Theun Mares - V - Questa Terribilmente Elusiva Felicità

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Questa terribilmente elusiva

F E L I C I T A’ Un viaggio di auto-scoperta a bordo del vascello della vita

THEUN MARES


Questa terribilmente elusiva felicità

A tutti voi cacciatori, con tanto Amore. Theun

Traduzione dall’inglese ad uso non commerciale, a cura di Sandro Melis. 2


Questa terribilmente elusiva felicità

THEUN MARES Theun Mares non è mai stato interessato a farsi notare. Ogni suo movimento originava dal cuore ed era diretto al cuore. Così la vita di Theun ha influenzato in modo potente molte persone. E gli effetti della sua opera si percepiranno sicuramente ancora per molto tempo. La vita di Theun è terminata in pace nel 2011. Se la vita può caratterizzarsi come un gentile e naturale processo di evoluzione, allora la vita di Theun Mares ha rivelato questo processo. Nel mondo d’oggi, però, non è facile ritrovare questo gentile e naturale processo. I problemi che affrontiamo sono il risultato dell’aver disdegnato il processo della vita, così la terra e i suoi abitanti, si ritrovano pericolosamente in disequilibrio. Ma tutti noi sappiamo già queste cose. La questione è, come possiamo riprendere equilibrio come individui? Come possiamo reincorporare nelle nostre azioni l’interrelazione della vita? Come possiamo implementare nella nostra vita quei principi che porteranno all’avvento di un nuovo mondo? Di una cosa siamo certi, le soluzioni che abbiamo tentato finora, chiaramente non funzionano. Quand’era in vita, Theun ha sempre ricercato questo equilibrio. Ma cos’è che ci fa perdere l’equilibrio? Nello specifico, che cosa ha causato la perdita di armonia nei confronti di noi stessi, delle relazioni e del mondo che ci circonda? A partire dalla sua carriera di ballerino classico, poi con la carriera come insegnante ed infine nello scrivere libri e guidare le persone, Theun si è sforzato di trovare l’equilibrio e mantenersi in equilibrio, ed è stato capace di trasmettere questa unicità ad altri. Come disse Theun, “Cos’è l’equilibrio se non una raffinata applicazione dei principi guida dell’intelligente cooperazione?” “Se impariamo cosa significa veramente cooperare in modo intelligente con tutta la vita, allora sperimentiamo armonia anziché distruzione. Se permettiamo alla vita di evolvere in modo naturale e gentile, allora sperimentiamo anche la rigenerazione. E’ questo il modo del guerriero – toccare il mondo delicatamente – per imparare ad essere parte integrante del mondo e a non depredarlo.” Eppure, per troppo tempo, le nostre culture hanno incarnato la corrosiva divisione che prolifera nella estrema separazione di un approccio alla vita puramente razionalistico. Così ci sforziamo continuamente di imporre i nostri punti di vista sugli altri e sulle loro società – uomo contro uomo, uomo contro la natura. Imponiamo i nostri punti di vista anche ai nostri bambini. I libri e i corsi di Theun Mares mostrano come vincere gli effetti della separatezza in noi stessi e nelle nostre vite, e così ritrovare l’armonia e l’equilibrio che desideriamo. L’equilibrio fra spirito e materia, fra mente e sentimenti, fra maschile e femminile, fra il nostro lato oscuro e quello luminoso, un equilibrio fra tutte le forze apparentemente opposte che minacciano conflitti interiori. Il risultato finale è che quando TUTTI gli aspetti sono allineati e riconciliati fra loro, scopriamo che la nostra vita evolve armoniosamente e ci sentiamo continuamente rinnovati. Theun diceva che era un nagual che andava di fretta, perchè doveva realizzare molte cose nell’arco dell’attuale vita. Di conseguenza, nelle molte imprese che iniziò, coinvolse e guidò un gruppo selezionato di persone, con la speranza che avrebbero portato avanti il suo lavoro nelle rispettive aree di specializzazione – il lavoro di restituire l’eredità Tolteca nelle sue varie forme all’umanità.

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Questa terribilmente elusiva felicità

Questo libro è dedicato alla mia grande famiglia, a quelle meravigliose creature chiamate esseri umani, che nonostante appartengano alla specie più divertente della terra, sembra che abbiano perso contatto con l’innato senso del divertimento e della gioia durevole.

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INDICE PREFAZIONE _________________ INTRODUZIONE _________________ CAPITOLO 1 RELAZIONARSI ALLA VITA Cos’é la vita? _________________ CAPITOLO 2 IL VIAGGIO DELLA CORREZIONE & LE QUATTRO CONDIZIONI DEL CAPITANO VITA _________________ CAPITOLO 3 CONDIZIONE 1: DIVENTARE CONSAPEVOLE DI UN MODO D’ESSERE ALTERNATIVO Usare la paura Sviluppare il rispetto Le differenze fra maschio e femmina Usare la propria conoscenza Sentimenti ed emozioni non sono la stessa cosa Cos’è il vero amore? Comprendere gli specchi Il mondo è pieno di madri e ragazzini _____________________ CAPITOLO 4 CONDIZIONE 2: CAMBIARE L’IMMAGINE DI SE’ Realizzare l’armonia attraverso il conflitto 5


Questa terribilmente elusiva felicità Se uomo e donna si riferiscono al genere, i termini maschile e femminile si riferiscono a specifici stati di consapevolezza Il ruolo del cacciatore Le regole dell’intelligente cooperazione Usare il conflitto per scoprire nuova conoscenza ___________________ CAPITOLO 5 CONDIZIONE 3: I TUOI DIFETTI SONO IL BIGLIETTO PER LA LIBERTA’ Lavorare consapevolmente con gli specchi L’arte di ascoltare Il segreto dell’amore incondizionato Compromesso contro sacrificio _____________________ CAPITOLO 6 CONDIZIONE 4: DAI TEMPO A TE STESSO _____________________ CAPITOLO 7 LE REGOLE DEL GIOCO DELLE RELAZIONI _____________________ CAPITOLO 8 LA PAROLA CHIAVE PER LA VITA E LA FELICITA’ _____________________

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PREFAZIONE Se qualcuno vi dicesse che la chiave della felicità ce l’avete proprio sotto il naso ed è sempre stata là, cosa gli direste? Quando l’autore di questo libro, Theun Mares, me lo disse per primo mi sentii frustrato e contrariato. Tuttavia, decisi di non dirgli nulla nella speranza che col tempo mi avrebbe rivelato il vero segreto. Nel frattempo, intrapresi la mia ricerca della felicità, con gli occhi fissi sull’obiettivo. Però, come ogni orizzonte, il mio obiettivo della felicità rimaneva lontano via via che procedevo. Fortunatamente ero il suo editore, così divenni allievo di Theun e da quello che potevo vedere sembrava che lui non si sforzasse affatto per essere felice, per cui decisi di soffermarmi a riflettere su ciò che mi aveva detto e mi ci volle parecchio tempo e impegno per riuscire a vedere la verità contenuta nelle sue parole. Sembra che questo sia un problema molto comune, perchè abbiamo acquisito la tendenza a dare poca importanza all’ovvio e al luogo comune, mentre andiamo alla ricerca di risposte complicate. Nella corsa verso le realizzazioni tecnologiche ed accademiche, siamo diventati così “ingegnosi” che tendiamo a razionalizzare qualsiasi cosa della vita, col risultato che la vera felicità ci scivola via. Lavorando e studiando con Theun ho sviluppato il principio guida che non abbiamo bisogno di nessun titolo accademico per capire come vivere e come ottenere il massimo dalla nostra vita. Le chiavi della vita e della felicità devono essere alla portata delle abilità di tutti, anche della persona più semplice, altrimenti non avrebbe senso vivere. Pertanto, non abbiamo bisogno di acquisire nuovi trucchi e soluzioni, ma di liberarci della gran parte di quanto ci hanno insegnato sulla vita. Però, anche se le chiavi per la felicità sono semplici, questo non significa che sono facili. In effetti, metterle in pratica risulta diabolicamente difficile, perchè sembra che ci sia sempre una lacuna fra ciò che dovremmo fare e le nostre abitudini di una vita intera. Frequentando Theun, ho scoperto che sebbene non esistano soluzioni rapide sulla via per la felicità, una volta che abbiamo deciso di partire per il nostro viaggio, con pochi attrezzi in saccoccia, la vita si trasforma e non è più la stessa di prima. Talvolta voliamo alti e altre volte crolliamo miseramente, ma viaggiamo sempre col nostro potere ed è proprio questo che da al vivere una nuova dimensione eccitante ed esilarante. Per me, dire “Si! L’ho fatto a modo mio” è il modo per sviluppare il credere in me stesso e la sicurezza in me stesso, ed è ciò che rende ogni giorno diverso e degno di essere vissuto. L’effetto stupefacente è che, sia col tempo soleggiato oppure nuvoloso, si impara a creare il proprio tempo meteorologico interiore. Col tempo, ho scoperto che i principi spiegati in questo libro mi hanno condotto a una nuova comprensione del significato di felicità. Ho imparato che la felicità non è l’orizzonte lontano ma è tutt’attorno a noi – occorre solo coglierla consapevolmente. E’ veramente così semplice e così difficile come scegliere di vivere, perchè quando scegliamo di vivere scegliamo la felicità. Le persone amano così tanto guardare lo sport, non tanto per il risultato o per la vittoria, ma perchè vogliono vivere per interposta persona ogni mossa della battaglia – una battaglia in cui i secondi sembrano minuti, mentre l’eccitazione e l’intensità sono focalizzate su ogni giocatore che fa del suo meglio. In modo simile, quando scegliamo di vivere, sono proprio l’intensità e la passione che generiamo ad ogni passo che ci rendono memorabile ogni battaglia. Le vittorie vanno e vengono, ma ciò che traiamo da ogni battaglia non va mai perduto. Perciò, per me, scegliere di vivere si è trasformato in un affare molto pratico, che comporta l’imparare ad essere agile e vigile e sufficientemente appassionato della vita da essere capace di catturare quell’elusiva felicità che, nonostante le apparenze, è sempre presente in ogni circostanza di ogni giorno. Spero che il vostro viaggio di scoperta sia eccitante e gratificante, almeno quanto lo è stato per me. Charles Mitchley - Cape Town

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INTRODUZIONE Avrei potuto presentare questo materiale in diversi modi, ma dato che questo libro intende riportare le persone in contatto col genuino divertimento e la gioia durevole, ho deciso di adottare un approccio divertente. Perciò, lascio perdere i tecnicismi o li spazzo via, perchè il divertimento si regge sui sentimenti e non sulla manipolazione di concetti intellettuali. Comunque, per chi volesse approfondire le questioni di questo libro, ci sono i miei precedenti libri che aiuteranno allo scopo. In questo libro, non ho voluto mettere l’accento sui grossi macigni visibili a chiunque, ma su quei sassolini che ci causano inciampi e cadute, solo perchè sembrano insignificanti e non ci accorgiamo di loro. Provate a pensarci un momento. Quante volte al giorno vi capita un incidente stradale? Ma quante volte al giorno vi capita un “incidente” con un’altra persona perchè inavvertitamente le avete calpestato i piedi e poi, cercando di districarvi, vi scavate ancora di più la fossa? Non vi suona familiare? Se vi suona familiare, allora questo libro è per voi. Questo libro è tutto incentrato sullo spostare il focus dell’attenzione, sul dire addio alla Miseria e dire benvenuta alla Felicità. Perciò seppelliamo la Cugina Miseria proprio qui e ora e piantiamo sul suo sepolcro i semi della felicità che abbiamo sempre desiderato. Però, prima di piantare i semi, devi essere certo che vuoi seppellire la vecchia Cugina Miseria, perchè altrimenti, lei continuerà a drenare le tue energie costringendoti a sostenerla con ogni briciola di temporanea felicità che sei capace di trovare. Vedi, la natura della vita è questa: sia che scegliamo di essere felici o che scegliamo di essere miserabili, in entrambi i casi lo sforzo richiesto è lo stesso. Comunque, a prescindere da ciò che scegli, goditi questo libro, perché questo è il suo scopo.

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CAPITOLO UNO

RELAZIONARSI ALLA VITA

Oggi è il primo giorno della vita che mi rimane Non so chi ha detto questa frase, ma per me ha molto senso. Significa che, a prescindere da quanto sia stata schifosa e incasinata la giornata di ieri o questa settimana o l’ultimo anno, oggi è il giorno in cui gettiamo il passato alle spalle, non nel senso che nascondiamo la polvere sotto il tappeto, ma nel senso che non permettiamo al passato di mantenerci in uno stato miserabile. Noi abbiamo sempre la possibilità di scegliere, se sentirci pieni di vergogna e colpa per le azioni passate, o considerarle oggettivamente e onestamente per integrarle e farle nostre. Farle nostre non significa necessariamente esserne orgogliosi, ma che ammettiamo onestamente di aver fatto pasticci e che ci prendiamo la piena responsabilità delle nostre azioni. Prendendoci la responsabilità, non solo le facciamo nostre, ma riconosciamo anche la conoscenza che abbiamo acquisito facendo quelle esperienze. La conoscenza acquisita nell’esperienza non è mai cattiva, semmai può diventare malvagia se la usiamo per reiterare azioni sbagliate su noi stessi o sugli altri. Comunque, se in qualche modo mi sono bruciato, facendo mia quell’esperienza, posso usare la conoscenza acquisita per non bruciarmi nuovamente e posso anche avvertire gli altri del pericolo di cadere in quella trappola. Oppure posso usare quella conoscenza per sostenere le persone che come me si sono bruciate e darle consigli basati sulla mia esperienza. E’ vero che non tutta la conoscenza è bella e non tutte le esperienze ci fanno sentire orgogliosi e soddisfatti, ma la verità è che non ci sono angeli fra di noi. Qualcuno potrebbe sembrare più santo di altri, ma solo perchè: o ha imparato a nascondere gli scheletri meglio degli altri o perchè facendo proprie quelle azioni, ha imparato a trasmutarle in qualcosa di utile a tutti, compreso se stesso. D’altra parte, qualcuno di noi è costretto a vestire i panni del disgraziato, ma solo perchè il suo fato ha decretato che questa volta non potrà furbescamente fuggire alle proprie sfide e non avendo ancora imparato a trasformare le vesti di disgraziato in un mantello da re, i panni del disgraziato rimangono. In ogni caso, la linea di fondo è che nessuno di noi è meno colpevole di chiunque altro. Tutti noi partecipiamo al processo della vita, volenti o nolenti, e a causa della nostra partecipazione nessuno di noi può proclamarsi innocente. Per esempio, se mi compro una macchina e investo accidentalmente un pedone, è innegabile che sono in qualche modo colpevole dei danni che gli ho causato. Ma se non fossero esistite macchine da comprare, io avrei investito quella persona forse con la mia bici e in quel caso i danni sarebbero stati considerevolmente più lievi. Pertanto, indirettamente, chiunque sia coinvolto nell’industria automobilistica è responsabile ogni volta che qualcuno viene ferito o addirittura ucciso in un incidente automobilistico. Con l’esempio sopra, non sto cercando di passare ad altri la patata bollente, voglio solo evidenziare che se investo qualcuno con la mia auto, devo sicuramente prendermi le mie responsabilità, ma non avrei mai potuto commettere quel reato se qualcuno non avesse inventato le auto, qualcun’altro non avesse cominciato a costruirle, qualcun’altro non le avesse vendute, e 9


Questa terribilmente elusiva felicità qualcun’altro ancora non avesse incoraggiato le persone a comprasi l’auto fornendole le finanze di cui non disponevano e senza le quali non avrebbero potuto permettersela. Alla fine, esiste solo Una Vita e solo un’umanità con un destino comune a tutti. Facendo nostre le azioni e le esperienze, prendiamo possesso della conoscenza acquisita e con essa prendiamo parte al gioco di creare il mondo in cui viviamo.

COS’E’ LA VITA? I nostri desideri non sono inutili sogni ad occhi aperti. I desideri sono un‘espressione della nostra più intima predilezione – una predilezione che possiamo realizzare, a patto che usiamo saggiamente la nostra conoscenza. Cos’é la vita? A me piace vederla come un’enorme rete. Le azioni di ogni individuo sono i fili che si incrociano, si annodano e formano la rete. Ogni filo è connesso a tutti gli altri e con essi interagisce, così l’intera rete della vita è totalmente interrelata. Pertanto potremmo dire che la vita assomiglia ad una sfera di relazioni, comprese le relazioni con le piante, gli animali e con gli oggetti inanimati come l’arredamento di casa. Per un momento pensate alla relazione con l’arredamento. Pensate, per esempio, allo sportello dell’armadietto che si apre scivolando facilmente. Ora pensate allo sportello con cui invece dovete lottare ogni volta per aprirlo, finché finalmente si apre violentemente e va a sbattere sul naso o sullo stinco. Le relazioni con le altre persone sono dello stesso tipo, come lo sono le relazioni con le circostanze della vita, a volte facili e a volte conflittuali. Tutta la nostra vita non è che un insieme di relazioni fra noi e le circostanze della vita. E Queste non dipendono solo dalle nostre azioni ma almeno anche da un’altra persona o un’altra cosa, come lo sportello dell’armadietto. Perciò, se siamo alla ricerca della felicità, dobbiamo prendere in esame tutte le nostre relazioni, e non avete idea di quanto è enorme questa impresa. Le relazioni formano il tessuto della vita, perchè la vita è veramente una grande rete di campi di energia interattivi, interdipendenti e interrelati. Noi chiamiamo questa rete il cerchio dell’essere, perchè la vita non è come una linea che va da qualche parte e lì si ferma, ma si curva su se stessa a formare un cerchio o, più precisamente, una sfera. Imparare la gestione delle relazioni è imparare la gestione della vita. Di conseguenza, se volete relazionarvi in modo sereno e pieno di significato, con un’altra persona, col mondo e più importante di tutte con voi stessi, avete bisogno di rivalutare qualsiasi cosa vi è stata insegnata sulle relazioni e in pratica rivalutare qualsiasi cosa pensate di sapere sulle persone e sul mondo in cui viviamo. Per cui vi chiedo di unirvi a me in un gioco – il gioco della vita. Questo gioco lo chiamiamo il Viaggio dell’Aggiustamento. Il viaggio comincia con la trama di una storia – una storia su te e me – una storia che si dispiega progressivamente nel corso del libro e che si concluderà quando avrai scoperto dove sta e come si usa la chiave della felicità.

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Questa terribilmente elusiva felicità Non abbiamo inventato noi questo gioco, perchè la vita stessa ci da la trama. Ma nel caso l’aveste perduta in qualche luogo o in qualche tempo, vi darò io la trama. Ricordate però che la trama è solo la nuda struttura di ciò che diventerà la storia della vostra vita. Voi, e solo voi, determinerete i dettagli della storia, i personaggi che la comporranno e se sarà una tragedia, una commedia, un dramma epico o solo un racconto commovente, le sfide e le predilezioni di un uomo o una donna, cioè voi, che è in cerca della felicità della gioia e della libertà.

Noi, creiamo la nostra vita come la vogliamo.

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CAPITOLO DUE

IL VIAGGIO DELL’AGGIUSTAMENTO & LE QUATTRO CONDIZIONI DEL CAPITANO VITA

Tu vivi in un’isola. Questa isola è il tuo mondo e su di essa hai tutto quel che ti serve.

L’isola in cui vivi è abbastanza carina, tranne che la senti come un’isola, nel senso che sei circondato da innumerevoli altre isole e spesso ti senti tagliato fuori, col risultato che ti senti solo con i tuoi pensieri, le tue emozioni e i tuoi sentimenti. Solitudine è il nome che dai alla tua isola e desideri conoscere il resto del mondo. Un giorno, una nave si ormeggia alla tua isola. Eccitato, corri al porto incontro alla nave, e sul ponte principale vedi un uomo dall’aspetto impressionante, che sembra proprio il capitano. Sei così eccitato che quasi dimentichi di salutarlo, prima di chiedergli se puoi salire a bordo. Gesticolando, gli spieghi che ti senti molto solo, che vuoi lasciare l’isola e che vorresti conoscere il mondo. Mentre parli, il capitano della nave ascolta tranquillo la tua storia e anche dopo che hai terminato, continua ad osservarti in silenzio. Finalmente, proprio mentre ti accingi a chiedergli nuovamente un passaggio, il capitano comincia a parlare. “Io sono il Capitano Vita” “E sono il capitano di questa nave. Ma devo avvertirti che questa non è una nave ordinaria, perchè è la Nave dell’Aggiustamento. Se vuoi un passaggio a bordo della mia nave, l’avrai, ma solo alle mie condizioni.” “Si!” rispondi con entusiasmo. “Oh, si! Farò qualunque cosa tu comandi e pagherò il pedaggio che chiedi.” “Non voglio nessun pedaggio, perchè la cifra che ti farei pagare non potresti permettertela. Ma queste sono le mie condizioni. “Primo, quando sali a bordo della mia nave non devi portare con te libri, fotografie o quadri. Ti serve solo una penna e della carta per scrivere. Secondo, non devi avere abbigliamento o scarpe di varie fogge, ma devi vestirti solo con abiti di cotone bianco. Terzo, non devi portare gioielli o armi – ti serve solo una corona d’alloro e una ghirlanda di fiori selvatici. Quarto, devi gettare in 12


Questa terribilmente elusiva felicità mare il tuo orologio. Ed infine, prima di scendere dalla mia nave, dovrai darmi una speciale password che imparerai ad usare durante le traversate a bordo della Nave dell’Aggiustamento. Se tenterai di imbrogliarmi o di darmi la password sbagliata alla fine del viaggio, perderai la vita.” Questa è la trama della nostra storia, la storia di te e di me, la storia di te e qualcun’altro, la storia di te e molti altri, la storia di te e il mondo la fuori e, più importante di tutte, la storia di te e del tuo sé interiore. Benvenuto a bordo della Nave dell’Aggiustamento, ma assicurati di dare la massima attenzione alle condizioni del Capitano Vita, perchè possiamo perdere la vita in molti modi, non solo con la morte fisica. Dunque, prendiamo in considerazione ogni condizione del Capitano Vita, una per una, ma dato che è la tua storia, io non posso darti risposte perchè le mie risposte sono solo per me e non necessariamente andranno bene per te. Ognuno di noi deve scoprire da sé cosa significano veramente le condizioni del Capitano Vita, e come può interpretarle al meglio per soddisfarle. Invece, la password che ci viene richiesta durante il passaggio nella Vita, è la stessa per tutti.

Vi auguro buon viaggio! Godetevi la traversata!

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Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere

CAPITOLO TRE

CONDIZIONE 1: DIVENTARE CONSAPEVOLE DI UN ALTRO MODO D’ESSERE La vita non è il condizionamento sociale

Vediamo la prima condizione del Capitano Vita, “Quando sali a bordo della mia nave non devi portare con te libri, fotografie o quadri. Ti serve solo una penna e della carta per scrivere.”

Questa condizione implica che se vogliamo partecipare alla vita, dobbiamo dimenticare tutto quello che ci hanno insegnato (i libri), ed eliminare tutto ciò che pensiamo di sapere (fotografie e quadri), in modo che possiamo scrivere la nuova storia (penna e carta per scrivere) della vita che vorremmo. Pensa per un momento a cosa ti hanno insegnato. Ti hanno forse insegnato a pensare autonomamente? O ti hanno insegnato a pensare come gli altri? Ti hanno forse dato gli strumenti per scoprire da te il significato della vita? O ti hanno istruito a sostenere i pregiudizi e le convinzioni degli altri? Ti hanno forse insegnato a valutare la tua esperienza sulla base dei tuoi elementi e oltre quanto ti dicono gli altri? O ti hanno rimproverato facendoti imbarazzare della tua esperienza? Hai imparato qualcosa che puoi dichiarare onestamente che è tua conoscenza? In effetti, se sei onesto con te stesso, puoi vedere da te quanto poco di ciò che professi proviene dalla tua esperienza personale. La maggior parte delle cose che le persone considerano propria conoscenza, in realtà sono solo idee e convinzioni di altri, spesso neanche testate per verificarne la validità ed efficacia, che sono state assimilate sia volontariamente che tramite il forzato condizionamento sociale. Se quindi conosci così poco della vita o, più precisamente, visto che hai dato così poco valore a ciò che hai imparato da te attraverso l’esperienza personale, è forse strano o sorprendente che hai difficoltà a relazionarti con gli altri, con la vita e soprattutto con te stesso? Ma vediamo 14


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere meglio cosa significa questo. Non ha importanza con chi ci stiamo relazionando, col nostro romantico partner, coi nostri genitori, coi nostri fratelli e sorelle, col nostro impiegato o col mondo in generale; se vogliamo relazionarci correttamente con gli altri, il primo passo consiste nel prendere in considerazione lo stato d’essere dell’altro, e questo vale anche in relazione con noi stessi. Eppure, a parte gli altri, quanto siamo consapevoli del vostro stato d’essere? Per “stato d’essere” intendo in che momento della vita si trova la persona - o voi stessi, – cosa sente, cosa pensa e come risponde alle circostanze della vita. Per renderci conto di quanto raramente siamo consapevoli dello stato d’essere degli altri, o di noi stessi, dobbiamo solo osservare i vari tipi di relazione nel mondo. Per esempio, fra fratelli vediamo che anche se condividono la stessa visione del mondo, raramente condividono lo stesso sogno. Le uniche cose che hanno in comune sono i genitori, così, invece di relazionarsi l’un l’altro, nel senso di prendere in considerazione il reciproco stato d’essere, spesso si instaura un senso di rivalità – un senso di “Se tu non fossi nato, io avrei avuto tutta l’attenzione.” Questo modo non è un “entrare in relazione con...”, ma una specie di competizione fondata sulla sensazione di essere in qualche modo sotto minaccia. Così molti fratelli impiegano molto tempo ed energia a combattersi l’un l’altro per l’attenzione dei genitori, o a superarsi l’un l’altro negli studi accademici o nello sport, invece di cercare di conoscersi a vicenda. Anche a lavoro troviamo lo stesso senso di competizione, anziché lottare assieme per completarsi l’un l’altro riconoscendo le forze e le debolezze proprie e dei colleghi. Di conseguenza, i colleghi tendono a diventare dei nemici non dichiarati, ognuno terrorizzato all’idea che qualcuno in ufficio possa scoprire chi o cosa è veramente. Ma ancora una volta, è molto difficile relazionarsi ad una facciata di comodo o a un atto; possiamo entrare in relazione con successo solo con una persona vera, aldilà della maschera. Gli esempi possono essere tanti. Quante volte madre e figlia entrano in competizione non dichiarata per avere l’attenzione del padre, solo perchè nessuna delle due crede veramente nel proprio valore e quindi cerca le rassicurazioni dell’uomo per sentirsi meglio con se stessa? Quante volte un figlio vive secondo le aspettative del padre, credendo che se non lo fa, il padre non lo amerà per quello che è veramente? Quante volte una madre irrompe nella vita del figlio, anche dopo molto tempo che il figlio vive per conto suo, solo perchè lui non ha fiducia nella propria conoscenza e perchè lei non trova alcun valore in se stessa se il figlio non ha bisogno di lei? Quante volte un impiegato si rivolge ad altri con forzato autoritarismo anziché praticare la collaborazione partecipativa, e solo perchè ha una così bassa autostima che si sente minacciato anche dalla signorina che porta il tè? Possiamo allungare la lista quanto vogliamo, ma se guardi nella tua vita troverai i tuoi esempi di competizione invece che di relazione. A prescindere dalle apparenze esteriori, in tutti i casi, la linea di fondo è che non prendiamo in considerazione lo stato d’essere dell’altra persona e non riconosciamo la nostra conoscenza e il nostro valore, perciò ci sentiamo minacciati da tutti indistintamente. Tenendo questo a mente, possiamo vedere che poche persone instaurano relazioni nel vero senso della parola, tutti gli altri sono in competizione col mondo e con le persone. Ne deriva uno schema di comportamento normalmente distruttivo per le parti coinvolte. A questo proposito, il frutti di una vera relazione sono l’elevazione reciproca e il rafforzamento reciproco. Il significato della parola relazione è “connettersi a” o “connettersi con”, che è l’antitesi di “competere contro”. Come esercizio per vedere la qualità delle vostre relazioni, compilate una lista portando attenzione a quelle che date per scontate, per esempio, la relazione con i vicini, con la domestica, con l’animale domestico e in special modo la relazione con voi stessi. Cercate di non mentire a voi stessi, perchè occorre totale onestà, e quindi è importante che prestiate molta attenzione anche alle relazioni che considerate buone, ricordando che il marchio della vera relazione è l’elevazione e il rafforzamento reciproco, e non l’indebolimento o la distruzione reciproca. Per esempio considerate i vostri amici, e valutate se vi sostenete a vicenda nei vostri sforzi o se vi commiserate l’un l’altro 15


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere nella vostra debolezza. Un vero amico è colui che ti ama abbastanza da parlarti apertamente senza paura di perdere l’amicizia. Una persona che supporta anche le tue azioni e comportamenti meno impeccabili, solo per mantenere l’amicizia, non è un amico, piuttosto è complice di un delitto!

Le mie relazioni .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. ..............................................................................................................................................................

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Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere

USARE LA PAURA Per entrare in relazione con noi stessi, con gli altri, o col mondo, occorre essere consapevoli. Il primo passo per entrare correttamente in relazione consiste nel coltivare l’abitudine ad essere all’erta verso ogni cosa, del mondo che ci circonda e dentro di noi. Essere all’erta è necessario sia per essere consapevoli dello stato d’essere di un’altro e sia per coltivare la fluidità di percezione. In altre parole, non vi sarà utile vivere le circostanze della vita unicamente sulla base del vostro usuale punto di vista. Piuttosto, è necessario sviluppare un’apertura senza pregiudizi a tutti i punti di vista, ma senza dubitare della propria conoscenza esperienziale. Presto, scoprirete che esistono tanti punti di vista quante sono le persone nel mondo. Questo non dovrebbe sorprendervi, considerando che ogni individuo ha un approccio unico verso la vita. E la meravigliosa bellezza della questione è che ogni punto di vista è come una sfaccettatura dello stesso diamante. Pertanto tu hai una sfaccettatura, io ne ho un’altra, e le altre persone hanno delle sfaccettature completamente diverse dalla mia o dalla tua, ma quando le mettiamo assieme il diamante della vita brilla della nostra luce riflessa. Quale magnifica intelligenza vediamo dispiegarsi quando molte menti uniscono le forze in un’unica impresa, invece che competere l’uno contro l’altro nel senso che “Io ho ragione e quindi tu hai torto.” Sviluppare questo tipo di approccio alla vita è uno dei benefici dell’essere consapevole. Rispetto alla parola “consapevolezza”, dovreste tenere a mente la differenza fra consapevolezza e coscienza. La parola coscienza significa “condividere conoscenza”, che ovviamente comporta di mettere in conto anche lo stato d’essere di un’altra persona. La consapevolezza, d’altra parte, significa “la qualità o la condizione di essere emotivamente e intuitivamente sensibile”, e anche più significativo è che la parola ha origine dal latino “vereri”, che significa “avere paura”. (n.d.t.: per assonanza, l’autore fa risalire la parola inglese “awarenes”, cioè consapevolezza, alla parola latina “vereri”)

Questo è rilevante quando si tratta di relazioni, perchè ogni volta che c’è paura, o anche una sensazione di paura, la persona in questione sarà iper-all’erta e quindi ben sveglia. Badate bene che dicendo “una sensazione di paura” stiamo differenziando dalla normale “paura” perchè sono stati d’essere diversi. Un’analogia ci aiuterà a chiarire. Pensate al fuoco e a cosa accade quando tenete la mano molto vicina al fuoco. Normalmente sperimentate una sensazione di bruciore e questa sensazione farà emergere un senso di paura che vi eviterà di essere così stupidi da mettere la mano nelle braci roventi. D’altra parte, se qualcuno vi ha legato ben infagottato e vi rotola verso un grande falò, non sentirete solo la paura di scottarvi ma verosimilmente sarete in panico totale prevedendo di fare la fine di un ciocco di legno! Questa distinzione è importante perchè molte persone tendono a diventare ben sveglie o pienamente consapevoli, solo quando è seriamente minacciata la loro sopravvivenza. Pertanto è sempre la vera paura, o almeno il senso di paura, che sprona le persone ad essere ben sveglie e pienamente consapevoli. Comunque, dato che stiamo imparando a relazionarci, non è necessario che qualcuno o qualche circostanza ci costringa ad essere ben svegli. Dobbiamo sviluppare questa facoltà deliberatamente e consapevolmente. Il motivo di questo è che, fatta eccezione per il pericolo di morte, la maggior parte delle persone soccombe alla paura, nel senso che rimane intrappolata dalla paura e ne viene debilitata. Essere debilitati dalla paura è un evento molto comune, e gli effetti sono gli stessi per chiunque – la tua forza è drenata via e ti senti debole ed impotente. In breve, più cresce la paura e più la forza se ne va. 17


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere Spesso le persone non se la sentono di ammettere di avere paura. Ci hanno segnato che è segno di debolezza. Eppure non c’è bisogno che trattiamo così le nostre paure. Tutta l’evoluzione della vita sul pianeta ha luogo per mezzo della paura, perchè tutti i tipi di paura sono diverse manifestazioni dello stesso istinto di conservazione. Tutte le piante, gli animali, gli insetti e gli esseri umani provano paura. Guardatevi attorno e provate a trovare un essere che non è soggetto alla paura. Eppure, nonostante sia sperimentata da tutte le forme di vita, nonostante sia una strana intangibile forza, un’emozione che non riusciamo a identificare pienamente, abbiamo bisogno di inquadrare la paura nella corretta prospettiva per non farci debilitare da essa. Per cui vediamo un esempio di come ci indebolisce la paura. Osservate le compagnie di assicurazioni. Esse dominano la nostra economia. Perché? Perchè tutti i loro affari sono fondati sull’elemento paura. Se lasciate entrare un agente dell’assicurazione dentro casa, quando andrà via vi ritroverete con un contratto di assicurazione contro gli incendi, contro i furti, contro le malattie e gli infortuni e per finire anche con un’assicurazione sulla vita. L’agente avrà guadagnato una lauta ricompensa, solo per avervi instillato la paura che se non avete quelle assicurazioni vi ritroverete in brutte acque quando (e non se) tutte queste catastrofi si abbatteranno su di voi. Potreste aver stipulato un’assicurazione sulla vita senza aver pensato che siete single, non avete coniuge, nè figli, nè cane, gatto o pappagallo e questo vi darà da pensare per un bel pò di tempo, o almeno per il tempo che vi serve per diventare consapevoli che vi è stato estorto un contratto, e la paura certamente vi avrà pervaso diffusamente! Comunque, guardando l’aspetto positivo, ricordate che è la paura a guidarci, a spronarci ad essere più grandi e migliori, più saggi e più tolleranti, più consapevoli e più responsabili. Di conseguenza, per essere pienamente consapevole e ben sveglio, abbiamo bisogno del timore, nel senso di “Ho paura che questo agente delle assicurazioni stia cercando di portarmi via una considerevole porzione del mio reddito”. Ovviamente è tutta un’altra faccenda farsi debilitare dalla paura, nel senso di “Se non seguo i consigli di questo agente ho paura che ne subirò le conseguenze personalmente.” Pertanto, nell’essere ben svegli, abbiamo bisogno di riconoscere la nostra paura, e non far finta che non esista, o cercare di cacciarla via; e in secondo luogo, affrontare la paura e metterla nella corretta prospettiva, in modo che la possiamo usare a nostro vantaggio e non per indebolirci.

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Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere

SVILUPPARE IL RISPETTO Essere ben svegli implica usare la paura e sviluppare il rispetto. Quando siamo ben svegli impariamo ad usare la paura come strumento per stare all’erta. E comunque, per usarla costruttivamente dobbiamo imparare il significato del rispetto, sia per gli altri che per noi stessi. Se non proviamo almeno una minima paura inevitabilmente diamo le cose e le persone per scontate. Però, rendetevi conto che passare la vita mezzo addormentati senza alcuna paura comporta un atteggiamento irriverente nei confronti della vita – un atteggiamento che non si cura di sé, né degli altri. Questo atteggiamento è del tipo “Ingoiala lo stesso, anche se non ti piace” e “Chi se frega se questa relazione si rompe, il mondo è pieno di uomini o donne in cerca di relazione” “Chi se ne frega se perdo la casa, le agenzie immobiliari sono piene di case in vendita”. E’ un’attitudine di mancanza di rispetto. Pertanto, il vero significato di essere ben svegli è quello di avere un senso di paura fondata sul rispetto. Se non avete paura e rispetto, presto vi ritroverete mezzi addormentati perchè ogni cosa vi annoia e se nulla tiene occupata la mente, come potete rimanere svegli? In estrema sintesi: se vi accorgete la vostra relazione funziona solo al 10%, significa che per il 90% del tempo state russando. D’altra parte, se non avete idea di cosa sto parlando, non ve ne faccio una colpa. Anche per me ci è voluto molto tempo per capire perchè le mie preziosissime relazioni finissero sempre in un grande casino. Avete presente le relazioni di cui parlo? Quelle splendide, calde e confortevoli relazioni in cui si sta sdraiati da qualche parte fino all’alba, a condividere anche i più piccoli ed oscuri segreti. Mi ha sempre meravigliato vedere come queste relazioni finissero sempre nel disprezzo reciproco, finché un giorno mi è venuto in mente che forse nelle mie relazioni mancava la paura e il rispetto. Per comprendere il significato di tutto questo nella pratica, vediamo un esempio di relazione affettiva. Prendiamo un giovane che qualche giorno addietro ha incontrato una splendida ragazza che gli piace proprio tanto. Da quando l’ha incontrata, Tom non ha fatto altro che pensare alla bella Tea, ed essendo arrivato il momento di rivederla, gli viene l’idea originale di telefonarle per chiederle se esce a cena fuori con lui. Ma quì la paura fa capolino. Tom non è più così tanto sicuro di sé e una sorta di paura mina la fiducia in se stesso. “Che succede se lei non vuole uscire con me?” “Che succede se scopro che lei è sposata o fidanzata?” “Che succede se lei mi manda al diavolo dicendomi che sono un idiota?” Se Tom troverà il coraggio di chiamare Tea, tutti noi sappiamo come sarà al primo appuntamento. Sarà ben sveglio e certamente molto attento! Sarà ben consapevole di ogni movimento, di ogni sorriso, di ogni ammiccamento e non perderà neanche un’occasione per far sentire Tea una regina. Prima di uscire da casa, si accerterà che il suo look sia al meglio e molto mascolino. Laverà la macchina, il dopobarba profumerà l’aria quando, con un mazzolino di fiori, busserà alla porta di Tea. Ma poi che succede? Tea si innamora pazzamente del suo focoso giovane principe, e lo sposa con le stelline che le brillano negli occhi – presto però queste stelline si trasformano in pugnali taglienti, perchè ora il buon vecchio Tom, avendo catturato definitivamente la bella amata, torna al suo solito vecchio sé. Coi vecchi jeans e la maglietta sporca, con l’aria trasandata, coi vestiti sporchi abbandonati alla rinfusa in bagno, Tom se ne sta sdraiato sul divano a guardare in TV la partita di calcio o di qualche altro sport, mentre Tea si occupa di cucinare, di pulire casa, di 19


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere lavare l’auto nel pomeriggio assolato e cerca anche di usare un tosaerba troppo pesante per lei. “Fiori? Vuoi dei fiori, Tea? Se vuoi fiori prenditeli dal giardino. Dopotutto lo hai disseminato di fiori, no?” Avete presente il quadretto? Il rispetto è volato via dalla finestra perchè Tom non ha più paura di perderla. Dopotutto sa di essere il fusto più focoso del vicinato, e anche se non è troppo macho per usare il tosaerba, sa come far cigolare il letto per bene. Tea dovrebbe essergli grata per averla scelta come moglie! Nel suo autocompiacimento Tom non si rende nemmeno conto che il meraviglioso sorriso di Tea è diventato aperto disprezzo. Lo stesso schema lo ritroviamo nell’ambiente di lavoro. Per esempio, il capo ti informa improvvisamente che ti vuole le suo ufficio alle 14 in punto, ma non ti dice a che riguardo. In quel momento emerge un senso di paura, specialmente se per esempio non hai finito in tempo il lavoro che ti ha assegnato. Ogni sorta di pensieri e domande fondate sulla paura cominciano a vorticare per la mente. “Cavolo! Mi vorrà licenziare?” “Mi vorrà rimproverare?” “Cosa cavolo mi succederà?” Ma nuovamente, quel senso di paura, quella sensazione di ignoto, ti renderà ben sveglio e molto più rispettoso di come sei normalmente. Così, alle 14 vai in ufficio dal capo, e non sapendo cosa di aspetta sarai molto rispettoso, molto presente a te stesso e certamente ben sveglio. Pertanto, se vuoi che qualsiasi relazione funzioni e sia soddisfacente, hai bisogno di rimanere sveglio, e per farlo non puoi permetterti di diventare compiacente dimenticando la paura e nemmeno puoi permetterti di non avere rispetto.

LE DIFFERENZE FRA MASCHIO E FEMMINA La vita ruota sulle polarità Negativa e positiva, nera e bianca, spirito e materia, o maschile e femminile. Dopo aver visto l’esempio di Tom e Tea veniamo alla vecchia e spinosa questione sui ruoli del maschio e della femmina. Cosa capite di questo concetto? O avete desiderato capirne qualcosa fino ad entrare in completa confusione ed abbandonare ogni speranza? Ora è il momento di mettere da parte tutti i condizionamenti sociali, o almeno per il tempo che serve ad ascoltarmi. Se mi sopportate, potreste scoprire che quello che ho da dire vi piacerà! Ciò che vi chiedo non è cieca fiducia,ma di attendere di avere completo il quadro complessivo di ciò che dirò e sperimentare personalmente. Se funziona, allora va bene, ma non ha senso scartare qualcosa senza sapere cos’è e senza metterla alla prova. 20


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere Se mettete in pratica queste tecniche e scoprite che non funzionano, controllate di averle applicate correttamente. Se non lo avete fatto, riprovate applicandole correttamente e vedete se funzionano. Se dopo averle applicate correttamente, scoprite nuovamente che non funzionano, allora senza tanti scrupoli lanciate fuori dalla finestra questo libro! Quali sono le differenze fondamentali fra maschio e femmina? Il potere ha sistemato le cose in natura in modo che il maschio sia un cacciatore. Pertanto è il maschio che va fuori a lavorare, e spetta principalmente a lui portare il cibo a casa. D’altra parte, poiché la femmina detiene in sé i misteri del concepimento e di partorire bambini, spetta a lei stare a casa attendendo al focolare e alla famiglia. Nei libri successivi vedremo questi concetti più dettagliatamente, ma per ora mi limito ad introdurli in modo che questa sezione abbia un senso. Ma cosa significa veramente? Semplicemente, significa che poiché il maschio detiene i segreti del dare vita attraverso lo sperma, è principalmente coinvolto col mondo che lo circonda, cioè col mondo esterno. Proprio come i suoi organi riproduttivi sono situati all’esterno del corpo, allo stesso modo il suo dare vita è rivolto al mondo esterno. In altre parole, così come il maschio coltiva i campi attorno a casa per propagare il cibo, alle stesso modo cerca e trova una donna in cui impiantare il suo seme per propagare la sua specie. Questo significa che istintivamente il maschio si considera una parte del mondo e se vuole accrescere il raccolto e trovare moglie, ha bisogno di essere in armonia col mondo esterno. A questo proposito, per il maschio è fondamentale per la sua sopravvivenza il rapporto fra sé e il mondo là fuori, e per la propria famiglia è fondamentale l’armoniosa interazione col grande e pericoloso mondo là fuori. Pertanto, è facile essere spavaldi col vicino di casa stando da questa parte della recinzione, ma è tutt’altra faccenda avere a che fare con l’avversario in affari, che fa di tutto per mettersi in una posizione di vantaggio economico nei tuoi confronti! Allo stesso modo, andare a caccia di una lepre o di un cervo è sicuramente eccitante, ma essere inseguito da un leone affamato non è tanto divertente, per cui se il cacciatore non ha intima familiarità col mondo che lo circonda, e può averla solo se è in armonia col mondo, il leone non rimarrà a lungo affamato. La femmina tende al focolare e alla famiglia, e non è coinvolta dal mondo là fuori, e siccome i suoi organi riproduttivi sono situati all’interno del corpo, il concepimento e la gravidanza avvengono all’interno del corpo femminile. Pertanto, poiché è coinvolta col bimbo non ancora nato che sta nel suo grembo allo stesso modo in cui è coinvolta coi bimbi già nati e affidati alla sua cura, i quali stanno nella grotta che costituisce la casa della famiglia, la femmina è essenzialmente tagliata fuori dal mondo là fuori. Ne deriva che la femmina automaticamente rivolge l’attenzione al suo interno per trovare le risposte a come crescere meglio i bambini e come tenere la grotta calda, pulita e accogliente, perchè per la femmina la grotta esteriore è la manifestazione simbolica della sua grotta interiore, ossia l’utero. La femmina sa istintivamente che deve rivolgersi all’interno, per cui è molto più coinvolta col mondo interiore che col mondo esteriore. La differenza fra i sessi che emerge di più è che il maschio deve praticare l’armonia per essere un cacciatore di successo, mentre la femmina, rivolgendosi alla sua interiorità per trovare le risposte che cerca, è assorbita nel processo di discernere per ottenere chiarezza su specifici problemi. L’effetto complessivo di questa differenze fondamentali è che il maschio impara a pensare per superare in astuzia la sua preda e per scoprire il luogo migliore in cui piantare i suoi semi, mentre la femmina, dovendo accertare cosa sta accadendo nella sua casa-grotta, come per il suo grembo, impara a contare più sull’istinto, cioè ascoltare le sensazioni provenienti dal grembo.

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Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere

USARE LA PROPRIA CONOSCENZA Il vero pensare non ha nulla a che fare col dialogo interno.

E’ alquanto triste notare che sebbene tutti noi siamo incoraggiati a pensare in modo razionale, nessuno ci insegna come pensare nel vero senso della parola. Tutti noi siamo esperti nel gingillarci con i concetti che vorticano nella mente – concetti che invariabilmente provocano tutti i tipi di emozioni e che scatenano altre idee e altri concetti, che a loro volta provocano altre emozioni. Così molto raramente pensiamo veramente, il più delle volte è solo dialogo interno. Se dovessi rispondere onestamente, quante volte pensi correttamente? Verifica proprio ora. “Perchè mi fa questa domanda? (Grrrr!) Chi gli da il diritto di insinuare che non penso correttamente? Si comporta come quell’uomo, che l’altro giorno insinuava che stavo cercando di imbrogliarlo perchè non volevo pagare il conto. Oddio! (panico) Mi sono ricordato che ho dimenticato di dire ai ragazzi che passerò tardi a prenderli da scuola. (Perplesso su cosa fare. Ansia) Mò non so pensare correttamente! Ma va! (indignazione) Stronzo arrogante! Dovrò telefonare a scuola per contattare i ragazzi? (sconforto) Ma possibile che la segreteria della scuola non pensi a me? (fastidio e frustrazione) Oh, dannazione! Non riesco a pensare correttamente! Forse dovrei....?” Questo esempio vi fa suonare un campanello? Questo è ciò che chiamo dialogo interno, opposto al vero pensare, che non ha bisogno di tempo ed è sempre chiaro e limpido perchè richiama istantaneamente la conoscenza. Inoltre, per capire cosa significa veramente, dovreste sapere che c’è molta differenza fra la vera conoscenza e l’informazione. L’informazione è esattamente ciò che indica la parola – l’informazione di qualcosa che non conoscevamo e ottenuta sempre da una sorgente esterna, come un’altra persona, un libro, la radio, la televisione, eccetera. D’altra parte la conoscenza sorge da dentro, nel senso che è qualcosa che sai che è vera perchè l’hai sperimentata in passato o perchè la stai sperimentando proprio ora. Per esempio, se non sei mai stato in Francia, ma stai leggendo letteratura sulla Francia, stai ottenendo informazioni sulla Francia. Ma se arrivi in Francia e viaggi nelle sue regioni, stai vivendo un’esperienza personale di quel paese. Non importa quanta letteratura hai letto sulla Francia o con quante persone che sono state in Francia hai parlato, finché non andrai personalmente in Francia non potrai dire di avere alcuna conoscenza della Francia, nel vero senso della parola. Pertanto, per ora per te la Francia rimane un ignoto, sul quale potresti anche avere qualche informazione. Però, quando ne hai esperienza personale puoi giustamente dire di conoscere la Francia o di avere una certa conoscenza della Francia, in questo caso quel paese è per te il conosciuto. Ora, tornando alle considerazioni sul maschio e la femmina, il motivo per cui è importante conoscere la differenza fra conoscenza o esperienza, in contrapposizione all’informazione, è che se vogliamo definire accuratamente i ruoli del maschio e della femmina, abbiamo bisogno di comprendere cosa significa il conosciuto e l’ignoto. Se osserviamo il maschio, che è cacciatore, vediamo che caccia la sua preda con la conoscenza che ha a disposizione. In altre parole, dato che deve richiamare e ricordare ciò che conosce, il maschio si occupa maggiormente del conosciuto. Il maschio potrebbe anche sperimentare sulla base di informazioni ottenute da qualche parte, ma finché non le mette alla prova esperienziale non sa se funzionano e come funzionano. La femmina, siccome è costantemente rivolta al suo interno per riemergere con le risposte 22


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere per le proprie sfide, sta continuamente affrontando l’ignoto, ossia l’ignoto interiore. E’ questa la vera sfida della femmina, perchè diversamente dal maschio che è impegnato a lasciare il proprio marchio nel mondo esteriore con ciò che per lui è il conosciuto, la femmina deve trovare risposte a ciò che non conosce, e per farlo, si immerge nell’ignoto del proprio essere interiore. Questo implica che nel trattare con l’ignoto, non c’è da pensare, semplicemente perchè non vi è precedente conoscenza da richiamare. Pertanto, quando la femmina si immerge nell’ignoto, sta affrontando una sfida che non ha mai sperimentato prima, e quindi, agisce da pioniere nel vero senso della parola. Ma come in tutte le esplorazioni pionieristiche, l’unica cosa su cui la femmina può fare affidamento sono le sue sensazioni nell’oscurità, ossia sentire la via nell’oscurità dell’ignoto. Questa affermazione non intende dire che le femmine non pensano o che i maschi non hanno sensazioni e sentimenti. Vuole solo evidenziare le differenze fondamentali nell’approccio alla vita fra il maschio e la femmina. Al maschio capita molte volte la necessità di sentire o di ascoltare le sensazioni, ma anche in questi casi il maschio ha una predilezione per pensare, nel senso che paragona le sensazioni con ciò che sa, ossia col conosciuto. Allo stesso modo, la femmina agisce spesso sulla base del conosciuto, ma anche in questi casi, poiché si occupa prevalentemente del mondo interiore, sentirà che la sua conoscenza della situazione non le da risposte soddisfacenti, una soddisfazione che le arriva solo da risposte fondate sulle sue sensazioni della situazione, affrontata come un ignoto. Di conseguenza, anche pensando a una situazione e anche richiamando la propria conoscenza, istintivamente la femmina preferisce portare l’attenzione alle sensazioni dell’ignoto.

SENSAZIONI ED EMOZIONI SONO COSE DIVERSE Le emozioni ti guidano sempre ai veri sentimenti Se il sentimento ha normalmente connotazioni poco definite e a volte lo chiamiamo intuizione o sensazione o semplice buon senso, l’emozione invece ci è molto familiare. Stranamente alla base esiste solo un’emozione, ossia il desiderio. Il desiderio possiamo descriverlo con le parole “Io voglio ...” che è la verbalizzazione fondamentale dell’emozione. Tuttavia, il desiderio si manifesta in quattro aspetti: paura, rabbia, malinconia e gioia. La paura è il desiderio di ritrarsi, la rabbia è il desiderio di combattere, la malinconia è il desiderio di cambiare e la gioia è il desiderio della vita. Pensate solo un momento ad ogni definizione e il significato vi diverrà chiaro. Se consideriamo tutto questo in relazione ai ruoli del vero maschio e della vera femmina, vediamo nuovamente che esiste una differenza d’approccio, anche se poco usata. Nel caso del maschio è una questione di lui e il mondo là fuori e quindi predilige pensare. Per la femmina, la faccenda è fra lei e il mondo interiore, col risultato che affidandosi alle sensazioni impara a trattare le emozioni in modo consapevole, molto più di quanto fa il maschio. 23


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere Per esempio, John e Barbara stanno discutendo su qualcosa ed entrambi si arrabbiano, o entrambi provocano il desiderio di combattere. All’inizio si combattono l’un l’altro, Barbara urla che sente che John non si prende abbastanza cura di lei, mentre John replica arrabbiato che pensa che non è vero e che lei è irragionevole. Certamente, John ha sfoderato la spada del conosciuto, e dato che dal bacino del conosciuto non gli risultano situazioni in cui non si è preso cura di lei, chiede a Barbara di fargli un esempio. Lei, però, non riesce a tirar fuori un esempio preciso che renda ragionevole la sensazione che ha di John, semplicemente perchè è accesa dalle sensazioni e in collera, per cui, di fatto, sta brandendo la spada dell’ignoto! Sono sicuro che conoscete benissimo questo genere di esperienze. Barbara sta agendo sulla base dell’ignoto, su un’intuizione, su una sensazione, ma John vuole una risposta basata sul conosciuto, e dato che lei non riesce a dargli una risposta ragionevole, ossia una risposta argomentata, se ne va infuriato a sbollire fuori casa pensando che la moglie è fuori di testa. Barbara, rimasta sola a casa ad accudire i bambini, il cane, il pappagallo, a stirare, a cucinare e fare giardinaggio, non ha altre risorse che lasciare che la rabbia (la sua emozione) la guidi a trovare le risposte che cerca. Determinata a trovare le risposte alla sensazione che il marito non si prende cura di lei, usa la rabbia per esplorare le profondità del proprio ignoto interiore. D’altra parte, John mentre cammina per strada, usa la rabbia (la sua emozione) per guidarlo a pensare ai motivi della follia della moglie, ma non trovando risposte ragionevoli, inconsciamente comincia ad orientarsi alle proprie sensazioni per avere qualche intuizione su cosa la moglie sta cercando di dirgli. Quando gli arriva la sensazione che inconsciamente cercava, si ferma improvvisamente e confronta immediatamente ciò che ha sentito con quanto conosce del suo comportamento nei confronti della moglie. In entrambi i casi, vediamo che l’emozione ci guida a trovare le sensazioni nell’oscurità – ovviamente se permettiamo che avvenga questo processo naturale. Purtroppo però, la maggior parte delle volte ignoriamo questo processo. Così John, invece di permettere che la rabbia lo guidi alle sensazioni veritiere, si ferma al pub alla ricerca di un complice per commiserarsi in compagnia a causa della follia delle donne. A casa intanto, Barbara invece di permettere alla rabbia di connetterla alle sensazioni profonde, cerca una complice per commiserarsi, oppure si sente avvilita perchè sente di essere troppo stupida per l’intelligenza del marito. Eppure tutta questa angoscia si può evitare, se uomini e donne si fermano a considerare che come sono diversi i loro corpi, anche i rispettivi funzionamenti sono diversi e quindi anche i loro approcci alle situazioni della vita. Nella prossima sezione vedremo come si possono conciliare queste diversità e come un uomo e una donna possono cooperare in modo intelligente, anziché farsi la guerra armati di spade incompatibili fra loro.

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Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere

COS’E’ IL VERO AMORE? La pietra angolare del vero amore è l’intelligente cooperazione. Amare la tua sposa, il tuo bambino, il tuo capo o il tuo pappagallo, non ti garantisce che la tua sposa ti sarà devota per sempre, che il tuo bambino non sfiderà la tua guida giudiziosa, che il tuo capo non ti licenzierà per fare economia o che il pappagallo non ti beccherà la mano mentre cerchi di pulire il suo nido. La comprensione più diffusa della parola amore non ha nulla a che fare con la cooperazione intelligente. In effetti, la parola “amore”, come la bizzara famiglia di sentimenti che normalmente associamo all’amore, oggi è così largamente definita nei modi più disparati che in effetti non ha alcuna precisa definizione! L’amore è stato definito in così tanti modi che è diventato una inintelligibile giustificazione per tutti i tipi di vizi, di pregiudizi e idee preconcette che formano la maggior parte del bagaglio umano – un bagaglio per la maggior parte così grossolano, che raramente vi troviamo qualcosa di raffinato. Ma peggio ancora, che questo bagaglio lo usiamo per incatenare dolorosamente le persone che amiamo, le quali dovrebbero assolutamente rifiutare questo terribile giogo. Un giogo non è amore. Un giogo è un giogo, a prescindere dalle giustificazioni che diamo per schiavizzare un altro essere vivente. Il vero amore è di tutt’altro genere, è qualcosa di così raffinato che è impossibile definirlo con le parole. Il vero amore possiamo mostrarlo e dimostrarlo solo con le nostre azioni verso l’altro, non chiedendo che l’altra persona viva secondo le nostre condizioni e dichiarando che lo facciamo per amore. Conoscete queste situazioni: “Se mi ami, vai a prendermi le pantofole” “Se mi ami, non urli con me” “Se mi ami, mi dai più soldi e non dirai mai di no quando voglio stare fuori con gli amici” “ Se mi ami, non incoraggi la tua segretaria a sedersi sulle tue ginocchia” “Se mi ami, fai questo, fai quello, non fare questo, non fare quello”. E la lista continua, e il vero significato della parola amore viene distorto sempre più. Dimostrare il nostro amore non ha nulla a che fare col portare le pantofole o lasciare più soldi. Dimostrare amore significa dimostrare intelligenza nell’atto di cooperare con l’altro. “Lascia che ti porti le pantofole mentre tu accendi il fuoco, così risparmiamo tempo, tempo per stare assieme.” “Ti pago con piacere per falciare l’erba del prato, così risparmio e evito di chiamare il giardiniere.” Il vero amore significa condividere la responsabilità di co-creare le circostanze in cui vogliamo vivere – circostanze che provocano sentimenti di fiducia, o di credere l’uno nell’altra, o di sicurezza e soprattutto di calore. Il vero amore è incondizionato, cioè non pone condizioni, senza se e senza ma. Il vero amore accade quando due persone sono pronte a cooperare in modo intelligente nel costruire una relazione fondata, non sulle aspettative (che raramente vengono soddisfatte), ma sul reciproco rispetto, cameratismo, e su quel genuino calore che proviene dal sapere che “Se vinci tu, allora vinco anch’io”, anziché “Perchè non mi aiuti a vincere su di te?” Quando c’è intelligente cooperazione, l’inevitabile risultato è l’amore incondizionato, un risultato che non vuole definizioni, perchè le azioni, o le interazioni fra le persone coinvolte, parlano da sé. Per comprendere come realizzare al meglio la cooperazione intelligente, occorre rivedere tutti i condizionamenti sociali che abbiamo raccolto sui maschi e sulle femmine, specialmente nel contesto delle relazioni amorose. Pertanto, pensate alle cose che vi hanno insegnato e alle cose che pensate di aver imparato su uomini e donne. Ora, pensate per un momento; quanto di quel che sapete vi dice come dovrebbe essere la relazione fra uomini e donne, ossia, come cooperare in modo intelligente? E se queste informazioni sono corrette dovrebbe esservi chiaro come si realizza la cooperazione intelligente. 25


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere Ma la verità della questione è che a nessuno di noi hanno insegnato cosa significa essere maschio o femmina, e men che meno cosa comporta l’intelligente cooperazione. E ancor di più, veramente poche persone nel mondo si rendono conto che maschi e femmine sono essenzialmente ermafroditi, nel senso che tutti gli uomini hanno anche una parte femminile interiore e tutte le donne hanno una parte maschile interiore. I corpi fisici, e le diversità fra i sessi, sono l’espressione fisica dell’approccio all’evoluzione della consapevolezza che adottiamo in una particolare vita. Perciò, se hai un corpo maschile allora hai il cappello pensante, e fuori nel mondo cattivo marci tenendo alto lo stendardo della ragione. Ma se hai un corpo femminile, allora viene fuori il fazzoletto per asciugarti una lacrima o due, mentre saluti il tuo uomo che parte per la sua strada, e prima di tornare nella grotta, nel tuo utero, nelle tue sensazioni. Eppure, come uomo, anche tu hai una grotta interiore, la capacità di percepire sentimenti e sensazioni dalla pancia; così come la donna ha anche un interiore stendardo della ragione che la guida nell’oscurità dell’ignoto, nel labirinto senza fine degli umani sentimenti. Però la pancia dell’uomo non è come l’utero della donna, e la ragione femminile non è come la logica maschile. Per il maschio, il sentire è innato, è una conoscenza primordiale che lui è qui e deve andare là, e quindi la sua ragione ha una qualità lineare e una conseguenza logica. Per la femmina, il sentire è una funzione pervadente, per evolvere o dispiegare la conoscenza che non sta andando da nessuna parte e che deve stare proprio qui, e quindi la sua ragione ha la qualità circolare che tende a raccogliere e mettere insieme tutti i pezzetti di conoscenza richiesti per essere qui e ora.

CAPIRE GLI SPECCHI Tu non sei il tuo comportamento

Comunque, se vogliamo capire questa faccenda mistica, è importante che accettiamo di essere creature misteriose e che ci sono parti della nostra natura che non possiamo vedere da soli. Le persone fanno ripetutamente l’errore di presumere di conoscersi, mentre l’unica cosa che conoscono realmente di se stessi è come viene influenzato il proprio comportamento dalle azioni degli altri. Pertanto, quando qualcuno dice:” Io mi conosco, se mi pesti i piedi io ti prendo a schiaffi; e se mi compri un gelato io gradisco la gentilezza, ma per che diavolo di motivo dovresti fare una cosa simile?” dipende da ciò che quella persona presume di sapere e non da vera saggezza. E poi, queste reazioni alle azioni degli altri, ci dicono forse qualcosa di chi o cosa siamo veramente? Per esempio, se mentre guido cambio la marcia della mia macchina, la macchina reagisce in un certo modo, e se tu cerchi di cambiare il mio punto di vista, anche io reagisco in un certo modo. Ma notando come reagisce la macchina o come reagisco io, ancora non so nulla di come funziona la macchina o come una persona dovrebbe trattarmi per farmi reagire in modo felice, triste, arrabbiato o stupidamente. L’unica cosa che le persone imparano veramente da queste osservazioni è che la macchina è molto meno restia a cambiare marcia di quanto lo sia io a cambiare punto di vista! Generalmente, le persone imparano solo il gioco di dare la colpa ad altri. “Come puoi essere così cocciuto?” “Io non sono cocciuto. Sei tu l’unico cocciuto!” Vi suona familiare? Comunque, il problema non è che le persone danno la colpa ad altri, è che non sanno che gli altri sono solo nostri specchi. Hai presente l’immagine? Sei in bagno di fronte allo specchio e ti stai 26


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere facendo la barba, mentre brontoli tutto il tempo contro la testardaggine di tua moglie, dei ragazzi, del cane o del tuo capo. Ma la persona con cui stai conversando nello specchio sei tu! In altre parole, se sei cocciuto lo specchio è costretto a riflettere la cocciutaggine. E se sei di mente aperta, lo specchio ti riflette la stessa apertura mentale. Pertanto, non c’è niente di sbagliato nel dare la colpa ad altri, almeno fintanto che teniamo a mente che se non ci piace il riflesso nello specchio, non è responsabilità dello specchio, ma nostra per avere una faccia così odiosa! Il concetto degli specchi non è limitato ai comportamenti, ma è ugualmente applicabile alle nostre azioni. Così, se rubi un pò di cancelleria dall’ufficio, o se “pensi” che nessuno ci farà caso se ti assenti un pò più a lungo nella pausa pranzo, non è il caso che ti incavoli se uno dei tuoi figli ti sfila qualche moneta dal borsellino o se il furbo di turno ti scavalca nella fila dell’autolavaggio. Ciò che va torna sempre indietro, e gli specchi hanno la sconsiderata tendenza a riflettere qualunque cosa. La gente ignora l’esistenza degli specchi, per il semplice motivo che piacciono solo gli specchi che riflettono solo la parte carina. “Oh! Che ragazza adorabile. Mi ricorda tanto quanto ero carina alla sua età. Che guance rosa. Che bei capelli. Che sorriso splendido.” “Oh! Che bambino orribile! Mi ricorda te quando metti il broncio. Che sguardo torvo! Perchè non insegni al bambino le buone maniere?” Penso che riusciate a vedere ciò che intendo, ma se volete più informazioni tecniche sulla vera natura degli specchi, dovete leggere gli altri miei libri. L’aspetto più importante degli specchi è che non riusciamo a vedere da soli il nostro sé interiore o il nostro comportamento, se non con l’ausilio di qualcosa che rifletta, cioè con l’ausilio di uno specchio. Questo è specialmente vero se stiamo cercando la nostra altra metà interiore. Sia maschi che femmine hanno bisogno di una relazione con un membro del sesso opposto per entrare in contatto con la propria controparte interiore. Un uomo può arrivare a comprendere la propria femminilità interiore solo studiando le donne che frequenta, e nel processo, arriva a cogliere non solo la sua parte femminile, ma comincia a capire anche cosa significa essere un vero maschio. Non puoi imparare ad essere un vero maschio se sei circondato solo da uomini ignoranti e disorientati quanto te su cosa significa essere un vero maschio. L’unica cosa che puoi imparare dagli altri uomini è quella di bere un drink stando in piedi, di camminare e parlare come un vero macho e come vantarti delle tue prestazioni sessuali. In breve, l’unica cosa che imparerai dagli esponenti del tuo sesso è ad aumentare e perpetuare il condizionamento sociale. Ma quando tua moglie ti lascia fuori quando torni a casa ubriaco, o quando soffoca una risatina quando ti vede gonfiare il petto, o a letto ti volta le spalle accusando un terribile “mal di testa”, puoi dare la colpa a lei oppure farti un bell’esame di coscienza. Ovviamente, questo esempio coi maschi funziona allo stesso modo anche per le femminile. In tutto questo, la linea di fondo è che maschi e femmine sono uguali e anche diversi. Pertanto, invece di ingaggiare una battaglia fra i sessi e darsi la colpa l’un l’altro, dobbiamo studiare la nostra controparte per comprendere meglio sia il nostro genere che il nostro genere opposto interiore. Nella prossima sezione vedremo meglio cosa questo comporta nella vita pratica quotidiana.

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Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere

I miei specchi ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... 28


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere

IL MONDO E’ PIENO DI MADRI E RAGAZZINI L’evoluzione della consapevolezza procede in tre fasi, definite: la madre, il maschio e la femmina. Lo scopo dell’evoluzione è quello di dispiegare questi tre aspetti della consapevolezza, e armonizzarli assieme mediante la cooperazione intelligente.

Nell’introduzione a questo libro ho promesso che avrei evitato i tecnicismi e intendo mantenere la promessa. Quindi, se qualcuno volesse avere informazioni approfondite su questo argomento degli insegnamenti, gli raccomando di leggere gli altri miei libri, in modo da completare ciò che qui sfioro solamente. Le persone non se ne rendono conto, ma oggi il mondo è il prodotto di quel particolare aspetto della consapevolezza caratterizzato dalla parola Madre. In effetti, la maggior parte delle nostre azioni, pensieri ed emozioni, sono dettate dalla madre. Per esempio: “Se devi uscire, vai a metterti qualcosa di appropriato, sennò la gente cosa penserà di te?” “Quando vai a lavoro oggi, vedi di comportarti bene col capo. Altrimenti non avrai titolo a chiedergli qualche giorno di riposo.” “Te l’ho sempre detto di studiare e fare i compiti di scuola. Se oggi avessi un titolo di studio superiore saresti più stimato e guadagneresti molto di più.” Che questo tipo di dialogo provenga da tua madre, da tua moglie o tuo marito, o da un amico, o che siano solo pensieri tuoi, rimane il fatto che pensi, senti e ti comporti come un ragazzino o ragazzina a cui bisogna dire cosa fare e come farla per avere l’approvazione altrui, compresa l’approvazione di tua madre! Se abbiamo bisogno che qualcuno ci dica cosa fare, cosa pensare, cosa sentire e cosa dire, non possiamo avere l’iniziativa per cooperare in modo intelligente. Spesso una relazione amorosa crolla miseramente e sempre perchè la donna è in modalità madre e l’uomo in modalità ragazzino. All’inizio non è un grosso problema, ma quando svanisce la novità della relazione o del matrimonio, l’uomo si stanca di sentirsi dire cosa deve fare e la donna si scoccia di dover dire al maritino cosa fare. Così il copione prosegue più o meno in questo modo: - (Uomo) “Smettila di dirmi cosa devo fare! Pensi che sia stupido?” - (Donna) “Non ci puoi pensare da solo, senza che te lo dica io? Come puoi pensare di andare fuori con gli amici, quando sai benissimo che oggi è il compleanno di mia madre?” - (Uomo) “Dove dobbiamo svoltare?” - (Donna) “Prendi la prossima traversa, non questa” - (Uomo) “Perchè non posso girare qui? Non sto guidando io?” - (Donna) “Ma me lo hai chiesto tu dove svoltare.” - (Uomo) “Si, lo so, ma questa traversa va bene come la prossima” - (Uomo) “Ti andrebbe di andare a cena fuori stasera?” - (Donna) “Si, mi sembra una buona idea.” 29


Condizione 1: Diventare consapevole di un altro modo d’essere - (Uomo) “Bene! Dove vorresti andare?” - (Donna) “In un posto carino. Decidi tu.” - (Uomo) “Smettila di essere dannatamente vaga! Deciditi, donna! Ti ho chiesto dove vorresti andare.” - (Donna) “ Senti un pò, testone! Se ti dicessi dove vorrei andare, tu mi accuseresti di voler sempre indossare i pantaloni in lamé!” Più o meno la stessa sceneggiatura si ripete nel bagno di casa, e non passerà molto tempo che l’uomo, desideroso di compiacere la madre, cominci a sentirsi inadeguato perchè la madre è stanca di far l’amore con un ragazzino a cui deve dire sempre cosa fare e cosa non fare. Così: - (Uomo) “Perchè sei così fredda nei miei confronti?” - (Donna) “Non sono fredda. Sono solo stanca.” - (Uomo) “Come posso riaccenderti?” - (Donna) “Non lo so. Mi è venuto un mal di testa e voglio solo andare a dormire.” Questa sceneggiatura si ripete in modo molto simile anche a lavoro, anche se fra l’uomo e il suo capo e l’uomo e il suo impiegato. Questo tipo di relazione la vedremo meglio un pò più avanti. Per ora tento di rendere comprensibile il concetto che ancora oggi il mondo è controllato dalla consapevolezza di tipo materno e da uomini e donne che in un modo o nell’altro cercano l’approvazione della madre. A questo riguardo, non fatevi ingannare dalla convinzione generale che viviamo in una società patriarcale. Il fatto che le divinità maschili abbiano trionfato sulle divinità femminili dell’antichità, e che il mondo sia stato inondato dalla diseguaglianza sessuale, dallo sciovinismo maschile e dalla soppressione femminile, è solo la manifestazione della temporanea ribellione del ragazzino contro il tirannico ruolo della madre. Ma dopo tutta questa ribellione, la madre riemerge intatta, magari un pò spettinata e per niente contenta! Con quale risultato? Gli uomini, o meglio, i ragazzini sono in ginocchio, e sentendosi terribilmente imbarazzati e colpevoli dei loro misfatti, ora si fanno in quattro per cercare di compiacere la madre, e molto più di prima! E adesso che si fa? Ormai non esistono più i valorosi cavalieri e nemmeno i bravi cacciatori di una volta. In un mondo che deve pagare per i crimini commessi contro la madre, non c’è posto per gli eroi! In effetti, gli eroi hanno avuto la loro chance, e non devono più avere la possibilità di eludere l’autorità della madre. E allora? Io penso che ora potreste cominciare a prendere in considerazione come soluzione l’intelligente cooperazione, e non la ribellione o la repressione. La madre ha il suo posto, e non pertanto non va annientata o soppressa. La questione è che i ragazzi devono crescere, e crescendo, devono guadagnarsi la capacità di vedere il valore della saggezza materna, e poi cercare modi per cooperare con lei, anziché rimanere saldamente attaccati alla sua gonnella. In altre parole, per gli uomini è ora di diventare veri maschi, perché nessuna madre ha problemi a dare fiducia al figlio che ha dimostrato le sue abilità di cacciatore. Ma nessuna donna sana di mente darà fiducia al figlio ragazzino che ogni volta dimostra solo la sua irresponsabilità, e poi è pure scortese! E quindi in tutto questo, com’è un vero maschio e dove si inserisce una vera femmina? Vedremo brevemente cosa significa essere un vero maschio o una vera femmina, ma ciò che abbiamo scoperto finora è che la femmina ha essenzialmente una duplice natura, ossia ogni femmina ha in sé la natura della madre e la natura della donna.

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Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé

CAPITOLO QUATTRO

CONDIZIONE 2: Cambiare l’immagine di sè Se vuoi cambiare devi gettare via l’immagine che hai di te. Veniamo alla seconda richiesta di Capitano Vita, ossia, “Non devi avere abbigliamento o scarpe di varie fogge, ma devi vestirti solo con abiti di cotone bianco.” Semplicemente significa che dovresti gettare via l’immagine che hai di te e vestirti in modo semplice e naturale. La bestia nera che fa inciampare continuamente le persone è l’immagine di sé. L’immagine di sé è una cosa complessa, composta da tutte le cose che pensi e credi di te stesso, inclusa l’autostima, o il valore che dai a te stesso. Le persone tendono a vedersi in termini di questo tipo, una donna che ha un marito, dei figli, una carriera come insegnante di scuola, un hobby, un certo temperamento, uno o due particolari talenti e certamente un nome e un lignaggio familiare. Ma rendetevi conto che tutti questi accessori, perchè a questo equivalgono, è possibile averli solo perchè abbiamo un corpo fisico. Come potresti essere madre se non avessi un corpo? O come potresti esprimere il tuo talento, per esempio suonare uno strumento musicale se non avessi mani fisiche? Allo stesso modo, anche il tuo lignaggio familiare e il tuo nome, hanno senso perchè hai un’esistenza fisica. Ma tu, sei il tuo corpo? Qualcuno pensa di si! Altri pensano di essere la loro mente. Qualcuno pensa di essere una combinazione di corpo, mente e spirito, o anima, o qualcosa di similmente vago e nebuloso. E certamente, qualcuno non pensa affatto! Cosa ne pensi? Ci hai mai pensato? Per quanto riguarda me, posso onestamente dire che non lo so. E comunque, ciò che so è che non sono il mio corpo o le mie emozioni o la mia mente, perchè posso controllarli, e il fatto che possa controllare ciò che faccio, sento e penso, suggerisce che oltre tutto questo esiste qualcuno che lentamente sto imparando a conoscere. Quell’essere, mi pare di capire, è il mio vero sé – un essere che mi stupisce ogni volta, perchè per un verso è così vasto, così misterioso e così complesso, che spesso rimango meravigliato davanti alle magiche abilità di quella creatura interiore che chiamiamo uomo. E ancora, quell’essere interiore è anche di una semplicità disarmante e perciò possiamo cogliere il maestoso potenziale come esseri umani, solo adottando la semplicità infantile (opposta all’infantilismo). In altre parole, quando mettiamo da parte l’infinita confusione delle definizioni, e rimaniamo quieti e tranquilli, comincia a balenare la percezione di chi e cosa siamo veramente. Quindi, cos’è l’immagine di sé? La risposta è semplice. Se non sei il tuo corpo, allora smetti di sentirti così terribile perchè hai parti del corpo così grandi da paragonarti ad un Boeing, o perchè hai un viso che sembra il posteriore di un autobus. Se non sei le tue emozioni, allora smetti di sentirti colpevole perchè hai un temperamento violento. Se non sei la tua mente, allora smetti di sentirti stupido perchè non hai la mente di uno scienziato specialista. E in breve, se non sei il tuo 31


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé stato sociale di donna coniugata, di madre, di insegnante o altro, allora smetti di affliggerti perchè tuo marito ha un’altra relazione, tuo figlio è omosessuale e tossicodipendente, tua figlia adolescente è incinta e la metà dei tuoi studenti a scuola ha fallito gli esami. Piuttosto cerca di conoscere te stessa, e forse comincerai a vedere perchè nella tua vita accadono queste cose “terribili”. Ma per prima cosa devi mettere da parte tutta la spazzatura che ti porti appresso come bagaglio, e adottare un approccio semplice verso la vita. L’approccio più semplice che possiamo adottare è l’approccio infantile e procedere agendo sulle cose che vengono prima, cioè sulle cose stanno accadendo proprio qui e ora! Così, mi osservo e cosa vedo? Vedo che ho un corpo fisico (non importa che aspetto ha), che è decisamente diverso da quello di una persona che per qualche ragione sconosciuta chiamiamo donna. Per cui, là c’è una donna e qui c’è un uomo, anche questo vocabolo per qualche motivo sconosciuto. Ma cosa significa questo? Nessun bambino è interessato alle definizioni tecniche, perchè a lui interessa il “fare” delle cose e delle persone, il “come si fa” e il “cosa fa”. Per cui la naturale domanda è, cosa fanno gli uomini e cosa fanno le donne? Da quel poco che abbiamo imparato finora, sappiamo almeno che il maschio è cacciatore. Ma occorre ricordare che tutti noi abbiamo una controparte interiore. Pertanto, le femmine hanno una parte maschile interiore e i maschi hanno una parte femminile interiore. Sappiamo anche che l’uomo, come cacciatore, se vuole seguire le tracce delle proprie prede e sopravvivere, sa che deve essere in armonia col mondo che lo circonda. Questo, a prescindere che le prede siano veri animali o avventure imprenditoriali. In ogni caso, dobbiamo vedere meglio cosa questo comporta e il primo punto è che non possiamo permetterci di andare a caccia con un’immagine di noi stessi che ci fa spesso lo sgambetto. “Ei tu leone! Chi ti credi di essere per ruggirmi addosso?” “Ei tu, viscida rana! Sposta il tuo culetto dal mio piede!” “Sentimi bene, stronzo! Io vendo fagiolini freschi, perciò non venirmi a dire che i miei fagioli sono vecchi!” “Scusa, ma non potresti evitare di toccarmi i vestiti con le mani sporche?” Se vuoi cacciare una preda, non puoi permetterti di avere un’attitudine a “creare problemi”. Ma per non creare problemi devi distaccarti dall’immagine di te, o meglio ancora, liberartene completamente. Ricorda questa parola magica: distacco. E’ la tua unica difesa contro le trappole debilitanti innescate dall’immagine di sé. Ogni volta che affronti una potenziale sfida, ricorda di distaccarti dall’immagine di te. Se non lo fai, gli eventi schiacceranno tutti i bottoni delle tue reazioni automatiche di difesa dell’immagine di te e ti ritroverai ad attaccare la preda scagliando la lancia con un urlo formidabile! Finché non realizzi che stai urlando al vento, che la tua preda è sgattaiolata via e che l’unico odore di sangue che senti è quello del tuo sangue. Semplicemente, ti sei conficcato la lancia sul piede. Ti suona familiare? Ma certamente, quel che è peggio, è che quando qualche volta ritorni in te, realizzi con orrore che il piccolo animale peloso che hai cercato di trafiggere con la lancia in modo così appassionato, in realtà è un leone che non è per niente impressionato dal tuo eroico attacco! Magari è il tuo capo a lavoro? In tal caso, vedi sempre col senno di poi, che sarebbe stato più saggio essere più in sintonia, più in armonia, col mondo che ti circonda!

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Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé

REALIZZARE L’ARMONIA ATTRAVERSO IL CONFLITTO Tutta la consapevolezza è relativa. I termini come maschio e femmina non sono assoluti, ma valori che attribuiamo temporaneamente a un determinato stato di consapevolezza, relativamente agli altri stati di consapevolezza. Nel trattare l’immagine di sé, la prima cosa da fare è entrare nella prospettiva in cui i termini “uomo” e “donna” indicano il genere fisico, mentre il termine “maschio” e “femmina” indicano dei particolari stati di consapevolezza adottabili sia dagli uomini che dalle donne. Noi chiamiamo questo fenomeno il fattore relativo della consapevolezza. Inoltre dobbiamo menzionare che tutta la consapevolezza evolve attraverso due modi: uno, la legge universale conosciuta come l’Armonia attraverso il Conflitto; e due, il fenomeno che chiamiamo lo specchio. Per quanto possa sembrare strano, noi produciamo nuova consapevolezza solo attraverso il conflitto, perchè dove non c’è conflitto, non c’è incentivo e nemmeno impulso a scoprire qualcosa di nuovo. Per ottenere nuova consapevolezza, e quindi evolvere la nostra consapevolezza, abbiamo bisogno di essere sfidati, e ogni sfida invariabilmente provoca una sorta di conflitto, anche solo interiore, come per esempio, quando pensiamo una cosa ma ne sentiamo un’altra opposta. Il concetto degli specchi lo abbiamo già discusso, ma vi consiglio caldamente di approfondire questo concetto importantissimo leggendo gli altri miei libri. A causa della scarsa immagine di sé, normalmente la legge dell’Armonia attraverso il Conflitto viene ignorata. Invece di accettare volentieri le sfide, gli uomini e le donne tendono a lamentarsi della sfortuna di avere così tante sfide da affrontare. Eppure, in mancanza di conflitto, l’evoluzione della consapevolezza cesserebbe subito e la vita diventerebbe rapidamente vuota di qualsiasi significato e scopo. Non è molto difficile afferrare questo concetto, a patto che consideriamo la vita in totale onestà, e in questo modo realizziamo che ogni situazione di conflitto è solo un’opportunità per praticare in modo intelligente la cooperazione, sia con un’altra persona o col mondo attorno. Vediamo un esempio. Porti la macchina dal meccanico per delle riparazioni, ma quando la ritiri scopri che il lavoro non ti soddisfa. Hai diverse opzioni. Uno, potresti non dire, nè fare nulla, e tornare a casa imprecando con tua moglie contro quel pessimo meccanico. Due, potresti incaricare tua moglie di andare dal meccanico il giorno seguente a combattere la battaglia al posto tuo, col pretesto che sei troppo occupato e non hai tempo. Tre, potresti telefonare al tuo avvocato e chiedergli di intentare una causa contro il meccanico, in tal caso la cosa avrebbe per te un costo! Quattro, potresti convincere la tua scarsa immagine di te a combattere, in tal caso prendi il controllo di quel piccolo tiranno e corri ad urlare e bestemmiare contro il personale dell’officina, minacciando di non pagare il lavoro e facendo la figura dello stronzo. Se scegli questa opzione, ti metterai contro tutti quanti, non otterrai nessuna collaborazione, e andrai via sputando imprecazioni e senza aver ottenuto nulla. Altrimenti, potresti trattare la situazione come una sfida per ottenere maggiore consapevolezza da questa esperienza, in tal caso la sfida ti potenzierà, nel senso che ne uscirai con maggior conoscenza di te e maggior potere personale. Se scegliessi questa opzione, dovresti tenere a mente che il potere sta nel momento presente e quindi dovresti agire immediatamente, o almeno il più presto possibile. Entrando in azione, devi solo andare dritto dal meccanico a spiegare la situazione dell’auto, in modo gentile ma fermo, mettendo in evidenza che il lavoro mal fatto è inaccettabile. E’ proprio semplice come sembra e finora non ho ancora visto risultati negativi da questo tipo di approccio. Quando trattiamo le persone con un approccio del tipo “Senti! Abbiamo un problema. Possiamo parlarne e cercare di risolverlo?” faranno quanto è in loro potere per ceracre di aiutarti. D’altra parte, se le trattiamo con un approccio del tipo “Guarda qua! Hai fatto proprio un 33


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé lavoro di merda con la mia macchina”, immediatamente cercheranno di difendere la loro immagine di sé, vi diranno che avete torto e rifiuteranno di cooperare. In questo genere di circostanze, dovete ricordare che le persone non sono lì per vittimizzarvi, ma per darvi un’opportunità per reclamare il vostro potere e fare un’esperienza che vi porterà maggiore conoscenza di voi stessi, sia che le sfide siano positive o negative. In realtà, ogni atto è una mossa di caccia, non importa se state andando a caccia di un servizio, a caccia di cibo (anche al supermercato), a caccia di calore umano (come nell’amicizia), a caccia di un lavoro, di un salario migliore o di giornate di ferie. Se tieni a mente che sei in una battuta di caccia, terrai conto che anche gli altri hanno il proprio bagaglio, le proprie paure, i propri dubbi e soprattutto una scarsa immagine di sé. Normalmente, quando vai fuori a caccia o a pesca di trote, non ti senti vittimizzato o trattato ingiustamente se le trote evitano il tuo amo, o se il cervo che hai preso di mira decide di scappare quando incontra il tuo sguardo e proprio quando stai per sparare. Le persone non sono diverse, per il semplice motivo che sanno che le stai cacciando, proprio come loro stanno cacciando qualcun’altro. Per cui, se vuoi che il cervo stia fermo per poterlo sparare, devi tendergli un agguato con grande cura e delicatezza e non corrergli incontro urlando che non puoi sopravvivere senza mangiare. Allo stesso modo, se vuoi che il tuo capo ti dia un aumento di stipendio, devi tendergli un agguato con grande cura e non piombare nel suo ufficio dicendogli che non puoi sopravvivere con un salario così basso! Ma cosa vuol dire tendere un agguato? L’agguato è un tipo di manipolazione eseguita col preciso scopo di portare una persona a fare quello che vuoi tu, ma in modo che ne abbiate beneficio entrambi. Normalmente uno attua una manipolazione per costringere un altro a fare qualcosa, per il proprio tornaconto e a spese dell’altro. Mentre l’agguato tende a portare l’altra persona a collaborare con te in modo intelligente, così che entrambi ne uscite soddisfatti e vincenti. L’usuale pratica della manipolazione ha a che fare col gioco di dare la colpa agli altri, perchè è sempre una questione di tu qui e il mondo là fuori, e il mondo non fa mai quello che vuoi. Ma l’agguato si fonda sull’inclusione e non sulla colpa degli altri, e l’approccio dell’inclusione è: “Quello che sta accadendo proprio ora è un’opportunità per me e per mio avversario per guadagnare in consapevolezza, in conoscenza e in potere”. Per vedere come funziona, torniamo all’esempio del meccanico che non ha fatto un buon lavoro. Per cui, vai dal meccanico e in modo pacato ma fermo lo informi che non sei soddisfatto del servizio e gli spieghi i motivi dettagliati della tua insoddisfazione. In effetti, hai già manipolato Rudi il meccanico, non solo portandolo a darti tutta l’attenzione, ma anche prendendo l’iniziativa propositiva. In più, non dando la colpa a Rudi, lo stai manipolando verso un atteggiamento non difensivo, ma su un atteggiamento stimolante di collaborazione per trovare la soluzione del problema, che naturalmente non è un vero problema, ma un’opportunità per entrambi di acquisire maggiore conoscenza dall’esperienza. Quello che accade dopo, dipende molto da quanto sei stato accurato e abile a tendere l’agguato a Rudi! Potresti chiedere gentilmente di essere riaccompagnato a casa mentre si risolve il problema, o potresti chiedere a Rudi un’auto di cortesia da usare nel frattempo. Ma in un modo o nell’altro, se ti concentri sul portare Rudi a cooperare con te, otterrai la sistemazione appropriata della macchina, senza costi aggiuntivi o altri inconvenienti per te. Inoltre, da questa esperienza, tu e Rudi ne verrete fuori con maggiore conoscenza, ed avrete realizzato lo scopo di ogni esperienza, che è proprio quello di incrementare la conoscenza. A questo punto, anche se avete molte domande sull’agguato, avete bisogno solo di praticare e vedrete che non è così difficile. Ricorda che in ogni situazione di agguato, a lavoro col capo, a casa col marito, con la moglie o coi bambini, devi sempre immettere il principio dell’intelligente cooperazione. Se ti capita di sentirti in qualche modo vittima, prendilo come un segno che non stai tendendo l’agguato a nessuno e che stai giocando a dare la colpa agli altri. E siccome stai giocando a dare le colpe ad altri, gli specchi riflettono proprio il tuo senso di colpa. Se dai la colpa a qualcuno per una sfida che non vuoi accogliere, stai pur certo che prima o poi la stessa persona a cui dai la colpa ora o qualcun’altra, ti daranno la colpa per qualche cosa, e ancora una volta ti sentirai vittima! 34


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé Se mantieni l’approccio alla vita dell’intelligente cooperazione, non ti sentirai mai perduto, perchè se cerchi cooperazione otterrai cooperazione, e quando l’avrai ottenuta potrai utilizzare anche gli apparenti “fallimenti” per guadagnarne in conoscenza e quindi in potere. Comunque, per realizzare la cooperazione intelligente, e non una cooperazione riluttante o risentita che non produce nessun risultato soddisfacente, devi sempre tenere a mente il fattore relativo della consapevolezza, che vedremo in modo più dettagliato.

A chi sto dando la colpa? ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... 35


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé

I TERMINI UOMO E DONNA SONO RELATIVI AL GENERE MENTRE I TERMINI MASCHILE E FEMMINILE SONO SPECIFICI STATI DI CONSAPEVOLEZZA L’intelligenza stimola la consapevolezza, ma tutta la consapevolezza ha due polarità, una di qualità maschile, detta maschio, e l’altra di qualità femminile, detta femmina. Tutti noi siamo così intrappolati nel condizionamento sociale che presumiamo che essere uomo significhi che dobbiamo sempre essere maschili e che essere donna significhi che dobbiamo sempre essere femminili. Ne consegue che la nostra immagine di noi stessi ne soffre terribilmente quando scopriamo che le circostanze della vita ci richiedono di giocare il ruolo opposto al nostro genere. Per esempio, se sei un uomo che lavora con un capo, anch’esso uomo, spesso potresti sentirti castrato perchè, ai tuoi occhi, lui non ti rispetta come uomo. Peggio ancora, se sei uomo e lavori con un capo donna, probabilmente ti sentirai estremamente castrato per il dover prendere ordini da una donna. Tuttavia, in entrambe le situazioni è solo una questione di gioco di ruoli, e non ha nulla a che fare con l’essere più o meno uomo per il fatto di prendere ordini da un uomo o da una donna. Tutta la vita è relativa. Dato che la vita ruota attorno alla consapevolezza e che la consapevolezza ha due polarità, maschile e femminile, la vita è sempre relativa alla consapevolezza sperimentata nel momento. Pertanto, lavorando per un capo uomo, dovrai essere femminile relativamente a lui, sia che sei uomo o che sei donna, e lavorando per un capo donna, dovrai ancora essere femminile, a prescindere da quanto sei maschio. Allo stesso modo, quando vai a fare acquisti, come cliente devi essere maschile relativamente al negoziante, che tu sia uomo o donna. La domestica che viene a lavorare a casa tua deve essere femminile relativamente alla padrona di casa casalinga. E i bambini e le bambine devono essere femminili relativamente a te madre o padre. In questo libro non è proprio possibile spiegare tutte le questioni tecniche coinvolte, perciò diciamo che ogni volta che prendi ordini da qualcuno sei in modalità femminile, e ogni volta che dai ordini sei in modalità maschile. Il maschile da la direzione perchè ha uno scopo da realizzare, mentre il femminile segue la guida del maschile per realizzare il suo scopo, e questo le permette di realizzare il proprio scopo. Questo non significa che gli uomini sono migliori delle donne, ma che uomini e donne sono uguali e diversi. In altre parole, sono ugualmente importanti, con differenti funzioni, e quindi nella vita giocano ruoli diversi. Queste funzioni e ruoli derivano sostanzialmente dalle due polarità della consapevolezza: maschile e femminile; e non le abbiamo inventate, ma abbiamo scoperto come funzionano e le usiamo per realizzare l’armonia nella coesistenza. Diciamo che sei un uomo e hai bisogno di un reddito. Decidi di andare a lavorare per uno che ha un’impresa e quindi uno scopo. Se vuoi quel lavoro e vuoi tenertelo, devi prendere ordini dall’impresario e realizzare il suo scopo. Solo in questo modo puoi realizzare il tuo scopo di avere un reddito. D’altra parte, se non ti piace prendere ordini da chicchessia, smetti di lamentarti perchè prendi ordini dal capo e diventa il capo di te stesso, ossia imprenditore che da ordini. Similmente, se 36


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé sei una donna e vuoi un marito, non un ragazzino, allora devi lasciare che sia lui a portare i pantaloni. Se non lo fai, avrai sicuramente la tua relazione matrimoniale, ma posso assicurarti che non avrai un marito nel vero senso della parola. Tu donna sarai in modalità madre e avrai una relazione con un uomo in modalità ragazzino! Se è questo quello che vuoi, allora sii pure madre, ma non lamentarti se tuo marito ha una relazione amorosa con la segretaria carina del suo ufficio che ha sempre piacere di essere guidata da tuo marito. A causa delle due polarità, il lavoro coi diversi ruoli è destinato a far emergere in qualche modo il conflitto, anche solo nel senso di sentirsi minacciati dalla mascolinità o femminilità. Per esempio, come donna, quante volte ti capita di sentirti inferiore all’uomo? Oppure, come uomo, quante volte ti senti inadeguato in presenza di una donna? Ma, come abbiamo visto, lo scopo del conflitto è quello di portare nuova conoscenza. Così, se vuoi realizzare l’intelligente cooperazione col mondo attorno a te, devi cominciare a prendere nota dei ruoli che giochi nella vita, ossia notare quando ti si richiede di guidare in modo maschile e quando ti si richiede di accogliere la guida in modo femminile. Questo ci riporta al concetto di cooperazione intelligente, e non cooperare a malincuore o comportarsi in modo maldestro in una situazione delicata. Quello che ottieni dalla vita dipende interamente da come tu cooperi col mondo, in modo intelligente e volentieri, in modo recalcitrante o come un toro scatenato. E tutto questo dipende dall’immagine di te, da come e cosa senti di te stesso e da quanto ti conosci e ti comprendi. Comunque, tutto questo ha a che fare col cacciare e quindi, per capirlo meglio, dobbiamo tornare al concetto della caccia.

IL RUOLO DEL CACCIATORE A prescindere dal sesso, il cacciatore è maschile.

Le persone hanno normalmente strane idee sul motivo per cui non funzionano le loro relazioni, e principalmente perchè credono che, avendo un corpo da uomo o da donna, devono per forza essere maschili o femminili. Anche se in teoria dovrebbe essere così, da ciò che abbiamo visto finora, è chiaro che in pratica le energie maschili e femminili sono attivate da modalità diverse della consapevolezza e sono tra loro relative. Pertanto, se sei di sesso maschile, anche se hai un petto villoso e sei più dotato di un cavallo, devi ancora imparare a materializzare il tuo potenziale maschile e devi ancora scoprire cosa significa essere un vero maschio. Allo stesso modo, se sei di sesso femminile, anche se ti metti il più esotico profumo femminile, anche se le tue labbra brillano di rosso carminio e anche se hai il seno bello prosperoso, continuerai ad allontanare da te i veri maschi se insisti a dir loro cosa fare, come farlo e quando; perchè, a dispetto dei tuoi attributi femminili, non hai fatto nulla per materializzare il tuo vero potenziale come femmina. Per vedere come funziona, prendiamo ad esempio te e il tuo amico che andare a pescare sul fiume. Il tuo amico suggerisce di mettervi a pescare in un certo punto del fiume e anche se sai che in quel punto ci sono pochi pesci, acconsenti di buon grado. In questo caso, anche se hai il petto bello villoso, tu sei femminile relativamente al tuo amico, perchè stai seguendo le sue indicazioni. Similmente, se inviti la tua fidanzata a cena fuori, ma insisti che sia lei a decidere dove andare, 37


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé quale vino bere e cosa ordinare da mangiare, ancora una volta sei femminile rispetto a lei; a dispetto della tua dotazione da cavallo ti stai comportando come un ragazzino che va fuori con sua madre. Chiaramente, se sei un uomo e vuoi usare il tuo potenziale maschile cercando di essere un vero uomo, pur essendo gentile col tuo amico o con la tua fidanzata, devi decidere cosa, come e quando fare una determinata cosa, laddove è necessario. In questo modo, se il tuo amico ti suggerisce un punto povero di pesci, tu provvedi con la guida maschile evidenziando che quel punto è povero di pesci e allo stesso tempo suggerisci altri punti migliori. In questo caso stai agendo da vero uomo, nel senso che stai fornendo guida senza castrare il tuo amico, perchè stai permettendo al tuo amico di cooperare con te in modo intelligente su quale altro punto scegliere. In altre parole, non arrogandoti la guida su di lui e permettendogli di guidare lui nel decidere in quale punto sistemarvi fra quelli che hai suggerito, permetti ad entrambi di essere veri uomini ed eviti di travolgere il tuo amico. E’ uguale anche con la tua fidanzata. Fornendo guida nello scegliere in quale ristorante andare, puoi essere gentile e dirle prima dove intendi andare, magari chiedendole se ha qualche cosa in contrario. Se non le piacesse il ristorante che proponi, potresti proporgliene un altro. Ugualmente per il vino da ordinare. E in questi casi sarai un vero uomo perchè fornisci guida e allo stesso tempo stimoli la sua cooperazione, invece di ignorare i suoi desideri o i suoi sentimenti. Per la donna si applica lo stesso principio. Per esempio, se vuoi essere corteggiata da un uomo che hai adocchiato, devi tendergli l’agguato. In altre parole, devi cacciare non solo lui, ma anche la relazione. Se ti proponi in modo mascolino, e se lui è un vero uomo, (altrimenti perchè mai dovresti desiderare una relazione con lui?), lui ti darà un’occhiata e poi andrà via. Se vuoi cacciare un uomo, dovrai cacciarlo accogliendo la sua guida, nel senso di essere più femminile che puoi. Se sei una vera femmina, operando per cooperare con lui in modo intelligente e facendogli capire che vuoi le sue indicazioni, evocherai in quell’uomo ogni briciola di mascolinità che possiede, e in men che non si dica il compagnone sarà così maschio che ti chiederà anche di sposarlo. Eppure, essendo femmina e chiedendo la sua guida, in effetti sei stata cacciatrice e maschile quanto un maschio. In altre parole, per essere una vera femmina hai usato la tua parte maschile interiore per organizzare la caccia! Questo è vero anche a lavoro, perchè se sei un capo donna e vuoi che i tuoi impiegati maschi eccellano nei loro compiti, devi sforzarti di evocare il loro maschio potenziale, anche se nei loro confronti sei maschile in virtù del tuo ruolo di capo. Similmente, se un uomo vuole corteggiarti, permetterà alla sua femminilità interiore di legarti a lui con ogni tipo di fiocchetti. Essendo aperto e affascinante, non solo penderà da ogni tua parola ma si appassionerà nel cercare la tua intelligente cooperazione. Ascoltando attentamente ciò che dici e ogni desiderio che esprimi, un tale uomo sarà molto sensibile e seguendo la sua intuizione userà le sensazioni per guidarlo ad essere il miglior maschio che tu abbia mai conosciuto. Eppure, sebbene tale uomo si comporti da vero uomo nel darti la caccia, sta usando la sua parte femminile per sentire il modo migliore per evocare la femmina che è in te. La cosa importante da ricordare è che, a prescindere dal tuo sesso, quando sei a caccia sei maschile. Ma per condurre il gioco con successo, il cacciatore deve essere abbastanza intelligente da essere più astuto della sua preda. Questo implica l’operazione di tendere l’agguato e ogni manovra d’agguato non è altro che intelligente cooperazione, perchè come abbiamo visto negli esempi precedenti, sia uomini che donne hanno bisogno della cooperazione intelligente della propria controparte interiore per ottenere la volontaria cooperazione delle controparti esteriori e del mondo esterno. Tutta la vita è il prodotto della cooperazione intelligente, fra se stessi e la propria controparte interiore e fra il proprio potenziale maschile o femminile e il mondo che ci circonda. Per cui, se la tua vita è “buona”, significa che stai realizzando bene la cooperazione intelligente. Ma se la tua vita è “cattiva”, significa che ti manca la necessaria abilità nel realizzare l’intelligente cooperazione. Se la tua vita non funziona, significa che, a prescindere dal tuo sesso, il maschile che c’è in te non sta cacciando bene. E questo a cosa equivale veramente?

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Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé

LE REGOLE DELLA COOPERAZIONE INTELLIGENTE La quintessenza della mascolinità è l’armonia, come la quintessenza della caccia è la cooperazione intelligente. Abbiamo visto che come cacciatore il maschio conosce l’importanza di essere in armonia col mondo e quest’armonia è una combinazione di diversi concetti che sono interrelati e interdipendenti. Vediamo cosa significa in termini pratici. Prima di tutto, per riuscire a seguire le tracce della preda, il cacciatore deve avere molta familiarità col suo mondo e allo stesso tempo rimanerne distaccato. Per esempio, se vuoi avviare con successo un’impresa commerciale, devi avere familiarità al 100% con la natura del tipo di commercio che vuoi fare. Se non conosci le entrate e le uscite di quel tipo di commercio, stai invitando il fallimento. Similmente, se tuo figlio è tossicodipendente da droghe e vuoi aiutarlo, è indispensabile che familiarizzi con ogni sfaccettatura del problema tossicodipendenza – in primo luogo con le motivazioni che hanno portato il ragazzo a scegliere l’esperienza della droga; che cos’è la droga e quali sono gli effetti a breve e lungo termine; quali reazioni del ragazzo sono in relazione con te come genitore, coi coetanei e col mondo in generale. In breve, se non hai familiarità col problema della droga di tuo figlio, che potrebbe essere anche tuo, non sarai mai in grado di aiutarlo, perchè di certo non lo aiuterà dirgli di essere un bravo ragazzo e lasciar perdere la droga! Tuttavia, avere molta familiarità col mondo di una persona crea delle trappole letali. Un cacciatore potrebbe avere così tanta familiarità con gli animali che vuol cacciare che, col tempo, potrebbe rendersi conto di non volerli più cacciare. Il cacciatore ha imparato ad amare così tanto quegli animali che non riesce più ad ucciderli e tantomeno a mangiarli! Quante volte capita che un uomo si coinvolge totalmente nell’impresa che conduce, tanto che diventa tutto il suo mondo e dimentica ogni altra cosa, inclusa la famiglia e la sua salute? Similmente, quante volte i genitori di un ragazzo drogato non intraprendono le azioni necessarie perchè amano così tanto il figlio da non riuscire ad essere spietati e decisi con lui? E quante volte lui e lei in relazione amorosa non si dicono le cose sinceramente perchè gli dispiace ferire i sentimenti dell’amato o dell’amata? In tutti questi casi il cacciatore è così coinvolto con la preda, anche se la preda è la sua impresa, l’amata o il figlio, che il suo giudizio è alterato e compromesso. Rifiutando di vedere la sfida per quello che è, una tale persona perde tutta l’obiettività, e invece di essere cacciatore diventa preda cacciata. Questo è il motivo per cui continuo a ribadire l’importanza di rimanere distaccati. E questo non significa che non ci importa o che non ci prendiamo cura – al contrario, significa che l’obiettività ti consente di essere così profondo che non esiti ad essere spietato, se è necessario per realizzare la tua missione. Se sei un commerciante, ma rifiuti di essere spietatamente competitivo, di sicuro fallirai. Ugualmente, se vuoi aiutare il ragazzo drogato, ma rifiuti qualsiasi approccio spietato, la droga vincerà sempre e il ragazzo sarà distrutto. Per cui, cos’è che vuoi? Ami così tanto la tua impresa commerciale da permetterle di distruggere la tua famiglia e te stesso? Ami così tanto i tuoi compagni commercianti che permetti loro di distruggerti? Ami così tanto il tuo ragazzo che permetti alla droga di distruggerlo? Ma che amore è questo? 39


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé Il vero amore nasce dalla spietatezza, che comincia col distacco, un distacco che permette al cacciatore di dare la caccia alla preda con successo. Il cacciatore è capace di essere spietato e distaccato perchè conosce bene se stesso e sa che non saccheggia il mondo. Questo ci porta al secondo concetto. Il cacciatore rispetta il mondo che lo circonda e se ne prende cura. Per cui non lo saccheggia, ma prende da esso solo il necessario. Il vero cacciatore non prende mai solo per il gusto di prendere e nemmeno va a caccia per divertimento. A dirla tutta, il vero cacciatore non fa mai questo tipo di caccia, per hobby, anche se potrebbe farla con successo. Questo è tutto! Anche se ci sono molte persone che abusano dei propri figli, nessun vero genitore punisce con piacere i propri figli. Similmente, anche se ci sono molte persone che devono imparare la lezione dell’infliggere dolore ad altri, il vero chirurgo non apre e fa a pezzi il corpo del suo paziente per folle capriccio. Riflettete con attenzione, prendendovi il tempo che vi serve, per comprendere quando vi sto dicendo. E comunque occorre il solito avvertimento: non prendete le cose del mondo per il valore apparente. Per esempio, considerate un capo che vede il potenziale di un giovane impiegato, che lavora lealmente e con impegno. Allora gli da un aumento di stipendio, una promozione, ecc., e induce l’impiegato a lavorare ancora più duramente, a dare più tempo al lavoro, più devozione e più entusiasmo, finché l’impiegato diventa per il capo una macchina per fare soldi. Questo impiegato si trasformerà da giovane lavoratore entusiasta e di libero pensiero in un povero miserabile che ha dato tutto per il successo in carriera. Eppure, il vero colpevole è il capo, che lo ha adescato per sfruttare la sua naturale spinta ed entusiasmo. Ma la cosa peggiore è che questo impiegato sarà profondamente grato al suo capo. Ma questo capo come si è preso cura del suo impiegato? Ugualmente, quanto è amorevole un genitore che manipola il figlio per intraprendere una carriera che odia e lo fa sostenendo che è per il bene del figlio? Il terzo concetto è un’estensione del primo, ossia, che il cacciatore conosce le routines del gioco che intende cacciare. Questo significa che il cacciatore deve essere un pò psicologo, cioè capire e scoprire con l’esperienza gli atti ripetitivi e i comportamenti prevedibili degli umani e degli animali, perchè questi comportamenti saranno le uniche trappole che piazzerà. Quando per esempio conosci le abitudini di un coniglio, devi solo aspettarlo al varco, e quando arriverà saltellando attorno al cespuglio preferito, nell’ora preferita della giornata, dovrai solo prenderlo per le orecchie! Ovviamente, alludo ai conigli umani e alle abitudini umane. I conigli animali hanno buon fiuto e perciò non sono stupidi e ignari come tendono ad essere gli umani! Questo è il motivo per cui è importante studiare il gioco che si intende cacciare. Per esempio, se a lavoro vuoi avere una migliore relazione col capo, dovresti osservare e capire i suoi schemi di comportamento per ciò che significano per lui. Facendolo, presto ti accorgerai cosa influisce sul suo umore, come certi umori altalenanti influiscono sul suo modo di pensare e di agire, e quale sarebbe il modo migliore di parlare o agire per provocargli un cambiamento di umore. Perciò, se vuoi chiedergli un aumento di salario, starai attento a non fare qualcosa che sai che potrebbe farlo andare fuori di testa, mentre farai ogni cosa che lo farà sentire sicuro e soddisfatto, felice e generoso. In altre parole, se conosci le azioni di routine, gli schemi di pensiero e le emozioni di una persona, puoi sempre usare questa conoscenza a tuo vantaggio. Alla fin fine, l’agguato è proprio questo! Il che ci porta dritti al quarto concetto. Conoscendo le abitudini della sua preda, il cacciatore può giocare d’astuzia e conquistarla. Anche se sembra un’indicazione di comune buon senso, è sorprendente notare quanto spesso le persone abbandonano il vecchio e sano buon senso, a favore di schemi di pensiero ed azione decisamente folli! E’ evidente che se il cacciatore posizionasse le sue trappole in modo visibile, nessun animale sarebbe così pazzo da entrarci, men che meno l’animale che chiami il tuo capo o il tuo coniuge o tuo figlio delinquente. Per questo motivo, il buon cacciatore non rivela necessariamente il suo obiettivo finché la trappola non è scattata. Pensa a come tenderesti l’agguato al tuo capo per ottenere un aumento di stipendio o a come affronteresti tua moglie o tuo marito che ha una relazione extraconiugale, e capisci subito come funziona. E ora l’ultimo concetto: il cacciatore è sufficientemente astuto da sapere che come lui è 40


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé cacciatore a caccia di qualcosa o qualcuno, allo stesso modo chiunque altro lo sta cacciando e lo tratta da preda! Pertanto, quando tuo figlio riordina la sua camera, fa i compiti di scuola e lava i piatti senza che tu lo sproni a farlo, stai pur certo che ti sta tendendo un agguato per ottenere qualcosa. Ugualmente, quando a lavoro il tuo capo ti sorprende venendo da te con un mazzo di rose o offrendoti un aumento di stipendio e ti da il pomeriggio libero, non estasiarti troppo. Piuttosto, sii esteriormente estasiato, come giustamente ci si aspetta da te, (questo è un buon agguato), e mettiti interiormente in allarme, sii attentissimo. Soprattutto, a prescindere dall’opinione che hai di lui o lei, ricorda che non sarebbe il tuo capo se le sue abilità di cacciatore all’agguato non fossero migliori delle tue. Chiaramente, se è facile imparare a acchiappare un coniglio per le orecchie a causa delle sue abitudini prevedibili, come cacciatore devi essere molto attento a non essere prevedibile tu stesso. Un cacciatore si comporta in modo prevedibile solo quando vuole essere cacciato – è un ottimo stratagemma da usare con qualcuno che è già un cacciatore provetto e quindi molto imprevedibile nelle sue abitudini. Di conseguenza, se non vuoi essere il prossimo coniglio, i tuoi movimenti e le tue azioni devono essere imprevedibili. Per esempio, se il tuo matrimonio è saldo e stabile, e sospetti che tuo marito abbia una relazione amorosa con un’altra, sarebbe proprio un’azione stupida continuare ad andare a giocare a bridge con le amiche il giovedì pomeriggio dalle sei alle undici. Se lo fai, stai invitando i problemi. D’altra parte, se cambi le tue abitudini, tuo marito avrà molte meno opportunità di organizzare incontri con l’altra ed è anche probabile che diventando imprevedibile elimini la noia dal tuo matrimonio, che magari è proprio la causa del tuo problema. In ogni evento, tieni a mente che essere prevedibile significa non essere fluido, e non essendo fluido sarai inevitabilmente testardo, prepotente, supponente e, soprattutto, terribilmente noioso! Chi mai resterebbe fedele a un simile idiota?

In quali aree della mia vita sono prevedibile e noioso? ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................ 41


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé

USARE IL CONFLITTO PER SCOPRIRE NUOVA CONOSCENZA

La nuova conoscenza può arrivare solo da un conflitto. Normalmente, le persone hanno paura dei conflitti e invece dovrebbero dargli il benvenuto. Questo non significa che dobbiamo andare in giro a combattere contro tutto e tutti, in effetti il conflitto emerge spontaneamente e non dovreste scappare via evitandoli, ma affrontarli, farli vostri e usarli a vostro vantaggio. In poche parole, “Se il tuo modo di vedere una situazione non si accorda col mio ed entriamo in conflitto, significa che da qualche parte stiamo mancando la connessione che armonizza i due punti di vista”, e questa connessione è senza dubbio la nuova conoscenza che ci manca e che dovremmo acquisire. Sostenere che se due punti di vista non si accordano, vuol dire che uno ha ragione e l’altro ha torto, è semplicemente stupido. Chi lo dice? Perchè non possono avere ragione entrambi? Oppure preferisci sostenere che se io ho ragione, allora tu hai “più ragione” di me? Se si comprende questo fatto, si può usare il conflitto in modo costruttivo come farebbe un vero cacciatore, e basta che uno solo abbia capito questo concetto per scoprire la nuova conoscenza che armonizza i vari punti di vista. Le persone che hanno capito questo concetto non alimentano il conflitto, ma lavorano usando il conflitto per scoprire nuova conoscenza. Ma ancora più importante è che, usando il conflitto per acquisire nuova conoscenza, il cacciatore sta trasmutando qualcosa di negativo in qualcosa di positivo, e proprio qui sta il significato di realizzare l’armonia attraverso il conflitto. La domanda da un milione di dollari è: “Come faccio? Come lo realizzo?” La risposta è semplice e ne abbiamo già parlato, ossia la cooperazione intelligente. Se a questa risposta ti senti perplesso e perduto, allora hai letto quella parte troppo velocemente e non abbastanza attentamente. Per cui, torna indietro e rileggi la parte della cooperazione intelligente, e vedrai che il come fare ti diventerà molto più chiaro e praticabile. Abbiamo visto che tutta la consapevolezza è relativa e quindi gli uomini non sono sempre in modalità maschile e allo stesso modo le donne non sono sempre in modalità femminile. Per cui vediamo meglio questo aspetto. Prendiamo in considerazione una madre col giovane figlio. Per guidare il figlio, una madre non ha altre risorse che attingere alle proprie esperienze di vita che costituiscono la sua conoscenza. Questo significa che la madre misura il comportamento del figlio col metro di ciò che lei considera un buon comportamento, cioè col metro del comportamento benefico per il figlio e per il mondo attorno. Ma tenete conto che, agendo in tal modo, la madre sta trattando col conosciuto che, come abbiamo già visto, è una funzione della modalità maschile. D’altra parte, il figlio non avendo ancora sufficiente esperienza sul piano fisico, sta affrontando l’ignoto, e quindi automaticamente ascolta la guida della madre. Ascoltando e dando retta alla madre, il figlio è in modalità femminile rispetto alla madre. Questo non vuol dire che il figlio si sta comportando come una ragazzina, ma che se ascolta veramente la madre, impara da lei come ci si aspetta che funzioni un uomo nel mondo. Ogni ragazzo o ragazza non ha sufficiente esperienza di vita e quindi, che gli piaccia o no, deve dare retta alla madre. Il ragazzo acquisirà la propria esperienza e conoscenza solo ascoltando la madre e scegliendo di darle retta oppure ignorarla. Ma in entrambi i casi, il ragazzo è in modalità femminile relativamente alla madre, anche se ignora le sue direttive o i suoi consigli, nel senso che vuole scoprire da solo cosa succede se non 42


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé ubbidisce, rimane il fatto che si sta facendo guidare da lei. Fra presone adulte accade la stessa cosa, specialmente a lavoro. Per esempio, un uomo che lavora in un’impresa e che ha un superiore maschio come lui. Quest’uomo difficilmente conosce gli scopi dettagliati dell’impresa, per cui non ha gli strumenti per dare direttive e perciò non gli viene richiesto questo. L’unica cosa che deve conoscere bene è la descrizione del lavoro che deve compiere. In altre parole, lui conosce i propri doveri e la propria funzione nell’impresa, perchè gli sono stati spiegati quando ha cominciato a lavorare lì. Ma nel realizzare i risultati che gli sono richiesti, si trova automaticamente nella posizione femminile rispetto al principale, anche se è il maschio più maschio che si sia mai visto. Questo punto lo sottolineo più volte, perchè troppo spesso, a causa del condizionamento sociale, gli uomini si sentono castrati non potendo imporre le proprie direttive nell’indirizzare il lavoro. Eppure, non c’è motivo di sentirsi castrati, perchè anche se uno deve essere femminile relativamente al suo capo, cioè accogliere volentieri la sua guida, nel proprio lavoro e nella propria funzione può e deve essere maschio, sia nell’essere intraprendente e creativo che nel cercare la cooperazione intelligente dei colleghi di lavoro e dei clienti, anziché ciondolare aspettando che qualcuno gli dia ordini. Molti imprenditori apprezzano e cercano dei dipendenti uomini, proprio perchè pensano autonomamente e prendono l’iniziativa, a patto che non entrino in diretta competizione e conflitto col principale. Il vero maschio, non ha dubbi sulla propria mascolinità, e perciò non si sente minacciato nel prendere ordini da un superiore. Sono sempre gli uomini che hanno dubbi sulla propria mascolinità che tendono ad essere aggressivi e difensivi, e questi si sentono insultati e castrati quando un superiore gli dice cosa fare. Ugualmente per le donne. Le donne che conoscono il significato di essere vere donne non hanno problemi a prendere ordini da un uomo. Ma le donne che si sentono inferiori e quindi in qualche modo si sentono minacciate dagli uomini, saranno sempre recalcitranti e opporranno resistenza alla guida maschile, cercando in tutti i modi di far meglio di loro. Conoscete la vecchia canzone “Annie get your gun” – (Qualsiasi cosa fai, io la faccio meglio!)? Il risultato di questo atteggiamento è quello che io chiamo maschio di seconda scelta, perchè anche se una donna può condurre un’impresa, guidare un camion e tosare l’erba meglio di molti uomini, rimane sempre una donna che non vive al suo vero potenziale, che è prettamente femminile, e quindi al massimo può essere un maschio di seconda scelta. Ma se guardate attorno, scoprirete che ci sono anche molti uomini che diventano donne di seconda scelta. “Certo cara. Come dici tu, tesoro.” “ Certo capo, do al vostro cane la mia colazione, signore.” “Oh si, signorina segretaria. Sono molto lusingato che volete avere una relazione con me. Preferite avermi sulla scrivania o volete che prenoti una camera in hotel?” Questi uomini non forniscono la guida maschile, e non vivendo il loro potenziale maschile diventano dei miseri surrogati di una vera femmina, che non è lo zerbino di nessuno. E se non credete nella vostra mascolinità è facilissimo assimilare il vostro petto villoso ad uno zerbino! Per cui, qual’è il senso di tutto questo? La sicura risposta è la cooperazione intelligente. Con chi? Con cosa? Ah! Questa è la domanda da un milione di dollari, e la risposta è: prima che tu possa cooperare con qualcuno o qualcosa, rimani da solo e osservati spassionatamente cercando di scoprire il tuo vero potenziale, perchè è molto difficile cooperare con qualcuno o qualcosa se ancora non sai chi e cosa sei. Di conseguenza, se se una femmina o un maschio di second’ordine, la tua idea di intelligenza consisterà nel come fare meglio degli esponenti del sesso opposto e la tua idea di cooperazione consisterà nel come sopraffare il sesso opposto. La cooperazione intelligente si realizza in primo luogo quando sai essere fedele al tuo genere, maschio o femmina; in secondo luogo, quando capisci che per conoscere il tuo potenziale hai bisogno di fare esperienze, che si trasformano in conoscenza; e in terzo luogo che puoi acquisire conoscenza di te solo affrontando i conflitti di ogni tipo. Per esempio, leggendo questo libro, sono sicuro di aver premuto dei pulsanti che hanno attivato in te emozioni di conflitto. Si, proprio di conflitto. Eppure, se stai ancora leggendo, sei sulla buona strada per praticare la cooperazione intelligente e scoprire nuova 43


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé conoscenza. Ricorda quello che ho spiegato all’inizio – l’intelligente cooperazione non è altro che cooperare in modo intelligente! Ed essere intelligente su un argomento non significa necessariamente che debba piacerti. Per capire come funziona in pratica, vediamo gli esempi precedenti. Nell’esempio della madre col figlio, cosa vediamo? Come tutti noi sappiamo per esperienza, il figlio ha un modo di vedere le cose e la madre un altro. Per cui il conflitto è inevitabile. Ma il conflitto va bene, è buono, nel senso che è necessario. Pertanto il ragazzo non è un cattivo ragazzo, perchè sta solo cercando di acquisire esperienza e conoscenza personale. Sei forse una cattiva persona perchè stai leggendo questo libro? Questo mostra quanto è folle il condizionamento sociale! No! Il ragazzo sarà un cattivo ragazzo solo se non coopera intelligentemente con la madre per acquisire la propria conoscenza attraverso l’esperienza. E allo stesso modo, anche la madre sarà una cattiva madre se rifiuta di cooperare in modo intelligente col figlio, se lo considera un cattivo ragazzo perchè non segue le sue indicazioni alla lettera e se gli nega l’opportunità di acquisire la propria conoscenza facendo le sue esperienze. Nell’esempio del dipendente e del datore di lavoro, il dipendente non è un cattivo dipendente perchè dice al capo il suo punto di vista su un argomento di lavoro. Sarà un cattivo dipendente solo se non vivrà il suo potenziale maschile cooperando attivamente e in modo intelligente col datore di lavoro. In questo caso potrebbe comportarsi in due modi. Potrebbe comportarsi come uno zerbino eseguendo ogni ordine senza discutere oppure, sentendosi minacciato dal capo, potrebbe considerare sbagliata ogni decisione del capo e non collaborare in modo intelligente. Ugualmente per il datore di lavoro. Non sarà meno maschile se pratica la cooperazione intelligente coi suoi dipendenti maschi e tenendo conto delle loro esperienze e punti di vista su ciò che sta accadendo nel lavoro. D’altra parte, se rifiuta di ascoltare il loro punto di vista, non pratica la cooperazione intelligente, e principalmente perchè si sente minacciato dagli altri maschi. Sappiate che i conflitti emergeranno sempre, anche solo a livello di “Non la vedo come te”. E ogni volta che accade, occorre attivare sempre la cooperazione intelligente, perchè solo in questo modo potremo acquisire nuova conoscenza, di noi stessi, degli altri e delle cose del mondo. L’unica cosa importante è questa conoscenza – sia quella che serve a un ragazzo per scoprire cosa significa essere un vero maschio; sia quella che serve a un dipendente e a un capo per realizzare una buona relazione di lavoro; o sia quella che serve per realizzare con successo una qualsiasi impresa. Il conflitto non bisogna evitarlo, perchè è necessario per imparare la cooperazione intelligente, e solo praticandola acquisiremo nuova conoscenza. Cooperando col sesso opposto al nostro entrano in gioco gli stessi principi. Gli uomini non sono uguali alle donne e perciò hanno ruoli diversi. Pertanto evitate di trasformare vostra moglie in una versione di second’ordine di voi stessi, ed evitate di trasformare vostro marito in una versione di second’ordine di una donna. Cominciate considerando che uomini e donne sono uguali e diversi, nel senso che i rispettivi potenziali sono uguali ma opposti. Se ricordate questo, non pretenderete che l’altro la veda come voi, anzi cercherete di comprendere il loro punto di vista. Agendo in questo modo acquisirete una prospettiva più ampia che comprende e armonizza entrambi i punti di vista e presto scoprirete che la cooperazione intelligente, oltre ad essere intelligente, è anche divertente! Per esempio, supponiamo che una donna di nome Anna dica al marito Stefano “Veramente non so perchè lo sto dicendo, ma sento che nella nostra relazione c’è qualcosa di sbagliato che non la fa funzionare bene.” Normalmente accade che il marito, sentendosi accusato, aggredisce la moglie chiedendole di spiegarsi meglio. Eppure, la donna ha già detto che non sa cos’è e che è solo una sua sensazione. Se Stefano è un vero maschio, non farà pressione su Anna affinché gli spieghi cosa sente. Piuttosto, confronterà quello che gli dice Anna col proprio database, che è quello che sa già sulla sua relazione con Anna, e che costituisce parte del suo conosciuto. Dopo il confronto, se Stefano ancora non coglie ciò che sente Anna, dovrà cercare una propria sensazione chiedendo ad Anna, non di spiegarsi, ma di dirgli di più sulla sensazione che prova. In altre parole, essendo maschio e 44


Condizione 2: Cambiare l’immagine di sé avviando il processo della cooperazione intelligente, Stefano userà la propria parte femminile interiore per guidarlo a capire meglio cosa sta sentendo Anna. Seguendo la guida di Stefano, Anna userà la propria parte maschile interiore per tentare di dare concretezza e senso logico alla sensazione che ha estratto dall’ignoto. L’esito di questa cooperazione intelligente fra Stefano e Anna, così come fra loro stessi e la propria controparte, è che quando finalmente Stefano otterrà una propria sensazione di ciò che Anna sente, sarà in grado di individuare esattamente cosa preoccupa la moglie, o di impostare le domande in modo diverso, come “Intendi dire questo?” o “Senti che ...?” e non passerà molto che Anna esclamerà “Siii! E’ proprio questo quello che sento!” Questo esempio rende più chiaro che per essere un vero maschio è importantissimo che un uomo impari ad ascoltare le proprie sensazioni, che in ultima analisi rappresentano la sua parte femminile. Allo stesso modo, una donna che vuole essere una vera femmina deve ascoltare le proprie sensazioni ed in aggiunta deve permettere al proprio maschio interiore di guidarla a dare un senso alle proprie sensazioni. Tenete conto che, anche se il maschio è cacciatore e colui che fa in modo che le cose funzionino nella pratica del piano fisico, il maschio deve anche ascoltare il cuore, cioè le proprie sensazioni, per sentire l’area e il modo migliore per andare a caccia o piantare le sue colture, e anche per sentire qual’è il momento migliore per farlo. Finché non ha acquisito sufficiente esperienza pratica, l’uomo non ha altra risorsa che affidarsi alle sensazioni. Ma quando ha una certa esperienza, immediatamente comincia a costruire lo schema mentale di ciò che sta cacciando, pensandoci razionalmente. Così, confrontando ciò che sente, e ancora non conosce, con quanto già conosce, arriverà sempre ad una soluzione al problema che sta affrontando. Ovviamente, questo vale anche per la donna, dato che per inclinazione tende al cuore e ai bambini, deve solo cercare la guida che cerca nel proprio ignoto interiore, nelle sue sensazioni. Inoltre, badando al cuore e ai bambini mentre il marito è fuori a caccia, non ha altra scelta che trasformare le proprie sensazioni di cosa è necessario in azioni sul piano fisico, e per questo impara a pensare razionalmente. Comunque, siccome la femmina segue la guida del maschio, la donna cercherà sempre nell’ignoto, nel senso che cercherà di sentire il modo migliore per realizzare lo scopo dell’uomo. Per cui, se è sola a casa e ha bisogno di agire, invariabilmente considererà la situazione nei termini di “Cosa farebbe mio marito?” oppure, “Se faccio così, mio marito sarà soddisfatto?” In nessun modo questo significa che la donna è subordinata al marito, piuttosto che sente o intuisce che realizzerà il proprio scopo solo realizzando lo scopo del marito. Di conseguenza, la vera femmina se è possibile preferirà sempre sottoporre i propri problemi all’esame del marito lasciando che lui trovi una soluzione. Osservando come operano uomini e donne, vediamo che entrambi in prima istanza hanno bisogno di ascoltare le proprie sensazioni, e solo successivamente pensare ed escogitare il modo migliore per materializzare le sensazioni in azione o in soluzioni ad una sfida. Ironicamente, il vero maschio per prima cosa ascolta il cuore e le sensazioni che gli arrivano, e solo dopo che ha acquisito una prospettiva irrazionale può confrontarla col proprio database per approdare ad una soluzione. In due parole, il maschio prima ascolta le sensazioni e poi pensa. D’altra parte, la vera femmina prima pensa e poi ascolta le sensazioni, nel senso che seguendo la guida del maschio, prima confronta il problema con lo scopo del maschio, e poi si immerge nelle sensazioni per trovare cosa è meglio fare. Però, sotto l’impatto del condizionamento sociale, ai maschi hanno insegnato “Pensa, ragazzo mio! Pensa!” Il triste esito di questa storia è che ora gli uomini considerano troppo stupido dare retta alle sensazioni e cercano disperatamente di essere più razionali possibile. Così, quando una moglie dice al marito che sente che c’è qualcosa che non va nella loro relazione, lui si mette a pensare freneticamente, ma quando non trova alcun motivo razionale che avvalori la sensazione della moglie, arrabbiato le chiede di spiegarsi meglio, ovviamente in modo razionale! D’altra parte, anche alle donne hanno instillato che è stupido non essere logiche, cosicché sono diventate così logiche che anch’esse hanno perso il contatto con la fonte delle proprie le sensazioni. 45


Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

CAPITOLO CINQUE CONDIZIONE 3: LE TUE CARENZE SONO IL BIGLIETTO PER LA LIBERTA’ Per praticare la cooperazione intelligente bisogna essere senza difese Arriviamo alla terza condizione di Capitano Vita, ossia “Non devi portare gioielli o armi – ti serve solo una corona d’alloro e una ghirlanda di fiori selvatici.” Questo significa che devi cercare di sentirti bene con te stesso, che non hai bisogno di impressionare gli altri col tuo aspetto esteriore, e non è necessario neanche di stare sulla difensiva. Se ti senti a tuo agio con te stesso, nel senso che credi nel tuo valore come persona, non in modo presuntuoso, ma perchè sai per esperienza di essere un buon maschio o una buona femmina, sarai felice di mostrare al mondo il tuo vero sé. Se sei in sintonia e in pace col modo in cui la natura ti ha fatto, sia interiormente che esteriormente, avrai un’aria di tranquilla sicurezza che è potente tanto quanto una corona sul capo. E la tua “corona” di sicurezza sarà la tua specialità, la tua unicità come individuo della grande famiglia che chiamiamo umanità. Però c’è un problema, che veramente poche persone si sentono bene con se stesse, e così la maggior parte di noi non ha piacere di mostrare il proprio vero sé. Questo perchè non ci sembra giusto vivere coi nostri difetti o le nostre mancanze, specialmente con quelli che consideriamo parte del nostro carattere. Sono poche le persone a cui piace far suoi con dignità i propri difetti, tutti gli altri compresi noi, cerchiamo disperatamente di nasconderli, anche a noi stessi. Ma la verità è che i difetti non sono altro che potenziali non sviluppati, e come tali, rappresentano il passaggio verso il potere e il biglietto per la libertà. Pertanto l’azione di non far propri i difetti e le mancanze equivale a negare a noi stessi una parte del nostro potenziale, e siccome facciamo proprio così, c’è da sorprendersi che la maggior parte di noi si sente infelice e impotente? Come funziona la questione? Prendiamo il difetto di essere testardo. La testardaggine, in realtà, è composta dalla tenacia e dalla perseveranza non sviluppate, che sono delle risorse che molti pagherebbero per averle. La differenza fra la testardaggine e la perseveranza sta nel come usiamo queste risorse. Per esempio, se mi sento inferiore agli altri, e uso la risorsa della perseveranza solo per dimostrare agli altri che ho ragione io, anche se dentro di me so che sto facendo solo il cocciuto, non la sto usando come risorsa, ma come un vero e proprio difetto che non porterà a nulla nella relazione. D’altra parte, se dico a me stesso “Non voglio sembrare un ottuso, ma intendo perseverare nel cercare di superare il mio senso di inferiorità”, allora sto usando la testardaggine in modo positivo e a mio vantaggio. Sostenendo tenacemente la convinzione del mio valore e che non sono inferiore agli altri, col tempo comincerò a vedere e a provare a me stesso la fondatezza della mia convinzione, e solo perchè non sono ancora pronto a rinunciare a me stesso! Vediamo l’esempio del sentirsi inferiore. Finché continuo a credere di essere inferiore agli


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà. altri, non sarò in grado di trasformare la testardaggine in tenacia e così continuerà a funzionare contro di me, perchè in effetti sto usando la testardaggine per sostenere la convinzione che sono inferiore. Così facendo, proverò sicuramente a me stesso che non vado bene. Tuttavia, se comincio a chiedermi perchè mi sento inferiore, presto scoprirò che ciò che mi fa sentire inferiore è il fatto che non sono presuntuoso e arrogante come gli altri. In effetti, il sentimento di inferiorità è solo l’espressione negativa dell’umiltà, una qualità molto onorevole. Invece di alimentare la sensazione di inferiorità, portate l’attenzione al suo lato positivo e considerate l’umiltà per quello che è veramente. Facendolo, presto scoprirete che la vera umiltà è in effetti amore incondizionato. Quando c’è umiltà, non c’è mai senso di colpa, perchè ci si assume la responsabilità di ciò che sta accadendo nella propria vita. Quando vediamo che in qualche modo siamo noi che causiamo gli eventi e quindi ce ne prendiamo la responsabilità, ci stiamo riprendendo il potere creativo che abbiamo e che non riconosciamo, in effetti stiamo diventando più potenti, e così, se qualcosa della nostra vita non ci piace, possiamo sempre adoperarci per cambiare ciò che stiamo facendo per crearla. Pertanto, invece di sentirci uno zerbino alla mercè di tutti o una vittima delle circostanze, e quindi sentirci inferiori e trattati ingiustamente, possiamo cominciare ad agire per cambiare ciò che non ci piace, cambiando il nostro approccio alla vita e soprattutto cambiando le convinzioni su noi stessi. Invece di dare la colpa agli altri, come fanno tutti, abbiamo scoperto l’umiltà di prenderci la responsabilità delle nostre azioni e degli effetti che esse creano. Così, anziché comportarci come uno zerbino, saremo l’esempio di uno che crede in se stesso e sa come gestire la propria vita, nel senso di “Se non mi piace ciò che mi accade, anziché dare la colpa agli altri perchè mi fanno sentire inferiore o altro, non devo fare altro che cambiare il modo in cui percepisco me stesso e il mondo”. Se non sei in pace con te stesso, con chi e cosa sei, e ti senti in qualche modo inferiore o inadeguato, sarai continuamente afflitto dalla paura, dal dubbio e dal sospetto. Di conseguenza sarai coi nervi a fior di pelle e lo saranno anche le persone che ti circondano, perchè gli specchi non mentono e riflettono sempre ciò che siamo. Inoltre, le tue insicurezze mineranno anche le sicurezze degli altri. Le tue insicurezze ti metteranno immediatamente sulla difensiva e gli specchi di nuovo non mentiranno, mostrandoti che le persone attorno immediatamente cominciano a difendersi e aggredirti. Se vuoi che gli altri cooperino con te in modo intelligente, devi riconoscere che ciò che vedi nello specchio è solo il riflesso di come sei tu!

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Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà.

LAVORARE CONSAPEVOLMENTE CON GLI SPECCHI Le vittime non esistono. Con le loro azioni, le persone riflettono le nostre speranze più alte e le nostre paure più profonde.

Cercando di lavorare col concetto degli specchi, bisogna riconoscere che è sempre più facile vedere qualcosa in un’altra persona che in se stessi. Per esempio, se un amico viene a chiederti consiglio su come affrontare un problema, ti viene facile vedere cosa dovrebbe fare il tuo amico. Però, quando lo stesso problema ce l’hai tu, non hai per niente le idee chiare su cosa fare. Il motivo di ciò è che siamo troppo vicini a noi stessi per riuscire ad essere obiettivi, e senza obiettività le cose sembrano sempre confuse e quindi non chiare. Ci sono troppi interessi personali, troppi coinvolgimenti, desideri, aspettative, sogni, speranze e delusioni perchè si possa essere obiettivi. L’essenza della questione è che serve obiettività, perciò, così come ci serve uno specchio per vedere il nostro viso, allo stesso modo ci servono gli altri per vedere il nostro comportamento. Da questo, vediamo che non ha senso giocare a dare la colpa agli altri e che è una stupidaggine arrabbiarsi contro lo specchio perchè ci mostra la nostra brutta faccia! Pertanto, invece di arrabbiarci mettendoci sulla difensiva, bisogna guardare nello specchio e cercare di vedere e comprendere i nostri comportamenti. Questo approccio è quello che abbiamo chiamato “essere consapevole dello stato di un’altra persona”. Perciò chiediamoci, “Cos’è che lo fa comportare in tal modo?” “Cos’è che le fa dire questa cosa?” In altre parole, se la tua vita non funziona (che è il motivo per cui stai leggendo questo libro), osserva le persone che hai attorno, per scoprire quali emozioni, sentimenti, pensieri, paure, dubbi, insicurezze, comportamenti o qualsiasi altra cosa di te sta causando ciò che non ti piace! Quando cominci a guardarti intorno, la prima domanda che dovresti porti è “Cosa vogliono esattamente dalla vita?” o più precisamente “Cosa voglio precisamente dalla vita?” Se ti poni questa domanda, presto ti rendi conto che nessuno sa con certezza cosa vuole dalla vita. Fate caso di quante poche persone conoscono se stesse e i propri desideri. Prendete per esempio il desiderio “Vorrei incontrare qualcuno che mi rendesse felice e che sposerei.” Per l’amor di Dio, ma che desiderio è questo? Come puoi andare in giro a chiedere che qualcuno ti renda felice? Eppure le persone fanno proprio questo, quando un povero diavolo è stato così sfortunato da essere stato scelto per renderci felice, e magari fallisce, lo attacchiamo dall’alto del nostro diritto per non averci reso felici! Chiaramente, se vuoi essere felice, sta a te renderti felice. E se non ci riesci, chi ti da il diritto di chiedere a qualcun’altro di renderti felice? Poi c’è da considerare il secondo punto, e cioè che qualsiasi cosa fai da te e per te stesso, automaticamente influisce sulle persone intorno. Pertanto, se ti rendi felice allora rendi felice anche gli altri, che è come dire che se elevi te stesso allora elevi anche gli altri. Perchè mai questo automatismo? Il semplice motivo è che la vita è egoista, non egocentrica, e poi è interamente connessa, così qualsiasi cosa faccio a me stesso, la sto facendo anche a te. Inutile dire che questo concetto è in contrasto col condizionamento sociale, perchè a tutti noi hanno insegnato che non bisogna essere egoisti. In altri termini “Io non sono egoista perchè metto sempre te per primo! Cerco sempre di renderti felice, eppure tu sei così egoista che rare volte mi rendi felice! Sigh! Sigh!” Non so voi, ma a me piace essere felice! E dato che non mi piace starmene seduto a chiedere l’elemosina, preferisco gestire autonomamente la mia vita e farmi felice da me. Certamente sono egoista! Ma non m’importa, perchè so per esperienza che a molte persone piace stare con me. 48


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà. Perchè? Semplicemente perchè sono felice e così anche gli altri si sentono felici, anche solo standomi intorno! E all’inverso, siccome loro sono felici, anch’io sono felice, e siccome divento più felice, anche loro diventano più felici. Vi sembra presuntuoso? Forse lo è, ma cosa accadrebbe se mi piacesse sentirmi miserabile perchè penso che essere miserabile è un segno di umiltà? Per me, essere umile significa che non sono così arrogante e pieno di pretese da chiedere ad altri di farmi felice. Il terzo punto da considerare è che se dai quanto prendi, la vita si espande, il mondo si espande e di conseguenza anche le relazioni diventano un gioioso viaggio di infinite possibilità. Le persone però sono così condizionate a dare, che ti fanno i regali, di danno le loro aspettative, ti danno le loro richieste, ti danno i loro problemi, ti danno le loro frustrazioni, ti danno la loro rabbia, la loro miseria e in breve in danno un terribile mal di testa! Sotto sotto, le persone danno per legarti con piccoli nodi, perchè alla fine la maggior parte dei cosiddetti doni sono solo un modo di manipolarti. “Ti do così tanto, e tu non mi dai niente in cambio!” Spesso le persone si scontrano perchè qualcuno vuole dare a qualcun’altro qualcosa che non vuole. Eppure la vita non è una questione di dare, e se per questo neanche una questione di prendere. La vita è un processo di dare-prendere. Però, nella pratica quotidiana, le persone vogliono solo prendere o solo dare, e in questo modo diventa impossibile distinguere con chiarezza la differenza fra i due. Così accade che tu vuoi darmi il tuo malumore ma vuoi prendere da me gioia e felicità; vuoi darmi la tua ipocrisia e le tue bugie, ma vuoi prendere da me sincerità e onestà; Vuoi darmi il tuo amore, a cui hai attaccato una lunga lista di aspettative e condizioni, ma vuoi prendere da me amore incondizionato, e poi mi dici che non sono comprensivo se mi aspetto che ti ricordi del tuo compleanno, ben sapendo che sei molto occupato! Non pensi che sia un pochino iniquo e non equilibrato? Non hai nessun diritto di imporre la tua miseria al mondo e poi aspettarti che chiunque ti dia in cambio felicità. Ognuno di noi può prendersi dalla vita ciò che gli serve, a patto che ci sia sempre uno scambio equo di energia. Pertanto, siccome do molta felicità, mi permetto di prendere felicità ovunque vado. E siccome scelgo di imparare da ogni cosa, ottengo (che equivale a prendere) chiarezza da ogni cosa, e così do chiarezza ovunque vado. E’ veramente semplice. Io prendo, così che posso dare, e do così che possa prendere, e così c’è sempre uno scambio equo di energia, e a causa di ciò non desidero nulla e sono sempre felice! Tuttavia, nel dare e prendere, dovremmo aver cura di realizzare uno scambio equo d’energia. In altre parole, non cercare di prendere più di quanto dai. Se vuoi dare poco, va bene, almeno finché non prendi in cambio quanto hai dato. Per esempio, se un giorno ti senti triste, e hai poca gioia da condividere, dai quel che hai anche se è poco, ma non aspettarti che gli altri in cambio ti inondino di gioia. Tutti noi abbiamo dei momenti in cui ci sentiamo tristi, ma anche la tristezza può essere bella e quindi arricchente. Di conseguenza, se sei triste, puoi condividere la tua tristezza, ma ricorda che ti verrà rimandata tristezza. Similmente, se per un motivo qualsiasi sei arrabbiato, condividi la tua rabbia, ma aspettati che le persone intorno ti rispondano in accordo a cosa e quanto dai e, soprattutto, prenditi la responsabilità di ricevere cosa e quanto dai! Il quarto concetto da considerare è che nessuno di noi può evitare il proprio fato. Questo significa che se cerchiamo di evitare le sfide che la vita ci propone, magari sgattaiolando elegantemente, la finiamo intrappolati dalle sfide e poi ci sentiamo vittime delle circostanze. A questo riguardo, tieni a mente che la vita intera è un sistema complesso di relazioni, di cui la più importante è la relazione fra te e la vita in generale. Pertanto, se cerchi di prendere dalla vita più di quanto dai, aspettati di diventare miserabile. Il motivo di questo è che tutte le sfide che la vita ci pone servono per fortificarci, per renderci più saggi, per avere più successo e in breve per essere più felici! E tutti noi sappiamo cosa accade a un ladro. Prima o poi, zap! Catturato! Per esempio, sei sposato, ma cercando di essere sempre felice non vuoi mai affrontare le sfide che il matrimonio ti pone. In altre parole, vuoi prendere felicità dal matrimonio, ma non vuoi fare e dare nulla per creare 49


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà. questa felicità. Per cui, verrà un giorno che... zap! Il matrimonio va in pezzi e dovrai affrontare il divorzio. Ovviamente potrai sempre urlare “Perchè doveva capitare proprio a me? Io volevo solo essere felice, ho solo cercato di essere felice! Era mio marito (o mia moglie) che era sempre infelice e cercava lo scontro!” Comunque, anche se in questi casi è sempre colui che prende e non da a sentirsi vittima intrappolata, la verità della questione è che il ladro è colui che prende e non da, e ai ladri non bisogna permettere di andare in giro a rubare dagli altri! Per cui, se in qualche modo ti senti vittima di qualcuno o qualcosa, controlla ciò che hai preso. Per esempio, se qualcuno ha svaligiato la tua casa, poniti queste domande: “Dove e quando nella mia vita ho rubato ad altri, e in che modo? Ho rubato della cancelleria a lavoro? Ho pagato troppo poco la domestica? Ho rubato tempo alla famiglia stando troppo poco tempo con mia moglie (o mio marito)? Infine, vediamo cosa vuol dire la terza condizione del Capitano Vita: non possiamo dare la colpa agli altri perchè il mondo intero è il nostro specchio! Da ciò ne deriva che non ci aiuta sentirci indignati, metterci sulla difensiva o giustificare le nostra azioni. Così facendo, rinforziamo solo le cause della nostra infelicità, dato che otteniamo esattamente ciò per cui lottiamo. L’universo dice sempre “Si!” Se vuoi giustificarti, chiunque cercherà di giustificarsi. Se vuoi difenderti, chiunque si metterà sulla difensiva con te. Se vuoi aggredire, chiunque rifletterà aggressività con te. Se vuoi rubare, chiunque cercherà di rubarti qualcosa. E se vuoi essere felice, e sei disponibile a lavorare per realizzare la felicità, sarai circondato da persone disponibili a lavorare per essere felici.

Cosa voglio dalla vita? ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. 50


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà.

L’ARTE DI ASCOLTARE Essere in relazione comporta capire l’altro. Prima abbiamo accennato al fatto che molte persone vanno alla deriva inseguendo arcobaleni e sono veramente poche le persone che sanno esattamente cosa li rende felici. Però, andare alla deriva vuol dire che siamo alla mercè di qualcuno o qualcosa. La causa principale di questo comportamento è che non ci hanno insegnato come comunicare correttamente. Di conseguenza, non riusciamo mai ad esprimere agli altri, e specialmente a noi stessi, che cosa ci preoccupa o che cosa vorremmo dalla vita. Purtroppo, non comunicando correttamente, non riusciamo a relazionarci col mondo o con gli altri. Ma la cosa più importante, è che non riusciamo a relazionarci con noi stessi, perchè se non riusciamo ad esprimere cosa ci rende felici, come possiamo sperare di essere felici? Inoltre, se non siamo felici, soddisfatti e in pace, non ci piacciamo tanto, e non piacendoci, non ci viene voglia di dedicare tempo ed energia per noi stessi. Così, siamo sempre fuori in giro a distrarci per cercare di sfuggire alla sensazione di infelicità, che in ultima analisi vuol dire che stiamo scappando da noi stessi! Ma se chiedi a una persona che scappa da se stessa cosa c’è che non va, invariabilmente scrollerà le spalle dicendo “Nulla!” Questa la chiamiamo “comunicazione incompiuta” o “non c’è partita”. Tuttavia, l’ironia del non giocare la partita sta proprio nel fatto che non c’è nulla che non va! L’unica cosa che non va è che la persona in questione non sa cosa comunicare a se stesso o all’interlocutore. Intrappolata in una sensazione di frustrazione infinita che non riesce a verbalizzare e che esprime solamente girando a vuoto continuamente, questa persona non trova mai la felicità che cerca. L’unico modo per spezzare questo schema debilitante è quello di imparare ad ascoltare. Veramente poche persone sanno ascoltare. Perchè? Perchè per la maggior parte delle persone la bassa autostima costituisce un vero intralcio. Così, le persone discutono cercando di imporre il proprio punto di vista all’altro, oppure seguendo i propri pensieri per formulare una replica efficace, e in ogni caso non stanno ascoltando. Vi sembra familiare? Se si, vuol dire che lo fate anche voi. Se una persona non si sente a suo agio con se stessa a causa della bassa autostima, qualsiasi cosa gli si dica, la percepirà come una critica personale. Per esempio, se tua moglie ti dice che il matrimonio non la rende felice, puoi reagire in diversi modi: Immediatamente ti senti male “Oh mio Dio! Ho fallito! Non sono un buon marito, né un buon amante. ecc. ecc.” Sentendoti in qualche modo inferiore perchè non rendi felice tua moglie, cominci a difenderti giustificando le tue azioni. Invece di avviare l’atto di cooperazione intelligente, guidando tua moglie a comunicarti più estesamente la sua sensazione, preferisci sentirti attaccato e criticato, e non sei più in grado di ascoltarla correttamente. Il conflitto è emerso in modo potente, ma siccome non lo usi per scoprire nuova conoscenza, si trasforma in ulteriore conflitto, perchè tua moglie sta dicendo una cosa e tu “ascolti” qualcos’altro. La moglie: “Dannazione! Non sto dicendo che hai fallito o che è colpa tua”, il marito: “Ma hai detto che sei infelice, e dato che sono colui che hai sposato, ovviamente vuol dire che non riesco a farti felice!” Così molte relazioni finiscono in un gran casino perchè, sentendosi criticate e attaccate, le persone impongono i propri punti di vista, anche se non ne sono sicuri. Tentando di difendersi, le persone fanno affermazioni inconsulte, cercando di sostenere concetti di cui neanche vagamente ne colgono il significato e di cui non hanno verificato la validità con l’esperienza. Il conflitto perciò non porta alla cooperazione e nemmeno all’acquisizione di nuova conoscenza, ma solo a gettarsi in faccia della spazzatura e col tempo al divorzio. La stessa cosa accade negli altri tipi di relazioni, per esempio a lavoro, dove l’atteggiamento difensivo e le spazzatura portano al licenziamento. 51


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà. Non è difficile imparare ad ascoltare correttamente, o almeno è semplice quanto dire a se stessi “Che cosa vuole dirmi?” Ascoltando con l’intento di capire cosa l’altro vuole trasmetterci, si scopre che anche quando ci arrivano delle critiche, non cadiamo nella trappola di star male con noi stessi, ma rimaniamo affascinati nel vedere i tic o le reazioni automatiche che entrano in gioco nelle relazioni. In questo modo riusciamo a vedere le reazioni automatiche degli altri e, se siamo onesti con noi stessi, anche le nostre, ma la vera sorpresa è scoprire quanto è facile spostare il focus dal sentirsi vittima al sentirsi potenti. Per esempio, se qualcuno ci accusa di essere freddo e distante, e ascoltiamo con l’intento di capire perchè quella persona ci trova freddo e distaccato, scopriamo velocemente il suo punto di vista e il perchè ha quella sensazione. Supponiamo che un amico mi dice che mi trova freddo e distante perchè mi comporto in modo distaccato evitando il contatto fisico. Se, invece di difendermi o giustificare il mio comportamento, cerco di essere onesto con me stesso, vedo subito in quali modi e in quali circostanze mi comporto come dice, e quindi in che senso il mio amico ha ragione. Pertanto, cercare di dimostrare per partito preso che l’amico sbaglia è stupido e controproducente. Invece, se grazie a lui riesco a vedere il perchè evito il contatto fisico, scopro magari che per qualche motivo non mi sento amabile. Il mio amico perciò non mi ha criticato, ma mi ha dato un’indicazione importante per migliorare l’immagine di me stesso e di conseguenza per migliorare le relazioni con gli altri. In breve, il mio amico mi sta aiutando a conoscermi meglio. Se le persone non ci facessero notare i nostri difetti, probabilmente non ce ne renderemmo mai conto o almeno non ci prenderemmo il disturbo di scoprirli. Ascoltando correttamente, non solo impariamo di più su noi stessi, e considerando che anche noi siamo specchi per gli altri, impariamo molto anche degli altri, ascoltando cosa ci dicono su noi, su se stessi o su qualcun’altro. Sviluppando la comprensione, ci imbattiamo naturalmente sulle “aspettative non realizzate”. Nel senso che non ascoltando veramente noi stessi o gli altri, imponiamo a noi stessi e agli altri delle aspettative che nulla hanno a che fare con le realtà della vita. Per esempio, se non ti piaci come sei e vivi malvolentieri con te stesso, è totalmente irrealistico aspettarsi di piacere a qualcun’altro o che viva volentieri con te. Analogamente, se dentro di te credi di essere inadeguato per il lavoro che fai, è irrealistico aspettarsi che il tuo capo creda in te. Non c’è nulla di sbagliato nelle aspettative, a patto che pratichi il principio del prendere e dare. In altri termini, se sei un lavoratore operoso e affidabile, è giusto aspettarsi riconoscimenti e adeguati compensi per il tuo lavoro. Allo stesso modo, se godi della tua compagnia e onestamente ti piaci, non avrai bisogno di impressionare gli altri mostrandoti arrogante, presuntuoso ed egocentrico, ma ti aspetterai ragionevolmente di piacere agli altri. Se non pratichiamo il concetto dello specchio, allora facilmente nutriremo aspettative non realistiche. Ma quando riconosciamo che gli altri sono un riflesso di noi stessi, le aspettative scompaiono come nebbia al sole. Per esempio, se faccio amicizia con una persona nuova presumendo che soddisferà le mie aspettative sulla mia idea di amicizia, indubbiamente prima o poi mi deluderà in qualche modo. D’altra parte, se faccio amicizia con quella persona sapendo già che è un riflesso di me, la sua compagnia non mi deluderà mai, perchè ogni volta so che mi mostra una parte di me. Alcune cose saranno aspetti positivi di me, che certamente mi piacciono. Altre volte saranno aspetti negativi di me, che certamente rappresentano il motivo per cui mi piace stare in sua compagnia. Le persone mi mostrano aspetti di me stesso e così mi offrono l’opportunità di imparare a capire me stesso, di imparare a lavorare sui miei punti forti e con i miei punti deboli in modo più consapevole. Senza i riflessi delle persone, per me sarebbe veramente arduo riuscire a farlo. E per di più, dato che i miei difetti sono i miei potenziali ancora non sviluppati, non rimarrò deluso se il mio amico mi mostra le mie debolezze. Se è un vero amico, sarà desideroso di lavorare con se stesso almeno quanto lo sono io, e quindi anziché sostenerci l’un l’altro buttandoci merda addosso, saremo aperti, sinceri e spietati l’uno con l’altro! Un’ultima parola sugli specchi. Talvolta i riflessi ci mostrano vecchie faccende su cui abbiamo già lavorato, per consentirci di credere maggiormente in noi stessi. A causa di questo, occorre distinguere con onestà fra un riflesso del presente e un riflesso del passato. Ricordate che 52


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà. uno specchio non mente mai, e quindi se noi cambiamo, anche il riflesso cambia. Ma se io cambio e il riflesso non cambia, quello specchio (quella persona) lascerà la scena della nostra vita oppure sarò io a dover lasciare quello specchio per poter credere di più in me stesso. Pertanto, se in tutta onestà abbiamo lavorato al meglio con un determinato aspetto di noi stessi e il cambiamento delle nostre azioni lo confermano, ma uno specchio (una persona) insiste a non cambiare, allora siamo sicuri di avere a che fare con il riflesso di una vecchia faccenda. In questo caso, dobbiamo riconoscere che quella persona non rispecchia più quello che siamo diventati. Considera il comportamento riflesso e riconosci che lo adottavi in passato, che tuttora se vuoi puoi comportarti così, ma ora non sei più interessato a quel comportamento. Se lo specchio persiste, vuol dire che tu devi reclamare il tuo potere per andare oltre. Se non lo fai, sarai costretto a tornare a quel vecchio comportamento, per il semplice motivo che uno specchio non mente mai!

IL SEGRETO DELL’AMORE INCONDIZIONATO La spietatezza e l’amore incondizionato sono sinonimi. La causa principale della diffusa scarsa autostima è che la maggior parte delle persone pratica l’amore condizionato invece che l’amore incondizionato. Questo concetto possiamo renderlo complicato o semplice come vogliamo. Parlando per me, preferisco la semplicità. Per cui, per semplificarlo chiamo questa pratica giocare al “bravo ragazzo”. Normalmente, le persone sono così coinvolte nel cercare di piacere agli altri, o per essere più precisi, così egocentriche e vanitose, che preferiscono mentire, anziché dire la verità. Per esempio, quale amico ti parla in totale onestà? Oppure, quale amico ti indica una direzione in totale onestà? La maggior parte delle volte le persone preferiscono “Non voglio dire la verità alle persone, perchè la verità ferisce e fa male. E se io le ferisco loro non mi ameranno.” In special modo i genitori praticano questa disonestà insegnando ai bambini concetti del tipo “Se dai retta a me e ti comporti da brava bambina, a Natale ti compro una bella bambola.” Così la bambina impara a fare la brava bambina davanti ai genitori e a comportarsi in tutt’altro modo quando i genitori sono fuori vista. In breve, alla bambina hanno insegnato a mentire sul suo comportamento, e il risultato di questo mentire sociale è “Dimmi quello che voglio sentirmi dire, continua a mentirmi, ... e ti comprerò una bambola, ... e sarò un marito fedele, ... e sarò il tuo migliore amico, ... e sarò l’impiegato migliore che tu abbia mai avuto.”+ Io chiamo questo tipo di disonestà “amore condizionato”. In altre parole, “Menti come me, come ti ho insegnato a mentire, e vivremo tutti quanti felici e contenti!” Ma se questo non è il modo di vivere che fa per te, allora l’unico modo per cambiare questa consuetudine è quello di cominciare a praticare l’amore incondizionato. Amore incondizionato non vuol dire che devi amare qualcuno che ti sta malmenando, che sta stuprando tua moglie e rapinando i tuoi averi. Amore incondizionato vuol dire che ami sufficientemente gli altri per dargli la tua verità, anche correndo il rischio che non ti rivolgano più la parola, o che ti considerino un vero bastardo. Questo tipo di onestà è vera spietatezza. Ma non vuol dire che bisogna essere crudeli, piuttosto che non hai pietà né per te stesso, né per la persona con cui stai parlando. 53


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà. Anche questo concetto va contro il condizionamento sociale. Perciò, a meno che tu non voglia vivere una vita di menzogne, non hai altra scelta che cominciare ad essere spietato con te stesso. “Io non voglio essere spietato con gli altri perchè non voglio essere visto come una cattiva persona!” “Non voglio essere spietato con gli altri perchè sono un codardo!” “Se rifiuto di essere spietato dovrò scendere a compromessi con me stesso!” Ora vediamo brevemente la differenza fra scendere a compromessi con se stessi e sacrificare qualcosa per ottenere qualcos’altro. Col compromesso, non vince nessuno. A molte persone viene difficile essere spietati, e principalmente perchè stanno male ad usare la rabbia in modo appropriato. La rabbia è solo desiderio di combattere – combattere per ciò in cui credi. Perciò se qualcuno ti calpesta sii pure arrabbiato, non sopprimere la rabbia, usala per essere spietato! In generale, abbiamo paura di esprimere la rabbia perchè, in accordo al condizionamento sociale, non è bello essere aggressivi. Ma la triste verità è che le persone che cercano di sopprimere la rabbia finiscono per essere estremamente aggressive! D’altra parte, se usi la rabbia quando ce n’è bisogno, diventi aggressivo solo quando bisogna combattere. Per il resto del tempo sarai una persona ben equilibrata e temperata con cui è piacevole stare. Quando emerge la rabbia è naturale diventare spietati, perchè nell’affrontare la rabbia, la paura svanisce, i dubbi scompaiono, i sentimenti di inadeguatezza e inferiorità si dimenticano temporaneamente e in quel momento c’è molta chiarezza e una vera forza interiore. Comunque, usare la rabbia non vuol dire che devi urlare come un forsennato, o comportarti come un elefante in una cristalleria. Usare la rabbia vuol dire permetterle di emergere e di guidarti alla chiarezza e alla spietatezza e infine all’azione appropriata. Per esempio, se il capo ti accusa di non essere all’altezza del mestiere, allora permettiti di essere arrabbiato, non nel senso di non ascoltare cosa dice il capo, o di cercare di difendere e giustificare le tue azioni, ma nel senso di “Combatterò per mantenere questo lavoro, perciò ascolto con attenzione cosa mi sta dicendo!” Se ascolti con l’intento di capire cosa il capo vuole comunicarti, vedrai chiaramente se devi combattere i tuoi difetti o se devi combattere il tuo capo. Usando la rabbia in questo modo, essa ti guiderà sempre ad acquisire nuova conoscenza e non ad uno sterile conflitto, così invece di essere licenziato o di approdare ad un divorzio, incrementerai la tua forza e la tua autostima, e di conseguenza guadagnerai anche il rispetto delle persone che ti circondano. Non ho mai visto un capo licenziare un impiegato che ascolta senza mettersi sulla difensiva, o che lottare con forza e determinazione per mantenere il proprio lavoro. Così come non ho mai visto fallire un matrimonio in cui i due sono aperti e spietati l’uno con l’altro nel senso che lottano per costruire una buona relazione. Essere spietati con se stessi e usare la rabbia in modo costruttivo equivale a offrire e richiedere la cooperazione intelligente e la comprensione. Entrambe sono essenziali per costruire e mantenere una relazione che arricchisce, sia essa di tipo affettivo, di tipo professionale e soprattutto con se stessi.

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Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà.

COMPROMESSO CONTRO SACRIFICIO Le azioni contano più delle parole. Il concetto che trattiamo ora, causa spesso più problemi degli altri, ossia le promesse non mantenute. Prima di tutto, sappi che se prometti qualcosa a qualcuno, ti stai esponendo ad essere accusato di mentire. Come posso prometterti che starò sempre con te nel matrimonio, o a lavoro, se non so cosa succederà domani? Posso prometterti qualcosa solo se ha a che fare col presente. Per esempio, sto con te ora per come sei tu adesso e come sono io adesso, ma se dovessimo cambiare, non ti posso garantire che vorrò ancora stare con te e nemmeno tu puoi garantirmi che vorrai stare ancora con me. Allo stesso modo, posso prometterti di lavorare per te adesso, ma cosa succede se trovi qualcuno meglio di me che può rimpiazzarmi o se l’azienda va in bancarotta e non puoi più pagarmi lo stipendio? Le promesse sono pericolose, anche se sembrano innocenti e in buona fede, e dovremmo basare le nostre relazioni più sulle azioni che sulle parole o sulle promesse. Per cui, se io e te vogliamo che il matrimonio funzioni e prosperi, entrambi dobbiamo curare le nostre azioni. Similmente, se io e te vogliamo che il nostro rapporto di lavoro prosegua proficuamente, entrambi dobbiamo assicurarci che le nostre azioni vadano a reciproco beneficio. Sfortunatamente però, le persone tendono a fondare le proprie convinzioni più sulla forza delle promesse che sulle azioni, e finiscono per arrivare in un modo o nell’altro a compromessi con se stessi. Anche qui vediamo la necessità di essere spietati. “Non promettermi che non avrai mai altre relazioni d’amore, piuttosto dimostramelo con le tue azioni.” “Non promettermi che ti impegnerai di più, piuttosto fallo, mostramelo!” D’altra parte, se dovessi trovarti in brutte acque, non comprometterti, anche se dovessi essere costretto a sacrificare qualcosa. Per esempio, se tua moglie russa come una motosega e ti tiene sveglio tutta la notte, chiediti “Mi importa di più il mio matrimonio o riposare e dormire bene la notte?” Se il matrimonio non significa più nulla per te, allora divorzia da questa donna e sposane una che ti dica le paroline dolci all’orecchio tutta la notte! Ma se ti importa del matrimonio, non entrare a compromessi con te stesso stando a letto e sveglio tutta la notte, metti dei tappi alle orecchie o vai a dormire da un’altra parte! In questo caso avrai sacrificato le orecchie con i tappi o il piacere di dormire nello stesso letto, ma avrai salvato il matrimonio che per te è importante. Prometto! Ma che bella parola! Facendoci promesse l’un l’altra, tu ed io possiamo portare la relazione dove vogliamo! Non è meraviglioso? “Promettimi che non mi ferirai mai e ti prometto che non sarò mai rude e spietato con te!” “Lo so che non sono molto bravo nel mio lavoro ma ti prometto che mi impegnerò di più, se non lo riferirai al direttore!” “Ammetto di aver rubato l’affetto di tua moglie, ma ti prometto che mi farò odiare da lei, se mi prometti di non dirlo a mia moglie!” Non pensate che il compromesso sia un grande e onorevole modo di vivere? Similmente, se devi lavorare molte ore al giorno, e non ti piace, chiediti “Questo lavoro è importante per me?” Se non lo è, vai via e cercati un lavoro più leggero da qualche altra parte. Ma se quel lavoro per te è importante, vai a parlare al tuo capo. Non stare da parte a compiangerti, muoviti e avvia un atto di intelligente cooperazione! Vai dal capo e digli che sei pronto a lavorare tante ore al giorno perchè quel lavoro per te è importante, ma che non riesci a spiegarti perchè ti tratta ingiustamente. Magari un aumento di stipendio ti farebbero sembrare meno lunghe tutte quelle ore. Magari più giorni di ferie ti renderebbero le lunghe giornate degne di essere lavorate con impegno. Magari una promozione ti farebbe sentire meno insoddisfatto. Magari un calcio in culo da parte del capo ti farà capire perchè sei trattato ingiustamente! In ogni caso, in un modo o nell’altro, non c’è mai motivo di compromettersi, anche se talvolta dobbiamo sacrificare qualcosa per ottenere 55


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà. ciò che vogliamo veramente. Ricorda il vecchio proverbio: Non puoi avere sempre due cose allo stesso tempo! Questo ci porta all’ultima domanda: “Cosa vuoi in una relazione?” A questa domanda puoi rispondere solo tu. Non esistono due persone uguali, perciò quello che voglio io non è detto che piaccia a te. Pertanto, siediti su una sedia e fai una lista delle cose che credi necessarie per una buona relazione, qualsiasi relazione, d’amore, di lavoro, coi bambini, con la famiglia o con gli amici. Ma assicurati che qualsiasi cosa scrivi sia specifica e misurabile. In altre parole, devi avere le idee chiare su cosa significa e come realizzarla in termini pratici. Quando la lista è completa fanne un’altra, scrivendo cosa vorresti nella relazione con te stesso. Tieni conto che ogni cosa che scrivi è un impegno che prendi con te stesso. Per cui, se vuoi avere una buona relazione con te stesso, tutto il lavoro dovrai farlo tu! Quando rivedi questa seconda lista, ti rendi conto che ciò che hai scritto nella prima lista sulle relazioni con gli altri è ugualmente una tua responsabilità. Tieni a mente che nessuno di noi è isolato e quindi saremo felici solo se ci relazioniamo gioiosamente e con successo col mondo che ci circonda. Per cui, abbandona definitivamente il gioco di dare la colpa agli altri! Smetti di compiangerti! Dimentica il condizionamento sociale! Sii spietato con te stesso gli strumenti che hai per cambiare te stesso e di conseguenza cambiare i riflessi degli specchi!

Cosa voglio nelle mie relazioni ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. 56


Condizione 3: Le tue carenze sono il biglietto per la libertà.

Cosa voglio nella relazione con me stesso ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. 57


Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

CAPITOLO SEI CONDIZIONE 4: DAI TEMPO A TE STESSO Il tempo è l’essenza dell’impeccabilità. La quarta condizione di Capitano Vita è che “Devi gettare in mare il tuo orologio”. Questo significa che devi darti il tempo che ti serve, per il semplice motivo che serve tempo per rompere le abitudini di una vita. Eppure, se vuoi realizzare la felicità al più presto, non puoi permetterti di sprecare tempo, nel senso di indulgere nelle vecchie abitudini e nei vecchi comportamenti. Vediamo cosa comporta in pratica. Generalmente diamo volentieri tempo agli altri, ma quando si tratta di noi stessi, ce ne diamo proprio poco. Per esempio, se sei single e aspetti una persona a cena, cucinerai, preparerai la tavola in modo carino, completandola con fiori e candele. Ma quante volte, se non mai, l’hai fatto per te stesso? Così, se non ami te stesso, perchè mai qualcuno dovrebbe amarti? Se vuoi avere una buona relazione con qualcuno, devi cominciare con te stesso. Il vero rispetto per gli altri lo imparerai solo rispettando te stesso. Perciò, smetti di cercare di impressionare gli altri con la tavola imbandita a festa – piuttosto mostra all’ospite che vivi sempre in festa, così gli altri ti rispetteranno e vorranno stare in tua compagnia. La stessa cosa vale nel darti il tempo che ti serve per cambiare e di conseguenza non ti aspetterai che le persone cambino al tuo schiocco di dita! La vita è un processo in divenire, e anche se attiviamo un cambiamento quando prendiamo una decisione determinante, serve del tempo per implementare la decisione con le piccole azioni quotidiane, proprio come a un albero serve tempo per crescere. Le relazioni sono come gli alberi, hanno bisogno di tempo per crescere e soprattutto di cura e nutrimento.


Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

CAPITOLO SETTE LE REGOLE DEL GIOCO DELLE RELAZIONI Tutta la vita è un sistema di giochi. Qualche gioco richiede regole più definite di altri. Alcune persone mi guardano con occhi umidi di lacrime e mi chiedono cosa fare per far funzionare la loro relazione. Io do sempre la stessa risposta, che è piuttosto semplice: “Qualsiasi gioco fai, se vuoi divertirti e non essere squalificato a metà partita, devi rispettare le regole del gioco!” Le relazioni sono come ogni altro gioco e le regole sono ben definite. Eppure le persone continuano a stupirsi, ad indignarsi e a sentirsi ferite, quando vengono squalificate dal gioco per aver ignorato le regole! Con quale logica? E quel che è peggio è che molte di queste persone sono degli sportivi che sanno che esistono regole, e volendo vincere a tutti i costi dimenticano il divertimento del gioco onesto. Allora quali sono le regole? Deliberatamente, non spiegherò diffusamente le regole. Perchè? Perchè non sono un guastafeste! Una parte del divertimento nel gioco delle relazioni consiste proprio nello scoprire con l’esperienza quali sono le regole per te come individuo. Tutti noi siamo diversi – a parte nella stupidità in cui siamo tutti uguali! Ognuno di noi è unico, ha un valore specifico e quindi ha uno stile particolare nel giocare il gioco della vita. Questo stile è la tua firma, è il marchio che lasci nel mondo e per il quale sarai ricordato. Alcune firme sono delle vere opere d’arte. Alcune sono straordinariamente pulite e chiare. Altre sembrano i segni di un ragno caduto nel calamaio. Altre sono proprio brutte. Moltissime sono infantili, il marchio dell’immaturità. Lo deciderai tu quale sarà il tuo marchio nel mondo – di che tipo sarà. Eccovi quindi le regole per giocare nelle relazioni, che sono il gioco della vita. Se studi queste regole scoprirai che ti ho già detto quanto ti serve per usarle al meglio. Se le usi, produrrai esperienza, che sarà la tua esperienza, la tua conoscenza e perciò il tuo potere. Perciò studiale, usale e soprattutto non dimenticare di divertirti! Le persone sono così prese nel cercare di vincere che dimenticano di divertirsi. Non sorprende quindi che invecchino precocemente, che diventino senili e di conseguenza ricorrano a comportamenti infantili!

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Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

REGOLA UNO Prenditi la responsabilità di avere questa persona nella tua vita. Per ballare il tango servono due persone, perciò se qualcosa non funziona nella tua relazione (amorosa, professionale, ecc.) smettila di dare la colpa all’altro. Vedi come hai svolto la tua parte e qual’è stato il tuo contributo.

REGOLA DUE Non trattare le persone della tua vita in modo diverso da come tratteresti un estraneo. La familiarità ha la terribile tendenza a covare il disprezzo. Perciò tratta tua moglie o tuo marito come tratteresti un estraneo; fallo anche col tuo capo, coi bambini, coi genitori e con gli amici. Tratta le persone gentilmente e con rispetto, anche se le conosci da sempre.

REGOLA TRE Accetta te stesso per chi e cosa sei. Riconosci i le tue lacune e ricorda che sono il passaggio verso il potere e il biglietto verso la libertà. Perciò smettila di fingere di essere ciò che non sei. Invece di giustificare continuamente il tuo comportamento, impara ad ascoltare. E Più importante di tutte, impara ad ascoltare il cuore, i sentimenti e le sensazioni.

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Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

REGOLA QUATTRO Considera sempre l’aspetto positivo; focalizzati sul positivo. Comincia col dare credito a te stesso e alle persone attorno per ciò che fai e che fanno di buono. E’ così facile criticare, abbattere e sottolineare i fallimenti. Ma quante volte elogi te stesso o gli altri per un lavoro ben fatto? Tutti noi abbiamo bisogno di una parola buona per continuare a credere in noi stessi – anche tu!

REGOLA CINQUE Riconosci ad ogni genere il proprio potenziale. Se sei uomo, tratta le donne della tua vita come femmine e non come tua madre. Se sei donna, tratta gli uomini come maschi e non come ragazzini a cui dire cosa fare.

REGOLA SEI Comprimi il tempo. Impara a non sprecare tempo indulgendo in vecchi comportamenti. Piuttosto, impara a comunicare efficacemente tenendoti aperto, onesto e spietato con te stesso. Non dare per scontato che gli altri possano percepire ciò che stai rimuginando.

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Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

REGOLA SETTE Credi in te stesso e negli altri. Smettila di credere che gli altri non siano alla tua portata. Pratica il concetto dello specchio e riconosci che gli altri sono lì per aiutarci e non per renderci vittime.

REGOLA OTTO Riconosci le differenze fra maschi e femmine.

REGOLA NOVE Ridi! La vita è divertente! Impara a vedere le tue azioni, fisiche, emotive o mentali, come vedi quelle degli altri, per ciò che realmente sono, ossia follia. Se lo fai, ti sorprenderai di quante volte ridi di te stesso. Le persone sono creature veramente divertenti, compreso tu!

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Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

REGOLA DIECI Tieni un diario. La vita è il viaggio più importante di tutti, e ogni viaggio importante dovrebbe essere riportato in un diario. Se lo fai, ti sorprenderai di quante cose impari di te stesso, degli altri e sulla vita in generale. Registra ogni cosa, anche i sentimenti, le emozioni, i pensieri, i sogni e ovviamente le date. Le date rivelano gli schemi ricorrenti, per esempio sentirsi scontrosi nel periodo sotto Natale, o sentirsi felici a primavera, ecc. Ma la cosa più importante nel tenere un diario è che, scrivendo tutto, prendi impegno con le tue decisioni e quindi cominci a prenderti la responsabilità della tua vita.

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Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

CAPITOLO OTTO LA PAROLA CHIAVE PER LA VITA E LA FELICITA’ Le nostre relazioni sono sempre un riflesso allo specchio della relazione con noi stessi. Tenetelo a mente sempre. Pertanto, se vogliamo essere felici, per prima cosa dobbiamo instaurare una buona relazione con noi stessi, e in questo modo diventare una persona integra, autosufficiente, autonoma e auto-soddisfatta. Come può una persona sperare di avere un matrimonio soddisfacente, se lei stessa o il partner o entrambi sono di per sé incompleti? Non è possibile avere una relazione con una mezza persona! Ciononostante, tieni a mente che non possiamo vederci chiaramente per quello che siamo senza avvalerci dell’ausilio di uno specchio o di molti specchi. Di tutti gli specchi, il più importante è quello che più degli altri riflette la nostra controparte interiore. Questo non vuol dire che uno debba necessariamente essere sposato, ma vuol dire che tutti noi abbiamo bisogno di avere una relazione intima con qualcuno del sesso opposto, sia il coniuge, un membro della famiglia, un amico o il capo a lavoro. Avere una relazione intima non significa necessariamente avere una relazione sessuale con l’altra persona, significa che deve essere una relazione basata sui principi della cooperazione intelligente. A questo proposito, ai giorni nostri, le relazioni non sono fondate sull’intelligente cooperazione, ma sulla lussuria animale. La lussuria animale è grandiosa! Ma non impariamo granché su noi stessi comportandoci tutto il giorno come cavalli selvaggi. Dare spazio agli istinti è utile e godibile per il tempo necessario, ma a parte quanto vuoi impressionare gli altri con le tue vanità, dopotutto sei ancora alle prese con la mancanza di felicità. Impegnati ad essere felice, e scoprirai immediatamente che la vita assume un diverso significato, un significato più godibile di prima. La ragione di ciò è che, come per ogni impegno, vorrai mostrarlo al mondo. Non serve farla complicata, è proprio semplice come sembra. Quando ti impegni nel matrimonio, sei orgoglioso di mostrare al mondo come funziona bene, e lo stesso vale per l’impegno con la felicità, con la vita e con te stesso. A nessuno di noi è garantito di vivere oltre il momento presente o cosa la vita ha in serbo per noi, ma di una cosa possiamo esser certi, del nostro impegno con noi stessi per essere felici, nel bene e nel male. Lo stesso impegno dovremmo prenderlo e attuarlo con la nostra vita e le nostre relazioni. “Nel bene e nel male”, tutti noi abbiamo la capacità e il diritto di scegliere dove puntare il focus, su cosa mettere l’attenzione. Possiamo scegliere di focalizzarci su “La vita è una merda e il mondo è pieno di stronzi.” oppure su “Tutte le esperienze che faccio mi portano ricchezza che raccolgo con gioia e amore, perchè ognuna produce conoscenza, potere e felicità.” Puoi cogliere il vero significato di felicità solo se hai accolto totalmente la tristezza e hai pianto tutte le lacrime possibili. Se non esistesse la notte buia come potremmo distinguere fra il giorno e la notte? Allo stesso modo, se non hai sperimentato sia il successo che il fallimento, come puoi capire cosa vuol dire essere una persona di successo e felice? Io penso che tu sia una grande persona! Non m’importa se tu credi di essere la persona peggiore del mondo, e nemmeno cosa sei voluto diventare. Tutto questo bagaglio, sotto cui ti sei seppellito, è solo il tuo comportamento, e il comportamento puoi cambiarlo quando vuoi. Io penso che tu sei grande, perchè sei un mio specchio! Anche se il tuo comportamento fa schifo, io so che non sono meglio, né peggio di te. Forse rappresenti per me un vecchio specchio, ma se io non ci fossi già passato, se non fossi stato come te ora, come potrei amarti? Ti amo perchè tu sei me e io sono te, e tutti assieme siamo unità dell’unica vita. Il comportamento è una cosa, e non siamo 64


Condizione 4: Dai tempo a te stesso. obbligati ad accettare o amare certi comportamenti. Ma il tuo potenziale è tutt’altra cosa, qualcosa di prezioso, di valore, e in ogni caso unico e insostituibile. Per questo ti amo! La vita è un sistema composto di relazioni e se osservi attentamente vedrai che qualsiasi tipo di relazione è un investimento – un investimento in te stesso! Personalmente, non investo in nient’altro, a meno che non creda sia un buon investimento con buoni dividendi. Ma quando ho investito in qualcosa mi impegno in quell’investimento, nella buona e nella cattiva sorte. Di conseguenza, osservando la mia vita, so di aver creduto che la vita è un buon investimento, altrimenti devo dedurne che sono un pò tonto! Se è un buon investimento, allora nel bene e nel male, scelgo di proseguire con impegno nel mio investimento, con la vita e con te. A me piace di più in questo modo e poi lo amo perchè mi diverto molto! Per me felicità significa divertirmi e mi sono sempre divertito, anche nei momenti tristi, anche quando tutto sembrava andare a rotoli e mi dubitavo che mi sarei mai ripreso. Ma i momenti tristi passano e le cose ricominciano a girare. Così il viaggio va avanti – il Viaggio dell’Aggiustamento! L’unica cosa che m’importa è che io sia vero, che tu sia vero, perchè anche la vita è vera. Essere vero, essere autentico, è la parola chiave che ci serve per entrare alla vita, è l’approccio per entrare nella felicità. Per cui, se esiste una regola ultima per trattare la vita, per trattare le relazioni, e che raggruppa tutte le altre regole, questa regola è:

SII VERO. RENDI TE STESSO E GLI ALTRI VERI. Il Capitano Vita ci avverte che se non abbiamo la parola chiave giusta o se evitiamo di cercarla nell’esperienza quotidiana, in effetti stiamo rinunciando a vivere. Alcune persone muoiono fisicamente. Altre muoiono emotivamente. Altre ancora muoiono mentalmente. Qualcuno soffoca la scintilla interiore e questa scompare dagli occhi, dal cuore e dalla vita che conduce. Queste persone sono morti viventi che non sono mai autentici, mai veri, come fantasmi che attraversano le nostre vite. Io le incontro queste persone, ci provo con questi fantasmi, ma non è possibile instaurare alcun tipo di relazione. Per entrare in relazione con qualcuno, bisogna che entrambi abbiamo sostanza, carne, ossa e soprattutto cuore! In altre parole, per avere una relazione con qualcuno dobbiamo essere veri. Questa è la cosa più importante, perchè tutto il resto si sistemerà durante il Viaggio dell’Aggiustamento.

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Condizione 4: Dai tempo a te stesso.

Il mio viaggio di scoperta a bordo del vascello della vita. ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... ...................................................................................................... 66


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