amici oltre alla corsa e oltre la canonica distanza dei 42,195.

104 Una corsa nelle magie del tempo di Lolo Tiozzo Attraversare l’Italia dal mare Adriatico a quello Tirreno. Quattro corridori e quattro giorni a disposizione.

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108 Italy Coast to Coast X.RUN marzo / aprile 2011

interviste raccolte da Daniela Banfi Quattro compagni di squadra rivivono con noi l’esperienza del 2004.

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LOGOS 122 Intervista a Ezio Gamberini di Andrea Busato Vizi e virtù del Tapascio Bombatus, uno dei protagonisti della corsa raccontata ai tempi di internet.

128 La corsa intorno di Pietro Landriani


130 La colpa è tutta di Franz di Franco Faggiani Galeotta fu l’email... A volte bastano poche parole e la caparbietà di una donna per cambiare lo stile di vita.

138 Il lessico del podista di Mauro Creatini Continua il nostro personale dizionario di termini “normali” imprestati al podismo e liberamente reinterpretati per noi da Mauro Creatini.

140 Ma metà fanno un cielo? di Marco Negri Iniziare a correre è una sfida vissuta in modo molto diverso a seconda della metà del cielo di cui fai parte. 9

148 Recensioni 150 Autori 158 Credits



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Emma è una bambina di otto anni. Ha i capelli biondo cenere, gli occhi da cerbiatto. Gioca con i bambolotti, con i braccialetti di gomma dai mille colori. Emma è minuta, leggera. Nelle sue vene scorre argento vivo. I suoi piedi hanno le ali. 13

Emma è una bambina di otto anni. Frequenta la seconda elementare in una scuola dedicata ad Anna Frank. Emma ha i capelli biondo cenere, tagliati a caschetto, sfumati sulla nuca, gli occhi da cerbiatto, vispi. Gioca con i bambolotti, con il Nintendo verde elettrico, con i braccialetti di gomma dai mille colori, si porta a spasso per casa l’ultimo animale di peluche entrato a far parte della sua collezione. Emma è minuta, leggera. Nelle sue vene scorre argento vivo. I suoi piedi hanno le ali.

cuore verde che pulsa di vita: il cortile dell’oratorio. Seduta su una panchina, mentre le parole delle mie vicine mi solleticano le orecchie e i bambini mi stordiscono con le loro grida, divento osservatrice di un mondo fatto di giochi, salti, gelati, granite colorate, palle che rimbalzano sulla rete che delimita il campo da calcio, biciclettine che sfrecciano sul vialetto, preparativi per la festa del patrono, anziani che giocano a carte all’ombra del pergolato, bimbi che sbucano ovunque correndo verso la “tana” prescelta con l’ultimo a gridare “tana libera tutti”. Il cortile dell’oratorio Poi come capita a volte, le voci svaniscono, Pomeriggio di sole estivo nel mio paese, uno di quei nonostante le bocche emettano suoni, i rumori si centri cresciuti ai bordi delle grandi città, fatto di attenuano e cala una sorta di silenzio o, per meglio cemento e grandi case che accerchiano un piccolo dire, di baccano soffocato e vengo catapultata in

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testo di Daniela Banfi foto di Franz Rossi


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una dimensione parallela in cui mi sento spettatrice della vita altrui. È come essere seduta in un teatro all’aperto, una specie di anfiteatro, unica del pubblico mentre sul palco gli attori interpretano la loro parte calzandola a pelle.

I discorsi dei grandi e i gesti dei piccoli Ogni tanto rientro nel mondo degli adulti. Un tocco al braccio per attirare la mia attenzione, non stavo ascoltando le chiacchiere che aleggiavano intorno alla panchina di cemento blu. Da quella a fianco, rosso ciliegia, una mamma aveva posto un quesito a noi tutte e le altre, avendo più o meno dato una risposta, attendevano la mia, come se questa

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C Run, baby run, baby run, baby run, baby run

Un universo di pochi metri quadrati Un ragazzino è caduto sbucciandosi il ginocchio. Si rialza con un fremito di pianto ricacciato in gola. Zoppicando va dalla mamma. Una soffiata sull’escoriazione per far passare il bruciore, neanche il tempo di scovare tra le miriadi di cose nella borsa i fazzolettini disinfettanti e Felix è già sullo scivolo. Quattro balzi di corsa e la caduta e il bruciore della ferita sono già dimenticati. Felix, per un’associazione tra parole e immagini, mi ricorda il gatto, ha occhioni come quelli del felino, i capelli nerissimi, come la pece. In effetti un po’ assomiglia al protagonista dei cartoni animati, sempre sorridente e imprevedibile anche lui. Dal tunnel rosso di plastica sbuca a carponi Emma. In un nanosecondo è sui gradini del castello di legno, saltella sui travetti ondeggianti del ponticello, un salto a piè pari e un atterraggio sul sedere e via giù slittando dalla rampa giallo zafferano dello scivolo, quasi a scontrarsi con Felix che sta cercando di salire correndo al contrario, su per la pendenza. Grida, risa e via, su e giù, saltando e correndo.

potesse poi in qualche modo cambiare il destino del mondo. Mi perdo per un attimo nel labirinto dei discorsi, ma oggi non ho una gran voglia di ascoltare, preferisco godermi lo spettacolo delle corse a perdifiato su e giù per lo scivolo, delle arrampicate di Emma, che sembra una scimmietta, sulla struttura tubolare verde ed arancione. Sale issandosi con le braccia, si siede sulla barra arrotondata, si lascia andare dondolandosi a testa in giù chiamando a squarciagola Felix che non ci pensa due volte a raggiungerla nella stessa posizione, ma sulla barra del riquadro opposto. Non ci vuole molto che si stufino e “hop” un salto e spariscono dietro agli alberi correndo, come rincorsi da un lupo affamato, fino a giungere in fondo al cortile. Eccoli intrufolarsi nella squadretta che sta giocando a calcio, nel campo di terra battuta, tirando pedate al terreno polveroso e divertendosi ad alzare nuvole marroni per poi, ricoperti di cipria terrosa, tornare correndo verso i giochi, come se correre fosse l’unico modo per muoversi da un posto verso l’altro. Quanta gioia e vitalità in quelle scorribande. Quanta spensieratezza in quell’incedere veloce sbattacchiando i piedi in aria, buttando il busto in avanti, schivando, saltando sprizzando sorrisi a ogni passo, arrivando lingua fuori e sbuffando come treni lanciati al massimo. Emma con le ali ai piedi ora solletica la pista amaranto del campo d’atletica, rincorre i suoi compagni che le stanno davanti solo perché partiti prima di lei. Salta gli ostacoli alzando le ginocchia ossute fino a scavalcarli, balza come un piccolo canguro nella sabbia del salto in lungo, ma già pensa che il prossimo anno vorrà giocare a calcio.


“ NEL GIOCO RIVELIAMO CHE TIPO DI UOMINI SIAMO Ovidio

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“ I BAMBINI NON HANNO PASSATO NE’ FUTURO; SI GODONO IL PRESENTE Jean de la Bruyere


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Nell’impostazione originale di X.RUN, la sezione Mito racchiude quelle persone e quelle gare che, per le loro caratteristiche o per ciò che hanno fatto, rappresentano un ideale nell’immaginario del podista. In questo numero parliamo dell’Unione Italiana Sport per Tutti, la UISP che giunge dove neppure la Fidal può


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“ QUANDO SEI DAVANTI AD UN AVVERSARIO, SI TRATTA DI SAPER SOFFRIRE PIÙ DI LUI Lance Armstrong


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In questa sezione Running esploriamo punti di vista diversi: dalla ricerca di motivazione per allenare un triplo IronMan alle riflessioni che hanno dato il via ad un progetto che va oltre la corsa. E poi naturalmente l’America di Fuori dall’Uscio e la recensione di una gara a tappe per conoscere meglio quest’Italia


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Sete (di emozioni)

testo di Andrea Di Giorgio foto tratte dall’Archivio Di Giorgio

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Due parole sull’autore Andrea “Pelo” Di Giorgio è un atleta eclettico, spazia dalla maratona al triathlon, passando per le corse nel deserto o tra i ghiacci, per finire sulle lunghissime distanze, le ultra o il Triple IronMan.

R Sete (di emozioni)

Fare un ritratto di me stesso, delle motivazioni che mi spingono ad allenarmi duramente, per poi partecipare a gare durissime? La cosa mi fa sorridere. Vero, mi piace scrivere, raccontare le mie avventure e cercare di trasmettere le emozioni che vivo. Ma non avevo mai pensato di raccontare “il prima”. Anche perché credo che in fatto di allenamenti e preparazione io non sia l’atleta meticolosamente preciso, programmato e programmabile. Perciò vi dico cosa faccio e come intendo le cose, senza la presunzione di dare consigli. La mia preparazione è effettivamente un po’ “zingara”. Come un po’ zingaro sono io. In difficoltà nelle programmazioni e in sofferenza nel prendere impegni, per una sorta di libertà mentale che non prevede confini. Io prendo e vado. Molto raramente riesco a programmare un allenamento di forza, piuttosto che ripetute o un lento. L’unico sport in cui riesco a essere più ligio è il nuoto, insieme ai ragazzi e con l’allenatore. Lì la cosa è diversa, anche se qualche “scantonamento” dentro l’allenamento me lo concedo. Da un punto di vista sportivo, lasciandomi alle spalle infanzia e qualche anno successivo, la mia trasformazione è avvenuta nel 1995/96, con l’approdo al triathlon, sport che aveva un grosso impatto su di me, col suo alone di “roba da duri”. I passi dal triathlon sulla distanza sprint al triathlon su lunga distanza prima e Ironman [3,9 km di nuoto, 180 km in bici e per finire una maratona, tutto senza soluzione di continuità. NdR] poi, sono stati molto veloci, sostenuto dalla

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Dal 1994 portiamo assistenza medico-chirurgica gratuita a tutte le persone che vedono negato il loro diritto a essere curate. Dal 1994 abbiamo assistito più di 4 milioni di persone nei principali teatri di guerra del mondo. Costituzione della Repubblica Italiana/ Principi Fondamentali/ Art.11 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Dal 1994 cerchiamo di far sentire una voce di umanità e di solidarietà che sia più forte della voce delle bombe e della violenza. Chiediamo il rispetto dell’Articolo 11 della nostra Costituzione perché l’Italia ripudi davvero la guerra. Dateci una mano anche voi. RICHIEDI LA NUOVA TESSERA 2011 AI VOLONTARI DI EMERGENCY O ATTRAVERSO IL SITO http://tessera.emergency.it/

EMERGENCY

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ABBONATI o RINNOVA e AIUTA i BIMBI di BANGUI Per tutto l’anno 2011 X.RUN devolverà il 50% dei ricavi degli abbonamenti alla Clinica Pediatrica di Bangui nella Republica Centroafricana. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Con soli 50 euro di cui 25 euro andranno ad EMERGENCY, riceverete comodamente a casa vostra 6 numeri di X.RUN - storie di corsa


TRAIL dei GORREI 4° EDIZIONE

Domenica 3 APRILE 2011 PERCORSO CORTO km. 24 DISL. +- 1000

PERCORSO LUNGO km. 45 DISL. +- 1800

Località Moretti, comune di Ponzone (AL) INFORMAZIONI www.acquirunners.it 0144/57447 338/2814466 335/7180100


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“ LA SOLITUDINE È PER LO SPIRITO CIÒ CHE IL CIBO È PER IL CORPO Seneca


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Fuori dall’uscio Quattro passi a piedi rubando immagini, narrandole a parole, alla scoperta di luoghi lontani, di corsa, ma non solo

“Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà nota per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno.” Guy de Maupassant

R Fuori dall’Uscio: Correre a Seattle

Questa rubrica ci porta come sempre a spasso per il mondo. Torniamo negli Stati Uniti, passando solo un attimo per la Grande Mela, come fosse un tributo che ogni podista deve, in qualche modo a questa metropoli, per atterrare piacevolmente a Seattle. L’America dalle 50 stelle e dai suoi cinquanta stati, dagli spazi immensi, dalla lingua simile ma non uguale a quella britannica, dal patriottismo esasperato, dalle case di legno costruite in una settimana agli svettanti grattacieli d’acciaio e cristallo, attraversarla o solo sfiorarla sorvolandola a bordo di un piccolo aereo è come attraversare mondi e realtà, molto diverse fra loro. Ho visto l’America a differenti età, da bambina, da ragazza e da adulta, forse gli occhi erano diversi, ma non ha mai smesso di stupirmi. Viaggiare è attraversare una sorta di porta nello spazio e nel tempo. Avvolgersi in una bolla nella quale le percezioni, le immagini, i suoni e gli odori si amplificano così da creare “indelebili note a margine”. Siamo abituati quasi a sbattere il naso contro la vicina città, tanto i confini si miscelano, a trovare serrande abbassate sul far della sera, a volare per andare all’estero, alle tende alle finestre, a correre sotto lo sguardo attonito dei passanti, a sognare magari la Maratona per antonomasia, ad esplorare il mondo attraverso le parole altrui.

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Si può fare qualcosa D+

testo di Cristiano Moschini foto tratte dall’Archivio X.RUN

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Pillole D Plus • La corsa (e non solo) attraverso l’ottica delle UltraDistanze e dell’Endurance. • L’approfondimento delle Gare attraverso Schede di raccolta e catalogazione dati che facilitino la reperibilità di informazioni. • La diffusione ed archiviazione di Video, Racconti, Ritratti e News • La condivisione delle conoscenze tecniche ed esperienziali • La consulenza ai vari operatori del settore, atta a stimolare sinergie e crescita del movimento • Tutto questo e ..molto D+ www.distanceplus.com

R Si può fare qualcosa D+

C’è chi, una mattina, viene aggredito e schiaffeggiato dalla propria bilancia, e per questo motivo si trova catapultato nel mondo della corsa. C’è chi lo fa per pura necessità di “aria”, un modo per cominciare la giornata con un bel carico di endorfine, mentre la maggior parte degli umani deve ancora prendere coscienza di sé. Oppure c’è chi ruba un’ oretta alla pausa pranzo, giusto per spezzare la monotonia lavorativa, cercando di riequilibrare o attivare energie positive. Qualcun altro, invece, chiude la giornata concedendosi una fase di scarico dall’accumulo di stress quotidiano. Altri, dal tapascione al top runner, in modo del tutto soggettivo affrontano la corsa con verve agonistica, con furore maniacale, con precisione metodica, incentivati dal desiderio di primeggiare, dalla curiosità di migliorare o dal cercare di spostare un po’ più in là l’asticella del proprio limite. Qualcuno convive con la corsa senza aver mai avuto contatto con un pettorale, inteso come quel quadratino di stoffa col numero capace di trasformare il più innocuo collega di ufficio in una riedizione di Superman. Mentre altri fanno del momento agonistico l’ unica ragione per cui correre. Il pianeta della corsa è molto vasto e vario. Non è solo (purtroppo?) circoscritto al semplice gesto naturale. Oggi c’è tutto un mondo parallelo fatto di informazioni, curiosità, letteratura, tecnologia, moda, tendenze e conoscenza. E marketing. Questi stimoli non sempre possono essere lasciati senza risposta, c’è chi non

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Andrea Zambon Nato a Venezia a fine marzo del 1972. Ha collaborato e collabora con X.RUN. Maratoneta, ultramaratoneta e ultratrailer. Strada o montagna non fa differenza. È vulcanico, anzi lui è D+

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Cristiano Moschini

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Quando vide il cesto allontanarsi abbandonò il parquet a favore delle Dolomiti. Scopertone il lato oscuro e quello scosceso, in un barlume di lucidità si accorse che poteva provare a girarci intorno. Era il 2004 e, come Forrest Gump, da quella volta non si è più fermato...

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Fabio Menino Nato a Ivrea (TO) a fine agosto 1971. Appassionato di montagna e di trail running. È coautore, insieme all’amico Jerome Debize, di Guidetrail. È la sorgente inesauribile di D+News

si accontenta semplicemente di quello che trova sulla piazza. Lo studio dell’allenamento, la passione insita nell’osare, la ricerca della sfida interiore, non si manifestano solo con le scarpette ai piedi. Questi stimoli sono come una molla sotto carica, e questa energia bisogna saperla incanalare affinché non venga dispersa. La stagione del letargo Fine di Ottobre 2010. La mia stagione trail volge tranquillamente al termine. Questo 2010 non mi ha regalato le soddisfazioni della magica stagione precedente. Non è stato un anno facile anche se il saldo è assolutamente in attivo. Ora è il momento del letargo, il corpo e la mente si sono guadagnati un meritato riposo. C’è però chi non va in letargo e preferisce essere in eterno movimento, una pentola in ebollizione. Come essere in gara, non ci si ferma sugli allori, si cerca qualcosa D+, un nuovo traguardo, una nuova distanza, un nuovo obbiettivo con cui confrontarsi e una nuova sfida in cui mettersi alla prova. E se non la si trova la si può sempre inventare. Luca [Revelli, per gli amici Cubettoz. NdR] e Andrea [Zambon, per gli amici Darta. NdR], personaggi assolutamente eterogenei, sono di quelli che non si accontentano. Se manca qualcosa che completi il loro panorama sportivo, sanno affrontare il problema di petto, così come affronterebbero un Colle in un ultra trail o gli ultimi 42 k in una ultramarathon. Così nasce un’idea, che viaggia via etere e attraversa il nord Italia, da Alessandria a Venezia. Prende forma attraverso il confronto con gli amici più vicini e si alimenta col desiderio di sfida insito nel dna del competitor. L’abitudine a prendere le decisioni, forse maturata nel lavoro, forse mutuata dalla corsa, li porta ad affrontare questo nuovo challenge. Luca può contare su Fabio con cui è già in contatto e, in accordo con Andrea, allargano la squadra. Entrambi sanno che più grande è la sfida, più diventa importante il team rispetto al singolo. La stagione dei bilanci Inizio di Novembre 2010. È tempo di bilanci, si chiude una pagina per aprire un nuovo capitolo. Per chi non vive la corsa alla giornata è già ora di sognare ad occhi aperti e pensare al nuovo anno. Le mie idee sono poche ma sempre ben confuse. Luca e Andrea come due formiche lavorano al progetto. Ognuno pensa e crea, taglia e cuce. E si relaziona. Il gruppo si allarga, prende forma il team che dovrà gettare le basi e condividere un obbiettivo, un percorso. Il gruppo è poliedrico, i tracciati diversi, qualcuno neppure si conosce. Il piatto della bilancia, per il gran lavoro di Andrea, pesa dalla parte veneta. Così un sabato di novembre, ci si ritrova in laguna per capire se l’idea può prendere una forma e se quella forma può essere condivisa, modellata e perseguita.


La mente va al dicembre 2007, sempre a Venezia. Incollati alle tastiere del computer in 7 amici tentavamo la lotteria online dell’iscrizione alla CCC. L’adrenalina si tagliava a fette. Era la gara della stagione e, nel nostro caso, era anche la gara della nostra giovane vita di trail runner. Ora, tre anni dopo, l’adrenalina è la stessa. Come se fosse una gara, vorremmo essere già sulla linea del via, tanto è irrefrenabile il desiderio di partenza. Così, attorno a un tavolo, viene liberata una scarica di energia pura. Escono le diverse anime dei runners. Come in uno start, dove qualcuno parte a testa bassa, altri se ne stanno tra le retrovie a controllare, o c’è chi vigila e osserva, chi, invece, si butta nella mischia. Partiti, il progetto decolla e, con questo, i sogni di ognuno. Così novembre e dicembre volano via in un turbinio di idee, confronti, progetti. Veri e propri voli pindarici, potere alla fantasia. Ma tutta l’energia accumulata richiede una canalizzazione. Ogni pensiero genera cento idee e la tessitura della tela diventa sempre più complessa. Salta così, tra mille pensieri, la prima data: l’11.1.2011. Niente esordio, ragionevolmente non si è ancora del tutto pronti. A volte in gara, e non solo, ti trovi a dover prendere decisioni repentine che possono stravolgere l’andamento delle cose. Spesso vince l’istinto, prendendo il sopravvento sulla ragione. Forse in gara la parte-animale prevale facilmente su quella razionale.

Gabriele Bortolotto Canoista olimpico in giovane età. Nel 2004 si infila le scarpe per la sua prima maratona. Nel 2006 l’incontro con il trail e le ultradistanze. Da allora finisher in di tutto e D+. Tra le tante fatiche portate a termine da ricordare tre Utmb, una Gucr, due Nove Colli Running, una Transahariana, un Ironman e un Tor Des Géants. Non disdegna qualche apparizione in granfondo di bici da strada e qualche bella via ferrata. Tutto affrontato al suo ritmo: piano piano... lentamente. 103

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Luca Revelli Scialpinista con trascorsi in MTB. Si mette le scarpe da corsa nel 2005. Finisher Grand Raid du Cro-Magnon, Mercantour, Vanoise, Courmayeur-Champex-Chamonix. Organizzatore, insieme a Gli Orsi, de “Le Porte di Pietra”.

R Si può fare qualcosa D+

La stagione del debutto Gennaio 2011. Fabio afferra le redini e squassa il torpore nel quale ci stiamo insabbiando, complici i panettoni. Con un colpo di mano ci spinge verso il via. Il 17 gennaio è la data prefissata e il week end che la precede per alcuni è delirio puro. Il resto lo conosciamo tutti. Una volta dato lo start si sciolgono tensioni e paure, subito dopo il via inizia il piacere della nuova avventura. Solo pochi passi per capire che un nuovo viaggio è iniziato, si sono aperte le porte di un’avventura e la tua strada la condividerai con molti amici. Bon courage Andrea, Fabio, Gabriele, Luca. Il viaggio ha avuto inizio.

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Logos si apre, come sempre, con l’intervista ad un podista letterato, Ezio Gamberini, meglio noto in internet come il Tapascio Bombatus. Proseguiamo poi nel mondo della corsa raccontata con la prima volta di una neo podista quasi per caso per concludere con gli approcci diversi al running delle due metà del cielo.


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La corsa intorno Pietro Landriani Ha iniziato a correre 10 anni fa. Ha impiegato 9 anni per scendere sotto le quattro ore in maratona e ci è riuscito sbagliando orario di partenza. Questo gli ha dato modo di riflettere a lungo sul significato della corsa e di ciò che gli sta intorno. Intorno al correre ama la luce, la fotografia ed il disegno. Tre parole su cui ama riflettere: Leggerezza, Lentezza, Passione.



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La colpa è tutta di Franz

testo di Franco Faggiani foto di Autori Vari

Del resto l’appellativo di Black & Decker, come la chiamiamo a casa, non le è mica stato dato per caso

L La colpa è tutta di Franz

La colpa è tutta di Franz. Per capirlo però bisogna fare un passetto indietro, tornare ai primissimi giorni dell’anno. A Serre Chevalier, tra le Alpi francesi. Dove io cercavo di “pattinare” con un minimo di stile sulla pista da fondo. Manuela, mia moglie, invece camminava nella mia stessa direzione, sotto un sole che non scaldava affatto, sulla pista pedonale tracciata lì accanto. Arrivato ansimante su una collinetta mi girai per guardare dove fosse. Un puntino rosso-blu lontano, che però si ingrandiva con una insolita rapidità. Guardai meglio, strizzando gli occhi. Ma che fa, corre? Ebbene sì, correva. Fino ad allora l’avevo vista correre, anzi, scattare, solo negli attraversamenti stradali, quando il semaforo diventa giallo e tu ti ritrovi ormai a metà strada. Lì correva, sul tracciato bianco e ondulato tra campi e boschi, telefonino in mano. Ho scoperto poi che, non avendo orologio al polso, il cellulare serviva per vedere i tempi, non per chiamare qualcuno. Perché anche quando si fanno i primi, primissimi passi, bisogna essere metodici, precisi. Del resto l’appellativo di Black&Decker, come la chiamiamo a casa, non le è mica stato dato per caso. Insomma, ha corso un po’, per scaldarsi, ha detto, quattro minuti di corsa e uno di camminata, quattro di corsa e uno di camminata, avanti così per un po’, fino a che ha incrociato degli amici rigorosamente slow con cui ha poi finito, passeggiando, tutto il giro, 17 km. La sera ha mandato una e mail a

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Franz, che voleva essere auto ironica: «Ho cominciato a correre, quattro minuti, più uno di camminata…». E lui, l’esimio editore di questo giornale, cosa le ha risposto? «Ottimo. Abbiamo cominciato tutti in questo modo. Avanti così». Appena nove parole. Ma sufficienti. Siamo tornati a casa dalla vacanza con un paio di giorni d’anticipo, perché lì in montagna s’era messo al brutto vero, con la pioggia a oltre 1700 metri. Meglio rientrare, anche per riprendere possesso di un materasso nuovo di zecca, di quelli che comunque ti giri prende la forma del tuo corpo ma non ti fa insaccare… insomma domenica avevo previsto un abbiocco a oltranza.

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L La colpa è tutta di Franz

Su con la vita, si va al Parco Nord «Cosa mi metto?» Le prime parole di una sveglia invece piuttosto anticipata. Per fare che? «Per andare a correre. Su con la vita, si va al Parco Nord». Ma pioviggina, solo a guardar fuori viene tristezza, non c’è in giro nessuno… lamentela inutile. In cinque minuti saltano fuori una maglietta a maniche corte con una scritta insulsa davanti, un berretto di lana, rosso, in disuso da anni e soprattutto la pesante tuta da ginnastica mollacciona, quella con il cavallo basso (o, se preferite, con la vita alta) e l’elastico sulla caviglia. Le scarpe, che dovrebbero essere il pezzo forte, recuperate dall’armadietto incasinato di nostra figlia diciannovenne. La quale ci guarda con incredulità e commiserazione. Io mi vesto più o meno uguale, con eccezione delle scarpe. Solo perché sono le mie. Sotto, la vecchia maglietta bianca di cotone, tanto più di dieci minuti non si corre, neanche il tempo di iniziare a espellere le prime gocce di sudore. Vi anticipo che alla fine sono più sudato di un salmone che è riuscito a risalire lo Yukon sfuggendo all’appostamento di decine di orsi affamati. In dieci minuti d’auto arriviamo al Parco Nord, periferia nord di Milano. Un bel posto per correre. Col sole. In primavera. Nel tardo pomeriggio. Con la gente. Con la luce. Con il verde. I colori. I sentieri asciutti. Il venticello. Iniziamo qui, piano, sul piano, poi dopo un paio di giri prendiamo la sali… Neanche il tempo di finire la frase che la salita l’ha già presa. Anzi la scalinata. Di corsa. E via. Io all’inizio sto qualche passo indietro. Perché uno, mi dico, si deve regolare da solo, trovare il suo piccolo ritmo, provare in libertà, senza avere uno di fianco che gli dice fai così, fai cosà. L’intimità insomma è importante… Balle. Il fatto è che ha subito un passo più veloce del mio. Recuperare quella pur breve distanza iniziale tra noi mi mette l’ansia, anzi, l’ansimo. Il fiatone. Anche perché io sono un diesel vecchio stile, mi ci vuole tempo per entrare in azione e soprattutto mio serve un iniziale tratto facile davanti. E invece lei: «Su di qua, giù di là». I quattro minuti dell’esordio, prima del minuto camminato, diventano subito dieci. Poi altri dieci, e poi prima di rallentare,

Una maglietta a maniche corte con una scritta insulsa, un berretto di lana, rosso, in disuso da anni


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quindici. Parole poche. Ma essenziali: «Magari durante la settimana, la sera, si può andare sulla Martesana», butta lì a un certo punto. Per chi non è di Milano, la Martesana è un canale d’acqua, teoricamente navigabile, voluto da Leonardo da Vinci. Scorre vicino casa nostra, a due passi dalla Stazione Centrale, e arriva dall’Adda, una quarantina di chilometri più a est. Il che comincia a preoccuparmi. Non vorrei sconfinare, una sera, nella bergamasca. Lungo le sponde di questo antico naviglio non ci passano ovviamente macchine ma ciclisti, bambini, runners, pedoni, panchinari. Il pericolo vero è costituito dalle cacche dei cani. Sotto la luce floscia del lampioni ci vuole fortuna. Il probabile, futuro campo di allenamento andrà bene in primavera, con la luce.

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L La colpa è tutta di Franz

Per oggi basta Intanto arranco sulle collinette del Parco Nord, sotto la pioggia sottile che si appiccica alle lenti degli occhiali. Devo ammettere però che l’insieme ha il suo fascino, si respira bene. Una giornata uggiosa vista dalla finestra fa prevedere una giornata assai noiosa. Una giornata uggiosa vista dal suo interno fa prevedere una giornata diversa. Il che fa la differenza. Maglietta, tuta, pail sono un blocco umido e pesante, un grande straccio da pavimenti avvolto intorno alla pancia, ma fa niente. Così imparo a fare lo snob e a non tirar fuori i capetti tecnici. Dopo una quarantina di minuti ci fermiamo. Lei come se avesse appena attraversato le strisce col semaforo giallo. Neanche un affannuccio. «Dici che per oggi basta? Avrei corso ancora una quarto d’oretta», dice, ma dopo aver scrutato il mio cappello floscio e le lenti appannate mi prende le chiavi di tasca e si mette al volante. Torniamo a casa un pochi minuti, in silenzio. Io guardo fuori cercando di riconsolarmi prendendo idealmente le distanze da qualche mio coetaneo che vedo passeggiare dietro al cane al guinzaglio o spingere la carrozzina col nipotino. Sotto il portone, voltata indietro per parcheggiare in retromarcia, mi fa: «Ma secondo te a Milano fanno solo la maratona o c’è anche la mezza maratona?» Prevedo un anno movimentato.

Dopo aver scrutato il mio cappello floscio e le lenti appannate prende le chiavi e si mette al volante


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“ IL MONDO È UN LIBRO E CHI NON VIAGGIA LEGGE UNA SOLA PAGINA Sant’Agostino


“ LO SPRINT PER ME È GESTIONE DELLE ENERGIE Frank Shorter

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Recensione

ATTRAVERSO L’AFRICA SU DUE RUOTE

È bello, quando il caso ti porta in viaggio alla scoperta di nuove realtà. Così una parola tira l’altra ed è come se le persone che si incontrano si attirassero come fossero i due poli di una calamita. Affinità che si percepisce quasi all’istante, come se fosse un profumo emanato da chissà quali spiragli. In X.run l’Africa è stata raccontata più volte ed ora la si vuole tratteggiare con enfasi diversa attraverso le pagine di “Bamako – Dakar. Il silenzioso tour della solidarietà”, libro scritto da Marco Pastonesi , un giornalista della Gazzetta dello Sport, che non ha solo redatto un testo, ma ha anche vissuto, ciò che racconta attraverso le parole, sue e di altri. Il libro è arricchito dalle splendide immagini di Mjrka Boensch Bees, fotografo freelance internazionale.

Marco Pastonesi è una delle penne del Giro d’Italia, narra storie di rugby e ciclismo, sensibile all’aspetto umano insito sia nel campione quanto in chi campione non è, andando oltre la semplice prestazione sportiva. Ha partecipato pedalando alla prima edizione di questo tour in bicicletta organizzato dalla UISP Unione Italiana Sport per Tutti – in collaborazione con il Comitato Bici d’Italia in Africa e con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Un tour diverso L’aggettivo “silenzioso” che troviamo associato alla parola tour nel titolo del libro, descrive bene questo viaggio che è lontano, ad esempio, da quello che è la Parigi-Dakar, rumorosa, non solo per i mezzi di trasporto utilizzati, ma anche per il chiasso dei media, degli sponsor e dei morti

che non mancano ad ogni edizione. Silenzioso perché nella vastità di questo continente 700 dei quasi 1200 chilometri che collegano le due città, vengono percorsi su due ruote che “rotolando” scivolano sulle piste sabbiose del deserto sahariano. In sella alle bici poco più di una ventina tra uomini e donne per portare un messaggio di solidarietà in una parte di mondo spesso lasciata a se stessa. Si parte dal Bamako Il paese di partenza è il Mali, dove nonostante le ristrettezze e la povertà lo sport viene tenuto in gran considerazione, instradando i giovani nella sua pratica già nelle scuole. La partenza del tour silenzioso da Bamako è stata un’occasione di festa e curiosità da parte dei maliani e delle autorità locali.


Bamako – Dakar Il silenzioso tour della solidarietà, di Marco Pastonesi edito da BOOKLAB

La bicicletta viene qui promossa da strumento di locomozione a tramite per la conoscenza di popoli e culture, strumento per ascoltare voci e suoni. Due ruote per muoversi attraverso il tempo toccando villaggi che paiono rimasti avviluppati in un secolo passato e cittadine più o meno moderne passando per strade polverose, povertà, sentieri sassosi, piste di terra, accompagnati dal caldo tropicale, dai balli, dalle percussioni, dalla cordialità e dai vividi colori che l’Africa sa regalare per arrivare in Senegal attraversandolo fino a giungere alla sua capitale, Dakar adagiata sulla penisola di Capo Verde le cui spiagge sono lambite dalle onde dell’Oceano Atlantico. Un viaggio nell’Africa per l’Africa. Per un popolo suddiviso in molteplici tribù, villaggi, etnie e religioni. Un ponte per unire con lo sport ciò che con la diplomazia e

le parole molto spesso non si riesce a fare. L’importanza delle immagini Il libro racconta molto per immagini, poche e scelte le parole. Colpiscono come frecce nel cuore della coscienza comune. Dirette, senza ricami. Sguardi che racchiudono curiosità e durezza. Vita vissuta. Genti. Bambini in tutta la loro allegra innocenza, molto spesso piccoli adulti. Donne morbide nei loro variopinti abiti, ma nello stesso tempo coriacee, instancabili, sono il fulcro della vita dell’Africa. Non si può fare a meno di sfogliarlo e leggerlo più volte. Per ritrovare una parola, una frase, un detto. Per rivedere una smorfia, un gesto, una luce.

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Info point Il ricavato delle vendite della pubblicazione andrà a finanziare i progetti elaborati in collaborazione con i partners locali. Il libro costa 7 euro (solo 5 per acquisti superiori alle 20 copie). Del prezzo di copertina, 2 euro e 40 coprono i costi di produzione i restanti vanno a finanziare interventi di cooperazione. Per prenotare e acquistare: “Bamako – Dakar. Il silenzioso tour della solidarietà” scaricare l’apposito modulo dal sito www.uisp.it Per ulteriori informazioni: Ufficio Manifestazioni Nazionali Uisp: tel 0643984319-38, fax 0643984320, iniziative@uisp.it

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Gli autori

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X.RUN marzo / aprile 2011 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu


DANIELA BANFI IMPIEGATA 47 ANNI

ANDREA BUSATO PROFESSORE 47 ANNI

CINZIA CALIFANO INSEGNANTE SCUOLA PRIMARIA 47 ANNI

Nata in provincia di Milano e continua a vivere nello stesso paese, è mamma di due ragazzi. Ha iniziato a correre intorno ai 28 anni per “fare il fiato” per un altro sport che l'appassionava moltissimo: la “Kickboxing”. Ha ripreso a correre dopo due anni dalla nascita del secondo figlio, nel 2001, all’inizio, per gioco poi un giorno vedendo le immagini della maratona di Venezia ha detto al marito : “un giorno correrò anche io una maratona” e così nel 2003 ha esordito proprio a Venezia, e da allora non si è più fermata. A Daniela piace mettersi alla prova e cambiare. Dotata di un animo inquieto ed avventuriero, ha provato sia gare in pista, che corse in montagna. La prima volta in assoluto in montagna fu alla Biella Monte Camino, poi via, via altre, in Svizzera, nel Biellese, in Valdaosta e in Veneto. Ama questo ambiente, il clima che si respira, il contatto con la natura, le asperità del terreno, le nuvole che a volte appaiono a portata di mano: per quanto dure siano le gare la rimettono in pace con il mondo. Si allena 4 volte la settimana, cercando di far combaciare gli impegni di lavoro e famiglia. A volte deve fare delle levatacce per correre e rientrare a casa in tempo per svestirsi dagli abiti di podista e indossare quelli di mamma.

Classe ’62, pordenonese. Quando da bambino gli altri lo battevano in velocità, lui la buttava sulla resistenza, e da allora gli è rimasta. Poi gli è venuta anche la passione per la musica. Alle spalle una dozzina di maratone soddisfacenti, più altre sei da pace-maker e altro e non troppo indecoroso mezzofondo. Poi una serie di acciacchi fisici lo costringono a correre di meno: per un po’ si diverte lo stesso, ma adesso che la lotta contro i chiletti di troppo si fa sempre più dura sta cercando qualcosa di meno faticoso. Avrebbe trovato un altro sport che gli piace, il golf. Ma mentre questo lo respinge, il podismo non lo rivuole indietro. Alleva con passione Elena e Nicola, nel resto del tempo fa l’insegnante nel liceo che lo aveva visto studente.

Cinzia nasce a Salerno, in riva al mare, ha però fin da bambina vissuto a Scandiano (RE), nella nebbia padana, dove insegna italiano a quei poveri bambini che le arrivano a tiro alla Scuola Primaria “L. Bassi”. Lo sport che da sempre l’ha affascinata e in cui si è cimentata personalmente con successo è il “Polleggiamento sul Divano” (in posizione carpiata , distesa e dorso), nel quale ha raggiunto negli anni ineguagliabili traguardi. ?Si è avvicinata al podismo, improvvisamente e per ragioni ancora poco chiare ai più… Un minimo (ma proprio solo un minimo) di responsabilità va addebitata probabilmente al marito e all’ecosistema podistico collegato allo stesso nel quale da anni vive… Inizia con ritmi rilassati, investendo poi gradualmente le energie residue nella cosiddetta “corsa”…. Con costanza e determinazione riesce a portare a termine due 21 Km e, nonostante avverse e alterne condizioni di tendini e altre cose che si trovano nelle gambe, continua la sua personale battaglia con la strada per riuscire a portare a casa una Maratona tutta sua da coccolare per bene. In fondo, un motto che ha sperimentato essere oro colato in tante situazioni e che la sostiene anche in questa lotta impari è “Mai dire mai”

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ABBONATI o RINNOVA SOSTIENI EMERGENCY Per tutto il 2011 X.RUN devolverà il 50% dei ricavi degli abbonamenti alla Clinica Pediatrica di Bangui fondata da Emergency nella Republica Centroafricana.. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Il costo annuale dell’abbonamento a X.RUN è di soli 50 euro, riceverete 6 numeri dell’unica rivista di storie di corsa comodamente a casa vostra.


MAURO CREATINI DIRIGENTE 43 ANNI

ANDREA “PELO” DI GIORGIO

Sposato con due figli. Durante la settimana le uscite di allenamento sono all’alba, nei parchi della Brianza (dove vive) e nei week end sulle strade della Liguria o della Valtellina. Corre con la gloriosa maglia del Road Runners Club di Milano. Sino a pochi anni fa era solo un runner della domenica, che correva per non ingrassare. Dal 2005, grazie all’inseparabile “socio” Pietro, ha cominciato con la mezza, poi la con la maratona e con tutto il resto. Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, che il suo lavoro gli nega, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli ha regalato.

Nasce a Cervia nel 1967 prendendo sin da subito il binario della anormalità , ma in fondo chi può dire che cos’è la normalità . Babbo di due splendidi Bulldog Inglesi, con i quali condivide la casa ha la necessità di ridere, fare sport e di emozionarsi Da anni si pregia di essere un piccolo ambasciatore di Amref onluss Italia divulgando il nome nei suoi viaggi atletico mentali e raccogliendo fondi . Il resto lascia che lo dicano gli altri e se dicono male …. Si chiude le orecchie

FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA

44 ANNI

Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. È autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo.

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STEFANO GATTI MANAGER 38 ANNI

PIETRO LANDRIANI BANCARIO 49 ANNI

MARINA ERICA MAIOCCHI INSEGNANTE EDUCAZIONE FISICA 28 ANNI

Curioso fin dalla culla, ha sempre cercato di navigare la complessità della vita non perdendo questa peculiarità genetica. Anche dello sport ha apprezzato, senza peraltro emergere, la sua enorme varietà: racconta di essere stato cestista, tennista, nuotatore, ciclista e quando il tempo non glielo ha più consentito è diventato runner, in modo casuale, 3 anni fa, con l'unico intento di tipo salutistico. Incominciando a correre ha scoperto un mondo meravigliosamente variegato e ha incominciato ad apprezzarne sempre di più il lato emozionale e quello scientifico. Obbligato dalla vita (famiglia, lavoro, altri interessi) a correre nel oltrepò pavese quando l’alba non è ancora sorta o il tramonto è già oltreoceano lo fa da solo ritagliandosi un “angolino riflessivo” a cui tiene molto. Forse spinto dalla forza delle endorfine o più probabilmente dall’aspetto solitario della sua corsa, ama condividerla in maniera virtuale con gli amici, sparsi in tutto il mondo, scrivendo le sue emozioni e i suoi diari di allenamento su un blog (http://nonsolodicorsa.blogspot.com/). Finora ha corso due mezze maratone e due maratone e fatto tanti test che testimoniano il suo amore quasi maniacale per il cronometro.

Nato a Milano nel 1961 Lavora in un Gruppo Bancario dove si occupa di Leasing. Ha iniziato a correre 10 anni fa dopo alcune Granfondo di ciclismo, ha impiegato 9 anni per scendere sotto le quattro ore in maratona e ci è riuscito sbagliando orario di partenza. Questo gli ha dato modo di riflettere a lungo sul significato della corsa e di ciò che gli sta intorno. Intorno al correre ama la luce, la fotografia ed il disegno. Ama correre prima dell’alba ai bordi della natura o della città. Corre con la leggera canotta del Road Runners Club Milano, con Mauro, Socio di mille avventure, ed il sorriso sulle labbra. Tre parole su cui ama riflettere : Leggerezza, Lentezza, Passione.

È nata a Milano e dopo un inizio incerto ha scelto di iscriversi a scienze motorie prima ad Urbino e poi a Milano dove ha affiancato allo studio le esperienze sul campo perché studiare e basta l’annoiava! Il primo incarico, presso una scuola elementare di Quarto Oggiaro, lo ottiene su indicazione di Luca Di Gennaro (suo attuale capo, nonostante a lui non piaccia essere chiamato così) e da lì inizia una carriera divisa tra mille corse tra le varie scuole e i campi sportivi. Nel frattempo fa esperienza come istruttrice di corsi fitness e personal trainer in varie palestre di Milano e provincia. Laureata nel 2007 con un voto a tre cifre inizia a lavorare con il Coni Milano come “esperto di motoria” (un termine che la fa ridere un sacco) presso la scuola elementare pubblica. Ha le giornate piene di incastri di orari, di fughe in macchina verso la palestra mentre i bimbi vanno a mensa, di pasti rubati in fretta a casa dei nonni. Ma quello per cui è invidiata da tutti sono le risate coi ragazzi, i disegni dei bambini appesi alla porta della camera, i giochini che le restano in tasca a fine giornata, le emozioni dei saluti alla fine dell’anno. Oltre ovviamente alle vacanze scolastiche! Da tre anni ormai con Luca Di Gennaro e Luca Viola allena i bambini della società N.A. Fanfulla Lodigiana.


IVANO MAIORELLA GIORNALISTA 51 ANNI

MANELLI PAOLO ANCORA NON LO HA BEN CAPITO CLASSE ’60

CRISTIANO MOSCHINI IMPRENDITORE 46 ANNI

Ha iniziato la sua attività nel quotidiano Paese Sera, a Roma, negli anni '80. In seguito esperienze rediofoniche e sulla stampa periodica, con particolare riferimento a testate di sport sociale, per tutti e di terzo settore. Promotore di Terza.com, Osservatorio sulla Comunicazione sociale. Direttore responsabile delle testate nazionali Uisp, “Il Discobolo” e “Uispress”. Curatore del libro “Il Dizionario della solidarietà” (ed. L'Unità, 2004) e coautore del volume “Di sport, ti racconto un’altra storia” (ed. la Meridiana, 2008). Sempre in mare, col vento sul naso. Anche se inchiodato h24 tra tastiera e sgabello.

Inizia il rapporto con lo sport giocando a tennis e a basket dove ricopre tutti i ruoli, giocatore, allenatore e arbitro. Il primo incontro con la corsa avviene nel 1971 quando partecipa alla prima “Camminata di S. Caterina” a Scandiano. Il secondo incontro avviene poco più tardi quando scopre che esiste una corsa che parte da Firenze e arriva a Faenza attraversando l’Appennino. Promette a se stesso che l’avrebbe corsa. Passano alcuni anni ma non si scorda la promessa: correre il Passatore, così nel 1987 parte da Firenze e arriva a Faenza, e sarà la prima delle altre… 18 volte (finora) . Una svolta avviene nel 89, quando lavorando nella Polisportiva della propria cittadina e si ritrova a dover organizzare la “Camminata di S.Caterina”. Poi, quasi per scherzo, da dirigente Uisp dà il via a quella splendida avventura chiamata “Maratona di Reggio Emilia”. Podisticamente non si fa mancare nulla: maratone, ultra, trail… ma la cosa che più lo rende orgoglioso è sapere di essere in gran parte responsabile del fatto che la moglie, dopo anni di polleggiamento sul divano, si è data alla corsa, e ormai lo batte costantemente. Ma poterla accogliere a braccia aperte all’arrivo della Maratona di Reggio Emilia è stata un’emozione che non potrà mai dimenticare.

Veneziano, sportivo da sempre, alpinista, comincia a correre nel 2002 (Cortina-Dobbiaco e VeniceMarathon) e dopo altri due anni di rodaggio su strada comincia l’esperienza della corsa in montagna. Prima la TransCivetta ed alcune skyrace (Canazei-Boé, Dolomiti friulane, Biella-Camino) poi le eco-maratone (Cimbri, Ventasso, Marsi) vari percorsi trail (Bangher, Casto, Colli Euganei, Monte Grappa) per arrivare all’ultra-trail (Lavaredo, Valdigne, CCC, Mercantour). Ha cominciato a correre per scherzo, si è appassionato alla maratona (20 gare) che continua a correre unicamente come “lepre-pace maker” ed ora, abbandonato il cronometro, affronta solo percorsi trail. Tesserato con i Venezia Runners, fa parte di DRS Italia e Spirito Trail. Risiede a Mogliano Veneto e lavora nel suo laboratorio-negozio di Venezia. È universalmente noto come Kapobecero.

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MARCO NEGRI OSSERVATORE 49 ANNI

INDRO NERI IMPRENDITORE GIORNALISTA

DAVIDE SANNA CONFIGURATION MANAGER

Nato quasi mezzo secolo fa in quel di Parma, ha passato i primi 594 mesi della sua vita osservando il mondo. Quindi, oggi, poco o nulla può stupirlo. Sportivo praticante da sempre, ne ha tentate parecchie. Ha provato col calcio, il baseball, lo judo, lo sci, il tennis, il triathlon, il podismo e infine s’è gettato sul ciclismo. E’ famoso soprattutto per non aver mai vinto una gara ma ciò nonostante non ha mai mollato, perché crede fermamente nel calcolo delle probabilità. Tra un allenamento e una defaillance ha provato la triplice gioia della paternità e a breve arriverà la quarta. Divide il suo cuore da sportivo con Simona, una splendida e dolce ragazza che ancora oggi s’interroga sul come abbia potuto farsi sedurre da un tipo del genere. Lui spera ardentemente che lei rimanga nel dubbio, almeno per i prossimi 594 mesi. Coerente con sé stesso e i propri ideali, non si è mai sottoposto a controlli antidoping né a test di paternità. E non solo perché ci siano cose che è meglio non sapere, ma perché proprio non ha un capello da sacrificare in nome del DNA.

Fiorentino di nascita ma da qualche anno di stanza a Seattle, negli Stati Uniti, ha cominciato la sua attività podistica nel 1973 ad una corsa ora scomparsa che si svolgeva a Lucolena di Greve, in provincia di Firenze, vincendo un sacchetto di castagne. Da allora ha continuato a correre insieme al babbo. Insieme, nel 1976, hanno fondato la rivista “Podismo” che ha accompagnato mensilmente i podisti di tutta Italia per quasi trent’anni prima di trasformarsi nell’attuale pubblicazione elettronica gratuita (www.epodismo.com). Non si allena quasi mai, ma partecipa a tutto quanto di percorribile venga svolto in Italia e all’estero con un particolare occhio di riguardo ai ristori, affiancando alla corsa a piedi la pratica del kendo. Nella sua carriera podistica ci sono maratone, ultramaratone e corse fra le più strane. Dopo aver creato RunThePlanet.com è ora responsabile di numerosi altri siti Internet in inglese sempre di argomento. È stato uno dei fondatori della sezione italiana della Dead Runners Society, è tra i soci fondatori della Association of Road Racing Statisticians, l’associazione degli statistici di corse su strada (arrs.net). Indro ha diversi libri al suo attivo.

Rhodense di nascita. Sposato, e, come ama dire, “anche abbondantemente”, con una donna importante e 2 figli al seguito davvero unici! Una iena e un rugbysta. Davide si definisce “Felice”. Nella quotidianità cerca di ricavarsi sempre dei piccoli spazi per veicolare le tossine che inevitabilmente si accumulano durante la giornata. Pratica sport, principalmente di resistenza, perché sono una necessità. Ha sperimentato, in ordine di tempo, rugby, ciclismo, nuoto e per finire da qualche anno questa disciplina spettacolare che è la corsa. Si definisce “atipico a 360°”. Questo aspetto ha la sua valenza anche nello sport. Sceglie le gare in funzione delle percezioni e del livello di libertà che queste gli trasmettono, insomma ha la sindrome del nomade! Per concludere una sua citazione: “Giusto per rendere al meglio l'idea del mio nomadismo, riesco a trovare la mia identità e il mio livello di spiritualità anche attraversando Milano, di corsa la mattina presto, da Ovest ad Est. Sicuramente prediligo la montagna, ma se questa per ovvi motivi tarda a venirmi incontro allora cerco d'immaginarla dentro di me. In fondo in fondo, mi basta avere della terra sotto i piedi da calpestare per stare bene.”


LOLO TIOZZO IMPRENDITORE

MASSIMO TOSSINI ORGANIZZATORE SPORTIVO 59 ANNI

ANDREA ZAMBON CONTABILE 38 ANNI

modenese, runner professionista “ma sempre dilettante” - come ama definirsi, nonostante le oltre 40 maratone corse nel mondo dal 1989 ad oggi. Al suo attivo la partecipazione a 18 edizioni della New York City Marathon, alla Marathon des Sables e alla Course de la Vallée des Roses in Marocco, alla Desert Marathon in Libia e a 3 edizioni della Sahara Marathon, di cui è anche organizzatore, che si svolge nei campi profughi Saharawi nel sud dell'Algeria. Lolo si è divertito a creare e correre tutte le 10 edizioni della gara a staffetta ITALY COAST TO COAST, che attraversa l’Italia più silenziosa e remota, dal Tirreno all’Adriatico. Insieme all’amico Franco Ferrari ha ideato (e come sempre corso) “La Podissima Modena/Abetone”, staffetta che si snoda su 100 km della storica Via Giardini, partendo da Modena a mezzanotte per arrivare all’Abetone alle prime luci dell’alba. Tra i progetti più recenti, l’organizzazione della mezza maratona Arad-Masada in Israele e la mezza maratona del Deserto del Thar in Rajastan/India. Lolo è Ovunque Running, l’agenzia di viaggio sui generis nata dalla sua passione. Maggiori info su www.ovunquerunning.it

Romano e romanista, sposato, due figli. Sportivo da sempre, prima l’atletica e il calcio a buoni livelli, poi due brutti infortuni, quasi due anni fermo, addio al calcio e via di nuovo con la corsa. Poi la scoperta della canoa, fiume e mare, la bici, mountain bike e strada, poi l’incontro con la Uisp per quella che sarebbe diventata la sua professione, quella di organizzatore di eventi sportivi. Alla Uisp dal 1984, anno della prima edizione di Vivicittà, manifestazione che ha sempre seguito con responsabilità via via più importanti fino ad oggi. Attualmente la corsa e la bici, acciacchi permettendo, sono le attività più praticate, senza esagerare, nel pieno spirito dello sport per tutti

Nato a Venezia vive a Murano, è sposato con Roberta e ha una splendida principessa di nome Sofia. Pratica lo sport per passione e si dedica alla corsa: si considera un ultramaratoneta – ultratrailer. Infatti considera solo le gare con un chilometraggio dalla maratona in su. Sulla distanza classica (che corre come allenamento) viaggia tra le 3:15 e 3:30 e svolge spesso il servizio di Pacer. Ama gareggiare prevalentemente in Italia e in Francia. Scrive nel forum Spirito Trail.


Credits Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. La foto di copertina è stata realizzata da Franz Rossi lungo le pendici del Monte Stella a Milano.

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Le fotografie pubblicate nel nu- Archivio Ovunque Running pa- Photo EMCA [info via email mero Marzo/Aprile 2011 di gine 104, 106, 108, 112, 116 e emcafoto@gmail.com] pagine 5, X.RUN sono di: 118. 70, 78, 144 e 146-147. Archivio Di Giorgio pagine 56, Archivio UISP pagine 44-45, 46, Noemi Morelli pagine 16-17, 20, 60. 50 e 52. 28, 32-33. Archivio Gamberini pagine 122, PierAngelo Bergonti pagine 66, Indro Neri pagine 82,84, 88, 126. 80-81 e 130. 90-91. Cinzia Califano pagine 22 e 30.

Franz Rossi pagine 10, 12, 14, 18, 24, 26, 34 e 42.


Pagine motivazionali Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Franz Rossi. Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali:

pagine 16-17 Nel gioco riveliamo che tipo di uomini siamo frase di Ovidio, foto di Noemi Morgana Morelli pagine 22-23 Children have neither past nor future; they enjoy the present, which very few of us do. frase di Jean de la Bruyere, foto di Cinzia Califano pagine 32-33 Per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio. la frase è un Proverbio Africano, foto di Noemi Morgana Morelli

pagine 44-45 Quando sei davanti ad un avversario, si tratta di saper soffrire più di lui frase di Lance Armstrong, foto tratta dall’Archivio UISP pagine 80-81 La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo frase di Seneca, foto di Pier Bergonti pagine 90-91 Either you decide to stay in the shallow end of the pool or you go out in the ocean. frase di Christopher Reeve, foto di Indro Neri

pagine 136-137 Il mondo è un libro e chi non viaggia legge una sola pagina frase di Sant’Agostino, foto tratta dall’Archivio X.RUN pagine 146-147 Again, racing for me was about energy management. frase di Frank Shorter, foto di EMCA

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