Ricapitolazione Tolteca

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RICAPITOLAZIONE Dal Libro Il Ritorno Dei Guerrieri Di Theun Mares Per poter comprendere la tecnica della ricapitolazione e’ vitale aver afferrato completamente la vera natura del bozzolo luminoso dell’uomo. Questo bozzolo, che contiene la forza vitale, e’ in verita’ un campo di forza elettromagnetica composto da un numero incalcolabile di linee luminose. I Toltechi vedono l’intero universo come la manifestazione di un fenomeno elettrico di natura prettamente triplice. Questa triplicita’ viene schematizzata come segue: Tonal Movimento Attivita’ Manifestazione elettrica della materia Sognatore Colore Magnetismo Manifestazione elettrica della consapevolezza Nagal Suono Vitalita’ Manifestazione elettrica della forza vitale Gli scienziati per ora riconoscono la manifestazione elettrica della materia e potranno scoprire e capire le altre due forme quando porranno la loro attenzione sullo studio dell’uomo come essere non corporeo. Queste linee non sono dei singoli fili di energia, ma sono composte da piccole fibre di energia. In altre parole, le fibre di energia sono impulsi elettromagnetici correlati entro uno spettro uniforme chiamato campo energetico. In aggiunta, anche la consapevolezza e’ di natura elettromagnetica, e ciò’ che viene chiamato punto di assemblaggio e’ in pratica la consapevolezza innata della forza vitale. Perciò, quando il punto di assemblaggio illumina un gruppo di campi energetici, significa che la consapevolezza sta vibrando ad una frequenza compatibile con quella dei campi su cui si e’ accentrata. Queste fibre energetiche nascono come il risultato del movimento o interazione tra gli atomi. Un altro modo di definire una fibra energetica e’ la interrelazione elettromagnetica tra due atomi. E’ quindi ovvio notare che tali fibre sono estremamente delicate e fragili, e che non ci vuole molto sforzo per “danneggiarle” in modo da renderle scombinate. Normalmente all’interno di un campo vi saranno solo alcune fibre che si scombinano, mentre il campo in se stesso apparirà’ integro. Ma quando molte fibre sono scombinate il campo in se’ risulterà’ “danneggiato”. La vita di ogni giorno dell’uomo e’ un'interazione costante dal punto di vista emotivo con l’ambiente circostante. L’interazione avviene solamente a causa della percezione; vale a dire percezione raccolta per le risposte emozionali ad ogni data situazione. Queste emozioni fanno scaturire certi pensieri, ed e’ l’interrelazione tra le risposte emozionali e i pensieri che determineranno le azioni intraprese dall’uomo. Le risposte emozionali sono causate da impulsi elettromagnetici generati dall’atto di percepire. Bisogna ricordare che quando un uomo allinea i suoi campi energetici con quelli esterni al bozzolo avviene la percezione. In pratica ciò significa che la consapevolezza di un osservatore imbastisce degli impulsi elettromagnetici primari, che verranno poi trasferiti a ciò’ che si osserva tramite i campi energetici per mezzo degli impulsi elettromagnetici costituenti i campi. E’ qualcosa di simile al modo in cui la conduzione dell’elettricità’ deriva dal movimento degli elettroni. E’ ovvio che ciò che viene osservato percepirà’ simultaneamente l’osservatore allo stesso modo. Quando gli impulsi generati sia da colui che osserva e da colui che viene osservato si incontrano, si mescolano e interagiscono per ottenere degli impulsi secondari. Questi impulsi secondari, ritornano indietro sia all’osservatore sia a colui che e’ osservato tramite i campi energetici, e sono ciò’ che l’uomo interpreta come emozioni. Normalmente, il coinvolgimento con la percezione non causa alcun danno, ma se la risposta emozionale generata fosse sufficientemente potente o violenta, alcune delle fibre componenti il campo energetico potrebbero scombinarsi. In altre parole, l’osservatore cederà alcune sue fibre all’osservato e viceversa, oppure entrambi erediteranno alcune fibre dell’altro. Come avviene questo scambio e’ troppo complesso per descriverlo qui. Basta dire che l’emozione puo’ causare ai campi energetici di una persona un cambiamento permanente, sia perdendo alcune delle forze a sua disposizione, o diventando contaminata dall’aggiunta di forze


estranee. Poiche’ l’uomo medio ha un punto di assemblaggio fissato viene costretto a usare un solo gruppo di campi energetici. E’ proprio qui’ che giace la causa che, col passare degli anni, fa diventare i campi energetici usati sempre piu’ “logori” e corrotti. Questa e’ la spiegazione tecnica degli effetti del condizionamento sociale, e del suo continuo deterioramento, cosi’ da far diventare la percezione stessa sempre piu’ impura e inaccurata. Quindi il compito dell’apprendista risiede nel “purificare” i suoi campi energetici, dapprima espellendo tutte le fibre estranee dal suo bozzolo, e poi recuperando le fibre che ha perso. Sebbene tutto questo possa apparire molto oscuro e mistico, la scienza ortodossa stessa non e’ poi molto distante dal comprendere le unita’ di vita. La vita e’ essenzialmente una rete di forze elettromagnetiche interrelazionate, interattive e interdipendenti, e quello che avviene al piu’ infinitesimale componente provoca un effetto sull’intera rete. All’interno di questa matrice di forze c’e’ un continuo flusso in movimento poiche’ l’energia viene trasferita lungo ed attraverso le correnti elettromagnetiche che formano la rete. Questo libro non ha lo scopo di spiegare la relazione dell’uomo con l’universo, ma qualche infarinatura e’ necessaria per comprendere i concetti di trasferimento o spostamento di energia. La miglior cosa da farsi in questo libro e’ dare una descrizione estremamente semplificata del processo. Perdere le fibre o riacquistarle non ha molto a che fare con particelle personali, piuttosto si riferisce a ciò che viene chiamato riassestamento (adjustment). In altre parole quando un guerriero recupera le fibre che ha perso cedendole ad un’altra persona, non recupera letteralmente queste fibre perse da questa, ma per lo piu’ prende le fibre necessarie dalla rete. Questa azione naturalmente squilibra la rete, che per recuperare il suo equilibrio recupera le fibre che l’altra persona aveva sottratto al guerriero. La stessa cosa avviene quando il guerriero recupera le fibre da una persona che e’ deceduta, ed e’ perche’ sono fatte di pura energia e come tali non dipendono dal tempo e dallo spazio. Allo stesso modo, quando un guerriero espelle le fibre aliene semplicemente le rigetta nella rete, ed e’ la rete che le restituira’ al suo proprietario. Per raggiungere questo scopo l’apprendista deve ricapitolare ogni esperienza che ha vissuto, fino al piu’ piccolo dettaglio. Quando deve confrontarsi con questo compito apparentemente immane l’apprendista si sentira’ completamente schiacciato, ma non e’ cosi’ impossibile come sembra. In questo modo l’uomo raggiunge la massima evoluzione della consapevolezza proveniente da ogni esperienza vissuta, la forza vitale ha l’abitudine di ripetere le esperienze in cicli chiaramente definiti, e chiunque con sufficiente interesse puo’ facilmente rintracciare questi cicli nella propria vita. Percio’ la maggior parte delle esperienze della vita umana sono principalmente “prestazioni ripetute”. La ricapitolazione, a causa di ciò, si riduce a dover ricapitolare completamente solo un ciclo delle nostre ripetizioni. Si scoprira’ cosi’ che gli altri cicli sono delle mere ripetizioni e percio’ verranno rapidamente assimilati. Cio’ non vuol dire che la ricapitolazione sia veloce e facile, ma semplicemente che non e’ un compito insormontabile. Una completa ricapitolazione fino al momento della nascita, e’ vitale, e normalmente impegna diversi anni di lavoro costante e diligente. Tuttavia, per un apprendista non e’ necessario avere un ricordo completo della propria vita prima di potere progredire sulla Via del Guerriero – ogni tassello di ricapitolazione completato lo aiuta nell’andare avanti, e ogni movimento ha un effetto valanga nel raccogliere slancio e potere. In relazione alla pratica e’ un eccellente abitudine tenere un diario di cio’ che viene fatto e della conoscenza riguadagnata. Questo diario aiuta grandemente nell’accrescere la disciplina e nell’approccio ordinato agli insegnamenti. Una volta superata una certa soglia di comprensione, i diari non sono piu’ necessari, nel qual caso verranno riposti su uno scaffale come memorie personali, ma fino a quel momento servono per uno scopo di valore. Dopotutto la Via del Guerriero e’ il piu’ importante e stimolante viaggio da intraprendere, e’ il viaggio dei viaggi, e tutti gli indimenticabili viaggi dovrebbero essere registrati in un diario. Se si usa un diario, qualsiasi cosa che abbia a che fare con la Via del Guerriero dovrebbe essere registrata, non avrebbe senso tenere diversi diari per i diversi aspetti del compito. Potrebbe a prima vista sembrare caotico, ma ha il vantaggio di evidenziare cose sottovalutate e dettagli che possono facilmente essere tralasciate quando si scrive su diversi diari. Percio’ annotate ogni cosa in un diario, ricapitolazioni, esperienze, sogni, annotazioni, pensieri, ecc.


Quando avete riempito un diario iniziatene un altro. Dovete avere la disciplina di scrivere qualcosa ogni giorno. Un’altra buona abitudine e’ di mettere la data per poi farvi riferimento.La ricapitolazione viene da molti apprendisti normalmente abbrevviata con “recap” e consiste di due tipi, la ricapitolazione attiva e la ricapitolazione passiva o spontanea. In quella attiva, l’apprendista si siede e ricorda in modo formale gli avvenimenti del suo passato, mentre in quella passiva ricapitola un’esperienza nel momento in cui appare nella memoria come avvenimento del passato. Per ottimizare l’uso del proprio tempo ci si aspetta dagli apprendisti abbiano a disposizione entrambi i tipi di ricapitolazione. In pratica si scoprira’ che normalmente la ricapitolazione passiva apporta i maggiori risultati con cui iniziare. Daltro canto, la ricapitolazione attiva e’ spesso lenta e laboriosa, ma a causa di cio’ e’ inestimabile per esercitare l’intento. Quando l’intento sara’ sufficientemente forte, la ricapitolazione verra’ facilitata in entrambi i metodi. All’inizio tutti gli apprendisti cadono involontariamente nella trappola di ricordare intellettualmente le memorie del passato. E’ da sottolineare che questa non e’ ricapitolazione, ma semplicemente cio’ che i Toltechi chiamano “contabilita”. Tali memorie intellettuali dovrebbero servire solo come guida alla ricapitolazione. La vera ricapitolazione significa rivivere un episodio come se avvenisse in quel momento. Questo include la necessita’ di dover ricordare e rifare l’esperienza di ogni singola emozione che fu generata da quell’episodio. Solamente ricordando quelle emozioni possiamo rivivere un episodio completamente e decifrare cio’ che e’ successo veramente. D’altra parte e’ solo quando noi sappiamo cio’ che e’ realmente avvenuto che siamo nella condizione di espellere tutte le fibre aliene e di reimpossessarci delle nostre che abbiamo perso nell’episodio. RICAPITOLAZIONE ATTIVA Per prepararsi a ricapitolare non e’ importante stabilire da dove iniziare, poiche’ abbiamo bisogno dell’intero ricordo di ogni avvenimento. Ma e’ altrettanto ovvio che il punto piu’ logico dai cui iniziare sono gli avvenimenti piu’ significativi del nostro passato recente. Per l’apprendista potrebbe essere una buona idea fare una lista di tutti gli avvenimenti principali e lavorarci su dal presente al passato. Il che viene chiamato preparare una ricapitolazione attiva. Quando l’apprendista ha compilato la lista semplicemente prende il primo avvenimento e ricorda tutti i dettagli che puo’. Non c’e’ nessun motivo di affrettarsi perche’ piu’ dettagli riesce a vedere piu’ facile sara’ trovare le emozioni che vi ha provato. Nell’applicarsi l’apprendista trovera’ un vecchio adagio molto adatto “affrettati lentamente”. A un apprendista che lavora sotto la guida di un Nagal verra’ dato, talvolta, un esercizio di respirazione da fare con la ricapitolazione, ma tale esercizio potrebbe essere pericoloso se non seguito appropriatamente, ed e’, strettamente parlando, non essenziale alla tecnica attuale di ricapitolazione. La respirazione potrebbe essere d’aiuto, ma la ricapitolazione puo’ avere successo ed essere piu’ sicura senza di essa. In questo libro gli esercizi di respirazione sono stati volontariamente omessi per sicurezza. Il modo migliore per capire la tecnica di ricapitolazione e’ tramite un esempio. Un apprendista sotto la guida di un Nagal dovra’ passare attraverso, con l’aiuto dell’insegnante, un episodio reale del suo vissuto, ma per lo scopo di questo libro, faremo un esempio ipotetico. Prendiamo in considerazione un uomo che si chiama Peter, che si sente sempre in colpa perche’ crede di essere codardo. Recentemente Peter ha avuto un’esperienza in cui avrebbe dovuto far valere i suoi diritti, ma invece di farlo se ne e’ stato zitto e ha fatto passare la cosa. Ripensando alla sua vita, Peter si accorge che questa e’ una sua vecchia abitudine, specialmente quando percepisce che il farsi valere potrebbe portarlo a un confronto fisico. Ricordandosi di quando era a scuola, Peter realizza che aveva sempre evitato tutte le forme di confronto fisico e di violenza, fino al punto di odiare gli sport di contatto fisico. Sin da bambino Peter e’ stato spesso tormentato dal venire chiamato codardo, ed e’ cresciuto credendo che fosse vero. Prendendo in esame la sua vita, Peter realizza che ci sono state diverse situazioni in cui non si e’ comportato come un codardo, al contrario ha agito mostrando piu’ coraggio della


maggioranza delle persone. Qui’ Peter trova il suo primo punto di partenza, cioe’ che si comporta da codardo solo se prevede violenza fisica. Dapprima cio' confonde, perche’ Peter non si reputa debole, sebbene non sia un pezzo d’uomo, e’ abbastanza forte per la sua statura. Riflettendo piu’ a fondo su questo problema, Peter ricorda che ogni volta che da bambino veniva deriso, ribolliva di collera, ma tremava anche dalla paura di venire fisicamente colpito. La paura di essere colpito aveva sempre fatto evitare a Peter di entrare in lotta, per poi disprezzarsi per essersi comportato cosi’. Questo e’ stato lo schema di comportamento dell’infanzi, e ripensandoci, Peter non riesce a trovare una volta in cui non si e’ comportato cosi’. Nel cercare di ricapitolare, Peter improvvisamente ricorda, un episodio accaduto qualche anno prima. In quell’episodiostava lavorando nel garage quando improvvisamente un gatto randagio inseguito dal cane dei vicini entro’ correndo nel garage per infilarsi in un cassetto aperto di una credenza. Quando il cane si allontano’ Peter dapprima cerco di fare uscire il gatto dal cassetto, ma il gatto si rifiuto’ di farlo. Sebbene Peter sia sempre stato un amante degli animali, il rifiuto del gatto lo fece infuriare. Senza neanche pensarci, incomincio’ a urlare e a imprecare al gatto, ma quando si accorse che nemmeno questo sloggiava l’animale, gli salì la collera. Sentendosi furioso, Peter agguanto’ un vecchio giornale arrotolato, gli diede fuoco, lo infilo’ nel cassetto nel tentativo di spaventare il gatto per farlo uscire dal nascondiglio. Tuttavia il gatto non si mosse, allora dopo aver spento il giornale in fiamme, Peter in un impeto d’ira scaravento’ fuori il cassetto dalla credenza. Rannicchiato in un angolo del cassetto c’era il gatto, con gli occhi sbarrati dalla paura, e i baffi bruciacchiati dalle fiamme. Vedendo il gatto, la rabbia di Peter sbollì immediatamente, lasciandolo con una sensazione di orrore e vergogna per quello che aveva fatto. Capi’ che il gatto non era ferito, ma era completamente terrorizzato. Guardando gli occhi dell’animale pietrificato Peter provo’ una pugnalata di devastante dispiacere e una sopraffacente sensazione di pieta’ per il gatto. Le azioni di quel giorno perseguitarono Peter nei mesi a venire. Ogni volta che ricordava l’accaduto si sentiva schiacciato dalle sensazioni di colpevolezza e vergogna. In qualche modo l’accaduto confermava a Peter di essere un vero codardo, incapace di ribellarsi per i propri diritti,ma capace di scatenare la sua collera su un animale spaventato e indifeso. Tentando di ricapitolare ulteriormente, un giorno si ricordo’ di un altro episodio che avvenne sul posto di lavoro dopo l’esperienza con il gatto. Fu un particolare mattino in cui il principale aveva esposto una regola concernente il ritardo degli impiegati al mattino. Peter sfrutto l’ora di pranzo per andare a comprare della vernice che gli serviva, ma sulla via del ritorno fu notevolmente rallentato dal traffico e di conseguenza arrivo con alcuni minuti di ritardo. Destino volle che il principale fosse li ad aspettarlo, e quando Peter varco’ la porta , ci manco’ poco che scoperchiasse il tetto con una esplosione di collera. Dapprima Peter si senti morire, congelato al momento, mentre il suo principale ruggiva imprecando come un pazzo. Poi improvvisamente una rabbia incandescente assali’ Peter, causandogli uno strano fischio nelle orecchie e facendogli tremare la mani. Il principale di Peter durante l’episodio stava in piedi dando le spalle a uno specchio ad altezza parete, e per qualche motivo guardo’ il riflesso del suo principale sulle specchio. Vedendo la schiena riflessa nello specchio un pensiero collerico attraverso’ la mente di Peter. In quell’istante decise di dare al principale il fatto suo, e quando il pensiero prese forma, Peter senti’ l’adrenalina salirgli nelle vene. Incazzato oltre misura, era pronto a farlo fuori, e non voleva nient’altro che spaccare lo specchio in testa al suo principale. Nella sua furia cieca poteva gia’ vedere lo specchi frantumarsi, e i suoi frammenti taglienti imbrattai con il sangue del suo principale. Per fortuna di Peter un suo collega che gli stava di fianco avendo percepito la sua furia cieca, improvvisamente lo blocco’ mettendogli una mano sulla spalla. Il tocco del collega riporto’ Peter a un senso di maggiore controllo, disperdendo la maggior parte della sua collera. Alla fine Peter lancio’ un’occhiata incazzata al suo principale prima di allontanarsi con calma. Nei giorni seguenti Peter si scervello sulla sua reazione con il principale. La sua rabbia per eserre stato sgridato e il conseguente desiderio di vendetta erano completamente sproporzionate, specialmente se si considera che sapeva di essere in fallo per essere arrivato tardi al lavoro. Sebbene Peter non possa dirlo con certezza in qualche modo sa sa che questo episodio, come


quello con il gatto, hanno qualcosa a che fare con il suo tentativo di ricapitolazione. Un giorno Peter ricorda improvvisamente un episodio avvenuto tra lui e suo cugino quando entrambi avevano cinque anni. I due stavano giocando sotto un albero dove Peter stava costruendo una piccola capanna di rami e frasche. Una volta finita la capanna quando Peter stava per strisciare dentro suo cugino si infilo’ prima di lui. Dal momento che la capanna era troppo piccola per accogliere due ragazzi allo stesso momento, Peter cerco di convincere suo cugino ad uscire in modo da poter entrare e stare nella capanna. Tuttavia il cugino lo stava stuzzicando e non voleva cedere. Improvvisamente Peter divento’ furioso, afferro’ suo cugino per le braccia, cercando di tirarlo fuori. Tiro’ con tutta la sua energia, diventando sempre piu’ aggressivo, ma quando realizzo’ che suo cugino non si sarebbe mosso morsico’ le braccia del ragazzo per vendetta. Non c’e bisogno di dire che il cugino scappo’ fuori dalla capanna urlando e lamentandosi con quanto fiato aveva in gola. Questa fu la prima volta che Peter fu obbligato a lottare per i suoi diritti, e anche la prima volta che affrontava qualcuno fisicamente. Peter fu pero’ terrorizzato dalla reazione del cugino, realizzando in quel momento che cosa aveva fatto. Non sapendo cosa altro fare, Peter umilmente entro’ nella sua piccola capanna, sentendosi confuso, incerto, e in qualche modo colpevole e meschino. Dopo pochi minuti arrivo’ la madre di Peter per scoprire che cos’era tutto quel trambusto. Quando vide i segni dei denti di Peter sul braccio di suo cugino, ando verso la capanna, e prendendo Peter per le braccia, lo tiro’ fuori. Fu in questo momento che seppe di aver fatto qualcosa di estremamente sbagliato. Per completare il tutto realizza anche che, a causa delle proprie azioni, ha fatto arrabbiare sua madre. Fino a quel fatidico momento era stato sempre capace di rivolgersi a sua madre allorquando si sentiva incerto e insicuro, ma ora non aveva piu’ nessuno su cui appoggiarsi. La madre di Peter gliele suono’ di santa ragione proprio di fronte a suo cugino. Rivedendo l’episodio, Peter ricorda chiaramente ogni dettaglio, e rivive l’intera traversia con ogni sensazione che ne scaturisce. Esperimenta di nuovo lo shock, il terrore e il dolore dell’essere picchiato, l’orrore di cio’ che ha fatto, e soprattutto il dolore emozionale causato dalla rabbia di sua madre. L’intera esperienza di quel momento lascio’ Peter con una sensazione di profonda vergogna e confusione. Continuando a ricapitolare, realizza che da quel giorno in avanti ha sempre evitato i confronti, ma non e’ ancora stato in grado di staccarsi dalla sensazione di aver tradito l’amore di sua madre. Peter continua inesorabilmente a provare vergogna e si odia per quello che ha fatto. Si ricorca che dal quel momento col passare degli anni ha avuto spesso barlumi di quel temperamento violento, ma sopraggiungeva la paura, piu’ forte di ogni altra cosa, di cio’ che aveva fatto si’ che tradisse la cosa di cui aveva piu’ bisogno: la fiducia di sua madre. Questo fu l’inizio della soppressione della sua aggressivita’ nella sua vita, temendo le conseguenze del fare emergere quell’aggressivita’, Peter scelse di diventare timido. Naturalmente questa scelta gli causo’ infiniti sberleffi e derisioni, ma nella sua mente di bambino questo era il giusto prezzo da pagare per aver tradito l’amore di sua madre. Peter si e’ autopunito per la maggior parte della sua vita, ma e’ solo dopo aver ricapitolato questo episodio che ha finalmente capito la sua apparente codardia. Realizzando cio’ che e’ realmente avvenuto quel giorno con suo cugino, Peter e’ ora capace di rimediare alla situazione. Tuttavia, il compito che ora deve eseguire non deve essere fatto di fretta, perche’ ogni episodio ha piu’ di una ripercussione sulle nostre vite. A causa delle interrelazioni della vita, anche il minimo e insignificante episodio provochera’ delle increspature che pervaderanno ogni aspetto della nostra vita. Prima di vedere come Peter potrebbe porre rimedio all’accaduto, vediamo come in questo caso la ricapitolazione spontanea potrebbe avere luogo. RICAPITOLAZIONE SPONTANEA Conosciamo gia’ il problema di Peter, ma lui ha un blocco mentale nel cercare di ricordare che cosa possa ver causato il suo sentirsi codardo. Questo avviene abastanza spesso nella ricapitolazione, specialmente quando l’episodio originale e’ stato abbastanza traumatico. Un bambino, soprattutto, blocchera’ spesso la memoria di un episodio traumatico muovendo spontaneamente il punto di


assemblaggio dopo l’incidente. Quando questo avviene il bambino non sara’ poi in grado di ricordare prontamente l’episodio, e la memoria avra’ sempre piu’ difficolta’ a penetrarvi nell’eta’ adulta. Peter ha gia’ rivissuto gli episodi del gatto e del suo principale, ma ancora non riesce a ricordare che cosa sta causando la sua apparente codardia. Un giorno si reca a far visita a degli amici che hanno due bambini. Mentre sta seduto con gli amici sulla veranda che da’ verso il giardino dove i bambini stanno giocando, Peter alza lo sguardo giusto in tempo per vedere uno dei bambini mordere duramente il braccio del fratello. Quando il bambino ferito lancio’ un urlo di dolore, la memoria di Peter sobbalzo’, e in quell’istante si ricordo’ in modo chiaro e rivide tutti i dettagli del giorno in cui morsico’ suo cugino. Questo e’ un esempio di come la ricapitolazione spontanea normalmente avviene. A volte, il racconto delle esperienze altrui e’ sufficiente per risvegliare la memoria. Altre volte basta una parola. Talvolta la persona deve andare attraverso a un’esperienza simile prima di poetr ricordare. Il fatto e’ che, sebbene in un modo o nell’altro possiamo sempre rivivere le nostre memorie, nessuno di noi dimentica niente. La perdita di memoria apparente e’ causata sia da un blocco mentale, o da un piccolissimo movimento del punto di assemblaggio. Usando la tecnica della ricapitolazione possiamo, se lo vogliamo, ricordare ogni dettaglio della nostra vita. Ora che Peter ha ricordato l’episodio con suo cugino, diamo un’occhiata a che cosa bisogna fare dopo. Per prima cosa Peter deve riconoscere tutti gli effetti causatigli nella sua vita. In questo senso diamo un’occhiata ad alcuni esempi, ma in pratica e’ essenziale che ogni effetto dovrebbe essere trovato ed esaminato. Anche qui’ sarebbe una buona idea compilare una lista. Nello stilare la lista degli effetti, Peter realizza quanto profondamente e’ stato coinvolto quel giorno con suo cugino. Dapprima, ha provato collera e frustrazione, seguite dallo shock per la realizzazione di aver fatto qualcosa di male. Tutto cio’ e’ aumentato a causa della reazione della madre, il suo dispiacere e la sua collera verso Peter, col risultato di essere stato picchiato. Proprio qui’ giace la confusione di Peter, e il suo senso di colpa e di vergogna, ma, soprattutto la sensazione profondamente assillante di aver tradito la fiducia di sua madre nei sui confronti. Quel giorno, Peter perse molte fribre che gli davano sicurezza nel combattere le sue battaglie, ed al loro posto aveva preso quelle fibre della madre che avevano impresso profondamente nella sua mente la certezza che combattere fosse una cosa cattiva. Con cio’, perse anche molte fibre che gli davano sicurezza nell’esprimere al sua collera, e a causa dell’amore verso la madre, prese le sue fibre che lo rendevano timido per compensare la sua azione sbagliata. Prima di quel fatidico giorno Peter non sapeva cosa voleva dire provare vergogna, ma a causa della reazione del cugino, assunse da lui le fibre che gli provocavano un profondo senso di vergogna. In aggiunta, a causa della reazione di sua madre, Peter acquisi’ da lei le fibre che accendevano in lui un senso di colpa per quello che aveva fatto. In mezzo a cotanta commozione, Peter cedette sia alla madre che al cugino alcune delle fibre che gli permettevano di distinguere il giusto dallo sbagliato. Nella sua confusione, dimentico’ completamente di essere stato reso sbagliato da suo cugino in primo luogo, e di conseguenza prese da lui le fibre che, quando qualcun altro commetteva qualcosa di sbagliato contro di lui, lo rendevano colpevole. Inoltre Peter prese da sua madre prese da sua madre le fibre che gli facevano provare molta vergogna per aver tradito il suo amore. Per la prima volta nella sua giovane vita, Peter aveva compreso cosa volesse dire essere un traditore, percio’ nell’amore verso sua madre, cerco di compensare prendendo da lei le fibre che lo conducevano a una richiesta distruttiva di autopunirsi. Tutto cio’ da’ l’idea dello scambio di fibre che avvenne in quel giorno e come gli effetti scombussolarono Peter per la maggior parte della sua vita. Una delle cose peggiori fu la decisione inconscia di Peter di sopprimere la sua aggressivita’ da li in avanti. L’effetto malattia causato da tale soppressione e’ gia’ stato trattato precedentemente nel libro, ma a Peter aveva causato anche un effetto secondario. L’effetto secondario riguardava principalmente la sensazione di Peter di essere codardo. L’essere costantemente sbeffeggiato come codardo e fighetta, lo spinse gradualmente ad evitare tutti i confronti, includendo le molestie, fino a che fu portato a credere nella sua codardia. Miserabile e impaurito dalle sfide, persina dalle molestie, divento’ timido, introverso e sempre piu’ solitario. Mancando totalmente di fiducia in se’ stesso, Peter divenne sempre


piu’ insicuro con le persone, fino a che poteva sentirsi al sicuro solo quando stava da solo a giocare o a lavorare quietamente. Dopo aver ricapitolato questo episodio, realizzo’ cio’ che era veramente successo con il gatto e con il suo principale. In entrambi le occasioni era stato quasi sul punto di ricordare l’episodio di suo cugino. Il modo in cui il gatto entro’ nel garage si nascose nel cassetto per rifiutarsi di uscire aveva stimolato la memoria di Peter per ricordare quando il cugino invase la sua capanna. Allo stesso modo quando il principale lo sgrido’ per il ritardo aveva sperimentato per un momento una violenta collera per essere stato intimidito, improvvisamente emersero anni di aggressioni subite e Peter vide il suo principale come il simbolo di tutte le molestie e le derisioni subite da bambino. Ora che sa da dove provenivano tutte le sue sensazioni di codardia puo’ capire di non essere mai stato un codardo. Al contrario, c’e’ voluto tutto il suo coraggio per sopportare le infinite derisioni, e ogni grammo del suo controllo per non dare sfogo alla sua aggressivita’ soppressa. Nel momento in cui tale realizzazione e’ avvenuta l’intera processo si stava gia’ risolvendo. L’unica cosa rimasta da fare a Peter era di espellere sistematicamente le fibre aliene dal suo bozzolo, e riottenere quelle che aveva perso. Questo verra’ fatto tramite la tecnica del non-fare.


RICAPITOLAZIONE Taisha Abelar Tratto dalla rivista canadese Dimensions, settembre 1994 E dal libro Il Passaggio Degli Stregoni Introduzione E’ una tecnica molto, molto antica, trasmessa dagli antichi stregoni del lignaggio di Don Juan. Ma era stata quasi dimenticata da loro, perche’ erano piu’ interessati al potere, a dominare gli altri. La cosa più distante dalla loro mente era l’idea di perdere l’importanza personale. Furono i nuovi stregoni a riesumarla, per cosi’ dire, e a trasferirla al Nagual Carlos e a noi. Fra tutte le tecniche stregonesche da noi apprese per spostare il punto d’unione la consideriamo quella più importante. La ricapitolazione è veramente la cosa migliore per l’uomo moderno, e il motivo per cui vi poniamo cosi' tanta enfasi — al pari di don Juan — è che chiunque può farla. Non c’è bisogno di essere un “apprendista stregone” o cose del genere. Chiunque abbia un minimo d’interesse può iniziarla, non è affatto necessario essere devoti o altro, basta avere un po’ di curiosità. E’ una tecnica che serve a cancellare l’idea dell’io in termini di ricordi e relazioni avute con le persone nel corso della propria vita. E non si tratta solo di un’idea, cioè, è si un’idea, ma un’idea energetica, perché quando interagiamo con le persone, vi è certamente scambio d’energia. Gran parte di essa si perde nelle cose. Vuoi per le preoccupazioni, o per le profonde emozioni, essa si perde nel mondo e nei rapporti interpersonali, e la strategia — la strategia degli stregoni — consiste nel ricuperarla, nel riportarla indietro, cosi’ da poterne disporre nel presente. Perché lasciarla fluttuare in un qualche misterioso passato che ci tiene bloccati ovunque noi siamo? Come Fare Il luogo della ricapitolazione Quello che devi fare è sederti, trovare un posto tranquillo e solitario, che può essere un ripostiglio, uno scatolone, il box di una doccia, uno spazio chiuso, insomma; gli stregoni usavano costruirsi il proprio involucro per la ricapitolazione, oppure si sceglievano una caverna. Ho iniziato la mia ricapitolazione in una piccola grotta; tutto ciò che racchiude il corpo energetico provoca una pressione nel sé luminoso. La lista Prima di sederci, dobbiamo preparare una lista, la lista di tutti quelli che abbiamo incontrato e con cui abbiamo avuto a che fare nel corso della vita. Ciò richiede tempo e memoria, e la memoria in sé stessa fluidifica in certo qual modo il punto d’unione. E una sorta di esercizio preliminare; tornando indietro con la mente, a partire dal presente, compiliamo un elenco di tutti coloro che abbiamo conosciuto, famiglia, colleghi e chiunque altro. Di solito si fanno due liste: prima di tutto quella delle nostre esperienze sessuali; gli stregoni dicono di partire sempre da qui, perché questa è l’energia primaria andata persa nel mondo, e se la ricuperiamo, avremo la spinta per ricapitolare le altre esperienze. La respirazione Con queste due liste entriamo nello spazio della ricapitolazione e cominciamo la respirazione. Oltre alle liste e allo spazio, la respirazione è il terzo elemento di grande importanza per sbrogliare l’energia. È l’intento a stabilire questo. L’interazione con gli altri si compie con il nostro corpo energetico, e il respiro muove le fibre luminose. Prima versione: Si comincia dalla spalla destra, ponendovi la mano, e dopo aver visualizzato mentalmente le persone e i luoghi in tutti i loro dettagli si porta il mento sulla spalla e si inspira girando la testa verso la spalla sinistra, per poi riportarla sulla destra espirando; infine la si porta al centro. E come spazzare via l’intera scena, inclusi il luogo, la persona e quant’altro vi sia compreso. Seconda versione: La procedura si avvia con il respiro iniziale. Si comincia con il mento sulla spalla destra, inspirando lentamente mentre si ruota il capo per un arco di 180°. Il respiro termina sulla spalla sinistra. Finito di inalare, la testa torna in posizione rilassata si esala guardando dritti davanti a sé. La respirazione deve essere naturale, ritmata. Mentre ci si ricorda delle sensazioni connesse a tutto ciò che è oggetto di ricapitolazione si fanno lunghe inspirazioni, muovendo adagio e delicatamente la testa da destra a sinistra; e lunghe espirazioni, mentre la testa ritorna da sinistra a destra. Si inala attraverso il naso mentre si volta la testa verso sinistra e poi esalare mentre si volta la


testa verso destra. Poi si volta la testa dalla spalla destra alla spalla sinistra in un unico movimento senza respirare poi di nuovo al centro. Terza versione: "Ti muovi troppo a scatti" disse in un lieve mormorio (don Juan) "respira in questa maniera." Inspiro' profondamente voltando con dolcezza la testa verso sinistra. poi esalo' a fondo girando fluidamente la testa verso destra. Alla fine, mosse la testa dalla spalla destra alla spalla sinistra senza respirare, poi di nuovo al centro. Copiai i movimenti inalando ed esalando piu' a fondo che potevo. "Cosi' va meglio, " disse. "Quando esali, getta fuori tutti i pensieri e le sensazioni che stai rivedendo. E non voltare la testa usando i muscoli del collo. Guidala con le fibre invisibili di energia che partono dal centro del tuo corpo. La fuoriuscita di quelle fibre e' uno dei risultati della ricapitolazione". Spiego' che proprio al di sotto dell'ombelico c'e' un centro chiave di potere e che tutti i movimenti corporei, incluso il respiro, devono impegnare questo punto di energia. Mi suggeri' di sincronizzare il ritmo del respiro con la rotazione della testa, cosi' che insieme inducessero le fibre invisibili di energia dell'addome ad estendersi fuori dell'addome verso l'infinito. A cosa serve Si tratta di far riaffiorare parte dell’energia che quelle persone hanno lasciato in noi, per poi liberarcene con l’espirazione. In un certo senso ci distacchiamo da quel particolare incontro, facendo la stessa cosa con tutto il resto. Dopo aver ripercorso cosi’ l’intera nostra vita, ci possiamo distaccare sufficientemente dal passato. Tutto questo non ha niente a che vedere con l’analisi, per quanto sia inevitabile assistere all’emergere di un modello ben definito di comportamento e di aspettative, che la respirazione tende a spezzare. In definitiva, ciò che si deve fare è sollecitare un tipo di comportamento che sia destrutturato e privo di forma, come quello riscontrabile negli stregoni. Il loro è un agire assolutamente fluido, e questo ci riporta all’agguato. Interrompere il dialogo interno Il cacciatore è uno che persegue l’arte della discrezione. È privo di ego, di strutture, non ha richieste né desideri. Tutto ciò può essere eliminato attraverso la ricapitolazione; e un’altra cosa è necessario fare: interrompere il dialogo interno, perché solo cosi’, in qualsiasi situazione, avremo con noi tutta l’energia necessaria per non continuare a ripetere gli stessi modelli di comportamento. Infatti il modo in cui questi schemi sono radicati in noi è quello del dialogo interno, cui si devono pensieri del tipo: “Oh, non sono buono a nulla”, oppure “Non gli piaccio”, “Devo essere in un certo modo, mettermi alla prova”. Qualsiasi cosa passi per la mente è un flusso costante di pensieri che non fa altro che rafforzare l’ego. Gli stregoni sostengono la necessità di fermare questo continuo rinforzo dell’io, che corrisponde a una particolare posizione del punto d’unione. Quando respiriamo e con la ricapitolazione andiamo indietro verso il passato e poi di nuovo verso il presente, l’intensa concentrazione necessaria per far ciò sposta, seppur di poco, il punto d’unione. Chi ricapitola si rende conto che le sue azioni rispondono allo stesso schema fisso, tendono a perpetuare lo stesso tipo di relazione con lo stesso tipo di uomo e lo stesso tipo di donna. Conosco una persona che dice di scegliere sempre donne problematiche. (Ride.) Non so cosa significhi, ma è vero; è come se quell’uomo fosse destinato ad avere relazioni difficili. Quindi i modelli, quali che siano, si ripetono, e chi ricapitola se ne accorge. Il Veggente Parla Clara l’insegnante di Taisha Abelar “Avevi saputo anche, per solo un momento, che avevi abbandonato il karate perche’ ti sentivi offesa per il fatto di non ottenere piu’ elogi riconoscimenti. Ma ricopristi istantaneamente quella spiegazione con un’altra piu’ lusinghiera per te stessa: quella di essere stanca dell’ipocrisia altrui.” Clara disse che questo momento di conoscenza diretta era chiamato ‘il veggente’ da coloro che per primi formularono la ricapitolazione, perché ci permette di vedere direttamente dentro le cose con occhi non offuscati. Eppure, nonostante la chiarezza e l’accuratezza dei suoi giudizi, non prestiamo mai attenzione al veggente, ne’ gli diamo la possibilità di farsi sentire. Con questa continua repressione, ne soffochiamo la crescita e gli impediamo suo pieno potenziale. “Alla fine il veggente dentro di noi è pieno di amarezza e di odio,” prosegui’ Clara. “Gli antichi uomini di conoscenza che inventarono la ricapitolazione credevano che, dato che non smettiamo mai di


maltrattare il veggente, questi alla fine ci distrugge. Ma ci hanno anche assicurato che per mezzo della ricapitolazione possiamo permettere al veggente di crescere e dischiudersi come dovrebbe”. "Lo scopo della ricapitolazione e' dare al veggente la liberta' di vedere. Dandogli raggio di azione, possiamo deliberatamente trasformare il veggente in una forza che e' al tempo stesso misteriosa ed efficace, una forza che alla fine ci guidera' alla liberta', invece di ucciderci". È compito del Veggente che si cela in ognuno di noi infrangere i modelli ripetitivi; e una volta fatto, ritornati alla vita di tutti i giorni, saremo più calmi; basta eseguire questi esercizi una volta alla settimana per acquietare il dialogo interno — nel mio libro ne descrivo alcuni. Tra l’altro, molto interessanti sono certi esercizi sulla tecnica del guardare fisso riferiti nei libri di Carlos Castaneda. Possiamo anche impiegare qualsiasi altra tecnica di meditazione, senza doverci immergere pesantemente in quelle della meditazione orientale perché già stiamo facendo la ricapitolazione e non vogliamo fissarci su altre forme. La nostra è una stregoneria astratta che impiega solo quel minimo di tecniche necessarie ad abbandonare l’io. Non a rafforzalo con perentorie dichiarazioni del tipo ”Noi siamo gente che medita”, o “Noi siamo...». Esempio di tecnica per acquietare il dialogo interno Parla Clara l’insegnante di Taisha Abelar Clara disse che mi avrebbe mostrato un altro esercizio per interrompere i pensieri e per sentire le linee di energia. Altrimenti avrei continuato a fare quello che avevo sempre fatto: lasciarmi incantare dall’idea di me stessa. Mi disse di sedermi a gambe incrociate e di inclinarmi lateralmente mentre inalavo, prima a destra poi a sinistra, e di sentire come venivo tirata da una linea orizzontale che si estendeva dall’apertura delle orecchie. Si inala mentre ci si inclina e si esala mentre si torna diritti. Disse che, sorprendentemente, la linea non si fletteva con il movimento del corpo, ma rimaneva perfettamente orizzontale e che questo era uno dei misteri che lei e i suoi compagni avevano scoperto. “Inclinandoci in questo modo,” spiegò, “spostiamo lateralmente la consapevolezza, che normalmente è sempre rivolta in avanti.” Mi ordinò di rilassare i muscoli della mascella masticando e deglutendo tre volte. “Questo cosa fa?” chiesi, inghiottendo rumorosamente. “Masticare e deglutire fa scendere nello stomaco un po’ dell’energia contenuta nella testa, diminuendo il carico sul cervello,” disse ridacchiando. “Nel tuo caso dovresti ripetere spesso questa operazione.” Volevo alzarmi e camminare, perché mi si stavano intorpidendo le gambe. Ma Clara pretese che rimanessi seduta ancora un poco a praticare l’esercizio. Mi piegai verso entrambi i lati, cercando con tutte le mie forze di sentire quella elusiva linea orizzontale, ma non riuscivo ad avvertirla. Riuscii invece ad arginare i miei pensieri, che solitamente venivano a valanga. Trascorsi forse un’ora seduta in totale silenzio, senza il minimo pensiero. Intorno sentivo i grilli stridere e le foglie stormire, ma il vento non portava più voci. Ascoltai per un momento i latrati di Manfred che provenivano dalla sua stanza, su un lato della casa. Poi, come mossi da un silenzioso comando, i pensieri irruppero di nuovo nella mia mente. Divenni consapevole della loro completa assenza e di come era stato pacifico il silenzio totale. I miei irrequieti movimenti corporei dovevano aver avvertito Clara, perché cominciò nuovamente a parlare. “La voce dello spirito non viene da nessuna parte,” continuò. “Viene dalle profondità del silenzio, dal regno del non essere. E una voce che si può sentire solo quando si è assolutamente calmi e in equilibrio.” Spiegò che le due forze antagoniste che ci muovono, maschile e femminile, positivo e negativo, luce e buio, devono essere tenute in equilibrio, cosicché si crei un’apertura nell’energia Sbarazzarci dell’Ego Quando ti renderai conto che il problema è togliere la zavorra, non ti metterai di certo ad aggiungere altro. (Ride.) Dobbiamo semplicemente sbarazzarci di certe vecchie cose; il diventare più importanti, anche come persone spirituali, non fa che alimentare vecchi schemi. È qui che interviene l’impeccabilità, che si manifesta nell’agire quotidiano semplicemente facendo del proprio meglio con


umiltà. Noi non siamo più interessati a riaffermate o difendere il nostro ego, perché ciò assorbe la maggior parte dell’energia; l’ego per sua natura si sente sempre attaccato da tutte le parti... uscire di casa già comporta dei problemi... persino dentro casa c’è sempre qualcosa che ci minaccia, per non parlare del nostro capo, o di certi sguardi malevoli, o del sentirsi ingannati. L’unica difesa che abbiamo è convincerci che non siamo poi cosi male, che gli altri non ci capiscono, e via dicendo. La mente viaggia come un lampo per ricucire assieme queste cose. No, dobbiamo bloccarla, non dobbiamo più arroccarci in difesa dell’io, ma, al contrario, sbarazzarcene. Don Juan aveva un buon adagio, diceva: ‘Eliminare l’io e non temere niente’. Se sei privo di ego non c’è nulla di cui aver paura. perché tutte le paure, le delusioni o altro derivano da esso o da sue aspettative andate deluse, I cacciatori, invece, sono del tutto indifferenti, sono distaccati, e questo ci riporta al punto iniziale della nostra conversazione. Distaccarsi dall’io equivale per i cacciatori a distaccare la consapevolezza da quella posizione del punto d’unione in cui la società, i genitori e certi rapporti ci hanno imprigionati. Quando ricapitoliamo e ci distacchiamo da tutto ciò che ci è accaduto, cominciamo a fluttuare. Il punto d’unione diviene libero, può muoversi in maniera più armoniosa; può muoversi senza ausilio di droghe, senza l’intervento di persone esterne o di Nagual. Perché ogni volta che interviene un aiuto esterno, non si è liberi, ma dipendenti da quell’aiuto. L’unica cosa da cui il moderno stregone, o il cacciatore, è veramente dipendente è cosi astratta da meritare il nome di Spirito, o Ignoto. Affrancandosi dall’ego, egli ne fa dono all’Aquila, glielo offre in una morte simbolica. Per questo motivo, dicono gli stregoni, l’Aquila concede al guerriero impeccabile la fuga. Detto metaforicamente, ciò significa che una persona che abbia ricapitolato e liberato la propria energia dalle aspettative della vita quotidiana è in grado di spostarsi in altre direzioni. È in grado di sognare esercitando il controllo, perché anche nel sogno è priva di ego. In questo, nuovamente, sta la differenza tra i vecchi e i nuovi stregoni. Quando i vecchi stregoni entravano nel sogno, il loro ego era molto ingombrante, perciò si perdevano e restavano intrappolati nei diversi stadi del sognare. A causa della loro pesantezza non riuscivano più a districarsene. La loro idea di potere divenne ossessiva. Il cacciatore non è affatto ossessionato da alcunché, agisce nel mondo con la “follia controllata”. Tutto ciò che esiste, con il suo ordine e la sua strut tura, è li per essere usato, ma egli non prende niente seriamente, perché esistono altri ordini, altre strutture, un numero infinito di strati nella cipolla della realtà, e lui può spostarsi liberamente. Il Cacciatore Ovunque si trovi, il cacciatore crea il suo ordine e la sua struttura, e quando lo Spirito lo muove, si muove il suo punto d’unione ed egli si trasferisce altrove. Il cacciatore è impeccabile nei suoi sogni ed è parimenti impeccabile in questa realtà ordinaria. Ma poiché l’agguato comincia di qui, la ricapitolazione è adatta veramente per chiunque. Da qui egli comincia, con la sua lista e il suo posto, poi si libera del passato e acquieta il dialogo interno, cessando cosi di accumulare altri detriti. Tra le tecniche impiegate ci sono certi esercizi di concentrazione dello sguardo e alcuni passi di stregoneria (Tensegrita’). E’ sufficiente anche starsene seduti in silenzio, per interrompere il dialogo interno e raggiungere quel potere che consente di spostare il punto d’unione dal nostro stato abituale a un livello più alto di consapevolezza. E questo si raggiunge quando il silenzio si estende su qualsiasi cosa noi stiamo facendo; giunti a questo punto, si usano i piccoli tiranni della realtà, perché... okay, abbiamo ricapitolato, quindi possiamo ritornare su certi temi; ad esempio, notiamo che ci sono delle cose che continuano a darci fastidio, a farci sobbalzare, solo che ora possiamo renderci conto del perché ci danno fastidio. Il desiderio di piacere, ad esempio, è assai diffuso, ciascuno di noi vorrebbe che gli altri lo apprezzassero, lo approvassero, lo incoraggiassero. Tutto questo deve cessare, sebbene sia un potente fattore guida che ci mette in riga, come avere una carota che penzola di fronte al nostro naso. Energia Personale Sai da cosa dipende tutta questa smania di voler piacere agli altri? Gli stregoni hanno una teoria sull’energia che ci è stata trasmessa nel concepimento: se i genitori si piacciono, voglio dire sessualmente, e hanno avuto una magnifica esperienza sessuale, il figlio concepito conoscerà una grande esplosione energetica e non si curerà di come gli altri lo giudicheranno per via di questa sensazione intrinseca di benessere energetico. Ma se uno dei genitori è annoiato e se il concepimento è conseguenza di un’esperienza molto noiosa - don Juan li chiama “concepimenti annoiati” -, o se


addirittura i genitori non si piacciono e fanno sesso solo perché sposati, magari ogni venerdi’ sera, allora il figlio verrà al mondo con un forte svantaggio. Avvertirà sempre che qualcosa gli manca e cercherà di piacere agli altri, compresa la madre che forse lo disprezza. Questa non è solo una teoria, ma una conclusione cui sono arrivati gli stregoni grazie al loro vedere. Loro vedono quanta energia possiede un essere luminoso, e come essa si muove. In alcune persone è molto lenta e stagnante, perciò hanno un livello vitale bassissimo, sufficiente appena a tirare avanti giorno per giorno. Altri invece hanno molta energia, per loro tutto è una sfida e un’avventura. Tendono a dominare gli altri, hanno carisma e una sorta di effetto mesmerico sulle persone e le cose che stanno loro appresso. Spesso non sono neppure cosi bisognosi come gli altri che ricercano l’approvazione del gruppo. Gli stregoni dicono che l’io è un pugnale metaforico con cui ci colpiamo a vicenda. Fin quando sanguiniamo in compagnia, va tutto bene; fin quando qualcun altro sta male, siamo felici. Ora, la ricapitolazione dà a questa gente bisognosa... e devo includere anche me stessa in questa categoria, anch’io non sono affatto il prodotto di un’unione esaltante... dà loro la possibilità di vedere questi meccanismi diabolici. Per questo dico che la ricapitolazione non finisce mai; persino quand’ero con don Juan e il suo gruppo... okay, loro avevano energia sufficiente per supplire alle mie mancanze, la loro energia mi innalzava ai più alti livelli di coscienza... ma se mi lasciavano sola, magari uscendo semplicemente dalla stanza, precipitavo di nuovo al mio stato ordinario, e quindi richiedevo la loro attenzione; e cosi pure facevano tutti gli altri apprendisti. Ovviamente loro ci mettevano alla prova, ignorandoci ed evitando di rivolgerci la parola, oppure escludendoci da certe attività. Quindi, la ricapitolazione deve esser messa alla prova di tutti i giorni, non si può fuggire nel deserto e farla per poi star meglio e lasciare tutto cosi com’è. Dobbiamo rincontrare mamma e papà, sapere cosa ci hanno fatto perché noi si reagisca come bambini, bambini che vogliono che la mamma li tenga puliti e gli curi il pancino. Queste sensazioni sono ancora in noi. Quindi, la ricapitolazione da sola non è sufficiente. I cacciatori tendono l’agguato all’io, e quando si trovano in mezzo alla gente danno costantemente la caccia a sé stessi e osservano ciò che accade. L’Agguato La gente vuole sapere esattamente cos’è l’agguato. Ci sono due modi per avvicinarvisi. Innanzi tutto, la definizione generale: un cacciatore è uno che ha fatto della discrezione un’arte, egli ama starsene appartato; ci vuole un certo addestramento per diventare non invadenti, e ti posso dire per quale motivo è necessario non esserlo. Ci sono altri due modi per parlare dell’agguato: esso serve a dare uno scossone allo stregone o a chiunque lo pratichi, e per scossone intendo una spinta o una lieve irruzione di energia, in modo tale che il punto d’unione si sposti leggermente. Il Punto Di Unione Be’, credo che ora dovrò parlare del punto d’unione, che è l’obiettivo dei cacciatori. Il loro scopo è muovere o spostare il punto d’unione, per cambiare la percezione del mondo. Ovviamente, la percezione può venire cambiata anche attraverso il sognare, ma i cacciatori lo fanno quando sono svegli. Gli stregoni dicono che qualunque cosa vediamo da svegli in questa realtà è influenzata dalla posizione del punto d’unione. Tu conosci i libri di Castaneda, sai perciò cosa sia il punto d’unione, vorrei però ritornarci sopra, se me lo permetti: è un punto luminoso di consapevolezza focalizzato sulla luminosità del bozzolo (l’aura). Noi diciamo che il corpo energetico di un essere umano è composto di un’innumerevole massa di fibre di luce, e ognuna di esse rappresenta una determinata consapevolezza. Sull’uovo luminoso che costituisce il corpo energetico c’è un punto di massima luminosità, dove si raccoglie l’essenza dell’individuo, la sua consapevolezza; questo punto di luminosità ha una dimensione pari a una palla da golf. Ora, la posizione del punto determina ciò che è percepito, poiché in essa convergono le fibre illuminate all’interno del corpo luminoso e le fibre dell’universo intero; gli stregoni infatti sostengono che l’universo è un numero infinito di fibre energetiche, di cui alcune sono percepibili e altre vanno al di là della nostra capacità umana di percezione. Ovunque sia la posizione del punto d’unione, l’area intorno viene illuminata, e la percezione ha luogo. Tutti noi abbiamo il nostro punto d’unione quasi nello stesso posto. Infatti, quando nasce un bambino, per il semplice fatto che diverrà un essere umano, un individuo sociale, egli deve allineare la posizione del punto d’unione con quella degli altri esseri umani, cosi da poter interagire con loro e percepire lo stesso mondo, lo stesso segmento di possibilità percettiva; da qui nasce il consenso su ciò che percepiamo. Dato che il


nostro punto d’unione è nel medesimo posto, è possibile costruire un linguaggio, parlare di alberi, di auto, di pavimenti e muri solidi, e avere una continuità spaziale e temporale: sappiamo che c’è stato un passato e ci sarà un futuro. Tutto ciò dipende dalla posizione del punto d’unione. Il tempo, il sapere che le cose sono in un certo modo, sono determinati dal luogo in cui si trova quel punto elevato di consapevolezza. E se per qualche anomalia esso non coincide con il punto d’unione umano, ecco venir fuori gli stregoni oppure qualche candidato al ricovero psichiatrico. La posizione del punto d’unione negli psicotici non coincide con quella degli altri esseri umani, perciò sono privi della percezione intersoggettiva e dell’idea condivisa di realtà. C’è un mandato, un mandato biologico che afferma che tutti gli esseri umani dovrebbero avere il punto d’unione in una determinata posizione, quella che fa si che li si possa chiamare umani. Negli animali esso si trova in luoghi diversi, e ciò fissa la rispettiva specie animale. Gli alberi hanno il punto d’unione in una certa zona del loro guscio luminoso, ed è proprio questo che li rende alberi. Ora, questa persona, dicono gli stregoni, non è la sola cosa che noi umani siamo in grado di essere. Possiamo diventare più che una semplice persona sociale. Per oltrepassare quello che la società ci ha imposto, dobbiamo muovere o spostare il luogo del punto d’unione. Dobbiamo trasferirlo dalla sua posizione, dove è rimasto bloccato. Quindi, non soltanto il punto d’unione è in grado di muoversi in altre direzioni, ma quando ciò accade si accendono le luminose e intelligenti fibre di consapevolezza, che si armonizzano con quelle dell’universo; di conseguenza, altre realtà vengono a costituirsi, ugualmente reali e solide come quella in cui ci troviamo adesso. Il motivo per cui dichiariamo innegabilmente reale questa nostra realtà è dovuto al consenso generale, che si basa sul fissaggio del punto d unione. Qualora esso si muova, e lo fa, come nei sogni, sperimentiamo quella che comunemente chiamiamo realtà del sogno, che di solito teniamo separata dallo stato di veglia. Quindi, ci rendiamo conto dell’esistenza di altre dimensioni esperienziali, ma vi facciamo sempre riferimento a partire dalla realtà ordinaria. Gli stregoni non fanno questo. Loro dicono che ci si può spostare dalla realtà quotidiana pur rimanendo svegli. Non è necessario il sognare... Il sognare, ovviamente, è il controllo del movimento del punto d’unione durante il sogno, e il suo fissaggio altrove. A causa dell’accordo collettivo sulla realtà, si dice che certe persone hanno allucinazioni, vedono mostri e cose inesistenti. Dal punto di vista dell’ordine sociale appaiono in certo qual modo mancanti, poiché non hanno stabilizzato il loro punto d’unione nella posizione comune a tutti. Esso è fluido, si sposta continuamente, ecco il motivo delle allucinazioni e della loro pazzia: non hanno l’energia per mantenerlo in una data posizione. Se avessero l’energia e il controllo, sarebbero degli stregoni. Necessita’ di energia Perciò tutto si riduce al problema di avere l’energia per percepire più di ciò che ci è permesso dalla nostra condizione umana. Il nostro ordine sociale non ci permette di avventurarci in altre dimensioni, fuorché attraverso la pazzia o i sogni, che tuttavia non sono considerati reali. Sono come due strade aperte, ma non realmente percorribili. Gli stregoni dicono che possiamo muovere il punto d’unione, a condizione di avere sufficiente energia per fissarlo in un’altra posizione, e questo per evitare di uscire di senno e perdersi in quella molteplicità di mondi che, essi Sostengono, esiste tutt’attorno a noi, come gli strati di una cipolla. Quindi ciò che è necessario è il controllo, l’energia e la fluidità, e quello che loro chiamano l’intento inflessibile”. La fluidità ci permette di spostare il punto d’unione e di allontanarci da quella posizione che è il nostro io. Per questo l’importanza personale deve uscire dalla finestra: perché fin quando manteniamo la fedeltà all’ego, non facciamo che mantenere la fedeltà a quella particolare posizione del punto d’unione, e non siamo in grado di percepire alcunché oltre la realtà data per scontata. Pertanto abbiamo bisogno di fluidità per muovere il punto d’unione altrove, e al tempo stesso di stabilità, di concentrazione e di energia per fissarlo in altre posizioni. La stregoneria non è altro che questo, movimento e fissaggio del punto d’unione su posizioni diverse, che illuminano realtà diverse ma altrettanto concrete e reali quanto quella di tutti i giorni. Tecniche Tra le tecniche impiegate dagli stregoni ci sono quelle del “non fare” e della “ricapitolazione”, che è la tecnica fondamentale per spostare il punto d’unione dalla zona dell’ego, e inoltre quella del “perdere la propria storia personale”, che permette anch’essa di allontanarsi dalla propria idea dell’io.


Naturalmente perdere l’importanza personale è la chiave, perché, come ho detto, finché abbiamo quest’idea dell’ego, di una personalità che interagisce con gli altri ai fini di un accordo intersoggettivo, siamo del tutto bloccati. Vedi, la potenza dell’ordine sociale, è enorme per via del consenso di miliardi di individui, che tiene fermo il punto d’unione in quella determinata posizione. Autocompiacimento A livello individuale potremmo chiamarlo “autocompiacimento" da cui consegue la pressione tra simili. A un livello più ampio porrei il linguaggio stesso, per non parlare della famiglia, che gioca un ruolo fondamentale. Dobbiamo sfondare a una a una tutte queste barriere — individuali, sociali, famigliari, culturali — per poi aprirci un varco nel gigantesco inconscio collettivo che mantiene tutto quanto al suo posto. Uno stregone deve saltare tutto ciò e spostarsi verso un livello diverso. Inoltre, al di là dell’inconscio collettivo c’è anche un imperativo biologico che ci tiene intrappolati in questa “forma scimmiesca”. Non possiamo non essere creature sociali, perché siamo animali sociali. La solitudine fa più paura della morte, ecco perché lo spauracchio del neofita è l’idea di compiere un viaggio in solitudine e una ricerca solitaria come quella che si intraprende con la ricapitolazione. La gente si conforta con l’idea di poter meditare insieme, fare le cose insieme, purché abbia il consenso del gruppo. Ma vedi, è proprio questo consenso di gruppo che impedisce l’impercettibile movimento del punto d’unione. Perciò dobbiamo necessariamente oltrepassare quella forza e avere l’energia, e l’energia proviene da tutte le cose prima menzionate, inclusa l’impeccabilità e l’esercizio di morte. Seguire la via dello stregone, allontanarsi dall’ego, da quella determinata posizione del punto d’unione per avventurarsi nell’ignoto, è come morire. L’io deve abdicare, per quanto orrenda sia la sensazione. Emotivamente e fisicamente l’uomo trova contro di sé l’universo. Perdita dell’ego Innanzi tutto non è un processo improvviso, sebbene possa esserlo. In alcune persone e in casi anomali, come un forte shock, il movimento del punto d’unione può essere improvviso; la realtà, allora, si configura in maniera diversa, l’individuo si ritrova in un’altra dimensione. La cosa però non dura a lungo, perché proviene da una forza esterna, e solitamente c’e’ un ritorno alla normalità. Qualora persista, l’individuo non sa cosa gli sta accadendo, e questi sono i casi destinati al ricovero psichiatrico. Perciò, è meglio un cambiamento graduale. Sostanze psicotrope Anche le droghe, le piante di potere, possono provocarlo. Sotto l’effetto delle droghe psicotrope si vedono mondi differenti, perché il punto d’unione viene completamente spostato dalla sua posizione. Solo che non sei tu a farlo, non ne hai il controllo, è pur sempre un intervento esterno. Anche la semplice presenza del Nagual muove il punto d’unione. La sua impeccabilità può muoverlo. Non è necessario che dia pacche sulle spalle o cose del genere; la sua sola energia può causare negli apprendisti il riunirsi di mondi diversi. Quando eravamo in presenza di don Juan e del suo gruppo, la loro forza ci spingeva a fare cose fantastiche, lo racconto anche nel mio libro. Una volta ritornata a Los Angeles, però, cominciai a subire la forza dell’ordine sociale e il mio punto d’unione si rispostò sulla “prima attenzione”. E la cosa tragica è che se non lo riportavo nella posizione in cui si trovava sotto l’influenza di don Juan, a fatica ricordavo le passate esperienze e in cosa consistevano quei mondi. Mi sembravano come sogni. Perciò bisogna immagazzinare energia che permetta il movimento verso una più elevata consapevolezza, e poi rimanervi con le proprie forze, avventurandosi nell’ignoto. Come trattenere e immagazzinare l’energia per muovere il punto di unione La ricapitolazione è il modo principale. Voglio anche menzionare un altra via, cioè l’impeccabilità, l’intendere il movimento. L’intento è una linea, una forza che ci connette direttamente con l’energia presente tutt’attorno, e poiché possiede intelligenza e’ una sorta di ordine guida, lo chiamano lo Spirito, l’Aquila. Quando un uomo collega la sua energia personale con l’energia esterna attraverso azioni impeccabili, è lo Spirito stesso a muovere il suo punto d’unione, perché ha abbandonato il controllo, cioe’ sé stesso. Lasciandosi andare, fa si che la forza guida dell’intento lo muova. E tutte quelle attività stregonesche di cui parlavo — la ricapitolazione, le tecniche del non-fare e altre — sono già collegate all’intento dello stregone. Perciò non rimane che fare queste cose e lasciarsi afferrare dall’intento, e il punto d’unione si muoverà. Perdipiù, queste sono tecniche antiche trasmesse di generazione in


generazione all’interno del lignaggio di don Juan, che già hanno in sé un collegamento con Io Spirito. Della necessità di immagazzinare energia abbiamo già parlato, perché è il solo modo con cui possiamo uscire dallo stampo umano. A noi piace adoperare il termine “scimmia umana”, perché pone l’uomo nella giusta prospettiva. Evoluzione Gli stregoni dicono che noi ci stiamo ancora evolvendo. Perciò, non dovremmo rimanere intrappolati nella posizione scimmiesca del punto d’unione. Come tu dici, entro la luminosità dell’essere umano c’è un infinito numero di altre potenzialità. Dal punto di vista dell’evoluzione ci siamo quasi arrestati e bloccati su quella posizione, tuttavia la spinta evolutiva non conosce interruzione. Un tempo anche gli stregoni erano creature umane, ma poi si sono evoluti in altro. Nel senso stretto della parola, non sono più esseri umani, perché possono muovere il loro punto d’unione e fissarlo su altre dimensioni, mutando forma. Non sono costretti entro la sola forma umana, possono spostarsi verso il basso, fino allo stadio animale, assumendo la forma di uccello o di qualsiasi altro animale ed entità. Oppure possono spostarsi in dimensioni incorporee inimmaginabili. Differenza tra i vecchi e i nuovi stregoni Cio’ che i nuovi stregoni fanno.., c’è una differenza tra i vecchi stregoni e i nuovi nel lignaggio di don Juan; don Juan, il suo maestro il Nagual Julian e l’apprendista di don Juan, Carlos Castaneda, son tutti stregoni dei tempi moderni; ciò che li interessa è l’evoluzione verso l’astratto, lontano da qualsiasi tipo di spostamento verso il basso che può compiersi nel sogno, quando il punto d’unione scivola spontaneamente su certe posizioni. E’ per questo motivo che tutti i membri del clan di Castaneda sono laureati e fini pensatori (lo spero). Difatti, uno dei compiti stregoneschi è l’essere in grado di pensare in maniera coerente e chiara, di comprendere il nostro stato attuale e quali siano le nostre potenzialità, per raggiungere quel livello di verità anche attraverso la ragione intesa in senso stretto, e non nel senso degenerato di riflettere su qualcosa e poi agire in modo totalmente contraddittorio, come fanno gli esseri umani.


La ricapitolazione e il veggente interiore Dal libro: Carlos Castaneda e i Guerrieri di don Juan Di Norbert Classen

Carlos Castaneda ha ricevuto recentemente una lettera che diceva “La notte scorsa ho fatto la ricapitolazione. Posso entrare ora a far parte del vostro gruppo?” La ricapitolazione dura tutta una vita, non una notte. Taisha Abelar Se qualcuno ci chiedesse qual è il senso della vita, o risponderemmo sinceramente dicendo dì non saperlo, o cercheremmo di nascondere la nostra ignoranza dietro dogmi religiosi o puro cinismo In effetti non sappiamo perché siamo in questo mondo né se la nostra esistenza e la vita in sé abbiano uno scopo oppure no, Per gli stregoni del Messico antico, che erano riusciti a penetrare oltre la superficie delle apparenze e a vedere l’universo come flusso di energia, questa domanda invece portava ad una risposta talmente ovvia che non avrebbero mai pensato a porsela. Essi avevano infatti visto anche la fonte dalla quale tutta l’energia scaturisce ed alla quale tutta l’energia, in forma modificata, è destinata a tornare. In seguito formularono ciò che avevano visto in forma di un mito: questo racconta che l’aquila, fonte dell’energia universale, prestava ad ogni essere vivente al momento della nascita una scintilla di consapevolezza, che esso doveva poi sviluppare attraverso le esperienze della sua vita. Al momento della morte poi, l’aquila interveniva per “incassare gli interessi”, cioè per riprendersi la consapevolezza ora accresciuta e moltiplicata dalle esperienze vissute dall’individuo, A parte la descrizione metaforica dì un universo predatorio, questo mito mostra l’immagine di un creatore che prende coscienza di sé mediante il processo della creazione, l’immagine di un universo buio che ha creato le stelle allo scopo di illuminare e penetrare la propria oscurità. In un tale universo il senso della vita appare piuttosto evidente: sviluppare e moltiplicare la consapevolezza, accumulare esperienze e trarne insegnamenti, allo scopo di portare luce nell’oscurità di un’esistenza altrimenti vuota. Tutto chiaro, però... dobbiamo partecipare a questo processo al prezzo della nostra vita? Gli stregoni non furono del tutto d’accordo con l’idea di dover morire per assolvere il loro compito, così idearono la tecnica della ricapitolazione allo scopo di dare all’aquila già durante la vita ciò che le era dovuto, ed in cambio poter conservare la propria forza vitale al momento della morte. Questo apparente paradosso viene così spiegato da Castaneda: “Gli stregoni del Messico antico erano convinti di poter dare all’aquila, tramite la ricapitolazione, ciò che essa cercava: le nostre esperienze di vita.. In questo modo potevano esaudire il suo volere ma in condizioni di controllo, che permettevano loro di distinguere tra consapevolezza e vita. Essi sostenevano che queste non fossero intrecciate indissolubilmente fra loro, ma che venissero riunite solo da condizioni esterne. L’aquila non vorrebbe avere la nostra vita, ma solo le esperienze che noi accumuliamo nel corso di essa. Tuttavia, a causa della mancanza di disciplina, l’uomo non è in genere nella condizione di poter distinguere e separare la forza vitale dalla forza delle proprie esperienze:


per questo è destinato a pagare con la vita quando gli basterebbe pagare con la consapevolezza ottenuta dalle esperienze fatte.” (2) La ricapitolazione è dunque una tecnica per mezzo della quale si può separare la forza vitale dalle esperienze della vita. Ciò si raggiunge ricordando a ritroso la nostra vita fin nel più piccolo dettaglio, creando per così dire una copia di tutte le esperienze avute nel corso di essa, che andrà offerta all’aquila al posto della nostra consapevolezza autentica. In questo modo gli stregoni riescono a saldare il loro debito con il creatore senza per questo essere cancellati definitivamente al momento della morte. Questo non vuole però significare che essi raggiungano la Vita eterna o divengano immortali per lo meno non nel senso che si dà comunemente a questa espressione. Diciamo che un uomo che abbia creato una copia completa delle proprie esperienze e della propria consapevolezza, al momento della morte non viene cancellato, ma trasformato in pura energia: una forma di energia, comunque, che porta ancora impressi in sé il ricordo e la coscienza della sua individualità. Castaneda ricorda a questo proposito una metafora di don Juan per provare ad immaginare questa morte alternativa: “Cercò di spiegarmi questa cosa per immagini e disse che nel corso della nostra vita siamo come composti da diverse “nazioni”, la nazione dei polmoni, quella del cuore, quella dello stomaco, dei reni, ecc. Queste nazioni lavorerebbero in certi periodi indipendentemente l’una dall’altra, ma al momento della morte verrebbero unite insieme in un solo essere: e definì questo stato la libertà totale.”(3) Possiamo quindi dire che gli stregoni riescono, con l’aiuto della ricapitolazione, a raggiungere il loro fine ultimo e a trascendere la morte, che per essi non rappresenta più una temuta forza di distruzione, ma piuttosto una forza unificante alla quale si danno volontariamente al momento prescelto. Bruciano dal fuoco dal profondo e scompaiono dalla faccia della terra come se non fossero mai esistiti, e la consapevolezza unificata di tutte le “nazioni” della metafora inizia il suo viaggio definitivo verso l’inimmaginabile. Oltre a questo fine trascendente poi, la ricapitolazione serve comunque anche ad una serie di fini secondari, che in un certo senso rappresentano i gradini del sentiero che conduce alla liberazione finale, ma che vale la pena di perseguire anche come scopi a sé stanti. Vanno visti in questa prospettiva soprattutto il recupero dell’energia che abbiamo perso nel corso della vita e la restituzione dell’energia estranea lasciata in noi da altre persone. A questo scopo viene usata una speciale tecnica di respirazione che accompagna il processo della ricapitolazione e che trasforma il semplice atto del ricordare in un atto magico. Prima di venire alla descrizione di questa tecnica respiratoria, che in effetti è un vero e proprio passo magico, dobbiamo però chiarire alcuni presupposti che sono condizioni indispensabili per la pratica della ricapitolazione. Per prima cosa dobbiamo formulare una lista scritta di tutte le persone che abbiamo conosciuto nella nostra vita, quindi è necessario avere un’idea abbastanza chiara del posto in cui eseguire questa tecnica e del tempo che essa ci verrà a costare Cominciamo quindi con la lista, È consigliabile procedere sistematicamente e suddividere in aree specifiche il nostro passato: nella pratica si può utilizzare con profitto un raccoglitore ad anelli, nel quale suddividere i fogli secondo temi come sesso, famiglia, amici, vicini, scuola, lavoro ecc1, all’interno dei quali sono poi possibili ulteriori divisioni. Per esempio possiamo suddividere il tema scuola in sottocapitoli riguardanti le singole classi, in modo da renderci più facile il ricordare singole persone od avvenimenti. È anche vantaggioso avere un capitolo a parte per episodi nei quali abbiamo avuto a che fare con più persone contemporaneamente, dato che questi non si possono facilmente associare ad una singola persona, come nel caso di gite scolastiche, feste di compleanno o simili. Una volta approntata questa suddivisione, si trascrivono nelle diverse sezioni tutti i nomi delle persone con le quali abbiamo avuto contatti nel nostro passato contatti che possono andare da un


brevissimo incontro fino alle più intime amicizie. quando il nome di qualcuno ci dovesse sfuggire, si descrive questa persona con un breve giro di parole in grado di riportarcela subito alla memoria al debito momento. Anche nel notare fatti ed episodi è consigliabile attenersi ad una descrizione essenziale ed evitare commenti superflui, poiché la lista dovrà solo servire come punto d’appoggio, come una mappa della nostra storia personale con l’aiuto della quale potremo poi orientarci tra i numerosi dettagli che affioreranno con i nostri ricordi. La creazione della lista rappresenta già un’impresa ragguardevole, in special modo se nella nostra vita ci è capitato di conoscere migliaia di persone. E però importantissimo non arrendersi o disperarsi già in questa fase preliminare, giacché proprio in essa viene impostato l’intento della ricapitolazione. Attraverso questo atto rendiamo conto per la prima volta della nostra vita e ci procuriamo una prima impressione di ciò che gli stregoni chiamano “la somma di tutte le nostre azioni”: quel tipo di consapevolezza che dovremo un giorno restituire all’aquila. Nello stesso tempo questo esercizio di preparazione ci aiuta a trovare la forza di decisione, la concentrazione e la pazienza che sono indispensabili per la pratica della ricapitolazione. Già durante la creazione della lista dovremmo cominciare a cercare un luogo adatto per la pratica. Questo non deve necessariamente essere una grotta od una cava isolata come descritto da Taisha Abelar in Il Passaggio Degli Stregoni, qualsiasi luogo tranquillo in cui poter sedere comodamente può essere adatto. Sarebbe comunque un vantaggio poter disporre di un angolo ombreggiato e magari abbastanza angusto da poter causare una certa pressione sul nostro uovo luminoso. A questo scopo gli stregoni dei tempi antichi costruivano apposite casse per la ricapitolazione o addirittura dei sarcofagi, che offrivano il vantaggio di proteggere ermeticamente da qualsiasi stimolo esterno e di creare la pressione fisica necessaria per portare corpo e spirito nella condizione ideale per la pratica. Questa combinazione di fattori positivi causa una particolare disposizione d’animo in cui si può essere ben svegli e concentrati restando però tranquilli e del tutto rilassati - come avvertendo un senso d’urgenza senza avere la minima fretta, ed un senso di sicurezza che non è incuranza né sonnolenza. Per raggiungere questo stato comunque non dobbiamo necessariamente procurarci delle particolari attrezzature, poiché un armadio, una grossa cesta o la cabina della doccia possono essere efficienti tanto come certe costose cabine per Samadhi oggi sul mercato. Una volta terminata la lista ed approntato o trovato il luogo adatto, possiamo passare alla fase pratica, E senz’altro raccomandabile iniziare con la ricapitolazione dei nostri incontri sessuali, poiché proprio in questo ambito abbiamo perso grosse quantità d’energia che ora possiamo cominciare a recuperare. Ciò non solo ci dà una spinta energetica che può facilitarci il proseguimento della ricapitolazione, ma ci aiuta anche ad interrompere il legame energetico che ci lega ancora ai nostri expartner tramite i “vermi luminosi” che abbiamo descritto nel capitolo 5. Questo vale non solo per le donne1 che possono così arrestare la perdita d’energia senza dover trascorrere sette anni di astinenza, ma anche per gli uomini, che solo in questo modo possono liberarsi dal condizionamento energetico delle proprie ex-partner sessuali, Si deve tuttavia evitare di ricapitolare relazioni attualmente esistenti o che noi desideriamo, poiché queste potrebbero deteriorarsi od interrompersi causa lo scioglimento del legame energetico. Si prende quindi la parte della lista che si riferisce alle relazioni sessuali e ci si reca nel luogo o nell’angolo dell’appartamento prescelto. Qui ci si siede comodi e possibilmente con la schiena dritta e si inizia con una primo respiro completo: si gira la testa verso destra fino a che il mento venga a trovarsi sopra alla spalla destra; poi si compie una lenta inspirazione con il naso mentre si ruota la testa verso sinistra fino a portare il mento sopra la spalla sinistra. Quindi si espira lentamente attraverso la bocca, mentre si torna con la testa nella posizione centrale d’inizio e ci si rilassa. Questo primo ciclo respiratorio viene ripetuto all’inizio di ogni sessione così come all’inizio di ogni persona che si vuole ricapitolare. Si raccomanda, in genere, di respirare profondamente muovendo


il diaframma, e di non esagerare il movimento del capo verso i lati per non danneggiare le delicate strutture del collo e delle spalle. Si prende quindi il primo nome della lista e ci si immerge nel ricordo dell’ultimo incontro avuto con detta persona - in questo caso dell’ultimo rapporto sessuale. Non si deve però concentrarsi subito sull’evento o sui propri sentimenti o sensazioni, bensì sulla preparazione della scena: un atto di visualizzazione nel quale i dettagli esteriori dell’evento vengono riprodotti per la vista interiore il più fedelmente possibile.(4) Dapprima si visualizzano gli immediati dintorni, per esempio la strada e la casa dove si è svolto il fatto da ricapitolare, poi ci si immagina di entrare nell’edificio e nell’appartamento fino al momento in cui ci si ritrova, nella nostra immaginazione, nella camera o nel locale. E’ bene fare attenzione ad ogni dettaglio: al pavimento, ai mobili, alla tappezzeria, ai quadri alle pareti, a tutte le più insignificanti particolarità che si riesce a ricordare. Ciò vale a maggior ragione anche per la persona con la quale si è avuto il rapporto: l’abito, il suo aspetto ecc. Si dovrebbe anche cercare di integrare nel processo di visualizzazione sensazioni non visive, come la musica che si stava ascoltando, o il profumo o dopobarba del partner in quella particolare sera. Solo quando si è completata la visualizzazione dell’ambiente in tutti i suoi dettagli si può iniziare la ricapitolazione dell’evento stesso, lasciando scorrere liberamente il ricordo - quasi come rimettendo in moto un proiettore che si era fermato su una singola scena di un film, con la sola differenza che non abbiamo pulsanti da premere, ma solo il respiro che ci può aiutare a suscitare con precisione il ricordo Mentre affiorano via via i dettagli dell’incontro la conversazione, i primi baci, le tenerezze ed i preliminari, il rapporto vero e proprio ecc. - si respira profondamente badando a lasciare muovere il diaframma, mentre si ruota la testa verso i lati. Anche questa fase inizia con il mento posto al di sopra della spalla destra. Mentre si inspira si gira poi la testa verso sinistra mentre ci si immagina di riassorbire col respiro tutti i sentimenti e le sensazioni coinvolte allora nell’evento. Dopo una breve pausa sulla spalla sinistra si inizia l’espirazione, con la quale si immagina di espellere e restituire tutte le emozioni estranee ed indesiderate mentre il capo viene ruotato di nuovo verso destra fino alla spalla, pronto a ricominciare il ciclo. Come un vero passo magico, questo tipo di respirazione ha diversi effetti; mentre recuperiamo inspirando l’energia rimasta “ingabbiata” nel nostro passato e ci liberiamo espirando di quella a noi estranea, i dettagli dei nostri ricordi divengono più vividi e chiari con ogni ciclo che eseguiamo. É quindi consigliabile continuare questa respirazione per tutta la durata della ricapitolazione di un evento. il processo può considerarsi concluso quando tutte le sensazioni ed i particolari legati ad esso siano stati rivissuti e chiariti, cosa che si può riconoscere dal fatto che la scena appare improvvisamente vuota e libera da tutte le emozioni che vi erano prima associate. Quando nel corso della ricapitolazione si avverte che il corpo sta partecipando troppo intensamente al processo del rammentare o addirittura sopraggiungono malesseri come battito del cuore accelerato, nausea, crampi o sudore, si deve brevemente ruotare la testa in ambo i lati alternativamente ma senza respirate, fino alla cessazione di questi sintomi, Questi movimenti “a spazzola’ vanno ad allentare i relativi filamenti di energia, permettendoci di superare blocchi nervosi o psichici e di continuare ad immergerci nei ricordi senza problemi. Quando arriviamo alla ricapitolazione del congiungimento sessuale e soprattutto quando ricapitoliamo il momento dell’orgasmo è raccomandabile l’esecuzione di un breve movimento magico, con il quale si può recidere in maniera efficace il legame energetico tra l’uomo e la donna instaurato dall’immissione dei “vermi luminosi”. Esso consiste in un breve e secco gesto eseguito di taglio con la mano sinistra, che viene fatta scorrere, con il palmo rivolto all’interno, dall’alto verso il basso fino alla regione ombelicale o alla regione dell’utero per le donne.


La mano scorre attraverso il campo energetico senza toccare il corpo, e va a troncare i fasci di energia alla base del legame energetico che si vuole sciogliere, e che ora appartiene definitivamente al passato. Con l’aiuto di queste tecniche si rielabora tutta l’area delle relazioni sessuali e quindi le altre parti della lista, esaminando dì volta in volta nuove persone o eventi e liberando poco a poco tutta l’energia lasciata nel passato. Si raccomanda a questo proposito di iniziare con i fatti del passato più recente, perché questi sono più facili ed immediati da ricordare ed il loro riesame fornisce ulteriore energia per gli eventi più lontani nel tempo e quindi più difficili a rammentare, che si andranno a ricapitolare più tardi. Specialmente le più brutte “gatte da pelare” andrebbero tenute per la parte finale della ricapitolazione, come il padre e la madre e tutti i ricordi legati alla nostra infanzia, nella quale ci è stato assegnato il nostro posto nella società cd il nostro codice di comportamento. Solo con l’esperienza dataci dalle precedenti fasi della ricapitolazione saremo in grado di liberarci dagli effetti di quella socializzazione e di smuovere il nostro punto d’assemblaggio dalla sua posizione fissa. Questo non significa assolutamente che la ricapitolazione abbia effetti percepibili solo nella sua fase più avanzata. La ricostruzione minuziosa della nostra storia personale porta anzi piuttosto velocemente a diverse conseguenze, come a constatare la monotonia del nostro comportamento e di come siamo integrati nelle colonne portanti della realtà quotidiana. Riconosciamo e vediamo chiaramente come, nelle interazioni con gli altri, non facciamo altro che presentarci, mostrarci o difenderci, e come nel fare non usiamo che uno o due espedienti che ripetiamo sempre, e con i quali cerchiamo di portarci in primo piano e di attirare l’attenzione altrui. Nello stesso tempo ci diventa chiaro in quale misura veniamo guidati e spinti nelle nostre azioni dall’imperativo biologico alla riproduzione e dai nostro senso di autoimportanza, cose che risaltano in modo evidente in quasi tutti i ricordi che via via esaminiamo. La ricapitolazione non va confusa con un qualche tipo di tecnica o terapia psicanalitica, anche se ha in comune con queste il riesame e l’indagine delle azioni passate. Castaneda mette in guardia da questo frequente equivoco perché un’analisi di tipo razionale andrebbe ad influenzare la ricapitolazione in maniera controproducente. Nella ricapitolazione non si riflette sul proprio passato e non lo si giudica, bensì lo si rivive una seconda volta nell’immaginazione, ed attraverso questa seconda esperienza cosciente delle proprie azioni si arriva a una conoscenza diretta, ad una vera comprensione, che si basa sulle nostre esperienze fisiche ed energetiche, e non sulla installazione esterna che noi chiamiamo la “nostra” ragione.(6) Queste rivelazioni si verificano come conseguenza del fatto che, nello svolgimento della pratica, diventiamo consapevoli della base energetica delle nostre azioni e cominciamo a notare in quali circostanze perdiamo energia e dove veniamo subissati dalle emozioni altrui. Sono conoscenze che memorizziamo nel corpo e che, al contrario di quelle analitiche, agiscono immediatamente sul nostro comportamento e lo modificano sostanzialmente, andando ad agire direttamente sulla nostra percezione della realtà quotidiana. Quando per esempio abbiamo compreso, ricapitolando, con quali trucchi cerchiamo sempre di portarci in primo piano, non si può evitare di notare gli stessi espedienti nella nostra vita attuale di ogni giorno, e di constatare che essi rappresentano solo una pura perdita di energia. In questo senso la ricapitolazione è non solo il metodo migliore per modificare il nostro comportamento, ma anche il solo modo di farlo senza l’intervento della nostra ragione, la quale in questo contesto non rappresenta un’alleata molto fidata, Anche questo ci diventa chiaro nel corso della pratica, poiché riconosciamo che esiste una netta separazione tra il pensare e l’agire e che la ‘nostra’ ragione non pare proprio orientarsi verso i nostri veri bisogni. Nella comprensione di tipo astratto degli stregoni queste cognizioni rappresentano il risultato immediato di spostamenti - seppure minimi - del punto d’assemblaggio. Questi corrispondono al movimento, durante la pratica, tra la posizione solita attuale e la posizione che esso aveva al tempo


degli eventi che ricapitoliamo. Insieme con l’energia e la consapevolezza appena recuperate, questo spostamento continuo causa un ulteriore allentamento del punto d’assemblaggio che ci dona maggior flessibilità nel nostro comportamento quotidiano. Inoltre grazie a questo processo prende forma una posizione fantasma del punto d’assemblaggio, cioè un punto d’osservazione alternativo dal quale possiamo osservare sia gli eventi del passato che l’immediato presente dei fatti appena accaduti. Spiega Taisha Abelar: “Ad un livello astratto la ricapitolazione costruisce una piattaforma alternativa dalla quale puoi partire per il tuo lavoro, perché mentre stai ricordando il tuo passato stai anche lavorando in due posti contemporaneamente. Ti muovi da qui a 1à, dal tuo stato attuale ai ricordi della tua realtà e del tuo essere in quel tempo, a ciò che allora costituiva il tuo mondo. E puoi vedere come i tuoi modelli si ripetono. Puoi sentire quello che ti dicevano i tuoi genitori e riconoscere i legami energetici - puoi vederli. Improvvisamente puoi vedere, ma che cos’è che stai vedendo? Non il tuo sé quotidiano, ma l’altro essere, il veggente. Don Juan lo chiamava il veggente interiore che si sveglia. Stai attivando questa posizione fantasma del punto d’assemblaggio che tutti possediamo, anche se la nostra cultura ce ne impedisce l’uso. In effetti non sappiamo nemmeno che esista. “(7) Con la ricapitolazione creiamo quindi un punto d’osservazione neutrale dal quale poniamo guardare il mondo e noi stasi senza alcun pregiudizio. All’inizio si tratta effettivamente di una posizione fantasma, difficile da tenere, ma che viene poi rinforzata gradualmente mediante la pratica continua e l’interruzione dei legami energetici con il passato, diventando così una vera alternativa alla posizione fissa della realtà quotidiana. È proprio questa la posizione del testimone, che abbiamo già descritto nel contesto della via del guerriero. Nella vita di ogni giorno tutto questo significa non solo che attraverso la ricapitolazione impariamo a vivere nel presente e a percepire il mondo senza i giudizi della nostra ragione, ma anche che non siamo più dipendenti dai meccanismi conoscitivi di quest’ultima. La posizione del testimone infatti non è una fortezza per un tipo di percezione passiva, ma un avamposto attivo ed indipendente che dispone di meccanismi conoscitivi propri, questi però non sono dovuti ad un ulteriore sistema interpretative innestato dall’esterno, ma alla interpretazione immediata dei dati percepiti tramite il nostro corpo, tramite il vedere degli stregoni. In questo modo impariamo per esempio a valutare le persone conosciute nel passato in una nuova luce, poiché siamo ora coscienti del piano energetico alla base delle relazioni umane. Durante la respirazione scopriamo poi che certe persone, delle quali avevamo sempre avuto grandissima stima, ci hanno rifìlato per lungo tempo solo energia negativa, oppure si sono cibati come vampiri della nostra energia. E naturalmente scopriamo anche che noi stessi, raccontandoci frottole e con il paravento di nobili motivi, abbiamo insudiciato altri o abbiamo tratto profitto dalla loro energia. Ora, non è proprio che queste cose non le sapessimo, le abbiamo semplicemente ignorate. Taisha Abelar sottolinea che tutti noi siamo in possesso della posizione fantasma del punto d’assemblaggio che causa lo sviluppo del veggente interiore, così come la posizione della realtà quotidiana causa il nostro sé sociale di tutti i giorni. Tutti noi disponiamo di una capacità di veggenza interiore, di un accesso alla conoscenza diretta posseduta dal nostro corpo, il quale ci informa costantemente di ciò che vede. Ci mette in guardia, ad esempio, quando stiamo di nuovo per cercare la nostra realizzazione negli altri, o ci avverte quando stiamo di nuovo per buttarci in una avventura amorosa condannata a fallire già sul nascere, ricordandoci le esperienze precedenti. Ma noi preferiamo ignorarlo e costruirci i nostri castelli di sabbia fino a quando la realtà ci riacchiappa e ci fa cadere violentemente dalle nuvole come se fossimo del tutto sorpresi dagli sviluppi della situazione che la voce interiore ci aveva predetto fin nei minimi particolari.


Innumerevoli situazioni di questo tipo hanno portato la maggior parte di noi a consumare e poi interrompere il legame con il veggente interiore. Anche quando riceviamo ancora una vaga eco di questa voce, preferiamo di solito ignorarla, poiché essa ci toglie il gusto dell’indugiare nei nostri difetti e ci disturba con continui appelli alla disciplina e ad un comportamento responsabile. Preferiamo insomma essere sordi e ciechi che non affrontare coscientemente la nuda realtà, e la voce del veggente, comprensibilmente, diventa poco a poco sempre più debole fino a tacere del tutto. La ricapitolazione è il metodo migliore per interrompere ed invertire questo processo, divenire di nuovo amici del veggente interiore e tornare di nuovo nella posizione del testimone. Questa non è certo una impresa facile e veloce, ma il compito di una vita: esiste sempre il pericolo di ricadere nel narcisismo e ricominciare a lasciarsi andare, perdendo di nuovo l’energia recuperata e ritrovandosi al punto di partenza. Per questo ed altri motivi, per un guerriero la ricapitolazione non finisce nemmeno dopo aver esaurito la lista delle persone in anni di pratica, Egli ricomincia con una seconda, poi una terza ricapitolazione, e così via, lasciandosi guidare di volta in volta dalla voce interiore che gli dice come procedere nel miglior modo. Questo può significare ad esempio di ricapitolare gli eventi della giornata o di risalire nel passato alla causa dei turbamenti attuali, seguendone a ritroso le tracce energetiche ed eliminandoli alla loro fonte. Si potrebbero effettivamente seguire i consigli del veggente interiore già nella prima ricapitolazione e strutturarla di conseguenza, anche se proprio all’inizio è in genere vantaggioso attenersi al metodo formale descritto in precedenza, iniziando dalla creazione della lista e ricapitolando dal momento appena trascorso indietro nel passato fino al momento della nascita. Anche la tecnica del respiro con la rotazione del capo è una componente essenziale, e qui è di minore importanza combinare l’inspirazione iniziale con la rotazione verso sinistra e l’espirazione verso destra - oppure viceversa. Sottolineiamo questo punto perché diversi lettori erano rimasti piuttosto confusi dalle indicazioni contraddittorie fatte da Castaneda e compagne a questo riguardo nei loro libri e nelle loro conferenze. Secondo Florinda Donner-Grau anche la direzione invertita è praticabile e funzionale allo scopo, se solo si bada a combinate l’inspirazione con l’intento di recuperare la propria energia, e l’espirazione con l’intento di restituire l’energia che non ci appartiene. L’importante non è la direzione del respiro, ma l’effetto complessivo della tecnica: sentire l’energia con il respiro. Quando si è accumulata esperienza sufficiente, non è nemmeno più necessario accovacciarsi in una cesta, ma si può ricapitolare anche facendo il bucato o sedendo in treno. La Donner riferisce a questo proposito di aver ricapitolato una grossa parte della sua vita durante lunghi viaggi in autobus attraverso il Messico, anche perché le sue tendenze claustrofobiche le rendevano impossibile di eseguire la pratica in una cesta od in una grotta.(8) In fin dei conti per gli stregoni si tratta sempre, nella ricapitolazione come anche in altre tecniche, di intraprendere dei processi pragmatici, nei quali rituali e formalità rappresentano solo dettagli esteriori quando non addirittura inutili, e dei quali è meglio occuparsi il meno possibile. E proprio di questo si occupa il non-fare la prossima tecnica della stregoneria con cui andiamo ad iniziare il prossimo capitolo.


L'arte dell'agguato

Estratto dal libro Nagualismo Di Frank G. Ripel Gli antichi sciamani veggenti si accorsero che ogni comportamento insolito produceva un tremito nel punto di unione e presto scoprirono che ogni comportamento inusuale tenuto sistematicamente faceva muovere il punto di unione in maniera lenta ma costante. Allora decisero di mettere a punto un sistema comportamentale particolare che, però, combinasse l'etica e il senso estetico e così svilupparono la più misteriosa delle arti magiche, l'arte dell'agguato. L'arte dell'agguato si basa essenzialmente sul controllo sistematico del comportamento che produce un movimento verso sinistra del punto di unione del cacciatore. Ciò permette di attivare dei filamenti interni, che usualmente non si usano mai, nella bolla di proto-energia, ampliando la consapevolezza e la percezione. Gli sciamani apprendono l'agguato mentre si trovano in stato di percezione normale e l'applicano follia controllata - quando si trovano in stato di elevata percezione - il precursore dello stato di intensa percezione - perché consente, nell'attuazione dell'agguato, di agire più rapidamente. Quando don Juan venne a me - con il suo corpo inorganico - mi disse, mentre mi trovavo in stato di percezione silenziosa, che era un cacciatore e che la sua era l'arte dell’agguato. Don Juan, per avviarmi all'agguato, mi insegnò a diventare un cacciatore in agguato in grado di catturare i propri difetti - cattive abitudini - e di eliminarli. Mi spiegò che dovevo prima di tutto riconoscerli, poi dovevo conoscerne ogni aspetto che li componeva ed infine dovevo escogitare una strategia che ne consentisse la demolizione. Per aiutarmi a demolire i miei difetti mi disse che ogni abitudine è una "attività viva", un "fare", un'azione ripetitiva che si consolida nel tempo e che dovevo inserire degli elementi dissonanti nel tessuto che la componevano, in modo da interferire nel "flusso del fare", fino al momento della morte dell'abitudine. Nei successivi incontri mi fece sperimentare la Prima Attenzione interiore - svegliarsi nel tonal interiore con il corpo fisico interiore - che è una delle possibilità percettive dei cacciatori in agguato e mi diede istruzioni molto precise sul compito pratico che viene presentato al cacciatore-guerriero compito conosciuto come "la ricapitolazione". Gli sciamani dei tempi antichi impartivano oralmente il loro insegnamento ai discepoli e per non dimenticare ciò che avevano insegnato ricapitolavano - rivisitazione formale - tutto quello che avevano detto e fatto. Analogamente i discepoli, per ricordare quanto avevano appreso, facevano altrettanto. In seguito, gli antichi sciamani veggenti si accorsero del potere della ricapitolazione. Si accorsero che provocava un lieve ma costante movimento del punto di unione e che portava in superficie tutti i rifiuti di una vita, cioè liberava tutte le emozioni di grande peso quali le speranze, i timori ecc. Il primo modo di procedere per effettuare la ricapitolazione è formale e rigido e si divide in due stadi. Il primo stadio consiste nello stendere un elenco di tutte le persone conosciute e di tutti gli avvenimenti da ricordare, partendo dal presente fino ad arrivare all'inizio della propria esistenza. Il secondo stadio consiste nel chiudersi in uno sgabuzzino - riduce l'area di stimolazione intorno al corpo fisico - e nel 'riorganizzare' nella mente l'ultimo accadimento verificatosi. Riorganizzare significa ricostruire l'episodio nei minimi particolari, cercando di 'rivivere' - provoca un lento ma costante movimento del punto di unione - le sensazioni e i sentimenti provati. Il cacciatore effettua la ricapitolazione associandola ad una particolare tecnica respiratoria. Si fanno lunghe e lente inspirazioni, ruotando adagio il capo da destra a sinistra per un arco di 180 gradi. Finito di inalare, la testa ruota da sinistra a destra per un arco di 90 gradi. Poi lentamente si espira guardando


dritto davanti a se. Infine si ruota il capo di 90 gradi, fino a riportarlo al punto di partenza per ricominciare il ciclo. La bolla di proto-energia dell'uomo crea in continuazione filamenti simili a ragnatele che vengono spinti fuori dalle emozioni di grande peso. E la magia della respirazione ha un duplice scopo: l'inspirare, mentre si 'rivive' emotivamente un episodio, permette di riprendersi i filamenti che si sono lasciati dietro durante l'interazione e l'espirare permette di espellere i filamenti che altri hanno lasciato dentro la bolla durante l'interazione. La ricapitolazione formale, portando in superficie tutti i rifiuti di una vita, crea all'interno del discepolo lo spazio necessario atto ad accogliere tutto quello che c'è da sapere sul Nagualismo. E lo sciamano per trasmettere tutto il suo sapere deve comprimere il tempo, cioè deve impartire l'insegnamento al discepolo su due livelli: gli insegnamenti trasmessi nello staio di percezione normale e gli insegnamenti trasmessi nello stato di intensa percezione. I secondi insegnamenti vengono registrati nell'area di intensa percezione tramite lo spostamento del punto di unione del cacciatore. Poi, il cacciatore ritorna nella percezione normale e non ricorda più nulla. Solo in seguito, perdendo la forma umana i ricordi iniziano a riaffiorare e si recuperano gli insegnamenti ricevuti, facendo ritornare il punto di unione nella specifica area di intensa percezione. In questo modo si possono riunire le conoscenze ricevute in stato di percezione normale e in stato di intensa percezione. La ricapitolazione formale, essendo rigida, è il sistema più opportuno per perdere la forma umana e questa, a sua volta, è l'unico mezzo per incominciare a ricordare. Ciò è possibile perché il punto di unione del guerriero si sposta un po' a sinistra nella posizione nota come "ragione acuta". È un cambiamento permanente, una modifica all'interno della parte organica della grande fascia umana che produce la perdita della coesione energetica (forma umana). Inoltre il cambiamento ha come risultato la mutazione della precedente forma energetica, infatti la bolla da forma sferica acquisisce la forma ovale. Gli sciamani sanno che alla base dell'arte dell'agguato vi sono tre precetti che costituiscono la regola dell'agguato. I tre precetti dell'agguato I1 primo precetto della regola dell'agguato dice che tutto ciò che circonda l'uomo è un mistero imperscrutabile. I1 secondo precetto della regola dell'agguato dice che si deve cercare di svelare i misteri, ma senza sperare di riuscirvi. I1 terzo precetto della regola dell'agguato dice che il cacciatore conscio dei misteri imperscrutabili che lo circondano prende il dovuto posto tra gli altri misteri e si considera uno di loro. Ne consegue, per un cacciatore-guerriero, che l'essere è un mistero senza fine, sia che si tratti di una pianta, di un animale o di se stesso. È questa l'umiltà del guerriero. Gli sciamani sanno che i cacciatori devono apprendere sette principi per raggiungere la perfezione nell'arte dell'agguato. I sette principi dell'agguato Il primo principio dell’arte dell’agguato dice che sta a1 cacciatore decidere su quale terreno scontrarsi. Un cacciatore non accetta mai la sfida senza conoscere quello che lo circonda Il secondo principio dell'arte dell'agguato dice che il cacciatore deve abbandonare tutto ciò che non è necessario, cioè deve liberarsi del superfluo.


Il terzo principio dell'arte dell'agguato dice che il cacciatore deve essere in grado di decidere se accettare uno scontro oppure no. Inoltre deve essere sempre pronto a battersi fino in fondo, mai però senza un piano prestabilito. Il quarto principio dell'arte dell'agguato dice che il cacciatore deve rilassarsi e non avere paura di nulla. Solo allora l'intento che lo guida gli aprirà il cammino e lo aiuterà. Il quinto principio dell'arte dell'agguato dice che il cacciatore, quando si trova dinnanzi a situazioni che non riesce a controllare, si ritira un attimo e lascia vagare i propri pensieri, occupando il tempo con qualcos'altro. Il sesto principio dell'arte dell'agguato dice che il cacciatore comprime il tempo, perché anche un istante ha la sua importanza e pertanto egli non spreca neanche un momento. Il settimo principio dell'arte dell'agguato dice che il maestro-cacciatore - Nagual - non si spinge mai in prima fila e osserva sempre da dietro le quinte. Gli sciamani sanno che i cacciatori, applicando i sette principi dell'arte dell'agguato, ottengono tre risultati. I tre risultati dell'agguato Il primo risultato dell'arte dell'agguato si ottiene quando il cacciatore impara a ridere di se stesso, a non prendersi mai sul serio. Il secondo risultato dell'arte dell'agguato si ottiene quando il cacciatore impara a non avere mai fretta e ad acquisire una illimitata pazienza. I1 terzo risultato dell'arte dell'agguato si ottiene quando il cacciatore impara ad avere una enorme capacità d'improvvisazione. Gli sciamani dell'antico videro come l'Aquila, attraverso le sue emanazioni, dona la consapevolezza consapevolezza B - al momento della nascita degli esseri viventi, affinché venga arricchita tramite le esperienze di vita. Videro anche come l'Aquila, sempre attraverso le sue emanazioni, riprende la consapevolezza arricchita, dopo la morte degli esseri viventi. Inoltre videro che quando si trovava dinnanzi alla morte di sciamani che avevano ricapitolato la propria esistenza, in modo formale, aveva un momento di esitazione. Da queste osservazioni giunsero alla conclusione che l'Aquila cerca le esperienze di vita e che si doveva soddisfarla con una imitazione di tali esperienze. Compresero che solo con una esaustiva e perfetta ricapitolazione si poteva generare una copia della genuina consapevolezza, un surrogato che, donato all'Aquila, li avrebbe resi liberi di raggiungere l'infinito. Il secondo modo di procedere per effettuare la ricapitolazione è esaustivo e perfetto. Esso consiste nel raccogliere in un album mnemonico tutti gli eventi memorabili - momenti indimenticabili - della propria esistenza. Si tratta di una raccolta di tutti quegli avvenimenti che rivestono un significato particolare nell'esistenza dello sciamano - uomo di conoscenza - e che oltre a testimoniare le circostanze della sua vita ne rivelano la sua personalità. Gli eventi memorabili dello sciamano hanno "il tocco dell'impersonale", cioè riguardano ogni essere umano e non solo lui. Sono rappresentazioni della condizione umana, storie in cui lo sciamano non è al centro dell'attenzione e se anche non lo riguardano lo coinvolgono per tutta l'esistenza. Lo sciamano effettua la ricapitolazione associandola al camminare - aiuta a risvegliare i ricordi - e ad una particolare tecnica respiratoria. Si fanno lente inspirazioni ruotando quasi impercettibilmente il capo da destra a sinistra e si espira allo stesso modo ruotando il capo da sinistra a destra.


La ricapitolazione esaustiva, essendo perfetta, consente di comprimere la bolla di proto-energia. Ciò è possibile perché il punto di unione dell'uomo di conoscenza si sposta un po' a sinistra nella posizione conosciuta come "spietatezza". È un cambiamento permanente, una modifica all'interno della parte organica della grande fascia umana. Esso ha come risultato la mutazione della precedente forma energetica. La bolla a forma ovale si comprime fino ad apparire a forma di lapide e di color verde. Inoltre la breccia che si trova sulla bolla - all'altezza della zona ombelicale - si restringe. L'album dei fatti memorabili è un esercizio di imparzialità per raccogliere l'insieme globale delle proprie emozioni e realizzazioni; esso è lo strumento per la ridefinizione della sistemazione emozionale ed energetica e per il reimpiego della propria energia inutilizzata al fine di affrontare l'infinito. La raccolta degli eventi memorabili dell'esistenza rappresenta, per lo sciamano, la preparazione necessaria per affrontare "il viaggio definitivo"... viaggio possibile dopo la morte fisica. Il corpo organico invece di decomporsi si trasforma in pura energia e il corpo inorganico si densifica, diventando solido - il doppio - ma inaccessibile alla percezione normale. Il terzo modo di procedere per effettuare la ricapitolazione è fluido e impeccabile. Esso consiste nel ricapitolare, senza un ordine apparente, differenti episodi della propria vita... ciò che gli sciamani chiamano "ricapitolazione delle tessere di un puzzle". Per ricapitolare in questo modo si deve far emergere sullo schermo del ricordo 'il cerimoniere', un evento che viene ricordato con estrema nitidezza e sorprendente chiarezza di dettagli, tanto che viene rivissuto - si sprofonda letteralmente in esso - e che apre la via al 'rivivere' episodi della propria esistenza. Lo sciamano realizza la ricapitolazione facendo "zittire la mente" ed evocando l'intento, cioè interrompe il flusso del pensiero per qualche istante e lascia che il suo intento scelga l'evento da 'rivivere'. A ciò associa una particolare tecnica respiratoria e un modo di muovere la testa - sventagliare l'episodio - da un lato all'altro. Lo sciamano effettua lunghe e profonde inspirazioni, ruotando adagio il capo da sinistra a destra per un arco di 180 gradi. Finito di inalare espira allo stesso modo, ruotando il capo da destra a sinistra. La ricapitolazione fluida e impeccabile permette di 'richiamare' alla mente - rivivere in toto l'esperienza e ciò accade quando l'intento sposta il punto di unione in una specifica posizione, permettendo allo sciamano di 'rivivere' l'accadimento. La ricapitolazione fluida, essendo impeccabile, permette di comprimere la bolla di proto-energia. Ciò è possibile perché il punto di unione dell'uomo di conoscenza si sposta un po' a sinistra, nella posizione conosciuta come "spietatezza acuta". E un cambiamento permanente, una modifica all'interno della parte organica della grande fascia umana. Esso ha come risultato la mutazione della precedente forma energetica. La bolla a forma di lapide e di color verde si comprime fino ad apparire a forma di lapide compressa e di color ambra. Inoltre la breccia che si trova sulla bolla - all'altezza della zona ombelicale - si restringe. Don Juan mi rivelò, mentre mi trovavo in stato di percezione silenziosa, che l'uomo di conoscenza doveva conseguire tre realizzazioni per perdere completamente la presunzione - importanza personale e acquisire la spietatezza (sobrietà). La prima realizzazione - per perdere inizialmente la presunzione - consiste nello spostare e fissare il punto di unione in "spietatezza", mentre la seconda - per perdere ulteriormente la presunzione consiste nello spostare e fissare il punto di unione in "spietatezza acuta". Infine la terza - per perdere completamente la presunzione - consiste nel conseguire la morte simbolica ma definitiva. Dopo queste tre realizzazioni lo sciamano è pronto per spostare e fissare il punto di unione nello stato di elevata percezione, il precursore dello stato di intensa percezione. In questo stato la mente è ancora in grado di ricordare quanto è successo anche se si vive in uno stato alterato, simile al sogno.


In questo stato il punto di unione del veggente si sposta a sinistra e si fissa al di là della linea centrale della bolla di proto-energia. E un cambiamento permanente, una modifica all'interno della parte organica della grande fascia umana che si manifesta, inizialmente, con la perdita della voglia di vivere. Ciò accade perché il punto di unione si fissa nel lato sinistro dell'uomo. Nello stato di elevata percezione lo sciamano - privo del senso di presunzione - può applicare la follia controllata, un modo d'essere che gli permette di comportarsi in un modo particolare con la gente. Egli - a differenza degli uomini comuni - è consapevole che i suoi atti non sono importanti; sa che non esistono azioni più o meno importanti perché di fronte alla morte tutto è relativo. Egli è conscio che il modo di vivere degli uomini è follia e così esercita un controllo sulla follia - follia controllata - della sua vita. Nonostante ciò i suoi atti sono veri e sinceri, anche se sono solo gli atti di un attore. Lo sciamano, esercitando la follia controllata, applica i sette principi dell'arte dell'agguato in un contesto sociale. Egli è in grado di fingere di essere completamente immerso - come un attore sulla scena - in quello che sta facendo senza che nessuno sospetti che stia fingendo. La follia controllata è la tecnica artistica dell'arte dell'agguato; essa permette di essere separati da tutto pur rimanendo parte integrale di tutto ed è l'unico ponte tra la follia della gente - il consueto comportamento umano - e la drasticità dei dettami - il controllo - dell'Aquila. In un'altra sessione dei suoi insegnamenti don Juan mi rivelò, mentre mi trovavo in stato di percezione silenziosa, che l'Aquila è il grande tiranno, il supremo monarca dell'universo. Al di sotto di essa stava la categoria dei tiranni, i maestri-Nagual. Poi, ancora al di sotto, stava la categoria dei piccoli tiranni, i torturatori che hanno potere di vita e di morte sugli uomini. Infine, più in basso di tutti, stava la categoria dei tirannucci, coloro che rendono la vita impossibile. Questi ultimi erano divisi in diverse tipologie, a seconda delle loro inclinazioni. Mi spiegò che l'uomo di conoscenza poteva perdere l'importanza personale usando un piccolo tiranno o un tirannuccio - e nel farlo doveva controllare, sistematicamente, il proprio comportamento mediante dieci attributi (controllo, disciplina, distacco, decisione, equilibrio, astuzia, pazienza, gentilezza, indifferenza e tempismo). Aggiunse che i veggenti, ormai liberi dell'importanza personale, avevano acquisito l'undicesimo attributo spietatezza - e usando un piccolo tiranno - o un tirannuccio potevano padroneggiare l'intento ottenendo il collegamento di tutti e dodici gli attributi. Lo sciamano deve apprendere l'ottavo principio - o il primo in assoluto - dell'arte dell'agguato. L'ottavo principio dell'agguato L'ottavo principio - o il primo in assoluto - dell'arte dell'agguato dice che lo sciamano deve porre l'agguato a se stesso. Porre l'agguato a se stessi significa scuotersi - usando il proprio comportamento con astuzia e spietatezza - per rafforzare il proprio anello di collegamento che si colloca tra la ragione e la conoscenza silenziosa. Per rafforzare - sensibilizzare - il proprio anello di collegamento con la conoscenza silenziosa dell'intento dell'Aquila bisogna passare in continuazione dallo stato di percezione normale allo stato di intensa percezione. La sensibilizzazione dell'anello di collegamento con la conoscenza silenziosa dell'intento consente allo sciamano di sapere senza conoscere, cioè di intuire tutto e senza sbagliare. Errore ci può essere solo nel caso dell'intervento dei sentimenti personali che possono oscurare l'anello di collegamento.


L'ottavo principio dell'agguato consente allo sciamano di applicare i primi sette principi nella vita di ogni giorno. Egli costruisce un 'edificio' - rappresentazione teatrale - sotto il diretto controllo dell'intento ed è l'attore principale dietro le quinte. Lo sciamano per costruire un edificio deve "svegliare l'intento", cioè deve dichiarare le proprie intenzioni senza però, svelare il fine reale ai destinatari della sua azione. Nell'edificio entrano diverse persone - uomini comuni e guerrieri - e la rappresentazione teatrale viene creata per porre i guerrieri di fronte al contrasto che si crea tra la follia della gente e il controllo dell'Aquila. Subito la follia della gente ha il sopravvento sui guerrieri ma alla fine viene sconfitta dal lungimirante disegno dell'Aquila. Don Juan mi rivelò, mentre mi trovavo in stato di percezione silenziosa, il segreto della Prima, della Seconda della Terza e della Quarta Attenzione. La Prima Attenzione è il mondo degli uomini come lo concepiscono normalmente. Il suo segreto si esplica nel fatto che il cacciatore-guerriero può creare, tramite la sua energia che si colloca nella zona ombelicale, un doppio energetico - anima - di se stesso. Questo doppio - corpo di intento - possiede una propria volontà (la copia della consapevolezza del guerriero) indipendente dal cacciatore. La Seconda Attenzione è un mondo che si configura rispetto all'esperienza diretta dello sciamano. Per accedervi bisogna "restringere il tonal" e "far affiorare il nagual". Bisogna cogliere di sorpresa il tonal (consapevolezza A) facendogli perdere il controllo a beneficio del nagual (consapevolezza B) che prende il sopravvento. In pratica, il corpo fisico si trasforma in energia e si assume il corpo fisico temporale - possiede una bolla di proto-energia - nella Seconda Attenzione. Poi lo sciamano esercita la volontà di ritornare nella Prima Attenzione per riassumere il corpo fisico. La Terza Attenzione è un mondo - zona sulfurea - che si colloca tra le linee parallele (il mondo degli uomini e l'altro mondo sono su due linee parallele). Essa è una zona di confine che si presenta come un paesaggio desertico con dune giallastre simili a zolfo. Il cacciatore-guerriero può entrare nella Terza Attenzione nello stato di intensa percezione altamente acuta o nello stato di percezione normale. Il cacciatore, nello stato di intensa percezione altamente acuta, percepisce un immenso banco di nebbia giallastra che divide il mondo in due e che va da terra fino al cielo. Egli è rivolto verso est e la metà del mondo alla sua sinistra - a nord rimane nitida, mentre la metà alla sua destra - a sud - è velata dal banco di nebbia. Il guerriero, ruotando la testa, fa girare il muro nel senso della rotazione e quando assume il corpo magico - shabodo - la rotazione del muro si ferma. Il corpo magico è una replica del corpo del cacciatore, una immagine tridimensionale di energia temporale compenetrata da una bolla di protoenergia. Il guerriero, nel momento in cui assume lo shabodo, ruota con il corpo magico - coincidente con il corpo fisico - di 90 gradi a destra, trovando il muro di nebbia di fronte a se. Cosi ha la possibilità di oltrepassarlo e di entrare nella Terza Attenzione. Poi ritorna indietro e rientra nel corpo fisico. Il cacciatore, nello stato di percezione normale, utilizza l'humito - piccolo fumo - per accedere alla Terza Attenzione. Egli assume lo shabodo, affronta e vince il guardiano del mondo sulfureo e penetra nella Terza Attenzione. Poi ritorna indietro e rientra nel corpo fisico. Inoltre, il cacciatore può accedere alla zona sulfurea con il corpo sognante, il corpo fisico spaziotemporale compenetrato da una bolla di proto-energia. Per assumere il corpo sognante bisogna essere divisi a livello della percezione - la percezione del proprio essere deve essere divisa tra il lato destro e il lato sinistro - e percepire i due emisferi del cervello come enti separati. In pratica, si viene divisi a livello percettivo dal duplice sussurro dei due maestri - l'insegnante sussurra all'orecchio destro e il benefattore all'orecchio sinistro - che producono una spaccatura sulla parte


superiore della bolla di proto-energia. Quindi si viene tirati fuori, attraverso la spaccatura sulla bolla, dai due maestri. Poi si apre una breccia dimensionale tra la Prima e la Terza Attenzione e si entra nel mondo sulfureo con il corpo sognante. Infine si ritorna indietro e attraverso la spaccatura sulla bolla si rientra nel corpo fisico. La Quarta Attenzione è un mondo – l’altro mondo - che si presenta come un paesaggio ricco di vegetazione con montagne, colline, fiumi e pianure. Il cacciatore-guerriero può entrare nella Quarta Attenzione nello stato di intensa percezione estremamente acuta o nello stato di percezione normale. Il cacciatore, nello stato di intensa percezione estremamente acuta, si volge ad est e percepisce, alla sua destra, il muro di nebbia giallastra. Il guerriero, nel momento in cui assume lo shabodo, ruota con il corpo magico - coincidente con il corpo fisico - di 90 gradi a destra, trovando il banco di nebbia di fronte a se. Rimane immobile a fissarlo e quindi accede direttamente alla Quarta Attenzione. Poi ritorna indietro e rientra nel corpo fisico. Il cacciatore, nello stato di percezione normale, utilizza la forza di volontà - oppure il piccolo fumo per accedere alla Quarta Attenzione. Egli vede una porta monumentale - una frattura tra la Prima e la Terza Attenzione - e la oltrepassa con il suo shabodo. Entrato nella zona sulfurea intraprende un viaggio fino a giungere su un altipiano, sopra il quale vi è l’ingresso per l'altro mondo. Con un urlo lo attraversa e penetra nella Quarta Attenzione. Poi intraprende il viaggio di ritorno. Il guerriero, sempre nello stato di percezione normale, accede alla Quarta Attenzione tramite il dormire. In pratica il dormiente entra in uno stato di silenzio interiore e scivola nel sonno con l'intento di assumere lo shabodo e di entrare nell'altro mondo. Egli, nel momento in cui assume lo shabodo, è rivolto verso sud e ruota con il corpo magico - coincidente con il corpo fisico - di 90 gradi a sinistra, trovando la Quarta Attenzione di fronte a sé. In questo modo ha la possibilità di entrare nell'altro mondo. Poi ritorna indietro e rientra nel corpo fisico. Il guerriero, dopo aver perso la forma umana, comincia a vedere, in stato di percezione normale, un occhio dinnanzi a se - porta dimensionale - che gli consente di accedere alla Quarta Attenzione. In pratica il cacciatore informe chiude gli occhi, vede l'occhio e comincia a dormire. A questo punto il dormiente assume lo shabodo ed attraversa la porta dimensionale per entrare nell'altro mondo. Poi ritorna indietro e rientra nel corpo fisico. Don Juan mi spiegò, mentre mi trovavo in stato di percezione silenziosa, che alla base del nostro essere c'è la percezione. Essa si divide in tre parti. La prima parte è l'Attenzione del Tonal, il "primo anello del potere", ovvero la capacità dell'individuo di collocare la propria percezione nel mondo della vita quotidiana, il conosciuto. La seconda parte è l'Attenzione del Nagual, il "secondo anello del potere", ovvero la capacità dell'uomo di conoscenza di collocare la propria percezione in mondi inconsueti, l'ignoto, l'ignoto quasi incommensurabile e l'ignoto incommensurabile. La terza parte è l'Attenzione dell'Aquila, il "terzo anello del potere", ovvero la capacità del veggente di collocare la propria percezione in diretto contatto con il grande tiranno l'inconoscibile. Nei successivi incontri don Juan mi spiegò che gli antichi sciamani, grazie al fatto di aver ricapitolato in modo esaustivo e perfetto, poterono ottenere, poche ore dopo la morte fisica, lo shabodo fisicizzato con la conseguente disintegrazione trasformazione in pura energia - dell'organismo. Mentre i moderni sciamani effettuano "il passaggio finale" quando sono ancora vivi, poiché il passaggio è un "fattore unificante". Mi disse che i moderni sciamani, grazie al fatto di ricapitolare m modo fluido e impeccabile, realizzano la morte simbolica ma definitiva. Ciò consente loro, in seguito, di effettuare il passaggio finale.


Mi informò che tutti loro - lui e il suo seguito di sciamani - assunsero, in stato di percezione elevata, lo shabodo fisicizzato. In una frazione atemporale il loro corpo fisico divenne energia non frammentaria e il loro corpo magico si densificò. Poi spalancarono la fessura - vagina cosmica - tra la Prima e la Quarta Attenzione e sgusciarono attraverso di essa. Infine mi rivelò che un osservatore esterno, vedendoli nel momento dell'assunzione dei corpi inorganici, avrebbe avuto l’impressione che le bolle di proto-energia dei loro corpi fisici si accendessero di luminosità. Ciò che invece l'osservatore vede è la bolla accesa del corpo inorganico. Quando iniziai la stesura di questo libro alcuni degli sciamani dell'antico, che vivono nella Quarta Attenzione, vennero a me per rivelarmi il modo di cacciare insieme. "Siamo gli antichi sciamani esistiti migliaia di anni fa, all'inizio della civiltà umana. Siamo un numero indefinito. Seguiamo i disegni dell'Aquila e ogni tanto, quando l'Aquila ce lo chiede, interveniamo sugli esseri umani affinché facciano delle esperienze. "A differenza degli uomini comuni gli sciamani hanno l’illusione di avere più potere, in realtà sono nati per svolgere in maniera più consapevole i dettami dell'intento, anche dopo la vita biologica ma nessuno sa il perché! In cambio l'intento lascia decidere cosa fare della propria vita. “Ci hanno definito come i silenti, ‘coloro che silenziosamente passano’ in quanto quando agiamo non ci facciamo sentire”


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