Maggio Giugno 2011 v. 3 # 3 Prezzo Copia 10 euro - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 n째46) art.1, comma 1, LO/MI
Le notti bianche di San Pietroburgo
La storia della
Western States
+Parola di X.RUNNER
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X.RUN
Storie di corsa
2011 maggio / giugno [v. 03 # 03] volume 3, numero 3
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Messaggi e messaggeri
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« DAGLI X.RUNNERS AI G.RUNNERS IL CERCHIO SI CHIUDE INTORNO A NOI »
orniamo a parlare di noi X.RUNNERs, ma questa volta non si tratta più di un progetto, ma di una realtà concreta. Abbiamo voluto dedicare l’apertura del giornale, quella che noi chiamiamo la cover, a quelle centinaia di persone che hanno scelto di fare un passo avanti quando abbiamo chiesto aiuto, a quelli che hanno indossato orgogliosamente una maglia che testimoniava un impegno. La grande festa l’abbiamo organizzata alla MilanoCityMarathon, ma il gruppo c’è e ne sentirete parlare ancora. Abbiamo lasciato a loro il compito di raccontare le loro esperienze. Nella prima pagina motivazionale c’è una frase che ha reso celebre Marshall McLuhan: «Il mezzo è il messaggio». McLuhan è uno dei più noti massmediologi e teorizzava appunto che per alcuni media (in primis la televisione) c’è un’unità intrinseca tra contenuto e contenitore, tra messaggio e mezzo attraverso cui questo messaggio arriva. Questo è il significato più profondo dell’essere un X.RUNNER. Noi e il nostro modo di essere positivi siamo testimonianza del messaggio contro la guerra. Il giornale poi si compone e corre via veloce nelle altre sezioni, ma soffermatevi su alcune novità, entrambe in Logos, la corsa raccontata. La prima è una nuova rubrica firmata da Andrea Zambenedetti, il nostro corrispondente da New York. Si tratta di Visioni in corsa, una recensione di film che speriamo di vedere presto anche noi qui in Italia. La seconda è una nuova firma “misteriosa”. Si tratta di un podista cui è stato inoculato il virus del running ma che lo sta combattendo con forza. Scopriamo insieme a lui, attraverso il suo sguardo impietoso, il Lato oscuro della corsa tutti quei luoghi comuni che magari noi (e la nostra passione) non notiamo. È un modo diverso e divertente di esplorare il nostro mondo. G-Runner firma sotto pseudonimo, ma se vi guardata bene intorno potete individuare tanti G-Runners tra noi. Ed ecco che si chiude il cerchio tra X.RUNNERs e G-RUNNERs, tra la corsa come messaggio positivo e la corsa come mania FRANZ ROSSI editore X.RUN insensata. Buona lettura.
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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani Comitato di redazione: Daniela Banfi, Franz Rossi
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La testata è stata registrata presso il Tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008 4 Stampa: A.G. Bellavite Missaglia (LC)
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INDICE
L’Editoriale 3 Messaggi e messaggeri di Franz Rossi COVER 12 X.RUNNERs di Autori Vari Franz Rossi, La parola all’editore Giovanni Storti, Un podista per caso Elena Griffa e Pier Bergonti, Parola di coach Marco Raffaelli, La nostra Maratona di Roma Ferdinando Silvestri, La RomaMarathon non finisce mai Emanuela Arvati, La mia prima da spettatrice! Beppe Bizzarri, La maratona del VP Mari Genovese, Un unico grande gruppo Mauro Firmani, Una serie di eventi concatenati Sabrina Tricarico, Ritrovarsi a Reggio Emilia
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MITO 28 I cavalieri che fecero l’impresa di Fabio Menino Una delle penne di DistancePlus ci racconta di come a volte quando un evento storico coincide con un accadimento mitico, si crea la leggenda. Il 3 agosto 1974 è nata la Western States 100.
36 La Western States raccontata da chi l’ha vissuta da runner di Marco Melchiorri Una gara mitica nelle parole di chi l’ha corsa e tornerà a correrla quest’anno
RUNNING 44 Il Campione ed il Bambino di Marco Raffaelli Stessa gara, due voci: il campione che torna a Roma per vincere di nuovo, e l’amatore che affronta per la prima volta la mitica distanza.
54 Fuori dall’Uscio di Daniela Banfi
56 Viaggio a Vienna, terra di triatleti di Massimiliano Marta Vivere a Vienna per lavoro e scoprire che si condivide con moltissime persone la stessa passione sportiva.
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60 Il dio della corsa abita qui
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di Filippo Castiglia Scopriamo le attrazioni podistiche di un territorio sconosciuto ai più: Palermo e il suo circondario.
66 Una vita da criceto di Marco Raffaelli Un numeroso gruppo di podisti sceglie ogni giorno di allenarsi su tapis roulant. I motivi sono molti, visitiamo una palestra di Roma.
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78 Ritratto di una campionessa di Franco Faggiani A 42 anni è diventata campionessa mondiale. I suoi figli, quando li sgrida, le chiedono se non deve andarsi ad allenare.
86 Uno spazio pieno di niente di Giuliano Pugolotti Il Deserto: un immenso spazio vuoto che riesce a donarti un pieno di emozioni.
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92 Le notti bianche di San Pietroburgo
94 La prospettiva Nevskij di Nikolaj Vasil'evic Gogol' Ci siamo fatti guidare alla scoperta di San Pietroburgo (o meglio di una delle sue più celebri passeggiate) da uno dei padri della letteratura russa.
102 Sulle tracce degli zar di Daniela Banfi La maratona di San Pietroburgo raccontata da chi vi ha partecipato. LOGOS
112 Intervista a Luca Speciani di Andrea Busato Autore di innumerevoli libri tra cui l’imperdibile Lo Zen e l’arte della Corsa, Luca Speciani è prima di tutto un uomo appassionato.
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118 La corsa intorno di Pietro Landriani
120 Una non-storia d’amore
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di Stefania Cena Scambiarsi on line le sensazioni provate durante gli allenamenti, scoprire un’intesa, avere il coraggio di aprirsi fino a quando, un giorno, in un trail...
128 L’albero di Mario Trovato Una giornata particolare, un luogo sospeso, un albero a farti da compagno di allenamento.
134 Il lessico del podista di Mauro Creatini Continua il nostro personale dizionario di termini “normali� imprestati al podismo e liberamente reinterpretati per noi da Mauro Creatini.
136 Il lato oscuro della corsa di G-RUNNER Da questo numero pubblichiamo diviso in parti il Diario di un dissidente. Una mente arguta che ci fa specchiare con le nostre manie da corridori.
142 Visioni di corsa: Off and Running di Andrea Zambenedetti Altra novitĂ : da questo numero iniziano delle recensioni di film legati al mondo della corsa, scritte dal nostro specialissimo inviato a New York.
146 Recensioni 150 Autori
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X runners
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Un progetto nato dalla passione comune e raccontato a più voci da alcuni dei suoi protagonisti. Scopriamo come quattro amici alla maratona di Beirut sono diventati cento corridori che sostengono la clinica pediatrica di Bangui in Africa 13
La parola all’editore di Franz Rossi Viene prima l’uovo o la gallina? La domanda sembra fuori luogo, ma in realtà calza a pennello. Quando iniziai a pensare per la prima volta a questa rivista, lo feci stimolato dalla voglia di condividere con un gruppo di persone appassionate di corsa come me, dei racconti, delle sensazioni, dei pensieri. Ricordo di aver teorizzato che X.RUN avrebbe dovuto essere il sistema nervoso di un gruppo di corridori, il mezzo di comunicare tra persone facenti parte della stessa comunità. Gli X.RUNNERs sono quella comunità. Sono le persone con cui mi trovo bene quando corro, sono gli amici con cui condivido anche un impegno sociale che va da EMERGENCY, il nostro primo importante obbiettivo, alle altre attività. La corsa in carcere, la divulgazione del trail nelle scuole, le corse di solidarietà e via dicendo.
L’idea stessa degli X.RUNNERs è sorta quasi da sola mentre, dopo un allenamento, stavamo godendoci una pizza e una birra tra amici. Iniziammo a pensare a Beirut come possibile meta per una maratona e per un viaggio insieme. Beirut perché non si vive di sola corsa, ma la corsa è un’ottima scusa per fare tante cose. Beirut perché il palco ideale da cui rilanciare il nostro messaggio contro ogni guerra. Così tra amici iniziammo a pensare ad espandere la nostra idea ad altri amici e fummo presto in sei e poi in dieci e poi in trenta e adesso, nell’ultima maratona di Milano, abbiamo raccolto quasi cento persone che correvano con la maglia di X.RUN for EMERGENCY. Ma ho già rubato troppo spazio, nelle prossime pagine troverete vari punti di vista. A cominciare da
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testo e foto di Autori Vari
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Giovanni che racconta del primo nucleo originale di X.RUNNERs. E poi Elena e Pier, che sono i coaches del gruppo, le testimonianze dei ragazzi del CRAL IPZS di Roma, e poi Sabrina, amica di vecchia data, che da Reggio Emilia ha iniziato a vestire la nostra maglia. Buona lettura
Parola di coach di Elena Griffa e Pier Bergonti Un paio di scarpette colorate, morbide, tecnologicamente avanzate, a proteggere i nostri piedi sono un aiuto fantastico per scoprire e assaporare
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Un podista per caso di Giovanni Storti Volete sapere chi sono stati i primi X.RUNNERs? Ecco svelati in poche frasi, gli archetipi dei corridori per Emergency... Franz T.: meglio conosciuto come l’Alchimista, uomo del sud, che vive in parte sull’Adda e in parte a Oslo, tra i ghiacci. È un uomo molto determinato, con una fornita farmacia: dall’omeopatia olistica all’antinfiammatorio devastante. Nel giro di pochi mesi, quest’anno, grazie alle sue caratteristiche e ai suoi allenamenti tra le nevi nordiche, è migliorato come Del Piero negli anni novanta. Gianluca M.: il più giovane del gruppo; molto timido e disponibile, così timido che fa fatica a dare del tu alla sua fidanzata. Uomo dotato di qualità fisiche notevoli, probabilmente il più forte del gruppo, capace di far durare un allenamento un giorno intero, aggregandosi ai vari amici che incontra sul percorso. Nonostante le sue qualità lo spingano più avanti degli altri, non ha mai abbandonato i suoi amici X.RUNNERs. Robi B.: il più “anziano” del gruppo. Dotato di un’ironia e un’acutezza rare ai più. Con un passato glorioso, è capace di stupire ancora, quando la sua natura volubile glielo consente. Grande uomo di compagnia è anche noto per l’eleganza della sua corsa e del vestiario. Ha fatto scoprire a tutti un vino che ormai staziona nelle cantine degli X.RUNNERs. Franz R.: uomo infaticabile, adattabile e inossidabile. Capace di percorrere tutte le distanze possibili, passando anche dalla strada al trail. Forse gli manca solo la Parigi Dakar. Anima degli X.RUNNERs e grande aggregatore è dotato di
pazienza e condivisione fuori dal comune. Qualsiasi distanza, per lui, è fattibile. Vegetariano e gran bevitore di birra. Robi N.: incarnazione dell’uomo tecnologico, è dotato di tutti i dispositivi: wi-fi, satellitari e intergalattici inventati fino ad ora. Ha trafficato in tutto il mondo e lo si potrebbe definire “international man”. Nonostante la sua corporatura robusta, ha una determinazione e resistenza che lo portano sempre ed egregiamente al traguardo. Raffinato sportivo, è tifoso della più forte squadra di calcio al mondo: l’Internazionale. Daniela: l’unica donna del gruppo. Dotata di spiccata sensibilità e capacità di mettere per iscritto pensieri e storie. La sua determinazione e tenacia la portano a non mollare mai, anche nelle situazioni difficili. Essendo donna non può far parte delle chiacchiere maschili che il gruppo sviluppa. Roger: uomo sfuggente, in trasferta sparisce sempre; sembra abbia una fidanzata o, come dice lui, un parente in ogni città in cui si corre. Discontinuo e misterioso. Giovanni: omino dotato, nella corsa, di agilità e leggerezza. Competitivo e volubile, vede sempre difficoltà nelle varie gare. Amante della corsa per viaggiare e della compagnia, ha un solo obiettivo: battere Linus. Difficilissimo farlo alzare presto al mattino. Ecco, gli X.RUNNERs sono un gruppo “in corsa” con caratteristiche e interessi diversi, che trovano un motivo aggregante e di scambio nel correre assieme, anche se, le loro uscite sembrano più enogastronomiche e culturali che corse vere e proprie. Dall’esterno sembrano un “mucchio selvaggio” ma, la semplicità del loro correre in gruppo mostra un modo diretto di essere che può diventare veicolo di solidarietà e disponibilità.
Ci siamo conosciuti quando l’estate stava volgendo al termine e gli ultimi caldi appiccicavano le magliette alla pelle: inizio di settembre, seconda sessione di Run For Fun, corsi di corsa al parco Sempione, al centro di Milano, venuti alla ricerca di qualcosa di più di quel movimento naturale che è il correre...
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il fascino della natura che ci circonda. Correre nel silenzio di una collina immersa nel verde, salire sui tornanti di un’erta che si arrampica fino quasi a toccare il cielo. Sentire l’odore dell’erba bagnata oppure il profumo acre di un campo appena trebbiato. Noi, le nostre scarpette e la natura, una splendida magia da provare... Questa ricerca di vivere pienamente le nostre sensazioni, le “magie” di cui parlavamo prima, è la cosa che accomuna gli X.RUNNERs, anche se la natura, in una città come Milano, la trovi nei giardini privati dei condomini e nei parchi pubblici sparsi qua e là, mentre per fare delle salite se togli i cavalcavia devi optare per i tornanti del Montestella, la collina dei milanesi. Ci siamo conosciuti quando l’estate stava volgendo al termine e gli ultimi caldi appiccicavano le magliette alla pelle: inizio di settembre, seconda sessione di Run For Fun, corsi di corsa al parco Sempione, al centro di Milano, venuti alla ricerca di qualcosa di più di quel movimento naturale che è il correre, loro allievi e noi istruttori. Run For Fun è un progetto pensato per avvicinare le persone ad una migliore gestione delle loro attività motorie, per dar loro consigli utili a migliorare le proprie prestazioni e soprattutto portarle a conoscere e sfruttare gli spazi verdi cittadini. Caratteristica fondamentale è il “Fun”: correre deve essere sempre divertimento, anche nella fatica! Abbiamo continuato sino alla fine della sessione, tra test e spiegazioni tutti sabati e qualche domenica.
Così durante questo periodo si è consolidata sempre più l’amicizia tra le persone del gruppo: faticare insieme unisce! In autunno era giunto il momento di lasciarci, ma oramai eravamo diventati amici. Perché doversi salutare? Mentre ognuno rifletteva su questo tema, fissammo un nuovo appuntamento durante le feste natalizie, ma questa volta in trattoria. Noi sapevamo che ogni gruppo ha bisogno di cementare la propria unione lavorando insieme verso un obbiettivo. Certo per un corridore l’obbiettivo classico è una gara da preparare. Ma noi pensavamo che ci voleva qualcosa che andasse al di là del correre per il correre. La proposta arriva telefonicamente da un amico, molto conosciuto, che ci propone un progetto a cui sta lavorando dall’inizio dell’anno. A convicerci sono bastate tre parole: Ospedale Pediatrico Emergency. Accettiamo al volo e ci ripromettiamo di divulgare la notizia al gruppo. Non facciamo a tempo a raccontare quanto ci è stato detto che tutti aderiscono a questa fantastica iniziativa con l’acquisto della maglietta da X.RUNNERs; non avevamo dubbi, del resto sono persone fantastiche e generose. Il battesimo dei nuovi X.RUNNERS avviene ad Annone Brianza. La Brianza è una terra prediletta e celebrata da scrittori ed artisti per il paesaggio formato da verdi campagne ed accoglienti colline che la rendono il giardino della Lombardia, terra abbellita dall’ampia
Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare. IPZS, un fantastico gruppo di runners capitolini Le testimonianze che seguono sono le voci di alcuni membri dell’Atletica IPZS (la parte sportiva del Circolo Ricreativo del Istituto Poligrafico della Zecca dello Stato). Grazie all’interessamento di Marco e Beppe, il gruppo si è fatto promotore di una raccolta fondi per il progetto supportato da X.RUN. Hanno creato un pacchetto composto dalla maglia da X.RUNNERs, quella di Emergency e del cartellino di iscrizione alla stracittadina che si correva in contemporanea alla maratona di Roma. Ecco le loro testimonianze... La nostra Maratona di Roma di Marco Raffaelli (IPZS) In questi mesi ci siamo presi in giro, sostenuti, divertiti, forse il bello di una maratona è proprio questo, grazie campioni, ma adesso andiamo a prenderci anche questa medaglia. Questo è il testo dell’sms che sabato sera ho inviato ad alcuni dei compagni di squadra. Mai parole sono state più azzeccate. La 17a maratona di Roma è stata bellissima, le foto al Colosseo con Daniela e Franz, sono state la giusta cornice all’impegno profuso da noi tutti, per raccogliere i Fondi per l’ospedale pediatrico di Emergency, a Bangui nella Repubblica
Il gruppo degli X.RUNNERs decide di partire, in un freddo sabato, per un allenamento tra il massiccio del Cornizzolo e il monte Barro, con vista poco più lontano sulla cima del dentato Resegone, per raggiungere la meta scelta: Annone.
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visuale del panorama prealpino e da pittoreschi laghi e corsi d’acqua. Ed è vicinissima a Milano, così il gruppo di X.RUNNERs decide di partire, in un freddo sabato per un allenamento tra il massiccio del Cornizzolo e il monte Barro, con vista poco più lontano sulla cima del dentato Resegone, per raggiungere la meta scelta: Annone. Un po’ assonati e un po’ vogliosi di sentire il sudore correre sulla pelle, si sa i runners hanno una vena di follia, si parte. In fuga da Milano e lasciata alle spalle Monza, ci si addentra nel cuore di questa regione compresa fra i fiumi Adda ad est e Seveso ad ovest, fra il lago di Como e quello di Lecco. Durante il viaggio si discute di gare future, di tempi e allenamenti, di quali saranno le scarpe giuste per un trail: ho comprato quelle gialle, io la giacchetta viola, la maglia termica… fa un freddo becco! Forse stiamo diventando troppo fighetti, ma per fortuna la voglia di correre poi azzera tutto questo. Stiamo arrivando, si incominciano a vedere i lussureggianti laghetti di Annone, la nostra meta, di Pusiano, di Montorfano e di Alseri. Non facciamo in tempo a parcheggiare davanti alla chiesa di San Giorgio e a prepararci per l’allenamento che gli X.RUNNERs sono pronti a sgambettare. E all’urlo di “Siamo l’Armata Brancaleon, branca branca branca, leon leon leon” si parte!!! Per concludere lasciateci citare un verso di un grande poeta cantante, Pierangelo Bertoli che spesso rieccheggia nei nostri pensieri:
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“ THE MEDIUM IS THE MESSAGE IL MEZZO È IL MESSAGGIO Marshall McLuhan
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Centroafricana. La nostra storia di amici e podisti si snoda ogni anno tra le vie della città eterna, incontriamo tante altre storie e le raccontiamo tutti insieme.
La mia prima da spettatrice! di Emanuela Arvati (IPZS) Un po’ di attesa prima di partire e poi solo persone e magliette e passeggini, parrucche, travestimenti, bandiere, striscioni, cani di ogni taglia con pettorale regolamentare… tutti insieme per un’invasione pacifica di parte del centro, occhi incantati al Colosseo e curiosi di tutto su via Nazionale, il passo
La maratona del VP di Beppe Bizzarri (IPZS) La 17a edizione della maratona di Roma è andata in archivio. Per la nostra squadra è stata un’edizione piena di soddisfazioni, dai lunghi mesi di preparazione, al fantastico abbinamento con “X-RUN” ed “Emergency” fino al giorno della gara. È stata fantastica perché come sempre la nostra città non tradisce mai, a prescindere dalla tua velocità, è una gara meravigliosa in un ambiente unico al mondo. Noi siamo una piccola realtà del podismo laziale, 55 tesserati, 21 in campo, gli altri molti dei quali infortunati comunque presenti sul percorso di gara ad incitare i compagni. Grazie a Franz e Daniela, grazie per aver condiviso con noi questa esperienza siete due persone fantastiche. Per ultimo faccio i complimenti anche a me stesso una buona gara
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C Storie di X.RUNNERs
La RomaMarathon non finisce mai di Ferdinando Silvestri (IPZS) La sera dopo la gara sono andato a prendere, ad una pizzeria di via Carlo Felice (di fronte al parco dove mi alleno), delle pizze da asporto per cena. Entro, ordino e cerco un angolino, dove attendere senza intralciare. D’un tratto scorgo un tavolo con una decina di persone (scoprirò dopo essere inglesi) con la medaglia della Maratona al collo. È più forte di me! Mi avvicino e con il mio scarso inglese faccio capire ai commensali che anch’io ho corso la Maratona, credo di aver detto: «also I run the Marathon, today». Tripudio, applausi e strette di mano al grido di «congratulations». Non so come ma ho fatto anche capire loro che era la mia 8^ Maratona di Roma consecutiva. Rifletto che per le pizze occorrono 10/15 minuti. Esco e mi dirigo verso casa. Dopo cinque minuti sono di nuovo nella pizzeria con la medaglia, fresca di giornata, al collo e riposte in una busta le 7 delle precedenti edizioni. Di nuovo grida di approvazione. Una signora mi chiede di vederle da vicino e dopo averle guardate ad una ad una me le rende stringendomi forte la mano e ancora «congratulations». Nel frattempo le pizze sono pronte. Saluto tutti dando l’appuntamento al «next year». Morale: a volte la Maratona di Roma non finisce a via dei Fori Imperiali, ma ha anche degli imprevisti strascichi serali.
a ritmo con le varie musiche eseguite dal vivo e poi di nuovo un giro per vie mai viste in nove anni di Roma e ancora folla, folla, folla, fino a colle Oppio e tanta altra festa. Poche parole al sole che finalmente ha fatto la sua comparsa, un mini-rifornimento e di nuovo giù, all’anfiteatro più bello del mondo, stavolta per spellarci le mani e gridare un incitamento sentitissimmo a chi sta arrivando al traguardo. Siamo rimasti in quattro, tutti neofiti assoluti, ma quello che vediamo ci fa diventare senza nemmeno parlarne, dei supporters scatenati. Osserviamo i passi, applaudiamo chi è provato dalla fatica, ci facciamo prendere da un esempio davvero grande di passione e di sport. Vicino a noi un gruppo di polacchi calorosissimi, alla faccia dei luoghi comuni, dall’altra parte due ragazzi indiani, una fetta di Roma cosmopolita e accogliente, un lato della mia città di adozione che da troppo non vedevo più. L’applauso più grande e commosso va ad un podista giapponese con una grande bandiera del Sol Levante portata avanti a sè e dopo un po’ (ma non troppo!) ecco, arrivano le facce conosciute! Emozioni diverse, corse diverse, ma un solo significato: avete fatto una cosa unica.
Poi ho riflettuto un attimo e come d’incanto mi è apparsa tutta una serie di flash, di collegamenti, di anelli di una catena che in maniera del tutto fluida e naturale mi hanno legato alla rivista e di conseguenza alla sua iniziativa a favore della clinica di Bangui.
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portata a termine con fatica, gli ultimi chilometri Ho cercato di dare tutta me stessa, come una vera non finivano mai, oltre la medaglia il sorriso di mia runner, e lo sguardo o un piccolo gesto di chi mi moglie è stata la giusta ricompensa. ringraziava mi ha ripagato e riempito di gioia. Questo è il bello della corsa: per un giorno tutti Un unico grande gruppo insieme, un unico grande gruppo di persone unite di Mari Genovese (IPZS) da questa meravigliosa passione! Non credevo che fare da spettatrice alla Maratona di Roma mi avrebbe regalato così tante emozioni! Una serie di eventi concatenati Sono passata dalla commozione alla partenza, alle di Mauro Firmani urla e ai fischi per i miei compagni di squadra, Quando mi è stato chiesto se avessi voluto scrivere all’incitamento per ogni runner che mi passava due righe sul perchè del mio correre con la maglia accanto, alla tenerezza per chi correva mano nella degli X.RUNNERs e di Emergency il primo pensiero mano… un turbinio di sensazioni che mi hanno è stato quello di non essere all’altezza. donato una giornata da ricordare, anche se solo da Poi ho riflettuto un attimo e come d’incanto mi è spettatrice! Questa doveva essere la maratona in cui apparsa tutta una serie di flash, di collegamenti, di tentare di abbattere la barriera delle 4 ore, ma così anelli di una catena che in maniera del tutto fluida non è stato perché un infortunio mi ha bloccato il e naturale mi hanno legato alla rivista e di cammino. conseguenza alla sua iniziativa a favore della clinica Dopo i primi momenti di sconforto ho pensato che di Bangui. io ci sarei dovuta essere comunque! Era la L’inizio, il primo anello della catena, l’ho avuto tra le maratona della mia città! La mattina della gara, mani nel primo momento che ho visto una copia dopo aver indossato la maglietta di Emergency, con della rivista e mi sono reso conto della sua cui quest’anno la squadra aveva deciso di correre particolarità. Io sono abbonato a tre riviste del vado a salutare i miei compagni. Il mio posto era lì settore, ma ho capito che quella che sfogliavo era con loro! veramente unica. Il formato, l’impaginazione, la La maratona è una gara dura e lunga; anche un solo grafica, la copertina cartonata, mi hanno colpito incitamento, sentire il tuo nome, ti aiuta a superare immediatamente. Ma quando ho iniziato a leggerla un momento di stanchezza e sconforto che ine- sono stati i contenuti che hanno fatto scoppiare vitabilmente arriva durante il percorso. È questo che l’amore. Già il fatto stesso che si parlasse e avrei fatto per tutti loro! L’ho fatto per i miei raccontasse la Monza-Resegone, gara storica con compagni e per ogni atleta che mi passava vicino. una lunga tradizione e da me corsa, ma trascurata
blog (marathontruppen.com) ha avuto pubblicate sul numero scorso diverse foto (senza che nessuno sapesse della nostra “parentela”) e ultimo, ma solo per questioni temporali, il fatto che anche Giovanni Storti, altro interista, faccia parte attiva del progetto è soltanto per il momento l’ultimo anello di una catena destinata però ad allungarsi.... Ritrovarsi a Reggio Emilia di Sabrina Tricarico Destinazione: Reggio Emilia. Obiettivo: Maratona. Partenza: sabato pomeriggio. Enzo, che sarà al debutto nella regina delle gare; ed io, che di maratone ed ultra ne ho già corse 66. Sarà la quarta volta che corro Reggio Emilia, ma quest’anno ho intenzione di chiuderla con un crono che non superi le 4h30’, dato che le precedenti le ho corse senza un allenamento specifico e tutte intorno alle 5 ore. Ma stavolta è diverso. Marco mi ha allenato affinchè io riesca a farla almeno in 4h30’ e ce la metterò tutta, “cascasse una pannocchia dal cielo”! Ci dirigiamo verso il Centro Maratona, dove incontriamo molti miei amici e dove inizio a “stordire” Enzo, presentandogli parecchie persone note e non, appartenenti al mondo del podismo. Maratoneti ed ultramaratoneti che stanno facendo la “STORIA DEL PODISMO AMATORIALE” ed io, nel mio piccolo, sento di poterne far parte. Arriviamo
Sarà la quarta volta che corro Reggio Emilia, ma quest’anno ho intenzione di chiuderla con un crono che non superi le 4h30’, dato che le precedenti le ho corse senza un allenamento specifico e tutte intorno alle 5 ore. Ma stavolta è diverso. Marco mi ha allenato affinchè io riesca a farla almeno in 4h30’ e ce la metterò tutta, “cascasse una pannocchia dal cielo”!
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dalle altre riviste, ha accentuato il mio interesse. Da questo vero e proprio colpo di fulmine, naturale è stato l’abbonamento (il mio quarto) e il passa parola con gli amici che ha prodotto altri abbonamenti. Da qui in poi è stato tutto normale e logico, fluido come detto prima e quando Franz mi ha comunicato il progetto Emergency, l’unicità della rivista e ovviamente delle persone che la compongono è riemersa prepotentemente e gli anelli della catena hanno iniziato a legarsi insieme. Non è un caso che sia da sempre ammiratore di Gino Strada e del suo operato, e forse non è neanche un caso che Strada sia interista come me (altro anello). Il progetto X.RUN for Emergency ha debuttato alla maratona di Beirut e poi in Italia alla Turin Marathon, organizzazione con la quale collaboro, dove i pace maker hanno corso con i palloncini con la scritta X.RUN for Emergency: con mia grande soddisfazione ed orgoglio era stato messo un altro anello. Riuscire a fare qualche cosa che potrebbe sembrare poco, ma speriamo non lo sia, lo stesso correre, cosa che più o meno tutti facciamo per il nostro piacere, con addosso un significato ed un messaggio, è molto gratificante ed un motivo in più per farlo. Tanto per concludere con gli anelli, mia cognata, fotografa le cui foto mi onoro di ospitare sul mio
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emozioni che le ha regalato la maratona di Beirut i chilometri passano leggeri. Ogni tanto mi porto dietro al gruppo e noto che Alessandro ci controlla come fa una chioccia con i pulcini; Liliana, invece, parla e scherza con gli altri mentre io, verso il 30° km, non ho più tanta voglia di parlare, però ascolto. Dopo altri 7 chilometri inizio ad avere una piccola crisi e mi stacco di pochi metri dai miei battistrada. Daniela e Cinzia invece procedono costanti e chiacchierano tranquille. Alessandro mi raggiunge e mi incita «una come te, che ha fatto la 100km del Passatore, ce l’ha la forza per non mollare». Parole magiche che mi regalano una strana energia; comincio a pensare al mio obiettivo iniziale ed a voler dimostrare a Marco che i suoi preziosi consigli non sono stati inutili. Mi stacco dal gruppo, e mentre sento Liliana che mi incita con un “Vai Sabry!” mi porto decisa davanti a loro: è ora di provarci. Dopo un paio di chilometri mi raggiungono Daniela e Cinzia ed insieme a loro, mano nella mano, taglio il traguardo in 4h26’. Ci abbracciamo felici e pure una piccola lacrima solcando la guancia rende più preziosa questa mia gioia. Apprendo poi che Enzo ha concluso la sua prima maratona in 4h! «Tutto è bene ciò che finisce bene» ed ora si riparte per nuove avventure, accompagnati dalla magia che una maratona può donare!
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anche allo stand di X.RUN, dove ritrovo due conoscenze di vecchia data: Franz e Daniela, che con i loro sorrisi salutano gli amici che si avvicinano alla loro postazione. Finalmente divento una X.RUNNER ed acquisto una maglietta (il 50% dell’utile è destinato ad Emergency), che indosserò l’indomani in occasione della maratona. Ho anche l’occasione di conoscere la bella e simpatica Cinzia Califano, altra X.RUNNER ed insieme a Daniela decidiamo di darci appuntamento la mattina dopo per correre insieme la maratona, tutte e tre con la maglietta di Emergency. Il mattino seguente io ed Enzo andiamo verso la partenza, dove ci separiamo. Un in bocca al lupo ed ognuno va per la propria strada. Come d’accordo, io parto con Daniela e Cinzia, decise, proprio come me, a concludere la loro fatica intorno alle 4h30’. Partiamo tranquille e sorridendo: sono entrambe ottime compagne di “viaggio” e Cinzia ha una energia che mi trasmette subito. Ci raggiungono i pacer delle 4h30’, Liliana ed Alessandro, due podisti che si dimostreranno capaci sia di portarci all’arrivo in tempo, sia di offrirci sostegno e carica nei momenti più duri. Procediamo tranquillamente godendoci il sole, dopo diversi giorni di pioggia, tra le colline emiliane: la temperatura è ottima, il gruppo è compatto sia nella corsa sia nei vari argomenti che nascono di volta in volta. E mentre Daniela racconta delle tante
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Ci sono gare che incarnano, fin dalla prima edizione, il senso del mito. È il caso della Western States 100, nata come gara di endurance per cavalli. Ma quando nel 1974 ad un concorrente squalificarono la cavalcatura, questi decise di correrla a piedi. Così dimostrò che era possibile, ed entrò per sempre nella storia.
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I cavalieri che fecero l’impresa
testo di Fabio Menino * foto di Archivio WS100
La storia Nel 1955, Wendell T. Robie con un gruppo di cinque cavalieri effettuarono una cavalcata sul Western State Trail, da Squaw Valley a Auburn, in California, dimostrando che i cavalli erano in grado di coprire le 100 miglia del percorso in un solo giorno. Il Western States Trail è un itinerario che si snoda da Salt Lake City, nello Utah, fino a Sacramento, in California. Nell’antichità fu una via di comunicazione inizialmente utilizzata dagli indiani Paiute e Washoe. Successivamente lo stesso percorso risultò essere la via più
Quando un evento storico coincide con un accadimento mitico, si crea la leggenda
* potete trovare molte altre storie scritte o raccolte da Fabio Menino su DistancePlus (www.distanceplus.com) il sito specializzato in tutte quelle gare che vanno oltre i 42,195 km
M I cavalieri che fecero l’impresa
Nel normale evolversi delle vicende umane esistono delle date precise che per svariati motivi sono destinate a segnarne per sempre la storia. Vi sono poi alcune imprese di uomini straordinari che contribuiscono a trasformare la stessa storia in mito. Quando un evento storico coincide con un accadimento mitico, si crea la leggenda. Il 3 agosto 1974 è una data che fa ormai parte di una vicenda umana diventata storia e che riconosce in Gordy Ainsleigh il suo mito. È stato proprio lui che 37 anni fa, con le sue gesta, ha creato una corsa a piedi, in ambiente naturale e su una distanza di 100 miglia, che è diventata una vera e propria leggenda dell’ultra running. Sabato 25 giugno 2011, alle ore 5:00 del mattino, da Squaw Valley, in California, si scriverà una nuova pagina di questa fantastica leggenda che prende il nome di Western States Endurance Run.
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“ QUANDO ACCETTIAMO I NOSTRI LIMITI, INIZIAMO A SUPERARLI Albert Einstein
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Sezione ricchissima con i racconti di due atleti che hanno corso la maratona di Roma: il Campione ed il Bambino. E ancora in viaggio tra Vienna e San Pietroburgo, passando per Palermo e le colline intorno al Monte Rosa che vedono allenare Cecilia Mora. Ma poi tutti in palestra a provare l’ebbrezza da Tapis Roulant
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Stessa gara, stessa giornata, due racconti paralleli
Il Campione ed il Bambino
storie raccolte da Marco Raffaelli foto di Autori Vari
Siija Gena il campione, l’uomo vincitore della maratona di Roma nel 2010. L’atleta, emule dell’eroe Bikila alle Olimpiadi di Roma del 1960, con un gesto semplice ha bloccato il tempo e ci ha riportati indietro di cinquanta anni. Nel marzo 2010 a pochi metri dall’arrivo, scalzo è volato sotto il traguardo. Marcello il bambino, l’innocenza di chi, per la prima volta a quarantuno anni, affronta una maratona. Fino a un anno fa non aveva tempo per correre, non aveva spazio, non sapeva quanto valeva. Oggi corre dieci chilometri in quaranta minuti, può andare dove vuole e sa come chiuderà la sua prima maratona. Il racconto del campione Gena è a Roma per essere ancora una volta il primo. Lo incontro a due giorni dalla gara in un grande albergo romano. Il volto tirato, la testa rasata, un corpo esile e nodoso, gli occhi sono timidi, ma conosce il suo ambiente, sa sempre cosa fare,
Volto tirato, testa rasata, un corpo esile e nodoso, gli occhi sono timidi, ma sa sempre cosa fare
R Il Campione ed il Bambino
La maratona di Roma. La gara dove tutti, almeno una volta nella vita si mettono in gioco. Racconteremo la gara con due storie, distanti e diverse, ma con una radice comune. Il campione e il bambino, ruoli fissati non dal tempo anagrafico, ma dalla forza e l’attitudine alla fatica. Due mondi lontani che si confrontano con un nemico comune. La strada definirà le loro posizioni, entrambi vivranno un momento unico della loro vita non solo atletica.
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“ NON HO LASCIATO CHE IL PENSIERO DI ESSERE PRIMA MI SFIORASSE FINO A QUANDO SONO ENTRATA NELLO STADIO Tracey Garneau
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Fuori dall’uscio Quattro passi a piedi rubando immagini, narrandole a parole, alla scoperta di luoghi lontani, di corsa, ma non solo
Uomo! in un istante fatale ti puoi rendere conto di quanto è perfetta la vita; la vita è piena di energia e di bellezza, la vita è il meglio. Quando il nemico si fa invisibile, tu diventi vulnerabile, ma se conosci te stesso e il nemico, non temerai cento battaglie; se conosci te stesso e non il tuo nemico per ogni vittoria subirai una sconfitta; se non conosci né te stesso né il tuo nemico, soccomberai ad ogni battaglia Uomo se hai un punto debole l'IRONMAN te lo tirerà fuori; non importa che tu sia meglio degli altri, l'importante è che tu sia meglio di te stesso!
La vecchia Europa, ricca di tradizioni e di storia. L’Austria racchiusa da montagne come uno scrigno custodisce tesori di rara bellezza. Anticamente abitata dai Celti, conquistata dai Romani, occupata da Longobardi, Ostrogoti, Bavari e Franchi fu dominata dalla stirpe dei Babenberg scalzati poi dalla potente famiglia degli Asburgo, fino ad arrivare a Francesco Giuseppe che sposò la bellissima ed irrequieta Sissi. Vienna la sua capitale con i suoi simboli: il Danubio, la torta Sacher, il famoso concerto di Capodanno, i suoi illustri musicisti e scrittori. Vienna e la sua maratona, un vero spettacolo multicolore, un fiume di gente festante che corre per le sue strade ed altrettanta che osserva, incita ai bordi. Una città vivibile, con monumenti imponenti ma non oppressivi o schiaccianti, a Vienna si respira aria di libertà, saranno le sue larghe strade, sarà il Danubio che passa e porta via a passi di valzer. Il centro storico è racchiuso come una perla adagiata nella sua conchiglia. Vienna è musica, è arte, è storia, si può viverla in vari modi anche di corsa. Runandsee organizza tour podistici, a passo di corsa per un giro intorno al Ring o sulle tracce dei più famosi Kaffè dove un tempo solevano trovarsi i più importanti artisti, intellettuali, musicisti e lavoratori, abitudine che è rimasta tutt’ora. Vienna patria dei più forti Ironman come ci racconta Max.
R Fuori dall’Uscio: Viaggio a Vienna
L'importante è la volontà: perchè le capacità sono niente senza la forza e la volontà!! Aldo Rock
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“ UNA COSA NON CONDIVISA NON RECA ALCUN PIACERE Seneca
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Inauguriamo Visioni in corsa e diamo il benvenuto a G-Runner, due grosse novitĂ nella sezione Logos che si affiancano alla bella intervista a Luca Speciani e ai racconti dei nostri lettori. Il tutto speziato dalle rubriche solite: il Lessico del Podista curata da Creatini e La Corsa intorno curata da Landriani.
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La corsa intorno Pietro Landriani Ha iniziato a correre 10 anni fa. Ha impiegato 9 anni per scendere sotto le quattro ore in maratona e ci è riuscito sbagliando orario di partenza. Questo gli ha dato modo di riflettere a lungo sul significato della corsa e di ciò che gli sta intorno. Intorno al correre ama la luce, la fotografia ed il disegno. Tre parole su cui ama riflettere: Leggerezza, Lentezza, Passione.
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“ PERSINO QUANDO SEI SULLA STRADA GIUSTA, TI PASSERANNO SOPRA SE TI SIEDI AD ASPETTARE Will Rogers
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Il lessico del podista
ACQUA, sostantivo femminile, Composto chimico di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, incolore, inodore, insapore; costituente fondamentale degli organismi viventi, è presente in natura allo stato liquido (fiumi, laghi, mari), allo stato solido (neve, ghiaccio), allo stato aeriforme (vapor acqueo)
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cqua e corsa: il tema non sembra difficile, perché tanto che si corra quanto che non si corra bisogna bere, fino a qui nulla di originale. Solo che quando si corre si deve bere di più. Solo che quando si corre sulle lunghe distanze bisogna bere molto di più. Solo che quando si corre sulle lunghissime distanze o in posti particolari bisogna “imparare” a bere da ultra runner, perchè l’acqua diventa fondamentale. Il tema dell’acqua è uno dei primi che si ascoltano dai veterani della corsa: «devi bere prima di avere sete… puoi correre massimo una mezza senza bisogno di acqua oltre no… ai rifornimenti bevi piano e a piccoli sorsi… in maratona non basta bere solo acqua, servono gli integratori» e così via. Tutto giusto, tutto vero. Ma poi si scopre che il rapporto da runner con l’acqua lo si affina in funzione di come si è, lo si adatta imparando sulla propria pelle (sulla vescica o sul intestino è forse più appropriato) dagli errori in materia. In altre parole, attraverso la necessità di reintegrare l’acqua persa si scopre come funziona il proprio corpo, si capisce come e quanto bere, si impara ad ascoltare le sensazioni del proprio fisico: l’acqua diventa quasi un mezzo, un elemento attraverso il quale migliorare la conoscenza di sé. E non parlo solo di aspetti fisiologici, ma anche mentali: per quanto mi riguarda, gestisco le crisi durante le gare focalizzando il mio pensiero sull’obbiettivo della prima sorsata d’acqua al prossimo rifornimento, mi dico che la ricompensa per la fatica che devo fare sarà un semplice e naturale bicchiere d’acqua, che una volta ingerito si diffonderà per i miei muscoli stanchi e li farà ripartire.
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L Il lessico del podista
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MAURO CREATINI Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli regala.
Recensione
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UN PEDIATRA IN FUGA DA UN AMORE FINITO
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- Se dovesse fare una domanda sola, e l’inconscio potesse risponderle, lei cosa gli chiederebbe? - Se sto fuggendo da me stesso. Lo psicologo annuì. - E se si stesse correndo incontro? Ci fa venire in mente l’Edipo di Sofocle, Radek, il protagonista del romanzo Chilometrotrenta di Stefano Redaelli, perché come il figlio di Giocasta e Laio va a compiere il proprio destino credendo di sfuggirgli. La maratona come antidoto La sua storia si ambienta a Cracovia ed è quella di un giovane pediatra polacco che cade in depressione per lo shock che l’abbandono improvviso e immotivato da parte di Ania gli procura; sarà l’amico Robert a indicargli nella preparazione della maratona cittadina l’antidoto
agli psicofarmaci, lo spartiacque fra la rassegnazione davanti al dolore – giunta all’orlo del suicidio – e un destino personale riafferrato con le proprie mani, proprio a partire dalla capacità di imporre una disciplina alle gambe e al respiro. La rigenerazione di sé a partire dalla costruzione di un io sportivo cui forse prima non aveva mai pensato, si accompagna a un percorso spirituale che si riallaccia al ricordo dell’esperienza adolescenziale del Cammino di Santiago e, dopo che l’incontro con Ania a lungo agognato si rivelerà inutile perfino a capire le ragioni della crisi, si concluderà con una scelta di vita radicale. La crisi del 30esimo Ma se ha ragione Nietzsche quando scrive che si diviene ciò che si è, a Radek è servita un’esperienza forte per capire
che avrebbe avuto la forza di ripartire, e questa esperienza è stata appunto, nella maratona, la crisi del “chilometrotrenta”. Come in greco, “crisi” che significa non solo forte difficoltà, ma anche occasione di cambiamento radicale, perché le inaspettate avversità da affrontare nella parte terminale di quell’avventura diventano l’occasione per capire che non ci si deve arrendere, che se ce l’hai fatta nella maratona puoi farcela anche nella vita. Sport e spiritualità E così un racconto, che in realtà parla di molto altro oltre che della maratona (amore, amicizia, psicoterapia, religione...), diventa un’occasione per riflettere di nuovo sullo spessore anche spirituale che una pratica consapevole del gesto sportivo può rivelare a chi lo compie.
Bisogna avere qualcuno per cui correre, una ragione, un amore, qualcuno, altrimenti non ha senso soffrire. Pensò improvvisamente ad Ania, era la prima volta che gli veniva in mente da quando aveva iniziato la maratona. Si sorprese a cercare nella folla il suo volto. Io, invece, corro, perché un amore che fa il tifo al mio passaggio, che mi aspetta in fondo al traguardo, non ce l’ho più, non corro per vincere, corro perché ho già perso ciò che avevo di più caro. Chiuse gli occhi, strinse le palpebre, quasi a spremerle perché le lacrime uscissero più in fretta. Per alcune decine di metri corse ad occhi chiusi, col volto bagnato di sudore e pianto, il ginocchio sporco di sangue. Quando li riaprì, provò una strana sensazione: il dolore non era cessato, non era aumentato né di-
minuito, era tutto lì, solo che ora riusciva a sopportarlo, lo aveva introiettato. Me lo porto fino in fondo alla corsa, è roba mia, si disse.
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“ IL VIAGGIO PIÙ IMPORTANTE NELLA VITA È QUELLO CHE FAI PER INCONTRARE A METÀ STRADA ALTRE PERSONE Henry Boye
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Gli autori
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X.RUN maggio / giugno 2011 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu
DANIELA BANFI IMPIEGATA 47 ANNI
ANDREA BUSATO PROFESSORE 49 ANNI
FILIPPO CASTIGLIA BLOGGER DEL TRAIL
Nata in provincia di Milano e continua a vivere nello stesso paese, è mamma di due ragazzi. Ha iniziato a correre intorno ai 28 anni per “fare il fiato” per un altro sport che l'appassionava moltissimo: la “Kickboxing”. Ha ripreso a correre dopo due anni dalla nascita del secondo figlio, nel 2001, all’inizio, per gioco poi un giorno vedendo le immagini della maratona di Venezia ha detto al marito : “un giorno correrò anche io una maratona” e così nel 2003 ha esordito proprio a Venezia, e da allora non si è più fermata. A Daniela piace mettersi alla prova e cambiare. Dotata di un animo inquieto ed avventuriero, ha provato sia gare in pista, che corse in montagna. La prima volta in assoluto in montagna fu alla Biella Monte Camino, poi via, via altre, in Svizzera, nel Biellese, in Valdaosta e in Veneto. Ama questo ambiente, il clima che si respira, il contatto con la natura, le asperità del terreno, le nuvole che a volte appaiono a portata di mano: per quanto dure siano le gare la rimettono in pace con il mondo. Si allena 4 volte la settimana, cercando di far combaciare gli impegni di lavoro e famiglia. A volte deve fare delle levatacce per correre e rientrare a casa in tempo per svestirsi dagli abiti di podista e indossare quelli di mamma.
Classe ’62, pordenonese. Quando da bambino gli altri lo battevano in velocità, lui la buttava sulla resistenza, e da allora gli è rimasta. Poi gli è venuta anche la passione per la musica. Alle spalle una dozzina di maratone soddisfacenti, più altre sei da pace-maker e altro e non troppo indecoroso mezzofondo. Poi una serie di acciacchi fisici lo costringono a correre di meno: per un po’ si diverte lo stesso, ma adesso che la lotta contro i chiletti di troppo si fa sempre più dura sta cercando qualcosa di meno faticoso. Avrebbe trovato un altro sport che gli piace, il golf. Ma mentre questo lo respinge, il podismo non lo rivuole indietro. Alleva con passione Elena e Nicola, nel resto del tempo fa l’insegnante nel liceo che lo aveva visto studente.
Aggiorna quando può un blog dove senza paura e senza vergogna racconta della corsa e del tango, due passioni che si praticano preferibilmente con scarpe diverse. Il raccontare degli effetti delle scarpe sopradette attraverso il blog (felipelcid.splinder.com), lo iniziò così per fissare un po’ le sensazioni proprio in occasione delle prime corse di lunga lena. Su invito di un amico che voleva compagnia per il suo terza Passatore, nel giro di 5 mesi, da arbitro di calcio e ottocentista a tempo perso si cimentò in una progressione travolgente: prima mezza la Roma Ostia, la maratona di Roma, la 50 di Romagna, la 100 del Passatore e già che c’era la Monza Resegone. Con quella rincorsa, continua a correre su ogni superficie possibile. Tornato in Sicilia i boschi che gli danno lavoro, diventano luogo di allenamento e lui li ripaga grazie all’impegno di alcuni appassionati contribuendo trasformarli in teatro del circuito del trail siciliano generoso di ambienti estremi ed affascinanti. Dalla pista alla pietre aguzze di un sentiero di montagna è convinto che la corsa sia un mezzo e non un fine, ma meglio non averlo troppo vicino l’ultimo 400 prima dell’arrivo è spesso un pessimo cliente per via della tendenza a ricordare il finale dell’ottocentista…
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STEFANIA CENA IMPIEGATA 42 ANNI
MAURO CREATINI DIRIGENTE 43 ANNI
FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA
Classe 1969. Impiegata in un’azienda metalmeccanica, vive e lavora in Valsesia. Da bambina la scambiavano per un maschio e da lì non ha mai più recuperato la sua femminilità. Salvo quando guida l’auto. Dopo un’infanzia spensierata di case sugli alberi e tuffi nel fiume, passa un’adolescenza normalmente infelice. Inquietudini miste l’hanno poi portata a qualche trasloco, fino a ritrovarsi a correre. Corre per caso. Corre a casaccio. Corre per conoscersi... Le antiche inquietudini sono assopite, ma non dimenticate. Non avendo ottenuto risposte, ha smesso di domandare. Vive con un cane di nome Moretta, che disdegna la corsa, con malcelato disprezzo.
Sposato con due figli. Durante la settimana le uscite di allenamento sono all’alba, nei parchi della Brianza (dove vive) e nei week end sulle strade della Liguria o della Valtellina. Corre con la gloriosa maglia del Road Runners Club di Milano. Sino a pochi anni fa era solo un runner della domenica, che correva per non ingrassare. Dal 2005, grazie all’inseparabile “socio” Pietro, ha cominciato con la mezza, poi la con la maratona e con tutto il resto. Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, che il suo lavoro gli nega, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli ha regalato.
Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. È autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo.
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G-RUNNER PAROLAIO PIÙ ANTE CHE ENTA
LISA GUERRIERO FOTOGRAFA 32 ANNI
PIETRO LANDRIANI BANCARIO 49 ANNI
Senza nome, né qualità. In famiglia è amatissimo: cinico, egoista, insensibile sono i lusinghieri giudizi dei suoi fratelli. Per sua madre è un figlio perso, per suo padre un perdigiorno in mutande da corsa, per lo zio Bibo (ultimo comunista vivente, miliardario), un eroe gramsciano. Morto di matrimonio fulminante, subalterno ai figli, ha sempre ragione ma nessuno gliela dà. Vagamente sociopatico, regola i suoi rapporti con cortese maleducazione, dispensando impunemente leggiadre villanie: “non ti ho chiesto come stai, perché me lo dici?” o “ti vedo tanto invecchiata” o “è un po' che non ci vediamo, per la gioia di entrambi” sono gli usuali convenevoli. Sul lavoro è rispettato per i difetti che ostenta, stimato per il disprezzo che suscita, temuto per la trasparenza del suo pensiero. Vivendo di delinquenza, è leale quanto solo i banditi sanno esserlo. Rovinato podisticamente dalla scuola di Pol, è segretario di un team presieduto da un cane. È fuor di dubbio il peggiore allievo di Chiara tra i pistardi del martedì. Sopraffatto dalla corsa, frequenta il suo lato oscuro e ne divulga lo spietato dominio, cercando nuovi disertori pronti alla guerra di liberazione. Senza alcuna speranza di vincerla.
Padovana doc. Ha da sempre nel cuore e nella mente un gran senso del “nomadismo”. Predisposta fin dall’infanzia alle materie artistiche finisce per percorrere le calli veneziane per arrivare all’Accademia delle Belle Arti. Esponendo per diversi anni le sue opere in gallerie della città e partecipando a molteplici mostre collettive. Per modificare la sua inguaribile riservatezza decide per alcuni anni di salire sul palco e offrirsi al pubblico in spettacoli di teatro musico/sperimentale, Viaggiatrice per passione non si separa mai dalla sua insostituibile Nikon grazie alla quale cerca di sradicare con infinita curiosità l’anima delle persone, delle cose, delle situazioni e della natura. Antisportiva per eccellenza aveva scelto le immersioni come suo unico sport, che seppur carico di esperienze forti appariva di gran lunga il meno faticoso. Instancabile fumatrice per 17 anni di profumatissime Marlboro medium decide un giorno all’improvviso di smettere e fare inversione di marcia per partecipare alla sua prima non competitiva di 9 km conclusasi dopo soli 5 allenamenti in 57 minuti. I suoi progetti nel prossimo futuro sono di trovare un lavoro che le piaccia, di iniziare gli allenamenti per la sua prima maratona e osuviiaaa… di essere felice.
Nato a Milano nel 1961 Lavora in un Gruppo Bancario dove si occupa di Leasing. Ha iniziato a correre 10 anni fa dopo alcune Granfondo di ciclismo, ha impiegato 9 anni per scendere sotto le quattro ore in maratona e ci è riuscito sbagliando orario di partenza. Questo gli ha dato modo di riflettere a lungo sul significato della corsa e di ciò che gli sta intorno. Intorno al correre ama la luce, la fotografia ed il disegno. Ama correre prima dell’alba ai bordi della natura o della città. Corre con la leggera canotta del Road Runners Club Milano, con Mauro, Socio di mille avventure, ed il sorriso sulle labbra. Tre parole su cui ama riflettere : Leggerezza, Lentezza, Passione.
MASSIMILIANO MARTA BANKER 44 ANNI
MARCO MELCHIORRI ARTIGIANO
FABIO MENINO PROMOTORE FINANZIARIO 40 ANNI
Romano, classe 1964, tre figli di cui due Triatleti ProPatria e un Rugbista ASR, abita a Milano3 e lavora dal 1989 per grandi gruppi bancari in varie città europee. Dal 2006 si divide tra Vienna dove lavora e Milano dove vive. Ufficiale fanteria assaltatori in congedo, è stato sempre molto attivo nelle più svariate attività sportive se si fa eccezione per un decennio di pausa pressochè totale tra i 25 e i 35 anni. Negli anni recenti, sfoggiando fiero i colori del Road Runners Club Milano, ha completato molteplici maratone in Italia e all’estero (Berlino04, Vienna06, Londra08, NewYork 03 e 05). Ma la distanza classica non lo soddisfaceva più, così si è cimentato in un Passatore a passo alternato, e ha cercato nuove sfide nel triathlon prima e nell’Ironman poi. E di IronMan ne ha completati ben quattro in tre diversi continenti in un periodo di soli 48 mesi. Da poco si è appassionato al trail e in particolare all’Ultra Trail (avendo concluso la CCC) e a sentirlo questa è una passione che intende coltivare.
Nato in Brianza e trasferitosi a Lodi entra in contatto con la corsa quasi per caso e, avendo da sempre amato la montagna, gli viene naturale correre in Natura. Rimane folgorato dalla corsa trail e dalle ultradistanze allo stesso momento: quando seguendo un amico si iscrive all’Ultra Trail du Mont Blanc. Da lì inizia a sperimentare un po’ di tutto: la sua avventura alla Western States vedrà un’altra puntata proprio mentre voi leggerete questo giornale.
Nato a Ivrea (TO) verso la fine di agosto, abita a Moleto, un piccolo paese in provincia di Alessandria nella Valle Ghenza. Sposato con Alessandra, ha affiancato al suo lavoro di promotore finanziario l’attività di scrittore. È coautore con l’amico Jerome di GuideTrail e ha creato con alcuni amici il sito DistancePlus nel quale si trattano le notizie su tutte le gare di distanza superiore alla maratona. Pratica il trail running dal 2007 (tra le ultra ha portato a termine: CCC, Cro-Magnon, Utmb, Grantrail Valdigne, Porte di Pietra e Tre Comuni). Partecipa a circa 15 trail all’anno per la gioia di sua moglie. La passione per la montagna si manifesta anche con i trekking (in estate) e lo sci (in inverno).
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FRANCO MURA FOTOGRAFO
GIULIANO PUGOLOTTI GIORNALISTA 50 ANNI
MARCO RAFFAELLI GIORNALISTA
Oh Mura! Gli urlava con accento toscano un allenatore famoso quando lui sfrecciava veloce con le scarpe chiodate impensierendo non poco blasonati avversari nelle corse campestri riservate ai top runner. E correre gli continua a piacere malgrado gli impegni, qualche acciacco, e le troppe cose da fare. Adesso visto che osservare le stelle correndo è troppo difficile, cerca di abbinare la corsa alla fotografia. La cosa gli riesce niente male quando si cimenta nei trail. Poco o nulla sfugge ai suoi scatti: gli atleti, le piante, i fiori, i panorami a volte in combinazioni inconsuete (la sezione foto di www.sportactionweb.it è tutta sua). Se vi capita di incontrarlo allo stadio delle Palme non perdere l’occasione di correre con lui, tra una chiacchiera e l’altra vi troverete a gironzolare per la Favorita a ritmi che non avreste mai pensato possibili per uno “scarico” e neppure lui!
Residente a Barbiano di Felino (Pr). Sposato con Tiziana è padre di una figlia Giulia. Dal 1980 al 1987 professione giornalista. Ha pubblicato 7 libri. Dal 1987 ad oggi presidente e direttore creativo della Double P Italia, affermata agenzia pubblicitaria. Attività sportiva. Ha concluso 18 maratone. La prima a Carpi nel 1992, e successivamente in molti altri paesi, Finlandia, Norvegia, Austria, Marocco ect. La grande passione per la corsa dal 2005 si è trasformata nelle gare di Endurance Alcune gare: 2003 – Midnight Sun Marathon ( Tromso Norvegia) 2004 – Tirol Marathon (Austria) 2005/2006 – 100 km del Sahara (Tunisia ) 120 km a tappe 2007 – Lybian Challenge (Libia) 190 km non stop 2007 – Sahara Race (Egitto) 250 km a tappe 2008 – Gobi March (Cina) 250 km a tappe 2009 – Massiccio Hoggar (Algeria) 270 km non stop
Corro perché fermo, non so stare e altrimenti non vedo nulla, poi se mi trovo sul Monte Resegone, sul Queensborough Bridge o a Gamla Stam non fa differenza. Roma è la compagna di corse ideale, la mia squadra, il Cral Poligrafico dello Stato, il rifornimento al 35km. Ho corso tante maratone, mi sono ritirato, ho fatto il mio tempo dei tempi e camminato per 42000 mila passi. Non mi sono ancora stancato, mio padre mi ha passato il testimone e corre ancora con me, magari un km dietro, ma grazie a lui ho sempre la forza e l’entusiasmo di vivere e raccontare il mio podismo!
www.giulianopugolotti.com
MARIO TROVATO IT PROJECT MANAGER 37 ANNI
ALBERTO ZAMBENEDETTI
Mario è nato a Palmanova, città fortezza a nove punte; e qualcosa, di quella forma chiusa è rimasto nel suo carattere puntuto. Ha trascorso in Friuli i suoi primi 28 anni, poi per ragioni professionali, si è stabilito a Milano dove ha messo su famiglia e vive da 7 anni. Si occupa di Sistemi Informativi in una delle più importanti società della moda. Corre, perché della corsa ama l’essenzialità e la veracità, l’assenza di sovrastrutture; corre perché, quando le gambe vanno, è felice. Mario è un maratoneta. Lo è al di là dei 42,195 km. Lo è perché la resistenza è il suo valore, la costanza è la sua arma, la dedizione è il suo “modo”. Lo è perché pensa che nessun risultato sia apprezzabile se non richiede impegno. Lo è perché più che il traguardo gli interessa il percorso. Con le scarpette sempre appresso si è allenato anche sulla riva del lago Titikaka. Indossa orgogliosamente la divisa del Road Runners Club Milano. Dall’esordio podistico, nel 2004, ha corso due maratone l’anno e svariate gare su distanze intermedie tra le quali predilige la mezza. Quest’anno ha intenzione di prendere parte a qualche gara in montagna mentre il fascino delle distanze più lunghe si sta lentamente insinuando.
Nato e cresciuto a Venezia, Alberto è un giramondo coi piedi per terra. Pragmatico sognatore al tempo stesso, coltiva le sue passioni ovunque vada, e dove vada, non si può mai dire. Perito informatico, letterato, critico e studioso di cinema, insegnante universitario ed abilissimo a bluffare, Alberto si è trasferito a New York nel 2003, dove corre con il Brooklyn Road Runners Club inanellando infortuni a causa della sua proverbiale incostanza negli allenamenti. In linea con la sua personalità contraddittoria, il suo momento di gloria e quello di massima idiozia coincidono: nel 2009 ha corso la maratona di New York con una gamba ingessata.
Credits Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. La foto di copertina è stata realizzata da Roberto Mandelli (Podisti.Net) durante la Stramilano del 27 marzo 2011 a Milano.
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X.RUN maggio / giugno 2011
Franco Faggiani pagine 12, Archivio Cecilia Mora pagine 78, 18-19, 24 e 128. 82 e 84. Lisa Guerriero pagine 90-91, Archivio Off and Running pa100-101, 102, 108, 120, 122, 124, gine 142 e 144. 126-127, 136, 140 e 148-149. Archivio Roma Marathon pagine Franco Mura pagine 60 e 62. 44, 46, 48, 50 e 52-53. Le fotografie pubblicate nel nu- Franz Rossi pagine 10, 14, 112. mero Maggio/Giugno 2011 di X.RUN sono di: Joshua Rossi pagina 20.
Archivio WS100 pagine 28, 30, 34-35, 36 e 40.
Pagine Motivazionali Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Franz Rossi. Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali:
pagine 18-19 The medium is the message frase di Marshall McLuhan, foto di Franco Faggiani pagine 34-35 Once we accept our limits, we go beyond them. frase di Albert Einstein, foto di Archivio WS100 pagine 52-53 I didn’t let myself know I have it [the first place finish] until I stepped into the stadium. la frase è di Tracey Garneau, foto di Archivio RomaMarathon
pagine 90-91 Una cosa non condivisa non reca alcun piacere frase di Seneca, foto di Lisa Guerriero pagine 100-101 Don't forget your history nor your destiny frase di Bob Marley, foto di Lisa Guerriero pagine 126-127 Even though you are on the right track - you will get run over if you just sit there frase di Will Rogers, foto di Lisa Guerriero
pagine 148-149 The most important trip you may take in life is meeting people halfway frase di Henry Boye, foto di Lisa Guerriero
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