X.RUN Settembre Ottobre 2011

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Settembre Ottobre 2011 v. 3 # 5 Prezzo Copia 10 euro - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 n°46) art.1, comma 1, LO/MI

Miti a confronto

Kilian vs Brunod

La maratona nella città dei 2 continenti

Te la do io l’AMERICA


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X.RUN

Storie di corsa

2011 settembre / ottobre [v. 03 # 05] volume 3, numero 5


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Quando le parole non bastano

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« ULTRA TRAIL DU MONT BLANC E NEW YORK MARATHON SONO ESPERIENZE UNICHE »

inalmente anche questo numero di X.RUN è arrivato. Inizio con le scusa, abbiamo aspettato di rientrare dopo l’UltraTrail du Mont Blanc prima di chiudere il giornale e mandarlo in stampa. Da un lato c’era il problema di arrivare nelle case a metà settembre, dall’altro pubblicare un’intervista a Kilian sapendo che qualcosa poteva succedere a Chamonix. Con il senno di poi sono contento della nostra scelta. Kilian ha vinto la gara, senza patemi d’animo, dopo aver condiviso la testa per quasi 160 km con altri tre atleti, all’Argentiere ha ingranato la marcia in più, ha staccato Ike e se n’è andato a godersi il trionfo. Noi eravamo al traguardo (uno dei vantaggi di fare solo la CCC) testimoni della facilità con cui correva, della serenità sul viso, della chicane compiuta per “dare il cinque” a tutti. Sono certo che si dirà che fa parte del personaggio creato da Salomon intorno allo spagnolo. Ma non ci credo. Credo invece che sia un ragazzo semplice (ha solo 23 anni) che ha trovato un mondo perfetto per lui. Si allena duramente (leggete l’intervista a pagina 32), viene da una famiglia di montagna, parla senza timore dei debiti di riconoscenza, non teme di indicare i suoi eroi (lui che è diventato un eroe per moltissimi trailer), ammette di essere un fortunato. Questo numero di X.RUN è dedicato (complice anche la stagione estiva appena conclusa) al mondo del trail, bilanciano i contenuti la bella copertina dedicata all’America attraverso il diario un po’ speciale della Race Across America firmato da Giovanni Storti e alla storia dei Road Runners di NewYork e della loro più celebre creatura: la NY City Marathon. Anche nel caso della più celebre maratona del mondo sentirete molti detrattori lamentarsi del business che inquina tutto, del fatto che non sei un maratoneta se non corri a New York. Ma bisogna andarci, partecipare alla gara per capire veramente il senso di questa maratona unica al mondo. In fondo un po’ come per l’UTMB. Insomma, il pensiero di questo numero è: non fatevi raccontare le cose, andate FRANZ ROSSI editore X.RUN e provate. A volte davvero le parole non bastano...

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X.RUN La rivista è edita da Tribù Astratte s.c.ar.l. Sede legale: via Dante, 7 - 34122 - Trieste Redazione: via Viganò, 8 - 20124 - Milano Direttore responsabile Franco Faggiani Comitato di redazione: Daniela Banfi, Franz Rossi

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La testata è stata registrata presso il Tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008 4 Stampa: A.G. Bellavite Missaglia (LC)

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INDICE

COVER 12 Te la do io, l’America di Giovanni Storti Un inviato specialissimo al seguito del Team di Nico Valsesia alla Race Across America. 18 La madre di tutte le maratone... di Alberto Zambenedetti I New York Road Runners Club e la loro creatura più famosa, la NYCity Marathon attraverso la testimonianza di chi ha corso l’edizione 1976. 24 Run for your Life... di Alberto Zambenedetti Le Visioni in Corsa di questo numero ci raccontano del film documentario su Fred Lebow, inventore della NYCM.

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MITO X.RUN settembre / ottobre 2011

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30 Il catalano che ha incantato il trail

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di Franco Faggiani Il direttore di X.RUN intervista a Kilian Jornet Burgada subito prima del Giir di Mont e dell’UTMB. 44 Di corsa sull’Everest di Franco Faggiani Incontriamo Bruno Brunod, il padre delle skyrace, l’uomo che ha tentato di salire di corsa la montagna più alta del mondo. RUNNING 54 In fuga da Alcatraz di Gabriele Bonomo Un celebre triathlon in una delle più affascinanti location degli States... 60 Sulle tracce dei briganti di Marco Stracciari Cronaca di una skyrace che è entrata a ragione nel novero delle gare più famose a livello internazionale.


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70 Sotto i portici di Bologna... di Francesco Girotti Correndo sulle vie della propria città per rivivere i ricordi di una vita. 80 Dalla parte di chi organizza di Andrea Fergola Il Trail dei Fieschi visto dall’Organizzatore. 88 La città tra due mondi di Alessandra Perosi 92 Correre la maratona di Istanbul di Daniela Banfi La maratona nella città che unisce due continenti. LOGOS

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102 Intervista a Marco Lo Conte

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di Andrea Busato Incontriamo l’autore di Stregati dalla Corsa, una serie di ritratti di personaggi appassioniati di running. Aspettando Giulia di Stefania Cena L’attesa è un momento cui attingere nuove sensazioni ed esperienze. Sale, arsenico e Malandrini di Stefano Bettio Una cronaca dal passato, per un trail che attraversa l’Italia. Il lessico del podista di Mauro Creatini Il lato oscuro della corsa di G-RUNNER Terza parte del Diario di un dissidente. Una mente arguta che ci fa da specchio e che ci permette di confrontarci con le nostre manie da corridori.

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Siamo in grado di anticiparvi un documento straordinario: è il diario di bordo della Race Across America, trovato dalla polizia di Berlino in uno zaino rubato a New York il 26 maggio 2011, ancora al vaglio degli inquirenti. 11

C Te la do io l’America

Mi chiamo Giovanni Storti e insieme all’autore delle foto pubblicate in queste pagine, Dino Bonelli, faccio parte del team che accompagna e “accudisce” Nico Valsesia, uno degli atleti che affronteranno la RAAM, gara ciclistica considerata la più dura al mondo: 5.000 chilometri non stop attraverso gli States, dal Pacifico all’Atlantico, con quasi 40.000 m di dislivello.

Domenica 12 giugno Atterriamo a Los Angeles. Vista dall’alto è una città immensa, distesa su di un territorio di decine di chilometri. Anche l’aeroporto è immenso. Da qui, dopo una puntatina a San Diego, approdiamo a OceanSide, punto di partenza della RAAM che si concluderà ad Annapolis, Virginia.

coperti di adesivi degli sponsor e della gara; per toglierli verranno poi usate antiche conoscenze di nonne terrone. Vengono messe a punto le strategie per ottimizzare il sonno e il nutrimento di Nico. C’è il tempo di correre sulla spiaggia e ammirare i surfisti che cavalcano le fredde onde del Pacifico.

Lunedì 13 e martedì 14 giugno Giornate di preparazione dei mezzi, soprattutto il camper che va rifornito di tutto il necessario e organizzato a puntino. Macchina e camper vengono

Mercoledì 15 giugno Al mattino i giudici controllano il materiale tecnico. Alcuni team stendono una coperta a terra con sopra ben esposti tutti i pezzi obbligatori di ricambio delle


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“ ALLE MIE SPALLE IL NULLA, DAVANTI A ME IL MONDO; È COSÌ CHE FUNZIONA SULLA STRADA Jack Kerouac (On the Road)

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Abbiamo incontrato due personaggi della montagna. Bruno Brunod, l’uomo che è stato lo skyrunning in Italia e Kilian Jornet Burgada, l’uomo simbolo del movimento della corsa in Natura. Scopriamo le analogie tra questi due grandi uomini, divisi da una generazione e accomunati da una grande passione.


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“ UN UOMO NON È VECCHIO FINO A QUANDO I RIMPIANTI NON PRENDONO IL POSTO DEI SOGNI John Barrymore

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Avete in mente un posto più spettacolare di Alcatraz per provare l’ebbrezza del triathlon? E poi a Premana in una delle più prestigiose skyrace del panorama italiano per finire a Istanbul a correre la Maratona. Ma c’è spazio anche per i ricordi in questa sezione Running, eccoci allora a correre sotto i portici di Bologna a caccia del passato


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“ PRENDI IL TUO TEMPO PER DECIDERE, MA QUANDO ARRIVA IL MOMENTO SMETTI DI PENSARE E AGISCI Napoleone Bonaparte

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“ ALLENATI COME SE FOSSI IL PEGGIORE, GAREGGIA COME SE FOSSI IL MIGLIORE Anonimo

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Ci sono momenti che sembrano non passare mai, durante L’attesa; ripercorriamo con Stefano Bettio il sentiero dei Malandrini a cavallo tra i due mari e poi come al solito addentriamoci nel Lato oscuro della Corsa... Ma per iniziare l’intervista a Marco Lo Conte autore di un libro in cui degli insospettabili runners si confessano


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Il lessico del podista

AMICIZIA, sostantivo femminile. Sentimento di affetto, di simpatia, di solidarietà, di stima tra due o più persone, che si traduce in rapporti di dimestichezza e familiarità.

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orrere è uno sport individuale; correre non richiede necessariamente un’interazione “competitiva” diretta con gli altri (pensate al tennis o al calcio), certo c’è la gara, ma uno corre fondamentalmente con e/o contro il cronometro. Correre, a voler ben guardare, è lo sport perfetto per “lupi solitari”. Io stesso ho iniziato a correre in solitudine e spesso ancora oggi cerco, correndo, quell’isolamento rigenerante che solo la Corsa riesce a darmi. Però pochi altri sport riescono a unire in rapporti di amicizia come la Corsa. È ovviamente, un tipo di amicizia che nasce o si basa su un presupposto comune, appunto una passione condivisa. A volte si è già amici e si comincia a correre insieme, altre volte si diventa amici correndo. Sono situazioni diverse, entrambe belle. Senza entrare troppo nel personale, devo dire che l’amicizia tra runner, quella nata e costruita allenandosi e soprattutto gareggiando insieme, ha caratteristiche speciali, soprattutto se le gare che si fanno insieme sono “toste”. Sì, perché i momenti di difficoltà, ma anche di piacere assumono un tono, un sapore, una profondità del tutto unici. Credo che correre una maratona o un trail con un amico (il compagno di squadra è un’altra cosa…) crei quel tipo di legame che solo altri sport, forse più estremi, fanno nascere: mi viene in mente il compagno di cordata nell’alpinismo, il compagno di immersione e poco altro. Perché solo con un amico non ti senti minimamente in imbarazzo nell’urlare che non ce la fai più, che vuoi fermarti e solo il tuo amico sa esattamente cosa dire e cosa fare per farti ripartire e tu lo stesso con lui. E quando all’arrivo, non importa chi tra voi sia arrivato prima, ti dai il cinque e un abbraccio con quell’essere sudato e puzzolente che ha passato ore sbuffando con te, entrambi sapete che avete condiviso momenti unici, scolpiti dentro, che fanno la differenza, che creano ricordi veri, di quelli che segnano il tempo per sempre.

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L Il lessico del podista

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MAURO CREATINI Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli regala.


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Recensione

SCOPRIRE L’ITALIA ATTRAVERSANDOLA

Enrico Brizzi, bolognese, classe 1974, a nostra conoscenza fa molto bene due cose fin da quando aveva vent’anni: scrive libri di successo (Jack Frusciante è uscito dal gruppo, finalista al premio Campiello del 1995, per citarne il felice esordio) e fa lunghe camminate. Che poi trasforma in libri di successo. Ricordiamo Nessuno lo saprà, del 2005, viaggio a piedi dall’Argentario al Conero (indimenticabile la frase: «Quando cammino penso e i pensieri più spigolosi si levigano da soli») e, nel 2007, Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro, nato dall’esperienza reale del viaggio, da poco concluso, da Canterbury a Roma. Da pochi mesi è uscito, a completamento della trilogia, Gli Psicoatleti, ancora una volta edito da Baldini Castoldi Dalai. L’idea di partenza è sempre quella, met-

tere insieme un gruppo di amici era partito». Indubbiamente i per una “fenomenale” traversata. cambiamenti, se facciamo rifeChi di noi non l’ha mai pensata! rimento anche alla prima citazione, quella dei pensieri che si levigano tra loro, su una distanza A piedi lungo l’Italia Questa volta si tratta di un viag- così ampia e in un tempo così gio assai impegnativo, e non solo lungo, ci sono eccome. Capita dal punto di vista fisico, dalla anche a noi al termine di una punta nord dell’Alto Adige al corsa o di un lungo cammino limite della Sicilia. Molti lo so- solitario in un luogo difficile, gnano, pochi partono davvero, nuovo o insolito. pochissimi, in due, arrivano alla Il viaggio è stato organizzato dai meta. Tre mesi di ininterrotto protagonisti per festeggiare i 150 cammino, dalle nevi di primavera anni dell’unità d’Italia, facilitato, che iniziano a sciogliersi all’estate in qualche modo, dalla sponsorizzazione di un rinata Società che s’è fatta incombente. Come nelle vicende della vita, c’è Nazionale di Psicoatletica (il cui chi non il coraggio di partire e chi presidente si mostrerà alla fine…. si perde per strada, per acciacchi ma non volgiamo togliervi la fisici, malesseri psicologici, ri- suspance). Società che già nel pensamenti. «Chi non parte, non 1860, dalla sede torinese, oraveva bisogno di partire», dice ganizzava gruppi eterogenei – uno dei protagonisti, con la con- nobili, ufficiali, sedicenti politici, sapevolezza che comunque sfaccendati, massoni e soprat«l’uomo che arriva alla fine del tutto carbonari – per affrontare viaggio non è mai lo stesso che lunghi viaggi a piedi. Compreso


Gli psicoatleti, di Enrico Ghezzi, Dalai Editore, 20 euro

quello dell’Italia da nord a sud, finito poi a malpartito, principalmente per l’attraversamento, a partire da centro Italia, di territori difficili, densi di rancori sociali e di briganti. Nella prima parte del libro di Brizzi le due traversate scorrono in qualche modo parallele, un capitolo per gli Psicolatleti originari e un capitolo per gli Psicoatleti attuali, fin quando questi ultimi riescono a prendersi tutta la scena nella narrazione. Due paesi a confronto Il lungo viaggio zaino in spalla, «per vedere dove comincia l’Italia, dove finisce e tutto quello che c’è in mezzo» è un camminare organizzato nei luoghi geografici e un itinerario irregolare e sorprendente dentro se stessi. Perché camminando vengono fuori non solo i dolori muscolari ma anche i pensieri più intimi, le

considerazioni recondite sui legami d’amicizia e d’amore, sul passato e sui desideri. Il viaggio è un fiorire di incontri-scontri occasionali o premeditati, di situazioni spesso grottesche, di colloqui con personaggi apparentemente fuori luogo e fuori tempo. È anche, nei limiti dei luoghi fuori mano attraversati, una interessante radiografia geopolitica del nostro Paese. Dall’isolazionismo di un certo nordest pseudoleghista, dove poco viene concesso a chi non è del posto, all’atteggiamento protettivo in qualche lembo sud, dove per far certe cose d’ordinaria amministrazione, come passare per un campo abbandonato, ci vuole quasi il consenso del piccolo boss locale. Insomma, questo viaggio è anche un collage di diverse “Italie”. Qual è dunque l’insegnamento finale de “Gli Psicoatleti? Sempre

per citare: «La cosa più importante che il viaggio ti ha insegnato è che vivi in un Paese ricco e vario, dove basta doppiare una modesta catena di colline o percorrere fino in fondo un ponte per sentire una lingua che cambia insieme alla mentalità». E poi: «le variazioni di accento e di costumi ti hanno raccontato più cose sulla tua terra di mille atlanti storici». Un altro Paese così dove lo trovi? Per saperne di più sull’autore e sui suoi libri: www.enricobrizzi.it Enrico Brizzi, Gli Psicoatleti Dalai Editore - www.bcdeditore.it Costa 20 euro

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Di corsa intorno al mondo – Dalla Strabologna ai confini della terra, di Stefano Medici Edito da Zona (www.editricezona.it) costa 15 euro.

DA BOLOGNA DI CORSA INTORNO AL MONDO

Stefano Medici, propensione per la scrittura e per i viaggi via terra e via mare (anzi, anche sotto il mare, viste le sue attività anche subacquee) ha radunato in questo libro i suoi testi dedicati alle località percorse – dalla natìa Bologna alla Malaysia, dall’Equador al Vietnam – il più delle volte con le scarpette ai piedi. Sono racconti e appunti “di corsa”, nel doppio senso del termine; perché parlano di sensazioni, emozioni e considerazioni dedicate alla nostra disciplina, e perché ciascuno si legge rapidamente, a volte dieci minuti o anche meno. Il libro non è però tutta farina del sacco di Medici. L’autore ha infatti coinvolto nella sua realizzazione corridori importanti (leggi Orlando Pizzolato), tecnici illustri (leggi Luca Speciani) e poi docenti, scrittori, musicisti, illustratori e anche un politico (Maurzio Cevenini, bolognese pure lui, che ha scritto la prefazione), che sono intervenuti con brevi racconti di loro esperienze o con considerazioni utili o curiose per chi si avvicina all’af-

fascinate, intimo e solitario mondo della corsa. Il tutto quasi in puro stile X.RUN. L’assemblaggio dei pezzi, fino a comporre l’intero quadro di poco meno di 150 pagine, è “disomogeneo”, nel senso che ai racconti brevi di Medici si alternano storie altrui, poi disegni di diverso stile, quindi elenchi di vincitori di maratone, di film che parlano di corsa, di musica che l’autore ascolta mentre corre. Una disomogeneità che, alla fine, non disturba, anzi rende più piacevole la lettura di questa raccolta di scritti che sono fotografie, a volte solo dei flash, sull’universo dei runner. Una morale, se così possiamo definirla: per conoscere il mondo, ma più nello specifico le città del mondo, anche quelle di casa nostra che crediamo di conoscere già bene, non c’è nulla di meglio che “correrle”. Per chi vuole saperne di più sull’autore e sul libro, www.stefanomedici.com


Recensione

QUANDO LA CORSA DIVENTA UN INCUBO

Si chiama Emil, Emil come il belga Emiel Puttemans, “il giardiniere di Lovanio”, (primatista mondiale nei 5.000 e argento a Monaco ’72 nella distanza doppia), ed è l’io narrante di L’allungo del mezzofondista, romanzo di Giorgio Bona (Iris 4 Edizioni). Il suo cammino verso i campionati europei, costruito attraverso una scalata ai vertici del mezzofondo italiano, si intreccia a una serie di pesanti vicende personali: quella del un matrimonio con Alessandra, cieca all’ineluttabilità della fine di quel rapporto, e quella del nuovo amore per Sara, la cui gravidanza sembra diventare l’unica nota pulita nell’orizzonte di Emil; ma ancora e soprattutto le pratiche dopanti, che Emil lascia compiere sul suo corpo da un allenatore privo di scrupoli. Il vissuto di Emil è raccontato con efficacia nella sua confusa psicologia, fatta di orizzonti resi cupi dalla passività davanti agli eventi, ed Emil sembra un giovane immaturo, irresponsabile deriva di eventi che lo trascineranno a un dram-

matico destino, aperto però al futuro di un accennato ricominciamento. La corsa è naturalmente protagonista del racconto, in cui il mondo dell’atletica sembra risentire delle influenze narrative di A perdifiato di Covacich e forse anche di Acido lattico di Fattori. È una corsa che ha cessato di essere gesto liberatorio, diventando coazione ripetitiva di gesti che si avvitano in una spirale il cui unico obiettivo è il risultato agonistico. Il corpo manda quindi allarmanti segnali di disagio e sofferenza, che però non possono essere ascoltati; lo sfondo ambientale è dominato da tinte grigie, suggestioni autunnali di paesaggi fluviali che hanno perso la loro vitalità, soffocati dall’industrializzazione forzata; l’anello del campo di atletica è una catena di montaggio. Correre sempre più forte diventa allora un’ossessione meccanica, condizionata da una chimica intesa come mezzo per lo sfruttamento competitivo delle risorse ai fini del profitto, senza riguardi

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L’allungo del mezzofondista, di Giorgio Bona (Iris 4 Edizioni)

per la morale, per gli altri ma anche per se stessi. Finché alla fine la natura, ciò che – sia fisicamente che psicologicamente - siamo profondamente, non potrà che presentare il conto per tornare ad imporsi con l’autorità della sua forza di verità. Ed è la possibilità di una ripartenza in cui, in un’esistenza più autentica, liberata dalle convenienze sociali, forse anche la corsa potrà tornare a essere gesto libero e vitale.


“ IL MIO FALLIMENTO NON STA NELL’AVER PASSIONI MA NEL NON SAPERLE CONTROLLARE Jack Kerouac

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Gli autori

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X.RUN settembre / ottobre 2011 Come collaborare Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu

DANIELA BANFI IMPIEGATA 48 ANNI

STEFANO BETTIO IMPRENDITORE 52 ANNI

È nata in provincia di Milano e continua a vivere nello stesso paese, è mamma di due ragazzi. Ha iniziato a correre intorno ai 28 anni per “fare il fiato” per un altro sport che l’appassionava moltissimo: la “Kickboxing”. Ha ripreso a correre dopo due anni dalla nascita del secondo figlio, nel 2001, all’inizio, per gioco poi un giorno vedendo le immagini della maratona di Venezia ha detto al marito: “un giorno correrò anche io una maratona” e così nel 2003 ha esordito proprio a Venezia, e da allora non si è più fermata. A Daniela piace mettersi alla prova e cambiare. Dotata di un animo inquieto ed avventuriero, ha provato sia gare in pista, che corse in montagna. La prima volta in assoluto in montagna fu alla Biella Monte Camino, poi via, via altre, in Svizzera, nel Biellese, in Valdaosta e in Veneto. Ama questo ambiente, il clima che si respira, il contatto con la natura, le asperità del terreno, le nuvole che a volte appaiono a portata di mano: per quanto dure siano le gare la rimettono in pace con il mondo. Si allena 4 volte la settimana, cercando di far combaciare gli impegni di lavoro e famiglia. A volte deve fare delle levatacce per correre e rientrare a casa in tempo per svestirsi dagli abiti di podista e indossare quelli di mamma.

Si chiama Stefano ma si fregia di un nome di battaglia trail che lo definisce meglio: “Tetano” È il presidente della gloriosa Venezia Runners Atletica Murano. Ha sempre praticato sport. Nel 1999 a New York è rimasto folgorato dalla corsa di resistenza. Per sua sventura, dopo un’onesta attività di corsa su strada, si è imbattuto nella tempesta perfetta e proprio allo scoccare della cinquantesima candela. Il fato ha voluto che si scontrasse con un treno in corsa formato da sei pazzi scatenati che, invece di invecchiare ammazzando il tempo giocando a briscola bestemmiando e ruttando come la quasi totalità della popolazione veneziana, hanno di punto in bianco infilato le scarpe da trail, ma non per andare a funghi, ma bensì per girare attorno al Monte Bianco di corsa senza mai fermarsi notte e giorno. D’estate , mangia poco, dorme meno, passa le ferie correndo e leggendo libri sul medioevo e sulla storia della sua città. Ha il viso scavato e rugoso ma non saprebbe fare a meno della corsa nei boschi assieme alle canaglie della famigerata Gang del Bosco di Dio. Si diletto in terrazza con le sue piante e scrive per diletto racconti e poesie. Nel cassetto ha il sogno di scrivere libri e favole per ragazzi e adulti simpatici.


DINO BONELLI FOTOGRAFO 48 ANNI

GABRIELE BONOMO IMPRENDITORE 29 ANNI

ANDREA BUSATO PROFESSORE 49 ANNI

Non è per niente facile collocare Dino in alcuna dimensione. Professionalmente si occupa di fotografia, ma allo stesso tempo collabora nell’organizzare eventi sportivi in tutto il mondo, è responsabile di un museo di tavole da surf a Prato Nevoso (CN) dov’è nato, si occupa di sport, beneficenza, reportage... Da un punto di vista sportivo è appassionato di tavole, sia le snowboard che i surf, ma non disdegna la corsa o il triathlon (è stato anche IronMan oltre che finisher in molte gare in tutto il mondo). Dino si considera uno dei pionieri dello snowboarding italiano. Ma la sua più difficile collocazione è quella geografica: se lo chiamate al telefono potrebbe rispondervi da dovunque. I viaggi sono la sua droga, non rifiuta mai un’opportunità di prendere un aereo e di andare a visitare un posto remoto. Lo potrete individuare, fotografo o fotografato, ai piedi delle Twin Towers a Kuala Lumpur, mentre scia nello Utah, mentre corre alle Seychelles, mentre surfa in Australia, mentre segue una muta in Alaska o intervista uno sciamano in Indonesia. Naturalmente non disdegna le località nostrane, basta che ci sia qualcosa di interessante da fotografare e Dino si precipita.

Nato a Guastalla (Reggio Emilia), tra la nebbia, nel “vicino” 1982, da sempre è in movimento con la testa e con il corpo. Dicono che non smetta mai di pensare, ma come farà a dormire? Dopo la laurea in marketing a Milano sogna di diventare un super Manager in una super Multinazionale. Culla il sogno per qualche anno lavorando in diverse grandi aziende, ma siccome in pausa pranzo continua a dedicarsi allo sport intensamente e a fare le corse per timbrare il cartellino in tempo, giunge alla conclusione che forse lo sport è la sua vera passione e che, anzi, lo sta chiamando. Così decide di lasciare tutto e di rimettersi in gioco aprendo, a Cuneo, un negozio sportivo che si chiama OUTDOOR - sempre in movimento (www.outdoorweb.it), continuando a sognare che un giorno “La Gazzetta dello Sport” parli del calcio solo in ultima pagina.

Classe ’62, pordenonese. Quando da bambino gli altri lo battevano in velocità, lui la buttava sulla resistenza, e da allora gli è rimasta. Poi gli è venuta anche la passione per la musica. Alle spalle una dozzina di maratone soddisfacenti, più altre sei da pace-maker e altro e non troppo indecoroso mezzofondo. Poi una serie di acciacchi fisici lo costringono a correre di meno: per un po’ si diverte lo stesso, ma adesso che la lotta contro i chiletti di troppo si fa sempre più dura sta cercando qualcosa di meno faticoso. Avrebbe trovato un altro sport che gli piace, il golf. Ma mentre questo lo respinge, il podismo non lo rivuole indietro. Alleva con passione Elena e Nicola, nel resto del tempo fa l’insegnante nel liceo che lo aveva visto studente.

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STEFANIA CENA IMPIEGATA 42 ANNI

MAURO CREATINI DIRIGENTE 43 ANNI

FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA

Classe 1969. Impiegata in un’azienda metalmeccanica, vive e lavora in Valsesia. Da bambina la scambiavano per un maschio e da lì non ha mai più recuperato la sua femminilità. Salvo quando guida l’auto. Dopo un’infanzia spensierata di case sugli alberi e tuffi nel fiume, passa un’adolescenza normalmente infelice. Inquietudini miste l’hanno poi portata a qualche trasloco, fino a ritrovarsi a correre. Corre per caso. Corre a casaccio. Corre per conoscersi... Le antiche inquietudini sono assopite, ma non dimenticate. Non avendo ottenuto risposte, ha smesso di domandare. Vive con un cane di nome Moretta, che disdegna la corsa, con malcelato disprezzo.

Sposato con due figli. Durante la settimana le uscite di allenamento sono all’alba, nei parchi della Brianza (dove vive) e nei week end sulle strade della Liguria o della Valtellina. Corre con la gloriosa maglia del Road Runners Club di Milano. Sino a pochi anni fa era solo un runner della domenica, che correva per non ingrassare. Dal 2005, grazie all’inseparabile “socio” Pietro, ha cominciato con la mezza, poi la con la maratona e con tutto il resto. Da qualche tempo, complice un insopprimibile desiderio di libertà e di semplicità, che il suo lavoro gli nega, vive la corsa soprattutto sul fronte emozionale, tanto che spesso la fine dell’allenamento coincide, oltre che con lo stretching e la doccia, con lo scrivere una piccola poesia, un pensiero, per provare a fissare le sensazioni che la corsa gli ha regalato.

Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese… un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’“uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?” Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da un paio d’anni, alla corsa sui sentieri, sempre. È autore di “Correre è un po’ come volare”, l’unica biografia autorizzata di Marco Olmo.


ANDREA FERGOLA 44 ANNI

G-RUNNER PAROLAIO PIÙ ANTE CHE ENTA

FRANCESCO GIROTTI TRADER 45 ANNI

Atleta per caso, ha iniziato a correre nel 2001 nella speranza di assottigliare il giro vita. Dopo alcuni anni di corsa su bitume, per caso incappa nella sua prima skyrace, da lì l’idea di fondare un’associazione sportiva (la Ergus asd) con lo scopo di far conoscere a sempre più persone la magia del trail sia partecipando alle gare che proponendo la creazione del Circuito che unisce i trail liguri. Non domo propone lui stesso un piccolo trail in Appennino denominato Trail dei Fieschi. Nei mesi invernali ha proposto un progetto per le scuole concluso nel 2011, con l’obbiettivo di far conoscere il mondo Trail ai più piccini. In questo ciclo i messaggi di rispetto all’ambiente sono accomunati all’idea di combattere i disturbi alimentari, in ciò assistito dal dottor Rocco Cardamone (psicologo). Di questi giorni la partecipazione alla costituzione di una Skymarathon in Valle Maira, in qualità di consulente sull’impianto di sicurezza sul tracciato gara. Grazie alla fattiva collaborazione di un importante cartografo, Giorgio Mazzarello, l’associazione Ergus spropone quindi una serie di servizi utili a diversi fini. Ma Andrea di notte sta già maturando nuove idee: chissà cosa escogiterà per il 2012! Staremo a vedere.

Senza nome, né qualità. In famiglia è amatissimo: cinico, egoista, insensibile sono i lusinghieri giudizi dei suoi fratelli. Per sua madre è un figlio perso, per suo padre un perdigiorno in mutande da corsa, per lo zio Bibo (ultimo comunista vivente, miliardario), un eroe gramsciano. Morto di matrimonio fulminante, subalterno ai figli, ha sempre ragione ma nessuno gliela dà. Vagamente sociopatico, regola i suoi rapporti con cortese maleducazione, dispensando impunemente leggiadre villanie: “non ti ho chiesto come stai, perché me lo dici?” o “ti vedo tanto invecchiata” o “è un po' che non ci vediamo, per la gioia di entrambi” sono gli usuali convenevoli. Sul lavoro è rispettato per i difetti che ostenta, stimato per il disprezzo che suscita, temuto per la trasparenza del suo pensiero. Vivendo di delinquenza, è leale quanto solo i banditi sanno esserlo. Rovinato podisticamente dalla scuola di Pol, è segretario di un team presieduto da un cane. È fuor di dubbio il peggiore allievo di Chiara tra i pistardi del martedì. Sopraffatto dalla corsa, frequenta il suo lato oscuro e ne divulga lo spietato dominio, cercando nuovi disertori pronti alla guerra di liberazione. Senza alcuna speranza di vincerla.

riminese di nascita, bolognese di crescita e cesenate di adozione, grazie alla moglie Silvia è passato dalla corsetta serale alle maratone e per mezzo del baby jogger condivide la passione con i figli Samuele e Filippo; nonostante il tesseramento con il G.S. Pasta Granarolo di Bologna, il suo sponsor principale è il presidente dell’azienda in cui lavora, che mette a disposizione una palestra in pausa pranzo, garantendogli in questo modo un punto di appoggio per l’allenamento quotidiano; felice di vivere in Romagna, racconta con orgoglio di aver corso sul lakeshore di Chicago e sulla Five Miles beach a Port Douglas in Australia; quando ha fatto il suo personale in maratona, non credendo al cronometro, ha chiesto se il percorso non fosse più corto; ultimamente si è appassionato al trail, anche perché “se vai piano non se ne accorge nessuno”; nel tempo che gli rimane dopo lavoro, famiglia e sport si dedica all’altra sua grande passione, la batteria; ha suonato con tanti gruppi ma non è ancora riuscito a mettere in piedi una seria cover band del suo gruppo preferito, la Dave Matthews Band; se dovesse scegliere tra questo oppure correre la Mayor’s marathon di Anchorage sarebbe molto indeciso.

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X.RUN settembre / ottobre 2011

PIETRO LANDRIANI BANCARIO 49 ANNI

FRANZ ROSSI MANAGER 47 ANNI

GIOVANNI STORTI ATTORE 53 ANNI

Nato a Milano nel 1961 Lavora in un Gruppo Bancario dove si occupa di Leasing. Ha iniziato a correre 10 anni fa dopo alcune Granfondo di ciclismo, ha impiegato 9 anni per scendere sotto le quattro ore in maratona e ci è riuscito sbagliando orario di partenza. Questo gli ha dato modo di riflettere a lungo sul significato della corsa e di ciò che gli sta intorno. Intorno al correre ama la luce, la fotografia ed il disegno. Ama correre prima dell’alba ai bordi della natura o della città. Corre con la leggera canotta del Road Runners Club Milano, con Mauro, Socio di mille avventure, ed il sorriso sulle labbra. Tre parole su cui ama riflettere : Leggerezza, Lentezza, Passione.

Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Essendosi convinto di voler correre una maratona prima del 40esimo anno di età debuttava a Milano. Il virus della maratona non l’abbandonava ed andava a testarsi nelle principali maratone italiane e straniere. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, finendo dignitosamente le gare iniziate e tornando ogni volta con più entusiasmo di prima. Adesso la corsa in natura occupa la maggior parte dei suoi weekend. Tra le gare fatte alcune edizioni della Monza Resegone, della Biella Monte Camino, la Dolomites SkyRace, le Porte di Pietra, la Valdigne, la CCC, il ToubkalTrail, la 100km di Seregno. E la preferita, l’ArrancaBirra... Con il peggiorare delle prestazioni ha cercato di allungare le distanze, cercando la scusa che «non sono io che sono più lento, è che c’è più strada da fare». Avendo coniugato la passione per la corsa con quella per la parola scritta, ha fondato X.RUN e ne è rimasto invischiato. Lavora come manager in una software house milanese. Appena può scappa in montagna.

Giovanni mi nasce nel lontano secolo scorso, mi rimane sino alla prima elementare bloccato in provetta. Passa una difficile infanzia per ovvi motivi: gli riscontrano un elevato quoziente intellettivo e un fascino preoccupante. Dopo aver raccolto grandi meriti nelle discipline della ginnastica artistica, acrobatica, calcio e musica, si da al teatro comico dove, si scoprirà anni dopo, gli permettono di cimentarsi in teatro, tv, pubblicità e cinema. Da qualche tempo si è approcciato al trail. È, forse, l’atleta più iscritto e meno partecipante alle gare della storia della corsa, anche se qualche soddisfazione se l’è tolta.


MARCO STRACCIARI AUTORE E REALIZZATORE TV 49 ANNI

ALBERTO ZAMBENEDETTI PROFESSORE

Dopo il debutto a 12 anni, riscopre la voglia di correre grazie alla Stramilano ma il definitivo salto di qualità e soprattutto di quantità, avviene alla fine degli anni ’80, quando trasferitosi in Brianza viene tesserato da un gruppo podistico di Concorezzo. In maratona raggiunge l’apice della carriera con il 2h50’ di Torino 2004. Il cuore lo porta spesso e volentieri alla Capanna Alpinisti Monzesi, arrivo della massacrante Monza-Resegone, gara che lo vede più volte ai nastri di partenza e che gli infonde un nuovo amore: la corsa in montagna. Così si cimenta in una serie di gare: il “Giro dei laghi del Bitto” in Val Gerola, la “Maratona degli Altipiani” (Asiago), la “Marcia dei Forti” di Folgaria e la “Corsa del Trenino” di Asiago. Gli infortuni lo costringono ad un lungo stop ma nel 2009 torna alle gare su strada dove coglie lusinghieri risultati di categoria. Capisce però che le emozioni e le soddisfazione provate nelle gare e negli allenamenti in montagna superano ogni posizione in classifica e nell’autunno del 2010 torna a sgambettare tra gli amati sentieri. Intanto cerchiamolo sul “Triangolo Lariano”. Se vedete qualcuno saltellare su e giù per quei sentieri cercate di fermarlo poco prima di un rifugio: sicuramente vi offrirà una fresca birra!

Nato e cresciuto a Venezia, Alberto è un giramondo coi piedi per terra. Pragmatico sognatore al tempo stesso, coltiva le sue passioni ovunque vada, e dove vada, non si può mai dire. Perito informatico, letterato, critico e studioso di cinema, insegnante universitario ed abilissimo a bluffare, Alberto si è trasferito a New York nel 2003, dove corre con il Brooklyn Road Runners Club inanellando infortuni a causa della sua proverbiale incostanza negli allenamenti. In linea con la sua personalità contraddittoria, il suo momento di gloria e quello di massima idiozia coincidono: nel 2009 ha corso la maratona di New York con una gamba ingessata.

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